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Anno 4 - n. 4 maggio 2010
Emanuela Tittocchia teatro, tv e il sogno di un varietà Remando nella storia La sfida, tra Oxford e Cambridge
Lella Costa Talento e disincanto di una grande attrice
Apriti sesamo Il tesoro accumulato negli armadi
L’ultima speranza del sole delle Alpi Le elezioni amministrative hanno consegnato il Nord Italia alla Lega. Analizziamone le cause e valutiamo le conseguenze
628esima “Sensia 2010” La più antica manifestazione lombarda apre i battenti rinnovandosi ancora una volta. Un nutrito programma per richiamare pubblico da tutta la regione >> pg. 10
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SOMMARIO
n.4 - Maggio 2010
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&Co. Magazine
Management
pubblicazione periodica registrata presso il Tribunale di Pavia il 18 marzo 2007 - n. 675 EDITORE: Adverum S.r.l. Via Defendente Sacchi 8, 27100 Pavia tel. (+39) 0382 309826, fax (+39) 0382 308672 www.adverum.net - info@adverum.net DIRITTI: tutti i diritti di p proprietà letteraria e p artistica sono riservati
PRESIDENTE: St Stefano f SSpalla
Redazione DIRETTORE RESPONSABILE: Claudio Milani VISUAL DESIGNER: Chiara Bogliani COLLABORAZIONI Paola Arensi, Alessia Benaglio ,Daniela Capone, Mario Cristiani, Alberto Fiori, Alessandra Lombardi, Fulvio Longoni, Tommaso Montagna, Chiara Pelizza, Simona Rapparelli, Rossana Trespidi, Irina Turcanu
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Emanuela Tittocchia architettura, teatro, reality e un varietà
L'ultima speranza del sole... la Lega si assicura il Nord Italia
Le produzioni tipiche pavesi la parola a Mario Anselmi, assessore all'agricoltura
628esima "Sensia 2010" apre i battenti la più antica manifestazione lombarda
In crociera nel Lodigiano un'esperienza nuova sulla motonave Mattei
Piacenza resiste e ricorda la rievocazione del 25 aprile
Remando nella storia la sfida tra le università di Oxford e Cambridge
Lella Costa a tu per tu con una grande attrice
Italia mon amour un libro in viaggio per l'Italia dei ristoranti
Peugeot: Family feeling il potere taumaturgico della buona tavola
Apriti Sesamo al cambio di stagione rinnoviamo il guardaroba
Rubrica Salute lo sport e la cura dei denti
Un mobile per sognare le tendenze dell'arredamento al salone di Milano
Produzione STAMPA: Pv Print s.r.l. V.le della Libertà, 11 - 27100-Pavia LAYOUT PUBBLICITARI E IMPAGINAZIONE: Adverum S.r.l.
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FONDO
Claudio Milani Direttore
I forzati della cravatta I
tempi sono cambiati e con essi i canoni della moda. Oggi non esiste più una moda, ma mille modi di interpretare la moda. Non è certo solo territorio di battute di caccia femminili, anche i maschi, magari fingendo di snobbare l’argomento, sfogliano rotocalchi e seguono i dettami dell’ultimo momento. La moda è cambiata, soprattutto da quando Armani, a volte il Premier, il rigido Putin o il dinoccolato Obama, si sono mostrati in pubblico con t shirt girocollo con o senza giacca. Scandalo? No, si tratta solo di tempi nuovi e nuovi costumi, in particolare dall’avvento del marchionniano maglioncino. L’amministratore delegato di Fiat e Chrysler ne ha fatto quasi un uniforme e si presenta indisturbato al cospetto dei grandi con il suo comodo girocollo. Tranne al Quirinale dove anch’egli ha ceduto all’obbligo della cravatta. Ma loro, Armani, Berlusconi Marchionne, Obama o Putin (li ho ordinati alfabeticamente) possono permetterselo, sottolineando, dall’alto dell’interminabile fila di zeri che accompagna la cifra iniziale del loro conto in banca, con un filo di arroganza la differenza che passa tra loro e noi miseri mortali dal conto che a volte fatica a guadagnare il terzo zero. Noi, forzati della cravatta, manager rampanti dall’animo un po’ travet, dobbiamo sottostare al ferreo dress-code aziendale, non possia-
mo farne a meno e se, malauguratamente, in pausa pranzo, un maledetto schizzo di sugo ci imbratta l’amato simbolo della posizione raggiunta, è una tragedia. Acqua minerale e smacchiatori spray non fanno che peggiorare la situazione e allora rientriamo di soppiatto in ufficio per raggiungere l’ancora di salvezza della cravatta-di-scorta, insostituibile accessorio della dotazione base di sopravvivenza del dirigente d’uff. Timido tentativo di libertà, sperimentato dagli americani e rapidamente abortito in Europa, è stato il casual Friday, dissoltosi all’arricciare del naso del grande capo in persona che d’improvviso si è sentito catapultare dall’ufficio alla panchina del parco di sabato pomeriggio e ci ha offerto il medesimo sguardo riservato al taccheggiatore della stazione centrale.
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Sconsolati, sottostiamo al dettato del codice di abbigliamento aziendale e nascondendo il dannato filo che sta per lasciare libero il bottone del polsino, un po’ depressi e un po’ orgogliosi del nodo con gola che questa mattina ha rischiato di farci perdere la coincidenza, ci poniamo un amletico dubbio cui difficilmente troveremo risposta: ma Marchionne ha tanti maglioni uguali o indossa sempre lo stesso?
di Paola Arensi
Emanuela Tittocchia Un architetto con un curriculum invidiabile che dalla gavetta a teatro è sbarcata alla notorietà grazie alla Talpa
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INTERVISTA
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ogna di condurre un varietà e si muove sulle orme di Raimondo Vianello. Nata a Torino il 23 luglio del 1970, figlia di un impiegato Enel e di una commerciante, Emanuela Tittocchia non è una donna dello spettacolo ”improvvisata”:”Io sono per il lavoro duro e non apprezzo i facili guadagni. Sono convinta che solo investendo tempo e capacità si possa arrivare a risultati degni di questo nome. Ad esempio chiunque, senza molta fatica, potrebbe diventare il protagonista di una soap opera, una fiction o un film. Ben altra cosa è impegnarsi nel teatro e spendere energie per ore su un palcoscenico che ti mostra, in carne ed ossa, così come sei” racconta la presentatrice e attrice italiana. Emanuela è figlia unica e vive a Roma, a pochi passi dal Vaticano, lontana dai propri genitori che risiedono a Torino: “La mia famiglia è molto protettiva e non mi ha mai spronata a seguire questa strada preferendo invece una carriera da architetto. I miei genitori, a modo loro molto creativi ma lontani dal mondo dello spettacolo, hanno sempre paura mi affatichi troppo dato che spesso lo stress gioca brutti scherzi e ne risento fisicamente. Tuttavia ha vinto il mio istinto e ora lo capiscono perché mi vogliono bene. Ho conosciuto la mia città d’adozione a sedici anni e me ne sono innamorata: Roma mi rispecchia. Scrivevo ripetutamente sui miei diari che sognavo di stabilirmi qui un giorno, li rileggo con tenerezza. E ora che ci vivo da otto anni e mezzo vorrei che anche la mia famiglia si trasferisse in zona. Io abito sola e sogno di incontrare un uomo vero, una persona semplice, un compagno ideale che mi faccia innamorare. Soltanto con una persona simile vorrei avere un figlio. Oggi non ho istinto materno. In passato, immersa in precedenti relazioni, non ho mai provato questo desiderio pur amando molto. Però un giorno vorrei adottare un bambino perché quest’idea mi emoziona”. E mentre la donna aspetta il suo principe azzurro la diva va a gonfie vele. Dopo essersi laureata in Architettura al Politecnico torinese con una tesi intitolata Struttura e significato dello spazio scenico: un allestimento teatrale a Pontremoli, Emanuela consegue il diploma presso la Scuola di Recitazione del Teatro Nuovo di Torino diretta da Enza Giovine: “Durante i quattro anni di corso ho recitato in opere di Campanile, Ionesco, Tardieu, Plauto, Pirandello, Tennessee Williams. Sono stati periodi stupendi. La facoltà e la scuola di teatro erano vici7
ne. Di giorno seguivo lezioni universitarie con frequenza obbligatoria e tre pomeriggi alla settimana scoprivo la mia passione per il teatro che in realtà esisteva fin dai tempi delle scuole medie quando non perdevo mai occasione per esibirmi. Il corso di laurea invece l’ho scelto perché dopo il liceo scientifico sentivo la necessità di seguire un percorso capace di dar sfogo alla mia creatività. Non avevo mai pensato di dedicarmi stabilmente al mondo dello spettacolo ma poi la vita è cambiata”. La Tittocchia lavora per anni per emittenti televisive del Piemonte, realizzando trasmissioni, documentari e servizi esterni su vari temi. Presenta eventi, convention, festival di cinema e rassegne di cabaret. Recita in teatro, fiction tv e pubblicità, ottiene molta visibilità partecipando contemporaneamente alle soap opera Centovetrine e Un posto al sole. Nel 2008 prende parte al reality show La talpa: “Anche se da qui si sono aperte tante porte non so se ripeterei l’esperienza. Mi sono trovata malissimo anche con persone che, se prese in disparte, appaiono dolcissime. In quel contesto vinceva il branco, il bullismo e mi sentivo veramente a disagio. Spesso i reality sono solo il trampolino di lancio di soggetti che riescono a sfondare perché sanno fare più confusione di altri. Di conseguenza, benché, senza presunzione, io possa dire di avere un curriculum interessante, nel reality non riuscivo ad entrare in competizione con altre figure perché facevano più audience di me. Ciò accade anche se nella maggior parte dei casi questi personaggi non sanno fare nulla di particolare. Li ritengo solo viziati, pseudo vip che non hanno capito nulla. Sono di vecchio stampo, parteggio per la crescita professionale. Ricordo scene de La talpa mai andate in onda perché davvero raccapriccianti. Oltre tutto appena fuori dal programma una parte di pubblico e di stam-
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INTERVISTA
pa mi ha descritta come una ragazza calcolatrice e improvvisata che impazziva solo per avere visibilità. E’ stato terribile”. La vera passione di questa donna resta il palcoscenico: “Mi sono fatta conquistare dal teatro per i sacrifici che mi ha sempre richiesto, per come ci si avvicina al personaggio analizzandolo e imparandolo a conoscere in gruppo, discutendo con la compagnia teatrale e il regista, provando e riprovando le battute in palcoscenico, con costume o senza, per poi arrivare ad emozionarsi davanti a un pubblico che prova le tue stesse sensazioni. In scena dimentichi qualsiasi problema e terminata la rappresentazione la storia si conclude sempre. Nella vita questo purtroppo non succede, non sai mai in anticipo come e quando volgerà al termine la circostanza che stai vivendo”. Emanuela ama i film stranieri e le commedie italiane degli anni Sessanta e Settanta: “Ho anche due miti: Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Li ho visti più volte e conosciuti personalmente tanto da sperare, un giorno, di poter condurre un varietà simile ai loro, con cantanti, attori e ballerini professionisti. Ovviamente sarebbero aboliti i raccomandati. I coniugi Vianello sono sempre stati personaggi veri che prima di mettere in scena le loro rappresentazioni provavano a lungo e studiavano la tecnica con precisione. Li ho guardati per ore, da piccola, in ginocchio sul tavolo dei miei nonni e alla scomparsa di Vianello ho provato un forte dispiacere”. Dal 2009 la Tittocchia cura la rubrica settimanale “Lettere sull’amore” all’interno della trasmissione Mattino 5 che lei ha definito “uno spazio per chi ha ancora voglia di gioire e soffrire analizzando un misterioso sentimento”. Nello stesso anno l’attri-
ce partecipa al film tv Non smettere di sognare, regia di Roberto Borch: “E’ stata l’esperienza più appagante della mia vita perché gli attori sono stati rispettati e
considerati come non mai. Abbiamo avuto un buon successo tanto da essere scritturati per la successiva serie. Il regista aveva parlato chiaro: c’erano poco tempo e soldi scarsi, si doveva lavorare sodo, anche fino alle tre di notte, per realizzare il tutto al meglio e senza sprecare risorse”. Del segno del leone, ascendente vergine, la conduttrice si descrive così: “Le caratteristiche zodiacali corrispondono: sono aggressiva, poco diplomatica, dico sempre quello che penso guardando la gente negli occhi e provo grandi sentimenti. Sono un vulcano di idee tanto che a volte mi spavento da sola. Allo stesso tempo, come quelli che hanno per ascendente la vergine, cerco di tirar fuori il lato razionale di me e trattenermi dal fare pazzie. Una lotta continua tra due modi di essere insomma”. Poi un duro pensiero rivolto alla programmazione televisiva odierna: “I telespettatori parlano di tv spazzatura ma in fondo sono loro che se la cercano perché, probabilmente, piace. Se le persone premessero i tasti del telecomando per cambiare canale certi programmi senza significato smetterebbero di esistere”. In vista dei mondiali di calcio si prepara a tifare: “Amo molto que-
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sto sport come mio padre che ha arbitrato parecchio e se posso non mi perdo una partita. La mia squadra del cuore è la Juventus. Sarà perché sono nata nell’epoca di campioni come Platinì. I mondiali più belli, in cui avevamo una squadra sincera e speciale, sono stati quelli del 1982. Invece l’ultima vittoria mondiale dell’Italia l’ho festeggiata a Roma al Parioli con un gruppo di amici.”. L’estate prossima Emanuela tornerà in Puglia, nel Salento, dove trascorrerà le ferie con una cara amica: “Adoro queste terre. Inoltre, più avanti, vorrei visitare l’America e in particolare la California. Mi piace anche Londra”. E nel boom della polemica sulle “rifatte” della televisione: “Amo la naturalezza, tuttavia non giudico chi si fa correggere qualche imperfezione perché nel nostro lavoro l’immagine è importante. Ma vorrei invitare le ragazzine a non abusare di questi sistemi che comunque restano pericolosi perché c’è di mezzo l’anestesia e qualche rischio. Invece non sopporto gli uomini con le labbra rifatte e purtroppo ce ne sono molti. Comunque sia i personaggi vivono sempre sotto l’occhio del ciclone e non devono maltrattare paparazzi o fotografi solo perché riescono ad immortalare i loro difetti. Questo fa parte del gioco altrimenti si deve evitare di cercare la celebrità. I giornalisti svolgono semplicemente il loro lavoro. Ovviamente quando ti scoprono con l’amante dà fastidio ma, invece di colpevolizzare loro, sarebbe meglio evitare di tradire chi ti ama”.
di Daniela Capone
L’ultima speranza del sole delle Alpi
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ormai più di un mese dalla fine delle elezioni, possiamo finalmente iniziare a tracciare le righe di quest’ultimo periodo di battaglia elettorale. Cartelloni con foto e promesse, gadgets, slogan ed interviste sono state le armi di questa belligeranza per la conquista del Pirellone nello scontro politico di Primavera. La politica ha visto nuovi metodi di persuasione, scontri all’ultimo voto e una competitività di solito celata ed invece emersa, esplicitata e palesata nell’ultima tornata amministrativa.
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Il mese di aprile ha quindi portato alla luce nomi di vincitori e vinti, partiti politici che hanno scalato ed altri che hanno scavato, scendendo nel consenso popolare. Innegabile è stata la vittoria del centro destra, non solo nel nostro territorio, ma in molte delle regioni andate alle urne a fine marzo. A Pavia e nella sua provincia, sono emersi elementi che si sono poi rivelati l’esatto riflesso di ciò che è accaduto nell’Italia intera.
Due principalmente i dati sbalorditivi ed entrambi con provenienza da un unico partito: la Lega Nord. A livello regionale Angelo Ciocca primeggia con quasi 19 mila preferenze, mentre nella competizione comunale, a Vigevano, Andrea Sala vince il ballottaggio schiacciando anche il Pdl e innalzando il partito del Senatùr al 73%. Nato agli inizi degli anni ’90, il partito di Bossi inizialmente raccolse il consenso della protesta, sviluppandosi poi sui temi del federalismo fiscale e la difesa
ATTUALITÀ
Potere verde, le recenti elezioni hanno consegnato nsegnato il Nord alla Lega che recita cita il ruolo di alleato forte all’interno della coalizione di centro destra
del territorio, ha raccolto il favore delle regioni del Nord, e ora sembra addirittura candidarsi a voler guidare l’intero Paese. Fiumi di inchiostro sono stati spesi nell’analisi del voto alla Lega, non più figlio della protesta né, nella sua completezza, frutto di fede e convinzione politica, ma un voto territoriale alla ricerca di una nuova identità che nella difesa del territorio di riferimento, della propria casa, accomuna lumbard di antica e nuova stirpe. Una preferenza manifestata da
parte di coloro che, persa la fiducia nella politica, accolgono le promesse di chi si mpegna per il cambiamento. impegna Osservando dal punto di vista provini l lla L l l h ciale, Lega iin campagna elettorale ha agito diversamente rispetto agli altri partiti, alleati e concorrenti. Ciocca e Demartini, consigliere regionale uscente del partito di Alberto da Giussano, hanno impostato la campagna elettorale stando in mezzo alla gente, manifestando e dichiarando un’assoluta disponibilità che altri candidati non sono 11
stati capaci di esprimere. “Il mio motto - sottolinea Angelo Ciocca, affiancato da Roberto Mura, senatore e segretario provinciale del partito verd - ancor prima i d ll mia i candidatura did de della a consigliere regionale è sempre stato ‘Fare per la nostra gente ’ ed è anche il motivo per cui ho iniziato la mia esperienza politica. Fare politica per me significa stare in mezzo ai cittadini ed ascoltare le loro esigenze, significa uscire dai palazzi e prendere contatto con le mille realtà che ci circondano”.
Roberto Mura, caricando le sue parole di credo politico ci tiene a evidenziare: “La vittoria alle elezioni è un motivo in più per crederci, per lavorare ancora più duramente e poter cambiare. La nostra gente ci ha dato fiducia ed è nostro dovere fare in modo che le loro speranze diventino una realtà per il domani ed una sicurezza per i nostri figli”. Non meno pathos esprimono le parole del neo eletto sindaco Andrea Sala: “Non ci siamo mai arresi, perché la nostra politica è basata sul lavoro e sullo sviluppo del nostro territorio. Le vittorie ottenute in queste elezioni sono il risultato dei nostri sforzi e della capacità di raggiungere gli obiettivi”. Insomma, è innegabile. Il dato che emerge in queste elezioni di primavera è che il Nord ormai appartiene alla Lega. E il recente scontro tra Berlusconi e Fini non fa altro che aggiungere tessere al mosaico leghista. Lo si denota dalla convinzione delle parole di Bossi quando minaccia di sciogliere il legame con gli alleati, lo si denota dalle poltrone assegnate in regione Lombardia, lo si denota perché la gente è stanca di sentirsi messa da parte. La Lega Nord dichiara di voler cambiare il modo di far politica ed iniziare ad ascoltare la sua gente e su questa dichiarazione raccoglie consensi. Ma è davvero così? Perché si sa…la politica è così affascinante proprio perché imprevedibile. Qualche dubbio sinceramente ci assale dopo la lettura della compagine scelta da Formigoni per guidare la Regione che lascia Pavia relegata in un angolo. La Lega ha davvero ascoltato la propria gente lasciando con un pugno di mosche la rappresentanza pavese e ignorando le quasi 20.000 preferenze di quello che si è dimostrato essere il suo uomo di punta? Perché al primo degli eletti in Lombardia è successo proprio questo. Ignorando le preferenze dei pavesi, Angelo Ciocca è stato messo da parte senza se e senza ma. E ancora, sarebbe così opportuno minacciare di sciogliere l’alleanza quando proprio quest’ultima ha aiutato maggio 2010
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il Carroccio a raggiungere le vette più alte della politica italiana? E non ultimo, il famoso federalismo fiscale riuscirà a sollevare almeno un pezzo d’Italia? Insomma, a tratti questa Lega sembra convincere, o forse è solo l’unica speranza rimasta. Ha sicuramente convinto l’intero Veneto e l’intero Piemonte ma ora tocca ai loro politici dimostrare che il voto di tanti non è stato una sempli-
Angelo Ciocca
ce X e che la conversione al Carroccio è stata essenziale per trasformare il Paese, dargli uno scrollone (forse prima al Nord del Paese per poi trascinarselo tutto intero) e sollevarlo dalla crisi, dalla disoccupazione, dal malgoverno, dagli scandali, dai clandestini, dalle malversazioni, dalla politica fatta e vissuta solo a fini personali e portarlo verso una luce di speranza.
ATTUALITÀ
Lodi
verde come il resto del Nord
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uando gli si domanda se la Lega Nord deve il suo successo elettorale, ormai consolidato, al voto di protesta, Pietro Foroni, presidente della Provincia di Lodi, non si lascia nemmeno sfiorare dal dubbio. “Per chi, come me, crede in certi ideali da sempre, la Lega non è mai stata un movimento di protesta. C’è una parola che negli ultimi vent’anni noi militanti non abbiamo mai dimenticato e quella parola è “federalismo”. Ciò significa che abbiamo sempre avuto le idee ben chiare su dove volevamo arrivare e quando hai qualcosa da proporre non puoi essere catalogato come sola protesta”. Foroni ammette peraltro che all’esterno del movimento, dunque per l’elettorato, in alcune fasi l’insoddisfazione verso la politica tradizionale possa aver giocato un ruolo nel successo di Alberto da Giussano. Ma ora non è più così: “a cosa attribuisco il nostro successo? Principalmente alla coerenza. La storia ci ha insegnato dove stanno gli errori delle ideologie e dei partiti: le prime impongono dogmi preconcetti e finiscono con lo scontrarsi con la realtà, che dà loro torto. I partiti, invece, spesso scelgono da che parte stare rispetto ad un qualsiasi tema non in base a ciò che è bene per i cittadini, ma in base alla convenienza, alla logica delle alleanze, o alla necessità di incunearsi in una fetta di elettorato non ancora occupata da altri ”. Ma il tempo è galantuomo e le scelte dettate dalla coerenza alla fine pagano:
Pietro Foroni, presidente della provincia di Lodi ovvero la forza delle idee chiare e la coerenza per perseguirle “chi, a tutti i livelli, ha provato a mettere insieme quelli della spesa proletaria con la grande industria, i Teodem con gli atei o gli anticlericali col solo scopo di vincere le elezioni, è esploso velocemente. Chi dell’immigrazione ha fatto una bandiera ideologica accusando di razzismo chi cercava semplicemente di prevenire gli sconquassi di flussi migratori senza regole, se ne deve assumere le responsabilità”. “La Lega invece agisce secondo un si13
Pietro Foroni
stema di principi e di valori noti, cui la gente si affida volentieri perché sono “testati” dai nostri padri, dai nostri nonni. Poi, dinanzi alle mille sfide che i cambiamenti del mondo pongono quotidianamente, la Lega agisce con pragmatismo e concretezza, due virtù che ci derivano dall’essere sempre in mezzo alla gente. Se la politica decide in base alle “sue” logiche, se impone la sua visione anziché rappresentare quella del popolo, ha fallito in partenza”.
a cura dell'Amministrazione Provinciale
Provincia di Pavia
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l grande patrimonio dei prodotti agroalimentari si valorizza con l’adozione di marchi di qualità, condivisi a livello europeo e nazionale e noti con gli acronimi DOP – IGP – STG e per il vino DOC – DOCG e IGT (Denominazione di Origine Protetta – Indicazione Geografica Protetta – Specialità Tradizionale Garantita - Denominazione di Origine Controllata – Denominazione di Origine Controllata e Garantita – Indicazione Geografica Tipica) introdotti dalla Comunità Europea al fine di tutelare produzioni che siano caratterizzate da composizioni o metodi di produzione tradizionali. I prodotti che possono assumere tali denominazioni non sono pertanto semplici prodotti tipici, ma rispondono a regole di produzione ben precise e sono quindi sinonimi ufficiali di tradizione e qualità. La Regione Lombardia ha raggiunto un posto di rilievo a livello europeo per il numero di marchi di qualità che caratterizzano la sua produzione agroalimentare e di questi, più di 50 provengono dalla sola provincia di Pavia. Dai salumi della Comunità Montana, ai salami d’oca tipici della Lomellina, ai cereali e soprattutto al vino e al riso, la nostra provincia offre una rilevante quantità di sapori intimamente legati al territorio. Le eccellenze enogastronomiche si rive-
La qualità delle produzioni tipiche pavesi Oltrepò, un dolce dilagare di verdi onde, incuneato tra Emilia, Piemonte e Liguria, scrigno di prodotti eccelsi e paesaggi di rara bellezza
lano uno strumento efficacissimo per far conoscere la storia, la cultura, il paesaggio, il clima e naturalmente le tradizioni alimentari di questa terra. L’Oltrepò ha la conformazione di un triangolo, simile ad un grappolo d’uva, incuneato tra Emilia Romagna e Piemonte fino a toccare la Liguria e non a caso produce vino, che ben si accompagna ad una buona fetta di pane bianco e al ben noto Salame di Varzi; prelibato salume che i mercanti che attraversarono nel passato la Via del Sale” (che collega la pianura padana al mare) contribuirono a diffondere sui mercati di tutta Europa. Negli anni ’80 è nato il Consorzio Volontario Produttori del Salame di Varzi che ha acquisito nel 1989 la DOC e successivamente, nel 1996, il riconoscimento europeo della DOP. Oggi il Consorzio è diventato di Tutela “con compiti di assistenza, promozione e servizi di commercializzazione”. I paesi presenti in Oltrepò caratterizzati da numerosi castelli, di antica origine
storica, sono abitati da gente semplice e operosa che si è data alla coltivazione dei vigneti e alla trasformazione dell’uva, producendo una grande varietà di vini bianchi freschi e profumati, spumanti di pregio e rossi corposi. Oltre a questa fascia collinare è presente una zona pianeggiante costituita da un terreno molto fertile coltivato a cereali e ortofrutticoli. La terza fascia, quella montana, è caratterizzata da frutteti, boschi di querce e faggi e pascoli, dove si vedono pascolare bovini da carne, tra cui la tipica razza Varzese. Il territorio offre altri prodotti tipici di ottima qualità: formaggi tra cui il Nisso di Menconico e le formaggette di Cima Colletta, miele e frutti di bosco, funghi, tartufi, erbe spontanee, e tra i trasformati dolci, pane, polenta e marmellate. Il primo posto è comunque occupato dalla produzione di vini DOC, il cui disciplinare menziona ben 42 Comuni che rappresentano tutta la fascia collinare dell’Oltrepò Pavese. Le uve dell’Oltrepò hanno nomi conosciuti tra
Uffici: V.le Taramelli, 2 - 27100 Pavia Segreteria dell'Assessore: Tel. 0382.597833 / 597834 fax: 0382.597781 mario.anselmi@provincia.pv.it
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le rosse: Barbera, Croatina, Pinot Grigio, Pinot Nero e Uva Rara, tra le bianche nomi altrettanto noti come Cortese, Moscato, Pinot Bianco, Riesling Italico e Renano. Il Pinot viene utilizzato nella preparazione di famosi vini spumanti di particolare vanto per l’Oltrepò, mentre ci sono alcune nicchie di pregio come il Sangue di giuda e il Buttafuoco storico. Più di 20 sono le DOC rappresentate come “Oltrepò Pavese” e una produzione altamente significativa di vini a Indicazione Geografica Protetta. Negli anni ’60 è nato il Consorzio di Tutela Oltrepò Pavese che in tutti questi anni ha assistito e tutelato i produttori della DOC e ha svolto con competenza attività di assistenza e promozione sia in Italia che all’estero, in sinergia con gli Enti Locali e regionali presenti sul territorio. L’Assessorato all’ Agricoltura e alle Riserve Naturali della Provincia di Pavia sostiene iniziative di promozione dei prodotti locali: partecipa a eventi, seminari, convegni, organizza iniziative di divulgazione per operatori di prodotti a marchio - in collaborazione con il Settore Turismo e la Camera di Commercio - al fine di favorire la conoscenza delle produzioni tipiche locali da parte di operatori del mercato agro-alimentare di segmento alto, in particolare gli operatori professionali dell’alta gastronomia. “Credo che la qualità e la varietà degli alimenti in mostra nei negozi e nei supermercati cresca costantemente, ma il linguaggio semplice e incisivo dei prodotti tipici di più antica tradizione, il loro gusto sincero, esercita attualmente sul consumatore un fascino crescente – afferma Mario Anselmi Assessore all’Agricoltura e Riserve Naturali della Provincia di Pavia – e inoltre, rappresenta una calamita di attrazione che induce i turisti a visitare il territorio pavese e ad acquistare i prodotti locali direttamente dal produttore, negli spacci aziendali o nei mercati e a degustarli presso gli agriturismi e i ristoranti”.
MARIO ANSELMI - ASSESSORE ALL'AGRICOLTURA E ALLE RISERVE NATURALI DELLA PROVINCIA DI PAVIA
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Gran Tour dei Vigneti 2010 Il 2 giugno lo spettacolo di oltre 1.000 tra ciclisti e cicliste da tutta Italia su un percorso splendido che interessa tutto l’Oltrepò; in più il primo Festival dello Sport, una settimana di “sport & festa” per tutti, cantine aperte, sapori, storia, tradizioni e molto altro ancora! Un “Tour” (anzi un “Gran Tour”) davvero speciale è in programma mercoledì 2 giugno 2010 a Torrazza Coste, da dove partirà il “Gran Tour dei Vigneti”, prova di Coppa Lombardia e di Campionato Italiano Gran Fondo e Medio Fondo. Ma non è solo una corsa ciclistica, grazie all’impegno della Provincia di Pavia, del Comune di Torrazza
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Coste, del Team Bike Oltrepò e dei tanti volontari impegnati sarà possibile vivere un evento speciale all’insegna dello sport e dello stare insieme, fatto di tante iniziative (il Festival dello Sport, una settimana di giochi e prove sportive per bimbi, ragazzi, mamme, papà e nonni, cantine aperte, degustazioni e molto altro). E in più la grande lotteria torrazzese con premi come una Panda Actual, un viaggio, uno scooter e molto altro ancora! In pratica una grande festa che permetterà a quanti verranno a Torrazza Coste di provare l’ospitalità della gente dell’Oltrepò. “Il Gran Tour dei Vigneti – ci spiegano
Giancarlo Versiglia (presidente del Team Bike Oltrepò) e Massimo Piccinini – sta crescendo e le adesioni sono già tantissime. Tra l’altro gli appassionati che sceglieranno la nostra gara troveranno nel pacco gara dell’ottimo vino (offerto dalle Cantine Torrevilla) e altri prodotti tipici della nostra zona”: E in più il privilegio di pedalare in luoghi di rara bellezza, in compagnia di grandi del pedale come Eugenio Berzin ed Emanuele Bombini, Per tutti vi sarà il sorriso, la simpatia e la bellezza di Miriana Trevisan, madrina della gara. “Tutta Torrazza Coste sente questo evento – ci dicono il sindaco Erman-
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Molto più di una gran fondo! no Pruzzi, l’assessore Massimo Campora e i consiglieri Ennio Tundis e Alessandro Ghia – gran parte della popolazione è impegnata nell’organizzazione con entusiasmo. Traspare in tutti grande passione e impegno per un evento che vede impegnati, in unione di intenti, le istituzioni, le associazioni (in primis l’attivissima Pro Loco La Nuova Torre 2009, la locale Protezione Civile, il gruppo Matteo Gatti e il GS Croce Rossa Casteggio) e i tanti sponsor. “Il ciclismo, i suoi praticanti, i suoi valori ben si sposano con il nostro territorio – spiega l’assessore provinciale allo sport Annita Daglia - e sono convinta che que-
sto evento crescerà sempre di più dando maggior visibilità e valore a tutto l’Oltrepò.” - “Siamo convinti – ci dice l’assessore provinciale al Turismo Renata Crotti – che da eventi come il “Gran Tour dei Vigneti” viene una reale valorizzazione del nostro territorio, della gente, della storia, delle tradizioni e dei prodotti enogastronomici della nostra terra. ”La partenza della Gran Fondo avverrà in Piazza Vittorio Emanuele II alle 9.00 Due i percorsi (155 km e 104,5 km). I primi arrivi dei ciclisti sono previsti per le 11.30 circa. Nel primo pomeriggio, nell’area del pasta party, vi sarà il momento delle premiazioni.
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II.NTERVISTA P.
Il 2010. Un anno importante per Ghislierimusica e per Arìon Choir & Consort ... Sicuramente. Se non l’anno addirittura più importante nella storia musicale del Collegio e di Arìon. Con il 2010 la nostra Stagione di Concerti, riconosciuta ormai a livello nazionale, raggiunge l’ottava edizione consolidandosi tra le maggiori realtà del territorio pavese. Mi riferisco da un lato alle collaborazioni con gli enti pubblici, a partire dal Comune, che da quest’anno è partner delle nostre attività, dall’altro alla comunanza di intenti con le altre realtà culturali del territorio: il Vittadini come il Teatro Fraschini, ad esempio. Non di meno, prosegue l’importante attività di Ghislierimusica nell’ambito di ReteOrfeo – Circuito Lombardo di Musica Antica, che conta sul sostegno della Regione Lombardia e di Fondazione Ca-
riplo. Una realtà, che, mettendo in rete quattro tra le maggiori stagioni di musica antica lombarde (la nostra, la mantovana dell’Orchestra Barocca Zefiro, le Settimane Barocche di Brescia e la stagione del Quartettone di Milano), permette la circuitazione dei relativi gruppi e consente l’ospitalità di gruppi di rilevanza internazionale. E il Ghislieri rispetto al Circuito ha un ruolo di primo piano. Ghislierimusica è il capofila del Circuito, il primo partner della Rete. Impegno che ci onora e ci gratifica. Con il gruppo Arìon Choir & Consort, formazione vocale e strumentale nata e cresciuta all’interno del Collegio Ghislieri, stiamo costruendo un percorso di riferimento per l’esecuzione di particolari repertori. La riscoperta di lavori rimasti inesplorati, l’attenzione alle rarità di scuola italianae.
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Una scelta che si è rivelata vincente? Possiamo dichiararlo con orgoglio. Ce lo dicono i numeri: 8 anni di attività, 87 abbonati alla stagione, che rimane comunque una stagione giovane, la crescita dell’attività discografica. Questo mese di maggio ci vedrà in edicola con la rivista “Amadeus”, impegnati nell’esecuzione di pagine di Perti, autore di grande valore sebbene poco frequentato. Ma non solo. Presto uscirà il primo cd per l’etichetta Sony – Deutsche Harmonia Mundi. Un riscontro discografico di caratura internazionale, che ci fa sperare in un futuro ancora ricco di soddisfazioni. Davvero, se mi consentite, un sogno che si realizza, per me, per i miei cantori, per il nostro gruppo strumentale, per il Collegio Ghislieri, che ci sostiene da sempre e senza la cui fiducia non saremmo quello che oggi siamo.
di Andrea Pestoni
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isibilmente emozionato al suo esordio da presidente di Asm Voghera Spa in occasione della conferenza stampa di presentazione, Gian Franco Da Prada ha voluto rimarcare l’impegno di Asm e del suo settore comunicazione nell’organizzazione di un evento così importante. “Sono molto onorato di presentare e di partecipare alla Fiera dell’Ascensione in veste di presidente di Asm Voghera Spa, perché si tratta di una carica davvero molto importante – sottolinea Da Prada – Oltretutto Asm è anche la società organizzatrice dell’evento e questo non può che riempirmi di gioia. Le mie più vive congratulazioni vanno agli organizzatori dell’evento, che da mesi stanno lavorando per allestire una manifestazione che è davvero il fiore all’occhiello della nostra città. Tradizione e innovazione si sposano idealmente da una parte per salvaguardare le grandi radici storiche di questa secolare manifestazione e dall’altra per seguire sempre fedelmente il percorso evolutivo dell’offerta fieristica moderna, che fa dell’innovazione un passaggio obbligato per migliorare la propria offerta alle migliaia di visitatori che ogni anno invadono la Sensia”. Quest’anno, comunque, sarà l’ultima fiera targata Asm. L’affidamento del Comune scade e per le prossime edizioni, come prevede la legge, si dovrà andare alla gara d’appalto per l’affidamento dell’organizzazione. L’amministratore delegato di Asm Voghera Spa, Stefano Bina, non ha dubbi.
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Gian Franco Da Prada “Provo onore ed emozione a guidare ASM Voghera"
Gian Franco da Prada
“Parteciperemo sicuramente alla gara per l’affidamento della Fiera dell’Ascensione e, alla luce del buon lavoro svolto in questi cinque anni, ci auguriamo davvero di poter vincere per continuare il nostro cammino di innovazione e di rilancio della Sensia, che in questi cinque
anni ha già dato degli ottimi risultati”. Tutto il settore Comunicazione dell’Azienda di via Pozzoni, quindi, affila le armi e si prepara a cercare di aggiudicarsi l’organizzazione di un evento che negli ultimi cinque anni è stato veramente apprezzato da tutti i vogheresi.
ATTUALITÀ
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di Andrea Pestoni
628ma
SENSIA 2010 A Voghera prende il via la più antica manifestazione Lombarda
V Carlo Barbieri - Sindaco di Voghera
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oghera – Uno, due e tre botti, poi le luci che illuminano il cielo vogherese. Lo spettacolo pirotecnico, nella serata di domenica 16 maggio, saluterà le migliaia di visitatori della Fiera dando appuntamento alla 629esima edizione. Quella di quest’anno è solo la numero 628, tanto basta però per essere la manifestazione più antica della regione Lombardia. Che detto così può essere come una medaglia da mettere al petto, ma se ci pensiamo bene… la prima manifestazione lombarda è stata made in Voghera. Una grande responsabilità, questa, che il Comune di Voghera e l’Asm Voghera Spa, ex municipalizzata e ora società per azioni di proprietà comunale a cui è stata affidata l’organizzazione dell’evento, sanno di avere, contestualmente all’onore di poter occuparsi della festa patronale cittadina.
I.P.
Ottica Baggini, qualità dal 1920. L’Ottica Baggini,nata nel 1920 dall’intraprendenza di Attilio Baggini,è un negozio storico che vanta 90 anni di esperienza,professionalità, competenza e qualità. Attualmente, il nipote Diani Maurizio gestisce l’attività con successo coadiuvato dal padre Giacomo e da Deborah. L’ottica Baggini seleziona al meglio i propri prodotti, con l’obbiettivo di offrire sempre tutte le soluzioni possibili alle diverse esigenze di vista, dando dunque ai clienti la possibilità di avere non soltanto un ausilio visivo ma un oggetto unico e personalizzato che si adatta alla problematica e all’estetica del viso.
Il negozio tratta diversi marchi per le montature come Michael Kors, Calvin Klein, Ck, Ermenigildo Zegna, Lozza, Guess, Just Cavalli, Ray-Ban, Dsquared e molti altri ancora e le lenti oftalmiche a disposizione del cliente sono scelte tra le più affidabili e sicure tra quelle presenti sul mercato, sia per il lavoro che per il tempo libero:per ogni situazione, il meglio per i vostri occhi e questo vale anche per le lenti a contatto, anche cosmetiche...il top in quanto a comfort e innovazione!Avrete la possibilità di eliminare il doppio occhiale, sostituendolo con uno dotato di lenti progressive di ultima generazione senza dimenticare la
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particolare attenzione che viene dedicata ai bambini e ai loro occhiali..insomma, qui c’è davvero la risposta ad ogni situazione e cliente! Il negozio, predispone inoltre di un laboratorio per il montaggio delle lenti e la consegna immediata degli occhiali. L’ottica Baggini è situata nelle storica piazza che rappresenta il cuore della città, è un invito ad entrare per scoprire come la qualità e la convenienza possano essere davvero alla portata di tutti! Il nostro consiglio? Provare per credere, impossibile non trovare ciò che stavate cercando!
“Festa patronale – premette Carlo Barbieri, sindaco di Voghera – Ma che con il trascorrere degli anni ed in particolare nell’ultimo quinquennio, è diventata sempre più una kermesse di più ampio respiro, in grado di travalicare i confini cittadini per proporsi come vero epicentro commerciale di tutta la provincia”. “La Sensia, come la chiamano comunemente tutti i vogheresi, non è solo il principale appuntamento cittadino, ma è anche la più antica manifestazione della Lombardia; un aspetto, questo, che conferisce grande prestigio a tutta la nostra Città – prosegue Barbieri - Fino allo scorso anno ho partecipato alla Sensia come semplice cittadino ma quest’anno è davvero un onore partecipare a questo importante evento in veste di Sindaco, perché la Fiera è un momento culminante di svago, di divertimento ma anche di cultura per tutti i vogheresi”. “Storia, cultura, tradizione e innovazione saranno anche quest’anno i principali ingredienti di una manifestazione che, negli ultimi anni, è diventata anche una importante vetrina commerciale per operatori non solo cittadini, ma anche provenienti dalle province limitrofe – prosegue il primo cittadino - Quando taglieremo il nastro inaugurale dell’evento troveremo una struttura pronta, un programma completo e di alta qualità, gli stand commerciali ordina-
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tamente disposti all’interno del Palafiera e la storica fiera agricola nell’area Fermi. Tutto ciò che alle migliaia di visitatori può sembrare essersi creato magicamente dal nulla, è invece è il brillante risultato di mesi di duro lavoro, ed è per
questo motivo che prima di concludere questo mio breve intervento ritengo doveroso ringraziare in primo luogo Asm Voghera Spa per il fondamentale lavoro svolto in questi cinque anni”.
PAVIA E PROVINCIA
La Sensia curiosa Seicento anni di aneddoti, singolarità e stravaganze
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iù di sei secoli di storia fanno della Fiera dell’Ascensione non solo la manifestazione più antica della Regione Lombardia, ma anche un evento storico pieno di aneddoti e curiosità. Vediamone qualcuno tra i più significativi e soprattutto tramandati nelle varie generazioni. Una delle grandi attrazioni dell'Ascen-
sione a Voghera un tempo e in parte ancor oggi, è la funzione della Santa Spina in Duomo. Questa reliquia, che il popolo erroneamente crede donata dalla regina Teodolinda, durante le funzioni è fatta scendere, retta dal sacerdote, dall'alto del tempio in mezzo alle nubi, racchiusa in un preziosissimo ostensorio; e quindi, a funzione finita, è fatta risalire. Il pit-
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toresco apparecchio ideato dal pittore vogherese Borroni, desta molta impressione nel popolino, specialmente delle campagne, che accorre in folla allo spettacolo. Ecco un’altra interpretazione della storiografia della Sensia. Anticamente nel giorno dell' Ascensione si usava far salire e scomparire in alto della chiesa una immagine di Cristo. È evidente che dal ricordo tradizionale di questa costumanza è nata nel Borroni l'idea della macchina che fa salire la Santa Spina. Nei primi due decenni del secolo XIX non troviamo altro, nei festeggiamenti dell'Ascensione, che illuminazione e funzioni religiose. La prima novità appare nel 1824, ed è
Voghera - le colline della Valle Staffora
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l'esposizione di un elefante vivo nel cortile del Quartier Grande, che un girovago faceva ammirare per 25 centesimi. La seconda si ebbe nel 1827 e fu rappresentata da quel volo dell'asino di cui parlavano alcuni vecchi, ai quali nessuno voleva prestare fede. Edotti di certe antiche costumanze narrate dal Villani (Cronica, l. VII, cap. 132) e dal Muratori (Antichità ital., Diss. XXIX) e rammentando la festa annuale romana di Vesta dell' 8 giugno, in cui un asino era condotto incoronato per le strade, noi credevamo possibile e antico il volo accennato. Avemmo poi conferma che il volo dell'asino a Voghera nulla ha da vedere con tali tradizioni, ma era effettivamente avvenuto il 4 giugno dell'anno 1827. Nel 1838 per iniziativa e sottoscrizione dei
INTERVISTA
cittadini e concorso del Municipio, fanno la loro prima comparsa in programma i fuochi d'artifizio e la cuccagna, divertimenti che non hanno piĂš abbandonata la festa dell' Ascensione. Nel 1839 viene in uso la corsa nei sacchi, detta corsa dei fantini. Nel 1853 si vedono nuovi giuochi popolari. come sentieri pensili detti rompicolli, triangoli giranti e quei secchielli d'acqua sospesi recanti attaccato un premio, la cui conquista faceva rovesciare l'acqua in capo al conquistatore. Nel 1872 appare la tombola col
Voghera - I Comune e il PalaoltrePò
ORIGINAL POINT IDEAL LINE Dove puoi trovare trattamenti di perdita peso, anticellulite, rassodanti, relax, viso-corpo ed estetica tradizionale
orario continuato lun-ven dalle 9,00 alle 19,30
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premio di due buoi, conservata ancor oggi con la sostituzione del premio in denaro; negli anni successivi i divertimenti variano, si moltiplicano modernizzandosi, ma conservando però sempre la tombola. La processione non ha più l'importanza d'una volta, quando il corpo municipale vi interveniva al completo insieme al presidio e si diramavano inviti alle signore della città perché vi prendessero parte. Si innaffiavano allora e si ripulivano tutte le vie per le quali doveva passare il corteo e si ricoprivano di tele tese in alto tra una casa e l'altra, mentre si addobbavano di drappi tutte le finestre. Gli innumerevoli baracconi che prima si erigevano in piazza del Duomo ed ora in quella di San Bovo, e che formano la delizia dei bambini, risalgono alla metà del secolo scorso. Rimangono ancora ad attestare la semplicità antica i banchetti dei caratteristici zufoli di terracotta in forma di uccelli, cavallini e campanelli di foggia rozza e primitiva; delle trombettine, delle ciambelle, dei giocattoli e dei tradizionali lecabon. che forse presero nome dall'immancabile gesto dei bambini allorquando si regala loro un dolce, e che consiste in una preliminare leccatina di degustazione allo zucchero
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Il bollito misto la ricetta
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In una capace pentola riunite 1 grossa carota, 1 costa di sedano, 1 cipolla, 1 gambo di prezzemolo, 1 foglia di alloro, 2 grani di pepe. Aggiungete 2 litri d' acqua, salate e portate a bollore. A parte cuocete un cotechino e sgrassatelo. Quando l' acqua raggiunge il bollore aggiungete le diverse carni. Il consiglio è di farvi dire dal macellaio i vari tempi di cottura dei singoli pezzi. L' ordine di cottura comunque è questo: 1 kg di polpa di manzo, 250 g di piedino di vitello, 1 cappone, 300 g di testina di vitello, e il cotechino. Il bollito dovrà cuocere molto a lungo, anche 4 ore. Se si asciugasse troppo, bagnate con altra acqua bollente. Come servirla - Una volta cotta, la carne va tagliata a fette spesse e servita su un grande piatto di portata, con il manzo ben diviso dal vitello e dal cappone. Tutte le carni andranno salate in superficie con una manciata di sale grosso e cosparse con un mestolo di brodo, risultato della cottura. Il suggerimento è di servirlo con le salse d' accompagnamento in piccole ciotole a parte.Qualcuno lo accompagna anche con un pezzo di grana, saporito e sostanzioso, da sgranocchiare dopo la carne.
che lo ricopre, prima di procedere al morso risolutivo. Naturalmente è giorno di inviti agli amici e parenti lontani, i quali giungendo ricordano immancabilmente l' antico scherzoso detto: a ra Sensia a s' mangia i tre pitans, carna, buì, e manz, cun ra cua dra cagna par fà ra bagna. (AlI' Ascensione si mangiano tre pietanze, carne, bollito e manzo. con la coda della cagna per fare il sugo). Con esso si allude forse all' antica semplicità con cui venivano trattati gli ospiti, perché carne. bollito e manzo in vogherese sono sinonimi del lesso. Ma il piatto ricercato del giorno è lo storione, che immancabilmente figura nel mercato del mattino e più specialmente nella bottega dei principali salumieri. Nel giorno dell' Ascensione è uso tradizionale seminare negli orti le verdure di stagione. In principio del secolo passato la sera dell'Ascensione, dopo lo spettacolo in teatro, vi s'iniziava il ballo, che durava tutta la notte. Nel periodo dal 1875 al 1878, durante il Sindacato di Carlo Gallini, nel salone del Municipio si tenevano ricevimento con rinfreschi a spese del Sindaco.
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La Sensia Sport, musica, poesia, danza, spettacolo, mostre e molto altro ancora
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rtisti locali e nazionali, sport, cultura, musica e tanto divertimento. Come ogni anno, anche il programma della 628esima Fiera dell’Ascensione è completo e diretto alle esigenze delle migliaia di visitatori che ogni anno fanno tappa alla Sensia. Quest’anno la Fiera si terrà dal 12 al 16 maggio nella storica sede dell’ex caserma di cavalleria, ma il Palashow aprirà i battenti già a partire dall’8 maggio prossimo. Primo appuntamento alle ore 17,00, nella sala della biblioteca civica Ricottiana, con la presentazione della seconda edizione del libro sul mitico “Ariston”, scritto da Lorenzo Nosvelli. In serata, invece, l’ormai tradizionale appuntamento con il pugilato. Il ring che verrà allestito nel palashow. Domenica 9 maggio tanti gli appuntamenti in calendario, il concerto della Rock Music Band (ore 16,00), il saggio musicale della scuola Leonardo Da Vinci (ore 18.00), la danza tra arte e passione a cura della Tarditi Studio Dance (ore 21,00) e il Duilio Pizzocchi Show, risate sotto le stelle a cura del comico bolognese. Lunedì 10 maggio, alla piscina co-
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appuntamenti munale, ci sarà il trofeo Città di Voghera, organizzato dall’associazione vogherese nuoto, mentre alle 21,00, sempre al Palashow, salirà sul palco la Rondoband per un concerto di musica anni 60 e 70. Martedì 11 maggio, vigilia della grande inaugurazione, grande spettacolo di mimo al teatro San Rocco (ore 21,00) mentre sotto il tendone del palashow musica anni
70 e 80 con Let’s Groove. Mercoledì 12 maggio, alle ore 18,00, la grande inaugurazione della 628esima edizione della Sensia, con la celebrazione della Messa e il taglio del nastro alla presenza delle autorità. Alle 21,00 al palashow grande spettacolo con Gabry Gabra & Gem Boy Bikini (direttamente da Colorado Cafe) e la presenza dei coscritti che sfileranno sul
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15 maggio ore 21.00 i Turbolenti
palco. Giovedì 13 maggio, alle ore 16,00, nella sala del museo storico vogherese, si terrà un convegno sul bullismo giovanile, impreziosito dalla partecipazione del mondo scolastico. Alle 21,00, invece, grande appuntamento con il Sensia Day e, direttamente dagli studi di Antenna 3, la festa in piazza tour con l’esibizione di artisti famosi e meno famosi. Allieterà la serata l’orchestra Portofino Band. Venerdì 14 maggio, alle ore 11,00, spazio agli appassionati del basket con l’esibizione al palashow della squadra Phoenix Iria. All’area Fermi, invece, ci sarà l’inaugurazione della Fiera Agricola, storico appuntamento per tutti gli operatori del mondo agricolo. Nel pomeriggio, spazio ad un convegno sul benessere alimentare e ad un concorso floreale nel cortile sud dell’ex Cavallerizza. Oltre all’ormai tradizionale gara di torte organizzata dalla Pro loco, alle ore 17,00, presso la biblioteca civica Ricottiana, ci sarà una degustazione di salame di Varzi e bonarda a cura di Slow Food mentre la serata sarà caratterizzata da un’esibizione musicale del Centro Studi Danza prima e dal concorso Sosia Cercasi 2 alle ore 21,00 (presso il Palashow). Alle ore 22,00 spettacolo di danza “La febbre del sabato sera” con Lele Dinero, il Tony Manero italiano. Ancora basket sabato 15 maggio con la società Olimpia (ore 11,00
12 maggio ore 21.00 Gem Boy Bikini
al Palashow), mentre alle 17,00, al teatro San Rocco, il prestigioso concorso internazionale di poesia Città di Voghera. Alle 19,30 lo spettacolo della California Dance Academy, poi lo spettacolo Non solo danza, la premiazione del concorso Top Stand e in-
fine, alle 21,00, grande spettacolo con i Turbolenti, comici provenienti da Colorado Cafè. Domenica 16 maggio ultima giornata della kermesse, con grandi appuntamenti. Si inizia subito alla mattina, alle ore 10,00, al Palashow con il grande appuntamento dedicato ai nostri amici a
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INTERVISTA
quattro zampe. Qua la Zampa 3 premierà infatti miss e mister dog. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Enpa di Voghera. Alle ore 15,00 la sfilata delle carrozze storiche dell’istituto agrario Gallini mentre alle 16,00 si esibirà in concerto la Chitarrorchestra. Alle ore 19,45 la palestra Malibù presenterà lo spettacolo Soundtrack. Spettacolo, musica e divertimento alle ore 21,00 sul palco del Palashow con l’iniziativa organizzata dalla G&G Dance School. Alle ore 23,00, infine, il grande spettacolo pirotecnico che saluta tutti i visitatori della Sensia e da l’appuntamento al prossimo anno, alla 629esima edizione della kermesse più importante dell’anno. Per tutta la durata della Fiera sarà inoltre possibile visitare lo stand della Croce Rossa e il mercato degli ambulanti che, nel week end della Sensia, saranno nelle vie limitrofe dell’ex caserma di cavalleria.
16 maggio ore 10.00 Qua la Zampa 3
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indirizzi utili
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Assicredito: quasi come … e più di una banca Nel complicato ed a volte confuso mondo assicurativo esiste una realtà abbastanza chiara e trasparente come Assicredito. Assicredito è un'agenzia moderna ed attiva nel pavese da quasi un decennio con una vasta clientela ormai consolidata e soddisfatta. "Quasi come una banca" è il motto dell'Agenzia Assicredito di Pavia che propone, come una banca, una serie di servizi, permettendo la risoluzione delle
problematiche senza eccessiva perdita di tempo nella piena fiducia e soddisfazione del cliente. Prodotti come Genial+, un prodotto nuovissimo altamente concorrenziale nel settore dell'automobile, delle moto e dei caravan, oltre ai veicoli commerciali. Assicredito propone una varietà di prodotti assicurativi rivolti alle piccole e medie aziende artigiane, commerciali ed industriali come furto, incendio, responsabilità civile. Assicredito è anche una realtà per la tutela della propria abitazione, della persona edel patrimonio, con prodotti mirati decisamente concorrenziali sul mercato, ade-
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guati alle nuove problematiche sanitarie attuali. Assicredito con il prodotto Assiclassic propone anche un prodotto specifico per veicoli d'interesse storico e collezionistico. Assicredito con Compass, propone prestiti personali in 24 ore e cessione del quinto dello stipendio o della pensione.
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OFTAL
una risposta di accoglienza in ambiente familiare per persone bisognose La Cooperativa OFTAL, Cooperativa Sociale di Solidarietà Sociale-Onlus, ha una lunga esperienza maturata nel campo dell’assistenza a malati, disabili e persone svantaggiate non inseribili nel mondo del lavoro: nasce infatti ’91 su iniziativa di un gruppo di 14 volontari pionieristici guidati da un medico di Voghera, Danilo Cebrelli. L’obiettivo dei fondatori fu la nascita e la gestione di una struttura residenziale di accoglienza a Montebello della Battaglia. La struttura è stata ultimata nel ‘93, anno in cui ha aperto le porte ai primi ospiti e intitolata poi nel ’94 a Monsignor Rastelli. Da allora la residenza è diventata un punto di riferimento per l’assistenza in provincia di Pavia, come ci
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conferma l’attuale presidente di OFTAL, Giovanni Gastaldo. Infatti, dopo l’accreditamento in Regione come Istituto Assistenziale per handicappati nel ‘95, nel 2006 ha ottenuto il riconoscimento di Residenza Sanitaria per Disabili. L’istituto si trova in una zona fuori dal centro abitato, in collina e dispone di 4.000 mq di spazio verde, 18 camere a due letti disposte su 2 piani, più varie sale per le attività in comune. “La nostra attività risponde all’esigenza di dare una risposta di accoglienza continuativa, di sostituzione dell’ambiente familiare mancante a persone bisognose di aiuto solidale e continuo” sottolinea Gastaldo. Attenta e completa l’attività che la cooperativa svolge nei confronti
degli ospiti: assistenza di medicina generale, consulenza psichiatrica e fisiatrica, infermieristica, socio-educativa, fisioterapica e alla persona, oltre ad un servizio alberghiero. Una gamma completa di servizi con al centro sempre la persona. “Il valore fondante del nostro operato è la promozione umana e sociale sia degli utilizzatori che degli erogatori dei servizi” aggiunge il Presidente. “Cerchiamo di coinvolgere i nostri ospiti in un’intensa partecipazione nelle attività sociali, così come ci adoperiamo per il miglioramento continuo dei servizi in termini di efficienza ed efficacia garantendo un adeguato rapporto tra personale e degenti”.
PIACENZA E PROVINCIA
di Irina Turcanu
Piacenza: resiste e ricorda 25 aprile una data da celebrare lontano da strumentalizzazioni politiche. L’affermazione dell’amor patrio e del desiderio di giustizia che animò i partigiani nel ’45 e che deve ispirare le scelte di oggi
INGRESSO DEI PARTIGIANI A PIACENZA
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ltre sessantacinque anni sono passati dall’inizio della Primavera, da quel 25 aprile tanto bramato e sognato da chi ha detto “no” all’oppressione, ad un regime claustrofobico, alla disuguaglianza. È un’opera incompiuta la loro, quella dei partigiani, di coloro che hanno donato la propria vita per la libertà e per migliorare il futuro di ignoti posteri. È questo il messaggio trasmesso dagli organizzatori della Festa della Liberazione celebrata sull’intero territorio piacentino il 25 aprile di ogni anno. Opera incompiuta, sì, perché il cittadino odierno deve continuare a resistere nella propria quotidianità, ciò che
5 MAGGIO 1945 - SFILATA IN PIAZZA CAVALLI
lamento i monti, le colline piacentine. Addentrandosi nelle foreste, l’animo sensibile ode ancora, nella tenue vibrazione di una foglia mossa dal vento, i passi in fuga celati dai cespugli, dai tronchi degli alberi. Si odono i partigiani che si nascondono per salvarsi, per salvarci, per resistere. Tra essi, ci sono i passi di Emilio Canzi, il comandante unico della XIII Zona operativa, la zona relativa all’Appennino Tosco-Emiliano. Nel 1922 fu accusato di aver ucciso un fascista e si riparò, quindi, in Francia dove organizzò le frange antifasciste. Successivamente sarà esiliato in Spagna dove partecipa alla Guerra di Spagna.
il 25 aprile 1945 ha lasciato in eredità è un quadro generale arricchito soltanto da alcuni tasselli, il puzzle, però, è ancora da ultimare. È questo l’obiettivo perseguito dalle manifestazioni dell’ANPI di Piacenza: fortificare il desiderio di resistere attraverso i ricordi nei cuori delle persone, specie nei giovani, la chiave del futuro. Un compito difficile, quello assunto dall’ANPI, facilitato però dalla cospicua presenza sul territorio di note figure che hanno combattuto in prima fila per offrire un bene, spesso mal compreso, assoluto: la libertà. Odorano ancora di sangue, di guerra, di paura e di rastrel-
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CARRO ARMATO AMERICANO
Lì sarà catturato e deportato nel campo di concentramento di Anghiari. Resiste, sopravvive e si rifugia nel Piacentino, dove diventerà comandante partigiano. Anche lui come tanti altri, non assapora l’essenza dell’ideale per il quale ha combattuto: muore nel novembre del ’45, in circostanze poco chiare, investito da una camionetta inglese, riporta la testimonianza di un comandante partigiano. Canzi, però, ha un desiderio: essere
INGRESSO DEI PARTIGIANI A PIACENZA
sepolto a Peli di Coli, sulla vetta della collina che sovrasta imponente la valle. Sulla tomba è scritto: “A Emilio Canzi partigiano d’Italia MCML qui tra gli alti monti e la gente umile donde con pochi animosi intraprese l’ultima sua battaglia per la libertà dei popoli”. L’epigrafe si conclude rivolgendosi a coloro che non sanno trattenersi dal visitare il sepolcro: “O tu che qui pietoso t’aggiri ascolta la voce che ammonitrice ed implacata s’al-
za da questa tomba”. Porta il suo nome, la divisione dell’ANPI di Piacenza. Dietro al comandante, dietro ai passi di Canzi, lo stesso animo capace di ascoltare la storia impregnata nella terra, nelle secolari radici degli alberi, ode il veloce passaggio di giovanissimi partigiani. Ragazzi poco più che diciottenni, a volte non ancora, come Fermo Freschi che spirò l’ultimo soffio vitale il 24 aprile 1945, a soli ventiquattro anni. Coman-
PIACENZA E PROVINCIA
5 MAGGIO 1945 - SFILATA IN PIAZZA CAVALLI
dante della 2° Brigata di manovra “E. Gallinari”, alla testa dei suoi partigiani stava incalzando i tedeschi in ritirata quando, alla vigilia della Liberazione, cadde combattendo, proprio quando con i suoi uomini stava entrando in città. Colui che s’interroga e porge l’orecchio per ascoltare i racconti custoditi dalle montagne, non deve avere paura se, ad un certo punto, proprio a Peli, dovesse sentire passi pesanti, un bastone che
colpisce ritmicamente la terra. Può darsi che siano le ossa stanche di Natalino Grassi. Quel sussurro, quel “dobbiamo volerci bene”, può darsi che non sia solo un’allucinazione, ma le parole dell’ultimo sostenitore dei partigiani di Peli ancora in vita. Storie grandi di gesta eroiche, storie fantastiche di gesta che hanno reso migliore l’uomo. Storie da rivivere oggi lontano dalle strumentalizzazioni poli-
tiche, in nome solo dell’amor di Patria, dell’anelito di libertà e giustizia che indusse giovani e meno giovani a ribellarsi all’iniquo dominio nazista. Nello stesso spirito oggi la rievocazione del 25 aprile deve spingere ognuno di noi a fare tutto ciò che è in nostro potere per il bene del Paese e di tutta la cittadinanza, senza schieramenti preconcetti con il solo fine di far prevalere la giustizia.
di Paola Arensi
Grazie alla motonave Mattei, una navigazione sull’Adda consente di scoprire il territorio rivierasco da un diverso punto di vista, immersi nel fascino della natura in un’atmosfera d’altri tempi
La motonave Mattei
LODI E PROVINCIA
In crociera nel Lodigiano
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coprire il Lodigiano navigando? Oggi si può. Da qualche anno il fiume Adda non è accessibile soltanto ai pescatori. Infatti, un lungo tratto è stato reso navigabile e grazie alla motonave Mattei, chi ama il territorio può ammirarlo da un punto di vista decisamente diverso e affascinante. Lo spettacolo è decisamente incantevole: spiagge di sassi, boschi verdi ricchi di vegetazione, flora e fauna che fanno crescere il desiderio di vivere la primavera all’aria aperta. Impagabile anche il rumore dell’acqua solcata dal passaggio dell’imbarcazione. Una miscela di relax e scoperte capace di attrarre ogni settimana numerosi turisti. Tutto questo viene gestito dal consorzio Navigare l’Adda costituito nel 2003. I componenti sono enti territoriali: il Parco Adda Sud, i comuni di Bertonico, Castiglione D’Adda, Formigara, Gombito, Montodine e Pizzighettone e l’Azienda regionale per i porti di Cremona e Mantova. Le crociere sono possibili ogni sabato e domenica sia durante il giorno, sia
sfruttando il fascino delle ombre della sera. Tra i numerosi scorci da ammirare si annoverano la tenuta del Boscone, in località Camairago, il centro storico di Pizzighettone e zone protette in cui non è insolito scorgere cervi, daini, cinghiali, mufloni e altri animali. Gli interessati possono usufruire di questo servizio partendo dal Lungoadda Mazzini di Pizzighettone. Si naviga il fiume da aprile fino all’arrivo della brutta stagione. La motonave Mattei, imbarcazione storica lodigiana, capace di trasportare 110 passeggeri al coperto, è un battello di 26 metri per 4 costruito nel lontano 1911. Un mezzo nato nei cantieri navali Officina Meccanica di Venezia. Fino ai primi anni Novanta, l’imbarcazione è stata impiegata come mezzo di appoggio e traino del convoglio adibito alla segnalazione del tratto Piacenza-Pavia in occasione dell’annuale manifestazione motonautica internazionale Pavia-Venezia. L’alienazione risale a metà degli anni Novanta. Acquistata dal Consorzio Navigare Adda
su proposta del Presidente Carlo Pedrazzini nel 2004, la motonave è stata sottoposta, grazie anche ad un contributo regionale, ad un radicale intervento di restauro nel 2005. La caratteristica principale che rende questo mezzo adatto a navigare il fiume lodigiano è il profilo della carena, caratterizzato da una prua molto affilata che consente di procedere provocando un leggero moto ondoso. La dotazione di un motore di manovra, posto in posizione prodiera, facilita la navigazione e la manovrabilità anche in spazi ristretti. La sicurezza è garantita in quanto, nonostante l’età della nave, a bordo sono state installate strumentazioni moderne per navigare senza pericoli anche durante la notte o in caso di maltempo. Quindi imbarcarsi è una buona occasione per approfondire la conoscenza di un territorio tutto da scoprire approfittando anche della presenza a bordo di un “cicerone” impegnato a svelarne i segreti dal punto di vista storico-naturalistico.
di Paola Arensi
Parco Adda Sud Un paradiso della natura da scoprire in comitiva tra amici o con la famiglia
C
on la primavera sboccia la voglia di trascorrere giornate all’aria aperta. Il Lodigiano, che per tradizione è un territorio prettamente agricolo, risponde bene a questa esigenza. Tra le aree utili per scampagnate in compagnia si annovera il Parco Adda Sud che è parco regionale, fluviale e agricolo, diretto dal presidente Silverio Gori e con sede legale a Lodi. L’area comprende comuni delle province di Lodi e Cremona: Abbadia Cerreto, Bertonico, Boffalora d’Adda, Camairago, Castelnuovo Bocca d’Adda, Castiglione d’Adda, Cavacurta, Cavenago d’Adda, Cervignano d’Adda, Comazzo, Cornovecchio, Corte Palasio, Galgagnano, Lodi, Maccastorna,
LODI E PROVINCIA
Mairago, Maleo, Meleti, Merlino, Montanaso Lombardo, S. Martino in Strada, Terranova de’ Passerini, Turano Lodigiano, Zelo Buon Persico, Casaletto Ceredano, Credera Rubbiano, Crottad’Adda, Formigara, Gombito, Montodine, Moscazzano, Pizzighettone, Ripalta Arpina, Rivolta d’Adda, Spino d’Adda. All’interno del territorio in questione sono stati individuati itinerari ciclabili, su strade sterrate, asfaltate e tratti di sentiero, non particolarmente impegnativi e alla portata di tutti i cicloturisti con un minimo di esperienza e in grado di percorrere distanze nell’ordine dei 30 chilometri con biciclette adatte a tratti fuori strada. In questo periodo sono molte le compagnie di amici e le famiglie, provenienti dai territori vicini, che si divertono a scoprire percorsi collegati tra loro. Piccoli viaggi nella natura che hanno in comune i ponti sul fiume Adda. Ogni itinerario è specificato da apposita segnaletica che indica:
il chilometraggio, il filo conduttore del percorso e le eventuali difficoltà presenti. Segue una mappa. Sono inoltre descritti gli elementi architettonici e naturalistici, presenti lungo il percorso, che sono degni di essere ammirati. Infine, accanto alle realtà naturali, agricole, religiose e storiche che gli itinerari propongono, non vanno dimenticati le manifestazioni dell’ingegno umano, quali, ad esempio, le opere idrauliche dei canali d’irrigazione Muzza e Vacchelli, oppure i semplici, ma per questo non meno geniali, fontanili e le marcite che permisero di sfruttare l’acqua affiorante per le produzioni foraggiere. Pedalando nel Parco Adda Sud, si incontrano specie arboree e animali di vario genere con un’abbondante avifauna costituita da esemplari che nidificano nel Lodigiano o più semplicemente vi migrano in determinati periodi dell’anno. Per informazioni www.parcoaddasud.it.
d Irina Turcanu
Il comune di Piacenza P
iacenza non la si vive e la si vede soltanto, ma la si ascolta. E da poco la si può ascoltare anche nella sala dei Teatini, ex Chiesa di San Vincenzo, oggi auditorium. L’edificio fu costruito presumibilmente a partire dal 1595/1600, sul luogo in cui sorgevano già edifici legati alla chiesa parrocchiale di San Vincenzo, eretta nel 1278, in sostituzione di una più antica fondazione medievale. L’edificio venne consacrato nel 1612 e fu eletto a dimora dei Padri Teatini fino al 1810, quando Napoleone ordinò la soppressione di tutte le corporazioni religiose. Con lo scioglimento dell’ordine Teatino, la chiesa e l’annesso convento furono incamerati dal Governo, ma dopo una lunga serie di traversie, vennero messi all’asta e passarono alla congregazione dei Fratelli delle scuole cristiane che, dopo il loro ritiro nel 1972, vendettero gli immobili al Comune di Piacenza. Dal connubio fra una sapiente opera di restauro e il ricorso alle più avanzate soluzioni tecnologiche, è nato l’auditorium dei Teatini. L’ex chiesa ha riacquistato lo splendore originario grazie al recupero degli affreschi e delle opere lignee esistenti, come il coro, la cassa dell’organo, le bussole d’ingresso, e attraverso la ristrutturazione dei locali dell’ex sagrestia, ora adibiti a camerino, magazzino e deposito strumenti. L’intervento di maggiore impatto visivo è l’istallazione di un palcoscenico in legno, indispensabile per i nuovi compiti che at-
PIACENZA E PROVINCIA
ridona un pezzo di storia tendono l’auditorium. Nel 1997 e successivamente nel 2001, hanno avuto inizio le opere di restauro. Sono stati recuperati così i preziosi affreschi della chiesa che si è trasformata in un auditorium dotato un eccezionale sistema acustico ed un ricchissimo programma nel corso dell’intero anno. Infatti, la Sala dei Teatini resterà aperta al pubblico ogni weekend e nei giorni festivi, inoltre, al momento, è utilizzata come sala prove dall’orchestra giovanile “Luigi Cherubini” diretta dal maestro Riccardo Muti. I curiosi e gli amanti della soave sonorità della musica classica possono assistere, nei giorni prestabiliti, alle esibizioni dell’orchestra ed alle sue esercitazioni, cercando, perché no, di rendere il proprio orecchio acuto e scoprire così le abilità nel cogliere l’impercettibile errore commesso dal giovanissimo violinista. Un’occasione per vivere la città, attraverso uno straordinario monumento carico di storia che rinasce a nuova vita per mezzo dell’arte musicale. Un’opportunità per tutti gli amanti della musica e per chi intende avvicinarsi a questo fantastico e affascinante mondo attraverso lo straordinario talento di uno dei più grandi direttori d’orchestra del mondo e i virtuosismi di giovani di sicuro avvenire.
Fotografie di Carlo Pagani
di Alberto Fiori
Remando nella storia La Boat Race 2010
da 156 anni, Oxford e Cambridge si sfidano sul fiume, fra miti, leggende e una rivalitĂ tutta anglosassone.
ATTUALITÀ
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remessa fondamentale: sono inglesi. Quindi malgrado si lancino sfide da 156 anni, e che la rivalità fra le antichissime università di Oxford e Cambridge sia sentita e conosciuta in tutto il mondo, nessuno si è mai sognato di esagerare. Quando hanno voglia di mettere in mostra il massimo della ferocia, gli studenti delle due università evitano di nominare l’ateneo rivale, chiamandolo semplicemente ed elegantemente “the other place”, l’altro posto. Unica eccezione, la piccola macchia del dicembre del 1849, quando l’equipaggio di Cambridge commise in gara un’infrazione immediatamente punita con la squalifica. Ma da allora basta, manco un ferito, una molotov o una carica della polizia, al massimo qualche sano sfottò dei vincitori ai vinti. D’altra parte, l’Università di Oxford può vantare il titolo di più antica del mondo, mentre quella di Cambridge, seconda per anzianità, si dice sia stata creata da alcuni studenti fuggiti da Oxford nel 1209. Ed è così tanto tempo che la “Boat Race” va avanti, da essere diventata ormai non solo un appuntamento agonistico, ma un evento d’esportazione, con l’energica fatica dei migliori rampolli d’Inghilterra sulle acque scure del Tamigi, in un susseguirsi di vittorie e sconfitte che sfiora di poco la parità assoluta. Ad esempio, con il successo della 156esima edizione, proprio quella del 2010, i “light blues” di Cambridge sono saliti a 80 vittorie contro le 75 degli avversari di Oxford. Che in realtà, a volerla dire tutta, si erano aggiudicati quattro delle ultime cinque edizioni, lasciando i rivali all’asciutto di entusiasmo per quasi un lustro. Per la cronaca, tutta la faccenda dura una ventina di minuti scarsa, si svolge nel centro di Londra, fra i ponti di Putney e Chiswick, su una lunghezza totale di 6.799 metri. In compenso, è stato calcolato che per ogni palata servono due ore di allenamento, e considerando che per coprire il percorso ne occorrono almeno 600, è facile capire quanto tempo siano costretti a passare in acqua i diciotto studenti coinvolti, intesi come otto più timoniere per imbarcazione. E a proposito: queste ultime
devono rigorosamente pesare 96 kg a vuoto ed essere lunghe 19,9 metri. Intorno a queste poche e ferree regole, una nuvola di leggende e dicerie, qualche volta vere altre meno, ma tutte molto inglesi. Come ad esempio la storica vittoria di Oxford del 2003, per 30 miseri centimetri di lunghezza appena, o
l’unico parimerito della storia della gara, quello del 1877, o ancora il record assoluto di velocità, stabilito da Cambridge nel 1998 con un tempo di 16 minuti e 19 secondi, e al contrario quello più lento, toccato sempre a loro nel 1860, quando gli otto canottieri se la presero comoda, mettendoci 23 minuti e 30 secondi. E per
finire, i sei affondamenti delle imbarcazioni, fra cui quello clamoroso del 1912, in cui entrambe finirono sul fondo del Tamigi a pochi minuti di distanza una dall’altra e per nessun motivo apparente. Ai lati del fiume, ad ogni edizione, si radunano migliaia di persone, con le due università al gran completo ma anche
ATTUALITÀ
turisti, londinesi e chiunque si ritrovi a passare da lì e finisca attirato da tanta pacifica confusione. Raccontano le cronache più recenti, che l’edizione 2010 della gara sia partita come sempre, con l’equipaggio di Oxford al comando, dominio mantenuto anche nei rilevamenti di Mile Post, Hammersmith Bridge e
Chiswick Stpes. Ma da lì, i ragazzi terribili di Cambridge hanno iniziato una rimonta irresistibile, portando lo sforzo sui 47 colpi al minuto contro i 45 degli avversari, fino al traguardo, tagliato con il tempo di 17 minuti e 35 secondi, ad una lunghezza e 1/3 di vantaggio. Alla fine nessun commento, nessuna
protesta, nessun riconteggio dei voti chiesto dagli avversari, tornati dalle loro parti con la certezza di aver dato il massimo e pronti ad inchinarsi di fronte alla (momentanea) superiorità “degli altri”. Dio salvi la regina, e se gli avanza tempo anche buona parte dei suoi sudditi.
di Tommaso Montagna
C
elebre tanto per la sua istrionica passionalità teatrale, quanto per il suo sanguigno impegno sociale, non solo attraverso Emergency di Gino Strada, Lella (al secolo Gabriella) Costa è spesso considerata, complice, suo malgrado, anche l’anagrafe, un’icona del teatro italiano. E se nell’etimologia
greca del termine icona troviamo l’idea di immagine sacra, allora l’attrice milanese, come alcuni altri suoi colleghi, raffigura la religiosità del palcoscenico. Costellata di riti e miti fiabeschi, senza tempo, che ne sublimano i gesti, quasi ad assopire Crono, almeno per la durata di ogni spettacolo. Un credo che Lel-
la Costa pare seguire ciecamente, tanto che, autodefinendosi attrice appartenente alla vecchia scuola, diventa, inconsapevolmente, simbolo (inteso come corrispondenza tra segno e suo significato) di quella estrema professionalità che oggi, troppo spesso, viene messa in castigo, dietro la televisione.
TEATRO &CO.
Lella Costa Virtuosa della parola, attrice “vecchia scuola”, è uno dei migliori esempi di una grandissima professionalità oggi, troppo spesso, superata dall’apparenza
ei primi anni di carriera lei si è dedicata molto al cabaret, ma quanto è cambiato con la massificazione del mezzo televisivo?
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proposito di teatro, la sua abilità nell’interpretare monologhi è nota, da cosa nasce questa esigenza di esprimersi “da sola”?
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La diffusione massiccia del piccolo schermo ha portato ad un diverso modo di intendere lo sviluppo degli spettacoli. La nuova generazione di comici si è formata direttamente con i tempi televisivi, ma la tv in sè non porta molte novità e spesso è semplicemente autoreferenziale. Allora, è naturale che lo stesso Zelig, programma cabarettistico di maggior richiamo, venga condotto da Claudio Bisio e che sovente annoveri, tra gli ospiti, interpreti che, come il conduttore, vantano una formazione teatrale classica.
Quando cominciai a produrre testi in maniera indipendente, notai che era una modalità per me congeniale. Avevo la reale possibilità di scegliere autonomamente temi e contenuti dei miei spettacoli, che in questo modo risultavano anche meno costosi, dando loro un’identità e una personalizzazione maggiori. Mi resi subito conto del valore di una simile libertà di espressione, senza più abbandonarla.
P
roprio attraverso i suoi monologhi, penso a “Stanca di guerra” oppure “Alice”, sembrerebbe ricoprire un ruolo sociale, per mezzo della sua professione, quasi a diffondere un messaggio…
Sicuramente un attore manda segnali, ma bisogna sempre restare all’interno del canovaccio dello spettacolo teatrale, che deve essere costruito con rigore. Sarà il pubblico, poi, che dovrà coglierne le sfumature, anche se non è detto che ci riesca. Se volessi realmente diffondere un messaggio sociale, farei altro. Non condivido nel definire teatrali le scelte di alcuni, quali Sgarbi e Travaglio, che, pur raccontando vicende reali e fornendo stimolanti riflessioni,
[
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"Se volessi realmente diffondere un messaggio sociale farei altro... faccio l’attrice e questo mi basta."
TEATRO &CO.
non creano spettacolo. Ciò che, invece, il teatro dovrebbe essere.
P
ropugnando questa visione del teatro quale palcoscenico, e non pulpito, lei trova il modo, o meglio l’equilibrio, nel lasciare il segno senza creare strumentalizzazioni. Come ci riesce?
Faccio l’attrice e questo mi basta. Non mi occupo di politica. Nel momento in
cui accade il contrario, che un attore si presti al mondo politico intendo, il pubblico rimane stranito perché non sa più distinguere i rispettivi ruoli. La mia assidua ricerca dell’indipendenza, quella libertà di cui si parlava prima, mi ha fatto capire quanto sia importante non confondere i piani del palcoscenico e della vita reale. Tanto che i contenuti dei miei lavori vengono sempre espressi sotto forma di spettacolo.
P
arlando di contenuti: recentemente, alla trasmissione di Fabio Fazio, lei si è definita “icona gay” per dimostrare ancora una volta la volontà di lottare per i diritti di tale comunità. Come vede la situazione italiana in merito alla tematica omosessuale?
La situazione è atroce. E in uno Stato che non riesce a tutelare appieno le minoranze, chi possiede meno strumenti si trova maggiormente esposto all’ostracismo.
D
a ultimo, una mia riflessione. Andiamo verso un mondo tecnologico: cellulari touch screen, cani-robot che parlano e via dicendo, ma nel teatro bastano ancora un palco, qualche sedia e un attore…Rimarrà incontaminato?
A dire il vero, la tecnologia multimediale è già uno strumento utilizzato dal teatro. Un luogo reso unico, invece, dalla irriproducibilità delle azioni che vi avvengono, perché è sempre diversa la composizione del suo pubblico e quindi la percezione della rappresentazione. Proprio in questo senso, in un’epoca in cui tutto è altamente riproducibile, il teatro resta un unicum.
d Alberto Fiori
Italia mon amour Ci amano, ci sognano e spendono per dire di essere stati da noi. Un volume attraversa l'italia inseguendo storie straordinarie che nemmeno gli italiani conoscono.
Ravello - Hotel Palumbo
I ❤ ITALY
T
utto questo malgrado noi, verrebbe da dire: nonostante la cecità delle istituzioni, l’inciviltà che ci viene così naturale, l’egoismo imperante e l’assoluto disinteresse verso l’educazione civica, che un tempo, nemmeno tanto lontano, era perfino materia di studio. L’Italia resta un sogno inarrivabile per buona parte di questo pianeta e di quelli limitrofi. Un piccolo paradiso, se visto dall’estero, dove il sole splende forte, si mangia come dio comanda, le mamme vestono di nero
Isola di Lampedusa - Il Gattopardo
(saremo tutti orfani di padre, secondo loro?), e ovunque basta mettersi a scavare a mani nude per portarsi a casa l’elmo di Scipio o tre giri di sciarpa firmata Dolce & Gabbana, per dire. Così, nelle librerie, come nelle edicole e per televisione, gli speciali sulle quisquiglie made in Italì si susseguono a ritmo incessante, per placare la sete di Tricolore che attanaglia il mondo, senza alcuna speranza di guarigione. Diciamocelo e per una volta almeno senza più nasconderci nulla: an-
Cisternino - Villa Cenci
diamo per la maggiore ovunque da decenni e ancora oggi, chi vuol comunicare al prossimo che ha fatto i “danè” non ha alcuna scelta se non vestire, viaggiare e mangiare italiano. Ultimo ma non l’ultimo, come amano dire quei buontemponi degli inglesi, arriva nelle librerie di ogni angolo della Terra, un volume dal titolo “Great Escape Italy”, che tradotto in idioma corrente sarebbe come dire “le grandi fughe d’Italia”. Calma, non si parla di cose di cui vergognarsi assai, come celebri evasioni dalle patrie galere, nemmeno di cervelli andati altrove o (meno male), di capitali involati verso isole che nemmeno sul planisfero, sono facili da rintracciare. Macché: le grandi fughe d’Italia di cui si parla sono alberghi e rifugi a dir poco straordinari dove ritemprare l’anima e lo sguardo, persi in zone dove artisti d’ogni tipo hanno lasciato un segno del loro passaggio, che sia un romanzo, uno schizzo su un tovagliolo o una foto scattata dai paparazzi, altra cosa che abbiamo esportato ovunque e senza nemmeno saperlo. Alberghi da sogno ad occhi aperti, non valutati in base a stelle e prezzi, ma presi in considerazione perché belli da mozzare il fiato, antichi o situati in punti dove l’Italia, come dire, è più Italia
del solito. Spesso, su quelle balconate (o nelle camere), si sono consumati amori, scritte storie diventate poi tormenti letterari e girate scene di film entrati nella storia della settima arte. Qualche esempio? Con piacere. Nelle stanze dell’Hotel Palumbo di Ravello, sulla costiera amalfitana, è passato qualche capitolo della storia del secolo scorso: Curzio Malaparte, Truman Capote, Greta Garbo, Jacky Kennedy, Grace Kelly, Humphrey Bogart, tanto per buttare lì qualcosa. Un’infilata di anime tormentate, avremmo scoperto poi, che bruciavano notti e vite guardando i faraglioni, senza sapere di avere dentro rocce ben più grosse ed ingombranti. O ancora la Locanda di Cipriani, a Torcello, angolo di terra emersa della laguna di Venezia con 14 residenti registrati in anagrafe. Dopo l’Harry’s Bar e l’Hotel Cipriani, Giuseppe - il capostipite - si innamora di quel minuscolo risvolto della laguna più celebre del mondo e le poche stanze che mette insieme diventano la meta di intellettuali, artisti e gente nota in cerca di ispirazione e tranquillità. Tira le fila quell’irrequieto di Ernest Hemingway, che proprio qui scrive “Di là dal fiume e tra gli alberi”, mentre divide testa e cuore fra un amore impossibile e divertenti battute di pesca in mare aperto. Dopo di lui, in ordine sparso, si faranno vedere Lady Diana, Maria Callas, il Principe Carlo, Charlie Chaplin e una manica di attori di Hollywood pieni d’alcol e malinconie. Non basta ancora vero? Allora sotto con il Grand Hotel Villa Feltrinelli, spettacolare edificio affacciato sul lago di Garda. E’ proprio qui che Benito Mussolini, fra il 1943 ed i due anni successivi, sceglie di vivere mentre pensa alla Repubblica Sociale Italiana. Sarà la sua ultima residenza, ma il Duce ancora non poteva saperlo. A Padova, sulla Riviera del Brenta, sorge Villa Pisani: 114 stanze in cui è passata la più alta aristocrazia e nobiltà europea. A cominciare dall’11 gennaio
TORCELLO (VENEZIA) - LOCANDA CIPRIANI
I ❤ ITALY
1807, quando la proprietà passa dalla famiglia Pisani a tal Bonaparte Napoleone, per mille e novecento lire venete. Dopo Waterloo, per storie che sarebbe lungo ripercorrere ora, la proprietà passa agli Asburgo e diventa il luogo di vacanza preferito da sua altezza l’imperatrice d’Austria Marianna Carolina, che ama portarsi appresso gente del suo stesso rango: Carlo IV, re di Spagna, Alessandro I, zar di Russia, Ferdinando II, re di Napoli. Dopo l’annessione del Veneto
SEXTANTIO - LE GROTTE DELLA CIVITA
all’Italia, Villa Pisani diventa un museo frequentato fra gli altri da D’Annunzio, che qui ambienta una scena di “Fuoco” e Pasolini, che gira alcune sequenze di “Porcile”. E’ un bell’esercizio, per chi ne ha voglia, sfogliare il volume (Taschen, 300 pagine, 29,99 euro), e rintracciare storie d’Italia e di italiani che sanno ancora affascinare ogni angolo civilizzato di questa galassia. Malgrado noi, ovvio.
di Alberto Fiori
Peugeot 5008
Family feeling S
e in giro c’è un segmento che promette qualche sprazzo di luce, allora si può star tranquilli: le case automobilistiche hanno il magico potere di vederlo e immaginarlo prima degli altri e a quel punto - è cosa certa - non se lo fanno scappare. Così è per i francesi di Peugeot, che dopo la 3008 hanno preso la decisione di saturare l’offerta del comparto C, quello delle monovolume di taglia media, dove si agitano la Touran di Volkswagen, la Zafira dell’Opel, Seat Altea, i vicini di Renault con Scenic e perfino i parenti prossimi di Citroën, con la loro C4 Picasso. La risposta, come da tradizione Peugeot, è un’altra sequenza numerica da mandare a memoria: 5008. Ma per la casa del Leone ogni novità non è tale se non si aggiunge qualche dettaglio di fino, accessori che in genere, poco tempo prima, sono stati riserva di caccia per modelli lussuosi e/o costosi, che Peugeot prende e restituisce come patrimonio dell’umanità, alla portata anche di segmenti meno assetati di denaro. Così è stato, nel passato più recente, per il tetto retrattile in metallo, quindi con il flusso d’aria calda che esce dai poggiatesta per proteggere il collo di chi vuol viaggiare con il cabrio scoperto anche d’inverno e adesso, proprio su 5008, con l’Head Up Display. Trattasi di una lamina trasparente semi-invisibile che sale (e scende) di fronte al guidatore, riflettendo pochissimi dati, senza bisogno che questo si disturbi a scendere con lo
sguardo fino a sbirciare altrove la velocità, il cruise control e il Distance Alert, ovvero il sistema che avvisa quando ci si avvicina troppo al veicolo che precede. Credeteci: è una di quelle idee così utili che a breve ci si chiederà come potevamo viaggiare prima. Da segnalare anche l’Intelligent Traction Control, sistema antipattinamento (che ha debuttato sulla 3008) abbinato all’Esp: pur senza essere una trazione integrale, permette la partenza e la marcia su fondi difficili come neve, ghiaccio e pioggia abbondante. Ma su una monovolume, quindi su un’auto che ha ambizioni e pubblico da familiare e si sforza di offrire van-
AUTO
taggi ancora maggiori, va aggiunta una grande modularità interna, che è uno dei vanti del marchio francese, più una straordinaria vetratura che sa rendere un panorama irripetibile anche quel che in realtà non lo sarebbe per niente. Volendo, all’interno si può arrivare ai 7 posti estraendo due strapuntini dal piano del bagagliaio, ma chi non ha famiglie allargate da ospitare può contare su 758 litri di partenza, che salgono pian piano a 823, poi a 1.247 e per finire a 2.506, solo imparando a muovere i sedili come si deve. Difficile, onestamente, che qualcosa resti in garage perché non ci sta. Un altro centinaio di litri di capienza vanno conteggiati all’interno, equamen-
te suddivisi fra spazi, pertugi, pozzetti e porta-amenità, alcuni addirittura climatizzati per tenere al fresco litri (reali, questa volta) di bevande. Parlando di interni, sobri e ben assemblati, la vocazione ai viaggi familiari si rende evidente con un Pack Video: due grandi schermi a colori da 7” per gli occupanti posteriori, sistemati sul “lato B” del poggiatesta del guidatore e del passeggero anteriore. Più, ovviamente, una consolle disposta ad accettare di tutto,
dai Dvd ai videogiochi, passando per i lettori mp3. La linea è massiccia - ma come non potrebbe esserlo – sebbene le misure non siano assetate di spazio (4,53 metri lunghezza e 1,64 di altezza). Il frontale imprime forza con il cofano spiovente su cui sfuggono gruppi ottici allungati, mentre è meno fantasioso il posteriore, sacrificato stilisticamente alla presenza di un portellone da ringraziare il cielo, quando è ora di caricare e scaricare il bagagliaio.
Il parco motori può contare su tre propulsori (un benzina e due diesel), moltiplicati su diverse potenze. Per i benzina si parte dal 1.6 VTi aspirato da 120 CV con cambio manuale a cinque marce, disponibile anche nella variante turbo da 156 CV con cambio a 6 rapporti, ambedue Euro 5. I diesel partono invece dal 1,6 litri HDi da 110 CV, con cambio manuale o automatico a 6 rapporti, per finire al 2.0 HDi nelle varianti da 150 e 163 CV. I prezzi? Da poco meno di 22mila a poco più di 30mila euro.
i0n, una scossa al futuro La collaborazione fra Mitsubishi ed il Gruppo PSA (Peugeot/ Citroën), è iniziata dando alla luce tre Suv gemelli, nati sulla base tecnologica del Mitsubishi Outlander e diventati, con le opportune personalizzazioni, Peugeot 4007 e Citroën C-Crosser. Ma nessuno avrebbe immaginato che l’alleanza sarebbe proseguita sul fronte dell’elettrico. A fornire la base è
ancora una volta Mitsubishi, con la sua i-MiEV elettrica, che in casa Peugeot diventa la i0n, dove quella in mezzo non è la lettera O ma uno zero, ad indicare la totale mancanza di emissioni. Lanciata a breve attraverso la formula del canone di locazione, la i0n è una citycar a quattro porte, lunga 3,48 metri e con un motore elettrico che sviluppa 47 kW, pari a 64
CV, capace di raggiungere i 160 km/h di velocità massima e con un’autonomia totale di 130 km. Per ricaricarla al 100% servono 6 ore su una normale presa di corrente, mentre usando le colonnine di ricarica (quando ci saranno), bastano 30 minuti per disporre dell’80% della carica.
AUTO
di Alessia Benaglio
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iviamo in una società caratterizzata da inafferrabili cambiamenti, continue evoluzioni che avvengono alla velocità della luce: la tecnologia dello smart-phone di oggi, domani sarà già considerata preistoria, saremo colpevoli di reato per avere rispettato leggi emanate il giorno prima e modificate il giorno successivo…per non parlare poi delle idee, chi riesce a mantenere la propria per una giornata intera è bravo! Siamo portati a trasformare, rinnovare, riciclare la nostra personalità, il nostro umore e le nostre abitudini ma soprattutto il nostro stile. Anche quest’anno la primavera ha portato con sé uno dei cambiamenti più temuti dell’anno che però non possiamo evitare di affrontare: lo stressante “cambio degli armadi”. Un problema che fa sorgere parecchi quesiti: che cosa dobbiamo conservare? Di quali
MODE & TENDENZE
Apriti Sesamo! capi invece dobbiamo disfarci? Saranno ancora considerati alla moda i nostri vecchi acquisti? Una breve e informale indagine derivante da un pomeriggio di shopping compulsivo ha dato risultati che saranno utili per fronteggiare il rinnovo del nostro guardaroba. L’abitudine più diffusa è conservare gelosamente i capi acquistati in passato, soprattutto i jeans, considerati degli evergreen: né gli uomini né le donne sono disposti a gettare i loro jeans preferiti anche se cono stati comprati decenni orsono! Sono assolutamente da tenere anche le camicie scartate del marito, del padre o del nonno che possono essere facilmente trasformate in un miniabito se abbinate ad una cintura alta in vita. Sono, invece, da buttare tutti i capi che purtroppo non sono più della nostra taglia; tenerli con la convinzione che un giorno potremo indossarli nuovamente non fa altro che abbassare il nostro livello di autostima. Per stare al passo con il mondo che si evolve dobbiamo anche avere ben chiari quali sono i “must have” per quest’anno, cioè cosa deve necessariamente comparire nel nostro armadio. Lei non deve esimersi dal comprare cinture di ogni colore e misura, che sono in grado di trasformare e valorizzare anche gli
abiti più semplici. Di gran moda sono le T-shirt oversize con stampe di attrici o modelle famose e i sandali con tacchi altissimi… più sono alti meglio è! Il tocco in più lo danno gli accessori: orecchini vistosi, smalti colorati e collane sovrapposte. Lui non potrà non avere nel proprio guardaroba una camicia di jeans ed un cappello: quelli più in voga per quest’estate saranno il classico panama estivo e l’intramontabile Borsalino.
Non buttando mai niente e perseverando negli acquisti viene spontaneo domandarsi a quanto potrebbe ammontare il patrimonio che custodiamo nel nostro armadio. Secondo un’indagine condotta da Added Value per il sito eBay.it circa il 20% del guardaroba degli italiani è inutilizzato, nonostante includa vestiti ed accessori nuovi o in ottime condizioni. Il motivo principale per cui gli italiani non vogliono disfarsi degli abiti vecchi consiste nel ritenere che potrebbero tornare utili in futuro o per motivi affettivi (soprattutto le donne) o forse perché sono ignari del capitale costituito dai capi fossilizzati nel guardaroba. E’ stato stimato che se mettessero in vendita quei pezzi di abbigliamento che non usano più ne ricaverebbero un guadagno di circa 140 euro a testa. Oltre che essere venduti, i capi inutilizzati potrebbero anche essere barattati. Gli Swap-Party sono una tendenza giunta ormai anche
MODE & TENDENZE
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in Italia: le amiche si ritrovano ad una festa con lo scopo principale di scambiarsi vestiti, borse e accessori. Ciò che è da cestinare per qualcuna, può essere estremamente chic per un’altra. In tema di rivoluzioni, è doveroso parlare anche di acconciature e tagli di capelli: il cambiamento più coraggioso e appagante che ci sia. Dalle passerelle di Parigi possiamo carpire qualche dritta per le ultime tendenze: basta ai capelli perfettamente lisci e alla frangia, meglio un look un po’ più naturale, quasi selvaggio. Sul fronte maschile, c’è la stessa tendenza: capelli “spettinati” ma curati ed una leggera barba. E proprio vero che una visita dal parrucchiere o un nuovo paio di scarpe sono sempre in grado di dare una svolta ad una brutta giornata. Ogni riccio un capriccio e vale sempre la pena di soddisfare i capricci che ogni nostro riccio porta con sé.
di Alessandra Lombardi Odontoiatra
La prevenzione e la cura dei
traumi dentali sportivi
L
a primavera, come è noto, è la stagione degli sport praticati all’aria aperta. Si esce più volentieri in bicicletta, i ragazzi sfrecciano sugli skate-board e sui pattini a rotelle. In Europa si gioca a calcio nei campetti di periferia, mentre negli USA si pratica più volentieri il baseball ed il basket. Di conseguenza aumentano in questa stagione in maniera esponenziale gli incidenti e traumi associati all’attività sportiva, in particolare quelli legati alla faccia e ai denti. Anche per questa ragione negli Stati Uniti il mese di aprile è dedicato alla prevenzione dei traumi dentali e alla sensibilizzazione sull’utilizzo durante la pratica sportiva di dispositivi di sicurezza. Così come sono ampiamente diffusi ed in alcuni casi obbligatori, i caschetti sportivi per i ciclisti, le protezioni alle ginocchia e ai gomiti per lo skate-board, i parastinchi per i calcitori professionisti e non, altrettanto dovrebbe diffondersi la cultura di prevenzione dei traumi dentali. Negli USA l’Association of Ortgodontists e l’American Academy of Pediatric Dentistry hanno calcolato che più di 200mila traumi dentali ogni anno
Mouth gard ovvero un sorriso perfetto anche in caso di caduta
potrebbero essere prevenuti dall’uso di un semplice paradenti sportivo, da consigliare a tutte le fasce di età, ma in particolare nella fascia cosiddetta preadolescenziale (quella compresa tra gli 8 ei 12 anni). I paradenti o mouth gard, possono essere di vari tipi: ci sono quelli preformati, che si vendono nelle farmacie o nei negozi sportivi o quelli fatti su misura sullo stampo della bocca del paziente. In mancanza di questo, una brutta caduta durante una partita di calcio o una corsa in bici può essere causa di traumi seri ai denti frontali. In questo caso occorre agire tempestivamente, sia in caso di fratture di smalto, dentina o radicolari, che di avulsio-
SALUTE &CO.
ni traumatiche o di lussazioni (ovvero quando il dente si perde totalmente oppure traballa). Infatti, non tutti sanno che, se ci si è rotto un dente,conservando la parte fratturata nel latte o in alternativa in acqua e rivolgendosi subito al proprio dentista, in molti casi è possibile riattaccare il frammento, a patto che la rottura non coinvolga la polpa dentaria (in questo caso è necessaria una devitalizzazione). Anche nel caso di avulsioni traumatiche, l’odontoiatra può tentare un reinserimento nell’alveolo, se non è trascorso troppo tempo tra l’avulsione e il reimpianto. Se invece il dente è lussato, il dentista può fissarlo temporaneamente ai denti vicini e controllarne nel tempo la vitalità. Purtroppo sovente la risposta dei pazienti ad un traumatismo sportivo è affidata al pronto soccorso, dove spesso non vi è nemmeno un odontoiatra. Al contrario nel caso di grossi traumi è necessario l’intervento di un chirurgo maxillofacciale ed è impossibile il trattamento ambulatoriale.
di Simona Rapparelli
Un mobile per sognare N
uove tendenze per combattere la crisi che ha colpito gravemente il settore nel 2009. Sembra questo il comandamento che gli organizzatori del 49esimo Salone del Mobile di Milano di aprile hanno tenuto bene a mente, senza perderlo mai di vista, sia prima della grande esposizione, sia durante la kermesse dedicata alle idee innovative dell'arredamento, con marchi italiani e stranieri. E le nuove tendenze si sono viste eccome, come d'altronde anche la grande affluenza e il deciso interesse che ha saputo mostrare il pubblico, davvero numeroso: innovativi i disegni, ma anche i materiali, colorati e quasi sempre ecocompatibili, come nel caso, per esempio, di Green Lantern, una lampada-portavaso a forma di cornucopia con all'estremità raccolta una pianta che contribuisce ad alimentare il led che irradia la sua luce nell'ambiente prescelto, una sorta di scambio vitale naturale, anche perché la lampada, creata dal giovane designer Romolo Stanco, è fatta di “legno liquido”, ovvero di un materiale ottenuto in laboratorio che ha per base la lignina. Anche il cuoio e il caucciù ritornano in auge, rivestendo sedie e poltrone, come si faceva una volta ma con pizzico deciso di moderno nei disegni delle coperture, mai scontati. Il legno in particolare sta vivendo una sorta di seconda vita, con tante proposte sia curiose (come la libreria concava in teak) sia legate al mondo dell'arredamento d'epoca, ma mai scontate. Ma non solo di verde si è parlato tra gli stand del salone milanese: sono molte le rivisitazioni di mobili ormai appartenenti alla tradizione, ma riscoperti con l'aggiunta di colori e fumetti alla Andy Warhol, o visti attraverso l'occhio giocoso dei bambini. Largo allora a materassini multicolori a forma di puzzle (però, di-
Nuovi disegni, luci diverse, idee, sorprese e riscoperte, le tendenze dell’arredamento al salone di Milano
SALONE DEL MOBILE 2010
chiarano gli ideatori, rigorosamente per grandi, da utilizzare come “tappeti componibili), tavolini con ripiani seriosi ma con gambe blu, verde acido, rosse e via discorrendo. Per i fanatici dell'esplosione del colore, il settore-cucina poi rivela giochi cromatici e geometrie inaspettate, fornelli ed elettrodomestici si nascondono per dare a tutto l'insieme una forma omogenea e adatta a ricevere senza ricorrere alla sala da pranzo ma contando sul fattore-sorpresa delle cromie e delle forme avvolgenti. Il concetto del tutto-tondo ormai sembra completamente tramontato, ma accanto alle strutture squadrate di divani e complementi d'arredo, si affacciano motivi più avvolgenti a partire dai letti fino ad arrivare ai piattini e alle tazze che presentano onde e curvature più dolci e comode anche per la presa e un'armonia tutta loro dovuta all'assenza di angolose spigolature.
Una sezione particolare del Salone del Mobile è dedicata anche al bagno, stanza su cui da qualche tempo gli esperti del settore puntano molto l'attenzione. Non più luogo deputato solo all'igiene personale ma vera e propria zona benessere, sempre più simile ad una spa, se non proprio di lusso sicuramente caratterizzata dall'high tech e dalla ricerca di materiali e textures che sappiano regalare gradevoli sensazioni. Oltre a deliziare la vista con effetti ad arco e giochi di luci soffuse, la stanza da bagno del 2010 deve assolutamente dotarsi di giochi d'acqua ad effetto terapeutico. Via libera quindi a leggere cascate dall'alto, ampi doccioni e rubinetti che siano in grado di modulare i getti per regalare carezze acquatiche o sferzate rivitalizzanti, sanitari sospesi dalle forme insolite, quasi sempre nascosti da pannelli multifunzione, siano essi deputati alla lettura (tante case produttrici stanno proponendo
mini-librerie per il bagno) o semplicemente alla proposta di nuovi modi per dividere ambienti e supportare nuove vie per illuminare. A proposito di luci: il led, il mitico diodo destinato a sostituire la lampadina ad incandescenza grazie al suo costo irrisorio e alla durata quasi infinita, è stato un protagonista dell'ultimo salone del mobile. E’ riuscito – ed è un gioco che sa fare con particolare maestria – a far risaltare zone oscure, a mimetizzarsi dentro un bulbo di vetro per simulare modi conosciuti di diffondere la luce, a curare con la cromoterapia accettando di lasciarsi incorporare in un rosone da doccia. Il piccolo led, insomma, ha contribuito a far intravedere al settore arredamento nuovi spazi da occupare, accedendo una piccola luce nella via buia della crisi economica che, tutti ci auguriamo, possa finire allegramente dentro il caro, vecchio baule della nonna.
a cura di Paola Scabini Chef al ristorante "Le Colline" alla Locanda di Montescano
Ingredienti per 4 persone
asparagi e scaglie di grana 1
350 gr. di tagliatelle fresche all’uovo 550 gr. di asparagi verdi 50 gr. di burro 100 gr. di scaglie di grana Difficoltà
Preparazione
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Pulire gli asparagi, conservando i gambi che verranno usati per fare il brodo (fig. 1) In una padella sciogliere una noce di burro, aggiungere gli asparagi tagliati a pezzi lunghi, rosolare leggermente e salare (fig. 2) Ultimare la cottura, bagnando poco per volta, con il brodo dei gambi.
Cuocere le tagliatelle, ben al dente, saltare la pasta con il sughetto preparato (fig. 3)
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Se risulta poco cremosa, aggiungere un po’ di burro e un goccio di brodo di asparagi Terminare guarnendo il piatto con scaglie di grana e un filo d’olio.
CUCINA &CO.
lo chef Paola Scabini nata a Santa Maria della Versa (PV), il 13 settembre 1982. Dopo anni in giro per l’Europa ha appreso al meglio l’arte culinaria, decidendo poi di tornare nel suo paese d’origine per sfruttare le conoscenze acquisite nel corso di questa esperienza proponendole nel corso di questi ultimi anni. Come i grandi chef, Paola è una ragazza che ama utilizzare i prodotti tipici locali. E’ molto esigente con se stessa, ed è proprio questa la chiave del suo successo.
di Chiara Pelizza
Il castello di Sartirana Da oltre sette secoli, domina la piana di Sartirana, centro di potere nel passato è diventato un crogiuolo di arte, storia e tradizioni
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imile al castello Sforzesco di Milano, la fortezza, che domina Sartirana Lomellina, non pecca di imponenza e valore storico-artistico rispetto al coevo fratello milanese. Costruito verso la fine del ‘300 per volere di Gian Galeazzo Visconti, fu, nel corso dei secoli,
ampliato e trasformato fino ad assumere le sembianze che ancora oggi si possono ammirare. E’ storicamente confermato il soggiorno di Gian Galeazzo e Ludovico il Moro. Una parte, che riguarda soprattutto il fossato e le mura per la difesa, fu aggiunta verso la seconda metà del 1400
dagli Sforza che, nel frattempo, avevano conquistato il potere. Negli stessi anni fu costruita la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, sede dell’ordine dei Benedettini Cistercensi; nel 1525 fu eretta quella della Santissima Trinità costruita per un voto durante un’epidemia di pe-
ATTUALITÀ
ste e nel 1685 San Rocco. Gli Sforza ampliarono il corpo principale aggiungendo altre costruzioni al corpo principale che tale rimase fino al XVI secolo. Sartirana e il suo castello passarono sotto l’influenza spagnola con il cardinale Mercurino Arborio sino all’anno della sua morte
avvenuta nel 1530. Da quel momento, la proprietà fu trasferita agli eredi della famiglia Gattinara cui rimase sino al 1934. Dopo questa data il castello entro a far parte del patrimonio del Duca D’Aosta Amedeo di Savoia. Da allora, la struttura dell’imponente castello di Sartirana è rimasta sostanzialmente invariata. Di tipico impianto quadrilatero, con fossato, cortile interno e quattro torri angolari, di cui una insolitamente sagomata, il castello svetta dominando l’intero borgo con il suo dongione tondo posto a lato dell’ingresso. La fortezza è la maggior attrazione del borgo e grazie ad un’attiva e brilante organizzazione, durante l’anno ospita spesso mostre e eventi culturali di notevole importanza. Attualmente ospita il “Centro Studi e Documentazione della Lomellina”, la “Fondazione Sartirana Arte”, con i Musei delle collezioni di argenti, gioielli d’epoca e oggetti di cultura contadina. Borgo di origine medioevale, Sartirana ospitò il primo stanziamento fisso probabilmente da parte della famiglia romana Gens Satria, come riportato dalla testimonianza delle Tavole Alimentarie di Traiano; dal nome della famiglia deriverebbe il toponimo. Fu poi possedimento dei conti Palatini di Lomello e quindi assegnato ai possedimenti del Barbarossa. Già nel 1300 Sartirana, era nota a paesi confinanti come Terra Forte, concetto rafforzatosi con l’imponenza che l’architetto Bartolomeo Fioravanti assegnò al Castello partecipando ai lavori di fortificazione con l’aggiunta del sopralzo. L’esperienza acquisita dall’architetto nei lavori fatti per lo zar Ivan II di Russia al Cremlino di Mosca e al Castello Sforzesco di Milano, fu trasferita alla rocca più grande della Lomellina. Il castello di Sartirana prossimamente ospiterà una mostra di abiti d’epoca realizzati dalle mani esperte di Maria
Angela Chiesa, sarta di Pieve del Cairo dalla cui fantasia e dal cui talento nascono raffinati costumi di rievocazione storica. Dalle tuniche degli antichi romani ai pregevoli drappi bizantini, attraverso Medioevo, Rinascimento, 1600 e 1700, lo stile Impero e il Risorgimento, le realizzazioni arrivano fino al 1900. Suggestive le rifiniture create con cura arti-
gianale dei fronzoli e degli orpelli che arricchiscono gonne e manti delle confezioni made in Lomellina. Fondamentale la scelta dei tessuti e dei materiali con cui confezionare damaschi, velluti, sete e preziosi che arricchiscono un lavoro artigianale di grande pregio. Le collezioni, che si possono osservare sul sito www.abitidepoca.com, fanno rivivere
attraverso una galleria di esposizione, che sarà allestita nei locali storici del castello, i fasti di epoche passate. La pregevole maestria dell’antico lavoro sartoriale arricchisce la tradizione dei lasciti storici di uso quotidiano quali gli abiti e gli abbellimenti riportati al lustro originale grazie all’ingegno e all’abilità della signora Chiesa.
INTERVISTA
Il fotovoltaico: l’energia pulita che vi fa guadagnare L’impianto fotovoltaico é l’unico investimento sicuro ed ecologico che vi permette di risparmiare sulle bollette e guadagnare attraverso il pagamento, da parte del GSE, dell' energia prodotta, tutto questo nel rispetto dell’ambiente che vi circonda. Il Conto Energia è l’incentivo statale a cui privati, aziende e Enti possono accedere per installare un impianto fotovoltaico che si ripaga da solo. Spesso si rischia di trovarsi impreparati nella gestione degli aspetti burocratici ed è per questo che è fondamentale individuare il partner giusto che ci rappresenterà e seguirà per noi tutto l’iter, consegnandoci l’impianto “chiavi in mano”. Emifer srl è un’azienda pavese nata nel 1990 e nota per l’impegno ambientale,
tant’é che nel 2003 ha iniziato a rivolgere la sua attenzione al mercato del fotovoltaico,con un primo corso effettuato a Milano presso Enerpoint, tuttora partner dell’azienda. Emifer si occupa della consulenza, progettazione, gestione completa della domanda “Conto Energia”, pratica connessione in rete col gestore locale ed eventuale attivazione di un finanziamento personalizzato. Emifer é “Service partner inverter Fronius” e questo garantisce un intervento diretto e immediato in caso di guasti all’impianto con conseguente risparmio di tempo e denaro,grazie allo staff di tecnici altamente specializzati che seguono corsi di aggiornamento e sono in grado di in-
tervenire risolvendo qualsiasi problema possa verificarsi. Gli impianti targati Emifer sono garantiti nel tempo grazie all’utilizzo dei migliori componenti presenti sul mercato e soprattutto, il cliente ha la garanzia di non essere un numero tra i tanti ma una persona con cui Emifer instaura un rapporto continuativo di consulenza e assistenza pre e post istallazione. L’impianto lo paga il sole e l’investimento é il più redditizio tra tutti quelli presenti sul mercato finanziario… perché rinunciare a risparmio, guadagno salvaguardia dell’ambiente? Fare una telefonata per capirne di più, non costa nulla!
info@emiferimpianti.it
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