Tentando di fuggire dal Nulla Ovvero la consapevolezza di vivere in un mondo di rovine di Mario Negri Edizioni della Terra di Mezzo, 1997, pp. 296
Chi ama leggere ama circondarsi di libri. Alcuni libri li compriamo perché riteniamo che nella nostra biblioteca non possano assolutamente mancare. Altri perché una bancarella ce li offre per cifre irrisorie. Altri ancora perché il titolo contiene una promessa che ci seduce all’istante. È il caso di questo romanzo di Mario Negri: il titolo fa immediatamente sorgere in noi la speranza che non si tratti del solito romanzo senza forza scritto perché è bello vedere il nostro nome sulla copertina di un libro che per dieci o venti giorni starà nelle librerie del centro accanto a “Siddartha” di Hermann Hesse. Protagonista del romanzo è un uomo che prende una coraggiosa decisione, rivelata già nelle prime righe: Un uomo un giorno decise di provare a fuggire dal Nulla, ovvero decise di diventare un
Fuggitivo. Aveva circa cinquant’anni e fino ad allora aveva condotto una vita apparentemente normale (p. 5). Il Nulla da cui quest’uomo cerca di fuggire è quell’assurdo e opprimente sistema di valori che sta alla base della società occidentale. La narrazione procede svelta attraverso le tappe fondamentali nella vita del futuro Fuggitivo, ciascuna caratterizzata da un episodio singolare e significativo. Fra di essi ce n’è uno che ha una speciale rilevanza, risale all'infanzia, un piccolo e azzeccato dono ricevuto dallo zio per il decimo compleanno: un'ocarina di terracotta. Senza porsi il problema di come suonarla, il futuro Fuggitivo comincia a suonarla, imparando, grazie a un assiduo esercizio, a trarne suoni gradevoli. Grazie al suo approccio instintivo, che lo porta a immaginare melodie sempre nuove, lasciando da parte motivi conosciuti o già suonati, si accorge pian piano che dal suo piccolo strumento la musica scorre spesso spontanea attraverso di lui, senza alcun intervento della volontà, provenendo da chissà quale armoniosa
e sconosciuta dimensione, come le acque di un fiume scorrono nel loro alveo, scendendo da alte e incontaminate vette (p. 15). Pochi mesi dopo, quando la famiglia affitta una casa fuori città, il futuro Fuggitivo prende l’abitudine di sdraiarsi a suonare la sua ocarina in un angolo particolarmente accogliente del vicino bosco, e in quel piccolo spiazzo erboso, dove a volte resta per ore, quasi incantato dalla percezione di una completa sintonia con la Natura che lo ospita, gli accade un fatto meraviglioso. Dopo aver suonato per un paio d’ore sente un canto dolcissimo che sembra provenire da ogni punto del bosco e, subito dopo, quella stessa voce gli parla: “Salve caro fanciullo, mi ha fatto proprio piacere, prima della mia partenza, udire qualcuno suonare come suonavano un tempo i viandanti: per cercare l’armonia e l’incanto o per dedicare melodie alle entità invisivili dei luoghi” (p. 19). L’anno successivo quel bosco verrà distrutto per costruirci un complesso edilizio. Tutta la storia che segue riguarda questa perdita, e ciò che possiamo fare per opporre resistenza a questo orribile Nulla che regna su
ogni cosa, simile ad un tiranno il cui unico scopo è attirare a sÊ ogni esistenza per fagocitarla e annullarla. Scoprire se e come il Fuggitivo riuscirà nella sua impresa è un piacere che non voglio rubare al lettore.