"MADONNE ADDOLORATE"

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Madonna addolorata e i sette pugnali – G. Mazzucchelli, 2005 – Pagina 1 di 11

Gianni Mazzucchelli

Madonne addolorate, pugnali remedelliani e regine Analogia da ricercare

Pietra e Storia CH - 6715 Dongio Prima edizione, 2006


Madonna addolorata e i sette pugnali – G. Mazzucchelli, 2005 – Pagina 2 di 11

La Madonna addolorata e i sette pugnali remedelliani La stele con i sette pugnali rappresenta pugnali di metallo, battuti ai lati per formare le lame e con la ventura centrale di rinforzo. Le asce sono di due tipi: un’ascia con lama silicea e diverse asce con lame metalliche. I pugnali sono di tipo "remedelliano". •

Sito: Borno (BS), ora al Parco Nazionale di Naquane (Capo di Ponte) Soggetto: pugnali Remedelliano

di

tipo

Descrizione: i tre pugnali mostrano una lama triangolare ed un'impugnatura semilunata. Si tratta della chiara rappresentazione di un oggetto archeologico, lo stesso trovato nelle necropoli di Remedello di Sotto (fase 2, 2800-2400 a.C. calibrata) e Spilamberto. La rappresentazione di armi (pugnali, asce e alabarde) in ordinata composizione è una caratteristica dell'arte rupestre dell'età del Rame. Un'altra caratteristica è l'utilizzo di superfici verticali. •

Da notare: i pugnali di tipo Remedelliano sono raffigurati in molte stele e menhir alpini dell'età del Rame, come ad Aosta, a Sion, in Valtellina, Valcamonica, Trentino-Alto Adige, e anche al di fuori delle Alpi, come in Lunigiana, costituendo quindi una specie di fossile guida. I PUGNALI DI REMEDELLO - Massi di Cemmo, Valcamonica, Italia.

Questo oggetto, il pugnale a lama triangolare, è rappresentato in moltissime scene incise sulle rocce della Valcamonica e sulle statue-stele maschili dell'arco alpino, della Lunigiana e della Sardegna. E' uno dei pochi elementi dell'arte rupestre che si sa collocare cronologicamente con relativa sicurezza. Infatti si tratta di un tipico pugnale in rame della cultura di Remedello dell'Eneolitico (Età del Rame o Calcolitico) del nord Italia.


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Le figure sulla stele di arenaria: In alto, al centro, sono raffigurati un sole ed un rettangolo, diviso in due settori. Ai lati della composizione sono presenti due asce, con le lame rivolte verso l'esterno. Sotto al sole vi sono otto pugnali remedelliani, disposti in tre file (quattro, uno e tre). In alto, a destra, è rappresentato uno stambecco. La composizione è chiusa, in basso, da tre linee parallele orizzontali, probabili raffigurazioni di un cinturone.

I pugnali e i ragni della “Madonna addolorata” A sinistra: „Madonna addolorata“ o affresco detto “San Luigi”, con il cuore trafitto da sette pugnali che ricorderebbero i sette dolori di Maria. Affresco in una cappella di Malvaglia (TI), nel bosco della frazione di San Luigi). Particolare enigmatico: tre ragni ‘gambalunga’ (Weberknechte) sono posati sul cuore, sulla spalla destra e sul viso della Figura femminile dalle mani maschili. Il volto troppo ovaleggiante lascia supporre una mano di pittore diversa dal resto del dipinto. Per ragioni di riproduzione l’autore del testo ha ravvivato le gambe dei ragni per renderle più visibili.

Il miracolo della ragnatela La raffigurazione vuole rammentare la leggenda secondo la quale la Sacra Famiglia si rifugiò in una grotta, durante la fuga in Egitto, per scampare agli inseguitori mandati da Erode per uccidere il Bimbo Gesù. L’entrata della grotta, secondo la leggenda, venne chiusa da una ragnatela che ingannò gli inseguitori. Particolarità interessante, i ragni in questione non tessono nessuna tela, ma la fede popolare e l’estro del pittore sanno fare miracoli veri e propri.


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Maometto e la ragnatela Un’altra leggenda: I Quraish, avendo scoperto che Maometto stava consolidando il supporto della popolazione, decisero di eliminare fisicamente il profeta. Secondo la storia o la leggenda Maometto ricevette una rivelazione divina nella quale le trame dei suoi nemici erano svelate. Gli venne ordinato di lasciare la Mecca e di trasferirsi a Yathrib. Accompagnato dal suo fedele Abu Bakr, il profeta si avviò verso la grotta di Thwar, per nascondersi e far perdere le sue tracce prima di continuare per Yathrib. Quando gli inseguitori Quraish si avvicinarono al rifugio, videro che l’entrata della caverna era chiusa da una ragnatela intatta e dedussero così che il ricercato era fuggito. Passato il pericolo, Maometto uscì dal suo nascondiglio e si incamminò verso Yathrib. Questo viaggio viene chiamato dai musulmani "Emigrazione" (Hijra) corrispondente all’anno "zero" dell’Islam.

Ragno gambalunga (Phalangium opilio) o in tedesco "Weberknecht", servo del tessitore


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Madonna Addolorata. Festa del 15 settembre Sette furono i dolori di Maria: la profezia del vecchio Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù dodicenne, il suo viaggio al Golgota, la crocifissione, la deposizione dalla Croce e la sepoltura. Fu chiamata inizialmente Vergine Maria dei Sette Dolori, ma poi Papa Pio X nel 1913 ne fissò la festa al 15 settembre come Vergine Maria Addolorata. E' venerata in molte chiese della Sicilia. A Cafalà Diana il 26 maggio 1967 vi furono delle apparizioni della Madonna, a ricordo delle quali venne costruito un piccolo santuario. A Monreale si trova il santuario dell'Addolorata, di cui fu custode fra Mariano, che da giovane ebbe una visione della Madonna, la quale espresse il desiderio di veder eretto in quel punto un santuario. A Ispica la statua della Madonna venerata nella basilica di Santa Maria Maggiore è ritenuta miracolosa e sono in molti i fedeli disposti a giurare di averla vista aprire e chiudere gli occhi.

Madonna che non è Madonna Nel complesso del castello di Serravalle, a Semione, in Val di Blenio, esiste un dipinto definito “Madonna”. E’ ovvio però che si tratta della raffigurazione della Giustizia, corredata di spada e bilancia. Anche il Rahn 1 descrive questa figura come Giustizia e elenca tutti i particolari dell’affresco: Spada, bilancia, ceppo e scure. Si tratta così di una raffigurazione che indicava la presenza di un tribunale.

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Johann Rudolf Rahn: I monumenti artistici del Medio Evo nel Canton Ticino, pag. 275 – Soc. Ticinese per la conservazione delle bellezze naturali ed artistiche, Lugano, 1976.


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La Pietà La Pietà lignea, Statua del Monastero di Claro (TI), elencata nell’Inventario delle cose d’arte e di antichità a cura di Piero Bianconi, 1948 2. Le sette spade dalle dimensioni “esagerate” danno all’opera un’apparenza più che grottesca, anche se per la fede popolare sono sinonimia di atroci dolori. Il modo di dire “...provo una fitta al cuore” vuol esprimere sentimenti dolorosi.

Curtej in fund al cör Quelli di Ludiano (Valle di Blenio) recitano all’indirizzo degli abitanti di Semione la filastrocca seguente: Piloj, Semioj da mala sort, Piloj, 3 segno 4 di malasorte, tre curtej in fund al cör, tre coltelli in fondo al cuore. tri da scià, tri da là, tre di qui, tre di là, tri diàvura sull’üs de cà. Tre diavoli sull’uscio di casa. Xemion, contrassegno Leggendo le righe riportate qui sopra, individuo nei termini “Piloj Semioj” lo spregiativo che vuole contrassegnare coloro che portavano il cappellino semisferico tipico degli ebrei (Kippah), anche se “Semioj” vorrebbe indicare invece gli abitanti di Semione. Si avvista così la soluzione etimologica del toponimo Semione: Xemion, dal greco “segno”, luogo contrassegnato. Non dimentichiamo che Semione, con il suo antichissimo castello, fu da sempre “luogo contrassegnato”. Conclusione Confrontando le raffigurazioni delle stele remedelliane, all'inizio di questo testo, e le diverse "Madonne addolorate" mi sembra evidente che la storia abbia molto da raccontare in merito. Storia comunque da riscoprire. 2

Fotografia di Massimo Pedrazzini, sulla copertina del libro: Il meraviglioso, Vol. 4. Ed. Armando Dadò. 3 Pileo: Presso gli antichi Romani: berretto emisferico, copricapo. Vocabolario Zanichelli. Aggiungo che il Pileum contrassegnava gli schiavi “liberi”, i liberti, degli antichi Romani. 4 Semioj: Forse da Xemion, termine greco per „segno“.


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Gli occhi della mente “...I volti dilatati di uomini celesti dominano ancora le pergamene dei tardi discepoli luriani e trasmettono sin nel cuore dell’età moderna, la capacità di raffigurare ciò che si vede solo con gli occhi della mente. Nei lineamenti deformati dei macroantropi tracciati da un cabbalista pittore, vissuto a Baghdad alla fine del Settecento, le lettere dell’alfabeto ebraico si affollano come stelle su di un viso cosmico, a un tempo immutabile ed espressivo: ancora una volta, la penna di un mistico ebreo ripassa i contorni tracciati dal disegnatore divino”. (Il Sole – 24 Ore. Giulio Busi: E Dio disegnò il mondo”, 15 Maggio 2005).

Il dipinto raffigurante la “Madonna” con il bimbo in braccio presenta un particolare inconsueto: l’ombra del capo proiettata sullo sfondo. Sul capo del bimbo troviamo gli stessi segni che “coronano” le lettere del termine Shagal (l-g-S: vedi sopra) la regina, la donna candida come la neve (Sceleg, neve) e Sheghel, rivestita d’oro. La donna, l’anima, o l’essere che si ripromette di “iniziare” un’opera, passa attraverso l’acqua che purifica e rende capace di affrontare il nuovo compito. L’anima è ora regina. La disputa che vuole negare la presenza di divinità femminili nella religione ebraica non ha senso se non si tiene conto della gnosi linguistica. Il maschile e il femminile è presente nei personaggi di Adamo e Eva che generano l’umanità. Il femminile deve accoppiarsi all’elemento maschile per generare. La centrale atomica è nata solo perché i due elementi, idea e concetto, vennero generati o, se volete, realizzati. La voce ebraica Regina (Shagal: SGL) contiene le stesse impalcature linguistiche di Neve (Sheleg), simbolo di purezza. Galshin (GLS) significa “scivolare” sull’onda. L’onda del Miqwé che purifica come la neve.

SHAGAL, la regina Dalla Kabbalà Shgl: espressione oltremodo elegante, compare una mezza dozzina di volte, con significati contrastanti nella Bibbia. In Deuteronomio 28, 30 significa "coricarsi con lei", in modo neutro, anche se Rashi 5 osserva che il termine è connesso con pileghesh, "concubina", la cui radice, Lamed – Ghimel – Shin, è una permutazione di Shagal. In Isaia 13,16 significa invece "stuprare", come pure in Zaccaria 14,2. Anche in Geremia 3,2 ha una connotazione negativa, "fornicare". Il senso viene invece completamente ribaltato nel Salmo 45, 10: "benot melakhim be-yikrotekha, nitzva sheghel le yemineikha be-ketem ofir". "Figlie di re si trovano tra le tue cortigiane, alla tua destra sta la regina SHEGAL (rivestita) dell’oro di Ofir". Sono espressioni di promesse messianiche. Il Messia viene ad inaugurare il Regno di Dio in terra. Shegal vuol dire "regina", la regalità messianica. Questo shegal è il culmine dei livelli di positività ai quali arriva il termine. Il fatto che significhi "regina", è una conferma di quanto detto in apertura di questa sezione, e cioè di come l’arte dell’amore, della parte sessuale e sensuale dell’amore, fosse riservata alla sola casta regale. Nel Talmud compare un’opinione minoritaria secondo 5

Rashi [Schelomoh ben Jtschag, 1040 - 1105], detto Raf. Erudito e commentatore francese. Pose le basi dell’esegesi biblica e talmudica medievale. Nato a Troyes, studiò a Magonza e Worms con importanti maestri; quindi tornò a Troyes, dove fondò una scuola. I commenti biblici di Rashi contengono numerose “glosse” in cui egli fornisce l’equivalente in “volgare” (la’az) di parole difficili in ebraico. Questi la’azim sono estremamente preziosi per lo studio del francese antico. [Tratto dal “Dizionario San Paolo, Ebraismo, Dan Cohn-Sherbok].


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la quale shegal vorrebbe dire "cagna", peggio, una cagna riservata a degli scopi immorali (bestialità). Tuttavia viene affermato con enfasi: le olam shegal malkheta hi, Shegal significa sempre "regina". Dal punto di vista simbolico, le tre lettere che compongono la radice

Lamed - Ghimel – Shin

sono in una successione molto interessante: Shin 300, Ghimel 3, Lamed 30. 333, la triplicità nei sui tre livelli base: unità, decine e centinaia. Parafrasata, shaghal diventerebbe: "Gal Shin", "l’onda della Shin". Un’altra permutazione di questa radice: galash, significa: "scivolare sulle onde". In definitiva, questo termine si riferisce ad un vasto insieme di significati, dai più barbari e volgari, fino ai più nobili, fino al piacere sottile del scivolare sulle onde del piacere risvegliato. La chiave di volta è probabilmente la permutazione sheleg, "neve", da sempre un simbolo di purezza nella Bibbia. Il significato gnostico 6 di “Regina” P. Manfrin 7 dedica molto spazio alla ricerca della pluriteisticità degli ebrei e vorrebbe contestare ciò che scrisse Renan 8, secondo il quale “...ragionando del monoteismo degli Ebrei, dice che la parola Dea sarebbe in ebreo il più orribile barbarismo”. Lo stesso Manfrin cita il passaggio contenuto nel libro di Geremia (Ger. 49, 16), nel quale la “Regina dei cieli” è ben nominata tre volte. A me sembra però che il testo di Geremia sia la descrizione del trapasso di una parte del popolo ebraico dall’idolatria al monoteismo e non rappresenti la conferma che gli Ebrei adorassero diverse divinità, tra le quali la “Regina dei cieli”. Considerando il dualismo espresso in tutta la Torah e incominciando da Adamo e Eva, si scopre la verità che vede la nascita di qualsiasi pensiero, parola e cosa dall’unione delle due nature: la fecondazione e la generazione. Così come l’umano nasce da maschio e femmina, così nasce il mondo, dall’idea alla creazione. Immergersi nel bagno purificatore del Miqwé è il trapasso dall’idea all’opera. Chi esce dall’onda del Miqwé (Galshin) è puro come la neve (Shegel). La donna vera e propria sarà così Regina (Shagal).

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Gnostico: Indica il contenuto divino della parola. P. Manfrin: Gli Ebrei sotto la dominazione romana, Vol. 1, pagg. 137-139 – Roma, Fratelli BoccaEditori – Tipografia del Senato, 1888. 8 Renan: Histoire génér. Et système comp. Des lang. Sémitiques. Opera premiata dall’Istituto di Francia). 7


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Un affresco da “leggere”

ShaGaL - la regina


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“Ecco la regina !” I cristiani, passando davanti al dipinto, esclamavano: “Salve regina !”, i marrani “leggevano” il dipinto proclamando: “Shagal, la regina”.

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L’affresco si trova sulla parete Sud-Est di un rustico in località Vignì, frazione di Aquila. Addossato alla casetta c’è un casottino, molto probabilmente i resti di un bagno rituale (Miqweh) al quale si riferisce il dipinto. Le leggende Olivonesi parlano del Vignì come luogo abitato dai “Croisc”, nome dato alle minoranze “pagane”, cioé non battezzate. Schin-Gimel-Lamed = Schagal, Regina.

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Marrani, voce spregiativa per indicare gli ebrei profughi dalla Spagna (1492) e per i „convertiti“ in generale.


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Pubblicazioni a cura dell’Associazione Pietra e Storia: - 2003: Nuova interpretazione della pittografia rupestre. Fascicolo 1 e 2. - 2005: Il Miqweh di Dongio (Italiano). - 2005: Die Mikweh von Dongio (Deutsch). - 2005: Il lastrone di Dagro (italiano) - 2005: Die Steintafel von Dagro (Deutsch). - 2006: Chiese biabsidali. - 2006: La primavera di Dagro e Nebra: Lüna növa, tri dì a la pröva, Il calendario lunare (Il lastrone di Dagro CH-TI, Nebra D, Rothenfluh CH-BL). - 2006: Il basilisco della Capriasca, la contessa Crassa: interpretazione storica. - 2006: Barlotto, tregenda, akelarre, sinagoga. - 2006: Pugnali remedelliani e Madonne addolorate. - 2006: Cognomi redenti: da Cagainarca a Vacca.


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