Marilyn Monroe

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Anno 06 GIUGNO/LUGLIO 2012 COPIA GRATUITA

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MARILYN FOREVER

Omaggio alla donna che il mondo sogna ancora L’intervista

ELENA BAROLO

Musica

IVANA SPAGNA

Ecologia

IL PLANET SOLAR

Arte

I NATURAL GRAFFITI

Moda

VICTORIA’S SECRETS SWIM COLLECTION SPECIALE VINI & COLLINE





SOMMARIO

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Cover Story: Marilyn Monroe Fino alla fine dei giorni Eventi: Harrods e la Regina Dio salvi l’inquilina L’intervista: Elena Barolo Semplicemente fashion Speciale Vini & Colline Di cavalieri, d’armi e bottiglie Pavia: Gli eventi dell’estate La stagione delle feste Speciale Olimpiadi: fenomeno Streaking La teoria dell’uomo nudo Sport: strane discipline Quelli che lanciano la mogliee Musica: Ivana Spagna Gente come lei Ecologia: Il viaggio del Solar Planet La corrente controcorrente Arte: I Natural Graffiti Erba di casa mia

Ovvero gli italiani lo fanno meglio: non pensate male, fa troppo caldo per avere pensieri impuri, ciò che riteniamo di fare meglio è quel semplice e complicato esercizio chiamato vivere. Perennemente in burrasca, in preda a gente che ruba e mai si dimette, ad un’economia senza fiato come a migliaia di tasse da pagare, questo popolo sa trovare sempre un modo per restare in piedi, dribblare tutti e piazzarsi in prima fila, un attimo prima che parta il click della foto finale. L’ha dimostrato la Nazionale di Prandelli, partita con sonore lezioni di calcio e finita alla stesso modo, ok, ma dopo aver dettato legge ancora una volta, di fronte ad un mondo costretto a chinare la testa e ammettere a malincuore che sì, quando tutti ci danno per finiti e iniziano a ridere, sappiamo trovare dentro la forza per ricacciare la risata in gola a tutti. Come diavolo faranno, questi mangiaspaghetti, lo sanno solo loro. E un po’ lo stesso è successo al Premier Monti alla riunione dell’Eurogruppo, nelle stesse ore in cui il calcio faceva da padrone delle prime pagine dei giornali, così testardo e convinto da tornare a casa solo dopo aver ottenuto quello che voleva, dimostrando anche lì che non siamo finiti, ma decisi a venirne fuori e dare anche noi regole, non solo a subirne. E per finire, onore alla forza del popolo emiliano, piegato da migliaia di scosse di terremoto ma così testardo da riuscire a fermare la terra che trema con la forza di un solo pensiero: tornare a lavorare. Piccoli, grandi esempi di italianità diffusa, di un sentimento forte, temprato dal sole e dal destino, impresso in un popolo che spesso nella sua storia ha fatto le valigie per andare lontano, cambiando lingua ma non cuore, portandosi dietro, fra caciotte e mozzarelle, anche quello che ci rende un angolo d’Europa che il mondo da sempre guarda incuriosito: sembra che debbano affogare, ma continuano a nuotare e presto o tardi te li ritrovi fra i primi. Ecco, quello che ci piace pensare, in momenti di grande incertezza come questi, è proprio lo spirito indomito che muove ognuno di noi, anche nelle minuscole battaglie di tutti i giorni. Per cui, cari vicini di pianeta, state in campana: a cadere sono capaci tutti, ma quando si tratta di farlo con stile, gli italiani non hanno rivali. Perché solo noi sappiamo rialzarci e avere più fiato di prima.. DIRETTORE RESPONSABILE Germano Longo

Moda: Victoria’s Secrets Swim Collection 2012

Anno 06 Luglio 2012

una pubblicazione Adverum Srl Via R. Brichetti, 40 Tel. (+39) 0382 309826 fax (+39) 0382 308672 www.adverum.net info@adverum.net

Mensile a diffusione gratuita Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 675 del 18/03/2007

DIRETTORE RESPONSABILE Germano Longo (direttore@andcomagazine.it)

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ITALIANS DO IT BETTER

SEGRETERIA DI REDAZIONE Elisabetta Moretti (elisabetta@andcomagazine.it) Hanno collaborato Alessia Benaglio, Daniela Capone, Simona Rapparelli, Irina Turcanu. Art Director Andrea Maccarini

Impaginazione e grafica Adverum Srl ADV designer Stefano Ghislanzoni Marketing, pubblicità ed eventi speciali Adverum Srl Stampa Art & Coop Soc. Coop. Via Aldo Moro, 14 15057 Tortona (AL) GIU/LUG 2012 | 5


COVER STORY Marilyn

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Monroe


FINO ALLA FINE

DEI GIORNI L’unica, la sola, la più celebre donna mai apparsa sul pianeta: cinquant’anni dopo essersene andata, il mito di Marilyn continua a vivere, a dispetto di tutto di Germano Longo | – foto Getty Images

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er una volta almeno, in copertina niente star di questi anni, nessuna donna dello spettacolo che racconti la propria vita, oscillando fra speranze e carriera. Per una volta, ci siamo detti quando abbiamo avuto per le mani queste foto, è giusto lasciare spazio ad una donna che per milioni di abitanti di questa galassia, giovani o anziani che siano, è e sarà per sempre il sogno fatto persona. Ecco come si spiega la potenza infinita di un’icona assoluta, che a cinquant’anni dalla morte sa meritarsi ancora la prima pagina, lasciando al palo tutto quello che è venuto dopo di lei. Questo è il vero testamento di Marilyn Monroe, cristallizzata dal destino ad essere per sempre giovane, mai sfiorata dal bisturi o dalle pene del tempo che passa e non sente ragioni. Immutabile fino alla fine dei giorni, come lo sono stati i personaggi richiamati su prima del previsto, lasciando in lacrime il mondo intero, ma con il tempo

anche la certezza che la leggenda non ci sarebbe stata, senza prima accettarne il dolore di una fine che suona da sempre come un’ingiustizia. Cinquant’anni fa, il 5 agosto del 1962, a trentasei anni, quand’era nel pieno della bellezza malgrado di demoni che la dilaniavano nei momenti in cui riusciva a stare lontana dai flash, Marilyn se n’è andata, in un modo che ancora nessuno ha mai chiarito davvero, per capire se quella notte si sia imbottita di farmaci da sola perché non ne poteva più o se qualcuno abbia preferito toglierla di mezzo perché non ne poteva più anche lui, di avere a che fare con una donna tanto bella quanto così fragile da diventare scomoda. Forse un giorno l’ultimo mistero di Norma Jean Baker sarà svelato. Ma adesso, a cinquant’anni da quella notte maledetta, non è il momento dei gialli, semplicemente del ricordo che tutti, in ogni angolo della Terra, stanno per tributare alla

femmina che almeno per un istante ha fatto sospirare ogni uomo e convinto ogni donna di poterla imitare. Una spremuta di sensualità pubblica che faceva a pugni con gli antidepressivi e l’alcol dei momenti privati, hanno svelato in questi cinquant’anni centinaia di biografie autorizzate e non, sminuzzando ogni istante delle sue storie con uomini che l’hanno avuta senza mai capirla, elencando senza pietà i capricci da diva che arrivava sul set ubriaca e incapace di ricordare le battute, mandando alla storia scene come quella della gonna alzata dal vento dispettoso della metropolitana di New York davanti agli occhi iniettati di sangue del marito Joe Di Maggio, il campione di baseball, così come il nudo che ancora oggi la perseguita, fatto quando Marilyn era solo Norma Jean Baker, ragazzina di Los Angeles che cercava di sfuggire ad una madre schizofrenica e all’orfanatrofio.

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COVER STORY Marilyn

Monroe

"la donna capace di mandare a letto il mondo intero pieno di sogni, dichiarando che lei per dormire indossava solo qualche goccia di Chanel numero 5, o riempiendolo di brividi ascoltandola sussurrare “happy birthday mr. President” davanti a Kennedy che sorrideva, mentre a sua moglie Jackye riusciva appena un po’ meno. " Proprio quella, sarebbe poi diventata Marilyn Monroe, la donna capace di mandare a letto il mondo intero pieno di sogni, dichiarando che lei per dormire indossava solo qualche goccia di Chanel numero 5, o riempiendolo di brividi ascoltandola sussurrare “happy birthday mr. President” davanti a Kennedy che sorrideva, mentre a sua moglie Jackye riusciva appena un po’ meno. E cinquant’anni dopo aver fatto i conti con quella notte di agosto del 1962, il mondo si scopre ancora innamorato perdutamente di MM, come la chiamavano nell’ambiente cinematografico americano, ma ancor di più dei suoi difetti di donna ferita, perennemente in cerca di qualcuno che di-

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menticasse il suo corpo per curarne l’anima. E per tutto il 2012, in una martellante e incessante processione di tributi, non esiste luogo al mondo dove Marilyn non sarà ricordata, anche solo con la proiezione di uno dei suoi film. Ha iniziato, prima di tutti, la Getty Images Gallery di Londra, che dal marzo scorso e fino agli inizi di giugno ha ospitato Marilyn, mostra della più grande concentrazione di abiti e oggetti appartenuti alla diva, di proprietà del collezionista-feticista David Gainsborough Roberts, ma anche video e fotografie inedite (fra cui quelle che pubblichiamo in queste pagine) che hanno attirato ed emozionato migliaia di persone.


A breve uscirà nelle sale un film, interpretato da Michelle Williams (ne parliamo nel box in queste pagine), così come va ricordata la mostra organizzata al Museo Salvatore Ferragamo di Firenze, il marchio di calzature che la Monroe prediligeva. Per finire in bellezza con l’omaggio che il Festival del Cinema di Cannes ha deciso di dedicare alla diva assoluta: nella foto scelta per la locandina, uno scatto privato in cui la bionda che cantava “i diamanti sono i migliori amici delle ragazze” sorride mentre soffia semplicemente su una candelina. Sembra un’immagine

felice, ma sappiamo tutti che non era così: Norma Jean Baker aveva soltanto imparato ad essere Marilyn Monroe in ogni istante della sua esistenza, disperatamente ancorata all’immagine in cui il mondo intero l’aveva condannata senza appello. Ciao Marilyn, ci manchi sempre.

Tutta la vita in una settimana Il titolo originale, My week with Marilyn spiega meglio di ogni traduzione il senso di questa pellicola, ispirata ai diari di Colin Clarke, nel 1956 assistente di Sir Lawrence Oliver sul set del film Il principe e la ballerina. Il film si concentra su una misteriosa settimana che Clarke saltò inizialmente nei suoi diari, finendo per raccontarla soltanto diversi anni dopo per svelare il rapporto fra la più grande diva di Hollywood e lui, allora giovane in cerca della sua strada. A interpretare Marilyn è Michelle Williams, Kenneth Branagh è Sir Lawrence Olivier mentre per il ruolo del giovane Colin Clarke la scelta è andata su Eddie Redmayne.

La leggenda

di Norma Jean Nasce a Los Angeles alle 9:30 del 1° giugno 1926, ma questo non basta per garantirle la felicità. Figlia di Gladys Pearl Monroe e, con molta probabilità, di Martin Edward Mortenson, di professione fornaio, Norma Jean passa la sua infanzia fra affidamenti e orfanatrofi, subisce violenze e molestie, e a 16 anni è costretta a sposarsi con James Dougherty, un vicino di casa, perché la madre si trasferisce in Virginia con il nuovo compagno e non ha nessuna intenzione di portarsela appresso. Si accorge di lei per primo il fotografo David Conover, che nel 1945 gira l’America in cerca di ragazze destinate alla rivista Yank, da inviare alle truppe al fronte. La sua foto finisce sulle scrivanie dell’agenzia Blue Book Modeling Agency che la addestra nella sottile arte di lasciare intuire senza mai dire nulla. Inizia a lavorare come modella, debuttando nel cinema in parti minori spesso senza battute, studia recitazione all’Actors Lab di Hollywood, fin quando nel 1948 ottiene un ruolo da coprotagonista in Giungla d’asfalto, di John Houston. E’ l’inizio di un’ascesa inarrestabile che nel giro di pochi anni la trasformerà nella stella

assoluta della cinematografia mondiale. Nel giugno 1954 sposa Joe Di Maggio, ma lei è troppo bella e lui troppo geloso perché possa durare: nove mesi dopo i due si separano. Per qualche tempo amante di Frank Sinatra, Marilyn tenta nuovamente la carta del matrimonio convolando nel 1956 con Arthur Miller, commediografo di grande fama e talento. Ma quattro anni e numerosi aborti dopo, anche l’unione fra i due arriva al capolinea. Marilyn inizia ad essere preda della depressione, viene ricoverata più volte e passa attraverso storie senza futuro come quelle ben note con i due fratelli Kennedy. Il 5 agosto 1962, un medico accorso su richiesta della governante di Marilyn, trova l’attrice sul suo letto di casa, accanto a numerose confezioni di barbiturici. Dall’8 agosto 1962 Norma Jean Baker riposa insieme a Marilyn Monroe in un loculo del Westwood Village Memorial Park Cemetery di Los Angeles.

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EVENTI

Harrods e la regina

DIO SALVI L’INQUILINA Quella di Buckingham Palace, s’intende: la Regina Elisabetta II, che nel mare di celebrazioni per i suoi 60 anni di regno, si è vista anche ironizzare la corona di St. Edward. Merito del più grande magazzino di Londra, dove lei stessa ogni tanto va a “far la spesa”

Jo Malone

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Theo Fennell

Boucheron


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i dice che Harrods ogni tanto chiuda a sorpresa gli ingressi al pubblico, mettendo ogni angolo dell’immenso palazzo di Brompton Road, a Knighsbridge, nell’esclusivo quartiere di South Kensington, a disposizione del molto femminile desiderio di shopping di Sua Mae stà la Regina Elisabetta II. D’altra parte, se lo slogan “dallo spillo all’elefante” ha qualche fondo di verità, non è difficile pensare che iniziando dagli spilli per finire ai pachidermi, “Beth” nelle immense sale di Harrods riesca anche nell’impresa di trovare qualche cappellino colorato (e velettato) da mostrare nelle sue uscite pubbliche. Il rapporto

Paul Smith

fra i due, la regina e il magazzino londinese, ha radici antiche, e nel tempo si è forse incrinato appena negli anni in cui Diana si faceva vedere in pubblico con Dody Al-Fayed, figlio di Mohammed, magnate egiziano e uno degli uomini più ricchi del mondo, proprietario dello storico shopping mall dal 1985 al 2010. Ma in occasione delle celebrazioni del Diamond Jubilee, per i 60 anni di regno, Harrods ha deciso di fare la propria parte nei confronti della Regina, inserendosi nel turbinio di eventi, parate, sfilate e celebrazioni (insieme alla solita slavina di francobolli, medaglie, piatti e tazze), che in tutta l’Inghilterra si susseguono a ritmo incessante. Ma l’ha fatto a modo

Dom Perignon

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EVENTI

Harrods e il Diamond Jubilee

proprio, scegliendo un “taglio” glamour, modaiolo e perfino un po’ ironico. Il punto di partenza è la corona di St. Edward, la più celebre e preziosa, quella usata dai sovrani inglesi per la cerimonia di incoronazione, ma per l’occasione rivista e ridisegnata dagli stilisti di ben 31 celebri marchi di abbigliamento e gioielleria, che ovviamente fanno parte del lungo elenco di brand in vendita presso i grandi magazzini di Brompton Road. Così, De Beers, Paul Smith, Bulgari, Dom Perignon, Fabergé, Chopard, Shu Uemura, Escada, Jo Malone, Ferragamo, Lanvin, Mulberry, Tiffany, Prada, Valentino, Cavalli e Boucheron, solo per citarne alcuni, hanno rimesso mano alla corona che rappresenta la monarchia inglese realizzando copie conformi così strane, buffe, eleganti e a volte sfacciate che rischiano di piacere davvero a Sua Maestà, abituata a cappellame non meno esa-

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gerato. Il risultato è una collezione unica, destinata a diventare una mostra temporanea e svelata per la prima volta nel corso di una solenne sfilata lungo le strade di Londra, con gran finale proprio di fronte al palazzo di Harrods. Sempre per risaltare ancor di più l’evento, lo stesso grande magazzino ha sottolineato un cambio temporaneo della propria immagine: via le tende verdi a baldacchino, tradizionale colore del tempo londinese dello shopping, per fare posto alle stesse tinte regali usate nel febbraio del 1952, in un tripudio di rosso e oro con contrappunto di Union jack, la bandiera inglese. Negli stessi giorni, anche il Victoria & Albert Museum, celebre collezione di arte e design di Cromwell Road, ha organizzato Ballgowns: British glamour since 1950, raccolta di abiti da ballo dagli anni Cinquanta ad oggi.

Beth, la regina colorata

Elizabeth Alexandra Mary Windsor, primogenita di re Giorgio VI ed Elizabeth BowesLyon, nasce a Londra il 21 aprile 1926. Cresce imparando il rigido cerimoniale di corte, e malgrado destinata al trono d’Inghilterra, durante la guerra sceglie di fare la propria parte prestando sevizio nell’Auxiliary Territorial Service. Nel novembre 1947 sposa Filippo di Edimburgo, cugino alla lontana, da cui ha quattro figli (Charles, Anne, Andrew ed Edward, che le daranno 10 nipoti). La sua vita cambia di colpo nel 1952, quando suo padre muore mentre lei ed il marito sono in visita ufficiale in Kenya. Il 6 febbraio dello stesso anno, Elisabetta II diventa sovrana del Regno Unito, ma anche di Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Barbados, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone, Santa Lucia e Tuvalu, titoli che divide con quello di capo del Commonwealth, governatrice della Chiesa Anglicana, comandante delle forze armate e signora dell’Isola di Man: messo tutto insieme significa governare su 125 milioni di persone. Fra le sue abitudini, di cui tanto si è scritto e mormorato, l’amore per i cavalli, i cani e gli improbabili abiti dai colori vistosi, insieme al tradizionale messaggio di Natale alla nazione (Queens’ Christmas Message) cui pare tenga particolarmente e che inizia a preparare mesi prima.


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L’INTERVISTA Elena Barolo

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ttrice, presentatrice, show girl. Sembra difficile trovare qualcosa che Elena Barolo non abbia fatto nel corso dei suoi 30 anni. Invece basta poco per scoprire che la bionda torinese ha ancora un sogno, piegato con cura nei suoi cassetti: la moda. Da poco, Elena si è lanciata nel mondo dei blog creandone uno tutto suo (affashionate.com), interamente dedicato al fashion, nel quale si parla di tutto quello che fa moda: abbigliamento, nuove tendenze e sfilate.

ashion SEMPLICEMENTE

BELLISSIMA, BIONDISSIMA E SEMPRE PRONTA A NUOVE SFIDE. L’EX VELINA DI ORIGINI TORINESI INIZIA FINALMENTE A REALIZZARE IL SOGNO CHE AVEVA SIN DA PICCOLA: LAVORARE NELLA MODA di Daniela Capone

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Si vede che fremi: dai, raccontaci del tuo blog Ho iniziato a calarmi nel ruolo di fashion blogger un po’ per gioco, ma ora è diventato un grande impegno e ne sono felice. Comunque non per questo la mia vita lavorativa girerà sempre e solo intorno alla moda, se arriveranno proposte interessanti dal cinema o dalla televisione le valuterò sempre con grande interesse. Come mai hai scelto la strada della rete? Il mio sogno è sempre stato quello di lavorare nella moda. Se non avessi fatto la velina oggi lavorerei sicuramente tra abiti, tendenze e modelle. Mi sono diplomata all’istituto europeo di design e disegnare vestiti o guardare sfilate sono sempre state le mie grandi passioni. Da piccola volevo fare la modella, ma non mi è riuscito, così oggi con il mio spazio online posso finalmente parlare di tutto ciò che amo perché è un progetto realizzato totalmente da me, un angolo tutto mio. Tra le varie esperienze lavorative, ne esiste qualcuna di cui ti sei pentita? No, non esiste e ti spiego il perché: ogni volta che mi viene fatta una proposta lavorativa sono solita pensarci molto a lungo prima di accettare o rifiutare. Il risultato è che sono felice di tutte le esperienze che ho fatto. Ti faccio un esempio: ho rifiutato un calendario nonostante il compenso economico fosse notevole e lo stesso ho fatto con l’Isola dei Famosi. Probabilmente se avessi accettato oggi me ne sarei pentita, perché non sono cose che vanno bene per me, conoscendo la mia personalità. Tra le varie esperienze di cinema e fiction, c’è un personaggio al quale sei affezionata? Assolutamente sì. Impersonavo Laura Ferrari in “Vite”, una sitcom in onda su Rai2. Sono rimasta legata a quel personaggio perché era divertente, simpatica e solare, quindi stato molto facile interpretarla. Mi sento molto simile a lei, rispecchia come sono io nella vita di tutti i giorni.

Qual è il lato negativo della notorietà? In realtà l’unica cosa della quale posso lamentarmi è la mancanza di privacy in certi momenti, ma la cosa non mi disturba più di tanto. Anzi, sono dell’idea che se qualcuno non vuole farsi “paparazzare” sa perfettamente come fare. Nel periodo di Striscia era sicuramente più difficile sfuggire ai fotografi, ma quando non ho voluto (o non voglio) farmi trovare, ho imparato come fare. Un consiglio da dare a chi sogna il mondo dello spettacolo? Per una ragazza, sicuramente provare con i casting di Striscia la Notizia. Quest’anno sono in programma le selezioni per le nuove veline ed io posso solo parlare bene di quell’ambiente. Oltre ad essere un ottimo palcoscenico, è anche un posto ideale per crescere lavorativamente, un ambiente pulito dove gli addetti ai lavori sanno come proteggerti e coccolarti. Ho solo bei ricordi. Tra i tanti con cui hai lavorato, c’è qualcuno a che senti di dover ringraziare? Assolutamente: Antonio Ricci ed Enzo Iacchetti. All’inizio della mia avventura a Striscia sono stati fondamentali, hanno saputo proteggermi ed insegnarmi molto. Sarò sempre legata a loro e rimangono ancora oggi un punto di riferimento, anche se ci sente un po’ meno di un tempo. Bene, e adesso spazio ai sogni Forse mi ripeto, ma il mio è lavorare nella moda. Spero che il mio blog piaccia e che possa crescere, dopo tutto è da quando ho 19 anni che coltivo questo desiderio fortissimo e stavolta non voglio rinunciarci: l’ideale sarebbe una proposta lavorativa che possa conciliare la tivù e la moda. Detto fra di noi: che tipo è Elena Barolo? Molto semplice, solare e ottimista, ma anche parecchio distratta, a volte più del consentito. C’è chi dice che sono anche disordinata, ma non è così vero, quello dipende dall’umore.

NON SOLO BIONDA Torinese classe 1982, fin da piccola frequenta corsi di danza, si diploma al liceo classico, quindi si iscrive all’Istituto Europeo di Design. Nel settembre 2002, dopo estenuanti selezioni, diventa Velina di Striscia la Notizia in coppia con Giorgia Palmas, ruolo che ricoprirà per due anni. Non contenta, negli stessi anni studia recitazione frequentando corsi a Milano a cui aggiunge uno stage all’Actor’s Studio di Los Angeles. Terminata la parentesi di Striscia, Elena entra nel cast di Lucignolo – Bellavita, seguito dalla conduzione di Miss Universo e Sipario Estate. Di fronte a lei si aprono anche le porte di alcune soap italiane: CentoVetrine e Vite, con ruoli che oltre a darle modo di dimostrare di aver imparato fino in fondo il mestiere dello spettacolo, le valgono anche premi come miglior attrice. Lo scorso anno ricompare nel cast di Striscia la Notizia nel ruolo di Velina di Montecristo: mascherata dal trucco impersona la vendicatrice di una credenza che vuole le ragazze della famiglia di Striscia belle e sciocchine. Nel percorso di Elena anche il cinema: Natale per due, con Gassman e Brignano, ed Ex – amici come prima dei fratelli Vanzina. GIU/LUG 2012 | 15


SPECIALE VINI E COLLINE

Consigli per un itinerario turistico ed enogastronomico nell’Oltrepo, fra vini, specialità e tanta storia di Andrea Pestoni

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“Se non mi fossi documentato avrei potuto pensare di essere in Toscana”. otrebbe essere questo, il pensiero di uno dei tanti stranieri che ogni anno sbarcano nell’Oltrepo Pavese. E se fino a qualche decennio fa a visitare la zona erano prevalentemente i francesi, oggi gli stranieri “conquistati” dalla terra oltrepadana arrivano da tutto il mondo. E alla fine, il giudizio è unanime: l’Oltrepo Pavese è bello come i principali territori della Toscana ma è molto meno pubblicizzato. Anche se qualcosa sta cambiando:

cultura ed enogastronomia stanno unendo le proprie peculiarità per una ricetta che sembra essere vincente. È così che oltre alla Valle Staffora ed ai suoi Castelli, il turismo è in costante crescita anche nelle zone prettamente vitivinicole. E se Voghera è la capitale dell’Oltrepo Pavese (non solo per la sua ampiezza demografica) Casteggio è il punto di partenza del turismo enogastronomico della zona. Uno dei paesi più importanti è Calvignano, al centro esatto dell’Oltrepo Pavese.

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SPECIALE VINI E COLLINE

Nel XII secolo apparteneva a prete Gisulfo, il quale, il 18 dicembre 1111, testando il castello di Torre del Monte (oggi Borgo Priolo) a favore di Tedisio ed Opizo del fu Ottone, lasciava loro le proprietà a patto che non adempiendo a certi obblighi, l’eredità sarebbe passata al Monastero di S. Maiolo di Pavia, come poi avvenne. Uno dei primi documenti di Calvignano cita la presenza di vigne “novelle”, testimonianza della coltivazione già radicata di produzione vinicola, elaborata dai contadini del Monastero pavese sino al prodotto ultimato. Un altro dei centri oltrepadani rinomati per la produzione del vino e per il turismo enologico è Montalto Pavese, le cui prime notizie risalgono al X secolo: passato nel 1164 sotto il dominio di Pavia, feudo della famiglia Belcredi. Sotto gli Sforza, nel 1477, Montalto entra nella contea degli Strozzi di Mantova, anche se i Belcredi rimangono la famiglia più ricca e mantengono la proprietà del

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castello. Nel 1617 il feudo è venduto ai Taverna, conti di Landriano, ma nel 1658 i Belcredi lo riacquistano, mantenendolo fino alla fine al 1797. Nel XIX secolo Montalto è sede di mandamento nella provincia di Voghera, e con l’unità d’Italia riceve il nuovo nome: Montalto Pavese. Nel 1939, soppresso il comune di Montù Berchielli, una parte di esso, compresa la ex sede comunale Cà del

Fosso, è aggregata al paese. Il diamante del turismo enogastronomico oltrepadano è però la Valle Versa. Seconda come importanza tra quelle che si aprono nell’appennino, zona di bassa, media ed alta collina, famosa per la produzione di vini rossi e bianchi come Barbera, Bonarda, Buttafuoco, Sangue di Giuda Riesling, Moscato, Pinot Nero, Pinot Grigio, Rosso dell’Oltrepò.


LA POESIA DELLA TERRA                                                                                      

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Per quanto riguarda i vini, uno dei marchi storici della Val Versa è senz’altro il Resling, ultimamente supportato anche dalla nascita di un’associazione (Valle del Resling Oltrepo), nata con l’intento di valorizzare il microterritorio. Oggi, 1.500 ettari sono impiantati a Riesling, per una produzione di uva che si aggira sui 160.000 quintali annui, ottenendo circa 100.000 ettolitri di vino. I territori di Calvignano, Montalto Pavese, Oliva Gessi, parte di Casteggio, Mornico Losana e Rocca de Giorgi, rappresentano il 30% della produzione con 500 ettari impiantati, 55.000 quintali di uva e ben 35.000 ettolitri di vino. Dislocati su altrettanti piccole valli rappresentano una zona caratterizzata da un

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microclima con forti escursioni termiche, specie in primavera e in estate, su terreno calcareo e argilloso di marne e arenarie del Quaternario, ad un’altitudine che va dai 220 ai 450 metri. Partendo da Casteggio, teatro nel 222 a.C. della battaglia che aprì ai Romani la via per la conquista di Milano, si possono visitare l’antico borgo di Mairano e le vicine Calvignano e Montalto. La Val Versa potrebbe essere l’ultima tappa del viaggio enogastronomico in Oltrepo Pavese. Una terra ricca di storia, cultura, tradizione e prodotti tipici che fanno sempre più gola ai tanti turisti stranieri oltre che, naturalmente, a chi tutti i giorni può riempirsi lo sguardo con le incomparabili bellezze.


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SE D’ESTATE RESTATE . . . Summer Village, nuoto, idromassaggio, giochi d'acqua e svaghi, avvicinamento a varie discipline sportive e tempo per i compiti delle vacanze DUE CENTRI SPORTIVI sono pronti per regalare a grandi e piccini tre mesi di divertimento e relax

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CENTRO NATATORIO DI VOGHERA

Se i Village People fossero nati in Italia, se non altro per la traduzione nella nostra lingua, altro posto non avrebbero potuto frequentare che la piscina di Voghera. Il centro natatorio Dagradi, recentemente passato sotto l’egida della società Gestisport (specializzata nella gestione degli impianti sportivi), ha cambiato completamente volto. La piscina di Voghera, quella che un tempo era relegata fra gli impianti natatori di serie B (almeno secondo il livello di gradimento dei vogheresi), oggi è diventato un vero e proprio Summer Village, o per gli amanti della tradizione (o traduzione) linguistica italiana, un centro estivo. Lo sanno bene Valentina Spinetta, direttore tecnico e Desiree Ravasio, direttore amministrativo del centro natatorio Dagradi, che a partire dal 2 giugno (e fino al 9 settembre) aprirà i battenti nell’area estiva, riproponendo in gran parte gli stessi servizi che anche lo scorso anno avevano riscosso il successo degli oltre 40 mila visitatori. “Anzitutto, visto il momento delicato, dal punto di vista economico sono state mantenute le tariffe dello scorso anno - spiegano – e questo per venire incontro alle esigenze delle famiglie, che sono le vere protagoniste, insieme ai bambini, dei centri estivi”. Al centro natatorio sarà così possibile sottoscrivere abbonamenti stagionali della durata di tre mesi, che danno la possibilità di usufruire dei servizi della piscina. La vasca centrale avrà più funzioni: oltre al nuoto, c’è chi potrà utilizzarla come idromassaggio, mentre i bambini avranno modo di divertirsi con i giochi in acqua. Insomma, ce n’è per tutti. “Anche quest’anno il centro estivo offrirà diverse possibilità - spiega Valentina Spinetta - oltre alle vasche ci sono i campi di basket e di beach volley e le aree verdi destinate a famiglie e bambini. Nel corso degli ultimi anni, poi, abbiamo voluto aumentare il livello di sicurezza, specialmente nei fine settimana. L’anno scorso, ad esempio, nel corso dei tre mesi estivi GIU/LUG 2012tutto | 22 è filato liscio”. La strategia del nuovo corso del centro natatorio

targato Gestisport è soprattutto quello di puntare sulle famiglie, anche perché questo contribuisce a creare un sereno, rilassante e divertente ambiente. “Gioca Insieme è il nome scelto per il nostro centro estivo, che già l’anno scorso ha riscosso un grande successo, continua Valentina, a supporto dei bambini ci sarà uno staff specializzato e competente con assistenti laureati in scienze motorie, che seguiranno i ragazzi passo dopo passo”. I centri estivi prevedono due sessioni, una mattutina e una pomeridiana. Si gioca, ci si diverte, c’è la pausa pranzo ma è previsto anche il tempo per i compiti delle vacanze. E’ possibile rimanere in piscina fino alle 18, quando i genitori finiscono di lavorare e possono andare a prendere i figli. Se il centro natatorio di Voghera è un vero e proprio Summer Village basato sul divertimento, la Gestisport si occupa anche l’impianto di Casteggio, che come nel capoluogo iriense ospita i centri estivi. “Il centro natatorio di Casteggio è un’oasi di pace e tranquillità - sottolinea


BAR RISTORO COPERTO GIOCA INSIEME ESTATE 2012 Fascia età 4-7 anni, 8-13 anni

PISCINA COMUNALE DI CASTEGGIO

Desiree Ravasio – e quest’anno anche nel centro natatorio oltrepadano abbiamo ideato la prima edizione di “Gioca Insieme”, diretta ai bambini dai 6 ai 13 anni. Anche in questo caso, come a Voghera, i bambini saranno seguiti da uno staff di professionisti e istruttori che li seguiranno ad ogni passo”. I bimbi di Casteggio avranno modo di partecipare all’avvicinamento a diversi sport come calcio, basket, pallavolo e badminton, oltre a trovare il tempo anche loro per i compiti per le vacanze. Voghera, per un’estate di puro divertimento, oppure Casteggio, per vivere in un’oasi di tranquillità. I bagnanti vogheresi e oltrepadani, per l’estate 2012, hanno di fronte una doppia possibilità. Ciò che unisce i due centri sportivi, ambedue controllati dalla Gestisport, è la professionalità dello staff che seguirà tutti, ragazzi e ba-gnanti, ma soprattutto la grande possibilità di offrire divertimento, relax e sicurezza. Una garanzia in più, per tutti coloro che sognano un’estate indimenticabile.

VALENTINA assistente

DESIREE direttore degli impianti

Centro Natatorio Comunale “Riccardo Dagradi” via Famiglia Cignoli 27058 Voghera PV Tel Fax 0383 41051 voghera@gestisport.com

Piscina Comunale di Casteggio via Bussolino 7 27045 Casteggio PV Tel Fax 0383 804372 GIU/LUG 2012 | 23 casteggio@gestisport.com


PAVIA Gli eventi dell’estate

LA STAGIONE DELLE FESTE

Un fittissimo calendario di appuntamenti, tutti rigorosamente gratuiti, per riempire giorni e notti della stagione più calda dell’anno | di Simona Rapparelli |

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on la bella stagione si inanellano gli eventi, e Pavia davvero non si sottrae. Dopo un maggio caratterizzato da appuntamenti musicali e culturali anche con ospiti di riguardo (Cristiano Godano dei Marlene Kuntz e Alioscia dei Casinò Royale) e mostre di tutto rispetto (Rembrandt, incidere la Luce), la Festa del Ticino riprende costellando i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre di eventi di ogni genere: “Abbiamo voluto che la Festa fosse un mix di tante proposte per poter soddisfare più persone possibili – ha dichiarato l’assessore alla Cultura e Vicesindaco del Comune di Pavia Gian Marco Centinaio – sono ben 101 i giorni caratterizzati da manifestazioni ed eventi culturali, di svago e di intrattenimento. Inoltre tutte le iniziative sono gratuite: in tempi di crisi non vogliamo che i cittadini debbano spendere per divertirsi”.

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E c’è da rimanere sorpresi a scorrere le righe del programma, perché gli ambiti proposti al pubblico pavese sono diversi e accattivanti: nei primi giorni di giugno gli appassionati di moto si sono ritrovati al Castello Visconteo per Due ruote che muovono l’anima, motoraduno del VespaClub di Pavia che ha deliziato anche i semplici curiosi. E il 10 giugno la città si è ritrovata

immersa nei fasti del passato: ha preso vita il Palio del Ticino, ovvero il corteo dei figuranti in costume rinascimentale, gli spettacoli itineranti e la coinvolgente Gara dei Barcè, le caratteristiche imbarcazioni pavesi a remi. Dal 21 giugno all’8 luglio torna l’appuntamento con il Festival dell’Illustrazione e quest’anno tocca alla Lituania mostrare i propri tesori illustrati. Stesse date anche

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PAVIA Gli eventi dell’estate

Tra hip hop e tradizione

L’antica gara dei barcè (a destra) e i cartelloni degli eventi destinati ai giovani: nessuno esce scontento dal calendario estivo pavese

per l’esposizione Thinking Pop: presso lo spazio per le arti contemporanee del Palazzo Broletto di piazza Vittoria, ad esporre le proprie “Sculture Vestite” sarà l’artista pavese Stefano Bressani, che rivede i grandi capolavori della pittura e della fotografia utilizzando la stoffa. Il primo giorno del mese di luglio torna l’atteso Mille Bolle sul Ponte Coperto, il simbolo della città di Pavia si veste di spumeggianti bollicine doc ed offre ai visitatori la possibilità di degustare i preziosi vini dell’Oltrepò Pavese. Il 7 luglio, per la gioia del popolo giovane, riecco il Jump Up Festival, con l’esibizione di gruppi di musica hip hop, elettronica, house e tanto altro. Poi, il 26 luglio, l’at-

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tesissimo concerto di Giorgia nel cortile del Castello Visconteo, cornice da favola per un momento musicale di alto livello. E, sempre a proposito di musica, il 7 settembre a salire sul palco sarà J-Ax, rapper e cantautore italiano, voce solista degli Articolo 31. Dal 26 luglio al 2 agosto è il turno di HighScore Festival, esibizione di compositori ed interpreti emergenti che vogliono promuovere la loro musica. Ma Pavia non lascerà soli i suoi cittadini nemmeno nell’arco del mese (forse) più caldo dell’estate: il 10 di agosto si terrà l’apertura straordinaria dei musei cittadini con ingresso gratuito, e il giorno di ferragosto grande festa con musica anni ‘60, ’70 e ’80 nel cuore della città, in


piazza Vittoria. Mentre gli amanti del tango non devono perdersi La metamorfosi di Piazzolla, evento in programma il 26 agosto. I pavesi lo sanno fin troppo bene: cosa sarebbe la Festa del Ticino senza bancarelle e senza “i fuochi”, ovvero senza lo spettacolo pirotecnico finale? Probabilmente lo sanno bene anche gli amministratori locali, che hanno coinvolto Ascom Pavia e Associazione Commercianti, ideando una serie di mercatini itineranti con momento topico il 9 settembre: le due zone sul-

le rive del fiume di Lungoticino Sforza e Lungoticino Visconti (nomi fastosi che ricordano il fascino storico della città di Pavia) si coloreranno di bancarelle, di profumi di prodotti tipici, di golosità e curiosità. Poi, come ogni anno, verso le 22 i pavesi si sposteranno verso il fiume, in fila e senza caos, pronti a stare con il naso all’insù per contemplare i fuochi d’artificio che illuminano il cielo blu e il Ticino, che dalla notte dei tempi, ammira lo spettacolo scorrendo lento tra le due sponde pavesi.

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Per saperne di www.comune.pv.it

www.promoterpv.it (per il concerto di Giorgia)

www.vinoltrepo.it (Mille Bolle sul Ponte Coperto) www.vieniapavia.it

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www.paliodelticino.com

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SPECIALE OLIMPIADI Fenomeno Streaking

LA TEORIA DELL’UOMO NUDO

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E’ L’INGHILTERRA, LA PATRIA DI COLORO CHE SI SVESTONO IN PUBBLICO: PER PROTESTA, MA ANCHE PER BUSINESS. CON IL TIMORE CHE I PROSSIMI GIOCHI OLIMPICI POSSANO SCATENARE UNA VERA INVASIONE


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he gusto c’è, a denudarsi totalmente di fronte a migliaia di persone, correre a perdifiato braccati dalla sicurezza, quindi finire in galera e tornare a casa con una bella denuncia? Sinceramente non lo sappiamo, ma è comunque un dato che gli streakers, gli esibizionisti che si spogliano per protesta, siano in deciso aumento. Colpa della crisi e di un malcontento strisciante, certo, ma a dire il vero nel tempo sono bastati pretesti qualsiasi, per sfilarsi e le mutande e correre liberi su campi e palcoscenici, dribblando guardie e sorridendo al mondo collegato via satellite. C’è di mezzo la controcultura nata in California più di cinquant’anni fa e rimpolpata a dovere dalle teorie dei giovani di allora, che al perbenismo della borghesia, accusata di essere impettita, distante e bigotta, rispondevano mostrando il campionario dell’immostrabile. Per

dare un inizio allo streaking bisogna andare indietro nel tempo di parecchio, addirittura al 1799, quando un uomo completamente nudo viene arrestato mentre gironzolava per la stazione della metropolitana di Mansion House, a Londra. Ma l’episodio più celebre risale al 1970, quando in una foto di Jerry Rubin, uno degli alfieri della protesta americana, comparse una ragazza totalmente nuda che portava in mano un vassoio con una testa di maiale. Il palcoscenico? Un’impettita convention repubblicana, con le signore che si coprivano gli occhi ed i signori che pulivano le lenti. Da lì in poi, un vero diluvio di uomini e donne, a volte nemmeno tanto belli da vedere, ma tutti rigorosamente nudi o coperti di pochissimo, che sul più bello di un evento affollato di gente dribblano la sicurezza e iniziano a correre, fra lo scrosciare degli applausi del pubblico e inseguiti dagli agenti come dagli zoom delle telecamere.

E se c’è un paese dove lo streaking è diventato quasi una tradizione, questo è senza dubbio l’Inghilterra. Nudi davanti ai Reali, come negli stadi affollati per incontri o concerti poco cambia, perché difficilmente passa settimana senza che qualche streakers non finisca al telegiornale, con il bollino al posto giusto, per risparmiare lo spettacolo a chi magari è seduto a tavola. Anche in questo caso c’è addirittura una celebrità, un vero esperto in materia, finito nel Guinness dei Primati per numero di imprese portate a termine. Si chiama Mark Roberts, è un inglese dotato di un fisico che sarebbe meglio tenere ben nascosto, ma questo non gli ha impedito di spogliarsi in pubblico quasi 400 volte, tanto da aprirgli una carriera che la sua famiglia (ormai piuttosto disperata) non pensava possibile: oggi ha aperto un’agenzia e si spoglia soltanto dietro precisi accordi pubblicitari. Non

male anche le prestazioni di Ben Hollywood, passato alle cronache per alcune apparizioni, fra cui la più celebre resta un incontro dei mondiali di calcio, coperto dal minuscolo sporran, la borsetta che va portata sul kilt. Uno degli ultimi, andando in ordine di apparizione, è stato l’impacciato streaker apparso – nessuno sa come – sul palco degli MTV Music Awards in scena a Belfast. Ma siccome a certe cose bisogna farci l’abitudine, la conduttrice per nulla turbata, l’ha fermato scambiando un paio di battute, mentre lui cercava di coprirsi le pudenda, imbarazzato e felice di essere lì, nudo come mamma l’ha fatto. Ma con l’avvicinarsi delle Olimpiadi di Londra del luglio prossimo, temendo l’invasione di nudità, le autorità inglesi hanno deciso di coprire a forza gli streakers: 20 mila sterline di multa (circa 23 mila euro) e galera certa per quanti si denuderanno in pubblico.

COME MAMMA LI HA FATTI Una piccola ma significativa carrellata di “incidenti” colti dagli obiettivi durante eventi sportivi inglesi. Al centro, uno dei casi più curiosi: a Belfast, nel corso degli MTV Music Awards, un uomo nudo è comparso dal nulla: per nulla turbata, la conduttrice l’ha intervistato.

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SPORT Strane discipline

QUELLI CHE

LANCIANO LA MOGLIE

Preoccupati per lavalangadiappuntamenti sportivi che stanno per abbattersi sulla vostra estate? Niente paura: abbiamo scovato una serie di attività sportive strane e curiose WIFE CARRING La gara consiste nel correre portandosi la moglie a spalle. Le origini di questo sport, se così si può definire, pare siano lituane, anche se gli svedesi attualmente annoverano fior di campioni. Da regolamento, la mogliettina deve avere almeno 17 anni compiuti e pesare non meno di 49 kg, a quel punto basta caricarsela come meglio si preferisce e compiere il percorso disseminato di ostacoli (altrimenti che gusto c’è?) da coprire nel minor tempo possibile. Curioso anche il primo premio: tanta birra quanto pesa la signora.

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i competizione si parla comunque, anche se a volte si tratta di gare in cui non c’è nemmeno da chiedersi chi arriva primo, perché lo spettacolo è assicurato ugualmente, fino all’ultimo classificato. Eppure in giro per il mondo, dove le stranezze non mancano mai, può anche capitare di imbattersi in gare spesso diventate appuntamenti fissi per gente che sembra disperatamente in cerca di un modo nuovo in cui farsi male, o soltanto una via di fuga alle solite cose che propina la tivù: calcio, atletica, nuoto, automobilismo, e via da capo. Il nostro piccolo viaggio in ordine alfabetico nelle discipline più astruse è dedicato a chi è preoccupato dall’abbuffata estiva di sport canonici, con medaglie da vincere, gol da segnare e record da battere, mentre in qualche angolo del pianeta c’è chi passa mesi a prepararsi per la gara di nuoto con bambola gonfiabile. Capito bene, ed è solo una delle tante castronerie di cui è capace la gente: il mondo è bello perché è avariato.


EXTREME IRONING Definito lo sport delle casalinghe, consiste nel trovarsi luoghi e posizioni complicate in cui stirare. Armati di asse, con ferro e panni, i partecipanti a questa disciplina, si sfidano a colpi d’insolito, un po’ come fece il precursore, tal Phil Shaw, a cui nel 1999 riuscì l’impresa di stirarsi magliette e mutande mentre faceva free climbing. Oggi la gara ha perfino uno sponsor: la Rowenta.

BUBBLE BABA CHALLENGE La specialità è di origini russe, ma non per questo meno folle. Il Bubble Baba Challenge è una gara di nuoto fra le rapide in cui tutti i partecipanti devono obbligatoriamente lanciarsi accompagnati da una bambola gonfiabile. E incredibile, a presentarsi sono ogni anno centinaia di persone, fra cui la vera stella della disciplina: Vladislav Pavlenko che in compagnia della bambola Vanilla Pelotki (e speriamo tutti che non sia una parolaccia…), detiene il record assoluto di percorrenza: due minuti e 47 secondi per avere la meglio delle rapide, e trovare un gommista per riparare la bambola.

CINDER-BOARDING Letteralmente si può tradurre come surfando sulla cenere, e basta già per capire di cosa si tratta. I migliori vivono a Vanuatu, isola qualche migliaio di km da Sidney dove in migliaia di anni, il vulcano Yasur ha formato discese di cenere su cui gli abitanti del luogo trovano divertente scendere su una tavola. L’unica accortezza è rivolgersi a guide del posto per scoprire se in quel momento il vulcano è inattivo, perché scendere sulla lava pare assicuri meno risate.

ELEPHANT POLO Le regole sono quelle del Polo, sport amato dai reali inglesi, ma al posto dei cavalli ci sono gli elefanti. Diffuso dove il mezzo di trasporto pachidermico non manca, ovvero in Thailandia, Nepal e Sri Lanka, l’Elephant Polo vanta addirittura un campionato, ma pare si tratti di una disciplina piuttosto complicata: la mole dei bestioni, e le difficoltà di manovra, rendono ogni anno più lunga la lista delle vittime di quella dei vincitori.

HAKA PEI Lo sport più popolare dell’Isola di Pasqua non è tirare uova, come potrebbe sembrare dal nome del luogo, ma l’Haka Pei, momento clou del Tapati Festival che ogni anno anima l’isoletta resa celebre dalla presenza di Moai, i grandi busti in pietra. La disciplina consiste nel gettarsi da una collina su tronchi di banano incavati. A proposito: il tutto va fatto con il tipico perizoma in uso nelle popolazioni, a proprio rischio e pericolo.

OFFICE CHAIR GAME Alzi la mano chi non hai pensato di lanciarsi per l’ufficio con la propria sedia su ruote piroettanti. In Svizzera, come in Germania, il sogno dev’essere così ricorrente che qualcuno ha pensato di organizzare qualche gara. Secondo il regolamento, non esisto-

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SPORT Strane discipline

no regole, nel senso che la sedia può (anzi, deve), essere rinforzata e munita di alettoni a piacere, così come l’abbigliamento dei piloti può passare dal doppiopetto gessato alla tuta con paracolpi. Una scemenza? All’ultima edizione, in scena a Olten, in Svizzera, ai nastri di partenza si sono presentati in 65, con sedia al seguito. Erano tutti in ferie.

MUD PIT BELLY FLOP CONTEST Sono i contadini della Georgia, stato americano dalle tradizioni rurali, i più grandi campioni di tuffi nel fango. Una sola la regola: è obbligatoria la spanciata, perché vince chi crea il maggior numero di schizzi. Ovvio che il trippume in cui gli americani eccellono, in questo caso aiuta molto.

ROYAL SHROVETIDE FOOTBALL Già nel XII secolo ad Ashbourne, compassata cittadina inglese, si erano stancati delle partite scapoli-ammogliati. E forse per quello, da allora si ripete ogni anno il Royal Shrovetide Football, una partita che

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inizia nella piazza centrale della cittadina, a cui possono partecipare davvero tutti. Il fischio d’inizio, con la palla lanciata in mezzo, scatena il putiferio, perché lo scopo della partitella è di prendere la sfera e portarla nella propria metà del paese, più o meno a 5 km di distanza. Le poche regole prevedono più che altro divieti: il pallone non può essere caricato su nessun mezzo di trasporto, non va mai nascosto e non è valido devastare gli spazi pubblici. Però manca l’arbitro, per fortuna sua.

UNDERWATER HOCKEY Le regole sono le stesse dell’hockey che si gioca su ghiaccio, ma adattate alle profondità di una piscina, che in questo caso rappresenta il terreno di gioco. In Inghilterra, Canada e Sud Africa pare che ci sia sempre più gente che impazzisce all’idea di sfidarsi al rallentatore, come imposto dall’acqua. E c’è già chi ha fiutato l’affare organizzando di continuo sfide e campionati.

TOUGH GUY EVENT


MAJOR LEAGUE EATING I mangiatori di hamburger e hot dog non sono una novità, spesso si sentono storie di record che fanno rabbrividire per la quantità di cibo ingurgitata da simil-esseri viventi. Ma in America su queste cose non si scherza, così qualcuno ha deciso di riunire i migliori mangiatori del paese in una federazione che organizza

almeno 80 eventi disseminati lungo tutto l’anno in giro per gli States. Il più seguito, quello del 4 luglio, l’Indipendence Day, ha addirittura gli onori della diretta televisiva: lì si esibisce Takeru Kobayashy, celebrità assoluta nell’ingurgitamento di hot dog, con 69 panini mandati giù in 10 minuti appena.

ZORBING La disciplina, piuttosto recente, è il vanto di Andrew Akers e Dwane Van Der Sluis. Due folli neozelandesi che spinti chissà da quale autolesionismo hanno realizzato quella che a prima vista sembra un’enorme pallina da golf trasparente. Lo zorbing, come hanno battezzato orgogliosamente la loro disciplina - attualmente esportato in Inghilterra, Australia, Svezia, Argentina, Stati Uniti e Norvegia - consiste nell’entrare all’interno della palla e rotolare giù da una collina, incrociando le dita nella speranza di non incappare su un sasso sporgente. Vince chi, anzi no, pardon: vince proprio nessuno. Si ride e basta, specialmente quando la testa smette di girare.

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Non sono ammessi a partecipare coloro che, nell’ordine, soffrono di claustrofobia, hanno paura del fuoco e chiedono acqua ossigenata ad ogni taglietto sulla pelle. Perché il Tough Guy è una delle gare più pericolose (e folli), mai concepite da mente umana. La manifestazione va in scena ogni due anni a Perton, In Inghilterra, e consiste nell’attraversare nel minor tempo possibile una piccola valle disseminata di ostacoli: fuoco, filo spinato, fango, cunicoli e roccia, tutto da affrontare a mani nude. Vince chi sopravvive, ma ogni anno i nomi dei partecipanti sono sempre diversi, vai a capire il perché.

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MUSICA Ivana Spagna

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GENTE COME

UNA DELLE REGINE ASSOLUTE DELLA DANCE ANNI NOVANTA, SCRITTRICE PER PASSIONE E SULLA SCENA DA OLTRE VENT’ANNI, RACCONTA LA SUA VITA, LA CITTA’ CHE L’HA ADOTTATA E IL SUO AMORE PIU’ GRANDE: LA MUSICA | di Simona Rapparelli |

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vana Spagna è una grande star, sia in Italia che all’estero. Nel corso della sua carriera ha venduto oltre dieci milioni di dischi, e con il brano Call me si è piazzata al secondo posto della classifica britannica dei dischi più venduti, posizione più alta mai raggiunta da un cantante italiano in Inghilterra. Eppure (si fa per dire, per carità) intervistarla è stato come risentire un’amica dopo tempo: gentile, delicata ed empatica, disponibile e disposta a chiacchierare come se si dovesse fare il punto della vita “dopo tanto che non sentiamo più”. GIU/LUG 2012 | 39


COMO

Ivana Spagna successo. E pensare che è nata per scherzo…. Come si diventa professionisti della musica? Basta una sola parola: passione. Ho iniziato a cantare perché mi piaceva farlo, e non mi sono lasciata trasportare dalla voglia di successo, a cui sono arrivata dopo un lavoro impegnativo, fatto di sacrifici e momenti non sempre facili, condivisi in tutto e per tutto con mio fratello.

Veronese di nascita ma comasca d’adozio-

ne: quale rapporto hai con la città? Bellissimo. Qui sto molto bene, è una cittadina piccola, giusta per me: la mia vita è stata esaltante ma anche faticosa e abitare a Como è una distensione. Mi piace uscire e parlare con la gente, fermarmi a chiacchierare quando faccio la spesa. La mattina, aprendo le finestre di casa mi trovo davanti la città ed il lago ed è uno spettacolo. Hai recentemente avviato anche un’attività, giusto? Sì, in realtà prende spunto da un infinito amore verso gli animali unito mia creatività: a Como ho aperto un negozio di abbigliamento per i quattro zampe, un’idea divertente per promuovere la mia collezione di cappottini e vestitini per cani. Da tempo disegno personalmente modelli per cagnolini di piccola taglia, un lavoro che mi appassiona e porto avanti scegliendo materiali, passamanerie, stoffe e inserti in pelle. La linea si chiama “Belli Monelli” e alla Fiera internazionale di Norimberga ha avuto un grande

Nelle scorse settimane è mancata Donna Summer: ha voglia di tracciarne un ricordo? Quanto mi è spiaciuto tanto sapere della sua morte… Artisticamente sono nata con lei, mi esercitavo sulle sue canzoni e mi esibivo nelle discoteche con tutti i suoi brani in repertorio. Ero anche affezionata al suo modo di essere, perché cantava mettendoci l’anima senza mai bisogno di fare scandalo. E’ svanito un pezzettino della mia vita, come quando è mancato Jacko. Che differenza c’è tra il tempo degli esordi di Ivana Spagna e la musica oggi? Manca il sogno, che era l’ingrediente che ci caratterizzava quando abbiamo iniziato a muovere i primi passi. Penso che oggi si esageri con il successo ottenuto in due mesi, la carriera è come una pianta da far crescere: è necessario che si formino le radici e tutto sia ben saldo. Com’è stata la tua prima volta da cantante, e perché la scelta dell’inglese? Partiamo dall’inglese: sono nata con la musica dei Cool and the Gang, di Michael Jackson e Donna Summer, cantavo nelle di-

scoteche brani in lingua inglese, e quando ho iniziato a comporre mi è venuto naturale proseguire così. Il primo brano in italiano è stata la colonna sonora de “Il Re Leone”: non volevo farlo, ma sono una sognatrice incallita e non ho saputo resistere all’idea di avere la mia voce in un cartoon. II mio primo palcoscenico invece è stato un carro, con intorno i miei manifesti ed io che intonavo “Non son degno di te” di Gianni Morandi. Quindi Sanremo con “Gente come noi”, perché in quel momento mi sono sentita italiana e c’era ancora la mia mamma, seppur malata, a guardarmi in tv, perché portavo il cognome di mio padre sul palcoscenico più importante. Il tuo più recente lavoro discografico si intitola “Four”, ovvero quattro: come mai? Il quattro è il numero della mia vita. La mia famiglia d’origine era composta da quattro persone, sono nata il 16 dicembre, un multiplo di quattro e in casa ho quattro gatti. L’album è nato per caso quando ho conosciuto i Nicolosi, produttori di dance nel periodo in cui la facevo anch’io. Loro hanno scritto i pezzi in inglese e me li hanno proposti, aggiungendo che ci sarebbero stati altri artisti di grosso calibro coinvolti nella realizzazione dell’album. Mi sono trovata a lavorare con musicisti come Sting, Chaka Khan, Billy Cobham, Al Jarreau, Eumir Deodato e altri. Cos’è la musica per te? E’ la vita stessa. E’ riuscita a pulirmi l’anima dalle cose brutte che mi sono trovata a vivere. Scrivere e cantare è come buttare fuori tutto quello che hai dentro: la musica è la mia linfa vitale.

DALLA DISCO A ELTON JOHN Veneta di Valeggio Sul Mincio, Ivana Spagna, classe 1956, debutta nel 1971 ma il successo arriva solo nel 1986, quando autoproduce Easy Lady, brano che entra nelle classifiche di cinque paesi europei e le apre le porte della scena musicale internazionale. Il successo si ripete l’anno successivo con Call Me, che svetta anche sui mercati inglesi e americani, da sempre piuttosto difficili da raggiungere per un artista italiano. L’album Dedicated to the moon, uno dei primi ad essere disponibile anche su CD, vende mezzo milione di copie e quell’anno Spagna si porta a casa anche il Festivalbar. Nel 1988 esce You are my energy, il secondo album, ancora una volta destinato ai vertici delle classifiche mondiali e più impegnato rispetto al primo. Gli anni Novanta per Spagna iniziano con un lungo lavoro di preparazione a Los Angeles del nuovo album, a cui segue nel 1993 la prima raccolta

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dei successi dell’artista veronese, totalmente remixati. L’anno dopo è Elton John a sceglierla come voce per la versione italiana di Circle of Life, colonna sonora de Il Re Leone targato Disney. E’ l’inizio di una nuova stagione artistica di Ivana Spagna, che sceglie di cantare in italiano anche se sogna di tornare alla lingua inglese. Nel 2002 nelle librerie arriva Briciola, storia di un abbandono, una fiaba per i bambini che l’anno successivo vince il Premio Letterario Ostia Mare. Quattro anni dopo Ivana Spagna si aggiudica il reality Music Farm, e nel 2008, in coppia con Loredana Bertè, torna sul palco di Sanremo con Musica e Parole. Il suo nome è fra tra le protagoniste di Amiche per l’Abruzzo, concerto al femminile per aiutare le popolazioni terremotate, ma nel 2011 è di nuovo tempo di librerie: Quasi una confessione! Tutto quello che non ho mai detto, è la sua autobiografia.


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ECOLOGIA Il viaggio del Planet

Solar

LA CORRENTE CONTROCORRENTE TUTTI I MARI DEL PIANETA A BORDO DI UN CATAMARANO A MOTORE MA SENZA CONSUMARE UN LITRO DI CARBURANTE. E’ QUESTA L’IMPRESA RECENTE DI UNO SVIZZERO VISIONARIO, CHE HA DIMOSTRATO LA SUA TEORIA: VIAGGIARE SENZA CARBURANTI SI PUÒ. ED È PERFINO BELLO

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l 24 settembre 2010, dall’esclusivo porto di Montecarlo, in Costa Azzurra, partiva il viaggio del Planet Solar, avveniristico catamarano che si prefiggeva di attraversare tutto il pianeta. A parte le forme affascinanti del catamarano, quasi nessuno diede all’evento l’importanza che meritava, considerandolo più un’impresa molto vicina alle stravaganze per miliardari americani annoiati e in cerca di un’avventura in cui convogliare qualche valigiata di biglietti verdi. In effetti, qualche sospetto nell’aria poteva anche esserci: realizzato nei cantieri GIU/LUG 2012 | 42

navali Knierim Yachtbau di Kiel, in Germania, su progetto del neozelandese Craig Loomes, l’idea del Planet Solar nasce nel 2004 dalla mente di Raphael Domjan, svizzero con tanta fantasia che si mette in testa di organizzare un viaggio ispirato alle avventure di Giulio Verne ma pulito, capace di toccare terre e genti conosciute senza lasciare in eredità un solo grammo di sostanze inquinanti. Tutti hanno un sogno da cullare e quello di Domjan sarebbe destinato al registro di quelli impossibili, se la sua strada non avesse incrociato quella di Immo Stroher, uomo d’affari tedesco che crede

MONACO

MIAMI

DOHA

CANCUN

ABU DHABI

HONG KONG

MUMBAI MANILA

PANAMA

CARTAGENA SRI LANKA

GALAPAGOS MARQUESAS ISLANDS

SINGAPORE CAIRNS

PAPEETE BRISBANE

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copyright © 2010-2011 PlanetSolar


nell’impresa e inizia a pompare soldi. Il risultato, 24 milioni di dollari dopo, è quello che si vede nelle queste foto in queste pagine: 31 metri di lunghezza, 15 di larghezza e 6,10 in altezza, al peso di 95 tonnellate, con 537 metri quadri di pannelli fotovoltaici che ospitano 38 mila celle solari e senza altro aiuto riescono a spingerlo fino a 15 nodi, ovvero 27 km/h circa, assicurando il funzionamento a luce, acqua e apparecchiature. Per finire, poco prima della partenza, arrivano il supporto dello yacht Club monegasco, la Fondazione Albert II, in prima fila contro i cambiamenti climatici, e la potente SBM, Société des Bains de Mer. Così qualche settimana fa, il 4 maggio scorso, il Planet Solar è tornato dov’era iniziato tutto, al molo Quai Antoine 1er del piccolo principato monegasco, sommerso da entusiasmo e riconoscimenti. In 584 giorni di navigazione, il catamarano dalle linee futuribili di mare ne ha visto davvero tanto, toccando 28 paesi, per un totale di 60mila km circa ma, cosa ancor più importante, senza emettere un solo grammo di CO2. Davanti alla prua del Planet Solar, che ha attraversato il mondo da est a ovest seguendo la linea equatoriale, hanno iniziato a

vedersi dapprima le coste della Florida e subito dopo quelle di Cancun, in Messico, quindi tappa a Cartagena (Colombia) e rotta verso il Canale di Panama. Da qui le Galapagos, le Isole Marchesi e Papetee, nella Polinesia Francese, Tonga, Brisbane (Australia), Filippine, Giappone, Sri Lanka, Emirati Arabi e ritorno nel Mediterrano attraverso il canale di

Suez, con destinazione Monaco. Fra le prime dichiarazioni di Raphael Domjan, oltre all’immensa soddisfazione di aver trasformato in realtà quello che era un semplice sogno, la malinconia delle montagne svizzere con cui ha dovuto fare i conti durante la traversata, ma soprattutto la speranza di aver mostrato una strada possibile al monto intero. LABORATORIO VIAGGIANTE L’arrivo del Planet Solar in uno dei tanti porti che ha visitato nel corso del suo lungo viaggio attraverso i mari. In ogni luogo dove è stato, il catamarano si è aperto ai visitatori, per mostrare le proprie tecnologie pulite

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ARTE

I natural graffiti

ERBA DI C CASA MIA Chi l’ha detto che la street art deve deturpare e macchiare le città? Da Londra e New York, due esempi di chi ha imparato a lasciare libero sfogo alla fantasia, ma con un profondo rispetto di tutto: dal prossimo alla natura

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on tanti cari saluti a chi imbratta i muri delle città armato di bombolette spray, a chi deturpa monumenti, fermate dei bus e cartelli stradali. A loro, più spesso vandali che artisti, anche se un po’ impegnati si sentono perfino quando mettono una firma su un muro, risponde una nuova corrente artistica, che per adesso tocca due fra le più grandi metropoli del mondo: New York e Londra. Due luoghi divisi da un oceano ma uniti dalla voglia di dare spazio all’arte quando questa è arte davvero, come nel caso di Keith Haring, visionario writers newyorkese, portabandiera del graffitismo come cultura di strada diventato uno dei fenomeni più coinvolgenti della scena

artistica mondiale. Ma quei tempi, si diceva, sembra siano alla fine, messi in riga dalla street art, forma di graffitismo naturale che invece delle vernici utilizza il verde del muschio. Ha iniziato a New York Edina Tokodi, oggi a capo del Mosstika Urban Greenery, movimento artistico che continua a macinare adesioni perché rispettoso, piacevole e utile al paesaggio urbano. Edina ultimamente sceglie come “tele” i muri di Williamsburg, quartiere di Brooklyn in ascesa per il semplice fatto di offrire una vita a prezzi più accessibili di altre zone: un concentrato di librerie alternative e case basse, di bar e ristoranti che non spennano la clientela, a pochi passi da una vista superba sulla skyline di New


VERDE URBANO

Alcuni esempi di Natural Graffiti, qui sotto una pubblicità “clean”, che scompare dopo pochi giorni

York, uno dei posti più fotografati al mondo. E le strade di Williamsburg sono piene del tocco di Edina: disegni di animali e figure umane, sapientemente realizzati usando solo ed esclusivamente muschio, per non turbare nulla e lasciar decidere alla natura se riprendersi anche quello spazio o lasciarlo lì, come messaggio a chi passa e incuriosito scatta una fotografia. Sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico, a 5.576 km di distanza, Anna Garforth è la fondatrice del Progetto Mossenger, termine che unisce Moss (muschio, in inglese) alla parola Messanger. Le opere di Anna vanno in scena preferibilmente sui muri di case disabitate di East London, ma partendo da lunghi studi gra-

fici, l’artista londinese sceglie lettere, croci e brevi stralci di poesie (in particolare quelle di Eleanor Stevens), piantando muschio giovane per lasciare che le frasi si svelino pian piano, secondo i ritmi che decide la natura. E che la strada sia quella giusta sembra sottolinearlo l’immediato interesse che i natural graffiti hanno riscosso fra alcune delle più rampanti agenzie pubblicitarie mondiali. Sempre alla ricerca di nuovi modi per rubare l’attenzione a chi passa, l’olandese GreenGraffiti ha immediatamente fatto propria l’idea ribattezzandola clean advertising: i loro messaggi, stampati su muri e marciapiedi con vernici leggerissime, scompaiono con la prima pioggia senza lasciare traccia.

info

stefano.giannessi@libero.it www.edenverde.it GIU/LUG 2012 | 45


SEXY MODA

Victoria’s Secrets Swim Collection 2012

On the beach

LA RICETTA PER L’ESTATE 2012 È MOLTO CHIARA: DUE PEZZI, UN TOCCO DI COLORE E TANTA SENSUALITÀ. NEL CATALOGO DI UNO DEI MARCHI PIÙ CELEBRI DEL MONDO TUTTO È AMPLIFICATO, PERCHÉ SPECIALMENTE IN SPIAGGIA L’IMMAGINE È TUTTO | di Daniela Capone |

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opo un rigido inverno di gelo e neve, nessuno vuole più pensare a cappotti, soprabiti o stivali. E’ finalmente arrivato il momento di svestirsi e scegliere il costume che accompagnerà i mesi più caldi dell’anno. Ma come le passerelle ci hanno insegnato, anche per l’abbigliamento da spiaggia è necessario seguire le regole della stagione: non c’è donna che ormai da tempo abbia lanciato un’occhiata alle mode dettate da stilisti e brand per l’estate 2012. A differenza della stagione invernale, quella estiva è più semplice da seguire, ma molto più difficile da personalizzare: modello, colore e abbinamenti, tutto serve per valorizzare il

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corpo. Cerchiamo allora di capire cosa offre il mercato per l’estate ormai alle porte. Anche se con un po’ di invidia, vale la pena uno sguardo al nuovo catalogo di Victoria’s Secret, marchio americano di lingerie e moda mare. Per la nuova collezione estate 2012, il brand statunitense ha proposto lo stile Brasil with love con le straordinarie spiagge di Bora Bora a fare da sfondo al catalogo. Il pezzo forte dell’anno è il bikini push up proposto in numerose varianti: dal floreale, alla tinta unita con un tocco di fluo. Naturalmente Victoria’s Secret detta le regole, scegliendo il due pezzi come indumento principe da indossare sulla battigia o a bordo piscina.


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MODA

Victoria’s Secrets Swim Collection 2012

Il “mood” dell’intera collezione è particolarmente accattivante, sempre estremamente sexy ma anche confortevole. I colori sono i veri protagonisti dell’intero catalogo, declinato in fantasie super appariscenti: total color fluo, stampe animalier, pois e fantasie floreali dal gusto stilizzato. Tra atmosfere californiane o brasiliane i bikini scelgono, infatti, tocchi di multicolor caleidoscopici nei toni più trendy della stagione: dal verde mela, al fucsia, dall’arancio vitaminico al giallo fluo, fino al celeste e all’acquamarina. E ce n’è davvero per tutti i gusti, dai bikini brasiliani stringatissimi ai modelli con culotte e reggiseno a balconcino,

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per finire ai costumi colorati a righe. E poi ancora fantasia a pois, ma anche le tinte unite dalle colorazioni forti del fucsia, arancione e verde. Inoltre a fare tendenza sono proprio i due pezzi ad ispirazione anni ’50, riproposti con tocco fluo e magari accompagnati da copricostumi sensuali. Anche se quest’anno Victoria’s Secret ha adottato una politica decisamente più economica ed i suoi modelli sono abbordabili per (quasi) tutte le tasche, tante altre sono le marche molto più economiche che propongono bikini simili alla collezione americana, ispirati alle regole dettate dagli “angeli” di Victoria’s

Secret. Ovunque impazzano i due pezzi fluo, con pois, fiori o super appariscenti. Così come lo stile retrò, adottato dalla maggior parte delle collezioni di costumi, sempre però rivisitate in chiave moderna grazie a colori e stampe. Insomma, la donna dell’estate 2012 sceglie di essere sexy con un bikini a fascia, liscia o intrecciata, arricchita da colori o paillettes, a volte con dettagli gioiello, da abbinare a slip con lacci, fiocchetti sui lati oppure i più casti classici. Sono questi i dettagli da seguire per spiccare e per rendere l’estate ancora più colorata, all’insegna di energia e allegria, senza però mai dimenticare la sensualità


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Victoria’s Secret è uno dei più famosi marchi di abbigliamento femminile e di prodotti di bellezza a livello globale. Fondata nel 1977 dall’imprenditore Roy Raymond ed esplosa a livello mondiale nel 1999 diventando una delle più importanti griffe sulle passerelle mondiali, la compagnia prende il nome dalla regina Vittoria. Il marchio è legato principalmente alla lingerie femminile, anche se da qualche anno ormai è noto anche per la una celebratissima linea mare, presentata dai celebri “angeli”, super modelle chiamate così proprio perché le ali di farfalla, pavone o diavolo sono il marchio di fabbrica della griffe e vengono indossate durante le sfilate. La selezione per foto, sfilate e pubblicità è decisamente molto dura: Adriana Lima, Alessandra Ambrosio, Eva Herzigova, Naomi Campbell e Giselle Bundchen, sono solo alcuni dei nomi delle supermodelle che hanno prestato le loro forme alla linea di lingerie più invidiata del mondo. Attraverso la sola vendita online, il fatturato raggiunge circa 870 milioni di dollari all’anno.

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