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Elisabetta Girelli
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ANNO XVI
Due donne un carisma
Maddalena Girelli
novembre 2011
gsh Sommario 1) Semplicità a sobrietà di vita: la lezione di Maddalena ed Elisabetta girelli .................. pag. 3 2) La crisi economica: qualche spunto per una riflessione educativa .................................................. » 6 3) I soggetti educatori ................................................................................. » 8 4) L’esempio di Maddalena Girelli ............................................ » 10 4) Faustina Pinelli ................................................................................................. » 12
Pubblicazione sulla spiritualità delle sorelle Girelli - Anno XVI, 2011, n.4 a cura della Compagnia S. Orsola Via F. Crispi, 23 - 25121 Brescia Tel. 030 295675 - 030 3757965 Direttore Responsabile: D. Antonio Fappani In copertina: paesaggio autunnale
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gsh Semplicità e sobrietà di vita: la lezione di Maddalena ed Elisabetta Girelli Nella biografia delle sorelle Girelli si leggono, tra gli altri, due episodi che appaiono oggi particolarmente significativi. Appena uscite di collegio, rispettivamente a 18 e a 17 anni, dovevano affrontare una serie di avvenimenti mondani con i quali venir introdotte alla vita di società nell’ambiente della nobiltà cittadina. Di fronte alle sollecitazioni dei parenti, la madre prese una decisione di grande, esemplare valore educativo: invitò le figlie a riflettere sul modo con cui volevano affrontare gli obblighi imposti dalla vita sociale, esaminando a fondo se stesse. Diede loro tre giorni di tempo per pregare e meditare: le avrebbe poi chiamate a scegliere il colore e la foggia dell’abito con il quale sarebbero state presentate in società. Dopo la pausa riflessiva, scelsero entrambe una stoffa grigia per un abito decoroso, ma poco appariscente.
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gsh L’altro episodio riguarda Elisabetta alla quale la mamma voleva regalare degli orecchini d’oro come ricordo della cresima: ma la figlia le chiese di utilizzare la cifra corrispondente per aiutare una ragazza povera. Ed è la stessa Elisabetta, che narra l’episodio, a descrivere il comportamento di sua madre: “Sulle prime mia madre non voleva darmi licenza, ma poi si accorse che per allora non pensavo a maritarmi e mi disse: “Fa’ pure. Risplenderà di più in Paradiso una opera buona che un paio di orecchini e forse per questo il Signore ti farà qualche grazia migliore e sarai più benedetta nell’elezione del tuo stato”. Così usò l’importo degli orecchini per aiutare l’educazione di una fanciulla abbandonata”. I due episodi suggeriscono alcune considerazioni interessanti e utili per un confronto con il nostro stile di vita. Colpisce prima di tutto il comportamento di una mamma che comprende come anche la scelta di un vestito non sia qualche cosa di poco importante: invita perciò le figlie a riflettere e a pregare nella consapevolezza che anche i gesti esteriori, le scelte apparentemente di poco conto, sono comunque rivelatori delle caratteristiche, delle motivazioni profonde, delle aspirazioni più autentiche di una persona che sta costruendo la propria strada. In questa ottica la madre accetta il cambio di destinazione della cifra necessaria per acquistare gli orecchini, pur dopo qualche resistenza: nella tradizione delle nostre famiglie il regalo di un piccolo gioiello è importante perché deve conservare il ricordo di momenti particolari e felici. Ma la scelta della figlia ha in sé un valore più grande e va apprezzata e sostenuta. Anche l’atteggiamento delle figlie va sottolineato con attenzione, non soltanto per la modestia e la generosità che lo ispirano, ma anche e soprattutto perché mette in evidenza la capacità di riflettere su se stesse e sulle cose che contano e di assumere precise responsabilità nei confronti della propria vita. All’impegno educativo svolto con tanta lungimirante intelligenza dalla madre, corrisponde la maturazione serena di due giovani determinate positivamente nelle proprie scelte quotidiane, viste in stretto rapporto con le grandi scelte vocazionali che vanno delineandosi nel loro cuore. La forza su cui madre e figlie costruiscono la propria vita è, come appare chiaramente, quella della fede, alimentata dalla preghiera e dalla continua frequentazione della Parola di Dio. Quella stessa Parola che le 4
gsh invitava, fin dalla prima giovinezza, a seguire il Signore nelle angustie di una via stretta, ma dalla meta sicura. Elisabetta infatti osservava: “La via stretta... è la disciplina del ben vivere, poiché è veramente difficile lo stare in questo mondo senza avere nulla di comune col mondo, non desiderare le cose altrui, non ritenere con attacco le proprie, sprezzare le lodi degli uomini e perdonare le ingiurie per amore di Dio, fuggire ciò che alletta, abbracciare ciò che dispiace, sopportare chi ci molesta e mantenere con tutti inalterabile carità. Queste cose io dico sono vie strette ma grandi, poiché quanto più difficili riescono alla natura, tanto più si dilatano nell’eterna retribuzione”. E Maddalena, dopo aver meditato sulle prove di cui fu cosparsa la vita del Signore, concludeva: “Io sento una voce pietosa e amorevole che m’ invita a prendere la croce e ad avviarmi per uno stretto sentiero, tutto coperto di spine; ma sento insieme rassicurazione che per tale strada angusta e dolorosa si arriva al Cielo.”
Irma Bonini Valetti
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gsh La crisi economica: qualche spunto per una riflessione educativa I discorsi sulla crisi economica, avvertita pesantemente in tutto il mondo, sembrano incidere ben poco sul tenore di vita di molte persone e pochissimo su quello dei giovani. Addirittura ci sono genitori che si sacrificano in ogni modo perché ai loro ragazzi non manchi nulla: e non ci si riferisce al necessario, ma al molto superfluo che viene scambiato per indispensabile. Nei nostri ambienti, anche in quelli modesti, si tende ad accontentare in tutto i ragazzi che crescono nella bambagia, al riparo dalle difficoltà della vita, come se il compito dei genitori fosse quello di fare da scudo contro le esperienze dolorose, mettendo i figli al riparo da ogni difficoltà. In questo modo si limita enormemente la loro crescita, li si rende incapaci di sperimentare l’attesa e il desiderio, di rinunciare a qualche pretesa, di capire quanto di bello e grande la vita comunque offre loro. Lo psicologo canadese Michael Ungar, nel suo libro: “Troppo protetti per il loro bene”, afferma di incontrare continuamente “frotte di ragazzi insicuri, incapaci di gestirsi e totalmente ego – riferiti”. E continua: “In posti come la Palestina, il Sudafrica, il Tibet, la Colombia ho visto come ragazzini in condizioni svantaggiate riescano a superare ostacoli enormi e ho capito che quello che oggi manca ai nostri ragazzi sono proprio la capacità e la determinazione a superare le difficoltà, grandi o piccole che siano.” Bambini e ragazzi hanno veramente bisogno di alcune esperienze essenziali: affetto, ascolto, esempi di compassione, di cura, di senso di responsabilità nei confronti degli altri, di sobrietà dignitosa di vita. Spesso invece sembra prevalere l’illusione che solo riempiendoli di “cose” possiamo renderli felici. Se si vuole davvero farli crescere fino a diventare persone adulte, è necessario dare loro delle regole a cui conformarsi, assegnare dei compiti che li pongano in termini di reciprocità nell’ambiente familiare, fissare dei limiti alle pretese. 6
gsh Si tende oggi a dare a ogni bambino il suo televisore, il suo computer con i vari giochi che lo isolano in un divertimento senza compagni: quando imparerà a condividere il telecomando? Quando imparerà a pensare in termini di “noi” anziché sempre e solo di “me”? Le due sorelle Girelli, alla soglia della maggiore età, erano impegnate in una scelta vocazionale che esprimesse quale significato volevano dare alla loro vita e avevano imparato che tutti noi viviamo in una comunità alla quale dobbiamo dare un contributo. Purtroppo molti nostri giovani, che si comportano in modo pericoloso per se stessi e per gli altri e che non avvertono mai la necessità di doversi impegnare in maniera costruttiva in una società che in termini materiali a loro ha dato molto, non hanno raggiunto un accettabile livello di maturità. Si è detto che il segreto della famiglia Girelli stava nella fede quotidianamente sostenuta dalla preghiera e dalla Parola di Dio. E se provassimo anche noi – educatori in tempi difficili – ad attingere alle medesime risorse? Come ripeteva il card. Martini, mettiamoci alla scuola del Vangelo: troveremo un Maestro le cui parole “vanno fino in fondo all’anima, la illuminano, la purificano, la trasformano con una forza irresistibile”. E se lo sconforto, la delusione, il timore di non farcela con questi nostri ragazzi, spesso così superficiali e ribelli, ci stringono il cuore, non dobbiamo avere paura: Dio è più forte del nostro cuore, delle nostre paure, di un giovane che non vuole imparare a distinguere le cose che contano davvero.
Irma Bonini Valetti
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gsh I soggetti educatori Il Concilio Vaticano II ha emanato un documento sull’educazione, “Gravissimim educationis”, nel quale parla dei soggetti educatori, spiegandone i rispettivi compiti. “Tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona hanno il diritto inalienabile ad una educazione, che risponda alla loro vocazione propria e sia conforme al loro temperamento, alla differenza di sesso, alla cultura e alle tradizioni del loro paese, ed insieme aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli, al fine di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra. La vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene dei vari gruppi di cui l’uomo è membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere. I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. Tocca ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima scuola di virtù sociali, di cui appunto han bisogno tutte le società. Soprattutto nella famiglia cristiana, arricchita della grazia e delle esigenze del matrimonio sacramento, i figli fin dalla più tenera età devono imparare a percepire il senso di Dio e a venerarlo, e ad amare il prossimo, conformemente alla fede che han ricevuto nel battesimo; lì anche fanno la prima esperienza di una sana società umana e della Chiesa; sempre attraverso la famiglia, infine, vengono pian piano introdotti nella comunità degli uomini e nel popolo di Dio. Perciò i genitori si rendano esattamente conto della grande importanza che la famiglia autenticamente cristiana ha per la vita e lo sviluppo dello stesso popolo di Dio. Il compito educativo, come spetta primariamente alla famiglia, così 8
gsh richiede l’aiuto di tutta la società. Perciò, oltre i diritti dei genitori e di quelli a cui essi affidano una parte del loro compito educativo, ci sono determinati diritti e doveri che spettano alla società civile, poiché questa deve disporre quanto è necessario al bene comune temporale. Rientra appunto nelle sue funzioni favorire in diversi modi l’educazione della gioventù: cioè difendere i doveri e i diritti dei genitori e degli altri che svolgono attività educativa e dar loro il suo aiuto; in base al principio della sussidiarietà, laddove manchi l’iniziativa dei genitori e delle altre società, svolgere l’opera educativa, rispettando tuttavia i desideri dei genitori, fondare inoltre, nella misura in cui lo richieda il bene comune, scuole e istituzioni educative proprie. Infine, ad un titolo tutto speciale, il dovere di educare spetta alla Chiesa, non solo perché essa va riconosciuta anche come società umana capace di impartire l’educazione, ma soprattutto perché essa ha il compito di annunciare a tutti gli uomini la via della salvezza e di comunicare ai credenti la vita di Cristo, aiutandoli con sollecitudine incessante a raggiungere la pienezza di questa vita (14). D’altra parte, tocca allo Stato provvedere perché tutti i cittadini possano accedere e partecipare in modo conveniente alla cultura e si preparino adeguatamente all’esercizio dei doveri e dei diritti civili. Sempre lo Stato dunque deve tutelare il diritto dei fanciulli ad una conveniente educazione scolastica, vigilare sulla capacità degli insegnanti e sulla serietà degli studi, provvedere alla salute degli alunni ed in genere promuovere tutto l’ordinamento scolastico tenendo presente il principio della sussidiarietà ed escludendo quindi ogni forma di monopolio scolastico. Tale monopolio infatti contraddice ai diritti naturali della persona umana, allo sviluppo e alla divulgazione della cultura, alla pacifica convivenza dei cittadini ed anche al pluralismo, che è oggi la regola in moltissime società” (Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis).
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gsh L’esempio di Maddalena Girelli Maddalena consacrata a Dio, pur senza risiedere in un convento, non ebbe un compito diretto di educazione delle fanciulle; tuttavia si propose di giovare sempre loro nelle circostanze occasionali della vita. “Se il mio stato mi pone fuori del dovere di educare, ho però la possibilità di contribuire all’educazione cristiana di tante fanciulle derelitte dai loro genitori, e quindi mi fu utile l’imparare i mezzi più propri ad ottenere la buona riuscita. E sono: istillare nei loro cuori massime cristiane ed unire sempre alle orazioni ed alle correzioni qualche sentimento religioso, contenersi sempre con modi forti insieme e soavi, ed iniziarle alla pratica del bene col buon esempio” (M. GIRELLI, Memorie spirituali) . Il decreto sulle virtù eroiche di Maddalena Girelli (3 luglio 1998) sottolinea l’attività messa in atto dalla Venerabile in molteplici opere educative, spinta dall’amore del prossimo: “Spinta dall’amore verso il prossimo, intraprese molte altre opere e iniziative, che giovarono alla crescita umana e cristiana del popolo e specialmente della gioventù. E, seguito l’esempio delle donne che assistevano Gesù e gli apostoli (cf. Lc 8, 3), mise a disposizione l’ingente patrimonio di famiglia per il prossimo indigente e per la causa di Dio e della Chiesa, scegliendo per sè un tenore di vita semplice e povero. Tra le imprese che iniziò o che sostenne ricordiamo l’oratorio femminile, che accolse in casa, con il circolo e biblioteca per le fanciulle. Garantì la sopravvivenza di una casa, e la ingrandì, per le giovani operaie, che era stata costruita a Marone. Aiutò finanziariamente la casa di salute Moro, fondata da una zia materna e donò una grande casa all’Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio, adibita poi a ospedale. Sostenne l’amministrazione dell’oratorio femminile di Pontevico e istituì una scuola materna a Borgo Poncarale. Fondò la Società Operaia Femminile e soccorse il Beato Giovanni Battista Piamarta nella costituzione dell’Opera degli Artigianelli. Adattò una casa, 10
gsh ricevuta in eredità, in luogo per esercizi spirituali per la Compagnia di S. Angela Merici. Favorì e beneficò l’associazione dei Maestri Cattolici e mantenne in vita, per ciò che riguarda l’aspetto economico, la rivista “Scuola Iitaliana Moderna”, fondata dal Venerabile Servo di Dio Giuseppe Tovini. Per volere del vescovo diocesano Gerolamo Verzeri, si prese cura della Pia Associazione dell’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento e delle Chiese Povere. Come al solito condivise oneri, opere e merito di queste attività con la sorella Elisabetta”.
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gsh Faustina Pinelli Elisabetta Girelli scrisse parecchi profili di Figlie di S. Angela esemplari. Vi è anche quello della giovane Faustina Pinelli, di Brescia, morta il 15 settembre 1869, che tra le altre attività si dedicò alla redenzione delle fanciulle pericolanti della zona centrale della città di Brescia. “Dopo aver soddisfatto i suoi doveri di famiglia Faustina, colla licenza del padre, attendeva anche a molte opere buone in vantaggio del prossimo. La visita delle inferme a domicilio le avea fatto scorgere nelle case dei poveri grandi bisogni.... Avea visto quella piaga spaventosa d’ignoranza congiunta colla miseria, che spinge quasi necessariamente a mal fare tante povere fanciulle, che se fossero un poco aiutate ed istruite nelle cose dell’anima, forse non andrebbero a perire. E da quel punto le fanciulle pericolanti e trascurate divennero la passione del suo bel cuore. Alcune di queste le erano già state affidate da istruire separatamente nella Dottrina, ed ella con sante industrie ne attirò delle altre, ed in breve ne vide intorno a sé più di venti. Chi non ha provato qual sorta di pazienza sia necessaria per dirozzare ed istruire una certa classe di fanciulle cresciute fino all’adolescenza nei trivi in balia di se stesse, senza pudore e senza freno, difficilmente potrà calcolare quel che costasse alla nostra Faustina la cura di quelle povere figlie. Non dico nulla di quella rozzezza, di quella sudiceria, di quella sguaiataggine, che ad un’anima meno virtuosa della sua avrebbero fatto ribrezzo. Ma anche queste ella diceva, sono figlie di Dio, hanno anch’esse un’ anima da salvare..... Gesù è morto anche per loro! E pensando a ciò le amava come se fossero le più ben disposte fanciulle; e le accarezzava e le istruiva con una pazienza veramente eroica. Non si stancava mai: e quand’anche ne vedeva poco frutto, seguitava a dire e ripetere le stesse cose, finché avessero imparato almeno le più necessarie. Conoscendo che per taluna più trasandata o più tarda non bastava l’ora di istruzione che si fa a Dottrina, se la facea venir a casa, o la raccomandava a qualche altra da istruire separatamente, massime quando si fosse trattato di ammetterla alla Comunione od alla Cresima. Fece da madrina a molte in questo 12
gsh Sacramento, per poter avere una ragione di vigilarle, correggerle e guidarle anche fuori della Dottrina. Quando aveva messo l’occhio sopra una fanciulla l’avea notata fra le sue poverine, non l’abbandonava più; e continuava a tenersi informata della sua condotta, ad accompagnarla ai Sacramenti nelle principali solennità, e ad aiutarla nei suoi bisogni spirituali e corporali, talvolta fino al punto di procurar un onesto collocamento, o di metterla in un’ onorata carriera. Io so di alcune, che le costarono molti anni di pazienza, che ora fanno ottima riuscita, proprio salvate dalla sua carità. Perché appena veniva a sapere, che alcuna delle sue fanciulle si trovasse in qualche pericolo grave, non davasi pace. Passi, raccomandazioni, impegni e preghiere; e dopo aver fatto tanto, forse incontrava dispiaceri ed ingratitudini. Ma non si scoraggiava. Aspetterò ancora un poco, diceva; è segno che non è il suo momento, e non ho pregato abbastanza. Piangeva alle volte vedendo quante povere fanciulle per un po’ di guadagno vengono gettate nei più vili e pericolosi mestieri; e per distoglierle da quel pericolo si assumeva coll’aiuto di altre persone caritatevoli di compensarle del guadagno, che avrebbero potuto fare settimanalmente in certi laboratori;
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gsh e le poneva presso qualche buona donna ad imparare i casalinghi lavori. Ve ne erano di quelle che stavano obbligate a lavorare la festa, fino dopo mezzodì; ed a queste Faustina pagava il cibo di quella giornata, affinché potessero santificare la festa, e venire alla Chiesa. Insomma s’industriava in ogni modo per adempire il proponimento che aveva fatto di farsi madre a tutte le povere fanciulle che le fossero consegnate. Seppe un dì che una sua allieva di Dottrina era gravemente ammalata, e subito le venne al pensiero: deve esser gran tempo che non si confessa. Andiamo, disse ad una compagna, a vedere se sta male, perchè non vorrei che morisse senza Sacramenti. Era un tempo orribile, soffiava il vento, e l’acqua veniva giù a secchie. “Andremo domattina” rispose la compagna, a cui non pareva proprio necessario andare con quel tempaccio. Ma ella insistette: “Andiamo subito, perché se mai morisse senza Sacramenti, avrei un gran rimorso d’ aver avuto paura di un po’ d’ acqua”. Andarono, e su e giù per viottoli finché trovarono quella benedetta casupola. La giovane era già moribonda, e nessuno si era accorto del pericolo. Si consolò la poverina nel rivedere la signora Maestra: ed ella, dopo essersi interessata della sua malattia e de’ suoi bisogni, le disse: “Cara mia, gli è quasi un anno che più non vieni a Dottrina, né più ti confessi; ora stai male e dovresti far Pasqua”. - Sì, che la farei volentieri -, rispose l’inferma. Faustina le si sedette accanto, e la dispose a ricevere i SS. Sacramenti, intanto che la compagna era uscita pel prete. Fu sacramentata la sera stessa, e la seguente mattina era già morta. Dopo le fanciulle si pigliava cura delle povere inferme: e a tutti i poveri, quanti il potea faceva del bene. Coltivava per motivo di carità l’amicizia di pie signore, fra le quali perorava sovente la causa del prossimo in modo che non le si potea dir di no. Stupivano molte al vederla superare la sua natural timidezza, e trovare al bisogno disinvoltura e parola ed un coraggio non suo. Colle sue compagne ed altre giovani di confidenza non trattava mai indarno; ma era un eccitarsi scambievolmente alla virtù, ed una santa gara di buone opere. A tal fine, avea sempre pronte certe sue industrie; e se ne serviva come di santi lacci per tirare or 1’una or 1’altra a far del bene. - Oh! la tale bisognerebbe farla cooperatrice nella Società 14
gsh della Visitazione... Quella signora ha tanti bambini le dirò che li faccia ascrivere alla S. Infanzia.... E quell’altra mi troverà degli associati per le Scuole d’ Oriente.... poi l’Opera di S. Francesco di Sales, e l’Apostolato della Preghiera, e il sussidio pei Chierici poveri... Insomma si dava a tutto. - Ma come poi poteva attendere a tante cose Ella non istava mai oziosa un momento e quel tempo, che altre giovani sprecano vanamente in frivolissimi passatempi e visite inutili, Faustina lo spendeva a gloria di Dio, e per il bene del prossimo. Faceva tutto con quiete, una cosa dopo 1’altra con ordine mirabile: e senza darsi l’aria di faccendiera importuna, facea in realtà molto bene, e dopo d’averlo fatto non ne parlava più” (E. GIRELLI, Fiori verginali).
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s hVenerabili Preghierag alle Sorelle Girelli per ottenere grazie!
Elisabetta Girelli
Maddalena Girelli
O SS. Trinità, sorgente di ogni bene, profondamente Vi adoro e, con la massima fiducia, Vi supplico di glorificare le vostre fedeli Serve Venerabili Maddalena ed Elisabetta Girelli e di concedermi per loro intercessione la grazia... Padre nostro, Ave Maria e Gloria N.B.: 1) Chi si rivolge al Signore con la suddetta preghiera, specie in caso di novena, affidi la propria intenzione all’intercessione di entrambe le venerabili sorelle. 2) Ottenendo grazie per intercessione delle Venerabili Serve di Dio Maddalena ed Elisabetta si prega darne sollecita comunicazione a: Compagnia S. Orsola - Figlie di S. Angela - Via Crispi, 23 - 25121 Brescia. Chi desiderasse avere questo inserto da distribuire in Parrocchia, può richiederlo telefonando allo 030.295675. Supplemento a “La Voce della Compagnia di S. Angela. Brescia”, novembre 2011, n. 4