Aldo Giovanni e Giacomo

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COPIA GRATUITA

Anno 5 - n. 2 aprile 2011

TERNO COMICO Aldo Giovanni e Giacomo Gropello Cairoli Nel nome di San Giorgio

Piacenza da vivere Una full immersion culturale

Musei milanesi La scienza spiegata ai suoi tifosi

FestivitĂ pasquali Da nord a sud, il Belpaese festeggia la Resurrezione con riti vecchi di secoli e tradizioni locali mai sopite

Immigrazione Coast to coast: con un viaggio da un continente all'altro, i migranti nordafricani vanno alla ricerca della terra promessa


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SOMMARIO

n.2 - aprile 2011

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Risate a tre Con Aldo Giovanni e Giacomo

Vola Colomba Come si festeggia la Pasqua

Terra promessa La fuga dalla crisi nordafricana

Gropello Cairoli Il paese che diventerà città

Via Francigena Un simbolo di turismo lento

I Leonardeschi In mostra gli allievi del Genio

Fratelli d'Italia L'inno nelle parole di Antonino Mameli

Museo della Scienza Inaugurata la nuova sezione di Chimica

Cultura Piacentina Un mese di mostre ed eventi

Arturo Toscanini Visita alla casa-museo del Maestro

Dimore variopinte Da Portofino all'Irlanda

Notti alternative Gli hotels più mirabolanti del mondo

Carburante ecologico Il Brasile è in prima fila

&Co. Magazine

Management

Produzione

pubblicazione periodica registrata presso il Tribunale di Pavia il 18 marzo 2007 - n. 675 EDITORE: Adverum S.r.l. Via Defendente Sacchi 8, 27100 Pavia tel. (+39) 0382 309826, fax (+39) 0382 308672 www.adverum.net - info@adverum.net DIRITTI: tutti i diritti di p proprietà letteraria e p artistica sono riservati

PRESIDENTE: St Stefano f Spalla S

STAMPA: Pv Print s.r.l. V.le della Libertà, 11 - 27100-Pavia

Redazione DIRETTORE RESPONSABILE: Tommaso Montagna VISUAL DESIGNER: Chiara Bogliani RESPONSABILE MARKETING: Monica Palla COLLABORAZIONI Alessia Benaglio, Alberto Fiori, Roberta Tacchinardi, Irina Turcanu, Rossana Trespidi, Simona Rapparelli Daniela Capone.

LAYOUT PUBBLICITARI E IMPAGINAZIONE: Adverum S.r.l.

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EDITORIALE

Tommaso Montagna Direttore

NEL VESPERO MIGRAR L

’Italia è la Florida dell’Europa. Per i migranti che a flotte arrivano dagli Stati settentrionali dell’Africa, il Belpaese è il primo baluardo del Vecchio (per loro Nuovo) Continente. Stanchi, affamati, in fuga dalla guerra, tunisini, libici e quant’altri attraversano i flutti assassini su legni incerti, scassati e strapieni. Molti giungono a destinazione, altri periscono nel tragitto. Il nostro Paese è sempre stato un porto di mare, favorito dalla posizione strategica, dai tempi dei Normanni che colonizzarono la Trinacria, passato poi al setaccio dai Saraceni (“lo nero periglio che vien dallo mare” come ironicamente descritti dall’Armata Brancaleone) e retto, al Nord, dai popoli Germanici, dopo che l’Impero romano occidentale, che dominava il mondo come fecero i dinosauri, finì a gambe all’aria. E l’Italia si è plasmata, senza operare selezioni, a immagine e somiglianza dei popoli che l’hanno visitata: variegata e distinta come la conosciamo. Imparando probabilmente anche il significato dell’ospitalità, che a volte ebbe a subire suo malgrado durante i numerosi conflitti, mondiali e non, occorsi sul territorio europeo. Forse intimamente consapevole che le migrazioni sono in realtà all’ordine del giorno nel corso della Storia. Fin da quando, una parte dei popoli asiatici passò attraverso lo stretto di Bering scendendo lungo l’Alaska, tagliando per quella regione che ora si chiama California e giungendo nelle Americhe del Sud, via via mischiandosi con

popolazioni locali. Un processo, duro e tortuoso, durato secoli e reso meno evidente dalla scarsità demografica e dalla pochezza delle informazioni dell’epoca. Ad oggi l’altissima densità della popolazione, caratterizzante soprattutto la fascia settentrionale del Globo, nel nostro caso quella europea, lascia pochi spazi liberi e rende il fenomeno migratorio difficilmente gestibile. Assumendo che in passato non si è fatto molto per prevenirlo, dando potere a governi dittatoriali, fornendo loro armi e permettendo scontri fratricidi (triste eredità del dominio coloniale esteso specialmente nel Continente Nero), resta ancora ferma la possibilità di intraprendere azioni finalizzate allo sviluppo di Terzo e Quarto Mondo. L’Unione Europea, insieme ad altre istituzioni internazionali e sovranazionali, potrebbe essere una oppurtunità per unificare gli intenti dei vari Stati verso tale fine co-

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mune. Non sembra illogico pensare che grazie alla globalizzazione delle notizie e dei mezzi (economici e non), si possano portare interventi che vadano oltre gli atti caritatevoli, comunque generosi e fondamentali, dei privati e delle onlus. Ma, allo stesso modo, è verosimile pensare che, come spesso accade, i retaggi di culture vecchie di secoli siano duri a morire. Ed è così che, davanti alla sovranità nazionale, anche l’UE si sfalda, trincerandosi dietro la veridicità o meno degli accordi di Schengen. Peccato.


Š Foto Foto G Giova ov nni Gusso s ni - Photomovie e

di Roberta Tacchinardi

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INTERVISTA

Così è la vita Giacomo G iacomo Por Poretti retti primi racconta i pr rimi vent’anni di carriera del celebre T Trio

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ldo, Giovanni & Giacomo, il popolare trio comico di attori, registi teatrali, televisivi e cinematografici italiani, è formato da Cataldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomino Poretti. Aldo è nato a Palermo il 29 Settembre 1958 e prima di fare il comico, professione per cui si sentiva naturalmente portato, ha lavorato alla SIP. Fin dall'inizio l'artista ha fatto coppia fissa con Giovanni, nato a Milano il 20 Febbraio 1957 presto amalgamatosi, lavorativamente parlando, proprio con Aldo. Giacomo è nato a Villa Cortese il 26 Aprile 1956. Per parecchio tempo l'attore è stato infermiere di giorno e protagonista di spettacoli comici la notte. Il trio, tra i sodalizi italiani più apprezzati degli ultimi decenni, si è fatto amare per la sua capacità di far sorridere senza mai esagerare né cadere nella volgarità. In scena si respira professionalità, amicizia, capacità di coinvolgere veramente chiunque, con un'attenzione particolare alle famiglie. Ogni spettacolo teatrale ha la sua storia. “I corti”, “Tel chi el telùn” e “Anplagghed” hanno registrato presenze da record per tutta la durata delle tournée. Invece gli otto film prodotti hanno rappresentato parentesi a sé stanti della carriera. “Tre uomini e una gamba” è stato vincitore del Premio David di Donatello come

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Miglior Opera Prima, “Così è la vita”, “Chiedimi se sono felice” e “Tu la conosci Claudia?” hanno raggiunto il record di presenze rispettivamente nel 1998, 2000 e 2004. “La Leggenda di Al, John e Jack” è stato un grande sforzo tecnico e produttivo, vista anche l'ambientazione a New York nel 1959, mentre “Anplagghed al cinema”, frutto delle registrazioni della omonima e fortunatissima tournée teatrale, viene ricordato come un originale esperimento cinematografico italiano. “Il Cosmo sul Comò” è invece ritenuto un'imponente produzione del 2008 ed il recente “La banda dei Babbi Natale” è stato campione di incassi di Natale 2010. Abbiamo incontrato Giacomo, che si è fatto portavoce del trio.


Foto Masiar Pasquali

ALDO, GIOVANNI E GIACOMO DURANTE LE RIPRESE DE "LA BANDA DI BABBI NATALE" USCITO A DICEMBRE 2010

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vete iniziato con la recitazione classica, poi ci sono stati i passaggi al cabaret e infine al cinema. La recitazione classica è stata utile per le esperienze successive o si tratta di mondi completamente diversi?

Io ho iniziato in teatro con Pirandello e Manzoni. Ognuno di noi ha avuto esperienze diverse ma ha anche sperimentato la recitazione classica. Di sicuro questo tipo di formazione è utile in tutti gli ambiti. Quando impari i fondamenti, le nozioni rimangono. A seconda del genere cambia sempre qualcosa. Ad esempio sul palcoscenico è fondamentale portare la voce, mentre al cinema o in televisione questo non è indispensabile, non devi allenarla tanto. Il teatro insegna a stare in scena, ad aver ritmo con chi ti sta di fronte.

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i descriva l'evoluzione del vostro trio a partire dalla sua formazione. In particolare, com'è cambiato il rapporto tra voi e con il pubblico?

Dall'inizio ad oggi non è cambiato niente, se non il fatto che prima ci seguivano in pochi e ora gli spettatori sono tanti. La fortuna è stata dalla nostra parte. Le cose che facciamo piacciono e questo conforta. L'apporto del pubblico fidelizzato è fondamentale. aprile 2011

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Il pubblico vede solo una sintesi, una scrematura del nostro lavoro, della nostra fatica e di quello che siamo. Per fare i comici bisogna divertire. Ma, ovviamente, durante le prove non è sempre tutto divertente. Ci sono anche momenti di scontro, di confronto costruttivo. L'obiettivo finale è far divertire chi viene a vederci e tutto in un'ora e quindici minuti. Ma durante i preparativi di quello spettacolo si vive un'infinita gamma di sentimenti che non si può descrivere in poche parole.

Abbiamo terminato due anni importanti e piuttosto faticosi proprio per la preparazione del film uscito nelle sale a Natale, quindi adesso ci prendiamo qualche mese per riflettere. Probabilmente nel 2012 uscirà il nostro nuovo spettacolo teatrale, per cui ci sono già delle idee. Ma è presto per dire qualsiasi cosa. Di sicuro continua l'impegno con le pubblicità della Wind per le quali cerchiamo sempre di inventarci idee originali e di dare indicazioni efficaci ai tecnici che lavorano con noi e che devono concretizzarle.

n scena e nella vita siete le stesse persone? Lavorate con spontaneità?

Q

uali sono, a livello professionale, i momenti che ricordate come il più deludente e il più soddisfacente?

Ci ha delusi il riscontro del film “Il cosmo sul comò” nel 2008. Forse avevamo qualche problema tra noi ma, in seguito, ci siamo parlati e chiariti. In una carriera lunga vent'anni ci sono alti e bassi: è normale. Quello era un momento di poca ispirazione e per fortuna il pubblico lo ha compreso senza abbandonarci. Invece l'ultimo film è stata una grande soddisfazione. Durante le riprese abbiamo mostrato il nostro smalto consueto.

uali le vostre novità teatrali o cinematografiche?

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a ultimo: un pensiero sulla situazione del cinema e del teatro italiani viste le recenti decisioni di tagliare i fondi…

Non so se stiamo andando bene, la domanda è complicata ed è difficile rispondere. Certamente uno Stato dovrebbe avere a cuore lo sviluppo e l'incentivazione della cultura tramite il cinema e il teatro. E' vero: in passato ci sono stati sprechi, ma forse non è così che si può migliorare.


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INTERVISTA

“Gli antichi sapori mediterranei” nasce da una lunga esperienza e molti sacrifici del titolare Nicolosi Santo che ha saputo fare crescere rapidamente una piccola azienda famigliare, aprendo un punto vendita a Casteggio, in provincia di Pavia. La filosofia è di selezionare i prodotti della terra siciliana per offrire genuinità e qualità ai suoi affezionati clienti, portando sulle nostre tavole i sapori di Ragalna: un paesino sito sulle pendici dell’Etna, a settecento metri, dove avviene la produzione di tutto ciò che potrete acquistare da Santo: olio extravergine d.o.p Monte Etna, conserve artigianali di verdure senza conservanti, salse di ciliegino di Pachino, pomodorini semi

essicati, tonno di Siracusa, pesto di pistacchio di Bronte, liquori artigianali, formaggi d.o.p e una golosissima selezione di dolci, frutto delle ricette dei migliori pasticceri siciliani con paste di mandorla di Avola, paste di pistacchi di Bronte, torroncini, marmellate, un’ampia scelta di miele di Zafferana etnea… e per la Pasqua che si avvicina, perchè non portare in tavola un dolce davvero diverso come la colomba siciliana al pistacchio di Bronte, al limoncello o all'albicocca? Poi è impossibile resistere ai cannoli e alle sfiziose cassate…lasciatevi tentare da chi alla passione abbina qualità e gusto!

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di Simona Rapparelli

A Bormio (Sondrio), esiste un rito propiziatorio per la nuova stagione dopo i rigori dell’inverno: i Pasquali consistono nella benedizione di cinque agnellini, portati nella chiesa arcipretale e ornati nel migliore dei modi da ciascuno dei cinque rioni in cui è suddiviso il borgo. In Sardegna, a Sassari, avviene la rappresentazione della Madonna dei Sette Dolori: una statua della Vergine Maria è portata in processione dai membri di tutte le confraternite cittadine alla ricerca del Figlio morto. Il Venerdì Santo si ripete la deposizione del Cristo, seguita dalla Via Crucis e dalla processione del Cristo morto. Domenica si svolge il suggestivo rito dell’incontro tra la Madonna e il Cristo Risorto. A Oliena (Nuoro) nella Settimana di Passione, il Cristo viene tolto dalla Croce e nascosto, per poi essere ritrovato durante le processioni. Durante la manifestazione alcuni cittadini stanno sui balconi e sparano in aria annunciando la Resurrezione, un momento mai stato vietato dalla legge perchè tradizionale. A Firenze una colomba è la protagonista della celebrazione dello Scoppio del Carro che viene trasportato per il giorno di Pasqua da buoi bianchi dal Piazzale del Prato fino al Duomo di Firenze; dal carro si tende un filo di ferro che lo unisce all’altare maggiore. Lungo il filo viene legata una colombina che porta nel becco un ramoscello di ulivo (simbolo di pace e amore), come quella vista da Noè, che annunciava la fine del diluvio universale.

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PASQUA

A Urbania (Pesaro) e a Tredozio (Forlì) prendono avvio ogni anno rispettivamente la sagra e il palio dell'Uovo, che ricorrono all'impiego di uova sode colorate.

Lungo lo Stivale si susseguonoi riti per celebrare la Resurrezione

L In Sicilia si punta sul coinvolgimento emotivo e sulla teatralità: le scenografie e i costumi riprendono con precisione quelli di antiche confraternite; le campane, mute per tutto il periodo della Quaresima, si sciolgono il giorno di Pasqua. Il “copione siciliano” del ciclo commemorativo della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo è un mix in cui si fondono folklore e liturgia e in cui il Bene sconfigge il Male, l’Angelo sconfigge il Diavolo, la Vita sconfigge la Morte. Nel corso della settimana santa vengono rappresentati, in quasi ogni paese, rituali quali l’Ultima Cena, la Lavanda dei Piedi, il tradimento di Giuda e il processo a Gesù.

a festività più gettonata è il Natale, anche per molti cristiani, che presi al laccio dal turbinio di regali e “contro doni”, dimenticano che la celebrazione più importante è la Pasqua. Ben lungi dalla bagarre degli acquisti che sconvolgono l'aspetto più teologico del 25 dicembre, il periodo pasquale passa quasi inosservato. Un vero peccato, perchè, dal punto di vista spirituale, il momento è degno di nota: con la sua data, quasi sempre incastonata in un periodo caratterizzato dalla fine dei rigori dell'inverno e dall'affacciarsi tenue della primavera, la Pasqua segna per i cristiani la vittoria sulla morte, la resurrezione del Cristo, che secondo le Sacre Scritture, è avvenuta nel terzo giorno successivo alla sua crocifissione. Dal punto di vista più strettamente teologico, la Pasqua racchiude in sè il vero significato del mistero cristiano: attraverso il dolore della Passione, Gesù Cristo si è immolato per l'uomo, riscattandolo dal peccato originale e dalla sua natura corrotta; con la Resurrezione la morte è stata sconfitta, elemento che concede all'uomo stesso la speranza del risveglio alla vita vera, cioè alla resurrezione nel giorno finale. Quindi la Pasqua è per sua natura

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il momento della speranza, l'occasione per ripensare la propria esistenza alla luce di una vita senza fine: non a caso la festività è preceduta da un periodo “preparatorio” di digiuno e astinenza della durata all'incirca di quaranta giorni, la Quaresima, che inizia con il mercoledì delle ceneri, appena dopo il Carnevale. Il Triduo Pasquale è caratterizzato da una serie di momenti fondamentali per la vita cristiana: la mattina del giovedì santo si celebra la messa crismale, durante la quale il Vescovo consacra gli olii santi (crisma, olio dei catecumeni e olio degli infermi). L'Ora Nona del Giovedì Santo è l'ultima celebrazione liturgica del tempo di Quaresima che si conclude prima dell'inizio della Messa Vespertina in Coena Domini. A Pasqua sacro e profano, tradizioni e storia, si fondono indissolubilmente: lo stivale italico "mette in scena" oltre tremila rappresentazioni viventi. Da Nord a Sud è un susseguirsi di processioni, riti religiosi, feste popolari, rappresentazioni sacre, sagre e tradizioni folkloristiche. Tante le città che puntano sulla tradizione dell'uovo, simbolo di fecondità e rinascita.


di Simona Rapparelli

ITALIA

DESIDERATA

Il Belpaese continua ad essere un faro per i migranti in fuga dalla crisi nordafricana

N

on è la prima volta che l’Italia si trova a fare i conti con i migranti che raggiungono le sue coste in cerca di una speranza, un porto, un lavoro, qualche frammento di libertà, una vita decente. Alcuni sono stati solo di passaggio, altri hanno preferito fermarsi, provando a ricavarsi un proprio spazio e quindi un’occupazione in quei settori che il popolo italiano – diciamolo francamente - un po’ snobba. Nonostante le polemiche, però, il popolo italiano è ospitale: i nostri lampedusani hanno iniziato a farsi sentire proprio quando non ce la facevano più, cioè quando il numero dei migranti ha rischiato di sorpassare quello degli abitanti dell’isoletta siciliana. Insomma, sono arrivati e li abbiamo accolti come abbiamo potuto: esempio ne sia il servizio delle Iene andato in onda ad aprile, aprile 2011

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dove un finto immigrato riceveva pane, acqua, borse della spesa colme di cibo, indicazioni stradali e buoni consigli. Altro dilemma è sorto quando, verso la fine dello scorso marzo, alcuni tunisini hanno tentato di valicare il confine con la Francia e sono stati semplicemente rispediti indietro: i vertici della politica italiana hanno avuto l’impressione di essere stati abbandonati dal resto dell’Europa nella gestione dei migranti sbarcati in massa. Al di là delle solite recriminazioni tra destra e sinistra, sembra che la “patata bollente” sia stata lasciata solo a noi italiani, nonostante la decisione di attaccare la Libia non sia stata del tutto nostra. Nella bagarre istituzionale internazionale, qualche voce però si è levata: agli inizi di aprile i controlli un po’ ossessivi delle guardie francesi a Mentone, hanno fini-

to per irritare anche Cecilia Malmström, commissaria Ue all'Immigrazione, che ha tuonato, durante una conferenza stampa a Bruxelles che “Le autorità francesi non possono rispedire i migranti in Italia”, in virtù del Trattato di Schengen, sottoscritto nel 1985 tra Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. L’idea di fondo dei paesi firmatari stava nell’eliminazione progressiva dei controlli alle frontiere comuni e nell’introduzione di un regime di libera circolazione per i cittadini degli Stati aderenti, degli altri Stati membri della Comunità o di paesi terzi. Nel 1990 il trattato venne sottoscritto anche dall’Italia. Dove sta il bandolo della matassa? Da una parte l’Italia tende a chiudere un occhio sull’immigrato che dandosi alla macchia tenta di passare la frontiera, dall’altra parte gli agenti del-


ATTUALITÀ

la Gendarmerie Francaise sorvegliano i confini ventiquattr’ore al giorno, situazione che non sarebbe in linea con l’acquis di Schengen che consente di controllare il flusso di persone solo su base casuale o in particolari circostanze di sicurezza. E a metà aprile questo paradosso ha finito per creare tensioni antipatiche: la stessa Francia ha accusato lo Stivale di non rispettare il trattato ospitando senza parere tutti i passeggeri delle carrette del mare, non respingendo nessuno. Reazione che ha scatenato un ridda di risposte da cardiopalma da parte dei vertici politici italiani (Silvio Berlusconi: «La Ue ci aiuti o è meglio dividerci» ; Roberto Maroni: «Se la Francia non s’impegna esca da Schengen»;

Roberto Calderoli, “Dovremmo ritirare il nostro contingente dal Libano e schierare quei soldati lungo i confini nazionali per fermare i profughi”), che hanno agitato anche Giorgio Napolitano. Il pasticcio italo-francese rischia di essere quasi infinito: da una parte le lamentele del sindaco di Ventimiglia che non ne può più di vedere gente accampata dappertutto (anche in vista della stagione turistica in pericoloso avvicinamento), dall’altra una deliziosa promenade du soleil mentonasca sgombra e controllata a vista. Intanto, attraverso le tv nazionali, da Napoli, Cagliari, Catania e Manduria arrivano fotogrammi di centri di accoglienza strapieni, di immigrati in file interminabili per il pasto o per le sigarette, di agenti di Polizia e volontari in mascherina che non smettono di lavorare da giorni per far fronte all’ondata umana. Nel frattem-

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po la Santa Sede ha fatto sapere, attraverso monsignor Mariano Crociata, segretario della Conferenza Episcopale Italiana, che la Chiesa cattolica mette a disposizione 2500 posti nelle strutture Caritas italiane e che monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, si sarebbe mostrato disponibile a intercedere presso le autorità ecclesiastiche in Tunisia affinché mettano a disposizione una sede per l'accoglienza di chi rientra. Va detto che comunque, da Tunisi fanno sapere di non essere disponibili ad accogliere chi torna dall’Italia dopo essere stato ospitato. Nel marasma totale di questa situazione così esasperante (ed esasperata) fa sorridere una bella immagine: durante uno sbarco in Campania, due napoletani hanno accolto i rifugiati con uno striscione di benvenuto scritto in italiano e in arabo. Siamo fatti così. Siamo italiani, per fortuna.


di Daniela Capone

FESTE e TRADIZIONI C

on una interessante storia lunga diversi secoli, “Grüpè”, così chiamato nel dialetto pavese, vanta oggi quasi cinquemila abitanti e si sviluppa lungo la statale chiamata appunto Cairoli, nella Lomellina Occidentale. Tutt’altro che noiose, le sue vicissitudini storiche sembrano ancora vive tra le stradine. Gli abitanti, gropellesi, amano ricordare e celebrare, ogni anno, le vicende della famiglia Cairoli e di San Giorgio, patrono del paese. A lui è dedicata la Chiesa parrocchiale. A partire dal 17 aprile, verrà proposta una serie di even-

Iniziative della

BIBLIOTECA COMUNALE “CARLO CANTONI” di GROPELLO CAIROLI PER L’ANNIVERSARIO DEI 150 ANNI DALL’UNITA’ D’ITALIA

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Dopo la manifestazione dedicata al Patrono San Giorgio, Gropello diventerà Città

■ Sabato 30 aprile / Lunedì 2 maggio 2011 Villa Cantoni, Via Libertà 110 Mostra: Memorie Risorgimentali: Immagini, cartiglie, abbigliamento nel ricordo dell’Unità d’Italia. Ingresso libero. Inaugurazione ore 15,00 del 30 aprile presso Villa Cantoni. Alle ore 20,30 la cena risorgimentale intitolata “Alla tavola dei patrioti” (per prenotare 0382/470457 o

scrivere cantonivilla@gmail.com) Orari di apertura: Domenica 1 maggio dalle 10,00 alle 22,00 e Lunedì 2 maggio dalle 10,00 alle 18,00. ■ Domenica 1 maggio 2011 apertura straordinaria della Biblioteca Comunale dalle 10,00 alle 18,00. Mostra di manifesti, stampe, documenti, libri, giornali, lettere ed altro del periodo risorgimentale. Cartelloni sul Risorgimento realizzati dagli alunni della scuola media locale ■ Domenica 1 maggio 2011 (ore 16,30): lettura teatrale “Cristina Trivulzio, una donna oltre il suo tempo” a cura dell’Associazione Culturale Tramanti. Una lettura per ricordare Principessa Libertà, la donna inquieta che fu simbolo del femminismo risorgimentale. Ingresso libero. ■ Giovedì 1 settembre 2011 opera lirica “Nabucco” di Giuseppe Verdi all’Arena di Verona La Biblioteca di Gropello organizza un’uscita all’Arena di Verona. Viaggio organizzato in pullman. Le spesa verrà calcolata in base al numero di adesioni e sarà compresa fra circa Euro 15,00 euro e Euro 20,00 a persona. Confermare la propria adesione entro il 18/06/2011. Per info sui costi e per aderire all’iniziativa: 0382/815020.


ATTUALITÀ

ti che animerà Gropello e dal giorno 29 fino al 2 maggio, lo storico borgo sarà addobbato a festa patronale. In particolare, il primo di maggio, saranno più di 100 le bancarelle che faranno da sfondo a questo giorno di festa. Musica, gusti, odori in questa sagra locale, viva ormai da moltissimi anni. Storicamente la Fiera di San Giorgio era principalmente la fiera del bestiame e si celebrava di martedì. Oggi però, l’evento è un ottimo pretesto per ricordare le tradizioni di questo territorio. Non solo bancarelle, musica e prodotti tipici, perché la fiera di San

ALTRE INIZIATIVE Progetto GIS 2011 (Gruppo Interesse Scala): un abbonamento a due serate (un’opera lirica e un balletto) che si terranno presso il Teatro alla Scala di Milano. Entrambi gli eventi saranno preceduti da un incontro di approfondimento a cura della regista Giovanna Maresta. Venerdì 1 luglio ore 20,00: “Italiana in Algeri”, opera lirica di Gioachino Rossini Martedì 11 ottobre ore 20,00: “Raymonda”, balletto di Marius Petipa Viaggi organizzati in pullman. Confermare la propria adesione entro il 07/05/2011. Per aderire al progetto GIS 2011 si richiede di consegnare, in Biblioteca Comunale, negli orari d’apertura, una somma pari a Euro 120,00. Le spese complessive previste dei due viaggi più i due biglietti per i due spettacoli saranno comprese fra circa Euro 110,00 e Euro 130,00. Per info: 0382/815020 Venerdì 4 – Domenica 13 novembre: Mostra fotografica dedicata alle chiese della Lomellina, realizzata dal Gruppo Fotoamatori Gropellese. Inaugurazione: 4 novembre ore 21 Domenica 6 Novembre 2011: “Viva Amadeus”, concerto di musiche mozartiane con degustazione di dolci viennesi, a cura di Musicorner di Mortara. Ingresso libero, per prenotare: 0382/815020.

CORSI Nei mesi di agosto/settembre verranno presentati i corsi organizzati in biblioteca per l’anno 2011/12. E’ già possibile contattare la biblioteca per info ed iscrizioni ai seguenti corsi: chitarra, pianoforte, batteria, canto, violino, mandolino, Informatica (serale per adulti), Fumettistica, gratuito (a partire da 7 anni d’età), Inglese (serale per adulti) e Scacchi, gratuito (per adulti e ragazzi). Per info: contattare il bibliotecario, dott. Leonardo Cammi, al numero 0382/815020

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GROPELLO CAIROLI - IL CAMPO SPORTIVO

Giorgio è solita svilupparsi con mostre fotografiche, mostre di pittura, letture teatrali, esposizioni di stampe, documenti e lettere scritte nel periodo risorgimentale, periodo caro a questa cittadina che deve il suo nome ai Fratelli Cairoli, eroi del periodo storico che precedette l’Unità d’Italia. Per finire, uno spettacolo pirotecnico chiuderà i festeggiamenti. Ma quest’anno, un altro particolare avvenimento verrà debitamente festeggiato e

celebrato tra le vie dell’antico borgo: il giorno 3 Maggio, Gropello Cairoli passerà dall’essere paese, ad essere una città. Grazie al peso storico, alla presenza di monumenti importanti (quale il Sacrario della medesima famiglia Cairoli) e agli avvenimenti decisivi per la Storia del nostro Paese. Un titolo che offre prestigio all’intero Comune. Un titolo meritato, atteso e che sarà motivo aggiunto di festa nella cittadina risorgimentale. Il Prefetto

di Pavia, Ferdinando Buffoni, avrà quindi l’onore di consegnare ufficialmente la concessione al Comune del titolo di Città. Subito dopo, l’amministrazione comunale ha indetto una sezione straordinaria del Consiglio Comunale per presa d’atto del titolo. Quindi seguiranno la posa della targa commemorativa, l’omaggio al Sacrario della famiglia Cairoli ed un abbondante e meritato rinfresco.

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di Tommaso Montagna

Domenica 17 aprile Ore 10.00 Parrocchia di San Giorgio Martire Domenica delle Palme – ore 10.00 funzione introduttiva, benedizione degli ulivi a San Rocco e processione verso la chiesa Parrocchiale. Ore 18.30 - Ritrovo presso le Scuole Elementari Ore 19.00 – Partenza da Via Fosso Galana Corsa Podistica Venerdì 22 aprile Ore 21.00 Parrocchia di San Giorgio Martire Venerdì Santo – Processione con il Cristo Morto Lunedì 25 aprile Ore 10.00 Amministrazione Comunale Festa della Liberazione: Ore 10.00 - Ritrovo in Piazza Zanotti Ore 10.10 – Alzabandiera Deposizione corona al Monumento ai Caduti Intervento del Sindaco Partenza per la Chiesa Parrocchiale Ore 10.30 – S. Messa per i defunti di tutte le guerre Ore 11.30 – Inaugurazione casetta dell’acqua pubblica

SAN GIORGIO Prima cavaliere leggendario poi santo onorato anche dai musulmani

C

’era una volta un drago che viveva in un enorme stagno melmoso vicino alla cittadina di Selem, in Libia…Inizia così la leggenda che avvolge il misterioso San Giorgio, martire cristiano vissuto probabilmente a cavallo tra il III e il IV secolo. Ma prima di proseguire il racconto, ripercorriamo brevemente la vita del santo. Originario della Cappadocia (una zona dell’odierna Turchia), figlio di un persiano e di una donna cappadociana, Giorgio si arruolò nell’esercito dell’imperatore romano Diocleziano e divenne, per meriti guadagnati sul campo, sua guardia del corpo e ufficiale della milizia. Ma quando il suo imperatore decise di annientare i seguaci di Dio, il giovane palestinese strappò il suo editto, fu arrestato e si convertì: donò i suoi averi ai poveri, rifiutò di sacrificare agli dei e si confessò cristiano. Una scelta che gli costò cara: seguirono torture di ogni genere, inenarrabili, dopo le quali ebbe la visione di Dio che gli predisse sette anni di tormenti e tre volte la morte e altrettante resurrezioni. Proprio sul luogo del martirio (Lydda, oggi in Israele) sorgerà il suo sepolcro. Alla fine San Giorgio fu decapitato, ma non prima di aver ottenuto,

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su invocazione, che Diocleziano e settantadue re avversi ai cristiani finissero inceneriti. E non prima di aver compiuto gesta poco credibili, quasi mitiche: dalla sconfitta del mago Anastasio, fino all’abbattimento degli idoli di pietra pagani con la sola potenza del suo soffio. Imprese che hanno il sapore di prove della Fede, incontri fiabeschi volti, nell’immaginario popolare, a consolidare l’inoppugnabilità degli ideali cristiani che vincono le tenebre. Un po’ come le prove che l’eroe (o principe azzurro che sia) deve superare per salvare la sua bella. Fu proprio una fanciulla, Silene, figlia del re locale, che Giorgio strappò dalle sgrinfie del drago, in quella che è sicuramente la sua vittoria più nota e più raffigurata. La leggenda, tramandata dall’ Egitto in Europa e diffusasi dal Medioevo, narra che il re avesse già cercato di placare l’ira funesta del mostro offrendogli in sacrificio due pecore al giorno, ma quando gli ovini cominciarono a scarseggiare fu deciso che fosse dato in pasto anche un giovane, sorteggiato tra gli abitanti. Allor quando toccò proprio alla principessa, Giorgio, cavaliere impavido, passò da quella città, si scagliò contro la belva e la ferì. Poi la figlia


PAVIA E PROVINCIA

Fiera di San Giorgio 17 aprile - 3 maggio Da venerdì 29 aprile a lunedì 2 maggio Parrocchia di San Giorgio Martire Banco di beneficenza a favore dell’Oratorio, Mostra Fotografica curata dai Fotoamatori Gropellesi Mostra di Pittura, Angolo del Libro, Stand Vari Sabato 30 aprile Villa Cantoni, Via Libertà n. 110 Orari: domenica 1 maggio: 10.00-22.00. Lunedì 2 maggio: 10.00-18.00 Mostra: “Memorie Risorgimentali: immagini, cartiglie, abbigliamento nel ricordo dell’Unità d’Italia”. Ingresso Libero. Ore 15.00 inaugurazione. Ore 20.30 cena risorgimentale “Alla tavola dei patrioti” Ore 18.00 Parrocchia di San Giorgio Martire S. Messa Vespertina, al termine: esposizione solenne della reliquia di San Giorgio Martire patrono della nostra comunità ecclesiale e civile Ore 21.00 Sala Cantoni

Proiezione filmato storico inedito del 1902 girato a Caprera nell’abitazione di Garibaldi Domenica 1 maggio Ore 7.00-20.00 Via Libertà: Mercatino di primavera Ore 10.00-18.00 Biblioteca Comunale: Apertura straordinaria della Biblioteca Comunale Esposizioni: mostra di manifesti, stampe, documenti, libri, giornali, lettere ed altro legati al periodo risorgimentale. Cartelloni sul Risorgimento realizzati dagli alunni della scuola media locale Legambiente - Apertura Sacrario con visita guidata Ore 10.30 Parrocchia di San Giorgio Martire Santa Messa Solenne in onore del Patrono Ore 16.30 Sala Cantoni - Lettura teatrale “Cristina Trivulzio, una donna oltre il suo tempo” a cura dell’Ass. Culturale Tramanti Una lettura teatrale per ricordare Principessa Libertà, la donna inquieta che fu simbolo del femminismo risorgimentale. Ingresso libero. Ore 19.00 ASD Gropello San Giorgio

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Triangolare categoria esordienti Ore 22.00 Campo Sportivo Spettacolo Pirotecnico Lunedì 2 maggio Parrocchia di San Giorgio Martire Ore 20.30 Santa Messa a suffragio di tutti i defunti della comunità

Martedì 3 maggio Sala del Consiglio Comunale Ore 18.00 Consegna ufficiale da parte del Prefetto di Pavia, Ferdinando Buffoni, del Decreto del Presidente della Repubblica di concessione al Comune di Gropello Cairoli del titolo di Città. Consiglio Comunale straordinario: presa d’atto del titolo di Città. Ore 18.30 Posa targa commemorativa Ore 19.00 Omaggio al Sacrario della Fam. Cairoli Ore 19.30 Rinfresco in Sala Cantoni

Questa Casa di Riposo per anziani è nata dalla volontà di una famiglia di Gropello, i signori Sassi che hanno donato i loro beni e la loro dimora settecentesca. Dal 1967, la richiesta di ricovero da parte degli anziani, è aumentata sempre di più, perciò i Consigli di Amministrazione dell’Ente, hanno ampliato i reparti, raggiungendo un numero totale di 95 posti, migliorato le strutture e dotato l’Istituto di personale efficiente e ben preparato. La Casa di Riposo Sassi è una FondazioneOnlus in grado di fornire prestazioni di tipo assistenziale, sanitario e riabilitativo, questo, in aggiunta all’ottimo rapporto qualità-prezzo tra i servizi forniti e l’ambiente in cui si trova la persona anziana, hanno portato la struttura ad ottenere il “premio qualità-prezzo” per il 6° anno consecutivo, con la media inferiore a livello provinciale per la retta mensile. L’Istituto, che sorge sulla via centrale del Comune di Gropello Cairoli, è da sempre attento non solo alle esigenze dei propri ospiti, ma anche a quelle dei Gropellesi: ha infatti istituito, da anni, in collaborazione coi Servizi Sociali, un servizio di distribuzione di pasti caldi a domicilio. La Casa di Riposo Sassi nasce e continua ad essere una struttura di servizi in un Comune in continua crescita commerciale ed economica.


del re fece un guinzaglio della sua cintura e portarono il drago, ormai mansueto, al villaggio. Lo sgomento serpeggiò tra la popolazione e la famiglia reale, fino a che Giorgio esclamò “Dio mi ha mandato per liberarvi dal drago, se abbraccerete la fede in Cristo vi battezzerò e ucciderò il mostro”. Allora Re e popolo si convertirono e vennero liberati dalla belva. La leggenda divenne presto emblema della vittoria del Bene (Dio) sul Male (Satana) e il santo una figura epica, sullo stesso piano dei baldi protagonisti dei cicli Bretone e Carolingio. In questo senso, viene quasi sempre rappresentato: in groppa al destriero mentre trafigge il drago con la lancia. Una iconografia quasi fantasy, la cui fortuna crebbe di pari passo alla diffusione del culto di Giorgio. Tanto è che talune Nazioni lo adottarono come santo patrono: una fra tutte l’Inghilterra, dove la devozione arrivò con i Normanni, oltre alla Lituania, al Portogallo ed alcune regioni della Spagna. Uno Stato Usa si chiama Georgia, così come un suo omologo nell’est Europa. In Italia, San Giorgio è protettore spirituale di oltre centosettanta comuni (e svariate frazioni), tra cui i capoluoghi Genova, Campobasso e Reggio Calabria. Rimanendo nel Vecchio Continente, nei Paesi slavi San Giorgio assunse perfino la funzione, non certo di ispirazione cristina, di sconfiggere il buio dell’inverno per favorire la primavera. Ma il culto verso il santo, ha superato i confini del Cristianesimo. Basti sapere che viene onorato dai musulmani e da loro chiamato “profeta”. Perché alcuni santi leggendari, come ricordato anche dal sacerdote Enrico Pepe in un suo volume, sono in realtà bandiere di un’ Umanità forte e capace di sconfiggere il Male. GROPELLO CAIROLI - LA PARROCCHIA DI SAN GIORGIO

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Tutte le strade

portano a Roma 130 km k di Via Vi Francigena, F i percorribili a piedi o in bicicletta, tra natura e arte

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a Via Francigena è il percorso che parte da Canterbury e arriva a Roma alla tomba di San Pietro. A partire dal IX secolo la strada comincia ad essere nominata "via Francigena", ovvero strada che proviene dal regno dei Franchi. Nei secoli fu percorsa da mercanti, sovrani, religiosi e pellegrini che si recavano a Roma e poi proseguivano per la Terra Santa o che, in un percorso inverso, risalivano verso Santiago de Compostela. La Francigena divenne nel Medioevo il punto d'incontro dei tre grandi pellegrinaggi, di culture, emblemi e linguaggi dell'Occidente cristiano (Roma, Santiago, Gerusalemme). E’ un sistema con molte varianti che trovano unitarietà nel diario di viaggio di Sigerico, arcivescovo di Canterbury. Nel 990, di ritorno aprile 2011

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da Roma dove ha ricevuto il "pallium" (la stola di lana bianca, segno del suo incarico) annota le 79 tappe del suo cammino verso Canterbury in un percorso preciso nella descrizione dei punti di sosta. Nel 2004 fu proclamata dal Consiglio d'Europa “Grande Itinerario Culturale Europeo” e nel 2007 “Reseau porteur”, rete portante. Il territorio della Provincia di Pavia è protagonista perché è attraversato dalla Lomellina al Pavese dalla Via Francigena. I comuni interessati dal tracciato, per un tratto di ben 126.7 km, sono: Palestro, Robbio, Nicorvo, Mortara, Tromello,

Garlasco, Gropello Cairoli, Carbonara al Ticino, San Martino Siccomario, Pavia, Valle Salimbene, Linarolo, Belgioioso, Corteolona, Santa Cristina e Bissone, Chignolo Po. Da 5 anni è il “pallino” dell’Assessore provinciale al Turismo e Attività Termali, Renata Crotti, che nella Via Francigena ha intravisto un formidabile viatico di sviluppo e valorizzazione del territorio. Instancabilmente va promuovendo iniziative, percorsi, guide, che possano innanzitutto farla conoscere ai pavesi e non solo. L'assessorato ha deciso di sperimentare la tracciatura di itine-


PAVIA E PROVINCIA

rari, cicloturistico e automobilistico, che si aggiungono a quello pedonale, legati al percorso dei circa 130 km. La Provincia di Pavia dal 2007 fa parte dell'Associazione Europea delle Vie Francigene e Renata Crotti è membro dell'ufficio di Presidenza. Sono tante le iniziative in corso: proprio questo mese è stato riscoperto attraverso una guida, reperibile presso l’Assessorato, un altro itinerario della Via Francigena che, provenendo dall’alessandrino, percorreva la Valle Staffora per giungere a Bobbio in Val Trebbia, dove, nell’Abbazia di San Colombano, sono custodite le spoglie di uno dei Santi più venerati nell’alto medioevo. I pellegrini diretti a Roma non di rado si dirigevano verso Varzi, per risalire il Passo della Scaparina e scendere a Bobbio. Da qui verso Pontremoli dove si ricollegava al percorso “francigeno” tradizionale per raggiungere Roma. Oggi questo antichissimo itinerario rivive grazie alla guida voluta da Provincia e Co-

munità Montana dell’Oltrepò, cofinanziata da Regione Lombardia: la “Via dei Malaspina”, che rappresenta una nuova opportunità di sviluppo turistico per la Valle Staffora.Quattro tappe per 94 Km. “Il percorso” dice l’Assessore Crotti “è costellato di chiese e borghi medievali, di zone rurali di grande fascino con una variegata vegetazione spontanea, di cui

la guida dà indicazioni così come si indicano le strutture ricettive quali agriturismi, b&b, affittacamere, ostelli e campeggi”. “Siccome poi cresce la domanda di turismo slow e sostenibile che mira alla fruizione di spazi naturali ed incontaminati utilizzando le ciclo-vie” aggiunge

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PV

“la Provincia di Pavia ha puntato anche sul cicloturismo”. Pavia aderisce infatti al Sistema Turistico Po di Lombardia che ha realizzato una nuova piattaforma web del cicloturismo nelle province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova: In questi 2.000 km di percorsi ciclopedonali rientra a pieno titolo la Via Francigena da percorrere in bici, in quattro giorni. 160 km da Palestro a Piacenza, attraversando per intero il territorio Pavese e il basso Lodigiano. Nella primavera del 2012 Pavia sarà al centro di un importante evento, finanziato dalla Comunità europea, grazie al coinvolgimento del commissario Antonio Tajani, in quanto crocevia di tre cammini religiosi, San Martino di Tours, Sant’Agostino e proprio la Via Francigena.Da ultimo c’è in programma il completamento del portale unico italiano delle Vie Francigene previsto on line per maggio. Naturalmente Pavia è protagonista.


di Rossana Trespidi

Leonardo da Vinci (copia da), L’Ultima Cena

Le opere del Maestro, provenienti dall’Ermitage e dai Musei Civici, sono in mostra al Castello Visconteo

Bernardino Ferrari, Il sogno dei re Magi

Il genio di Leonardo

condiviso da Italia e Russia A

Giovan Pietro Rizzoli, detto il Giampetrino, Madonna col Bambino aprile 2011

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l Castello Visconteo di Pavia ci sarà l’evento più importante e più atteso dell’anno per la città dal punto di vista culturale, la mostra sui Leonardeschi, aperta sino al 10 luglio. L’esposizione, dedicata al genio di Leonardo da Vinci, ospita dipinti provenienti sia dall’Ermitage di San Pietroburgo sia dalle collezioni dei Musei Civici: una cinquantina di quadri di pittori attivi in Lombardia tra il XV e l’inizio del XVI secolo seguaci del Maestro fiorentino. E’ il secondo atto di una serie di iniziative che caratterizzerà il panorama culturale del 2011 e del 2012. Lo scambio Pavia-San Pietroburgo è iniziato nel 2009 con un’intesa di collaborazione scientifica e culturale culminata poi con la mostra sul Siglo de Oro spagnolo “Da Velazquez a Murillo” che ha visto l’anno scorso l’esposizione di opere sempre provenienti dalla Russia ed esposte ai Musei Civici. Nel giugno del 2010 la visita di una delegazione pavese, con in testa il Sindaco Alessandro Cattaneo, l’assessore alla cultura Gian Marco Centinaio e il presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Aldo Poli, ha incontrato il direttore del museo russo, Michail Piotrovsky, per porre le basi del rinnovo del protocollo che prevede la realizzazione di due grandi eventi, anche in considerazione del fatto che il 2011 è l’anno dell’amicizia Italia-Russia e a livello nazionale è stata programmata da Giuliano Urbani, ex ministro ai Beni Culturali ora delegato del Governo alle celebrazioni, una serie di iniziati-


PAVIA E PROVINCIA

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©Adverum

ve tra cui rientrano a pieno titolo quelle recenti riconosciute invece come opere fortuna delle concezioni leonardesche sui di Pavia. Dopo i Leonardeschi a Pavia, di scolari o seguaci, autori del calibro moti dell’animo e l’uso dello sfumato. l’Ermitage ospiterà il prossimo autunno di grandi artisti come Francesco Melzi, Così è possibile ammirare la splendida una mostra sull’Ottocento italiano per Giampietrino, Bernardino Luini, il Salai “Sacra Famiglia” di Cesare da Sesto o il far conoscere al popolo russo il panoe Boltraffio. L’esposizione propone te- “San Sebastiano” di Bernardino Luini, in rama della nostra arte del XIX secolo. stimonianze di alto valore artistico della esposizione all’Ermitage, e la “Pala BotL’esposizione sarà visibile ai pavesi nel pittura lombarda, un’occasione imperdi- tigella” di Foppa o il “Cristo portacroce” 2012 al Castello. del Borgognone custoL’amicizia Musei La mostra è visitabile dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 14.00 diti a Pavia. Civici-Ermitage e dalle 15.00 alle 18.00; nei festivi fino alle 19.00. Chiusa il lunedì. Soddisfazione da parsi rinsalda quinIl biglietto costa 8 euro, ridotto 6 euro. L’ingresso comprende te dell’assessore Gian Marco Centinaio e del di con reciproci anche la visita della Pinacoteca Malaspina. dirigente del settore scambi di prestigio: per i Leonardeschi sono state portate bile per conoscere le profonde influenze cultura, Susanna Zatti. “Si prosegue per la prima volta in Italia 22 opere cuche ebbe nella pittura dell’epoca il sog- sulla scia di una collaborazione di alto stodite a San Pietroburgo di maestri che a giorno del genio di Leonardo presso la livello” ha detto Centinaio “con l’obietcavallo del ‘400 e ‘500 lombardo si sono corte di Ludovico il Moro, a quel tempo tivo di far diventare Pavia un palcoscecimentati e confrontati con i quadri di dominata dalla personalità di Vincenzo nico internazionale per l’arte e la cultura Leonardo, insieme ad altrettanti dipinti Foppa e di Ambrogio da Fossano detto il nonchè un polo d’attrazione turistica, facenti parte delle collezioni pavesi dei Borgognone. Oltre ad un piccolo gruppo considerando che il 2011 è un anno chiaMusei Civici. Una selezione coerente ed di allievi diretti impegnati nel suo atelier, ve per il rilancio della città, verificandoinsieme unica di quadri alcuni dei quamoltissimi furono infatti i seguaci e gli si la concomitanza di ricorrenze uniche, li, talmente fedeli all’originale, che fino imitatori delle iconografie e dello stile come i 650 anni dell’Università, i 450 all’Ottocento sono stati ritenuti compodel Maestro Leonardo, tanto che sino del Collegio Borromeo, senza dimentisizioni di mano autografa e solo in tempi alla metà del XVI secolo enorme fu la care i 150 anni dell’Unità d’Italia”.

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di Roberta Tacchinardi

Spiegato da Antonino Mameli, pronipote dell’illustre Goffredo

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l 9 marzo, quando mancavano pochi giorni all’anniversario dei centocinquanta anni dell’Unità nazionale, all’interno dell'auditorium della scuola media General Griffini di Casalpusterlengo, l'Associazione delle bande musicali italiane e l'amministrazione comunale hanno proposto una serata speciale dedicata all'Inno di Mameli. L'evento ha riscosso notevole successo per la presenza di un discendente diretto del paroliere dell'Inno italiano, che si spense a soli ventidue anni. Si tratta del pronipote torinese settantaseienne Antonino Mameli. In comune con Goffredo, Antonino ha un antenato chiamato Giovanni Maria Mameli. Durante la serata casalese, le note di “Fratelli d’Italia” hanno risuonato più volte. aprile 2011

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I musicisti del Corpo Bandistico Orsomando di Casale, che hanno interpretato l’inno nella versione arrangiata proprio dal lontano parente di Goffredo (la stessa divulgata a 1.700 bande italiane affinché risuonasse uniforme il 17 marzo), erano diretti dal Maestro Franco Bassanini. Antonino Mameli è un musicista, uno scrittore, un arrangiatore e un direttore d'orchestra. L'artista ha definito l'inno

nazionale “la composizione più affascinante e coinvolgente della musica italiana” e parlando del suo lontano parente, ha ricordato: “Mameli era un mazziniano convinto, discepolo di Mazzini e aiutante di campo di Garibaldi. Una persona inimitabile». Poi è stato sottolineato che dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani. Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e


LODI E PROVINCIA

patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, l'inno nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto al britannico “God Save the Queen” e alla Marsigliese. Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana. Alla serata dedicata a Fratelli d'Italia hanno presenziato il sindaco di Casale Flavio Parmesani, il consi-

LO

gliere Lina Ressegotti, l’assessore Giuseppe Agello e il maestro del corpo bandistico di Pizzighettone Alberto Spelta, oltre a numerosi spettatori e vari studenti. Parlando del passato, in auditorium è stato precisato che Nino Mameli ha conosciuto il proprio avo ricercando nozioni per la stesura dei suoi due libri: “Goffredo Mameli, Scritti” (prefazione di Giorgio Napolitano), già pubblicato, e “Il gigante del Risorgimento” (prefazione di Sandro Pertini), in uscita ad aprile. Testi su cui la casa di produzione Palomar, la stessa del commissario Montalbano, sta ipotizzando di realizzare una fiction. Durante la presentazione l'autore ha infine precisato: «Mameli non era solo un poeta ma anche un politico. Questo è chiaro e si può vedere nei 40 articoli di natura politica contenuti nel mio testo, nelle 83 lettere che Goffredo si è scambiato con Mazzini, Garibaldi e Bixio, e nell’appendice di 12 lettere inviategli proprio dal fondatore della Giovane Italia». Materiali storici custoditi in famiglia e all’istituto mazziniano di Genova.

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di Alessia Benaglio

SCIENZA QUOTIDIANA

Il MuST inaugura una nuova sezione di Chimica con un percorso interattivo per scoprire le sostanze che ci circondano

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ituato in un monastero olivetano costruito agli inizi del ‘500 nel cuore della città di Milano, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia è oggi il più grande museo tecnico-scientifico in Italia. Nato nel 1953, è intitolato a Leonardo Da Vinci, simbolo della continuità tra cultura scientifico-tecnologica e artistica. Il Museo intende essere parte attiva di una filiera nazionale e internazionale di promozione della conoscenza, partecipando allo sviluppo di progetti a livello europeo e instaurando importanti partnership con musei del calibro della Cité des Sciences et de l’Industrie di Parigi e del Deutsche Museum di Monaco di Baviera. Altro obiettivo che il MuST si è proposto sin dal principio è quello di rappresentare uno strumento efficace ed innovativo per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica accessibile a tutti: esplorare, sperimentare e coinvolgere attivamente i visitatori è la parola d’ordine. Nel corso della sua storia, il Museo ha raccolto e valorizzato oggetti, macchine e testimonianze che documentano le tappe più importanti dello sviluppo scien-

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tifico e tecnologico e che sono raccolti all’interno di sette Dipartimenti, dalla comunicazione ai trasporti, dall’energia all’arte. I progetti e le idee che il Museo intende realizzare sono numerosi: nuove mostre, nuove sezioni espositive e laboratori interattivi che attireranno un numero di visitatori sempre maggiore. Proprio nell’Anno Internazionale della Chimica, il MuST inaugura una sezione dedicata all’Industria Chimica di Base evidenziandone gli aspetti tecnico-scientifici e il rapporto con le abitudini individuali e so-


MILANO E PROVINCIA

ciali; non ce ne rendiamo conto ma per comunicare, nutrirsi e divertirsi abbiamo bisogno dei prodotti di quest’industria. Ai visitatori viene proposto di seguire il percorso di tutte le trasformazioni chimiche che agiscono portandoci dalle materie prime ai prodotti quotidiani per scoprire l’insieme delle sostanze che ci circondano, è incredibile anche solo pensarlo, ma sapete che nelle carte di credito c’è del sale marino? E, a proposito di cibo, non sarebbe interessante sapere quali siano i principi nutritivi degli alimenti, la loro produzione, la preparazione in cucina e la loro digestione? E’ possibile scoprirlo grazie al laboratorio interattivo Alimentazione. Nel laboratorio si intende ricreare l’atmosfera tipica degli ambienti domestici in cui si prepara e si consuma il cibo: in pratica, è una sorta di “cucina a vista” in cui ciascun visitatore può realizzare in prima persona gli esperimenti proposti e dare il proprio contributo. Lo scopo è conoscere gli aspetti scientifici impliciti e sconosciuti legati al

MI

cibo favorendo un atteggiamento consapevole nelle scelte alimentari quotidiane. Sempre in tema di abitudini quotidiane, vale la pena visitare la mostra dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia: si tratta di un percorso in cui vengono raccontati 15 oggetti che negli ultimi 150 anni hanno contribuito a cambiare il mondo; invenzioni, tecnologie, ricerche, scoperte, realtà industriali e d’impresa che hanno inevitabilmente cambiato le nostre vite. Troviamo l’elicottero sperimentale di Enrico Forlanini del 1877, il primo oggetto più pesante dell’aria in grado di volare e il detector magnetico di Marconi del 1895, il primo apparecchio in grado di trasmettere un segnale telegrafico senza fili. E’ possibile vedere anche il “telettrofono”, un apparecchio composto da un diaframma vibrante e da un magnete avvolto in un filo elettrico. Quando la voce entra nell’apparecchio, il diaframma vibra creando una piccola quantità di corrente che viene trasmessa via cavo elettrico all’apparecchio ricevente facendo vibrare il suo diaframma. In questo modo si riescono a sentire le parole originali. Come avremmo fatto se Meucci non avesse inventato questo marchingegno? Anche se la paternità effettiva del telefono gli viene ufficialmente attribuita dopo circa un secolo dalla sua scoperta, la sua invenzione ha radicalmente cambiato il nostro modo di comunicare. Chissà cosa direbbe ora nell’era degli smartphone e di Internet! 29


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CULTURA MOSTRUOSA Piacenza dedica varie manifestazioni al Sapere: dalla poesia all’arte pittorica fino alla Preistoria

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na pioggia che non scenderà nel mese di aprile a Piacenza, una città che aprirà le proprie porte verso la cultura toccando argomenti di rilevante interesse e dei quali spesso poco si sa. Cita Gadamer, Paolo Dosi, assessore alla cultura, nel pieghevole volto a presentare gli eventi che costituiranno “La settimana della cultura”, un importante appuntamento con la conoscenza vista in modo panoramico, il cui nome è restrittivo, tanto che gli eventi si susseguiranno fino a dopo Pasqua. “La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire, diventa più grande”. E questa avrà modo di divenire più grande nel mese di aprile a Piacenza. Un’occasione, prosegue Dosi, da apprezzare specialmente “in questi momenti in cui vengono pesantemente messi in discussione ruoli e funzioni dell’attività culturale, quasi dimenticando che una nazione che sta celebrando i suoi 150 anni di vita ha avuto proprio nella cultura l’elemento più significativo di unità, di riconoscimento e di identità”. “Dimmi, qual è il tuo compito, Poeta?/ - Io celebro./ Ma il Mostruoso e il Micidiale,/ come l’accetti, come lo sopporti?/ - Io celebro./ Ma il Senzanome, ma l’Anonimo,/

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come, Poeta, tuttavia lo nomini...”. È questa la domanda che si pone Rainer Maria Rilke, il poeta i cui versi verranno letti il 16 aprile mentre l’accompagnamento musicale renderà le parole ancor più delicate e profonde di quanto non siano già. Vi sarà, nella stessa serata, anche l’apertura straordinaria della Galleria d’arte moderna e contemporanea e Antiquari del centro all’interno dell’evento Notte Blu con il seguente orario, dalle 21.00 alle 24.00. “Pietro del Po’ e Salvatore Monosilio. Due capolavori ristrutturati e una pala ritrova-


PIACENZA E PROVINCIA

tecniche in questo ramo e quindi i vari processi attraverso i quali la sabbia silicea si trasforma. Lungo l’intera durata della manifestazione, inoltre, sarà possibile visitare gratuitamente i Musei civici del Palazzo Farnese, la Galleria Ricci Oddi, il museo Civico di Storia Naturale, mentre innumerevoli altri eventi culturali animeranno le giornate piacentine di aprile. Una settima di intensa attività culturale, m ma decisamente non l’unico m momento in cui Piacenza si mostra sensibile ver verso questo argomento to. Anzi, il calendario aannuale piacentino è intriso di appuntam menti a tema grazie aall’operato delle num merose associazioni e istituzioni che hanno spo sposato la cultura come obietti obiettivo ultimo della loro attività. N Numerose e sparse in tutti i mesi dell’anno, le rappresentazioni teatrali della Filodrammatica Il Du Mascar, compagnia teatrale nata nel 1983. A questa si aggiunge la Famiglia Piasenteina che da sempre riscuote un grande successo con la messa in scena di commedie in dialetto. All’appello rispondono “presente” anche le associazioni dedicate alle arti visive, come per esempio “Gli amici dell’Arte”, associazione creata nel 1920 e divenuta un

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ta” è il titolo di un altro appuntamento immancabile. Due nomi della pittura del seicento che hanno lasciato un segno importantissimo benché meno noto al grande pubblico. Di Pietro del Po’, Luigi Lanzi scriveva nella “Storia pittorica d’Italia”: “incisor buono, e più quest’arte che per pittor cognito in Roma”. Non mancherà la lettura di testi di canzoni durante “ParoleEnote” al quale seguirà il concerto del pianistaa Massimilianno speno Damerini. Un anno versi ciale il 2011, da diversi punti di vista, ma per tPiacenza soprattutto per lo spazio che verrà dedicato alla preistoria attraverso diversi appuntamenti, convegni, incontrii ti durante i quali esperti nno del settore illustreranno i nuovi ritrovamentii e le el perioteorie attorno a quel do della storia della terra. Durante “La settimana della cultura”, particolare attenzione verrà posta agli eventi che hanno investito Piacenza durante il quaternario padano. L’elemento del fuoco, dal latino focus, ossia focolare, sarà anch’esso trattato nella sua relazione con la simbologia cristiana e della tradizione occidentale. “La magia della sabbia silicea” è il titolo di un altro evento che intende rivelare l’importanza delle

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punto di riferimento e garanzia di eventi di ottima qualità. La musica, anch’essa, trova ampio spazio e interesse nel panorama culturale piacentino. Tante sono le istituzioni, quale il celeberrimo Conservatorio Nicolini dai cui banchi si sono alzati numerosi talenti musicali, che formano e organizzano eventi musicali. Lo stesso jazz è un genere molto apprezzato a Piacenza, per il quale il Jazz Club dona momenti indimenticabili agli appassionati. “La Settimana della Cultura” si iscrive in una panoramica di più ampio respiro, in un clima di grande sensibilità verso l’argomento e con numerosi appuntamenti e approfondimenti che non sempre trovano spazio in altre circostanze. Da questo punto di vista, il dinosauro di dimensioni reali che sovrasta Piazza Cavalli, si erge come una bandiera per segnalare che il 2011 è l’anno dedicato alla Preistoria, che ha, tra i protagonosti, anche i giganteschi rettili.

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P I Z Z E R I A


di Irina Turcanu

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orprendente l’esiguo iguoo materiale in igu italiano circolantee nella rete ino a uno dei più formatica attorno rchestra del ‘900. importanti direttori d’orchestra Qualche generica nota biografica e palliiera. È questo ciò de indicazioni sulla carriera. che si trova sfogliando le pagine virtuali sul grande Maestro Arturo Toscanini. Non accade lo stesso, nel caso in cui la ricerca venga effettuata in inglese. Che siano gli inglesi più sensibili degli italiani nei confronti del Maestro? O è una strategia? Ossia incuriosire il vagante ricercatore di notizie su Toscanini e attirarlo nella Casa Natale, ora museo, ubicata nel quartiere popolare dell’Oltretorrente a Parma?. In questa dimora, allestita come museo nel 1967, a dieci anni dalla morte del Maestro quando i suoi eredi decisero di donarla al comune di Parma, il curioso visitatore ha la possibilità di visionare e addentrarsi profondamente nella vita e nella carriera artistica di Arturo Toscanini. La tecnologia di ultima generazione, con la quale il museo è munito, consente l’esposizione di documenti autentici, fotografie, quadri, locandine e altri oggetti, tutti predisposti in modo tale da fornire una conoscenza organica del Maestro, attraverso un percorso estremamente suggestivo. Chi era, dunque, Arturo Toscanini? Come prima indicazione, egli è l’unico maschio dei quattro figli di Paola e Claudio Toscanini. Un bimbo che, assieme alle sorelle, incontra non poche difficoltà nel rapporto con il padre, ex combattente nelle file di Garibaldi, e poco incline alla vita domestica, ma particolarmente predisposto all’irresponsabilità e all’alcol. Arturo, però, l’adolescente, è la promessa della Scuola Reale di Musica di Parma ed è, soprattutto, il violoncellista di-

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quotidiano Il Maestro riscoperto nella sua casa museo di Parma


Per gentile concessione della Istituzione Casa della Musica, Parma - Museo Casa natale Arturo Toscanini

PARMA E PROVINCIA

ciannovenne in tour nell’America del Sud con una compagnia d’opera che, a Rio di Janeiro, dirige a memoria l’Aida, dovendo sostituire improvvisamente il direttore Leopold Miguèz. Diventa, dal 1895, a 28 anni, l’importante direttore d’orchestra presso il Regio di Torino, dal quale ha inizio un susseguirsi di eccezionali successi. Il suo nome resterà a lungo legato a quello della Scala di Milano e al Metropolitan di New York, città, quest’ultima, che lo adotterà e nella quale morirà nel 1957, tre anni dopo essersi ritirato completamente dalla direzione del NBC Symphony. L’uomo, Arturo, sposa Marries Carla di Martini nel 1897 e, durante la prima guerra mondiale, non nasconde l’ostilità nei confronti della politica tedesca, organizzando concerti di beneficenza, mentre con l’avvento del fascismo rimane vittima di un’aggressione, dopo essersi rifiutato di dirigere la marcia reale e l’inno fascista. Il direttore d’orchestra, il Maestro Arturo Toscanini – oltre a essere una delle sei celebrità italiane a possedere una stella sulla Walk of Fame hollywoodiana – è rimasto nella memoria come un animo

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eccezionalmente sensibile e capace, interessato sia ai compositori classici sia ai moderni, sia ai suoi connazionali che agli stranieri, e, specialmente, porta la sua firma il notevole cambiamento realizzato nel teatro lirico, spesso ostaggio del tenore o soprano e dei suoi capricci. Toscanini impone e conferisce la stessa importanza al coro, all’orchestra, al movimento scenico, alle luci attuando ciò che Wagner definiva come Gesamtkunstwerk, ossia un lavoro completo d’arte. Esattamente come il risultato ottenuto dagli allestitori del museo Casa Natale Toscanini a Parma: un lavoro completo d’arte. Mantenendo inalterate tutte le caratteristiche e l’atmosfera della casa natale, il museo presenta, attraverso ogni stanza, uno scorcio dell’esistenza del Maestro: “Parma e Toscanini”, “La sua vita”, “L’immagine del mito”, “I suoi compagni di viaggio”, “Toscanini, il disco e gli altri media”, “Gli anni della Scala” e “Altri ricordi…”. Con l’eccezione del lunedì, quando rimane chiuso, la Casa Natale Arturo Toscanini può essere visitata dal martedì al sabato, con i seguenti orari: ore 9.00 - 13.00 e 14.00 - 18.00, e la domenica, dalle 14.00 - 18.00.


di Alessia Benaglio

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ew York e i suoi grattacieli, i parchi e i cartelloni pubblicitari di Times Square. Venezia con la sua laguna, i canali e i ponti. Dubai e le sue invenzioni: isole artificiali, centri commerciali e Ski Resort nel bel mezzo del deserto. Città d’avanguardia, icone di stile che vale la pena visitare almeno una volta nella propria vita. Ci sono anche altre città non così famose che hanno reso inconfondibile il loro modo di essere utilizzando un semplice ma insidioso espediente: il colore, utilizzato per facciate, porte e finestre. In certi comuni italiani è necessario inoltrare una domanda all’ufficio competente per poter dipingere esternamente la propria casa secondo il proprio gusto e soprattutto è necessario presentare un campione della tinta scelta perché venga approvata dal Comune. In altri, è il Comune stesso ad indicare quali siano i colori che possono essere utilizzati per la verniciatura esterna che non comportano alcun impatto ambientale. In ogni caso, è sempre meglio rivolgersi ad un tecnico spe-

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CURIOSITÀ DAL MONDO

Quando facciate e serramenti variopinti esprimono la cultura degli abitanti cializzato per evitare di incorrere in madornali e difficilmente risolvibili errori cromatici. Fortunatamente la burocrazia non riesce sempre a mettere i bastoni tra le ruote. Prendiamo il complesso residenziale di Hundertwasserhaus a Vienna; si tratta del quartiere delle case popolari ed è formato da una cinquantina di appartamenti destinati appunto alle persone meno abbienti della città. Per rendere più vivace e leggera la loro condizione, l’architetto e artista Friedensreich Hundertwasserhaus, ha pensato di abbellire tutte le abitazioni dipingendole con colori vivaci e decorandole con ceramiche colorate. Non solo le case seguono questa gioiosa linea di pensiero, anche i servizi igienici pubblici sono tinteggiati con colori sgargianti. Possiamo trovare esempi simili anche nel nostro Belpaese. Oltre che per la lavorazione dei merletti, Burano è nota anche per la vivacità dei colori delle sue case. Porte, infissi e facciate colorate sono caratteristiche tipiche delle dimore liguri, Monterosso e Riomaggiore sono soltanto alcuni esempi. Come dimenticare le casette colorate attorno alla piazzetta di Portofino, sono la cornice ideale per un paesaggio pronto da immortalare in una fotografia. Questa abitudine ligure venne esportata verso la fine dell’Ottocento dai genovesi fino a Buenos Aires. Gli immigranti genovesi popolarono il quartiere de La Boca e contribuirono a creare l’aspetto che oggi


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lo caratterizza; il quartiere è, infatti, diventato un’attrazione per i turisti per il cosiddetto “Caminito”, la via delle case colorate e del mercatino dell’artigianato. Bando alle velleità estetiche, i Xeneizes (è così che si chiamano gli abitanti del luogo, deformando il termine “Genovese”) colorarono le proprie abitazioni per non sprecare la vernice rimasta dalla

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tinteggiatura delle chiatte. Le ragioni di queste scelte cromatiche sono diverse e divertenti. Si dice che in Irlanda sia abitudine dipingere le porte a causa di una diatriba di quasi un secolo fa: nel quartiere di Ely Place vivevano uno accanto all’altro due famosi ed eccentrici scrittori, le porte di tutte le abitazioni erano verniciate di bianco e, per evitare di

bussare erroneamente alla casa del rivale scrittore, dipinsero le proprie porte una verde ed una rossa. In realtà l’origine di questa usanza viene fatta risalire anche alla volontà degli irlandesi di ribellarsi all’obbligo britannico di dipingere tutte le porte di nero in segno di cordoglio per la morte della Regina Elisabetta. Dal canto loro, per dimostrare che non volevano sottomettersi, dipinsero tutte le porte con colori appariscenti e luminosi. L’arte della colorazione delle case era in voga soprattutto tra i pescatori che erano così in grado di distinguere la propria casa anche una volta preso il largo. In certi casi, i colori scelti sono semplicemente il simbolo di una famiglia o di una casata nobiliare. In altri, invece, erano una necessità per evitare vere e proprie crisi famigliari: le case georgiane erano molto simili tra loro e accadeva spesso che i mariti ubriachi rientrassero nelle case sbagliate e soprattutto dormissero con le mogli sbagliate!


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IMPROBABILI SOGGIORNI IN ALBERGHI ALTERNATIVI

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a vacanza ayurvedica o in agriturismo? Superate, demodè, roba antica. Oggi, per dirsi veramente alternativi non basta incocciare la destinazione giusta, ma serve anche che il luogo eletto a riposar le ossa sia qualcosa di indimenticabile, esclusivo e meglio ancora, unico. Il sito www.unusualhotelsoftheworld. com raccoglie e recensisce ben 213 hotel fra i più strani del pianeta, nel tentativo di accontentare i gusti di coloro che non cercano solo una vacanza, ma qualcosa di più profondo, da raccontare agli altri. In mezzo c’è davvero di tutto, diviso per destinazioni, tipo di esperienza e categoria: si va dai castelli ai tubi di cemento, dalle miniere alle capanne, dai ghiacci eterni alle profondità marine, senza dimenticare i soggiorni all’interno di vari tipi di veicoli e quelli ecologicamente corretti. aprile 2011

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Nel 2002, la compagnia aerea svedese Transjet decide di dismettere un 747-200 ormai in servizio dal lontano 1976. Una società lo acquista con l’idea di farne il Jumbo Hostel (www. jumbostay.com), hotel davvero unico che nasce nel 2008 ad Arlanda, in Svezia, forte di 27 stanze e 76 posti letto, tutti ricavati all’interno della carlinga, con una suite richiestissima nella cabina di pilotaggio. Chi invece ama l’automobile in ogni sua forma, non può farsi sfuggire una notte al V8 Hotel di Stoccarda (www.v8hotel.de). Realizzato sfruttando gli edifici del vecchio aeroporto cittadino, l’hotel offre 34 stanze con ambientazioni rigorosamente automobilistiche, compreso un drive in, un garage, un benzinaio e un autolavaggio. La suite, dedicata ai dirigibili Zeppelin, è in quella che un tempo era la torre di controllo.


CURIOSITÀ DAL MONDO

Tra caverne e igloo Si torna in superficie per approdare nelle sacre caverne del Kopelli’s Cave di Farlington, New Mexico (www.bbonline.com/nm/kokopelli): antiche dimore degli indiani Navajos, datate 65 milioni di anni fa e oggi diventate lussuose stanze dotate di ogni comfort. Per finire in bellezza, non poteva mancare il solito e immancabile albergo di ghiaccio. In questo caso, l’Hotel Kakslautten (kakslauttanen.fi/en), nel cuore della Lapponia, offre la possibilità ai più temerari di soggiornare all’interno di veri igloo fatti di neve e ghiaccio, con temperature abbondantemente sotto lo zero, oppure in una sorta di capsula in vetro, ideale per godersi l’aurora boreale sotto un bel piumone caldo.

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Sott’acqua La suite più richiesta dell’hotel Sala Silvergruva (www.salasilvergruva.se), si trova a 155 metri di profondità, all’interno dell’ex miniera d’argento di Sala, in Svezia. Claustrofobia permettendo, dopo aver attraversato cunicoli e gallerie anticamente affollate dai minatori, si arriva alla Mine suite. La privacy ed il silenzio sono garantiti, ma unici difetti (a parte gli oltre 400 euro a notte di tariffa), sono il bagno a circa 50 metri dalla stanza e una temperatura media ferma sui due gradi appena. Per cambiare paesaggio ma restare comunque sotto il livello del mare, val la pena spostarsi alle incantate Maldive, più precisamente nel lussuoso Conrad Maldives Rangali Island, catena alberghiera di lusso del gruppo Hilton (www.conradhotels. com). Malgrado il paesaggio di irripetibile bellezza valga comunque il viaggio, la particolarità dell’hotel sta tutta in quello che è chiamato “Undersea restaurant”, il ristorante sott’acqua, sistemato ad una decina di metri di profondità, con una vista straordinaria a 360° su uno dei mari più belli del mondo.

Girandola di stranezze Non è ancora abbastanza? Chi non vuol saperne di scendere sottoterra può provare a salire nelle stanze del Treehotel (www.treehotel.se/sv/start), albergo di Harads, Svezia, con le suite adagiate sugli alberi. E quanti invece sognano di vivere in un mondo di fiabe, non possono perdersi il Boot bed and breakfast (www.jesterhouse.co.nz/), uno scarpone trasformato in piccola struttura alberghiera. Situato nella Tamasn Bay, in Nuova Zelanda, una notte nella calzatura costa circa 170 euro. Pare che valga la pena anche pernottare al Das Park Hotel di Ottensheim, in Austria (www.dasparkhotel.net), albergo ideato dall’architetto Andreas Strauss. In pratica si dorme in tubi di cemento armato, quelli usati per le tubature sotterranee. C’è di meglio? Forse, ma almeno per compensare eventuali scomodità, non esiste tariffa: ognuno lascia la cifra che vuole.

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a cura di: Fabrizio Cavalieri

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Biocarburanti sono prodotti agricoli in grado di sostituire la benzina e il diesel. La loro origine naturale li rende più facilmente riassorbibili dalla natura e consente di ridurre del 70% le emissioni di gas serra dal trasporto privato e diminuire l’importazione di petrolio dall’estero. I biocarburanti sono quindi un’importante risorsa per il futuro soprattutto per aiutare l’ambiente e sostenere l’agricoltura, con un potenziale impatto sui prezzi nel loro utilizzo nell’ordine di alcuni centesimi di euro al litro alla pompa. Le fonti da cui ricavare biocarburanti sono molteplici. La prima e quella maggiormente utilizzata è costituita dalle colture commestibili (mais, soia, girasole, bietole, patate e così via), con tutti i problemi che ne derivano. Ma i biocarburanti sono ricavabili anche dalle alghe, dalla jatropha, dal cocco, dalla colza, dai noccioli di olive, dalla canna da zucchero, dagli oli esausti anche alimentari e persino dai rifiuti. Per il 2010 gli obiettivi europei si prefiggevano di raggiungere una miscelazione di benzina e diesel con biocarburanti al 5,75 per cento. Un target che tuttavia è stato spostato al 2015, per raggiungere il 10 per cento al 2020. Sono troppi i problemi. A cominciare dai terreni necessari per garantire le forniture: in Italia servirebbe-

Nel mondo dell’alimentazione ecosostenibile primeggia il Brasile

BIOCARBURANTI:

UN’OCCASIONE MANCATA? aprile 2011

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ATTUALITÀ

ro oltre 2,1 milioni di ettari di superficie coltivabile aggiuntiva rispetto a quella attuale, a fronte di potenziale teorico di soli 0,6 milioni di ettari. In Europa i numeri migliorano: si stima una copertura al 2010 del 50-55 per cento, vale a dire solo 9 milioni di ettari sui 17 necessari. Poi c’è il problema dei costi. Proprio la necessità di non incidere sui prezzi impone uno sviluppo tecnologico verso biocarburanti di seconda e terza generazione derivati dalla cellulosa e dalle alghe. Vi è inoltre la scoperta di scienziati tedeschi che sostengono che grazie al nuovo”BIOLIG”, un nuovo metodo per produrre a basso costo biocarburanti, a partire dal 2012 si potrà risparmiare 0,50 € per litro grazie a questo nuovo processo. Ma a monte di tutto, almeno per quanto concerne l’Italia, c’è l’inadeguatezza delle regole che creano incertezze negli investimenti. Il meccanismo dei certificati introdotti nel 2007 con le direttive europee e non ancora funzionante appieno, fa capo al ministero della Politiche agricole e a quello dello Sviluppo economico per le sanzioni, e a quello dell’Economia per i contingenti defiscalizzati. Un frazionamento che burocratizza e rallenta il processo. La somma della farraginosità della burocrazia con la oggettiva carenza di terreni nella nostra penisola, ha fatto sì che molti imprenditori abbiano rivolto lo sguardo, e i capitali, verso Paesi, soprattutto del continente africano e sudamericano, ove l’attenzione al tipo di investimento e la disponibilità di superfici non agricole è maggiore. Quello che è certo è che mentre nel mondo gli investimenti in produzione di biofuel stanno diventando sempre più consistenti, in Italia siamo ancora al palo. All’estero si sperimenta, si cerca di superare i problemi derivanti dall’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari (che alcuni sostengono essere stati parte di una campagna diffamatoria), e si cerca soprattutto di ridurre la dipendenza dal petrolio e da altre energie inquinanti e pericolose. Pensate solamen-

BRASILE - PIANTAGIONI DI CANNA DA ZUCCHERO

te al Brasile, che grazie al boom dei biocarburanti è passato dall’essere un Paese debitore ad essere un Paese creditore. In Italia si rimane bloccati tra vecchi schemi e sistemi di potere, con mercati oligopolistici che hanno paura di una vera concorrenza la quale minerebbe, grazie ad un offerta concorrenziale con vera possibilità di scelta per i consumatori, l’ordine prestabilito e che sarebbe 47

utile a rompere vecchie convinzioni e status acquisiti (basati principalmente sul petrolio, ma lo stesso ragionamento di potrebbe fare nel campo dell’edilizia), puntando finalmente sull’efficienza e sul benessere della società e dell’ambiente. E’ indubbio che, per l’ennesima volta, si sta perdendo un’opportunità finalizzata al benessere comune, per favorire, al contrario, l’interesse di parte.


a cura di Riccardo Balestri Titolare de l'"Osteria Caveja"

Tagliata alle verdure 1

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Preparazione Dopo avere tagliato in quattro parti uguali il vostro filetto e avere tagliato a fettine sottili le verdure, ponete i medaglioni di manzo sulla griglia e portate alla cottura desiderata, girando di tanto in tanto. Nel mentre, grigliate la vostre verdure, procedendo come avete fatto con il filetto. Nel piatto, precedentemente riscaldato, ponete al centro il filetto che avrete tagliato a fette sottili. Aggiungete le verdure grigliate, decorate il vostro piatto con la rucola e spolverizzate con il grana grattugiato a filangé o l’emmenthal.

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