AndCo Magazine apr/mag 2014

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SPECIALe voghera

sensia 2014 la più antica

fashion

i trend estivi

salute

Mangiare sano

economia marketing hi-tech motori

Giacomo de Ghislanzoni Cardoli l’ anima del commercio

Anno 08 aprile/maggio ‘14

COPIA GRATUITA


Un’Azienda che

sfida la crisi

Partecipata al 100% dalla Holding ASM Voghera Spa, che ne esercita la direzione ed il coordinamento, la Società svolge la propria attività nel settore della vendita di gas ed energia elettrica, nella gestione del servizio calore, teleriscaldamento e servizio idrico integrato. Nonostante la fase di recessione economica, la continua evoluzione del panorama normativo ed una sempre più marcata concorrenza nell’ambito di un settore libero dal punto di vista concorrenziale, ASM Vendita e Servizi srl continua a registrare ottimi risultati economici.

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dal lunedì al venerdì dalle ore 8.15 alle ore 13.15

Sede Operativa

Via Gramsci, 1 (Ex Caserma Cavalleria) 27058 Voghera (PV) mail: commerciale@asmvoghera.it

Sede legale

Via Gasometro, 17 27058 Voghera (PV) mail: info@pec.asmvenditavoghera.it


sommario

Anno 08 | Aprile/Maggio '14 Bimestrale a diffusione gratuita REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI PAVIA Pavia Court Registration n. 675 del 18/03/2007 INIZIATIVA EDITORIALE DI An editorial iniziative by ADVERUM SRL DIRETTORE RESPONSABILE Editor BEPPE VIETTI direttore@andcomagazine.it PROGETTO EDITORIALE Research editor GERMANO LONGO

12

imprenditoria femminile e artiginato

10 Marketing

il caso Briatore

DIREZIONE ARTISTICA Art director PAOLO ARMANI

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SEGRETERIA DI REDAZIONE Editorial support team CATIA MORETTI redazione@andcomagazine.it redazione Research and material DIROTTI GIUDITTA | Frisa Pier FilipPO LEGGIERI GIUSEPPINA | LIGUORI DANILA LONGO GERMANO | LUVINO ILENIA MOLLO ANNA | Pestoni Andrea PILATO MARIANNA | RAPPARELLI SIMONA SPALLA STEFANO web master MAXIMILIANO DI GIOVANNI

governo Renzi e quote rosa

16 Cover Story

20 Speciale Voghera

632a fiera dell’Ascensione

30 Speciale Voghera

50

“Oltrepò2015”

42 Lifestyle

uomo e animale domestico

44 Tecnologia

generazione Touch

MEDIA PARTNER CENTOUNOSPOT.IT

STAMPA Printed by Tipografica DERTHONA SRL Strada Vicinale Ribrocca 6/5 15057 Tortona (AL)

12 Attualità

Giacomo de Ghislanzoni Cardoli

WEB ADVERTISING GIUDITTA DIROTTI

PUBBLICITà Advertising ADVERUM SRL marketing@andcomagazine.it

l’anatocismo bancario

8 Impresa

CONSULENTE EDITORIALE Publishing ddviser STEFANO SPALLA

GRAFICA PUBBLICITARIA Advertising art director NICOLò CANNIZZARO

6 Economia

48 benessere

Alimentazione sana ed equilibrata

52

50 Food

gli italiani la vogliono straniera...

52 Fashion

Una testa all’ultimo grido

58 Arte

doppio senso

Adverum srl Sede legale: Via Robecchi Brichetti 40 - Pavia Tel. 0382/30.98.26 - fax 0382/30.86.72 Sede Amministrativa: V. Montebello 14 - Voghera (PV) www.andcomagazine.it www.andcomagazine.com E-mail: info@adverum.net Vieni a trovarci anche su

58

60 Cultura

la Roma segreta de “la Grande bellezza”

62 motori

il Leone vede doppio

66

AndCo. nsigli aprile/maggio ‘14 |3


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s.s. per Voghera | Tortona (AL) | vicinanze concessionaria Fiat Visauto | Tel. 0131 481013 | sara.intimo@virgilio.it AperTo AL pubbLico orari: aperto dal lunedĂŹ al sabato h 8,30/12,30 - h 14,30/19,00 cHiuSo domenica


editoriale aprile maggio 2014 DIRETTORE responsabile Beppe Vietti

La leggenda del campione triste

Vent’anni sono passati da quel primo maggio 1994, quando la Williams di Ayrton Senna colpisce il muro della curva del Tamburello di Imola e l’amato pilota brasiliano perde la vita. Sull’Italia c’era un caldo estivo. Una domenica come tante, almeno fino alle 14,17, quando il pilota brasiliano, a cui neanche il titolo mondiale aveva tolto la tristezza dallo sguardo, perde il controllo della sua monoposto e va sbattere contro il muro. Attimi concitati, impressi indelebilmente nei ricordi di tanti tifosi e di altrettante persone affascinate da quel campione, a cui il successo, la fama e i soldi non avevano saputo togliere la tristezza dal suo sguardo. Senna non era come gli altri. Era, e resterà , campione nella vita sportiva e uomo generoso nella vita privata, che ha saputo tenere al di fuori dai clamori del grande circo della F1. Aiutava i bambini della sua terra, destinando loro parte dei suoi guadagni... ma nel silenzio, nella privacy come si conviene ai grandi uomini: coloro per i quali il verbo essere (io sono) ha un peso ben superiore al verbo avere (io ho). Ancora oggi, in una fondazione che porta il suo nome, si tramandano quei valori che assumono la veste di un testamento spirituale. Il ricordo del pilota è ancora oggi molto sentito. Il Comune di Imola, in collaborazione con l’Autodromo locale, ha istituito una serie di kermesse sportive per ricordare il grande campione brasiliano nel ventennale della sua scomparsa. Quello fu veramente il più brutto e sfortunato weekend della storia della Formula 1 e mentre Ayrton lottava tra la vita e la morte il Gran Premio, incurante di tutto, proseguiva all’insegna del dio denaro portando alla vittoria il neo campione Michael Schumacker. Sicuramente da allora non ci sono più stati incidente mortali in Formula 1 e la sicurezza ha fatto enormi passi avanti. Il mondo delle corse, dopo aver perso un Campione, ha investito sulla sicurezza, ma la nostra società ha perso un testimonial di valori umani di cui oggi abbiamo un estremo bisogno... quasi vitale...

aprile/maggio ‘14 |5


focus economia conti correnti

L’anatocismo usura e tassi di interesse Negli utlimi anni si è parlato sempre più spesso di anatocismo bancario, grazie anche alle trasmissioni televisive che sempre di più stanno cercando di mettere in risalto questo “fenomeno” poco conosciuto, cerchiamo di capirne di più

I

n Italia, nove aziende indebitate su dieci sono vittime di usura da parte delle banche creditrici. Sulle pagine economiche dei quotidiani sempre più spesso si trovano titoli di questo tipo. Tutto vero ? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, in un linguaggio non tecnico (a costo di scelte, concettuali e lessicali, semplificative). Da leggere tutte le volte che si chiede un prestito, un mutuo o si ha un conto corrente con affidi e scoperture.

6| aprile/maggio ‘14

di Carlo Fossati

Anatocismo e Usura

Anatocismo e usura sono illeciti radicalmente diversi dal punto di vista giuridico, anche se entrambi hanno per effetto che il prenditore di fondi paga il denaro ad una remunerazione “fuori mercato”. L’anatocismo è un illecito civile, privo di risvolti penali, invece l’usura è vietata dal codice penale. L’anatocismo rappresenta la pratica di chiedere interessi non solo su un debito, ma anche sugli interessi maturati su quel debito. Il codice civile italiano vieta l’anatocismo nella parte dell’art.

1283 c.c., in cui stabilisce che gli interessi producono interessi solo se scaduti da almeno sei mesi e comunque a condizione che siano richiesti con domanda giudiziale o con convenzione posteriore alla loro maturazione. L’usura consiste nel dare a prestito a tassi sproporzionati, superiori ad oltre un dato un tasso soglia. In Italia, i tassi soglia sono stati calcolati secondo il meccanismo introdotto dal decreto legge del 13 maggio 2011, n. 70 in vigore dal 14 maggio 2011, sulla base di segnalazioni inviate dagli intermediari alla Banca d’Italia.


Usura e tassi soglia

Per ogni tipo specifico di operazione, vi è un dato tasso soglia, oltre il quale gli interessi sono ritenuti comunque usurari. Al momento in cui scriviamo (aprile 2014), il tasso soglia su base annua per, ad esempio, aperture di credito in conto corrente oltre i 5.000 EUR è pari al 16,5750%.; per mutui a tasso variabile, è pari al 8,6625%. Il meccanismo di calcolo dei tassi consiste nell’addizionare una maggiorazione al tasso effettivo globale medio (TEGM), rilevato a sua volta dalla Banca d’Italia sulla base di segnalazioni inviate dagli intermediari. Prima del 2011, il “tasso di mercato”, cioè il TEGM era maggiorato del 50 per cento. Dopo il D.L. 70/2011, la maggiorazione è scesa al 25%, ma si aggiunge un ulteriore margine di 4 punti percentuali.

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Anatocismo e tassi composti

Spesso si confonde tra capitalizzazione composta, che è un regime matematico-finanziario, e anatocismo che viceversa è un fenomeno giuridico-contabile rappresentato appunto dal computo di interessi su un fattore diverso dalla capitale preso a prestito. Da sempre, nelle operazioni finanziarie, si usa la capitalizzazione composta. Il motivo di questo approccio è da ricercarsi in una caratteristica fondamentale posseduta da questo regime: la scindibilità. In sostanza la proprietà della scindibilità consiste nel poter interrompere e riprendere istantaneamente una operazione finanziaria senza mutare il valore finale della medesima. Ad esempio, è grazie alla scindibilità che è possibile calcolare l’ammortamento progressivo a rate costanti, c.d. “ammortamento”, come vedremo nel prossimo numero. Le cose si complicano un po’ di più per il fatto che nella pratica commerciale le banche dichiarano al cliente prenditore di prestiti un tasso di interesse nominale, che fa sembrare (appunto nominalmente) il costo del finanziamento più basso di quanto lo sia in realtà. Il costo effettivo del denaro erogato dalla banca al cliente, in realtà, è calcolato in regime composto e quindi il tasso effettivo è sempre più elevato del tasso nominale. Sotto il profilo della trasparenza, è importante imporre l’obbligo di informare, relativamente ad ogni contratto, circa il tasso annuo effettivo piuttosto che quello nominale. Peraltro, va ricordato che le banche sono tenute a dichiarare a fronte del famoso TAN (tasso annuo effettivo) anche il TAEG (tasso anno effettivo globale, il globale indica costi accessori) e, per chi vuole accendere un mutuo, l’ISC, indicatore sintetico di costo che altro non è che un tasso annuo effettivo. In conclusione E’ assai improbabile che In Italia, nove aziende indebitate su dieci sono vittime di usura o di pratiche anatocistiche da parte delle banche creditrici. Viceversa è assai probabile che dieci aziende su dieci siano state e siano tuttora male informate e operino il loro rapporto con la banca con un profilo inadeguato di trasparenza. Quante poi sono le imprese vittime di usura o anatocismo, lo si può valutare solo caso per caso, ricorrendo ad uno studio specializzato. 7

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Focus Impresa al femminile

L’IMPRENDITORIA SI TINGE DI ROSA E L’ARTIGIANATO DIVENTA

“VERY COOL” D

ati ufficiali comunicano che non solo inizia a prendere sempre più piede, ma addirittura, l’imprenditoria femminile è avanzata ad un passo triplo rispetto a quella maschile. Questa categoria incide notevolmente sulla ripresa economica seppure ancora non si riesca a quantificare l’influenza sul PIL. Spazi lavorativi che fino a qualche tempo fa erano un taboo per il gentil sesso, oggi sono terreno fertile. La donna vuole riscattarsi. Non solo mamma, ma anche casalinga, moglie e grande lavoratrice.

Sono il fattore “D” della ripresa economica, sono donne! Donne ricche di talento che vogliono sbarcare il lunario e contrastare i disagi della crisi. L’universo femminile, negli ultimi anni, sta esplorando con piacere la strada dell’imprenditoria Di Anna Mollo

8| aprile/maggio ‘14

Quando si parla di mamme imprenditrici il pensiero va subito a quelle persone che “dicono no” al posto fisso per seguire i figli nella crescita. Sembra utopia e invece è realtà: molte donne vogliono conciliare la vita privata con quella lavorativa. E’ per questo che si licenziano da un lavoro che svolgono in qualità di dipendenti ed avviano attività in proprio. L’Italia si attesta prima in Europa in questo settore. L’autoimprenditorialità è per il 61 per cento delle donne la soluzione idonea per rendere compatibili casa e lavoro. La vera forza della donna imprenditrice è la creatività.


Non a caso i settori più fecondi restano quelli legati alla comunicazione e al design. Ma esplodono anche le imprese rivolte al supporto di neo-mamme. Spicca tra le professioni quella della cake designer. La magia del cake design ha vita da un lavoro paziente e minuzioso. La regola è: miscelare tra di loro ingredienti di pasticceria ma anche tecniche gastronomiche ed estro artistico. La cake designer non è solo una pasticcera ma una figura esperta nella creazione di torte spettacolari. Quella della cake decoration è diventata una vera e propria tendenza. I social network ogni giorno sono invasi di immagini di dolci scultorei che sembrano prender vita. Non a caso chi sceglie questa professione ha generalmente un passato che si fonde nelle discipline dell’arte o dell’ingegneria. In Italia si rincorrono i corsi di formazione per aspiranti cake designer. Alcuni di essi rilasciano un attestato, altri solo competenze. Una volta terminata la pratica si delinea lo stile che più vi rappresenta. Altra originale professione che nel nostro Paese è ancora in fase di start up, è quella della Baby Planner. Il nome è curioso, ma vediamo di cosa si tratta. La Baby Planner è colei che si dedica all’organizzazione di feste per bambini. La vita frenetica della mamma lavoratrice impedisce di realizzare feste dallo stile impeccabile. Per questo c’è la Baby Planner che aiuta i neo genitori nella gestione materiale di un budget da destinare ai festeggiamenti. L’imprenditoria femminile produce un ritorno anche agli antichi mestieri artigiani. E’ così che si ripresenta prepotente il ruolo della sarta. Nei tempi antichi le giovani donne venivano ingiustamente sfruttate dai loro proprietari con la scusa che avrebbero imparato il mestiere. In realtà le pratiche di sartoria richiedono molte risorse di tempo e il contributo di gente esperta. Oggi la sarta è indispensabile nel settore moda e del fashion design. L’artigianato è il passato. Di questo siamo certi, ma chi ci dice che non sarà anche il futuro? I dati lasciano presagire questo. A confermare il ritorno ai mestieri antichi è la volontà delle regioni italiane di promuovere il cosiddetto “neo-ruralismo” per rileggere in chiave moderna pratiche più datate. Dunque, diventare mamme e donne imprenditrici può essere un tassello indispensabile per raggiungere la stabilità economica. Ma quale figura può inoltrare la domanda per ottenere i fondi? Innanzitutto cooperative o società di persone rappresentata da almeno il 60 per cento da donne; imprese individuali con titolare donna; società di capitali in cui almeno due terzi del capitale e degli organi amministrativi sono sotto controllo di donne; enti che favoriscono formazione e consulenza a gruppi composti per almeno il 70 per cento da donne. 7

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MARKETING FLAVIO BRIATORE

UN BOSS A 6 CIFRE di Danila Liguori

L

o chiamano il Boss. Flavio Briatore, classe 1950, è infatti reduce dalla seconda edizione italiana di “The Apprentice” in onda su Sky Uno, in cui un gruppo di giovani in carriera si impegna a superare una serie di prove, per arrivare a guadagnare un contratto

10| aprile/maggio ‘14

a 6 cifre per un anno con l’imprenditore piemontese. Lui, la sua scalata al successo l’ha iniziata da un pezzo, ottenendo risultati sempre più sorprendenti. Nato da maestri di scuola elementare, ha fatto del marketing e della comunicazione alcuni degli ingredienti principali della sua ricetta vincente.


PRIMI INSUCCESSI, BRIATORE E MOTORI, PRIMI GUADAGNI GIOE E DOLORI Dopo il conseguimento da privatista del diploma di geometra Briatore apre il locale “Tribüla” che in seguito chiude per mancanza di risultati economici appaganti. In seguito alla collaborazione con il patron della Caproni Aeroplani Achille Caproni, arriva il periodo connesso a bische clandestine e gioco d’azzardo, che lo portano ad essere condannato in primo grado ad un anno e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Bergamo e a tre anni dal Tribunale di Milano. Briatore si rifugia così nelle Isole Vergini, per poi tornare in Italia dopo un’amnistia. Ma la mente di un buon imprenditore non dorme mai. Durante la latitanza alle Isole Vergini infatti, grazie all’amicizia con Luciano Benetton apre alcuni franchising Benetton, facendo poi rapidamente carriera nel gruppo. Da qui inizia l’ascesa di Briatore all’Olimpo degli imprenditori di successo.

FORMULA 1, BUSINESS E STRATEGIA

“Non è uno sport, è un business”, dice Briatore quando si parla di Formula 1. Rientrato in terra nostrana, ancora grazie alla famiglia Benetton, che lo coinvolge nell’attività della scuderia Benetton di Formula 1, Briatore ne diviene prima di direttore commerciale e poi, dopo il licenziamento dei vertici della società, direttore esecutivo. Il team diventa vincente, grazie a Schumacher che sale sul massimo gradino del podio in una gara nel 1992 ed in un’altra nel 1993, per poi diventare campione del mondo con la Benetton per due volte consecutive nel 1994 e nel 1995. Quando poi Schumacher ed alcuni tecnici si spostano al team Ferrari nel 1996, quello di Briatore inizia a perdere colpi, e il suo posto viene in seguito occupato da David Richards.

Quando la Benetton viene venduta definitivamente alla Renault nel 2001, Briatore diventa direttore esecutivo del nuovo team Renault. Intanto, nel novembre del 2003 viene nuovamente coinvolto in inchieste giudiziarie: il P.M. di Potenza Woodcock ne chiese infatti la custodia cautelare nell’ambito di un’inchiesta che coinvolse molti Vip per una serie di pressioni indebite verso ambienti ministeriali. Nella stagione 2005 e in quella 2006 intanto, con abilità e strategia, vince sia nel campionato piloti con Fernando Alonso, sia in quello costruttori. Dopo le gioie delle vittorie, il dolore della radiazione nel 2009 a seguito del FIA World Motor Sport Council, a causa dell’incidente occorso all’ex pilota della Renault Nelson Piquet Jr. Si sospettava infatti che il pilota fosse intenzionalmente andato fuori pista dietro ordine del suo team manager Briatore, allo scopo di favorire la vittoria della prima guida Fernando Alonso. Il 5 gennaio 2010 il Tribunal de grande instance di Parigi ha invece annullato la radiazione di Flavio Briatore, dichiarando non regolare il procedimento istruito dalla FIA.

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Dal 1998 Billionaire è simbolo di divertimento e lusso, essendo stato per tanti anni il locale più esclusivo di Porto Cervo. Il 13 giugno 2012 però, Briatore ne annuncia la chiusura, dichiarando che non investirà più in Italia anche per le difficoltà burocratiche. Insieme ad Antonio Percassi, Briatore è proprietario di Billionaire Italian Couture, linea sartoriale di alta gamma. Una vita trascorsa a 100 all’ora, tra due matrimoni ed innumerevoli flirt presunti o reali. Vissuta tra marketing e finanza, business e divertimento, dove se ti fermi sei perduto. Se rallenti, citando la sua celebre frase utilizzata per eliminare i concorrenti da “The Apprentice”, “sei fuori”. 7

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attualità

GOVERNO RENZI, QUOTE ROSA:

SVOLTA EPOCALE O GRANDE BLUFF? Donne e politica, binomio rovente. Perché la politica italiana, si sa, fatica non poco a tingersi di rosa di Danila Liguori

12| aprile/maggio ‘14


Emma Marcegaglia

Donne al potere” sembra essere l’imperativo con il quale il Premier Renzi ha deciso di guidare le grandi imprese pubbliche e private dello stivale. Da Emma Marcegaglia, ex numero uno di Confindustria e ora a capo dell’Eni, a Luisa Todini, ora al vertice di Poste Italiane, già presidente della Federazione industria europea delle costruzioni e poi vicepresidente dell’Istituto per la Promozione Industriale e consigliere d’amministrazione dell’Università Luiss. Con nuove donne al potere, ben 11 nominate dal neopremier toscano, sembra essersi chiusa un’epoca. Quella dell’apartheid verso le donne in carriera, in politica come nelle istituzioni. La “casta” quasi tutta al maschile del potere in Italia pare finalmente essersi aperta alle quote rosa. Ma davvero la favola femminista termina con “e vissero tutti felici e contenti”? A una più profonda analisi, si nota un particolare: sono donne i nuovi presidenti di alcune aziende, ma uomini gli amministratori delegati. In sostanza: le donne sono ai vertici formali, ma a comandare ci pensano ancora una volta gli uomini. Basti pensare ai due esempi sopra citati. Per l’Eni al potere c’è la Marcegaglia, ma l’amministratore delegato è Claudio Descalzi, ex direttore generale a capo della divisione più importante del gruppo, Exploration&Production. Il secondo di Luisa Todini è sempre un

uomo, Francesco Caio amministratore delegato di Avio, controllata di General Electric. A questo punto bisogna sottolineare l’importante differenza che intercorre tra una nomina ad amministratore delegato e quella a presidente. Se si legge lo statuto dell’Eni ad esempio, è alquanto chiaro che è il presidente che ha i poteri di rappresentanza della Società, che presiede l’Assemblea e convoca e presiede il Consiglio di Amministrazione, ma è proprio il Consiglio che detiene gran parte dei poteri operativi e decisionali, ai sensi dell’articolo 23 dello stesso statuto. E con lui, ovviamente, l’amministratore delegato. Il vero potere

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sembra quindi essere, in questo caso, nelle mani di Descalzi. Le 11 nomine rosa di Renzi hanno quindi sollevato non pochi dubbi e perplessità. Sicuramente non riguardanti i soggetti in questione, perché si tratta di donne preparate e con larga esperienza alle spalle, non ex soubrette o cose del genere. La sua è stata una mossa per aprire finalmente la politica, le istituzioni e i vertici delle grandi aziende anche alle donne, o è stato solamente un contentino per la popolazione femminile? Un bluff o un buon traguardo? Chi vivrà vedrà. 7

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COVER STORY Al termine del suo primo mandato come Presidente della Camera di Commercio di Pavia, Giacomo de Ghislanzoni Cardoli ci parla dell’amore per il suo territorio e dei progetti avviati in vista di Expo 2015 di BEPPE VIETTI

16| aprile/maggio ‘14


“PAVIA, BELLA MA UN PO’ ADDORMENTATA” U na laurea in Scienze politiche conseguita all’Università di Pavia e da sempre una passione sincera e smisurata per la sua terra che si manifesta sia nella conduzione in prima persona dell’azienda agricola di sua proprietà a vocazione cerealicolo-risicola in quel di Sannazzaro de Burgundi, che nell’impegno diretto nelle istituzioni. Giacomo de Ghislanzoni Cardoli è dal 2009 Presidente della Camera di Commercio di Pavia. Il suo impegno politico risale al 1994, allorchè viene eletto Deputato nel collegio di Mortara, carica che mantiene fino al 2006. Durante le due legislature ricopre incarichi importanti come quello, dal 2001 al 2006, di presidente della Commissione Agricoltura della Camera. Qui si distingue come primo firmatario di numerose proposte di legge in materia di agricoltura e turismo, quali il recupero e valorizzazione delle cascine e la “disciplina dell’agriturismo”. Nel 2004 viene designato dalla Fao a presiedere il Comitato italiano di coordinamento delle attività celebrative dell’Anno internazionale del riso.

Un percorso il suo che tiene insieme l’amore per la sua terra e l’impegno fattivo per difenderla e valorizzarla. “Quello che sento e che mi motiva è la passione per il territorio della provincia di Pavia. Da qui traggo la forza e la consapevolezza per impegnarmi nella difesa di valori e principi in cui credo fermamente: l’amore per la terra e per le tradizioni, la ricerca del bene comune, la difesa della ricchezza di un ecosistema unico e della sua millenaria storia e quindi di quello straordinario patrimonio storico-artistico che abbiamo il dovere di preservare, tutelare e valorizzare. Insieme a questi beni “primari” Pavia ha inoltre un importante tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese ed un settore commerciale ed artigianale molto radicato. Chi decide di impegnarsi con i fatti e non con le parole e le promesse “di un mattino”, sa fin dall’inizio che deve sacrificare spazi del proprio privato all’interesse pubblico”. Una provincia quella di Pavia dalle tante potenzialità, pensiamo alla presenza di una delle più antiche e prestigiose Università italiane e alla ricchezza della sua produzione agricola, che però fatica a valorizzare pienamente. “Pavia è la prima provincia italiana dal punto di vista agricolo con una quota pari al 17,5%

del PIL prodotto dal settore primario, mentre il resto d’Italia è mediamente al 2% E’ la prima provincia risicola non solo italiana ma europea, e la terza zona vitata a DOC d’Italia. Sono numeri importanti che nel mio mandato di presidente della Camera di Commercio ho sempre voluto sottolineare con forza. Li ho riproposti al nuovo Rettore dell’Università di Pavia insieme alla richiesta di dar vita ad una Facoltà di Agraria che possa accogliere i molti giovani che escono da istituti tecnici provinciali e che, oggi, per ottenere una laurea in agraria devono andare a Milano o a Piacenza. E’ opportuno che l’Università di 5 aprile/maggio ‘14 |17


la Camera di Commercio ha già lanciato e che come Presidente intendo riprendere e sostenere con forza e convinzione”.

Pavia si ricordi di questo settore che ha contribuito a dare ricchezza e benessere alla nostra provincia. E la Camera di Commercio, come già fatto 50 anni fa promuovendo la costituzione della facoltà di Economia, è pronta e disponibile a dare il proprio contributo. Pensi che La Lomellina ha aziende che superano ormai i 50 ettari e che sono competitive con le aziende di altri paesi della comunità europea e, posso dire, anche con le aziende americane. Diversa la situazione dell’Oltrepò le cui aziende hanno invece dimensioni ridotte e, anche se qualcuna riesce ad essere competitiva, le restanti pur producendo ottimi vini non riescono a promuoverli in modo sufficiente”. Non pensa che Pavia sia una provincia che faccia fatica a fare sistema, a pensare in termini di unica aggregazione e non di tre distinti e spesso poco dialoganti territori? “Il campanilismo accentuato che porta ad una separazione in tre territori divisi come la Gallia di Cesare, è un freno alla definizione di una politica di valorizzazione e di conoscenza della provincia di Pavia. C’è una polverizzazione di piccoli comuni alcuni con una popolazione di ottanta abitanti, che si scontra con le regole di una gestione efficiente dei

18| aprile/maggio ‘14

servizi. Altro aspetto da migliorare se penso a Pavia città, è il dialogo maggiormente costruttivo che ci deve essere tra Università, sistema sanitario e istituzioni”. Però all’orizzonte sempre più si intravede il grande appuntamento di Expo 2015. “L’idea base che abbiamo posto come Camera di Commercio è che se i turisti preventivati - venti milioni di cui quali 6-7 milioni stranieri - dovessero arrivare, Milano e tutto il suo sistema infrastrutturale e di servizi imploderebbe. Nell’arco di 100 chilometri occorre offrire una immagine diversificata della Lombardia e Pavia, che dista solo 35 chilometri da Milano, rappresenta il territorio ideale per un turismo ecologico, all’insegna della natura, del gusto e della cultura. Occorre mettere in campo un concetto di ospitalità nuovo che, diversamente dalla metropoli e dalle sue strutture ricettive uguali in tutto il mondo, da noi deve puntare sulle cascine ristrutturate, sull’ospitalità diffusa a contatto con paesaggi unici. Pavia ha la montagna, la collina, la pianura, il fiume, città d’arte e prodotti tipici che, essendo l’Expo basato proprio sull’alimentazione, possono e devono fare la differenza rispetto ad altre province. Mettere tutto a sistema, pensare a forme di “governance” efficaci, convincere tutti che occorre puntare sull’Expo non per l’immediato ma per il futuro della nostra Provincia, questa è la sfida che

Come si sta muovendo in concreto la Camera di Commercio di Pavia? “A novembre 2013 ho guidato una missione di operatori della provincia di Pavia formata da 25 aziende presso l’ambasciata italiana di Vienna, dove abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il commissario austriaco per Expo 2015 e di gettare le basi per una collaborazione che consentirà sicuramente ad un certo numero di visitatori austriaci di venire a visitare il nostro territorio. Ho incontrato al Consolato della Cina a Milano, un rappresentante della Repubblica Cinese sempre per iniziare un rapporto di collaborazione. Insieme alla Provincia di Pavia abbiamo messo a punto il progetto del “Paniere Pavese” proprio per far conoscere i prodotti tipici del nostro territorio. Quello che ho sempre perseguito e sostengo è che occorre fare sinergia tra istituzioni, lavorando insieme all’Amministrazione Provinciale, alla sede territoriale della Regione, alle Amministrazioni comunali, alle organizzazioni professionali e di categoria”. Dalle sue parole e dal suo impegno emergono, e così ci ricolleghiamo all’inizio, il suo amore e passione per Pavia e Provincia. “E’ l’amore del padre di famiglia che si rende conto di come, dal punto di vista dell’attrazione culturale e turistica Pavia sia una bella addormentata. Forse non ha mai avuto la capacità o la voglia, di promuoversi nella giusta misura, ora però abbiamo un’opportunità storica che non si ripeterà se non tra 150 anni. Momenti di attrazione di tanto pubblico come i Mondiali di calcio, le Olimpiadi ed Expo non si presentano spesso: l’Expo è venuto in Italia agli inizi del Novecento, si ripete ora nel 2015 e chissà quando ci sarà una prossima volta. La Provincia di Pavia ha tutto per diventare una meta ricercata ed ambita per tutti coloro che vogliono riscoprire i valori e i sapori di una volta. Come scriveva Cesare Angelini, grande scrittore pavese che fu anche monsignore e rettore del Collegio Borromeo, questo territorio “aiuta a non smarrire il sentimento di noi stessi, la nostra misura d’uomini”. 7


Città di Voghera

Assessorato Fiere e Mercati

La più antica Fiera di Lombardia verso Expo 2015

29maggio 1 giugno 2014 Festival delle tradizioni enogastronomiche e dell’economia del territorio

2 giugno

GIOVEDÌ 18.00-24.00 VENERDÌ/SABATO/DOMENICA 10.00-01.00 LUNEDÌ 10.00-24.00

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632aFiera dell’Ascensione di Voghera


specialE Di PIER FILIPPO FRISA

632

a

Fiera dell’Ascensione

20| aprile/maggio ‘14


Voghera tra turismo, commercio, feste e golosità

R

itorna a Voghera la tradizionale Fiera dell’Ascensione, alla sua 632a edizione. Dal 29 maggio al 2 giugno, l’ex caserma di cavalleria e le vie della città si animeranno ancora una volta di banchetti, giostre, convegni, eventi, concerti, specialità enogastronomiche. Una festa in onore di San Bovo, ma soprattutto l’occasione per Voghera di dare spazio alle tante realtà che la vivono. Un’edizione speciale, questa, perché l’ultima prima di Expo 2015, il corrispettivo internazionale di quell’idea di fiera che dal 1382 caratterizza la Sensia. Fiera, infatti, è incontro commerciale, è festa, oc-

casione per celebrare la città e le sue tradizioni; fiera è momento di confronto, luogo di scambio di idee, ambiente privilegiato per la riflessione e la condivisione. Con questo spirito, a cavallo tra storia e innovazione, il Comune di Voghera ha delineato un articolato calendario che per cinque giorni offrirà incontri e intrattenimento per tutti i gusti. L’area espositiva si concentrerà soprattutto sulle produzioni agroalimentari di qualità, in linea con il tema dell’esposizione universale, senza però dimenticare uno degli aspetti fondamentali della città: il commercio. Sarà presente il DUC (Distretto Urbano del Commercio) con due progetti finanziati da Regione Lombardia per rendere Voghera protagonista del turismo e promuovere i tanti negozi del centro storico. Le sale della biblioteca ospiteranno convegni dedicati a Expo 2015, per prepararsi, con politiche di marketing territoriale condivise, a cogliere un’imperdibile occasione di mettere in luce le attrattive di tutto l’Oltrepò, in termini di cultura, prodotti tipici, risorse ambientali. Per i più piccoli, ma non solo, il cortile dell’ex caserma sarà un grande luna park, con giostre, colori, risa e musiche di festa. Non mancherà, chiaramente, il classico spettacolo di fuochi artificiali, che accenderà il cielo della prima notte di giugno. La 632a edizione, inoltre, durerà un giorno in più. Lunedì 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, Voghera prolungherà i suoi festeggiamenti per celebrare la nascita dell’istituzione repubblicana, 68 anni dopo il referendum istituzionale. 5

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Il Castello, ritorno ai fasti viscontei

Palazzo Comunale

La più antica fiera di Lombardia, si rinnova anche quest’anno: alla Sensia è impossibile mancare.

Una piazza e cinque itinerari per il commercio Il Distretto Urbano del Commercio di Voghera, con Comune, Camera di Commercio, Ascom e Confesercenti, lancerà durante la 632a Fiera dell’Ascensione due progetti tesi a mettere in primo piano il commercio vogherese, unendolo strettamente alla città e alle sue attrattive. Cinquanta metri quadrati dell’area fieristica ospiteranno la “Piazza del commercio”, uno spazio fisico allestito ad hoc, che rimanda ai concetti di scambio e incontro. 22| aprile/maggio ‘14

Castello Visconteo

La Piazza presenterà i negozi del centro storico e, grazie a pannelli attentamente studiati, offrirà tante curiosità sulla storia del tessuto economico vogherese. Dalla piazza, inoltre, partiranno tour guidati della città, lungo 5 percorsi che valorizzano palazzi, chiese, angoli che spesso passano inosservati, ma che, a un occhio più attento, rivelano una storia e una bellezza inaspettate. Sarà anche distribuita una guida, un taccuino che riepiloga gli itinerari e offre spunti interessanti per visitare Voghera, per scoprirla come meta turistica unica e intrigante, al di là dei luoghi comuni che talvolta rischiano di penalizzarla.

Sempre amato, ma un po’ trascurato, il Castello visconteo di Voghera è tornato finalmente a nuova vita; una vita che restituisce la nobiltà e parte dei fasti che ne segnarono la fondazione nel Trecento. Un attento restauro ha riportato alla luce raffinati affreschi che, con unanime consenso degli storici dell’arte, sono stati attribuiti a Bartolomeo Suardi, meglio noto come Bramantino. Pittore geniale, apprezzato per le atmosfere rarefatte e rappresentazioni dal classicismo severo, Bramantino è presente nelle più importanti collezioni e musei del mondo. Probabilmente nei primi anni del ‘500, prima di andare a Roma, fu chiamato a decorare l’ala nobile del castello: i brani d’affresco recuperati illustrano le muse, dimostrazione dell’attenzione ai temi della classicità greca e romana tipica rinascimentale. Voghera, colta, nel 1544 si apprestava a dotarsi di un maestro “che insegnava le amene lettere, e specialmente la lingua greca”. Nel corso della Fiera dell’Ascensione, il Castello sarà teatro di mostre ed eventi culturali, tra i quali spicca sicuramente l’arrivo a Voghera dell’aura metafisica di De Chirico, a creare un interessante dialogo tra grandi artisti con Bramantino: due epoche, due stili, due visioni dell’impressione classica. 7


FInAnzIAmEnTI ALLE ImPRESE

“Il credito impossibile”, “Prestiti sempre più magri”, “Il credit crunch dimezza i prestiti”, “Stretta oltre la media: dall’analisi della situazione economica italiana degli ultimi 3-4 mesi, emerge che i prestiti alle imprese sono in continua e costante diminuzione, sia nel numero, sia negli importi. Il record negativo è stato raggiunto alla fine del 2013 con una riduzione, su base annua, del 4,9% e un totale di 305 miliardi di euro per nuove erogazioni tra gennaio e settembre 2013, contro i 495 miliardi di Euro erogati nello stesso periodo del 2008 (Fonte: Sole 24 Ore/Banca d’Italia). Dalle pagine del Financial Times arriva l’esortazione alle banche a dare credito alle piccole e medie imprese, per favorire la ripresa economica, l’occupazione e la nascita di un clima di fiducia in tutta Europa. Perché il cuore del problema è la fiducia, il più importante e impalpabile dei beni. Il Gruppo Banca C.R.Asti raccoglie la sfida: per venire incontro alle esigenze e ai bisogni del territorio in cui opera, ha stanziato un plafond di 75 milioni di euro a sostegno di imprese e liberi professionisti per finanziare gli investimenti aziendali. Le imprese clienti di Banca C.R.Asti avranno a disposizione 45 milioni di Euro, mentre per Biverbanca sono stati messi a disposizione 30 milioni di euro, disponibili fino al 31 dicembre 2014, salvo esaurimento del plafond. Il plafond del Gruppo astigiano, rivolto alle aziende clienti meritevoli di credito, si inserisce a pieno titolo tra le iniziative istituzionali, volte a supportare l’innovazione di impresa anche in vista dell’ Expo 2015.

Sede storica della Cassa di Risparmio di Asti

La risposta del gruppo Cassa di Risparmio di Asti alla domanda “Le banche non danno più credito?” Enrico Borgo, direttore mercato di Banca C.R.Asti, delinea le finalità di questa iniziativa: “Ci sono interventi che più di altri possono aiutare le nostre imprese: il plafond messo a disposizione è rivolto principalmente a finanziare l’ingresso nei mercati esteri, l’adozione di processi eco-sostenibili, il rinnovamento delle strutture ricettive alberghiere e l’assunzione di personale.” “Lo scenario di estrema difficoltà del sistema economico e finanziario in cui stiamo operando da diversi Flavio Filippini Direttore della anni, ci impone di giocare un ruolo di sostegno alle imprese che intendano crefiliale di Voghera. scere e investire per uscire dalla crisi”. Così Carlo Demartini, direttore generale della capogruppo, che prosegue: “L’intervento della Banca rappresenta un segnale di attenzione ai territori dove operiamo. Il nostro dovere come Banca del territorio è essere presenti nella vita delle persone e delle aziende nei momenti importanti, sia in quelli positivi sia in quelli di difficoltà, che richiedono, come in questo caso, risposte concrete”. I fondi messi a disposizione dal Gruppo possono essere utilizzati per l’assunzione e la formazione del personale, per gli investimenti produttivi materiali e immateriali, le certificazioni di qualità, sicurezza e ambiente, per la bioedilizia o la riqualificazione energetica, per gli studi di fattibilità, per indagini di mercato e iniziative promozionali, per la partecipazione a fiere ed eventi e anche per le spese di traduzione o la ricerca di partner commerciali all’estero, oltre che per i servizi di consulenza contrattuale, fiscale e tributaria.


specialE Di Giuditta Dirotti

IL CASTELLO VISCONTEO L

e origini del castello Visconteo di Voghera si possono far risalire al X-XI secolo, con la presenza di una prima costruzione caratterizzata dai rudimentali sistemi difensivi tipici del periodo altomedievale: apparati murari di recinzione protetti da ampi fossati. Ma è solo con la crescita demografica dei secoli successivi che l’espansione del nucleo abitativo rende necessaria la realizzazione di una nuova cinta muraria e il rifacimento del maniero, per volontà dei Visconti. Nel 1361 si ha notizia di un castello noviter

24| aprile/maggio ‘14

facto, di cui Galeazzo Visconti ordina l’ampliamento, undici anni dopo, su disegni di Ottarello da Meda e Andrea da Mutina. Per la realizzazione servono molti soldi e molti mattoni: si attinge ai tributi erariali pagati dai cittadini e si predispongono apposite fornaci in loco. L’edificio svolge nei secoli funzioni militari e residenziali, ospitando le famiglie che vi si sono succedute nel tempo ed i loro illustri ospiti: tra cui l’allora imperatore d’Oriente, in viaggio verso Milano, Manuele II Paleologo. Oltre a quella dei Visconti, il castello vive delle alterne vicende

delle famiglie illustri, attorno a cui la sua storia e la sua fortuna ruotano: i Beccaria, i Dal Verme, gli Sforza, i Gonzaga, i conti di Ligny, fino al passaggio di Voghera sotto i Savoia, nel 1744, quando l’edificio perde la funzione di dimora e inizia ad essere impiegato principalmente ad usi fiscali e amministrativi, fino a divenire struttura carceraria nel 1807. A questi avvicendamenti corrispondono le principali trasformazioni architettoniche: dalla pianta originale, a L ed a un solo piano, si passa con i rifacimenti viscontei a quella quadrata, con quattro torri angolari e


due torrioni centrali, più alti, in corrispondenza degli ingressi sud e nord, dotati entrambi di ponti levatoi. I corpi di fabbrica sono sopraelevati da uno a due piani. Un profondo fossato, largo più di 20 m, è realizzato tutto intorno al castello e collegato a quello che difende le mura della città. Il torrione centrale sull’ingresso nord è demolito dai francesi, che assediano il maniero nel 1647, mentre le torri d’angolo subiscono un ribassamento. Tutte le trasformazioni conducono a consolidare l’aspetto definitivo dell’edificio. Quelle che un tempo erano le quattro torri quadrate angolari, con funzione di avvistamento e controllo del territorio, restano leggibili come volumi estroflessi rispetto alla muratura, ma non svettano più in altezza; il lato sud si presenta con

il torrione centrale, anticamente porta di ingresso dalla campagna, pressoché intatto, mentre sul corpo di fabbrica settentrionale, privato del corrispondente torrione, è apposto un piccolo portico sul portone di accesso dalla città. A partire dal XIX secolo il castello attraversa un periodo di declino, poi superato, non senza difficoltà, a partire dal progetto dell’ingegnere Vittorio Paron, che propone un primo consistente progetto di recupero negli anni ‘30, promuovendo istanze sempre più sentite dalla città e che si concretizzano in maniera

consistente a partire dagli anni ’90, concludendosi nel 2012. Gli attenti restauri delle sale interne conducono all’eccezionale ritrovamento di affreschi attribuiti al Bramantino, collocati nelle sale al piano superiore del lato est: più precisamente nel salone detto “del Loggiato” o “del Paesaggio” - dalla raffigurazione di un panorama dipinto su una delle pareti - e nello studiolo detto “delle Muse” - dalla raffigurazione delle nove Eliconie, simbolo dell’ideale supremo dell’Arte - datati tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Il recupero del castello è completato da uno scrupoloso intervento sulle aree esterne, con la sistemazione degli antichi fossati, la ridefinizione dei terrapieni e la trasformazione del parcheggio antistante in giardino, secondo il tema degli “orti medievali” rievocati dalle campiture quadrate coltivate a prato, siepi ed alberi da frutto. L’area, così restituita alla vita pubblica e divenuta luogo di iniziative culturali, si distingue per la lodevole convenzione stipulata fra il Comune e la Casa Circondariale per la pulizia e la manutenzione degli spazi. Un polmone verde nel centro storico che riqualifica l’intera area - premiato nel 2013 da un importante riconoscimento “per la valorizzazione della memoria culturale dei luoghi” patrocinato dal Ministero per l’Ambiente nel 2013 – e suggella il lungo percorso di lavori che rendono il castello Visconteo ascrivibile ai principali circuiti turistici del nord Italia, patrimonio attuale della cittadina e per le future generazioni. Attualmente il Castello è stato scelto dal Comune di Voghera come luogo privilegiato per importanti mostre di pittura: quest’anno sarà l’occasione per ammirare i dipinti di De Pisis, mentre per il 2015, anno dell’Expo, si parla con insistenza di un’importante mostra dedicata all’Ottocento lombardo. 7

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specialE Di Simona Rapparelli

D Da più di

seicento anni torna la tradizione

Un lungo excursus per non dimenticare la festa che dura da ben 600 anni e che nel tempo ha conquistato un posto speciale nel cuore dei vogheresi (e non solo) 26| aprile/maggio ‘14

al prossimo 29 Maggio al 1 Giugno si terrà la 632ª Fiera dell’Ascensione, importante appuntamento per la città di Voghera e per l’intero Oltrepo’ Pavese. Cardine dell’appuntamento organizzato ad un passo dall’estate è, come di consueto, la cultura locale, la voglia di fare festa, il desiderio di non dimenticare il sapore della tradizione e delle cose buone, visto che molti stand saranno dedicati all’assaggio delle tipicità gastronomiche e vitivinicole Tra l’altro, quest’anno, in coincidenza con la Festa della Repubblica, l’apertura di stand e luna park si protrarrà fino al 2 giugno. Ma facciamo un po’ di storia, anche perché più di seicento anni non sono pochi e la cosiddetta Sensia è la manifestazione più antica della Lombardia. Le prime tracce sono infatti datate 1382, anno in cui a Voghera venne ufficializzata una fiera, o meglio un momento di divertimento curioso che poi negli anni ha subito molteplici trasformazioni, disegnando a modo suo la propria storia intessuta in quella della bella cittadina iriense. Anticamente nel giorno dell’Ascensione si usava far salire e scomparire nella parte alta della chiesa parrocchiale un’immagine di Cristo. Ma il tempo, si sa, modifica pensieri, persone e un poco anche le tradizioni, quindi eccoci nei primi due decenni del diciannovesimo secolo in cui vi è solo traccia, in occasione dei festeggiamenti per l’Ascensione, di illuminazioni particolari e di celebrazioni religiose: uno dei momenti più sentiti dell’Ascensione a Voghera un tempo, e in parte ancor oggi, è la funzione della Santa Spina in Duomo. La reliquia, che il popolo dice donata dalla regina Teodolinda, durante le funzioni viene fatta scendere e poi risalire con uno specifico meccanismo. Il pittoresco apparecchio ideato dal pittore vogherese Borroni, desta sempre molta impressione nel popolino, specialmente delle campagne, che accorre in folla allo spettacolo. Ma c’è bisogno anche d’altro per risvegliare la curiosità dei vogheresi, che nel 1824 si vedono apparire davanti nientemeno che un elefante vivo,


esposto nel cortile del Quartier Grande, che un girovago fa ammirare per la cifra di 25 centesimi. Ed ecco che la voglia di animare la festa avanza, nel 1838 fanno la loro prima comparsa i fuochi d’artificio, grazie al sostegno del comune ad una sottoscrizione da parte di un gruppo di cittadini: una novità rivoluzionaria che non abbandonerà mai più la Sensia. Il 1839 vede l’avvio della corsa dei sacchi, quindici anni dopo tocca a nuovi divertimenti a premi tra cui secchielli d’acqua sospesi e particolari sentieri pensili detti rompicolli. La tombola fa il suo ingresso, insieme a due buoi che costituiscono il premio finale, nel 1872, un appuntamento che durerà nel tempo con la decisione di sostituire gli animali con del denaro contante. La mitica fiera, ovvero la distesa di bancarelle, giostre e baracconi si snoda nell’arco degli anni: in piazza San Bovo in particolare è ancora possibile curiosare tra le vestigia di un tempo ormai passato dando uno sguardo alla merce esposta in vendita, che ricorda la foggia di oggetti antichi, come gli zufoli di terracotta, i campanelli, le trombettine, le ciambelle golose, i lecabon, ovvero i lecca lecca e tanti giocattoli. Con il tempo l’importanza della processione religiosa si è un po’ spenta, ma in

Manutenzione per la casa

passato vi prendeva parte l’intero corpo municipale con tanto di inviti specifici alle signore della città perché vi partecipassero numerose. All’epoca poi si procedeva al lavaggio delle strade attraverso le quali si doveva snodare il corteo, si addobbavano

le finestre con dei drappi e si stendevano lunghi teli da una finestra all’altra coprendo dall’alto le vie, uno spettacolo suggestivo e partecipato. 5

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Un’occhiata la merita anche la cucina: era tradizione invitare amici e parenti, sia residenti a Voghera che non: il piatto più ricercato che faceva da sfondo alla giornata dell’Ascensione era lo storione: i vogheresi più abbienti lo recuperavano ovviamente fresco al mercato già dalle prime ore del mattino, oppure nella bottega del salumiere. Per le persone più modeste rimaneva valido l’invito dei parenti lontani ma con nel piatto cibi di-

versi, tanto che gli ospiti, una volta giunti, non dimenticavano per tradizione di pronunciare l’ antico detto, “a ra Sensia a s’ mangia i tre pitans, carna, buì, e manz, cun ra cua dra cagna par fà ra bagna” (che letteralmente significa “all’Ascensione si mangiano tre pietanze, carne, bollito e manzo, con la coda della cagna per fare il sugo”). Un modo di dire gentile per sottolineare come l’antica semplicità ed economicità con cui venivano trattati gli ospiti delle famiglie non proprio borghesi: leggendo con attenzione infatti si intuisce come carne, bollito e manzo in vogherese siano tutti sinonimi del lesso, quindi tre modi diversi per parlare del medesimo piatto. La “Sensia”: un posto che profuma di tradizione, di frittelle, di brasadè, di storia, di Oltrepò, di gioco e di un giro in giostra, nei ricordi di ogni visitatore. 7


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“Oltrepò2015” il territorio protagonista a Expo Enti locali e privati insieme per fare squadra in vista della grande Esposizione Universale

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Oltrepò2015” è il nome di un’alleanza pubblico-privato la cui idea embrionale è nata, capofila il Comune di Voghera, già sul finire del 2013 per portare all’attenzione del grande pubblico internazionale il marchio “Oltrepò Pavese”, sfruttando con gli strumenti del marketing l’occasione unica ed irripetibile della grande Esposizione Uni-

versale che si svolgerà a Milano, ma che abbraccerà Lombardia, Italia e resto del mondo. In un momento socioeconomico difficile per le città e i territori oltrepadani, in particolare quelli rurali, scopo primario delle attività che saranno poste in essere è guardare all’agroalimentare,

al paesaggio e ai luoghi d’interesse naturalistico, alla rete dei castelli, al sistema cultura-identità-tradizioni, al wellness termale, al network dei piccoli musei e alla ricettività territoriale come future leve di sviluppo della porzione di provincia di Pavia storicamente più vocata al turismo a trecentosessantagradi, all’agricoltura e al benessere. Dunque non si realizzerà un progetto a termine, ma un percorso modulare, con potenziali ricadute benefiche a cascata su tutta la provincia di Pavia, i cui focus primari saranno tre: promo-comunicazione del marchio Oltrepò Pavese, nome di una terra unica per natura, sapori e storia; creazione di occupazione e nuove chance economiche per un territorio fragile; attivazione di percorsi di sviluppo sostenibile con l’attrazione di buyer e opinion leader internazionali. In sintesi s’intende procedere su tre asset strategici: installazione di un ufficio co-working nell’area Expo 2015 (Padiglione Italia) da intendersi come centro per meeting, finestra sul territorio e stazione di partenza per tour guidati e workshop in Oltrepò Pavese; realizzazione di un moderno sistema hospitality basato su un’accoglienza ad alto valore aggiunto, comunicazione multidimensionale dell’Oltrepò Pavese; comunicare le peculiarità locali come elementi imprescindibili dell’italian style attraverso campagne di comunicazione coordinata su vari mezzi, eventi (in loco e in area Expo 2015) e social media marketing. 5

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Ambito proget tuale L’Esposizione Universale Expo 2015 sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, che si svolgerà a Milano dal 1° Maggio al 31 Ottobre 2015, è un evento di rilevante portata internazionale in ragione del numero dei Paesi partecipanti previsti, del considerevole afflusso di visitatori attesi e provenienti da ogni parte del mondo, della consistenza e qualità dei rapporti internazionali e dei progetti di cooperazione che saranno attivati e sviluppati, delle opportunità di scambi culturali e Expo 2015, per la sua rilevanza economica, per la visibilità a livello mondiale e per le ricadute che determinerà sull’intero nostro Paese ed in particolare sui territori della regione Lombardia relativamente prossimi alla sede espositiva, rappresenta un’occasione irripetibile e di fondamentale importanza per promuovere e valorizzare le eccellenze e le potenzialità istituzionali, economiche e sociali dell’Oltrepò Pavese sul piano internazionale.

Ambito d’intervento L’Oltrepò Pavese con i suoi 78 comuni detiene, a livello nazionale ed internazionale, posizioni d’indiscusso valore nel campo del patrimonio artistico e culturale, delle bellezze naturali, paesaggistiche e della ricettività turistico-alberghiera di carattere rurale, del termalismo, del vino e dei sapori tipici certificati e tutelati, della struttura economica e produttiva. Nonostante queste potenzialità è sempre mancata una strategia congiunta tesa ad ogni più ampia e corale valorizzazione delle realtà sociali, culturali ed economiche. 5

32| aprile/maggio ‘14


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a Redil Store, figlia di una società storica nata negli anni 90, è una delle maggiori realtà edili commerciali del pavese che da sempre si è contraddistinta come principale punto di riferimento per le imprese lombarde. Considerata, infatti, la continua evoluzione tecnologica dei materiali e delle attrezzature, la molteplicità e la diversità delle esigenze che contraddistinguono un cantiere e la flessibilità che ormai è sinonimo di collaborazione, Redil Store si è sempre caratterizzata come realtà in grado di garantire un supporto progettuale, tecnico e operativo capace di accompagnare e di supportare l’azienda all’interno di tutto il suo percorso lavorativo. N elle immagini alcuni esempi dei nostri marchi più prestigiosi leader nel mercato:

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Ambito turistico Il progetto Oltrepò2015 vuol contribuire a portare sul territorio nel breve e medio periodo una nuova fascia di buyer e turisti di alto profilo, invertendo il trend che vede una provincia di Pavia caratterizzata (dati Osservatorio Camera di Commercio anno 2012) come un territorio in cui il turismo risulta particolarmente legato alla clientela italiana a corto raggio e basso potere d’acquisto, con una

quota di clientela internazionale che si attesta solo al 18% sul totale dei turisti che, nella metà dei casi, ha già visitato l’Italia e nel 35,7% ha trascorso un periodo nella provincia (in media 4 volte). Tra i princi-

34| aprile/maggio ‘14

pali mercati stranieri, il territorio registra storicamente una maggiore incidenza di turisti tedeschi (35,8%), seguiti da francesi


verso la leva del progetto Oltrepò2015 l’intenzione è attrarre massicci flussi di stranieri, da nuove nazioni, gemellando Paesi e delegazioni sull’onda della cultura vitivinicola (vino che si produce dai tempi di Strabone; antica storia del Pinot nero) e agroalimentare (dal Salame di Varzi DOP alle Denominazioni comunali d’origine) che l’Oltrepò Pavese racchiude ma fatica a “narrare”, avendo badato per anni a una comunicazione troppo settoriale e/o mono prodotto.

(17,8%) ed inglesi (11,6%). Il turista è giovane con un età compresa tra i 21 ed i 30 anni (27,1%) e più adulto (31-40 anni) nel 23,3% dei casi, mentre il 32,3% è composto da turisti che oscillano tra i 41 e i 60 anni. Per il target over 60 si segnala una quota pari al 13,8%. Attualmente occupati professionalmente 66,5% dei turisti con attività lavorative che spaziano dall’imprenditoria (20,8%) all’impiego come operaio ad elevata qualificazione (19,5%) o in qualità di professionisti e tecnici (17,9%). Lo status sociale, indicato dai turisti, li descrive sostanzialmente sposati/conviventi con figli (44,5%) o single (35,4%). Attra-

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Oltrepò2015 a Padiglione Italia Padiglione Italia di Expo Milano 2015 sarà la porta d’ingresso del Paese, una straordinaria vetrina e laboratorio di relazioni internazionali, il biglietto da visita del Sistema Italia nel mondo; un luogo icona in grado di rappresentare il meglio delle eccellenze italiane legate al tema dell’Expo. Un brand formidabile che potrà aiutare il nostro Made in Italy a penetrare in nuovi mercati e a trovare ulteriori opportunità di crescita. 5

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specialE

Missione: “Territorio in vetrina” Il crescente clima competitivo e la riduzione delle tradizionali protezioni alle economie locali, hanno modificato gli equilibri e le logiche di sviluppo dei territori. Questi

cambiamenti stanno determinando grandi e inedite opportunità, ma contemporaneamente stanno esponendo con maggiore intensità, i sistemi territoriali alla competizione nazionale e internazionale. In occasione dell’imminente Esposizione Universale di Milano questa situazione vivrà il suo apice. ll marketing territoriale che ci si propone di avviare può essere definito come un processo di comunicazione e acquisizione di autorevolezza le cui finalità sono: rafforzare la

Sarà soprattutto il Padiglione più atteso e visitato dal pubblico anche grazie alla sua posizione strategica nel sito Expo. In particolare, Padiglione Italia è finalizzato a dare visibilità e ad offrire relazioni anche a tutte le eccellenze territoriali, ai sistemi economici, alle realtà associative. La partnership con Padiglione Italia consentirà di rafforzare la vocazione turistica di ogni singolo territorio anche potenziando gli strumenti al servizio dell’internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari regionali, esaltandone le caratteristiche di unicità. Ma sarà anche la possibilità per collegare sempre meglio le proprie start–up ai circuiti internazionali di scienza, ricerca e tecnologia oltre ad offrire al mondo, grazie alla specificità di ogni singolo territorio, una visione autentica della qualità italiana per la salute e lo stile di vita.

capacità di generare una proposta globale di qualità sempre più elevata e trasformarle in competenze distintive per il territorio; contribuire alla creazione ed alla valorizzazione di un’offerta territoriale integrata; connettere efficacemente il mondo delle imprese e del turismo con le opportunità presenti sul territorio. Pianificare una mirata strategia di marketing territoriale attraverso il progetto “Oltrepò2015”, rappresenta uno strumento fondamentale con il quale Pubbliche Amministrazioni, Enti, Consorzi e singole realtà private con storia e riconoscibilità possono individuare e valorizzare le loro peculiarità vincenti e comunicarle ai target di riferimento. Si vuole dunque trasformare il territorio collinare e montano dell’Oltrepò Pavese, insieme alle città più grandi della pianura, in una destinazione appetibile per 36| aprile/maggio ‘14


storia, natura e cultura. Il progetto mirato a Expo 2015 vuole trovare un punto di sintesi tra risorse interne, popolazione locale e mercato globale.

Enti pubblici e privati insieme Il piano di marketing territoriale associato a Oltrepò2015 ha come obbiettivo l’individuazione delle risorse che connotano il territorio e la loro trasformazione in iden-

tità e immagine vincente e attrattiva nel mercato turistico. Un’accurata strategia di marketing, come quella che sarà posta in essere avvalendosi di professionalità diverse e qualificate, permetterà d’individuare il segmento di pubblico a cui indirizzare la comunicazione, i contenuti e le peculiarità geografiche,

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sociali culturali da valorizzare e i modi efficaci di promuoverle e farle diventare valori distintivi rispetto agli altri competitor. La collaborazione e il coordinamento pubblico-privato che si esplicherà tramite la cabina di regia che sarà creata tramite la Fondazione Gal costituiranno elementi fondamentali per lo sviluppo economico di un territorio in crisi di prospettiva. Le strategie utilizzate saranno il frutto della collaborazione tra soggetti diversi, a partire dalle amministrazioni comunali, che daranno vita a una programmazione negoziata, in cui istituzioni, enti, con il coinvolgimento diretto di organizzazioni culturali, turistiche, consorzi, soggetti privati e l’affiancamento di professionisti, punteranno a integrare e razionalizzare le loro competenze ed i rapporti tra i diversi pubblici coinvolti nella valorizzazione del territorio, attuando politiche di promozione realizzabili, convincenti ed efficaci, oltre che capaci di durare nel tempo. 7


specialE di Andrea Pestoni

V

come

vittoriA Breve storia di Valentino Garavani, stilista di origini vogheresi che con la sua città ha sempre avuto un rapporto difficile, culminato in una sfilata entrata nel mito

P

oche città in Italia, se non nel mondo, possono vantare il prestigio di annoverare fra i propri cittadini uno dei personaggi più importanti della storia del ventesi-

mo secolo. Voghera può fregiarsi di questo invidiabile primato perché l’11 maggio del 1932, nel centro iriense, nacque Valentino Clemente Ludovico Garavani, universalmente conosciuto come Valentino. Il rapporto tra il grande stilista e la sua città natale è sempre stato un po’ tempestoso, come quelle storie d’amore che vivono alti e bassi ma che sono destinate a non finire mai. Fin da giovanissimo è stato attirato dal mondo della moda, in un’epoca a cavallo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Come tutte le altre città italiane, anche Voghera viveva un periodo particolarmente difficile, sia dal punto

di vista economico che sociale. Una guerra era appena trascorsa ed un’altra sarebbe arrivata da lì a poco (anche se ovviamente nessuno poteva saperlo). Valentino, come dicevamo, fin da giovanissimo attratto dal mondo della moda e dalla creatività sartoriale, frequenta la “Scuola di Figurino” a Milano e contemporaneamente studia francese alla “Berlitz School” e viaggia all’estero, trascorrendo un lungo periodo a Parigi, dove studia stilismo all’Ecole de La Chambre Syndacale. A Voghera Valentino Garavani ha vissuto gli anni dell’adolescenza ma soprattutto ha imparato i ru-

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dimenti di quella che poi sarebbe stata la sua missione terrena. Voghera è stata da sempre una città di grande tradizione sartoriale e Valentino ha potuto frequentare sia gli atelier sia i laboratori artigianali della nostra città. Poi, dopo aver frequentato le prime scuole specializzate, lo stilista vogherese ha iniziato a partecipare a prestigiosi corsi esteri. Negli anni cinquanta, dopo essersi fatto notare partecipando a un importante concorso, entra come collaboratore nella casa di moda di Jean Dessès e nell’atelier di Guy Laroche. Nel 1959 apre il suo atelier in via Condotti, a Roma e l’anno successivo inizia la sua collaborazione con Giancarlo Giammetti che seguirà lo sviluppo del suo marchio. Una curiosità: nel corso di una vacanza a Barcellona, scopre il suo amore per il rosso. Da questa folgorazione nascerà il famoso “rosso Valentino”, peculiare per il suo essere cangiante fra le tonalità dell’arancio e del rosso vero e proprio. Raccontata così, è un riassunto puramente biografico degli inizi di Valentino, che lo porteranno qualche decennio dopo ad essere uno dei più importanti stilisti del mondo. Ma sono anche anni fatti di fatiche, sacrifici, speranze e di una grande scommessa che alla fine è stata meritatamente vinta. 5

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40| aprile/maggio ‘14

Il rapporto fra Valentino e Voghera, come dicevamo all’inizio, non è stato dei più facili. Lo stilista ha lasciato quasi subito l’Oltrepo Pavese per frequentare corsi e scuole in Italia e in Francia. Un altro punto di “attrito”, che ha spinto il celebre vogherese a rimanere per molti anni lontano dalla sua città d’origine, è stato lo scetticismo della popolazione iriense nel seguire i primi passi di Valentino nel mondo della moda, anche se fra gli anni Trenta e Cinquanta i maschi che si dedicavano ad una professione come quella della sartoria erano davvero pochi. Ma la verità è che

il successo per Valentino Garavani è arrivato quasi subito ed è stato immediatamente mondiale. Nel 1967, a soli 35 anni, gli viene conferito a Dallas il “Premio Neiman Marcus”, equivalente, nel mondo della Moda, all’Oscar cinematografico. In questo stesso anno disegna


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le divise per gli assistenti di volo della Twa e presenta la prima collezione Valentino Uomo. Nel 1968 inizia ad usare come griffe la celebre “V”, e, ormai parte del gotha degli stilisti, crea l’abito da sposa per le nozze di Jacqueline Bouvier con Onassis. Dagli anni settanta in poi Valentino veste le donne più famose del mondo ed apre boutiques a New York, Parigi, Ginevra, Losanna, Tokyo. Viene creato anche un profumo che porta il suo nome. Negli stessi anni arrivano anche prestigiosi riconoscimenti istituzionali: nel 1971 è ritratto dal pittore americano Andy Warhol, nel 1985 riceve dal Presidente della Repubblica la decorazione di Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito, nel 1986 il titolo di Cavaliere di Gran Croce e nel 1996 è nominato Cavaliere del Lavoro. Nel luglio 2006, per finire, gli viene conferita la “Légion d’honneur”, la più alta onorificenza della Repubblica Francese. La data che però tutti i vogheresi, almeno quelli di alcune recenti generazioni, hanno ancora bene

impressa nella mente è il mese di settembre del 1987. Valentino torna a Voghera e lo fa con una grande sfilata in piazza Duomo: è ormai al top della fama mondiale. Nel 1984 Valentino festeggia i suoi 25 anni di attività, mentre l’anno successivo crea il suo primo progetto espositivo: l’Atelier delle Illusioni, una mostra al Castello Sforzesco di Milano. Nel 1990 con l’incoraggiamento anche di Elizabeth Taylor, fonda L.I.F.E. (Lottare, Informare, Formare, Educare), un’associazione destinata a promuovere iniziative di sensibilizzazione e di raccolta di fondi per aiutare concretamente i bambini malati di Aids. Quella sera tutta Voghera si è riversata in piazza Duomo per assistere alla sfilata del proprio profeta. Valentino Garavani, lo stilista più famoso del mondo, è tornato nella sua Voghera, proprio da dove era partito cinquantacinque anni prima, per conquistare il mondo della moda e il cuore dei vogheresi, che non dimenticheranno mai più di essere stati per un giorno la capitale mondiale del prêt-à-porter. 7

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Lifestyle a quattro zampe Se esiste un’amicizia vera ed autentica è sicuramente quella tra l’uomo e il suo animale domestico. Il sincero rapporto di complicità e fiducia tra il cane e il suo padrone si perde nella notte dei tempi di Anna Mollo

UOMO E ANIMALE DOMESTICO:

UN AMORE SENZA FINE…

42| aprile/maggio ‘14


A

darci conferma, oggi, dello stretto legame tra uomo e amico a quattro zampe sono le testimonianze antiche. I libri di storia raccontano che in alcune tombe di provenienza ebraica, tedesca ed ucraina risalenti a molti secoli addietro, sarebbero state rinvenute ossa canine vicino a quelle umane, come se cane e padrone si fossero detti addio stretti in un abbraccio. Se nel passato il cane era soprattutto un elemento “utile” per motivi legati strettamente all’economia umana e, in particolare, alla necessità dei primitivi di cacciare per cibarsi, nei tempi moderni la musica è totalmente cambiata! Il cane si è trasformato da semplice compagno di caccia a fedele compagno di vita. Non più impeccabile guardiano di giardini o appartamenti, l’amico a quattro zampe è diventato il confidente, quella carezza dopo le lacrime, quello sguardo su un mondo fatto di sole cose belle, senza malvagità, senza cattiveria. L’evoluzione dell’essere umano deriva da quella animale. Che sia cane o gatto, il peloso amico domestico, favorisce e incrementa i rapporti interpersonali di ognuno di noi. Inoltre, grazie alla loro presenza costante, l’uomo ha modo di riscoprire la dolcezza che è in lui, ma anche la dimensione più ludica e gioiosa: un ulteriore aiuto per affrontare quella “pillola” di problemi quotidiani che la vita ci chiama ad ingoiare. Ovviamente non è semplice come può apparire mantenere un equilibrio con il proprio animale domestico.

Come ogni relazione che si rispetti, anche quella tra uomo e cane (o gatto), va alimentata con notevoli sforzi e tanto amore. Quello tra individuo e cane è un rapporto di fiducia reciproca, dove ognuna delle parti è chiamata ad investire sentimento, affetto e disponibilità, proprio come avviene nelle migliori relazioni tra individui. Quando si parla di cani,

spesso si sente dire la frase: “Somiglia tanto al suo padrone!”. Beh, non è affatto una casualità né tantomeno un’affermazione scorretta. Da uno studio condotto dall’Università di Vienna, sarebbe emerso, che è lo stesso animale domestico a voler somigliare a tutti i costi alla persona che amorevolmente si prende cura di lui. Tale sorta di immedesimazione, evidenzia delle similitudini piuttosto palesi, sia dal punto di vista estetico che comportamentale. E’ un meccanismo che serve all’animale per instaurare un rapporto di parità con chi lo ha adottato e, al contempo, per determinare una relazione e un legame inscindibile con il padrone o la padrona. Molto spesso sono proprio questi ultimi ad abbellire l’amico a quattro zampe, dotandolo di dettagli che lo rendano quanto più simile a se stessi. Che si tratti di gioielli, sciarpe o di acconciature, poco conta, l’importante per alcuni individui è esaltare gli elementi comuni tra lui e il suo amico peloso. In ogni caso, la somiglianza si fa più acuta quando si parla di animali di razza, in quanto presentano tratti e lineamenti decisamente più marcati e di conseguenza più identificativi. Anche gli psicologi italiani si sono appassionati allo studio delle somiglianze tra uomo e cuccioli. Da questi approfondimenti scientifici, è venuto fuori che molti padroni (anche vips) tendono a orientare le loro scelte verso un cane che in qualche modo gli somigli. D’altronde, come sottovalutare la somiglianza tra la plurimiliardaria Paris Hilton e il suo chihuahua? 7

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tecnologia

Dagli smartphone ai pc portatili, dai tablet agli ebook reader: la nuova generazione parla il linguaggio del touch screen di anna Mollo

L

a tecnologia ha, ormai, da diversi anni invaso la società moderna, coinvolgendola in un vortice inarrestabile di novità sempre più audaci, che conducono singoli o gruppi ad apprendere

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in tempi rapidissimi tutto ciò che il mondo informatico e non solo, è pronto ad offrire. I bambini, in tal senso, sono il chiaro riflesso della realtà che sta mutando. Sin da piccolissimi, i nostri figli, i figli della generazione tecnologica, sono portati a confrontarsi con i più moderni dei dispositivi offerti ogni giorno dal mercato. Il gesto di “sfiorare” con un semplice tocco lo schermo è diventata pratica diffusa e naturale, anche in età puerile. E pare proprio che questo amore nutrito verso i prodotti tecnologici, non dispiaccia affatto ai tanti genitori-lavoratori che, stanchi della giornata trascorsa, si

concedono una breve tregua mentre i loro pargoli restano totalmente e silenziosamente “attaccati” ai piccoli schermi dai mille colori. La tecnologia si muove con noi. E si muove con i bambini. Lo smartphone sembra non aver nulla da invidiare al più amato degli orsacchiotti che


hanno accompagnato generazioni e generazioni di persone nella loro crescita. Non più bambole e macchinine, oggi la scelta propende verso quella piccola scatolina satura di applicazioni e giochini. Ce n’è proprio per tutti i gusti. Mentre prima era la tv a tenere incollati al suo schermo intere famiglie, composte da madre, padre e qualche piccolo cucciolo, ora sono i dispositivi multimediali ad avere la meglio. Un dato che ci fa riflettere su tutti, proviene dagli Stati Uniti, dove è stato appurato da recenti ricerche, che oltre la metà dei bambini è in possesso di almeno un dispositivo touch screen. In Italia, seppure con qualche ritardo rispetto agli altri Paesi, la tecnologia sta avanzando con passi da gigante: si pensi che il trenta per cento dei piccoli di età compresa tra i cinque e gli otto anni è già in possesso di strumenti touch, impreziositi da una vasta scelta di app scaricabili in ogni momento. Il 2014 si è distinto già

dal principio per alcune proposte tecnology davvero bizzarre. Come dimenticare la lungimiranza di Google, il più celebre dei motori di ricerca web, che ha dato sfogo alla fantasia con i Google Glass, gli occhiali a realtà aumentata che permettono con un sistema wireless di vedere oltre le proprie potenzialità visive. Per il momento, però, fiore all’occhiello di questo anno resta il Galaxy S5, il “gioiello” targato Samsung che nella sola giornata di lancio del prodotto ha totalizzato un fatturato talmente corposo da oltrepassare di oltre il trenta per cento i risultati raggiunti dal fratello maggiore S4. Pare che in alcuni mercati europei il Samsung S5 non solo abbia prodotto un sorpasso interessante nei confronti dell’S4, ma addirittura abbia raddoppiato egregiamente le cifre già raggiunte da quest’ultimo. La casa di produzione sudcoreana si è superata ancora una volta, offrendo il top agli utenti della generazione smartphone. Basato su tecnologia Android 4.4 KitKat, il Samsung S5 l’11 Aprile 2014, ha fatto il suo elegante ingresso in società dando il benvenuto alla “platea” con un valore di costo pari a 699 euro. Il design è decisamente più moderno dei suoi antenati, il comparto hardware potenziato e lo schermo è stato ampliato raggiungendo i 5,1 pollici. E’ stato inoltre integrato nel suo sistema un lettore di impronte digitali, mentre il software prevede nuove app dedicate soprattutto agli sportivi e agli amanti del fitness. Tutto splendidamente migliorato. Per non parlare della fotocamera posteriore che arriva a una capacità di 16 megapixel e si arricchisce di nuove entusiasmanti funzioni, per il piacere di scatti da veri professionisti. La realtà non sta cambiando, è già cambiata! 7

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ERA DIGITALE: TUTTI IN UN

“GrANDE FRATELLO”? La sensazione generale è quella di essere nell’occhio del Grande Fratello. Tutti “spiati”, vulnerabili e visibili agli occhi di estranei. La dimora non è la casa di Cinecittà, ma quella personale di ciascuno, il posto di lavoro, i locali di divertimento di Danila Liguori

C

hi ci spia non sono le telecamere nascoste dietro lo specchio, ma i cellulari, i social network, i computer. Nell’era di Facebook, Twitter, Instagram, dei cellulari con il satellitare e la videocamera, la parola privacy sembra essere un lontano ricordo. Eppure di diritto alla privacy si parlava già nell’Ottocento. “The right to be alone”, nasceva infatti nel 1890 ad opera di due giovani avvocati bostoniani, Samuel D. Warren e Louis D. Brandeis, a difesa dal primo boom della stampa e del fotogiornalismo.

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IL TELEFONO CELLULARE

La prima vera “intrusione” nella privacy si ha con il telefono cellulare, il cui prototipo risale al 3 aprile 1973, quando il suo inventore, il direttore della sezione Ricerca e sviluppo della Motorola Martin Cooper, fa la sua prima telefonata da un cellulare. Anche se solo dopo 10 anni la Motorola decide di produrre un modello dal costo di ben 4000 dollari. Al giorno d’oggi gran parte della popolazione mondiale possiede uno o più cellulari, diventati ben presto oggetti di vero e proprio culto con i quali poter inte-


ragire. Dalla semplice telefonata si è passati ai messaggi, alle videochiamate, ai giochi, alle cosiddette “app”, che incollano ore ed ore al cellulare giovani e meno giovani.

IL GRANDE FRATELLO

L’attitudine a guardare nel buco della serratura altrui esplode invece nell’Italia del nuovo millennio, con la trasmissione televisiva Grande Fratello. Il titolo s’ispira all’omonimo personaggio del romanzo “1984” di George Orwell, leader dello stato totalitario di Oceania che, attraverso le telecamere, sorveglia incessantemente e reprime il libero arbitrio dei suoi cittadini. E in effetti è subito boom di ascolti dalla prima edizione, perché le persone scoprono o forse, semplicemente ammettono, di avere una morbosa curiosità nello spiare le persone in casa propria.

TWITTER

Twitter è stato creato nel marzo 2006 dalla Obvious Corporation di San Francisco e il nome deriva dal verbo inglese to tweet che significa “cinguettare”. E’ lo strumento preferito dai vip, per ritrarsi nei momenti della vita quotidiana, mandando in delirio i fans, definiti sul social “followers”.

CASO USA

Da non dimenticare la tempesta diplomatica scoppiata lo scorso anno dopo la notizia che il cellulare del cancelliere tedesco Angela Merkel era stato intercettato dall’Nsa. Per arrivare

FACEBOOK

Si arriva così al 2004, altro anno spartiacque in tema di privacy. Da un’idea di Mark Zuckerberg e dei suoi compagni di università Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes, nasce Facebook, inizialmente destinato esclusivamente agli studenti dell’Università di Harvard, ma diventato poi un fenomeno da oltre un miliardo di iscritti. Il desiderio di sapere che fa, dove va, quanti e quali amici ha il nostro dirimpettaio piuttosto che l’ex compagno di scuola, quanti “like” ci sono sulle foto dai noi postate, quanti e quali “selfie” pubblicare per sfoggiare l’ultima mise, sembra essere diventata per molti una vera e propria droga.

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poi ben presto a capire che anche l’Italia, considerata una porta per tutte le comunicazioni del Mediterraneo, era in realtà “spiata”. Un’attività descritta nei dossier che Snowden, l’uomo che conosce i segreti più delicati dell’intelligence di Washington e Londra, ha promesso di rivelare al mondo intero per chiarire i punti più oscuri del cosiddetto spionaggio elettronico. L’allarme vero e proprio in realtà riguarderebbe le nuove generazioni. Nate e cresciute all’ombra di pc e cellulari vari. Che al posto di parlarsi a quattrocchi, chattano. Che invece di giocare in strada con la bici e il pallone, stanno le ora al cellulare e al pc. La vita che passa in un clic. 7


benessere & salute

ALIMENTAZIONE

SANa ED EQUILIBRATA COME STILE DI VITA dott.ssa Lucchi Patrizia dott. Arzano Simone

L

o stile di vita dei nostri giorni è caratterizzato da grande disponibilità di cibo e da una sempre più diffusa sedentarietà che portano a vivere in una situazione di apparente benessere psico-fisico che spesso non corrisponde con lo stato di salute. Viviamo, in un’epoca ove all’allungarsi dell’aspettativa di vita si registra anche la crescita del rischio di patologie quali: obesità, malattie metaboliche, cardiovascolari e cancro. L’alimentazione bilanciata o equilibrata è un modo di alimentarsi corretto quantitativo e qualitativo Con finalità di garantire un apporto adeguato di energia e di nutrienti, prevenendo sia carenze che eccessi nutrizionali (entrambi dannosi). Per essere equilibrata l’alimentazione deve anche essere varia. In questo modo, infatti, è più probabile che vengano assunti nelle giuste quantità tutti i nutrienti di cui l’organismo ha bisogno. Inoltre, sono minimizzate le conseguenze negative derivanti dall’ingestione di sostanze potenzialmente nocive, che possono essere presenti sin dall’origine oppure formarsi in seguito ai processi di lavorazione, conservazione e cottura dell’alimento. Al fine di orientare la popolazione verso com-

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portamenti alimentari più salutari, il Ministero della Salute ha affidato ad un Gruppo di esperti (D.M. del 1.09.2003) il compito di elaborare un modello di dieta di riferimento che sia coerente con lo stile di vita attuale e con la tradizione alimentare del nostro Paese. Nasce così la piramide settimanale dello stile di vita italiana che si basa sulla definizione di Quantità Benessere (QB) sia per il cibo che per l’attività fisica.

portunamente adattate alle esigenze del singolo individuo, consentono di orientare lo stile di vita verso un equilibrio tra consumo alimentare e spesa energetica. Un’alimentazione sana e una buona attività fisica consentono di raggiungere risultati ottimali per un reale benessere fisico, mentale ma anche estetico. Lo stile di vita, l’ereditarietà e la scarsa attitudine all’attività sportiva, spesso determinano una patologia

Le linee guida della nuova piramide per una sana alimentazione, incoraggiano il consumo (moderato) di grassi salutari e quello di cereali integrali. Al contrario, viene disincentivato il consumo di carboidrati raffinati e di carne rossa. Questi consigli dietetici sono stati stilati sulla base di studi epidemiologici, i quali hanno accertato che alimentarsi in questo modo riduce il rischio di malattie cardiovascolari. L’esercizio fisico costante e il mantenimento del peso forma consentono invece di ridurre l’incidenza di molte patologie e migliorare il benesssere psicofisico degli individui Da questo modello di dieta scaturisce la piramide alimentare italiana, che indica i consumi alimentari giornalieri consigliati. Vengono date indicazioni sulle quantità di cibo da consumare ogni giorno secondo il criterio della quantità benessere QB (porzioni di alimenti in grammi). Le QB di cibo e di movimento, se op-

che affligge sempre più donne e che non perdona neanche le giovanissime: la cellulite. A differenza di ciò che si pensa, la cellulite non è solo un problema estetico ma un’ipertrofia delle cellule adipose. L’equilibrio del sistema venoso e linfatico si modifica con conseguente rallentamento del flusso sanguigno e una notevole ritenzione dei liquidi da parte dei tessuti. Come spiega il fisiatra Dott. Simone Arzano, anche in Italia è sempre più utilizzata la tecnica dell’OssigenoOzono Terapia che consente di ottenere ottimi risultati per migliorare l’estetica ma soprattutto permette di curare il problema che, se trascurato, può creare serie conseguenze alla circolazione del sangue. Grazie alla costituzione della Società di Ossigeno-Ozono Terapia, nel nostro Paese, oggi sono più di 1.000 i medici che utilizzano tale metodica con grande successo. 7


food

GLI ITALIANI

LA VOGLIONO STRANIERA...

(LA CUCINA!) Q Sarà la crescente presenza di stranieri, sarà che l’Italia veste sempre più i panni di una nazione altamente cosmopolita, ma il Belpaese, registra netti cambiamenti anche nei consumi e nelle abitudini dei suoi abitanti, andando dal Nord, passando per il Centro fino ad arrivare al Sud di anna mollo

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uando parliamo di abitudini, intendiamo soprattutto quelle di genere culinario. E’ noto che l’Italia ami la buona cucina locale (come non apprezzarla viste le specialità offerte dalle più antiche ricette della dieta mediterranea, dalla nostra terra e dallo splendido mare?). In realtà, nonostante il legame alla tradizione della tavola sia ancora molto forte, fonti accreditate rivelano che la popolazione italiana tende ad avvicinarsi sempre più alla cucina etnica. Infocamere già nel 2010 fotografava il cambiamento. I dati rilevati facevano sapere che oltre la metà degli italiani aveva sperimentato almeno in un’occasione la ristorazione dei Paesi esteri.

Oggi questi dati sono in crescita. In particolare l’Italia strizza l’occhio ai piatti argentini. La cucina dell’Argentina, infatti, presenta una grande offerta di prelibatezze che fanno impazzire le papille gustative.


Protagonista delle protagoniste sulle tavole argentine non può che essere la carne. Proposta in tutte le salse (nel vero senso della parola) la carne argentina è una vera leccornia, delizia del palato e dei sensi. Dalla bistecca churrasco all’escalope, dalla milanesa alle albonfigas, dalle chorizos alle morcillas: carni per tutti i gusti! A conferire alla carne argentina quel sapore così particolare, sono svariati fattori, come la qualità del bestiame, i pascoli, i metodi di allevamento basati sulle regole del cosiddetto “allevamento libero”. Gli animali vengono lasciati a pascolare all’aria aperta: ciò contribuisce a dare alla carne qualità riconosciute in ogni parte del mondo. E’ anche da questi preziosi fattori che trae origine la rinomata tradizione dell’Asado. E’ il tipico arrosto fatto con carne di manzo cotta sulla brace. Anche in Italia, l’Asado viene preparato adoperando il taglio reale da brodo, che assume un sapore molto ricco una volta cotto alla griglia. Tipici dell’Asado sono le chorizos e le morcillas, rispettivamente le salsicce e le salsicce di sangue, oltre che le interiora. Ad esaltare le note di questo piatto dalla storia antica, uno speciale condimento caratterizzato da una miscela di spezie fresche con olio, aceto e limone. Poche regole bastano per assaggiare un buon Asado ma la prima di tutte rimanda alla sua cottura: la carne deve cuocere per diverse ore e molto lentamente.

Quando si parla di cucina argentina, è impossibile non citare un’altra specialità di carne: la Parilla. Si tratta di una grigliata, particolarmente apprezzata dagli italiani che cedono al fascino della cucina etnica. Per la Parilla vengono utilizzati vari tagli di carne (alcuni anche sconosciuti agli Stati europei), che vengono stesi sulla griglia dopo essere stati abbondantemente salati e speziati. Nella Parilla oltre alle costine, le salsicce e le Matambre (muscoli addominali dell’animale), si possono aggiungere Lomo (filetto), Bife de chorizo (bistecca) e Bife Ancho (controfiletto). Una curiosità: la tradizione vuole che la cottura venga praticata rigorosamente da un uomo, il quale è incaricato di cuocere e poi servire i pezzi di carne a tutti i commensali. I piatti di carne argentina, consumati in larga misura anche in Italia, sono il Paceto, il Cuero, il Curanto, l’Empanada e il Locro. E cosa c’è di meglio di un buon “rosso” argentino per accompagnare questi secondi?! I vini che ancora oggi vengono prodotti con grande successo in Sud America e che l’Italia sin da subito ha imparato ad apprezzare, hanno essenze di Merlot, Malbec, Barbera, Bonarda , Pinot Noir della Borgogna e Syrah. A distinguere i vini argentini da quelli prodotti in Italia è la gradazione alcoolica, decisamente più alta nel primo caso, inferiore, al contrario, risulta l’acidità rilevata. I vini rossi provenienti dai vitigni delle terre dell’Argentina, sono più densi e corposi rispetto all’Italia e si accompagnano, in genere alle carni rosse e agli stufati, oltre che alla cacciagione. La produzione di vino argentina è concentrata soprattutto in alcune zone del Paese che danno anche il nome ai rispettivi vini prodotti: Mendoza, La Roja e San Juan. Il celebre vino argentino deriva prevalentemente da un’uva rinomata che è il Malbec, tipica di Bordeaux. Questo vitigno ha origine francese ma ha trovato in Argentina la sua culla ideale. Il Malbec presenta un caratteristico aroma fruttato, sa di frutta e ciliegia, un sapore unico, in grado di incantare e conquistare i fini palati argentini ma anche italiani. 7

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fashion acconciature

Capelli corti, dall’effetto bagnato, oppure medio-lunghi con onde e con riga di lato: il tutto all’insegna dell’eleganza, della semplicità e della naturalezza di Marianna Pilato foto IMAXtree

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UNA TESTA ALL’ULTIMO GRIDO A

cconciature morbide e naturali per questa stagione, è questo il messaggio che hanno voluto lanciare gli hair stylist dalle passerelle di Milano e Parigi. Scordiamoci pertanto di puntare, almeno per il 2014, sui tagli netti e geometrici dalle linee impeccabili ma innaturali. Al posto di una frangia cortissima e piatta, di conseguenza, meglio sceglierne una tonda come andava di moda negli Anni Settanta, che dona soprattutto a chi ha una fronte spaziosa e un viso piuttosto ovale. Se prima insomma erano considerate trendy le teste cotonate (spesso anche in maniera esagerata), ora sembra che la moda sia decisamente cambiata e se l’obiettivo deve proprio rimanere quello di stupire, allora si cerca di raggiungere il risultato non con l’aumento del volume delle chiome, bensì con l’utilizzo di colori forti, estremi o ad ogni modo insoliti. Un altro accorgimento che sarà molto “in” per questa estate, inoltre, sarà la riga di lato, per fissare la quale non serve una grande quantità di prodotti di styling, mentre bisogna abbondare certamente di più per quelle acconciature che esigono i capelli pettinati all’indietro. Non si disperi neppure chi ama le petti-

nature sbarazzine e meno controllate, dal momento che esse non scompariranno del tutto: saranno un po’ meno ribelli del solito, forse, ma comunque adatte agli spiriti più alternativi e meno bon ton. Decisamente out, invece, sono le doppie colorazioni per le ciocche realizzate attraverso mèches, shatush e balayage: niente infatti deve apparire come artefatto ma il più possibile naturale. Sempre per questo stesso motivo, andrà alla grande il cosiddetto “wet look” (effetto bagnato), già pubblicizzato da mesi sulle riviste di moda e in varie campagne pubblicitarie. Buone notizie anche per chi è solita portare i capelli corti: molti parrucchieri ultimamente si sono ispirati al taglio sfoggiato dall’attrice Mia Farrow nel film “Rosemary’s Baby”, o a quello intramontabile portato alla ribalta dal cantante David Bowie negli anni Ottanta, caratterizzato da un ciuffo lungo sul davanti che gli copriva un po’ gli occhi. Alle spose, infine, si consiglia vivamente di adottare uno stile di acconciatura retrò, con chiaro rimando agli anni CinquantaSessanta. Via libera così alla creazione di onde morbidissime, che erano solite portare pure le dive di quell’epoca, a patto che formino sempre un insieme ben composto, per dare eleganza e sottolineare i lineamenti del viso. 7


Il Degradé Conseil è un sistema innovativo basato sulla filosofia delle gradazioni, applicato sia al metodo della colorazione che al taglio, che permette di colorare, schiarire, tonalizzare i capelli risolvendo i problemi legati al cambio di colore e alla copertura dei capelli bianchi. Si tratta di un metodo ideale per chi desidera avere un effetto naturale o cambiare spesso tonalità, contrastando il problema dell’ “effetto ricrescita”. Alla base della colorazione Degradé Conseil c’è una profonda ricerca tecnica, il pennello mescola i colori chiari della luce e i colori scuri delle ombre, donando effetti naturali ai capelli. I colori vengono scelti a partire dalla base naturale della cliente e si adattano con armonia alle sue caratteristiche uniche. Il Degradé Conseil quindi consente di personalizzare il look di ogni cliente attraverso uno studio volto a creare per ogni donna uno stile unico e inconfondibile. La colorazione Degradé Conseil si ottimizza al susseguirsi di più trattamenti durante i quali i capelli vengono curati e riparati. Questo è il segreto per avere capelli lunghi e mai opachi, ma nutriti anche sulle punte, per un effetto lucentezza garantito.

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fashion TREND ESTATE 2014

FASHIONISTE ANCHE IN VACANZA

A

prescindere dalla meta turistica scelta per godersi le prossime ferie estive, le donne che desiderano apparire al top e glamour in ogni occasione non possono esimersi dall’acquistare i seguenti capi e accessori: chi non li sfoggerà, infatti, verrà probabilmente considerata come una persona controcorrente che non vuole rimanere aggiornata sulle ultime tendenze.

Caftano: morbido, dai colori vivaci e un po’ gitano, può essere utilizzato sia come copricostume in spiaggia che come vestito da cocktail o soprabito per le passeggiate. In commercio quest’anno se ne trovano davvero di tutti i tipi, da quello elegante in pizzo bianco a quello più sbarazzino con stampe a pois, a righe, floreali o animalier. Anche i prezzi variano molto, dal momento che ora tale capo viene commercializzato sia da case di moda importanti che da marchi di abbigliamento low cost. Il caftano, poi, può abbinarsi molto bene eventualmente a mini shorts o a una minigonna, qualora fosse di una lunghezza troppo corta per andarci in giro in città. 54| aprile/maggio ‘14

Consigli su ciò che non deve mancare assolutamente nell’armadio di ragazze e signore che seguono pedissequamente la moda di Marianna Pilato foto IMAXtree

Bracciali in silicone: sono fra gli ornamenti più gettonati del momento che spopoleranno anche in spiaggia, considerato il loro materiale resistente all’acqua. Essi sono particolarmente diffusi fra i giovani, e la maggior parte di essi vengono personalizzati con scritte

o loghi aziendali. Sono poi accessibili a tutte le tasche, anche quelli di marca costano sui 12-15 euro. Maglie e abiti traforati: che siano in pelle, in raso e in denim, bisogna per forza avere una t-shirt o un vestito con almeno un inserto traforato. Rimangono molto ricercate le classiche maglie in pizzo che offrono la possibilità di creare un sensuale effetto vedonon-vedo, ma ora sono ugualmente trendy pure quelle con una trama traforata solo sulle maniche o sulla parte alta delle bluse e dei top. Tacchi e zeppe decorate: le scarpe dotate di stiletti, zeppe o plateau si fanno ancora più belle e colorate grazie alle decorazioni e alle stampe che sempre più spesso rivestono queste loro parti svettanti. Costume intero “cut out”: si tratta di un costume da bagno monopezzo che però lascia scoperte più parti del corpo rispetto a un tradizionale modello intero, grazie a particolari tagli o oblò. Poiché essi in pratica sono poco più coprenti dei bikini a due pezzi, sono conosciuti anche come “mono-kini”. Sono sempre in voga inoltre i costumi monospalla, o quelli interi ma dalla scollatura profondissima che lasciano intravedere addirittura l’ombelico. 7


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fashion all’aria aperta

Il velocipede a due ruote fa innamorare di nuovo il popolo italiano e lo conquista con modelli di gran lusso

BICICLETTA: UN RITORNO I IN GRANDE

di anna mollo

STILE

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l gesto di pigiare i piedi sui pedali, sembra essere ritornato di gran moda. Dati ufficiali testimoniano questo cambio di tendenze che si è verificato negli ultimi anni. In particolare a partire dal 2012, il numero di bici vendute ha conosciuto un incremento enorme. Si parla di cifre pari a quasi due milioni di unità, vale a dire un numero nettamente superiore rispetto a quello delle automobili acquistate nello stesso raggio di tempo. Quale sia il motivo alla base della scelta del velocipede non è facile stabilirlo, ma è possibile avanzare delle ipotesi. Senza alcun dubbio, gioca ruolo da protagonista la crisi economica che il Bel Paese sta attraversando in questo momento. L’accise sulla benzina grava pesantemente sulle tasche degli italiani che, messi in ginocchio dall’attuale deficit economico, si sono riscoperti tutti un po’ ciclisti. Come sosteneva il celebre medico filosofo Nietzchez, “E’ dal caos che nasce l’equilibrio”. Questa citazione sembra essere cucita a pennello sull’attuale situazione italiana. Per affrontare la tempesta del disagio economico, l’italiano medio… “pedala” (nel vero senso della parola!). Scegliendo come mezzo di trasporto la bici, può trarre notevoli vantaggi.


Bicicletta è sinonimo di salute, quiete cittadina, minori emissioni di gas nocivi nell’atmosfera e benessere di corpo e mente. Oltre a tutta questa serie di fattori positivi, ce ne sono altri, come la rinascita del senso di libertà che solo questo veicolo bi-ruote riesce a donare. L’aria che ci sfiora quando procediamo in sella alla nostra bicicletta, è come una carezza per i sensi nel tragitto di fine giornata, che ci conduce dal posto di lavoro a casa, o nella passeggiata al tramonto con gli amici. E’ come un amo col quale ripeschiamo il nostro tempo perduto nel traffico e nello smog cittadino, è uno sguardo più sublime sulla realtà che ci circonda. Anche i personaggi dello star system stanno subendo sempre più il fascino di questo antico mezzo di trasporto che si ripropone in una chiave moderna e del tutto inedita. Esistono sul mercato biciclette dallo stile unico e dai prezzi da capogiro. Veri esemplari da custodire nel proprio box, piuttosto che da utilizzare per lunghe passeggiate. Sono modelli che vantano il top della lussuosità e dello stile. In pole position per sfarzosità, troviamo la Crystal Gold Edition Bike by Aurumania, dalla struttura scintillante impreziosita da luminosissimi diamanti Swarovski e con dettagli in oro 24 carati. Il manubrio è totalmente in pelle rifinita a mano, mentre la sella in cuoio Brocks

stampato. Non solo un velocipede, ma un vero gioiellino da trattare con delicatezza: il suo valore stimato è di centomila dollari. Anche la Aston Martin One-77 Superbike, strizza l’occhio al lusso e al fasto con un matrimonio perfetto tra design e tecnologia. Lo stile unico è rappresentato dagli elementi in pelle, come il manubrio e la sella cucita a mano. Un sistema dati, poi, fa sognare, grazie ad un computer che rende visibili oltre un centinaio di canali che spaziano tra velocità, temperatura e pendenza. Il tutto, per un totale di trentanovemila euro. Fiore all’occhiello della bici progettata da Nick Flitch, è, invece, il design in pelle e diamanti che dona il piacere di una pedalata del tutto brillante. In questo caso il costo è di venticinquemila sterline, praticamente un valore quantificabile in trentunomila euro. Infine, Hermes ha lanciato sul mercato, non troppo tempo fa, un modello di bike extra-chic, si chiama bike Flaneur d’Hermes; questo propone anche una versione più sportiva chiamata Flaneur sportif d’Hermes. Il suo costo ammonta ad undicimila dollari. Eleganti, da passeggio, sportive o strong, qualunque sia il modello, la bici ha fatto il suo ritorno in grande stile nella società e questo pare non dispiacere proprio a nessuno! 7


Arte Clet Abraham

Un artista francese prosegue da anni nell’idea di rendere giustizia alla segnaletica stradale: finora ha colpito un po’ ovunque, e non ha alcuna intenzione di smettere di Germano Longo

DOPPIO SENSO È

vero, ha ragione lui: i cartelli stradali sono un po’ tristi. Servono, è fuori dubbio, ma sono segni, simboli, forme e colori che non mandano messaggi di alcun tipo, ma semplici e freddi avvisi, divieti e indicazioni. Della questione, a cui gli automobilisti hanno ormai fatto il callo, come si dice in questi casi, ha provato ad occuparsi Clet Abraham, 47 anni, artista francese figlio di uno scrittore che da qualche tempo ha scelto l’Italia per mettere su casa, forse perché da noi i cartelli abbondano. Inizia come restauratore di mobili, prosegue come pittore esponendo un po’ ovunque e alla fine del suo percorso artistico, Clet incappa nella segnaletica creando qualcosa di unico, sorprendente, for-

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se un po’ folle ma sicuramente allegro. In pratica monsieur Abraham, che da qualche tempo si è trasferito in pianta stabile a Firenze, ha ideato una personalissima forma di “street art”, come si chiamano quelle espressioni artistiche che prendono spunto o sfruttano ciò che offrono le grandi città. Calma, non si tratta di murales, perché di quelli ne abbiamo a sufficienza, e nemmeno vandalismi assortiti con vaghe pretese artistiche, ma semplici adesivi, che lui ha personalmente attaccato nottetempo sui cartelli stradali di svariate città d’Italia e d’Europa gironzolando con la sua fidata bici, che serve anche da scaletta improvvisata: Torino, Roma, Bologna, Firenze, Sassari, Prato, Livorno, Lucca e Palermo, ma anche Londra, Parigi, Madrid e Berlino, giusto per citare qualche località che una mattina si è svegliata coperta di stickers, mostrando reazioni diverse, dal divertito all’indispettito. E dire che non si tratta di nulla di invasivo, soprattutto realizzato facendo massima attenzione a non alterare minimamente l’indicazione mostrata dal cartello, per evitare guai alla circolazione che avrebbero conseguenze pesanti, ma

semplici aggiunte ai più comuni simboli previsti dal codice della strada. Il motivo? Secondo l’autore, la slavina di cartelli stradali, a volte impunemente piazzati a ridosso di opere d’arte e monumenti, hanno un grave difetto: mancano di personalità. Con i suoi adesivi, Clet è convinto di riuscire ad aggiungere significati nuovi e inaspettati. Strappando perfino un sorriso o un pensiero anche al più distratto degli automobilisti. I protagonisti delle sue installazioni sono il più delle volte degli omini neri, figure stilizzate che “abitano” i cartelli moltiplicandone il significato: il disco rosso con la barra bianca in mezzo, che per tutti equivale al “senso unico”, diventa a volte una pesante sbarra che costringe l’omino nero a camminare curvo, altre un “giogo” in cui l’omino è costretto in ginoc-

chio. Mentre la freccia bianca su fondo azzurro, che indica l’obbligo a proseguire senza possibilità di svolta, con l’aggiunta di un pallino a fungere da testa e un’aureola, si trasforma in un angioletto. Tutto qui? Figurarsi: il segnale di “vicolo cieco” è quanto basta a Clet per riprodurre un Cristo in croce. Lo chiama “Christ Crucifé” e qualcuno urla al sacrilegio, ma tutto rientra poco dopo, scoprendo che si tratta di semplice adesivo, eliminabile con la stessa facilità con cui è stato attaccato. Ma non a tutti l’arte appiccicosa di Clet piace: il Comune di Pistoia l’ha multato per imbrattamento, così come ha fatto Siena, mentre con la sua Firenze Abraham ha praticamente litigato per via di un paio di installazioni che a Palazzo Vecchio non sono piaciute. 7

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cultura roma

CAPITALE

LA VISTA SOTTO UN’OTTICA DIVERSA Prendendo spunto dai luoghi scelti per il set del film premio Oscar “La Grande Bellezza”, il critico d’arte Costantino d’Orazio analizza vari scorci ancora poco conosciuti della Città Eterna di marianna Pilato

É

proprio vero: Roma è una città che non smette mai di stupire e che ha sempre qualcosa di nuovo da offrire. Lo dimostra appieno l’ultimo saggio dello storico d’arte Costantino D’Orazio “La Roma Segreta del film La Grande Bellezza”, che analizza la mitica e antica città con occhi diversi al fine di esaltare quei luoghi ancora poco noti ma altrettanto suggestivi che essa comprende. Il libro, pertanto, non è assoluta-

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mente una critica alla sceneggiatura del film che ha fatto vincere nuovamente il premio Oscar alla nostra nazione, bensì una sorta di guida turistica che propone di visitare i particolari luoghi visti nel corso delle varie scene della pellicola. Un saggio di questo genere, del resto, in futuro sarà molto utile, dal momento che sempre più spesso i turisti americani in visita a Roma chiedono agli accompagnatori e ai tour operator di condurli nelle vie e nei palazzi


dove il regista Paolo Sorrentino ha girato il suo capolavoro cinematografico. L’opera letteraria, d’altra parte, può essere interpretata anche come il proseguimento ideale del precedente libro di D’Orazio, intitolato “ Le chiavi per aprire 99 luoghi segreti di Roma”. A differenza di quest’ultimo, però, il nuovo volume, oltre a spiegare le meraviglie artistiche e architettoniche meno celebri della Capitale, fornisce anche delle curiosità sul film “La Grande Bellezza”, in modo da non apparire come una pedissequa illustrazione dei monumenti fine a se stessa. Secondo l’autore, l’intento di Sorrentino nel realizzare tale pellicola è stato quello di ricostruire una sua Roma ideale, piena di magnifici posti non accessibili di solito ai visitatori comuni. Uno di questi, per esempio, è il corridoio realizzato da Borromini a Palazzo Spada, sempre sbarrato da una catena che ne vieta l’accesso e caratterizzato da una falsa prospettiva sul fondo che lo fa sembrare molto più lungo dei suoi effettivi otto metri. Ciò viene rimarcato anche dal personaggio di Ramona (Sabrina Ferilli), che percor-

rendo il corridoio si accorge del trucco notando che le siepi alla fine del percorso in realtà sono solo dipinte. In un’altra scena, poi, sono stati inseriti il Tempietto del Bramante, simmetrico quanto le inquadrature ricercate dal cineasta, lo scalone di Palazzo Braschi (già apparso in altre opere di Sorrentino), la porta del giardino dei Cavalieri dell’Ordine di Malta sul colle Aventino (dalla cui serratura si può vedere la cupola della Basilica di San Pietro), nonché il magnifico salone da pranzo con opere di Pietro da Cortona all’interno di Palazzo Sacchetti. Di luoghi più famosi come Villa Medici o i Musei Capitolini, invece, sono stati inclusi solo dei particolari precisi e nascosti: della prima, infatti, nel film viene mostrato solo un gruppo marmoreo situato fra le siepi del giardino, mentre dei secondi è stata scelta una delle sale meno rappresentative del complesso museale. Davvero originale, infine, è la scena girata dentro il barocco Palazzo Brancaccio, pieno di drappi rossi e dall’atmosfera decadente, che ben si sposa con il tema della chirurgia estetica ivi affrontato. 7


motori Peugeot 108 e 308 SW

IL LEONE VEDE

DOPPIO Due new entry nella gamma del marchio francese: una city car ad alto tasso di sfiziosità ed una wagon dalle dimensioni non esagerate, ma spaziosa ed accogliente di germano Longo 62| aprile/maggio ‘14

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’era molta attesa, all’ultimo salone dell’auto di Ginevra, per saperne di più sugli assetti societari di Peugeot, divisi fra quote di partecipazione statale e i cinesi di Dongfeng a fare capolino. La risposta del marchio del Leone è stata la migliore possibile, scarna ed efficace: 108 e 308 SW. Due modelli che affrontano sfide di mercato diverse, uniti da soluzioni, design e tecnologie di prim’ordine.


L

a prima delle due new entry, la 108, è una city car, una piccolina che sembra voler scardinare definitivamente l’equazione piccolo uguale ad essenziale. Principio che non vale più, anzi, parlando di stile, in soli 3,47 metri di larghezza (e 1,62 di larghezza) l’erede della 107 ha un’aria da francesina chic che strizza lo sguardo al pubblico femminile in cerca di praticità e compattezza, ma che non ha voglia di rinunciare a stille di personalità. Le linee sono pulite, gli sbalzi corti, i gruppi ottici anteriori con led diurni sono integrati, mentre quelli posteriori “invadono” la fiancata. Per finire con l’alternarsi di concavi e convessi che gioca con la luce mostrando a tratti segni di muscolatura, in altri la morbidezza delle linee. Ma uno dei maggiori appeal, ormai irrinunciabile nel mondo dell’auto, è la personalizzazione: la scelta spazia su due varianti, una berlina dall’aria più sobria, o una cabrio frizzantina con tetto elettrico in tela apribile in tre posizioni. Il resto, è ad uso fan-

108 petit glamour

tasia: tinta della carrozzeria, volendo bicolore, le finiture degli interni, il numero delle portiere e ben sette temi di personalizzazione grafica: Dressy, Dual, Kilt, Diamond, Barcode, Sport e Tattoo, per passare dal “pied de poule” in 3D ai motivi floreali. Internamente diventa sofisticato lo studio degli spazi, dettaglio che

si sa, sulle urban car con velleità extraurbane fa la differenza: il vano bagagli concede 196 litri totali (60 in più della 107), con soglia d’accesso di 77 cm. Abbattendo i sedili (a proposito, i posti sono quattro) la capacità sale a 750 litri. Gli interni, si accennava, sono il riflesso del “mood” stilistico visto da fuori: pelle, volendo, chicche come i sedili riscaldabili, il clima automatico, la retrocamera, il sistema senza chiave “keyless entry” e tanta tecnologia. Sei airbag, come le sorelle più grandi, con lo sguardo immediatamente rapito dalla consolle centrale con schermo a sfioramento da cui poter controllare le principali funzioni, mentre la strumentazione (tachimetro analogico, schermo LCD e contagiri con Gear Shift) è pensata per ispirare simpatia. Completa la dotazione tecnologica il sistema “Mirror Screen” che permette di gestire le funzioni degli smartphone. Tecnicamente, la Peugeot 108 debutta con due motori benzina a tre cilindri: il 1.0 e-VTi da 68 CV (95 g/km di CO2) con cambio manuale o robotizzato ETG5, accompagnato dal 1.2 PureTech con 82 CV (99 g/ km CO2) al contrario abbinato al solo cambio manuale. Esattamente com’è successo nel 2005, con Citroën C1 e Toyota Aygo, la 108 divide nuovamente la piattaforma con le altre due cugine. Prezzi compresi fra i 9.950 euro per la 1.0 68 CV Access ai 14.650 della 1.2 82 CV decapottabile in allestimento “Top!”. 7

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eanche il tempo di godersi il titolo di “Car of the Year” conquistato dalla berlina e ai nastri di partenza era pronta la variante wagon, che inizia la sua corsa con il conforto di 50mila preordini. Sì, perché Peugeot ha una lunga tradizione di “familiari” efficienti e perfino belle da vedere che invoglia ad andare sulla fiducia. Variante dedicata a chi ha bisogno di spazio e non si accontenta della 308 di segmento C, la SW aumenta la lunghezza di 33 cm, passando ad un totale di 4,58 metri: a goderne sono soprattutto gli occupanti posteriori ed il vano bagagli, che parte da 660 litri e arriva a 1.660 abbattendo in un attimo l’ultima fila di sedili grazie al sistema “Magic Flat”. Sulla stessa piattaforma utilizzata dalla 308 berlina e la Citroën C4 Picasso

(si chiama “EMP2”) è venuta fuori un’auto da lunghi viaggi, con superfici vetrate in abbondanza (da non perdere il tetto “Ciel”: 1,69 mq di cristallo), sospensioni in grado di assorbire le asperità del terreno e motore con sound poco invasivo dall’interno dell’abitacolo. Internamente la cura è evidente anche nelle parti più nascoste, la pelle riveste plancia e volante (piccolo, da

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308 sw

nata per viaggiare

vera sportiva), gli inserti laccati si alternano al cromo satinato. La strumentazione risulta alta, dominata dal touchscreen da 9,7” da cui comandare le principali funzioni: clima, Driver Assistance Pack, Park Assist, telecamera di retromarcia, radio, navigatore, connessione Usb/iPod, visualizzazione foto, viva voce, Bluetooth, rubrica e connessione “Peugeot Connect Apps”. Il nuovo motore, il 1.2 e-THP tre cilindri turbo Euro 6 a benzina sviluppa 130 CV e 230 Nm, come alternativa al pari cilindrata da con 110 CV. Spicca, nel reparto diesel, il 2.0 BlueHDI da 150 CV Euro 6 con cambio manuale o automatico a sei rapporti, che divide la gamma con il già conosciuto 1.6 HDi con varianti fra 115 e 120 CV. Peugeot 308 SW sarà in vendita dal prossimo giugno in tre versioni (Access, Active e Allure), con l’aggiunta della

Business, pensata espressamente per le flotte aziendali. Per i benzina si parte dai 19.300 euro della Pure Tech 1.2 110 CV, mentre la prima voce nel listino diesel è la Access 1.6 HDi 92 CV a 20.700 euro. 7


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di Sala Gianluigi

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₪ Rimozione e smaltimento coperture: in cemento e amianto; ₪ Ristrutturazioni e nuove costruzioni; ₪ Edilizia civile e industriale; ₪ Rifacimento completo bagni; ₪ Assistenza immobili;

Via Emilia, 63 15055 Pontecurone (Al) Tel. 333.5746936 mail: edilponte@yahoo.it


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