AndreaBenetti
Arte Neorupestre 路 Neo Cave Art
"L'arte è il mezzo piÚ affascinante col quale la materia racconta lo spirito" "Art is the most fascinating means by which matter meets spirit" Andrea Benetti
Andrea Benetti Arte Neorupestre 路 Neo Cave Art
un ringraziamento speciale
in collaborazione con
Andrea Benetti Arte Neorupestre Neo Cave Art progetto a cura di · project curated by Patrizia Dughero testi di · text by Andrea Benetti · Silvia Grandi · Massimo Guastella · Dario Scarfì · Giuseppe Virelli collaborazione scientifica · technical-scientific collaboration Andrea Benetti Archives Foundation Bastioni · Firenze I.A.P. Italian Art Promotion MACIA · Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America coordinamento del progetto · project coordination Barbara Luciano biografia curata da · biography curated by Riccardo Trebbi fotografie · photographs Cristina Ariatti Simone Cuva Paolo Giordani Mimmo Guglielmi Aurélie Léone Angela Paolucci Osservatore Romano Giuseppe Roppo progetto grafico · graphic design Colour Frame Italia speciali ringraziamenti · special thanks Fondazione F. P. Michetti Johns Hopkins University B. C. Mambo · Museo d'arte moderna di Bologna Museion · Museo d'arte moderna e contemporanea di Bolzano Università di Bologna · Dipartimento delle Arti Università di Ferrara · Dipartimento di Studi Umanistici edizioni · editions © qudulibri · ISBN 978-88-90851 3-1 -5 © Immagini opere · © immage of the artwork Andrea Benetti Archives Foundation ® andreabenetti.com andreabenetti-foundation.org
Indice · Index "Manifesto dell'arte Neorupestre" di Andrea Benetti .......... pag. 1 2 "Manifesto of Neo Cave Art" by Andrea Benetti .......... pag. 1 6 "Colori e suoni delle origini" di Silvia Grandi .......... pag. 22 "Colors and sounds from the Origins" by Silvia Grandi .......... pag. 28 "Il potere delle immagini. Il nuovo graffitismo di Andrea Benetti" di Massimo Guastella .......... pag. 33 "Il potere delle immagini. Il nuovo graffitismo di Andrea Benetti" by Massimo Guastella .......... pag. 36 "La pittura Neorupestre di Andrea Benetti" di Gregorio Rossi .......... pag. 40 "Andrea Benetti's Neo Cave Painting" by Gregorio Rossi .......... pag. 44 "Il simbolismo nella pittura Neorupestre" di Dario Scarfì .......... pag. 48 "The symbolism in Neo Cave Painting" by Dario Scarfì .......... pag. 49 "Così lontano, così vicino" di Giuseppe Virelli .......... pag. 52 "So far and yet so near" by Giuseppe Virelli .......... pag. 53 "Disegni Neorupestri" · Opere "Neo Cave drawings" · Works .......... pag. 55 "O p e re re a l i zza te c o n m a te ri a l e P a l e o l i ti c o " · O p e re "W o rks m a d e wi th P a l e o l i th i c m a te ri a l " · W o rks . . . . . . . . . . p a g . 69 "O m a g g io a l l a P ittu ra R u p e stre " · O p e re "A trib u te to C a ve P a in tin g " · W o rks . . . . . . . . . . p a g . 79 "Le o rig in i d e l l ' Arte Astra tta " · O p e re "Th e o rig in s o f Ab stra c t Art" · W o rks . . . . . . . . . . p a g . 1 09 "U n p rim itivo n e l Te rzo M il l e n n io " · O p e re "A p ri m i ti ve i n th e Th i rd M i l l e n n i u m " · W o rks . . . . . . . . . . p a g . 1 67 B re ve b io g ra fia d i An d re a B e n e tti . . . . . . . . . . p a g . 200 S h o rt b io g ra p h y o f An d re a B e n e tti . . . . . . . . . . p a g . 202 M u s e i e C o l l e zi o n i c h e h a n n o a c q u i s i to o p e re d i An d re a B e n e tti . . . . . . . . . . p a g . 206 Museums and Collections have acquired Andrea Benetti’s works .......... pag. 207 A sinistra: il Cavallo dipinto da Andrea Benetti proiettato (dimensione 6 x 4 metri) sulla parete
rocciosa della caverna "La Grave", dentro le grotte di Castellana, durante l'inaugurazione della mostra "la pittura Neorupestre" a cura del professor Massimo Guastella On the left: the Horse painted by Andrea Benetti projected (size 6 x 4 meters) on the rock wall
of the cave "La Grave", inside the caves of Castellana, during the inauguration of the exhibition "Painting Neorupestre", curated by professor and researcher Massimo Guastella
M ANIFESTO DELL'A RTE N EORUPESTRE All'alba dell'umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l'uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare una traccia di sé nel mondo; tutto ciò lo fece grazie alla pittura. Quell'uomo si rapportava ogni giorno con il sole, con la terra, con l'acqua, con il cielo... integrandosi armonicamente nella natura; e quand'anche la natura non rappresentasse una minaccia, egli la rispettava, con il rispetto che si deve ad una divinità, consapevole dei propri limiti umani. L'uomo contemporaneo ha rinnegato quei limiti e calpestato quel rispetto, ponendosi prepotentemente al centro del mondo e mettendo al primo posto le proprie esigenze, il proprio egoismo. Così facendo, ha stupidamente distrutto un incantesimo e profanato la sacralità della natura e della vita. Allora, facciamo un passo indietro. Azzeriamo e ripartiamo da quel doveroso rispetto per la natura e per l'essere umano; l'arte, deve ripartire dalla prima forma artistica, ovvero l'arte rupestre. Noi dobbiamo ripartire dagli albori dell'uomo e dall'arte primigenia, per ricostruire un nuovo mondo, in cui il rispetto per la natura e per la dignità umana siano finalmente al centro del volere dell'uomo. Solo così riaffermeremo la sacralità della vita, ormai perduta in cambio di un miope e vacuo stile di vita, che sta portando la terra all'autodistruzione. Ricreiamo le condizioni per “avvolgere” il mondo di amore e di pace. Ripartiamo da quella pittura rupestre, che l'uomo primitivo, molto più saggio di noi, realizzava sulle pareti rocciose, ingraziandosi il volere delle forze sovrannaturali. Per la propria parte, questo è ciò che l'arte può fare. Ritroviamo dentro di noi quell'essenza primordiale, incontaminata, priva dei condizionamenti, che muovono l'uomo odierno; condizionamenti imposti da un sistema consumistico mondiale, che ci sprona sempre di più ad essere produttori inarrestabili e consumatori insaziabili. Ricreiamo un giusto rapporto tra l'uomo e l'ambiente, tra la produzione ed il consumo. Ricerchiamo dentro di noi la purezza del bambino, che ancora non conosce il mondo e lo interpreta attraverso la fantasia, osservandolo con curiosità e stupore. Viviamo rappresentando l'oggi come un attimo immortale ed analizzando il passato con uno sguardo critico, ma costruttivo; non viviamo in termini utilitaristici, in cui ogni atto è paragonabile ad una mossa, nel gioco degli scacchi, il cui fine è quello di conquistare tutta la scacchiera. Viviamo ascoltando l'essenza che c'è in
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ognuno di noi; quell'essenza fanciullesca che ci porta ad amare il contatto con la natura, il cibo sano, le tradizioni, i valori condivisi e fondanti, che hanno elevato per lungo tempo l'esistenza umana; rifuggiamo dalle gettate di cemento incontrollate, dalle plastiche, che ormai avvolgono ogni cosa, dalla velocità forsennata che permea, inconsciamente, ogni nostra azione e ci spinge ad una corsa esasperata, anche laddove essa non è affatto necessaria. Riappropriamoci del corso della storia e non accettiamo passivamente tutti i cambiamenti imposti dall'alto, mediante campagne di persuasione, che ci portano ad essere dei numeri e non più delle persone, con le proprie peculiarità e, soprattutto, con le menti pensanti. L'uomo non può mai essere un numero; nemmeno quando la popolazione mondiale raggiunge un affollamento senza precedenti. Ricordiamoci sempre che l'essere umano è, prima di tutto, un'essenza immateriale, oltre ad essere un corpo, troppo spesso proteso alla ricerca del piacere effimero. Questo concetto ci è ormai sfuggito dalla mente e questa “fuga” ha provocato effetti nefasti. Rinnegare o non coltivare la sfera immateriale dell'uomo è rinnegare l'uomo stesso. Questa concezione non è ispirata alla religione, ma ad una visuale “dualista” dell'individuo, ovvero che distingue i due livelli su cui cresce e si forma un essere umano. Non sbilanciare l'ago della bilancia a favore della materia nelle scelte di vita, è un evidente segno di consapevolezza e di saggezza, che ci eleva da qualsiasi altro essere vivente. Senza una parte di mistero, di immaterialità, l'uomo non ha futuro ed è destinato all'estinzione; e prima dell'estinzione toccherà il fondo dell'esistenza, in cui il valore della vita non esisterà più, sacrificato sull'altare di un edonismo becero e privo di solidi contenuti. Nel parallelismo con l'arte, i simboli, i tratti, i colori devono tornare ad essere i protagonisti della pittura, forieri della semplicità e della bellezza della vita che rappresentano. L'istintività, il sentire primordiale, che risiede in ognuno di noi, deve guidarci nell'interpretare ciò che ci circonda; anche l'uso e l'assimilazione della tecnologia più avanzata deve essere filtrata attraverso questa sensibilità. Nell'arte, il senso del mistero, dell'ignoto, deve regnare incontaminato; devono esistere dei dubbi, poiché nella “società delle certezze” non vi è più spazio per la fantasia e, qualora essa sia presente, appare finta, creata a
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tavolino e finalizzata ad un risultato certo. Tracciamo un netto confine tra ciò che è vero e sentito, che viene da quella parte “misteriosa” del nostro io, e ciò che è falso e strumentale. Una lavatrice rotta o una bicicletta arrugginita non sono arte, ma semplicemente una lavatrice rotta ed una bicicletta arrugginita. L'arte è tutt'altra cosa. Nelle grotte della preistoria, ove gli “artisti rupestri” tracciavano i propri segni e spargevano i colori, era già stato inventato tutto; le opere figurative, astratte, simboliste, concettuali... Le future strade dell'arte pittorica erano già delineate nel complesso; nulla mancava all'appello. Ripartiamo, allora, da quelle intuizioni geniali, istintive, che venivano dal cuore ed avevano la forza dell'infante, che traccia segni e colori, spesso inconsapevole dei significati intrinsechi delle proprie creazioni, poiché generate da un livello subcosciente ed affiorate al conscio senza mediazioni. Produrre dei beni per cento volte quelle che sono le nostre reali esigenze ed assistere impassibili ad una grande fetta dell'umanità, che muore ogni giorno per l'assenza di acqua e di cibo, è criminale ed antitetico al nostro sentire. Con quale coscienza possiamo avvallare la civiltà del consumismo, quando ancor oggi vi è una vasta parte del mondo che lotta per la sopravvivenza, quasi sempre perdendo? Un azzeramento è necessario, prima che sia, e forse lo è già, troppo tardi. Se l'essere umano vorrà evitare l'autodistruzione, sarà necessaria una ripartenza, che tenga conto degli errori commessi, per superarli e dare un peso alle cose vere dell'esistenza umana, rifuggendo i falsi miti e le stupidaggini imposte da uno stile di vita vacuo, ma generatore di profitti per coloro che lo controllano. Ad un certo potere fa comodo un individuo che non pensi, che non si erudisca, che segua pedissequamente le mode create in laboratorio. Guardiamo intorno a noi ed iniziamo a verificare il quoziente di consapevolezza della gente comune, per capire quanto siamo raggirati, “rincretiniti”, resi innocui da una marea di stupidaggini che, all'improvviso, sono divenute tutte un'importante ed unica ragione di vita. Vi sono molti fattori, che caratterizzano il progresso della nostra civiltà, che possono essere considerati delle armi a doppio taglio; e ciò dipende da come le usiamo. Purtroppo, nella società, l'uso improprio e l'abuso di molti beni è ormai la prassi, divenuto un consolidato “modus vivendi”. Tutto ciò accade trasversalmente, accomunando
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i più abbienti agli indigenti, i giovani agli anziani, tutti uniti nella forsennata corsa, che ci sta portando ad essere, non più individui, ma pedine, le cui scelte, i cui movimenti, sono comandati dall'alto, ma senza fili, poiché tutto ciò non sia percepito come una dittatura, bensì come scelte assunte dall'individuo, grazie al libero arbitrio. Siamo dunque “pilotati” come una macchinina radio comandata ed abbiamo la sensazione di essere liberi, di decidere noi ciò che determina il nostro futuro; ma liberi non lo saremo mai, finché non spezzeremo questa catena di tacita e, molto spesso, inconsapevole obbedienza. Ecco perché l'arte deve simbolicamente ripartire dalle proprie origini; essa ha sempre precorso i tempi ed appare come un faro da seguire; questa volta, però, non correrà verso l'ignoto, verso l'inesplorato, ma avrà la lungimiranza di ritornare sui propri passi, verso le proprie radici, consapevole della necessità di dare un segnale chiaro e forte di ricostruzione delle fondamenta, che sono alla base della nostra esistenza. Sarà un ritorno alle origini simbolico; ma spesso i simboli posseggono una forza pari soltanto alla forza della natura; quella stessa natura con cui dobbiamo ritornare in armonia e ricominciare a rispettare e ad amare. Il Manifesto dell'Arte Neorupestre è stato presentato da Andrea Benetti alla 53. Biennale di Venezia, all'interno del padiglione "Natura e sogni" presso l'Università Ca' Foscari - San Giobbe - Cannaregio - Venezia - Italia
Bologna, 7 dicembre 2006
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M ANIFESTO OF N EO C AVE A RT Since the dawn of humanity, well before the invention of written language, Man felt the need to communicate, to leave some trace of his passage through this world. This he accomplished through painting. Early Man had to deal with the sun, the earth, the waters and the sky every day… had to find a way to find his place in the balance of Nature. And even when Nature was unthreatening, he was in awe of Her, treating Her with the respect due a Deity, in full awareness of his own human limitations. Contemporary Man has denied those limits and trampled that respect, placing himself at the center of the universe and giving his own selfish needs absolute priority. In doing so, he has stupidly destroyed the enchantment and desecrated the sanctity of Life and Nature. So let’s take a step backward. Let’s start over, with the proper respect for Nature and for human life as our point of departure. Art needs to begin afresh from its earliest form: cave painting. We need to go back to the dawn of Man and his primeval art to reconstruct the world: a new world in which respect for Nature and human dignity are finally at the heart of the will of Man. Only in this way will we reaffirm the sacredness of Life which we have sacrificed in favor of an empty, short-sighted lifestyle, one which has been leading us to our own destruction. We need to recreate the necessary conditions to be able to envelop the world in love and peace. Let’s begin with cave paintings, with which primitive man, being far wiser than we are, decorated his rocky walls to gain favor with the supernatural forces. This is what Art can do. We must rediscover within ourselves that primordial, uncontaminated essence, free of the preconceptions which condition modern Man: conditions imposed by a global consumption-driven society that is spurring us on to become unstoppable producers and insatiable consumers of an endless stream of goods. We need to rebalance the relationship between Man and Environment, between production and consumption. We need to seek the purity of our inner child who has yet to discover the world but instead still interprets it through his imagination, observing it with wonder and curiosity. We need to live as if the present moment were eternal, regarding the past with a critical, but constructively critical eye. We must cease seeing our lives as merely utilitarian, where every action can be likened to a chess move, aimed at conquering the board. We must learn to live by listening to our
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own essence: that childlike essence that loves contact with nature, eats healthy food, lives in tune with traditions, the deep-rooted and widely-shared values that have long buoyed humanity. We seek refuge from the advancing cement blocks, from the plastics that have come to envelop everything, from the frantic pace that subconsciously permeates our every deed, pushing us into a headlong rush even when there is effectively no need to hurry. Let’s take back the course of history and not passively accept the changes forced on us by the powers that be, which, through campaigns of persuasion tactics, have tried to take away our individual personhood and reduce us to mere numbers, weighed down with heavy minds. A person cannot be reduced to a number, not even in the face of the unprecedented rise in global population. We need to remember that the human being is, first and foremost, an ethereal essence, beyond his material body, which all too often is obsessed with the pursuit of ephemeral pleasures. This concept seems to have escaped our conscious mind and its flight has had dire consequences. To deny or fail to cultivate the immaterial sphere of our humanity is to deny that which makes us human. This concept is not rooted in any religion, but is the fruit of a “dualistic” view of the individual which recognizes that human beings develop and grow on both levels. Not allowing the material side of life to outweigh the ethereal is a sign of wisdom and awareness that elevates us above other living creatures. Without this element of mystery, of immaterialism, man has no future and is destined to become extinct. But before extinction, he will have reached the lowest point of his existence, where life itself ceases to be of value, having been sacrificed on the altar of rampant hedonism devoid of any solid content. By the same token, as far as art goes, symbols, lines and colors need to once again be the main features of a painting, recounting in their simplicity and beauty the life they represent. We need to allow the sense of primordial instincts that resides within each of us to be our guide, our key to interpreting the world around us. Even our assimilation and use of the most advanced technologies has to be filtered by this sensitivity. This sense of mystery, of the unknown, must reign unencumbered in art. There must be an element of doubt because in a “society of certainties,” there is no room for imagination and anything that recalls imagination seems fake, designed in
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some office to produce a particular effect. We draw distinct boundaries between that which is truly felt, which comes from that “mysterious” part of ourselves, and that which is false and exploitive. A broken-down washing machine or a rusted bicycle are not art; they are simply a broken-down washing machine or a rusted bicycle. Art is another thing altogether. In the ancient caverns, where prehistoric “cave-artists” traced their lines and spread their colors, every art form was invented: figurative, abstract, symbolic, conceptual… The future of painting was already mapped out; nothing was missing. Let’s start over, then, once again tapping into those flashes of intuitional, instinctive genius that come straight from the heart with the power of a child; the child who draws and colors, often without knowing what his creations might mean, since they appear full-blown and unadulterated directly from his subconscious. Producing a hundred times more goods than we actually need while passively witnessing a huge portion of humanity perish each day for lack of food and water is criminal and the antithesis of our instinctual tendencies. How can our conscience allow a consumerist civilization to exist in a world where so many are struggling, often in vain, merely to survive? We need to start from scratch before it’s too late, if it isn’t already. If humanity hopes to escape self-destruction, it must start over, trying not to make the same mistakes but placing importance on the true values of human existence, refuting the false myths and idiocies imposed by a vacuous lifestyle that generates profit for those that control it. It is easier for the powers that be to rule over a people that does not think for itself or educate itself, but blindly follows the dictates of laboratory-created fashions. If we look around us and begin to measure people’s general level of awareness, we realize just how much we have been tricked: tricked into a stupor of stupidity that has rendered us harmless; tricked into believing that the flood of stuff we are meant to desire is the essential meaning of life, the goal of our existence. The progress of our civilization has been characterized by a host of factors which may be regarded as double-edged swords, depending on how we use them. Unfortunately, improper use or abuse of many goods in our society has come to be the norm, rather than the exception; a well-established way of life. This is true across the board, uniting
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the indigent with the wealthy, the young and their elders, all running a mad, frantic race which is leading us away from our identity as individuals and turning us into pawns, into puppets whose movements and choices are manipulated from above, so cleverly that we don’t realize we are victims of a dictatorship, but believe we are exercising our free will as individuals. We have therefore been “programmed” like remote-controlled toys to believe that we are free to make our own choices and decide for our own future. But in fact we are not free and never will be unless we manage to break the shackles of our tacit and often unconscious obedience. This is why art needs to return symbolically to its roots. In every era art has been ahead of its time, a beacon to be followed. This time, however, it will not be leading blindly towards unexplored territory, but will have the wisdom to backtrack towards its origins, aware of the importance of its role in providing the cornerstones for reconstructing the foundations on which our very existence is built. It will be a return to our symbolic roots, but remember that symbols sometimes have a power which is matched only by the force of Nature. And it is with Nature that we must seek harmony; Nature that we must once again learn to respect and to love. The “Manifesto of Neo Andrea Benetti at the “Nature and Dreams” University · San Giobbe
Bologna, December 7, 2006
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Cave Art” was presented by 53rd Venice Biennale in the pavilion in the Ca' Foscari · Cannaregio · Venice · Italy
Vaticano, 28 novembre 201 2 Il momento in cui Sua Santità Papa Benedetto XVI riceve l'opera di Andrea Benetti, intitolata "Omaggio a Karol Wojtyla", realizzata nel 2009. L'opera è stata acquisita nelle Collezioni Vaticane.
Vatican, November 28th, 201 2 This is the moment in which Pope Benedict XVI receives in gift Andrea Benetti’ s work entitled “A tribute to Karol Wojtyla”, painted in 2009. The work now is part of the permanent Vatican Collections.
New York, 1 8 novembre 201 0 Il momento in cui il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Sua Eccellenza Ban Kii Moon, riceve l'opera di Andrea Benetti, intitolata "Against the violence", realizzata nel 2007. L'opera è stata acquisita nella Collezione d'Arte dell'O.N.U. New York, November 1 8th, 201 0 In this picture, the Secretary General of the United Nations, S. E. Ban Ki moon, accepts the gift of Andrea Benetti’s work entitled “Against the violence” painted in 2009. The painting is now a part of the permanent United Nation Art Collections.
Roma , 9 marzo 201 2 All'interno del Palazzo del Quirinale, nello studio del prof. Louis Godart, responsabile dei Beni Artistici della Presidenza della Repubblica, durante la consegna dell'opera di Andrea Benetti, per l'acquisizione nella Collezione d'arte del Quirinale. Rome, March 9th, 201 2 In this pitcure professor Louis Godart, Artistic Works Director for the Quirinale, accepts the gift of Andrea Benetti' work intitled "The Hunt VII", painted in 201 0. The work is part of the Quirinale Art Collection.
Roma, 1 marzo 201 3 Negli uffici della Camera dei Deputati durante l'acquisizione dell'opera di Andrea Benetti nella Collezione di Palazzo Montecitorio. L'opera intitolata "9 novembre 1 989" è dedicata al crollo del Muro di Berlino.
Rome, March 1 th, 201 3 This picture was taken when Andrea Benetti’ s work entitled "November 9th 1 989" dedicated to the fall of the Berlin Wall, was acquired by the Art Collection of the Chamber of Deputies in Montecitorio Palace.
C OLORI E SUONI DELLE ORIGINI La tecnica assunta non è mai neutra e indifferente, al contrario essa impone un peso decisivo, condiziona il contenuto, il “che cosa” si vuole esprimere. Il detto fatidico di Marshall McLuhan “il medium è il messaggio” trova una prova eloquente nelle pitture di Andrea Benetti. Come negli antichi mosaici bizantini o nelle pitture medioevali, le figure di Benetti risultano radicalmente schiacciate sulla superficie; la terza dimensione, ovvero la resa illusionistica della profondità spaziale, è stata completamente eliminata, e con essa sono spariti tutti i dettagli personalizzanti e descrittivi; le figure si avvicinano a degli stampi conformi che le obbligano a posizioni iterate e ripetitive, secondo una disposizione paratattica e frontale, che ci porta a definire la sua arte astratta e sintetica. Un tratto comune, questo, anche alle prime Avanguardie tra fine Ottocento e primi Novecento, Simbolismo in primis, anticlassiche, antinaturalistiche, antimoderne: si pensi ad esempio alla soluzione di Gaugin e della Scuola di Pont-Aven, che proponeva l’à plat, la stesura compatta e sintetica dei colori delimitati da sagome stilizzate, ovvero astratte, secondo il significato etimologico del termine (abtraho = tirar fuori, selezionare), che tendono a darci una raffigurazione del mondo generalizzata, ridotta ai valori di superficie. Ma ritorniamo ancora indietro nel tempo: se all’epoca della koiné bizantina spesso la collocazione spaziale dei corpi era irrilevante, anche nella pittura medioevale troviamo una decorazione “bassa”, scene iconograficamente scoordinate, immagini/simboli posti a random, spesso affastellate mediante un processo di accumulazione in fondi “senza sfondo”, piatti e senza alcun riferimento spaziale di profondità, con modalità espressive che immediatamente si collegano alle soluzioni assunte cinque secoli più tardi - nel secondo Ottocento - ed evidenti nelle tendenze artistiche che abbandonano la copia dal vero, il riporto fenomenico e realista ricco di dettagli icastici, in favore di una simbologia iconica semplificata e ridotta. Proprio passando per i quadri simbolisti e in seguito con le necessità economizzanti delle seconde Avanguardie (Pop Art) ecco che si rintraccia un filo diretto con la contemporaneità, e nella fattispecie con i lavori in questione di Benetti. L’artista ha ben compreso che viviamo in un’epoca in
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cui ormai il centro è ovunque e non serve sistemare all’interno di rigide griglie rappresentative le varie forme del reale: il computer e le recenti applicazioni tecnologiche ci hanno ormai abituati agli sbalzi temporali e spaziali, in cui viaggiamo saltando da un luogo all’altro, da un periodo storico all’altro senza problemi, annullando qualsiasi distanza, anche culturale. Siamo ormai avvezzi a sondare lo spazio per intercettare forme e simboli vaganti in una dimensione priva di coordinate, per classificarli e ordinarli in una sorta di nuova cartografia del mondo, e Benetti ha introiettato bene questa modalità dell’oggi. Nei suoi quadri troviamo figure ambigue, che richiamano alla mente forme di oggetti e di utensili in bilico tra un passato arcaico, che implode fino alle origini dell’espressività dell’uomo, e un futuro ipertecnologico: i molteplici pattern dai colori forti e squillanti – automobili, areoplani, uomini, animali, oggetti d’uso comune, eccetera – diventano “forme intenzionali”, ovvero schemi, modelli di un mondo visto attraverso una lente sintetizzante, in cui le cose e le persone si trasfigurano in elementi simbolici, quasi araldici e, in quanto tali, si dispongono di volta in volta in ritmi compositivi sempre diversi. In ogni figura emerge l’outlined, quella linea di contorno netta che oggi è tornata tanto in uso anche tra i wallpainter e gli street artist, ma che possiamo tranquillamente mettere in relazione con l’analoga pratica della cloisonne cara ai Simbolisti: l’effetto che si ottiene è del resto analogo, cioè quella di dare forma ad un’idea, ad un’intenzione non naturalistica ma decodificabile secondo principi e abitudini visive ormai entrate di fatto nella nostra capacità di interpretare l’attuale repertorio del visibile, fatto di icone, di simboli, di immagini sintetiche che con pochi tratti ci dicono tanto, in perfetta sintonia con la cartellonistica, la pubblicità, la comunicazione mediale e soprattutto il linguaggio dei computer. Chi non è, infatti, oggi in grado di decodificare i tanti e molteplici significati che racchiude un’icona su un desktop o all’interno di un comune software? La velocità dell’epoca attuale ci ha ri-abituato – come nelle epoche antiche e pre-moderne – a surrogare con la nostra mente ciò che è carente a livello descrittivo; la comunicazione va veloce, ci butta addosso a ritmi sempre più frenetici quantità di dati inimmaginabili solo qualche decennio
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fa, allenando di conseguenza anche le nostre capacità noetiche nel rintracciare i significati più o meno espliciti nella sinteticità delle immagini che ci circondano. Ecco allora che il contorno netto e deciso e la stesura cromatica piatta delle pitture di Benetti, al posto dello sfumato e degli effetti illusori di profondità della pittura realistica, determinano la spazialità, come al tempo stesso l’emergenza rispetto allo sfondo o l’aspetto stereometrico delle icone, si trasformano in un vero e proprio nuovo codice linguistico, in grado di fornirci una riconoscibilità percettiva precisa. Non è un caso inoltre che Benetti adotti un altro ausilio, lo stencil o la mascherina, estremamente in voga adesso tra i giovani artisti, elemento che ci riporta ad una costante dell’arte medioevale, per definizione antinaturalistica come le più recenti correnti pittoriche: usare un pattern, un modello, significa guardare la realtà per selezionarne l’essenza comunicativa ed espressiva, riproponendola filtrata e alleggerita dai suoi gravami descrittivi. Praticando un sano e, oserei dire, quasi “ecologico” riduzionismo espressivo Andrea Benetti sembra opporsi a quell’invadenza delle immagini che ormai sta raggiungendo livelli parossistici, invitandoci a riflettere non solo sulle sue “ripetizioni differenti” della realtà, ma anche su quei meccanismi di serializzazione che oggi stanno alla base di ogni prodotto, materiale o culturale che sia. Ma il percorso a ritroso, verso le “origini” della storia dell’arte e dell’antropologia culturale, non si ferma solo al mero riscontro pittorico: Benetti va oltre e mischia le carte. Oltre alle icone e ai simboli, recupera il vasto repertorio della comunicazione orale, dei suoni, dei rumori, della parola non scritta ma parlata e cantata, tanto cara ai premoderni, oggi ritornata prepotentemente alla ribalta con i nuovi mezzi elettronici, in grado di fornirci quella sinestesia tra immagini e suoni iniziata dalle Avanguardie storiche, Futurismo e Dadaismo in primis. Nei primi anni Sessanta, inoltre, Marshall McLuhan con le nozioni di “spazio visivo” e “spazio acustico” (The Medium is the Massage, 1 967) aveva teorizzato il ritorno dell’uomo ad una struttura sensoriale primordiale, piena di emozioni e di facoltà sinestetiche proprio grazie alla diffusione dei media elettronici. Oggi la validità del pensiero dello studioso canadese appare evidente: siamo realmente immersi in una dimensione dinamica e interattiva, in cui lo spazio percepito non è solo caratterizzato da stimoli visivi, ma sempre più da interventi sonori, nelle svariate modulazioni orali, musicali, rumoristiche, come quelle appunto create e interpretate da Frank Nemola in occasione
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dell’inaugurazione della mostra. Con Colori e suoni delle origini il cerchio sembra chiudersi: l’improvvisazione musicale-sonora di Nemola, abbinata alle icone e ai colori dei quadri di Benetti, rende possibile, in chiave attuale e assolutamente contemporanea, il ritorno a quella sensorialità primigena e originaria predicata oltre quarant’anni fa da McLuhan. Ci troviamo in una situazione “normalizzata”, infatti, dove viene a crearsi una sinestesia tra immagini e suoni di sapore avanguardistico, futurista in primis, ma con un impatto assolutamente contemporaneo. Gli elementi sonori creati da Nemola per l’occasione, non vincolati necessariamente ad una partitura musicale predefinita, favoriscono l’immersione del pubblico nell’azione, ampliata così nella propria dimensione spazio-temporale. Il pubblico non è passivo, non si trova soltanto inserito in un ambiente sonoro-performativo come semplice spettatore, ma al contrario diventa parte integrante e attore della “musica gestuale avanzata” proposta da Nemola. Dal Cortile d’Onore di Palazzo D’Accursio, dove comincia l’happening, infatti il pubblico deve salire lo scalone seguendo il suono caldo della tromba di Nemola, in una scansione di pause e riprese, fino ad arrivare alla Sala d’Ercole, dove un freddo tappeto sonoro elettronico preregistrato, fatto di percussioni ritmiche incalzanti e ripetitive, quasi ipnotiche, si fonde con il suono caldo, viscerale e dal largo respiro prodotto dalla tromba di Nemola. Il suono minimale elettronico congiunto al suono ancestrale acustico attua in questo modo un corto circuito tra passato e presente, in omologia con i quadri esposti, sfruttando le potenzialità acustiche insite negli spazi, quegli “angoli sonori” – come Nemola stesso li definisce – cercati e usati come casse armoniche, come amplificatori “naturali” per distorcere e articolare un percorso sonoro performativo in perfetta sintonia appunto con le opere di Andrea Benetti.
Silvia Grandi Docente e Ricercatrice di Fenomenologia dell'Arte Contemporanea Dipartimento delle Arti Visive, Performative e Mediali Università di Bologna
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Bologna, 1 1 aprile 201 3 Frank Nemola, Andrea Benetti e Silvia Grandi in conferenza stampa per la mostra "Colori e suoni delle origini", allestita nel mese di aprile in sala Ercole, a Palazzo D'Accursio, a Bologna.
Bologna, April 1 1 th, 201 3 Frank Nemola, Andrea Benetti and Silvia Grandi during the press conference for the "Colors and sounds of the origins" show, held in April at the Hercules hall of the Palazzo D'Accursio, in Bologna.
Siracusa, 1 3 agosto 201 2 Gregorio Rossi e Andrea Benetti davanti a Montevergini, la Galleria d'Arte Contemporanea di Siracusa, durante la mostra di Benetti, intitolata "Il Simbolismo nella pittura Neorupestre".
Siracusa August 1 3th 201 2 Gregorio Rossi and Andrea Benetti in front of Montevergini, the contemporary art gallery of Siracusa, during the show of Benetti, entitled "The Symbolism in painting Neorupestre"-
Grotte di Castellana (BA) 9 settembre 201 1 Andrea Benetti con alcuni rappresentanti delle Istituzioni all'inaugurazione della mostra allestita all'interno delle grotte di Castellana (BA). All'evento, oltre alla musica live di Frank Nemola, vi erano delle opere proiettate sulle pareti rocciose. Castellana Caves (BA) September 9th, 201 1 Andrea Benetti with Institutional authorities at the opening of the exhibit inside the Castellana Caves (Bari). At the event, live music by Frank Nemola was heard as images of Andrea Benetti's work were projected onto the cave walls.
Roma, 21 ottobre 201 2 La mostra personale di Andrea Benetti allestita a Palazzo Taverna, presso la sede degli Archivi Amedeo Modigliani.
Rome, October 21 th, 201 2 The solo exhibition of Andrea Benetti held at Palazzo Taverna, in the Amedeo Modigliani Archives Lègales.
C OLORS AND S OUNDS FROM THE O RIGINS The technique an artist employs is never neutral nor indifferent. On the contrary, it carries impressive weight in influencing content or the “what” that one is attempting to express. Marshall McLuhan’s prophetic phrase “the medium is the message” rings particularly true in Andrea Benetti’s painting. Like in the ancient Byzantine mosaics or in medieval paintings, Benetti’s figures are radically flattened on the surface; the third dimension, the illusionistic depiction of spatial depth, is gone, and with it all personalizing or descriptive details have disappeared; the figures seem to have been produced by a mold, each the same and forced into repeated frontal and predetermined positions, which bring us to define his work as abstract and a synthesis of art historical styles. This is similar to the first avant-garde works produced at the end of the nineteenth and the beginning of the twentieth century: first of all, the works of Symbolism, anti-classical, anti-naturalistic, anti-modern currents: for example, the solution of Gauguin and the Pont-Aven School, that proposed the à plat technique, the compact and synthetic application of paint within the confines of up to the surface of the picture plane. But let us go back in time: while often in the Hellenistic Greek period the placement of figures was irrelevant, also in medieval painting we find “flat decoration”; scenes that are iconographically untidy, images and symbols placed randomly, often clumped together in bunches without background - flattened and lacking any spatial references of depth - using types of expression that we immediately connect to a period five centuries later - in the second half of the nineteenth century - and apparent in the artistic tendencies that separate the false from the authentic, abandonment of phenomenalism and realism with a wealth of representational detail in favor of a reduced and simplified symbolism. It is first through symbolist painting and later the trend toward an stylization the second avant-garde movement (Pop Art) that we can capture a direct connection to contemporary art, and specifically to the works of Benetti. The artist has fully understood that we live in a period in which the center is everywhere and there is no need to define your position using a strict set of gridlines that represent the various forms of reality: computer systems and
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recent technological achievements have accustomed us to erratic movement in time and space, where we travel in jump cuts and fits and starts from one place to another, from one historical period to another without flinching, cancelling all kinds of distances, even cultural distance. We are skilled in poking through space in order to find intercepting forms and symbols that wander through ambiguous dimensions, and then we classify them and line them up in a sort of cartography of a new world. Benetti fits perfectly into this new way of doing things. His paintings contain ambiguous figures, which bring to mind shapes of objects and utensils that are suspended between an archaic past that implodes all the way back to the origins of human expression, and alludes to a hyper-technological future: the myriad patterns repeated in bright colors cars, planes, men, animals, everyday objects, etc. - become “intentional forms�, schemes or models of a world seen through a synthesizing lens, where things and people are transformed into almost heraldic symbols, and position themselves in constantly changing compositional rhythms. So we encounter each figure’s outline, that single line that has come back into use among wallpainter and street artists, but that we can easily compare to the practice of cloisonne so dear to the Symbolists: the effect this produces is indeed an analogy, that is, it gives form to an idea, to an intention that is not naturalistic but can be interpreted through principles and habits of imagery that have entered into the current repertoire of skills for discerning the visible - made up of icons, symbols, synthesized images that with a few strokes say a great deal, just like signage, advertising, media communications and especially the visual language used in the digital world. Today, most people are perfectly capable of deciphering the many and varied meanings of icons on a computer desktop or in the most common software programs. The speed at which information travels these days has once again (like in the ancient and pre-modern periods) has habituated us to letting our brains fill in the blanks where description and explanation are lacking; communication flies by, throwing information at us at an ever more frenetic rate, unimaginable just ten years ago. And this has fine-tuned our noetic abilities to find more or less explicit meaning in the conciseness of the
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imagery that surrounds us. That is why the clear and bold outlines and the flat chromatic coloring of Benetti’s painting - as opposed to the shading and illusory effects used to show depth in realistic painting - define space, while at the same time make the figures emerge from the background lending a sort of stereometric (volumetric) aspect to the shapes. And this mutates into a veritable new linguistic code that can give us a well-defined perceptive recognition. No wonder Benetti uses stencils or patterns, so fashionable among young artists, and connected to medieval art, and anti-naturalistic by definition like the latest currents in painting. Using a pattern, or stencil requires you to study reality and choose the essential communicative and expressive elements in order to re-propose reality through a filter, freed of its descriptive elements. Andrea Benetti applies a healthy, and I dare say, “ecologically” expressive reductionism, which seems contrary to the invasiveness of imagery that which is now reaching paroxysmal levels, inviting us to meditate not only on the “differing repetitions” of reality but also on those serializing mechanisms that lie at the base of every object we produce, be they material or cultural. But his return pathway to the origins of art history and cultural anthropology does not stop at mere pictorial representation: Benetti goes beyond and changes the game rules. Besides icons and symbols, he reclaims a vast repertoire of oral communication, sounds, noises, sung and spoken but unwritten words, that were so precious to the premodern art and have now regained their impact through modern technology. All this provides a synergy between image and sound that began historically in the avantgarde, Futurist and e Dadaist periods. Furthermore, in the 1 960’s, Marshall McLuhan, in The Medium is the Massage (1 967), coined the notions of “visible space” and “acoustic space” and theorized humanity going back to the primordial sensorial system, rife with emotion and synesthetic ability with the help of electronic media. Today, this Canadian academic’s thought seems to have been confirmed: we are literally immersed in a dynamic and interactive dimension. Perceived space is characterized not only by visible stimuli, but also by sound, in its various oral, musical, and noise modulations, like those created and interpreted by Frank Nemola during the inauguration of
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this exhibition. We seem to have come full circle with “Colors and Sounds from the Origins”: The return to that primordial sensoriality McLuhan predicted more than 40 years ago comes to life with Nemola’s improvisation and Benetti’s icons and colors. This atmosphere they evoke is a “normalized” situation, as a matter of fact, where the combination of imagery and sound has an avant-garde flavor to it, in primis futuristic, but wielding a completely contemporary impact. The sound experience that Nemola has created specifically for this project is not necessarily tied down to a predetermined score. It helps participants immerse themselves in the action, as they are projected into a novel space and time dimension. Participants are not passive additions to a sound performance environment as simple spectators. On the contrary, they play an integral part in the “advanced musical gesture” Nemola proposes. From the Court of Honor of Palazzo D’Accursio, where the event begins, visitors climb the monumental staircase following the warm notes of Nemola’s trumpet, through the punctuation of pauses and sound, they reach the Sala d’Ercole, where a cold prerecorded background of sound - percussion played with insistent and repetitive, almost hypnotic, rhythms - melds with the warm, visceral and sweeping sound of Nemola’s trumpet. The minimalist electronic sound alongside the ancestral acoustic sound creates a short circuit between past and present, as do the paintings in this exhibition. Nemola leverages the acoustic potential of the spaces, of the “sound corners” as he calls them, that he has identified and uses as sounding boards or natural amplifiers to manipulate sound and delineate a performance sound pathway that is in perfect symbiosis with Andrea Benetti’s works.
Silvia Grandi Professor and Researcher of Contemporary Art Phenomenology Department of Visual, Performance and Media Arts Università di Bologna
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Bologna, 1 5 dicembre 201 2 Andrea Benetti durante la mostra intitolata "M1 73 路 Tracce apocrife", allestita nel mese di dicembre a Bologna nelle sale di Palazzo Pepoli Campogrande.
Bologna, December 1 5st, 201 2 Andrea Benetti during the exhibition intitled "M1 73", held in December at the Palazzo Pepoli Campogrande, in Bologna.
Francavilla al Mare, luglio 201 0 Andrea Benetti al Museo Michetti durante la LXI edizione del Premio Michetti, dove le opere di Andrea Benetti erano state selezionate ed esposte a luglio e agosto 201 0.
Francavilla al Mare, July 201 0 Andrea Benetti in Michetti Museum during the LXI edition of the Michetti Prize. where Andrea Benetti'works was on display (July and August 201 0).
I L POTERE DELLE IMMAGINI . I L NUOVOGRAFFITISMO DI A NDREA B ENETTI "É molto più verosimile che queste pitture siano i più antichi relitti dell'universale credenza nell'influenza delle immagini." Ernst Hans Gombrichn
Gombrich dedica le pagine d'avvio del suo fondamentale The Story of Art alle pitture ritrovate nell'Ottocento nelle grotte di Altamira, in Spagna, e di Lascaux, nella Francia meridionale, origine tribale della straordinaria vicenda della storia dell'arte occidentale. Un cammino linguistico lungo e articolato che sin dagli inizi del secolo appena trascorso ha registrato sussulti di non poco conto e che, discostandosi dai canoni e dagli statuti propri dell'arte, si è frantumato in molteplici codici e rivelato di notevole influenza sulla percezione visiva a diversi livelli. E pur tuttavia la pittura primitiva consegnata oramai alle pagine dei manuali di storia dell'arte ritorna degna d'ogni considerazione nell'estro artistico di Andrea Benetti. Innanzitutto, nella produzione dell'artista bolognese, ridiventa centro delle attenzioni quel potere delle immagini che sin dalle origini la pittura e l'arte in genere hanno esercitato su intere comunità nel corso della storia. Andrea Benetti, declinandolo attraverso le invenzioni primitive, è soprattutto interessato a passare dalle sedimentazioni dell'immaginario preistorico alla descrizione di ambienti del paesaggio contemporaneo. Le sue opere rappresentano apertamente scenari visionari, che carichi delle memorie iconiche primordiali s'innestano sulle idee del tutto personali sull'arte. Per lui nella cultura occidentale, dopo l'1 1 settembre, è giunto il momento di azzerare, ripartire da capo («Noi dobbiamo ripartire dagli albori dell'uomo e dall'arte primigenia, per ricostruire un nuovo mondo, in cui il rispetto per la natura e per la dignità umana siano finalmente al centro del volere dell'uomo») ovvero è necessario riconsegnare contenuti e ridestare interessi nei confronti della condizione esistenziale e del rispetto per la natura nella civiltà contemporanea («quella stessa natura con cui dobbiamo ritornare in armonia e ricominciare a rispettare e ad amare»), eludendo, in particolare nel fare artistico, gesti e concettualizzazioni autoreferenziali gratuitamente provocatorie e fini a se stesse («Una lavatrice rotta o una bicicletta arrugginita non sono arte, ma semplicemente una lavatrice rotta ed una bicicletta arrugginita. L'arte è tutt'altra cosa»). In una fase storica in cui si rischia l'autodistruzione del pianeta, ciò è quanto, dunque, emerge dal suo
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Manifesto dell'arte Neorupestre, proposto nel 2009 alla 53ª Biennale di Venezia (Padiglione I.I.L.A. - Costa Rica, "Natura e sogni"), in cui palesa la sua intenzionalità in rapporto a quello che produce: «L'arte deve simbolicamente ripartire dalla proprie origini (...) avrà la lungimiranza di ritornare sui propri passi, verso le proprie radici, consapevole della necessità di dare un segnale chiaro e forte di ricostruzione delle fondamenta, che sono alla base della nostra esistenza». Benetti propone la forza del simbolo con modalità e icone moderne. In tal senso è uno stratega dell'arte che mette a frutto la sua poliedrica formazione e, in particolare, affiora la sua testa pensante da manager aziendale, che ha attitudine all'organizzazione del lavoro e alle tecniche di comunicazione, per di più supportate da una sensibilità ambientalista e politica. Sa come focalizzare le dovute attenzioni sulla sua produzione: con perizia manageriale, bypassando il sistema dell'arte, ha guadagnato alcune mete espositive di indubbio valore, dalla Biennale veneziana alla 61 ª edizione del Premio Michetti, a Francavilla al mare, e a Palazzo Taverna, nella capitale, sede dell'Amedeo Modigliani Institut Archives Legales. In queste occasioni espositive ed altre come quella che presentiamo in questa sede, il pittore ha presentato le sue pitture recenti che - come ha puntualmente osservato Silvia Grandi - hanno assunto quei caratteri linguistici collocabili nelle esperienze simboliste approdate negli esiti pop, entro cui si registra una operatività di tipo concettuale, non senza, mi pare di poter aggiungere, quelle associazioni tra figure, segni e forme di sapore surrealista e prestiti dagli stili astraenti dei grandi maestri delle avanguardie amati dall'artista (Vasilij Kandinskij, Paul Klee, Joan Mirò), che danno ai suoi modi un'impronta eclettica. Sui supporti, lui veicola un intricato insieme di figure agevolmente decodificabili, che orientano il senso di annullamento e di rinascita in una collisione cronologica di significati sedimentati nella memoria, in chiave ora di repechage del repertorio pittorico preistorico, in cui animali e cacciatori stilizzati, ossia prede e predatori, danno vita a scenari magico - propiziatori, ora di proiezione contemporanea ove si alterna, a composizioni decorativamente fitomorfe, una rinnovata galleria di prede e predatori o, per meglio dire, di consumi e consumatori: automobiline, velivoli, imbarcazioni, paesaggi marini, giocatori e campi da golf. È un assortimento, sospeso nell'atmosfera irreale dello spazio, composto da forme astratte e campi colore, che dettaglia i nuovi
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simboli del momento culturale che essi rappresentano. In una osservazione meticolosa della materia, combinando sui fondi in gesso colori acrilici a sostanze naturali (caffè, karkadè, cacao, hennè) che soddisfano le personali opzioni cromatiche, imprime pattern sulla materia densa che danno rilievo ed evidenza alle sue icone, quasi ad alludere ad una tridimensionalità spaziale. Con una sorta di cloisonnisme alla Gauguin, definisce al fine le sue immagini nel tentativo di sortire nell'immediatezza visiva una lettura semplificata dei tratti principali delle figure, che, campite di colore, sono subito riconoscibili. Lo sguardo visionario di Andrea Benetti fissa, tra realtà e finzioni, la sua poetica; costruisce frammentari scenari, sereni e perfino divertenti, di vita contemporanea, che tuttavia al tempo stesso divengono metafora della crescente inettitudine e della consuetudine a una irresponsabile quanto confortevole spensieratezza quasi gaudente, priva di sentimenti ed emozioni quanto di preoccupazioni concrete; dunque rappresentano la condizione precaria dell'umanità, il cui comportamento viaggia costantemente sul Titanic in rotta verso la rovina imminente, come l'intende lo stesso artista. Le tematiche invitano a una riflessione più esplicitamente politica sulle problematiche rimosse dall'uomo, segnatamente sulla sua condizione attuale, e vede nel ritorno all'armonia con la natura l'unica possibile forma di riabilitazione. Con sapiente capacità di suggestione, cioè innescando l'ambiguità delle visioni, Benetti è intenzionato a risvegliare in ogni spettatore tanto il piacere per l'iconico quanto le coscienze, mediante rappresentazioni ironiche sebbene funzionali: quindi rende più esplicito il dialogo tra l'artista e la collettività, facendo leva sul magico potere evocativo delle immagini.
Massimo Guastella Docente e Ricercatore di Storia dell'Arte Contemporanea Responsabile scientifico del labTasc Università del Salento · Lecce
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THE POWER OF IMAGERY. A NDREA B ENETTI ’ S NEOGRAFFITTISM "It is highly probable that these paintings are the most ancient relics of the universal belief in the influence of imagery." Ernst Hans Gombrichn
Gombrich dedicates the opening pages of his essential work The Story of Art to the paintings discovered in the nineteenth century in the caves of Altamira, Spain, and in Lascaux, southern France, which represent the tribal origin of the incredible history of Western art. Art is a long and articulated linguistic journey that since the beginning of the last century has undertaken significant detours, and having separated from its norms and statues, separated into myriad codes and strongly influenced visual perception on many levels. And yet the primitive paintings that have been since relegated to art history books regain attention once again as they live on through Andrea Benetti’s artistic inspiration. First of all, the Bolognese artist’s work points out the power that painting and art in general have had over entire communities throughout history. Andrea Benetti uses the language of primitive invention, but he is mostly interested in travelling from the sedimentation of prehistoric imagination to the description of contemporary landscapes. His works brazenly depict visionary scenes, laden with primitive iconic memories that graft onto very personal ideas of what art is. In his mind, after September 1 1 th the time has come for the western world to start anew (“We need to start over from the origins of man and primitive art, to build a new world where respect for nature and human dignity are at the center of human desires”). In other words, in modern society we need to consolidate meaning and realign our focus towards our existential condition, respect for nature (“that same nature with which we need to regain harmony and that we need to learn to respect and love”), and especially in artistic endeavors, we need to avoid those self-referential gestures and conceptualizations that are gratuitously provocative in nature and an end in themselves (“a broken washing machine or a rusty bicycle are not art, they are just a broken washing machine and a rusty bicycle. Art is something completely different”). In the midst of an epoch in which we risk the selfdestruction of our planet, this is what Andrea Benetti reveals in his Manifesto
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dell'arte Neorupestre (New Cave Art Manifest), presented in 2009 at the 53rd Venice Biennale (Pavilion I.I.L.A. – Costa Rica, Nature and dreams). In it, he declared his intentions for his works: “Art has to return to its origins [...] must have the foresight to retrace its steps all the way back to its roots, conscious of the need to send a strong and clear message that it is ready to rebuild the foundations of our very existence”. Benetti leverages the strength of symbolism with modern language and icons. In this sense he is an artistic strategist who calls on his multifaceted background and particularly, his corporate manager mentality comes to the fore, with his aptitude for organization and communication techniques, his acute attention to the environment and politics. He knows how to attract the right kind of attention to his body of work. With the precision of a manager, he bypassed the art system and earned accomplishments of undeniable value. From the Venice Biennale to the 61 st edition of the Michetti Award, to Francavilla al Mare, and to Palazzo Taverna in the Italian capitol, in the home of the Amedeo Modigliani Institut Archives Legales. In those expositions as well as others that we present in this occasion, the artist has shown his recent works that - as Silvia Grandi often points out-have adopted those linguistic characteristics that can be placed alongside the symbolistic experiences that have found a place in pop art, where the artist moves through conceptual action. And I think I can add, he does so not without implying relationships among the figures, marks and forms, lending a surrealistic flavor, and not without borrowing from abstract styles of the avant garde masters that Benetti so loves (Vasilij Kandinskij, Paul Klee, Joan Mirò), which give his own style such an eclectic flare. He places an intricate set of easily decodified figures on the canvas. They bring about a sense of annulment and of a chronological collision of meanings that are sedimented in memory, now in the context of a repechage of the repertoire of prehistorical symbols. There stylized animals and hunters, that is prey and predators, play out magical scenes propitiatory, a contemporary projection that alternatively presents compositions that are decoratively phytomorphic; a renewed gallery of prey and predators or more precisely - consumed objects and consumers; toy cars, airplanes, boats, marine landscapes, golfers and golf courses. It is an
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assortment of abstract forms and fields of color, suspended in the unreal atmosphere of space, that identify the new symbols of the cultural moment they depict. As we examine the materials with care, we find he has combined acrylics and natural substances (coffee, karkadè, cacao, hennè) on a chalk base in order to satisfy his chromatic choices. Figures emerge from the thick material so that his icons gain thickness and height, almost alluding to spatial three-dimensionality. In a sort of cloisonnisme like that of Gauguin, he defines his figures in an attempt to provoke visual immediacy and a simplified interpretation of the outlines of the figures, which being surrounded by fields of color are immediately recognizable. Andrea Benetti’s visionary outlook focuses on his poetics, between reality and imagination. He constructs fragments of calm and sometimes amusing scenes from contemporary life. His depictions are metaphors of the growing ineptitude of a habit of upholding an irresponsible, if comfortable, almost libertine light heartedness—lacking all sentiment and emotion or even worry. His works show a precarious journey towards imminent ruin, as the artist himself interprets it. His themes are a call for a more political reflection on the questions about our current condition that humankind has removed. He sees nature as the only possible form of rehabilitation. With a wise ability to hint at things, while setting in motion the ambiguity of visions, Benetti intends to reawake in each spectator an appreciation for iconic symbolism through ironic yet functional imagery. He makes the dialogue between artist and his public much more explicit, using the magical evocative power of images.
Massimo Guastella Professor and Researcher of History of Contemporary Art Scientific director of labTasc Università del Salento · Lecce
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Roma, 1 1 novembre 201 0 Andrea Benetti e Vittorio Sgarbi a Palazzo Taverna in occasione della mostra "Portraits d'artistes" nella quale vi era esposta un'opera di Andrea Benetti tra i grandi Maestri della pittura del Novecento. Rome, November 1 1 th, 201 0 Andrea Benetti and Vittorio Sgarbi a Palazzo Taverna during the "Portraits d'artistes" show, where one of Andrea Benetti'works was on display with those of the great of twentieth century masters.
Roma, 1 6 aprile 201 5 Andrea Benetti alla Camera dei Deputati insieme ai curatori ed alle AutoritĂ , durante la presentazione della mostra VR60768 anthropomorfhic figure
allestita ad aprile alla Camera.
Rome, April 1 6th, 201 5 Andrea Benetti in the Chamber of Deputies during the inauguration of the exhibition VR60768 anthropomorphic figures.
L A PITTURA N EORUPESTRE DI A NDREA B ENETTI Dell’opera di Andrea Benetti in questo scritto mi voglio occupare della sua invenzione e del suo stilema definiti Arte Neorupestre; un concetto pittorico che ha dato vita all’estensione di un manifesto presentato e pubblicato alla Biennale di Venezia del 2009. Già la lettura di questo manifesto fa comprendere che Benetti, pur mutuando da uno studio di quanto rappresentato in un’epoca risalente a trenta o quarantamila anni prima della nostra contemporaneità, non ripropone e neppure rivisita quelle meravigliose pitture rupestri ma, prendendo atto di un tutto già fatto, costruisce ex novo un teorema che si può estendere ben oltre la pittura. Amplifica ciò che nella notte dei tempi era stato prodotto e da lì costruisce una delle novità che ritengo tra le più interessanti del panorama artistico. Nel 1 879 de Santualo e sua figlia affermarono che la Grotta di Altamira in Spagna nascondeva pitture eseguite da uomini preistorici; gli studiosi di preistoria scoppiarono in una risata e risero per circa vent’anni. Poi l’abate Breuil e Cartailhac si recarono sul luogo ed alle risate si sostituì lo stupore: le pitture erano autentiche, sicuramente opera degli uomini del Paleolitico ed in bellezza certamente non erano da meno di alcuna pittura moderna. Lo stupore non è un atteggiamento scientifico e gli scienziati sembrano avere in orrore questo sentimento. Andrea Benetti è però un artista con quella sensibilità e quell’intuizione caratteristiche dello sprazzo della genialità; ha intuito quindi la formidabile presenza di uomini che molte decine di secoli orsono espressero con la pittura le più alte aspirazioni del loro spirito. Ha quindi prima avvertito, poi razionalizzato ed infine trasferito queste sensazioni nel suo assolutamente originale dipingere con pigmenti derivati da sostanze non convenzionali con una modalità preistorica, senza copiare la preistoria. Con un esempio unico al mondo è entrato nelle Grotte di Castellana, vi ha esposto i suoi quadri e ha proiettato sulla parete rocciosa il suo bisonte che non è il bisonte né di
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Altamira né di Lescaux; con un’intuizione più colta che scenografica ha inserito in questa mostra le musiche di un famoso compositore contemporaneo, Frank Nemola, ricordando che alcuni studiosi hanno notato che alle volte la concentrazione della pittura rupestre è in quegli anfratti delle grotte dove vi è la migliore acustica. Benetti ha "perso" quindi dei primitivi ed "acquistato" dei fratelli negli abissi del tempo; ha rifiutato il tema del povero selvaggio abbrutito di animalità che danza nel recesso della caverna davanti all'immagine del bisonte credendo così di preparare la propria vittoria sulla preda della caccia. Forse più tramite l'artista che l'antropologo sapremo chi erano quegli antichi metafisici che possedevano meravigliose tecniche artistiche e che scendevano nelle profondità della terra per raffigurare, con una preoccupazione di eternità, i simboli della loro spiritualità. Ho sopra scritto che Benetti non ripropone il bisonte della preistoria o i graffiti rupestri; la sua è una proposta nuova, un dichiarare che si può ancora ripartire in maniera positiva, pur figli di un secolo travagliato. Tutto questo senza aver dimenticato che l'arte non è tale se non tiene presente la sua tradizione; Michelangelo e Raffaello guardarono le opere degli antichi volendo attingere il buon gusto alla sua sorgente. Raffaello inviò i suoi discepoli in Grecia a disegnare per lui i reperti dell'antichità, trovò in questi capolavori molto di più del bell'aspetto della natura: cioè una bellezza ideale che come già ci insegnava nel remoto passato Proclo nel suo commento del Timeo è composta da figure create solo nell'intelletto. Personalmente credo che il dipinto dovrebbe essere osservato con la speranza di scoprire un segreto: più un segreto dell'esistenza che non quello dell'arte. Ripeto allora che Andrea Benetti non ha riproposto e neppure reinterpretato, ma procedendo con un metodo che non esito a paragonare a quello di Jung, così come il grande psicanalista non ha coniato il termine archetipo, ma l'ha mutuato dai filosofi neoplatonici e l'ha applicato alla psicologia, dicevo allora Benetti ha proceduto in maniera analoga per la
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sua produzione artistica. I simboli contenuti nelle opere non hanno alcuna relazione con la vita e l'esperienza personale certamente vi sono immagazzinati dei ricordi rimossi o delle esperienze dimenticate o delle reminiscenze della storia; ritengo che anche il nostro artista abbia elaborato l'idea di un inconscio collettivo che può spiegare le analogie che quasi certamente sono bagaglio dell'immaginario della psiche e delle culture lontanissime, insomma vi si può percepire un'esperienza archetipa di immagini primordiali che stimolano in noi individui la possibilità di entrare in contatto con l'essenza stessa dell'esperienza dell'umanità. Le opere di Andrea Benetti sono dotate di uno smagliante senso plastico, ma la sua è una scelta simbolica astratta che però l'artista non vuol cercare nelle forme riconducibili all'astrazione contemporanea. La metafisica che ne risulta implicata la descriverei come la scrittura di un pensiero complesso che ancora una volta ha una preoccupazione di eternità. Proprio in questa ottica Benetti si appresta ad "affrescare" le pareti artificiali di quelle gallerie che l'uomo ha scavato come ingresso alle più belle grotte naturali, in maniera tale che queste pitture, diventate neorupestri, abbiano oggi un'attualità che sarà la stessa nei secoli avvenire.
Gregorio Rossi Direttore e Curatore MACIA · Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America
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Grotte di Castellana (BA) 9 settembre 201 1 Andrea Benetti e l'architetto Maurizio Pace all'inaugurazione della mostra allestita all'interno delle grotte di Castellana (BA). All'inaugurazione, oltre alla performance musicale di Frank Nemola, erano proiettate delle opere sulle pareti rocciose.
Castellana Caves (BA) September 9th, 201 1 Andrea Benetti and Maurizio Pace at the opening of the exhibit inside the Castellana Caves (Bari). At the event, live music by Frank Nemola was heard as images of Benetti's work were projected onto the cave walls.
Vaticano, 3 settembre 201 4 Andrea Benetti in Vaticano incontra Sua SantitĂ Papa Francesco, in piazza San Pietro.
Vatican, September 3th, 201 4 Andrea Benetti in St. Peter's Square with Pope Francesco.
A NDREA B ENETTI ’ S N EO C AVE P AINTING In this article, I’ll address Benetti’s invention of and specific style of Neo Cave Art; a pictorial concept that gave way to a manifesto that he presented at the Venice Biennale in 2009. At first reading of the manifesto we see that Benetti has constructed a totally new formula, even though it is evident that his work is a mutation of the marvelous cave paintings of thirty to forty thousand years ago. He doesn't replicate nor even revisit that primitive artwork and his approach could easily extend beyond the painting medium. He amplifies artwork that was produced in distant epochs and from there he goes on to produce a new genre that is one of the most interesting in the art world of recent times. In 1 879 de Santualo and his daughter stated that the Altamira Cave in Spain concealed paintings left there by prehistoric men; historians who specialized in prehistory broke out into boisterous laughter and were still laughing twenty years later.. Then Abbots Breuil and Cartailhac went to the site and the laughter was suddenly replaced by awe: the paintings were authentic, definitely painted by Paleolithic men. As far as esthetics go, they were no less beautiful than a great deal of modern painting. Awe is not a comely scientific attitude and scientists hold it in some contempt. Painter Andrea Benetti does have that sensitivity, intuition and moments of genius; and he grasped the significance and the remarkable force of humans who many tens of thousands of years ago expressed their highest aspirations in images. He imagined it, then rationalized it and finally transferred these sensations into his own original painting style with pigments derived from unconventional materials in a prehistoric way - without copying it.. He brought a one-of-a-kind exhibit into the Castellana caves, showed his paintings there and projected a copy of his buffalo onto the rocky wall, but it wasn’t the bison of Altamira nor Lescaux. With an intuition that was more erudite than dramatic, he integrated the music of a famous contemporary
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composer, Frank Nemola, into the show. By doing so, he reminded us that scientists have pointed out that perhaps the concentration of cave painting occurs in the areas of the cave where the acoustics are the best. So Benetti “lost” something of the primitive and “gained” something from his brothers lost in the abysses of time.; he has refused the theme of the ugly, animalesque primitive man dancing in the depths of the cave in front of images of buffalo in the hopes preparing his victory over they prey of his imminent hunt. Perhaps it is through the artist, and not the anthropologist, that we will learn of the ancient holy men who descended into the bowels of the earth in order to use their marvelous artistic technique to paint the symbols of their spirituality, their concern for eternity. I said above that Benetti didn’t copy the prehistoric buffalos or cave-wall symbols; his is a new idea, making the point that even though we are the children of a troubled century, we can start anew positively. All this without forgetting that art is such when it takes into consideration its own tradition. Michelangelo and Raffaello look to ancient works hoping to access good taste at the source. Raffaello sent his pupils to Greece so they could sketch the objects from the ancient world for him. In these objects he saw nature’s beauty; in remoter ancient times Proclus taught us in his comment of Timaeus that ideal beauty is made up of figures constructed wholly of our intellect. Personally, I believe that paintings should be observed with the hope of discovering something held secret: more a secret of existence than a secret of art. So I say again that Andrea Benetti has not copied nor even reinterpreted anything. I have no hesitation in suggesting that perhaps Benetti’s operation is akin to that of Jung; the great psychoanalyst did not invent the term archetype, but he transformed it from Neo-Platonist philosophy and applied it to psychology. I believe Benetti proceeded in a
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similar fashion for his own artistic endeavor. The symbols in the paintings have no relationship with life and personal experience. Certainly cancelled memories are stored away there, as well as forgotten experiences or historical shadows. I think Benetti may have re-elaborated upon a collective sub-consciousness which might explain the analogies which are almost certainly part of our common basis with far away cultures. In other words, we can perceive an archetypical experience of primordial imagery that stimulates in us the possibility of coming in contact with the essence of human experience. Andrea Benetti’s work has a brilliant sense of plasticity, but he doesn’t want to express his abstract symbolism in contemporary abstract forms. And again, I would describe the implied metaphysics that he expresses as something like a complex thought that is concerned with eternity. It is precisely in this mindset that Benetti will soon "fresco" the artificial walls of the tunnels that men have constructed as an entrance to the natural caves. That is why these paintings, become “Neo-Cave” paintings, possess a timelessness that will persist unchanged in future centuries.
Gregorio Rossi Director and Curator MACIA · Museum of Italian Contemporary Art in America
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Roma, 22 marzo 201 3 Andrea Benetti all'Ambasciata argentina, a Roma, insieme all'Ambasciatore Torcuato Di Tella, durante la cerimonia di acquisizione dell'opera di Benetti, nella Collezione d'Arte Contemporanea del Ministero di Giustizia e dei Diritti Umani della Repubblica Argentina. Rome, March 22th, 201 3 Andrea Benetti and the argentine Ambassador in Italy, Excellency Torcuato Di Tella, at the Embassy in Rome during the acquisition of Andrea Benetti's work, in the Collection of the Ministry of Justice and Human Rights of the Republic Argentina.
Bologna, 23 aprile 201 3 Andrea Benetti insieme ad Estela Carlotto, Presidentessa delle "Abuelas de Plaza de Mayo" in visita alla mostra intitolata "Colori e suoni delle origini" realizzata da Benetti nel 201 3, a Bologna, nella sala Ercole di Palazzo D'Accursio.
Bologna April 23th 201 3 In this picture, Andrea Benetti and Estela Carlotto, President of the "Abuelas de Plaza de Mayo", in Palazzo D'Accursio (Bologna) during the "Colour and sound from the Origins" show by Andrea Benetti.
I L SIMBOLISMO NELLA PITTURA N EORUPESTRE L’arte “neorupestre” di Andrea Benetti non è fatta su pietra né su parete rocciosa: è fatta su tela. Non ci si aspetti, dunque, un artista con le mani callose e frante, munito di martello e scalpello, sudato e sporco di schegge e di polveri. Al più lo insudiciano qualche macchia di olio, o di henné o di colore. L’arte “neorupestre” è, dunque, una – finzione; una finzione nella quale – per parafrasare Gorgia – è più saggio chi si lascia ingannare. La pittura di Benetti ci invita a compiere un viaggio a ritroso: una sorta di regressus ad uterum per farci ritrovare il nostro rapporto e l’equilibrio armonico con la Natura, che i falsi idoli della modernità e del progresso fini a se stessi hanno alterato e ci hanno fatto disperdere. La “rupe”, cui Benetti affida i propri segni e i propri colori, è una rupe finta nella realtà, e che – tuttavia – richiama l’anelito alla stabilità e alla fermezza, alla forza imperitura del messaggio ad essa affidato; l’idea che di fronte al transeunte vi è l’immutabile e che di fronte al sacro vi è il profano. L’arte rupestre era un atto magico che si svolgeva all’interno di una caverna; al rito partecipavano l’artista-sacerdote e, forse, anche i capi della tribù: i profani ne rimanevano fuori, “davanti” appunto. Il segno – inciso graffito dipinto – era il rito, chiamato di volta in volta ad ogni visione, a ricreare l’universo simbolico e spirituale. Questo deve fare chi si accosta alla pittura di Benetti: rientrare nella propria caverna, penetrare il simbolismo delle immagini per accedere all’archetipo del quale il glifo è la mera espressione formale. Benetti, nel ricostruire questo fitto ordito di rimandi richiami e allusioni (ché l’artista, nessun artista, può svelare del tutto: il mistero è, per propria natura, segreto intimo inspiegabile), intende restituire alle immagini la forza della preghiera. Non agli déi, s’intende; una preghiera laica che punta ai più puri sentimenti del cuore per la stessa forza evocativa delle immagini. Così, anche le forme “moderne” (le macchine, i giocatori di golf, gli aquiloni o le barche a vela), trattate alla stessa maniera di quelle “naturali” (i fiori, i pesci, l’universo o i cavalli), diventano tormentate visioni che si animano e vivono all’interno delle campiture “naturali” delle diaclasi delle “rocce”. Dario Scarfì Comune di Siracusa · Assessorato alle Politiche Culturali e UNESCO Coordinatore Padiglione “Sicilia” · 54. Biennale di Venezia
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THE SYMBOLISM IN N EO C AVE P AINTING Andrea Benetti’s “Neo Cave Art” is not painted on rocks nor on rocky cave walls: it is painted on canvas. So don’t expect an artist with roughened, callused hands, armed with hammer and chisel, sweating and covered with chips and dust. At worst, you might catch him with a few spots of oil, or splashed with henné or paint. So “Neo Cave Art” is a sort of fiction, the kind in which– to paraphrase Gorgia – those who let themselves be fooled are all the wiser. Benetti’s painting invites us to take a trip backwards in time: a sort of regressus ad uterum to help us rediscover our relationship and harmonic balance with Nature, that which the false idols of progress-as-an-end-in-itself have altered and are forcing us to lose contact with. The “cliff wall” where Benetti leaves his marks and colors, is actually a false cliff, that reminds us of our longing for stability and certainty, for the undying strength of the message it carries; the idea that before the transient stands the unchangeable and before the sacred stands the secular. Cave painting was a magical act that took place inside a cavern; the artistpriest took part in the ritual perhaps alongside the tribal chiefs: the non-holy were left outside, “out front”, precisely. The mark they made, a carved and painted groove was the ritual, called upon each time and in every vision to recreate a symbolic and spiritual universe. That is what any observer of Benetti’s painting must do: retreat into their own cave, penetrate the symbolism of the imagery in order to gain access to the archetype for which the glyph is but mere formal expression. In constructing this intricate web of references and allusions (which no artist can reveal completely: mystery is by its own nature an inexplicable and intimate secret), Benetti means to restore to the images the strength of prayer. Not prayer to the gods; a layman’s prayer that embodies the purest sentiment of the heart with the same evocative force of the images. So, even the “modern” forms, (cars, golf players, kites and sailboats), are treated the same as natural forms (flowers, fish, the universe or horses). All of them become tormented visions that come to life and thrive within the “natural” background of the junctures of the “rocks”. Dario Scarfì Siracusa Municipality · Department of Cultural Policy and UNESCO Coordinator “Sicily” Pavilion · 54th Venice Biennale
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Bari, 28 febbraio 201 4 Andrea Benetti nell'Aula Magna dell'UniversitĂ di Bari, insieme al Rettore il prof. Antonio Uricchio e a Stefania Cassano, durante la premiazione del Maestro, prima dell'inaugurazione della mostra nello spazio universitario. Bari, February 28th, 201 4 Andrea Benetti during the award ceremony in the Aula Magna of the University of Bari.
Siracusa, 1 3 agosto 201 2 Dario ScarfĂŹ e Andrea Benetti dentro Montevergini, la galleria d'arte contemporanea di Siracusa durante la mostra di Benetti, intitolata "Il Simbolismo nella pittura Neorupestre".
Siracusa August 1 3th 201 2 Dario ScarfĂŹ and Andrea Benetti inside Montevergini, the contemporary art gallery of Siracusa, during the exhibition of Benetti, entitled The Symbolism in painting Neorupestre .
Ascoli Piceno 2 aprile 201 4 Andrea Benetti ad Ascoli, insieme al Sindaco avv. Guido Castelli, al prof. Stefano Papetti, a Frank Nemola, al prof. Rocco Fazzini per la presentazione della mostra allesita presso le sale di Palazzo dei Capitani, ad Ascoli Piceno. Ascoli Piceno April 2th, 201 4 The solo exhibition of Andrea Benetti held at Palazzo dei Capitani, in Ascoli Piceno.
Lecce, 1 6 giugno 201 5 Andrea Benetti insieme all'arch. Nicola Elia, Direttore del Museo Storico della CittĂ di Lecce, all'inaugurazione della mostra "Astrattismo delle origini" a Lecce, nel Castello Carlo V.
Lecce, June 1 6th, 201 5 Andrea Benetti with Nicola Elia, the Director of the Historical Museum of Lecce, at the exhibition opening of the "Abstraction of the origins" at Castle of Charles V of Lecce.
C OSÌ LONTANO , COSÌ VICINO VR60768 è la sigla di un raro reperto del Paleolitico, ma per chi non è un esperto archeologo questa stessa sequenza alfanumerica potrebbe essere scambiata per un “stringa”, ovverosia un codice genetico digitale capace di trasmettere una moltitudine di informazioni come, ad esempio, un programma, un brano musicale o un film caricati sul web; anzi, potrebbe trattarsi addirittura di un’intera enciclopedia multimediale dove i vari media si fondono per darci un’esperienza del sapere totalizzante. Se da un lato questo equivoco potrebbe essere frutto di un ingenuo errore, dall’altro questo stesso abbaglio trova però una sua ragione d’essere. Come è stato giustamente rilevato da Silvia Grandi in altre occasioni, infatti, vi è una sorta di corrispondenza o, per meglio dire, identità funzionale fra le immagini echeggianti gli antichi graffiti rupestri create dall’artista e gli odierni simboli che hanno invaso il nostro vivere quotidiano (da quelli che campeggiano nella segnaletica stradale sino alle più sofisticate icone dei computer); sia le une che le altre, essendo realizzate mediante segni minimi che riducono i protagonisti di questa nuova “alba del contemporaneo” a pure sagome stilizzate, riescono con estremo agio a imprimersi nella mente dell’osservatore e a farlo reagire immediatamente. In altre parole, queste leggerissime e “magre” figure antropomorfe sono portatrici di tutta una serie di indicazioni combinate in segni di facile emissione e decodificazione che, comprensibili a tutti proprio in virtù della loro iconicità perfettamente condivisa, sono in grado di richiamare dal nostro database esperienziale momenti e sentimenti solo apparentemente dimenticati. Questo alfabeto arcaico inoltre risponde, ieri come oggi, a una necessità intima, profonda che l’uomo porta dentro di sé da sempre, ossia affermare la propria esistenza. Come dice lo stesso Andrea Benetti, infatti, “All’alba dell’umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l’uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare una traccia di sé nel mondo” (Manifesto dell’Arte Neorupestre). Tra i primi segni tracciati dai nostri antenati sulla pietra e i contemporanei mezzi di trasmissione dati dunque, il concetto di base non cambia: dichiarare la propria esistenza, ovvero affermare “io sono qui”. L’artista insomma con questo ciclo di opere vuole stimolare e rigenerare l’uomo di oggi attraverso un energetico tuffo nel passato che, lungi dal presentarsi come un semplicistico e ottuso regredire verso formule passatiste, vuole rivitalizzare il presente, come sottolineato del resto dal prefisso “Neo” (nuovo) apposto all’aggettivo “rupestre”. VR60768 quindi vuole essere una vera e propria password in grado di generare un produttivo cortocircuito fra il passato e il presente, fra il lontano e il vicino. Giuseppe Virelli Ricercatore del Dipartimento delle Arti Visive, Performative e Mediali Università di Bologna
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S O FAR AND YET SO NEAR VR60768 is the identification code of a rare Paleolithic artifact, but for the non-expert of archeology this alphanumerical sequence might appear to be a “string”; a digital genetic code that can transmit any number of data like, a program, a piece of music or a movie uploaded to the internet; actually, it could be an entire multimedia encyclopedia where different media meld together into an overwhelming knowledge experience. While on the one hand, this confusion might be caused by an innocent mistake, on the other hand it may have its own raison d’etre. As Silvia Grandi has often rightly pointed out in other occasions, There is a sort of match - or better said functional identity between the images that echo antique cave drawings that the artist creates and the modern symbols that have invaded our everyday lives (from those that dominate traffic signs to those highly sophisticated icons on computers). Both are made up of minimalist signs that diminish the main characters of this new “reawakening of the contemporary” to mere stylized outlines. Both manage to impress themselves in the memory of observers and elicit immediate reactions. In other words, these super-light and “thin” anthropomorphic figures bring with them a whole series of easily communicated and interpreted signs, comprehensible to all thanks to their perfectly shared iconicity. They can immediately evoke from our experiential database moments and feelings that were only apparently forgotten. As in the past, this archaic alphabet still represents an intimate and deep need that humans have always carried within themselves: that is a need to affirm our own existence. Andrea Benetti says, “From the beginning of humanity - even before writing systems were invented - man has felt the need to communicate, to leave his mark in the world” (Manifest of Neocave Art). Between the first signs painted by our ancestors on stone and those traced in modern means of communication, the basic concept is one and the same: proclaim one’s existence, declare “I am here”. With this series of works, the artist tries to stimulate and regenerate humans through an energetic dive into the past that is not intended as a simplistic and obtuse regression towards past formulae. He wants to revitalize the present and he points it out with the word “Neo” before Cave Painting. VR60768 is presented as a veritable password that can create a short circuit between past and present, near and far.
Giuseppe Virelli Researcher of Department of Visual, Performance and Media Arts Università di Bologna
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Andrea Benetti Arte Neorupestre ¡ Neo Cave Art
D ISEGNI N EORUPESTRI
I disegni Neorupestri sono realizzati da Andrea Benetti su un particolare supporto, che il Maestro crea trasformando una carta grezza, grazie ad alcunii trattamenti ed utilizzando varie sostanze naturali, fino ad ottenere la "Carta di Montesanto". Il nome è stato scelto da Benetti ispirandosi al piccolo paese della provincia di Ferrara, dove questa particolare carta è stata da lui ideata e creata. I disegni sono realizzati col carboncino, la sanguigna, i gessi bianco e color seppia. I temi ritratti mutuano i soggetti dipinti dall'uomo preistorico, li elaborano li trasfigurano, li reinventano, creando un neo-simbolismo ispirato alla pittura Rupestre. I disegni sono collocati tra due lastre di plexiglas, unite tra loro da borchie argentate ad evocare, nel fantasioso "gioco dell'artista", il fantastico ritrovamento di un reperto archeologico (apocrifo).
N EO C AVE DRAWINGS
The Neo Cave drawings are made by Andrea Benetti on a particular medium, which the Master creates by transforming a raw paper with various treatments and using many natural substances, until the "Carta di Montesanto". The name was given by the Master, inspired by the small town, located in the province of Ferrara, where he designed and created it for the first time. The drawings are made with charcoal, sanguine, chalk white and sepia. The themes of portraits sometimes borrow the subjects painted by prehistoric man, or transfigure and reinvent them by creating a neo-symbolism inspired by the Cave painting. The drawings are placed between two sheets of Plexiglas, joined by seven studs in satin silver, in order to emulate, in the artist's mind game, a fantastic archaeological apocryphal.
Lo sciamano di Garing 路 201 2 路 cm 61 ,0 x 48,5 carbone, sanguigna, seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Lo sciamano di Garing 路 201 2 路 cm 61 ,0 x 48,5 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Scimmia di Pillar 路 201 2 路 cm 48,5 x 39,0 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Scimmia di Pillar 路 201 2 路 cm 48,5 x 39,0 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Toro de Borrel 路 201 2 路 cm 48,0 x 58,0 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Toro de Borrel 路 201 2 路 cm 48,0 x 58,0 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Mano con mammut 路 201 2 路 cm 55,0 x 61 ,5 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Mano con mammut 路 201 2 路 cm 55,0 x 61 ,5 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Tori di Pesk Roll 路 201 2 路 cm 47,0 x 74,0 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Tori di Pesk Roll 路 201 2 路 cm 47,0 x 74,0 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Uomo e cavallo 路 201 2 路 cm 40,5 x 62,0 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Uomo e cavallo 路 201 2 路 cm 40,5 x 62,0 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Sguardo dello sciamano 路 201 2 路 cm 52,0 x 63,5 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Sguardo dello sciamano 路 201 2 路 cm 52,0 x 63,5 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Mammut 路 201 2 路 cm 41 ,0 x 51 ,0 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Mammut 路 201 2 路 cm 41 ,0 x 51 ,0 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Toro di Bew Rare 路 201 2 路 cm 32,5 x 47,0 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Toro di Bew Rare 路 201 2 路 cm 32,5 x 47,0 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Ominidi di Pool 路 201 2 路 cm 41 ,5 x 71 ,5 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Ominidi di Pool 路 201 2 路 cm 41 ,5 x 71 ,5 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Toro de Lazaret 路 201 2 路 cm 49,5 x 52,0 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto Toro de Lazaret 路 201 2 路 cm 49,5 x 52,0 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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L'oracolo 路 201 2 路 cm 50,0 x 44,0 carbone e sanguigna e seppia e gesso bianco su carta di Montesanto L'oracolo 路 201 2 路 cm 50,0 x 44,0 charcoal, sanguine, sepia e white chalk on paper of Montesanto
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Andrea Benetti Arte Neorupestre · Neo Cave Art
O PERE REALIZZATE CON MATERIALE P ALEOLITICO
Il ciclo di opere realizzate da Andrea Benetti, utilizzando materiale archeologico risalente al periodo Paleolitico, nasce dalla collaborazione di Benetti con l'Università di Ferrara e col Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna, per la creazione della mostra, allestita ad aprile 201 5, presso la Camera dei Deputati, intitolata “VR60768 anthropomorphic figure”. Per il progetto espositivo il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Ferrara e precisamente “Archeologia della Preistoria” ha fornito a Benetti del materiale privo di valore archeologico (piccole quantità di ocra, carbone, terra e sedimenti derivanti dal lavaggio dei reperti), ma reperito negli scavi della grotta di Fumane nel livello del Paleolitico. Il materiale è stato usato per pigmentare la tela, dopo il trattatamento con polvere di travertino e fondo gesso, per ricreare simbolicamente l'effetto della parete rocciosa di una grotta.
W ORKS MADE WITH P ALEOLITHIC MATERIAL
The cycle of works by Andrea Benetti, using archaeological material dating back to the Paleolithic period, is a collaboration of the Master with the University of Ferrara and with the Department of Arts, University of Bologna, for the creation of the exhibition, held in April 201 5, at the Chamber of Deputies, entitled "VR60768 anthropomorphic figures". For the exhibition project the Department of Humanities of the University of Ferrara and precisely "Prehistoric Archaeology" has provided Benetti's prehistoric material (ocher, charcoal, soil and sediment from washing the finds) dating back to the level of excavations of the Paleolithic. The material was used by Benetti, with travertine dust, to create an effect on the canvas that emulates the rock face.
Pag. 70 • Spirali · 201 5 · cm 70 x 50 · sedimenti e ocra e carbone del paleolitico su tela Pag. 71 • Freccia paleolitica · 201 5 · cm 50 x 50 · sedimenti e ocra e carbone del paleolitico su tela Pag. 70 • Spirali · 201 5 · cm 70 x 50 · palaeolithic sediment, ochre and charcoal on canvas Pag. 71 • Freccia paleolitica · 201 5 · cm 50 x 50 · palaeolithic sediment, ochre and charcoal on canvas
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Graffiti paleolitici · 201 4 · cm 1 00 x 1 50 · sedimenti e ocra e carbone del paleolitico su tela Graffiti paleolitici · 201 4 · cm 1 00 x 1 50 · palaeolithic sediment, ochre and charcoal on canvas
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Ominidi paleolitici I · 201 5 · cm 1 00 x 1 50 · sedimenti e ocra e carbone del paleolitico su tela Ominidi paleolitici I · 201 5 · cm 1 00 x 1 50 · palaeolithic sediment, ochre and charcoal on canvas
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Ominide paleolitico I · 201 5 · cm 50 x 70 · sedimenti e ocra e carbone del paleolitico su tela Ominide paleolitico I · 201 5 · cm 50 x 70 · palaeolithic sediment, ochre and charcoal on canvas
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Ominidi paleolitici II · 201 4 · cm 50 x 70 · sedimenti e ocra e carbone del paleolitico su tela Ominidi paleolitici II · 201 4 · cm 50 x 70 · palaeolithic sediment, ochre and charcoal on canvas
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Pag. 76 • Ominidi con spirale · 201 5 · cm 60 x 60 · sedimenti e ocra e carbone del paleolitico su tela Pag. 77 • Animale paleolitico · 201 5 · cm 40 x 70 · sedimenti e ocra e carbone del paleolitico su tela Pag. 76 • Ominidi con spirale · 201 5 · cm 60 x 60 · palaeolithic sediment, ochre and charcoal on canvas Pag. 77 • Animale paleolitico · 201 5 · cm 40 x 70 · palaeolithic sediment, ochre and charcoal on canvas
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Andrea Benetti Arte Neorupestre · Neo Cave Art
O MAGGIO ALLA PITTURA R UPESTRE Questa collezione di opere vuole offrire il giusto tributo agli uomini della Preistoria, che alcune decine di migliaia di anni orsono, sentirono per primi il bisogno di comunicare visivamente, lasciando una loro traccia nella storia, arrivata fino ai nostri giorni. Questi antenati hanno il grande onore di avere inventato l'arte, o per meglio dire, di averla manifestata per primi, in quanto l'esigenza di esprimere la propria creatività artistica è endemica a buona parte degli esseri umani. Questa collezione di opere è composta da bassorilievi realizzati col fondo gesso su tela ed in seguito anticati usando sostanze naturali, quali cacao, curcuma, hennè, karkadè, caffè. Infine, alcune parti delle opere sono successivamente dipinte con i colori ad olio.
A TRIBUTE TO C AVE P AINTING This collection of works provides a fitting tribute to the men that tens of thousands of years ago first felt the need to communicate visually, leaving their mark on history. These forebears have the great honor of having invented the art, or rather, to have manifested itself first, as the need to express their artistic creativity is endemic to the human being. This collection of works consists of bas-reliefs with gesso on canvas and then antiqued using natural substances, such as cocoa, turmeric, henna, red sorrel, coffee. Finally, some parts of the works are then painted with oil paints.
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Pag. 80 • Caccia V · 201 0 · cm 1 00 x 60 · olio e hennè e acrilico su tela Pag. 81 • Cavallo con tori · 201 0 · cm 70 x 50 · olio e hennè su tela Pag. 82 • Ominide astratto · 201 5 · cm 40 x 60 · olio con sedimenti e ocra del paleolitico su tela Pag. 83 • Caccia VII · 201 0 · cm 50 x 1 00 · olio e hennè su tela
Page 80 • Hunting V · 201 0 · cm 1 00 x 60 · oil, henna and acrylic on canvas Page 81 • Horse with bulls · 201 0 · cm 70 x 50 · oil and henna on canvas Page 82 • Abstract hominidae · 201 5 · cm 40 x 60 · oil with palaeolithic sediment and ochre on canvas Page 83 • Hunting VII · 201 0 · cm 50 x 1 00 · oil and henna on canvas
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Pag. 84 • Caccia II · 201 0 · cm 1 50 x 1 00 · Pag. 85 • Caccia III · 201 0 · cm 1 50 x 1 00 · Pag. 86 • Caccia VIII · 201 0 · cm 60 x 1 00 · Pag. 87 • Toro con cavalli · 201 1 · cm 50 x 1 20 ·
Page 84 • Hunting II · 201 0 · cm 1 50 x 1 00 · Page 85 • Hunting III · 201 0 · cm 1 50 x 1 00 · Page 86 • Hunting VIII · 201 0 · cm 60 x 1 00 · Page 87 • Bull with horses · 201 1 · cm 50 x 1 20 ·
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olio e hennè e acrilico su tela olio e hennè e acrilico su tela olio e hennè e acrilico su tela olio e hennè e acrilico su tela
oil, henna and acrylic on canvas oil, henna and acrylic on canvas oil, henna and acrylic on canvas oil, henna and acrylic on canvas
Cavallo con figure · 201 0 · cm 40 x 50 · olio e hennè su tela Horse with figures · 201 0 · cm 40 x 50 · oil and henna on canvas
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Altamira · 201 0 · cm 60 x 80 · olio e hennè su tela Altamira · 201 0 · cm 60 x 80 · oil and henna on canvas
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Pag. 90 • Caccia IV · 201 0 · cm 1 00 x 50 · olio e hennè e acrilico su tela Pag. 91 • La leggenda del cacciatore · 201 1 · cm 1 50 x 1 00 · olio e hennè e acrilico su tela Pag. 92 • Caccia: l'imprevisto · 201 1 · cm 1 00 x 1 50 · olio e hennè e acrilico su tela Pag. 93 • Danza degli animali · 201 1 · cm 50 x 1 20 · olio e cacao e acrilico su tela
Page 90 • Hunting IV · 201 0 · cm 1 00 x 50 · oil, henna and acrylic on canvas Page 91 • The legend of the hunter · 201 1 · cm 1 50 x 1 00 · oil, henna and acrylic on canvas Page 92 • The hunt: something unexpected · 201 1 · cm 1 00 x 1 50 · oil, henna and acrylic on canvas Page 93 • Dance of the animals · 201 1 · cm 50 x 1 20 · oil, cacao and acrylic on canvas
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Caccia grossa · 201 1 · cm 80 x 1 00 · olio e hennè e acrilico su tela Big game hunt · 201 1 · cm 80 x 1 00 · oil, henna and acrylic on canvas
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Cavalli e bisonti · 201 1 · cm 80 X 1 00 · olio e hennè e acrilico su tela Horses and buffalos · 201 1 · cm 80 x 1 00 · oil, henna and acrylic on canvas
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Pag. 96 • Animali geometrici · 201 2 · cm 70 x 50 · olio e hennè e pigmenti su tela Pag. 97 • Fantasmi preistorici II · 201 2 · cm 70 x 50 · olio e hennè su tela Pag. 98 • Lo stregone · 201 2 · cm 70 x 50 · olio e hennè e pigmenti su tela Pag. 99 • Animali geometrici II · 201 2 · cm 30 x 1 20 · olio e hennè e acrilico su tela
Page 96 • Geometric animals · 201 2 · cm 70 x 50 · oil, henna and pigments on canvas Page 97 • Prehistoric ghosts II · 201 2 · cm 70 x 50 · oil, henna on canvas Page 98 • The sorcerer · 201 2 · cm 70 x 50 · oil, henna and pigments on canvas Page 99 • Geometric animals II · 201 2 · cm 30 x 1 20 · oil, henna and acrylic on canvas
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1 00
Pag. 1 00 • Donna preistorica · 201 0 · cm 80,7 x 60,2 · olio e cacao e pigmenti su tela Pag. 1 01 • Danza tribale · 201 2 · cm 80 x 80 · olio e hennè su tela
Pag. 1 00 • Prehistoric woman · 201 0 · cm 80,7 x 60,2 · oil, cacao and pigments on canvas Pag. 1 01 • Tribal dance · 201 2 · cm 80 x 80 · oil and henna on canvas
1 01
Toro bianco · 201 2 · cm 50 x 70 · olio e hennè e acrilico su tela White bull · 201 2 · cm 50 x 70 · oil, henna and acrylic on canvas
1 02
Toro infuriato · 201 2 · cm 50 x 70 · olio e hennè su tela Irate bull · 201 2 · cm 50 x 70 · oil and henna on canvas
1 03
La fuga del cavallo · 201 2 · cm 60 x 60 · olio e hennè su tela The horse's escape · 201 2 · cm 60 x 60 · oil and henna on canvas
1 04
Fantasmi preistorici · 201 2 · cm 60 x 60 · olio e hennè su tela Prehistoric ghosts · 201 2 · cm 60 x 60 · oil and henna on canvas
1 05
Animali III · 201 2 · cm 60 x 60 · olio e hennè e pigmenti su tela Animals III · 201 2 · cm 60 x 60 · oil, henna and pigments on canvas
1 06
Danza propiziatoria · 201 2 · cm 60 x 60 · olio e pigmenti su tela Propitiatory dance · 201 2 · cm 60 x 60 · oil and pigments on canvas
1 07
Andrea Benetti Arte Neorupestre · Neo Cave Art
L E ORIGINI DELL'A RTE A STRATTA Questa collezione di opere nasce per ricordare, semmai ve ne fosse bisogno, che gli stilemi pittorici del figurativo, del simbolismo e, come sottolinea l'autore con le opere a seguire anche dell'astrattismo, furono concepiti dall'uomo primitivo, nelle caverne della preistoria, quantomeno nella loro fase embrionale. Alcune forme geometriche colorate, presenti nelle pitture rupestri, i simboli studiati e codificati dal professor André Leroi Gourhan, sono rivisti, trasfigurati, idealizzati, sognati, reinventati nelle opere di Andrea Benetti, il quale vuole rendere il giusto tributo alle vere origini dell'astrattismo ed a coloro che lo inventarono. La seguente collezione di opere è formata da bassorilievi realizzati col fondo gesso su tela ed in seguito anticati usando sostanze naturali, quali cacao, curcuma, hennè, karkadè, caffè. Infine, alcune parti delle opere sono successivamente dipinte a pennello, utilizzando i colori ad olio.
THE ORIGINS OF A BSTRACT A RT This collection of works created to remember, if anything the need arose, that the style of figurative painting, symbolism and, as the author points out the works to follow even abstract art, were conceived by primitive man, in the caves of prehistory, at least in their embryonic stage. Some colored geometric shapes, found in cave paintings, symbols designed and coded by Professor André Leroi Gourhan, are reviewed, transfigured, idealized, dreamed, reinvented in the works of Andrea Benetti, who wants to make a fitting tribute to the true origins of abstract art and those who invented it. This collection of works consists of bas-reliefs with gesso on canvas and then antiqued using natural substances, such as cocoa, turmeric, henna, red sorrel, coffee. Finally, some parts of the works are then painted with oil paints.
Verso l'infinito · 2009 · cm 50 x 50 · olio e karkadè su tela Towards infinity · 2009 · cm 50 x 50 · oil and karkadè on canvas
110
Il rinoceronte e le due aquile · 2009 · cm 50 x 50 · olio e cacao su tela The rhinoceros and the two eagles · 2009 · cm 50 x 50 · oil and cacao on canvas
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Pag. 1 1 2 • Il crocevia · 2008 · cm 60 x 40 · olio e cacao su tela Pag. 1 1 3 • Fondali marini · 2008 · cm 50 x 40 · olio e cacao su tela
Pag. 1 1 2 • The crossroads · 2008 · cm 60 x 40 · oil and cacao on canvas Pag. 1 1 3 • Seabeds · 2008 · cm 50 x 40 · oil and cacao on canvas
Pag. 1 1 4 • Il rospo elettronico · 2009 · cm 65 x 45 · olio e cacao su tela Pag. 1 1 5 • Dinamiche parallele · 2009 · cm 50 x 70 · olio e acrilico su tela
Page 1 1 4 • The toad electronic · 2009 · cm 65 x 45 · oil and cacao on canvas Page 1 1 5 • Parallel dynamics · 2009 · cm 50 x 70 · oil and acrylic on canvas
115
Cavalli · 2009 · cm 1 00 x 1 00 · olio e cacao e acrilico su tela Horses · 2009 · cm 1 00 x 1 00 · oil, cacao and acrylic on canvas
116
I sogni del pesce azzurro · 2008 · cm 31 ,5 x 30 · olio e caffè su tavola The dreams of bluefish · 2008 · cm 31 ,5 x 30 · oil and coffee on wood
117
Il rettile · 2009 · cm 60 x 50 · olio e karkadè su tela The reptile · 2009 · cm 60 x 50 · oil and karkadè on canvas 118
Il girino · 2009 · cm 60 x 50 · olio e hennè su tela The tadpole · 2009 · cm 60 x 50 · oil and henna on canvas 119
1 20
Pag. 1 20 • Sensazioni colorate · 201 0 · cm 80 x 60 · olio e cacao e acrilico su tela Pag. 1 21 • La mia fanciullezza · 2009 · cm 50 x 70 · olio e karkadè su tela
Page 1 20 • Colored sensations · 201 0 · cm 80 x 60 · oil, cacao and acrylic on canvas Page 1 21 • My boyhood · 2009 · cm 50 x 70 · oil and karkadè on canvas
1 21
La civetta allegra · 2008 · cm 50 x 50 · olio e karkadè su tela The cheerful owl · 2008 · cm 50 x 50 · oil and karkadè on canvas
1 22
Salto nel passato · 2008 · cm 50 x 50 · olio e karkadè su tela Jump back into the past · 2008 · cm 50 x 50 · oil and karkadè on canvas
1 23
Allegra confusione · 2009 · cm 50 x 70 · olio e cacao e acrilico su tela Happy confusion · 2009 · cm 50 x 70 · oil, cacao and acrylic on canvas
1 24
La coerenza · 2009 · cm 50 x 70 · olio e hennè e acrilico su tela The coherence · 2009 · cm 50 x 70 · oil, henna and acrylic on canvas
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Pag. 1 26 • Strane percezioni · 2008 · cm 70 x 50 · olio e caffè su tela Pag. 1 27 • Le 7 meraviglie · 2008 · cm 50 x 35 · olio e karkadè su tela Pag. 1 28 • Percorsi · 2009 · cm 70 x 50 · olio e acrilico su tela Pag. 1 29 • La creazione · 201 0 · cm 1 00 x 1 00 · olio e hennè e acrilico su tela
Page 1 26 • Strange perceptions · 2008 · cm 70 x 50 · oil and coffee on canvas Page 1 27 • The 7 Wonders · 2008 · cm 50 x 35 · oil and karkadè on canvas Page 1 28 • Paths · 2009 · cm 70 x 50 · oil and acrylic on canvas Page 1 29 • The creation · 201 0 · cm 1 00 x 1 00 · olio, henna and acrylic on canvas 1 29
1 32
Pag. 1 30 • Impressioni · 201 1 · cm 1 20 x 30 · olio e hennè e acrilico su tela Pag. 1 31 • La tavolozza · 2008 · cm 80 x 40 · olio e karkadè su tela Pag. 1 32 • La provocazione · 2009 · cm 70 x 50 · olio e acrilico su tela Pag. 1 33 • Cavallo a dondolo · 2009 · cm 50 x 50 · olio e hennè su tela
Pag. 1 30 • Impressions · 201 1 · cm 1 20 x 30 · oil, henna and acrylic on canvas Pag. 1 31 • The palette · 2008 · cm 80 x 40 · oil and karkadè on canvas Pag. 1 32 • Provocation · 2009 · cm 70 x 50 · oil and acrylic on canvas Pag. 1 33 • Rocking horse · 2009 · cm 50 x 50 · oil and henna on canvas 1 33
1 34
Pag. 1 34 • Esilio · 2009 · cm 70 x 50 · olio e cacao e acrilico su tela Pag. 1 35 • Diversità · 2009 · cm 50 x 70 · olio e acrilico su tela
Pag. 1 34 • Exile · 2009 · cm 70 x 50 · oil, cacao and acrylic on canvas Pag. 1 35 • Diversity · 2009 · cm 50 x 70 · oil and acrylic on canvas
1 35
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Pag. 1 36 • Onde radio · 2009 · cm 80 x 60 · olio e acrilico su tela Pag. 1 37 • Incontro fortunato · 2009 · cm 50 x 70 · olio e hennè e acrilico su tela
Pag. 1 36 • Radio Waves · 2009 · cm 80 x 60 · oil and acrylic on canvas Pag. 1 37 • Fortunate encounter · 2009 · cm 50 x 70 · oil, henna and acrylic on canvas
1 37
Omaggio a Bologna · 2009 · cm 50 x 70 · olio e cacao e acrilico su tela Tribute to Bologna · 2009 · cm 50 x 70 · oil, cacao and acrylic on canvas
1 38
Il mio Universo · 2009 · cm 50 x 80 · olio e hennè e acrilico su tela My Universe · 2009 · cm 50 x 80 · oil, henna and acrylic on canvas
1 39
9 novembre 1 989 · 2009 · cm 60 x 80 · olio e karkadè su tela November 9th. 1 989 · 2009 · cm 60 x 80 · oil and karkadè on canvas
1 40
Amore profondo · 201 0 · cm 60 x 80 · olio e cacao su tela Deep love · 201 0 · cm 60 x 80 · oil and cacao on canvas
1 41
Pag. 1 42 • Giochi d'infanzia · 2008 · cm 60 x 40 · olio e karkadè su tela Pag. 1 43 • Colori al vento · 201 1 · cm 50 x 80 · olio e cacao e acrilico su tela
Pag. 1 42 • Childhood games · 2008 · cm 60 x 40 · oil and karkadè on canvas Pag. 1 43 • Colors in the wind · 201 1 · cm 50 x 80 · oil, cacao and acrylic on canvas
1 43
Pesci tropicali · 201 1 · cm 1 00 x 1 20 · olio e hennè e acrilico su tela Tropical fish · 201 1 · cm 1 00 x 1 20 · oil, henna and acrylic on canvas
1 44
Tartaruga · 201 1 · cm 80 x 1 20 · olio e hennè e acrilico su tela Turtle · 201 1 · cm 80 x 1 20 · oil, henna and acrylic on canvas
1 45
Lotta tra draghi · 201 1 · cm 1 00 x 1 50 · olio e hennè e acrilico su tela Fight between dragons · 201 1 · cm 1 00 x 1 50 · oil, henna and acrylic on canvas
1 46
Mulini a vento · 2009 · cm 1 00 x 1 50 · olio e cacao e acrilico su tela Windmills · 2009 · cm 1 00 x 1 50 · oil, cacao and acrylic on canvas
1 47
Salvaguardia ambientale · 2009 · cm 50 x 70 · olio e caco su tela Environmental protection · 2009 · cm 50 x 70 · oil and cacao on canvas
1 48
La Luna in sogno · 2009 · cm 1 00 x 1 50 · olio e cacao su tela The Moon in a dream · 2009 · cm 1 00 x 1 50 · oil and cacao on canvas
1 49
1 50
Pag. 1 50 • Omaggio a Karol Wojtyla · 2009 · cm 70 x 50 · olio e cacao e acrilico su tela Pag. 1 51 • Ritorno · 201 3 · cm 70 x 70 · olio e cacao su tela
Pag. 1 50 • Tribute to Karol Wojtyla · 2009 · cm 70 x 50 · oil, cacao and acrylic on canvas Pag. 1 51 • Return · 201 3 · cm 70 x 70 · oil and cacao on canvas
1 51
Lune in cielo · 201 5 · cm 60 x 80 · olio e curcuma e acrilico su tela Moons in the sky · 201 5 · cm 60 x 80 · oil, turmeric and acrylic on canvas
1 52
Dolci distrazioni · 201 5 · cm 70 x 70 · olio e hennè su tela Sweet distraction · 201 5 · cm 70 x 70 · oil and henna on canvas
1 53
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Pag. 1 54 • Intersezioni · 201 5 · cm 70 x 50 · olio e hennè e curcuma su tela Pag. 1 55 • Amore ritrovato · 201 5 · cm 70 x 50 · olio e hennè su tela Pag. 1 56 • Le due Lune · 2008 · cm 80 x 60 · olio e karkadè su tela Pag. 1 57 • Amore eterno · 201 1 · cm 50 x 70 · olio e cacao e acrilico su tela
Pag. 1 54 • Intersections · 201 5 · cm 70 x 50 · oil, henna and turmeric on canvas Pag. 1 55 • Found love · 201 5 · cm 70 x 50 · oil and hennà on canvas Pag. 1 56 • The two Moons · 2008 · cm 80 x 60 · oil and karkadè on canvas Pag. 1 57 • Eternal love · 201 1 · cm 50 x 70 · oil, cacao and acrylic on canvas
1 57
Fior di Loto · 2008 · cm 60 x 60 · olio e karkadè su tela Lotus flower · 2008 · cm 60 x 60 · oil and karkadè on canvas
1 58
Sottotraccia · 201 3 · cm 70 x 70 · olio e cacao su tela Undercurrent · 201 3 · cm 70 x 70 · oil and cacao on canvas
1 59
Primavera · 201 5 · cm 60 x 60 · olio e hennè e curcuma su tela Spring · 201 5 · cm 60 x 60 · oil, henna and tumeric on canvas
1 60
Fuga impossibile · 201 5 · cm 70 x 70 · olio e hennè su tela Escape impossible · 201 5 · cm 70 x 70 · oil and henna on canvas
1 61
Sentiero Sacro · 201 3 · cm 60 x 90 · olio e curcuma su tela Sacred path · 201 3 · cm 60 x 90 · oil and turmeric on canvas
1 62
Rotazioni · 201 3 · cm 60 x 90 · olio e hennè su tela Rotations · 201 3 · cm 60 x 90 · oil and henna on canvas
1 63
Flussi · 201 3 · cm 50 x 1 20 · olio e hennè e acrilico su tela Flows · 201 3 · cm 50 x 1 20 · oil, henna and acrylic on canvas
1 64
Alchimia di un Amore · 201 2 · cm 40 x 1 20 · olio e cacao e pigmenti su tela Alchemy of a love · 201 2 · cm 40 x 1 20 · oil, cacao and pigments on canvas
1 65
Andrea Benetti Arte Neorupestre · Neo Cave Art
U N P RIMITIVO NEL TERZO M ILLENNIO Questa collezione appartiene al fanciullo mai sopito in Andrea Benetti, che si diverte ad immaginare che cosa raffigurerebbe oggi un uomo preistorico sulla ipotetica parete rocciosa della caverna. Non dipingerebbe certo cavalli o bisonti come allora, poiché non vivono più nelle città che abitiamo e sono in genere molto rari da incontrare. Egli ritrae quelli che oggi sono alcuni dei simboli della nostra civiltà, che ci accompagnano nel quotidiano e. spesso. nei sogni che vorremmo realizzare. L'iconografia di ciò che popola il nostro quotidiano ed anche il nostro immaginario. Sulle opere sono raffigurati treni, aerei, automobili, scooter, barche a vela, giocatori di golf, motoscafi e composizioni floreali, realizzate in maniera del tutto particolare. Questa collezione di opere è composta da bassorilievi realizzati col fondo gesso su tela ed in seguito anticati usando sostanze naturali, quali cacao, curcuma, hennè, karkadè, caffè. Infine, alcune parti delle opere sono successivamente dipinte coi colori ad olio.
A PRIMITIVE IN THE THIRD M ILLENNIUM This collection of works belongs to the never faded bou who enjoys to imagine what nowadays a hypothetical prehistoric man would draw on the rock wall of a cave. Certainly not horses or bison, as he painted a time, because there are no more in the cities where we live and are usually very rare to come across. Andrea Benetti portrays what are now some of the symbols of our civilization, that accompany us in everyday life and often in dreams that we would like to achieve. The iconography of this that pervades our daily and even our imagination. The works are depicted trains, cars, planes, scooters, sailboats, golfers, launches and flower arrangements, made with great attention to detail. This collection of works consists of bas-reliefs with gesso on canvas and then antiqued using natural substances, such as cocoa, turmeric, henna, red sorrel, coffee. Finally, some parts of the works are then painted with oil paints.
Pag. 1 68 • Il decollo · 2008 · cm 30 x 20 · olio e cacao su tela Pag. 1 69 • Aereo I · 201 0 · cm 30 x 40 · olio e hennè su tela
Pag. 1 68 • The takeoff · 2008 · cm 30 x 20 · oil and cacao on canvas Pag. 1 69 • Airplane I · 201 0 · cm 30 x 40 · oil and henna on canvas
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Pag. 1 70 • Evoluzioni aeree II · 201 0 · cm 80 x 60 · olio e pigmenti su tela Pag. 1 71 • Imbarcazioni II · 201 0 · cm 60 x 80 · olio e cacao su tela
Pag. 1 70 • Aerial evolutions II · 201 0 · cm 80 x 60 · oil and pigments on canvas Pag. 1 71 • Boats II · 201 0 · cm 60 x 80 · oil and cacao on canvas
1 71
1 72
Pag. 1 72 • Imbarcazioni III · 201 0 · cm 60 x 50 · olio e cacao su tela Pag. 1 73 • Imbarcazioni IV · 201 0 · cm 60 x 80 · olio e cacao e acrilico su tela
Pag. 1 72 • Boats III · 201 0 · cm 60 x 50 · oil and cacao on canvas Pag. 1 73 • Boats IV · 201 0 · cm 60 x 80 · oil, cacao and acrylic on canvas
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Imbarcazioni · 2009 · cm 60 x 80 · olio e pigmenti su tela Boats · 2009 · cm 60 x 80 · oil and pigments on canvas
1 74
Imbarcazioni V · 201 0 · cm 60 x 80 · olio e cacao e acrilico su tela Boats V · 201 0 · cm 60 x 80 · oil, cacao and acrylic on canvas
1 75
1 76
Pag. 1 76 • Imbarcazioni al tramonto · 201 2 · cm 60 x 50 · olio e acrilico su tela Pag. 1 77 • Imbarcazioni VI · 201 2 · cm 50 x 70 · olio e cacao e pigmenti su tela
Pag. 1 76 • Boats at sunset · 201 2 · cm 60 x 50 · oil and acrylic on canvas Pag. 1 77 • Boats VI · 201 2 · cm 50 x 70 · oil, cacao and pigments on canvas
1 77
Golf (scena IV) · 201 0 · cm 60 x 80 · olio e pigmenti su tela Golf (scene IV) · 201 0 · cm 60 x 80 · oil and pigments on canvas
1 78
Golf (scena X) · 201 0 · cm 50 x 70 · olio e hennè e pigmenti su tela Golf (scene X) · 201 0 · cm 50 x 70 · oil, henna and pigments on canvas
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1 80
Pag. 1 80 • Golf (scena IX) · 201 0 · cm 70 x 50 · olio e hennè e pigmenti su tela Pag. 1 81 • Golf (scena V) · 201 0 · cm 60 x 50 · olio e pigmenti su tela Pag. 1 80 • Golf (scene IX) · 201 0 · cm 70 x 50 · oil, henna and pigments on canvas Pag. 1 81 • Golf (scene V) · 201 0 · cm 60 x 50 · oil and pigments on canvas
1 82
Pag. 1 82 • Tango · 2009 · cm 1 00 x 80 · olio e cacao su tela Pag. 1 83 • Tennis · 2008 · cm 50 x 50 · olio e cacao delavato su tela
Pag. 1 82 • Tango · 2009 · cm 1 00 x 80 · oil and cacao on canvas Pag. 1 83 • Tennis · 2008 · cm 50 x 50 · oil and cacao washed out on canvas
1 83
1 84
Pag. 1 84 • Movimenti · 2009 · cm 60 x 1 20 · olio e cacao su tela Pag. 1 85 • Auto d'epoca · 201 1 · cm 40 x 1 20 · olio e hennè su tela
Page 1 84 • Movements · 2009 · cm 60 x 1 20 · oil and cacao on canvas Page 1 85 • Vintage car · 201 1 · cm 40 x 1 20 · oil and henna on canvas
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Automobili · 201 0 · cm 60 x 80 · olio e hennè su tela Cars · 201 0 · cm 60 x 80 · oil and henna on canvas
1 86
Vespa Piaggio · 201 1 · cm 60 x 80 · olio e hennè e acrilico su tela Vespa Piaggio · 201 1 · cm 60 x 80 · oil, henna and acrylic on canvas
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Pag.1 88 • Fiori incorniciati · 201 1 · cm 80 x 60 · olio e hennè su tela Pag. 1 89 • Notturno floreale II · 201 0 · cm 80 x 60 · olio su tela Pag. 1 90 • Margherite con fiori · 201 0 · cm 1 20 x 50 · olio e hennè su tela Pag. 1 91 • Quadrifogli in bianco · 201 3 · cm 80 x 70 · olio su tela
Page 1 88 • Framed flowers · 201 1 · cm 80 x 60 · oil and henna on canvas Page 1 89 • Floral nocturnal II · 201 0 · cm 80 x 60 · oil on canvas Page 1 90 • Daisies with flowers · 201 0 · cm 1 20 x 50 · oil and henna on canvas Page 1 91 • Shamrocks in withe · 201 3 · cm 80 x 70 · oil on canvas 1 91
Pag.1 92 • Fiori in bianco · 201 0 · cm 60 x 40 · olio su tela Pag. 1 93 • Fiori in nero · 201 0 · cm 60 x 40 · olio su tela Pag. 1 94 • I fiori mai nati · 2008 · cm 48 x 31 · olio e caffè su tavola Pag. 1 95 • Quadrifogli · 2009 · cm 80 x 80 · olio e cacao su tela
Page 1 92 • Flowers in white · 201 0 · cm 60 x 40 · oil on canvas Page 1 93 • Flowers in black · 201 0 · cm 60 x 40 · oil on canvas Page 1 94 • Unborn flowers · 2008 · cm 48 x 31 · oil and coffee on wood Page 1 95 • Shamrocks · 2009 · cm 80 x 80 · oil and cacao on canvas 1 95
1 96
Pag. 1 96 • Uva nera · 201 1 · cm 70 x 50 · olio e hennè e acrilico su tela Pag. 1 97 • Uva bianca · 201 1 · cm 50 x 70 · olio e hennè e acrilico su tela
Pag. 1 96 • Black grapes · 201 1 · cm 70 x 50 · oil, henna and acrylic on canvas Pag. 1 97 • White grapes · 201 1 · cm 50 x 70 · oil, henna and acrylic on canvas
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Andrea Benetti Arte Neorupestre 路 Neo Cave Art Biografia 路 Biography
B REVE BIOGRAFIA DI A NDREA B ENETTI Andrea Benetti, nato a Bologna nel 1 964, da diversi anni esprime col favore della critica e del pubblico qualificato le proprie idee e la propria pittura, nel complesso mondo dell'arte contemporanea. Oltre ad avere esposto in luoghi di grande pregio, sono ormai delle decine i musei, le istituzioni e le collezioni internazionali, che ospitano le sue opere in permanenza. A dicembre 2006, Benetti ha ideato e stilato il Manifesto dell'Arte Neorupestre, successivamente presentato alla 53. Biennale di Venezia, nel padiglione "Natura e sogni", situato presso l'università Ca' Foscari. In occasione dell'evento, sotto l'egida della Biennale, è stato pubblicato un catalogo, edito da Umberto Allemandi. Sempre nel 2009, Andrea Benetti ha realizzato un libro da collezione, con tiratura limitata (le copie sono firmate e numerate), intitolato “Esplorazione inconsueta all’interno della velocità”. All'interno egli formula, e rappresenta con la propria pittura (dodici dipinti su tela), alcune tesi innovative sulla velocità, analizzando le civiltà susseguitesi nel corso della Storia e l'atavico desiderio di dominio dell'uomo. Hanno aderito al progetto e scritto per il libro, avvalorando l'importanza delle tesi sostenute da Andrea Benetti, una quindicina di professori provenienti dalle università di tutta Italia. La parte critica riferita alle dodici opere pittoriche, è curata da importanti nomi del mondo dell’arte. Il volume è già stato acquisito da musei, biblioteche ed istituzioni di rilevanza internazionale. A luglio 201 0, il pittore bolognese è stato invitato ad esporre alla LXI edizione del Premio Michetti, la blasonata rassegna internazionale di arte contemporanea, che si svolge ogni anno, dal 1 947, nel Museo Michetti. A novembre 201 0, la pittura Neorupestre di Andrea Benetti è approdata a Palazzo Taverna (Roma), nella sede degli Archivi Legali Amedeo Modigliani, accanto alle opere di Giorgio De Chirico, Amedeo Modigliani, Andy Warhol, Keith Haring, Mario Schifano, Max Jacobs, Carlo Corsi, Jules Pascin, Guido Cadorin... in occasione della mostra intitolata “Portraits d'artistes”, curata dal Presidente degli Archivi Modigliani, il professor Christian Parisot e dal professor Pierfrancesco Pensosi. Vittorio Sgarbi ha presentato il progetto alla stampa ed alle TV. In contemporanea, il 1 8 ed il 1 9 novembre 201 0, nelPalazzo di Vetro, nella sede delle Nazioni Unite (O.N.U.) per il progetto “Academic impact”, al quale erano presenti 1 30 università da tutto il mondo, per conto della delegazione italiana veniva donata ed acquisita nella Collezione delle Nazioni Unite, un'opera di Andrea Benetti. A maggio 201 1 , Andrea Benetti è stato invitato dal professor Massimo Guastella, docente dell'Università del Salento, a tenere un seminario sull'arte Neorupestre ai suoi allievi del corso di laurea di Storia dell'Arte Contemporanea. Inoltre è stata inserita nel programma di ricerca universitaria la mostra di Benetti, che si è tenuta all'interno delle Grotte di Castellana, con la musica composta ed eseguita live per il progetto da
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Frank Nemola. A marzo 201 2, per volere del Presidente della Repubblica l'onorevole Giorgio Napolitano, con il beneplacito del professor Louis Godart, Consigliere per la conservazione dei Beni Artistici del Quirinale, è stata acquisita un'opera di Andrea Benetti nella Collezione d'Arte del Quirinale. Nello stesso anno è stata acquisita un'opera nella Collezione Permanente del Museion, il museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano. Il 27 novembre 201 2, Benetti ha tenuto un seminario sulla propria arte e sulla propria formazione all'Università Roma Tre, invitato dal professor Gianfranco Bartalotta, della Facoltà di "Scienze della Formazione". Il giorno seguente, in Vaticano, veniva donata a Sua Santità Papa Benedetto XVI, dall'Ente Morale A.N.F.E., l'opera intitolata "Omaggio a Karol Wojtyla", acquisita successivamente nelle Collezioni Vaticane. Il primo marzo 201 3, Andrea Benetti è stato ricevuto alla Camera dei Deputati, per l'acquisizione dell'opera intitolata “9 novembre 1 989” nella Collezione d'Arte di Palazzo Montecitorio e, in seguito, anche il MamBo, il Museo d'Arte Moderna di Bologna, ha acquisito un'opera di Benetti nella propria Collezione. Lo stesso si dica per il Ministero di Giustizia e dei Diritti Umani argentino, a Buenos Aires. Ad aprile 201 3, a Bologna, in sala Ercole, a Palazzo D'Accursio, Andrea Benetti ha allestito la mostra "Colori e suoni delle origini", promossa dal Dipartimento delle Arti Visive, Performative e Mediali dell'Università di Bologna e curata dalla professoressa Silvia Grandi. Per la mostra, Frank Nemola ha realizzato la sonorizzazione permanente e una performance musicale nel corso dell'inaugurazione. Nel 201 4, per tutto il mese di marzo, si è tenuta l'importante mostra all'Università di Bari "Aldo Moro", col seminario sull'arte Neorupestre in Aula Magna, alla presenza del Magnifico Rettore, il professor Antonio Uricchio, del professor Donato Coppola, del professor Gregorio Rossi e del professor Nicolò Giovanni Carnimeo. Nel mese successivo l'allestimento della mostra è stato spostato ad Ascoli Piceno, nelle sale di Palazzo dei Capitani, con la curatela del professor Stefano Papetti. Le due mostre hanno ospitato all'inaugurazione la performance musicale di Frank Nemola ed al termine di entrambe le esposizioni, l'Università di Bari e la Galleria d'Arte Contemporanea "Osvaldo Licini" di Ascoli Piceno hanno acquisito nelle loro Collezioni d'Arte delle opere di Benetti. Ad aprile 201 5 l'importante mostra istituzionale presso la Camera dei Deputati, promossa dalle Università di Bologna e di Ferrara e stata curata dalla professoressa Silvia Grandi e dal professor Marco Peresani, col patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e l'intervento all'inaugurazione del Sottosegretario. Promossa dal MUST, il Museo storico della Città di Lecce, a giugno e luglio 201 5, a cura del professor Toti Carpentieri, è stata allestita nelle sale del Castello Carlo V la mostra di Andrea Benetti intitolata "Astrattismo delle origini" ed un'opera è entrata a far parte della Collezione Comunale della città di Lecce.
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S HORT BIOGRAPHY OF A NDREA B ENETTI Andrea Benetti, born in Bologna in 1 964, has been expressing his pictorial talents for many years to the favor of both critics and the general public of the complex world of contemporary art. His work has been shown in highly prestigious venues, and is on permanent display in at least a twenty museums, public institutions and international collections. In December 2006, Benetti wrote the Manifesto dell'Arte Neorupestre (Manifesto of Neo Cave Art) which was later presented at the 53rd Venice Biennial in the Nature and Dreams pavilion, in Ca' Foscari University. Under the auspices of the Biennial, a catalogue was specifically introduced for the event, edited by Umberto Allemandi. In 2009, Andrea Benetti published a limited edition collectible book (the copies were numbered and signed by the artist), entitled “An Unusual Exploration into Velocity”, that presents the artist's interpretation of the theme (twelve paintings on canvas) as well as innovative theses about velocity as it was seen by various civilizations throughout history, and the innate desire of man to dominate it. A dozen authoritative university professors joined the project, and supported Andrea Benetti's theses, by contributing essays to the book that outline their own view of velocity as it relates to their area of expertise. A few critical essays were penned by significant contemporary art experts. The volume has been acquisitioned internationally by museums, libraries, and other institutions. In July, 201 0, the Bolognese painter was invited to exhibit his works at the 61 st edition of the Michetti Award, the acclaimed international review of contemporary art that has been held every year since 1 947 in the Michetti Museum. In November 201 0, Andrea Benetti's Neo Cave Painting was shown at Palazzo Taverna (Rome), in the Legal Archives of Amedeo Modigliani, alongside the works of Giorgio De Chirico, Amedeo Modigliani, Andy Warhol, Keith Haring, Mario Schifano, Max Jacobs, Carlo Corsi, Jules Pascin, Guido Cadorin in a show called “Portraits d'artistes”, curated by the President of the Modigliani archives, professor Christian Parisot and professor Pierfrancesco Pensosi. the project was presented to the press and television by critic Vittorio Sgarbi. At the same time of the show in Rome, and within the United Nations' program "Academic impact", the representative of Italy, Istituto Europeo Pegaso, donated Andrea Benetti's piece, "Against violence" to the permanent collection of the United Nations Headquarters. In May 201 1 , Benetti was invited by Salento University, School of Cultural Heritage to hold a seminar on Neo Cave Painting for the students of History of Contemporary Art presented by professor Massimo Guastella. In September 201 1 Benetti's work was shown in the caves of Castellana, and the show was part of a program of research
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of contemporary art of the Cultural Heritage department of the University of Salento. On March 9th 201 2, an important watermark in Andrea Benetti's career was reached with e acquisition of one of his works into the Collezione d'Arte del Quirinale (The Italian Executive's art collection). This brilliant achievement came about by request of President Giorgio Napolitano with the full support of professor Louis Godart, councillor for the conservation of cultural heritage of the Quirinale (executive government). The presentation in the Palazzo della Presidenza della Repubblica and specifically in professor Louis Godart's private offices lasted more than an hour while the professor praised Andrea Benetti's commitment and artistic abilities, proving to be a fine connoisseur of Neo Cave Art. A few months later, in May 201 2, another of Benetti’s paintings was accepted into the collection of the Museion, the ultra-futuristic museum of Modern and Contemporary Art in Bolzano, Italy. In November of the same year, Benetti was invited by Roma Tre University, to hold a seminar on Neo Cave Painting for the students of Education Sciences. In the same month, another of his paintings was included in the collections of the Vatican. In March 201 3 three further paintings were accepted in important collections: the MamBo Museum in Bologna, the Chamber of Deputies in Montecitorio Palace, and the Argentine Ministry of Justice and Human Rights in Buenos Aires. In March 201 3 three further paintings were accepted in important collections: the MamBo Museum in Bologna, the Chamber of Deputies in Montecitorio Palace, and the Argentine Ministry of Justice and Human Rights in Buenos Aires. In April 201 3 Andrea Benetti has exhibited at Palazzo D'Accursio, in Bologna, promoted by the University of Bologna, Department of Arts. In March 201 4, the University of Bari hosted an exposition and seminar on Neo-cave Painting, in the Aula Magna, presided by the institution's Dean, prof. Antonio Felice Uricchio. The following month the show was moved to the city of Ascoli Piceno, in Palazzo dei Capitani. The University of Bari and the Gallery of Contemporary Art of Ascoli Piceno purchased Andrea Benetti's artwork for their collections. In April 201 5, the important institutional exhibition of Andrea Benetti at the Italian Chamber of Deputies, promoted by the University of Bologna, the University of Ferrara and the Ministry of Culture and curated by prof. Silvia Grandi and prof. Marco Peresani. In June and July 201 5, the exhibition "Abstraction of the origins" curated by prof. Toti Carpentieri and promoted by the MUST, the Historical Museum of the City of Lecce, was inaugurated in the halls of the Castle of Charles V and a work became part of the Municipal Collection of the city of Lecce.
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Lecce, 20 maggio 201 1 Andrea Benetti all'UniversitĂ del Salento, invitato a tenere un Seminario, che illustri la sua Arte Neorupestre agli studenti del corso di laurea di "Storia dell'Arte contemporanea"
Lecce, May 20th, 201 1 Andrea Benetti invited by the University of Salento while holds a lesson on Art Neorupestre conceived by him and presented at the 53rd Venice Biennale.
Roma, 27 novembre 201 2 Andrea Benetti all'UniversitĂ Roma Tre, invitato a tenere una lezione, che illustri i principi della sua Arte Neorupestre e della sua formazione agli studenti di Scienza della Formazione.
Rome, November 27th, 201 2 Andrea Benetti invited by the University of Roma Tre while holds a lesson on Art Neorupestre, conceived by him and presented at the 53rd Venice Biennale.
Roma, 1 1 novembre 201 0 Andrea Benetti e il Presidente degli Archivi Modigliani, a Roma, nella sede degli Archivi, a Palazzo Taverna, davanti ad un'opera di Benetti, durante la mostra intitolata "Portraits d'Artistes", nella quale vi erano esposti i grandi nomi della pittura del Novecento. Rome, November 1 1 th, 201 0 Andrea Benetti and Christian Parisot , President of the Amedeo Modigliani Archives, in Rome. In the Archives in front of one of Benetti's works, during the exhibith intitled "Portraiits d'artistes", a show what includes works by some of the greatest twentieth Century painters.
Bologna, 1 8 maggio 201 1 Andrea Benetti durante la mostra intitolata "B. P. Before present", allestita nel mese di maggio e giugno a Bologna, nel Grand Hotel Baglioni, curata da Simona Gavioli.
Bologna, May 1 8th, 201 1 Andrea Benetti during the exhibith intitled "B. P. Before presence", held in May and Giugn at the Grand Hotel Baglioni, in Bologna, curated by Simona Gavioli.
M USEI E C OLLEZIONI CHE HANNO ACQUISITO OPERE DI A NDREA B ENETTI Collezione d'Arte delle Nazioni Unite · New York, U.S.A. Collezioni d'Arte del Vaticano · Città del Vaticano Collezione d'Arte del Quirinale · Roma, Italia Collezione d'Arte della Camera dei Deputati · Roma, Italia MamBo · Museo d'Arte Moderna di Bologna · Bologna, Italia Museion · Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano · Bolzano, Italia Mumi · Museo Francesco Paolo Michetti · Francavilla al Mare, Italia Rinaldi-Paladino Art Museum Foundation · Lugano, Svizzera Macia · Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America · San José, Costa Rica Galleria d'Arte Contemporanea "Osvaldo Licini" · Ascoli Piceno, Italia Pinacoteca Amedeo Modigliani · Follonica, Italia Pinacoteca Silvestro Lega · Modigliana, Italia Ministero di Giustizia e dei Diritti Umani · Buenos Aires, Argentina Collezione Comunale d'Arte della Città di Lecce · Lecce, Italia Collezione d'Arte dell'Università di Bari · Bari, Italia Ambasciata d’Italia in Cina · Pechino, Cina Ambasciata d’Italia in Nuova Zelanda · Wellington, Nuova Zelanda Collezione Facchini · La Fenice et des Artistes · Venezia, Italia Museo Speleologico "Franco Anelli" · Grotte di Castellana, Italia Museo d'Arte Contemporanea · Fondazione "Logudoro Meilogu " · Banari, Italia
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M USEUMS AND C OLLECTIONS HAVE ACQUIRED A NDREA B ENETTI ’ S WORKS United Nations Art Collection · New York, U.S.A. Vatican Art Collections · Vatican City Quirinale Art Collection · Rome, Italy Italian Chamber of Deputie Art Collection · Rome, Italy MamBo · Museum of Modern Art of Bologna · Bologna, Italy Museion · Museum of Modern and Contemporary Art of Bolzano · Bolzano, Italy Mumi · Francesco Paolo Michetti Museum · Francavilla al Mare, Italy Rinaldi-Paladino Art Museum Foundation · Lugano, Switzerland Macia · Museum of Italian Contemporary Art in America · San Jose, Costa Rica Contemporary Art Gallery "Osvaldo Licini" · Ascoli Piceno, Italy Amedeo Modigliani Museum · Follonica, Italy Silvestro Lega Museum · Modigliana, Italy Ministry of Justice and Human Rights · Buenos Aires, Argentina Municipal Art Collection of Lecce · Lecce, Italy University of Bari Art Collection · Bari, Italy Italian Embassy in China · Beijing, China Italian Embassy in New Zealand · Wellington, New Zealand Facchini Collection · La Fenice et des Artistes · Venice, Italy Speleological Museum "Franco Anelli" · Grotte di Castellana, Italy Contemporary Art Museum · National Foundation "Logudoro Meilogu " · Banari, Italy
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