Colori e suoni delle origini di Andrea Benetti

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An d re a B e n e tti

Colori e suoni delle Origini

mostra e catalogo a cura di SilviaGrandi

Colors and sounds from the Origins

show and catalogue curated by SilviaGrandi



A n d re a B e n e t t i A rc h i v e s F o u n d a t i o n

ARCHIVIO DIGITALE PER LA TUTELA E LA CATALOGAZIONE DELLE OPERE


andreabenetti.com andreabenetti-foundation.org


B o l o g n a 路 P a l a zzo D ' Ac c u rs i o 路 S a l a E rc o l e 1 0 > 30 aprile 201 3 April 1 0 > 30, 201 3 Inaugurazione ore 1 8:00 > 1 3 Aprile Show opening April 1 3th > 1 8:00

C o l o ri e s u o n i d e l l e O ri g i n i C o l o rs a n d s o u n d s fro m th e O ri g i n s opere di 路 works by AndreaBenetti musica di 路 music by FrankNemola mostra e catalogo a cura di show and catalogue curated by SilviaGrandi


Colori e suoni delle Origini OPERE DI

AndreaBenetti ·

MUSICA DI

FrankNemola ·

A CURA DI

SilviaGrandi

PROMOZIONE DELLA MOSTRA

Alma Mater Studiorum · Università di Bologna Dipartimento delle Arti Visive, Performative, Mediali Friends of the Johns Hopkins University Associazione di Cultura e Studio Italo-Americana "Luciano Finelli" COLLABORAZIONE SCIENTIFICA

Alma Mater Studiorum · Università di Bologna Dipartimento delle Arti Visive, Performative, Mediali Andrea Benetti Archives Foundation I.A.P. Italian Art Promotion CON IL PATROCINIO

Regione Emilia Romagna · Provincia di Bologna · Comune di Bologna BIOGRAFIE CURATE DA Diletta Iacuaniello, Gregorio Rossi COORDINAMENTO DELLA MOSTRA

Andrea Benetti Archives Foundation I.A.P. Italian Art Promotion SEGRETERIA ORGANIZZATIVA I.A.P. Italian Art Promotion, Istituto Europeo Pegaso TRADUZIONI Lisa Marie Gelhaus PROGETTO GRAFICO Colour Frame FOTOGRAFIE Cristina Ariatti, L'Osservatore Romano, Alessandro Ostini UFFICIO STAMPA "Culturalia" di Norma Waltman © 201 3 EDIZIONI qudulibri ISBN 978-88-90851 3-0-8 IMMAGINI OPERE © AndreaBenettiArchivesFoundation

www.andreabenetti-foundation.org · www.andreabenetti.com


Colors and sounds from the Origins WORKS BY AndreaBenetti · MUSIC BY FrankNemola

·

CURATED BY SilviaGrandi EXHIBITION PROMOTED BY

Alma Mater Studiorum · Università di Bologna Dipartimento delle Arti Visive, Performative, Mediali Friends of the Johns Hopkins University Associazione di Cultura e Studio Italo-Americana "Luciano Finelli" TECHNICAL-SCIENTIFIC COLLABORATION Alma Mater Studiorum · Università di Bologna Dipartimento delle Arti Visive, Performative, Mediali Andrea Benetti Archives Foundation I.A.P. Italian Art Promotion SUPPORTED BY

Regione Emilia Romagna · Provincia di Bologna · Comune di Bologna BIOGRAPHIES CURATED BY Diletta Iacuaniello, Gregorio Rossi EXHIBITION COORDINATION

Andrea Benetti Archives Foundation I.A.P. Italian Art Promotion SECRETARIAL SERVICES I.A.P. Italian Art Promotion, Istituto Europeo Pegaso TRANSLATIONS Lisa Marie Gelhaus GRAPHIC DESIGN Colour Frame PHOTOGRAPHY Cristina Ariatti, L'Osservatore Romano, Alessandro Ostini PRESS OFFICE "Culturalia" di Norma Waltman © 201 3 EDITIONS qudulibri

ISBN 978-88-90851 3-0-8

ARTWORK IMAGE © AndreaBenettiArchivesFoundation www.andreabenetti-foundation.org · www.andreabenetti.com


L'evento è promosso da

in collaborazione con

col patrocinio di

COMUNE DI BOLOGNA


Indice · Contents Colori e suoni delle Origini di Silvia Grandi................................... pag. 1 2 Colors and sounds from the Origins by Silvia Grandi ................................... pag. 1 6 Manifesto dell'Arte Neorupestre di Andrea Benetti ................................... pag. 20 Manifesto of Neo Cave Art by Andrea Benetti ................................... pag. 24

Musica di · Music by · Frank Nemola ................................... pag. 29 Opere di · Works by · Andrea Benetti ................................... pag. 33 Didascalie ................................... pag. 66 Captions ................................... pag. 67 Biografia · Biography · Frank Nemola ................................... pag. 69 Breve biografia di Frank Nemola ................................... pag. 70 Short biography of Frank Nemola ................................... pag. 71 Biografia · Biography · Andrea Benetti ................................... pag. 73 Breve biografia di Andrea Benetti ................................... pag. 74 Short biography of Andrea Benetti ................................... pag. 76 Musei e Collezioni d'Arte Istituzionali ................................... pag. 78 Museums and Institutional Art Collections ................................... pag. 79 Galleria fotografica · Photo gallery ................................... pag. 81 Speciali ringraziamenti · Special thanks ................................... pag. 84


Colori e suoni delle Origini La tecnica assunta non è mai neutra e indifferente, al contrario essa impone un peso decisivo, condiziona il contenuto, il “che cosa” si vuole esprimere. Il detto fatidico di Marshall McLuhan “il medium è il messaggio” trova una prova eloquente nelle pitture di Andrea Benetti. Come negli antichi mosaici bizantini o nelle pitture medioevali, le figure di Benetti risultano radicalmente schiacciate sulla superficie; la terza dimensione, ovvero la resa illusionistica della profondità spaziale, è stata completamente eliminata, e con essa sono spariti tutti i dettagli personalizzanti e descrittivi; le figure si avvicinano a degli stampi conformi che le obbligano a posizioni iterate e ripetitive, secondo una disposizione paratattica e frontale, che ci porta a definire la sua arte astratta e sintetica. Un tratto comune, questo, anche alle prime Avanguardie tra fine Ottocento e primi Novecento, Simbolismo in primis, anticlassiche, antinaturalistiche, antimoderne: si pensi ad esempio alla soluzione di Gaugin e della Scuola di Pont-Aven, che proponeva l’à plat, la stesura compatta e sintetica dei colori delimitati da sagome stilizzate, ovvero astratte, secondo il significato etimologico del termine (abtraho = tirar fuori, selezionare), che tendono a darci una raffigurazione del mondo generalizzata, ridotta ai valori di superficie. Ma ritorniamo ancora indietro nel tempo: se all’epoca della koiné bizantina spesso la collocazione spaziale dei corpi era irrilevante, anche nella pittura medioevale troviamo una decorazione “bassa”, scene iconograficamente scoordinate, immagini/simboli posti a random, spesso affastellate mediante un processo di accumulazione in fondi “senza sfondo”, piatti e senza alcun riferimento spaziale di profondità, con modalità espressive che immediatamente si collegano alle soluzioni assunte cinque secoli più tardi - nel secondo Ottocento - ed evidenti nelle tendenze artistiche che abbandonano la copia dal vero, il riporto fenomenico e realista ricco di dettagli icastici, in favore di una simbologia iconica semplificata e ridotta. Proprio passando per i quadri simbolisti e in seguito con le necessità economizzanti delle seconde Avanguardie (Pop Art) ecco che si rintraccia un filo diretto con la contemporaneità, e nella fattispecie con i lavori in questione di Benetti. L’artista ha ben compreso che viviamo in un’epoca in cui ormai il centro è ovunque e non serve sistemare all’interno di rigide griglie rappresentative le varie forme del reale: il

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computer e le recenti applicazioni tecnologiche ci hanno ormai abituati ai salti temporali e spaziali, in cui viaggiamo saltando da un luogo all’altro, da un periodo storico all’altro senza problemi, annullando qualsiasi distanza, anche culturale. Siamo ormai avvezzi a sondare lo spazio per intercettare forme e simboli vaganti in una dimensione priva di coordinate, per classificarli e ordinarli in una sorta di nuova cartografia del mondo, e Benetti ha introiettato bene questa modalità dell’oggi. Nei suoi quadri troviamo figure ambigue, che richiamano alla mente forme di oggetti e di utensili in bilico tra un passato arcaico, che implode fino alle origini dell’espressività dell’uomo, e un futuro ipertecnologico: i molteplici pattern dai colori forti e squillanti – automobili, aeroplani, uomini, animali, oggetti d’uso comune, eccetera – diventano “forme intenzionali”, ovvero schemi, modelli di un mondo visto attraverso una lente sintetizzante, in cui le cose e le persone si trasfigurano in elementi simbolici, quasi araldici e, in quanto tali, si dispongono di volta in volta in ritmi compositivi sempre diversi. In ogni figura emerge l’outlined, quella linea di contorno netta che oggi è tornata tanto in uso anche tra i wallpainter e gli street artist, ma che possiamo tranquillamente mettere in relazione con l’analoga pratica della cloisonne cara ai Simbolisti: l’effetto che si ottiene è del resto analogo, cioè quella di dare forma ad un’idea, ad un’intenzione non naturalistica, ma decodificabile secondo principi e abitudini visive ormai entrate di fatto nella nostra capacità di interpretare l’attuale repertorio del visibile, fatto di icone, di simboli, di immagini sintetiche che con pochi tratti ci dicono tanto, in perfetta sintonia con la cartellonistica, la pubblicità, la comunicazione mediale e soprattutto il linguaggio dei computer. Chi non è, infatti, oggi in grado di decodificare i tanti e molteplici significati che racchiude un’icona su un desktop o all’interno di un comune software? La velocità dell’epoca attuale ci ha riabituato – come nelle epoche antiche e pre-moderne – a surrogare con la nostra mente ciò che è carente a livello descrittivo; la comunicazione va veloce, ci butta addosso a ritmi sempre più frenetici quantità di dati inimmaginabili solo qualche decennio fa, allenando di conseguenza anche le nostre capacità noetiche nel rintracciare i significati più o meno espliciti nella sinteticità delle immagini che ci

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circondano. Ecco allora che il contorno netto e deciso e la stesura cromatica piatta delle pitture di Benetti, al posto dello sfumato e degli effetti illusori di profondità della pittura realistica, determinano la spazialità, come al tempo stesso l’emergenza rispetto allo sfondo o l’aspetto stereometrico delle icone, si trasformano in un vero e proprio nuovo codice linguistico, in grado di fornirci una riconoscibilità percettiva precisa. Non è un caso inoltre che Benetti adotti un altro ausilio, lo stencil o la mascherina, estremamente in voga adesso tra i giovani artisti, elemento che ci riporta ad una costante dell’arte medioevale, per definizione antinaturalistica come le più recenti correnti pittoriche: usare un pattern, un modello, significa guardare la realtà per selezionarne l’essenza comunicativa ed espressiva, riproponendola filtrata e alleggerita dai suoi gravami descrittivi. Praticando un sano e, oserei dire, quasi “ecologico” riduzionismo espressivo Andrea Benetti sembra opporsi a quell’invadenza delle immagini che ormai sta raggiungendo livelli parossistici, invitandoci a riflettere non solo sulle sue “ripetizioni differenti” della realtà, ma anche su quei meccanismi di serializzazione che oggi stanno alla base di ogni prodotto, materiale o culturale che sia. Ma il percorso a ritroso, verso le “origini” della storia dell’arte e dell’antropologia culturale, non si ferma solo al mero riscontro pittorico: Benetti va oltre e mischia le carte. Oltre alle icone e ai simboli, recupera il vasto repertorio della comunicazione orale, dei suoni, dei rumori, della parola non scritta ma parlata e cantata, tanto cara ai premoderni, oggi ritornata prepotentemente alla ribalta con i nuovi mezzi elettronici, in grado di fornirci quella sinestesia tra immagini e suoni iniziata dalle Avanguardie storiche, Futurismo e Dadaismo in primis. Nei primi anni Sessanta, inoltre, Marshall McLuhan con le nozioni di “spazio visivo” e “spazio acustico” (The Medium is the Massage, 1 967) aveva teorizzato il ritorno dell’uomo ad una struttura sensoriale primordiale, piena di emozioni e di facoltà sinestetiche proprio grazie alla diffusione dei media elettronici. Oggi la validità del pensiero dello studioso canadese appare evidente: siamo realmente immersi in una dimensione dinamica e interattiva, in cui lo spazio percepito non è solo caratterizzato da stimoli visivi, ma sempre più da interventi

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sonori, nelle svariate modulazioni orali, musicali, rumoristiche, come quelle appunto create e interpretate da Frank Nemola in occasione della mostra. Con Colori e suoni delle origini il cerchio sembra chiudersi: l’improvvisazione musicale-sonora di Nemola, abbinata alle icone e ai colori dei quadri di Benetti, rende possibile, in chiave attuale e assolutamente contemporanea, il ritorno a quella sensorialità primigena e originaria predicata oltre quarant’anni fa da McLuhan. Ci troviamo in una situazione “normalizzata”, infatti, dove viene a crearsi una sinestesia tra immagini e suoni di sapore avanguardistico, futurista in primis, ma con un impatto assolutamente contemporaneo. Gli elementi sonori creati da Nemola per l’occasione, non vincolati necessariamente ad una partitura musicale predefinita, favoriscono l’immersione del pubblico nell’azione, ampliata così nella propria dimensione spazio-temporale. Il pubblico non è passivo, non si trova soltanto inserito in un ambiente sonoroperformativo come semplice spettatore, ma al contrario diventa parte integrante e attore della “musica gestuale avanzata” proposta da Nemola. Dal Cortile d’Onore di Palazzo D’Accursio, dove comincia l’happening, infatti il pubblico deve salire lo scalone seguendo il suono caldo della tromba di Nemola, in una scansione di pause e riprese, fino ad arrivare alla Sala d’Ercole, dove un freddo tappeto sonoro elettronico preregistrato, fatto di percussioni ritmiche incalzanti e ripetitive, quasi ipnotiche, si fonde con il suono caldo, viscerale e dal largo respiro prodotto dalla tromba di Nemola. Il suono minimale elettronico congiunto al suono ancestrale acustico attua in questo modo un corto circuito tra passato e presente, in omologia con i quadri esposti, sfruttando le potenzialità acustiche insite negli spazi, quegli “angoli sonori” – come Nemola stesso li definisce – cercati e usati come casse armoniche, come amplificatori “naturali” per distorcere e articolare un percorso sonoro performativo in perfetta sintonia appunto con le opere di Andrea Benetti. Silvia Grandi

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Colors and sounds from the Origins The technique an artist employs is never neutral nor indifferent. On the contrary, it carries impressive weight in influencing content or the “what” that one is attempting to express. Marshall McLuhan’s prophetic phrase “the medium is the message” rings particularly true in Andrea Benetti’s painting. Like in the ancient Byzantine mosaics or in medieval paintings, Benetti’s figures are radically flattened on the surface; the third dimension, the illusionistic depiction of spatial depth, is gone, and with it all personalizing or descriptive details have disappeared; the figures seem to have been produced by a mold, each the same and forced into repeated frontal and predetermined positions, which bring us to define his work as abstract and a synthesis of art historical styles. This is similar to the first avant-garde works produced at the end of the nineteenth and the beginning of the twentieth century: first of all, the works of Symbolism, anti-classical, anti-naturalistic, anti-modern currents: for example, the solution of Gauguin and the Pont-Aven School, that proposed the à plat technique, the compact and synthetic application of paint within the confines of ( up to the surface of the picture plane. But let us go back in time: while often in the Hellenistic Greek period the placement of figures was irrelevant, also in medieval painting we find “flat decoration”; scenes that are iconographically untidy, images and symbols placed randomly, often clumped together in bunches without background - flattened and lacking any spatial references of depth - using types of expression that we immediately connect to a period five centuries later - in the second half of the nineteenth century and apparent in the artistic tendencies that separate the false from the authentic, abandonment of phenomenalism and realism with a wealth of representational detail in favor of a reduced and simplified symbolism. It is first through symbolist painting and later the trend toward an stylization the second avant-garde movement (Pop Art) that we can capture a direct connection to contemporary art, and specifically to the works of Benetti. The artist has fully understood that we live in a period in which the center is everywhere and there is no need to define your position using a strict set of gridlines that represent the various forms of reality: computer systems and recent technological achievements have accustomed us to erratic movement in time and space, where we

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travel in jump cuts and fits and starts from one place to another, from one historical period to another without flinching, cancelling all kinds of distances, even cultural distance. We are skilled in poking through space in order to find intercepting forms and symbols that wander through ambiguous dimensions, and then we classify them and line them up in a sort of cartography of a new world. Benetti fits perfectly into this new way of doing things. His paintings contain ambiguous figures, which bring to mind shapes of objects and utensils that are suspended between an archaic past that implodes all the way back to the origins of human expression, and alludes to a hypertechnological future: the myriad patterns repeated in bright colors - cars, planes, men, animals, everyday objects, etc. - become “intentional forms,” schemes or models of a world seen through a synthesizing lens, where things and people are transformed into almost heraldic symbols, and position themselves in constantly changing compositional rhythms. So we encounter each figure’s outline, that single line that has come back into use among wallpainter and street artists, but that we can easily compare to the practice of cloisonne so dear to the Symbolists: the effect this produces is indeed an analogy, that is, it gives form to an idea, to an intention that is not naturalistic but can be interpreted through principles and habits of imagery that have entered into the current repertoire of skills for discerning the visible - made up of icons, symbols, synthesized images that with a few strokes say a great deal, just like signage, advertising, media communications and especially the visual language used in the digital world. Today, most people are perfectly capable of deciphering the many and varied meanings of icons on a computer desktop or in the most common software programs. The speed at which information travels these days has once again (like in the ancient and pre-modern periods) has habituated us to letting our brains fill in the blanks where description and explanation are lacking; communication flies by, throwing information at us at an ever more frenetic rate, unimaginable just ten years ago. And this has fine-tuned our noetic abilities to find more or less explicit meaning in the conciseness of the imagery that surrounds us. That is why the clear and bold outlines and the flat chromatic coloring of Benetti’s painting - as opposed to the

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shading and illusory effects used to show depth in realistic painting - define space, while at the same time make the figures emerge from the background lending a sort of stereometric (volumetric) aspect to the shapes. And this mutates into a veritable new linguistic code that can give us a well-defined perceptive recognition. No wonder Benetti uses stencils or patterns, so fashionable among young artists, and connected to medieval art, and anti-naturalistic by definition like the latest currents in painting. Using a pattern, or stencil requires you to study reality and choose the essential communicative and expressive elements in order to re-propose reality through a filter, freed of its descriptive elements. Andrea Benetti applies a healthy, and I dare say, “ecologically” expressive reductionism, which seems contrary to the invasiveness of imagery that which is now reaching paroxysmal levels, inviting us to meditate not only on the “differing repetitions” of reality but also on those serializing mechanisms that lie at the base of every object we produce, be they material or cultural. But his return pathway to the origins of art history and cultural anthropology does not stop at mere pictorial representation: Benetti goes beyond and changes the game rules. Besides icons and symbols, he reclaims a vast repertoire of oral communication, sounds, noises, sung and spoken but unwritten words, that were so precious to the premodern art and have now regained their impact through modern technology. All this provides a synergy between image and sound that began historically in the avant-garde, Futurist and e Dadaist periods. Furthermore, in the 1 960’s, Marshall McLuhan, in The Medium is the Massage (1 967), coined the notions of “visible space” and “acoustic space” and theorized humanity going back to the primordial sensorial system, rife with emotion and synesthetic ability with the help of electronic media. Today, this Canadian academic’s thought seems to have been confirmed: we are literally immersed in a dynamic and interactive dimension. Perceived space is characterized not only by visible stimuli, but also by sound, in its various oral, musical, and noise modulations, like those created

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and interpreted by Frank Nemola during the inauguration of this exhibition. We seem to have come full circle with Colors and Sounds from the Origins: The return to that primordial sensoriality McLuhan predicted more than 40 years ago comes to life with Nemola’s improvisation and Benetti’s icons and colors. This atmosphere they evoke is a “normalized” situation, as a matter of fact, where the combination of imagery and sound has an avant-garde flavor to it, in primis futuristic, but wielding a completely contemporary impact. The sound experience that Nemola has created specifically for this project is not necessarily tied down to a predetermined score. It helps participants immerse themselves in the action, as they are projected into a novel space and time dimension. Participants are not passive additions to a sound performance environment as simple spectators. On the contrary, they play an integral part in the “advanced musical gesture” Nemola proposes. From the Court of Honor of Palazzo D’Accursio, where the event begins, visitors climb the monumental staircase following the warm notes of Nemola’s trumpet, through the punctuation of pauses and sound, they reach the Sala d’Ercole, where a cold prerecorded background of sound - percussion played with insistent and repetitive, almost hypnotic, rhythms - melds with the warm, visceral and sweeping sound of Nemola’s trumpet. The minimalist electronic sound alongside the ancestral acoustic sound creates a short circuit between past and present, as do the paintings in this exhibition. Nemola leverages the acoustic potential of the spaces, of the “sound corners” as he calls them, that he has identified and uses as sounding boards or natural amplifiers to manipulate sound and delineate a performance sound pathway that is in perfect symbiosis with Andrea Benetti’s works. Silvia Grandi

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Manifesto dell'Arte Neorupestre All'alba dell'umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l'uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare una traccia di sé nel mondo; tutto ciò lo fece grazie alla pittura. Quell'uomo si rapportava ogni giorno con il sole, con la terra, con l'acqua, con il cielo... integrandosi armonicamente nella natura; e quand'anche la natura non rappresentasse una minaccia, egli la rispettava, con il rispetto che si deve ad una divinità, consapevole dei propri limiti umani. L'uomo contemporaneo ha rinnegato quei limiti e calpestato quel rispetto, ponendosi prepotentemente al centro del mondo e mettendo al primo posto le proprie esigenze, il proprio egoismo. Così facendo, ha stupidamente distrutto un incantesimo e profanato la sacralità della natura e della vita. Allora, facciamo un passo indietro. Azzeriamo e ripartiamo da quel doveroso rispetto per la natura e per l'essere umano; l'arte, deve ripartire dalla prima forma artistica, ovvero l'arte rupestre. Noi dobbiamo ripartire dagli albori dell'uomo e dall'arte primigenia, per ricostruire un nuovo mondo, in cui il rispetto per la natura e per la dignità umana siano finalmente al centro del volere dell'uomo. Solo così riaffermeremo la sacralità della vita, ormai perduta in cambio di un miope e vacuo stile di vita, che sta portando la terra all'autodistruzione. Ricreiamo le condizioni per “avvolgere” il mondo di amore e di pace. Ripartiamo da quella pittura rupestre, che l'uomo primitivo, molto più saggio di noi, realizzava sulle pareti rocciose, ingraziandosi il volere delle forze sovrannaturali. Per la propria parte, questo è ciò che l'arte può fare. Ritroviamo dentro di noi quell'essenza primordiale, incontaminata, priva dei condizionamenti, che muovono l'uomo odierno; condizionamenti imposti da un sistema consumistico mondiale, che ci sprona sempre di più ad essere produttori inarrestabili e consumatori insaziabili. Ricreiamo un giusto rapporto tra l'uomo e l'ambiente, tra la produzione ed il consumo. Ricerchiamo dentro di noi la purezza del bambino, che ancora non conosce il mondo e lo interpreta attraverso la fantasia, osservandolo con curiosità e stupore. Viviamo rappresentando l'oggi come un attimo immortale ed analizzando il passato con uno sguardo critico, ma costruttivo; non viviamo in termini utilitaristici, in cui ogni atto è paragonabile ad una mossa, nel gioco degli scacchi, il cui fine è quello di conquistare tutta la scacchiera. Viviamo ascoltando l'essenza che c'è in ognuno di noi; quell'essenza fanciullesca che ci porta

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ad amare il contatto con la natura, il cibo sano, le tradizioni, i valori condivisi e fondanti, che hanno elevato per lungo tempo l'esistenza umana; rifuggiamo dalle gettate di cemento incontrollate, dalle plastiche, che ormai avvolgono ogni cosa, dalla velocità forsennata che permea, inconsciamente, ogni nostra azione e ci spinge ad una corsa esasperata, anche laddove essa non è affatto necessaria. Riappropriamoci del corso della storia e non accettiamo passivamente tutti i cambiamenti imposti dall'alto, mediante campagne di persuasione, che ci portano ad essere dei numeri e non più delle persone, con le proprie peculiarità e, soprattutto, con le menti pensanti. L'uomo non può mai essere un numero; nemmeno quando la popolazione mondiale raggiunge un affollamento senza precedenti. Ricordiamoci sempre che l'essere umano è, prima di tutto, un'essenza immateriale, oltre ad essere un corpo, troppo spesso proteso alla ricerca del piacere effimero. Questo concetto ci è ormai sfuggito dalla mente e questa “fuga” ha provocato effetti nefasti. Rinnegare o non coltivare la sfera immateriale dell'uomo e rinnegare l'uomo stesso. Questa concezione non è ispirata alla religione, ma ad una visuale “dualista” dell'individuo, ovvero che distingue i due livelli su cui cresce e si forma un essere umano. Non sbilanciare l'ago della bilancia a favore della materia nelle scelte di vita, è un evidente segno di consapevolezza e di saggezza, che ci eleva da qualsiasi altro essere vivente. Senza una parte di mistero, di immaterialità, l'uomo non ha futuro ed è destinato all'estinzione; e prima dell'estinzione toccherà il fondo dell'esistenza, in cui il valore della vita non esisterà più, sacrificato sull'altare di un edonismo becero e privo di solidi contenuti. Nel parallelismo con l'arte, i simboli, i tratti, i colori devono tornare ad essere i protagonisti della pittura, forieri della semplicità e della bellezza della vita che rappresentano. L'istintività, il sentire primordiale, che risiede in ognuno di noi, deve guidarci nell'interpretare ciò che ci circonda; anche l'uso e l'assimilazione della tecnologia più avanzata deve essere filtrata attraverso questa sensibilità. Nell'arte, il senso del mistero, dell'ignoto, deve regnare incontaminato; devono esistere dei dubbi, poiché nella “società delle certezze” non vi è più spazio per la fantasia e, qualora essa sia presente, appare finta, creata a tavolino e finalizzata ad un risultato certo. Tracciamo un netto confine tra ciò che è vero e sentito, che viene da quella parte

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“misteriosa” del nostro io, e ciò che è falso e strumentale. Una lavatrice rotta o una bicicletta arrugginita non sono arte, ma semplicemente una lavatrice rotta ed una bicicletta arrugginita. L'arte è tutt'altra cosa. Nelle grotte della preistoria, ove gli “artisti rupestri” tracciavano i propri segni e spargevano i colori, era già stato inventato tutto; le opere figurative, astratte, simboliste, concettuali... Le future strade dell'arte pittorica erano già delineate nel complesso; nulla mancava all'appello. Ripartiamo, allora, da quelle intuizioni geniali, istintive, che venivano dal cuore ed avevano la forza dell'infante, che traccia segni e colori, spesso inconsapevole dei significati intrinsechi delle proprie creazioni, poiché generate da un livello subcosciente ed affiorate al conscio senza mediazioni. Produrre dei beni per cento volte quelle che sono le nostre reali esigenze ed assistere impassibili ad una grande fetta dell'umanità, che muore ogni giorno per l'assenza di acqua e di cibo, è criminale ed antitetico al nostro sentire. Con quale coscienza possiamo avvallare la civiltà del consumismo, quando ancor oggi vi è una vasta parte del mondo che lotta per la sopravvivenza, quasi sempre perdendo? Un azzeramento è necessario, prima che sia, e forse lo è già, troppo tardi. Se l'essere umano vorrà evitare l'autodistruzione, sarà necessaria una ripartenza, che tenga conto degli errori commessi, per superarli e dare un peso alle cose vere dell'esistenza umana, rifuggendo i falsi miti e le stupidaggini imposte da uno stile di vita vacuo, ma generatore di profitti per coloro che lo controllano. Ad un certo potere fa comodo un individuo che non pensi, che non si erudisca, che segua pedissequamente le mode create in laboratorio. Guardiamo intorno a noi ed iniziamo a verificare il quoziente di consapevolezza della gente comune, per capire quanto siamo raggirati, “rincretiniti”, resi innocui da una marea di stupidaggini che, all'improvviso, sono divenute tutte un'importante ed unica ragione di vita. Vi sono molti fattori, che caratterizzano il progresso della nostra civiltà, che possono essere considerati delle armi a doppio taglio; e ciò dipende da come le usiamo. Purtroppo, nella società, l'uso improprio e l'abuso di molti beni è ormai la prassi, divenuto un consolidato “modus vivendi”. Tutto ciò accade trasversalmente, accomunando i più abbienti agli indigenti, i giovani agli anziani, tutti uniti nella forsennata corsa, che ci sta portando ad essere, non più

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individui, ma pedine, le cui scelte, i cui movimenti, sono comandati dall'alto, ma senza fili, poiché tutto ciò non sia percepito come una dittatura, bensì come scelte assunte dall'individuo, grazie al libero arbitrio. Siamo dunque “pilotati” come una macchinina radio comandata ed abbiamo la sensazione di essere liberi, di decidere noi ciò che determina il nostro futuro; ma liberi non lo saremo mai, finché non spezzeremo questa catena di tacita e, molto spesso, inconsapevole obbedienza. Ecco perché l'arte deve simbolicamente ripartire dalle proprie origini; essa ha sempre precorso i tempi ed appare come un faro da seguire; questa volta, però, non correrà verso l'ignoto, verso l'inesplorato, ma avrà la lungimiranza di ritornare sui propri passi, verso le proprie radici, consapevole della necessità di dare un segnale chiaro e forte di ricostruzione delle fondamenta, che sono alla base della nostra esistenza. Sarà un ritorno alle origini simbolico; ma spesso i simboli posseggono una forza pari soltanto alla forza della natura; quella stessa natura con cui dobbiamo ritornare in armonia e ricominciare a rispettare e ad amare.

Il Manifesto dell'Arte Neorupestre è stato presentato da Andrea Benetti alla 53. Biennale di Venezia, all'interno del padiglione "Natura e sogni" presso l'Università Ca' Foscari - San Giobbe - Cannaregio - Venezia - Italia

Bologna, 7 dicembre 2006

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Manifesto of Neo Cave Art Since the dawn of humanity, well before the invention of written language, Man felt the need to communicate, to leave some trace of his passage through this world. This he accomplished through painting. Early Man had to deal with the sun, the earth, the waters and the sky every day… had to find a way to find his place in the balance of Nature. And even when Nature was unthreatening, he was in awe of Her, treating Her with the respect due a Deity, in full awareness of his own human limitations. Contemporary Man has denied those limits and trampled that respect, placing himself at the center of the universe and giving his own selfish needs absolute priority. In doing so, he has stupidly destroyed the enchantment and desecrated the sanctity of Life and Nature. So let’s take a step backward. Let’s start over, with the proper respect for Nature and for human life as our point of departure. Art needs to begin afresh from its earliest form: cave painting. We need to go back to the dawn of Man and his primeval art to reconstruct the world: a new world in which respect for Nature and human dignity are finally at the heart of the will of Man. Only in this way will we reaffirm the sacredness of Life which we have sacrificed in favor of an empty, short-sighted lifestyle, one which has been leading us to our own destruction. We need to re-create the necessary conditions to be able to envelop the world in love and peace. Let’s begin with cave paintings, with which primitive man, being far wiser than we are, decorated his rocky walls to gain favor with the supernatural forces. This is what Art can do. We must rediscover within ourselves that primordial, uncontaminated essence, free of the preconceptions which condition modern Man: conditions imposed by a global consumption-driven society that is spurring us on to become unstoppable producers and insatiable consumers of an endless stream of goods. We need to rebalance the relationship between Man and Environment, between production and consumption. We need to seek the purity of our inner child who has yet to discover the world but instead still interprets it through his imagination, observing it with wonder and curiosity. We need to live as if the present moment were eternal, regarding the past with a critical, but constructively critical eye. We must cease seeing our lives as merely utilitarian, where every action can be likened to a chess move, aimed at conquering the board. We must learn to live by listening to our own essence: that childlike essence

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that loves contact with nature, eats healthy food, lives in tune with traditions, the deeprooted and widely-shared values that have long buoyed humanity. We seek refuge from the advancing cement blocks, from the plastics that have come to envelop everything, from the frantic pace that subconsciously permeates our every deed, pushing us into a headlong rush even when there is effectively no need to hurry. Let’s take back the course of history and not passively accept the changes forced on us by the powers that be, which, through campaigns of persuasion tactics, have tried to take away our individual personhood and reduce us to mere numbers, weighed down with heavy minds. A person cannot be reduced to a number, not even in the face of the unprecedented rise in global population. We need to remember that the human being is, first and foremost, an ethereal essence, beyond his material body, which all too often is obsessed with the pursuit of ephemeral pleasures. This concept seems to have escaped our conscious mind and its flight has had dire consequences. To deny or fail to cultivate the immaterial sphere of our humanity is to deny that which makes us human. This concept is not rooted in any religion, but is the fruit of a “dualistic” view of the individual which recognizes that human beings develop and grow on both levels. Not allowing the material side of life to outweigh the ethereal is a sign of wisdom and awareness that elevates us above other living creatures. Without this element of mystery, of immaterialism, man has no future and is destined to become extinct. But before extinction, he will have reached the lowest point of his existence, where life itself ceases to be of value, having been sacrificed on the altar of rampant hedonism devoid of any solid content. By the same token, as far as art goes, symbols, lines and colors need to once again be the main features of a painting, recounting in their simplicity and beauty the life they represent. We need to allow the sense of primordial instincts that resides within each of us to be our guide, our key to interpreting the world around us. Even our assimilation and use of the most advanced technologies has to be filtered by this sensitivity. This sense of mystery, of the unknown, must reign unencumbered in art. There must be an element of doubt because in a “society of certainties,” there is no room for imagination and anything that recalls imagination seems fake, designed in some office to produce a particular effect. We draw distinct

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boundaries between that which is truly felt, which comes from that “mysterious” part of ourselves, and that which is false and exploitive. A broken-down washing machine or a rusted bicycle are not art; they are simply a broken-down washing machine or a rusted bicycle. Art is another thing altogether. In the ancient caverns, where prehistoric “cave-artists” traced their lines and spread their colors, every art form was invented: figurative, abstract, symbolic, conceptual… The future of painting was already mapped out; nothing was missing. Let’s start over, then, once again tapping into those flashes of intuitional, instinctive genius that come straight from the heart with the power of a child; the child who draws and colors, often without knowing what his creations might mean, since they appear full-blown and unadulterated directly from his subconscious. Producing a hundred times more goods than we actually need while passively witnessing a huge portion of humanity perish each day for lack of food and water is criminal and the antithesis of our instinctual tendencies. How can our conscience allow a consumerist civilization to exist in a world where so many are struggling, often in vain, merely to survive? We need to start from scratch before it’s too late, if it isn’t already. If humanity hopes to escape self-destruction, it must start over, trying not to make the same mistakes but placing importance on the true values of human existence, refuting the false myths and idiocies imposed by a vacuous lifestyle that generates profit for those that control it. It is easier for the powers that be to rule over a people that does not think for itself or educate itself, but blindly follows the dictates of laboratory-created fashions. If we look around us and begin to measure people’s general level of awareness, we realize just how much we have been tricked: tricked into a stupor of stupidity that has rendered us harmless; tricked into believing that the flood of stuff we are meant to desire is the essential meaning of life, the goal of our existence. The progress of our civilization has been characterized by a host of factors which may be regarded as double-edged swords, depending on how we use them. Unfortunately, improper use or abuse of many goods in our society has come to be the norm, rather than the exception; a well-established way of life. This is true across the board, uniting the indigent with the wealthy, the young and their elders, all running

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a mad, frantic race which is leading us away from our identity as individuals and turning us into pawns, into puppets whose movements and choices are manipulated from above, so cleverly that we don’t realize we are victims of a dictatorship, but believe we are exercising our free will as individuals. We have therefore been “programmed” like remote-controlled toys to believe that we are free to make our own choices and decide for our own future. But in fact we are not free and never will be unless we manage to break the shackles of our tacit and often unconscious obedience. This is why art needs to return symbolically to its roots. In every era art has been ahead of its time, a beacon to be followed. This time, however, it will not be leading blindly towards unexplored territory, but will have the wisdom to backtrack towards its origins, aware of the importance of its role in providing the cornerstones for reconstructing the foundations on which our very existence is built. It will be a return to our symbolic roots, but remember that symbols sometimes have a power which is matched only by the force of Nature. And it is with Nature that we must seek harmony; Nature that we must once again learn to respect and to love.

The “Manifesto of Neo Cave Art” was presented by Andrea Benetti at the 53rd Venice Biennale in the “Nature and Dreams” pavilion in the Ca' Foscari University · San Giobbe · Cannaregio · Venice · Italy

Bologna, December 7, 2006

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F ra n kN e m o l a

Mu sica 路 Mu sic

Colori e suoni delle Origini Colors and sounds from the Origins


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FrankNemola

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A n d re a B e n e t t i

O p e re 路 W o rks

Colori e suoni delle Origini Colors and sounds from the Origins


La creazione 路 The creation


La civetta allegra 路 The cheerful owl 路 Collezione privata 路 Private collection


Salto nel passato 路 Jump back into the past


Fior di Loto 路 Lotus flower 路 Collezione MamBo Bologna 路 MamBo Collection Bologna


Cavalli 路 Horses


Verso l'Infinito 路 Towards infinity


La rondine 路 The barn swallow


Pesci tropicali 路 Tropical fish


Rotazioni 路 Rotations


Il mio Universo 路 My universe


Dinamiche parallele 路 Parallel dynamics


Incontro fortunato 路 Fortunate encounter 路 Collezione privata 路 Private collection


Allegra confusione 路 Happy confusion


Omaggio a Bologna 路 Tribute to Bologna


Diversità · Diversity


La mia fanciullezza 路 My boyhood 路 Collezione privata 路 Private collection


Il papiro nascosto 路 The hidden papyrus 路 Collezione privata 路 Private collection


Mulini a vento 路 Windmills


La provocazione Provocation


Percorsi Paths


Esilio Exile


Istinto primitivo Primitive instinct


Le due lune The two moons

Collezione privata Private collection


Sensazioni colorate Colored sensations


Paradiso terrestre Heaven on heart


Le 7 Meraviglie The 7 Wonders

Collezione privata Private collection


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Il crocevia The crossroads

Fondali marini Seabeds

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Alter ego Alter ego


Impressioni Impressions


Alchimia di un amore 路 Alchemy of a love


Flussi 路 Flows


Disascalie La creazione, 201 0, cm 1 00 x 1 00, olio e hennè e acrilico su tela La civetta allegra, 2008, cm 50 x 50, olio e karkadè su tela, collezione privata Salto nel passato, 2008, cm 50 x 50, olio e karkadè su tela Fior di Loto, 2008, cm 60 x 60, olio e karkadè su tela , collezione MamBo Bologna Cavalli, 2009, cm 1 00 x 1 00, olio e cacao e acrilico su tela Verso l'Infinito, 2009, cm 50 x 50, olio e karkadè su tela La rondine, 2008, cm 45 x 60, olio e karkadè su tela Pesci tropicali, 201 1 , cm 1 00 x 1 20, olio e hennè e acrilico su tela Rotazioni, 201 3, cm 60 x 90, olio e hennè su tela Il mio Universo, 2009, cm 50 x 80, olio e hennè e acrilico su tela Dinamiche parallele, 2009, cm 50 x 70, olio e acrilico su tela Incontro fortunato, 2009, cm 50 x 70, olio e acrilico e hennè su tela, collezione privata Allegra confusione, 2009, cm 50 x 70, olio e acrilico e cacao su tela Omaggio a Bologna, 2009, cm 50 x 70, olio e acrilico e cacao su tela Diversità, 2009, cm 50 x 70, olio e acrilico su tela La mia fanciullezza, 2009, cm 50 x 70, olio e karkadè su tela, collezione privata Il papiro nascosto, 2009, cm 1 00 x 1 50, olio e cacao e acrilico su tela, collezione privata Mulini a vento, 2009, cm 1 00 x 1 50, olio e cacao e acrilico su tela La provocazione, 2009, cm 70 x 50, olio e acrilico su tela Percorsi, 2009, cm 70 x 50, olio e acrilico su tela Esilio, 2009, cm 70 x 50, olio e acrilico e cacao su tela Istinto primitivo, 2009, cm 70 x 50, olio e hennè e cacao e acrilico su tela Le due lune, 2008, cm 80 x 60, olio e karkadè su tela, collezione privata Sensazioni colorate, 201 0, cm 80 x 60, olio e cacao e acrilico su tela Paradiso terrestre, 2009, cm 1 00 x 50, olio e cacao e acrilico su tela Le 7 meraviglie, 2008, cm 50 x 35, olio e karkadè su tela, collezione privata Il crocevia, 2008, cm 60 x 40, olio e cacao su tela Fondali marini, 2008, cm 50 x 40, olio e cacao su tela Alter ego, 2009, cm 1 20 x 30, olio e hennè e acrilico su tela Impressioni, 201 1 , cm 1 20 x 30, olio e hennè e acrilico su tela Alchimia di un Amore, 201 2, cm 40 x 1 20, olio e cacao e pigmenti su tela Flussi, 201 3, cm 50 x 1 20, olio e hennè e acrilico su tela

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Captions The creation, 201 0, cm 1 00 x 1 00, oil and henna and acrylic on canvas The cheerful owl, 2008, cm 50 x 50, oil and karkadè on canvas, private collection Jump back into the past, 2008, cm 50 x 50, oil and karkadè on canvas Lotus flower, 2008, cm 60 x 60, oil and karkadè on canvas , MamBo collection Bologna Horses, 2009, cm 1 00 x 1 00, oil and cacao and acrylic on canvas Towards infinity, 2009, cm 50 x 50, oil and karkadè on canvas The barn swallow, 2008, cm 45 x 60, oil and karkadè on canvas Tropical fish, 201 1 , cm 1 00 x 1 20, oil and henna and acrylic on canvas Rotations, 201 3, cm 50 x 1 20, olio e hennè su tela My Universe, 2009, cm 50 x 80, oil and henna and acrylic on canvas Parallel dynamics, 2009, cm 50 x 70, oil and acrylic on canvas Fortunate encounter, 2009, cm 50 x 70, oil and acrylic and henna on canvas, private collection Happy confusion, 2009, cm 50 x 70, oil and acrylic and cacao on canvas Tribute to Bologna, 2009, cm 50 x 70, oil and acrylic and cacao on canvas Diversity, 2009, cm 50 x 70, oil and acrylic on canvas My boyhood, 2009, cm 50 x 70, oil and karkadè on canvas, private collection The hidden papyrus, 2009, cm 1 00 x 1 50, oil and cacao and acrylic on canvas, private collection Windmills, 2009, cm 1 00 x 1 50, oil and cacao and acrylic on canvas Provocation, 2009, cm 70 x 50, oil and acrylic on canvas Paths, 2009, cm 70 x 50, oil and acrylic on canvas Exile, 2009, cm 70 x 50, oil and acrilico and cacao on canvas Primitive instinct, 2009, cm 70 x 50, oil and henna and cacao and acrylic on canvas The two moons, 2008, cm 80 x 60, oil and karkadè on canvas, private collection Colored sensations, 201 0, cm 80 x 60, oil and cacao and acrylic on canvas Heaven on heart, 2009, cm 1 00 x 50, oil and cacao and acrylic on canvas The 7 Wonders, 2008, cm 50 x 35, oil and karkadè on canvas, private collection The crossroads, 2008, cm 60 x 40, oil and cacao on canvas Seabeds, 2008, cm 50 x 40, oil and cacao on canvas Alter ego, 2009, cm 1 20 x 30, oil and henna and acrylic on canvas Impressions, 201 1 , cm 1 20 x 30, oil and henna and acrylic on canvas Alchemy of a love, 201 2, cm 40 x 1 20, oil and cacao and pigmenti on canvas Flows, 201 3, cm 50 x 1 20, oil and henna and acrylic on canvas

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B io g ra fia 路 B io g ra p h y FrankNemola


Breve biografia di FrankNemola Francesco "Frank" Nemola è nato a Lecce nel 1 957. Inizia a suonare nel 1 975. Nel 1 979 si trasferisce a Bologna per frequentare la scuola di Teatro "Nuova Scena", continuando a suonare la tromba nei BandAid, formazione molto nota nell’ underground italiano degli anni ’80. Con i BandAid realizza i suoi primi vinili, pubblicati dalla famosa etichetta indipendente Italian Records. Nello stesso periodo suona nei dischi di quasi tutte quelle band che hanno caratterizzato il panorama New Wave dei primi anni ’80 : GazNevada, HiFi Bros, Surprize, Tati’s Lovers, Gang. Dalla metà degli anni '80 Frank si dedica al teatro con la Banda Magnaetica con cui registra un EP per la Multimedia Attack Punk , etichetta discografica dei primi CCCP. Terminata l’esperienza teatrale, dal ’90 Frank Nemola si dedica quasi totalmente alla musica. Produce insieme a Ricky "Ohm Guru" Rinaldi molti dei primi gruppi di HipHop e underground italiani: Isola Posse, Sud Sound System, Papa Ricky, Peppe & la Filiboosta, Speaker DeeMo, OTR, Neffa, Magillah, Sciacalli, e suona con gli Aeroplani Italiani, con i quali nel ’92 prende parte al Festival di Sanremo, vincendo il premio della critica. Inoltre compone con Frankie Hi-Nrg il primo singolo del suo primo LP Verba Manent e lavora con Grazia Verasani al suo primo album. Suona nei live dei Gang nel ’91 e di Frankie Hi-Nrg nel ’93 e prende parte al tour di Luca Carboni nel ’96. Dall’ inverno del ’96 è continuativamente impegnato nella collaborazione con Vasco Rossi sia in studio che nei concerti live. Contemporaneamente ha lavorato negli LP "Doppia Dose" degli Skiantos, "Donne & Colori" degli Stadio, "Comandante Space" di Massimo Riva, "Angela Baraldi" di Angela Baraldi e negli ultimi lavori di Ricky Portera, chitarrista di Lucio Dalla, Clara Moroni, corista di Vasco, Maurizio Solieri, storico chitarrista di Vasco, Pia Tuccitto cantautrice bolognese, Gli Avvoltoi, storico gruppo underground bolognese e nell'ultimo lavoro di Grazia Verasani. Dal 1 999 collabora con Lello Voce, poeta con cui ha pubblicato 4 libri-dischi: Farfalle da combattimento, Fast Blood, L'esercizio della lingua e Piccola Cucina Cannibale. Nel 2008 ha composto con Gaetano Curreri la colonna sonora del film Albakiara di S.Salvati. Nel 201 2 ha vinto con Lello Voce e Claudio Calia il Premio Napoli 201 2 nella categoria ibridi letterari con il libro-CD Piccola Cucina Cannibale.

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Short biography of FrankNemola Francesco "Frank" Nemola was born in Lecce in 1 957. He began playing the trumpet in 1 975. In 1 979 he moved to Bologna so he could attend the "Nuova Scena" theatre school while playing trumpet in BandAid, a well-known group on the Italian underground scene in the 1 980’s. He cut his first albums with BandAid on the famous independent Italian label Italian Records. Around the same time, he played on the albums of just about every New Wave band of the early 80’s: GazNevada, HiFi Bros, Surprize, Tati’s Lovers, Gang. Halfway through the 80’s Frank dedicates his talents to the theatre with Banda Magnaetica and cuts an EP for Multimedia Attack Punk, recording label for the early CCCP. After 1 990, having concluded his theatre experience, Frank Nemola concentrated almost completely on making music. Alongside Ricky "Ohm Guru" Rinaldi, he produced many of the early names in Italian Hip Hop and Underground: Isola Posse, Sud Sound System, Papa Ricky, Peppe & la Filiboosta, Speaker DeeMo, OTR, Neffa, Magillah, Sciacalli, and he played with Aeroplani Italiani. In 1 992, he participated with this group’92 in the Festival di Sanremo, and they won the Critic’s Award. He also wrote the first single of his first LP, Verba Manent, with Frankie HiNrg and worked with Grazia Verasani on her first album. He played live with Gang in ’91 and with Frankie Hi-Nrg in ’93 and toured with Luca Carboni in 1 996. Since then, he has been constantly involved with Vasco Rossi both in the studio and in live concerts. At the same time he has worked on several albums: "Doppia Dose" by the Skiantos; "Donne & Colori", Stadio; Massimo Riva’s "Comandante Space";"Angela Baraldi" by the same artist and in the most recent works of Ricky Portera, guitarist who worked with Lucio Dalla, Clara Moroni, Vasco Rossi’s backup vocalist, Maurizio Solieri, long-time guitarist with Vasco Rossi, Pia Tuccitto, singer-composer from Bologna; Gli Avvoltoi, historic Bolognese underground band; and in the latest work by Grazia Verasani. Since 1 999 he has collaborated with poet Lello Voce, with whom he published four book-albums: Farfalle da combattimento, Fast Blood, L'esercizio della lingua e Piccola Cucina Cannibale. In 2008 he wrote the soundtrack to the film Albakiara di S.Salvati with Gaetano Curreri. In 201 2 Nemola won the Premio Napoli award along with Lello Voce and Claudio Calia in the hybid literary category with the book-CD Piccola Cucina Cannibale.

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B io g ra fia 路 B io g ra p h y AndreaBenetti


Breve biografia di AndreaBenetti Andrea Benetti, nato a Bologna nel 1 964, da diversi anni esprime col favore della critica e del pubblico qualificato le proprie idee e la propria pittura, nel complesso mondo dell'arte contemporanea. Oltre ad avere esposto in luoghi di grande pregio, sono ormai una ventina i musei, le istituzioni e le collezioni internazionali, che ospitano le sue opere in permanenza. Nel dicembre 2006, Benetti ha ideato e stilato il Manifesto dell'Arte Neorupestre, successivamente presentato alla 53. Biennale di Venezia, nel padiglione Natura e sogni, situato presso l'università Ca' Foscari. In occasione dell'evento, sotto l'egida della Biennale, è stato pubblicato un catalogo, edito da Umberto Allemandi. Sempre nel 2009, Andrea Benetti ha realizzato un libro da collezione, con tiratura limitata (copie firmate e numerate), intitolato “Esplorazione inconsueta all’interno della velocità”, in cui egli formula, e rappresenta con la propria pittura (dodici dipinti su tela), delle tesi innovative sulla velocità in relazione alle varie civiltà susseguitesi nel corso della Storia ed all'atavico desiderio di dominio dell'uomo. Hanno aderito al progetto e scritto nel libro, avvalorando l'importanza delle tesi sostenute da Andrea Benetti, una dozzina di autorevoli professori universitari. Inoltre, la parte critica riferita alle dodici opere pittoriche, è curata da importanti nomi del mondo dell’arte contemporanea. Il volume è già stato acquisito da musei, biblioteche ed istituzioni di rilevanza internazionale. Nel luglio 201 0, il pittore bolognese è stato invitato ad esporre alla LXI edizione del Premio Michetti, la blasonata rassegna internazionale di arte contemporanea, che si svolge ogni anno, dal 1 947, nel Museo Michetti. A novembre 201 0, la pittura Neorupestre di Andrea Benetti è approdata a Palazzo Taverna (Roma), nella sede degli Archivi Legali Amedeo Modigliani, accanto alle opere di Giorgio De Chirico, Amedeo Modigliani, Andy Warhol, Keith Haring, Mario Schifano, Max Jacobs, Carlo Corsi, Jules Pascin, Guido Cadorin... in occasione della mostra intitolata “Portraits d'artistes”, curata dal Presidente degli Archivi Modigliani, il professor Christian Parisot e dal professor Pierfrancesco Pensosi. Vittorio Sgarbi ha presentato il progetto alla stampa ed alle TV. In parallelo con la mostra a Roma, in occasione del programma Academic impact dell'ONU, l'Istituto Europeo Pegaso, in rappresentanza dell'Italia, donava alla Collezione d'Arte delle Nazioni Unite (Palazzo di Vetro · New York) l'opera di Benetti

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intitolata "Against violence". Nel maggio 201 1 , Benetti è stato invitato dall'Università del Salento, Facoltà dei Beni Culturali, per tenere un seminario sull'arte Neorupestre agli allievi del corso di laurea di Storia dell'Arte Contemporanea, presentato dal professor Massimo Guastella. Nel settembre 201 1 si è tenuta la mostra di Benetti, dentro le grotte d Castellana, che è divenuta parte del programma di ricerca sull'arte contemporanea del Dipartimento dei Beni Culturali dell'Università del Salento. Il 9 marzo 201 2, si è conclusa una tappa importante della carriera artistica di Benetti, con l'acquisizione di una sua opera nella Collezione d'Arte del Quirinale. Il brillante traguardo è avvenuto per volere del Presidente Giorgio Napolitano con il pieno avvallo del professor Louis Godart, Consigliere per la conservazione dei beni artistici del Quirinale. Il ricevimento nel Palazzo della Presidenza della Repubblica e, precisamente, nello studio del professor Godart è durato un'ora, durante la quale il professore ha lodato l'operato artistico di Andrea Benetti, rivelandosi un esperto conoscitore dell'arte Neorupestre. Dopo qualche mese, nel maggio 201 2 si è conclusa anche l'acquisizione di un dipinto di Andrea Benetti da parte del Museion, l'avveniristico museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano. Il 27 novembre 201 2, Benetti ha tenuto una lezione all'università Roma Tre, invitato dal professor Gianfranco Bartalotta, alla facoltà di "Scienze della Formazione" ed il giorno successivo, in Vaticano, è stata donata a Sua Santità Papa Benedetto XVI, dall'Associazione A.N.F.E., l'opera di Andrea Benetti intitolata "Omaggio a Karol Wojtyla", successivamente acquisita nelle Collezioni Vaticane. L'1 marzo 201 3, Andrea Benetti è stato accolto a Palazzo Montecitorio, per formalizzare l'acquisizione nella Collezione della Camera dei Deputati di una sua opera, intitolata "9 novembre 1 989", dedicata al crollo del muro di Berlino. Inoltre, sono state acquisite due opere, rispettivamente dal Museo MamBo di Bologna e dal Ministero di Giustizia e dei Diritti Umani della Repubblica Argentina. Attualmente sono in corso altre importanti aquisizioni, tra cui quella del Ministero degli Esteri. Per il futuro, entro la primavera 201 4, Andrea Benetti ha già il mandato per realizzare le sue pitture Neorupestri su roccia artificiale, all'interno del tunnel, che porta all'ingresso delle celebri grotte di Frasassi, in provincia di Ancona.

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Short biography of AndreaBenetti Andrea Benetti, born in Bologna in 1 964, has been expressing his pictorial talents for many years to the favor of both critics and the general public of the complex world of contemporary art. His work has been shown in highly prestigious venues, and is on permanent display in at least about twenty museums, public institutions and international collections. In December 2006, Benetti wrote the Manifesto dell'Arte Neorupestre (Manifesto of Neo Cave Art) which was later presented at the 53rd Venice Biennial in the Nature and Dreams pavilion, in Ca' Foscari University. Under the auspices of the Biennial, a catalogue was specifically introduced for the event, edited by Umberto Allemandi. In 2009, Andrea Benetti published a limited edition collectible book (the copies were numbered and signed by the artist), entitled “An Unusual Exploration into Velocity”, that presents the artist's interpretation of the theme (twelve paintings on canvas) as well as innovative theses about velocity as it was seen by various civilizations throughout history, and the innate desire of man to dominate it. A dozen authoritative university professors joined the project, and supported Andrea Benetti's theses, by contributing essays to the book that outline their own view of velocity as it relates to their area of expertise. A few critical essays were penned by significant contemporary art experts. The volume has been acquisitioned internationally by museums, libraries, and other institutions. In July, 201 0, the Bolognese painter was invited to exhibit his works at the 61 st edition of the Michetti Award, the acclaimed international review of contemporary art that has been held every year since 1 947 in the Michetti Museum. In November 201 0, Andrea Benetti's Neo Cave Painting was shown at Palazzo Taverna (Rome), in the Legal Archives of Amedeo Modigliani, alongside the works of Giorgio De Chirico, Amedeo Modigliani, Andy Warhol, Keith Haring, Mario Schifano, Max Jacobs, Carlo Corsi, Jules Pascin, Guido Cadorin in a show called “Portraits d'artistes”, curated by the President of the Modigliani archives, professor Christian Parisot and professor Pierfrancesco Pensosi. the project was presented to the press and television by critic Vittorio Sgarbi. At the same time of the

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show in Rome, and within the United Nations' program "Academic impact", the representative of Italy, Istituto Europeo Pegaso, donated Andrea Benetti's piece,"Against violence" to the permanent collection of the United Nations Headquarters. In May 201 1 , Benetti was invited by Salento University, School of Cultural Heritage to hold a seminar on Neo Cave Painting for the students of History of Contemporary Art presented by professor Massimo Guastella. In September 201 1 Benetti's work was shown in the caves of Castellana, and the show was part of a program of research of contemporary art of the Cultural Heritage department of the University of Salento. On March 9th 201 2, an important watermark in Andrea Benetti's career was reached with e acquisition of one of his works into the Collezione d'Arte del Quirinale (The Italian Executive's art collection). This brilliant achievement came about by request of President Giorgio Napolitano with the full support of professor Louis Godart, councillor for the conservation of cultural heritage of the Quirinale (executive government). The presentation in the Palazzo della Presidenza della Repubblica and specifically in professor Louis Godart's private offices lasted more than an hour while the professor praised Andrea Benetti's commitment and artistic abilities, proving to be a fine connoisseur of Neo Cave Art. A few months later, in May 201 2, another of Benetti’s paintings was accepted into the collection of the Museion, the ultra-futuristic museum of Modern and Contemporary Art in Bolzano, Italy. In November of the same year, Benetti was invited by Roma Tre University, to hold a seminar on Neo Cave Painting for the students of Education Sciences. In the same month, another of his paintings was included in the collections of the Vatican. In March 201 3 three further paintings were accepted in important collections: the MamBo Museum in Bologna, the Chamber of Deputies in Montecitorio Palace, and the Argentine Ministry of Justice and Human Rights in Buenos Aires. Currently other acquisitions are in progress - one by the Ministry of Foreign Affairs. Benetti will paint a fresco on artificial rock in the entrance tunnel of the famous Frasassi caves, in the province of Ancona beginning in spring 201 4.

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Musei e Collezioni che hanno acquisito opere di Andrea Benetti Collezione d'Arte delle Nazioni Unite · New York, U.S.A. Collezioni d'Arte del Vaticano · Città del Vaticano Collezione d'Arte del Quirinale · Roma, Italia Collezione d'Arte della Camera dei Deputati · Roma, Italia MamBo · Museo d'Arte Moderna di Bologna · Bologna, Italia Museion · Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano · Bolzano, Italia Museo F. P. Michetti · Francavilla al Mare, Italia Rinaldi-Paladino Art Museum Foundation · Lugano, Svizzera MACIA · Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America · San José, Costa Rica Pinacoteca Amedeo Modigliani · Follonica, Italia Pinacoteca Silvestro Lega · Modigliana, Italia Ministero di Giustizia e dei Diritti Umani · Buenos Aires, Argentina Ambasciata d’Italia in Cina · Pechino, Cina Ambasciata d’Italia in Nuova Zelanda · Wellington, Nuova Zelanda Collezione Facchini · La Fenice et des Artistes · Venezia, Italia Museo Speleologico "Franco Anelli" · Grotte di Castellana, Italia Museo d'Arte Contemporanea · Fondazione "Logudoro Meilogu " · Banari, Italia

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Museums and Collections that have acquired Andrea Benetti’s works United Nations Art Collection · New York, U.S.A. Vatican Art Collections · Vatican City Quirinale Art Collection · Rome, Ital y Italian Chamber of Deputies Art Collection · Rome, Ital y MamBo · Museum of Modern Art of Bologna · Bologna, Ital y Museion · Museum of Modern and Contemporary Art of Bolzano · Bolzano, Italy F. P. Michetti Museum · Francavilla al Mare, Ital y Rinaldi-Paladino Art Museum Foundation · Lugano, Switzerland MACIA · Museum of Italian Contemporary Art in America · San Jose, Costa Rica Amedeo Modigliani Museum · Follonica, Italy Silvestro Lega Museum · Modigliana, Italy Ministry of Justice and Human Rights · Buenos Aires, Argentina Italian Embassy in China · Beijing, China Italian Embassy in New Zealand · Wellington, New Zealand Facchini Collection · La Fenice et des Artistes · Venice, Italy Speleological Museum "Franco Anelli" · Grotte di Castellana, Italy Contemporary Art Museum · National Foundation "Logudoro Meilogu " · Banari, Italy

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G a l l e ria Fo to g ra fic a 路 P h o to G a l l e ry AndreaBenetti


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Vaticano, 28 novembre 201 2 Questa foto ritrae il momento in cui Papa Benedetto XVI riceve l'opera di Andrea Benetti, intitolata "Omaggio a Karol Wojtyla", realizzata nel 2009. L'opera è ora acquisita nelle Collezioni Vaticane. The Vatican, November 28th 201 2. This is the moment in which Pope Benedict XVI receives in gift Andrea Benetti’s work entitled “Homage to Karol Wojtyla”, painted in 2009. The work now is part of the permanent Vatican Collections.

New York, 1 8 novembre 201 0 Questa foto ritrae il momento in cui il Segretario Generale delle Nazioni Unite, S. E. Ban Kii Moon, riceve l'opera di Andrea Benetti, intitolata "Against the violence", realizzata nel 2007. L'opera è ora acquisita nella Collezione d'Arte dell'O.N.U.

<New York November 1 8th 201 0

In this picture, the Secretary General of the United Nations, , S. E. Ban Kii Moon accepts the gift of Andrea Benetti’s work entitled “Against the Violence”, painted in 2009. The painting is now a part of the permanent U.N. Art Collections.


Roma, 9 marzo 201 2 Questa foto ritrae il momento in cui il professor Louis Godart, responsabile per i beni artistici del Quirinale, riceve l'opera di Andrea Benetti, dal titolo "Caccia VII", realizzata nel 201 0. L'opera ora fa parte della Collezione del Quirinale.

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Rome, March 9th 201 2 In this picture, Professor Louis Godart, Artistic Works Director for the Quirinale, accepts the gift of Anrea Benetti’s work entitled “The Hunt VII”, painted in 201 0. The work is part of the Quirinale Collection.

Roma, 1 marzo 201 3 Questa foto ritrae il momento a Palazzo Montecitorio, relativo all'acquisizione nella Collezione d'Arte della Camera dei Deputati dell'opera di Andrea Benetti, intitolata "9 novembre 1 989", dedicata al crollo del Muro di Berlino. Rome, March 1 st , 201 2 This picture was taken when Andrea Benetti’s work entitled “November 9th 1 989”, dedicated to the fall of the Berlin Wall, was acquired by the Art Collection of the Chamber of Deputies in Montecitorio Palace.

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Ringraziamenti speciali 路 Special thanks

Allestimenti Fieristici info@arredart.it 路 www.arredart.it

Stampe Digitali fasertek@fasertek.it 路 www.fasertek.it

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Ringraziamenti speciali 路 Special thanks Beatrice Draghetti , Vasco Errani , Virginio Merola Alberto Albertini, Cristina Ariatti, Cristina Ballotta, Alessandra Bonanni, Renato Bonanni, Marco Cesari, Simone Cesari, Sabrina Collina, Barnaba Di Cugno, Domenico Di Conza, Gianluca Emaldi, Gianfranco Maraniello, Giuseppe Masturzo, Romano Montroni, Cristina Palmieri, Gregorio Rossi, Barbara Secci, Nicola Selvatici, Ancica Simic, Patrizia Visentin, Norma Waltman

Per il prestito di alcune opere esposte For the loan of artwork to the exhibition MamBo 路 Museo d'Arte Moderna di Bologna, Tullio Calabrese , Alberto Calandrino , Roberto Cardelli , Giorgio Galli , Maria Elena Grandi, Alberto Zamboni

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edizioni

漏 Tutti i diritti sono riservati 路 All rights reserved Finito di stampare nel mese di marzo 201 3 路 Printed in March 201 2


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