ANNO 1 - N° 3 - Giugno 2014 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006
Luglio 2015
Roberto Giordano
Correndo per il mondo
passando per l’Alta Via
dei Monti Liguri
Rivista realizzata con l a c o l l a b o r a z i o n e d i :
Sommario
numerodiluglio2015 PonenteMagazine A
ltavia dei monti liguri
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Roberto Giordano
e Correndo per il Mondo
Parco Naturale Regionale del Beigua
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ANTENNABLU
campi, il piu’ grande orto collettivo
Calizzano, il ventennale del re porcino
L
iguria nel Cuore, amore e “volontà”
A
lbisola, capitale della ceramica
Il Civico Museo
Storico-Archeologico di Savona
e Liguria magazine
Altavia dei
monti liguri Tappa per tappa: l’Alta Via in otto week end 2 INGENOVA Magazine
Escursionismo in Liguria
M
igliaia di chilometri di sentieri e mulattiere, percorribili tutto l’anno, che collegano le estremità della riviera ligure da Ventimiglia a Ceparana, dalla Provincia di Imperia alla Provincia di La Spezia. Un viaggio tra costa ed entroterra, tra Alpi ed Appennini, tra mare e cielo, lungo praterie erbose che scendono raramente sotto i mille metri di quota, in un ambiente aspro e dolce allo stesso tempo dove le strade carrabili, spesso, non sono mai arrivate. L’Alta Via dei Monti Liguri è l’itinerario perfetto per tutti: per coloro che vogliono scoprire gli angoli più reconditi dell’entroterra ligure, per chi è in cerca d’avventura, per chi vuole passare un tranquillo week end a contatto con la natura o per la famiglia in gita domenicale. Il segnavia - la bandierina bianco/rossa con la scitta “AV” al centro - individua e caratterizza il tracciato, disegnando una grande strada verde dove crinali soleggiati si alternano a boschi ombrosi e, talvolta, nebbie orografiche creano forme e atmosfere surreali, un percorso unico da cui è possibile ammirare, nello stesso momento, la Corsica, il Monviso e il Massiccio del Monte Rosa. Notevole lungo l’intero tragitto è anche il patrimonio storico e culturale, basti pensare alle possente linea di fortificazioni del ponente o ai numerosi ed antichissimi insediamenti rurali che sfiorano il crinale in diversi punti del percorso: Realdo (IM), Canate (GE) e Zignago (SP), solo per citarne alcuni.
Scelta del quadrante ... il percorso è suddiviso in 8 ambiti territoriali omogenei facenti capo alle località indicate nei riquadri (gruppi montuosi, vallate, etc.). Selezionando il quadrante di riferimento, potrai scoprire informazioni dettagliate su: tappe dell’Alta Via, sentieri di collegamento al percorso principale e strutture ricettive. Potrai altresì trovare interessanti indicazioni su: passeggiate, motivi d’interesse, bibliografia ed altro.
Ogni tappa dell’Alta Via può rappresentare l’occasione per organizzare la visita ad un borgo, un castello, un museo, ma anche per partecipare ad una delle tradizionali feste e sagre che, in tutte le stagioni dell’anno, animano il territorio ligure.
Rocca del Lago, Canalone Centrale
A fianco:sul sentiero Prato Rotondo, Faiallo Qui sotto il contrafforte sud Monte Argentèa
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Poi c’è la natura. Insieme ai Siti della Rete Natura 2000 Comunitaria, al sistema dei parchi e alla rete ecologica regionale, l’Alta Via costituisce un “corridoio di connessione” per eccellenza, prezioso in particolare per la macrofauna. Non a caso, nel 2004, un lupo dotato di radiocollare ha migrato dall’Appennino emiliano alle Alpi marittime usufruendo proprio di questa importante strada verde.
Dal mare ai monti: i sentieri di accesso all’Alta Via
Nella foto in alto: lungo il sentiero Arenzano, Piani di Lerca. Qui sopra la Chiesa della Regina Pacis del Monte Beigua.
Percorsi accessibili: itinerari facilitati nella natura Nell’ambito del Progetto d’iniziativa regionale Alta Via sono stati realizzati dei percorsi facilitati con lo scopo di rendere accessibili panorami ed ambienti montani di grande pregio anche alle persone più svantaggiate. Questi percorsi sono adatti a ipovedenti e disabili, a famiglie con bambini e persone anziane con problemi di deambulazione; inoltre sono localizzati in prossimità dei Centri Alta Via e sono tutti serviti da bus navetta adatti al trasporto dei disabili. Ciascun percorso accessibile ha una propria scheda che riporta indicazioni utili per conoscere le caratteristiche del percorso, la tipologia del sentiero, le informazioni su come raggiungerlo, i servizi e le strutture accessibili.
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L’Alta Via dei Monti Liguri non è soltanto un lunghissimo itinerario di crinale che percorre tutto l’arco montuoso della Liguria. È anche, e soprattutto, la spina dorsale di una vasta ed articolata rete di sentieri che abbracciano l’intera regione, collegando i centri costieri con i paesi dell’entroterra e con le cime dei monti. Si tratta per lo più di sentieri dalle origini antichissime, che un tempo erano percorsi da mercanti, pastori, contadini e taglialegna: abbandonati con l’avvento delle strade carrozzabili e dei mezzi a motore, sono stati in gran parte recuperati, ripuliti e segnalati ad opera dei volontari della Federazione Italiana Escursionismo (F.I.E.) e del Club Alpino Italiano (C.A.I.), e oggi sono frequentati per diletto da centinaia di escursionisti. In questo sito sono descritti i sentieri di raccordo individuati e mantenuti dall’Associazione Alta Via dei Monti Liguri: si tratta di itinerari escursionistici che collegano l’Alta Via con località servite da mezzi pubblici o sede di strutture ricettive. Per ogni itinerario è stata redatta una scheda dettagliata, che fornisce informazioni su: caratteristiche e sviluppo del percorso, segnavia, dislivello, lunghezza, tempo di percorrenza, grado di difficoltà, accessi stradali, mezzi pubblici. I diversi percorsi, spaziando dal mare ai boschi, fino agli alti crinali panoramici, mettono in risalto i notevoli pregi escursionistici e paesaggistici della Liguria, ma invitano anche alla scoperta del suo ricco patrimonio storico e culturale, testimoniato da antiche mulattiere, villaggi medievali, ponti in pietra, romantiche chiesette. Alcuni dei percorsi descritti sono solo brevi sentieri di raccordo, utili per raggiungere o abbandonare l’Alta Via in caso di necessità. Altri sono splendidi itinerari escursionistici che conducono ad alti valichi e vette panoramiche. Altri ancora sono lunghe traversate, anche di più giorni, come ad esempio il sentiero n. 53 da Portofino al Passo della Scoffera, e il sentiero n. 70, che collega il Monte Zatta con l’Alta Via delle Cinque Terre.
Aree Protette: la Rete dei Parchi e dell’Alta Via L’Alta Via dei Monti Liguri è l’itinerario ideale per conoscere località interessanti dal punto di vista naturalistico– ambientale, a cominciare dalle aree naturali protette che ne costituiscono i nodi principali. Il percorso attraversa i parchi regionali delle Alpi Liguri (tappe dalla n. 3 alla n. 7), del Beigua (tappe dalla n. 19 alla n. 20) e dell’Aveto (tappe dalla n. 31 alla n. 35), raggiunge il parco di Montemarcello-Magra (tappa n. 43) ed è collegato, con appositi itinerari, alle altre aree protette della Liguria e ai siti della Rete Natura 2000. Con oltre 6000 ettari di superficie articolati in quattro ambiti, Tanarello-Negrone, Saccarello-Frontè-Monega, Toraggio-Pietravecchia e Testa d’Alpe, il Parco delle Alpi
Escursionismo in Liguria Liguri, istituito con legge regionale 23 ottobre 2007, n. 34, costituisce l’ultimo, essenziale, tassello aggiuntosi al Sistema regionale delle Aree protette. [foto 1: Parco Alpi Liguri- Il M. Toraggio dall’AV] L’Alta Via lo attraversa longitudinalmente con tappe esaltanti, tra le più significative dell’intero percorso. Qui si trova la cima più alta della regione: il Monte Saccarello, che si eleva a 2200 metri di quota sovrastando, con le sue bastionate, gli antichi borghi medievali di Realdo e Verdeggia; qui si cammina dalle falesie fossili, in prossimità della costa, alle foreste d’alta quota, attraverso terrazzamenti a ulivo e vigneti di Rossese e poi verso quote ancor più elevate, tra cespugli di timo e lavanda dall’inebriante aroma, che si alternano a flora rara di tipo alpino. Da segnalare il Sentiero Balcone, itinerario di lunga percorrenza che mette in collegamento, con andamento parallelo alla costa, i paesi del medio entroterra - nuclei storici della Provincia di Imperia - e nel contempo si raccorda con i principali percorsi che dalle cime delle Alpi scendono verso il mare: può essere percorso a tratte giornaliere “di valle in valle”, portando così il turista a conoscerne progressivamente le diverse particolarità. Lungo le pendici orientali dei Monti Pietravecchia e Toraggio si sviluppa poi il famoso “Sentiero degli Alpini” (variante Alta Via – segnavia: AV2), scavato nella roccia a strapiombo dal più antico (1872) e glorioso Corpo di truppe da montagna. Dall’altopiano del Parco del Beigua, l’Alta Via consente di spaziare con lo sguardo dal golfo di Genova alle montagne della Val d’Aosta: ruotando su se stessi si possono ammirare, nelle giornate limpide, il Monviso (NO) e il Monte Rosa (N-NE), il promontorio di Portofino (E-SE), le isole dell’Arcipelago Toscano (SE) e la Corsica (S). In questo tratto – noto per essere un luogo di passaggio prediletto dagli uccelli migratori - lo spartiacque principale del sistema alpino-appenninico registra la minima distanza dal mare, con montagne di 1200 m a pochi chilometri dalle spiagge. Geoparco UNESCO, punto d’incontro di diversi “mondi”, naturali e culturali, il parco è costituito, a sud, da aspri e assolati versanti, dove crescono fiori adattati alle rocce ricche di magnesio e si incontrano antichissime incisioni rupestri, mentre a nord, dolci pendii con castagni secolari sono costellati da edifici dall’aspetto centro-europeo tra i quali spicca, per mole, importanza storica ed interesse architettonico, l’insediamento cistercense della Badia di Tiglieto, tra i più antichi d’Italia. Nel Parco dell’Aveto l’ Alta Via raggiunge la sua massima quota appenninica (1700 m
circa) sul roccioso altopiano del Monte Aiona, dall’aspetto lunare. Il Parco, situato nell’entroterra del Tigullio, tutela uno dei territori più belli e significativi dell’Appennino Ligure, interessando tre valli - la Val d’Aveto, la Val Graveglia e la Valle Sturla - che presentano ciascuna caratteri peculiari: paesaggi di alta montagna, pascoli ed estese faggete in Val d’Aveto, dove si trova la foresta delle Lame, che nasconde
Nella foto sopra: torbiera del Laione. Nella foto qui sopra uno splendido Narciso Trombone. Qui sotto: la cartina della rete dei parchi e dell’Alta Via
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Il lago di Osiglia, Passo Melogno. Qui accanto uno splendido giglio pomponio.
Poco lontano da Mendatica (di cui vediamo uno scorcio nella foto accanto) il torrente Arroscia forma una spettacolare serie di cascate.
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laghetti d’origine glaciale e fiori che normalmente vivono a quote ben più alte; prati pascolati, castagneti, noccioleti, orti e uliveti in Valle Sturla; un paesaggio rurale ben conservato a uliveti e vigneti e, soprattutto, una grande varietà di rocce e minerali, e quindi di cave e miniere, in Val Graveglia. Qui , l’Ente Parco ha portato a termine il progetto di recupero della miniera di Gambatesa, la miniera di manganese più grande d’Europa, ancora in parte attiva, che può essere visitata con il trenino dei minatori. Le tre valli, in particolare la Val d’Aveto, rappresentano una straordinaria meta turistica: in estate sono numerosi i villeggianti che la scelgono per il suo clima fresco, in autunno è destinazione prediletta per i cercatori di funghi e in inverno, grazie all’abbondanza di neve, è meta di amanti dello sci (di fondo, escursionistico e alpinistico). A Ceparana, capolinea orientale dell’Alta Via dei Monti Liguri, il percorso incontra il Parco di Montemarcello–Magra, nato dalla fusione dell’area protetta di Montemarcello, comprendente il promontorio del Caprione affacciato sul golfo di La Spezia, con il parco fluviale del Magra e del Vara (allo studio collegamenti con Bocca di Magra, lungo il percorso fluviale della Magra, e Montemarcello; da Montemarcello collegamento con l’Alta Via delle Cinque terre lungo l’Alta Via dei Golfo – segnavia: AVG). Il mare e la costa, con le incantevoli spiagge e gli antichi borghi marinari, lasciano il posto alla Val di Magra, nota per le sue zone umide ricche di biodiversità, importanti per la sosta e la nidificazione di molti uccelli migratori e stanziali come il martin pescatore e l’airone cenerino, e alle verdi colline della Val di Vara, caratterizzata da boschi di castagni secolari, paesi di grande interesse storico-naturalistico, rocche come il castello Doria Malaspina a Calice al Cornoviglio, e aree carsiche, con grotte e doline, come quelle di Riccò del Golfo e Pignone. Il fiume Vara, che domina e disegna la vallata, rappresenta il tratto più integro del Parco ed è il luogo ideale per la pratica di alcuni sport fluviali immersi nella natura come canoa, rafting, torrentismo e hydrospeed. Oltre ai parchi delle Alpi Liguri, del Beigua e dell’Aveto, l’Alta Via attraversa molte altre aree di notevole interesse ambientale, identificate come Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito della “Rete Natura 2000” voluta dalla Comunità Europea. Da ovest verso est, tra le aree di maggior pregio figurano: i boschi di Gouta e Testa d’Alpe (tappa n. 3), le vette calcaree del Toraggio e del Pietravecchia (tappa n. 4), gli alti crinali dei monti Saccarello e Frontè (tappe n. 5 e 6), il gruppo montuoso del Galero e dell’Armetta (tappe n. 9 e 10), le faggete del Monte Carmo e del Melogno (tappe n. 13 e 14), la Riserva naturalistica dell’Adelasia (tappa n. 17), gli altipiani di Punta Martin e di Praglia (tappe n. 22 e 23), le faggete del Monte Gottero (tappa n. 38), le praterie dei monti Fiorito e Cornoviglio (tappe n. 40 e 41). Dall’Alta Via si diramano inoltre sentieri segnalati che, ricalcando in gran parte crinali e antiche vie del sale, conducono agli altri parchi naturali della Liguria. Dal Colle di Cadibona (o Bocchetta d’Altare) e dal posto tappa di Cascina Miera (tappa 17), seguendo il sentiero “Bormida Natura” (segnavia: BN), si possono raggiungere le aree protette di Bric Tana e Piana Crixia. Dal Passo della Scoffera (tappe n. 28 e 29), lungo un’antica “via del mare” (segnavia: triangolo rosso), si arriva al Parco di Portofino, formato da uno spettacolare promontorio alto più di 600 metri e proteso nel mare aperto per oltre tre chilometri. Il parco è punto di contatto tra l’ambiente centroeuropeo dei boschi di caducifoglie del versante settentrionale, e quello mediterraneo del versante meridionale, ove cresce una pianta di origine africana (Ampelodesmos mauritanicus) utilizzata in passato per intrecciare corde e come copertura e rivestimento di fienili. Notevoli gli edifici di interesse
Escursionismo in Liguria storico-architettonico, tra cui il complesso di San Fruttuoso, incastonato in una incantevole insenatura. Dal Monte Lavagnola (tappa n. 28), seguendo verso nord il sentiero europeo E7 (segnavia: triangolo giallo), si entra in breve nel Parco dell’Antola posto nel cuore dell’Appennino Ligure, dove la natura e l’opera dell’uomo si fondono in uno spettacolo senza eguali. Il Castello della Pietra, vero e proprio “nido d’aquila”, e altri suggestivi manieri medievali dominano le valli del parco; qui l’ascesa e decadenza di potenti casate genovesi si è intrecciata con la continuità di una civiltà contadina millenaria, il cui sapiente equilibrio con la natura è testimoniato dal sistema degli antichi percorsi e insediamenti, con seccherecci e mulini, fulcro di una forzata autosufficienza alimentare. I castagneti secolari e le splendide fioriture del monte Antola, frequentate da farfalle altrove scomparse, sono stati attraversati da generazioni di mulattieri per il trasporto del sale verso il nord, ma anche dai valligiani per la raccolta di erbe officinali ed aromatiche. Oggi le valli del parco accolgono gli escursionisti con strutture innovative, come il rifugio costruito in prossimità della vetta dell’Antola. Dal Monte Zatta (tappa n. 35) si stacca verso sud–est l’importante diramazione denominata “Alta Via delle Cinque Terre” (segnavia: AV5T), che conduce al Parco nazionale delle Cinque Terre, uno dei paesaggi più affascinanti dell’Italia costiera, con ripidi pendii a picco sul mare modellati da un fitto susseguirsi di terrazze create dai contadini per coltivarvi la vite. Attraversato il Parco nazionale, il sentiero prosegue in quello regionale di Porto Venere, sul bordo di vertiginose falesie calcaree.
Il mare visto dalla Val Nervia. Sotto Camporosso, Madonna della Neve.
Il Monte Penello (o anche Pennello) è un rilievo dell’Appennino Ligure che domina, con i suoi contrafforti, i centri abitati di Pegli e Pra’, quartieri del ponente genovese.
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Roberto Giordano e Correndo per il Mondo ...E da quel giorno, se andavo da qualche parte, io ci andavo correndo...
C
orrendo per il Mondo è il primo programma di podoturismo nel Mondo. Nato da un’idea di Roberto Giordano, comico genovese, si è affermato nei gusti di un largo pubblico per essere un programma piacevole e godibile a tutti. Roberto corre e viaggia, raccontando così non solo la gara, dal punto di vista sportivo, ma anche le città e i paesaggi magici che di volta in volta visita. Roberto non è un campione, ma un corridore. Chiunque può correre una maratona e sentire le emozioni che prova lui mettendosi alla prova e vincendo ogni volta...basta provare!
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Roberto Giordano nasce a Genova nel 1966. Dopo gli studi da perito elettrotecnico, alternati alla passione per il calcio, e dopo vari piccoli altri impegni, Roberto inizia a lavorare nei villaggi turistici come animatore. Animatore di contatto prima, Capo animatore dopo, ed infine capo villaggio con esperienze sempre in Italia: Sardegna, Calabria, Molise, Toscana e Liguria. Nel 1996 inizia l’avventura nel mondo del cabaret e tra i riconoscimenti più prestigiosi ottiene il “Premio Walter Chiari – Il Sarchiapone” nel 2000 come comico emergente a livello nazionale. Ha
Architettura da salvare lavorato per due anni a Radio Rai2 nei programmi “Da dove chiama?” (1997 – insieme a Paolo Villaggio) e “Carta di Riso” (2000 e 2001). Nel 2003 e 2004 fa parte del “Laboratorio Zelig” di Genova, alternando il ruolo di comico a quello di conduttore. Alcuni ruoli da non protagonista lo hanno visto impegnato in alcune fiction tra cui “24 Ore”, andato in onda sulle Reti Mediaset e “Il caso Ordero”, realizzato da Marzio Mirabella e vincitore di numerosi premi di cortometraggio. La grande passione per lo sport ed in particolare per la corsa gli consentono di realizzare un importante progetto di solidarietà: un lunghissimo giro per l’Italia di corsa, attraverso piccoli e grandi Comuni che lo accolgono festosi, accompagnato sempre da tanti appassionati che incontra durante il lungo percorso per portare nelle scuole di tutta Italia, tra una battuta e l’altra, anche un messaggio ricco di amicizia di solidarietà, oltre che di sensibilizzazione ai problemi dei bambini in Africa. Con questa sua “impresa” durante la quale percorre a piedi, circa 2000 Km in 41 giorni di seguito, Roberto vuole trasmettere una visione dello sport inteso come passione, come gioco, come possibilità di conoscersi e di socializzare. Per questo motivo UNICEF – Genova gli riconosce il ruolo di “Testimonial per lo sport“. Nel Dicembre 2009 inizia su Rete4 la serie tv “Correndo per il mondo“, ideata e condotta da Roberto e realizzata da Marzio Mirabella: il programma ottiene grande successo con una media di circa 850.000 spettatori, e nuovamente mette in risalto la capacità di Roberto di unire lo sport con il fare spettacolo. Le puntate vanno in onda il Sabato alle 18.00 e i dati d’ascolto sono entusiasmanti per la Rete in quella fascia oraria. Il programma viene replicato, sempre su Rete4, in
orario notturno, con un ottimo share. La serie viene confermata per gli anni successivi, venendo riproposta in giorni, orari e periodi diversi. Una scelta che rende difficile la fidelizzazione del pubblico, ma che non impedisce il raggiungimento di risultati più che soddisfacenti. L’ultima edizione, trasmessa di domenica mattina, registra uno share medio del 7,5%. A partire dal Gennaio 2012, Correndo per il mondo viene trasmessa in seconda visione sul canale satellitare Marco Polo, diventando una delle trasmissioni di punta della Rete. Contemporaneamente alla messa in onda televisiva la rivista “Correre”, leader nel settore del Running, pubblica i divertenti reportages di Roberto alle maratone televisive. Gli articoli risultano essere tra i più graditi ai lettori. Il 24 Aprile 2013 esce nelle librerie il libro “Correndo per il mondo” edito dalla casa editrice Kowalsky(Gruppo Feltrinelli). Roberto con il programma “Correndo per il mondo” riceve numerosi riconoscimenti e nel 2013 vince il primo posto assoluto (secondo posto nel 2012) per la miglior trasmissione televisiva di turismo nel 2012, con la Maratona registrata ai laghi di Plitvice (Croazia). Sempre con la stessa puntata Roberto ed il suo coautore Giampaolo Moreschi vincono il premio Golden Pen Top Journalism Award prestigioso riconoscimento internazionale nella sezione programmi televisivi. Nella vita privata Roberto è papà di due spendide bambine: Beatrice(2000) ed Ilaria(2011)
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l Parco del Beigua costituisce un vero e proprio mosaico di ambienti tanto da essere considerato una delle zone più ricche di biodiversità della Liguria. In funzione di tale ricchezza, nel comprensorio del Parco, sono stati proposti ben 3 Siti di Importanza Comunitaria (uno dei quali è il più vasto della Liguria). La Comunità Europea, attraverso la proposta della Regione Liguria e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, ha ulteriormente riconosciuto lo straordinario valore naturalistico del Parco del Beigua istituendo una Zona di Protezione Speciale (anche in questo casosi tratta della ZPS più grande della Liguria) che riveste una particolare importanza per gli uccelli migratori (l’area è riconosciuta come “Area Importante per l’Avifauna” secondo la classificazione del Bird Life International). Sono presenti oltre 93 specie nidificanti, talune di grandissimo pregio come l’Aquila reale, il Biancone, il Codirossone, il Succiacapre e l’Averla piccola.
Lungo i 26 chilometri di crinali montuosi, a due passi dalla Riviera Ligure, sono racchiuse praterie e preziose zone umide, fitte foreste di faggi, roveri e castagni, rupi scoscese e affioramenti rocciosi, pinete a Pino Marittimo e lembi di vegetazione mediterranea.
Il patrimonio naturalistico Il Parco del Beigua è una delle zone più importanti dal punto di vista naturalistico della Liguria. La sua vicinanza al mare unita ai forti dislivelli altitudinali tra i settori, al clima caratterizzato da notevoli contrasti e alle condizioni meteorologiche spesso contraddistinte da mutamenti repentini, sono alla base della diversità vegetazionale che si riflette in un’altrettanta spiccata biodiversità riscontrabile in modo peculiare tra la flora e la fauna del Parco.
Flora La flora del Parco regionale del Beigua con i suoi oltre 1100 taxa di piante vascolari è valorizzata non solo dalla presenza di specie endemiche con numerose entità di particolare rilievo fitogeografico, ma è caratterizzata in modo particolare dalla peculiare vicinanza e dalla compenetrazione di vari elementi floristici che sono validi indicatori della notevole eterogeneità ambientale. Essa evidenzia due specie endemiche ad areale particolarmente ristretto come la viola di Bertoloni (Viola bertolonii) e la peverina di Voltri (Cerastium utriense), sei endemiche alpine e 22 endemiche a distribuzione relativamente più ampia. Nell’area protetta si osserva la presenza a breve distanza e, talora, la compenetrazione di elementi floristici eumediterranei, centroeuropei, eurosibirici e circumboreali. Le specie a corologia europea in senso lato costituiscono la componente prevalente, tuttavia uno degli aspetti più interessanti è proprio il contrasto fra questo contingente, che domina sul lato settentrionale, e quello mediterraneo occidentale, maggiormente diffuso sui versanti marittimi. Notevole è la presenza di relitti atlantici e terziari, quali Taxus baccata, Ilex aquifolium, Erica cinerea, Euphorbia hyberna ssp. insularis, Osmunda regalis, in stazioni a carattere di più spiccata oceanicità, e di altre specie, per lo più circumboreali
Dal marzo 2005 il comprensorio del Beigua, la più vasta area naturale protetta della Liguria, è riconosciuto come Geoparco Europeo e Mondiale sotto l’egida dell’UNESCO
Parco Naturale Regionale del
Beigua
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Natura e Turirmo ed eurasiatiche, col significato di relitti glaciali in stazioni a microclimi più freddi: Drosera rotundifolia, Rhynchospora alba, Gentiana pneumonanthe, Parnassia palustris, Antennaria dioica. Ciò evidenzia l’eterogeneità di ambienti e richiama alla mente fenomeni di migrazione e di isolamento collegati a differenti periodi climatici in coincidenza con le glaciazioni e i periodi interglaciali. Un ulteriore punto di interesse è dovuto alla distribuzione altitudinale di numerose specie che in quest’area possono scendere a quote inferiori ai loro consueti limiti altitudinali. Diverse specie circumboreali configurabili come relitti glaciali si rinvengono in zone umide, costituite da torbiere, acquitrini e prati umidi in quota, a un distanza eccezionalmente vicina al Mediterraneo. Talune praterie sommitali risultano ben evolute ed ospitano una notevole flora di tipo montano; queste formazioni sono caratterizzate principalmente da Brachypodium genuense e da una specie di Sesleria provvisoriamente ascritta a S. insularis. Peculiare è la flora delle stazioni rupestri, delle pietraie e dei ghiaioni, che ospita numerosi relitti serpentinicoli e serpentinofite esclusive o preferenziali, tra le quali: Asplenium cuneifolium, Minuartia laricifolia subsp. ophiolitica, Daphne cneorum, Notholaena marantae, Iberis sempervirens, Alyssoides utriculata, Linum campanulatum, Sesamoides pygmaea, Cardamine plumieri, Robertia taraxacoides.
Fauna Per la sua particolare collocazione a cavallo dello spartiacque appenninico e per la sua posizione vicino al mare il Parco del Beigua viene considerato una delle zone più “biodiverse” della Liguria dal punto di vista zoologico. La fauna del Parco è molto ricca e diversificata; oltre ad un gran numero di specie di Invertebrati, di notevole interesse appare la fauna legata agli ambienti umidi nei quali vivono salamandre, diverse specie di tritoni e di rane. Molte (oltre 155) sono le specie di Uccelli che, nel corso dell’anno, si rinvengono nel territorio del Parco per nidificare o stazionare. Proprio gli Uccelli rappresentano una tra le più importanti ed apprezzate risorse naturali del Parco del Beigua; le specie nidificanti sono 86 e alcune di queste come l’Aquila reale, il Succiacapre, la Tottavilla, il Calandro, il Codirossone, l’Averla piccola, la Magnanina, la Cincia dal ciuffo hanno una grande importanza nell’ambito dei programmi di conservazione che l’Unione Europea sta conducendo in tutti i paesi membri. Il Parco del Beigua è ormai conosciuto a livello nazionale ed internazionale per il fenomeno della migrazione dei rapaci diurni che nei i settori sud-orientali assume una notevole importanza sia
per il numero di specie in transito sia per la dimensione del transito che per alcune specie, come ad esempio per il Falco pecchiaiolo e per il Biancone, può raggiungere livelli notevoli. Le ultime ricerche condotte dimostrano che attraverso il Parco del Beigua transita, in primavera, l’intera popolazione di Biancone nidificante dell’Italia centro-meridionale: questi uccelli migratori provengono dall’Africa centro-occidentale, dove hanno trascorso l’inverno, e, attraverso lo Stretto di Gibilterra, la Penisola Iberica e quindi la vicina Francia mediterranea, arrivano nel nostro Paese. Tra i Mammiferi si possono osservare, con relativa facilità,
Come arrivare In auto Autostrade: A10 Genova - Ventimiglia: caselli di Genova-Voltri, Arenzano, Varazze, Celle Ligure, Albisola; A26 Voltri - Santhià: casello di Masone. Viabilità ordinaria: SS 1 Aurelia (lungo la costa) SS 334 del Sassello (da Albisola a Sassello) SS 542 (da Varazze per Sassello) SS 456 del Turchino (da Voltri a Rossiglione) SP 49 (da Sassello a Urbe) SP 31 (da Urbe a Piampaludo e La Carta) SP 1 (da Martina a Tiglieto e a Rossiglione) SP 40 (da Varazze ad Alpicella) SP 40 (Da Urbe a Vara e al Passo del Faiallo) SP 73 (dal Passo del Turchino al Passo del Faiallo) Strada Comunale Monte Beigua vetta - Pra Riondo - Piampaludo. In treno Linea Genova - Ventimiglia: stazioni di Voltri, Arenzano, Cogoleto, Varazze, Celle Ligure, Albisola; Linea Genova - Ovada: stazioni di Campo Ligure e Rossiglione. www.trenitalia.it In autobus - ATP Azienda Trasporti Provinciali Genova: linee da Genova per la costa, la Valle Stura e l’Alta Val d’Orba - www.atpesercizio.it - TPL Linea Savona: linee da Savona e Varazze per Sassello, Stella, Urbe www.tpllinea.it - ARFEA Alessandria: linee da Acqui Terme a Sassello - www.arfea.it
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cinghiali, caprioli, lepri, tassi. La chirotterofauna (pipistrelli) è stata recentemente oggetto di studio specifico che ha portato ad accertare la presenza di 13 specie, alcune, collegate agli ambienti forestali, considerate di maggior pregio naturalistico. Nell’area protetta è stata inoltre rilevata la presenza ormai stabile del Lupo: l’elevato valore conservazionistico di questa specie ha portato il Parco del Beigua ad attivare una serie di iniziative per approfondirne la conoscenza, monitorarne la distribuzione e garantirne la tutela, favorendone la convivenza con le attività produttive che presidiano il territorio montano.
Vegetazione
La Carta d’identità Superficie a terra (ha): 8.715,03 Flora protetta: 1 specie Fauna protetta: 5 specie Habitat: 1 tipo Regioni: Liguria Province: Genova, Savona Comuni: Arenzano, Campo Ligure, Cogoleto, Genova, Masone, Rossiglione, Sassello, Stella, Tiglieto, Varazze Provv.ti istitutivi: LR 16 09/04/1985 - LR 12 22/02/1995 Elenco Ufficiale AP: EUAP0452 Ente Gestore: Ente Parco del Beigua Piano del Parco: approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 44 del 03-08-2001 Piano Pluriennale Socio-Economico: approvato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 1722 del 27-122002
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La vegetazione si presenta nel Parco con diversi aspetti propri dei piani altitudinali basale e montano della Liguria. Per le varie vicende che nei secoli hanno caratterizzato l’uso del territorio e per il concorso di fattori quali la notevole acclività dei versanti, l’estrema vicinanza dello spartiacque alla linea di costa e la peculiare posizione geografica di contatto fra aree mediterranee e continentali, le diverse associazioni vegetazionali non sono sempre ben distinguibili con il risultato che si assiste a un’interessante compenetrazione tra formazioni riferibili a piani altitudinali diversi. Nelle zone a macchia mediterranea, limitata alle aree meridionali di bassa quota non si raggiunge quasi mai lo stadio evolutivo più avanzato rappresentato dal bosco di leccio (Quercus ilex); più diffuse sono invece le formazioni arbustive relativamente termofile, a prevalenza di Erica arborea e di altre specie tipiche della macchia mediterranea. Nell’orizzonte delle latifoglie termofile e submesofile, possiamo distinguere diversi tipi vegetazionali tra i quali: boschi a Quercus pubescens, caratteristici di stazioni secche e ben esposte; castagneti, estesi su un’ampia fascia altitudinale in tutto il territorio; pinete a Pinus nigra e a Pinus sylvestris, di origine artificiale, nella parte più elevata dei versanti meridionali e nelle valli interne; formazioni arbustive subtermofile, che, distribuite ai margini dei boschi o in zone rocciose, rappresentano spesso il “mantello”, ovvero cenosi di sostituzione dei pascoli e dei coltivi in abbandono; pinete a Pinus pinaster, di origine artificiale, presenti su alcuni versanti ad esposizione favorevole e suolo poco evoluto nelle valli Orba ed Erro; boschi misti mesofili, diffusi su entrambi i versanti dello spartiacque pur con alcune differenze nella composizione delle singole formazioni; boschi a Quercus petraea, distribuiti tra 600 e 900 m. Nel piano montano sono invece riconoscibili: faggete, che trovano nella fascia tra gli 800 e i 1200 m di quota condizioni ottimali per vegetare. Tali cenosi forestali, accompagnate anche da specie come Laburnum alpinum, Ilex aquifolium, Acer pseudoplatanus, Sorbus aucuparia, Betula pendula, costituiscono l’elemento vegetazionale più caratteristico degli alti versanti settentrionali del Parco. Di eccezionale valore a livello regionale sono inoltre alcuni lembi di faggeta con presenza di tasso (Taxus baccata) e agrifoglio (Ilex aquifolium), relitti piuttosto rari di una antica flora terziaria e localizzati in alta Valle Baracca ed alta Valle Rosto; pinete di rimboschimento a Pinus sylvestris e Pinus nigra, che sui rocciosi versanti meridionali possono scendere a
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Natura e Turirmo Questa estate il Parco del Beigua raddoppia! (Arenzano, 23 Giugno 2015) - Tantissimi appuntamenti animeranno la stagione estiva nel Parco e nella Riviera del Beigua e per valorizzarli tutti raddoppiano le pubblicazioni trimestrali dedicate al comprensorio. Presso i Centri visita del Parco, nei punti IAT dei Comuni e presso le strutture ricettive dell’area protetta troverete nei prossimi giorni il Notiziario del Parco del Beigua con il programma delle iniziative e delle escursioni con le nostre Guide per i mesi di luglio, agosto e settembre, oltre a preziose informazioni sulla rete escursionistica del Geoparco e sulle manifestazioni sportive organizzate sul territorio. La novità dell’estate 2015 è una piccola sorpresa per rendere ancora più piacevole e attiva la vostra estate con noi. Insieme al giornalino troverete un numero speciale di Vivibeigua, la rubrica del Parco che si fa in quattro: quattro pagine tutte dedicate agli eventi in programma nel distretto turistico Riviera e Parco del Beigua. Sagre e feste che valorizzano i prodotti e le tradizioni locali, appuntamenti culturali, attività di animazione per bambini, musica e tante iniziative interessanti per tutti i gusti e tutte le età, perché nel Beigua non ci si annoia mai! In attesa delle pubblicazioni cartacee, che verranno distribuite dalla prossima settimana, potete già sfogliare sul nostro sito il Notiziario del Parco del Beigua Estate 2015 e ViviBeigua Estate 2015.
quote eccezionalmente basse; formazioni erbacee e formazioni arbustive montane, situate a cavallo dello spartiacque principale e dei crinali più elevati, che contribuiscono significativamente a caratterizzare il paesaggio del Parco e favorire le specie ornitiche di maggior pregio naturalistico; le praterie di crinale costituiscono
cenosi relativamente stabili, in equilibrio con le severe condizioni ambientali locali determinate soprattutto da suoli nudi o superficiali, poveri di nutrienti, e dalla continua azione inaridente del vento; vegetazione azonale, riferita soprattutto a formazioni rupestri e a formazioni igrofile (saliceti ripari e lembi di alneto). I valori vegetazionali più significativi da un punto di vista conservazionistico si riferiscono soprattutto alle rupi e ai macereti, alle torbiere, alle praterie in quota e alle faggete mature o in associazione a Taxus e Ilex. Per il loro pregio scientifico e per il valore conservazionistico alcune formazioni vegetali sono state oggetto di ripetuti interventi di gestione attuati dall’Ente Parco.
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Campi, il piu’ grande
orto collettivo Esperimento unico in Italia, arrivano i “contadini urbani”. In pochi mesi sono già state raccolte ben trecento adesioni I terreni in comodato d’uso da una società della famiglia Lavazza di Giulia Destefanis e Valentina Evelli
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a prima regola è come arrivarci: niente auto, nè veicoli privati a motore, possibilmente. La valenza ecologica del progetto sta anche nel viaggio in bus, e la fermata del 63 è proprio ai piedi del terreno. Siamo a Campi, nella collina che sale dietro ai capannoni dell’Ikea: dove sta nascendo un esperimento mai tentato prima in altri ambiti urbani, ovvero un gigantesco orto collettivo. I numeri? Sette ettari (7 ettari!) di terra indivisa, dove un’associazione (la Quattro Valli) organizza il lavoro, mentre i cittadini (saranno 300 ma le richieste sono state oltre 700) fanno gli ortolani e in cambio ricevono parte del raccolto. Ambientalismo e socialità sono gli ingredienti fondamentali per la nuova sfida della Genova “green”. A colpo d’occhio sembra solo un immenso bosco di acacie. Alberi, cespugli e piante infestanti sono cresciuti per decenni senza alcuna cura e a bordo strada ci sono ancora carcasse di auto abbandonate. Eppure in quella collina, proprio sopra i capannoni dell’Ikea, tra qualche mese ci saranno campi di insalata, patate e pomodori.
In alto a sinistra: concrezioni all’interno di una goccia. Miniera abbandonata, Val Graveglia. (Foto a “4 mani” con Cristian Umili). Qui sopra: entrata ai sottolivelli completamente allagata. Gambatesa, Val Graveglia.
Il punto di partenza di un progetto mai tentato prima, un orto collettivo grande quanto 12 campi da calcio su un terreno in comodato d’uso gratuito. «Questi sono i terrazzamenti in legno da cui partiranno le coltivazioni. Abbiamo abbattuto i primi alberi e ora via, tutto a salire finché non raggiungeremo lazonapianeggiante.Un’are aenorme, concessa da una società riconducibile alla famiglia Lavazza – racconta Andrea Pescino dell’associazione Quattro Valli che ha lanciato
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La Liguria e la terra l’iniziativa - Un orto per i contadini di città, quelli che hanno avuto esperienze fallimentari anche seminando l’insalata in giardino qui hanno una seconda chance». E a quanto pare non sono pochi. In pochi mesi sono arrivate più di 700 richieste. Alcuni si sono subito tirati indietro spaventati dall’impresa titanica così, alla fine, partiranno in 300. L’80% sono donne tra i 25 e i 40 anni ma ci sono anche ragazzi che hanno coinvolto i genitori e qualche genovese di esperienza che vuole trascorrere un po’ di tempo libero all’aria aperta. Il meccanismo è semplice. Non si tratta di una grande terreno che sarà diviso in piccoli appezzamenti, come accade già con gli orti urbani in molti municipi. Qui la terra è unica, si lavora fianco a fianco. Tante braccia per fare il lavoro che un contadino esperto farebbe in 12 ore con carichi di fatica ben diversi. E un risparmio che in tempi di crisi fa gola a molti. Bastano sei ore di lavoro settimanale per portare a casa frutta e verdura per una famiglia di quattro persone.«Con i piccoli orti personali basta una settimana di malattia o di vacanza per mandare a monte mesi di attività- spiega Andrea Pescino risalendo lentamente la collina- L’orto collettivo ha una differenza sostanziale: è un lavoro d’equipe, se manca qualcuno arriva un altro a svolgere lo stesso compito». E per gestirlo si programma una diaria settimanale, dalla semina alla legatura dei pomodori che viene inviata via mail a tutti i partecipanti: i primi che arrivano sanno cosa devono fare e chi viene dopo è il controllore di chi c’è stato prima. Non esistono vincoli di orari. In base al proprio tempo libero ogni contadino dà la propria disponibilità per qualche ora settimanale e viene inserito nei turni. Si parte con le lezioni di 40 tutor e subito dopo si passerà alla semina dell’insalata. Il lavoro pagato con banconote del circuito Scec «Partiremo con 40 tutor già nelle prossime settimane- rilancia Pescino – Saranno i primi a mettere piede nell’orto con un corso intensivo per l’agricoltura sinergica e le coltivazioni a bancali, cumuli di terra in cui si potrà seminare senza chinarsi. Poi saranno i tutor a insegnare quello che hanno imparato agli altri, finché entreremo a regime con tutti i 300 contadini urbani». E il cronoprogramma continua con la semina di insalata da raccogliere già a inizio estate. La monocoltura è abolita, pomodori seminati a fianco dei fagioli, così ogni verdura proteggere le altre allontanando i parassiti di quella vicina con l’effetto di un bosco naturale. E il raccolto? «Inizialmente avevamo pensato di dividerlo
con un sistema punti-ore lavoro ma era troppo complesso così abbiamo puntato sugli Scec – conclude il responsabile dell’associazione Quattro Valli- Un sistema di scambio per dare un valore concreto all’attività di tutti» . In pratica ogni ora di lavoro vale 7.5 Scec. Gli Scec sono banconote colorate, simili a quelle del Monopoli, che possono essere utilizzate all’interno di un circuito che a Genova comprende 125 negozi ma i contadini potranno usarli per pagare direttamente la verdura a cui sarà attribuito un valore (ad esempio un chilo di finocchi per uno Scec). «Un progetto ambizioso, è vero, ma la fatica non ci spaventa». La sfida green dell’orto collettivo è appena cominciata.
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Calizzano,
il ventennale del re porcino Il 12 ottobre la manifestazione “Funghinpiazza” taglia il prestigioso traguardo alla presenza di innumerevoli espositori provenienti da Liguria, Piemonte e Toscana. Prevista l’esibizione di Sergio Canobbio, virtuoso del trial
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di Leo Cotugno
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ici Calizzano e immancabilmente tutti associano il vivace comune della Val Bormida alla celebrità del suo fungo. Il porcino, vero re delle tavole liguri d’autunno, è di stanza qui, sia nella più celebre varietà “Boleto edule”, ricercatissimo sin dalla fine di agosto, ed il “Boletus aereus”, familiarmente in dialetto savonese “Funzi moi”, il porcino nero o bronzino, comunque non meno ambito e stimato del suo noto parente. Dici Calizzano e non si può che finire a parlare di “Funghinpiazza”, la manifestazione fieristico-gastronomica che celebra il Re porcino: il 12 ottobre 2014 per tutta la Valle amante della grande cucina sarà un gran giorno, il ventennale
In Liguria di un evento che attira espositori da tutta l’Italia limitrofa. Piemonte, Emilia Romagna, Toscana ed ovviamente Liguria, con oltre una ventina di nomi indigeni.
AMENITA’ E TRADIZIONE
A Calizzano, circa 650 metri di altezza nel cuore di una folta vegetazione composta da conifere e castagni (habitat ideale dunque per la proliferazione dei funghi) ci si arriva per due vie di comunicazione conosciutissime dai liguri e non solo. Ne abbiamo parlato con Stefano Martino, infaticabile curatore di “Funghinpiazza” a regia della Pro Loco del comune valbormidese. «Si arriva comodamente raggiungendo in autostrada Finale Ligure, quindi risalendo per circa 25 chilometri la statale n.490 del Colle del Melogno. L’altro itinerario, più breve e forse suggestivo, è quello di giungere in autostrada a Millesimo e quindi risalire la Statale del Lago di Osiglia attraverso i comuni di Acquafredda, Murialdo (frazioni Piano e Valle), Mereta». Da innumerevoli anni Calizzano è sinonimo di amenità e tradizione. «Il nostro Comune –ribadiscono alla Pro Loco – è inserito in circuiti turistici e commerciali e fa parte della Comunità montana Alta Val Bormida. La popolazione si rivolge soprattutto al capoluogo provinciale ed a Finale Ligure per il lavoro, i servizi e le strutture burocraticoamministrative non presenti sul posto». LA FESTA – Stazione di villeggiatura estiva, per il suo clima particolarmente salubre e mai soggetto a sbalzi significativi, Calizzano vive principalmente sulla piccola e media attività di manodopera, nella quale i funghi (lavorati sott’olio) hanno assunto un ruolo predominante. «Tanto è vero che ormai sono un’istituzione per il calendario delle nostre festività ed appuntamenti – spiega Stefano Martino – fittissimo di date da marzo ad ottobre. L’evento più importante, dopo la festa della Santa Patrono, Santa Maria delle Grazie, il 2 luglio, è proprio Funghinpiazza: celebriamo un ventennale ricco di storia, di gusto e perché no! anche di fascino, accorreranno moltissime persone anche dalle vicine province piemontesi di Cuneo, Alessandria e Torino, attratte dalla bontà del prodotto ma anche dalla bellezza della valle. Correlata a Funghinpiazza l’esibizione di un autentico virtuoso, il campione di trial Sergio Canobbio, presente a Calizzano con il suo team già lo scorso anno e per il ventennale mattatore dello spettacolo Firpo Trial Accademico: assolutamente da seguire con interesse».
IL PORCINO SI PRESENTA
dei pini, o Berten, è quello dalle dimensioni maggiori, essendo di cappello largo sino a 20 centimetri, con carne soda immutabile al taglio. E’ bruno ambrato e cresce prevalentemente sotto faggi e castagni. E’ ottimo come tutti i porcini, ma tuttavia un po’ meno stimato per il minor aroma della sua carne; nell’essiccamento assume una colorazione bruno-rossiccia che lo declassa rispetto agli altri. Infine il Boleto reticolato, che inizia a fare la sua comparsa già nei mesi caldi di maggio-giugno, protraendosi, in condizioni favorevoli, sino ai primi freddi autunnali. E’ una varietà particolarmente indicata per l’essiccazione». Non resta che partire. Tutti assieme appassionatamente, per l’incontro con Re Porcino.
Eccoci dunque a fare conoscenza con il vero protagonista della manifestazione. Bruno, panciuto, inconfondibile nelle fattezze. E dal sapore eccellente: signore e signori, il fungo porcino si presenta. «Il più noto è il Boleto edule, in dialetto “Funzo neigro” o “Funzo de castagna” o “servaelo”. Ha cappello di diametro compreso tra gli 8 ed i 16 centimetri, superficie glabra, un po’ viscida a tempo umido, di colore bruno-marrone, beige o fulvo-rossastro. Il gambo è pieno, breve e panciuto, un po’ più slanciato, clindrico o simile ad una clava. Commestibilità eccellente, può essere impiegato in cucina in tutte le maniere, conservato sott’olio o più opportunamente essiccato». Ancora Stefano Martino. «Varietà di porcini sono il Boletus aereus, il Bronzino, dal cappello leggermente più piccolo per dimensioni, da 8 a 12 centimetri, e tinta più scura, di forma convessa e regolare e superficie vellutata. Il gambo pieno e robusto, è bianco-bruniccio. Questo fungo cresce a fine estate-autunno, esclusivamente sotto latifoglie (castagni o querce), anche a breve distanza dal mare. Il Boleto
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LIGURIA NEL CUORE, amore e “volonta”’ Quando la Liguria chiama le passioni si svegliano!
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Foto di gruppo dei partecipanti alla mostra
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i è conclusa da poco la mostra di “LIGURIA NEL CUORE”, prima ospitata nell’atrio di Palazzo Ducale e poi nel salone al piano terra della Regione Liguria. Ha avuto un notevole successo, ed ha mostrato ai numerosissimi visitatori cosa si possa fare quando centinaia di persone partecipano volontariamente al raggiungimento di un risultato importante. L’organizzazione, modesta per i numeri dei coinvolti, ma molto efficace nel tessere il “tappeto” da mostrare al pubblico, ha avuto in una giovane immigrata, ormai completamente “rapita” e affascinata dalla Liguria, la “scintilla” che ha messo in moto la macchina... Bravi tutti i partecipanti, di una bravura non esclusivamente tecnica, ma più che esemplare nel leggere col “cuore” i particolari della ns/ terra. La mostra proseguirà nei prossimi mesi in viaggio da ponente a levante!
Liguria nel cuore
Portovenere, foto di Michela Catoni foto di Lorenzo Callerio Sestri Levante... Baia del Silenzio
Boccadasse, foto di Mauro Lauri
Castello Doria di Vernazza, foto di Davide Biggi
Massimo Andreani, Lago del Brugneto
Davide Fregosi, Levanto.. & sunset.
Laghetti di Rocchetta Nervina, di Andrea Sciarrone
Gianni Vai, Piazza Matteotti, Monterosso Carlotta Fortina, Case di Pegli
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e Liguria magazine
Sabrina Musante, Manarola
Albissola Marina., di Lorenzo Becce Lèvanto, foto di Davide Biggi
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Arciglione Francesco, San Rocco di Camogli
La casa di Cristoforo Colombo, foto di Simona Bianchera
Andrea Giana, Varazze
Michela Timperi, Dolceacqua
Liguria nel cuore
Vittorio Garatti, Golfo
Manarla, foto di Davide Biggi Bussana Vecchia, foto di Margherita Francesca Ficara
Franca Centonze - Camogli sotto la pioggia
Franca Centonze, Camogli
Manarola, foto di Michela Catoni
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Albisola,
capitale della ceramica In visita ad Albisola ad una delle fabbriche storiche della cittadina, la Sangiorgio. Tutti i più grandi artisti sono passati da qui
L In alto s sinistra Giovanni Poggi mostra un vaso di Walter di Giusto; foto a destra con un vaso di Antonio Recalcati. Qui a fianco Giovanni Poggi è fotografato con una grande sfera di Nes Lerpa.
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a storia delle Ceramiche San Giorgio sembra essere il copione di un film, o meglio la realizzazione del sogno di un ragazzo, Giovanni Poggi, che fin dall’adolescenza voleva fare ceramica e aprire una importante fornace. I presupposti ci sono tutti: Albisola è la capitale della ceramica e vanta una secolare tradizione artigianale, l’argilla è facilmente reperibile nelle località limitrofe, il clima ventilato si presta perfettamente per fare asciugare i manufatti che, in passato, venivano esposti “en plein air”. Alla determinazione del maestro vasaio Poggi ben presto si aggiunge la fantasia e l’estro dello scultore Eliseo Salino e la volontà di Mario Pastorino (quest’ultimo perseguirà poi altri obiettivi). La triade è fatta. La manifattura San Giorgio, così chiamata perché inaugurata proprio il giorno dedicato al Santo, apre nel mese di aprile 1958. Sono anni di grandi cambiamenti e di rilevanti novità sperimentali. “La piccola Atene in riva al mare”, come è stata affettuosamente definita dalla scrittrice-ceramista Milena Milani, vive un periodo ricco e vivace e diventa la protagonista assoluta nel mondo dell’arte. Nella fornace di Poggi approdano numerosi artisti di fama internazionale da Lucio Fontana, a Farfa (Vittorio Osvaldo Tommasini), Pinot Gallizio, Milena Milani, Aligi Sassu, Sandro Cherchi, Gianni Dova, Giannetto Fieschi, Emilio Scanavino, Gigi Caldanzano, Mario Rossello,
Liguria artistica A sinistra piatto di Luiso Sturla. Qui a fianco un piatto di Peter Casagrande.
Emilio Tadini, Walter di Giusto. Soprattutto vanno ricordati, per l’importanza del sodalizio che si viene a creare all’interno della manifattura, il danese Asger Jorn che, nel 1959, realizzerà, con l’aiuto di tutti i collaboratori della fabbrica, un grande pannello ad altorilievo per lo Staadtgymnasium di Aahrus e il cubano Wifredo Lam, portatore delle correnti surrealiste attraverso il suo incontaminato universo figurativo. L’artista instaurerà con Poggi un vero rapporto di amicizia, rifiutandosi addirittura di lavorare in sua assenza. A breve tre grandi mostre commemoreranno tra Savona e Albissola il grande artista danese Jorn.
Qui a fianco scultura di Sandro Cherchi. Sotto un grande vaso di Aurelio Caminati. A sinistra in alto alcune opere esposte in negozio e sotto una sfera di Nes Lerpa.
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Giovanni Poggi con un grande vaso di Paolo Valle.
Alcune opere esposte in negozio.
Qui a fianco: Giovanni Poggi nello spazio espositivo. Nella colonna di destra: Piatto di Timour Lam. Sotto: Un piatto di Giorgio Moiso. Ultima foto in basso: alcune opere esposte in negozio.
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Oggi nell’atelier si può respirare un’aria stimolante che ha le sue radici nel passato, nella tradizione e nella continuità. Artisti che hanno già da tempo frequentato la fabbrica ritornano anche a distanza di molti anni. Ne costituisce un esempio particolarmente significativo il belga Serge Vandercam, che dopo un lungo periodo di assenza, frequenta assiduamente la fornace di Poggi per lavorare la creta. Tra gli artisti che ultimamente lavorano nel laboratorio citiamo: Giancarlo Bargoni, Pietro Bulloni, Luciano Fiannacca, Enzo L’Acqua, Giorgio Laveri, Marco Lodola, Vincenzo Marsiglia, Ugo Nespolo e Luiso Sturla. L’esperienza della creta affascina tutti, una forma espressiva che tutti i grandi artisti hanno amato. Il nostro caro Aurelio Caminati soggiornava interi periodi ad Albissola – famose erano le sue “litigate” con vari artisti – scatenando la sua potenza creativa. Esperienze analoghe si facevano con Picasso a Vallauris, in Francia, ma in Italia Albisola è la capitale e meta di grandi artisti, che dai paesi nordici vengono a lavorare per lunghi periodi come Serge Vandercam o Wilfredo Lam.
Liguria artistica
In alto vaso di Franz Hitzler con accanto la grande sfera di Nes Lerpa. Qui a fianco a sinistra un piatto di Eliseo Salino e il piatto di Sandro Cherchi.
Nelle foto a fondo pagina: piatto di Aurelio Caminati. Piatto di Franz Hitzler. Piatti di Asger Jorn.
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Qui sopra: Giovanni Poggi nello spazio espositivo. A destra in alto un piatto di Alfredo Sosabravo. Sotto: Alcune opere in esposizione.
Silvana Priametto con un vaso di Milena Milani.
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In alto veduta del negozio . Qui sopra grande piatto di Serge Vandercam.
A sinistra, dall’alto al basso: alcune opere esposte nello spazio espositivo. Una sfera di Alfredo Sosabravo. In primo piano sfera di Nes Lerpa e sfera di Kcho Qui a fianco piatto di Stefano D’Amico .
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Il Consulente Museale
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di Matteo Sicios
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ntrare al Museo è di per sé un viaggio nella storia. Raggiunto il Priamàr si ha già l’impressione di essere di fronte a qualcosa di simile ad una macchina del tempo. Una fortezza enorme, posta su una collina che sorge vicino all’area del porto. Per raggiungere il Museo si passa attraverso il parco, l’accesso è la galleria che si apre nelle mura e che conduce all’interno della fortezza. Questi bui ambienti servono già ad immergersi nei secoli di vita della collina. Il percorso museale permette di vedere gli oggetti esposti in ordine cronologico, ma all’interno delle vecchie sale, per scoprire così anche la storia del Priamàr. Le vetrine della prima sala contengono gli oggetti degli uomini che hanno abitato il colle dal Bronzo Medio (2000-1550 anni a.C.) fino ai primi secoli del Medio Evo. Nella seconda sala si trovano le splendide ceramiche bassomedievali e di età moderna, simbolo della storia e del presente del ponente ligure. La Savona Medievale che non esiste più si incontra così solo al Museo, tra i suoi oggetti e i suoi ambienti, su quel colle che ha visto la distruzione della Cattedrale, del Palazzo Vescovile, del convento domenicano, delle dieci chiese delle confraternite, del castello di S. Maria – per far posto ai poderosi bastioni di questa macchina del tempo. Il Civico Museo Storico-Archeologico di Savona è un museo per tutti. Bambini e ragazzi possono scoprire la storia del territorio attraverso un suggestivo percorso indietro nel tempo e attività didattiche sempre rinnovate. Turisti e appassionati possono approfondire i temi presentati grazie all’esposizione di multimediali e della biblioteca della sezione savonese dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri. L’orario estivo del Museo (dal 16 giugno – al 14 settembre): lunedì / domenica 10,30-15 martedì chiuso http://www.museoarcheosavona.it/ Per informazioni: mailto:info@matteosicios.com
Un consiglio per un mattinata diversa con famiglia o amici nella stagione estiva
Un po’ di storia del Priamàr - 1528 sottomissione definitiva della città di Savona alla Repubblica di Genova - 1542-1544 la Repubblica di Genova su progetto di G. M. Olgiati realizza la fortezza - 1591-1610 trasformazione della fortezza: apertura del fossato e sistemazione dell’area della Cittadella - 1683-1686 Domenico Sirena modifica gli spazi esterni e la maggior parte del sistema bastionato - 1686 in poi sistemazione in funzione residenziale - 1740-1748 durante la guerra di Successione austriaca e durante le Guerre Napoleoniche è al centro di numerosi scontri - 1815 la fortezza, con l’annessione al Piemonte della Liguria, conclude la sua storia - 1820 diviene un penitenziario - 1848 successivamente un reclusorio militare - 1878 viene radiata dalle fortificazioni militari del regno d’Italia - 1878 in poi riconversione dell’area esterna Solo dagli anni cinquanta del secolo scorso hanno inizio i restauri, i primi scavi e le indagini.
Il Civico Museo
Storico-Archeologico di Savona
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