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Anno 4 - n. 5 giugno 2010
Gianfranco Vissani La ricetta di una grande cucina
In bici per lo scatto di un sorriso All'Open Mind gli scatti di Watanabe e Gagnola
Sudafrica Mondiale Cinque emozioni tra passato Navigando in mari insidiosi presente e futuro dello sport piĂš bello del mondo. La top ten scalzata da internet Giornalisti e calciatori Twilight Saga: Eclipse leggono le carte del Mondiale
Gli emo-amanti non conoscono crisi
Massimo Dapporto Figlio d’arte, grande attore che brilla di luce propria, racconta se stesso, il teatro, la televisione e il cinema >> pg. 10
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SOMMARIO
n.5 - Giugno 2010
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Management
pubblicazione periodica registrata presso il Tribunale di Pavia il 18 marzo 2007 - n. 675 EDITORE: Adverum S.r.l. Via Defendente Sacchi 8, 27100 Pavia tel. (+39) 0382 309826, fax (+39) 0382 308672 www.adverum.net - info@adverum.net DIRITTI: tutti i diritti di p proprietà letteraria e p artistica sono riservati
PRESIDENTE: St Stefano f Spalla S
Redazione DIRETTORE RESPONSABILE: Claudio Milani VISUAL DESIGNER: Chiara Bogliani COLLABORAZIONI Paola Arensi, Alessia Benaglio ,Daniela Capone, Mario Cristiani, Alberto Fiori, Alessandra Lombardi, Fulvio Longoni, Tommaso Montagna, Chiara Pelizza, Simona Rapparelli, Rossana Trespidi, Irina Turcanu
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Gianfranco Vissani qualità e tradizione in cucina
Speciale Mondiali 2010 giornalisti e calciatori leggono le carte del mondiale
Mondiali 2022: Qatar belli freschi
Calvignano la bussola degli amministratori
Rocca de' Giorgi un incantevole angolo di territorio
Breme Sagre e specialità incuneate tra Po e Sesia
Le vie del Lodigiano vacanze in paesaggi mozzafiato
In bici per lo scatto di un sorriso le istantanee di Watanabe e Gagnola
Restauri: il Duomo e il Carmine la magia di far rivivere il tempo
Oltre l'Oltrepò Paesaggi, specialità locali e molto di più
Navigando in mari insidiosi internet ha invaso le nostre vite
Massimo Dapporto Un grande attore si confessa
Sangue, amore e fantasia la saga dei vampiri impazza tra gli adolescenti
Produzione STAMPA: Pv Print s.r.l. V.le della Libertà, 11 - 27100-Pavia LAYOUT PUBBLICITARI E IMPAGINAZIONE: Adverum S.r.l.
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Pavia Piazza Petrarca, 14 • Casorate Primo Via A. Santagostino, 10 • Casteggio Piazza Cavour, 26 • Chignolo Po Via Garibaldi, 137 Gambolò Corso Vittorio Emanuele, 30 • Garlasco Corso Cavour, 162 • Landriano Via Della Rocca, 14 • Mortara Corso Cavour, 18 Robbio Via Marconi, 11 • Santa Maria della Versa P.zza Vittorio Emanuele II, 23 • Stradella Via C. Battisti, 38 • Varzi Via Lombardia, 55 Vigevano Via Merula 28/30 • Voghera Via Emilia, 110 • Voghera Agenzia 2 Via Zanardi, 7
FONDO
Claudio Milani Direttore
Massimiliano e Luigi Due ferite lancinanti che si sommano ad altre, troppe.
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assimiliano e Luigi non torneranno a casa, alle 9.15, le 5.45 per i loro familiari, il blindato Lince su cui viaggiavano è stato dilaniato da un ordigno ad altissimo potenziale, 25 chilometri a sud di Bala Murghab, Afghanistan.. Le notizie sono immediatamente rimbalzate tra i media e i due “ragazzi” così li chiamiamo, sono entrati nella schiera di Quelli di Nassirya. Nelle cronache, nei discorsi di cordoglio, troppo spesso di circostanza, l’appellativo ragazzi, torna più e più volte. I nostri ragazzi. Quasi a voler dichiarare, ora che non torneranno più, un affetto che troppo spesso è mancato quando erano in vita. Tavole rotonde, articoli e trasmissioni vengono messi in scena con la stessa cinica e oscena ignoranza di chi si fregava le mani per il terremoto. La stessa barbara ipocrisia di chi approfitta e ruba sottraendo risorse alla comunità. Il dolore e il lutto durano un attimo e poi, presi dal solito ritmo frenetico, ci lasciamo trascinare da altre notizie, ormai incalliti nei sentimenti e incapaci di fermarci a omaggiare l’enorme tributo versato. Le colonne dei giornali e i dibattiti televisivi hanno di nuovo riproposta la stucchevole diatriba: devono tornare a casa – la missione continua. Qual è la verità?
Ognuno ne ha una. Ogni italiano nel proprio animo, lasciato da parte il tifo calcistico, i problemi familiari, il decoder che non funziona e i colleghi inetti, sa se è giusto partecipare o no. Ogni afgano, vittima di soprusi, raggelato dalla paura, prepotente o soggiogato sa se deve lasciar calpestare il proprio suolo da scarponi offensivi o respingere con un botto alimentando l’odio. La politica del vivi e lascia vivere va bene nei rapporti di vicinato e forse avrebbe consentito a Massimiliano e Luigi di festeggiare i trentaquattro e i venticinque anni, ma se noi fossimo gli altri, se quegli afgani o quegli iracheni, calpestati e martoriati fossero i nostri fratelli, le nostre sorelle, i nostri padri o le nostre madri, sapremmo adattarci al vivi e lascia vivere?
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Non esiste una risposta. esistono le risposte: tutte vere e tutte false. Sono tanti i Massimiliano e i Luigi, meritano di festeggiare un altro compleanno e meritano il nostro rispetto e il nostro affetto. Loro, per incoscienza, per coraggio, per solidarietà o per dovere rischiano la vita. Noi, continuiamo ad andare in ufficio.
di Paola Arensi
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L’alimentazione quotidiana è basilare per il benessere fisico e mentale di una persona. Proprio per questo si deve puntare su alimenti di qualità, senza esagerare con le dosi e soprattutto riscoprire i sapori tipici delle innumerevoli località italiane che si caratterizzano per specialità locali” parla il famoso chef Gianfranco Vissani, in televisione da vent’anni nelle vesti di esperto e volto del programma La prova del cuoco in onda su Rai 1.Vissani nasce nel 1951 nella cittadella medioevale di Civitella del Lago (Orvieto), in Umbria e frequenta la scuola alberghiera di Stato a Spoleto. Figlio d'arte, il cuoco ha iniziato a 13 anni con i genitori, nel ristorante sul lago di Corbara, Casa Vissani, che oggi gestisce da solo. Conseguito nel 1967 il diploma, Vissani lascia la sua regione per un lungo periodo di formazione durante il quale lavora nei più qualificati alberghi e ristoranti italiani come Excelsior di Venezia, il Miramonti Majestic di Cortina d’Ampezzo, il Grand Hotel di Firenze e Zì Teresa di Napoli. Durante questi soggiorni la sua spiccata personalità e la sua curiosità lo portano ad approfondire la conoscenza delle tradizioni gastronomiche locali. Nel 1974 Gianfranco Vissani torna in Umbria e apre il suo ristorante a Civitella del Lago. Locale che il professionista gestisce ancora oggi. Negli anni successivi Vissani viene segnalato tra i primi in Italia in tutte le guide gastronomiche. Poi arriva, nel 2000, la laurea Honoris Causa dall’Università di Camerino, per il Titolo di Testimonial Accademico dell’Arte gastronomica per la Valorizzazione dei Prodotti del Territorio:”Quello che la gente chiama successo non mi ha per niente cambiato. Quando viaggio porto sempre e solo con me la mia vita e i valori che cerco di darle. Non vedo l’ora di scoprire nuovi cibi per assaggiarli con la famiglia. Chi mi conosce sa che non può tornare da un viaggio senza portarmi qualcosa di buono” spiega con simpatia l’esperto
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Gianfranco
Vissani Qualità e tradizione
sono il burro e l’olio di ogni piatto
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dei fornelli. Un personaggio che, nonostante la fama, è disponibile e accogliente come il titolare di qualsiasi piccola trattoria:”Le realtà minori sono quelle che preferisco se cucinano prodotti genuini quotidianamente e non propinano ai clienti piatti riscaldati infinite volte o cucinati giorni prima. La pasta fatta in casa è sempre la migliore ma si trova difficilmente. Ogni volta che qualcuno assaggia un piatto è come tornare al primo ed emozionante giorno in cucina che per me risale al 1962. All’epoca ero agitatissimo e non capivo perché i cuochi, vestiti rigorosamente di bianco, correvano avanti e indietro senza sosta. Lì mi è stato insegnato che in cucina contano soprattutto tre aspetti: pulizia, tecnica e precisione. Fondamenti della materia da non dimenticare mai. Così come posso dire che gli ingredienti immancabili in qualsiasi situazione sono essenzialmente due: il burro e l’olio extra vergine”. Durante la carriera Vissani viaggia in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone dove tiene lezioni di cucina, dimostrazioni per la stampa, pranzi di rappresentanza, gare gastronomiche. Significativa è anche la sua attività divulgativa, esercitata tramite stampa, radio e televisione:”Vorrei che la gente smettesse di andare al supermercato e riempire tre carrelli alla volta perché il prodotto, dopo tot tempo, perde la sua essenza e tenerlo lì troppo a lungo non va bene. E’ necessario riscoprire i veri sapori e oltre tutto badare a ciò che si sceglie. Si deve optare per prodotti doc, dop e più controllati possibili. In Italia ci sono molte aziende di qualità, anche piccole, ma i costi di trasporto non permettono di portare questi alimenti di valore in tutte le regioni. Però non dobbiamo permettere alla grande distribuzione di offrirci articoli scadenti”. Vissani è promotore di una cucina di alta qualità, basata su ingredienti genuini e su piatti della tradizione italiana ma interpretati con grande creatività e con molta fantasia:”Benché non sia contrario alla tecnologia che, ovviamente, avanza, contrasto
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Ho imparato che in cucina contano soprattutto tre aspetti: pulizia, tecnica e precisione
INTERVISTA
vivamente la cucina molecolare, il carbone attivo, l’azoto. La cosa importante è mantenere il prodotto sano, riconoscenere i nostri ingredienti e preservarli da artefici. Nessuno può diventare un bravo chef senza conoscere i piatti dei propri nonni, è sbagliato improvvisarsi. Più utile è alleggerire piatti che una volta ci venivano serviti troppo pesanti. Insomma, i nostri predecessori hanno dato la vita per lasciarci un mondo pulito e sano. Noi dobbiamo fare lo stesso, lo scopo dell’esistenza è questo. Altrimenti per cosa siamo venuti al mondo?! Quindi vorrei che la gente si insospettisse quando improvvisamente un ristorante abbassa i prezzi. oggi c’è l’invasione del biologico. Ci sono troppi cambiamenti che snaturano l’Italia. Non c’è più rispetto della materia prima, non si sa più disossare un pollo e non si conoscono i pezzi anatomici di un vitello. Inoltre i prodotti restano sott’olio moltissimo tempo ma dopo sei mesi la qualità degli stessi scade e nessuno lo sa. La gente non verifica più la fattezza di ciò che mette nel carrello e quindi in bocca. Sono problemi seri”. Ma quali sono i cibi preferiti di Vissani:”Amo il risotto alla milanese preparato, come da tradizione, con osso buco e midollo. Ma anche le bruschette se di qualità. Tuttavia sperimento sempre anche le novità per rimanere al passo con i tempi. Inoltre credo che non sia necessario abbinare in maniera ossessiva numerosi tipi di vino ai vari piatti. Oggi ci sono nettari di qualità bevibili durante tutta la cena. Negli anni Ottanta certi assaggi erano molto di moda ma attualmente le cose sono cambiate”. Poi un consiglio a chi segue diete:”Attenzione al pane perché contiene lieviti che fanno ingrassare. Va consumato in ridotte quantità solo la mattina. Questa cautela permette di smaltirlo durante la giornata”.
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di Sofia Meyer
Il calcio che verrà e quello che è stato Speranze e sogni alla vigilia di un mondiale sudafricano che, inevitabilmente, dovrà fare i conti con quelli che l’hanno preceduto.
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Massimo Caputi
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er la prima volta lo scintillio dell'evento sportivo più amato al mondo brilla nella Africa nera. Massimo Caputi, già conduttore di Galagoal, Goleada, La domenica sportiva e Quelli che il calcio, aggiungerà questo Mondiale alla collezione che spazia dai Mondiali di pallavolo, al tour dell'Avvenire di ciclismo, passando per Goodwill Games e Olimpiadi di Seul e Barcellona, mondiali di Italia 90, Usa 94 e Francia 98, Europei di Germania 88, Svezia 92, Inghilterra 96 e Belgio-Olanda 2000. E ancora, coppa America di Cile (91), Uruguay (95), Bolivia (97) e Paraguay (99).
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osa si aspetta da questo Mondiale?
«E' il primo d'Africa, e questa è la particolarità: è un continente che non ha mai ospitato un evento come questo, la Confederation cup è tutta un'altra cosa. Questo dimostra la globalizzazione anche del gioco del calcio. Sono curioso di vedere come saranno organizzati». Ci sono preoccupazioni? «In paesi dove c'è una cultura calcistica consolidata i presupposti sono garantiti. In Sudafrica vogliamo vedere come accoglieranno questo grande evento.
Diciamo che, per fare un esempio, negli Stati uniti c'erano grandi impianti ma si vedeva che era un paese dove il calcio non è lo sport nazionale: se il Mondiale si gioca in uno stato dove il calcio è cultura, è tradizione, si vive in maniera diversa da quello giocato in un paese dove il calcio non ha storia. Mi aspetto accada anche in Sudafrica, dove è il rugby a farla da padrone. L'Africa ha grandi calciatori, ma il Sudafrica non è, calcisticamente, né il Camerun né il Ghana».
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erò, proprio per essere il primo Mondiale d'Africa le aspettative, anche africane, sono elevatissime...
«Credo ci sarà molto entusiasmo: uno dei ricordi principali degli eventi calcistici sudamericani, che in questo momento associo a questo Mondiale, è quello del gran rumoreggiare sulle tribune, rumori assordanti prodotti da strumenti sconosciuti».
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utti gli occhi saranno puntati su un Paese che, una volta uscito dall'Apartheid, ha ancora tante contraddizioni da risolvere, dalle disparità economiche e culturali alla piaga dell'Aids, passando per i diritti umani. I media riusciranno a guardarsi intorno, oltre che guardare all'evento sportivo?
«L'attenzione non sarà unicamente sul calcio: anche la vigilia di questi mondiali dimostra che c'è una voglia di conoscere il paese e vedere quale ne sia la realtà. Ma c'è anche un pizzico di preoccupazione tra tutti quanti noi che andremo lì, ci hanno detto di stare attenti: non si tratta solo delle minacce di terrorismo, dovremo fare attenzione alle nostre frequentazioni e agli spostamenti. E' una realtà aspra, quella del Sudafrica: ad una prima impressione non è un posto dove stare troppo rilassati».
milioni di spettatori: mi aspetto uno spirito positivo, magari meno avvelenato di quello che circonda il campionato in Italia».
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u quali squadre punterebbe?
«Il Brasile è favoloso, in Europa è la Spagna ad essere prima su tutti, insieme a Gran Bretagna e poi l’Argentina. In questo momento, sono le più forti. La mia speranza è che sia un Mondiale di livello tecnico elevato. I protagonisti saranno Cristiano Ronaldo, Rooney e Messi».
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calcisticamente, come se lo immagina?
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dell'Italia cosa dice?
«Credo che sia potenzialmente un grande Mondiale, con grandi nazionali e giocatori. I migliori, d'altronde, sono stati spesso e volentieri delle sorprese, anche se, storicamente, se si gioca in Europa solitamente vincono le europee, fuori le squadre extraeuropee perché le nostre in situazioni atipiche come l'altura, o i cali di temperatura dovuti alle escursioni termiche soffrono di più. Rimane sempre la festa di uno sport, con
«Sono convinto che Lippi punterà sul gruppo e la forza della squadra unita. Sono scettico sulle possibilità, anche se la nostra nazionale resta tra le favorite: l'impressione è che si appoggi troppo su giocatori che hanno fatto un brutto campionato: se nello stage ci sono 7 o 8 juventini, faccio fatica a credere che in 15 giorni ritroveranno lo smalto».
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di Paola Arensi
Il calcio di oggi L'opinione di Amedeo Goria
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Amedeo ASSESSORE A Goria TTIVITÀ PRODUTTIVE,LAVORO E FORMAZIONE
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utto ciò che ruota intorno al calcio si è modificato ma i valori no, quelli restano! Parola del giornalista sportivo Amedeo Goria che, al termine del campionato e in vista dei Mondiali di calcio Sud Africa 2010 racconta: “il pallone è cambiato così come la società e la comunicazione. Oggi prevalgono gli affari. Una volta il contatto con i giocatori era molto più diretto. A fine partita andavi negli spogliatoi a parlare direttamente con chi era sceso in campo. Oggi invece devi sorbirti noiose conferenze stampa organizzate dalle società. Una prassi filtrante, distaccata, disumanizzante. Del resto, calciatori e allenatori sono pic-
cole aziende da far fruttare. Le sfruttano persino i politici con i loro commenti improvvisati”. I ricordi tornano al Goria ragazzo che, una volta entrato nell’ Albo dei giornalisti, dopo alcune collaborazioni con giornali minori, viene assunto dalla Rai e impiegato prevalentemente come inviato dei vari Telegiornali. Poi la sua passione sportiva è premiata con l’ingresso nella redazione di Rai Sport di cui fa parte ancora oggi. Negli anni Novanta, Goria lavora in Rai come conduttore e prevalentemente ad Uno Mattina Estate: “Il settore calcistico è il paradiso dei furbi. C’è scarsa moralità. Parlo di un sistema che esce vincitore
perché il popolo italiano non sa ribellarsi ai soprusi quotidiani. Fenomeni come il razzismo vanno contrastati, è vero, anche se a volte li si confonde con semplici insulti fini a se stessi. Basterebbe essere tutti più educati. E’ la mancanza di buone maniere che ferisce di più e questo non solo in ambito sportivo. Chi ci governa non dà certo il buon esempio. Tuttavia voglio sottolineare un aspetto positivo che nonostante il contesto non si è mai modificato: nell’ambito dei valori resta una buona credibilità. Chi gioca lo fa per suo desiderio, con perizia e lealtà”. Per l’esperto quando i calciatori lasciano il campo, magari delusi per una sconfitta più o meno meritata, si arrabbiano, soffrono, discutono, a volte litigano con chi non si è speso completamente durante la partita e poteva dare di più, mostrano la fatica. Allo stesso tempo chi ha trionfato si abbraccia, gioisce, palesa sincera gioia: “Questo si è sempre visto ed è alla base dello sport” continua l’opinionista televisivo. Quindi, spenti i riflettori, emerge un calcio pulito, incontaminato e tanta voglia di praticarlo a dispetto di manager approfittatori. Secondo Goria la censura calcistica c’è
ma se tenuta a bada, permette comunque al giornalista di fare un buon lavoro: “Spesso non puoi parlare. Ma poi accade che, se tu mantieni segrete alcune informazioni, il personaggio sportivo in questione, forse perché pagato, ma comunque divertendosi, si racconta nel dettaglio in programmi televisivi che vanno al di là della tradizionale cronaca sportiva”. Goria si esprime sul campionato di serie A: “L’Inter è un’entità sola contro tutti. Parlo di una predominanza fisica ma anche di un allenatore come Mourinho con grandi ideali e motivazioni. Ricorda molto Lippi nei mondiali 2006 quando aveva tutti contro e ha raddoppiato gli sforzi della sua nazionale riuscendo a trionfare. La squadra ha avuto un momento buio nel quale la Roma ha recuperato ben 13 punti ma alla fine si è ripresa anche grazie alla spinta della Champions League”. Per il giornalista il miglior giocatore italiano è Di Natale dell’Udinese: “Gli auguro il meglio in vista dei Mondiali, se lo merita. Invece a livello internazionale i calciatori più validi sono Messi del Barcellona e Ro-
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oney del Menchester United”. Infine i pronostici per i mondiali: “Molti temono che questa sfida si riveli come quella del 1986. Mondiale flop, dopo la vittoria del 1982. Ma questa volta l’Italia parte con un girone facile sfidando Paraguay, Nuova Zelanda e Slovenia. Quindi non può non arrivare agli ottavi. Lì, forse, incontrerà il Camerun e poi la Spagna”. A proposito della nazionale che affronterà l’avventura dei Mondiali, prosegue: “L’allenatore confida sui vecchi marinai benché qualcuno nella Juventus abbia fallito. Di solito la nostra squadra parte male e poi si esalta. E’ vero, alcuni avversari sono temibili, ma meno di quanto si pensi. Lo stesso Brasile ha punti deboli e giocatori stanchi, nonostante subiscano meno pressione e giochino con più allegria. Preoccupa la Spagna, campione uscente d’Europa, ma anche lì qualche giocatore non è in forma. Attese performance dall’Inghilterra e dell’Argentina che è una sorpresa ma ha come commissario tecnico Maradona e questo fa pensare”.
di Paola Arensi
Il campionato e i mondiali Calcio, come è andata e come andrà secondo Luca Serafini
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Luca ASSESSORE Serafi ATTIVITÀ ni PRODUTTIVE,LAVORO E FORMAZIONE
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ette anni tra Brescia e Bergamo a seguire la cronaca nera con la guida di direttori come Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro. Tre anni a Supergoal con Maurizio Mosca. Quattro anni a Tv Sorrisi e Canzoni. Cinque anni a Telepiù, oggi Sky. Collaborazioni dal 1986 con Mediaset e un contratto fisso dal 1996. Sono questi i numeri che raccontano l’esperienza del giornalista sportivo Luca Serafini nato a Milano il 12 agosto 1961. Autore del recente libro intitolato Soianito, esprime un parere sul lavoro di giornalista sportivo: “Il mio primo pensiero va al periodo adolescenziale
quando conoscevo le figlie di Antonello Mosca che, sapendomi appassionato di scrittura, mi hanno presentato Giovanni Mosca. Mi disse: ho grande stima del giornalista sportivo perché, a differenza del normale cronista che ogni giorno scrive storie nuove, parla sempre delle stesse cose e deve essere abile a ricostruirne il contesto. Infatti dietro ad ogni vicenda sportiva c’è la vita del personaggio che la rappresenta, il suo carattere, il vissuto, gli sforzi, i sacrifici, le ambizioni, gli stati d’animo. Io oggi aggiungo che purtroppo c’è anche il gossip. Gino Palumbo fu il grande inventore di -Lo spogliatoio- che
in sostanza riassumeva tutto questo. Comunque, al di là delle prassi, l’importante è raccontare i fatti in modo tale che tutti, anche i profani del settore, possano capire”. Secondo Serafini il campionato di serie A ha lasciato emergere soprattutto le qualità della Roma: “Grazie a Ranieri la squadra ha contrastato l’Inter con un carisma straordinario. Dal 2006, epoca di calciopoli, la vera rivale dei milanesi è sempre stata lei, unica realtà non coinvolta negli scandali”. Ma piovono rimproveri per l’allenatore neroazzurro Mourinho: “Invece di criticare aspramente in pubblico l’arroganza del 20enne Balotelli, come ha fatto di settimana in settimana, avrebbe dovuto aiutarlo a migliorarsi. Questo ripensando soprattutto ai suoi trascorsi: un abbandono da neonato a Palermo, i primi due anni di vita cresciuto dagli infermieri dell’ospedale, poi l’adozione in una bella famiglia che lo ama e rispetta e gli ha dato il nome e infine il trasferimento a Concesio. Paese che, ironia della sorte, affianca la località in cui vivono i suoi veri genitori. Loro l’hanno ripudiato due volte”. Da biasimare anche il gesto di Totti che ha colpito alle spalle Balotel-
li: “E’ stata un’aggressione ignominiosa. La smorfia stizzita sul viso del calciatore ha chiarito le sue reali intenzioni: un gesto meschino, premeditato, che avrebbe potuto ferire molto pesantemente l’avversario e meritava almeno otto giornate di espulsione. Per le successive scuse non concedo attenuanti, Totti sbaglia troppo spesso e crede che rimediando a parole in un secondo tempo tutto si risolva. Invece lui è il capitano e un simbolo, quindi dovrebbe comportarsi diversamente”. Il cronista ha ritenuto sorprendenti il Palermo, la Sampdoria, il Chievo, che non ha mai rischiato di retrocedere, il Cagliari e la Fiorentina “meravigliosa anche in Coppa dei campioni ma solo fino agli ottavi. Invece la Juventus mi ha deluso profondamente. D’altronde la formazione aveva bisogno di un allenatore che la facesse vincere ma soprattutto che aiutasse una dirigenza piuttosto giovane. Avrei visto bene Fabio Capello, Luciano Spalletti, Guus Hiddink. Gli sforzi e i sacrifici economici sono stati fatti ma ciò non è bastato. Si sono aggiunti numerosi infor-
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tuni che hanno complicato le cose”. Amarezza anche per un Milan scarso: “A parte il terzo posto, tra le prime sette giornate di campionato e le altre nove la squadra ha fatto 16 punti. Una media più bassa dell’Atalanta che è retrocessa in B. Più che i risultati mancano il futuro e gli investimenti”. Anche il Genoa avrebbe potuto fare di più così come la Lazio che, dopo aver iniziato bene, è andata peggiorando. Poi cattivi presagi in vista dei Campionati mondiali: “In Sudafrica soffriremo. Molti giocatori dei prescelti per la nazionale hanno alle spalle stagioni deprimenti, sono trentenni acciaccati. Parlo ad esempio di Cannavaro, Buffon, Camoranesi, Gattuso, Iaquinta. Sarebbe utile un ringiovanimento. Io avrei valutato Poli della Sampdoria. Ignorati da sempre anche validi giocatori più anziani come Cassano e Ambrosini”.
di Paola Arensi
Un cielo dipinto di rossonero Il calcio tra ieri e oggi nelle parole di Giovanni Lodetti
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ASSESSORE A TTIVITÀ PRODUTTIVE,LAVORO E FORMAZIONE Giovanni Lodetti
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l libro “Un cielo dipinto di rossonero”, scritto da Curzia Ferrari con prefazione di Silvio Berlusconi, ha per protagonista l’ex gloria del Milan Giovanni Lodetti che, attraverso un semplice tratto d’inchiostro, ripercorre la sua carriera calcistica ma soprattutto una vita ricca di soddisfazioni. Nato a Caselle Lurani (LO) il 10 agosto 1942, ha giocato nel Milan vincendo vari scudetti, la Coppa Italia 1967, la Coppa delle Coppe 1968, la Coppa dei Campioni 1969 e la Coppa Intercontinentale dello stesso anno. Nel 1970 il Calciatore, che oggi si racconta per &Co
Magazine, ha lasciato il Milan e giocato nella Sampdoria, nel Foggia e nel Novara: “All’epoca non c’era tutta la notorietà di cui godono i calciatori di oggi. Io, ad esempio, sono diventato famoso soltanto negli ultimi anni grazie alla televisione”. Secondo Lodetti il calcio sta perdendo fascino e i tifosi veri, “quelli che vanno allo stadio per divertirsi e odiano gli eccessi”, si stanno disinnamorando: “E’ svanito lo spirito sportivo che caratterizzava le squadre dei miei tempi. Prima giocavi soltanto per passione. Non ho mai ambito a far carriera, è capitato e basta. E quando vedo genitori che
insistono a far giocare i figli a pallone forzatamente provo un gran dolore. In questo modo, sperando di fargli raggiungere il successo e magari di sistemarsi con i loro soldi, si rovina la creatività. L’età tra i 13 e i 17 anni per me è stata speciale: all’oratorio, in campo, si dava spazio a tutti, anche ai brocchi. Così come dovrebbe accadere tuttora nel calcio locale che, purtroppo, si sta spegnendo. Adesso ti selezionano a 10 anni e ti tolgono la libertà”. Prima di guadagnare popolarità per la sua bravura Lodetti era un ragazzo qualsiasi che giocava per il Caselle Lurani senza prendersi troppo sul serio:”E’ stato il parroco don Giovanni delle Donne a notarmi e a contattare il Milan. Quando i tecnici sono scesi in Lambretta per valutarmi l’ho saputo soltanto a fine partita. Alla prima selezione ho indossato una delle maglie disponibili per l’allenamento. Erano di vari colori ma è me è toccata subito la rossonera. E’ stato solo allora che ho creduto di potercela fare. Non scambierei mai questi emozionanti ricordi con i conti in banca astronomici degli attuali calciatori. Negli anni Sessanta e Settanta, in squadra si respirava amicizia, non prevalevano gli interessi economici e i politici non si improvvisavano commentatori sportivi”. Nel suo libro Lodetti si descrive con l’umiltà di sempre e la stessa bontà d’animo che spesso lo riporta nel Lodigiano a giocare per beneficenza. Numerosi gli aneddoti come i racconti felici delle partite al campo
milanese sotto casa, dopo il ritiro all’età di 36 anni, in cui il campione giocava in veste anonima dicendo di chiamarsi “Ceramica” come la ditta appena avvia-
ta; oppure il derby vinto nel 1964 grazie alle sue 3 reti contro una grande Inter. L’opinionista non risparmia un’analisi del calcio attuale: “Il campionato di serie A di quest’anno ha vissuto un combattimento continuo che ha spossato alcune squadre come il Milan e la Roma. Formazioni capaci di sforzi incredibili per
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inseguire e raggiungere una fortissima Inter. Invece l’errore dei neroazzurri è stato sentirsi campioni d’Italia tre mesi fa”. In quanto al recente gesto di Totti e all’espulsione: “E’ stato un comportamento inaccettabile. Non tanto la reazione, perché spesso in campo le emozioni non si riescono a controllare, ma per le giustificazioni che l’interessato ha dato successivamente. Se ama la Roma, bene, ma questo non lo autorizza a picchiare. Certi comportamenti andrebbero contrastati e non strumentalizzati. Per esempio spesso si parla di razzismo esageratamente. Da condannare anche l’ultima partita a porte chiuse del Genoa, episodio tristissimo. Certamente gli arbitri, che spesso sono criticati, hanno una grande preparazione tecnica. Ma a volte mancano di una visione generale che sanno offrire solo i calciatori arrivati a un certo livello”. Poi una battuta sulla Champions League: “E’ stata piuttosto scontata, con tre o quattro squadre più forti, le solite. Tutto atteso salvo la sorpresa del Chelsea”. Infine pronostici per i campionati mondiali: “Lippi porterà con sé giocatori troppo avanti con l’età. E’ vero, loro vanno d’accordo e hanno vinto l’ultima volta, ma forse per una maggior determinazione serviva più ricambio. Qualche giovane in gamba non avrebbe guastato”.
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I.P.
Il giusto equilibrio Il nostro centro è frequentato da sia da sportivi professionisti e amatori, sia da pazienti con patologie di varie origini. L’esperienza in campo sportivo e le apparecchiature di cui siamo dotati, offrono una sicurezza al raggiungimento dell'obiettivo guarigione, per le patologie sia sportive che non, monitorando con ecografie il decorso della patologia. Gli specialisti che operano nel nostro centro, hanno acquisito esperienze in vari settori della medicina e della riabilitazione, affinando le loro conoscenze nel campo della medicina sportiva, estetica, omeopatica, nella fisiokinesiterapia classica, nella rieducazione posturale metodo Mèzières-Bertelè, nei trattamenti miofasciali, nell'osteopatia, nella riflessologia plantare e nella rieducazione funzionale. Le collaborazioni che alcuni di noi hanno avuto con società sportive ad alto livello, come ad esempio Roma calcio, Lazio calcio, motociclismo, pallavolo, basket, tennis, golf, ci hanno permesso di mettere a punto dei protocolli specifici per ogni patologia. In particolare con il Dott.
Patacchini, medico della nazionale di rugby, si è visto che l'associazione Tecarterapia e Criolaserforesi nelle patologie contusive infiammatorie e nelle contratture muscolari, fa più che dimezzare i tempi di recupero. Il recupero dell'infortunio di Totti prima dei mondiali vittoriosi del 2006 ha visto la nostra collaborazione sia nella stesura che nell'esecuzione del protocollo terapeutico dei principi attivi veicolati con il Criolaserforesi, di cui noi siamo esclusivisti. Un'altra area di attività del centro è la medicina estetica, che utilizza sia le tecniche tradizionali sia le apparecchiature più moderne. I trattamenti effettuati vanno dalla Biorivitalizzazione del viso e decolletee con mesoterapia alla più moderna e non traumatica dell'Intraceuticals oxygen ed il Criolaserforesi. La nostra forza è nell'essere i primi nella provincia ad utilizzare la vera Intraceuticals oxygen, la tecnologia dell'ossigeno iperbarico di cui la star Madonna è testimonial. Questa tecnica è tanto amata dalle stars di tutto il mondo per la sua semplicità e immediatezza;
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risultati perfetti per la biorivitalizzazione e il rilassamento cutaneo con appiattimento delle rughe, nella riduzione delle macchie cutanee del viso e delle mani e acne nelle sue varie fasi e forme. Filler, botox e peeling sono gli altri trattamenti medico estetici che donano un viso ringiovanito in pochi minuti. Anche il nostro corpo ha la necessità di essere curato. I fastidiosi “rotolini” di grasso nel girovita, sui fianchi o nell'interno coscia ora possono essere ridotti sia con tecnica Intralipoterapia sia con Criolaserforesi. La possibilità di utilizzare più tecniche di trattamento ci permette di risolvere problemi estetici perché si adattano ad ogni tipo di pelle. Medicina estetica e medicina sportiva possono essere le due vie per proteggere e rallentare i segni delle aggressioni dello smog e dell'età sul nostro fisico. Non dimentichiamo che essere “belli e giovani” non è sempre sinonimo di star bene, bisogna saper raggiungere il giusto equilibrio tra attività fisica e cura del proprio aspetto.
di Alberto Fiori
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ui si producono soldi, ma così tanti che per riuscire a spenderne almeno una parte ti devi mettere d’impegno e in fondo a pensarci è un vero peccato, perché ne avresti così tanti da non aver bisogno di lavorare per le prossime settecento generazioni e invece trovare i modi di sperperarli diventa comunque un impegno. E se nella vita non è una maledizione questa, allora è difficile immaginarne un’altra. Il posto è il Qatar, brulla e inospitale regione della penisola arabica ricca in superficie di rocce secche che non si fila nessuno, e appena qualche centimetro più in basso di immensi giacimenti di petrolio e gas naturale che il mondo fa la fila per averne un po’. Qui le città sorgono come un gioco di prestigio, rubando spazio al deserto e ad un caldo che rosola, e l’ultimo passatempo nazionale è quello di entrare ad ogni costo nel circuito dei grandi eventi sportivi. In effetti una gara del motomondiale c’è già, e malgrado l’ottima impressione offerta al mondo ospitando i Giochi Asiatici del 2006, la candidatura per l’Olimpiade 2016 è stata bocciata dal Cio solo per questioni di clima. Ma da queste parti rinunciare non fa parte dello spirito locale, così lo sceicco Mohammed bin Hamad bin Khalifa Al Thani e Saoud al-Mouhanadi, il primo capofila del neonato comi-
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Il Qatar si è candidato per ospitare i Mondiali di calcio del 2022, e lo fa promettendo impianti al limite del fantascientifico, con l’aria condizionata in campo
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Belli freschi
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tato promotore ed il secondo segretario generale della federazione calcistica del luogo, hanno annunciato al mondo l’intenzione del Qatar di candidarsi per i mondiali di calcio Fifa del 2022. Come ambasciatori di buona volontà, i signori del Qatar possono contare sui pareri favorevoli espressi da gente come Gabriel Batistuta, Josep Guardiola e Roger Milla, campioni della pedata approdati da queste parti per finire la carriera, coperti di soldi e onori mentre la panza avanzava inesorabile sotto le magliette.
AL-KHOR
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Ma non basta ancora: per riuscire nell’impresa di portare il gran circo del pallone da queste parti ci sono da vincere concorrenze agguerrite come l’Inghilterra, il tandem Belgio-Olanda e quello Spagna-Portogallo, senza contare Giappone, Cina, Messico, Stati Uniti, Russia, Australia e Canada, paesi da cui giungono segnali di irrequietezza. Per questo, in Qatar hanno giocato con grande anticipo la carta dello stupore, rendendo pubbliche alcune immagini degli stadi che hanno in mente di costruire o
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di rivedere quelli esistenti, se la candidatura sarà accettata. Con una premessa fondamentale legata al solito problema del clima: stiamo studiando un calendario che preveda le partite solo dopo il tramonto e stadi con sistemi di areazione e raffreddamento, per garantire la completa sopravvivenza di pubblico e atleti. Gli impianti, per finire, al temine del mondiale potranno essere smontati e trasferiti in altre zone dell’Africa dove c’è più bisogno. Per avere un’idea dello sforzo, sospeso
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fra la definizione di faraonico e quella di titanico, si inizi a prendere come esempio il suggestivo impianto di Al-Shamal, previsto in una località non ancora precisata nel nord del paese, sul limitare del Golfo Arabico: 42.500 posti e la forma ispirata ai “dowhs”, le tipiche e tradizionali imbarcazioni da pesca di queste zone, ancora Al-Kohr, un’immensa conchiglia capace di contenere 45.330 spettatori e Al-Wakrah, colossale impianto tempestato di terme, piscine e centri commerciali. A questi vanno aggiunti
AL-WAKRA
altri due impianti esistenti, ma ripensati totalmente: Al Rayyan, circa 20 km a est di Doha, per cui è prevista la creazione di una membrana gigantesca con funzioni di schermo, per proiettare all’esterno le immagini dell’incontro e le informazioni necessarie al pubblico. Per finire Al Gharafa, nei dintorni di Doha: un immenso e coloratissimo cesto di vimini che rappresenterà le bandiere di tutti i paesi partecipanti al mondiale. Ultimo capitolo da valutare quello geopolitico, da interpretare secondo le logi-
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che democristiane da manuale Cencelli: se l’edizione del 2014 è del Brasile, significa che quella successiva (2018) sarà quasi certamente in Europa. Ma nulla impedisce che il 2022 tocchi proprio ad un paese arabo, realtà con cui prima o poi bisognerà fare i conti anche in questioni simili. A proposito, una quisquiglia finale, ma val la pena dirla per non nasconderci più nulla: la Nazionale del Qatar non è mai riuscita a qualificarsi alle fasi finali di un mondiale. Ma in fondo, a chi importa?
Vie di terra e vie d’acqua: Provincia di Pavia
Renata Crotti - Assessore al Turismo e alle Attività Termali della Provincia di Pavia
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nche la nostra provincia si sta attrezzando per diventare sempre più attrattiva agli occhi dei cicloturisti, dei camminatori e degli amanti del turismo fluviale. Con il progetto "Rete Verde" sono stati mappati e tracciati percorsi pedonali e ciclabili per oltre 500 km i cui road books sono pubblicati sul sito www.turismo.provincia.pv.it (sezioni Percorsi a piedi o in bicicletta, La Via Francigena, La Via del Mare). Si parte dal capoluogo, Pavia, da sempre incrocio di culture. E poi la campagna e il respiro rinascimentale della Certosa e, oltre il Ticino, la Lomellina, dove è facile lasciarsi stupire dallo splendore della piazza di Vigevano. Facile è anche gustare i profondi silenzi lungo i sentieri della Via Francigena, come dolce è abbandonarsi alle sfumature acquarello delle risaie che riflettono torri e campanili. Qui la fitta rete di percorsi ciclopedonali, intervallata da punti di osservazione per il birdwatching, si incrocia con le molte garzaie, aree dove nidificano gli aironi. Più a sud, in Oltrepò, lungo la Via del Mare e la Via del Sale e, si aggiungono panorami mozzafiato, borghi medievali, abbazie, castelli
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e il Giardino Alpino di Pietra Corva a Romagnese con le sue 1300 specie botaniche. E per chi ama osservare il cielo e le stelle: l'Osservatorio di Ca' del Monte a Cecima. A tutto si aggiunge un inestimabile patrimonio idrominerale con ben quattro stabilimenti termali (www.turismo.provincia.pv.it, sezione Terme e benessere). Tra le azioni dell’Assessorato, un’ interesse particolare è rivolta al turismo emozionale e di scoperta, con particolare attenzione allo sviluppo della navigabilità dei fiumi Po e Ticino.
PAVIA E PROVINCIA
un’occasione per vivere il territorio Turismo Fluviale 1
Sul Ticino
La Provincia di Pavia e le Costruzioni Navali spa, a partire dal 12 giugno 2010, propongono gite turistiche sul fiume Ticino con la Motobarca “Le Due Rive”, la prima motobarca che effettua sul Fiume Ticino un servizio pubblico sperimentale di trasporto e traghettamento passeggeri. Sono previste escursioni fluviali con diversi programmi (“Standard”, “Scuola”, “Grest”, “tramonto sul fiume”) e il traghettamento da San Lanfranco al Lido di Pavia con l’opportunità di ammirare le due sponde del fiume con il caratteristico Borgo Basso e la zona di confluenza del Naviglio Pavese nel Ticino. Info: Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica di Pavia e Provincia (IAT) Palazzo del Broletto / Piazza della Vittoria - 27100 Pavia Tel. 0382.597001/002 - 0382.079943 - Fax 0382.597011 turismo@provincia.pv.it www.turismo.provincia.pv.it
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La rete degli IAT in provincia di Pavia
Sul Ticino e sul Po
L’Azienda Agrituristica Scevola Giovanni di Zerbolò propone collegamenti, a mezzo dell’Imbarcadero “Barbieri”, tra la città di Pavia e la Grande Foresta tra i due Fiumi in Località Boschi di Travacò Siccomario mediante un imbarcazione che trasporta fino a 20 persone. Alla Grande Foresta è possibile usufruire delle mountain-bike aziendali e raggiungere la confluenza tra il Po e il Ticino presso La Becca. Info: Azienda Agrituristica Scevola Giovanni Tenuta Limido di Zerbolò – 27020 Zerbolò (PV) Tel 0382 – 818987 Fax 0382 – 818007 Cell: 335 7082496 / 335 6907317
www.scevola-agriturismi.com e-mail:info@scevola-agriturismi.com
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Sul Ticino e sul Po
In Località Frega nel comune di Arena Po, il 6 giugno, Quinta Passeggiata sul Po, una discesa non competitiva dei fiumi Ticino e Po con barca a remi. Dal Ponte Coperto di Pavia (Club Vogatori Pavesi) discesa fino alla foce del Ticino (Centro Nautico Amici del Po) e proseguimento sino al Ponte Alcide de Gasperi in Arena Po. Organizzazione e informazioni: Comune di Arena Po tel: 0385.270005
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Sul Po
Il 6 giugno dall'attracco fluviale sul fiume Po di Mezzana Bigli (Ponte dell’Inferno), sono proposte gite in barca della durata di circa mezz'ora sulla motonave Cristoforo Colombo. A disposizione del pubblico biciclette per percorsi sulla pista ciclabile (argine Agogna) già dotata di segnaletica verticale e passeggiate promozionali a cavallo per grandi e piccoli. Info: Conpo srl tel. 0384.88015 e-mail: info@erbatici.it www.erbatici.it
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Sul Ticino e sul Po
Minicrociere alla scoperta dei due fiumi organizzate dal Centro Nautico Amici del Po. Ponte della Becca, Linarolo (Pavia) tel. 0382.485050 o 335. 7223809 e-mail: info@amicidelpo.com www.amicidelpo.com
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La Provincia, in ottemperanza alla Legge Regionale del 16 luglio 2007, n.15, coordina gli uffici di informazione e accoglienza turistica distribuiti sul territorio. Tra i servizi svolti: distribuzione di materiale promozionale sulle attrattività turistiche; informazioni sull'offerta di itinerari e di escursioni personalizzate.
Informazioni e Accoglienza Turistica (IAT) di Pavia e Provincia Palazzo del Broletto / P.zza della Vittoria - 27100 Pavia Tel. 0382.597001/002 0382.079943 • Fax 0382.597011 e-mail: turismo@provincia.pv.it www.turismo.provincia.pv.it Informazioni e Accoglienza Turistica (IAT) di Salice Terme (Oltrepò Pavese) Via Marconi, 20 - 27052 Salice Terme (Godiasco - Pv) Tel. 0383.91207/92821 • Fax 0383.944540 e-mail: turismo@provincia.pv.it www.turismo.provincia.pv.it Ufficio Territoriale e di Informazioni Turistiche di Codevilla (Oltrepò Pavese) S.P. Bressana-Salice - Centro Commerciale “Sorelle Ramonda” - 27050 Codevilla- Pv Tel. 0382.597063 - Fax 0382.597057 e-mail: turismo@provincia.pv.it www.turismo.provincia.pv.it Informazioni e Accoglienza Turistica (IAT) di Vigevano (Lomellina) Via Merula, 40 - 27029 Vigevano- Pv Tel. e fax 0381.690269 prolocovigevano@virgilio.it
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ATTUALITÀ
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di Roberto Bianchi
Calvignano la bussola degli amministratori stratori
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econdo mandato da sindaco. E’ tempo di bilanci: cosa avete fatto e cosa resta ancora da fare?
Vorrei prima di rispondere, premettere che appena insediati ci siamo messi al lavoro con molto entusiasmo e con tanta voglia di fare per la gente, all’insegna del rinnovamento . Abbiamo impresso una vigorosa spinta di ammodernamento e di valorizzazione delle risorse. L’appartenenza ed il radicamento nella nostra comunità sono valori unici. Sono le radici da cui ricaviamo la motivazione del nostro impegno. Dopo cinque anni abbiamo reso conto alla gente di quanto abbiamo realizzato e della coerenza della nostra azione con il programma elettorale di allora.
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uali erano le ragioni e le motivazioni del vostro impegno amministrativo ?
Operare per rendere più vivibile e più attraente il nostro piccolo paese impegnandoci concretamente ad offrire opportunità che si sommano all’ambiente e al paesaggio, tutelati e conservati. Iniziative in tal senso sono l’acquisto della porzione di fabbricato ex canonica, giugno 2010
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MARCO CASARINI - SINDACO DI CALVIGNANO
l sistemazione la it i d della ll piazzetta i tt comunale l e il rifacimento di parti della Chiesa Parrocchiale e della torre campanaria. Abbiamo restaurato gli immobili e creato un importante momento di aggregazione sociale, simbolo e realtà dell’identità del paese. In coerenza con questo disegno, abbiamo provveduto a sistemare i locali della sede comunale dotandoli di nuovi arredi e di attrezzature informatiche e costruito il sito internet del comune. Sono stati fatti interventi per la nuova cartellonistica stradale; la bitumatura del tratto di strada panoramica San Biagio in direzione monte Ceresino; è stata realizzata l’illuminazione della piazza della Chiesa, del Municipio e del tratto di strada provinciale interno al centro abitato dove è stato riposizionato, in un contesto abbellito ed attrezzato per la sosta dei visitatori, il monumento ai caduti.
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l comune è cambiato notevolmente in questi anni: è stata compiuta una intelligente e gradevole operazione di restyling che ha influito anche sulla comunità.
Voglio evidenziare la volontà di rafforzare i vari momenti di coesione sociale; il senso di appartenenza alla nostra piccola comunità, custode di storia, di memoria, di lavoro. La Chiesa è ritornata ad essere luogo frequentato di culto e un vitale momento di aggregazione come in passato e come la comunità lo ricorda.
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’essere tra i più piccoli comuni della Provincia crea problemi nella fornitura di servizi adeguati. Fate tutto da soli ?
E’ vero siamo piccoli ma troviamo energie per fare fronte ai problemi. Abbiamo sempre voluto rafforzare i legami con segue a pag. 30
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TRAVAGLINO I vini protagonisti pr della 7ª Rolling Cheese Cup e dell’estate 2010 Finalmente fre freddo e inverno sono alle spalle e andiamo andiam incontro alle vacanze, i viaggi e il rela relax. E relax significa anche concedersi le beatitudini della tavola, senza rinunciare rinuncia al piacere di un buon vino. Fabrizio Maria M Marzi, enologo e direttore della l’A l’Azienda Agricola Travaglino nell’Oltrepo Pavese, per i mesi estivi consiglia in particolare p due etichette. Vini che sono frutto della passione che da anni dedica a questa terra, e che rappresentano il tterritorio, ottenuti da due vitigni simbolo dell’Oltrepo, il Pinot Nero e il Riesling. Il Monteceresin Monteceresino Cruasè Brut DOCG 2007 è un Metodo C Classico, espressione di un progetto, il Cru Cruasé appunto, che appar-
tiene a tutto l’Oltrepo Pavese. È il primo rosé naturale per nascita, per disciplinare e soprattutto per scelta di territorio, l’unico nato esclusivamente da uve a bacca nera, il Pinot Nero. Il Monteceresino, ottenuto dalla criomacerazione e successiva spremitura soffice, viene poi sottoposto alla rifermentazione e maturazione in bottiglia per 24 mesi. Al naso ha sentori di frutti di bosco, cassis, ribes e lampone su fondo di confettura rossa. Al palato è armonico con un piacevolissimo retrogusto di mandorla amara. Grazie alla sua complessità, si può abbinare a tutto pasto, anche a piatti a base di carne. Perfetto con la battuta di fassona al tartufo nero. Il Campo della Fojada, vincitore di una
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Medaglia d’Oro al Berliner Wine Trophy 2010, è un superbo bianco ottenuto da Riesling Renano e Italico, tra i prodotti storici della Travaglino. È uno dei “pionieri” tra i Riesling in Oltrepo, vitigno oggi valorizzato da un gruppo di produttori riuniti sotto il marchio della “Valle del Riesling”. È ricco di note erbacee, fruttate, minerali e vanigliate, con sentori blasamici e di menta. Di grande struttura, si accompagna ottimamante con frittate, asparagi, verdure, ma anche con preparazioni più importanti, come pesci in salsa e crostacei.
l’Oltrepò per non chiuderci nel nostro piccolo, anche se fiorito, orto. L’unione dei comuni con Rocca de Giorgi rappresenta un’opportunità per affrontare problemi sempre più grandi che richiedono risorse finanziarie e umane significative.
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i sono ancora alcuni anni alla fine di questa seconda legislatura. Cosa intende ancora realizzare?
Valorizzare pienamente le risorse del paese rendendolo più attraente e vivibile, attraverso la promozione del paesaggio, dell’enogastronomia e dei prodotti tipici. Uno strumento importante per realizzare questo impegno ambizioso ma possibile, se sorretto dalla popolazione intera e dalle aziende locali, è l’assegnazione definitiva della destinazione d’uso degli spazi recuperati dell’ex canonica.
Rappresenteranno, insieme alla piazzetta, un biglietto da visita del comune di indiscutibile pregio e contemporaneamente saranno una vetrina di impareggiabile qualità della storia, delle tradizioni, della cultura rurale e dei prodotti tipici delle aziende vitivinicole. Il tutto rappresenta una occasione importante per promuovere iniziative di crescita e sviluppo sociale ed economico della comunità. In questi nuovi spazi sono da oggi possibili iniziative di carattere promozionale, culturali e di intrattenimento sociale tipiche della tradizione del nostro paese, impegnandoci a creare i collegamenti più proficui con comuni vicini, con la provincia e con la regione. Intendiamo proseguire nell’azione di tutela e valorizzazione dell’ambiente e degli aspetti naturalistici di grande pregio come l’area a bosco del monte Ceresino.
La fattibilità di un parco sovracomunale, che interessa i comuni di Casteggio e Borgo Priolo, è allo studio delle amministrazioni interessate. Vogliamo, utilizzando la straordinaria posizione adiacente le grandi vie di comunicazione, rendere sostenibile la residenza permanente e dei fine settimana con sensibili ricadute economiche sulla comunità locale. La chiave per leggere il futuro che vogliamo costruire per Calvignano, è racchiusa in un queste parole-obiettivo: tutela, valorizzazione anche economica dell’ambiente naturale, impulso alla crescita delle attività che promuovono il territorio e le sue aziende, le tradizioni e la qualità della vita. Questa è la bussola che guida la nostra azione di amministratori
ORATORIO SAN ROCCO giugno 2010
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INTERVISTA di Angelo Villani
Rocca de’ Giorgi un incantevole angolo di territorio appannaggio di pochi rocchesi
Fare il sindaco in un paese come Rocca de’ Giorgi è una cosa difficile ed entusiasmante al tempo stesso. Difficile perché la realtà è esclusivamente agricola e quindi a livello sociale e demografico è soggetta ad un inesorabile ridimensionamento e a livello amministrativo manca quel dinamismo di paesi più grandi dove le attività commerciali, industriali ed edilizie rendono più gestibile il governo di una comunità. Tuttavia il rovescio della medaglia mi fa
apprezzare la particolare bellezzadi un territorio che soltanto i nativi o coloro che , come me, l’hanno vissuto quotidianamente metro per metro, possono conoscere. Rocca de’ Giorgi è un polmone verde a due passi dalle città, è una realtà unica che ti porta nel passato quasi fosse un paese d’altri tempi. Il visitatore che arriva a Rocca ne resta affascinato dalla sua semplicità immersa nella natura. Ecco allora che non è difficile incrociare fra i filari dei pregiati vi-
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ANGELO VILLANI - SINDACO DI ROCCA DE' GIORGI
Villa del Conte Giorgi di Vistarino
gneti e nei boschi secolari selvaggina di vario tipo, dai caprioli ai cinghiali , dalle lepri ai daini e a tutto un panorama ornitologico molto variegato; è sufficiente fermarsi nei silenzi dei suoi paesaggi per immedesimarcisi in un attimo. Rocca de’ Giorgi non è solamente una riserva faunistica , è una riserva naturale e tale va conservata. Da agronomo devo però soffermarmi sulla grande importanza vitivinicola di
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Rocca de’ Giorgi. Vitivinicoltura che affonda le radici nell’ ‘800 ma che ha avuto nei primi anni del secolo scorso il merito di introdurre, per prima, in Oltrepo Pavese la coltivazione del Pinot Nero. Fu allora che tra la famiglia Vistarino e la famiglia Gancia nacque una collaborazione che fece modo di importare direttamente dalla Francia le prime barbatelle di Pinot Nero. E’ con orgoglio che sottolineo come Rocca de’
Giorgi sia il luogo dove è nato il Pinot Nero non solo in Oltrepo Pavese ma in Italia. Per questo motivo i produttori vitivinicoli di Rocca e la mia Amministrazione vogliono tutelare e rilanciare questo territorio come culla dello spumante e del Pinot Nero in genere. La conferma della particolare predisposizione a questa varietà di uva da vino,oltre naturalmente alle capacità enologiche dei produttori, arriva dal
©Adverum
INTERVISTA
conferimento in questi ultimi anni, alle aziende di Rocca, di importanti riconoscimenti. Nel 2009 l’azienda e le cantine Vistarino hanno ottenuto i tre bicchieri sulla guida del Gambero Rosso per un pinot nero vinificato rosso,mentre nel 2008 l’azienda Anteo ha avuto gli stessi tre bicchieri per uno spumante metodo classico. La salubrità dell’ambiente, la grande qualità delle sue produzioni e l’unicità del suo territorio fanno si che ci si innamori di Rocca de’ Giorgi ed io ne sono innamorato ormai da tanti anni.
Il Castello
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Breme B
reme è un ridente borgo di circa 900 abitanti situato su un altura nella bassa Lomellina, in provincia di Pavia, posto alla confluenza tra i fiumi Po e Sesia. Breme vanta un illustre passato; nel 906 il Marchese Adalberto d’Ivrea donò ai Monaci Benedettini di Novalesa, cacciati dalle incursioni Saracene, le “corti” di Breme e di Pollicino, i quali vi fondarono l’ Abbazia di S. Pietro, una delle più potenti abbazie benedettine d’ Italia e dell’ impero Franco-Tedesco nei secoli
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X-XIII, le cui vicende intrise di santità e intrighi politici ci sono stati tramandati dalla Cronaca Novalicense, scritta a partire dal 1050 da un monaco anonimo. Per secoli, Breme fu un centro di vita civile e religiosa, ma nel 1306, quando venne assediata dalle milizie di Galeazzo Visconti, fu trasformata in un presidio militare, segnando così l’ inizio della lenta decadenza dell’ abbazia. Nel 1542, i monaci Benedettini si trasferirono nell’ abbazia di Sant’Alberto di Butrio e al loro posto si insediarono gli Olivetani, ai
quali dobbiamo la costruzione dell’ edificio dell’attuale Abbazia e dell’artistico campanile, avvenuta nella metà del XVI secolo. Il monastero venne poi radicalmente restaurato intorno al 1650, dopo la distruzione della fortezza da parte degli Spagnoli e lungamente contesa nella Guerra dei Trent’anni. Oltre alle peculiarità dell’Abbazia e dell’ antica Cripta del X secolo, merita una visita tutto l’antico centro storico, con i minuscoli vicoli che si sviluppano attorno alla Chiesa Parrocchiale della Beata Vergine Assun-
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CHIOSTRO XV
FRANCO BERZERO - SINDACO DI BREME
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ta secoli X- XIII e all’ antico Battistero romanico secoli VIII – X, da segnalare inoltre la” cucina dei frati” del XVI secolo, ancora molto ben conservata , poco distante da Breme è visitabile su richiesta la chiesetta di S.Maria di Pollicino. Oggi Breme è un paese essenzialmente agricolo, la cui vocazione orticola ha lasciato il posto alla coltivazione del riso, e del mais. Merita sicuramente una citazione il prodotto tipico locale che viene coltivato ancora in maniera
Abazia
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La Cucina dei Frati
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tradizionale “La Cipolla Rossa DeCo di Breme�. Protagonista tutti gli anni durante la Sagra della Cipolla Rossa DeCo, giunta alla sua 28a edizione, che si tiene alla seconda domenica di Giugno in concomitanza con la Festa Patronale di San Barnaba, organizzata dalla Polisportiva Bremese. Da alcuni anni, proprio grazie alla grande richiesta della dolcissima i produttori locali si sono moltiplicati proprio per soddisfare le richieste di mercato. La cipolla Rossa Bremese, oltre al tra-
Cripta X
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dizionale consumo, viene utilizzata, proprio per la sua croccantezza e il suo sapore unico e irripetibile, in interessanti accostamenti culinari, quali ׃confetture di marmellata e di mostarda, gelato, pizze, torte … Dal giugno 2008 l’ Amministrazione Comunale ha istituito il marchio DeCo al fine di identificare in modo inequivocabile la “Rossa” di Breme. La cipolla rossa Bremese è sempre più apprezzata e richiesta dall’alta ristorazione: lo chef Enrico Bartolini la considera la cipolla più buona che abbia mai utilizzato, ulteriori apprezzamenti e riconoscimenti sono da ascrivere agli enogastronomi per eccellenza Paolo Massobrio e Edoardo Raspelli Da segnalare inoltre la “Sagra dell’ Anguilla”giunta alla sua 8a edizione. Organizzata dalla Pro-Loco, si svolge tutti gli anni alla prima domenica di Luglio e a giudicare dal successo sempre crescente, ha trovato una sua precisa collocazione nel panorama delle Sagre Lomelline. Le Sagre della Cipolla e dell’Anguilla sono sicuramente un modo per ricordare le tradizioni secolari, in cui la coltivazione delle ortaglie e la pesca erano sicuramente tra gli assi portanti del quotidiano vivere dei Lomellini. Corre l’obbligo di un cenno inoltre per la pluridecennale Mostra dell’ Artigianato Commercio ed Agricoltura, che si tiene alla seconda domenica di Marzo e si svolge nella millenaria Abbazia. Da alcuni anni partecipano oltre
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INTERVISTA 100 espositori, artigiani ed hobbisti provenienti da ogni dove, garantendo un successo sempre più crescente di visitatori. La visita a Breme, si può concludere con la ristorazione a base di ricette tipiche lomelline nei ristoranti locali, per poi proseguire per interessanti passeggiate sia a piedi sia in bicicletta a contatto con la natura incontaminata. In alternativa si può procedere alla scoperta di altre località e borghi limitrofi della terra di Lomellina. Turismo : grazie alla promozione fai da te, intrapresa da alcuni anni dall’Amministrazione Comunale, i Monumenti Storici Bremesi sono meta di un turismo crescente, basti ricordare le oltre 3000 visite del 2009 e gli oltre 1000 visitatori in questi primi mesi del 2010. L’ Amministrazione Comunale, nel riconoscere l’importante contributo e impegno delle associazioni locali, augura che si possa concertare una serie di eventi congiunti insieme alle associazioni locali al fine di accrescere ulteriormente l’interesse verso questa piccola comunità ancora poco conosciuta dal grande pubblico, ma che coniuga alcune peculiarità di assoluta rilevanza: storia, tradizioni; natura, la prova provata è il continuo interesse che si manifesta con richieste di visite ai monumenti storici, visite ai campi di cipolla rossa coltivati in modo tradizionale ed infine la crescente richiesta di itinerari enogastronomici e naturalistici.
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Impresa edile Aurora
sicurezza e professionalità nel rispetto dei tempi L'impresa edile Aurora nasce nel 1994 da un iniziativa imprenditoriale di Maurizio Tonsino. Il giovane imprenditore, dotato di un esperienza lavorativa edile tramandata da generazioni, si afferma sul mercato dell’intero Nord Italia, Toscana compresa, effettuando lavori civili e industriali anche ad alto livello. Maurizio, diplomato geometra, realizza e mette in opera progetti riguardanti le ristrutturazioni e le costruzioni di ville ed appartamenti. Specializzatosi nel restauro di antichi cascinali nella zona dell'Oltrepò pavese, nelle commesse portate a termine ha saputo mettere in risalto le caratteristi-
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che particolari di questi antichi casolari pur mantenendo le intatto il disegno architettonico di un tempo e tuttavia, riuscendo a coniugarlo con maestria alle più moderne tecniche innovative. Oggi, l'impresa edile Aurora è in grado di effettuare qualsiasi lavoro edile, dalle pavimentazioni alle coperture in legno e calcestruzzo, dalla posa in opera di cartongesso alle imbiancature, avvalendosi di esperti collaboratori specializzati i quali eseguono con cura e precisione le disposizioni lavorative. Inoltre, l'impresa dispone di un vasto parco meccanico indispensabile per lavori di alto profilo tecnico costruttivo. Ruspe ed escavatori,
piattaforme multifunzionali, automezzi per il trasporto e attrezzature all’avanguardia in ogni specifico settore edilizio. Tuttavia la nota caratterizzante dell’impresa edile Aurora, guidata da Maurizio Tonsino, consiste nella disciplina che domina la realizzazione dei lavori che si svolge attraverso una miscela di elementi fondamentali per il raggiungimento di un successo garantito cioè costo, professionalità e rispetto dei tempi per la consegna del lavoro.
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PIACENZA E PROVINCIA
di Irina Turcanu
Sulla prua del Titanic musica e non solo: il Festival Valtidone
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itorna l’atteso appuntamento con la musica e non solo. Ritorna il “Festival Valtidone”. A dare il via alla celeberrima manifestazione che ogni anno riunisce centinaia di artisti da ogni dove (per la precedente edizione si parla di circa 300 artisti provenienti da 50 paesi diversi) sono i Concorsi Internazionali di Musica, il 13 giugno. Come tradizione, anche per il 2010, saranno banditi cinque concorsi: per giovani talenti – con le sezioni per pianoforte, fisarmonica, fiati, musica da camera –, il premio pianistico
“Silvio Bengalli”, il premio “Contessa Tina Orsi Anguissola Scotti” per gruppi da camera, il premio “Carlo Civardi” per solisti di fisarmonica ed il concorso di composizione “Edigio Carella”. Ad essi si aggiunge il premio speciale per la musica popolare “Tidone Folk”. Oltre ai premi in denaro, il Festival si è rivelato, lungo il tempo, un importante “salvacondotto” per la carriera. È un’indiscutibile garanzia la presenza di giurati di innegabile valore come i pianisti Karl-Heinz Kaemmerling, Viktor Mer-
Bollin Quartet
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zhanov, Carlo Levi Minzi, i direttori di Università e Conservatori quali Jacque Grimbert di “Musique en Sorbonne” di Parigi, Leonardo Taschera del Conservatorio “G. Verdi” di Milano, i compositori come Luis de Pablo, Klaus Huber, Ivan Fedele, Sonia Bo. Una testimonianza della capacità del festival di affiancare i talenti ed accompagnarli verso il pubblico, è la presenza di nomi come Michael Namirovky, Rebecca Capova, Lukas Geniusas tra i vincitori delle passate edizioni.
Riparte, quindi, la competizione polistrumentale professionale itinerante. Prende avvio quindi uno dei più amati Festival della musica. Pianello, Sarmato, Agazzano, Castel San Giovanni, Gragnano Trebbiense, sono solo alcune delle tappe dell’itinerario. Il concorso si concluderà il 20 giugno, a Rocca d’Olgiasco, con la serata di premiazione. È Gragnano Trebbiense, il 12 giugno, ad ospitare la prima serata del Festival ed il Mahler Quartet. E queste solo alcune delle date più importanti: il 26 giugno Etnica/Jazz con Renato Borghetti & Band; il 4 luglio con Tania Maria Quartet; l’8 luglio con Renzo Ruggieri Orchestra feat. Linda e Lino Patruno. L’intero progetto – che si suddivide nel “Summer Camp” e nella già citata competizione – è promosso dalla Fondazione Val Tidone Musica ed è firmato e corealizzato dall’Associazione Culturale “Tetracorde”. Ad affiancare la tradizione, nasce un nuovo progetto promosso dall’Associazione “Tetracorde” in collaborazione con la Provincia di Pavia . Si tratta di Up-to-Penice, un titolo intrigante quanto il progetto a cui si riferisce. Musica, metafora e terminologia matematica si incontrano nella denominazione dell’evento. “Up-to x”, dove x viene inteso come numero, potrebbe essere tradotto in italiano con “da 0 a x”, nel caso della manifestazione, da quota 0 a quota 1000 riscontrabile in prossimità del monte Penice. Musica, quindi, da quota 0 a quota 1000. I concerti si tengono dal 4 giugno fino ad ottobre, offrendo così quattro mesi di delizie uditive. Indiscutibile novità è il luogo, la provincia di Pavia. Ecco i comuni che ospiteranno gli splendidi eventi pensati per i pavesi: Torrevecchia Pia, Villanterio, Inverno e Monteleone, Miradolo Terme, Zavattarello e Romagnese, il comune più a sud in prossimità del Penice. Questi sono solo alcuni degli appuntamenti: dopo il concerto iniziale dei “Mamas Trio” tenutosi qualche giorno
Karl Heinz Kaemmerling
Michele Placido
PIACENZA E PROVINCIA
fa, si prosegue con il concerto del 27 giugno Etnica/Jazz con Mattia Cigalini Duo feat. A. Pozza. Il 2 luglio, a Miradolo Temre, vi sarà un omaggio ai Beatles all’interno del quale è previsto il monologo di Corrado D’Elia, premio Pirandello 2009. A Romagnese, invece, (unico evento che si terrà alle 17, anziché alle 21) non mancheranno Riccardo Tesi e Banditalia. «“Up-to-Penice” ed il “Festival Valtidone” – spiega il direttore artistico, Livio Bollani – faranno parte di un progetto più ampio, “Musica 412” che potrebbe essere sinteticamente definito come una sorta di cartellone di festivals musicali itineranti lungo la ex-strada statale 412. Per la precisione, vorremmo creare un nuovo sistema culturale locale, mettendo in rete un festival per ciascuna delle quattro province attraversate dalla cosiddetta “strada della Val Tidone” (Milano, Pavia, Lodi e Piacenza)».
Una lezione di Karl Heinz Kaemmerling
di Paola Arensi
Le vie del Lodigiano Gustare buon pesce o carne di qualitĂ e rilassarsi davanti a un paesaggio mozzafiato? Le vacanze Lodigiane lo permettono.
S
ulle panoramiche collinari di San Colombano, nei pressi della conosciutissima via Collada e della ripida via Serafini, ci sono ristoranti di pregio dove potersi intrattenere, immersi nel verde e in scenari incantevoli, insieme ai propri cari. Piacevole anche una passeggiata tra i vigneti con gli agricoltori locali che sarebbero lieti di accogliervi, per degustazioni di vini, prodotti tipici ma anche pranzi e cene, presso le loro cantine e barricaie. Le realtĂ vitivinicole locali, conosciute in tutto il mondo per i prodotti doc e candi-
date per dare un nome al vino ufficiale dell’Expo 2015, sono localizzate sia tra le vie del Borgo, come via Pasino Sforza, via Steffenini, sia tra le alture e quindi lungo via Madonna dei Monti, via Capra e altri meandri tutti da scoprire. Sulla provinciale che collega San Co-
LODI E PROVINCIA
lombano a Casoni di Borghetto c’è un altro noto ristorante con tanto di parco. E per i più raffinati esistono le soluzioni lungo via Mazzini, centro del paese, con un’ottima accoglienza a pochi passi dal castello Belgioioso e dalla parrocchiale. Ideale per piacevoli pranzetti all’aria aperta, della serie zainetto e coperta, a Pizzighettone si trova una tenuta di 300 ettari compresa nel perimetro del Parco Adda sud. Una parentesi di natura a pochi passi dalla città che, a piedi o in bicicletta, tra vegetazione rigogliosa, laghetti e animali, riporta all’atmosfera agreste di un tempo senza dimenticare le comodità dell’epoca attuale e soprattutto svaghi per i più piccoli come attrezzi e giochi di vario tipo, cicli, un trenino e tanto altro. Nelle aree protette ci sono cervi, daini, mufloni, cinghiali, aironi, falchi, nitticore, garzette e scoiattoli. La dome-
nica la tenuta si può raggiungere anche via nave. Infatti, in collaborazione con il consorzio Navigare l’Adda, è possibile risalire il magnifico fiume partendo dal porto di Pizzighettone ed attraccando, dopo circa 45 minuti di navigazione, al porto del Boscone. Per chi invece vuole trovare un po’ di verde rimanendo in città, a Lodi c’è l’Isola Carolina in viale
Dalmazia. Il parco è un “cuneo” verde che si inserisce nel nucleo storico della città di Lodi e delimita, anche attraverso la sua morfologia, la nuova area di espansione edilizia. La zona limitrofa all’area in questione mette a disposizione diverse zone di sosta, libera e a pagamento. Inoltre la stazione del treno si trova nelle immediate vicinanze in asse
con il parco, ragione per cui è possibile una frequentazione non esclusivamente legata alla città. Situato a ridosso del centro storico, nelle immediate vicinanze di piazza della Vittoria e di Piazza Castello, questo angolo di paradiso deve il suo nome alla cascina Carolina che a sua volta fu battezzata così nel 1825 in onore di Carolina Augusta di Bavie-
LODI E PROVINCIA
ra, moglie dell’imperatore Francesco I d’Austria. Il parco ha una superficie di circa 50.000 metri quadrati e venne realizzato a metà degli anni cinquanta del XX secolo grazie ad una donazione di Enrico Mattei -che volle ricompensare la città in questo modo perché vi erano stati scoperti degli importanti giacimenti di gas naturale-. Mattei non badò a spese e fece piantumare delle essenze di notevole interesse botanico, selezionate presso il lago di Como. Attualmente l’Isola Carolina ospita la sede del Parco Adda Sud. Un’altra idea per trascorrere un’estate fantastica potrebbe essere quella di organizzare un’uscita a Zelo
Buon Persico dove è possibile visitare un parco ittico veramente speciale. Nato negli anni ‘80 del secolo scorso come allevamento ittico e arricchitosi spontaneamente di nuove specie di fauna e flora, il complesso è stato riqualificato come struttura naturalistica. Tutto allo scopo di renderlo ancora più ricco e vario: sono
stati ricreati numerosi ambienti fluviali e palustri modificando il corso dei canali progettati per l’allevamento e ripopolati di nuove specie ittiche e arboree. Gli animali inseriti non solo hanno arricchito l’ambiente della loro presenza, ma sono diventati a loro volta elementi catalizzatori per altre specie. Oggi il Par-
co offre l’opportunità di osservare vari ambienti naturali a pochi metri l’uno dall’altro, con il vantaggio per i ragazzi di apprezzare le caratteristiche specifiche di ognuno in un raffronto diretto.
I.P.
Nel cuore della Bassa nasce il ristorante Locanda del Sole, con oltre cent'anni di storia. Esisteva già dal 1901, come Albergo del Sole; dal 1975 il ristorante, è gestito dalla famiglia Negri, che vanta una consolidata tradizione nella ristorazione nazionale. Personaggi famosi tra cui Leopoldo Fregoli (il più grande trasformista di tutti ii tempi), Michele Placido, Ernesto Calindri, Michele Testa, hanno gustato le specialità di questo locale, ed in modo particolare, il risotto alla corniolese, elaborato secondo un'antichissima ricetta locale. I menù proposti lasciano spazio sia a piatti innovativi, (proposte oggi dal titolare Giuseppe Negri), che ad altri provenienti da culture gastronomiche tipiche,
. Si possono gustare pietanze della tradizione lodigiana, rivisitate e presentate con accurata maestria, le ricette innovative con prodotti locali quale il Granone Lodigiano e il formaggio pannerone, con il quale viene arricchito il gusto di antipasti e di risotti mediati con erbe dell'orto o mirtilli, o altri tipi di frutta. Sempre di moda poi, è l'antico risotto alla carniolese, che deliziò i palati più raffinati già in passato. Il ristorante è sempre aperto su prenotazione e nelle serate di venerdì, sabato e domenica funziona anche la pizzeria con forno a legna.
Il traguardo più ambito Dal 1989 e per tutte le 14 edizioni successive, la Locanda del Sole ha proposto le proprie ricette sempre legate alla tradizione agreste locale, nell'ambito della Rassegna Gastronomica promossa dall'Azienda di Promozione Turistica del Lodigiano. Di anno in anno è cresciuta la partecipazione della clientela, divenuta in gran parte, dei veri e propri "Amici della Locanda". Il nostro ristorante si trova ormai abitualmente al vertice della classifica sia per numero di clienti che per ampiezza di apprezzamento.
La carta dei vini, di recente rinnovata, propone principalmente le migliori qualità: delle colline piacentine, dell'Oltrepò Pavese, del colle di S. Colombano
di Christian Gagnola
In bici
per lo scatto di un sorriso galleria Open Mind 15 giugno-15 luglio Via Rovello Milano a cura di R. Watanabe - C. Gagnola
E
’ stato il contatto schietto e sincero con l’ ambiente in cui sono cresciuto che ha radicato in me un reale attaccamento all’operosità della bottega artigiana e che col passare degli anni me ne ha fatto apprezzare il valore. E’ stata la cultura del mio territorio , insieme a una sana voglia di costruire un oggetto ecologico e alla volontà di non perdere la tradizione del “fatto a mano con passione” che, mi ha portato ad avvicinarmi al mondo della bicicletta. Ho incontrato persone positive e sorridenti, aperte e pronte ad accettare nuo-
vi stimoli creativi , ma soprattutto capaci di concretizzare le mie strampalate idee. Uomini coi capelli bianchi si sono avvicinati al mio progetto senza timore trasferendomi anzi la loro conoscenza e insegnandomi con pazienza il giusto approccio al mondo delle 2 ruote con un’educazione di altri tempi: un mondo fatto d’odore di limatura di ferro, sudore, fatica e chilometri, capace di regalare l’entusiasmo di condividere un progetto con l’euforia di un ragazzino che rincorre una palla all’oratorio. Maestri di bottega mi hanno parlato di corse, dove il cuore era la spinta per arrivare primi e raccontato del coraggio di affrontare il vento, la neve, la salita! La determinazione a rialzarsi dopo una caduta e continuare a pedalare senza pensare al dolore. Così, parlando di queste esperienze di vita vissuta in bottega a curiosare il lavoro di uomini attenti al dettaglio, con il mio caro amico Ryuicy Watanabe fondatore dello spazio che ospiterà l’ evento, entrambi appassionati di fotografia, è nata l’idea di una mostra che ospitasse il desiderio di tornare in sella a una bici con la gioia di compiere un gesto naturale come il sorriso che, con una macchina fotografica al collo, siamo andati a cercare sul volto della gente. La bicicletta sarà parte dell’ evento: un mezzo di trasporto rapido, economico ed ecologico, ma alla moda al punto tale che sta ritornando in auge tra coloro che, attenti alla qualità della vita, in città preferirebbero tornare a vivere secondo natura ma senza rinunciare allo stile. La fotografia farà la sua parte mostrando il mondo attraverso un obiettivo, ma soprattutto con l’esposizione di 100.000 sorrisi che verranno proiettati a tutto schermo con animazioni multimediali. Un percorso vissuto alla ricerca di un nuovo dettaglio da sposare a oggetti appartenuti ad un passato più o meno recente e che grazie al tempo hanno acuito il loro fascino.
ATTUALITÀ
L’ incontro tra il vecchio e il nuovo ha generato l’armonia di “recycle” che rigenera una bicicletta destinata alla rottamazione e il sapore autentico di macchine fotografiche professionali analogiche, come Hasseblad, Leica e Nikon che hanno fatto la storia della fotografia e che regalano il sapore dell’attesa. racchiuso nei loro 100 anni di storia, si affiancherà alla nuova tecnologia digitale nella scoperta di un panorama fotografico in cui il sorriso dei protagonisti sarà in primo piano. Dal 15 giugno al 15 luglio, negli spazi espositivi di Open Mind a Milano in via Rovello, andranno in mostra una ricercata selezione di biciclette da passeggio, a scatto fisso, firmate “8 di Cuori” realizzate scrupolosamente a mano in ogni dettaglio. Pezzi unici destinati ad “unici” proprietari rifiniti con particolari esclusivi come telai in titanio e acciaio , parafanghi e cerchi in legno, ottoni e argenti di rifinitura, colori nuovi per nuovi abbinamenti di materiali, insieme a scatti fotografici suggestivi e rigorosamente sorridenti eseguiti da professionisti ma anche da gente comune che ama godere del proprio tempo libero magari a bordo di una 2 ruote a pedali. Il nostro modesto progetto ha l’ ambizione di regalare ai visitatori alcuni messaggi in cui noi crediamo e che ci hanno spinto al suo compimento. Il primo da tenere sempre a mente è che “la vita è come uno specchio ti sorride se la guardi sorridendo” Il Secondo: “non ti dimenticare mai da dove vieni e chi sei” Il Terzo: “rispetta soprattutto nei piccoli gesti uomini storia e natura”. Abbiamo lavorato per raccogliere più felicità possibile da restituirvi in quei giorni, senza chiedervi niente in cambio solo la vostra presenza, magari se vi fa piacere, venite in bici, prendetevi il vostro tempo e riportatevi a casa l’immagine di tutti i vostri sorrisi. Per saperne di più visita il sito:
www.ottodicuori.com
I.P.
Era il lontano 1927 quando il nonno di Pierluigi si trasferì a Voghera da un paesino in provincia di Belluno, Rivamonte Agordino, detto il “paese dei seggiolai” per l’antica tradizione di questo tipo di artigianato. Oggi come ieri,grazie alla passione che il nonno ha trasmesso al papà Pietro, Pierluigi è l’unico ad esercitare un mestiere così antico, in tutta la provincia di Pavia. Gli anni sono passati e Pierluigi continua a praticare l’arte che ha cominciato ad apprendere dal papà a soli 12 anni e che non smette di appassionarlo proprio come allora. Unici strumenti sono le mani e materiali naturali: impagliare una sedia e riportarla al suo splendore è un lavoro che può richiedere dalle 25 alle 30 ore ma nonostante ciò, spesso può essere più conveniente ripristinare una sedia che comprarla nuova. Negli anni Venti, impagliare una sedia costava 35 lire, oggi si parte da 35 euro a seconda della tecnica utilizzata: tra Pierluigi e il cliente nasce un rapporto di fiducia perché il suo lavoro consiste non solo nel riparare le sedie, ma anche valutarle per capire se è più conveniente sistemarle o comprarle nuove. Chi si rivolge a lui, ha la garanzia di un lavo-
ro eseguito soltanto se conveniente ed è per questo che Pierluigi ha clienti che arrivano anche dalla Sicilia! Un artigiano che porta avanti un’arte antica che non passa mai di moda: la sua produzione di sedie artigianali e sgabelli incontra davvero i gusti e gli stili d’arredamento di ogni abitazione e se è vero che la sua clientela è composta in prevalenza da antiquari e restauratori, non mancano certamente i privati che preferiscono affidare a mani esperte le proprie sedie. Quando ho incontrato Pierluigi ho scoperto che oltre a svolgere un lavoro che ormai sta scomparendo, produce bellissime cassapanche, oggetti d’arredo, mobili fatti su misura in legno, lavorati a mano con la maestria di chi ama creare cose belle che durino nel tempo e alla portata di tutte le tasche. Andate a fargli visita e resterete piacevolmente colpiti come è accaduto a me!
Pierluigi Zanin
l’arte di impagliare le sedie
RESTAURI
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Il restauro della chiesa del Carmine nasce da un fatto ben preciso” - rivela il professor Giampaolo Calvi, Presidente della Fabbriceria del Duomo, progettista e direttore dei lavori di restauro della chiesa del Carmine - “che riguarda la decisione da parte del Vescovo di Pavia, di far sì che le funzioni della cattedrale venissero trasferite in un'altra chiesa, la quale doveva assumere l'importanza pastorale e liturgica propria della cattedrale stessa. Da qui ecco la necessità di iniziare un importante lavoro di restauro, anche a causa di due elementi principali: lo stato di cattiva manutenzione dei tetti delle cappelle laterali, danneggiati da pesanti infiltrazioni d'acqua piovana e la presenza di una patina grigiastra che rivestiva tutte le pareti. Le chiazze di umidità, ancora visibili in alcune cappelle, sono state causate dall'errato raccordo tra la copertura e il muro perimetrale: un elemento che ci ha costretto a partire dalla revisione di tutti i tetti. Per quanto riguarda la strana patina grigia delle pareti abbiamo provato, durante una fase di ricognizione, a grattarla via con le unghie e io stesso ho scoperto che si trattava di un materiale tenero che potevamo asportare. Ho la convinzione, priva di qualsiasi fondamento storico-scientifico che sia il risultato di una sorta di sanificazione operata durante una delle varie epidemie che colpirono Pavia, un modo per purificare con una sostanza a noi ignota un luogo sacro. Ora il restauro della chiesa del Carmine è avanzato: le navate, il transetto, il presbiterio, il trittico della crocifissione sulla trave dell'altare, sono stati eseguiti, in programma c'è la navata centrale in cui sono presenti ancora ponteggi vasti e quella composizione scultorea che fa parte della parete esterna della sacrestia, con statue di pietra e di gesso e alcuni affreschi”. Al professor Calvi abbiamo anche voluto chiedere di definire il concetto di restauro: “Il restauro è un processo mediante il quale si deve arrivare alla manutenzione, alla conservazione delle opere d'arte di un immobile, con lo scopo di ritornare alla reale consistenza dell'edificio, senza innovazio-
Restauri:
Il Duomo e il Carmine
la magia di far rivivere il tempo
ni moderne o tentativi di tipo imitativo. Ora il lavoro di restauro di un immobile è guidato da una metodologia di lavoro che parte da un primo rilievo morfologico ma che prosegue con un dettagliato studio materico: una volta bastavano le forme, ora è necessario essere perfettamente a conoscenza dello stato di conservazione dei materiali che danno vita all'immobile oggetto di intervento, le sue condizioni strutturali e il suo grado di stabilità; è necessario capire la sostanza dell'edificio che abbiamo di fronte. Il restauro oggi è sapere, capire, conoscere i materiali e le tecniche per i rilevamenti”. Insomma, restaurare significa prima di tutto conoscere dettagliatamente un immobile per poi intervenire rispettando tutte le sue caratteristiche, punto questo su cui il professor Calvi desidera essere chiaro: “dallo stato di fatto dell'edificio, poi si passa alle singole qualità dei materiali utilizzati, dalla pietra all'intonaco, elemento quest'ultimo che prevede un lavoro a sé: spesso va studiato da molto vicino perché occorre riprodurlo il più fedelmente possibile per rispettare il lavoro del passato e non danneggiarlo con innovazioni e materiali privi di storia. E così abbiamo fatto al Carmine, abbiamo creato nuovi materiali e lavorato su
quelli già esistenti ripulendo dove possibile le pareti e gli affreschi, rivelando anche elementi nuovi: abbiamo trovato sul soffitto della navata centrale vicino all'uscita alcuni soli, simboli presenti in tanti altri edifici sacri di Pavia che erano completamente nascosti dal grigiore”. Il restauro del Duomo invece ha tutt'altra storia: “le differenze con il Carmine sono enormi, il restauro del Duomo è innanzi tutto un lavoro di consolidamento. Gli 8 pilastri presenti all'interno del tempio sopportano mediamente un peso di 20 mila tonnellate circa e la maggior parte del lavoro fin qui eseguito ha riguardato il rinforzo delle strutture portanti: i pilastri sono fatti da una "guaina" esterna di conci di pietra spessi 30-40 centimetri portanti e da una parte interna di muratura di mattoni. Insomma, i materiali utilizzati sono diversi e nel tempo, sotto lo sforzo di una continua compressione, si sono accorciati deformandosi
in maniera differente; in particolare la muratura ha ceduto trasferendo lo sforzo maggiore alla pietra che ha iniziato a staccarsi dai pilastri stessi. La soluzione trovata ha messo in atto l'uso di tiranti trasversali che aiutano i pilastri a rimanere stabili. Il consolidamento della cattedrale è compiuto, ora l'immobile è in sicurezza”. E se da una parte i pavesi attendono la riapertura della Cattedrale per ritornare a prendere possesso di un luogo d'arte e di preghiera che nei loro cuori manca da troppo tempo, dall'altra nella chiesa del Carmine basta entrare e guardare verso l'alto: il contrasto tra il bianco e il rosso dei materiali utilizzati fa fare al visitatore un vero tuffo nel passato, se poi echeggiano tra le volte rinnovate le note di un canto sacro, allora si comprende a fondo l'importanza del lavoro del restauratore, che possiede la magia di far rivivere il tempo.
INTERVISTA
d Daniela Capone
Oltre l’Oltrepò una giornata spesa bene
Chi, in una giornata di sole, non ama prendere la macchina e trascorrere il fine settimana fuori porta in buona compagnia? Noi Pavesi abbiamo la fortuna di avere a pochi chilometri di distanza luoghi da visitare ricchi di storia, di cultura e di buon cibo.
N
el 1164 Federico I concesse il diritto di nominare i consoli nelle varie località che ora occupano la Provincia di Pavia. Fu proprio in quell’occasione che nacque l’Oltrepò Pavese che, all’inizio dell’800, era diviso tra la diocesi di Tortona e quella di Piacenza. Fu nel 1359 che cadde insieme a Pavia sotto la dominazione dei Visconti di Milano per poi prendere la qualifica di Principato di Pavia nel 1499 insieme a tutto il territorio pavese. Situato a sud del fiume Po, l’Oltrepò è un territorio della Provincia di Pavia a forma di grappolo d’uva. Circa 109.000
ITINERARI
sono gli ettari che compongono questo territorio di collina pianura e montagna. E’ sicuramente uno dei territori più conosciuti della nostra Provincia per molteplici ragioni. Ideale per uscire dalla routine quotidiana, questa lingua di territorio lombardo offre numerosi motivi per ricaricarsi dallo stress della settimana. Terra di storia, di cultura e tradizione, ricca di colori e odori, questa fascia del nord Italia porta con se le caratteristiche del tipico territorio lombardo. Borghi medievali con castelli, vie antiche e paesi rurali sono le caratteristiche di molti dei comuni oltrepadani. Passeggiare nel borgo di Zavattarellum che nel 971 è stato ceduto da Ottone I al monastero di Bobbio o vicino al Castello di Cecima che rimase a lungo tempo in possesso dei Vescovi di Pavia, o a quello di Montalto Pavese costruito in pietra e mattoni a vista, può rappresentare un vero e proprio tuffo nella storia. Una giornata in Oltrepo è sempre una
giornata spesa bene. Accogliente e rilassante, offre la possibilità di soggiorni piacevoli, anche prolungati, soprattutto nel periodo estivo a stretto contatto con la natura e lontano dal frastuono cittadino. Per il clima, per i borghi, per i profumi e per i sapori. Importanti e molto conosciute sono le colline, note per i pregiati vitigni, fama e onore della terra oltrepadana. Infatti, questo territorio a sud del Po, è rinomato proprio per i prodotti tipici e per la sua cucina. Facilmente raggiungibile dalle grandi metropoli nord occidentali, è meta ambita per godere la fresca aria delle colline e per passare un fine settimana gustando i piatti tipici delle numerosissime taverne. Ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche. Osterie, trattorie, agriturismi e ristoranti offrono sfiziosi piatti made in Oltrepò. La tradizione gastronomica locale, determinata dalle attività agricole, si esprime in una cucina ricca e genuina. Vale la pena fermarsi per assaggiare lo squisito salame DOP di Varzi, gustare il risotto con i funghi delle verdi colline, assaporare miele con formaggi del bestiame proveniente dalla fascia montuosa dell’Oltrepò, godersi un’ottima polenta o dei ravioli di carne e terminare con la frutta fresca della Valle Staffora. Il tutto ovviamente accompagnato dai pregiati vini DOC. Questo e molto di più nei tipici ristoranti ma… non solo questo è Oltrepo’. Passeggiando nella provincia sud lombarda è facile incontrare anche specialità non prettamente tipiche della zona. Per chi avesse voglia di trasgredire alle specialità del posto, si possono trovare alternative valide per soddisfare ogni esigenza. Cucine piacentine, siciliane e pugliesi sono solo alcune delle varianti valide ai tartufi, ai funghi e ai vini oltrepadani. Certo, di ristoranti con viste dei vigneti e specialità tipiche abbiamo l’imbarazzo della scelta. Ma se il prossimo weekend ci assale la voglia di orecchiette alle cime di rapa, gnocco fritto, purè di fave e cannoli siciliani, nessun proble-
ITINERARI
ma, in Oltrepo’ troviamo anche questo. Ci si adegua alla cucina dell’intero Stivale. Dopo tutto si sa, l’Italia è il Paese dove meglio si mangia al mondo, e allora perché limitarci alle risorse del territorio? Molti ristoranti hanno risolto creando le famose “serate a tema” dove a seconda del soggetto, si realizza il menu adatto. Molti altri invece hanno voluto proporre un menu misto per accontentare un po’ tutti i gusti. Altri ancora hanno preferito specializzarsi nelle tipiche cucine regionali. Ovviamente sapori e profumi sono diversi. Nella cucina pugliese, per esempio, troviamo le caratteristiche della terra del sole e degli uliveti che abitano l’intera regione. Il sapore del mare e della terra si fondono insieme creando ricette che esprimono la vera essenza della Puglia. La sua caratteristica è di saper mescolare ingredienti vari senza che essi alterino il sapore ma lo esaltino. Pasta vino e olio sono la base dell’intera cucina pugliese.
Diversa ancora la cucina siciliana perché per conoscere le ricette della bella isola, dobbiamo fare un tuffo nel passato e ripercorrere la storia. Chi ha dominato e abitato questa terra, ha lasciato un’eredità gastronomica. Parliamo quindi di Greci, Arabi, Ebrei, Spagnoli. Caratteristica principale di questa cucina è la sua “povertà”. Con piatti semplici e poco lavorati, i siciliani si fanno ammirare dall’Italia intera e quando si parla di Sicilia, arance e limoni sono i primi prodotti a cui pensare. Ma non solo. Pomodori e melanzane sono alcune delle eccellenze delle terre sicule. Insomma, come evitare di gustare prelibatezze provenienti da tutta l’Italia? Quanto è vero che siamo italiani, tanto è noto che adoriamo mangiare e la buona cucina è una delle peculiarità di noi abitanti del Belpaese. E allora il prossimo week-end si va in Oltrepò e dopo aver gustato il buon salame di Varzi, goduto di un ricco piatto di orecchiette alle cime di rapa, perché non finire con un ottimo cannolo siciliano?
di Alessia Benaglio
“Navigando”
in mari insidiosi Per citare il filosofo rivoluzionario Karl Marx, Internet ottunde i sensi nel rapporto con la realtà, è un inganno che l’uomo perpetra a se stesso
P
avimento a realtà aumentata che simula erba, sabbia e pietre dal punto di vista visivo ma anche da quello tattile. Automobile elettrica in grado di percorrere 555 chilometri grazie a speciali batterie stilo. Software che, nel caso di spostamento in una zona con fuso orario diverso, informa tutti contatti telefonici della differenza di orario per evitare di svegliare gli amici con un messaggio nel cuore della notte. Innovazioni tecnologiche stupefacenti e affascinati. Ma una su tutte catalizza
la nostra attenzione da circa 20 anni: il World Wide Web. Un insieme di servizi e contenuti multimediali collegati tra loro e potenzialmente accessibili a chiunque. Una vera e propria mania che ha contagiato tutti: bambini, imprenditori, casalinghe e pensionati! Secondo la Forrester Research, società di ricerca americana indipendente che analizza i cambiamenti apportati dalla tecnologia sui diversi business, sulla società e sui consumatori finali, nel 2013 la popolazione umana sarà
TECNOLOGIA &CO.
composta da circa 7 miliardi di individui e ben 2,2 miliardi di questi sarà online. Ma cosa facevamo prima che Internet entrasse così profondamente nella nostra vita? E chi se lo ricorda! Pensiamoci bene, proviamo a stilare una specie di classifica delle attività cadute nel dimenticatoio da quando il WWW e i marchingegni tecnologici hanno preso possesso della nostra vita. Una top ten delle più usuali pratiche quotidiani intaccate dal virus tecnologico. 1 – SCRIVERE. Andare alla cassetta della posta a imbucare una lettera per l’amico di penna americano, lanciare bigliettini amorosi al nostro vicino di banco, scrivere lettere di protesta all’amministratore del condominio che non fa riparare l’ascensore…tutte pratiche obsolete. Ora per dichiarare il proprio amore è sufficiente un SMS sul telefonino. All’amico americano si inviano le e-mail e gli si scrive un post ( significa messaggio, per i matusalemme che ancora non ne conoscono l’esistenza!) sul suo profilo su Facebook. Nessuno scrive più; nessuno ha più penne, fogli e tempo per farlo. 2 – PRIVACY. Esiste un tal Decreto Legislativo n. 196/2003 che garantisce che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché della dignità dell’interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità e al diritto alla protezione dei dati personali. Ma a noi internauti cosa ci importa della privacy! Noi pubblichiamo sul Web le foto dei nostri momenti di intimità, raccontiamo a tutti cosa stiamo facendo ogni singolo secondo della giornata e soprattutto andiamo a frugare e sbirciare nella vita degli altri, senza che nessuno ci veda! Cosa chiedere di più, è il massimo della vita. 3- INCONTRI. Perché perdere tempo ad agghindarsi per uscire e fare nuove conoscenze quando puoi farlo comoda-
mente seduta davanti al tuo PC in pigiama e senza ombra di trucco? Entri in una chat qualunque e puoi raccontare di te ciò che vuoi al primo che capita. Potrai manipolare un po’ la realtà e raccontare dell’elegante abito che indossi e della acconciatura appena fatta dal parrucchiere. E lui, dal canto suo, ti parlerà in tutta onestà del suo smoking e del flute di champagne che sta sorseggiando. 4 – RAPPORTI DI COPPIA. Dal sondaggio pubblicato dal Daily Telegraph e commissionato dalla Bayer emerge che il 28% delle donne britanniche incolpa e-mail e Internet delle scarse attenzioni sessuali che i mariti prestano loro. Fuori le mogli dalle camere da letto, dentro gli smartphone e i notebook! Quanto rimpiangono i tempi d’oro in cui potevano dire “Scusa, ma ho mal di testa.” 5 – SHOPPING. Gioielli, vestiti, scarpe, fiori, elettrodomestici, libri, vacanze, case eccetera, eccetera. Oggi è possibile acquistare tutto dal proprio computer, (ancora in pigiama dopo aver concluso la farsa via chat!). Svantaggio: si compra a scatola chiusa, ci si fida ciecamente dell’immagine visualizzata sullo schermo. Vantaggio: si evitano le resse del sabato pomeriggio nei negozi e le risse per il capo più scontato durante i saldi. 6 – LAVORO. E’ vero, è sempre meglio presentarsi ad una azienda di persona con curriculum alla mano e un bel sorriso in volto, però questa è forse una della funzionalità del web più utili. Ci sono migliaia di siti Internet dediti alle offerte di lavoro in cui si può inserire il proprio CV, candidarsi per le posizioni che maggiormente interessano ed ottenere anche i contatti delle società a cui richiedere un colloquio. 7 – SPORT. Non è necessario andare a fare un po’ di jogging al parco per tenersi in forma. E nemmeno frequentare palestre o piscine, è sufficiente avere in casa uno di quegli apparecchi che simulano
gli esercizi di fitness. Vista la ostentata tendenza alla pigrizia e alla sedentarietà, non importa dove si decida di svolgere dell’attività fisica, l’importante è farlo. 8 – VITA PUBBLICA. Uscire quando piove o fa troppo caldo? Prendere la macchina ed andare in centro cercando parcheggio per un’ora? Non se ne parla nemmeno! Appuntamento per le 20 con gli amici via web-cam per una aperitivo ognuno a casa propria e poi, tutti cellulare alla mano, per assistere insieme alla partita della squadra del cuore. 9 – VIVERE. Molte persone non sono soddisfatte della propria vita, altre invece non riescono ad esprimere la propria personalità come vorrebbero perché troppo timide o insicure. Per questo si creano una Second Life, una vita parallela in un mondo virtuale in cui possono essere quello che vogliono. Attenzione però a non confondere il mondo fittizio con quello reale. 10 - GIOCARE. Quando ero piccola io, gli amici venivano a citofonarmi per andare a fare un giro in bicicletta fino all’oratorio del paese per comprare le caramelle. I ragazzini di oggi sono inebetiti davanti ai videogames in cui si deve sempre ammazzare qualcuno con armi dai nomi impronunciabili. Paradossalmente, si sta diffondendo proprio su Internet una campagna di sensibilizzazione che invita ad un uso moderato della rete per evitare il rischio di dipendenza come da una vera droga. Per scongiurare questo pericolo, sono stati creati test che non hanno propriamente carattere scientifico ma che sono utili per verificare il grado di assuefazione da Web. Io ho provato a farne uno e nonostante non sia un’assidua utilizzatrice della rete, il risultato è stato comunque drammatico e demoralizzante. Dovrò anch’io abbandonare il mio pigiama, indossare un abito carino, truccarmi un poco e fare una passeggiata in più.
d Tommaso Montagna
Massimo Dapporto Teatro, cinema e fiction. Un grande attore che ha sempre scelto la qualità
A
scuola pensava di fare il giornalista, visto che era un asso in italiano scritto. L’idea sedimentò fino al servizio di leva, quando la caciara delle cene con i commilitoni si trasformava, con lui che faceva l’imbonitore, in un vero e proprio cabaret improvvisato dal giovane Massimo Dapporto che vestiva già i panni dell’attore consumato. “Gli amici mi incitavano perché seguissi la carriera attoriale. Una decisione che presi nel giro di una sola settimana, dopo una serie di curiosi eventi, tra cui la lettura casuale del bando d’iscrizione all’accademia teatrale, che mi indirizzò verso la recitazione” ricorda Massimo, con voce inconfondibile e profonda, che sembra provenga dall’incavo di un albero. Tutti gli anni ‘70 e la metà degli ‘80, furono per lui, figlio d’arte (papà Carlo fu pioniere, prima, e
INTERVISTA
re poi, della Rivista italiana) gli anni della gavetta, dei piedi battuti sui palcoscenici dell’intero Belpaese. “E’ quasi una prassi dovuta e istruttiva. E poi mio padre, per sua indole, sarebbe stato incapace di raccomandarmi”. Seguirono i successi televisivi, culminati con “Amico mio”: sceneggiato che, agli albori degli anni ‘90, gli rese la definitiva fama nazionale. Mentre rimangono poche le occasioni di contatto con il mondo di celluloide, anche se vale la pena ricordare “365 giorni all’alba” di Marco Risi (figlio di Dino) e “Mignon è partita” di Francesca Archibugi. “Ho sempre scelto in base alla qualità” conferma Massimo. “Preferisco partecipare a pochi progetti, ma di sostanza, piuttosto che a molti, ma effimeri”. In contrasto, verrebbe da pensare, con tanta produzione televisiva odierna. “La Tv di oggi imbastardisce il linguaggio: prende
gente dalla strada e la manda in onda, creando un Reality-show che esporta i dialetti fuori dalle città di origine, impoverendo la lingua italiana. Con il rischio che i giovani telespettatori ripetano gli errori”. Ma se Reality significa Realtà, la quotidianità mostrata (sbandierata) dalla Tv non è paragonabile ad un qualsiasi tipo di Realismo. Tanto che, come notato anche da Dapporto, “il movimento realista, nel cinema, era composto da individui certamente provenienti dalla strada, ma che non pretendevano di essere attori…”. Tale deviata percezione del concetto di Realismo è forse alla base del mutamento di forme di spettacolo tipiche, quali gli sceneggiati. “Quelli di una volta, che fecero la storia del piccolo schermo, hanno un linguaggio formale, gli ambienti, in interno, artefatti e la recitazione più stucchevole, ma sicuramente privi di sbavature”. Oggi si
Massimo Dapporto e Benedicta Boccoli
chiamano Fiction (traducibile in un paradossale “Finzione”, opposto al Realismo di cui sopra). “E’ un’appendice del cinema: si gira spesso in esterni, alcune volte i personaggi parlano male: le battute sfuggono perché non sempre sono attori professionisti. In gergo si dice che, ora, si insegna a parlare con il soffiato, poco ascoltabile”. Ma Dapporto, col soffiato, non ci ha parlato mai. Questo gli ha permesso di interpretare parti di enorme spessore. Ad esempio Giovanni Falcone. “E’ stato il personaggio reale che ho reso con maggior piacere. Prima di girare, ho parlato con chi lo conosceva, visto fil-
mati e interviste. Ho incontrato anche il giudice Ayala e Achille Serra, per capire Falcone dal punto di vista umano e professionale. Un bagaglio di sapere che mi ha fatto comprendere in modo più profondo il fenomeno mafioso. Ricordo che mi commossi al ritorno, dopo le riprese, passando per Capaci”. Ed oggi, in un’era dove “i comici sono ridi e getta, parti integranti del consumismo, a parte l’istrionico Fiorello”, e dove “la rivista è stata ammazzata dalla Tv”, Massimo Dapporto, un mago comico dell’ironia a doppio senso, scommette un’altra volta su se stesso e si mette a scrivere
piece. Assieme al drammaturgo pavese Edoardo Erba, ha riadattato per il teatro “L’appartamento” di Wilder, poi interpretando la parte del protagonista, che fu di Jack Lemmon. “Ho ancora un sogno” confessa “mettermi dietro alla cinepresa”. A proposito di sogni, gli chiedo quale personaggio storico vorrebbe interpretare. Stalin, risponde. Prima di tutto, dice, perché ha i baffi (che lui non si vuole tagliare), poi anche perché è un bel personaggio terrificante, con tanti lati psicologici da sondare.
INTERVISTA
d Alberto Fiori
The Twilight Saga: Eclipse
Terzo capitolo per la saga dei vampiri dai sentimenti belli e l’animo tirato a lucido. Il genere degli emo-amanti non conosce crisi da tempo immemore.
S
ono decenni, che il cinema si lascia affascinare dalle storie di vampiri. Il genere piace e attira, ma al tempo stesso terrorizza giusto un pizzico, senza schifare, perché spesso dietro quei canini assetati si celano uomini e donne all’apparenza come noi, solo appassiona-
ti di sangue più di una qualsiasi cronaca cittadina. Volendo fare una veloce cronistoria di questa perversa passione vampiresca passata attraverso il grande schermo, basti sapere che si contano oltre 100 titoli dedicati ai vampiri, partendo da “Le manoir du diable”, di Georges Mélièrs (1896), con una tappa obbligata sullo spaventoso Bela Lugosi, che nel lontano 1931 diventa il vero capostipite del genere horror, passando poi attraverso “Nosferatu”, vampiro pelatone nel 1979 affidato all’orripilante (per sua stessa natura) Klaus Kinski, i succhiasangue delicati Tom Cruise e Brad Pitt (“Intervista col vampiro”, 1994) e per finire, giusto in
questi anni di crisi di liquidità, planando sui vampiri giovani, carini e disoccupati (a livello emostatico) di “Twlinght”. Se siamo di nuovo qui a parlarne, tutto si deve ad un libro, scritto nel 2005 da Stephanie Meyer e venduto in 85 milioni di copie: cifre sufficienti per spiegare come mai Hollywood abbia volto lo sguardo verso la vicenda e deciso di trasferire tutto in pellicola, con la speranza che quei milioni di persone andassero a vedere che faccia avevano i protagonisti. Chi ne ha voglia, provi a pensare quanto da quelle parti sanno guardare più in là degli sguardi : il primo Twlight incassa 7 milioni di dollari nel primissimo gior-
CINEMA
no di programmazione, il 21 novembre 2008, raggiungendo i 385 milioni un anno dopo, se si ha l’accortezza di mettere insieme anche le vendite dei Dvd. Motivi sufficienti perché nemmeno ad un anno di distanza, Twilight torni con prepotenza nei cartelloni delle multisale, seguito da una parolina che la dica lunga: “Saga”. Sì, perchè gli strateghi del cinema nel frattempo hanno intuito le potenzialità di questa storia d’amore che oscilla fra i canini affilati e le notti di luna piena, ma anche sui sentimenti purissimi che hanno i cuori negli anni dell’adolescenza, quando l’amore si pensa sia davvero una margherita da
interrogare. “The Twlight saga: New Moon” rincara la dose e porta a casa altre valigiate di dollari, ma così tanti che il prossimo 30 giugno, nelle sale di tutto il mondo, arriva il terzo capitolo: “The Twilight Saga: Eclipse”. L’intera vicenda si svolge a Forks, triste e piovosa cittadina dello stato di Washington, dove a dividersi il territorio ci sono vampiri, licantropi e gente normale, sempre che si possa definire così chi malgrado il vicinato si intestardisce a voler vivere lì e non si dà alla fuga. Fra le schiere dei più strani spiccano senz’altro i Cullen, famiglia un po’ pallida (per non dire anemica) di vampiri
quasi vegetariani, che rifiutano l’idea di succhiare il sangue ai propri simili più di quanto non facciano già le tasse, per dire. E l’intera storia ruota intorno alla storia d’amore fra Edward Cullen, 108 anni all’anagrafe e tratti somatici di un diciassettenne piuttosto belloccio a vedersi, che sa leggere nelle menti di tutti, tranne che in quella di Isabella Swan, detta Bella, diciassette anni veri: partita da Phoenix, Arizona, finisce lì quasi per sbaglio, ospitata dal padre, sceriffo di Forks, quel buco di posto inospitale da cui vorrebbe scappare causa noia diffusa, almeno fin quando non si imbatte nella mascella spigolosa di Edward.
Lui è Robert Pattinson, attore, musicista e modello londinese, classe 1986. Lei Kristen Stewart, 1990, da Los Angeles, California. Fiutando l’affare e la solita abitudine degli attori di agguantare il successo e subito dopo di sentirsi troppo stretti nel ruolo, la produzione li ha blindati con contratti che prevedono l’obbligo di resistere fino al termine della saga,
gli piaccia o meno, pena sanzioni impossibili da pagare. Insieme mandano ai pazzi gli adolescenti di tutto il mondo, che sognano ad occhi aperti un amore così immenso da non sembrare vero, con lui che vorrebbe dissanguarla ma se ne innamora e lei che vuole diventare come lui, condannandosi alla vita eterna ma anche all’infelicità
di chi è vivo senza più vivere. In mezzo i cattivoni, vampiri che cercano sangue e hanno voglia di pestare i calli al prossimo, e appena marginalmente, come sfondo, la gente comune, che ogni tanto funge da happy meal per qualche vampiro assetato. “The Twilight Saga: Eclipse” va avanti
nel racconto, con la storia d’amore fra Edward e Bella, in cui nel frattempo si è inserito Jacob, un licantropo del luogo. Ma c’è di mezzo la vendetta tramata dai vampiri nomadi, la banda di cattivi che perseguita Bella fin dal primissimo film. Dopo anni di scaramucce e una serie di efferati e misteriosi omicidi a Seattle, ar-
The Twilight Saga: Eclipse R i D Regia: David id Sl Slade l d Montaggio: Art Jones Sceneggiatura: Melissa Rosenberg Musiche: Howard Shore Produttori: Melissa Rosenberg, Stephanie Meyer, David Slade Produzione: Summit Entertainment Distribuzione: Eagle Pictures Uscita nelle sale: 30 giugno g g 2010 Cast: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Billy Burke, Jackson Rathbone, Nikki Reed, Ashley Greene, Kellan Lutz, Elizabeth Reaser, Peter Facinelli, Guil Birmingham, Dakota Fanning, Anna Kendrick, Bryce Dallas Howard, Cameron Bright, BooBoo Stewart.
riva il momento dello scontro finale, per chiarire una volta per tutte chi, come e dove. Non sveliamo il finale per senso di giustizia, anche se la promessa di almeno altri due titoli al cinema è sufficiente per togliere di mezzo ogni ragionevole dubbio. I vampiri torneranno, anzi, non se ne sono mai andati.
I.P.
Orecchiette alla leccese Il Ristorante-pizzeria LA PERLA NERA gestito da VITO CARMELO SERRA e dalla moglie, cuoca, TIZIANA MARGIOTTA con la collaborazione delle figlie ROBERTA, GIUSEPPINA E STEFANIA, proviene dalla grande tradizione della cucina pugliese (Salentina e leccese in particolare). Da noi potrete assaporare tutti i piatti tipici e le specialità pugliesi in un ambiente rilassante e dotato di tutti i comfort. La grande attenzione messa nella scelta degli ingredienti di base insieme al rispetto di tutte le norme igieniche fanno della Perla Nera uno dei ristoranti migliori dell' Oltrepò pavese. Su richiesta della clientela potrete assaggiare tutti i piatti di pesce cucinati alla pugliese ed in particolare le famose "orecchiette alla leccese":
Ingredienti: • 400 gr di salsa di pomodoro, • 1 cipolla piccola, • 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva, • qualche foglia di basilico fresco, • un cucchiaino di ricotta forte, • 500 gr di orecchiette pugliesi, • Parmigiano grattugiato, sale. Preparazione: Fate soffriggere nell’olio extra vergine di oliva bollente la cipolla tagliata a fette sottili, quando la cipolla si sarà imbiondita aggiungete la salsa di pomodoro, un pizzico di sale. Lasciate cuocere per circa 15/20 minuti avendo l’’accortezza di mescolare di tanto in tanto, a cottura ultimata, sciogliete in una tazzina la ricotta forte con qualche cucchiaino di sugo, e versare il tutto nella pentola. Cuocete al dente le orecchiette (meglio se fresche) in abbondante acqua salata e in ebollizione. A cottura avvenuta, scolatele bene. Conditele con il sugo e cospargetele di basilico tritato o semplicemente lasciato a foglioline.
I.P.
Abiti d'epoca creatività per vocazione Come vi abbiamo già anticipato nel numero di Maggio si terrà al Castello di Sartirana Lomellina (PV) il 5 Giugno 2010, l'esposizione degli abiti d'epoca della sartoria di Maria Angela Chiesa, sita a Pieve del Cairo, via Circonvallazione, 35. Maria Angela Chiesa disegna e confeziona abiti di rievocazione storica di tutte le epoche: creativa di nascita e per vocazione, ricercatrice, stilista, modellista, ricamatrice, Maria Angela rappresenta un brillante esempio di come la fantasia possa far rinascere antichi mestieri dimenticati. L'ideazione, la ricerca storica e la successiva progettazione e realizzazione dei costumi riguarda un arco temporale che spazia dall'epoca romana per arrivare sino ad abiti dei primi novecento. L'importanza della scelta dei tessuti come damaschi, velluti, sete e altri materiali da Lei usati, filato d'argento, pietre di cristallo o semopreziose fanno si che possa realizzare abiti indimenticabili e fedeli all'epoca. La sua collezione spazia dall'epoca roma-
www.abitidepoca.com
na sino ai giorni nostri. Vi ricordiamo e vi facciamo presente che, in particolare, verrà esposto, per l'occasione, un abito originale del '600 composto da più di 700 perle vere. L'abito di foggia spagnola sostenuto dal verdugale, oltre alla ricchezza del tessuto, si fa notare per l’applicazione di ogni genere di preziosità: dalle bordure dorate alle perle – dalle pietre gioiello alle pietre semipreziose sia sul corsetto che termina con corte falde al di sotto della vita che sulla gonna. Particolarmente raffinata è la gorgiera di pizzo rifinita con filo di seta dorato. L'abito è confezionato con velluto di seta-stoffa di trama antica dorata-pizzo-perle-pietre gioiello e pietre semipreziose. ABITI D’EPOCA – premiata sartoria di abiti e costumi di scena, è sita, vi ribadiamo, in via Circonvallazione, 35 a Pieve del Cairo (PV) ed è contattabile direttamente allo 0384.87202 oppure visitando il sito: www.abitidepoca.com
ATTUALITÀ
Bozzi gioielli: tradizione e creatività Valenza, si sa, è la patria del gioiello, quì numerosi artigiani esprimono la loro abilità e creatività caratterizzando un’area ormai famosa in tutto il mondo. In un quadro così qualificato Bozzi gioielli si è distinta per le sue creazioni ad alto livello frutto di una saggia miscela fra tradizione famigliare e grande creatività. La famiglia Bozzi, infatti, è storicamente legata alla creazione di gioielli e si è affermata nel qualificato mondo di Valenza sia come fornitore per grandi aziende che come atelier esclusivo. Oggi, giunti alla seconda generazio-
ne, Bozzi debutta come boutique del gioiello nella nuova sede di Voghera: collezioni moderne ed intriganti dove forme e colori sono il frutto di una accurata lavorazione e una attenta selezione di materiali e pietre preziosi. Il proprio laboratorio orafo posto all’interno dell’atelier offre un segno di distinzione esclusivo per chi è in grado di apprezzare tutto ciò che è unico. Il laboratorio offre un servizio di assistenza completo: dal preventivo alla consegna del gioiello realizzato su misura per voi. Vengono progettati mo-
delli esclusivi ed originali sfruttando idee e bozze del cliente o proponendo disegni unici mai visti sul mercato; in entrambi i casi i gioielli saranno lavorati a mano dagli esperti artigiani orafi che li realizzeranno in ogni singolo passaggio seguendo le vostre richieste ed esigenze. Bozzi vi aspetta con le sue collezioni 2010, con una vasta gamma di fedi nuziali e con la possibilità di concretizzare qualsiasi idea abbiate in mente.
©Adverum
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