COPIA GRATUITA
Anno 5 - n. 7 ottobre 2011
Luisa Corna La mia vita è musica 11 Settembre Due donne, due storie
Taste of Milano Il trionfo degli chef
I 10 anni di Mini L'icona a quattro ruote festeggia il suo successo
Il riesling Passato, presente e futuro di un vino celebrato in tutto il mondo e di una zona che per la prima volta ospita il Concorso Nazionale che ogni anno decreta i migliori
All'ombra di Kate In esclusiva un reportage del party londinese in cui la piĂš celebre delle top model ha presentato la sua linea di rossetti, fra la gente nota e tanto glamour
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SOMMARIO N°
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6 L’intervista LUISA CORNA 10 Speciale 11 Settembre/1 LA STORIA DI RACHEL… 12 Speciale 11 Settembre /2 … E QUELLA DI SHARBAT 14 Comune di Pavia “SIAMO LA CITTÀ DELLA CULTURA” 16 Speciale LA VALLE DEL RIESLING 24 Speciale CASE & SPOSI
36 L'importanza dei dettagli 40 Ricchi, potenti (e a volte scontenti)
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48 Pavia VITA DI UN GIUDICE 50 Lodi BENVENUTI AL NORD 52 Milano TASTE OF MILANO 54 Cremona LA FESTA DEL SALAME 56 Cucina & Co. RISOTTO AI TARTUFI
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25 L'amore è una casa meravigliosa 32 Il tempo delle rose
58 Moda & Tendenze I ROSSETTI DI KATE MOSS
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60 Motori I DIECI ANNI DI MINI 62 Il film MIDNIGHT IN PARIS 64 Verde & natura I GIARDINI ECOCOMPATIBILI
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L'EDITORIALE
Pubblicazione periodica registrata presso il Tribunale di Pavia il 18 marzo 2007 - n. 675
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EDITORE Adverum S.r.l. Via Brichetti 40, 27100 Pavia tel. (+39) 0382 309826, fax (+39) 0382 308672 www.adverum.net - info@adverum.net DIRITTI: tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati MANAGEMENT Presidente: Stefano Spalla
Chi fa questo mestiere vive di storie, e di storie abbiamo intenzione di far vivere anche questa testata. Storie belle e altre un po’ meno, di cose, persone e notizie, a volte curiose, altre tristi, ma tutte scelte usando un metro di selezione rigoroso: notizie che facciano pensare, riflettere o soltanto divertire, perché questa vita è difficile anche senza aggiungerci altre complicazioni. Ma questo non vorrà mai dire tapparsi gli occhi per non vedere, fare finta di niente. No, fidatevi, non esiste pubblicazione al mondo che non sia una piccola luce puntata verso la verità. Noi però cercheremo un taglio diverso, provando a raccontare quello che gli altri spesso dimenticano per strada, presi come sono dalla smania dell’edicola. Noi almeno quel cruccio, non ce l’abbiamo: siamo gratuiti, dall’inizio alla fine, e cercare ogni mese questa rivista, prenderla e leggerla non richiederà mai nient’altro che la voglia di farlo. Già in questo numero, il primo dopo la pausa estiva ed anche il primo di un nuovo corso, abbiamo scelto storie diverse, strane e belle, di donne forti come la roccia, che lottano da anni in quello che credono, che sia per arte o semplicemente per sopravvivere alla vita. In un paio di servizi, è anche il nostro modo di celebrare il decimo anniversario dell’11 settembre, senza per questo mostrare ancora e ancora le foto di quel giorno alle Twin Tower, a cui nessuno si abituerà mai. Ecco, esattamente queste sono le storie che cercheremo di raccontare, quelle meno scontate, quelle che dopo averle finite lasciano qualcosa in bocca, a metà fra l’amaro e il dolce, ma che subito dopo vien voglia di raccontarle a qualcun altro. La nostra verità è tutta qui: viviamo e vivremo di storie. Benvenuti, e accomodatevi: abbiamo tanto da dire. Germano Longo
REDAZIONE Direttore responsabile: Germano Longo Vice direttore: Andrea Pestoni
GRAFICA E IMPAGINAZIONE Visual designer: Chiara Bogliani RESPONSABILE MARKETING Monica Palla REDAZIONE Alessia Benaglio, Daniela Capone, Andrea Pestoni, Simona Rapparelli, Giacomo Stevani, Roberta Tacchinardi, Rossana Trespidi, Serafino Malospirito
L'INTERVISTA: Luisa Corna
Qui sopra, la copertina di "Non si vive in silenzio", l'ultima fatica discografica di Luisa Corna che dĂ anche il titolo allo spettacolo che la stessa ha portato in giro quest'estate
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IO NON SO STARE ZITTA CAPACE DI PASSARE DAL MICROFONO ALLA CONDUZIONE DI PROGRAMMI TELEVISIVI, UNA DELLE PIÙ BELLE ARTISTE ITALIANE SI RACCONTA A CUORE APERTO, SVELANDO CHE LA MUSICA, E SOLO LA MUSICA, È SEMPRE STATO IL MOTORE DELLA SUA ESISTENZA di Simona Rapparelli
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ei è una di quelle che potrebbe tirarsela davvero: inizia sulle passerelle per Missoni e Dolce & Gabbana, va avanti con le foto di Helmut Newton e Fabrizio Ferri, ma ha un solo obiettivo in testa: la musica. Eppure, durante la nostra chiacchierata, Luisa sceglie di affrontare un tema delicato e rischioso, in tempi come questi, come il rapporto storicamente difficile tra bellezza e successo.
Cantante, conduttrice, attrice: sei un’artista a tutto raggio e instancabile, ma come nasce la passione per lo spettacolo? Ero ragazzina e la musica è stata il mio grande e primo amore: a sedici anni ho deciso di frequentare una scuola di canto a Milano e sempre lì ho avviato i primi passi da cantante, esibendomi in alcuni locali insieme ad una band. Qualche tempo dopo ho frequentato una scuola di teatro perché pensavo – e ne sono convinta ancora oggi – che fosse importante per la mia formazione. Una scelta dipesa dal fatto che i miei miti erano tutti in grado di affrontare le più svariate forme di spettacolo: gli artisti che ammiravo si esibivano nei ruoli più diversi, dettaglio che mi ha convinto a non limitarmi ad una passione soltanto, ma a coltivare il talento anche in altri forme di spettacolo.
Dillo solo a noi, promettiamo di mantenere il segreto: ma a te cosa piace di più? La musica, un milione di volte. Tutto è successo grazie alle sette note, che sono sempre state il perno su cui la mia vita ha continuato a muoversi: sono arrivata in televisione nel 1997-1998, finendo nel cast di “Domenica In” grazie al supporto di Michele Guardì e forte anche della scelta di Fabrizio Frizzi, che mi aveva voluta proprio come cantante. Poi mi ha notata Corrado, ed è stato proprio lui a introdurmi per la prima volta in un duplice ruolo artistico: l’occasione era l’edizione estiva di “Tiramolla Estate” con Giampiero Ingrassia, in cui cantavo, ma ho provato l’emozione profonda di condurre una trasmissione. Corrado era un mostro sacro della televisione e della radio, regalaci un tuo personale ricordo. Una persona splendida. Non posso dimenticare la sua telefonata: ero a “Domenica In”, quando improvvisamente ho ricevuto una chiamata sentendo la sua inconfondibile voce. Era ironico, semplice, autentico: di Corrado conservo uno straordinario ricordo. Te la senti di fare un paragone tra il mondo della musica e quello della televisione di qualche anno fa rispetto al panorama attuale? E’ innegabile, oggi la crisi investe anche, tristemente, il mondo dello spettacolo: le difficoltà
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L'INTERVISTA: Luisa Corna vi lì e trovi che le cose funzionano, che possono crearsi occasioni interessanti a livello professionale, anche perché la discografia italiana in quei giorni gira tutta intorno al teatro Ariston. Rimanendo in tema musicale, l’anno in corso hai interpretato un singolo scritto da Gino Paoli, “Non si vive in silenzio”, che è stato anche il titolo del tuo tour estivo, giusto? Esatto. La mia estate è stata una stagione bellissima: di solito si dice che in questi periodi non si lavora mentre io ho avuto tantissime date che mi hanno portato in giro per l’Italia. Nel cd ci sono anche alcune cover straniere che ho voluto riprendere e riscrivere in italiano, ma anche inediti ed una bellissima canzone di Alex Britti, “Due sillabe”: il testo è mio, Alex ha curato gli arrangiamenti. Ho poi ripreso “Non si vive in silenzio” di Paoli perché mi piaceva molto e ha un titolo che in questo momento della vita mi rappresenta in pieno: non voglio stare zitta, ho troppo da dire e da cantare. economiche spingono a non rischiare, con il risultato che non si creano programmi nuovi. Chi fa le spese di questa situazione sono i giovani: oggi chi vuole trovare la strada per il successo deve tentare con i reality show. Quali sono i consigli che ti senti di dare ai giovani che sognano la carriera artistica? Sicuramente la preparazione. A volte attraverso Facebook mi scrivono ragazzi che chiedono la via più semplice e veloce per diventare famosi: la mia risposta in realtà è una domanda, perché quasi nessuno aggiunge cosa vorrebbe fare, la maggioranza punta alla notorietà e a guadagnare molti soldi, ma senza avere alcun talento da vantare. Invece è fondamentale possedere e curare un’attitudine, poi tutto si può affinare ed ampliare, ma non è possibile far partire ogni cosa dal presupposto: “non so, ma voglio diventare famoso”. Oltre ad essere un’artista sei anche una bellissima donna: quanto conta l’aspetto
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fisico per avere successo? Ovviamente è stato importante. Ho avuto una fase della mia vita professionale in cui il mio aspetto è stato messo molto in evidenza, spesso a discapito delle mie ambizioni e dei miei sogni. Però è poi nata l’esigenza di poter esprimere non soltanto la fisicità, ma le doti artistiche. Nasci carina, ma quel che ti gratifica è quanto riesci a costruire con le tue mani ed i tuoi sforzi: inizialmente il mio corpo mi ha aiutato, poi è entrato addirittura in conflitto con il mio voler fare qualcosa di più e di diverso, perché diventava un limite alla mia credibilità. Devo ringraziare Fausto Leali, che mi ha offerto la possibilità di dimostrare le capacità vocali portandomi sul palco di Sanremo. Quindi il Sanremo del 2002, finito al quarto posto con “Ora che ho bisogno di te” in coppia con Leali. Un’esperienza fondamentale… Assolutamente sì. Del Festival se ne dicono sempre molte, però poi arri-
Tutto su Luisa Classe 1965 da Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia, Luisa Corna si fa notare immediatamente per la grande fisicità e le notevoli doti di cantante, attività che alterna con la conduzione di programmi televisivi di successo, partecipazioni a pellicole destinate al grande schermo (“Al momento giusto” di Giorgio Panariello) e ad alcune fiction televisive. Ma a regalarle la grande popolarità è comunque la televisione: dal cast di “Domenica In” passa senza problemi ad affiancare Sandro Piccinini nel programma sportivo “Controcampo”, senza però dimenticare il teatro: nel 2004 Giorgio Albertazzi la vuole nel ruolo della maga Circe nella versione teatrale dell’Odissea. La sua prima fatica discografica risale al 2006 (“Acqua futura”): 11 brani interpretati magnificamente, alcuni dei quali firmati da Renato Zero e Gatto Panceri. Lo scorso anno esce il suo secondo lavoro: “Non si vive in silenzio”, che fra gli altri contiene anche “Corri e vai”, versione italiana di “Run baby run”, celebre successo della cantautrice americana Sheryl Crow. Tra gli amori di Luisa, veri e presunti, spicca per durata e intensità la storia con Alex Britti, oggi diventata un’amicizia.
Il caso della piscina di Voghera
EZ lmZ`bhg^ +)**(+)*+ Zik^ \hg ngZ `kZg]^ ghobm¨ Impegno, dedizione e passione, giorno dopo giorno. Sono stati questi gli ingredienti necessari per rilanciare il centro natatorio di Voghera, che dal punto di vista strutturale rimane uno dei migliori di tutto il territorio, ma che nel corso degli anni aveva perso un po’ di smalto. Oggi, grazie alla società Gestisport, la situazione è radicalmente cambiata. Basti pensare che solo qualche anno fa i vogheresi frequentavano gli impianti natatori dei paesi vicini, mentre oggi è l’esatto contrario: dall’Oltrepo Pavese arrivano a Voghera in tanti per trascorrere una giornata in piscina. E così è da settembre, quando si è aperta la stagione sportiva 2011/2012. Il segreto di questo successo lo spiega Luciano Bertolotti, 41 anni, direttore del centro natatorio. Alle spalle una lunga e prestigiosa carriera sportiva, come atleta e allenatore e nel presente un’esperienza già consolidata sia nella direzione di impianti che in veste di docente. Da quando Gestisport ha rilevato la gestione della piscina di Voghera? Ci occupiamo di questo impianto dal 2008, ma come Gestisport abbiamo il controllo di altri otto ubicati nel nord Italia. Siamo una società specializzata in gestione di impianti sportivi ed anche a Voghera abbiamo portato la nostra esperienza e la nostra professionalità, apportando i cambiamenti necessari al rilancio del centro natatorio. Vorrei ricordare che si tratta di un impianto di una certa grandezza, forse uno dei più capienti dell’Oltrepo’ Pavese, visto che tra istruttori e personale addetto ai servizi vi lavorano circa una quarantina di persone. Cosa avete fatto per rilanciare l’impianto? Anzitutto devo premettere che, dal punto di vista strutturale, nonostante la mia lunga esperienza mi sono imbattuto in pochi impianti belli e completi come quello di Voghera, ma a parte questo, una delle prime innovazioni è stata la della specializzazione del programma didattico, con l’introduzione di corsi annuali che consentono a chi partecipa di sottoporsi ad un ciclo completo. Il nuoto, pur nel suo fascino, è uno degli sport cosiddetti “minori”. Non tutti sanno però che praticarlo fa molto bene alla salute Esatto, questo è un aspetto molto importante: fare sport fa bene in generale, ma il nuoto può dare qualche cosa in più. In acqua tutti i muscoli lavorano in modo armonioso, se ne utilizza un numero maggiore rispetto ad altre discipline e la loro funzione si completa. Per questo motivo inoltre è uno sport fondamentale per lo sviluppo di bambini e ragazzi. Per quanto riguarda la salute il nuoto è uno sport senza controindicazioni, ed è molto difficile che ci si infortuni in acqua. Anzi, alcune discipline sono anche terapeutiche ed è per questo motivo che tanti dei nostri| frequentatori sono persone della terza età.
Quindi non ci sono solo giovani in piscina? Assolutamente no, vengono persone di tutte le età perché noi forniamo servizi e organizziamo corsi che vanno dai bambini agli adulti. La risposta, finora, è stata positiva anche se a Voghera la cultura del nuoto è inferiore rispetto ad altri centri lombardi. Per questo motivo credo che sarà necessario implementare l’attività di sensibilizzazione verso la popolazione. Intanto però la novità di quest’anno riguarda una grande offerta Fra i numerosi servizi che offre il nostro impianto natatorio, oltre ai corsi di nuoto, trovano posto anche Acquagag, Acquafitness, Acquarobica e Acquasoft, corsi di rieducazione e di nuoto per salvamento, corsi di formazione per assistenti bagnanti, per gestanti, con personal trainer e acquagol per bambini e ragazzi. Ma la grande novità dell’annata sarà avere un trimestre gratuito: chi si iscrive ad un corso annuale (da settembre a maggio) pagherà solo sei mesi. Gli ultimi tre li offriamo noi. Andrea Pestoni
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SPECIALE 11 SETTEMBRE
LA STORIA DI RACHEL...
MODELLA, PR, BELLISSIMA E FERITA NEL PROFONDO: PERDE UN FIDANZATO NEL CROLLO DELLE TORRI E FATICOSAMENTE PROVA A RINASCERE, MENTRE L’AMERICA INORRIDISCE GUARDANDOLA VIVERE di Germano Longo
E
’ americana e si chiama Rachel Uchitel, un nome che ai più dice poco, ma basta guardarla per capire come andrà a finire questa storia. Il quarto d’ora di celebrità a lei tocca dieci anni fa esatti, quando nei giorni intorno all’11 settembre girava disperata a
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Ground Zero con appesa al collo la foto del fidanzato, un giovane e rampante broker di Wall Street: chiedeva di lui, cercava lui, ma lui, avrebbe scoperto poco dopo, non era riuscito a lasciare il centoquattresimo piano, restando sotto quelle tonnellate di macerie, insieme
alle altre 2.900 vittime di una follia destinata a cambiare per sempre la strada ai brividi del mondo. La foto di Rachel finisce in prima pagina sul “New York Post”: è alta, bionda e tanto bella, in qualche modo libera e ha urgente bisogno di consolazione. Ma si sa come va
DUE VITE IN GIOCO Una carrellata di immagini di Rachel Uchitel, modella americana resa celebre da una foto che la rietraeva piangente (a sinistra), nei giorni della tragedia delle Torri Gemelle. Nelle altre immagini, Rachel oggi: bella, elegante, ricca e criticata per certi suoi atteggiamenti. E' stata una delle più celebri amanti del golfista Tiger Woods.
la vita in queste cose, e quanto la disperazione sappia portarti su strade imprevedibili, specie se cerchi una scusa per ricominciare ad alzarti alla mattina e credere nel giorno che hai davanti. L’11 settembre del 2001 Rachel non perde solo un uomo, ma tutti insieme i suoi sogni di ragazza con 26 anni, la voglia di farsi una famiglia, di avere una cassetta della posta da svuotare ogni mattina e dei figli da portare a scuola dopo avergli preparato il panino con il burro di arachidi.Così prende le sue cose e parte, finendo dopo un po’ ospite di un’amica a Las Vegas, l’unico posto in America dove la memoria non sanno cosa sia. Riprende a lavorare come PR, si dice così, in alcuni night club della capitale del vizio, così come le era successo di fare a New York. Ma in Nevada le luci sono tante e le
notti anche, così di lei e delle sua gambe lunghe e dritte si accorge un tizio chiamato Tiger Woods. E’ un campione di golf pieno di soldi e fama, ma anche corredato di una moglie con un’ottima mira e pochissima pazienza. Lui e lei, Tiger e Rachel, fanno prima coppia, poi notizia, quindi gossip, fin quando il nome di lei non finisce sui giornali, per la seconda volta. Ma non è più lei a piangere: la mogliettina tradita spazzola con una mazza da golf la macchina di Tiger, e lui se la cava a malapena, scoprendo che un ferro da 9 può fare davvero paura. Rachel smentisce tutto pubblicamente, ma si mormora che abbia preso una sorta di “buona uscita” per non svelare alcuni dettagli piuttosto intimi della relazione con Tiger. Da quel giorno, Rachel Uchitel è tornata sola, c’è chi dice che abbia firmato per posa-
re nuda su Playboy, chi invece da quel momento la prende come esempio di immoralità fatta persona, perché la ragazza disperata dell’11 settembre 2001 e quella tornata a Ground Zero per i dieci anni della tragedia, siano due persone totalmente diverse. Ma guardando bene, spostando con cura ogni parola ed ogni pensiero, si intravede l’unica verità possibile: c’è solo un buco enorme, fra quelle due date, lasciato da un cuore che ha continuato a battere, ma solo per vivere.E Rachel poche settimane fa a New York ha pianto ancora, tirando fuori lacrime vecchie di dieci anni: per lui, rimasto lì sotto insieme a tutti i loro sogni, che si è portato dietro i bambini, la casa e l’albero di natale pieno di luci. Altre macerie, che nessuno ha visto e soprattutto, che forse nessuno saprà mai portarle via.
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SPECIALE 11 SETTEMBRE
...E QUELLA DI SHARBAT DUE OCCHI VERDI PIANTATI NELLA STORIA, E DIETRO DI LORO UN DESTINO FATTO DI PRIVAZIONI E POVERTÀ: LE TORRI GEMELLE HANNO FATTO VITTIME ANCHE LONTANO DA NEW YORK G.L.
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n fotografo non sapeva cosa fosse, e in realtà nemmeno una macchina fotografica. Ma quell’uomo, Steve McCurry, sudava tanto, aveva l’aria simpatica e quando le chiese di stare ferma un istante solo, accettò. Lei aveva circa 13 anni, gli oc-
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chi verdi e lo sguardo pieno di curiosità, paura e fatica, perché a quell’età in Afghanistan sei già una donna, ti piaccia o meno. Si lasciarono per sempre subito dopo il click, con un’alzata di mano, senza un sorriso e senza neanche dirsi come si chiamavano: lei era destinata
alle montagne afghane, lui a tornare a Washington, pieno di rullini per il “National Geographic”, la rivista della più antica istituzione scientifica del mondo. Era il 1984, e gli incredibili occhi di quella ragazzina afghana stavano per diventare forse la più celebre copertina
NESSUN SORRISO Ecco come si è presentata Sharbat Gula agli occhi di Steve McCurry, il fotografo del National che ha fortemente voluto ritrovare la bambina ripresa per caso nel 1984 e diventata un caso internazionale. Negli occhi della donna c'è tutta la sofferenza di anni difficili, immersi in un paese dilaniato dalle guerre e finito al centro dell'attenzione mondiale perché rifugio di terroristi internazionali. Sharbat ha tre figli, ne ha perso uno, e vive con la sua gente fra le montagne dell'Afghanistan, brulle e desolate come l'immagine qui sopra: forse avrebbe voluto sorridere a quell'uomo tornato per farle un'altra fotografia, ma per la legge afghana non ha potuto.
dei 144 anni di storia del “National”, facendo vincere a McCurry premi e riconoscimenti in ogni angolo del mondo. Da allora il pianeta ha fatto i suoi capitomboli, compreso quello più grosso dell’11 settembre, che riporta gli occhi del mondo proprio sull’Aghanistan, dove si dice si nascondano le menti che hanno pianificato l’orrore delle Twin Tower. Anche Steve McCurry ha continuato a lavorare e pensare, ma quando sente le parole Afghanistan e guerra, sente esplodere dentro un solo desiderio: ritrovare la ragazzina dagli occhi verdi. Vola laggiù e inizia da Nasir Bagh, il villaggio dove ha scattato la foto nel 1984, ma di lei non c’è traccia. Chiede, si informa e in cambio gli danno nomi, ipotesi, destini. Fin quando un uomo gli dice io so chi è: si chiama Sharbat Gula, è una donna pashtun e non la troverai facilmente, quelli sono
guerrieri che vivono sulle montagne, a tre giorni di cammino da qui. Sharbat e Steve si incontrano per la seconda volta in una baracca nei dintorni di Tora Bora, quasi al confine con il Pakistan. Sono passati 17 anni, lei è mamma di tre bimbi, due maschietti e una femminuccia, che sarebbero stati quattro, se uno non fosse morto nascendo. Ha gli occhi sempre di un verde intenso, ma hanno visto a sufficienza per perdere splendore: da vent’anni il suo paese è in guerra, i morti si contano a milioni e l’11 settembre 2001 ha reso ancor più impossibile la vita delle popolazioni afghane. Steve McCurry chiede di poter scattare un’altra foto, la seconda e ultima di questa storia, poi ha preso le sue cose per ripartire, ben sapendo che in cambio non avrebbe avuto nemmeno un sorriso: le donne afghane non possono farlo con altri uomini che non siano il
marito, rischiano la vita. La storia triste degli occhi verdi di Sharbat Gula, è servita al National Geographic per creare la fondazione “Afghan Children’s Found”, che ha come obiettivo aiutare le donne afghane a crescere e studiare. E magari a sorridere.
LO SPETTACOLO DELLA SCIENZA
Nata a Washington per volontà di 33 fra esploratori e scienziati, in oltre 120 anni di vita la National Geographic Society ha finanziato numerose spedizioni fra cui il primo volo sul Polo Sud (1929) e le celebri ricerche di Dian Foster sui gorilla di montagna, da cui è poi stato tratto un film con Sigourney Weaver. Nata nello stesso anno della fondazione, il 1888, la rivista ha iniziato ad essere venduta nel 1896 e da allora ha inanellato alcune celebri copertine, fra cui quella di Sharbat Gula.
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Pavia si conferma un importante centro culturale a livello internazionale COMUNE DI PAVIA
A cura dell'Ufficio Comunicazione del Comune di Pavia
Pavia continua nella sua missione di rilancio della propria immagine a livello turistico e culturale e lo fa in grande stile con due appuntamenti artistici veramente di rilievo internazionale. Questo è frutto di un intenso lavoro portato avanti, anche nei mesi estivi da Gian Marco Centinaio, Vice Sindaco e Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Pavia, e dai suoi collaboratori. Assessore Centinaio, ma la cultura a Pavia non si ferma mai? “Assolutamente no, il mio motto fin dalla campagna elettorale di due anni fa era Pavia Vive e in questi mesi sto dimostrando che è possibile risvegliare una città che ha dormito fin troppo in passato”. Partiamo subito dalla mostra Degas, Lautrec, Zandò les folies de Montmartre, che si sta svolgendo presso le Scuderie del Castello Visconteo, dove rimarrà fino al prossimo 18 dicembre. “E’ una mostra che aspettavamo da quasi due anni, che non è stato possibile organizzare dodici mesi fa perché avevamo già in essere altri progetti, ora finalmente l’abbiamo portata a Pavia, grazie ai privati che l’hanno sponsorizzata quasi totalmente e ad Alef che da anni collabora con noi con successo come confermano le numerose presenze registrate in queste prime settimane ”. Passando alle opere esposte, cosa può vedere il turista che viene alle Scuderie del Castello? “Sicuramente opere molto importanti provenienti da musei di grande prestigio come National Gallery di Washington, Kunsthaus di Zurigo e da tre musei della città di Toulouse. In totale circa un centinaio di opere di tre maestri della nouvelle peinture, quali Edgar Degas, Henri de Toulouse-Lautrec e Federico Zandomeneghi, messi per la prima volta in dialogo sul mito di Montmartre, centro pulsante della vita artistica, e non solo, parigina di fine Ottocento e d’inizio
Gian Marco Centinaio Vice Sindaco e Assessore alla Cultura e Turismo
Novecento. Visitando questa mostra, curata da Lorenza Tonani, è possibile rivivere una Parigi diversa da come la vediamo noi oggi, ma che sicuramente ha segnato una tappa importante per l’arte e la cultura in generale. Fu Degas a guardare per primo alla vitalità del quartiere parigino e a rivoluzionare la pittura in seno al realismo, onorando il programma fissato da Baudelaire nel testo Il pittore della vita moderna. Per primo, raccontò l'universo delle giovani e belle donne intente alla toeletta, le corse dei cavalli, il mondo equivoco dei cabaret e dei café-concert, quello del circo e delle case chiuse, e soprattutto quello del balletto, come espresso nella splendida Ballerina in prestito dal Museo cantonale di Lugano. Una riserva di temi e soluzioni compositive a cui attinse - e già solo il titolo del celebre pastello Le Moulin de la Galette lo dichiara - anche Zandò, come veniva soprannominato dagli amici francesi Federico Zandomeneghi, uno dei tre italiani a Parigi, e di cui proprio i Musei civici di Pavia possiedono un consistente nucleo di opere. Un universo che divenne centrale nella produzione di Henri de Toulouse-Lautrec, che identificò non solo la propria arte ma anche la propria vita nella cultura di Montmartre, quella che si respira osservando la Tête de femme della Fondation Bemberg di Toulouse e Au café: le patron et la caissière chlorotique del Kunsthaus di Zurigo. Nel contesto dell'esposizione, carattere di eccezionalità assume il prestito di due opere mai prima presentate in
Italia, provenienti dalla National Gallery di Washington: À la Bastille di Lautrec e The Loge di Degas”. Ma i quadri dei Musei Civici saranno protagonisti di un appuntamento molto importante all’Ermitage di San Pietroburgo. “Con l’Ermitage è in atto da anni una collaborazione e, dal 19 novembre al 22 gennaio 2012, l’importante museo russo ospiterà la pittura italiana dell’Ottocento con un’attenta scelta di opere selezionate all’interno della prestigiosa collezione di pittura ottocentesca dei nostri Musei Civici e delle maggiori collezioni pubbliche e private di Firenze, Torino, Milano, Genova, Bologna, Bergamo Brescia, Carpi, Vercelli, Rovereto. L’evento espositivo concluderà l’anno della cultura e della lingua russa in Italia e della cultura e della lingua italiana in Russia, ma è anche un’occasione di visibilità per la città di Pavia e la sua politica culturale”. Ricordiamo che nella primavera del 2012 la mostra arriverà in Italia. “Terminata l’esposizione a San Pietroburgo l’intera mostra sarà presentata al Castello Visconteo di Pavia dall’11 febbraio al 18 marzo 2012, a completamento della Quadreria dell’Ottocento e della donazione Carla e Giulio Morone. Credo che i nostri cittadini possano essere orgogliosi della rilevanza artistica che Pavia sta ottenendo sempre più anche a livello internazionale. Io lo sono, ma continuerò a lavorare per fare conoscere la nostra città nel mondo, sfruttando ogni occasione possibile”.
Comune di Pavia - Piazza Municipio, 2 - 27100 Pa via - Tel. 0382 399343 fax 0382/399244 e-mail: cultura@comune.pv.it
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Gabriele Marchesi Presidente Associazione Valle del Riesling Oltrepo
Terra, materia prima e chi se ne prende cura Nella odierna globalizzazione dei prodotti e omologazione dei gusti, l’Associazione Valle del Riesling Oltrepo si propone di sviluppare un grande progetto di valorizzazione di tre aspetti fondamentali per differenziarsi nel mondo commerciale globale ossia: vitigno-territorio-vino. In questa direzione vi sono intenti chiari, rivolti al futuro, aventi come base il senso di “far sistema”. A dimostrazione, ultima sinergia, è quella con il Territorio Alto-Adige anch’esso storicamente vocato per la produzione di grandi Riesling, cosicchè ad ora l’asse sinergico MosellaOltrepo-Alto Adige è costituito, grazie al lavoro di intercomunicazione attuato dai fondatori della Valle del Riesling Oltrepo (Gabriele Marchesi, Fabrizio Marzi e Daniele Zangelmi), e si prosegue assieme nell’interfacciarsi con metodi e tecniche di produzione e vinificazione al fine di comunicare e ottenere Riesling di grande appartenenza territoriale e di forte identità organolettica. Far gruppo, ora più che mai, dimostra la serietà, la forza e le possibilità di un progetto avente come fine l’autoaffermarsi in modo unico. Non vi è più nulla da inventare, tutto si crea e si distrugge. Ciò che conta attualmente è impiantare Riesling nei suoli vocati e nelle esposizioni idonee, non serve una continua ricerca scientifica-clonale, tutto ciò è già stato fatto dai nostri predecessori, ciò che fa la differenza ora è mettere a dimora il vitigno Riesling nel territorio che predilige per potersi esprimere al meglio: facciamo crescere il Riesling nelle zone arse e soleggiate che esso esige. Tutto ciò per dimostrare che in un mondo in cui si è perso il valore e l’identità del prodotto, noi come Valle del Riesling Oltrepo ci proponiamo, da prima come
produttori, e poi come comunicatori di una filiera di appartenenza stretta , dove le uniche intermediazioni sono la Natura, la Materia Prima e l’Uomo che se ne prenda cura. Ed è proprio da questa Materia Prima, ossia l’uva con le sue proprietà organolettiche, che vi faccio presente una novità in commercio, da novembre, nella Valle del Riesling Oltrepo, ossia la Grappa Monovitigno di Riesling Renano della Valle del Riesling. Questa grappa è il frutto della Maestra Arte distillatoria eseguita a bagnomaria in alambicchi discontinui. Opera del “Kaiser” Gianni Vittorio Capovilla (www.capovilladistillati.it). Abbiamo selezionato le migliori vinacce fresche d’annata 2010, una importante materia prima, proveniente dai quattro comuni: Calvignano, Montalto Pavese, Mornico Losanna e Oliva Gessi quali rappresentano degnamente il “cuore” della Valle del Riesling Oltrepo. Suddetta materia prima è stata conferita al distillatore, il Kaiser, a Rosà (Vicenza), nella giornata stessa della spremitura delle uve in modo da far pervenire la massima freschezza e integrità della materia. La meticolosa cura nella filiera produttiva ha permesso a questo distillato di racchiudere in sé tutta la fragranza, l’anima, il corpo e lo “spirito” di questo vitigno e di queste terre. Suddetta grappa si chiamerà: REISSENDE TIERE che significa “animale selvatico”, è l’origine del nome Riesling e rappresenta appieno le caratteristiche di questo distillato: schietto ed eccentrico e non addomesticabile. Anche con questo distillato vogliamo dimostrare come, passando at-
traverso un modo di pensare e di agire verso la natura, si possano ottenere grandi prodotti che la esprimono senza interferire con processi chimici-scientifici i quali snaturano e rendono i prodotti tutti uguali. Il consumatore, ora più che mai, deve andare alla ricerca di prodotti fatti dalla terra, di prodotti costituiti da “materia prima sana” e ritrovarne non solo i sapori ma anche le emozioni. E per citare Marcel Proust: “Al solo odore delle madlen, mi ricordo quando da piccolo mia nonna me le serviva a colazione con il te”. Nella Valle del Riesling Oltrepo, trovate oltre ad un progetto di cooperazione delle tre zone vitivinicole più importanti per la produzione del vitigno Riesling (Mosella - Alto Adige - Oltrepò Pavese), un percorso enogastronomico e culturale, perché la Valle del Riesling è una zonazione comunale che comprende sei comuni: Casteggio, Calvignano, Montalto Pavese, Oliva Gessi, Mornico Losanna e Rocca de Giorgi, una estensione vitata a Riesling di 500 ettari che parte da una altezza di 150 s.l.m. per arrivare a 500 s.l.m. dove si edificano monumenti storici dimostrativi di una insedi azione culturale importante, diciotto Aziende vitivinicole, sei Riesling Point, Sei eccellenti Ristoranti tipici e sei piacevoli Strutture di pernotto.Tutto ciò per invitarvi, a nome della Valle del Riesling Oltrepo, a venirci a visitare: saremo ben lieti di ospitarvi nelle nostre realtà di vita produttive e cercheremo di farvi emozionare. Vi aspettiamo a braccia aperte e con il cuore gialloverde che sono i colori della nostra terra, della nostra materia prima e dei nostri Riesling…
no compromessi NO LIMITS
i nostri COLORI
la nostra MATERIA PRIMA
le vostre EMOZIONI *MV^MV]\W VMTTI >ITTM LMT :QM[[TQVO )[[WKQIbQWVM >ITTM LMT :QM[TQVO 7T\ZMX | Ottobre 2011 | 17 *:761 8> 8 bbI >Q\\WZQW >MVM\W d <MT !! d QVNW(^ITTMLMTZQM[TQVO !! d QVNW(^ITTMLMTZQM[TQVOWT\ZMXW Q\ d ___ ^ITTMLMTZQM[TQVOWT\ZMXW Q\
SPECIALE: il Riesling
IL FIGLIO DEL SOLE LE DIVERSE ANGOLAZIONI DEL VINO PIÚ NOBILE ED ELEGANTE CHE CI SIA: FRA TANTA STORIA, MOLTO FUTURO E GIUSTE AMBIZIONI Foto di Massimo Sartirana
LO SPETTACOLO DELL'OLTREPO
Le dolci colline della zona dove il Riesling ha trovato casa, un colpo d'occhio che non ha nulla da invidiare a zone molto più celebrate. Nella pagina a fianco la Statua del Cristo protettore della Valle del Riesling a Madonna del Vento (Montalto P.)
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er molti è la sovrana assoluta delle uve bianche, forse per via di un’indubbia nobiltà che trova tutto il suo carisma in una tavolozza di colori sospesi fra il giallo e l’oro, che si perdono nella trasparenza, ma soprattutto nel sofisticato equilibrio tra acidità e dolcezza che sa racchiudere. In una parola sola, il riesling. Vitigno bianco originario delle vallate attraversate dal Reno e dalla Mosella con tutti i loro affluenti in Germania, dove le viti hanno imparato a crescere su terreni di origine vulcanica, e spesso anche in forte pendenza, pur di non perdersi un raggio di sole, prezioso elemento per la maturazione degli acini. Ma grazie ad una stra-
ordinaria capacità di adattamento del vitigno, capace di crescere proliferare sui più disparati terreni, dando in cambio varietà di vini dal sapore e le caratteristiche organolettiche diverse, dalla Germania, il Riesling ha trovato casa anche nell’Alsazia francese, in Austria,in Italia nell’ Alto Adige e ovviamente, nell’Oltrepo’ Pavese che da sempre ne è la culla del nostro Paese. Il cuore della zona di produzione è compreso in sei comuni appena, piccoli centri con pochi abitanti e tanta tradizione, dove il giorno di mercato è sempre un po’ festa. Un percorso ideale parte da Casteggio, considerata la porta d’ingresso alla zona, 6.500 abitanti dediti per lo più all’agricoltura e alcuni
pregevoli monumenti come la Fontana d’Annibale, dove secondo la leggenda il condottiero si fermò per abbeverare i suoi elefanti, e ancora la splendida Villa Marina, che per qualche notte ospitò anche Giuseppe Mazzini. A poca distanza si incrociano prima Mairano, quindi Calvignano, due borghi oggi con molta più storia che abitanti, visibile in edifici e ville signorili perfettamente inglobate in un paesaggio che sembra un dipinto ad olio. Bisogna salire un po’ per arrivare a Montalto Pavese, lo sanno bene i tanti appassionati di aeromodellismo, deltaplano e parapendio attirati qui proprio dall’altura e dalla presenza di correnti efficaci per il volo. Simbolo della
so Nazionale del Riesling” elegge ogni anno il vino migliore fra decine di produttori italiani. Ma il 2011 porta in serbo
Azienda Agricola Travaglino Località Travaglino,6 Calvignano (PV) Tel. 0383.872222 – Fax. 0383.871106 Tenuta La Marzuola Loc. Marzuola Calvignano (PV) Tel. 0383.871123 – Fax 0383.871123
Azienda Agricola Sabaghina Fraz. Sabaghina, 1 Montalto Pavese (PV) Tel. 0383.870258 – Fax 0383.870258
una novità che inorgoglisce particolarmente la zona dell’Oltrepo’: per la prima volta il concorso lascia Naturno, locali-
Azienda Agricola San Michele ai Pianoni Loc. Pianoni Montecalvo Versiggia (PV) Tel. 0385.99842 – Fax 0385.99842
tà dell’Alto Adige che tradizionalmente ospita l’evento, per sbarcare anche nel pavese. Un cambio di marcia dal significato ancor più profondo, vista la deci-
Azienda Agricola Cà di Frara Località Casa Ferrari, 1 Mornico Losana (PV) Tel. 0383.892289 – Fax 0383.892752
sione di alternare – d’ora in poi – un’edizione altoatesina con una nella zona del pavese, ma soprattutto sintomo di
Azienda Agricola Isimbarda Fraz. Castello – Cascina Isimbardi 27046 Santa Giulietta (PV) Tel. 0383.899256 – Fax 0383.814077
uno spirito collaborativo fra le due zone, ognuna delle quali gode di così tante attrattive da rappresentare una meta tu-
Società Agricola Riva del Borgo Frazione Rivazza Borgo Priolo (PV) Tel. 0383.872377
ristica completa. Due le date per le premiazioni che segnano il debutto anche in terra lombarda: la prima, ospitata durante il Merano Wine Festival il 5 novembre al Teatro Puc-
12 novembre.
Vini Albani Strada San Biagio, 46 Casteggio (PV) Tel. 0383.83622 – Fax 0383.803294
Azienda Agricola Marchesi di Montalto Località Costa Gallotti, 6 Montalto Pavese (PV) Tel. 0383.870358 – Fax 0383.870358 – 339.4982856
Giunto alla settima edizione, il “Concor-
tosa di Cantù, a Casteggio, il prossimo
Azienda agricola Le Fracce Via Castel del Lupo, 5 Mairano di Casteggio (PV) Tel. 0383.82526 – 805769 – Fax 0383.804151
Azienda Vitivinicola Cantine di Mezzaluna Località Casa Tacconi, 1 Montalto Pavese (PV) Tel. 0383.870282 – Fax 0383.870282
E a novembre, arriva il migliore
cini e la seconda in scena presso la Cer-
LE CANTINE DELL’ASSOCIAZIONE VALLE DEL RIESLING
GLI ACINI SI TINGONO D'ORO
Il vitigno da cui si ottiene il principe dei vini bianchi, ama i climi decisi e gli sbalzi termici: dal caldo intenso del giorno al fresco tagliente delle notti
Tenuta Cà Boffenisio Località Boffenisio, 3 Borgo Priolo (PV) Tel. 0383.871149 – Fax 0383.871149 339.2154535
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SPECIALE: il Riesling Terre d’Oltrepò Via Sansaluto, 81 Broni (PV) Tel. 0385.51505 – Fax 0385.56025 Fratelli Giorgi Frazione Camponoce, 39/4 Canneto Pavese (PV) Tel. 0385.262151 – Fax 0385.604440 Azienda Agricola Fiamberti Giulio Via Roma, 31 Canneto Pavese (PV) Tel. 0385.88019 – Fax 0385.88414 Azienda Agricola Calatroni Loc. Casa grande Montecalvo Versiggia (PV) Tel. 0385.99013 – Fax 0385.99013 Vinicola Decordi del Borgo Imperiale Cortesole Via delle Brede, 6 Motta Baluffi (CR) Tel. 0375.310203 – Fax 0375.310303 La Celata Azienda Agricola Molinelli di Molinelli Luigi Giovanni Via dei Mille, 21 Ziano Piacentino (PC) Tel. 0523.863230 – Fax 0523.864700 I RIESLING POINT Casa del Riesling c/o Ristorante da Guido Via Bernini, 91 Mairano di Casteggio (PV) Tel. 0383.82150 – 335.78378168 Agriturismo Brunelli Riva del borgo Fraz.Rivazza Borgo Priolo (PV) Tel 0383.872377 Hosteria La Cave Cantù c/o Certosa, Cantù Casteggio (PV) Tel. 0383.1912171 – 340.5627006 Locanda Calvinianus Via Roma, 6 Calvignano (PV) Tel. 0383.872778 Ristorante Leon d’oro Via Vigorelli, 90 Casteggio (PV) Tel 0383.83167 Ristorante Italia Piazza Vittorio Veneto Montalto Pavese (PV) Tel. 0383.870137 – Fax 0383.87326
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zona è il Castello del Conte Balduino che ancora oggi domina la valle. Mornico Losana è uno dei comuni che Federico Barbarossa concesse alla città di Pavia nel 1164, mentre pare certo che il comune di Verzate sorga su quella che un tempo era stata una delle più note case dei Templari dell’epoca. Sono 180, gli abitanti di Oliva Gessi, piccolo borgo adagiato nelle vicinanze di due torrenti e conosciuto fin dall’antichità per alcuni depositi gessosi, che hanno dato origine al nome. Ancora meno – 66 – le anime di Rocca de’ Giorgi, il cui comune è diviso fra due colline all’opposto della valle. Per valorizzare questo piccolo angolo d’Italia, che al vitigno dedica buona parte della propria economia, nel 2007 è nata la “Valle del Riesling Oltrepo’”, associazione che riunisce una ventina di produttori. E proprio con i produttori della Mosella, patria assoluta del Riesling, che nel 2008 l’associazione ha stilato un accordo che prevede un fitto scambio di informazioni fra la Valle del Riesling e il DKR-Sozialwerk Bernakastel-Wittlich GmbH Am Kupark che riguardano le più avanzate tecniche di coltivazione, produzione,
E quando arriva l'appetito... In una zona così, popolare e ancora legata alle tradizioni gastronomiche, è facile cedere ai richiami della gola, magari alternando un sorso di Riesling con una delle specialità del posto. Da non perdere assolutamente il “Miccone di Stradella”, pane bianco a pasta dura lavorata come si faceva un tempo, viene venduto in forme tonde ed ha la capacità di resistere qualche giorno. Nulla vieta di accompagnarlo con il “Salame di Varzi”, prodotto DOP, realizzato utilizzando coscia, spalla, lonza, coppa, filetto, guanciale e pancetta del maiale. La lavorazione termina con l’aggiunta di sale, vino rosso, pepe nero e aglio. Da segnalare ancora i formaggi di capra, freschi o stagionati che siano, il miele di acacia e per finire le torte, la paradiso e la mandorlata, rimaste uguali alle ricette delle nonne.
FRA VIGNE E CASTELLI
Simbolo della zona è il Castello del Conte Balduino di Montalto Pavese, che ancora oggi domina la valle. Nei week end questi pendii si animano di appassionati di volo
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vinificazione e commercializzazione, con in più la possibilità di collaborare in manifestazioni dove il fine ultimo è promuovere il Riesling. Ed è esattamente nella zona dell’Oltrepo’, secondo la tradizione, che le truppe austriache impegnate ad occupare il Lombardo Veneto, portarono i primi vitigni di Riesling, intuendo che la vallata aveva le caratteristiche giuste perché la pianta attecchisse. In effetti, il territorio è caratterizzato da una terra fondamentalmente calcarea e gessosa, vanta un’ottima esposizione e venti mai troppo forti, l’ideale per fare da sfondo ad un vitigno che ama i climi forti e addirittura si esalta con gli sbalzi termici, con estati dalle giornate molto calde e notti piuttosto fresche. Elementi fondamentali per permettere la crescita ad un grappolo piccolo e tozzo, di un profondo giallo ambrato e con la buccia spessa e aromatica.
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SPECIALE: il Riesling Ma come riconoscere un vero Riesling? Esistono caratteristiche proprie del vino, a cominciare dall’aspetto, che dev’essere di un giallo chiaro con accenni di riflessi verdi appena accennati ed una brillantezza che si esalta quando è colpita da una fonte di luce. Al palato, poi, si avverte la lieve presenza di aromi fruttati e floreali, stemperati in accenni di liquirizia, anice, cumino e finocchio, che assicurano una vera tridimensionalità al gusto. Quel che resta in bocca, già al primo sorso, è un gusto preciso, tagliato, senza mezze misure malgrado l’alcol non sia mai il prim’attore di questo vino, che a detta dei più grandi esperti mondiali, si assesta da sempre ai primissimi posti della classifica dei vini bianchi.
Pillole di storia ratore del Sacro Romano Impero
le Riesling potrebbe essere il
Ludovico II che immediatamente
vitigno che i romani chiamava-
ordina che sia piantato in grande
no “Argitis minor”, mentre altre
quantità lungo la valle del Reno.
ricostruzioni spostano più avan-
Da qui sembrerebbe originarsi
ti l’inizio di questa storia, intor-
anche il nome Riesling, dal termi-
no al IX secolo nella zona del
ne “riesen” che in tedesco indica
Rheinghau.
qualcosa che scorre, come ap-
Fra i primi a restare colpito l'mpe-
punto un fiume.
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Secondo alcuni studiosi, l’attua-
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A cura di Andrea Pestoni
L'amore è una casa meravigliosa UNO DEI SEGRETI DELLA FELICITÀ? VIVERE IN UN "NIDO" PIÙ CHE PERFETTO. GUIDA A VOLTE SEMISERIA ALL'ELENCO DELLE COSE A CUI BADARE, IN COMPAGNIA DEI DUE INNAMORATI PIÚ CELEBRI DELLA STORIA
“
Oh Romeo Romeo, perché sei tu Romeo!?”. Perché sono io? Te lo dico a chiare lettere, cara la mia Giulietta: perché tua mamma, ovvero la mia futura suocera, ci ha dato ancora una volta buca e se vogliamo iniziare ad organizzare questo benedetto matrimonio ci dobbiamo muovere noi…”. Passano i secoli, ci sarà un po’ meno romanticismo, magari un buon avvocato sarà riuscito a mettere d’accordo Montecchi e Capuleti, ma sta di fatto che l’incontro sotto il poetico balcone è solo l’ultimo passo di un lungo percorso che porta al matrimonio. Prima di tutto sia Romeo che Giulietta non avrebbero mai potuto vivere a casa dei rispettivi suoceri. Quindi la scelta obbligata è quella di trovare una casa. Sì, ma come? “Questa volta voglio una casa moderna - dice Giulietta (che naturalmente è già al comando delle operazioni) - a cominciare dall’arredamento. Tutto dev’essere perfetto, anche per quanto riguarda i dettagli come l’illuminazione. Che senso ha avere un bell’arredamento se poi non è supportato da un’illuminazione efficace che risalti le forme?”.
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E fu così che Romeo e Giulietta iniziarono a studiare ogni angolo della casa per adeguarlo ai propri equilibri e alle piccole e grandi necessità quotidiane. Nella scelta dell'arredo e dei suoi componenti sarebbe bene orientarsi verso materiali naturali e leggeri, più raramente verso mobili con prevalenza di parti chimiche. Insomma, l’artigianato è sempre più di moda. Meglio evitare l’uso di materiali inquinanti, imparando a sfruttare al massimo la luce del sole, in modo da consentire all’organismo di ritrovare i suoi ritmi naturali. Un'abitazione ergonomica, infatti, permette di muoversi e di interagire con gli oggetti racchiusi al suo interno senza fatica e senza difficoltà, e si caratterizza con condizioni ambientali in armonia con i propri ritmi quotidiani. “Caro Romeo, hai mai sentito parlare del Nesting?”. “E’ mica il cugino di Paride?”, risponde l’innamorato. No, nient’affatto… letteralmente la traduzione è “fare il nido” ed è una delle ultime nuove mode di arredare e costruire la propria casa. Il Nesting si propone come tendenza del momento che vede nella casa il luogo di protezione da quel senso di insicurezza che avvertiamo sempre di più sul lavoro, nella vita metropolitana e negli eventi internazionali. Candele agli oli essenziali, materiali e tessuti naturali per pavimenti, rivestimenti e biancheria, cuscini di ogni dimensione, linee arrotondate di mobili e oggetti. Bastano pochi principi per tra-
Nesting: il piacere di dividere un progetto Gli americani, che riescono sempre a trovare una definizione per tutto, racchiudono sotto il termine “Nesting” alcuni stati d’animo profondi, legati per lo più a concetti piacevoli. Ad esempio le sensazioni ed i pensieri di una futura mamma, consapevole che l’arrivo del piccolo comporterà mutazioni tanto nella vita quotidiana quanto dal punto di vista dell’arredamento di casa. Ma con il termine Nesting si intende soprattutto il piacere di sistemare mobili e oggetti all’interno dell’ambiente familiare e di tutte le operazioni di ristrutturazione. In qualche modo quindi, il termine indica un momento di grande sintonia fra esseri umani che dividono un progetto in comune, che questo sia – per l'appunto – creare il proprio “nido” su misura, dove andare a vivere o mettere al mondo un figlio.
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sformare la casa in un rifugio intimo e caldo: abbassare le luci o, in alternativa, affidarsi a quella naturale delle candele o di un caminetto. Quindi è sufficiente adagiarsi sulla poltrona preferita, oppure sdraiarsi sui grandi cuscini a terra, magari su un pavimento di legno o un tappeto. Per finire coprirsi con una morbida coperta di lana o un plaid di cotone. A questo punto si è pronti per leggere un libro o guardare un film, condividendo il momento con gli amici o la famiglia. E volendo aggiungere un tocco di relax in più basta mettere un
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po’ di musica di sottofondo, meglio se classica, jazz o new age. “Mi sembra tutto perfetto”, dice Romeo. “Non ancora - risponde Giulietta – voglio, anzi pretendo che la mia casa sia sicura, quindi ora cerchiamo il sistema d’allarme più innovativo e moderno che si possa trovare. Quando siamo in casa da soli, nessuno ci deve disturbare e soprattutto, con tutto quello che spendiamo, non vorrei che il nostro indirizzo diventasse interessante per i ladri”. Altra tappa, quindi, in un negozio spe-
cializzato in sistemi d’allarme per abitazioni. Magari uno di quelli che propongono allarmi Bluetooth, senza fili, che collegano tutti gli ambienti della casa. “Giulietta, ci siamo dimenticati di dire una cosa all’architetto… non gli abbiamo detto dove vogliamo il balcone”. Romeo sorride, perché sa già che, oltre alla sua casa, anche il balcone diventerà uno dei più famosi di tutto il mondo. “Romeo, sei ancora tu Romeo!?”. Si Giulietta, ho capito, andiamo a vedere come procedono i lavori per la chiesa…
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pochi km da Voghera, potrete trovare 1.500 mq di area produttiva ed espositiva, dove sarete accolti dai fratelli Incisa che da 20 anni operano nel settore dei serramenti, non soltanto come rivenditori ma come produttori nel campo del legno e dell’alluminio. I titolari della Tecno Serramenti collaborano con numerosi studi di designer ed architettura per essere sempre al ‘passo coi tempi’ ma soprattutto per soddisfare ogni esigenza del cliente, cercando di consigliare al meglio grazie all’esperienza maturata nel tempo e seguendo il cliente dalla commessa alla posa in opera dei serramenti. All’interno dell’area espositiva, fanno bella mostra di sè: serramenti in allumino, alluminio/legno, pvc, porte blindate che renderanno più sicura la vostra casa, porte interne, portoni sezionali, tende da sole e tende tecniche, oltre 30 modelli di persiane (anche blindate), tapparelle di ogni tipo, zanzariere, cancelletti e inferiate di sicurezza, basculanti, carpenteria in ferro lavorazioni in acciaio e falsi telai e cassonetti per porte scorrevoli interno muro
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Photo by Roberto Omodeo Zorin i i
Ha aperto a settembre a San Martino Siccomario il terzo show room dei fratelli Arcadipane e di Monica Scotti, già noti e apprezzati per i due saloni Look Center di Pavia. Si chiama “Evolution” ed è uno scrigno di segreti e d’attenzioni, studiate per raggiungere un obiettivo su tutti: coccolare la propria clientela. Non è solo una questione di capacità commerciale: ci sono mestieri che uno ha dentro, abilità professionali che sono in realtà veri e propri talenti. È questa la sensazione che si prova varcando la soglia dei saloni Look Center, ormai vera e propria catena del capello e del benessere che si completa oggi col “Evolution”, inaugurato l’11 settembre scorso alla presenza del sindaco di San Martino Siccomario Vittorio Barella, del sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, del sindaco di Cava Manara Claudia Montagna e dell’assessore provinciale Emanuela Marchiafava, a testimo-
Esclusivisti:
nianza di quanto la professionalità dei fratelli Arcadipane rappresenti a pieno titolo il meglio del tessuto economico e sociale di Pavia e provincia. È esattamente qui, allo show room Evolution appena aperto così come nei saloni Look Center, che esce allo scoperto la grande esperienza maturata da Lillo (titolare dei Look Center dal 1988) e di Gianfranco, Maurizio, Massimo e Monica, che sono cresciuti insieme e che hanno imparato i migliori trucchi del mestiere da maestri dell’hair style del calibro di Aldo Coppola e Tony&Guy. La cura dei dettagli, declinata anche negli arredi, fa il resto, come l’i-Pad incastonato nel pouf del salottino all’ingresso pensato per trasformare in piacere l’attesa, mai troppo lunga comunque grazie al sistema di prenotazione su appuntamento. Quasi un peccato, vien da dire, visto l’ambiente reso ancora più rilassante dai
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pannelli in cristallo all’interno dei quali scorrono flussi d’acqua che rimandano alla cultura orientale dell’ospitalità e della riflessione. Non stupisce allora neppure la zona bimbi, fortemente voluta dai fratelli Arcadipane, consci del fatto che per gli adulti non esiste relax fin quando anche i loro piccoli non sono sotto controllo. Un angolo dello show room creato espressamente per i bambini, quindi, con grandi specchi a forma di animali, ceste ricolmedi giochi e poltroncine su misura, così che anche tagliarsi i capelli diventi un gioco. Ancora attenzioni, anche “hi-tech”, attendono poi gli adulti nelle altre aree del salone: 15 postazioni in tutto, ognuna equipaggiata con un proprio televisore, dedicate alcune al taglio e piega, altre alle colorazioni, altre ancora alla diagnosi del capello fino ad arrivare all’angolo della cosmesi, con le ultime
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novità delle linee Kerastase e Oreal. Isolata dal resto è infine la saletta riservata al “lavaggio madre”: un’esperienza sensoriale a tutti gli effetti della durata di circa quaranta minuti, che prevede un trattamento del cuoio capelluto e dei capelli con acqua demineralizzata seduti su una poltrona che massaggia la muscolatura del collo e della schiena, e illuminati da una lampada cromo-terapica. Insomma, non resta che togliersi la curiosità di scoprire tutto il resto andando a vedere di persona “Evolution”, aperto tutti i giorni - anche il lunedì - dalle ore 9 alle 19. E’ GRADITA LA PRENOTAZIONE
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Oh Romeo Romeo, perché sei tu Romeo!?”. Ancora??? Dai Giulietta, scendi dal balcone della casa di tua mamma che dobbiamo andare a scegliere i fiori. Tantissimi fiori. Abbelliranno la casa della sposa, dove lei si farà fotografare mentre si prepara per la cerimonia, il portone, l'auto, la chiesa ed il luogo del ricevimento. Tramontata la moda dei fiori esclusivamente bianchi, dovranno intonarsi a tutto il resto, e creare un'atmosfera omogenea nei vari ambienti. Romeo ha già il mal di testa, ma continua a seguire la sua futura consorte in questo lungo viaggio preparatorio al matrimonio. In casa saranno sufficienti alcuni mazzi da disporre nei punti strategi-
ci. Nell'atrio potranno essere abbinati a piante verdi, specie se l'ambiente è molto vasto, sull'auto invece sarà necessario un piccolo cuscino da appoggiare sul lunotto posteriore e qualche fiore sul cruscotto. Molto più importante è l'addobbo della Chiesa, che non dovrà essere troppo vistoso, ma sottolineare con delicatezza la bellezza ed il pathos della cerimonia. Nel locale in cui si svolgerà il ricevimento i fiori dovranno invece comunicare allegria, così come tutti gli arredi. “Non ti ho ancora sentito parlare del bouquet”, la punzecchia Romeo: “Il bouquet dovrai farlo recapitare a casa mia il mattino del giorno del matrimonio”. Di solito quello di forma rotonda è adatto a tutte le stature e a tutte le figure. Quello aperto e voluminoso è più adatto ad una figura alta e snella e può essere sostituito da un solo fiore, magari una calla (che simboleggia la bellezza) o una rosa vellutata (se bianca è la fedeltà, rosa la dolcezza, rossa la passione). Il bouquet ricadente è fatto da fiori a grappolo e richiede alla sposa
Il tempo delle rose ADDOBBI FLOREALI, ABITO E DETTAGLI: UNA SCELTA DECISIVA PER RENDERE INDIMENTICABILE IL GIORNO DEL SI IL BOUQUET? UNA TRADIZIONE
Malgrado passino le mode, la sposa ha sempre un mazzo di fiori in mano, simbolo assoluto di purezza.
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un incedere sicuro ed elegante. Infine quello a fascio, di solito composto da un mazzo di rose o di tulipani dal gambo lungo (che indicano l'amore perfetto): va appoggiato al braccio e portato con grande disinvoltura. â&#x20AC;&#x153;E quindi quale bouquet devo ordinare?â&#x20AC;?, prova a chiedere Romeo. â&#x20AC;&#x153;Ah, sono affari tuoi mio caro Romeo, e vedi di scegliere quello giusto..â&#x20AC;?. Ma adesso, finalmente, una scelta che spetta solo e solamente a Giulietta: lâ&#x20AC;&#x2122;abito della sposa. Questa volta Romeo può andare al bar a bersi una birretta con gli amici, perchĂŠ è in arrivo la futura suocera. Lâ&#x20AC;&#x2122;abito da sposa va scelto per tradizione insieme alla mamma e va provato con tutti gli accessori.
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Il bouquet può essere di varie forme e composto da fiori diversi
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Deve rispecchiare la personalità della sposa e armonizzarsi col proprio corpo. E' importante anche scegliere in base al luogo ed al tipo di cerimonia. Una volta scelto l’abito sarà necessario dedicarsi al velo, ben sapendo che non esiste una regola generale per la scelta. E’ comunque importante sapere che se esiste un velo di famiglia, vale a dire indossato in passato dalle donne di famiglia, la sposa dovrà scegliere l’abito perché si adatti a quel tipo di velo. Negli altri casi varrà invece la regola contraria: il velo dovrà essere adattato all’abito. La tradizione vuole che il velo sia sottile ed impalpabile, in tulle liscio trattenuto da una coroncina di fiori. Tutt’ora molto apprezzati sono i veli in pizzo di leggerissima fattura come quelli di Bruges o Bruxelles o di pizzo di Burano. In caso di velo a strascico, meglio non superare i tre metri di lunghezza - a meno di non avere Pippa Middleton come damigella - per non compromettere i movimenti della sposa. In ogni caso durante la cerimonia il viso va tenuto scoperto e il velo tolto durante il ricevimento. All'arrivo della sposa all'altare è compito dello sposo sollevare il velo e baciare delicatamente la sposa sulla guancia.
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“Romeo, ma dove sei andato Romeo!?”. “Ma come Giulietta – risponde lo sposo guardando l’amata fidanzata e la sua futura suocera – sono andato al bar a bere qualcosa. Vi è andata bene, perché ancora qualche minuto e me ne sarei andato. Mi avete preso per un pelo…”. Le due donne scoppiano a ridere: forse Romeo voleva dire che l’hanno preso per un… velo.
Strano è bello Non c’è anno, in cui nei principali telegiornali non vada il servizio di coppie che hanno scelto di unirsi in matrimonio sott’acqua, con tanto di muta, bombole e bouquet con fiori in plastica. Una pratica ormai da considerare banalità, visto che basta una rapidissima navigazione in rete per imbattersi in foto e filmati che hanno dell’incredibile. Perché c’è gente, in ogni angolo del mondo, che per il giorno più importante della propria vita ha scelto di esagerare, lasciando libera la fantasia senza ascoltare i consigli di mamma, papà e dell’analista, che in certi casi ha comunque la sua parte di colpe. E se spiccano per originalità gli sposi tinti di verde e abbigliati come Shrek e Fiona, i due protagonisti del celebre film d’animazione, svetta per demenza la coppia che per unirsi in matrimonio ha scelto di lasciarsi ricoprire di api: vero che il matrimonio può diventare una spina nel fianco, ma così forse è un po’ troppo. All’elenco delle stranezze, per non farsi mancare nulla, vanno inclusi Peter Pan e Campanellino, la coppia di zombie con tanto di sangue a colare dal labbro e quella di supereroi: Wonder Woman lei, Spiderman lui. Spazio anche ai fans di Star Wars e quelli di Star Treck, irriducibili che oltre ad abbigliare loro stessi hanno preteso lo stesso sforzo agli invitati. Per finire con la summa di tutto: la coppia che per anticonformismo estremo o risparmio - chi lo sa ha scelto di unirsi in matrimonio totalmente nudi. Peccati che al lancio del bouquet tutti gli invitati se la fossero data a gambe.
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Quando la passione incontra il colore Sono trascorsi quasi 30 anni dal giorno che Giovanni, (“Vanni” per amici e clienti) ha preso in mano il suo primo pennello! Era poco più che un ragazzino quando ha scoperto la sua passione per i colori e ancora oggi, quando parla del suo lavoro, traspare l’amore per il proprio lavoro e la convinzione di avere fatto la scelta giusta: personalizzare le abitazioni di centinaia di persone che si sono affidate a lui, rimane una grandissima soddisfazione che lo ripaga ogni volta come quando fece il suo primo lavoro di imbiancatura! Nel corso di tutti questi anni, sono cambiate alcune tecniche di applicazione dei prodotti e le mode hanno imposto nuovi canoni estetici, il mercato offre molte “lavorazioni particolari” che donano davvero quel tocco
particolare alle nostre case o alle pareti dei nostri uffici: non la semplice imbiancatura dei muri ma un contrasto di colori, uno “spatolato” o un “marmorino” rappresentano quella nota chic che personalizza un ambiente e se poi proprio desideriamo il massimo, perché non regalarsi almeno una parete in “stucco veneziano”. Creare una cameretta coi colori preferiti da nostro figlio, rendendo ancor più confortevole lo spazio dove trascorre molte ore della sua giornata e scoprire quante soluzioni esistono per renderla più luminosa, non sarà più un problema. Giovanni vanta tantissimi anni di esperienza e passione dedicati a chi ama quei dettagli che rendono davvero unici gli ambienti in cui viviamo o lavoriamo, particolari che sono sinonimo di qualità e parlano di noi.
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Oh Romeo…”, iniziò ad intonare Giulietta. “Si, sì, ho capito, andiamo a cercare la location”, disse Romeo aprendo la portiera dell’auto. Storicamente il “pranzo di nozze” simboleggia l'entrata della sposa nella sua nuova condizione: con il pasto consumato insieme dai due coniugi la donna lascia la sua famiglia d'origine e diventa sposa. Può svolgersi in un locale pubblico (ristorante, albergo ecc.) oppure nell'abitazione di uno degli sposi, o ancora in una delle tante ville appositamente messe a disposizione. Se il rinfresco, o parte di esso, si tiene all'aperto sarà bene assicurarsi della presenza di
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eventuali coperture, quali verande o gazebo, in caso di improvviso mutamento delle condizioni atmosferiche. Cosa fondamentale in un banchetto è la disposizione dei tavoli degli invitati, in modo da permettere a tutti di essere a proprio agio e nessuno relegato ai margini. Nell’ipotesi più classica, con tavolo unico a ferro di cavallo, gli sposi sederanno al centro, lei alla destra di lui. Questa, secondo la più diffusa tradizione, la disposizione dei congiunti: madre dello sposo, testimone, madre della sposa, sposo, sposa (a destra), padre dello sposo, testimone o invitata di riguardo, padre della sposa.
Se invece si sceglie il buffet, sarà bene predisporre tavoli e sedie in maniera che gli ospiti possano servirsi comodamente e sedersi dove preferiscono. Da ricordare che se i genitori degli sposi sono divorziati, non dovrebbero sedere al tavolo degli sposi, ma trovare posti in tavoli separati. Nel caso di buoni rapporti tra ex coniugi, possono sedere entrambi al tavolo d'onore mentre i secondi coniugi si sederanno a un tavolo insieme ai familiari del marito o della moglie.Chi desidera solo un intermezzo per salutare amici e parenti prima di partire per il viaggio di nozze opterà per un
cocktail a base di tartine e stuzzichini, accompagnati da bevande analcoliche e vini bianchi. Il taglio della torta, un brindisi a base di champagne e la distribuzione dei confetti coroneranno questo breve intrattenimento, che dovrà distinguersi per la signorilità e la classe dell'insieme.Gli sposi faranno bene a scegliere e provare personalmente il menù, a controllare la qualità dei cibi e delle bevande, specialmente dei vini, ed a curare meticolosamente anche i più piccoli particolari, quali la disposizione dei tavoli, dei fiori, i posti a sedere ecc. Solo così potranno avere la certezza che tutto si svolgerà nel mi-
gliore dei modi. Da non dimenticare il capitolo bambini: meglio organizzare qualcosa espressamente per loro, prima che iniziano a correre fra i tavoli. Esistono realtà che si occupano proprio del loro intrattenimento, con giochi e passatempi diretti da personale qualificato. Un altro aspetto fondamentale del matrimonio è l’album fotografico: uno dei momenti più suggestivi di un avvenimento unico e irripetibile. L'album ha in genere la copertina in cuoio pieno, impreziosita da inserti in altri materiali come legno, ceramica o argento. Un album di matrimonio clas-
sico avrà la copertina in carta di Varese o in tessuto, e tradizionalmente ogni pagina è intercalata da un foglio di velina per preservare le foto. Ma il discorso fatto per il servizio fotografico è valido anche qualora si decida di conservare in un filmato i momenti più rappresentativi della giornata.Ci sono due possibilità: la semplice registrazione video che prevede una camera fissa, oppure un vero e proprio film che prevede poi un montaggio. “Che dici, facciamo una foto insieme abbracciati sul balcone?”. Giulietta lo guarda, poi sbotta: “Romeo, oh Romeo… ma quanto sei banale!!”.
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Ristorante da Mariano Risto
A tavola, ma fra amici Chiunque ama la buona cucina, conosce Mariano. La sua è una storia partita da lontano, che significa una grande esperienza acquisita direttamente sul campo, un professionista sempre alla ricerca di nuove proposte da offrire alla clientela, con un’attenzione particolare tanto a contenere i costi quanto a seguire le tendenze del momento. Il 12 luglio scorso è stato inaugurato “da Mariano”, nuovo locale a S. Martino Siccomario: ampio, luminoso, con aria condizionata e parcheggio, molto curato nei dettagli, al punto da potersi trasformare a seconda della fascia oraria della giornata per soddisfare le esigenze di tutti i clienti. Insomma, la vera alternativa che mancava in provincia di Pavia. Si può iniziare al mattino con le “colazioni internazionali” rigorosamente a buffet, sullo stile degli hotel, oppure fermarsi a pranzo con la possibilità di optare per il menù a prezzo fisso o scegliendo tra le infinite proposte gastronomiche preparate ogni giorno dallo staff di Mariano. La domenica pomeriggio, dalle 17 alle 20, è difficile resistere alla tentazione degli sfiziosi happy-hour, giusto per arrivare un po’ meno affamati ad una cena fatta di antipasti, un’ampia scelta di primi piatti, secondi di pesce (che arriva fresco tutte le mattine) oppure scegliere tra decine di pizze, una più gustosa dell’altra. La struttura particolare, l’ambiente elegante e spazioso, l’ampia scelta di menù consultabili sul sito per poter scegliere quello che più si adatta al proprio palato, a quello degli invitati e a ciò che si vuole spendere, fanno del nuovo ristorante “da Mariano” la location ideale per cene aziendali e meeting di lavoro, cresime, battesimi e feste di laurea, senza ovviamente dimenticare la possibilità celebrare matrimoni anche presso la Cascina Gerone: una location esclusiva immersa nel verde che rende ancor più indimenticabile il giorno più importante della vita. Il trucco è che da Mariano i clienti diventano amici e come tali sono trattati con gli onori che si riservano ad un ospite di riguardo: è questo il motivo per cui tutti i locali di Mariano sono avventure ricche di scoperte gastronomiche. Come essere coccolati in casa propria.
Un nuovo locale rinnova un’antica tradizione di ospitalità e buona tavola, una ricetta infallibile che si applica dalle colazioni alle cene
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...CONTINUA
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Il Principe William e Kate Middleton, la più recente favola d'amore trasmessa in mondovisione: era il 29 aprile di quest'anno
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(E A VOLTE SCONTENTI) RAPIDA E INDOLORE CARRELLATA FRA LE PIÙ FAMOSE NOZZE DELLA STORIA: DAL LUSSO ESAGERATO DEL PRINCIPE UMBERTO DI SAVOIA E MARIA JOSÈ AL BACINO SUL BALCONE DI WILLIAM E KATE
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partire dalla metà del Novecento, quando i giornali prima, e l’avvento della televisione poi, stavano iniziando a globalizzare il mondo, ci sono stati alcuni matrimoni che hanno attirato l’attenzione di tutti. I motivi sono tra i più svariati: si va dal fascino dei personaggi ai matrimoni reali, ma anche a quelle unioni che hanno fatto discutere intere generazioni. Senza voler ripercorrere un vero e proprio “cammino nel tempo” di tutte le unioni nuziali a cavallo di due secoli, è possibile citarne alcune rimaste più delle altre nell’immaginario collettivo. Stabilire quale sia stato il matrimonio più famoso di tutta la storia è davvero difficile, anche se la rivista americana “Forbes” ha stilato una classifica di quelle unioni che hanno invece un altro particolare risultato: sono risultate cioè le più costose di tutta la storia. Al primo posto di questa singolare classifica c’è il matrimonio fra Liza Minelli e David Gest, che risale al 2002, con 500 invitati, Michael Jackson e Elisabeth Taylor come testimoni ed un costo della giornatina stimato in 3 milioni
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LIZA, MICHAEL E LIZ
Foto ricordo per il matrimonio fra Liza Minelli ed il discografico David Gest: oltre agli sposi, due testimoni celebri, Michael Jackson e Liz Taylor, verà autorità in materia.
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e mezzo di dollari. Paul McCartney ed Heather Mills, nello stesso anno guadagnano la seconda posizione: l’ex modella e l’ex Beatle hanno speso “appena” tre milioni di dollari per una cerimonia indiana, con menu vegetariano e fuochi d’artificio a sollazzare gli occhi dei 300 ospiti. All'insegna della sobrietà, al contrario, il terzo matrimonio di Sir Paul con l'ereditiera americana Nancy Shevell, celebrato proprio qualche giorno fa a Londra. Anche questa coppia ha avuto un finale tutt’altro che felice con un divorzio milionario, che infatti rientra anche nella classifica di Forbes dei divorzi più costosi della storia. Infine, medaglia di bronzo per la categoria matrimoni più costosi ad Elizabeth Hurley e Arun Nayar. L’attrice e l’uomo d’affari indiano hanno speso poco meno di tre milioni di dollari per un matrimonio durato otto giorni e diviso in due cerimonie distinte, una nel Regno Unito ed una in India. Ma al di là della singolare classifica, che richiama comunque nomi molto noti nel jet set mondiale, vi sono comunque delle unioni che vengono ri-
MATRIMONI DA COPERTINA
Dall'alto Paul McCartney ed Heather Mills, Liz Hurley fra Arun Nayar e l'amico Jon Bon Jovi, Elton John ed il suo compagno David Furnish
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SOGNI PLANETARI
In questa foto il presidente Kennedy e sua moglie Jackye, sotto Lady Diana Spencer ed il Principe Carlo: il loro matrimonio fu seguito in diretta da 750 milioni di persone
LA DIVA CHE SI FECE PRINCIPESSA
Grace Kelly, una delle piÚ celebri dive di Hollywood, cede alla corte del Principe Ranieri di Monaco mentre è in Costa Azzurra per girare "Caccia al Ladro": l'attrice darà tre eredi al sovrano monegasco, ma morirà tragicamente il 14 settembre 1982 in un incidente stradale.
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cordate ancora oggi a decine di anni di distanza e sono considerate dalla pubblica opinione i matrimoni piĂš famosi della storia. Un esempio su tutti è il matrimonio da favola di Grace Kelly e del Principe Ranieri di Monaco. Si conobbero durante le riprese del film "Caccia al ladro" di cui lei era protagonista: il principe, folgorato dalla musa di Alfred Hitchock, si innamora perdutamente della bellissima attrice americana e per conquistarla mette in mostra il campionario di corteggiamento di cui dispone un nobile. Il matrimonio, celebrato il 18 aprile 1956, fu definito dalla stampa internazionale le nozze del secolo. Altra cerimonia e altra favola per Lady Diana Spencer ed il Principe Carlo dâ&#x20AC;&#x2122;Inghilterra: si calcola che oltre 750 milioni di spettatori in tutto il mondo seguirono il matrimonio fra la principessa triste ed il Principe che, si
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scoprirà anni dopo, amava già un’altra. Come sappiamo la vita aveva in serbo per lei una sorte drammatica: dopo il divorzio da Carlo, due figli e vari flirt più o meno ufficiali, la principessa muore nello schianto della Mercedes su cui viaggiava con il fidanzato Dodi Al Fayed. Era il 31 agosto del 1997. Nozze tra borghesi, ma di stampo reale, quelle tra il futuro amatissimo presidente americano John Kennedy e la sofisticata Jacqueline Bouvier, portata all’altare nel 1953 aggiungendo così un altro tassello alla scalata verso la Casa Bianca orchestrato dal clan Kennedy. Il matrimonio fu brutalmente spezzato il 22 novembre del 1963, quando il Presidente fu assassinato in circostanze ancora misteriose a Dallas, sotto gli occhi della moglie. Di stampo prettamente orientale fu invece l’unione in Giappone nel 1993 tra il Principe Naruhito e Masako Owada: il vestito della sposa era composto da kimono per un peso totale di 12 chili,
per rispettare una tradizione millenaria. Unico particolare: la sposa. Questa volta una grintosa donna manager con due lauree che parla cinque lingue. In Italia invece il matrimonio simbolo del Novecento fu senza dubbio quello dell’8 gennaio 1930: nozze da favola per gli ultimi regnanti d’Italia, il Principe Umberto di Savoia e la Principessa Maria Josè del Belgio. Grandissimo e importantissimo evento nell’Italia che voleva essere imperiale, che credeva nei giovani principi e in un futuro glorioso. La cerimonia fu senz’altro indimenticabile, officiata nella Cappella Paolina, dentro la reggia del Quirinale, che per l’occasione fu completamente trasformata secondo il volere della Regina. Le nozze furono seguite da milioni di persone, gli invitati (tutti di sangue blu, naturalmente) facevano il loro ingresso vestiti con abiti bellissimi che la gente, allora, non si permetteva neanche di sognare. La sposa aveva l’abito bianco, impre-
AVANTI SAVOIA
Il Principe Umberto di Savoia e la Principessa Maria Josè del Belgio nel giorno del loro matrimonio: si sposarono al Quirinale, fra due ali di folla festante
SFARZI DAL CELESTE IMPERO
Il Principe Naruhito e sua moglie Masako Owada: malgrado lei fosse una donna emancipata, non riuscì a sottrarsi alla tradizione che vuole il suo abito nuziale realizzato a mano e dal peso di 12 kg.
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ziosito da un mantello lungo sette metri, gioielli e diadema di inestimabile valore. Tutto era perfetto: la cerimonia solenne si svolse senza intoppi e i presenti si commossero allo scambio degli anelli e alla lettura della benedizione papale. Poi gli sposi si affacciarono felici al balcone, salutando la folla che applaudiva, fra bianche colombe che prendevano il volo. Gli ultimi due matrimoni reali sono ancora invece sotto gli occhi di tutti. Il primo, in Inghilterra, è quello fra il principe William e Kate Middleton, seguito da un milione di inglesi corsi a Londra per salutare un’altra favola felice. Dopo la cerimonia nuziale, William e Kate si
sono scambiati il tradizionale bacio sul balcone di Buckingham Palace, prima di salutare nuovamente la folla e rientrare nel palazzo reale.La coppia è stata omaggiata dal passaggio in volo degli aerei della Royal Air Force. Altrettanto successo mediatico l’ha avuto il recente matrimonio fra il principe Alberto di Monaco e l’ex nuotatrice sudafricana Charlene Wittstock. Si è trattato però di un matrimonio con “giallo”, finito comunque poi a lieto fine, come nelle migliori favole. Pochi giorni prima del matrimonio, infatti, la futura mogliettina ha lasciato precipitosamente Monaco diretta all’aeroporto di Nizza, per prendere un volo all’apparenza senza ritorno per il suo paese
natale. Il sospetto è che la giovane donna avesse scoperto qualcosa di sgradito che l’ha indotta ad abbandonare i preparativi del sontuoso matrimonio. Per fortuna, invece, Charlene Wittstock aveva anche acquistato il biglietto aereo di ritorno e le nozze sono state regolarmente celebrate, trasformando l’ex nuotatrice in Sua Altezza Serenissima, titolo acquisito durante la proclamazione con rito civile avvenuto nella sala del trono. Non si è invece concluso con un matrimonio, ma con un addio, il lungo fidanzamento fra l’attore americano George Clooney e la “nostra” Elisabetta Canalis. Sarebbe stata un’altra favola, peccato.
Due fiabe recenti, dall'esito totalmente diverso: a sinistra un bacio che celebra l'unione fra il Principe Alberto di Monaco e Charlene Wittstok, ed una delle coppie più chiacchierate, Elisabetta Canalis e George Clooney, qui ai tempi del loro fidanzamento
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PAVIA: Vita di un giudice
DALLA PENNA DELL'AVVOCATO
Qui a fianco la copertina dell'ultima fatica di Gian Carlo Rivolta, legale milanese con natali pavesi che vanta un'intensa attività letteraria, iniziata a metà degli anni Novanta.
UNA STORIA SEMPLICE LA LOMELLINA DI FINE OTTOCENTO ED UN MAGISTRATO CHE SCEGLIE DI DIFENDERE I PIÙ DEBOLI, CHE SIANO I CONTADINI O UN BAMBINO FINITO SOTTO LE BOMBE AUSTRIACHE
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avia, la Lomellina, e le campagne che stanno in mezzo: zone di nebbia spesse e freddo che taglia, quando arrivano gli inverni. E’ questa, l’ambientazione scelta da Gian Carlo Rivolta, per il suo “Vita di un giudice” (Sugarco Edizioni, 160 pagine, 15 euro), romanzo in qualche modo autobiografico, dove più che la sua vita, Rivolta ha scelto di raccogliere e ordinare alcuni racconti dello zio, così abile e teatrale da saper inchiodare per ore chi stava a sentire le storie di certi suoi compaesani, diventate vicende che si sono piantate nella memoria di un bambino che pian piano diventava uomo, a sua volta. Rivolta oggi è un affermato avvocato milanese con natali proprio nella Lomellina, dove ancora si rifugia quando è in cerca di un po’ di pace e di ispirazione per mettersi davanti ad una tastiera e scrivere. Sì, perché quando sfila i panni del legale specializzato in questioni aziendali, l’avvocato si tra-
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sforma in un abile narratore, capace di descrizioni minuziose come di ricreare l’atmosfera di tempi andati per sempre. La vicenda del suo romanzo ha come sfondo la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, periodi di grandi innovazioni industriali, di fermenti sociali e politici, di invenzioni che da lì a poco avrebbero cambiato per sempre la storia dell’umanità, ma anche di piccole vicende, di una società per lo più contadina e semplice. Il protagonista è Carluccio, più fortunato di altri già in partenza, visto che è figlio di una nobile e ricca famiglia. Cresce sereno, se non fosse per un collegio di religiosi un po’ troppo triste per piacere ad un bambino, si laurea, diventa un giudice e dentro di lui sente crescere il desiderio di battersi per chi ha avuto meno fortuna e per questo sembra non avere diritti, solo doveri. Un piccolo rivoluzionario di provincia, della bassa padana, che mette nero su bianco i suoi pensieri progres-
GENTE DI CAMPAGNA
In questa pagina e in quella di destra, due immagini d'epoca delle mondine al tempo della Grande Guerra: anni in cui la società italiana era molto semplice e l'analfabetismo estremamente diffuso. Carluccio, il protagonista del romanzo, insegna ai bambini a leggere e scrivere poichè sa che questo è l'unico modo per poter sperare in un futuro migliore
sisti scrivendo sulla stampa clandestina, ma non esita a difendere le mondine, le maestre e le donne in genere, che non potevano ancora votare, ma anche i contadini ed i loro figli, a cui insegna a leggere e scrivere, perché quello può fare la differenza. Ma si sa come vanno certe cose nei paesi, basta fare qualcosa di diverso dal normale per diventare subito quelli scemi, matti o semplicemente venuti male. Eppure Carluccio è un uomo come tutti gli altri, che inizia a sentire il cuore battere più forte quando si trova di fronte a Tina, popolana tanto bella quanto sposata e madre del piccolo Liseo. Il destino sembra allinearsi al giudice, quando Tina resta vedova, ma non è così: il mondo ha voglia di sparare e la Grande Guerra non lascia il tempo a nessuno di pensare ad altro. Le ultime battute di questa vicenda sono drammatiche, tristi, per molti versi eroiche: Carluccio, insieme al piccolo Liseo, trova la morte sotto i cannoni degli austriaci, che hanno sfondato le linee italiane e avanzano. Ma per il finale vero di questa storia bisogna aspettare quarant’anni, in un’appendice a sorpresa che lascia a chi legge il sapore buono della vita. A fare da sfondo alla vicenda, come si diceva, Pavia e la Lomellina, con descrizioni fedeli della vita nelle cascine, scandita dai ritmi della terra, inserendo di tanto in tanto qualche espressione dialettale, giusto il minimo, per dare enfasi ai dialoghi. Ma anche una storia che rispetta fedelmente i fatti politici, economici e sociali del tempo, quando il mondo era abitato da gente semplice.
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LODI: Benvenuti al Nord
LE DUE ANIME DEL FILM
Alessandro Siani, a sinistra, e Claudio Bisio, sono i protagonisti anche del secondo film ispirato alla pellicola francese di Dany Boon. Questa volta, tuttavia, l'idea è tutta italiana.
STAVOLTA SI TORNA SU LODI HA FATTO DA SET CINEMATOGRAFICO ALLA PELLICOLA CON CLAUDIO BISIO, SEQUEL DEL FILM CAMPIONE D’INCASSI DELLO SCORSO INVERNO di Roberta Tacchinardi
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ulla scia del successo di “Benvenuti al sud”, il film che lo scorso inverno ha incassato 32 milioni di euro a fronte dei 4 spesi, il 18 luglio scorso è stato presentato “Benvenuti al nord”, il sequel. A parte i costi leggermente maggiori (6 milioni), la differenza con il primo capitolo è che inizialmente si trattava del remake di un film francese, mentre ora l'operazione è tutta
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made in Italy. La conferenza stampa, cui hanno preso parte giornalisti di tutte le testate e le televisioni italiane, oltre al sindaco di Lodi Lorenzo Guerini, al vice Giuliana Cominetti e all'assessore alla cultura Andrea Ferrari, è stata ospitata dal Bipielle center lodigiano, centro direzionale della Banca Popolare progettato da Enzo Piano. Una struttura unica nel suo genere, simbolo del capoluogo di Provincia. La troupe, coordinata dal regista Luca Miniero e capitanata dalla coppia Claudio Bisio-Alessandro Siani, prima è approdata al Pirellone di Milano e in Piazza Duomo, accolta dal sindaco Pisapia e dal governatore Formigoni, poi è rimasta una settimana a Lodi. La pellicola, prodotta da Medusa con Cattleya, è attesa nelle sale a gennaio 2012 e vede in scena lo stesso cast del primo film: oltre a Bisio e Siani, anche Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini, Nando Paone, Giacomo Rizzo e Nunzia
Schiano. New entry d'eccezione Paolo Rossi, nell'inedito ruolo di “cattivo”: un “tagliatore di teste” delle Poste Italiane. “Opero dove i protagonisti Bisio e Siani lavorano al progetto sperimentale 'E.R.P.E.S', sigla che sta per Efficienza, Rapidità, Puntualità, Energia e Sorriso” – ha spiegato l'artista milanese - “interpreto un personaggio molto vicino al mio modo di pensare nella vita”. Il regista invece si è dimostrato sicuro di sé, al punto di non temere il tipico flop da sequel. Anzi, per tutti si tratta di un secondo film che dovrà superare il successo record di “Benvenuti al sud”. “E' stato rischioso anche lavorare al remake del film di Dany Boon, ma il successo
mostra che la nostra pellicola aveva una sua anima. Per questo non mi preoccupa il sequel, perché esaurisce un capitolo rispetto all'altro film”. E Bisio sottolinea: “E’ un film tutto italiano. Quindi se andrà bene o male le responsabilità sono soltanto nostre. Ma ci sono tante scene divertenti e siamo fiduciosi nella risposta dei botteghini”. Ancora il regista: “In questa stagione si è parlato molto di rivincita della commedia italiana e noi abbiamo fatto la nostra parte, ora speriamo di andare un passettino oltre. La prima pellicola proponeva un uomo che supera tutti i pregiudizi sul sud e finisce per innamorarsene, mentre stavolta il senso è che se sud e nord collaborano, si miglio-
rano a vicenda”. Proprio il Bipielle Center di Lodi è stato sede di una delle location, così come le vie del centro storico, dove sono state girate alcune scene degli attori a bordo di taxi nella realtà trasportato da un camion. Particolarmente affettuosi i fans lodigiani, che si sono dimostrati pazienti, tanto da aspettare per ore gli attori per poter avere un autografo o scattare una foto. Non sono mancate nemmeno ben 1.200 candidature di gente che ha tentato di conquistarsi il celebre quarto d'ora di gloria come comparsa: alla fine la soddisfazione è toccata soltanto a 500 persone. Nella trama il campano Mattia (Siani) si trasferisce nel capoluogo lombardo per lavoro e ritrova l'amico Alberto (Bisio), che, come lui, è in crisi coniugale. Mattia è accusato dalla moglie Maria (Lodovini), che gli ha dato un bambino, di sfuggire alle responsabilità, mentre Silvia (Finocchiaro), rimprovera ad Alberto di dedicarsi solo al lavoro. I due riusciranno quasi a scambiarsi i ruoli rincontrandosi a Milano, la città delle grandi occasioni, che permette a tutti di riscattarsi. Non mancano gli agganci politici, come il rapporto burrascoso di Mattia con la Lega Nord, nella cui sede trova come mascotte un mastino napoletano chiamato Giussano. Significativi gli inevitabili rimandi a “Totò, Peppino e la malafemmina” e ad alti film che in passato hanno trattato le stesse tematiche dell'immigrazione. Non è la prima volta che Lodi si trasforma in un set cinematografico: nei mesi scorsi il centro storico ha ospitato alcuni spot o ciak di programmi televisivi, tra cui quello di “Sereno Variabile”, la nota trasmissione di RaiDue, che aveva per protagonista la top model internazionale, nata proprio a Lodi e terza modella più pagata al mondo, Bianca Balti.
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MILANO: TASTE 2011
CHEF AND THE CITY TRE GIORNI DI ALTA CUCINA ALL’IPPODROMO DI SAN SIRO, PER PROVARE DI PERSONA PIATTI DI CHEF STELLATI, IMPARARE A CUCINARE COME LORO E BERE DA SOMMELIER
di Germano Longo
FUORICLASSE DEI FORNELLI: Da sinistra: Andrea Berton (Trussardi alla Scala), Andrea Provenzani (Il Liberty), Davide Oldani (D'O), Gaetano Simonato (Tano passami l'olio)
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rendete un ippodromo, liberatelo dai cavalli e lasciate spazio alla fantasia di venti fra i più acclamati chef italiani. Succede da due anni a questa parte nel cuore del capoluogo lombardo, lo scorso anno al Parco Sempione e agli inizi di settembre all’ippodromo di San Siro, sull’erba sacra dove un tempo correva Varenne, prendendo
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a prestito un’idea non a caso nata a Londra. Si chiama “Taste of Milano” e come qualsiasi evento legato all’enogastronomia, finisce per riempirsi di moltitudini di gente in ogni ordine e grado di posto, attirata dall’idea di vedere da vicino cuochi spesso resi celebri da passaggi televisivi in prima serata, titolari di ristoranti ornati con qualche
stella Michelin che significano cene indimenticabili, ma altrettanti conti da incorniciare. Eppure a “Taste” riesce il miracolo di rendere gli chef, per una volta, disposti a creare piatti – pardon, piattini – accettando perfino di proporli a prezzi popolari, dove con una decina di “Ducati” (fogliettini del valore di un euro ciascuno) si riesce a mangiare
angolo lounge, dove sedersi per gustare l’assaggino, o “the taste”, come dicono gli inglesi racchiudendo in una parola elegante il rammarico di limitare l’appetito. Ma siccome chi sta dietro a certi fornelli è ormai un personaggio a tutto tondo, e la gente ha voglia di capirne i segreti, su un lato dell’ippodromo campeggiava una tensostruttura ribattezzata “Il teatro degli chef”: un palco per dare vita ad autentici “live cooking show”, in cui imparare famose ricette che sembrano facili, ma poi a casa non vengono mai. Perché come amava ripetere Auguste Gusteau, lo chef fantasma di “Ratatouille”, celebre film d’animazione Disney: “chiunque può cucinare”. Ma non è detto che poi tutti poi vogliano assaggiare, ovvio.
e bere qualcosina, sufficiente giusto se non si ha troppo appetito. Circa sessanta i piatti creati appositamente per il week end all’ippodromo di San Siro, fra cui la cipolla rossa di Tropea caramellata con formaggio di capra, opera di Mattias Perdomo, chef di “Al pont de ferr”, oppure la pizza fritta con mozzarella di bufala, pomodorini e bavarese al pomodoro di Viviana Varese, chef executive di “Alice”, il calamaretto farcito di baccalà alla vicentina con crema leggera di patate affumicate e vele di riso all’acciuga del “Don Carlos”, capitanato da Angelo Angemi, la parmigiana di melanzane incartata con stracciatella e julienne di zucchine al basilico di Andrea Provenzani, chef de “Il Liberty”, ed il raviolo con crema di riso allo zafferano
Anforchettabol, la memoria del palato
e pop corn di maiale proposto da Andrea Berton del “Trussardi alla Scala”. Folla degna di una rockstar per Davide Oldani, reso celebre dalla partecipazione al programma culinario di Alfonso Signorini, e per Gualtiero Marchesi, gran visir della cucina meneghina, presente con “Il Marchesino” e pronto ad esibirsi nell’immancabile risotto mantecato urbi et orbi. Ad essere affollatissimo, ad essere sinceri, era però qualsiasi anfratto offrisse cibame, più o meno ricercato e prezioso: dal foie gras francese al più popolare culatello stipato dentro alla michetta, dalla birra dei frati trappisti alla flute di riesling, fresco al punto giusto per un week end di fine estate. Folla anche per la scuola di cucina, per la “Wine & Spirit Academy” ed in ogni Si intitola proprio così, “Anforchettabol”, incidente lessicale voluto fra l’inglese “unforgettable”, indimenticabile, e la parola forchetta, simbolo universale della cucina, il primo di una lunga serie di volumi ideati da Antonio Marchello, Personal Chef torinese ormai trapiantato a Milano. L’idea di fondo del suo libro, presentato proprio nei giorni di “Taste” è un viaggio nella memoria del tutto particolare, fatto di ricordi legati al palato. A 12 chef fra i più celebri,
Marchello ha chiesto un piatto, un sapore, un ricordo, un odore, un profumo, e loro – abituati per mestiere a creare accostamenti nuovi ogni giorno – hanno accettato, andando indietro con la memoria fino a ritrovare quell’unico ricordo, reso indimenticabile dal gusto. “Anforchettabol, alla ricerca del piatto perduto” (Trenta Editore, 208 pagine, 22 euro), è impreziosito da splendide foto in bianco e nero di Monica Placanica.
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CREMONA: La Festa del Salame
THE SOCIAL SANDWICH
PER RADUNARE MIGLIAIA DI PERSONE BASTANO DEGUSTAZIONI ED UNA PIOGGIA DI PANINI IMBOTTITI: SUCCEDE OGNI ANNO, DA UN LUSTRO A QUESTA PARTE
O
ltre 120 mila panini per sfamare gli appetiti di quasi 40 mila visitatori: sono le cifre, poche ma sufficienti, che meglio di ogni parola spiegano il successo della quinta edizione della Festa del Salame di Cremona, in scena nel centro della città lombarda nel week end fra l’8 ed il 9 ottobre scorsi. Salume fra i più amati, simbolo di cibo paesano, un tempo povero ed oggi celebrato in ogni angolo del globo, del salame si trovano tracce addirittura in epoca preistorica e ancor di più nel medioevo, quando si diffondono le tecniche di conservazione della carne tagliata in piccoli pezzi. Inattaccabile perfino dalle mode del momento, come il kebab, il salame
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trova proprio nella zona del cremonese una delle massime espressioni italiane dell’arte salumiera. Lo dimostra la folla oceanica che ha invaso il centro di Cremona a caccia delle degustazioni gratuite promesse dal Consorzio di Tutela del Salame Cremona, associazione nata nel 1995 per volontà di artigiani, Camera di Commercio, Provincia e Comune di Cremona, Coldiretti e Consorzio Agrario con
l’intento di difendere e diffondere le peculiarità di un’eccellenza gastronomica italiana. A far da contorno all’invasione di panini imbottiti, un fitto calendario di eventi e manifestazioni collaterali, comprese visite guidate alla città e la presenza dei volontari di Emergency (la ONG creata da Gino Strada nel 1994), con il compito di illustrare il lavoro e raccogliere fondi per la creazione di un Centro
Chirurgico e Pediatrico a Goderich, in Sierra Leone. Ma il vero protagonista, alla fine, restava il salame, quello che Francesco Nuti, in una celebre scena di "Caruso Pascoski di padre polacco"(1988), seduto su una panchina azzardava le tendenze politiche dei vari salumi, dando al salame del “socialista”. Forse perché davvero al mondo non esiste nulla di più socialmente utile di un salame da tagliare in compagnia.
Dove il salame è di casa Frutto di una lavorazione artigianale di carne suina fresca rigorosamente italiana, che in fase di macinazione viene aromatizzata con sale e aglio, e quindi insaccata in budelli naturali, il Salame di Cremona riposa in un tempo che varia fra le cinque settimane ed i quattro mesi. Il risultato è una particolare morbidezza al taglio, con fette regolari e compatte di un rosso intenso che sfuma verso il bianco del grasso. Le zone di produzione del Salame di Cremona sono racchiuse in un arco della pianura padana che tocca Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
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LA RICETTA DEL MESE
A cura dello staff della Locanda Calvinianus
Ingredienti per 4 persone: 1litro e ½ di brodo vegetale 320 g di riso carnaroli 30 g di tartufo nero estivo 150 ml di vino bianco Cuveè 59 Azienda agricola Travaglino Burro al tartufo q.b. (preparato precedentemente) 1 scalogno Parmigiano q.b.
Preparazione Difficoltà •••• Rosolare lo scalogno tagliato a pezzettini con il burro al tartufo, preparato facendo fondere il burro a bagnomaria con 5 grammi di tartufo nero. Aggiungere il riso e farlo tostare per 2 o 3 minuti e sfumare con il vino bianco. Aggiungere il brodo vegetale bollente preparato con sedano, cipolla e carota. Continuare la cottura, mescolando con cura, per altri 13/14 minuti, poi mantecare con il burro e spolverizzare con il parmigiano. Servire in un piatto molto caldo, su un letto di tartufo tagliato a fettine sottili e guarnire cospargendo il risotto con scaglie di tartufo.
RISOTTO AL TARTUFO 59 1
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IN TRE MOSSE
A fianco, la preparazione del piatto riassunta in poche fasi salienti: 1) l'aggiunta del riso dopo aver preparato il fondo 2) il brodo vegetale che completa la cottura 3) il riso quasi pronto, con l'aggiunta del burro e poco prima del parmigiano. L'IDEA IN PIÚ
Per rendere indimenticabile il piatto, utilizzare il tartufo bianco, il più pregiato
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Il locale La Locanda Calvinianus è una caratteristica struttura di proprietĂ della storica azienda Travaglino inserita in un incantevole contesto dove le colline si perdono a vista dâ&#x20AC;&#x2122;occhio e i vigneti fanno bella mostra di sè: lâ&#x20AC;&#x2122;ambiente caratteristico, lâ&#x20AC;&#x2122;arredamento essenziale e curato nei dettagli e sale con vista sulle colline, vi lasceranno senza parole. La passione di Piero per la cucina è merito della nonna cuoca che si dilettava ad insegnare al nipote i â&#x20AC;&#x153;trucchiâ&#x20AC;? delle sue ricette, cosĂŹ dopo anni trascorsi nel settore della ristorazione, ha deciso di coronare il sogno della sua vita: proporre i
sapori di una cucina retrò, quelle ricette sconosciute e recuperate che sono il patrimonio culinario delle nostre tradizioni. Salumi del territorio, primi piatti fatti in casa, selezionata carne chianina e piemontese, dolci a cui è impossibile resistere, il tutto accompagnato da ottimi vini dellâ&#x20AC;&#x2122;azienda Travaglino e da una ventina di etichette italiane. Il top della Locanda Calvinianus è la â&#x20AC;&#x153;tartuferiaâ&#x20AC;?, una splendida saletta adibita alla degustazione del tartufo: dove degustare tante ricette a base di tartufo bianco, nero e il bianchetto.
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MODA & TENDENZE: I rossetti di Kate Moss
LA FIRMA SULLE LABBRA UNA DELLE TOP MODEL PIÙ CELEBRI HA CURATO UNA NUOVA LINEA DI ROSSETTI, NATA PER FESTEGGIARE I DIECI ANNI DI ATTACCAMENTO AD UN MARCHIO: IN TEMPI COME QUESTI, È QUASI UN RECORD G.L.
P IL VOLO DELLA TOP Qui sopra, un’immagine dello spettacolare arrivo di Kate Moss, che è stata depositata da un elicottero, riprendendo così le immagini dello spot girato per la Rimmel.
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referiamo chiarirlo, per i più curiosi: non c’era Pippa Middleton, la sorellina più celebre del mondo, e stavolta nemmeno Valeria Marini è riuscita ad imbucarsi. Ma a parte loro, all’evento londinese che è servito per il lancio della linea di rossetti firmata da Kate Moss, mancavano davvero in pochi. Sarà che lei, classe 1974 e forse ultima top degna di tale definizione, resta un’icona insuperabile di bellezza, sensualità e dannazione, malgrado sia in rotta di avvicinamento verso i quarant’anni. Ma ogni volta che mette il naso fuori di
casa, che sia per cacciarsi in un guaio con la giustizia o per mostrarsi al fianco di qualcuno, finisce per fare notizia, in un modo o nell’altro. E’ successo così anche alla Battersea Power Station, l’ex centrale elettrica di Londra, immortalata sulla copertina di “Animals”, album dei Pink Floyd del 1977, e questa volta trasformata in location post industriale utile per dare appuntamento alla stampa e al bel mondo londinese, con le caratteristiche ciminiere diventate due enormi astucci di smalto Rimmel. Scopo della serata, si accennava prima, celebrare i
Pavia e provincia
TUTTO IL BELLO DELLA FESTA In alto, di giallo vestita, Solange Knowles, sorella di Beyoncé e modella internazionale. Nelle altre foto, alcuni momenti del party e della conferenza stampa di presentazione della nuova linea di cosmesi firmata dalla top londinese. A sinistra, stretta in un tubino nero, Georgia May Jagger, ultimogenita del leader dei Rolling Stones e modella ricercatissima.
dieci anni ininterrotti di collaborazione fra Rimmel, multinazionale del make up, e Katherine Ann Moss da Croydon, super top con oltre trecento copertine all’attivo. E per l’occasione, svelare anche il più recente risultato di questo connubio: il “Kate Moss lasting finish lipstick”, un’intera collezione di rossetti da lei stessa ideata, curata e diretta. Perché pare che miss Moss nutra una particolare passione proprio per i rossetti, tanto da studiarne da anni le nuance, da quelli più brillanti, adatti per la notte, alle tinte morbide, più indicate per il giorno. Estremamen-
te londinese l’ambientazione del party, con la Union Jack riproposta ovunque fosse possibile e un drappello di modelli truccatissimi vestiti come le guardie della regina, con tanto di colbacchi. Gli avvistavip non si sono fatti sfuggire la presenza di Georgia May Jagger, la figlia più piccola di papà Mick, ormai lanciatissima come modella malgrado la giovane età, e quella di Solange Knowles, sorella di Beyoncé e cantante anche lei. Ma nulla ha potuto competere all’arrivo di Kate Moss, scesa alla Battersea station direttamente da un elicottero,
riprendendo lo spot televisivo che ha girato per lanciare la sua linea di rossetti. Resa celebre da una pubblicità per un profumo di Calvin Klein, Kate Moss ha sfilato per i più importanti stilisti del mondo, ma dopo una vita di eccessi, culminata con le foto pubblicate dal “Daily Mirror” in cui Kate ed il suo fidanzato Pete Doherty sniffavano cocaina, la modella pare essersi calmata un po’: agli inizi di luglio si è sposata con Jamie Hince, chitarrista e cantante dei “The Kills”. E pare che almeno stavolta non ci sia il trucco.
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MOTORI: I dieci anni di Mini
GIOVANE, CARINA E MOLTO SNOB DUE MILIONI DI ESEMPLARI E 300 EVENTI MEDIATICI SONO IL SUCCO DEL PRIMO DECENNIO DI UNA DELLE AUTO PIÙ AMATE DELLA STORIA: ORA COME NEGLI ANNI SESSANTA, QUANDO È NATA
CON L'ESTRO DI DONATELLA Donatella Versace è una delle firme della moda che ha accettato di allestire una Mini da vendere all'asta, il cui ricavato è devoluto alla ricerca sull'Aids. L'evento, chiamato LifeBall, va tradizionalmente in scena ogni anno a Vienna.
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L
a più mediatica fra le automobili, un’icona che ha attraversato la storia, tornando dal passato con racchiusi gli stessi irresistibili concetti di sempre: moda, tendenza e gioia, esattamente com’è stata all’inizio della sua storia, negli anni Sessanta, dall’idea di Sir Alec Issigonis, geniale ed eccentrico designer. Ecco perché non esistono paragoni e nemmeno esagerazioni, quando si parla di Mini, piccola di na-
G.L.
tali inglesi ma con passaporto tedesco, tirata fuori esattamente dieci anni fa dal gruppo Bmw, sempre abile nel guardare oltre, un po’ più in là degli altri. Il motivo di tanto successo? Difficile spiegarlo in poche parole, perché il fenomeno Mini – per quanto leggermente snob - è stato studiato, analizzato e sminuzzato da intere facoltà universitarie in ogni più piccola parte, addirittura arrivando a spiegare il successo paragonando le cur-
ve della carrozzeria a quelle del corpo umano, quindi familiari a chiunque. Poi, va detto, oltre trecento eventi mediatici e di raffinatissimo marketing, spalmati su dieci anni di vita, hanno certamente fatto il loro lavoro, scavando nel profondo dei gusti della gente e di conseguenza dei mercati, a cominciare proprio dagli italiani, che con il piazzamento al terzo posto in Europa per le vendite, si dimostrano da sempre fra i popoli più reattivi di fronte al ritorno della piccola inglese. Per il resto, non c’è stato campo e settore dove Mini non abbia portato il proprio logo, dal cinema alla moda, dalla fotografia alla musica e allo sport, passando per LifeBall, manifestazione benefica di raccolta di fondi per l’Aids che ogni anno mette all’asta una Mini resa unica dall’intervento dei più grandi stilisti del pianeta, riunendo ospiti celebri da ogni angolo del pianeta. Insomma, motivi più che validi per festeggiare degnamente un decennio lastricato di successi, a cominciare dai due milioni di esemplari venduti, con una serie di celebrazioni che hanno avuto come epicentro una mostra evento ospitata alla Triennale Design Museum di Milano. Lì, oltre a richiami e omaggi a mai finire alla primissima Mini, diventata ancor di più oggetto di vero culto, sono diventate visibili una per una le tappe di questa storia, a cominciare dal modello del 2001, con tanto di disegni e bozzetti per dare nuovo volto ad un vero mito, per finire con il futuro prossimo venturo. In fondo, anche un modo per permettere al gruppo Bmw di svelare dettagli su cui finora vigeva il massimo riserbo, come ad esempio scoprire che i progetti della nuova Mini giravano per i vari piani del quartier generale Bmw fin dalla metà degli anni Novanta, aspettando l’idea ed il momento più giusto. Dopo il concept esposto al Salone di Parigi nel 2000,
giusto per vedere l’impatto sul pubblico, per il lancio definitivo viene scelto il 2001, anno terribile per molti versi ma comunque primo del nuovo millennio. Appena un anno dopo alla famiglia si aggiunge la Cooper S, dove la letterina finale fa già capire che grazie a 163 CV non si scherza più. La prima tornata si completa con la One D, la piccola (e un po’ fiacca) diesel, tassello fondamentale per completare l’invasione ai mercati europei. Ma all’appello in realtà manca ancora la Cabrio: attesissima, arriva sul mercato nel 2004. Nel 2007 è la volta della Clubman, versione “giardinetta” che ricalca una delle varianti più apprezzate della prima Mini, mentre lo scorso anno ha debuttato la Countryman: un piccolo Suv lungo oltre quattro
LE TAPPE DI UN MITO In alto la Mini Countryman, variante Suv, e qui sopra la Mini impegnata nei rally. Sotto due Mini di epoche diverse fotografate sullo sfondo di Montecarlo. In basso una borsa da donna: il merchandising ha accompagnato la storia di Mini fin dal suo esordio
metri, muscoloso e volendo dotata di trazione integrale All4. Fino ad arrivare all’ultima nata, la Mini Coupé: due posti secchi per sottolineare il concetto di go-kart feeling a cui da sempre il marchio si affida per definire il sottile piacere della guida sportiva. Per finire la Mini-e, immancabile versione elettrica ormai pronta per la produzione in grande scala.
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IL FILM: Midnight in Paris
NEL NUOVO FILM DI WOODY ALLEN UN OMAGGIO ALLA VILLE LUMIÈRE ED UNO AL SENTIMENTO CHE PIÙ DI OGNI ALTRO SA SEMPRE INSEGNARE QUALCOSA, SPECIE A CHI SA ASCOLTARE
DUE CUORI E UN BOULEVARD C
osa sarebbe dell’amore senza Parigi, e di Parigi – d’altra parte – se l’amore non esistesse? Forse nulla. In fondo si nutre di questa domanda senza risposta “Midnight in Paris”, ultimo film di Woody Allen, maestro assoluto della commedia intarsiata di ironia, condita da pizzichi di cinismo e una spruzzata di amarezza che la vita, comunque vada, sa sempre spargere intorno a chi sta al mondo. Una passione, quella fra Allen e la Ville Lumière, scoccata tanti anni fa, quando lui cercava di farsi strada come sceneggiatore e attore di “Ciao Pussycat”, il lavoro con cui ha debuttato nel lontano 1965, forte di alcune scene girate a Parigi. Allora, ha confessato di recente, gli è mancato il coraggio, a lui che sta a New York come il Big Ben sta a Londra, di cercare a casa lungo la Senna, di piantare qualche radice, di trovare una scusa qualsiasi per poter tornare in una città che da sempre lo attira come una calamita. L’amore ed il corteggiamento fra Allen e Parigi è andato avanti
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anche con alcune scene di “Tutti dicono I love you” (1996), scoppiando definitivamente questa volta con “Midnight in Paris”, pellicola consacrata dal cameo di Carla Bruni Sarkozy, premier dame di Francia con una passione per le arti. Un vero omaggio alla capitale francese quindi, farcito da scene girate nei luoghi che il regista newyorkese ama frequentare nel corso dei suoi soggiorni parigini: la libreria Shakespeare & Co., il museo de l’Orangerie ed il Rodin, il
mercato delle pulci, la cattedrale di Notre Dame e il ponte Alexandre III. Angoli incantevoli di una metropoli che ha saputo coniarsi un’immagine sospesa fra eleganza, storia e cultura, con i caffè ed i ristoranti, i viali immensi e alberati, i battelli sul fiume, i giardini ed i musei. Nel cast Owen Wilson, biondo attore americano dotato di grande ironia che ha prestato una faccia simpatica a pellicole diventate campioni di incassi come “Starsky & Hutch”, “Una notte al museo”, “Vi presento i nostri” e “Due single a nozze”. Accanto a lui Rachel McAdams, biondina inglese dal sorriso
contagioso e Marion Cotillard, premio Oscar nel 2008 per l’interpretazione di Edith Piaf in “La vie en rose”. La trama
Gil (Owen Wilson) è uno dei meglio pagati sceneggiatori di Hollywood, ogni mattino trova al suo fianco Inez, una fidanzata che tutti gli invidiano (Rachel McAdams) e null’altro intorno che sembra potergli guastare una vita felice. Ma non è così: Gil è diventato sceneggiatore attirato dai facili guadagni, ma all’inizio della carriera sognava un futuro da scrittore, al pari di Hemingway. A Parigi insieme a genitori di lei, Gil e Inez si ritrovano a vivere la Ville Lumière ognu-
no seguendo sogni diversi: lei che desidera una famiglia e la stabilità, mentre lui – che a Parigi aveva vissuto in gioventù – sente crescere dentro l’insoddisfazione per un passione abbandonata a metà, che non ha avuto la costanza di inseguire. Preso dai suoi dubbi conosce Adriana (Marion Cotillard), bellissima stilista che ha vissuto come musa per numerosi artisti, e a quel punto sarà costretto a scendere a patti con un’altra verità mai completamente risolta, che in fondo vale per l’umanità intera: se sia meglio vivere di rimpianti o di rammarichi. Un altro mistero, questa volta non solo parigino.
La scheda del film Titolo: Midnight in Paris – Regia e sceneggiatura: Woody Allen – Prodotto da: Letty Aronson, Stphen Tenenbaum, Jaume Roures – Coproduttori: Helen Robin, Raphael Benoliel – Produttore esecutivo: Javier Mèndez – Direttore della fotografia: Darius Khondji – Scenografie: Anne Seibel – Montaggio: Alisa Lepselter – Produzione: Sony Pictures Classic, Mediapro, Versatil Cinema & Gravier Production Pontchartrain – Distribuzione in Italia: Medusa. Il cast Gil: Owen Wilson Inez: Rachel McAdams Paul: Michael Sheen Adriana: Marion Cotillard Gert: Kathy Bates Salvador: Adrien Brody Guida al museo: Carla Bruni-Sakozy Carol: Nina Arianda John: Kurt Fuller
PARIGI VAL BENE UN AMORE
Owen Wilson a spasso lungo la Senna, sotto l'attore con Rachel McAdams, nel film la sua fidanzata Inez e mentre ascolta insieme a lei le indicazioni di Woody Allen. In apertura Wilson e Marion Cotillard nella romantica notte parigina.
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VERDE E NATURA: i giardini ecocompatibili
SFUMATURE DI VERDE NON È SOLO QUESTIONE DI MODA, MA DI VERA COSCIENZA ECOLOGICA: ATTRAVERSO POCHI PASSAGGI, ECCO COME SFRUTTARE E VALORIZZARE IL PROPRIO GIARDINO di Vaprio Zanoni
S
ALL'INGLESE? NO GRAZIE Il prato ben pettinato non va più: al suo posto, meglio del verde più naturale, anche se all'apparenza meno ordinato
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ono forse finiti per sempre i tempi dei cosiddetti “prati all’inglese” e dei giardini curati in maniera maniacale con l’assenza assoluta di tutto ciò che non sia previsto. Inizia una nuova era all’insegna della sostenibilità ambientale applicata anche ai giardini privati, alle terrazze ed agli spazi verdi in genere? Pare proprio di sì. Il giardiniere meticoloso e specializzato che si preoccupava di eliminare ogni fogliolina di erbacea infestante dal proprio prato con l’ausilio dei più ricercati diserbanti selettivi, o i parassiti con insetticidi chimici si sta, fortunatamente, estinguendo. Una nuova presa di coscienza si sta sviluppando anche nel settore che per autonomasia già sarebbe dovuto essere particolarmente attento alle tematiche ecologiche ma in realtà così attento all'ambiente non sempre si è dimostrato: il giardinaggio. Ma quali risposte si possono dare a queste nuove esigenze?
TAVOLOZZA DI COLORI NATURALI Un giardino rappresenta un prezioso complemento della casa e in base alle stagioni, assicura uno spettacolo di colori e piccoli animali.
Innanzitutto il risparmio energetico e delle risorse naturali, a partire da quelle idriche: gli impianti irrigui, anche automatizzati, non vengono più progettati per essere alimentati esclusivamente dalla rete idrica di acqua potabile ma, al contrario, attraverso la predisposizione di idonee vasche di raccolta, si raccoglie l'acqua piovana attraverso i canali pluviali dell'abitazione oltre a quella che precipita direttamente sul prato. La stessa acqua sarà immessa attraverso il sistema di pompaggio nell'impianto idrico automatizzato, e solo in caso di siccità sarà necessario utilizzare parzialmente anche acqua proveniente dalla rete idrica convenzionale. Anche l’illuminazione dei giardini può sfruttare le nuove tecnologie di diffusione luminosa a led o ancor meglio, con l'ausilio di lampade dotate di pannelli solari con la riduzione al minimo nel primo caso o con l'eliminazione to-
tale nel secondo dei consumi energetici. Ma la vera rivoluzione verde riguarda le scelte agronomiche e la volontà di intendere il giardino come un eco sistema da rispettare e salvaguardare, con tutte le “erbacee” spontanee che hanno il sopravvento, proprio perché più rustiche. Un risultato che favorisce l'insediamento di innocui insetti, spesso piacevoli quali le coccinelle, che a loro volta favoriscono l'arrivo dell'avifauna attratta da tanta abbondanza. Nel tentativo di aumentare i passaggi di volatili il giardiniere predispone accuratamente una vaschetta per raccogliere acqua piovana destinata a dissetare i visitatori alati. Con questa logica il giardino diventa meno da guardare e più da vivere, non è più paragonabile ad un salotto senza vita ma diventa una stanza delle meraviglie ed uno spazio dove giocare e divertirsi nel rispetto della natura. In ultimo il giardiniere di nuova genera-
zione sa apprezzare anche i frutti della natura e quindi è d'obbligo lasciare uno spazio dedicato alla coltivazione di ortaggi e di frutti che diano una soddisfazione tangibile anche al palato e non solo agli occhi. Si semina, si coltiva, si raccoglie e si mangia, si trasforma in marmellate, in confetture o in semplici macedonie, ma l'importante è il ritorno alle origini, al rispetto di madre natura che tanto generosa può essere se adeguatamente ascoltata anche attraverso la valorizzazione di un piccolo e all’apparenza insignificante giardino.
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