Luca Litrico ebook 2013

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Le immagini riprodotte in questo libro appartengono all’Archivio Sartoria Litrico e rappresentano i momenti più importanti della storia della Sartoria: Sfilate, Personaggi e Protagonisti della Maison. Si ringrazia: Rosella Batocchioni Marco Bruschini Antonio Calicchia Carmine Caracciolo Leila Pajella Fotografie: Archivio Sartoria Litrico Stefano Cesaroni Maurizio D’Avanzo Palmiro Muci Fiorenzo Niccoli Maurizio Righi L’Archivio Sartoria Litrico è stato dichiarato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in data 07 novembre 2008 di Interesse Storico Particolarmente Importante ai sensi degli art. 13 e 14 del dlgs. N° 42/2004. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta del proprietario dei diritti. Per gentile concessione dell'Archivio Sartoria Litrico © Tutti i diritti riservati sono di Luca Litrico Riproduzione vietata



Cappotto con pellegrina


Franco Litrico indossa una creazione del fratello Angelo


SOMMARIO

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Un siciliano alla conquista del mondo

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Lo stile che piace ai potenti

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L’Atelier come un salotto

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L’eleganza di Litrico

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La mia linea - Angelo Litrico

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Franco, la continuità

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Ragazzi, che successo!

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Alfabeto del “su misura”

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La nuova generazione

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Dizionario sartoriale

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Rassegna stampa


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Collezione austro-ungarica

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La sartoria maschile va in scena

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Angelo Litrico

UN SICILIANO ALLA CONQUISTA DEL MONDO

Il guardaroba maschile è una di quelle invenzioni che sembrano aver raggiunto da sempre la perfezione. Quindi sono immutabili. Perfetta la giacca e i pantaloni. Quali tocchi di novità vuoi portare a una camicia o a un paletot? Di quanti millimetri puoi spostare il revers di uno smoking o le code di un tight? Ma ci sono persone nella storia della moda che sanno osare e andare avanti, sanno proporre di più pur restando nei canoni del bello. Angelo Litrico era uno di questi personaggi e il bel vestire su misura lo celebra per aver osato. Sarto e stilista, innovatore, perfetto press agent di se stesso, univa alla sapienza del taglio e alla disciplina del buon gusto classico anche una voglia di andare avanti che è assurta alle cronache non solo mondane, ma anche politiche. Non solo italiane ma anche mondiali. La sua moda è arrivata sui banchi dell'Onu indosso a uomini potentissimi, protagonista di uno degli episodi più noti della sua vita che ne vanta tanti. Per quello che riguarda le piccole e grandi rivoluzioni, è stato lui il primo a intuire che anche la moda maschile doveva sfilare. E l'ha mandata in passerella. Ha introdotto di nuovo il colore nell'armadio maschile, è stato un antesignano firmando per primo abiti di prêt-à-porter maschile con la Lebole. E forse può veramente vantare questo primato, a inventare il testimonial, donando e avvicinando a sè personaggi famosi che "portavano" la sua bravura per il mondo. I giornali gli hanno dedicato più articoli che a un re, i salotti mondani se lo sono conteso. Ha lasciato un fratello, Franco, che ha continuato la sua opera e ora ci sono i nipoti Luca, Fabio, Barbara e Francesca a portare avanti la bella griffe di famiglia. Angelo Litrico nacque a Catania. Era il 1927 quando venne al mondo in una famiglia numerosissima. Il papà era pescatore. Nelle biografie si racconta, il numero viene citato anche per sbalordire, della mamma che lavorava

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TITO

KRUSHEV

J. F. KENNEDY

A. LITRICO

PERON

S.A.R. UMBERTO di SAVOIA

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NIXON


nella manifattura tabacchi e che ebbe ventiquattro gravidanze. In realtà i bambini nati furono dodici, come fratelli e sorelle erano già un bel numero. Si dice della nonna che gli diede le prime mille lire con cui mantenersi a Roma. Roma. Infatti Angelo scalpitava, si sentiva artista già da piccolo. Sapeva fare tante cose e ci teneva a dimostrarlo. Smessi gli studi giovanissimo, a diciassette anni era già a lavorare da un sarto catanese. Ma la città gli stava stretta, approdò nella capitale. Prima in una sartoria in periferia. La sua fortuna viene proprio dalla sua larghezza di vedute, dalla sua voglia di emergere, e da una banale querelle per uno smoking. Il sarto presso il quale si era appoggiato era modesto, forse un po' ristretto di mente e così finirono per litigare. Proprio per un abito da sera. Angelo voleva andare ad una prima all'opera alla quale era stato invitato, lo smoking era di rigore e lui voleva cucirsene uno. Lo voleva fare in atelier, nelle ore fuori orario, ma all'artigiano non stava bene. "Chi lavora qui non cuce smoking", dichiarò senza mezze misure. E altrettanto deciso Angelo tagliò i ponti come li aveva tagliati con la Sicilia. Lo smoking era pronto, lo aveva cucito da un altro sarto, questa volta con bottega più in centro. In via Sicilia, vicino a via Veneto. Il nome della strada per lui era già tutto un programma. Era beneaugurale. Profumava delle sue zagare. Andava benissimo. L'abito da gala c'era e era anche parecchio bizzarro. La serata all'Opera era conquistata. E così anche il primo cliente altolocato. Fu Rossano Brazzi, attore famoso e uomo di classe, a notare nel foyer quel giovanotto vestito in modo diverso dagli altri. Gli chiese chi era il suo sarto. Saputo che lo aveva fatto per se stesso lo scelse, da quel giorno, anche come proprio maestro di stile. E Brazzi fu da allora ancora più elegante. Litrico aveva preso lavoro in quelli che si chiamavano "posti di banco", erano postazioni che i sarti affittavano a giovani che volevano imparare e nello stesso tempo crearsi una propria clientela. Angelo lavorava sodo. Brillavano i suoi occhi neri, quel ragazzo dalla carnagione olivastra e i capelli color corvo era simpatico a tutti. Lo definivano: un bravo giovanotto. Era espansivo, generoso. E nel 1959 era già famoso. La sartoria era passata a lui, i clienti di gran nome fioccavano. Era il 1951. Attori, diplomazia, uomini politici. La moda italiana andava per il mondo. Anche in Russia, nel 1957. Mosca era una delle mete. Perchè non fare una sfilata? Ma, pensò Angelo Litrico, come ci si poteva presentare in Russia senza un regalo? E perché non farlo all'uomo più potente? Chi? Nikita Krushev, ovvio. Le misure vennero prese a occhio su un giornale. Litrico consegnò in dono al Kremlino un cappotto. Ricevette in cambio una macchina fotografica,

Vittorio Gassman prova con Angelo Litrico

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Angelo Litrico

Domenico Modugno con Angelo Litrico Angelo Litrico con il Presidente Giovanni Leone

Roberto Falcao con Angelo Litrico

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ma la figlia e il genero del premier sovietico portarono al sarto anche le misure esatte di Krushev. Era fatta. Nikita chiese, in previsione di un viaggio negli Stati Uniti, un guardaroba completo. A rendere quel look totale era anche un bel paio di scarpe. Quelle, celeberrime, che lo statista sbattè sul tavolo dell'Onu durante una memorabile seduta. Nel 1959. Le scarpe, il guardaroba, niente dell'eleganza di Krushev era passato inosservato ai giornalisti. E dopo quelle scarpe battute sul tavolo tutto il mondo volle sapere chi ne era l'autore. E il globo intero lo seppe, perchè l'uomo politico raccontò che per favorire il "disgelo" aveva scelto come sarto un italiano. Ne parlarono giornali di ogni dove, in trentasette lingue. E' stato il primo a portare su una passerella solo abiti maschili, senza alcun modello da donna. E' stato il primo a siglare un contratto con la Lebole. Ha aperto la strada alla moda occidentale nel Paese del Sol Levante, per primo ha firmato un contratto con una azienda giapponese per produrre moda da uomo. E' stato geniale, come con Krushev, nell'offrire abiti, in amicizia, a grandi personaggi che poi sono diventati suoi clienti. Nell'atelier di via Sicilia, e ora in quello bellissimo di piazza Campitelli dove lavorano i nipoti Luca, Fabio, Francesca e Barbara, sono appese le foto con dedica di persone che hanno fatto la storia. Ci sono Eisenhower, a cui regalò un costosissimo cappotto di vigogna, Kennedy, Nixon, Re Hussein, Tito, Peron, Umberto di Savoia, McMillan. Ecco i presidenti italiani Gronchi e Leone. Ci sono artisti come Dorazio, Manzù, Carpi, Consagra, Caron, Verdirosi, Benaglia, Sinisca, Mastroianni che gli hanno fatto dediche sui quadri e sugli schizzi. Gli uomini di spettacolo non si contano: tra loro Richard Burton, Mastroianni, Nazzari, Gassman, Domenico Modugno, Carlo Dapporto, Maurizio Arena. Perfino il grande Emilio Schubert, couturier di dive, dichiarava che Litrico lo aveva reso elegante. La storia vuole che anche un grandissimo come Valentino abbia avuto a che fare con lui, iniziando la sua carriera proprio nell'atelier di Litrico. I musicisti che si sono affidati alle sue forbici sono tantissimi, tra loro Gelmetti, Schippers, Sinopoli. Christian Barbard è stato tra i suoi clienti e amici più affezionati, Angelo Litrico spesso gli ha portato bambini malati che il grande chirurgo, primo a fare un trapianto di cuore, ha poi operato a Cape Town. Angelo Litrico è morto il 13 marzo 1986. Come tutte le persone geniali lascia dietro di se rimpianti ma anche fama, e tanta voglia di continuare un nome glorioso. Per questo i nipoti, che gli somigliano come somigliano al padre Franco nella discrezione e nella gentilezza, nel talento e nella riservatezza, sono già all'opera.

Angelo Litrico con Christian Barnard e signora

Angelo Litrico con Giacomo Manzù

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LO STILE CHE PIACE AI POTENTI

Quali sono le grandi innovazioni che hanno reso così famoso Angelo Litrico? Cosa si legge sulle cronache dei giornali dal 1960 in poi sulla sua griffe? Da quel "posto di banco" in via Sicilia alla sartoria propria, dal primo smoking di seta visto da Rossano Brazzi e tanto desiderato da volerne uno uguale, fino alle passerelle e alle recensioni sui giornali c'è sempre una specie di sbalordito divertimento da parte dei giornalisti a raccontare la storia del sarto. Nel 1958 le cronache mondane riportano che Eleonora Rossi Drago ha subito l'ottava operazione al naso, che Gustavo di Svezia è stato nominato membro dell'Istituto Etrusco di Firenze e che Angelo Litrico ha mandato un cappotto al Generale de Gaulle e nello stesso anno gli stilisti puntano sulla moda a sacco; altri articoli titolano: “Un sarto italiano conquista Londra”. Chi è? Lui, sempre lui. Litrico. Si sfila a Roma con l'alta moda, ci sono Sarli, Maria Antonelli, Mingolini, Guggenheim a andare in scena nella capitale. E Litrico è lì, mentre c'è chi nelle stesse giornate presenta a Firenze come Simonetta, Marucelli, Capucci, Veneziani, Schubert, La Tessitrice. E' la scissione che poi porterà la gran sartoria definitivamente sotto il cupolone. Sempre nel 1958 scrive di Litrico anche Maurizio Costanzo, su L'Appennino e il sarto, dicono trafiletti e foto, va in Brasile con i suoi abiti. Brunetta Mateldi, celebre disegnatrice, gli invia lettere con su disegnate rose rosse e gli fa un mucchio di complimenti per i suoi modelli. Nel 1959 c'è una foto di un suo abito e la didascalia “ecco come dovrebbe vestire un giovane elegante”. A corredo di un articolo sui Teddy boys e sulla Gioventù bruciata, fenomeno del momento. Ma Litrico va. Va ovunque la sua voglia di esserci lo porti. Va ad esempio a sfilare su un transatlantico: si chiama Olympia. La moda italiana porta la sua passerella a bordo. E Litrico racconta così la sua linea: la silhouette è

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allungata, la giacca piuttosto lunga, le spalle dritte e di moderata ampiezza, i pantaloni sono dritti dal ginocchio in giù e quando sono da mattina hanno risvolti. E' il gennaio del 1958, anno di tanti eventi, uno resta indelebile nel mondo della lirica: la Callas abbandona il palcoscenico al primo atto della Norma. C'erano Giovanni Gronchi e donna Carla, Andreotti, diplomazia, politica, gente d'arte quando il soprano mollò lì l'opera. Il gossip riporta che Schubert sfavillava in un originale smoking di seta grigia concepito dal suo amico e sarto Angelo Litrico. Belinda Lee flirta con il principe Filippo Orsini, sposatissimo, ed è scandalo. Intanto Angelo manda un bel panciotto a McMillan. E' il 1960 e il sarto lancia la linea Sportsman, chiaro c'erano le Olimpiadi a Roma e nessuno meglio di lui, scaltro e geniale, poteva cogliere al volo l'occasione di legare una collezione all'evento mondiale. Così descrive a Sandro Morriconi de Il “Corriere del giorno” l'uomo a cui la dedica: "Lo sportivo del 1960 non è più quello di una volta. L'apparenza robusta, diciamo pure pesante dell'uomo sportivo di un tempo è del tutto superata. Per intenderci la mia nuova linea non fa Mister Muscolo. Ho preso ad esempio e modello la statua del Discobolo. In essa tutta la bellezza del corpo umano appare contenuta e superba". Come ci vedeva lungo. Quindi la larghezza delle spalle, dichiara, non supera la linea naturale. Nello stesso anno partecipava ad una sfilata con Sarli e Valentino. E ancora sulle cronache del tempo il titolo diceva: "Dalle giacche da uomo sono scomparsi i bottoni". Era sempre lui che gettava scompiglio nelle calme acque della moda maschile. Che per altro aveva altri grandi protagonisti, tra cui Brioni, Caraceni, Datti, poi ci sono stati Piattelli, Palazzi e tanti altri nomi che hanno segnato gli inizi del Made in Italy. Insomma le giacche avevano perso uno dei decori-accessorio fondamentali che diven-

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tavano coperti dal tessuto e quindi invisibili; è solo una delle tante “inversioni” che Litrico portò sulle pedane. Il sarto riceve lettere e cartoline, dediche, quadri, schizzi. Gli scrive Fernanda Gattinoni, lo inondano pittori e scultori. E nelle foto si vede sempre sorridente, uomo di mondo e di society. Passano gli anni tra allori, sfilate, mondanità, personaggi sempre più importanti. E' il 1981. L'alta moda romana, stupisce leggerlo, era già in crisi. Nanda Calandri su “Il Messaggero” scrive: “si pensa all'estate, ma i grossi nomi dove sono finiti?” Già allora. Intanto lui, Litrico rivolge le sue attenzioni al guardaroba di un Papa. Sul Soglio Pontificio c’era già Giovanni Paolo II. Per il Papa viaggiatore il sarto che non si ferma mai e ne inventa di tutti i colori, idea una mantella-soprabito da elicottero. Per le passeggiate in Vaticano vede bene una giacca in lana rossa e bianca su abito immacolato. Nel 1985 la moda di Valentino trionfa e Litrico presenta, dice Derna Querel, "lino materizzato color argenteo, lanette leggere, fantasiosi blouson, mantelli bianchi da sera su impeccabili smoking di taglio insolito". Nel 1986 Angelo Litrico se ne va. Restano i suoi vestiti eleganti, qualche volta stravaganti, realizzati da mani abilissime in una vera sartoria. L'abilità dei sarti italiani che è nota nel mondo, tutto questo e molto di più riunisce in se questo artigiano che ha guardato avanti. E' stato modernissimo nella concezione della moda e nel saper gestire comunicazione e immagine: ma senza il talento e la perfezione sartoriale tutto ciò sarebbe stato niente. Restano gli abiti, il taglio, i punti dati a mano su tessuti pregiatissimi. Restano e vanno avanti con il nome e con i giovani nipoti che lo porteranno per altri continenti. Su altri personaggi, con ancora l’amore per la sartoria che è storia tutta italiana.

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Lettera Krushev

A. Litrico sulla Piazza Rossa

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Lo sportsware in volo

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Una sfilata di Angelo Litrico nellÂ’Unione Sovietica

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Nel salotto Litrico si riconoscono Nino Manfredi e Luciano Salce

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L’ATELIER COME UN SALOTTO Renato Rascel con Angelo Litrico

Lasciato alle spalle il periodo bellico, nel decennio successivo il nostro Paese sentiva voglia di spensieratezza anche grazie allo sviluppo economico dovuto alla ricostruzione. Era la fine degli anni '50; in quel periodo impazzava tra i giovani la Vespa, simbolo di libertà nato da un idea geniale di Enrico Piaggio per chi non poteva permettersi un'automobile. La Capitale era teatro di tantissimi set cinematografici e le piazze offrivano ai registi uno scenario perfetto. Nasceva Hollywood sul Tevere. Nella notte di Ferragosto del 1958 un fotografo a caccia di notizie arrivava allo scontro fisico con alcuni personaggi: è l'inizio della "Dolce vita" che poi verrà immortalata da Federico Fellini nel suo film più celebre; da quel momento la Capitale entrava nell'immaginario collettivo e Via Veneto era il salotto "buono" dove intellettuali, artisti, aspiranti attori e registi avevano la possibilità di incontrarsi e scovare buone possibilità di lavoro. Tante erano le strade e le piazze di Roma frequentate da personaggi famosi o che lo sarebbero diventati negli anni successivi; al Caffè Greco si potevano incontrare Ungaretti e Vitaliano Brancati; il caffè Strega era il regno di Guttuso e della sua corte di amici e ammiratori; ai tavoli di Rosati facevano l'alba Pannunzio, Moravia e Calvino. Via Veneto era invece, come diceva Ennio Flaiano, una spiaggia in città, con la sua fila di ombrelloni e i tavolini all'aperto. Tra i tanti volti sconosciuti non era difficile notare personaggi famosi come la vulcanica Linda Christian, Soraya, Elizabeth Taylor, Gina Lollobrigida o Sofia Loren alle sue prime uscite con il suo pigmalione, Carlo Ponti. Allora come oggi alcuni "grandi" aprivano i loro salotti a pochi, selezionatissimi amici; uno di questi era sicuramente il sarto siciliano Angelo Litrico. La notorietà raggiunta da Angelo in quel periodo era tale che nel suo ate-

Aldo Fabrizi con Nino Manfredi

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lier si davano appuntamento tutti i personaggi del momento: era facile incontrare Anna Magnani, icona del neorealismo grazie alla pellicola “Roma città aperta” e al geniale regista Roberto Rossellini che aveva saputo riconoscerne l’innato talento trasformandola in una diva. Erano anni di intenso fervore creativo per Angelo, che portava una ventata nuova nel guardaroba maschile, ma lo erano anche per i suoi amici artisti come il grande Aldo Fabrizi che strizzava l’occhio alla televisione; Nino Manfredi, che dopo anni di indiscusso successo come attore, affrontava la sua prima importante regia con il film “Per grazie ricevuta” accanto a Mariangela Melato; come Luciano Salce, come Ugo Tognazzi, attore “a tutto tondo” capace di spaziare su qualunque registro, che si accingeva ad interpretare ruoli evitati come la peste dai suoi celebri colleghi. Ma la lista delle celebrità che frequentavano l’ateliersalotto di Angelo Litrico sembra non finire mai: da Vittorio Gassman a Omar Sharif, da Domenico Modugno a Silvana Pampanini, da Giacomo Manzù a Carlo Dapporto, da Renato Rascel a Raffaella Carrà, dalle sorelle Kessler a Anna Maria Ferrero, da Christian Barnard a Giulio Andreotti. Qualche volta Angelo amava ricevere anche nella serena quiete della sua tenuta di Zagarolo dove faceva gli onori di casa mamma Annunziata. Là era spesso ospite Ursula Andress. Ma l’atelier certamente restava come l’impagabile nicchia dove fervevano le idee. Chissà quante discussioni, quante nuove intuizioni sono nate ed hanno preso forma tra spilli, forbici e rotoli di stoffe preziose che Angelo sceglieva con cura amorevole in ogni angolo del mondo... Insomma, dovendo inventare uno slogan per il salotto Litrico, “Il coraggio di osare” sarebbe calzato a pennello, visto l’entusiasmo, la creatività e soprattutto l’ambizione di raccontare qualcosa di nuovo, nella moda come piuttosto nel cinema o nell’arte che univa in un solo comune denominatore i frequentatori del salotto-atelier. Dopo la morte di Angelo, il fratello Franco ha continuato sulla scia di una tradizione che non era solo eleganza nella più alta accezione del termine, ma anche “savoir vivre” e piacere di ricevere, arricchendo di una carrellata di personaggi l’album di famiglia. Volti importanti, volti prestigiosi, volti significativi, clienti ed amici del mondo della politica, dell’arte, del cinema che papà Franco ha lasciato come eredità preziosa ai figli Luca, Barbara, Francesca e Fabio, che oggi proseguono il cammino tracciato da Angelo Litrico con la stessa determinazione, lo stesso entusiasmo, con lo stesso inconfondibile stile.

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Angelo Litrico con Papa Paolo VI

Angelo Litrico con Alice e Hellen Kessler

Annunziata Litrico con Ursula Andress

Raffaella CarrĂ con Angelo Litrico

Renato Balestra, Carosi, un amico, Angelo Litrico, P.ssa Caracciolo

Giulio Andreotti con Angelo Litrico

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Angelo Litrico e Emilio Schubert


La magia delle passerelle

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Marlene Dietrich

Virna Lisi

Silvana Pampanini

Anna Maria Ferrero

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Franco Zeffirelli con Angelo Litrico

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Atmosfera da Dolce Vita con Anna Magnani

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L’ELEGANZA DI LITRICO

"Buon gusto più eleganza, più eleganza, più cuore siciliano, più sorriso e sorriso e sorriso", così gli scriveva Carmen Miranda. Queste erano le parole per elogiare un sarto e un amico. Ma quali erano i suggerimenti, allora, che Angelo Litrico dava ai fans e ai clienti? Leggiamo su una nota che otto tipi di accessorio consentono l'utilizzo di un abito in otto circostanze differenti. La prima di carattere sportivo, l'altra per ufficio o passeggio,la terza per cocktail o impegni. "Sono convinto che un abito possa servire per più momenti. Vorremmo che un uomo potesse avere un abito per ogni occasione. Dato che le occasioni importanti sono almeno una dozzina, ne consegue che ogni uomo dovrebbe possedere almeno una dozzina di vestiti". Ecco gli abiti per le dodici occasioni. Il trattatello di Litrico, che come si vede, si riferisce a un tempo lontano da quello di oggi snocciola vestiti e accessori. È interessante notare come si viveva allora, quanta differenza c'è con oggi. Dunque l'elenco del sarto di Catania dice che servono almeno: 1) abito a un petto tre bottoni 2) abito per sport a due pezzi, giacca a un petto tre bottoni 3) abito da viaggio un petto tre bottoni 4) abito per pomeriggio due petti due bottoni 5) abito per cocktail un petto un bottone, risvolti a lancia 6) abito da sera smoking in varie fogge 7) abito da sera frack classico 8) abito da cerimonia tight 9) abito mezza cerimonia giacca scura pantaloni chiari 10) abito per mare due pezzi giacca blu pantaloni chiari 11) abito per sport preferito: golf, tennis, bocce ecc 12) abito per tutte le ore. Dodici abiti sono tanti, difficile che un uomo oggi, per quanto impegnato e arrivato, li possieda tutti. Certo allo-

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ra era il tempo in cui ci si poteva permettere il lusso di tornare a casa e di sostituire la toilette da pomeriggio con quella da sera. Tutto è cambiato. C'è di nuovo, da parecchio tempo a questa parte, che il prêt-à-porter, di cui Litrico è stato un antesignano, ha in molti casi preso il posto del su misura. Gli stilisti sono arrivati alla grande nel settore. Armani con le sue giacche destrutturate, Versace con il nero che impone la sua grinta e fa diventare ogni uomo un “man in black” misterioso. Ferrè con i suoi giochi di raffinatezza, Prada ultimamente con l'aria finta dimessa e uno stile che non si confonde. Gucci, Fendi, tanti altri vendono nelle boutique sparse in tutto il mondo moda italiana che fa parlare e ci colloca tra i primi come produttori e esportatori. Sono italiane le migliori industrie del settore, vengono a produrre nelle nostre fabbriche le più celebri griffe del mondo. Nascono in casa nostra tessuti che raggiungono incredibili livelli di raffinatezza. C’è in Italia, a Firenze, il più prestigioso salone di moda maschile del mondo: Pitti Immagine Uomo. Ma... C'è un ma gigantesco. Il vero elegantone veste in sartoria. Amano il su misura anche sarti come Valentino, lo adorano tutti quelli che apprezzano il valore di una giacca e un pantalone che sta sul corpo come una seconda pelle. Perché la grande differenza tra il confezionato e l'artigianale sta proprio in quella dimensione umana, non solo del rapporto con l'atelier e con chi ci lavora. Ma soprattutto con il proprio corpo. Un corpo che non deve fingere di essere altro e perciò adattarsi a quello che è stato pensato magari per un modello bello, giovane e altissimo. La sartoria aiuta a essere se stessi, fa sentire bene nei propri panni. Il tessuto viene scelto tra i tanti che il sarto a sua volta ha già selezionato tra i grandi produttori italiani, inglesi, francesi. Poi c'è il rito delle misure, c'è la mano del sarto che sfiora la figura per conoscerla meglio quando taglierà la stoffa. E siamo alla prima prova. Sempre un minimo di emozione per quel momento in cui l'opera del sarto si confronta con chi gli ha commissionato l'abito. Un'altra prova, i ritocchi. Lo sguardo alle asole fatte ad hoc per aprirsi, come eleganza vera comanda. E via il vestito è pronto. Pronto per una vita. Lo sa chi riesce a mantenere le stesse misure, chi può rimettere un vestito facendogli apportare solo qualche minimo ritocco. Il suo vestito. E quello di un sarto come Litrico.

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Gli applausi finali di uno show

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La mia linea A) Silhouette generale molto allungata. B) Giacca piuttosto lunga. C) Spalle piuttosto diritte e di moderata ampiezza. D) Maniche non più affusolate dal gomito in giù, ma comode e diritte E) Risvolti a lancia negli abiti da città. F) Davanti notevolmente aperti G) Pantaloni diritti dal ginocchio in giù e con risvolto per sport e mattina. Angelo Litrico 45



Angelo Litrico, negli ultimi anni della sua vita immaginò questi abiti per il Papa “globetrotter”

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Sul palco dellÂ’Ariston di Sanremo - Il Premio Nobel Renato Dulbecco, in Litrico, con Laetizia Casta e Fabio Fazio

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FRANCO, LA CONTINUITÀ Omar Sharif con Franco Litrico

La filosofia della moda Litrico dopo la scomparsa, nella primavera del 1986, del geniale Angelo che nel campo dello stile maschile aveva fatto tanto rumore, prosegue nella tradizione per mezzo dei suoi fratelli Franco e Giusi, che fin da giovanissimi lo avevano seguito nel suo lavoro. L’incontro di Franco con l’universo della sartoria fu sugellato da un aneddoto ben preciso. Durante una delle tante presentazioni dei modelli della Casa, un indossatore non si presentò e dopo attimi di panico in backstage la scelta cadde su Franco che aveva le stesse misure del modello indisciplinato. Da quel momento la silhouette di Litrico Junior rappresentò la sartoria e Franco calcò i migliori palcoscenici del su-misura maschile di quegli anni. Ma, nonostante i numerosi impegni nelle passerelle di tutto il mondo, giorno dopo giorno, stando a contatto con i tessuti, ago, filo e forbici iniziò il suo apprendistato anche nella parte sartoriale, respirando nel laboratorio quella energia creativa che da sempre contraddistingueva la casa di moda siciliana. “Un abito Litrico - diceva Franco - non si ispira mai alla strategia consumistica, ma è destinato a durare nel tempo, grazie alla mano d’opera e alle migliaia di punti, quasi tutti dati a mano, perchè l’80 % del lavoro realizzato su un vestito è sempre nascosto. È importantissima la scelta dei tessuti, necessariamente esclusivi, filati apposta per noi. E poi siamo sempre disponibili a soddisfare le richieste particolari del cliente, anche quelle che a prima vista possono sembrare delle piccole eccentricità e che invece sono delle esigenze o delle gratificazioni importantissime per chi si rivolge a noi”. Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dell’ultimo decennio del XX secolo Franco e Giusi siglarono un raffinato guar-

Il Senatore Giulio Andreotti con Franco Litrico

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daroba maschile; nello stesso tempo acquisirono il marchio “Clara Centinaro”. L’universo femminile entrò quindi per la prima volta nella sartoria catanese. Dopo breve tempo Franco prese da solo il timone dell’azienda disegnando superbe creazioni d’alta moda che ben presto vennero trasformate anche in prêt-à-porter e commercializzate in tutto il mondo. Franco, infatti, aveva subito intuito che le nuove generazioni avevano esigenze diverse e il ritmo incalzante e frenetico dei nuovi manager rampanti, che passano con assoluta nonchalance da un meeting di lavoro ad una colazione o ad una soirée mondana, andava assecondato con abiti eleganti, curati nei dettagli pur non essendo sartoriali. In quel periodo le passerelle maschili di Milano Collezioni e di Pitti Uomo a Firenze pullulavano di indossatori palestrati che ostentavano giacche con spalle giganti che esaltavano le loro forme. Erano gli anni d’oro del Made in Italy, con Valentino, Armani, Ferrè, Versace che divennero in breve i nuovi ambasciatori dello stile italiano nel mondo. Intanto le sartorie lavoravano chilometri di soffici cachemire e morbidi tweed e i maghi dell’ago cucivano sapientemente abiti per chi sentiva l’esigenza di un’eleganza personalizzata. Anche Franco continuava nella tradizione di famiglia coccolando la sua nuova clientela formata da politici come Giulio Andreotti ed Emilio Colombo. Il mondo dello spettacolo era rappresentato da Omar Sharif, Raul Bova, Domenico e Massimo Modugno, mentre tra gli sportivi diventò cliente affezionato il tennista Bjorn Borg e non mancò neppure uno scienziato: il Premio Nobel Renato Dulbecco. Seguendo le orme del fratello Angelo, Franco Litrico iniziò a inviare abiti disegnati appositamente ad alcuni Capi di Stato in occasioni importanti. L’episodio più clamoroso fu quello che riguardò Michail Gorbaciov. Era l’anno 1987 e la Maison Litrico inviò all’ambasciata dell’ex Unione Sovietica un intero guardaroba da consegnare al Capo di Stato. Il Premier avrebbe dovuto indossare gli abiti durante l’incontro con Ronald Reagan a Washington, in occasione della firma dell’accordo che riduceva l’impiego dei missili delle super potenze. Quando Franco Litrico, non avendo ricevuto risposta chiese notizie, gli fu detto che degli abiti non c’era nessuna traccia. Peccato. Gorbaciov non aveva neanche potuto ammirare quei capolavori sartoriali che arrivavano da Roma. Si erano probabilmente persi nei meandri dell’ambasciata.

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Franco Litrico sfila a bordo di un aereo

Franco Litrico in prova

Franco Litrico saluta Domenico Modugno

Franco Litrico con i colleghi Accademici Vito Panetta, Mario Napolitano, Sebastiano Di Rienzo Franco Litrico acclamato dai modelli

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Franco Litrico in passerella

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“Donna sotto le stelle” Da sinistra una modella, Marina Suma e Giusi Litrico

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“Donna sotto le stelle” Da sinistra un modello, Franco Litrico e Massimo Modugno

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Franco Litrico con i ragazzi

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RAGAZZI, CHE SUCCESSO!

Le cronache dell’epoca ci segnalano che uno dei primi tra i primi indossatori di Litrico è stato Angelo Negri, una figura dai lineamenti mediterranei. Negli anni ‘50 i ragazzi andavano in pedana in maniera naturale senza ondeggiare ma nemmeno correre alla bersagliera. Altrimenti chi doveva notare il vestito e eventualmente ordinarlo non sarebbe riuscito ad ammirarlo. I modelli dovevano essere eleganti senza eccedere nell’esibizionismo; un uomo non aveva certo bisogno di farsi notare anche se desiderava vestirsi con più libertà; l’abito rappresentava un modo di esprimere la propria personalità, visto che si usciva dalla caduta delle dittature e si ritrovava il gusto della vita. Subito dopo sarà la volta dei modelli hippy e anticonformisti come lo erano i giovani post-sessantottini. La carrellata prosegue con l’alternarsi di uomini iper eleganti interpretati da modelli come Dario Comessi, Corrado Monteforte e Olindo. Agli inizi degli anni ‘80 è l’avvento dei ragazzoni americani che per la prima volta sbarcano sulle passerelle del nostro paese. Sono i tempi d’oro del Made in Italy e gli ambasciatori dello stile sono Armani, Valentino, Versace e Ferrè; ma per questi giovani fare gli indossatori era solo una parentesi della vita. Alcuni di loro approdavano in pedana per caso o per volere del destino. Spiccavano il volo verso gli show internazionali, magari con l’idea di pagarsi l’università o solo per mettere da parte il gruzzoletto per le vacanze. Sui capi che indossavano sono stati scritti fiumi d’inchiostro. Intanto nella capitale c’era un nutrito gruppo di indossatori che facevano perdere la testa alle signore delle prime file; avevano una forte personalità e sapevano interpretare con classe un abito. Arrivavano dalla Tuscolana, Prenestina, Eur, Magliana, Parioli, Aurelia, Ostia. Tra i

Brando Giorgi

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Jonis Bascir

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nomi ricordiamo: Carlo Uberti, Massimo Gradini, Alessandro Mazzini, Fulvio Valente, Enzo Gudia, Lino Bonanni, Michele Fio. E poi troviamo Stefano Scioscia, Fabio De Chiaro, Jonis Bascir, Roberto Morbinati, Paolo Lombardi, Brando Giorgi e Marco Vricella. Vivevano in un turbinio di sfilate, servizi fotografici, appuntamenti, viaggi. Dopo aver calcato chilometri di passerella oggi hanno abbandonato la pedana diventando liberi professionisti come: medici, poliziotti, assicuratori, architetti, infermieri specializzati, dirigenti postali. Qualcuno ha intrapreso la strada del cinema e della TV, altri hanno preferito rimanere nell’ambiente della moda organizzando sfilate, ma certo tutti ricordano con nostalgia quei momenti magici sotto ai riflettori. Da sempre i modelli in passerella si rinnovano velocemente; oggi un piccolo esercito di nuovi belloni avanza sempre di più sulla scena della vanità al maschile; hanno fisici scultorei quasi a renderli oggetto del desiderio dell’universo femminile. Ecco allora i modelli capitolini che ancora una volta trovano la loro massima espressione nelle performances della Maison Litrico: il tenebroso Daniele Abbafati, dai lineamenti forti e decisi; Fabrizio Lisi, dal corpo palestrato, ricoperto di tatuaggi e con i capelli rasati, vera espressione della mascolinità dei nostri giorni; Armando Legrottaglie, invece, senz’altro l’uomo ideale: occhi azzurri, labbra carnose, capelli biondi e spettinati, incarna il mito dal moderno principe azzurro.

Steve Lachance

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asola, ago bottone centimetro, colletto ditale eleganza filo, fettuccia, fodera gesso, gessato haute couture impuntura lampo, lana manica notes orlo pinces, polsino quaderno per le misure revers, risvolto spilli, seta telina, tasca uniforme vigogna zagana


LA NUOVA GENERAZIONE In questi tempi di grande dinamismo la nuova generazione della Maison Litrico è ancora una volta in ascesa. Il primogenito di Franco, Luca, è il vero continuatore della dinastia e ne ha indubbiamente ereditato il talento e la creatività. La filosofia che contraddistingue questo figlio d’arte è innanzitutto, insieme alla capacità manageriale, una grande coerenza, soprattutto per quanto riguarda la linea di continuità che unisce il passato al futuro della Maison. In un mercato sempre più invaso da prodotti poco qualitativi, la storica “griffe” maschile si rivolge con il suo prêt-à-couture ad un nuovo pubblico di giovani raffinati che amano abiti dal taglio sartoriale. Fin da bambino Luca, attuale “timoniere” della sartoria, ha respirato aria di laboratorio. Durante le sfilate, già dall’età di otto anni accompagnava, mascotte dei lavoranti, i dipendenti su e giù tra il laboratorio di Via Sicilia e l’Hotel Excelsior, dove in genere avvenivano le sfilate, trascinando gli stand carichi di abiti da giorno, smoking, frack. Dopo gli studi, la passione per il mondo della moda lo attrae inevitabilmente quasi che tessuti e cartamodelli facessero parte del suo DNA. Ma papà Franco, uomo rigoroso, pretende da lui il massimo e non concede sconti: dovrà partire dall’apprendistato. Lo affianca quindi nelle prove con i clienti passandogli spilli, centimetro e gesso; nella campionatura dei tessuti e poi nella gestione aziendale. Diventa fin da giovanissimo il suo braccio destro e rappresenta la Maison all’estero. Ma chi è oggi l’uomo elegante per Luca Litrico? È un uomo che osa disinvoltamente stravolgere un blazer abbinando alla giacca blu il pantalone grigio in “denim” o

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accostando allo stesso pantalone jeans una giacca con le code tipo tight; che deve avere nel proprio armadio capi intercambiabili da mischiare sapientemente per essere elegante durante tutto l’arco della giornata. Abiti adatti ad ogni esigenza ma non solo, anche studiati nelle forme e nei tessuti in modo da potersi adattare ai diversi stili di vita del mondo, in una società in cui in poche ore si arriva da un capo all’altro del pianeta, con climi e costumi differenti; l’uomo contemporaneo deve poter disporre di capi speciali, di ottima manifattura e dai tessuti pregiati ma moderni e confortevoli. È questo lo stile di Luca Litrico che cambia, si rinnova e si adatta ai continui cambiamenti della società che percorre a ritmo accelerato il grande viale della storia, ma dove, protagonista assoluto continua ad essere l’uomo con la sua assidua ricerca di particolari che fanno la differenza. I nuovi clienti della sartoria sono oggi politici in ascesa, campioni dello sport, imprenditori nazionali ed internazionali, liberi professionisti, chiunque voglia sentirsi veramente unico nel vestire con classe ed eleganza. Ma le attività della Litrico non si fermano qui: da molti anni infatti arrivano anche richieste di consulenze tecnicostilistiche per la realizzazione di collezioni varie e per lo studio e la produzione di uniformi per il personale di prestigiosi grandi alberghi, linee aeree e grandi aziende. In un’atmosfera in bilico tra passato e futuro si studiano i campionari che andranno poi trasformati in prêt-à-porter e commercializzati in tutto il mondo, soprattutto negli stati che amano la tradizione del nostro paese come il Giappone e la Russia. Oggi Luca Litrico offre infatti, così come faceva lo zio Angelo ed il padre Franco, il servizio di Alta Sartoria Maschile su misura a domicilio in tutto il mondo.

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Abiti Vintage appartenuti, da sinistra, ai Capi di Stato Tito, John F. Kennedy e Peron

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Dizionario sartoriale Camicia

Nel secolo XII già si parla di camicie di lino a proposito di Carlo Magno, il termine viene usato per indicare indumenti simili a corte tuniche da indossare sotto altri capi di abbigliamento. Camicie in tessuto appaiono nelle pitture del 300 e del 400; a metà del 600 la moda impone di mostrare la camicia che diventerà ornamento con buffi e pizzi. E nell 800 il colletto viene inamidato.

Velluto

Dal latino Vellus , esistono vari tipi di velluti: in seta, cotone e lana a coste larghe e strette. Con questo tessuto si possono realizzare: giacche, pantaloni, baveri e panciotti.

Gilet

Indumento che si indossa sotto la giacca, di tradizione maschile. Molto spesso viene realizzato in seta o con tessuti broccati. Questo capo tra la fine degli anni 70 e la fine degli anni 80 è stato introdotto anche nel guardaroba femminile.

Gessato

Ne esistono un infinità, il più gettonato senz altro è quello grigio o blu a righe sottili molto usato dai politici, dal mondo dell imprenditoria e anche dalla diplomazia; si porta soprattutto di pomeriggio.

Smoking

Abito per cerimonia o ballo. Lo introdusse nel 1875 Lord Sutherland. Dopo quasi un secolo fu indossato anche dalle donne come abito da sera.


Cappotto

Nome generico usato ancora oggi che indica un soprabito pesante piuttosto lungo portato da uomini e donne durante l inverno.

Cravatta

Si dice che venisse usata dai legionari per difendersi dal freddo. Striscia in stoffa da annodarsi attorno al collo della camicia. Sotto Luigi XIV in uso nel reggimento dei cavalieri detto Croato dai quali prese il nome. In quegli anni i croati erano chiamati cravates .

Spalla

Parte della giacca che poggia sulla scapola può essere cucita in vari modi. Gli affezionati del su misura prediligono la spalla napoletana che è leggermente insellata. Inoltre troviamo la spalla dritta o quella scesa cioè senza imbottitura.

Frack

Lo troviamo nella storia del costume fin dal 700 ma diventa in nero solo nel secolo successivo con falde più o meno lunghe, risvolti in seta nera.

Tight

Si diffonde in Italia alla fine del XIX secolo. Giacca a code, generalmente in panno nero, pantaloni a righe e panciotto.

Pantalone

Sinonimo di calzone. Di origine antichissima. A Londra esiste un museo dei pantaloni: ne sono esposti circa 400 paia appartenuti a personaggi illustri come Byron, Darwin e Wellington.


IIOEOIIOAO I-








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Sabato 12 Marzo 2011

UN PROFESSIONISTA AL GIORNO

La vita, la carriera e le passioni di Luca Litrico, amministratore unico di Litrico Alta Moda

Ago e filo da tre generazioni Il sarto del nuovo millennio? Deve applicare le tecnologie per comunicare e crescere con i clienti di tutto il mondo

Q

nome

Luca Litrico nato a

Roma il

12 febbraio 1971 professione

amministratore unico Litrico Alta Moda

DI

CARLO ARCARI

uando si nasce in una casa di alta moda, sempre piena di tessuti, manichini, modelli e clienti vip, fare il sarto diventa una scelta naturale. «Dopo la maturità classica mi ero iscritto a giurisprudenza, ma con scarsi risultati», conferma Luca Litrico, 40 anni appena compiuti, impegnato a portare avanti l’omonimo marchio di famiglia specializzato in sartoria maschile. «Il nostro nome è diventato famoso come portabandiera del made in Italy negli anni della Dolce Vita, a cavallo degli anni 50-60 quando mio zio Angelo vestì tutti i grandi, da Krusciov a Kennedy e organizzò per primo i défilé maschili abbinando i modelli da uomo con i capi femminili». Luca ha iniziato presto a lavorare in sartoria con suo padre Franco, fratello di Angelo, prima durante le vacanze estive, poi a tempo pieno. Nel 1995, chiamato al servizio militare nei Granatieri di Sardegna, decise di rimanere tre anni come ufficiale. «È stata un’esperienza formativa che mi ha insegnato tante cose», dice. «Dopo il congedo nel 1998 e uno stage alla Luiss sullo sviluppo imprenditoriale e il marketing delle piccole imprese ho iniziato a lavorare sul serio». Entrato in azienda, che era ed è una piccola sartoria artigiana con sette dipendenti fissi oltre a una decina di collaboratori esterni, si è occupato di marketing, curando i clienti internazionali, soprattutto americani, poi lo studio delle collezioni e l’amministrazione. «Nel 2004, dopo la scomparsa di mio padre, bisognava gestire il passaggio generazionale che nelle aziende artigiane è sempre delicato e difficile, ma con l’aiuto di mio fratello Fabio e soprattutto dei clienti che ci hanno confermato tutta la loro fiducia, ce l’abbiamo fatta», afferma Litrico. «Ago, filo, forbici e metro, restano i principali strumenti del nostro mestiere, ma un sarto nel Terzo millennio si deve aggiornare e attrezzare anche con le nuove tecnologie per tenere i rapporti con clienti che stanno in tutto il mondo». La scelta fondamentale del nuovo corso di Litrico è stata tornare due anni fa nella sede originaria dell’azienda romana, in via Sicilia, vicino a via Veneto, con un atelier-boutique che fa convivere le due anime della maison. «Da un lato c’è quella sartoriale e dall’altro quella più commerciale rappresentata dalle nostre linee di prêt-à-porter che vendiamo soprattutto in Giappone», osserva. Oltre a guidare la sartoria, Litrico è presidente di Cna Federmoda Roma, membro del consiglio nazionale dell’Accademia nazionale dei sartori e membro della Camera nazionale della moda italiana. Il suo stile è «all’antica». «Vesto sempre con giacca, camicia e cravatta», spiega, «non mi si vedrà mai con dei jeans strappati o a vita bassa, quando ne ho voglia ed è il caso indosso i miei Levi’s 501 che sono uno dei capi più classici che esistono con le mie brave sneakers. Quando vesto normalmente invece calzo le nostre scarpe, che vengono prodotte per noi su disegno da un artigiano di Bologna, fatte ovviamente a mano». L’azienda, infatti, produce anche una linea di calzature fin dai tempi di Krusciov, quando Angelo Litrico gli confezionò il guardaroba per andare all’Onu dove per farsi ascoltare bene dal mondo pestò ripetutamente sul banco una delle sue scarpe made in Litrico. Un gesto clamoroso, passato alla storia. La sua automobile oggi è una Volkswagen Polo, ma in passato ha avuto anche vetture più grandi quali Mercedes e Rover. «Per lo sport ho poco tempo, ma appena posso pratico attività subacquea e l’equitazione, oppure pallacanestro (d’estate in vacanza) e nuoto a tarda sera nei giorni feriali; monto a cavallo dal 1998 (sella inglese) e mi piace molto fare trekking nel Parco di Veio nella zona Etrusca a nord di Roma. Per quanto riguarda le immersioni, se riesco vado nel Mar Rosso, ma amo molto il mare della Toscana, il Giglio, Giannutri e la Sardegna d’estate». La sua colonna sonora è decisamente molto rock, dai Pink Floyd ai Led Zeppelin, dai Metallica ai Doors. Ascolta anche gli italiani naturalmente, da Ligabue a Elisa: «Tutti quelli che hanno una bella voce», ma non riesce più ad andare ai concerti, l’ultimo è stato quello dei Dire Straits negli anni 90 a Roma. «In cucina sono molto romano e resto legato ai piatti della tradizione, ma apprezzo il cibo giapponese. Cucino anche per gli amici, cosa che mi diverte, ma mia moglie non apprezza. Soprattutto le grigliate di carne e pesce sono quelle che mi riescono meglio». Vini preferiti: Brunello di Montalcino per i rossi, Vermentino di Sardegna per i bianchi. I suoi oggetti personali comprendono un orologio Piaget extrapiatto (ricordo di suo padre) che mette sempre e un telefonino BlackBerry Bold 9700. «Ho una passione per la pittura perché mia moglie dipinge. Con lei vado spesso per mostre d’arte e quando vediamo le opere di un artista che ci emozionano ne compriamo una per la nostra collezione. L’ultimo acquisto è un quadro di Jean Calogero, che era di origini siciliane come me. A casa l’abbiamo messo vicino a un altro artista siciliano, il maestro Carmelo Muscuso che ho ereditato da mio padre e che amo per i suoi scorci marini». © Riproduzione riservata

Lo stile

La mia divisa è Litrico. Quando è il caso metto i miei Levi’s 501, uno dei capi più classici che esistono

Lo sport

Faccio immersioni e vado a cavallo, ma amo anche il trekking nel Parco di Veio

La musica

La mia preferita è decisamente rock: dai Pink Floyd ai Led Zeppelin, dai Metallica ai Doors. Tra gli italiani scelgo Ligabue ed Elisa

L’arte

Condivido con mia moglie (che dipinge) la passione per la pittura. L’ultimo quadro acquistato q è firmato da Jean Calogero, pittore di origini siciliane d

L’auto

Ho una Volkswagen Polo (nella foto), ma ha avuto anche vetture più grandi come Mercedes e Rover






MILANO+PARIS+FIRENZEMENCOLLECTIONSAUTUMNWINTER2012.13

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news

LITRICO TAILOR’S ARCHIVE - THE DREAM OF A LIFETIME ARCHIVIO SARTORIA LITRICO - IL SOGNO DI UNA VITA Newspapers cut-outs, old photos, yellowed pa-

Ritagli tratti da giornali, vecchie fotografie, fogli ormai

pers covered in notes and sketches, drawings and

ingialliti riempiti di note e schizzi, bozzetti e figurini dai

figures in bright colours, as appealing as ever. It’s

colori brillanti, accattivanti più che mai. Sembra quasi

almost like browsing through the pages of an old

di sfogliare le pagine di un grande album di ricordi,

scrapbook of memories, a diary telling of a past life

un diario che racconta una vita vissuta all’insegna

filled with all-Italian creativity and excellence. His

della creatività ed eccellenza tutta italiana. Si chia-

name was Angelo Litrico, a son of Sicily all heart,

mava Angelo Litrico, un figlio di Sicilia tutto cuore, stile

style and geniality, who was so successful in the

e simpatia, che fece tanto rumore nel campo della

menswear sector, that, starting in the ‘50s, he trans-

moda maschile, che trasformò e vivacizzò, a partire

formed and injected life into men’s way of dressing.

dagli anni ‘50, il modo di vestire degli uomini. Sarto

The trusted tailor of heads of state, literary figures

di fiducia di capi di stato, letterati e divi del cinema,

and movie stars, he won them over with his perfect

li seppe conquistare con la perfezione del taglio, la

cutting, attention to detail and quality of cloth.

cura del particolare, la qualità delle stoffe. Scomparso

Passed away in 1986, he left the business to siblings

nel 1986, lasciò la sua attività ai fratelli Franco e Giusi

Franco and Giusi, who had watched him work since

che, fin da giovanissimi, lo seguirono nel suo lavoro.

their early childhood. Today, Luca, Franco’s son, is

Oggi è Luca, il figlio di Franco, erede e custode di un

the heir and custodian of a glorious past, and it’s

glorioso passato, a dare vita all’Archivio Sartoria Litrico

him who sets up the Litrico Tailor’s Archive with a

con lo scopo di tutelare, diffondere e valorizzare quel

view to safeguarding, spreading and enhancing

patrimonio davvero unico, riconosciuto dal Ministero

this truly unique heritage, recognised by the Minis-

per i Beni e le Attività Culturali. Una giacca apparte-

try for Culture. A jacket belonging to J.F. Kennedy,

nuta a J.F. Kennedy, scatti di Papa Paolo VI, Nixon e

shots of Pope Paul VI, Nixon and Nikita Khrushchev,

Nikita Khrushchev, che nel 1959 ordinò un guardaroba

who in 1959 ordered a whole new wardrobe, are

completo, sono solo alcune tra le testimonianze che

just some of the testimonies that the Litrico family

la famiglia Litrico raccolse nel corso degli anni e che

has collected over the years and now wishes to

ora desidera mettere a disposizione di tutti. Un’inizia-

share with everyone. It’s an initiative that Angelo

tiva che Angelo avrebbe sicuramente apprezzato,

would surely have approved of, despite his having

nonostante il gran riserbo di cui si circondava. “È im-

been so reserved. “It’s embarrassing to talk about

barazzante parlare di sé stessi», egli disse durante una

oneself”, he once said during an interview, “every

delle interviste, «ogni volta che devo farlo mi turbo

time I have to do it, it disturbs the sense of privacy

per quel senso di riservatezza che ogni uomo ha nei

that every man feels towards his life, but I can’t hide

confronti della propria vita, ma non posso nascondere

the pride I feel to have achieved a difficult goal, to

l›orgoglio d›aver raggiunto una meta difficile, d›aver

have realised the dream of having my whole family

realizzato il sogno di aver vicino tutta la mia famiglia

close to me and surrounding them with wellbeing,

e di circondarla di benessere, dopo tanti anni di lon-

after many years of sacrifice and being apart. All of

tananza e di sacrifici. Tutto questo con forbici ed ago,

this with needle and thread. They may be modest

modestissimi strumenti di lavoro artigiano, ma che, con

work tools but, with constant study, they helped cre-

l›aiuto di uno studio costante, sono serviti a realizzare

ate my life’s work”.

le mie creazioni».

>>




www.litricomoda.com


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