"BAGNI RITUALI EBRAICI (MIKWEH) NELLA VALLE DI BLENIO"

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Quattro bagni rituali ebraici (Mikweh) nella Valle di Blenio – G. Mazzucchelli, 2006 –

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Gianni Mazzucchelli

Bagni rituali ebraici (Mikweh) nella Valle di Blenio L’uso di neve e ghiaccio per il riempimento del bagno rituale ebraico detto Mikweh, è descritto nell’antico libro dei Numeri (Pentateuco): "...le genti di Medba (Num. 21, 30) testimoniarono che fu detto: Andate fuori e portate neve e costruite un bagno di immersione”. Un'escursione lungo la Valle di Blenio permette di individuare nelle seguenti località edifici singolari, la cui entità va rielaborata: Biasca Malvaglia Casserio Dongio Olivone

Casserio

Malvaglia

Dongio

Pietra e Storia CH - 6715 Dongio Via Lucomagno Prima edizione, 2007


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Analisi e proposte basilari per ricatalogare "nevère" e "bagni rituali ebraici" Le numerose costruzioni a sezione circolare, quadrata o rettangolare, presenti sia sul territorio ticinese che quello italiano, vengono generalmente denominate "ghiacciaie", "nevière" e "nevère". La caratteristica più evidente di questi edifici consiste nel fatto che essi sono interrati per almeno due terzi della loro altezza totale. La "nevèra", secondo le scarse testimonianze presenti, venne ideata per conservare nel suo interno neve e ghiaccio accumulati durante l'inverno, durante i mesi estivi. La conservazione esige un'isolazione termica considerevole dell'edificio provvisto di intercapedini isolanti, capaci di evitare l'afflusso di aria calda. La presenza di acqua proveniente dalla falda freatica o da una sorgente sotterranea, provoca, anche nei mesi invernali, una temperatura superiore al punto di congelazione dell'acqua stessa e facilita così lo scioglimento continuo del ghiaccio e della neve sul fondo dell'edificio in questione. La costruzione di una ghiacciaia non ammette presenza idrica

"Le ghiacciaje, e le neviere son luoghi artistamente scavati in un terreno asciutto per chiudervi nell'interno ghiaccio, o neve, a fine di servirsene nell'estate". [Da: Principj di architettura civile di Francesco Milizia, 1813, pag. 153] Gli edifici interrati per due terzi, in contatto con qualsiasi specie di sorgente idrica, non sono adatti alla conservazione del ghiaccio e della neve. Non sono né ghiacciaie, né Eiskeller (ted. Eis = ghiaccio e Keller = cantina). 400 costruzioni simili in Germania, dette Mikweh Almeno 400 costruzioni a sezione quadrata o circolare presenti sul territorio tedesco vengono definite, senza eccezione, Mikweh, bagni rituali ebraici. In Germania esistevano grandi depositi sotterranei per la conservazione del ghiaccio delle grandi birrerie tedesche (vedi Barbara Atterini: Le ghiacciaie, architetture dimenticate). La riclassificazione Ecco i criteri necessari alla differenziazione degli edifici a sezione quadrata o rotonda e immersi per almeno due terzi della loro altezza totale:

Presenza di approvvigionamento idrico: Acqua sorgiva o da falda freatica:

Nessuna presenza:

Possibile bagno rituale ebraico

Possibile ghiacciaia

"Mikweh"

"Nevèra"


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Diese sind die Dinge

Traduzione del testo in lingua tedesca: Queste sono le cose (Diese sind die Dinge...) che completano e che non rendono inadatto un bagno: Neve1 (Scheleg: Shin-Lamed-Gimel), grandine, brina, ghiaccio, sale e fango liquido. Rabbi Akiba dice: Rabbi Ismaël cercò di spiegarmi come la neve non sia adatta al completamento, ma le genti di Medba (Num. 21, 30) testimoniarono che fu detto: Andate fuori e portate neve e costruite un bagno di immersione. Rabbi Jochanan, figlio di Nuri, dice: Un grano di grandine è acqua. Perché queste cose non distruggono l’idoneità? Quando in un bagno di 40 Sea manca un Sea e un Sea cade in esso, la quantità d’acqua del bagno sarà completa. Commento originale : Traduzione:

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Selbst wenn die Tauche nur aus geschmolzenem Schnee besteht, ist sie tauglich. Anche se il bagno contiene unicamente acqua prodotta con neve sciolta, esso è adatto (o idoneo).

MISCHNAJOT, Kap. VII, S. 481-482: Seder Tohorot - Massekhet Miqwaot. Die sechs Ordnungen der Mishnah (I sei regolamenti della Mishnah) - Verlag: Victor Goldschmidt, Basel.


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La lettura della precedente e della seguente introduzione al Seder Tohorot Massekhet Miqwaot, il lettore potrà capire meglio l’importanza del bagno rituale ebraico, il Mikweh, e una parte delle regole che determinano la sua costruzione, l’uso e la conservazione. Il libro "Massekhet Miqwaot" (Miqwaot, plurale di Mikweh = "bagno rituale" tratta i 10 capitoli seguenti: 1) II capitolo uno classifica i bagni rituali; il minimo indispensabile è una pozza che contenga almeno 40 se'ah (750 litri) d'acqua, ma i migliori sono le fonti di mayim chayim = "acqua di sorgente" - ed in mezzo ci sono varie gradazioni intermedie. 2) II capitolo due tratta dell`impurità dubbia" (ovvero del caso in cui uno tema di essersi immerso in modo sbagliato oppure di averlo fatto in uno specchio d'acqua "non a norma"), e poi parla del problema dell`acqua attinta" (mayim she'uvim) con secchi od altri recipienti. Infatti I"'acqua attinta" non può essere usata da sola per purificarsi; ma se nel bagno rituale ci sono già 40 se'ah di acqua di sorgente o meteorica, si può aggiungerle tutta l’"acqua attinta" che serve senza problemi. 3-4) I capitoli tre e quattro continuano a parlare dell`acqua “attinta", per esempio spiegando come si possa rimettere in funzione un miqveh contaminato da "acqua attinta", o come si possa canalizzare l'acqua piovana senza che ristagni in un recipiente divenendo perciò "acqua attinta". 5) II capitolo cinque tratta soprattutto della possibilità di usare corsi d'acqua naturale (fonti, fiumi, mari) come "bagni rituali". 6) II capitolo sei parla della possibilità di collegare una vena d'acqua ad un bagno rituale, oppure di fare in modo che l'acqua di un bagno rituale "tocchi" quella di un'altro. Si tratta di espedienti utili per chi i bagni rituali li costruisce, e quindi il capitolo è importante. 7) Il capitolo sette discute del requisito minimo di 40 se'ah d'acqua, e se l'acqua ottenuta sciogliendo la neve od il ghiaccio è adatta allo scopo. Testo originale dal MISCHNAJOT, Kap. VII [Miqwaot] 2: Diese sind die Dinge, die sie ergänzen und nicht untauglich machen: Schnee, Hagel, Reif, Eis, Salz und flüssiger Schlamm. Kommentar: Selbst wenn die Tauche nur aus geschmolzenem Schnee besteht, ist sie tauglich. Traduzione.: Queste sono le cose che completano e che non rendono inadatto un bagno: Neve (ebraico: Scheleg: Shin-Lamed-Gimel), grandine, brina, ghiaccio, sale e fango liquido. Commento originale tratto dal Mischnajot: Il bagno che contiene unicamente neve sciolta è idoneo. Rabbi Akiba dice: Rabbi Ismaël cercò di spiegarmi come la neve non sia adatta al completamento, ma le genti di Medba (Num. 21, 30) testimoniarono che fu detto: Andate fuori e portate neve e costruite un bagno di immersione. 8) II capitolo otto inizia discutendo le differenze halakhiche tra i bagni rituali della Terra d'Israele e quelli della Diaspora, e continua accennando all'emissione seminale ed alla mestruazione (che provocano impurità rituali da cui occorre mondarsi appunto col bagno rituale). 9) II capitolo nove parla della chatzitzah, ovvero di ciò che impedisce all'acqua di toccare l'intera pelle di chi si immerge nel bagno rituale, e perciò rende nulla l'immersione. Questo significa che ci si deve lavare scrupolosamente prima di compiere l'immersione rituale. 10) II capitolo dieci parla degli utensili e degli altri oggetti che vanno purificati con l'immersione rituale. 2

MISCHNAJOT, Kap. VII, S. 481-482: Seder Tohorot - Massekhet Miqwaot. Die sechs Ordnungen der Mishnah. Verlag: Victor Goldschmidt, Basel.


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Ogni comunità ebraica possedeva e possiede un Mikweh, il bagno di purificazione. L’importanza di un Mikweh viene sottolineata nell’Halachah 3 e da Rabbi Aryeh Kaplan 4: “...una congregazione la quale non abbia un Mikweh, non ha neppure lo status di comunità, che è infatti la prima installazione religiosa a essere costruita in una nuova comunità e in casi urgenti è permesso vendere una sinagoga per erigere un Mikweh”. Mikweh Le regole ebraiche definiscono la validità di un bagno rituale in modo ben preciso. Le dimensioni “devono” permettere l’immersione totale del corpo umano. La quantità minima è di 40 se’ha (750 litri), la provenienza dell’acqua deve essere "pura", “viva”, ossia di sorgente, piovana o da scioglimento di neve o di ghiaccio 5. L’acqua deve entrare nel bagno senza essere stata conservata al di fuori d’esso e senza l’uso di oggetti mediatori. L’acqua “migliore” è l’acqua sorgiva “mayim hayyim” (ebr. majm = acqua). La presenza di sola acqua d’infiltrazione “mayim she’uvim” (acqua ferma, ingl. drawn water = acqua che necessita una decisione), viene “purificata” con l’aggiunta di acqua pura (kasher). L’acqua piovana raccolta dal tetto scende direttamente nel bagno sottostante, a tale scopo la costruzione del tetto e l’ordine delle tegole o “piode” è particolarmente curata. Angela Scandaliato e Nuccio Mulè [2002] descrivono, a pagina 114 del loro libro 6: “Il Mikweh, o raccolta d’acqua, deve essere costruito nel terreno o costituire parte integrante di esso, non può essere un recipiente mobile, né può contenere acqua trasportata ma solo acqua che fluisce da una sorgente e si raccoglie o acqua di fiume che è a sua volta alimentato da una sorgente, o acqua piovana che deve raccogliersi naturalmente senza attraversare tubi di metallo o altro materiale come creta o legno che potrebbe rendere l’acqua impura, tranne che la conduttura non sia da considerare parte integrante del terreno”.

Il Mikweh di Malvaglia La costruzione rotonda di Malvaglia è divisa in due piani da una soletta di cemento armato di fattura recente. L’entrata inferiore venne praticata per permettere l’uso a deposito separato dei due locali.

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Halacha significa „norma“ ed elenca le prescrizioni ebraiche. Le diverse interpretazioni rabbiniche, sempre conformi alla Torah, regolano il comportamento dei fedeli in ogni situazione della vita. L’Halacha fa parte del Talmud e appartiene alla tradizione orale esistente sia a Gerusalemme che in Babilonia dopo la distruzione del primo Tempio e dell’esilio. 4 Rabbi Aryeh Kaplan: La sinagoga e il bagno rituale degli ebrei di Siracusa, pp. 95-96. Ed. La Giuntina, Firenze 2003. 5 Vedi capitolo 7) del Seder Tohorot – Massekhet Miqwaot (Mishnah = indica originalmente la dottrina della Legge Mosaica da ripetere oralmente). 6 Scandaliato Angela e Mulè Nuccio [2002], La sinagoga e il bagno rituale degli ebrei di Siracusa, pagina 111. Ed. La Giuntina, Firenze 2003.


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L’intonaco interno impermeabile L’intonaco interno della parte originalmente interrata, venne applicato direttamente sulla parete interna dell’edificio. Eseguito con la tecnica della “calce magra”, un impasto cioé di calce e di sabbia con l’aggiunta di pochissima acqua, l'impasto si solidifica senza che la calce reagisca “completamente” con l’acqua. Nel caso in cui l’intonaco presenti una fessura, la calce riprende la reazione con l’acqua richiudendo la “ferita”. L’intonaco di “calce magra” risulta così per lungo tempo “autosigillante”. Fondo permeabile Il fondo dell’edificio è di terriccio naturale. Un’incavatura, oggi ancora visibile, lascia supporre la presenza di una “vasca” o di una cunetta tipica per l’uso dell’edificio a “bagno rituale”, a Mikweh. L’acqua che alimentava il bagno rituale (l’avas) proveniva dall’apertura trasformata in sfiatatoio per il locale inferiore, altrimenti chiuso e senza areazione.

Opus signinum Anche gli antichi Romani sigillavano le pareti interne degli acquedotti e delle cisterne con l’opus signinum, detto anche “cocciopesto”, il cui impasto era composto da calce e da laterizi tritati. Lo strato di opus signinum applicato direttamente sui blocchi di gneiss della muratura dell’edificio, ha lo spessore di circa un centimetro, mentre lo strato sovrapposto misura non più di 4 millimetri. Gli alveoli sferici ripartiti in tutta la massa dell’intonaco, testimoniano l’azione della calce viva. Tutta la massa è un impasto veramente “magro”. Lo strato di intonaco possiede oggi ancora una notevole durezza e solidità. La semplice analisi chimica Una piccola quantità di intonaco (un centimetro cubo) viene frantumata grossolanamente e immersa in una soluzione


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acquosa di acido acetico. Lo sviluppo di bollicine di gas rivela la presenza della calce. L’emissione gassosa cessa completamente dopo poco più di trenta minuti. Il residuo, analizzato con l’aiuto di un microscopio, rivela granelli di quarzo più o meno colorati di nero, marrone, beige e nella maggior parte trasparenti, non arrotondati ma angolati, ciò che testimonia la provenienza da macinatura e non da sabbia fluviale. Il Mikweh della chiesa sotterranea di Malvaglia

La foto No. 1076 mostra l’antica chiesa biabsidata sottostante la chiesa di San Martino di Malvaglia. La fotografia venne eseguita nel 1912 nel contesto degli scavi effettuati e controllati dall’Università di Zurigo. La fotografia permette di individuare dettagli importanti. I massi disposti a cerchio, sulla sinistra della fotografia, delimitavano il Mikweh (bagno rituale ebraico), usato sicuramente come antichissimo "battistero" ai tempi nei quali il battesimo cristiano esigeva l'immersione completa. La costruzione in pietra, ben visibile sulla destra, è dotata di coperchio ben rifinito con chiusura a incasso e lascia supporre la presenza di una “genizah”, il ripostiglio per oggetti di rito ebraico resi inutilizzabili dal tempo. In alto sono visibili le due absidi asimmetriche o absidi zoppe (!), tipiche degli edifici religiosi (sinagoghe) riproducenti le Tavole della Legge Mosaica 7. La stessa chiesa venne rilevata dal Berta nel 1913 e descritta da Gilardoni [1967] 8. Il cedimento rilevato dal Berta (quadratino) nella muratura dell’abside maggiore testimonia la presenza del canale sotterraneo che alimentava il bagno o Mikweh. 7

G. Mazzucchelli: Le chiese a doppia abside e le Tavole della Legge - 2006, Pietra e Storia. Gilardoni, Virgilio [1967], Il Romanico, arte e monumenti della lombardia prealpina, ed. La Vesconta, Bellinzona, 1967. 8


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L’acqua proveniva dal pozzo situato a monte, dietro alla chiesa di Malvaglia, portato alla luce e ristrutturato nel 2006.

Supposto collegamento per l'approvvigionamento idrico della "vasca" o del "bagno rituale".

cedimento genizah

Mikweh


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Il Mikweh di Casa Bolla

La Casa Bolla di Olivone offre all’appassionato di storia bleniese moltissime possibilità, sia dal punto architettonico che storico. Particolare interessante, all’entrata della casa stessa è il tronco di colonna deposto in terra, davanti a una lastra in pietra ollare di un’antica pigna. Il masso a sezione circolare presenta una superficie liscia e concava e doveva servire come “piedistallo della gogna”, luogo cioé al quale venivano incatenati grandi e piccoli malfattori per restare esposti al vilipendio dei passanti. Gogna, termine proveniente da “vergogna”. La “cantina” di Casa Bolla offre una singolarità interessantissima. Un locale a volta, decorato con fregi diversi che danno al locale un aspetto di calidario. Locale adibito nel 1900 a teatro e che confina con una “cantina” più profonda e adatta a fungere da bagno rituale. Il cognome Bolla deriva da Bollax e Bollag (cognome alsaziano Pollak, polacco) ed è cognome ebraico 9. Particolare dell’ornamento che accompagna la linea di volta della “cantina” di Casa Bolla. Tutte le pareti della “cantina” sono dipinte in rosso mattone, gli ornamenti in nero. Fotografie di G. Mazzucchelli

Per queste fotografie ringraziamo la Signora Maresa Broggini-Bolla. 9

Samuele Schaerf: I cognomi degli Ebrei d’Italia”, ed. Pietra e Storia, CH – Dongio, 2006.


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Mikweh e sinagoga a Casserio

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Casserio Testo tratto da: Il Mikweh di Dongio, G. Mazzucchelli – Ed. Pietra e Storia, 2006

Anche a Cassério, frazione di Corzòneso, c’è una “Casa rotonda”. L’edificio atipico nel suo genere, ha una pianta circolare del diametro esterno di 8.50 ml., risalente verso gli ultimi anni del 1700 (?), ed è strutturato su tre piani con murature in massiccio intonacate, impalcatura in legno, copertura in piode. Dal 10 maggio 2003 questo edificio è messo a disposizione della Fondazione da parte del comune di Corzoneso quale sede dell’archivio, con lo scopo di gestire, conservare e far conoscere “l’eredità” di Roberto Donetta. In origine fu costruita per accogliere la scuola dei ragazzi di Casserio. Giuseppe Donetti, Canonico della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, originario di Corzoneso, nel suo testamento del 30 ottobre 1818 fondò un Legato per dare ai ragazzi di Casserio una "scola”. Rileggendo le misure dello stabile ci si felicita che esso non fosse adibito al riempimento con la neve...! Anche in questo testo, tratto dal sito Internet di Casserio, noto la scarsità dei dati storici e archeologici. Questo edificio ha molte somiglianze con alcune sinagoghe provenzali e con il fabbricato mesolcinese dove, all’inizio del 1500 giunse un rilevante gruppo di famiglie giudee dalla Spagna. Intermezzo linguistico: Hatzer > hasser > casser > Casserio. “Hatzer " termine ebraico per: cortile, luogo chiuso, ridotto degli ebrei, serraglio, hasser, pronunciato in lingua ebraica “asser” senza “h” aspirata, italianizzato in Casser, così come il termine in lingua tedesca “haus” (casa) viene pronunciato da chi non sa usare la “h” aspirata, “chasa”. Hasser, termine di derivazione yddisch, provenzale, spagnola. Termine che precede la definizione tristemente famosa di “ghetto”, di fama nefasta nella persecuzione degli ebrei e in special modo nel periodo nazista. L'etimologia collega il termine con l'attività della fusione ("getus" dal latino "iactus") del ferro nei “getti” di Venezia. Gli ebrei askenaziti, provetti fonditori provenienti dalla Germania, pronunciavano il termine italiano “getto” : “ghetto”. Un vocabolario inglese cita: Ghetto by the term "hasser", derived from the Hebrew “hatzer”, "courtyard," (ted. Hofraum, ital. cortile) which suggests an intimate and a familiar space. Il "getto" è anche la "gettata" di pietre e calce che forma il "molo", elemento molto presente a Venezia, dove il "ghetto" esiste ancor oggi nella toponimia della città lacustre. Anna Foa 10, come già nel XVI secolo David Reubeni 11, descrivendo un suo soggiorno a Venezia nel 1523, doveva spiegare il significato di ghetto ai lettori ebrei che conoscevano solo il termine "hasser". Un'altra strada etimologica conduce al termine ebraico "ghet" che significa "divorzio" e libello di divorzio o divisione dei beni o espulsione. Termine legale che vede "ghetto" sinonimo per esclusione, luogo cioé di "reclusione" e di separazione definitiva dalle comunità cristiane. Anche il Dizionario UTET 12 cita il toponimo Cassaro, piccolo paese a sud-est di Vizzini, derivato dal termine arabo “gasr”, rocca, castello, radice etimologica ritrovabile nel toponimo spagnolo Alcasar. Giovan Battista Pellegrini 13 descrive “qasr” termine arabo per castello e che il toponimo Cassero indica la cerchia e indirettamente il recinto abitato dagli ebrei. 10

Foa, Anna [1999], "Ebrei in Europa" Ed.Laterza, 1999. Reubeni o Re’ubeni, David [XVI sec.], avventuriero originario probabilmente dall’Etiopia, sosteneva di essere figlio di un re Salomone e fratello di un re Giuseppe, che governava le tribù perdute di Ruben, Gat e Manasse. Nel 1523 giunse a Venezia. [Da “Ebraismo” di Cohn Sherbok, San Paolo [2000]. 12 UTET [1990], Dizionario di toponimia, 1990. 11


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Il Mikweh di Biasca Monumento manomesso e rovinato Pianta e sezione approssimative dei locali sotterranei dello stabile. Misure effettuate da Pietra e Storia il 2 febbraio 2005. Il punto di riferimento 0,000 è il livello stradale esterno. La fotografia, scattata da Silvano Calanca di Biasca, mostra il fondo e la parete parzialmente intonacata dal fondo fino all’altezza di ca. 2 metri del pozzo. L’uso a cantina, documentabile dal 1831, non permette di spiegare la presenza di un pozzo ovale della profondità di ca. 5 metri il cui soffitto è formato da un unico macigno di gneiss. Potrebbe trattarsi di un pozzo Mikweh. Tutto il complesso necessita un’indagine accurata essendo probabilmente un monumento antichissimo. Macigno e lastrone che fungevano da soffitto al „pozzo“,

Livello stradale 0,000 A,B,C - 3,25 m

D C1

- 4,35 m

Porta murata

- 5,65 m

E

- 6,70 m

E

C

C1

B

Primo rilievo effettuato da Pietra e Storia nell’anno 2004.

13

A

D

A = ca. 6,50 x 3,40 m B = ca. 4,50 x 3,50 m C = ca. 6,30 x 4,50 m C1 = ca. 5 x 4,50 D = ca. 6,30 x 4,75 m E = ca. 400 x 250 m E = altezza totale ca. 5 m = Foro nel pavimento C unica possibilità d’accesso a C 1

Pellegrini, Giov.Battista [1972], “Gli arabismi nelle lingue italiane”, Paiedia, Brescia 1972.


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Il masso e ileffettuato lastrone, oramai Primo rilievo da Pietra e Storia nell’anno 2003. distrutti, che coprivano il „pozzo“ fino nel 2004.

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Sul fondo del pozzo è visibile un palmento in pietra o macina per mulino che fungeva da scolo o da fonte idrica. Le pareti sono intonacate con una miscela impermeabile di calceviva e di quarzo macinato (vedi analisi di G. Mazzucchelli a pagina 6). Costruzioni “rotonde”: nevère, bagni rituali, Mikweh, battisteri Ora che il lettore ha conosciuto l’essenza centrale del Mikweh mi permetto di sottoporre alla sua attenzione quella mirabile costruzione rotonda nell’abitato di Dongio, nella Valle di Blenio, che fino ad oggi viene chiamata semplicemente Ghiacciaia o Eiskeller, ma che in verità è un monumento storico importante della vita precristiana della regione. Diversificazione e indagine storica-etnologica L'Associazione Pietra e Storia non vuole dichiarare "tutte" le costruzioni interrate per due terzi, a sezione rotonda, ovale o quadrata, "bagno rituale". L'Associazione si oppone pero' alla "facilonità" che non ammette nessun'altra forma di classificazione. Al fatto che i termini "ghiacciaia" e "nevèra" sono relativamente giovani (1970 ?) si aggiunge la curiosità che la traduzione con "Eiskeller" risulta inesistente nei vocabolari di lingua tedesca, almeno fino ad oggi. L'Associazione Pietra e Storia auspica una ricerca più attenta e differenziata al fine di identificare i "bagni rituali" e dividerli così dagli edifici che vennero veramente costruiti allo scopo dedicato alle "nevère" vere e proprie.

Il magnifico edificio di Dongio (Valle di Blenio, TI), definito purtroppo fino ad oggi unicamente "Ghiacciaia" e Eiskeller.


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