InGenova Levante Magazine luglio 2015

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ANNO 1 - N° 3 - Giugno 2014 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006

GIUGNO 2015

Roberto Giordano

Correndo per il mondo

passando per l’Alta Via

dei Monti Liguri



Rivista realizzata con l a c o l l a b o r a z i o n e d i :

Sommario

numerodiluglio2015 LevanteMagazine L’Altavia dei La Liguria da guardare. ANTENNABLU

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Sede legale Via Antonio Negro 13/10 16154 - Genova Tel. 0106045594 - Fax. 0106509024 Studio di registrazione Via Giardini Rodari 6a Tel. 0106509232 antennablutelevision@virgilio.it info@antennablu.it paolo.cavanna@alice.it

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paesaggi da Far West

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Mulini di Liguria

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Roberto Giordano

e correndo per il mondo

Pubblicità e Marketing 0108592291

Val d’Aveto,

Liguria nel Cuore,

amore e “volonta””

Tra natura e cultura... a due passi dalla citta’

Alla “Manuelina”

ricordando Rebora

GIUGNO 2015 ANNO 1 - N° 3 - Giugno 2014 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006

Antenna blu.

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monti liguri

Antenna Blu Television s.c.r.l.

RobeRto Giordano

Correndo per il mondo

passando per l’alta Via dei Monti Liguri


e Liguria magazine

Altavia dei

monti liguri Tappa per tappa: l’Alta Via in otto week end 2 INGENOVA Magazine


Escursionismo in Liguria

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igliaia di chilometri di sentieri e mulattiere, percorribili tutto l’anno, che collegano le estremità della riviera ligure da Ventimiglia a Ceparana, dalla Provincia di Imperia alla Provincia di La Spezia. Un viaggio tra costa ed entroterra, tra Alpi ed Appennini, tra mare e cielo, lungo praterie erbose che scendono raramente sotto i mille metri di quota, in un ambiente aspro e dolce allo stesso tempo dove le strade carrabili, spesso, non sono mai arrivate. L’Alta Via dei Monti Liguri è l’itinerario perfetto per tutti: per coloro che vogliono scoprire gli angoli più reconditi dell’entroterra ligure, per chi è in cerca d’avventura, per chi vuole passare un tranquillo week end a contatto con la natura o per la famiglia in gita domenicale. Il segnavia - la bandierina bianco/rossa con la scitta “AV” al centro - individua e caratterizza il tracciato, disegnando una grande strada verde dove crinali soleggiati si alternano a boschi ombrosi e, talvolta, nebbie orografiche creano forme e atmosfere surreali, un percorso unico da cui è possibile ammirare, nello stesso momento, la Corsica, il Monviso e il Massiccio del Monte Rosa. Notevole lungo l’intero tragitto è anche il patrimonio storico e culturale, basti pensare alle possente linea di fortificazioni del ponente o ai numerosi ed antichissimi insediamenti rurali che sfiorano il crinale in diversi punti del percorso: Realdo (IM), Canate (GE) e Zignago (SP), solo per citarne alcuni. Ogni tappa dell’Alta Via può rappresentare l’occasione per

Scelta del quadrante ... il percorso è suddiviso in 8 ambiti territoriali omogenei facenti capo alle località indicate nei riquadri (gruppi montuosi, vallate, etc.). Selezionando il quadrante di riferimento, potrai scoprire informazioni dettagliate su: tappe dell’Alta Via, sentieri di collegamento al percorso principale e strutture ricettive. Potrai altresì trovare interessanti indicazioni su: passeggiate, motivi d’interesse, bibliografia ed altro.

organizzare la visita ad un borgo, un castello, un museo, ma anche per partecipare ad una delle tradizionali feste e sagre che, in tutte le stagioni dell’anno, animano il territorio ligure. Poi c’è la natura. Insieme ai Siti della Rete Natura 2000

Lungo il sentiero Favale di Malvaro Monte Pagliaro: Qui sotto: sul sentiero Portofino - Passo della Scoffera. Nella foto a sinistra: sul sentiero Parazzuolo - Bocca di Feia

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Comunitaria, al sistema dei parchi e alla rete ecologica regionale, l’Alta Via costituisce un “corridoio di connessione” per eccellenza, prezioso in particolare per la macrofauna. Non a caso, nel 2004, un lupo dotato di radiocollare ha migrato dall’Appennino emiliano alle Alpi marittime usufruendo proprio di questa importante strada verde.

Dal mare ai monti: i sentieri di accesso all’Alta Via

Il lago di Giacopiane è un invaso artificiale situato in valle Sturla. Qui a destra il lago delle Lame.

Sul sentiero Prato sopra la croce, Monte Aiona.

Percorsi accessibili: itinerari facilitati nella natura Nell’ambito del Progetto d’iniziativa regionale Alta Via sono stati realizzati dei percorsi facilitati con lo scopo di rendere accessibili panorami ed ambienti montani di grande pregio anche alle persone più svantaggiate. Questi percorsi sono adatti a ipovedenti e disabili, a famiglie con bambini e persone anziane con problemi di deambulazione; inoltre sono localizzati in prossimità dei Centri Alta Via e sono tutti serviti da bus navetta adatti al trasporto dei disabili. Ciascun percorso accessibile ha una propria scheda che riporta indicazioni utili per conoscere le caratteristiche del percorso, la tipologia del sentiero, le informazioni su come raggiungerlo, i servizi e le strutture accessibili.

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L’Alta Via dei Monti Liguri non è soltanto un lunghissimo itinerario di crinale che percorre tutto l’arco montuoso della Liguria. È anche, e soprattutto, la spina dorsale di una vasta ed articolata rete di sentieri che abbracciano l’intera regione, collegando i centri costieri con i paesi dell’entroterra e con le cime dei monti. Si tratta per lo più di sentieri dalle origini antichissime, che un tempo erano percorsi da mercanti, pastori, contadini e taglialegna: abbandonati con l’avvento delle strade carrozzabili e dei mezzi a motore, sono stati in gran parte recuperati, ripuliti e segnalati ad opera dei volontari della Federazione Italiana Escursionismo (F.I.E.) e del Club Alpino Italiano (C.A.I.), e oggi sono frequentati per diletto da centinaia di escursionisti. In questo sito sono descritti i sentieri di raccordo individuati e mantenuti dall’Associazione Alta Via dei Monti Liguri: si tratta di itinerari escursionistici che collegano l’Alta Via con località servite da mezzi pubblici o sede di strutture ricettive. Per ogni itinerario è stata redatta una scheda dettagliata, che fornisce informazioni su: caratteristiche e sviluppo del percorso, segnavia, dislivello, lunghezza, tempo di percorrenza, grado di difficoltà, accessi stradali, mezzi pubblici. I diversi percorsi, spaziando dal mare ai boschi, fino agli alti crinali panoramici, mettono in risalto i notevoli pregi escursionistici e paesaggistici della Liguria, ma invitano anche alla scoperta del suo ricco patrimonio storico e culturale, testimoniato da antiche mulattiere, villaggi medievali, ponti in pietra, romantiche chiesette. Alcuni dei percorsi descritti sono solo brevi sentieri di raccordo, utili per raggiungere o abbandonare l’Alta Via in caso di necessità. Altri sono splendidi itinerari escursionistici che conducono ad alti valichi e vette panoramiche. Altri ancora sono lunghe traversate, anche di più giorni, come ad esempio il sentiero n. 53 da Portofino al Passo della Scoffera, e il sentiero n. 70, che collega il Monte Zatta con l’Alta Via delle Cinque Terre.

Aree Protette: la Rete dei Parchi e dell’Alta Via L’Alta Via dei Monti Liguri è l’itinerario ideale per conoscere località interessanti dal punto di vista naturalistico– ambientale, a cominciare dalle aree naturali protette che ne costituiscono i nodi principali. Il percorso attraversa i parchi regionali delle Alpi Liguri (tappe dalla n. 3 alla n. 7), del Beigua (tappe dalla n. 19 alla n. 20) e dell’Aveto (tappe dalla n. 31 alla n. 35), raggiunge il parco di Montemarcello-Magra (tappa n. 43) ed è collegato, con appositi itinerari, alle altre aree protette della Liguria e ai siti della Rete Natura 2000. Con oltre 6000 ettari di superficie articolati in quattro ambiti, Tanarello-Negrone, Saccarello-Frontè-Monega, Toraggio-Pietravecchia e Testa d’Alpe, il Parco delle Alpi Liguri, istituito con legge regionale 23 ottobre 2007, n. 34,


Escursionismo in Liguria costituisce l’ultimo, essenziale, tassello aggiuntosi al Sistema regionale delle Aree protette. [foto 1: Parco Alpi Liguri- Il M. Toraggio dall’AV] L’Alta Via lo attraversa longitudinalmente con tappe esaltanti, tra le più significative dell’intero percorso. Qui si trova la cima più alta della regione: il Monte Saccarello, che si eleva a 2200 metri di quota sovrastando, con le sue bastionate, gli antichi borghi medievali di Realdo e Verdeggia; qui si cammina dalle falesie fossili, in prossimità della costa, alle foreste d’alta quota, attraverso terrazzamenti a ulivo e vigneti di Rossese e poi verso quote ancor più elevate, tra cespugli di timo e lavanda dall’inebriante aroma, che si alternano a flora rara di tipo alpino. Da segnalare il Sentiero Balcone, itinerario di lunga percorrenza che mette in collegamento, con andamento parallelo alla costa, i paesi del medio entroterra - nuclei storici della Provincia di Imperia - e nel contempo si raccorda con i principali percorsi che dalle cime delle Alpi scendono verso il mare: può essere percorso a tratte giornaliere “di valle in valle”, portando così il turista a conoscerne progressivamente le diverse particolarità. Lungo le pendici orientali dei Monti Pietravecchia e Toraggio si sviluppa poi il famoso “Sentiero degli Alpini” (variante Alta Via – segnavia: AV2), scavato nella roccia a strapiombo dal più antico (1872) e glorioso Corpo di truppe da montagna. Dall’altopiano del Parco del Beigua, l’Alta Via consente di spaziare con lo sguardo dal golfo di Genova alle montagne della Val d’Aosta: ruotando su se stessi si possono ammirare, nelle giornate limpide, il Monviso (NO) e il Monte Rosa (N-NE), il promontorio di Portofino (E-SE), le isole dell’Arcipelago Toscano (SE) e la Corsica (S). In questo tratto – noto per essere un luogo di passaggio prediletto dagli uccelli migratori - lo spartiacque principale del sistema alpino-appenninico registra la minima distanza dal mare, con montagne di 1200 m a pochi chilometri dalle spiagge. Geoparco UNESCO, punto d’incontro di diversi “mondi”, naturali e culturali, il parco è costituito, a sud, da aspri e assolati versanti, dove crescono fiori adattati alle rocce ricche di magnesio e si incontrano antichissime incisioni rupestri, mentre a nord, dolci pendii con castagni secolari sono costellati da edifici dall’aspetto centro-europeo tra i quali spicca, per mole, importanza storica ed interesse architettonico, l’insediamento cistercense della Badia di Tiglieto, tra i più antichi d’Italia. Nel Parco dell’Aveto l’ Alta Via raggiunge la sua massima quota appenninica (1700 m circa) sul roccioso altopiano del Monte Aiona, dall’aspetto lunare. Il Parco, situato nell’entroterra del Tigullio, tutela

uno dei territori più belli e significativi dell’Appennino Ligure, interessando tre valli - la Val d’Aveto, la Val Graveglia e la Valle Sturla - che presentano ciascuna caratteri peculiari: paesaggi di alta montagna, pascoli ed estese faggete in Val d’Aveto, dove si trova la foresta delle Lame, che nasconde laghetti d’origine glaciale e fiori che normalmente vivono a quote ben più alte; prati pascolati, castagneti, noccioleti, orti e uliveti in Valle Sturla; un paesaggio rurale ben conservato

Nella foto qui sopra un bellissimo panorama sul sentiero Torpiana alla Foce di Cavagina. Sopra: sSulla mulattiera che da Rio porta al Monte Gottero. Qui accanto la cartina della rete dei parchi e dell’Alta Via

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Il paese di Antessio, nel cuore profondo della Val di Vara

Sul sentiero Magnasco - Monte Aiona. Qui accanto la chiesa di Chiesa di San Bernardo.

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a uliveti e vigneti e, soprattutto, una grande varietà di rocce e minerali, e quindi di cave e miniere, in Val Graveglia. Qui , l’Ente Parco ha portato a termine il progetto di recupero della miniera di Gambatesa, la miniera di manganese più grande d’Europa, ancora in parte attiva, che può essere visitata con il trenino dei minatori. Le tre valli, in particolare la Val d’Aveto, rappresentano una straordinaria meta turistica: in estate sono numerosi i villeggianti che la scelgono per il suo clima fresco, in autunno è destinazione prediletta per i cercatori di funghi e in inverno, grazie all’abbondanza di neve, è meta di amanti dello sci (di fondo, escursionistico e alpinistico). A Ceparana, capolinea orientale dell’Alta Via dei Monti Liguri, il percorso incontra il Parco di Montemarcello–Magra, nato dalla fusione dell’area protetta di Montemarcello, comprendente il promontorio del Caprione affacciato sul golfo di La Spezia, con il parco fluviale del Magra e del Vara (allo studio collegamenti con Bocca di Magra, lungo il percorso fluviale della Magra, e Montemarcello; da Montemarcello collegamento con l’Alta Via delle Cinque terre lungo l’Alta Via dei Golfo – segnavia: AVG). Il mare e la costa, con le incantevoli spiagge e gli antichi borghi marinari, lasciano il posto alla Val di Magra, nota per le sue zone umide ricche di biodiversità, importanti per la sosta e la nidificazione di molti uccelli migratori e stanziali come il martin pescatore e l’airone cenerino, e alle verdi colline della Val di Vara, caratterizzata da boschi di castagni secolari, paesi di grande interesse storico-naturalistico, rocche come il castello Doria Malaspina a Calice al Cornoviglio, e aree carsiche, con grotte e doline, come quelle di Riccò del Golfo e Pignone. Il fiume Vara, che domina e disegna la vallata, rappresenta il tratto più integro del Parco ed è il luogo ideale per la pratica di alcuni sport fluviali immersi nella natura come canoa, rafting, torrentismo e hydrospeed. Oltre ai parchi delle Alpi Liguri, del Beigua e dell’Aveto, l’Alta Via attraversa molte altre aree di notevole interesse ambientale, identificate come Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito della “Rete Natura 2000” voluta dalla Comunità Europea. Da ovest verso est, tra le aree di maggior pregio figurano: i boschi di Gouta e Testa d’Alpe (tappa n. 3), le vette calcaree del Toraggio e del Pietravecchia (tappa n. 4), gli alti crinali dei monti Saccarello e Frontè (tappe n. 5 e 6), il gruppo montuoso del Galero e dell’Armetta (tappe n. 9 e 10), le faggete del Monte Carmo e del Melogno (tappe n. 13 e 14), la Riserva naturalistica dell’Adelasia (tappa n. 17), gli altipiani di Punta Martin e di Praglia (tappe n. 22 e 23), le faggete del Monte Gottero (tappa n. 38), le praterie dei monti Fiorito e Cornoviglio (tappe n. 40 e 41). Dall’Alta Via si diramano inoltre sentieri segnalati che, ricalcando in gran parte crinali e antiche vie del sale, conducono agli altri parchi naturali della Liguria. Dal Colle di Cadibona (o Bocchetta d’Altare) e dal posto tappa di Cascina Miera (tappa 17), seguendo il sentiero “Bormida Natura” (segnavia: BN), si possono raggiungere le aree protette di Bric Tana e Piana Crixia. Dal Passo della Scoffera (tappe n. 28 e 29), lungo un’antica “via del mare” (segnavia: triangolo rosso), si arriva al Parco di Portofino, formato da uno spettacolare promontorio alto più di 600 metri e proteso nel mare aperto per oltre tre chilometri. Il parco è punto di contatto tra l’ambiente centroeuropeo dei boschi di caducifoglie del versante settentrionale, e quello mediterraneo del versante meridionale, ove cresce una pianta di origine africana (Ampelodesmos mauritanicus) utilizzata in passato per intrecciare corde e come copertura e rivestimento di fienili. Notevoli gli edifici di interesse storico-architettonico, tra cui il complesso di San Fruttuoso, incastonato in una incantevole insenatura. Dal Monte Lavagnola (tappa n. 28), seguendo verso nord il


Escursionismo in Liguria sentiero europeo E7 (segnavia: triangolo giallo), si entra in breve nel Parco dell’Antola posto nel cuore dell’Appennino Ligure, dove la natura e l’opera dell’uomo si fondono in uno spettacolo senza eguali. Il Castello della Pietra, vero e proprio “nido d’aquila”, e altri suggestivi manieri medievali dominano le valli del parco; qui l’ascesa e decadenza di potenti casate genovesi si è intrecciata con la continuità di una civiltà contadina millenaria, il cui sapiente equilibrio con la natura è testimoniato dal sistema degli antichi percorsi e insediamenti, con seccherecci e mulini, fulcro di una forzata autosufficienza alimentare. I castagneti secolari e le splendide fioriture del monte Antola, frequentate da farfalle altrove scomparse, sono stati attraversati da generazioni di mulattieri per il trasporto del sale verso il nord, ma anche dai valligiani per la raccolta di erbe officinali ed aromatiche. Oggi le valli del parco accolgono gli escursionisti con strutture innovative, come il rifugio costruito in prossimità della vetta dell’Antola. Dal Monte Zatta (tappa n. 35) si stacca verso sud–est l’importante diramazione denominata “Alta Via delle Cinque Terre” (segnavia: AV5T), che conduce al Parco nazionale delle Cinque Terre, uno dei paesaggi più affascinanti dell’Italia costiera, con ripidi pendii a picco sul mare modellati da un fitto susseguirsi di terrazze create dai contadini per coltivarvi la vite. Attraversato il Parco nazionale, il sentiero prosegue in quello regionale di Porto Venere, sul bordo di vertiginose falesie calcaree.

Rio, Val di Vara.

In alto la cima del monte Antola. A metà pagina il lago del brugneto visto dall’Antola. Qui accanto la splendida vista che si ha dal monte Zatta

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Roberto Giordano e Correndo per il Mondo ...E da quel giorno, se andavo da qualche parte, io ci andavo correndo...

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orrendo per il Mondo è il primo programma di podoturismo nel Mondo. Nato da un’idea di Roberto Giordano, comico genovese, si è affermato nei gusti di un largo pubblico per essere un programma piacevole e godibile a tutti. Roberto corre e viaggia, raccontando così non solo la gara, dal punto di vista sportivo, ma anche le città e i paesaggi magici che di volta in volta visita. Roberto non è un campione, ma un corridore. Chiunque può correre una maratona e sentire le emozioni che prova lui mettendosi alla prova e vincendo ogni volta...basta provare!

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Roberto Giordano nasce a Genova nel 1966. Dopo gli studi da perito elettrotecnico, alternati alla passione per il calcio, e dopo vari piccoli altri impegni, Roberto inizia a lavorare nei villaggi turistici come animatore. Animatore di contatto prima, Capo animatore dopo, ed infine capo villaggio con esperienze sempre in Italia: Sardegna, Calabria, Molise, Toscana e Liguria. Nel 1996 inizia l’avventura nel mondo del cabaret e tra i riconoscimenti più prestigiosi ottiene il “Premio Walter Chiari – Il Sarchiapone” nel 2000 come comico emergente a livello nazionale. Ha


Architettura da salvare lavorato per due anni a Radio Rai2 nei programmi “Da dove chiama?” (1997 – insieme a Paolo Villaggio) e “Carta di Riso” (2000 e 2001). Nel 2003 e 2004 fa parte del “Laboratorio Zelig” di Genova, alternando il ruolo di comico a quello di conduttore. Alcuni ruoli da non protagonista lo hanno visto impegnato in alcune fiction tra cui “24 Ore”, andato in onda sulle Reti Mediaset e “Il caso Ordero”, realizzato da Marzio Mirabella e vincitore di numerosi premi di cortometraggio. La grande passione per lo sport ed in particolare per la corsa gli consentono di realizzare un importante progetto di solidarietà: un lunghissimo giro per l’Italia di corsa, attraverso piccoli e grandi Comuni che lo accolgono festosi, accompagnato sempre da tanti appassionati che incontra durante il lungo percorso per portare nelle scuole di tutta Italia, tra una battuta e l’altra, anche un messaggio ricco di amicizia di solidarietà, oltre che di sensibilizzazione ai problemi dei bambini in Africa. Con questa sua “impresa” durante la quale percorre a piedi, circa 2000 Km in 41 giorni di seguito, Roberto vuole trasmettere una visione dello sport inteso come passione, come gioco, come possibilità di conoscersi e di socializzare. Per questo motivo UNICEF – Genova gli riconosce il ruolo di “Testimonial per lo sport“. Nel Dicembre 2009 inizia su Rete4 la serie tv “Correndo per il mondo“, ideata e condotta da Roberto e realizzata da Marzio Mirabella: il programma ottiene grande successo con una media di circa 850.000 spettatori, e nuovamente mette in risalto la capacità di Roberto di unire lo sport con il fare spettacolo. Le puntate vanno in onda il Sabato alle 18.00 e i dati d’ascolto sono entusiasmanti per la Rete in quella fascia oraria. Il programma viene replicato, sempre su Rete4, in

orario notturno, con un ottimo share. La serie viene confermata per gli anni successivi, venendo riproposta in giorni, orari e periodi diversi. Una scelta che rende difficile la fidelizzazione del pubblico, ma che non impedisce il raggiungimento di risultati più che soddisfacenti. L’ultima edizione, trasmessa di domenica mattina, registra uno share medio del 7,5%. A partire dal Gennaio 2012, Correndo per il mondo viene trasmessa in seconda visione sul canale satellitare Marco Polo, diventando una delle trasmissioni di punta della Rete. Contemporaneamente alla messa in onda televisiva la rivista “Correre”, leader nel settore del Running, pubblica i divertenti reportages di Roberto alle maratone televisive. Gli articoli risultano essere tra i più graditi ai lettori. Il 24 Aprile 2013 esce nelle librerie il libro “Correndo per il mondo” edito dalla casa editrice Kowalsky(Gruppo Feltrinelli). Roberto con il programma “Correndo per il mondo” riceve numerosi riconoscimenti e nel 2013 vince il primo posto assoluto (secondo posto nel 2012) per la miglior trasmissione televisiva di turismo nel 2012, con la Maratona registrata ai laghi di Plitvice (Croazia). Sempre con la stessa puntata Roberto ed il suo coautore Giampaolo Moreschi vincono il premio Golden Pen Top Journalism Award prestigioso riconoscimento internazionale nella sezione programmi televisivi. Nella vita privata Roberto è papà di due spendide bambine: Beatrice(2000) ed Ilaria(2011)

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Foto dei cavalli di Aurelio Schiaffino

I cavalli selvaggi nel Parco dell’Aveto vivono in mezzo a una natura incontaminata

Val d’Aveto,

paesaggi da Far West

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Liguria natura

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avalli selvaggi che corrono in branco su montagne incontaminate, tra prati, rocce, boschi. La Val d’Aveto presenta caratteristiche spiccatamente montane, dalle rocce emergenti all’abbondanza di acqua. Se il fiume Aveto, infatti, ha plasmato e dato il nome alla Valle, le montagne hanno contribuito a rendere il paesaggio unico e caratteristico. Qui si trovano alcune delle cime più suggestive dell’Appennino ligure: il Monte Penna (1735 m), con la sua estesa foresta demaniale, un tempo formata da abeti bianchi e faggi secolari ed oggi caratterizzata da faggi e conifere di varie specie, affiancato sul versante n-e dall’imponente guglia del Pennino e, sul versante nord, dalla conca della Nave, suggestivo avvallamento simile a una dolina, frutto di una faglia su cui ha agito l’erosione degli agenti atmosferici; il Monte Aiona (1701 m), caratterizzato da estesi pascoli sul versante tirrenico e foreste di faggio su quello padano. La

sommità si presenta come un ampio e arido altopiano da cui emergono rocce, spesso coperta da nebbie fittissime; il Maggiorasca (1799 m), vetta più elevata dell’Appennino Ligure e cima principale di un gruppo montano costituito da un’insieme di affioramenti rocciosi e paretine, intercalate a boschi e a manto erboso. A questo gruppo roccioso appartengono emergenze spettacolari come il Dente della Cipolla, aguzzo monolite diabasico ai cui piedi si apre l’ampia conca di origine glaciale detta Prato della Cipolla, il Monte Bue, montagna erbosa di formazione calcarea, la Rocca del Prete, imponente e suggestiva bastionata orientata a s-o, lunga circa 600 metri e interessata da alcuni ripidi e incassati canaloni e la bellissima cascata dell’Acquapendente. Gli ultimi due monti della catena del Maggiorasca sono il Croce di Martincano e il Tomarlo, quest’ultimo spartiacque tra la Val d’Aveto e la Val Ceno. E poi il Groppo Rosso, montagna tutta picchi e anfratti, che nei tramonti limpidi

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Liguria natura

si colora di rosa per effetto della presenza di Sali di ferro e magnesio nella composizione mineralogica delle rocce. Numerosi rigagnoli e ruscelli danno vita al fiume Aveto che percorre tutta la vallata. La sua corsa verso la confluenza con il Trebbia è mutevole: nella piana intorno a Priosa scorre tranquillo, allarga poi il suo letto nel vastissimo pianoro alluvionale di Cabanne, aumenta la velocità nella forra del Malsapello e nel tratto ponte di Alpepiana-Salsomi-

nore scorre in uno spettacolare e profondo canyon. Le foreste demaniali e i laghi di origine glaciale ne fanno un ambiente montano di grande interesse e fascino, che per le sue caratteristiche strutturali e naturalistiche è rimasto incontaminato e inalterato. Per tali motivi e per le molte attrattive la Val d’Aveto è da sempre meta degli appassionati di alpinismo ed escursionismo, che possono effettuare un gran gran numero di itinerari e percorsi suggestivi.

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Mulini di Liguria

Il Mulino vicino al Sassello, forniva energia alle macchine di una falegnameria

Testo e foto di Mauro Ricchetti

L’ energia pulita derivata dalla forza dell’acqua. E a Valbrevenna, in località Porcile, ce n’è uno ancora perfettamente funzionante

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ella Liguria dell’entroterra, da Rocchetta Nervina e Molini di Triora a ponente e fino a Sarzana a levante, lungo i torrenti provenienti dalla montagna, erano numerosi i mulini ad acqua che consentivano agli abitanti di ottenere una forza motrice naturale per macinare il grano, produrre olio ed azionare macchinari per falegnamerie e piccole industrie locali. L’uso del mulino è antichissimo: i primi documenti si trovano nel trattato di Vitruvio del 25 a.C., il De Architectura, dove appunto si descrive il funzionamento di un mulino a ruota

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verticale. In Italia, nelle zone soggette ad una economia feudale, l’uso privato dell’acqua come fonte di energia e strumento libero di lavoro fu impedito per secoli dal “signore padrone“ di tutti gli uomini, animali e risorse naturali. Fu solo nel periodo comunale e nel tardo medioevo che l’uso pubblico delle risorse divenne accessibile alle attività artigianali. Il mugnaio per eccellenza iniziò a svolgere un lavoro da libero professionista, svincolato dalla proprietà del feudo; la sua opera era al servizio della comunità. Specialmente in Liguria, dove il concetto


Architettura da salvare Il Mulino di Porcile: la ruota e il proprietario, il Sig Gianni Firpo.

di “comunità operante nell’interesse comune“ che dal medioevo caratterizzò sempre i borghi del nostro entroterra, da Triora, a Varese Ligure, da Pieve di Teco a Sarzana, l’uso dell’acqua come bene pubblico diventò l’elemento base di una economia industriale-agricola al servizio degli abitanti dell’interno. Ogni paese, anche il più piccolo, è sempre stato costruito vicino ad un corso d’acqua e possibilmente lungo le strade di comunicazione tra il mare e la montagna. L’acqua era importante – oltre che per le esigenze degli abitanti – anche per dissetare le lunghe carovane dei muli che attraversavano il territorio; spesso il corso del torrente

fu utilizzato come baluardo difensivo, come a Zuccarello, e infine forza motrice imbrigliata per fornire energia. Oltre ai mulini, fino ai primi anni del ‘900 anche cartiere, industrie del legno e segherie furono sempre ubicate lungo i torrenti. Moltissimi sono ancora i mulini ad acqua che si possono vedere nella parte interna della Liguria; alcuni erano ancora funzionanti fino a una ventina di anni fa, con la grande ruota verticale in legno dal diametro di sei, sette metri. Un ingranaggio costruito in legno, detto “ruota dentata” o anche “lanterna” che determinava una moltiplicazione dei giri e trasformava il movimento di rotazione da verticale in

Nella foto a sinistra il mulino di Ponti di Pomassio, in provincia di Imperia in una foto del 1960. Qua sotto in una foto odierna.

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Il mulino di Villacella, frazione del comune di Rezzoaglio, sarebbe tuttora in grado di funzione

Mulino di Porcile (Comune di Valbrevenna): interni ingranaggi lignei e nella foto qui a fiancogli interni con le due macchine originarie orizzontale nella grande mola in pietra. Uno dei mulini più pittoreschi si trova a Ponti di Pornassio, a pochi chilometri da Pieve di Teco, con la ruota ancora fissata con un perno ai muri della palizzata in pietra, direttamente costruita sul fiume. Un canale partiva dal torrente e l’acqua riempiva le “scatole rotanti“, un tempo in legno ed in seguito realizzate in metallo. Un altro edificio quasi intatto con la ruota verticale in buone condizioni si trova a Villacella, paese situato poco prima di Santo Stefano d’Aveto, d’estate avvolto da cespugli di rose rampicanti. Un altro è nei pressi del Sassello, ma se ne trovano a Pietrabruna, nell’imperiese e a Castelvittorio. A Molini di Triora un tempo esistevano sedici frantoi funzionanti lungo il torrente Argentina. Alcuni sono stati rimessi in funzione a scopo turistico come a Rocchetta Nervina, nei pressi del ponte medioevale, all’inizio del borgo. Ricordo di aver visto circa dieci anni fa a Casale, in provincia di La Spezia, un mulino a ruota ancora attivo a cui stavano sostituendo il perno della ruota. Un mulino ora fermo ma tuttora in grado di funzionare si trova in provincia di Genova nel comune di Valbrevenna, località Porcile. E’ di proprietà di Gianni Firpo che cortesemente ci accompagna. Sorge nel territorio del Parco

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Architettura da salvare

L’esterno del Mulino di Porcile: e la adiacente fonte energetica.

naturale regionale dell’Antola ed è stata restaurato, come afferma il proprietario, alcuni anni or sono, per mezzo dei contributi della Comunità Montana. La ruota venne sostituita nel 1911, come raccontava il nonno del signor Firpo e ricostruita esattamente come era stata impostata, nei primi anni del 1800 o forse anche prima. Le macine erano due e potevano funzionare anche contemporaneamente, utilizzando sia l’acqua direttamente proveniente da una cascata sia quella raccolta in un piccolo lago di riserva, previsto per i periodi di piogge scarse. Purtroppo il restauro dell’esterno troppo spinto ha ricoperto l’antica struttura muraria originaria in pietra faccia a vista. Interessante è l’interno dove sono visibili ancora gli ingranaggi lignei orizzontali e verticali. La grande ruota esterna sistemata dal lato opposto all’ingresso è del tipo a “cassetta” e sfrutta il peso dell’acqua e non la sua velocità o spinta. Questo sistema aveva un rendimento maggiore, perché non erano necessari grandi volumi d’acqua, ma bastava solo un dislivello di poco superiore al diametro della ruota. «Il mulino di Porcile serviva molte frazioni della Valbrevenna», racconta il signor Firpo, «e attorno vi erano anche altri mulini. La zona era ricca d’acqua e di coltivazioni di grano. Il mulino funziona perfettamente: l’abbiamo provato di recente e nonostante gli anni gira ancora bene». Il mulino vale davvero una visita, soprattutto per i macchinari interni ben conservati. Si raggiunge in circa dieci minuti di mulattiera dalla strada poco prima del paese di Porcile e può essere visitabile contattando direttamente il proprietario, residente nel paese.

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LIGURIA NEL CUORE, amore e “volonta”’ Quando la Liguria chiama le passioni si svegliano!

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Foto di gruppo dei partecipanti alla mostra

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i è conclusa da poco la mostra di “LIGURIA NEL CUORE”, prima ospitata nell’atrio di Palazzo Ducale e poi nel salone al piano terra della Regione Liguria. Ha avuto un notevole successo, ed ha mostrato ai numerosissimi visitatori cosa si possa fare quando centinaia di persone partecipano volontariamente al raggiungimento di un risultato importante. L’organizzazione, modesta per i numeri dei coinvolti, ma molto efficace nel tessere il “tappeto” da mostrare al pubblico, ha avuto in una giovane immigrata, ormai completamente “rapita” e affascinata dalla Liguria, la “scintilla” che ha messo in moto la macchina... Bravi tutti i partecipanti, di una bravura non esclusivamente tecnica, ma più che esemplare nel leggere col “cuore” i particolari della ns/ terra. La mostra proseguirà nei prossimi mesi in viaggio da ponente a levante!


Liguria nel cuore

Portovenere, foto di Michela Catoni foto di Lorenzo Callerio Sestri Levante... Baia del Silenzio

Boccadasse, foto di Mauro Lauri

Castello Doria di Vernazza, foto di Davide Biggi

Massimo Andreani, Lago del Brugneto

Davide Fregosi, Levanto.. & sunset.

Laghetti di Rocchetta Nervina, di Andrea Sciarrone

Gianni Vai, Piazza Matteotti, Monterosso Carlotta Fortina, Case di Pegli

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Sabrina Musante, Manarola

Albissola Marina., di Lorenzo Becce Lèvanto, foto di Davide Biggi

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Arciglione Francesco, San Rocco di Camogli

La casa di Cristoforo Colombo, foto di Simona Bianchera

Andrea Giana, Varazze

Michela Timperi, Dolceacqua


Liguria nel cuore

Vittorio Garatti, Golfo

Manarla, foto di Davide Biggi Bussana Vecchia, foto di Margherita Francesca Ficara

Franca Centonze - Camogli sotto la pioggia

Franca Centonze, Camogli

Manarola, foto di Michela Catoni

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Tra Natura e Cultura...

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a due passi dalla citta’

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A spasso per il Parco dell’Antola, una delle mete più amate dai genovesi e dai liguri

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a Liguria è una terra ricca di varietà paesaggistiche ed ambientali. Il mare tocca le rocce che salgono veloci verso l’Appennino creando panorami ed atmosfere da scoprire, vivere e tutelare. Per rendere possibile tutto ciò un ruolo fondamentale è affidato ai Parchi Naturali, che si propongono numerosissimi obiettivi: il primo – e quello che probabilmente li accomuna un po’ tutti – è proteggere la biodiversità. In questa occasione vorremmo raccontare del Parco dell’Antola, che prende il nome da uno di monti più cari ai genovesi e che, raccogliendo le tradizioni, le peculiarità paesaggistiche e turistiche della Val Trebbia e della Valle Scrivia, si prefigge un altro obiettivo particolare: permettere ad un vasto pubblico di godere delle sue ricchezze, sempre un po’ nascoste, come forse il carattere dei liguri stessi. La sua area si snoda tra la Val Trebbia e la Valle Scrivia e comprende ben dodici comuni dell’entroterra: in Valle Scrivia Busalla, Ronco Scrivia, Savignone, Crocefieschi, Valbrevenna e Vobbia; in Val Trebbia Torriglia, Propata, Fascia, Montebruno, Rondanina e Gorreto. L’area protetta presenta

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una notevole varietà di ambienti, valli e vette panoramiche, boschi, pascoli e radure, versanti rocciosi a strapiombo, corsi e bacini ricchi d’acqua, una fauna selvatica presente su tutto il territorio. I crinali dell’Antola permettono di “vivere” la natura grazie ad una ricca ed estesa rete escursionistica segnalata. Oltre alla valorizzazione e alla tutela quotidiana della biodiversità, il parco si impegna in molteplici attività di promozione del territorio, ponendo l’attenzione su aspetti culturali, turistici, educativi ed eno-gastronomici. Esso si impegna nel promuovere la cultura locale, le produzioni tipiche, valorizzando le aziende agricole che operano sul territorio con la creazione del logo “I Sapori del Parco”, che da qualche tempo è concesso dal Parco ad alcuni prodotti tipici provenienti o lavorati in Val Scrivia o Trebbia. Di fondamentale importanza è senza dubbio il centro di Educazione Ambientale, che propone ogni anno alle scuole un vario e ricco catalogo di proposte didattiche alle quali partecipano, ogni primavera, centinaia di ragazzini sia delle due vallate che anche e soprattutto di Genova.


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Due splendide immagine del lago del Brugneto.

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Il Parco in questi ultimi anni ha progettato ed realizzato due importanti strutture che, con finalità diverse, stanno permettendo ad un sempre più vasto pubblico di conoscere ed apprezzare le potenzialità dell’area protetta: la prima è il Rifugio Parco Antola, inaugurato nel luglio 2007 e che con i suoi 32 posti letto ha donato nuovamente un presidio all’Antola, da sempre una delle vette più care ai genovesi. Il Rifugio è aperto per molti mesi tutti i giorni e anche nei mesi invernali è possibile prenotare nei weekend per rifocillarsi dopo una ciaspolata nella neve. Federico e Silvia vi accoglieranno per una notte in vetta, per un buon piatto di polenta o anche solo per una cioccolata! (Rifugio Parco Antola 339.4874872 – info@rifugioantola.com). Dal settembre 2011 è invece aperto al pubblico l’Osservatorio Astronomico Parco Antola – Comune di Fascia in Loc. Casa del Romano, tra l’altro una delle partenze predilette dal pubblico per salire in Antola. La struttura, che vanta un telescopio tra i più importanti in Italia e in Europa, dispone anche di un magnifico planetario e di una sala conferenze nella quale, attraverso una breve parentesi introduttiva, hanno inizio le visite guidate, fin dall’inizio a cura dell’Associazione Urania. Le aperture della struttura sono indicate, periodo per periodo, sul sito dedicato www.osservatorioparcoantola.it. Per altre informazioni: Associazione Urania 333.9355539. Il Parco poi ha la gestione del Castello della Pietra di Vobbia, fantastico maniero in Valle Scrivia arroccato tra due torrioni di roccia naturale. Il Castello venne edificato attorno all’anno Mille ed è oggi in ottime condizioni per merito di un restauro completo avvenuto alcuni anni fa che ne ha permesso la riapertura al pubblico. Una visita guidata di circa un’ora accompagnerà i visitatori attraverso le diverse stanze

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Castello della Pietra è situato in una pittoresca posizione elevata tra due speroni rocciosi che ne costituiscono i naturali bastioni. Il castello è raggiungibile soltanto a piedi tramite un sentiero nel bosco, ed una scalinata, dopo venti minuti di suggestivo cammino.


Natura ligure Un’altra immagine del Castello della Pietra ©M.Esposito.

Splendida immagine di Casa Romano © G. Roccatagliata.

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fino a raggiungere gli spettacolari punti panoramici, a picco sulla Val Vobbia. Il Castello sarà aperto tutte le domeniche e i giorni festivi a partire dal giorno di Pasquetta (1 aprile 2013). Per tutte le altre informazioni potete contattare gli uffici del Parco al numero 010.944175. Il Parco inoltre mensilmente organizza alcune escursioni guidate, con l’accompagnamento di guide ambientali, per A maggio i narcisi scoprire tutti i diversi aspetti della biodiversità dei suoi sul Pian territori: escursioni alla scoperta degli habitat della fauna della Cavalla.

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selvatica (daino e lupo, negli ultimi anni ricomparso anche sull’Appennino Ligure), ciaspolate attraverso i sentieri innevati, brevi camminate verso le fioriture dei narcisi, fenomeno spettacolare a cui si può assistere durante il mese di maggio in Val Brugneto (Val Trebbia), e molto molto altro… Tutte le iniziative del Parco si possono trovare sul notiziario trimestrale dell’Ente, Le voci dell’Antola, il prossimo in uscita nel mese di marzo, oppure sul sito ufficiale del Parco, www.parcoantola.it


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COME, DOVE E QUANDO NEL PARCO Il contatto più immediato e diretto con il Parco dell’Antola è l’ufficio turistico di Torriglia, aperto tutto l’anno dal martedì alla domenica dalle 9 alle 13, che proverà a fornirvi le risposte a tutte le vostre curiosità. Chiamateci: 010.944175 o… scriveteci: info@parcoantola.it

Sopra la cupola dell’Osservatorio foto L.Grasso. Nelle due foto accanto il rifugio Le Terrazze.

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di Virgilio Pronzati

Alla “Manuelina” ricordando Rebora Professu Giovanni Rebora. Fra i vincitori John Dickie con il suo «Con gusto. Storia degli italiani a tavola»

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hi ha conosciuto u Professu Giovanni Rebora ne ricorda l’enorme conoscenza, la schiettezza, la simpatia e la semplicità. Per anni fu professore di Storia economica e di Storia agraria medievale e direttore del dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell’Università di Genova. Per i suoi allievi è stato quasi un padre. Brillante relatore sulla storia dell’alimentazione in numerosi convegni, seminari e manifestazioni tenutisi in tutta Europa, nonché autore di numerose e fondamentali opere - saggi e libri - di storia della gastronomia. Benché fosse considerato nel settore tra i maggiori esperti di livello internazionale, spesso si rendeva disponibile anche per eventi minori o più modesti. Mancò all’affetto dei suoi cari e degli amici il 22 ottobre 2007. Per ricordarlo al meglio, Gianni Carbone, patron dello storico ristorante Manuelina di Recco, ha istituito nel 2012 un premio annuale dedicato a U Professu Giovanni Rebora, ideato nell’occasione di un pranzo nel suo ristorante, con l’incontro di Federico Rebora (figlio del compianto Giovanni) con gli amici Gloria (figlia di Gianni) e Paolo suo marito. Un riconoscimento di un testo sulla civiltà della tavola che si avvicini alla “maniera di pensare” di Rebora, in linea con il “pensiero storico-gastronomico” della fami-

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glia Carbone. Archiviate le prime due edizioni, questa del 2014, ha un motivo internazionale. Come da regolamento, il Premio Rebora è composto da tre Sezioni: Autori, Giovani ricercatori e Alla Carriera. Per la sezione Autori il premio è andato all’inglese John Dickie con l’opera “Con gusto. Storia degli italiani a tavola” (Laterza Editori). Uno studio sulla gastronomia e sugli italiani a tavola, toccando regione per regione. Una fedele realtà vista da un cronista del gusto. «Dagli studi di Giovanni Rebora - dice Dickie - ho ricavato l’essenza del mio libro. Da li la scoperta dell’origini dei “mangiari”. La cucina italiana nasce nelle città e non nelle campagne. Quella raffinata è nata nelle classi dominanti e consumata nelle famiglie abbienti. Senza la conoscenza del cuoco e degli attrezzi, la quasi totalità dei piatti non sarebbero nati. Ma ancor più interessanti sono i personaggi che hanno creato i piatti, chi li ha mangiati e chi ne ha parlato e scritto». Il premio dedicato ai Giovani ricercatori (da sempre nelle attenzioni e nel cuore di Rebora), è stato assegnato ad Alice Montarotti con l’opera “Analisi dell’alimentazione tradizionale contadina e delle pratiche della medicina popolare della metà del secolo scorso a San Salvatore Monferrato, in raffronto alla letteratura scientifica medica e nutrizionale contemporanea” (Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo). Per il premio alla Carriera, l’ambito riconoscimento è stato assegnato al professor Giovanni Ballarini: attuale presidente dell’Accademia Italiana della Cucina, già professore dell’Università di Parma, nonché illustre membro di commissioni scientifiche italiane ed europee. Tra le sue importanti ricerche, quelle sulla sicurezza e della qualità alimentare, sugli aspetti antropologici dell’alimentazione umana, in particolare nella società, nell’economia e nella salute. Temi di cui ha realizzato quasi trecento pubblicazioni e oltre trenta libri. Per la cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori, tenutasi lo scorso 12 maggio, la sede non poteva che essere il Ristorante “Manuelina”. Per l’occasione Gianni Carbone ha fatto come sempre le cose al meglio, nel corso di un’esclusiva e golosa serata con circa 200 eletti invitati e golosità ispirate al premio e preparati da tre grandi chef: lo stellato Filippo Chiappini Dattilo dell’Antica Osteria del Teatro di Piacenza, Luisa e Franco Casella della Locanda dei Beccaria di Montù Beccaria e Marco Pernati del “Manuelina” con tutta la sua brigata. Ecco il menu: Benvenuto col Franciacorta Brut Villa Crespia Numero Zero sposato a irrinunciabili leccornie (ricciola marinata, salumi pregiati e tante altre) preparate e servite dai selezionati fornitori del Manuelina. la Trota della Val d’Aveto con asparagi piacentini all’orientale, la Focaccia di Recco col formaggio. Di seguito: Hamburgher mediterraneo di ricciola con melanzane e finto ketchup abbinato al Lumassina Acerbina 2013 di Terre Rosse, Risotto con pasta di salame, fagioli e Barbera del Professore accompagnato col Barbera d’Asti Il Professore 2012 di Franco Roero. Dulcis in fundo con Budino cacao e prescinseua con composta allo Sciacchetrà e biscotto alle arachidi. La serata, dopo gli applauditi interventi di Federico Rebora, Paolo Povero e Paolo Lingua, è stata siglata dalla premiazione del patron del Manuelina: Giovanni Ballarini ha consegnato a Gianni Carbone la medaglia dell’Accademia Italiana della Cucina, per l’appassionata e professionale valorizzazione della cucina italiana e delle sue tradizioni. Significativo il patrocinio all’evento di Regione Liguria, Comune di Recco e della Camera di Commercio di Genova. Mentre per la collaborazione: Selecta, Villa Crespia, Franco Roero e Vladimiro Galluzzo.


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