SOSPESO

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SOS PESO Andrea Maddaloni



SOS PESO Andrea Maddaloni


PRE FAZIONE

Tra le mani non avete un libro, o una serie di pagin tra le mani avete ciò che la vostra immaginazione Difficile per me presentare questo libro, essendo io perciò parlerò del Blu e quindi, uscendo dalle parti La finalità del libro è stata quella di non avere alcu di lasciarvi quindi liberi di viaggiare sui vostri sent Volutamente il linguaggio utilizzato è personale, ev non si sta raccontando “solo” una storia “d’amore” La vera storia d’amore celata nel libro è quella tra in un continuo rimandarsi a vicenda. Nella speranz all’interno di questa storia vi auguro una buona “vi


ne che rimandano a qualche situazione o racconto, ha voglia di vedere e sentire, oppure no. o la figura rappresentata in Rosso nelle frasi che troverete a seguire; i, di Andrea Maddaloni, autore di questo libro. una aspettativa nei confronti di voi lettori, timenti e sulle vostre emozioni. vitando qualsiasi forma di generalizzazione in quanto tanto meno esclusivamente un “dramma psicologico”. la fotografia e la scrittura che creano intimità e a volte distacco, za che ognuno di voi possa diventare un amante assetato isione”.

“Alla tua Arte, che a volte mi è stata complice, altre volte rivale; che possa essere sempre compagna fedele della tua vita. Che possa diventare la realizzazione della tua vita”.

Valentina Sgolastra


Da una parte all’altra la citta’ sembra continui in prospettiva moltiplicando il suo repertorio d’immagini: Invece non ha spessore, consiste solo in un dritto e in un rovescio, come un foglio di carta, con una figura di qua e una di la’, che non possono staccarsi ne’ guardarsi. [Italo Calvino]



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SULLE SCALE MOBILI, DI SANPIETRINI DISTRUTTI SULLE SCALE MOBILI, DI SANPIETRINI DISTRUTTI CHE LASCIAVO BRICIOLE DI RICORDI: CHE LASCIAVO BRICIOLE DI RICORDI: “MA NON C’E’UN CAZZO DA RICORDARE!”. “MA NON C’E’ UN CAZZO DA RICORDARE!”.


IN QUEL PUB VOLATILE, IN QUEL PUB VOLATILE, DICEVO, L’INTONACO CADEVA SULLE FACCE DI TUTTI, DICEVO, L’INTONACO CADEVA SULLE FACCE DI TUTTI, SULLE FERITE VERSAVO ASSENZIO E TAMPONAVO CON LA NOIA. SULLE FERITE VERSAVO ASSENZIO E TAMPONAVO CON LA NOIA.

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CHE FORSE IL RIMMEL ERA POCO PER VEDERTI, E LE SPORTELLATE GIUSTE PER RAGGIUNGERTI E BALLARE, SI SCONTRAVANO LE NOSTRE COSTOLE FRAGILI SULLA SCHIUMA DI ONDE SONORE COMMERCIALI.

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..E TORNAVO AL RIFUGIO, CHE FUORI GELAVA, ..E TORNAVO AL RIFUGIO, CHE FUORI GELAVA, POSAI UNA BRICIOLA, UN POST IT VOLANTE POSAI UNA BRICIOLA, UN POST IT VOLANTE PER SALVARTI COME QUEI NUMERI DA CHIAMARE PER SALVARTI COME QUEI NUMERI DA CHIAMARE IN CASO DI EMERGENZA. IN CASO DI EMERGENZA.


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Sapete quando si ha la sensazione che il tempo non passi mai, quando si ha un pensiero fisso? Be’ quella notte i pensieri dell’uno spingevano quelli dell’altro, come si spingono avanti le lancette di un gigantesco orologio. Fermi! E fu l’alba.

SAPETE QUANDO SI HA CHE IL TEMPO NON PA QUANDO SI HA UN PEN BÈ QUELLA NOTTE I PE SPINGEVANO QUELLI D COME SI SPINGONO AV DI UN GIGANTESCO O FERMI! E FU L’ALBA.


A LA SENSAZIONE ASSI MAI, NSIERO FISSO? ENSIERI DELL’ UNO DELL’ ALTRO, VANTI LE LANCETTE OROLOGIO.


LA SERA,

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UNO SQUARCIO DI SOSPIRO TRA I SANTI E I SUBAFFITTI, CI DAVANO LE SPALLE LE STATUE INCOLLATE MALE CHE A PARLARE COSI’ TANTO ARROSSIVANO ANCHE LE NOSTRE SEGHE MENTALI.


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PER SERENITA’, I GRADINI DISTORTI DEI NOSTRI PENSIERI CHE SCANSAVAMO RAMI COME FOSSERO PUGNI, STAI TRANQUILLO MI DICEVI, “CI SIAMO QUASI“.


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ERA LA SUCCURSALE DI UN PARADISO TERRESTRE, DOVE POTEVO TOGLIERMI IL GIUBBOTTO ANTIPROIETTILE E MOSTRARTI IL CUORE. MA NON C’ERAVAMO CONTAMINATI.


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E venne l’alba. puntuale come una bolletta del gas a dicembre, che lui porto’ come un amuleto nel ritorno verso casa.


A FAR DI TUTTO PER NON DIPENDERCI, A FAR DI TUTTO PER NON DIPENDERCI, CI AVEVANO PRESO IN GIRO ANCHE I PARASSITI. CI AVEVANO PRESO IN GIRO ANCHE I PARASSITI. IL MOM DAPPERTUTTO , POLVERI SOTTILI PER DISINFESTARSI, IL MOM DAPPERTUTTO , POLVERI SOTTILI PER DISINFESTARSI, TRA I PRURITI INSOSTENIBILI E LE CITAZIONI DI SANTI SCONOSCIUTI. TRA I PRURITI INSOSTENIBILI E LE CITAZIONI DI SANTI SCONOSCIUTI.

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Esausti si rannichiavano sui loro corpi celesti, avvolti dalla via lattea dei loro materassi volanti.

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MI SCONGELAVO E TI RAGGIUNGEVO, LA TUA CASA ERA UN SUOLO PUBBLICO, LA TUA CAMERA UN RIFUGIO ANTIATOMICO.


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CHE BEVAVAMO VINO ROSSO, PERCHE’ PIU’ SCENOGRAFICO. CHE BEVAVAMO VINO ROSSO, PERCHE’ PIU’ SCENOGRAFICO. ED ERA COME STARE IN DIALISI, MA CON I RENI PIENI D’ALCOL. ED ERA COME STARE IN DIALISI, MA CON I RENI PIENI D’ALCOL.

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“HO VOGLIA DI SCOPARE” TI DICEVO, TOCCANDOTI COME UNA SCHERMITRICE FRADICIA. SALIVO SU DI TE TIPO PREMIATA ALLE OLIMPIADI, MA SENZA RICEVERE PREMIO; ERO UNA BASTARDA SENZA GLORIA.


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Il suo rifiuto aveva reso deserte le sue arterie, come l’autostrada del sole in piena notte. Il suo corpo era una stella cadente, precipitato di colpo su una barella d’ospedale.


ERA COME QUANDO NEVICA DENTRO UNA STANZA STERILE, UNA FLEBO A SCANDIRE IL TEMPO E LA TUA MANO A SCALDARMI IL CUORE.

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Lo dimisero. Scossi entrambi tornarono al loro nido di paglia e spossatezza. Si fece sera e lui ando’ a cercarla come fa una baleniera.

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IL CONTAGIO SI FECE EPIDEMIA FRA LE LENZUOLA. IL CONTAGIO SI FECE EPIDEMIA FRA LE LENZUOLA. DUE MINE INESPLOSE IN UN CAMPO D’AMORE, DUE MINE INESPLOSE IN UN CAMPO D’AMORE, I NOSTRI ODORI AVEVANO CREATO UNA SERRA, ARIA RAREFATTA. I NOSTRI ODORI AVEVANO CREATO UNA SERRA, ARIA RAREFATTA. STRATTONAVAMO I NOSTRI CORPI, STRATTONAVAMO I NOSTRI CORPI, DUE SCHIAVI NEL GIORNO DELLA LORO SUBLIME CONDANNA. DUE SCHIAVI NEL GIORNO DELLA LORO SUBLIME CONDANNA.


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Si addormentarono abbracciati ai loro rami. Lui dormi sveglio, un sonnambulo che sbatteva tra gli spigoli dei suoi pensieri. Era la notte del buio e delle luci tra le fronde. E si fece mattina.


MI ALZAI E NON MI TROVAI. FUORI COLORI SPENTI, ERA SCATTATA LA MORA DEL MIO IMPIANTO LUCI, CHE I TUOI CAPELLI ERANO CAVI AD ALTA TENSIONE. UNA PIAZZA, IL VUOTO.UN PALLONCINO ROSSO ANCORATO AL MIO COLLO, MI LIBERAI DEL MIO PESO E POI PIU’ NIENTE.

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Coltiviamo per tutti un rancore che ha l’odore del sangue rappreso, cio’ che allora chiamammo dolore e’ soltanto un discorso sospeso. [Fabrizio De Andrè]



SOS PESO Andrea Maddaloni



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RINGRAZIAMENTI Questo spazio è riservato a tutto ciò che ha contribuito alla stesura del libro. Credo quindi che in primo luogo debba ringraziare la mia famiglia, eterna fonte di valori e colonna portante della mia vita. Mio padre, maestro di vita e di errori: è anche grazie a te che sbaglio, imparo e imparo ad apprezzare gli sbagli; da piccolo i clown mi spaventavano e un pò di quella paura è rimasta, ma oggi sono cresciuto. A mia madre che rimane la donna più bella che conosco: grazie per essere presente, sempre, anche quando non so vederlo, grazie per le abnegazioni, per le possibilità e grazie perchè anche stavolta mi hai dimostrato che non sono capace di descrivere l’amore. A mia sorella, da lei provo ad imparare la caparbieta’ e la tenacia, evidentemente con scarsi risultati: grazie per essere punto di riferimento labile, faro intermittente. A Valentina, protagonista del libro e della vita, compagna di giochi a volte pericolosi, amante testarda e mano tesa a scaldare nelle notti più fredde. A Fabrizio De Andrè, ossessione piacevole dei miei giorni, forse anni, sincero traghettatore e importante ispiratore: il mio più grande dispiacere è non averti incontrato. Alle Luci della centrale elettrica, il linguaggio delle frasi del libro teso all’evocativo e non al descrittivo, ha ragione d’esistere anche grazie a loro, nasce da fatti realmente accaduti e passa per l’abile mano e penna di Valentina Sgolastra. Grazie a Italo Calvino, genio della letteratura, ha saputo trovare le parole perfette per raccontare Urbino senza il desiderio di farlo espressamente. Grazie ai miei coinquilini tutti e in particolar modo a Giallo per averci messo la faccia, o meglio, la maschera. Grazie alle maschere e a Luca Moroni per averle trovate, mi ha salvato dalla desolazione. Grazie al Piquero Pub di Urbino per aver ospitato il ballo mascherato. E infine grazie ad Urbino, città di sanpietrini e subaffitti, di gioie e dolori, di luci e di ombre, mi hai messo alla prova e continui a farlo ogni giorno, spero riuscirai a cambiarmi lasciandomi lo spazio sufficiente per riconoscermi.

Andrea Maddaloni


Accademia di belle arti di Urbino 26.02.2012


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