MILENA MICONI
La quota rossa
SPECIALE VOGHERA
Sensia 2013: 28 pagine di notizie e info
ATTUALITÀ ARTE CINEMA FOOD SALUTE MOTORI
Anno 07 aprile/maggio ‘13 COPIA GRATUITA
giovanni allevi Sul piano personale
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sommario 37
6 Cover Story: Giovanni Allevi
PRIMA PIANO, POI FORTE
10 Speciale
voghera
37 Speciale Arredamento 2013
SQUADRA MOBILE
40 Attualità: Message in a bottle
40
LÀ IN MEZZO AL MAR…
42 Arte: Robert Capa
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UNA VITA IN GUERRA
44 Cinema: Milena Miconi
ROSSO INTENSO
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46 Food: le bio-novità
SIAMO ALLA FRUTTA
48 Salute: Dog Therapy
QUEL CANE DI UN DOTTORE
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ROCK & SOFT
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Anno 07 Aprile/Maggio 2013
una pubblicazione Adverum Srl Via R. Brichetti, 40 27100 Pavia Tel. (+39) 0382 309826 fax (+39) 0382 308672 www.adverum.net info@adverum.net
Mensile a diffusione gratuita Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 675 del 18/03/2007
DIRETTORE RESPONSABILE Germano Longo direttore@andcomagazine.it
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SEGRETERIA DI REDAZIONE C. Moretti Tel. 0382 309826 redazione@andcomagazine.it Hanno collaborato a questo numero Daniela Capone, Simona Rapparelli, Angelamaria Scupelli Impaginazione e grafica Adverum Srl ADV designer grafica@adverum.net
Art Director Paolo Armani linea@paoloarmani.it Marketing, pubblicità ed eventi speciali Adverum Srl marketing@adverum.net Stampa Tipografica DERTHONA s.r.l. Strada Vicinale Ribrocca 6/5 15057 Tortona (AL)
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mission to mars editoriale 04/05 2013 DIRETTORE
C’è voglia di nuovo nell’aria, ma anche una preoccupante sensazione, sempre più diffusa, che serpeggia nella società italiana: capire che qui il giocattolo si sia rotto definitivamente, e a parte le rassicurazioni dei governanti, difficilmente tutto tornerà come prima. Quelli che non ci credono più sono tanti, e arrivano alla conclusione che forse sia meglio andar via, perché da qui speranze e futuro non viaggiano più a braccetto. C’è chi l’ha fatto, lo dicono i numeri, con glaciale certezza: nel 2012, gli italiani hanno ripreso a emigrare, come avevano fatto i loro nonni tanti anni prima. Rispetto ad allora non si vedono più le valigie di cartone tenute insieme con lo spago che trasudano caciotte e olive: chi parte oggi mette in valigia lauree, master e preparazioni da manuale, ma rimaste voci di un altro manuale, quello del perfetto disoccupato, scontento e deluso perché il più delle volte non basta esser bravi e preparati, ma bisogna avere gli amici giusti. Così, lo scorso anno oltre 80 mila connazionali ci hanno detto addio, scegliendo in massima parte una città europea, seguite ruota da altre mete in Sud America, dove tutto sembra pronto ad un’espansione inarrestabile. Non che chi parte trovi ad attenderlo striscioni di benvenuto: ricominciare da capo non è cosa semplice, significa cambiare abitudini, da quelle alimentari a quelle lavorative, e rassegnarsi a lasciare il proprio mondo, che per quanto traballante sia, è pur sempre un posto sicuro. Allora, cambiare per cambiare, può tornare utile sapere che Dennis Tito, imprenditore americano diventato celebre per aver sborsato 20 milioni di dollari, pur di diventare il primo astronauta turista della storia, ha in mente un’idea rivoluzionaria: un viaggio di andata e ritorno verso Marte, per cui cerca una coppia disposta a farlo. In tutto 501 giorni, con rientro sulla Terra già programmato, ma si sa come vanno queste cose: l’idea di creare un avamposto sul pianeta rosso frulla nelle menti della Nasa da qualche tempo, quindi il curriculum dei due salirebbe di quotazione, inevitabilmente, aprendo le porte a nuove speranze lavorative. Ecco, cambiare per cambiare, l’ideale sarebbe trovare davvero un posto tutto da costruire, senza politicanti che viaggiano su astronavi blu e cosmonauti esodati, totalmente privo di Imu che cresce a dismisura per la seconda navicella, di scivoli pensionistici per cittadini marziani e campionati di calcio spaziale truccati, un pianeta dove non ci sia traccia di droga, tangenti, furti, delinquenza e soprattutto avvolto dal più perfetto silenzio, circondati da un nulla che è tutto da costruire. Lo sappiamo cosa state pensando, il dubbio è venuto anche a noi: dai un posto così alla gente di questo pianeta, e tempo qualche anno stai sicuro che organizzano “Masterchef Marte”, passando il resto del tempo a seguire le storie dei marziani innamorati e lacrimosi, ospiti di Maria De Filippi.
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cover story giovanni allevi
PRIMA PIANO,
INCONTRO RAVVICINATO CON IL TALENTUOSO MUSICISTA DAL LOOK SENZA CONVENZIONI: UN ARTISTA CAPACE DI AFFRONTARE FISCHI E SUCCESSI CON LA STESSA FORZA di Germano Longo 6| aprile/maggio ‘13
POI FORTE U
n po’ Beethoven, un po’ Schroeder, l’amico di Charlie Brown perennemente curvo sul suo pianoforte giocattolo. Giovanni Allevi ha 44 anni, ma nessuno glieli darebbe mai: è un eterno ragazzino che sembra un po’ a disagio di fronte a tutto, tranne alla tastiera del suo pianoforte. Da quando è comparso sulla scena musicale, ha sradicato i vezzi di cui si nutriva la musica impegnata, salendo sul palco con jeans, maglietta, scarpe da ginnastica e capelli arruffati. Non è vezzo, e nemmeno capriccio d’artista, è voler concedere ogni spazio ed emozione solo alla musica, l’unica cosa che per lui conta davvero. È il suo talento a fare il resto: folle oceaniche si affollano ai suoi concerti, ovunque nel mondo, come difficilmente succede per qualcosa che non sia rock, e lo stesso accade per i suoi album, che svettano in classifica battendosi con i più grandi nomi della musica mondiale. Amato dalla gente e contestato dalle alte sfere musicali italiane, che lo considerano un’operazione di marketing, Allevi ha meditato addirittura di abbandonare tutto, poi la musica e l’affetto dei fan hanno ricucito gli orli al destino. Oggi Giovanni Allevi gira l’Italia il suo settimo album: Sunrise, alba. Un titolo che è anche un messaggio cifrato al mondo intero: solo chi accetta di morire, può sperare di rinascere. Circolano un po’ di leggende intorno alla tua persona: ad esempio che prima di suonare mangi sempre una fetta di torta al cioccolato: è vero? E se sì, vista la frequenza delle tue esibizioni dal vivo, come fai a non mettere su un etto? Appena ho visto spuntare un roto-
lino attorno alla vita ho smesso di mangiare cioccolata, e l’ho sostituita con frutta e verdura. Il rotolino se ne è andato ma sono diventato triste. Allora ho ripreso a mangiare cioccolata, perché si vive una volta sola! Un’altra recita invece che a casa non possiedi un pianoforte, che è un po’ come pensare che la Pellegrini non abbia un suo costume… Ma come fai a comporre? È tutto in testa! D’altra parte per comporre musica sinfonica o un concerto per violino e orchestra, il pianoforte è inutile. Per finire in bellezza: raccontaci di quella volta in cui per conoscere Riccardo Muti ti sei travestito da cameriere… Alla fine dell’arrosto ho fatto “outing” e gli ho confessato di essere un compositore, che si era fatto assumere come cameriere pur di incontrarlo. In questa vita bisogna inseguire i propri sogni anche con un pizzico di sana follia. Lasciamo il faceto per andare sul serio: allo straordinario successo che il pubblico ti riserva perennemente, non corrisponde il trattamento che l’intellighenzia musicale italiana ti ha riservato: ma cosa gli hai fatto? Considerando gli argomenti che hanno usato contro di me, “intellighenzia” è una parola grossa… Che definizione pensi che ti sarà riservata nella storia della musica italiana? Oggi posso affermare con certezza che non mi interessa alcun riconoscimento, che non mi venga attribuito alcun merito! Ciò che desidero è che la mia musica si avvicini al cuore della gente. Devo però constatare che dopo la pubblicazione di Sunrise, molti giovani musicisti mi si sono avvicinati. Hanno capito che il vecchio sistema tradizionale non va più da nessuna parte. Dicci la verità: ma il frack da direttore d’orchestra l’hai mai provato? Io sul palco devo essere totalmente me stesso! La musica è l’essenziale, tutto il resto è superfluo. In poche parole: cos’è la musica per te? È un’entità. C’è già, è nell’aria, e io devo soltanto prenderla. Quando ne afferro un lembo ed inizio a seguire il suo percorso, mi accorgo di non avere alcuna scelta: è lei che decide dove andare, non le logiche di mercato, le aspettative della critica o il consenso del pubblico. 5
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“VIVO PER LEI” Marchigiano di Ascoli Piceno, classe 1969, Giovanni Allevi è figlio d’arte: sua madre è una cantante lirica, il papà un clarinettista. A quattro anni appena lui sceglie il pianoforte, semplicemente perché attirato dal divieto di
toccare quello di casa, chiuso a chiave, e da autodidatta cerca di suonare le arie della “Turandot” di Puccini. La musica diventa la sua unica ragione di vita: si diploma al conservatorio e subito dopo in composizione, e perfino la naja si traduce in musica: il pianoforte della banda dell’Esercito Italiano è roba sua. Si accorge di lui per primo Saturnino, storico collaboratore di Lorenzo Jovanotti, con il quale inizia una lunga collaborazione. Sono gli anni dei suoi primi due album, ma qualcosa inizia a muoversi come dovrebbe: Allevi è invitato sul palco del prestigioso “Blue Note” di New York, all’interno di una rassegna dedicata al jazz italiano. Innamorato della musica, Allevi alterna da sempre la sua carriera solista con collaborazioni prestigiose: con Luciano Ligabue, Simone Cristicchi e Claudio Baglioni divide esperienze live e in studio. Nel 2007, dopo anni di pianoforte solista, esce il dvd del tour nel quale è accompagnato dalla Philarmonische Camerata Berlin, esperienza che sarà ripetuta l’anno dopo per il tour dell’album “Evolution”. Cavaliere al Merito della Repubblica, nel 2008 Allevi ha diretto il concerto di Natale al Senato ed è sposato con Nada, che gli fa da manager. 8| aprile/maggio ‘13
Qual è il momento migliore della giornata per comporre? Amo comporre di notte, ma anche mentre lavo i piatti a mano o faccio la spesa; durante quelle attività maniacali compulsive in cui mi abbandono alla ripetitività dei gesti. Che musica ascolta Giovanni Allevi, a parte la sua? In questo periodo ho bisogno più di ogni altra cosa di silenzio. Non è soltanto la mancanza di suoni ma una condizione dello spirito: l’esigenza di ritrovare me stesso, allontanandomi dall’eccesso di informazioni in cui quotidianamente sono immerso. Parlaci di “Sunrise”, il tuo ultimo lavoro: come è nato, cosa ti ha ispirato, che messaggio vuoi che arrivi alla gente… Dopo lungo periodo di buio la musica finalmente è
tornata a trovarmi, con i suoni e le forme di un concerto per violino e orchestra. Ero su un aereo diretto ad Osaka in Giappone. Ho alzato la tendina dell’oblò e ho visto una splendida alba: iniziava un giorno che non aveva ancora vissuto nessuno. La crisi è un doloroso momento di passaggio, ma sicuramente ci sarà un futuro più bello ad attenderci. 7 Foto di copertina di Massimo Volta
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IN MEZZO A CIÒ CHE
SERVE
10| aprile/maggio ‘13
L’ANTICA PATRIA DELLE PIÙ CELEBRI CASALINGHE D’ITALIA È OGGI UNA CITTÀ CHE PROMETTE UN PASSATO GLORIOSO E UN PRESENTE DOVE A FARLA DA PADRONE È LA BUONA TAVOLA
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oghera è un posto tranquillo, dove la vita scorre a misura d’uomo, senza picchi lanciati in alto o pericolosamente diretti verso il basso. Ma soprattutto, un posto sistemato sul 45° parallelo e al crocevia di tutto, dove chi ha piacere di immergersi nella frenesia delle metropoli non ha che da accettare poco tempo in treno o in macchina puntando verso Milano, Genova o Torino, tutte a portata di gita, ma in fondo a distanza di sicurezza per essere assaggiate a tempo, senza bisogno di sposarle a vita. 5
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Una teoria dimostrata dalle cronache, che quasi mai toccano il vogherese come epicentro di sangue e malefatte, spesso invece ricordato per altri motivi, come il più conclamato, l’aver dato i natali a Valentino Garavani, uno dei più grandi stilisti nella storia della moda, seguito a ruota da Pino Calvi, compositore e direttore d’orchestra che negli anni Sessanta sbarcò in tivù - proprio quando la tivù aveva un senso - al fianco di Corrado, Dorelli, Vianello e la Mondaini, per cui scrisse anche il tema di “Sbirulino”, canzone ancora oggi apprezzata dai bambini. Ma Voghera è un posto che difficilmente i turisti dimenticano, sicuramente per ciò che può offrire camminando per il centro e i dintorni, ma soprattutto quando finalmente i campanili battono l’una ed è ora di sedersi a tavola. Il menù tipico è formato da piatti della cultura contadina, spesso nati poveri e diventati prelibatezze da chef stellati, e ancora più spesso basati su cereali e verdure, che nell’Oltrepo’ non mancano da secoli, come il riso, cereale fra i più versatili che si presta ad accompagnare davvero di tutto, ma a Voghera diventa l’ideale per tin-
gersi con il giallo dello zafferano e unirsi in matrimonio ai fegatini di pollo, come pare piacesse assai a quei furbacchioni degli Sforza. E quando invece le verdure non ci sono, trovano proprio qui un posto perfetto per svilupparsi e dare il meglio: è il caso dei peperoni, arrivati da oltre oceano nel Settecento ed entrati con prepotenza nella cultura alimentare dei vogheresi. Una varietà di piatti fortemente influenzata dalla posizione geografica di Voghera, provincia strategicamente sistemata all’incrocio di diverse regioni con culture – anche gastronomiche - altrettanto decise come quelle emiliana, lombarda, ligure e piemontese. E se questo non è più tempo di principati e signorie, un signore dai modi poco signorili, da queste parti regna ancora incontrastato: il maiale. Moltiplicato in ogni possibile variante, dal salame che da queste parti è una specie di religione, a coppa, pancetta e cotechini, con corollario di affettati vari. Magari fatti seguire dagli agnolotti alla vogherese, rigorosamente riempiti di stufato di manzo e ancora, cercando di lasciare un po’ di spazio, dal bollito di vitello, cappone e gallina, spennellato con la celebre mostarda, altra idea che ha valicato i confini nazionali per sbarcare sulle tavole del mondo intero. Quasi dimenticavamo: impensabile gustare piatti dai sapori
SINTOMI DI FUTURISMO Voghera non è solo cibo, buon vino e chiese. Da queste parti, la cultura è riuscita da sempre a ritagliarsi uno spazio che, a fasi forse alterne, ha saputo entrare nei libri di storia. Il Futurismo, ad esempio,
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LEGNAMI così intensi senza pensare di tenerli a bada con qualche bottiglia di vino. Voghera, porta dell’Oltrepo’, è un piccolo regno di nobili vitigni, apprezzati da tempo immemore e ormai richiesti in ogni dove. Merito di una
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fortunata combinazione fatta di terreno e aria, che può contare sull’aggiunta di qualche refolo salmastro in arrivo dal mar ligure, che in qualche modo riesce a scovare le correnti giuste per arrivare fin qui quel tanto che basta per influire sui raccolti e sulla qualità delle uve. Il risultato? Semplice: sbagliare vino è un’impresa quasi impossibile, visto che il marchio DOC è ormai un cappello che racchiude una ventina di vini diversi, dal Barbera alla Bonarda, dal Cabernet allo Chardonnay, a precedere una lunga teoria di capolavori come Cortese, Malavasia, Moscato, Pinot bianco, grigio e nero, fino ad arrivare ancora una volta al signore per eccellenza di ogni cantina della zona: il riesling. E dopo aver mangiato e bevuto, c’è di che sgranchirsi le gambe, iniziando ad esempio dal Castello Visconteo di Piazza Liberazione, un edificio del 1372 voluto da Gian Galeazzo Visconti, si presume un tempo circondato da una possente cinta muraria e nel Settecento adibito per qualche tempo a carcere, anche se a malincuore, visto il profondo attaccamento dei vogheresi per il loro maniero. 5
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Il Duomo, dedicato a San Lorenzo, patrono della città, è però l’edificio più importante di Voghera: la storia della sua edificazione, lunga 276 anni, può suonare uno spreco di denaro signorile ante litteram, ma non è così: i lavori iniziano nel 1605, poi le casse toccano il fondo e per vederlo finito bisogna attendere il 1881. Fra le caratteristiche la cupola, alta oltre 47 metri, l’organo ed i sei altari interni in marmo, tre per navata, che rappresentano santi e scene religiose. Proprio accanto al Duomo, si erge il Palazzo Gounela, edificio neoclassico che deve il nome a Giuseppe Gonnella, uscere
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del ‘700, ed oggi ospita il Municipio. Sempre in piazza del Duomo un’occhiata la merita la “Casa Nava”, ricostruzione degli inizi del Novecento di quello che con molta probabilità doveva essere uno dei tipici edifici vogheresi di origine medievale. Chi invece preferisce esplorare i dintorni, si segni le Terme di Salice, un patrimonio di acque sulfuree attivo da 110 anni e ancora oggi frequentatissimo per unire la tranquillità di una cittadina a vocazione turistica con le cure di diverse patologie. Quanti invece cercano ancora più natura possono contare sulla “Rete viaria via del mare”, una ragnatela di percorsi che coprono un’area
POLITICI PER UN GIORNO Non è una novità in senso assoluto, ma in tempi come questi, i peggiori da quando Dio ha inventato la politica e l’uomo le poltrone, è bello scoprire che le istituzioni accettano di mettersi in gioco, cedendo per qualche ora la propria sovranità a chi magari, un giorno, siederà davvero al loro posto. Preambolo necessario per parlare di un’iniziativa che a metà aprile ha coinvolto il Comune e la scuola media Giovanni Pascoli: per qualche ora, il Sindaco Carlo Barbieri (nella foto a sinistra) e la sua squadra di Assessori e Consiglieri, hanno ceduto i banchi, la sala consiliare e le “redini” della città ad un’altra Giunta, composta dai ragazzi della media Pascoli, regolarmente eletti dai loro compagni, a quanto si sa senza inciuci, alleanze e correnti a guastare il clima. A Barbieri è toccato il saluto, ma la parola è andata quasi subito alla schiera dei politici in erba: Alberto Agoni e Chiara Segala (2°C), Giorgia Panzarotti (2°CF), Axel Gavril (2°D), Fabio Peveri e Martina Garbagna (2°E), Nicolò Domenichetti, Alessandro Zagaglia e Veronica Cazzola (2°AS succursale don Orione), Sara Bega e Beatrice Arnone (2°Gs don Orione) e Lucia Codena (2°BS Don Orione). Un paio d’ore in cui i giovani assessori hanno discusso e dibattuto su argomenti tutt’altro che futili: energia, ambiente, teatro e sport.
di quasi 200 km e sfiorano Pavia e Milano, per concludersi addirittura a Portofino, uno dei più antichi e suggestivi borghi marinari di tutto il mondo. L’unica ricerca sconsigliata da queste parti è quella alle “casalinghe di Voghera”, espressione rivendicata dallo scrittore Alberto Arbasino, vogherese di nascita, e per lungo
tempo entrata nel linguaggio giornalistico per indicare non tanto l’appartenenza geografica quanto una modestia culturale. Casalinghe qui ce ne sono molte, come in ogni angolo del pianeta, ma la pochezza è da tempo emigrata altrove: astenersi perditempo. 7
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Il Centro di Medicina dello Sport di Voghera è il nuovo poliambulatorio dell’Università degli Studi di Pavia dedicato a chi fa attività sportiva. Qui tutti gli atleti e gli sportivi in genere possono trovare medici specialisti di grande esperienza e competenza, ambulatori ad alta tecnologia e servizi dedicati.
Il Centro di Medicina dello Sport di Voghera è un poliambulatorio multiservizio. I servizi forniti sono: visite specialistiche per l’accertamento dell’idoneità alla pratica sportiva agonistica di tipo A e di tipo B accertamento e certificazione dell’idoneità alla pratica sportiva non agonistica (stato di buona salute – idoneità di primo livello) programmi valutativi completi per chi pratica sport che richiedono un elevato impegno cardiovascolare (quali per esempio spinning, aerobica, step) e per chi vuole praticare attività sportiva adatta al suo stato di salute test da sforzo massimali e test di valutazione funzionale per atleti dilettanti e professionisti valutazione della soglia anaerobica e programmi di allenamento personalizzati consulenza in sport-terapia e riabilitazione cardiovascolare predisposizione di diete personalizzate per atleti, previa valutazione biometrica completa e consulenza alimentare visite cardiologiche e accertamenti diagnostici specialistici per problemi legati allo sport consulenza per atleti, tecnici, preparatori atletici, dirigenti sportivi.
Il Centro è in grado di offrire la più completa offerta di servizi per la salute, dalle visite per l’idoneità all’attività sportiva, agli esami clinici più approfonditi e si colloca come nuovo punto di riferimento per tutte le società e i centri sportivi della provincia di Pavia e delle vicine province. Le visite si effettuano solo su prenotazione dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.30.
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IL CENTRO DI MEDICINA DELLO SPORT DI VOGHERA Il Centro di Medicina dello Sport di Voghera è il poliambulatorio dell’Università degli Studi di Pavia dedicato al mondo degli sportivi. La sede è in via Ugo Foscolo 13. Le visite si effettuano su prenotazione, dal lunedì al venerdì, chiamando direttamente il Centro. Oltre ai Medici dello Sport , qui esercitano Specialisti di diverse aree terapeutiche, dalla Cardiologia alla Scienza dell’Alimentazione, secondo le esigenze dell’atleta.
LABORATORIO UNIVERSITARIO PER LO STUDIO DELLE ATTIVITÀ MOTORIE NELLE MALATTIE RARE
LABORATORIO
BRUNO MAGNANI Direttore sanitario del centro di medicina dello sport di Voghera
SETTORI • CARDIOLOGIA • FARMACOLOGIA • FISIATRIA • MEDICINA LEGALE • MEDICINA DELLO SPORT • OCULISTICA • ORTOPEDIA • OTORINOLARINGOIATRIA • NEUROLOGIA • PNEUMOLOGIA • SCIENZA DELL’ALIMENTAZIONE
Il LUSAMMR (Laboratorio universitario per lo studio delle attività motorie nelle malattie rare), inserito nel Centro di Medicina dello Sport, vuole rappresentare un punto di riferimento per i pazienti affetti da malattie rare. Il compito del Laboratorio è accogliere i pazienti nei momenti successivi alla diagnosi clinica ai fini di una valutazione funzionale e nutrizionale orientata alla prescrizione dell’esercizio fisico e della supplementazione nutrizionale. I principali obiettivi del LUSAMMR sono: la ricerca sperimentale orientata alla prescrizione dell’attività fisica e delle supplementazioni nutrizionali nei pazienti affetti da malattie rare la valutazione funzionale del paziente la prescrizione dell’esercizio e della supplementazione nutrizionale. Il Laboratorio, inoltre, si propone come centro per l’addestramento delle figure specialistiche (fisioterapisti, medici dello sport, laureati in scienze motorie) coinvolte nel trattamento riabilitativo integrato del paziente affetto da malattia rara e in particolare da distrofia.
Le patologie oggetto di ricerca Le patologie di cui si occupa il Laboratorio sono: distrofie muscolari, in particolare la distrofia muscolare di tipo Becker (la seconda distrofia più diffusa nel mondo) e la distrofia miotonica con i suoi quattro fenotipi (la più comune forma di distrofia dell’età adulta) distrofia facio-scapolo-omerale, la terza più comune malattia genetica della muscolatura scheletrica, determinata da una mutazione a carico del cromosoma 4 le miopatie su base metabolica le malattie reumatiche altre malattie rare.
Direttore sanitario Bruno Magnani Responsabile organizzativo Giuseppe Giovanetti Per informazioni: Tel. 0383.63052 oppure • www.unipv.it/medicinadellosportvoghera
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una curiosità legittima, a cui nessuno ha mai saputo rispondere: come mai l’Ascensione sia stata scelta a far da solenne festa patronale di Voghera, malgrado il Santo Patrono riconosciuto sia San Lorenzo, resta un mistero. In ogni
angolo d’Italia, la festa principale di ogni città, cittadina e paese in genere coincide proprio con il santo a cui ci si è votati all’inizio della propria storia. Le motivazioni vogheresi si sono perse nell’incidere dei secoli, ormai diventati così abbondanti da arrivare a tagliare il traguardo delle 631 edizioni. Un primato difficilmente eguagliabile, che ha poca concorrenza nel mondo intero e dimostra quanto antico e profondo sia l’appuntamento che richiama gente da ogni dove, amici vicini e lontani, come avrebbe detto Nunzio Filogamo.
POESIA, ATTO 18 Sabato 11, ore 17: sono questi data e ora esatti in cui si conosceranno i nomi dei vincitori della 18^ edizione del “Concorso Internazionale di Poesia”, le cui borse di studio sono intitolate a Carlo Lusardi, Paolo Porri, Alessandro Lo Giudice e Giovanni Savio, quest’ano con l’aggiunta di altre due, offerte dall’Avis e dedicate a Peppino Malacalza. A leggere le poesie vincitrici, selezionate da una giuria composta dall’ideatore del concorso Salvatore Ciccò, con la collaborazione delle scrittrici Camilla Sernagiotto e Alessandra Zermoglio, sarà Sara Sacchi, accompagnata al pianoforte di Eliana Lopresti.
A sinistra: Chiesa Santa Maria delle Grazie A destra: Tempio Sacrario Cavalleria Italiana e Parrocchia Santa Maria della Salute
Qualche scampolo di storia lascia intendere che tutto potrebbe aver avuto inizio nel lontano 1819, con l’arrivo in città di Carlo Francesco Carnevale, vescovo di Tortona e Principe di Cambiò, che il 19 maggio, giorno dell’Ascensione, guidò una solenne processione a cui Voghera tutta rispose con il suono di tre campane giunte in città appositamente e con le strade addobbate a festa. La curiosità si concentra su alcune delle disposizioni comunali, emanate allora e diventate per buona parte difficili da rispettare: l’addobbo della cappella del Rosario nella chiesa di San Domenico, l’arco con emblemi episcopali sulla porta della Chiesa e l’invito alla popolazione di addobbare porte e finestre per accogliere il passaggio della processione ed il potenziamento dell’illuminazione cittadina. 5
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Leggermente più complicato, attualmente, è organizzare il viaggio a cavallo del Sindaco per incontrare alcuni proprietari ai confini del territorio cittadino, o l’usanza di ospitare il Vescovo per garantirgli un alloggio comodo e consono, con sfilata di consiglieri, autorità e canonici che si alternino con lui al tavolo durante la permanenza in città. Fra i riti che più colpivano la popolazione la funzione della Sacra Spina: si dice una spina della corona che avvolgeva il capo di Gesù, quindi reliquia carica di grande valore di cui ancora una volta si è persa la provenienza (si ipotizza sia stata portata dai Crociati), fatta scendere grazie ad un ingegnoso sistema ideato da un pittore locale. Nel tempo, alle funzioni religiose si
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vanno aggiungendo momenti di svago e festa che coinvolgono e stupiscono la popolazione. Per anni si parla dell’arrivo in città di un grosso elefante, il primo mai visto da queste parti, mostrato nel 1824 per 25 centesimi, o il volo dell’asino del 4 giugno 1827: una corda tesa fra l’orologio del
Duomo ed un pilastro del portico, testato prima con una ragazzina e alla fine con il povero somaro, stupito almeno quanto quelli che lo guardavano dal basso. Ma il tempo passa e la Sensia diventa sempre di più un’occasione di festa, di anno in anno si aggiungono i fuochi 5
TUTTE LE DATE DELLA SENSIA Giovedì 9 maggio Inaugurazione con apertura della Fiera sino alle 24
d’artificio, l’albero della cuccagna e poi giochi che coinvolgono e fanno ridere la popolazione: la corsa dei sacchi, tombole e baracconi che friggono e arrostiscono di tutto, riempiendo l’aria di profumi irresistibili. Quest’anno, dal 9 al 12 maggio, l’ex Caserma di Cavalleria ospita l’edizione numero 631 della “più antica fiera della Lombardia”, lanciandosi in modo chiaro verso un trampolino rappresentato dall’occasione di mostrarsi al mondo intero: l’Expo 2015 di Milano. Il calendario della Sensia, come sempre fitto di eventi, quest’anno punta buona parte del programma sull’enogastronomia, settore quantomai in voga che nel territorio vogherese affonda le radici nella storia e nelle tradizioni, con piatti e specialità uniche. A farla da padrone è un padiglione di 2.000 mq dedicato alle eccellenze del territorio: prodotti tipici, compresi quelli tutelati dal marchio De.Co., accompagnati dall’intera filiera dell’enogastronomia, dai produttori alle botteghe. L’inaugurazione è affidata al “Corpo Musicale Città di Voghera”, banda di origini antichissime oggi diretta dal maestro Franco Garbarini. Il corollario della Sensia è come sempre ricco e studiato per accontentare tutti, grandi e piccoli. Concerti, mostre,
Venerdì 10 e Sabato 11 maggio Apertura dalle 10 all’1 di notte Inaugurazione fiera agricola Domenica 12 maggio Apertura dalle 10 alle 24, fuochi artificiali finali Gli eventi, con foto e video, verranno continuamente aggiornati sul sito del Comune di Voghera (www. comune.voghera.pv.it) e su quello di Agenzia CreativaMente (www. agenziacreativamente.it o www. festepatroni.it) nell’apposito banner “Sensia 2013”.
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luna park, aree motori, fiera agricola, il campo base della Croce Rossa e il debutto de “Il sogno antico”, mercatino dell’antiquariato in programma la terza domenica di ogni mese, e sulla scia del successo di pubblico inserito per la prima volta nel novero delle iniziative. A chiudere i festeggiamenti i fuochi d’artificio, soppressi lo scorso anno per rispettare la memoria delle vittime dell’attentato alla scuola di Brindisi. Per finire con un’usanza storica, che ancora qualcuno rispetta con scrupolo: il giorno dell’Ascensione si semina l’orto con le verdure di stagione. La Sensia anticipa da sempre l’estate, e non c’è modo migliore per fare festa. 7
ORARI: Lunedì 17:00/02:00 Martedì/Sabato 11:30/14:30 e 17:00/02:00 Domenica chiuso Via Balladore, 23 VOGHERA (PV) Tel. 0383 643284
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LONDON CALLING
Dall’esperienza anglosassone di un ristoratore di talento, due locali stanno animando la scena notturna vogherese. Un tipico “pub” di Soho aperto fino a tardi ed un posto dove mangiare, ma anche vivere serate piene di musica e show “Fra i miei clienti c’erano il Principe William, Ringo Star, Mick Jagger, Eric Clepton, Lapo Elkann e Claudia Schiffer”. L’esperienza inglese ha cambiato per sempre Giuseppe Cristini, un “restaurant man”, per dirla come Joe Bastianich, giudice italo-americano di “Masterchef Italia”. Cristini studia all’albeghiero di Sondalo, in Valtellina, e da lì inizia la trafila classica di chi sceglie quel tipo di studi: ristoranti e alberghi, per fare pratica e imparare davvero il mestiere sul campo. Lui inizia in due strutture alberghiere di Bergamo e Santa Margherita Ligure. Ma c’è qualcosa di più che morde dentro e medita, Cristini, di fare domanda per imbarcarsi sulle navi da crociera. Si lavora tanto, ma si gira il mondo. Invece il BIG BEN •349 6541528
destino ha scelto per lui altre strade, che portano in Inghilterra. Cristini vola al di là della Manica e per un anno e mezzo mette tutta la sapienza gastronomica italiana al servizio di un locale a Guildford, nel Surrey. Una contea piuttosto popolosa, che fa parte dell’area metropolitana di Londra, in cui molti degli abitanti si recano ogni mattina per andare al lavoro. L’esperienza finisce, Cristini torna in Italia e ormai il suo curriculum comincia ad essere interessante: lo dimostrano i due anni e mezzo passati all’Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei templi della gastronomia italiana, premiato con tre stelle Michelin e inserito da ogni guida esistente nell’elenco dei locali più prestigiosi del mondo. Nel 1997, con un’altra esperienza in più, Cristini torna a Londra per ricoprire il ruolo di “Assistent Manager” del “Monza”, prestigioso locale di Knightsbridge, centralissimo distretto londinese a pochi passi da “Harrod’s”, il più celebre e affollato grande magazzino della capitale inglese. È a quel punto, che i suoi clienti diventano divi e volti noti della musica, della moda, del jet set internazionale. Ma il “Monza” ha una declinazione in più: è dedicato alle corse automobilistiche e alla velocità, ambiente in cui gente come Rubens Barrichello, David Coulthard, Juan Pablo Montoya, Olivier Panis e John Surtees è di casa. Nel 2001 per Cristini arriva l’ora del grande salto: aprire il “Cristini”, il proprio ristorante londinese, seguito da un secondo due anni dopo. Sono anni di fatiche e successi, con la cultura inglese che si pianta sempre più nell’animo di Giuseppe. Nel 2009 il ritorno in Italia, a Voghera. La ristorazione lascia il posto alla passione per i
vini, i i ma è solol una parentesi, t i perché hé lol scorso anno, arriva l’occasione di rilevare un locale vogherese. Si chiama “Big Ben”, e unisce l’inarrivabile abilità tutta italiana per la cucina con dosi massicce di “Union Jack”, la
celebre bandiera inglese.e. Al Big Ben non mancano le birre d’oltremanica e la cucinaa è in grado di soddisfare i piccoli ngiare qualcosa dalle sette di sera desideri di chi vuole mangiare alle due del mattino. bbe. Fra pochi giorni, per Finito qui? Ci mancherebbe. ’irrefrenabile fantasia di Giuseppe l’esattezza il 9 maggio, l’irrefrenabile Cristini darà vita ad un altro locale, che promette di g rivoluzionare le abitudinii di chi vive nella zona di Voghera. Si chiama “What’s Up”, ed è inserito nella spettacolare ntry Salice Terme” di Salice cornice del “Golf & Country Terme: centro sportivo con percorso a 9 buche di 5.470 metri, ma anche locationn attenta al benessere e al relax dei propri ospiti. Il What’s’s Up” sarà pizzeria e griglieria, ma anche e soprattutto un luogo dove ascoltare buona musica dal vivo, vivere serate a tema (dal Latin al Jazz) e perché no, lasciarsi guidare dalle scelte dei DJ set che si alterneranno alla consolle. L’estate non ha più scuse per tardare ancora.
What’s Up Via Diviani, 10 Salice Terme Tel. 334.3579302
CRONACHE DI UN TORNEO E DI UN GRUPPO DI RAGAZZI SULLA RIVIERA ROMAGNOLA. PER MOTIVI CALCISTICI, MA ANCHE PERCHÉ A QUELL’ETÀ BASTA POCO PER VIVERE UNA VACANZA di Angelamaria Scupelli
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C
inque giorni di vacanza sportiva indimenticabili che hanno cementato l’amicizia tra i 15 ragazzi della squadra Giovanissimi del Nord Voghera impegnati, a cavallo di Pasqua, nell’11° Torneo dell’Adriatico. Una manifestazione internazionale che la Società Romagna Centro organizza in maniera impeccabile dal 2002 negli impianti sportivi di Cesenatico e dintorni: meccanismi oliati dall’esperienza e dalla competenza, conditi dallo spirito di accoglienza tipicamente romagnolo. La competizione ha coinvolto 96 squadre provenienti da Italia, Svizzera e Germania, suddivise in nove categorie d’età, dai Pulcini 2004 agli Allievi ’96. Il Nord Voghera è stato l’unico sodalizio a rappresentare la provincia di Pavia in un torneo che ha attratto oltre 2200 partecipanti tra giovani calciatori, allenatori, dirigenti sportivi e famiglia-
ri accompagnatori. La società iriense ha aderito con l’entusiasmo dei suoi 15 calciatori in erba (otto nati nel 1998, sei del 1999 e uno del 2000) guidati dal tecnico Giampiero Tosini, dal vice Vittorio Graziadei, dai dirigenti accompagnatori Gianluca Negri e Michele Saviotti, cui si sono aggiunti 14 genitori. Alla sfilata inaugurale nello stadio di Cesenatico, sotto gli occhi di un migliaio di spettatori, i grigiorossi si sono subito distinti per lo striscione più bello (ora stabilmente esposto nel campo di strada Frassolo). Nei 15 metri di lunghezza si concentrano l’incitazione “FORZA NORD VOGHERA” e le fotografie in primo piano dei ragazzi: Federico Balconato, Federico Carbone, Giovanni Ferraraccio, Giampaolo Pappalardo, Pietro Lazzeri, Mattia Negri, Majkol Puci, Federico Trussi, Luca Numerati, Riccardo Saviotti, Jacopo Spalla, Matteo Semeraro, Nunzio Fingi, Iustin Cocu, Simone Bin. 5
PERSONAL AEROSOL Ne è passato di tempo dalla prima sigaretta elettronica, timidamente creata qualche anno fa dalla Ruyan, un’azienda cinese. Oggi, il mercato è in forte espansione e la domanda cresce, sulla spinta di coloro che per smettere di fumare le hanno provate tutte, e sperano in un nuovo metodo per dire addio alle “bionde”. Si tratta di un dispositivo elettronico che attraverso il vapore prodotto da una soluzione di alcol alimentare e liquidi aromatizzati, riproduce aspetto, sapore e perfino gestualità di una normale sigaretta. Una sorta di aerosol personale e portatile, i cui lati positivi sono tanti: in primis, eliminare i rischi delle sostanze cancerogene, quindi l’assenza di fumo, cattivi odori e cenere, oltre ad un notevole risparmio economico. Ma in compenso, una domanda così forte ha creato un’impennata di centri, a volte un po’ improvvisati o creati senza alcuna preparazione specifica, spinti soltanto dalla ricorsa al business. L’elisir del fumatore a Voghera esiste da mesi: il centro vanta una clientela ormai fidelizzata grazie all’offerta dei migliori e più efficaci prodotti presenti sul mercato. Il punto vendita è specializzato nella vendita di sigarette elettroniche in vari modelli e colori, accessori e batterie, nicotina liquida, custodie e ricambi, nonché rivenditore ufficiale delle essenze di ricarica “Liquid Flavour Art”. Il centro è disponibile per prove gratuite, senza alcun impegno. Dire addio alle sigarette è oggi un traguardo alla portata di tutti e che non richiede pene, sforzi e sofferenze.
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L’IMPORTANTE È DIVERTIRSI Alcune immagini della trasferta in terra romagnola dei giovani del G.S. Nord Voghera 1989 impegnati nel Torneo dell’Adriatico. Un week end trascorso giocando a calcio, ma anche assaporando un primo scampolo di spiaggia, in attesa dell’estate. Al centro della pagina, nella foto più grande Giampiero Tosini, il “mister”, in piccolo Vittorio Graziadei, il vice allenatore.
Il campo non ha premiato a sufficienza gli entusiasmi vogheresi: dopo l’illusorio pareggio per 1-1 con l’Union Calcio Macerata e l’ottima prestazione agonistica contro la favorita Cantù San Paolo-squadra A (salita infatti sul podio finale), conclusa però con una sconfitta per 3-2 maturata nei minuti di recupero, il sogno si è infranto nell’ultimo match contro il Forlimpoli, in cui i ragazzi di Tosini sono stati traditi dall’obbligo della vittoria e, sotto una pioggia battente, hanno finito per perdere di misura. La delusione dell’eliminazione è stata transitoria: al pomeriggio tutti sulla spiaggia dell’Hotel Bellevue di Mila30| aprile/maggio ‘13
no Marittima per un’improvvisata partita di beach soccer, tra schizzi di sabbia e di acqua di mare. “E’ stato il momento più divertente della vacanza – è il commento all’unisono di Pietro, Jacopo, Federico e Majkol – dopo le sfide notturne con la Play e la Wii”. Le ore piccole trascorse alla console nelle camere dell’hotel possono aver sottratto concentrazione nel match decisivo, ma tecnici e genitori hanno preferito soprassedere, soddisfatti dal clima solidale creatosi tra i ragazzi nei vari momenti della vacanza: a tavola, a passeggio per Milano Marittima nei momenti di relax, in spiaggia, oltre che ovviamente in campo.
Per la cronaca, nella categoria Giovanissimi ’98 si sono imposti i padroni di casa del Romagna Centro sulla Dozzese, mentre al Cantù San Paolo, che aveva eliminato il Nord Voghera, è andata la medaglia di bronzo. I dirigenti del Nord sono soddisfatti della partecipazione dei Giovanissimi i quali, pur schierando stabilmente un 2000 (Simone Bin) e diversi ragazzi del ‘99, hanno tenuto testa agli avversari nella categoria che ha visto la partecipazione più nutrita: ben 16 compagini provenienti dalle province di Milano (Athletic Trezzano e Barona), Cantù (San Paolo squadre A e B), Brescia (Valtenesi), Trento (Aquila), Bologna (Dozzese e Tozzono Pedagna), Forlì-Cesena (Romagna Centro e Forlimpopoli), Ravenna (Massalombarda), Macerata (Union Calcio), Roma (Cynthia), Salerno (Franco della Monica) e dalla Svizzera (Losone). 7
G.S. Nord Voghera 1989 Balconato, Bin, Carbone, Cocu, Ferraraccio, Fingi, Lazzari, Negri, Numerati, Pappalardo, Saviotti, Semeraro, Spalla, Trussi Allenatore: Tosini Vice allenatore: Graziadei
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prezzo: rendersi competitivi, rispetto ai costi di mercato, è un motivo di vanto dell’impresa Dimasi. Il titolare, da sempre attento tanto alle esigenze quanto alle tendenze del settore edile (oltre all’obbligo per l’Italia di adeguarsi alle normative della Comunità Europea in materia di smaltimento dell’amianto), ha scelto di ampliare l’offerta dei servizi aziendali, aggiungendo un supporto qualificato a Enti e privati che si trovino nella necessità di bonificare dall’amianto edifici o ambienti. Per questo, la Dimasi Costruzioni è un partner in grado di fornire risposte concrete di fronte a qualsiasi tipo di richiesta: interventi di drenaggio e bonifica, pulizia e disinfestazione di pozzi neri, sgomberi e trasporti di materiali edili, abbattimento delle piante e servizio spurgo fogne stradali, civili e industriali. L’impresa è anche abilitata per la gestione di vendita e permuta di beni immobili di qualsiasi tipo: dalle aree edificabili ai terreni, compresi fabbricati civili, rurali, commerciali e industriali. Un servizio in più, di fondamentale importanza per i privati ma anche per le attività commerciali, è il “Pronto intervento 24 ore su 24” per problemi di idraulica o elettricità: grazie ad attrezzature particolari e a squadre sempre operative, non c’è ogni emergenza che tenga.
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S
pecchio di un’Italia sempre più multietnica, Voghera nel gennaio di quest’anno ha superato la soglia dei 40 mila residenti (40.053, per l’esattezza), facendo registrare il segno più nel capitolo crescita dall’ormai lontano 1991, anno considerato cardine nell’inversione di tendenza verso la scarsa natalità. Ma il dato, di per sé positivo, ne nasconde un altro, che toglie il merito dei numeri ai soli nativi iriensi, passandolo direttamente ai nuovi vogheresi, quelli d’adozione, nati in altre zone del mondo e giunti qui pieni di speranze. Un esempio inconfutabile è rappresentato dal calcolo che riguarda le nascite: su quasi 300 parti registrati a fine gennaio, un centinaio scarso è rappresentato da bambini con nomi e cognomi stranieri. Italiani quindi, anche se in molti casi a tempo, legati a filo doppio ai destini dei genitori, che se non riescono a giustificare la permanenza nel nostro paese
Una carrozzeria dove tutto è previsto e pianificato? Perché far riparare la macchina non diventi una pena, ecco un’azienda che ha pensato a tutto.
sono costretti ad andarsene. Voghera, come si diceva qualche riga fa, specchio in proporzione dell’Italia stessa, che invecchia in modo inesorabile ma fatica a creare in proprio i motivi del ricambio, che a sua volta avviene solo grazie alla presenza delle nuove etnie, anche se perfino queste, sull’onda di una crisi che non guarda in faccia nessuno, hanno iniziato un’inversione di tendenza del flusso migratorio, cambiando zona di residenza o addirittura tornando in patria. La carenza di neonati iriensi, ancora una volta, trova la forza dei numeri: in città, secondo un dato statistico che risale al 2011, i single, che siano di rimbalzo post-matrimoniale, per destino vedovale o per
scelta, abbondano: si contano 5.147 persone non accasate, comprese in un range di età che va dai 25 ai 44 anni di età, periodi della vita in cui in genere si tenta di mettere su famiglia. Il numero più alto di divorzi (196) si concentra sulla fascia fra i 45 ed i 49 anni di età, mentre alla stessa fascia di età appartiene la più alta percentuale di persone che strenuamente resistono al matrimonio: 2.363. I vedovi, maschi o femmine che siano, salgono ovviamente con l’aumentare dell’età, ma la prima impennata delle percentuali fa registrare un aumento proporzionalmente molto alto fra due fasce piuttosto vicine tra loro: 59 persone rimaste vedove tra i 50 ed i 54 anni, che diventano ben 116 fra 55 e 59 anni. 7
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MAR L’ANTICA SAGA DEI MESSAGGI IN BOTTIGLIA SI È ADEGUATA AI TEMPI: LA PIÙ GRANDE DELLA STORIA NAVIGA SU TUTTI I MARI DEL PIANETA. AD ATTENDERLA NON C’È UN CUORE CHE PALPITTA, MA STUDIOSI, SCIENZIATI E ADDETTI AL MARKETING 40| aprile/maggio ‘13
forse una delle più antiche e romantiche forme di comunicazione: scrivere una lettera, chiuderla in una bottiglia e affidare il tutto alle onde del mare e del destino. Qualcuno un giorno lo leggerà, o forse no, finirà col vagare per sempre: ma il fascino di chi ci prova in fondo è proprio questo, il gusto dell’ignoto. Si dice che il primo a tentare fu Teofrasto, filosofo greco che nel 310 a.C. donò al mare un suo scritto per capire se davvero il Mediterraneo era nient’altro che una piccola baia dell’oceano. Dopo di lui, testimonianze certe danno anche Cristoforo Colombo alle prese con un altro messaggio in bottiglia: temendo di naufragare, e condannando quindi all’oblio le preziose informazioni dei suoi viaggi, scrisse tutto, chiuse in una bottiglia e giù in mare, incrociando le dita. La notizia dei messaggi si sparse, e ogni corso d’acqua finì per brulicare di vetro contenente messaggi, al punto che la Regina Elisabetta I vietò per
legge l’apertura di ogni bottiglia ritrovata, istituendo addirittura il corpo dei “Uncorker of Ocean Bottles”, gli unici autorizzati a stappare, leggere e riportare il contenuto a corte, qualsiasi fosse. Ma questa storia tocca anche menti eccellenti come Benjamin Franklin, geniale inventore americano passato alla storia per l’idea del parafulmine, che fece ricorso al sistema della bottiglia per studiare le correnti oceaniche. Per finire l’epopea dei pintoni lanciati in mare con qualche nota triste, come il messaggio in bottiglia scritto nel 1784 da un gruppo di marinai giapponesi naufragati su un’isola sperduta del Pacifico. Scrissero, affidando al mare le loro ultime speranze, ma quando qualcuno raccolse la bottiglia erano ormai passati oltre 150 anni, troppo tardi per sperare di ritrovare qualcuno in vita. O ancora quello drammatico lanciato da un passeggero del “Lusitania”, transatlantico britannico affondato nel 1915 da un siluro tedesco. L’ignoto destino delle lettere abbandonate in mare ha ispirato la fantasia di grandi romanzieri come Edgar Allan Poe e Jules Verne, quella di musicisti (“Message in a bottle” dei Police) e perfino il cinema: “Le parole che non ti ho detto”, pellicola del 1999 interpretata da Kevin Costner, raccontava proprio la storia di un amore nato grazie ad un messaggio in bottiglia ritrovato, per puro caso, dalla persona giusta. Quando si dice la fortuna. Dettaglio che invece non ha avuto un certo Jonathon, che nel 1985 affidò alle
correnti canadesi un messaggio per una certa Mary, ma la bottiglia vagò per 28 anni prima di essere scoperta nei dintorni di Spalato, in Croazia. Mary nel frattempo si era sposata, e Jonathon maledì forse la sua passione per il mare. Tutto questo, per arrivare alla più grande bottiglia mai affidata ai mari. L’idea, nata dalle menti di specialisti marketing di un’azienda norvegese produttrice di bibite, è un message in a bottle colossale: 26 metri di lunghezza e 2 tonnellate di peso per portare a spasso per i mari una cassa di aranciata ed una lettera lunga 12 metri. Ma anche il romanticismo, nel terzo millennio, fatica a resistere: la bottiglia è dotata di Gps, luci di navigazione, pannelli solari, tecnologie di tracciamento e telecamere equipaggiate con serbatoi d’acqua dolce per tenere pulite le lenti.
Lanciata, anzi, adagiata con tutte le cure nel mare di Tenerife il 13 marzo scorso, la bottiglia sta ancora vagando per tutta l’acqua del pianeta. Per seguirla in tempo reale basta collegarsi al sito www.solo. no/en. Al suo arrivo, dove e quando sarà il destino a deciderlo, troverà ad attenderla stuoli di ricercatori e scienziati, in compagnia dei signori del marketing, che sperduti non sono mai. 7
Si accettano Tickets
Convenzioni agevolate per Enti e Proloco
“Dalla Fermata dei Sapori è difficile ripartire a mani vuote, e, perché lì dentro i profumi svegliano i sensi e promettono piccoli peccati di gola, sospesi fra ricette antiche, sapienza artigianale e tanta passione” Da lun. a ven. h 6:00/14:00 - 16:30/19:30 • sab. h 6:00/14:00 • dom. chiuso
ARTE Robert Capa
DIARIO ITALIANO Una celebre foto di Capa, scattata a Troina (Enna) nell’agosto 1943: un contadino siciliano indica ad un ufficiale americano la direzione presa da un convoglio tedesco. Testimone dell’Operazione Husky, com’era chiamata in codice la campagna di liberazione italiana iniziata in Sicilia, il fotografo ungherese documentò con numerosi scatti l’avanzare delle truppe alleate.
UNA VITA IN GUERRA
I MIGLIORI SCATTI DI UNO DEI PIÙ GRANDI MAESTRI DELLA FOTOGRAFIA MONDIALE SONO PROTAGONISTI DI UNA RETROSPETTIVA OSPITATA A TORINO. UN UOMO VISSUTO FRA I COMBATTMENTI, SEMPRE PRONTO A PARTIRE IN COMPAGNIA DELLA SUA ARMA: UNA MACCHINA FOTOGRAFICA 42| aprile/maggio ‘13
“
Per un reporter di guerra, perdere un’invasione è come rifiutare un appuntamento con Lana Turner”. Robert Capa non ha mai perso un appuntamento in vita sua, che fosse una guerra, una donna o il destino. Un maestro assoluto della pericolosa arte di fotografare quelli che combattono, cristallizzando istanti che
sanno raccontare senza bisogno di commenti. Di guerre da vicino ne segue cinque, forse più della maggior parte dei soldati, capace di trovarsi esattamente al centro dell’azione armato solo della sua Leica, che funzionava bene, ma 15 marzo - 14 luglio 2013 Palazzo Reale Piazzetta Reale, 1 contro i proiettili serviva a poco. Torino I suoi scatti riempiono le prime Orari: pagine delle più importanti rividal martedì alla domenica 9,30 - 18,30 ste del mondo, e da lì diventano (ultimo ingresso ore 18,00). denuncia, testimonianza, prova Chiuso il lunedì tangibile del sacrificio di tutti coBiglietti: loro che combattono e muoiono. intero 8 euro (nel prezzo del biglietto è Robert Capa, cento anni fa esatti compresa l’audioguida). Ridotto: 5 euro (ragazzi tra i 13 e i 18 anni) nato Endre Ernö Friedmann a Budapest, è il protagonista di una Catalogo: Silvana Editoriale retrospettiva ospitata al Palazzo (www.silvanaeditoriale.it) Reale di Torino dal 15 marzo al 14 luglio prossimo, organizzata dalla casa editrice Silvana Editoriale. Un’esposizione articolata su 97 scatti in bianco e nero che ripercorrono cinque conflitti vissuti in prima persona, insieme ad alcune foto scattate a celebrità del suo tempo come Picasso, Matisse, Ingrid Bergman ed Hemingway. Fotografo in cerca di fortuna fuggito dall’Ungheria temendo di essere nel mirino del partito di estrema destra, il futuro Capa sbarca in Germania, ma quando anche lì l’aria si fa pesante scappa a Parigi e cambia nome e cognome. Nel 1936 lo scatto che gli cambia la vita: la morte di un miliziano spagnolo ritratto nell’esatto momento in cui una pallottola lo colpisce alla testa. Si discuterà parecchio sull’autenNON SOLO GUERRA Ruth Orkin, fotografa americana, è l’autrice ticità di questa foto, ma da quel di questo simpatico ritratto di Robert Capa. momento non ci sarà più guerra La foto fu scattata Parigi nel 1952, due anni che possa fare a meno di Robert prima della tragica morte di colui che resterà impresso nella storia come uno dei più grandi Capa. Nel 1943 vola in Sicilia con reporter di guerra. gli alleati per documentare le fasi dell’Operazione Husky, quella da cui inizierà la liberazione italiana, un anno dopo si mescola all’inferno di Omaha Beach, in Normandia. Fra una guerra e l’altra torna a Parigi, e nel 1947 insieme a Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William Vandivert fonda l’agenzia Magnum, basata su un principio fondamentale: i fotografi non cedono mai a nessuno i diritti dei loro scatti. Nel 1954, un altro conflitto sta infiammando un angolo di mondo lontano: è la prima guerra d’Indocina e Capa parte per Hanoi, in Vietnam, con il contingente francese. Sale su una collina per fotografare un’azione nei dintorni di Thai-Binh, ma mette il piede su una mina antiuomo. Aveva 41 anni, e le guerre dopo di lui non sono più state le stesse. 7
ROBERT CAPA Retrospettiva
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cinema Milena Miconi
BELLA DI UNA BELLEZZA ANTICA, DIVENTA BRAVA PASSANDO SENZA SOSTA FRA TEATRO, CINEMA E TIVU’. INCONTRO CON UNA DONNA CHE NON VUOLE RINUNCIARE A FARE LA MAMMA
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rosso Intenso
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di Daniela Capone
ifficile definire con esattezza la sua professione. Se anni fa il grande Pingitore le confidò “Non sai fare quasi niente, ma farai strada perché piaci alle donne”, a distanza di anni una certezza c’è: Milena Miconi si è impegnata e di strada ne ha messa insieme molta. Modella, show girl e attrice, come recitano le sue biografie, a 41 anni la bella rossa del Bagaglino è riuscita a costruirsi una solida carriera grazie ad anni di studio e una lunga gavetta. Iniziamo dal presente: su quale progetto stai lavorando? In realtà sono due. Sto lavorando ad una sceneggiatura molto interessante per il cinema. Il titolo, ancora provvisorio è “Prima se il buio” ed è scritto ed interpretato da Paolo Fosso con la regia di Edoardo Margheriti. Lo stiamo girando a Rieti ed è la storia di una donna capitata in città per motivi che si scopriranno guardando il film, ed inizia a lavorare per uno scrittore cieco. Le loro vite si intrecciano e sarà molto interessante vedere come. È una storia psicologica che coinvolgerà molto il pubblico. Inoltre sto lavorando ad uno spettacolo teatrale, “La stranissima coppia”, commedia di Diego Ruiz che insieme a me interpreta un single 40enne che in un appuntamento al buio incontra una single coetanea. Da li faranno scintille e ci sarà davvero molto da ridere. Mi impegnerà molto perché il tour è iniziato il 6 febbraio al Teatro dei Satiri di Roma per proseguire fino a maggio. Potendo scegliere preferisci teatro, cinema o televisione? Sarò sincera, non ho preferenze. Il mio lavo-
ro è recitare, ed è ovvio che sono tre momenti diversi tra loro, ma li amo allo stesso modo perché adoro il lavoro che faccio. Sarebbe impossibile sceglierne uno. Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto il Bagaglino? Mi ha dato soltanto e mi ha anche insegnato molto. È stato il mio inizio in televisione e ho imparato come si sta su un palco, i tempi televisivi, e soprattutto mi ha fatto conoscere (nel bene e nel male) non solo al grande pubblico, ma anche agli addetti ai lavori. È stata una palestra, poiché è un mix tra teatro e televisione, un’ottima scuola.
Quindi quello che si legge in giro è vero? La frase di Pingitore… (ride) Sì, è vero. Beh…sono passati anche molti anni e spero, strada facendo, di aver imparato a fare qualcosa. In ogni caso sono compiaciuta di avere avuto il consenso delle donne perché noi donne, si sa, siamo sempre un po’ più difficili e cattivelle… Hai una famiglia invidiabile e due bellissime figlie. Come vivono loro il tuo lavoro, la tua bellezza e la tua notorietà? Sinceramente non danno molto peso a ciò che faccio. Per loro sono la loro mamma e faccio
un lavoro come un altro. Mi vedono bella come tutti i figli vedono belle le proprie mamme e viceversa. Certo, quando le amichette parlano di me, loro si sentono orgogliose. Hai qualche sogno da realizzare? Ne ho sempre e sempre ci saranno, immagino. Ci sono cose che a volte non riesci a fare o raggiungere, o che fai per metà e non arrivi alla fine. Ma penso sia nella natura umana volere sempre qualcosa in più rispetto a quello che si ha. Penso anche che i sogni cambino in base all’età, alla crescita personale e lavorativa.
Quello di attrice sarà sempre il tuo lavoro o potresti pensare di dedicarti ad altro? Non so, tutto può succedere. Le cose cambiano così velocemente che a volte non te ne accorgi nemmeno. Una cosa è certa: la politica non fa per me, non ci capisco nulla e poi… oggigiorno i politici non sono molto amati, penso che non mi convenga. 7
LA REGINA DEL BAGAGLINO Romana classe 1971, nata sotto il segno del sagittario, è considerata una delle donne più belle del mondo dello spettacolo italiano. Esordisce in teatro ancora minorenne e a 22 anni, nel 1993, interpreta La voglia matta di Attilio Corsini. Nel 1997 i primi ruoli sul grande schermo: Finalmente soli, di Umberto Marino, e Fuochi d’artificio, al fianco di Leonardo Pieraccioni. Nello stesso anno è la volta della televisione, con Un posto al sole, nel ruolo di una ladra d’automobili. Seguono la serie televisiva S.P.Q.R., diretta da Claudio Risi e Anni ‘50, per la regia di Carlo Vanzina. Ritorna in teatro con l’impegnativo Il giorno della civetta di Fabrizio Catalano, recita nella commedia I tre moschettieri, e debutta al Salone Margherita di Roma con lo spettacolo della premiata ditta Castellacci & Pingitore in Bufffoni e Piacioni. La televisione diventa la protagonista degli anni seguenti di Milena, che uno dopo l’altro inanella Don Matteo, Tequila e Bonetti, fino al ruolo di “primadonna” al Bagaglino e BuFFFoni, con Pippo Franco, Leo Gullotta e Oreste Lionello. Chiude il 2000 in teatro a dicembre con lo spettacolo di Castellacci & Pingitore Burini e Cocottes, in scena sempre al Salone Margherita di Roma. Tra varietà, televisione e fiction, nel 2007 Milena torna al teatro: Gli uomini preferiscono le bionde, al fianco di Enrico Beruschi. Quindi ancora cinema (Il sottile fascino del peccato, di Franco Salvia e Divino, di Giovanni Bufalini) e televisione (Il delitto di Via Poma, regia di Roberto Faenza, Sarò sempre tuo padre, Miss Wolf and the Lamb, La vita che corre e Il commissario Rex.
Località Pedaggera - 15060 Capriata d’Orba (AL) Tel. 0143.46487 - Fax 0143.46501 info@pedaggera.it - www.pedaggera.it
Meeting Feste private Bed and BreakfastCerimonie Ricevimenti Centro Congressi Cresime Comunioni Battesimi
FOOD Le bio-novità
siamo alla S CAVOLI SENZA PUZZA KIWI COME OLIVE, MELE ALLA PERA: LA BIOGENETICA CI HA REGALATO UN CESTO DI GUSTI NUOVI E INEDITI
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e la natura non ci aveva mai pensato, viene da chiedersi, forse un motivo ci sarà. Ma è pur vero che il business non ha remore, confini e soprattutto pudori. Così, come se non bastassero le contraffazioni che quotidianamente minano il carrello della spesa del mondo intero, sembra sia in arrivo un carico di frutta inedita, nuova, mai vista prima. Presentata in anteprima al “Fruit Logistica” di Berlino, uno dei più celebri eventi per il commercio ortofrutticolo internazionale, la nuova frutta è il risultato di innesti ed esperimenti su cui fior di laboratori di biogenetica hanno perso il sonno, senza sapere che a noi invece stavano forse togliendo l’appetito. Ma è bene precisare: i famigerati ogm, ovvero gli organismi geneticamente modificati, non c’entrano nulla: qui il gioco si basa sull’antica tecnica dell’impollinazione, la stessa che nel tempo ha creato il mandarancio ed il pompelmo, su cui nessuno ha da ridire. Per cominciare come si deve, spazio al Grango, voluto nientemeno dalla catena very english “Marks & Spencer” per mettere insieme - vai a capire il perché - l’uva ed il mango. E pare che le vaschette da 230 grammi, vendute a circa 1,50 sterline, vadano a ruba, richieste soprattutto dai bimbi. Seconda in ordine d’arrivo sugli scaffali è la Papple, incrocio anche lessicale fra Pear e Apple, pera e mela, al cambio attuale. Creata in Nuova Zelanda, secondo gli esperti la Papple rappresenta una delle ibridazioni più promettenti degli ultimi anni, e dal 2015 dovrebbe arrivare anche da queste parti. In Gran Bretagna piace molto anche il Flower Sprout, un cavoletto di Bruxel-
frutta
Grazie alla nuova gestione, un punto di riferimento per chi cerca qualità,prezzo e cortesia!
Ampia selezione di verdura, frutta di stagione e esotica les dall’aspetto floreale, che in più elimina quel poco gradevole olezzo tipico del cavolo. Orgoglio dell’inglese Tozer Seeds, a cui ha dedicato 15 anni di esperimenti, il Flower Sprout si è da poco aggiudicato il premio Best New Variety ad un serissimo concorso anglosassone per bioagricolture. Non ha peli e le dimensioni non superano quelle di un’oliva, ma il Kiwiberry (o Nergi) è già un successo, in Nuova Zelanda, dov’è nato, ma anche a Singapore e Taiwan. Definito “più tropicale” nel gusto del normale kiwi, la versione mignon pare sia coltivata dal 1950 in piccole quantità destinate a pochi fortunati. Passerella anche per il Caviar Lime, una sorta di frutto tropicale all’apparenza ripieno di caviale, dettaglio che ha spinto la società produttrice a diffonderlo in sei diverse varianti,
Mozzarella di Bufala
Vini dell’Oltrepò pavese adatte per accompagnare ostriche e altre prelibatezze esclusive. Gran finale per la Frananas, in realtà ibrido di fragola che si riteneva estinto da qualche centinaio di anni: sa di ananas, ma sembra ufficialmente una fragola. Non contenti? Bene, allora segnatevi sulla lista della spesa anche aprium (prugna e albicocca), tayberry (lampone e mora), pluerry (ciliegia a prugna), ugli (mandarancio e pompelmo) e grapple (uva e mela). 7
SERVIZIO A DOMICILIO Cell.388.0994450 Strada Bobbio, 53 • Voghera (PV)
SALUTE Dog Therapy
QUEL CANE DI UN
DOTT GLI ANIMALI ENTRANO IN CORSIA: AL SAN MATTEO DI PAVIA, STA PARTENDO UNO STUDIO SPERIMENTALE, RIVOLTO AI PICCOLI PAZIENTI DEL REPARTO DI CHIRURGIA PEDIATRICA di Simona Rapparelli
S
ono lunghi i corridoi di una clinica, soprattutto per un bambino. Anche se è divertente correrci e mamma si arrabbia perché si sporca il pigiama. Ma poi, improvvisamente, tutto cambia: arriva Lolli, che zampetta tranquilla per il reparto. Si ferma davanti al letto, si sdraia e gioca con i bambini che si sforzano malgrado farmaci che li curano, ma ne abbattono le energie. Lolli ha pazienza, è un Labrador con due occhi dol-
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cissimi e il muso talmente espressivo da commuovere gli adulti. I bambini no, perché per loro Lolli diventa subito un’amica. Chi ha avuto a che fare con un animale lo sa: avere accanto un amico a quattro zampe aiuta a sentirsi meglio. Quello che invece si conosce meno è il ruolo terapeutico di un animale domestico: “Lo scopo delle TAA, Terapie Assistite con Animali, consiste nell’affiancare alle terapie tradizionali animali con specifiche caratteristiche – sottolinea la professoressa Gloria Pelizzo, Chirurgo Unico di Chirurgia Pediatrica presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e Università degli Studi di Pavia e ideatrice del progetto - le TAA possono essere utilizzate per migliorare lo stato fisico, sociale, emotivo e cognitivo dei pazienti. Sono effettuate in contesti differenti e possono coinvolgere gruppi o singoli individui.
TORE
Ad oggi sono pochi i riscontri clinici e solo per un numero limitato di patologie e non esiste impiego sistematico-clinico e terapeutico integrato nella pratica assistenziale ospedaliera: ecco perché io e il mio team abbiamo deciso di svolgere questa attività presso il nostro istituto”. Un impegno che prevede una stretta collaborazione tra esperti: nel team devono essere presenti il medico, il neuropsichiatra, lo psicologo, l’infermiere, il veterinario, l’addestratore, l’istruttore e il conduttore
i . Galile - Via G ) V (P oghera
L’AMICA DEI BAMBINI Qui sotto Lolli, il Labrador “in servizio” all’ospedale San Matteo, ripreso con una piccola paziente: per i bimbi ogni apparizione nel reparto si trasforma in una festa.
ANCHE A VOGHERA L’associazione “Con-fido in un sorriso”, con la collaborazione della “Good Puppy Asd”, organizza a Voghera un corso per operatori di Pet Therapy. L’iniziativa, curata dalla dottoressa Silvia Razzini, responsabile dell’associazione, si articola su quattro incontri teorico-pratici con valutazione e possibilità di tirocinio ed esame finale. Gli incontri sono in programma presso l’associazione “Good Puppy” di Casei Gerola il 12 maggio, 1 e 2 giugno e 22 settembre. Per informazioni, costi ed iscrizioni www.goodpuppy. it - info@goodpuppy.it (tel. 328.5739351)
pet-partner. I membri partecipano alla progettazione e alla valutazione dei programmi, allo svolgimento dell’attività e delle terapie. Un lavoro che garantisce risultati eccellenti: “La TAA, applicata nei bambini per almeno 15 minuti, è un metodo efficace per ridurre il dolore di 4 volte – aggiunge la professoressa Pelizzo – e l’effetto è paragonabile all’assunzione di una compressa di codeina ed acetaminofene. Inoltre sappiamo che stimoli emozionali sviluppano nei bimbi risposte neuro endocrine ed immunitarie importanti. Il contatto con l’animale induce la liberazione di endorfine con conseguente stato di benessere e messa in circolo di linfociti che a loro volta incrementano la risposta
immunitaria”. Un benessere terapeutico senza controindicazioni che abbatte le barriere che tutti innalzano entrando in ospedale: un aiuto-medico inconsueto come il cane, può favorire l’accettazione delle cure, la diminuzione delle ansie e per finire facilitare la guarigione. Per avviare il progetto di studio saranno scelti piccoli pazienti del Reparto di Chirurgia Pediatrica, escludendo quelli affetti da allergie e immunodeficienze. I bimbi sottoposti ad TAA sono ricoverati in stanze singole, isolate e dedicate. Durante il periodo post-operatorio viene monitorata la risposta allo stress e al dolore tramite registrazione dell’attività elettrica cerebrale. I cani impiegati sono in possesso di idoneità sanitaria e comportamentale per garantire il benessere psico-fisico anche dell’animale. Ovviamente sono rispettate tutte le norme igieniche. 7
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MOTORI Peugeot 2008
ver an crosso b r u o v o u n uole mercato il ato a chi v ic d e d : Arriva sul e n rsela io del Leo anza, cava g e l e del march i d o un tocc viaggiare e n i o p c m i e s t r t e a ontr distingu ell’attesa endono c N c . s e il o l ib s ie s c o l no p ” se da iù “ariosa inare il me p u e q n in i io s d r e o sapend di una v
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hi vuole, per comodità può pensarla come una sorellona grandi forme della 208, la più recente declinazione della dinastia di compatte di segmento B marchiate con il Leone. Con lei, la 2008 divide roba che non si vede (la piattaforma), e altre cose più evidenti, come parte degli interni e dettagli esterni. Nulla di strano o sconveniente: in tempi di ottimizzazione delle risorse, tutti pensano a sfruttare al massimo ogni progetto, che costa fatica, investimenti e rischi. Tecnicamente, la 2008 arriva sulla scena dopo la 3008, a sua volta parente alla lontana di grandi dimensioni, ed è un crossover urbano, il primo mai prodotto dai francesi di Peugeot, nato e cresciuto per entrare in uno dei pochi sotto-segmenti che ancora sembra attirare sguardi e più che altro ordini. Una nicchia di mercato sempre meno di nicchia, in cui facendo l’appello non manca ormai nessun marchio ancora in vita, a cui appartengono Nissan Juke, Opel
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Mokka e Chevrolet Sport, giusto per citare qualcosa. Il motivo in fondo è semplice: i crossover sono auto destinate ad un target giovane e medio alto, veicoli studiati per la città ma che non disdegnano di avere a che fare con moderate dosi di fango, pioggia e neve. Per offrire la possibilità anche alla 2008, Peugeot l’ha dotata del Grip Control, un sistema a prova di troglodita che grazie alle cinque posizioni diverse di una manopola (standard, neve, off road, sabbia e Esp off), permette di disimpegnarsi dalle situazioni più angoscianti in cui può cacciarsi un automobilista medio. Il sistema agisce sull’anteriore e predispone la trazione simulando le funzioni di un differenziale autobloccante. Roba difficile ma efficace, che poi è la cosa che conta di più. Certo, rispetto alla sorellina, la 2008 cresce di qualche centimetro, ma resta su misure catastali accettabili, anche per l’uso cittadino: 4,16 metri di lunghezza, (19 cm in più della 208), 1,74 di larghezza, 16 cm di altezza da terra e 1.045 kg di peso nella versione più “light”, dati che almeno in parte si traducono in qualche centimetro
in più – che non guasta mai – per i cinque occupanti e per il vano bagagli, che a sua volta spazia fra i 360 litri di partenza e arriva a 1.194 ribaltando tutto il ribaltabile. A questi, vanno aggiunti un vano “segreto” da 22 litri, utile per far sparire oggetti che non si vogliono lasciare agli sguardi del prossimo, più spazi e pertugi portaoggetti
ROC disseminati un po’ ovunque lungo l’abitacolo, con gran finale rappresentato da una tendina copribagagli finalmente pensata per essere aperta anche in movimento da chi è seduto dietro, senza bisogno di fermarsi, scendere e perdere tempo. 5
K & SOFT aprile/maggio ‘13 |51
È dagli anni Ottanta, quando uscì la versione pepata della gloriosa 205, che la sigla GTi si è conficcata a forza nel cuore della gente che in quel che guida cerca soprattutto la grinta. La 208 GTi, erede di una lunga scia di successi, commerciali e sportivi, che hanno costellato la storia recente di Peugeot, si presenta al mondo senza deludere le attese: sotto al cofano si dibatte un quattro cilindri 1.6 turbo benzina THP da 200 CV e 275 Nm di coppia massima (139 g/km di CO2), equipaggiato con turbocompressore Twin-Scroll, alzata variabile delle valvole d’aspirazione e cambio manuale a sei rapporti molto ravvicinati, come da protocollo sportivo. Al peso di 1.160 kg, la 208 GTi è stata rivisitata su sospensioni, ammortizzatori e barre antirollio per permettere di domare un brio che si esprime su appena 6,8 secondi, necessari per coprire la mitica distanza 0-100 km/h. In vendita a 21.950 euro.
GTI, LA DECLINAZIONE DEL MITO
Esteticamente, la 2008 dichiara sui gruppi ottici con fari diurni a led e la calandra le affinità elettive con la 208, che in realtà è il senso stesso di appartenenza alla cifra stilistica più attuale del marchio del Leone, quello definito “felino”. Degno di nota il tetto panoramico diviso in due sezioni ed i cerchi diamantati da 16” o 17”, racchiusi da pneumatici 215/60 R16 o 205/50 R17. Gli interni, come detto identici alla 208, vantano la presenza dell’Head Up Display, la “lama” trasparente che consente a chi guida di visualizzare i dati principali senza distogliere gli occhi dalla strada.
Tre gli allestimenti previsti, Access, Active e Allure, ma già l’entry level promette fari diurni a led, Esp con assistenza alla frenata d’emergenza, 6 airbag, barre sul tetto, cruise control, volante e sedile conducente regolabili in altezza, computer di bordo e retrovisori elettrici e riscaldabili. La combinazione con le varie motorizzazioni consente di arrivare a 11 versioni diverse. Un insieme di indizi utili per rendere tangibile la precisa strategia operativa di Peugeot: alzare la percezione della qualità e il prestigio complessivo del marchio verso nuovi traguardi di raffinatezza, ele-
XY, LA PICCOLA GLAMOUR Disponibile nel solo colore “Purple” e in variante a tre porte, la XY è una versione particolarmente curata della 208, indirizzata ad una clientela urban-chic, più attenta alle tendenze e alle mode. La più glamour delle 208 dà sfogo al suo interno di nappe e Alcantara, mentre l’esterno si affida all’effetto contrastante del cromo usato per le calotte dei retrovisori e le cornici di fendinebbia, finestrini e paraurti posteriore, uniti a cerchi multirazza da 17”. Anche sotto il cofano, il meglio del meglio di casa Peugeot: il 1.6 THP con 155 CV e cambio manuale a sei rapporti, il 1.6 e-HDi in due varianti di potenza, da 92 e 115 CV, ambedue con Stop & Start e cambio manuale a cinque marce o robotizzato a sei. In vendita a 20.350 e 21.200 euro. 52| aprile/maggio ‘13
ganza e ricercatezza. La personalizzazione possibile, non a caso, è una delle voci che più di ogni altra è stata moltiplicata fino ad includere desideri e perfino capricci. Ma il marchio francese è da anni attento a coniugare lo stile con le esigenze ambientali. La gamma dei motori, tutti dotati di Start & Stop, si compone di tre turbodiesel, il 1.4 HDi da 68 CV, 1.6 e-HDi da 92 ed il 1.6 e-HDi da 115 CV, più due propulsori benzina (1.2 VTi da 82 CV e 1.6 VTi con 120 CV) che accolgono anche un atteso debutto in società: un 1.2 e-THP da 82, 110 e 130 CV 3 cilindri turbo che limita le emissioni di CO2 a 98 g/km. Il futuro del modello, tappa d’obbligo, è stato in realtà mostrato a marzo, nei padiglioni del Salone di Ginevra, dove campeggiava il prototipo della 2008 “HYbrid Air”, nuova tecnologia della visione ecologicamente corretta di Peugeot, promessa per il 2016, che sfrutta l’aria compressa creata nella fase di recupero della frenata per ridurre drasticamente i consumi fino a 2 litri per 100 km. Per chiudere tornando al presente, Peugeot 2008 è anche una world car a pieno titolo: sarà prodotta in tre stabilimenti diversi per coprire con efficacia i mercati europei, orientali e sudamericani. Prezzi compresi in una forbice che parte da 15.100 euro (1.2 VTi 82 CV) e arriva ai 21.600 della 1.6 e-HDi con 115 CV. 7
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GANDINI S.r.l.
Voghera - Tel. 0383 645111 - www.gandinisrl.com
Non tutti sanno che hanno una copertura assicurativa che consente di pagare il dentista. Non tutti sanno che esiste un’assicurazione che copre in parte le spese dentistiche. A Voghera, ormai da diversi anni, è attivo il Centro Dentistico San Giorgio, e Daniele Mulato, il titolare, insieme ad una squadra di medici qualificati, si batte da tempo perché avere la bocca a posto non sia prerogativa di pochi fortunati, portando avanti una battaglia civile che permetta a chiunque di non rimandare (o peggio, dimenticare) gli interventi dentistici, per timore di trovarsi di fronte a parcelle con troppi zeri. D’altra parte, lo slogan del Centro la dice lunga: “La qualità più alta al prezzo più basso”, e non si tratta di pubblicità ad effetto, ma di una politica dei prezzi che ha fatto aumentare, giorno per giorno, il numero dei pazienti. Da diversi mesi, Mulato ha stipulato una convenzione con Unisalute, Matasalute, FondoEst e altri fondi del Gruppo, poiché queste assicurazioni coprono le spese dentistiche annue fino a 2.300 euro. Molte categorie di lavoratori, fra cui dipendenti di supermercati e metalmeccanici, sono in possesso di questa copertura assicurativa, ma semplicemente non lo sanno. La garanzia a vita sui lavori di implantologia offerta dal Centro Dentistico San Giorgio è sinonimo della qualità dei prodotti utilizzati e della professionalità dei medici: concetti da unire alla reperibilità 24 ore su 24.
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CENTRO DENTISTICO SAN GIORGIO Piazza San Bovo, 28 - 27058 VOGHERA Tel. e Fax 0383.646387 Cell. 393 9202334
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