Corso di laurea in Design della comunicazione Anno Accademico 2008-2009 100% Alimentare. Packaging per l’accesso Laboratorio di Sintesi Finale Docenti: Valeria Bucchetti, Chiara Diana Cultori della materia: JosÊ Allard, Erik Ciravegna, Elena Zordan Tutor: Elisa Mastrofrancesco Elaborato di laurea di Andrea Carlon 206505
Indice
1. Introduzione 100% Alimentare. Packaging per l’accesso 2. Ricerca 2.1 Il soggetto 2.1.1 Il prodotto biologico 2.1.2 La filiera del prodotto biologico 2.1.3 Qualità 2.1.4 Vantaggi 2.1.5 Legislazione 2.1.6 Marchio 2.2 Il messaggio 2.2.1 Il packaging 2.2.2 Il negozio specializzato 2.2.3 La stampa 2.2.4 Radio 2.2.5 Internet 2.3 Il destinatario 2.3.1 Grado d’informazione dei consumatori 2.3.2 Le motivazioni 2.3.3 Tipologie di consumatori 2.3.4 I consumatori del futuro 2.4 Conclusioni
3. Sviluppo 3.1 Definizione area di progetto 3.1.1Obbiettivo 3.1.2 Divisione del progetto 3.1.3 Paniere 3.2 Brief e analisi 3.2.1Brief 3.2.2 Vantaggi 3.2.2.1 Aumento cibo disponibile 3.2.2.2 Riduce l’effetto serra 3.2.3 I materiali del packaging 3.2.4 Collettività 3.2.5 Globale 3.2.6 Lungo 3.3 Concept 3.3.1 Pittogrammi 3.3.2 Materiali 3.3.3 Seme 3.4 Progetto 3.4.1 Parti comuni 3.4.2 Le 4 facce 3.4.3 Stesi 3.4.4 Schizzi preparatori 3.4.5 Le confezioni
<<Il lavoro “100% Alimentare. Packaging per l’accesso”, intendeva indagare i diversi piani della relazione alimento-packaging e alcuni nodi problematici riferiti al tema dell’accesso al cibo tramite le molteplici letture che si possono attribuire al termine “accesso”. Lo scenario è stato analizzato a partire dalle seguenti chiavi interpretative: accesso equo, accesso garantito, accesso facile, accesso corretto, accesso sicuro, accesso preservato; percorsi che hanno costituito il presupposto e le linee di lavoro per un’attività di ricerca e per un’attività progettuale che è sfociata nella generazione di concept che rispondessero alle tematiche esplorate. La progettazione di nuovi artefatti comunicativi (nuovi packaging) è stata indirizzata dalla prospettiva di ricerca assunta come tema portante (accesso equo, accesso garantito, accesso facile ecc..) e il packaging è stato progettato in relazione al suo ruolo di dispositivo utile a migliorare l’accessibilità dei prodotti alimentari. Per raggiungere questo obbiettivo è stato privilegiato un approccio critico; si è trattato quindi, di affrontare il progetto secondo una visione che muove dalla responsabilità sociale del designer, per arrivare a definire dei dispositivi comunicativi capaci di rappresentare un’espressione in controtendenza che si contrapponesse alla prassi progettuale.>> Dipartimento INDACO
Introduzione All’interno del suddetto progetto è nato questo lavoro, iniziato, nella sua prima parte di ricerca, con i colleghi di corso Simone Bellotto ed Alessandro Consiglio. La prima decisione è stata la scelta dell’accesso equo come tema comune, decisione presa con il preciso intento di coniugare i nostri futuri progetti su una tematica dal forte impatto sociale. In questo ambito è stato dunque individuato il settore del biologico come rilevante per queste caratteristiche: • i grandi vantaggi che offre all’ambiente e alla società, in un mondo sempre più sfruttato e consumato • la carenza conoscitiva del settore, avvertita in modo diffuso anche su noi stessi • l’inadeguata informazione offerta sul tema Su queste tre basi abbiamo condotto una strutturata ricerca per approfondire la conoscenza del tema ed individuarne i meccanismi e i problemi principali su cui andare ad intervenire.
RICERCA
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2.1 Soggetto 2.1.1 Cos’è il prodotto biologico Il prodotto biologico si distingue da un prodotto convenzionale per il metodo con cui viene creato. È un prodotto naturale e quindi non sintetico, che proviene dall’agricoltura, o dall’allevamento, biologico. Nadia Scialabba, funzionario del “Natural Resources Management and Environment Department” della sede della FAO di Roma descrive, durante una conferenza delle Nazioni Unite (1), l’agricoltura biologica come: <<”Un sistema di gestione produttiva olistico che evita l’uso di fertilizzanti e pesticidi sintetici, organismi geneticamente modificati, minimizza l’inquinamento dell’aria del terreno e dell’acqua e ottimizza la salute e la produttività di piante, animali e persone.” “Un - neo-traditional food system - che combina scienza moderna e conoscenza indigena locale.”>> Questi aspetti distintivi si rispecchiano con importanti benefici che Scialabba identifica nell’indipendenza da combustibili fossili non rinnovabili e nell’economicità di usare risorse locali che riducono al minimio lo stress ambientale provocato dall’agricoltura. Infatti l’agricoltura industriale odierna, genera uno stress ambientale inimmaginabile a chi non si occupa del settore: a cominciare dalla “rivoluzione verde” del secodo dopoguerra, con l’introduzione e successiva diffusione mondiale di fertilizzanti e pesticidi chimici, è cambiato radicalmente il concetto stesso di agricoltura. Si è passati dal concimare la terra, nutrendola e rendendola fertile e ricca in modo che a sua volta le coltivazioni trovassero un terreno fertile dal quale trarre nutrimento, a fertilizzare chimicamente la pianta mediante il terreno. Terreno che non è più protagonista ma semplice medium, spugna di fertilizzanti azotati artificiali. Questo processo, esteso su scala mondiale, e unito all’abbandono della pratica della rotazione delle culture (utile a evitare l’insorgere di parassiti animali o vegetali specifici di una coltura) soppiantata dall’uso di erbicidi e pesticidi sintetici in proporzione sempre maggiore (a causa della tendenza all’adattabilità della vita in generale) ha portato a una sterilizzazione diffusa dei terreni, privandoli di sostanza organica (per esempio in Italia si è passati da 130 tonnellate per ettaro di organismi a base di carbonio a meno di 70 in soli 60 anni).
(1) U.N. Conference: Large-Scale Switch to Organic Agriculture Could Help Fight World Hunger, Roma 05-05-2007
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2.1.2 La filiera del biologico Con filiera si intende l’insieme delle aziende che concorrono a produrre, distribuire e commercializzare un dato prodotto alimentare. Per estensione, il termine indica quella serie di controlli sull’origine e successiva trasformazione di un prodotto che ne garantiscono la assoluta genuinità tutelando la sicurezza del consumatore. La filiera può essere semplice o complessa a seconda di quanti passaggi subisce il prodotto prima di arrivare al consumatore: solitamente le filiere ortofrutticole sono più semplici di quelle lattiero-casearie o animali. Il percorso dal produttore al consumatore assume differenti articolazioni in funzione delle dimensioni dell’azienda e della sua localizzazione. Le aziende agricole biologiche di piccole dimensioni, ad esempio, prediligono le vendite dirette ai consumatori (canale corto) attraverso la fornitura ai punti vendita del dettaglio specializzato. Tali aziende, inoltre, trovano spesso nella cooperazione in ambito locale lo sbocco per le produzioni. Le cooperative in alcuni casi provvedono anche al condizionamento del prodotto, anche se la maggior parte si limita alla concentrazione del prodotto, ricevuto già confezionato ed avviato poi alla commercializzazione. I grossisti a loro volta riforniscono il dettaglio specializzato, l’industria, la GDO ed il canale della ristorazione commerciale specializzata (ristorante, hotel e catering). Le grandi aziende ricorrono solitamente a figure d’intermediazione evitando così i rapporti con il piccolo dettaglio e le relative problematiche connesse a spese elevate a causa delle scarsa quantità di prodotto movimentato, della complessità logistica e dei problemi burocratici. È indubbio che la recente crescita del consumo di prodotti biologici è imputabile all’incremento dell’offerta di tali produzioni nei punti vendita della GDO. Indagini nazionali sul consumatore, attestano infatti come il 66% degli “acquirenti biologici” indichi il supermercato o l’ipermercato come la principale fonte d’acquisto. Il dettaglio specializzato costituisce un fenomeno più rilevante in zone dove, invece, si registra una bassa densità di punti vendita in rapporto con la popolazione residente.
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Rimane, comunque, il fatto che la commercializzazione dei prodotti biologici mostra notevoli difficoltà legate soprattutto alla frammentazione dell’offerta e dall’assenza di importanti forme di aggregazione della stessa. Secondo rilevazioni di Ismea, relative al mese di gennaio 2008, in media la quota che ha retribuito i produttori è risultata pari al 42% del prezzo finale, mentre il 24,3% ha riguardato i grossisti ed il rimanente 33,7% il mercato al consumo. Si può facilmente capire come la filiera del biologico tratti con maggior riguardo il produttore, che attualmente trova forti difficoltà nel panorama industriale, confermandoci la sua alta sostenibilità a tutti gli elementi che compongono la filiera.
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2.1.3 Qualità Premesso che attualmente molto spesso non esiste un numero di dati sufficiente ad ottenere risultati statisticamente significativi, non si sono dimostrati benefici alla salute negli acquirenti di solo cibo biologico. Gli alimenti biologici sono comunque gli unici dimostratisi del tutto esenti da contaminazioni da fitofarmaci nelle analisi condotte da Legambiente nell’ambito dello studio “Pesticidi nel piatto 2007”. Inoltre uno studio del 2005 ha dimostrato che le tracce di agrofarmaci contenuti nelle urine dei bambini alimentati con ortofrutta industriale scompaiono dopo pochi giorni di alimentazione biologica. Dopo anni di dubbi e incertezze, le ricerche più recenti concordano nel dire che gli alimenti biologici contengono più antiossidanti e più nutrienti: ad esempio, gli scienziati dell’Università di Davis, California, in uno studio pubblicato nel giugno 2007, hanno misurato la concentrazione di flavonoidi in pomodori bio e non, raccolti fra il 1994 e il 2004 in uno studio ultradecennale che, con un rigore mai raggiunto in precedenza, mette a confronto decine di sistemi di coltivazione diversi in ambiente controllato. Grazie all’accuratezza dei metodi impiegati, si è riscontrato che mediamente i pomodori bio avevano il 97% in più di canferolo, il 79% in più di quercetina e il 31% in più di naringina, e si è inoltre dimostrato che il suolo coltivato con metodi biologici migliora nel tempo, dando frutti sempre migliori. Altri studi pubblicati nel marzo 2007 dall’INRAN mostrano che pesche, mele e kiwi biologici hanno consistenza maggiore, e contengono una maggiore quantità di sostanze nutritive e antiossidanti quali zuccheri naturali, vitamina C, beta-carotene e polifenoli. I pomodori studiati a Davis suggeriscono che la qualità del terreno sia un fattore chiave, ma non sembra essere il solo: per esempio la polpa dei frutti bio contiene meno acqua, ed è quindi più ricca di nutrienti; inoltre le varietà scelte per la coltivazione biologiche sono spesso più pregiate. Infine si ipotizza che le piante bio siano meno «pigre» dei quelle coltivate con fitofarmaci, perché costrette a produrre da sole molte più sostanze protettive.
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2.1.4 Vantaggi L’ultimo Report della FAO sull’agricoltura biologica e la sicurezza alimentare, sottolinea come l’agricoltura biologica risolva i paradossi del sistema di produzione convenzionale individuati in questi punti: * la produzione di cibo mondiale attuale è sufficiente a sfamare tutti ma 950 milioni di persone sono malnutrite e affamate * l’utilizzo della chimica sta crescendo ma la produttività del grano sta decrescendo a seri livelli * i costi della produzione stanno salendo (maggior uso di fertilizzanti e pesticidi principalmente) mentre i costi delle materie prime sono in declino da cinquant’anni * L’informazione è sempre più diffusa tramite veloci tecnologie informatiche, ma le malattie legate alla nutrizione stanno crescendo L’agricoltura biologica offre un sistema di produzione alternativo che migliora le performance agricole, migliorare l’accesso al cibo, una nutrizione adeguata, una qualità ambientale elevata, un’effettiva efficienza economica e una maggiore equità sociale. A questi vantaggi si unisce quello della ridistribuzione del cibo, prodotto e consumato direttamente in loco. I ricercatori raccomandano un passaggio all’agricoltura biologica specialmente nei paesi poveri in via di sviluppo. E’ stato dimostrato che, nonostante l’iniziale riduzione della produttività dei campi (a seguito del forte stress chimico subito negli ultimi anni), una conversione del 50 percento della produzione agricola a biologico in Europa e Nord America avrebbe un impatto minimo sulla reperibilità e sul prezzo del cibo, mentre porterebbe numerosi benefici (non facilmente monetizzabili) quali il miglioramento della fertilità del suolo, del welfare degli animali, la protezione della fauna selvatica, la fine dell’uso degli OGM e dei pesticidi, più posti di lavoro e meno energia consumata derivata da combustibili fossili. L’espansione dell’agricoltura industriale non è dannosa solo per l’ambiente ma anche per le risorse stesse dell’agricoltura; infatti negli ultimi vent’anni si sono persi dai 5 ai 7 milioni di ettari all’anno di terre coltivabili (superficie paragonabile per estensione a tutta la produzione biologica dell’Europa) per colpa dell’erosione del suolo o di altre forme di degrado, a cui si aggiungono 1,5 milioni di ettari persi per inondazione o salinizzazione e altri 30 milioni di ettari danneggiati in vari modi.
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Diversi ricercatori sostengono che l’agricoltura biologica ha le potenzialità per invertire questi trend, e allo stesso tempo ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2), metano (CH4), ossido di diazoto (N2O) e altri gas effetto serra in maniera rilevante. L’agricoltura biologica può raddoppiare l’imprigionamento di anidride carbonica nel suolo grazie all’aumento di sostanza organica vivente nel suolo stesso e diminuire i GHG (GreenHouse Gasses) tra il 48-60 %. Per esempio l’uso del biologico ha portato a un risparmio di combustibili fossili dal 10 al 70 percento in Europa e tra il 29 e il 37 percento negli USA. La rotazione delle culture obbligatoria, l’uso di semi e razze locali ben adattate a determinate condizioni, la rigenerazione della biodiversità e l’aumento di sostanza organica e di biomassa microbiologica nel terreno, sono tutti aspetti che contribuiscono in modo sostanziale al bilanciamento ecologico.
LA FAO AL LAVORO 2007–2008 www.fao.org
CIBO ENERGIA E CLIMA: UNA NUOVA EQUAZIONE
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2.1.5 Legislazione Nell’UE, le norme che regolamentano la produzione biologica, sono state fissate nella Regolamentazione del Consiglio (EEC) No 2092/91 del 24 giugno 1991 sulla produzione biologica di prodotti agricoli e indicazioni relative su prodotti agricoli e generi alimentari. Una revisione dettagliata del presente Regolamento ha portato alla nascita di due proposte della Commissione Europea nel dicembre 2005, volte ad un’ampia semplificazione e ad un miglioramento del regolamento, sia delle importazioni di prodotti, sia della produzione ed etichettatura dei prodotti biologici. Il Regolamento sulle importazioni, Regolamento del Consiglio 1991/2007 che modifica il regolamento CEE/n. 2092/91 relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari è entrato in vigore nel gennaio 2007. Il Nuovo Regolamento del Consiglio sulla produzione biologica ed etichettatura dei prodotti biologici, fornisce la definizione della produzione organica, il suo logo ed il sistema di etichettatura, ed è stata adottato dal Consiglio dell’Unione Europea il 28 giugno 2007 ed è entrato in vigore il 1 gennaio 2009.
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2.1.6 Marchio Quando un consumatore sceglie di comprare biologico, ha bisogno di sapere che sta ottenendo esattamente ciò per cui sta pagando. Il logo biologico ed il sistema di etichettatura fanno si che ciò sia possibile. La Commissione Europea li ha studiati per assicurare con assoluta certezza che i prodotti comprati sono realizzati seguendo in tutti i dettagli la “Regolamentazione europea sull’agricoltura biologica”, o nel caso di prodotti importati, secondo regole equivalenti o rigide in egual misura. La produzione e l’immissione sul mercato europeo di prodotti biologici con etichettatura e loghi seguono un rigido processo a cui devono essere completamente conformi. Gli agricoltori convenzionali devono per prima cosa sottostare ad un periodo di conversione di un minimo di due anni prima di poter iniziare a produrre prodotti agricoli che possano essere commercializzati come biologici. Se vogliono produrre sia colture convenzionali che biologiche, devono separare nettamente i due processi in ciascun livello della produzione. Sia i contadini che gli addetti alla trasformazione devono rispettare in ogni momento le regole contenute nella Regolamentazione europea. Essi saranno soggetti ad ispezioni da parte degli organismi di controllo europei o altre autorità per essere sicuri della loro conformità. Gli operatori che superano i controlli potranno utilizzare la certificazione biologica e quindi ottenere per i loro prodotti l’etichettatura biologica.
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2.2 Messaggio
I produttori o comunque “gli addetti ai lavori” hanno tutto l’interesse a comunicare ai propri clienti i vantaggi del produrre biologico e le qualità del prodotto. Per loro è fondamentale che il consumatore sia consapevole dell’origine biologica del prodotto, dell’assenza di residui di pesticidi chimici, dell’utilizzo di fertilizzanti e concimi naturali e dell’alimentazione senza ormoni usata negli allevamenti. Tutto questo viene ampiamente documentato e veicolato tramite tutti i canali di comunicazione esistenti. La quantità di informazioni è notevole: quasi la totalità delle aziende biologiche ha un sito internet dove il consumatore può reperire un enorme quantità di informazioni e il packaging dei prodotti è utilizzato come primo veicolo di informazione, riportando moltissime informazioni.
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2.2.1 Packaging L’imballaggio di un qualunque prodotto alimentare è il primo mezzo che ha un produttore per comunicare col consumatore la derivazione dei suoi prodotti. Spesso sui packaging vengono riportate tutte le informazioni sugli attributi nutrizionali del prodotto che si sta per consumare. Altre volte vengono riportate informazioni sulla filiera, sull’origine geografica dei prodotti e sui vari passaggi e trattamenti che questo ha subito prima di arrivare sulle nostre tavole. Sugli alimenti “freschi” quali i prodotti ortofrutticoli, la carne e il pesce, la legge obbliga i produttori a riportare sulle etichette o sulle confezioni informazioni inerenti la regione di origine e la regione di confezionamento. Per i prodotti di distribuzione industriale (se pur di derivazione biologica) tutto ciò non spesso avviene, anzi, viene spesso tralasciato. Solo pochi marchi hanno deciso di applicare questo metodo informativo direttamente sui packaging e raramente riportano le informazioni sulla filiera, molto spesso il massimo che si può trovare è la sola dicitura “di derivazione biologica” e null’altro. Infine va detto che quando si trovano informazioni sulla derivazione biologica del prodotto queste il più delle volte sono presenti in modo sommario e ripetitivo, applicate con un metodo coatto e poco pulito che non aiuta il consumatore, anzi possiamo dire che tutto ciò non rappresenta un esaustivo mezzo di informazione per il cliente che spesso è costretto a ricercare le informazioni sulla derivazione del prodotto con altri mezzi.
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2.2.2 Negozio specializzato Il negozio o punto vendita specializzato nella vendita di prodotti biologici è il primissimo posto dove un consumatore può prendere contatto con un prodotto. a seconda delle dimensioni ci sarà personale più o meno specializzato, si potrà creare o meno una certa fidelizazione ma di norma è questo il primo luogo dove un cliente può reperire informazioni sui prodotti che andrà ad acquistare. Il punto vendita ha personale altamente qualificato e specializzato, cultore anch’esso dei prodotti biologici e in più casi, produttore stesso di alcuni dei prodotti messi in vendita nel negozio, è lui stesso a garantire, quando può la derivazione dei prodotti e il cliente tende sempre a fidarsi del proprio negoziante di fiducia. All’interno del negozio si posso spesso trovare espositori, questo accade anche negli ipermercati e supermercati della grande distribuzione. Le aziende di prodotti biologici non ne fanno però un uso accurato, riportando solo informazioni sommarie o visualizzando solo il logo del marchio commercializzato, rinunciando così alle capacità comunicative che l’utilizzo di un espositore può portare. Informazioni sulla provenienza sono omesse e molto spesso non viene riportata neppure la certificazione europea.
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2.2.3 Stampa In quest’ambito la stampa e le pubblicazioni cartacee in generale giocano un ruolo più che principale. Esistono case editrici che sono interamente dedicate al tema e pubblicano moltissimi libri. E’ molto facile reperire pubblicazioni che studiano e analizzano tutto il sistema della filiera del biologico, dalla produzione fino alle tecniche di messa in vendita. Un altro veicolo che non va sicuramente trascurato è la pubblicazione di brocure e volantini. Qui sono i marchi alimentari stessi che veicolano una grandissima quantità di informazioni sui prodotti e sulla filiera, attraverso interviste a contadini e allevatori e analizzando nel profondo i vari stai della produzione. Sensibilizzano molto sui temi dell’ambiente e dell’ecostenibilità offrendo addirittura un servizio aggiunto al cliente che così può prendere visione dei reali benefici della conversione al biologico e naturale. La difficile reperibilità è l’unico difetto di questo ottimo mezzo di comunicazione. 2.2.4 Radio Nell’ambito radiofonico ci sono svariati enti di informazione sulla filiera alimentare biologica. Le principali sono LIFEGATE RADIO e ECORADIO. Entrambe sono patrocinate da enti specifici che da sempre si preoccupano di comunicare i vantaggi sia medici che ecologici, derivanti dal passaggio dalla produzione tradizionale a quella biologica sia nel campo alimentare che in altri settori.
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2.2.5 Internet Internet rappresenta il più potente e completo mezzo di informazione che un consumatore ha a disposizione. Le case produttrici di prodotti biologici fanno un buon uso di questo mezzo tanto che preferiscono non riportare le informazioni “non obbligatorie” sui packaging per poter creare intere pagine web da consultare a piacimento. Sembra quasi che il consumatore sia invitato, prodotto alla mano, a recarsi sul sito della casa produttrice a cercare la scheda tecnica del prodotto che ha acquistato per cercare tutte quelle informazioni di cui ha bisogno. Le filiere alle volte vengono comunicate molto bene, i vari passaggi che l’alimento compie vengono ampiamente documentati e assieme a essi vengono citati anche i vari metodi di trattamento che sono serviti a far arrivare il prodotto in mano al consumatore. Elevata è anche la presenza di siti, forum e blog gestiti da enti governativi, consorzi di produttori e consumatori, associazioni profit o no profit e anche da consumatori che si impegnano nel sensibilizzare sui temi dell’ambiente e dell’ecosostenibilità.
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2.3 Destinatario
I consumatori sono essenzialmente ben informati su cosa sia un prodotto biologico ma hanno solo una conoscenza generale del tema: non conoscono alcuni termini e punti chiave fondamentali dellâ&#x20AC;&#x2122;alimentazione biologica e soprattutto hanno gravi lacune sulla filiera produttiva. La confusione è elevata: il massiccio utilizzo di termini tecnici, da parte delle aziende biologiche, e la nuova terminologia, utilizzata dalla grandi industrie, ha fatto dimenticare al consumatore concetti semplici e risaputi. Il consumatore è generalmente interessato al tema, ma sfrutta canali informativi decisamente diversi da quelli utilizzati dalle aziende biologiche. Senza essere introdotto al tema difficilmente fa il primo passo, ma una volta colta la sua attenzione, si dimostra interessato e partecipe.
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2.3.1 Grado d’nformazione dei consumatori Una ricerca condotta nell’aprile 2001 da INRA Demoskopea rivela che il 73% degli intervistati dà definizioni sostanzialmente corrette sul concetto di prodotti biologici, indicandone spontaneamente alcune caratteristiche chiave. La ricerca è stata condotta attraverso interviste non telefoniche ma “face to face” su un campione di 1.000 individui rappresentativo della popolazione italiana tra i 14 e i 79 anni, pari ad un universo di riferimento di 47,4 milioni di adulti. Ne risulta una situazione tutta particolare: malgrado il concetto di biologico sia chiaramente presente nella testa della grandissima parte dei consumatori, solo il 39% si reputa abbastanza o molto informato in materia (il che avviene principalmente tra i laureati e diplomati e tra i soggetti di classe medio-alta ed alta). In effetti il 61% desidera maggiori informazioni. Un altro elemento interessante riguarda la natura dei consumatori attuali di prodotti biologici, i quali sono presenti sopra la media tra le donne (il vero “sesso forte” dei consumi non solo alimentari), i 25-44enni, i soggetti di classe medio-alta e alta e un po’ meno i soggetti di classe media, i diplomati e specialmente i laureati, i residenti delle regioni del centro-nord (con particolare rilevanza del nord-ovest) ed infine coloro che hanno in famiglia bambini/ragazzini dei due sessi fino a 11 anni di età. Di conseguenza, come è evidente, il profilo dei consumatori appare assai avanzato e concentrato nelle aree geografiche e nelle fasce di età più avanzate e modernizzate.
2.3.2 Le motivazioni Le scelte che guidano i consumatori di prodotti biologici sono state analizzate da una ricerca condotta dall’osservatorio di Giampaolo Fabris. La motivazione principale è la ricerca di una maggiore sicurezza o garanzia (79%), seguita dalla ricerca di un prodotto più sano (per il 50% degli intervistati) e infine più buono (19%). Riguardo la tendenza ad usare raramente o per niente i prodotti ortofrutticoli biologici una recente indagine realizzata dalla A.C.Nielsen su un campione di 2.000 famiglie indica, quali motivi più frequentemente additati, la scarsa reperibilità (58%), il prezzo elevato (35%) e la scarsa informazione (22%).
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2.3.3 Tipologie di consumatori Il MIPAAF, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e forestali, ha stilato una descrizione dettagliata delle tipologie di consumatore biologico. In origine, e per molto tempo, il consumo di prodotti biologici ha riguardato un’élite di consumatori. In effetti, nella prima metà del secolo, i seguaci del biologico rappresentavano una minoranza. L’agricoltura biologica torna di attualità con il movimento di contestazione del 1968 che trova, anche in questo metodo di produzione, un modo concreto per lottare contro il capitalismo e la società dei consumi. Fino agli inizi degli anni ’80 il consumatore di prodotti biologici può identificarsi esclusivamente con il post-sessantottino intellettuale, vegetariano, preoccupato per la salvaguardia dell’ambiente, che adotta sistemi di vita alternativi. Egli riveste anche il ruolo di opinion leader verso categorie sociali a lui vicine. A metà degli anni ’80 il consumatore di prodotti biologici subisce un’evoluzione e aumenta di numero. Accanto ai puristi della vecchia generazione, si affiancano altre categorie sociali: i prodotti biologici attirano i seguaci della forma e della sana alimentazione, oltre ai cultori dei prodotti genuini. Attualmente i consumatori di prodotti biologici si possono dividere in 4 categorie: • • •
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Tradizionalisti disattenti: sono in gran parte persone anziane residenti nei centri a bassa densità demografica. Acquistano prodotti biologici per abitudine e per nostalgia verso il passato. Tradizionalisti attenti: sono propensi ad una approfondita conoscenza del prodotto biologico e ad una maggiore attenzione verso il legame alimentazione-salute. Moderni attenti: hanno un’età tra 30 e 45 anni e risiedono nei grandi centri urbani. Sono del tutto disponibili ad una conciliazione tra tecniche produttive tradizionali e nuove conoscenze scientifiche. Moderni disattenti: hanno un rapporto prevalentemente casuale con i prodotti biologici, proprio per il loro scarso interesse in tema di alimentazione. Essi considerano la distribuzione moderna il canale privilegiato per l’acquisto dei prodotti biologici.
2.3.4 I consumatori del futuro Per il futuro, il comparto del biologico conta su due tipi di acquirenti: La prima categoria è costituita da professionisti ed appartenenti a classi sociali medie, che costituiscono un gruppo di consumatori motivati, informati ed esigenti. Desiderano una maggiore quantità di prodotti, senza che questo comporti una perdita delle caratteristi che qualitative, garantite da disciplinari di produzione rigorosi e dalla certificazione degli organismi competenti. Accettano un aumento di prezzo rispetto ai prodotti convenzionali di circa il 30 percento. La seconda categoria è costituita soprattutto da giovani: liberi professionisti, impiegati, operai. Questi consumatori si interessano più al prodotto finale che al metodo di produzione, sono curiosi rispetto alle novità e amano provare cibi nuovi, nuovi ristoranti, nuove cucine. Sono attenti all’immagine che ritengono importante quanto il gusto e il sapore nella scelta dei prodotti. Per loro un aumento del 20 percento rispetto ad un prodotto convenzionale è il massimo scarto possibile.
1965, Manhattan, New York, New York, USA Andy Warhol looking at Campbell’s soup cans in Gristede’s supermarket near his 47th street studio called The Factory in New York.
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Vantaggi agricoltura biologica
Persone
Nutrizionali No OGM No residui chimici Stagionalità
Individuo
Salvaguardia del Paesaggio Biodiversità Fertilità
Comunità
Riduce Effetto Serra Riduce Fame nel Mondo
Collettività
2.4 Conclusioni
La filiera alimentare del biologico ha le sue fondamenta nell’uso accorto e ragionato dell’ambiente al fine di preservarne le qualità, che poi andranno a beneficio dell’ambiente e di riflesso alla società. I principali vantaggi sono per l’ambiente: il divieto di uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, la rotazione delle culture e l’utilizzo di specie vegetali e animali autoctone migliora e preserva la biodiversità, aumenta la fertilità dei terreni i quali, essendo più ricchi di sostanza organica, aiutano a combattere l’effetto serra intrappolando carbonio nel terreno. Questi vantaggi si riflettono automaticamente sull’uomo che può ottenere cibi senza residui di fitofarmaci, più ricchi e nutrienti, vivendo generalmente in un ambiente decisamente meno inquinato e più attento alle tradizioni e ai prodotti locali. A questi vantaggi possiamo aggiungere quegli aspetti della filiera del biologico che attraversano la sfera emozionale: l’utilizzo di pratiche più corrette per l’allevamento, l’elevato valore paesaggistico ed infine il preservare le tradizioni. Quest’ultimo aspetto ha ancora più importanza nel contesto italiano, dove la cultura alimentare e le tradizioni sono uno degli aspetti fortemente caratterizzanti. L’Italia è, infatti, il 1° paese in Europa per superficie coltivata con metodi biologici. Il consumo di prodotti biologici nel suolo italiano non è così elevato come ci si aspetterebbe e l’informazione è poca.I produttori e i venditori di prodotti biologici hanno tutto l’interesse ad informare il consumatore e lo fanno offrendo un ampio panorama informativo su diversi canali comunicativi. II sistema informativo è abbastanza completo, eppure l’acquisto di prodotti biologici è ancora nell’ordine dell’occasionale e, soprattutto, i consumatori hanno ancora un livello di conoscenza del tema medio-basso. Questo é dovuto dal fatto che la comunicazione attuata dalle aziende biologiche è focalizzata su chi conosce già il tema, chi è già informato, senza cercare di avvicinare chi sente il bisogno di arricchire la sua conoscenza. Nell’ambiente del packaging si può riscontrare come venga fortemente arricchito da molte informazioni e certificazioni, ma sempre riferite ad un consumatore ben informato. L’esagerato carico di informazioni e l’utilizzo di termini tecnici o poco chiari contribuiscono ad aumentare il grado di confusione nel possibile consumatore. Infatti il grado di confusione presente nei possibili consumatori è davvero elevato, c’è una conoscenza del tema di base ma è altissima la disinformazione su temi più specifici, come l’utilizzo di agrofarmaci nell’agricoltura industriale. C’è da notare però che l’interesse ai temi del biologico sono fortemente sentiti e manifestati, in particolare il possibile consumatore è attratto dai prodotti biologici in quanto gli ritiene più sicuri e sani. L’aspetto ambientale, invece, non viene considerato come una delle possibili motivazioni d’acquisto e questo ci fa capire come l’informazione relativa alla filiera del biologico sia ancora molto lacunosa, nonostante i suoi vantaggi siano di un’importanza notevole.
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SVILUPPO
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3.1 Definizione area di progetto
Il filosofo Ludwig Feuerbach scriveva che ”noi siamo ciò che mangiamo”. Questa semplice affermazione ci rivela come gli alimenti che tutti i giorni assumiamo abbiano un valore intrinseco ben superiore a quanto si possa pensare, definizione che cade a pennello per la filiera del biologico. La produzione biologica è una realtà ancora molto limitata, che attualmente non ha i numeri per competere con la produzione industriale, ma può mettere in gioco dei valori etici e ambientali di grande rilievo che però non possono essere quantificati economicamente. I benefici che la filiera del biologico può portare alla società, spaziano dal preservare la biodiversità fino alla diminuzione dell’effetto serra, senza contare i benefici direttamente percepibili dal consumatore di prodotti biologici, come i migliori valori nutritivi o la maggiore sicurezza che possono offrire. Sembra però che molto spesso la società si dimentichi, o ignori totalmente, questi aspetti evidenziando una carenza conoscitiva. Abbiamo quindi sintetizzato la fase di ricerca in un obbiettivo, chiave di volta per cambiare la situazione attuale.
3.1.1 Obbiettivo Migliorare la conoscenza della filiera del biologico e dei vantaggi che può portare all’ambiente e alla società, al fine mi rendere il consumatore finale più consapevole delle sue scelte.
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3.1.2 Divisione del progetto Una volta individuati i vantaggi che l’agricoltura biologica può offrire, abbiamo deciso di trovare una gerarchia che ci permettesse di ordinarli. Abbiamo messo al centro l’uomo, in quanto destinatario di questi vantaggi e abbiamo stabilito che quest’ultimi dovessero andare in ordine di importanza che di facilità di percezione. Alcune migliorie sarebbero state facilmente percepibili, altre, un po’ meno e soprattutto avrebbero avuto bisogno di più tempo per poter essere accertati.
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3. Sviluppo
Il secondo passaggio è stato quello di dividerli per gruppi, dove a questo punto, non era più l’uomo l’unico protagonista della percezione ma entravano in gioco altri due fattori: il tempo e la territorialità. Alcuni vantaggi hanno bisogno di più tempo per essere percepiti, altri un po’ meno così come la territorialità, per alcuni sarà ristretta e limitata, per altri invece sarà estendibile fino ai confini del mondo, interessando di conseguenza sempre più persone.
3. Sviluppo
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Vantaggi agricoltura biologica Nutrizionali No OGM No residui chimici Stagionalità
Salvaguardia del Paesaggio Biodiversità Fertilità
Riduce Effetto Serra Riduce Fame nel Mondo
Persone Individuo
ComunitĂ
CollettivitĂ
Vantaggi agricoltura biologica Nutrizionali No OGM No residui chimici Stagionalità
Salvaguardia del Paesaggio Biodiversità Fertilità
Riduce Effetto Serra Riduce Fame nel Mondo
Tempo Immediato
Breve
Lungo
Vantaggi agricoltura biologica Nutrizionali No OGM No residui chimici Stagionalità
Salvaguardia del Paesaggio Biodiversità Fertilità
Riduce Effetto Serra Riduce Fame nel Mondo
Area Personale
Locale
Globale
Brief di gruppo
Progettare un sistema di packaging per prodotti biologici che comunichi all’individuo comunità collettività, i vantaggi che l’agricoltura biologica puo offrire in un tempo immediato breve lungo a livello personale locale globale
Riduce Fame nel Mondo
Riduce Effetto Serra
Fertilità
Biodiversità
Salvaguardia del Paesaggio
Stagionalità
No residui chimici
No OGM
Nutrizionali
3.1.3 Paniere Abbiamo infine scelto un paniere di prodotti di cui sviluppare le confezioni in modo da rappresentare le principali tipologie di prodotti: Il latte fresco, quindi un liquido a breve scadenza La pasta, un prodotto secco, lavorato, a lunga conservazione Le arance, un prodotto fresco, non lavorato, a media conservazione
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3.2 Brief personale e analisi
Rispetto ai miei due colleghi, mi sono occupato dei vantaggi percepiti come piu astratti e lontani ma che sono i piu rilevanti a livello sociale. Il mio brief è quindi:
Progettare un sistema di packaging per prodotti biologici1 che comunichi alla collettivitĂ 2 i vantaggi3 che lâ&#x20AC;&#x2122;agricoltura biologica puo offrire in un tempo lungo4 a livello globale5 Per procedere ho individuato 5 concetti chiave che sono andato ad analizzare singolarmente.
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3.2.1 Vantaggi A seguito della suddivisione vista nel capitolo 3.1, mi sono occupato dei vantaggi che la filiera dell’agricoltura biologica può portare a livello globale e che interessi la collettività, vantaggi che proprio per la loro ampia portata necessitano di tempi lunghi anni per compiersi I principali vantaggi scelti con queste caratteristiche sono quelli che seguono Aumento del cibo disponibile a chi ne ha bisogno …”a chi ne ha bisogno” perchè l’agricoltura biologica non produce piu cibo dell’industriale ma riesce a ridurre sensibilmente la fame nel mondo per il metodo con cui produce, infatti: - occupa più manodopera a cui garantisce l’accesso al cibo combattendo lo spopolamento delle campagne - nei paesi in via di sviluppo aumenta le rese fino al 180% - aumenta i raccolti fino al 30% in caso di siccità - infine crea economie di stampo locale solide e indipendenti dalle imposizioni del mercato alimentare globale - nei paesi industrializzati invece permette di avere gli stessi raccolti ma con un impatto ambientale bassissimo
Riduzione dei gas serra richiede 30‐50% di energia in meno perchè non utilizza piu tutta la filiera di produzione,raffinazione,distribuzione e utilizzo di prodotti chimici di sintesi come fertilizzanti, pesticidi e le relative macchine atte ad utilizzarli di conseguenza abbiamo un 50‐60% in meno di emissioni di CO2 in piu fissa nel terreno il 50% in piu di carbonio un esempio pratico:. per risparmiare le 16milioni di tonnelate di co2 richieste dagli accordi di kyoto basterebbe convertire il 3% di terreni a biologico in piu . 11% rispetto all’attuale 8%
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3.2.2 Packaging Biologico attuale I designer di packaging per prodotti biologici attualmente dimostrano di non aver capito a fondo il prodotto su cui stanno lavorando, utilizzando spesso materiali che non rispettano lâ&#x20AC;&#x2122;ambiente come accoppiati, tetrapack, e plastiche non riciclabili con un assenza quasi totale di packaging compostabili. Attualmente i packaging alimentari occupano il 30% in peso e il 40% in volume di tutti i rifiuti prodotti in Italia. Inoltre la maggior parte di questi finisce direttamente in discarica in quanto difficilmente (tetrapack, contaminato da alimenti ecc) o completamente non riciclabile, oppure per distrazione e ignoranza dei consumatori. Inoltre, parte di questi packaging, vengono dispersi nellâ&#x20AC;&#x2122;ambiente, rimanendoci per tempo indeterminato. Il prodotto biologico invece, fa del ciclo di produzione chiuso una delle sue caratteristiche principali, niente viene gettato o consumato, tutto viene trasformato e reintegrato nel successivo ciclo produttivo. CosĂŹ dovrebbe fare anche il packaging, rispecchiare le caratteristiche positive di questo prodotto che sono principalmente quella di non inquinare e di essere frutto di una produzione che non produce rifiuti.
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3.2.3 Collettività Ovvero raggiungere il maggior numero di persone, in diversi paesi e quindi con differenti lingue, puntando quindi su due concetti, quello dalla comunicazione tramite pittogrammi, per rendere il messaggio universale, e quello del prezzo, in questo caso lavorando sul costo del packaging, per fare in modo che il maggior numero di persone riesca a comprarlo.
человек man 人 uomo homme άτοµο hombre
$$$ $
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= = =
3.2.4 Globale Il pianeta sarà il protagonista dell’informazione nel packaging I vantaggi a livello globale, pero sono anche i piu difficili da raggiungere in quanto, come la natura ci insegna, non esistono cambiamenti radicali o istantanei, ma lente trasformazioni, che nel caso di questi vantaggi richiedono anche qualche decina di anni
3.2.5 Tempo lungo Trovare una metafora per comunicare il concetto di “una decina di anni” e renderla un esperienza tangibile per il consumatore abituato a gettare un packaging in qualche giorno al massimo è stato difficile ma efficacemente risolto con la metafora di un albero che cresce, quindi inserendo in qualche modo un seme nel pack
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3.3 Concept
Creare una linea di confezioni alimentari che miri a sensibilizzare l’acquirente ai vantaggi dell’agricoltura biologica, veicolando il messaggio: • tramite l’applicazione di un seme alla confezione, metafora concreta del costante impegno richiesto nel tempo per ottenere i risultati illustrati. • utilizzando materiali riciclati, riciclabili e compostabili
• attraverso l’uso di pittogrammi
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3.3.1 Seme Per applicare un seme alla confezione ho utilizzato un materiale di semplice produzione ma non cosi conosciuto. Si chiama seedpaper ed è una carta non pressata o trattata a caldo nella cui pasta si possono aggiungere semi di diverse piante tra cui diversi alberi. Si puo fare con carta riciclata, si puo colorare e stampare. Per farla germogliare basta tenerla inumidita per qualche giorno in un ambiente adatto, come del cotone o del terriccio esattamente come si farebbe con un seme normale.
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3.3.2 Materiali per quanto riguarda i materiali dei packaging, al contrario di quanto abbiamo visto essere la prassi comune, ho scelto queste soluzioni: • per il latte ho adottato la tecnologia GREENBOTTLE che permette di utilizzare una sacca morbida in Mater‐Bi contenuta in una semplice struttura scatolare di supporto in economico cartone riciclato di bassa qualità • la pasta invece è contenuta in una busta di spessa carta riciclata, accoppiata nel lato interno a un film alimentare di Mater‐Bi, il quale non da nessun problema nel riciclo della carta post‐consumo • per la frutta la classica rete è risultata la soluzione migliore per peso, resistenza e facilità di produzione. Cambiano solo i materiali, invece che plastici in Mater‐Bi
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3.3.3 Pittogrammi L’uso di pittogrammi fa riferimento al comunicare alla collettività e alla presenza del mondo come protagonista. Per disegnare i pittogrammi necessari mi sono ispirato a Gerd Arntz e alla comunicazione per “One laptop per child” fatta da Pentagram. Gerd Arntz è stato scelto per la sua incredibile capacità di comunicare chiaramente concetti anche complessi utilizzando pittogrammi monocromatici. Le sue creazioni erano incise su stampi di legno, che venivano successivamente inchiostrati e stampati su carta, procedimento che rendeva la texture della carta una meravigliosa variabile
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La comunicazione di Pentagram per One Laptop Per Child è stata presa come brillante esempio di comunicazione mediante immagini. La comunicazione è stata studiata sia per un pubblico di bambini, i destinatari del programma, sia per un pubblico adulto, i finanziatori del progetto.
3.4 Progetto
Dopo aver analizzato i 5 punti del brief e generato il concept, illustrato nella pagine precedenti, sono passato alla realizzazione dei packaging. Il progetto grafico è composto da 4+1 elementi ovvero 4 sezioni (o facce nel caso delle confezioni a scatola) caratterizzate da una specifica funzione piÚ gli elementi comuni a tutte. Dopo una breve spiegazione riguardante gli elementi grafici, verranno illustrati gli stesi esecutivi e presentate le confezioni finali mediante fotografie degli stessi.
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3.4.1 Parti comuni In questa facciata sono presenti le parti comuni alle varie facce dei vari pack. Ho utilizzato l’helvetica neue per la sua altissima leggibilità. Un unico colore, per risparimare sui processi di stampa, è stato scelto questo verde scuro come compromesso tra il concetto di verde legato alla naturalezza e un buon contrasto che ne garantisse la lettura. Una fascia continua nella parte superiore del pack con l’esemplificazione del concetto di albero che cresce e le informazioni sull’alimento contenuto. Una fascia continua nella parte inferiore che ripete le informazioni e che richiama la sagoma di un sorriso.
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Pantone 363 C
3.4.2 Le 4 facce Nella pagina a fianco potete osservare uno steso generico, utile a capire la disposizione dei vari elementi nelle varie facce. Oltre agli elementi comuni a tutte le facce e tutte le confezioni viste nella pagine precedente, possiamo notare che le varie facce hanno una grafica specifica, relazionata a un pittogramma della fascia della crescita. La prima faccia a sinistra, subito sotto un pittogramma caratterizzato da una mano che pianta un seme nella fascia stessa, spiega come utilizzare il seme presente nella confezione, oltre che attirare l’attenzione sul fatto che ci sia qualcosa in più su questa confezione rispetto a una confezione normale. Nella seconda faccia troviamo nella fascia della crescita un pittogramma raffigurante un germoglio. Subito sotto un illustrazione spiega un vantaggio dell’agricoltura biologica ovvero come nel tempo di crescita di un albero, l’agricoltura biologica potrebbe abbassare la temperatura del pianeta (...ai livelli pre-industriali). Nella fascia della crescita sulla terza faccia è presente un giovane albero. Subito sotto, è presente un breve testo che descrive i vantaggi dell’agricotura biologica, il motivo per la presenza del seme e l’importanza del riciclare. Sono inoltre presenti le informazioni obbligatorie per legge come i dati nutrizionali, il produttore, la data di scadenza, ecc... L’ultima faccia, che è anche la principale, mostra 4 simboli evocativi delle peculiarità della confezione e del prodotto stesso. Un albero nella fascia della crescita, simbolo del risultato al quale il seme presente nella confezione potrebbe portare; il simbolo del biologico, un cuore e il mondo ad esemplificazione del fatto che il prodotto biologico contenuto è stato prodotto tenendo presente la qualità dell’ambiente dove è stato prodotto. Nella parte superiore delle confezioni, dove consentito, verrà inserita un appicazione di seedpaper, raffigurata qui dall’icona di un seme.
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3.4.3 Stesi In questa e nelle prossime pagine sono presenti gli stesi, esecutivi delle stampe delle varie confezioni. Nel caso della pasta il disegno è completo per costruire il pacco completo. Nel caso del latte resente qua a destra invece lo steso rappresenta solo lâ&#x20AC;&#x2122;astuccio esterno e ovviamente non la sacca in Mater-Bi nascosta al suo interno. Nel caso della confezione delle arance, il disegno rappresenta unicamente la grafica stampata sul film di Mater-Bi termosaldata alla rete tubolare la quale è la reale strutura della confezione.
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Questa busta è compostabile. Vuol dire che se finisse in discarica o dispersa nell’ambiente invece di essere riciclata come dovrebbe, si biodegraderà del tutto senza lasciare alcuna traccia in pochi mesi.
L’agricoltura biologica è il piu sostenibile metodo di produzione di alimenti. Oltre a garantire prodotti generalmente piu ricchi di vitamine e sostanze antiossidanti rispetto ai prodotti convenzionali, cura l’ecosistema mondiale dimezzando le emissioni, rispetto all’agricoltura industriale, dei più pericolosi gas serra CH4 (metano) e N20 (protossido di azoto), di cui l’attività agricola è la maggiore produttrice mondiale. Contribuisce ancora alla riduzione dell’effetto serra assorbendo il doppio della CO2 (anidride carbonica) rispetto all’agricoltura industriale tradizionale, evitando completamente l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici che sterilizzano il terreno dai microorganismi fondamentali all’ecosistema del pianeta. Grazie a queste caratteristiche, una diffusione a livello globale dell’agricoltura biologica permetterebbe all’ecosistema mondiale di riassorbire completamente le nostre emissioni di gas serra e invertire il processo di riscaldamento globale.
I vantaggi a livello globale dell’agricoltura biologica ci metteranno tanto tempo a concretizzarsi quanto un albero che pianterai oggi a crescere. Non demordere, come tu ti prenderai cura in modo costante dei tuoi alberi mentre crescono l’agricoltura biologica si prenderà cura di te e dell’ambiente in cui vivi.
In questo pack c’è un seme. Nella parte superiore di questa busta c’è il seme di un albero latifoglie. Ti basterà strappare la parte indicata, metterla sotto un velo di terra e mantenerla umida per vederlo germogliare entro pochi giorni. Un albero può assorbire 700-1000kg di CO2 nell’arco della sua intera vita, mentre il tuo stile di vita ne produce circa 7 volte tanto in un solo anno. Pianta e prenditi cura di 7 alberi all’anno, l’intero pianeta te ne sarà riconoscente!
Riciclare è importante! Ogni tonnellata di carta riciclata permette di non tagliare 2-3 alberi alti almeno 20 metri, consuma 20m di acqua, solo il 5% dei 400m che servono a produrre la stessa quantità di carta vergine. Inoltre nella sua lavorazione produce da 210 a 1000Kg di CO2 in meno per tonnellata.
Da consumarsi preferibilmente entro:
Prodotto da:
g
1,5 g
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350 kcal / 1484 kj g 12
Controllato da ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) AGRICOLTURA BIOLOGICA Reg. CEE 2092/91 Aut. Mi. P.A.F. n.° 91737 del 18/07/2002 IT ICA C437 T0000032
Grassi
Carboidrati
Proteine
Valore energetico
Informazioni nutrizionali Valori medi per 100g di prodotto
Pasta di semola di grano duro da agricoltura biologica Tempo di cottura consigliato: 10 minuti Conservare in luogo fresco e asciutto lontano da luce e fonti di calore
21 PAP
3.4.4 Schizzi preparatori A fianco, una delle tavole di schizzi preparatori delle confezioni, complete delle grafiche definitive presentate nelle pagine precedenti. Si possono notare i loghi del seme nelle posizioni definitive, la seedpaper verra infatti applicata nella parte superiore del pacco di pasta, su un angolo superiore della confezione del latte, e allâ&#x20AC;&#x2122;nterno della rete delle arance. Nella confezione delle arance, è stato scelto di inserire la seedpaper allâ&#x20AC;&#x2122;interno e non sulla confezione come negli altri casi, per agevolare il confezionamento, interamente eseguito fondendo i due strati polimerici di rete tubolare e film alle estremita.
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3.4.5 Le confezioni A destra una foto delle confezioni definitive. Nelle prossime pagine vengono mostrati gli stesi costruttivi e successivamente le foto dei mock-up delle confezioni finali create per i 3 prodotti seguendo le linee guida man mano definite nel corso del corso e descritte nelle pagine precedenti.
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Bibliografia - Sitografia REGOLAMENTO (CEE) N. 2092/91 del 24 giugno 1991 (ultima vesione modificata il 14.05.2008) RespEt.org, Centro per l’impresa etica e responsabile, 2004 - Filiera Biologica nel Lazio F. Paoletti, 2007 - Studio del comportamento di sostanze bioattive nelle filiere biologiche Canavari 2006 - La certificazione biologica, ruolo di garanzia, riconoscibilità, fiducia - Università degli studi di Bologna ISMEA 2008 - Report mercato prodotti biologici gennaio 2008 DARCOF 2000 - Principles of Organic Farming FAO 2007 - Organic Agricolture and Food Safety ISIS 2007 - FAO Promotes Organic Agriculture ISIS 2007 - Food futures now, organic, sustainable and fossil fuel free ISIS 2007 - Scientists Find Organic Agriculture Can Feed the World and More LEGAMBIENTE 2005 - qualità ambientale come antidoto alla perdita di dinamismo socio politico Lorenzo Pistolesi 2004 - Il ruolo della territorialità nell’evoluzione dell’agricoltura Rai.it - Report 13-04-2008- Buon Appetito Sinab 2007 - Agricoltura biologica in cifre 2007 Sinab 2007 - Il bio in Italia numeri e statistiche Sinab 2008 - Sana 2008 State of the world 2004 - Agricoltura biologica, i vantaggi per l’ambiente, i consumatori e i paesi in via di sviluppo
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