CIRCOLO SEL
MIRIAM MAKEBA
IL MIRIAM MAKEBA
SETTEMBRE 2012
SALERNO
L’ERBA DI KATE Rubrica della responsabile del giornalino
VERSO UN AUTUNNO BOLLENTE …. DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA” Car* Compagn*, questo mese di agosto è stato contrassegnato da un’aspra polemica da parte dei militanti e simpatizzanti di SEL per l’annuncio di un’intesa elettorale tra Vendola e Bersani che, ad elezioni concluse, si sarebbe estesa anche all’UDC. Tra smentite e mezze frasi, Nichi, all’ultima assemblea nazionale, ha assunto una posizione di definitiva chiusura verso il partito di Casini, ma questo patto elettorale comunque non convince una numerosa parte degli iscritti che hanno, nella stessa occasione, presentato un documento che riportiamo integralmente nel numero di questo mese; l’obbiettivo che una parte di compagni su tutto il territorio nazionale intende porsi è quello di recuperare lo spirito con cui questo partito è stato fondato per costruire una “coalizione di centrosinistra innovativa, unitaria, aperta, capace di uscire dal recinto dei partiti e valorizzare ciò che si muove al di fuori di essa”. Per quanto concerne le questioni locali, per fronteggiare il blocco del trasporto pubblico locale, anche in vista dell’imminente apertura degli istituti scolastici, in una conferenza stampa, il sindaco De Luca e l’Assessore ai Trasporti, Luca Cascone, hanno annunciato il piano alternativo del Comune di Salerno; la soluzione proposta come via d’uscita alla crisi del CSTP è quella dell’affidamento diretto del servizio con l’obbiettivo di rendere autonoma la città di Salerno ma si torna a parlare anche di metropolitana leggera come trasporto alternativo a quello su gomma. Altra questione che merita il pieno sostegno di questo circolo è quella sollevata dagli studenti salernitani, in particolare quelli universitari che per il
Caterina Bianco
prossimo anno accademico si sono visti triplicare la tassa regionale per il diritto allo studio, che in un’assemblea pubblica, la scorsa domenica, hanno dato vita ad una giornata di riflessione sul libero accesso ai saperi ed alla mobilità. Nell’augurarvi una buona lettura, concludo con un’amara constatazione: “La politica è sporca!”, è questa l’affermazione maggiormente ricorrente nei discorsi degli italiani che rispetto a questa convinzione decidono di assumere un atteggiamento di indifferenza e di chiusura verso ciò che riguarda il governo della cosa pubblica. Personalmente, il mio desiderio, è che questo clima generale di rabbia non venga più espresso con un semplice disinteresse ma che ci sia un approccio diverso da parte di ognuno di noi; lasciare campo libero a chi intende curare esclusivamente i propri interessi non è la via d’uscita per sollevarci dalla crisi, quindi continuiamo ad organizzarci ed a far sentire il nostro dissenso per contribuire a costruire una classe dirigente degna di rappresentarci.
Tiziana Aiello
Sommario Software libero
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Non affoghiamo nella vecchia politica
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Un concorso vecchio stampo
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RAG DOLLS
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Pensieri in libertà in una sera di fine estate…. Mamma mia, che tristezza… quest’anno niente feste political chic in Sardegna, solo qualche piccolo rinfresco; così tanto per rompere la monotonia, ha festeggiato il compleanno la sorella di Putin: una serata senza glamour, soltanto un po’ di musica per allietare i convitati, ha suonato Sting, ma senza impegno, una strimpellata… Stanco, affranto e deluso ha lasciato l’isola anche Briatore, ormai non ci si diverte più, tutti con ferrari di terza mano, yacht che sembrano canotti, compagne troppo vestite… per essere credibili! Qua serve una svolta: basta tecnici, occorre una nuova classe politica che non ti tampini per lo scontrino del Cartier, che ti annulli la multa se il Suv e’ immatricolato a S. Marino, che ti conceda una scorta per portare i soldi nel caveau della banca svizzera. Basta con i comunistelli che indossano il mocassino senza il calzino, basta con i fascistoni che mettono il tovagliolo al collo per mangiare l’aragosta, basta con comunione, liberazione e caffellatte a colazione…. Serve una classe politica rinnovata, insomma il nuovo che avanza e tac, l’idea dell’estate 2012… Il duca Amedeo d’Aosta ( del ramo defraudato dei Savoia) si propone come papabile uomo di un nuovo partito, un partito democratico, vicino alle necessità degli Italiani, proprio.. tutti, perché i Savoia sono stati uomini di esperienza, uomini del popolo per il popolo! Ma da soli non si va da nessuna parte, quale potrebbe essere l’alleato ideale??? Il duca penserebbe ad un altro uomo della provvidenza, tal Luca Cordero di Montezemolo, che con classe scende dal suo treno Italo… et voilà e’ pronto per traghettare l’Italia verso nuove stazioni… Peccato che… il suo treno viaggi su binari secondari e spesso senza essere annunciato… ma si sa, non ci sono più i nobili di una volta……….!
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"La regione Puglia ha scelto il modello del Software Libero. Scelta politica radicale approvata all'unanimità" In data 11 Luglio 2012 il Consiglio della Regione Puglia ha approvato la legge “Norme su software libero, accessibilità dei dati e documenti ed hardware documentato”. Il testo in 21 articoli rappresenta il testo dall'impostazione più avanzata, e radicale, fra quelli approvati dalle regioni italiane in questa materia, eppure, è stato licenziato all'unanimità. Abituato a pensare che ampie maggioranze significano contenuti annacquati, o peggio frutto di visioni omologate, sarei stato tentato di intitolare questo articolo “La grande coalizione che mi piace”. Vediamo un po' cosa significa questa legge e come vi si è arrivati. La legge approvata sancisce la scelta del modello del software libero per la Pubblica Amministrazione, per l’istruzione scolastica, e l’incentivazione all’uso del software libero per le imprese. Il modello del Software Libero, ideato da Richard Stallman fondatore della FSF (), è quello che nel mondo del software ha generato il sistema operativo GNU/ Linux, applicativi come LibreOffice, GIMP, Firefox e Android. Nell'ambito dell'editoria ha generato progetti come Wikipedia e Appunti di informatica libera. Nel mondo della narrativa, della musica e delle arti è spesso associato alle licenze Creative Common e a progetti come il portale Jamendo. Per capire in cosa consiste il modello del Software Libero dobbiamo pensare al fatto che la maggior parte delle licenze di programmi privativi, programmi come per Microsoft Office (per intenderci), prescrivono che l'utente possa utilizzare il software solo per particolari scopi (licenze educational, business, ecc), non possa sapere il software com'è fatto (i codici sorgenti sono segreti), non possa dare delle copie del software ad altri (la condivisione dei programmi viene condannata e spesso definita pirateria informatica), non possa quindi apportare delle modifiche né dare ad altri versioni modificate dei software. Il software libero è software distribuito con licenze che garantiscono all'utente finale questi diritti. Stallman considera queste libertà degli utenti essenziali ed ha scritto licenze che vietano a chi distribuisce il software di restringerle. Il modello del software libero utilizza il diritto d'autore come strumento per tutelare, e non restringere, i diritti degli utenti. Veniamo a come si è arrivati a questa legge. M I R I A M M A KE B A
Durante la presentazione della legge l’assessore Nicola Fratoianni ha ringraziato la “comunità del Software Libero” per avervi contribuito. In effetti, poco meno di due anni prima, l'orientamento della regione Puglia sembrava diametralmente opposto. Il 24 Novembre 2010, la regione aveva firmato un protocollo di intesa con Microsoft Italia per instaurare collaborazioni fra le parti nei seguenti ambiti: - sviluppo di soluzioni informatiche all'interno della regione Cloud computing; - realizzazione di un centro di competenza per le PMI; - istruzione. In sostanza tutti e tre i punti sopracitati. Questo accordo è sembrato a noi attivisti della comunità del software libero, come un tradimento. Come prima cosa abbiamo pensato di spiegare le nostre ragioni sul blog di Sinistra e Libertà. Il blog è stato quindi subito inondato di proteste. Alle proteste è seguita la risposta di Nichi Vendola che sostanzialmente difendeva l'accordo sostenendo che nel secolo che si apre con il could computing, il nemico non deve essere più Microsoft ma il Digital Divide. La risposta del governatore sul blog non ha soddisfatto le critiche di chi non considera Microsoft un nemico, ma che si sente conscio delle minaccie che il cloud computing può rappresentare e considera molto importante il come superare il digital divide. Una società interamente basata sul digitale (che ha superato quindi superato il digital divide) può essere infatti, sia una società della libertà, che una società del monopolio o del controllo. La risposta di Vendola ha però generato un fermento fra gli attivisti italiani del software libero, fermento che ha contagiato varie mailing list (tra cui quella di Assoli). Gli attivisti pugliesi chiedevano aiuto e, insieme, si discuteva di come farsi capire. Infine abbiamo pensato di chiamare in nostro soccorso Richard Stallman. Stallman ha subito accettato l'invito senza chiedere alcun compenso. È stato chiesto a Nichi Vendola se era disponibile ad accettare un incontro. Appena è arrivato l'ok di Vendola gli attivisti pugliesi hanno organizzato l'ospitalità. L'incontro è avvenuto il 20 Dicembre 2010 e vi hanno partecipato, fra gli altri anche l'assessore Frattoian-
ni per il comune, per la comunità oltre a Stallman vi erano anche Marco Ciurcina (storico legale di Assoli) e Juan Carlos Gentile (per l'associazione Hipatia). L'incontro è avvenuto a porte chiuse, al termine dell'incontro c'è stata una conferenza stampa in cui Nichi Vendola ha detto “mi è stato impartito un corso accelerato di alfabetizzazione non tecnologico ma politico al software libero. Il tema del software è il tema della libertà nel presente e nel futuro”. Per spiegare il tema del Software Libero ha usato la metafora degli OGM Free in agricoltura ed ha promesso che la legge in discussione sarebbe stata aperta alla “collaborazione della comunità del Software Libero” che ha riconosciuto “portatrice di una visione di un futuro più dolce e democratico”. Ed ecco oggi, finalmente la legge è stata varata. Nichi Vendola ha dimostrato di aver saputo mantenere la sua parola portando ad approvazione quella che è forse la migliore legge regionale in Italia sul Software Libero e l'hardware documentato. Le leggi sono sicuramente utili, purtroppo però la libertà non si acquisisce per decreto. È sempre necessaria una ferma determinazione frutto della consapevolezza dei propri diritti. Le leggi, come le navi, una volta varate, possono condurre verso i lidi desiderati di una società giusta e civile oppure essere stravolte e, attraverso una cattiva applicazione, possono essere ritorte contro lo scopo originario. Non è pertanto sufficiente il varo della legge, è necessario che adesso ci sia una capillare attenzione alla sua applicazione e nella difesa vigile del suo spirito. riferimenti: http://www.leggioggi.it/2012/07/11/ libero-software-e-open-data-la-regione -puglia-ha-detto-si/ http://punto-informatico.it/3561243/PI/ News/puglia-software-liberolegge.aspx http://www.regione.puglia.it/?page=pre ssregione&opz=display&id=13526 http://riunionidigitali.net/video.html Articolo a cura di HOP FROG : LIBERA ASSOCIAZIONE Pagina 2
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Documento “Non affoghiamo nella vecchia politica la speranza rappresentata da SEL. “ Care compagne e cari compagni, ci rivolgiamo al Coordinamento Provinciale, lo spazio che ci siamo dati per condividere la costruzione di SEL a Roma; ci rivolgiamo alla Presidenza Nazionale, poiché crediamo che il gruppo dirigente nazionale per troppo tempo non abbia assunto la responsabilità di costruire SEL come corpo vivo, aperto, democratico e partecipato; ci rivogliamo anche alle e agli iscritti e i simpatizzanti di SEL, perché crediamo che la responsabilità della costruzione di questa esperienza sia d i tutte/i, se nza e sclusioni. Lo scorso 26 giugno abbiamo partecipato a un’assemblea di compagne e compagni di SEL provenienti da storie e percorsi molto diversi, ma accomunati dall’affetto per la nostra impresa comune e dalla preoccupazione di fronte al rischio di vederla rattrappirsi. L’incontro è nato da un diffuso disagio cresciuto in questi mesi. Senza la possibilità di un confronto trasparente, di un ascolto effettivo e la possibilità di incidere, questo disagio rischia di limitarsi alla lamentazione, all’invettiva e di tradursi in diffidenza o, peggio, in abbandono. Crediamo ci possa essere un modo per affrontare le dinamiche che rendono spesso asfittica la vita della nostra esperienza politica, le sue evidenti degenerazioni, il sequestro di ogni spazio di confronto, conflitto ed elaborazione condivisa, senza cadere in letture liquidatorie, semplicistiche o riducibili a logiche di schieramento interno. Riteniamo necessario ascoltare e dare spazio alle critiche emerse, per trasformarle in politica, perché la capacità di iniziativa politica di SEL, la sua spinta innovati-
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va e credibilità dipendono dalla qualità del nostro modo di stare e di decidere assieme. È stato un segno di maturità e responsabilità evitare, nei mesi scorsi, che il legittimo confronto su modi diversi di intendere SEL portasse alla paralisi e a un dibattito tutto rinchiuso all’interno. Ma affrontare in modo trasparente i nostri limiti non rappresenta un indebolimento. Anzi, pensiamo sia urgente la necessità di aprire una discussione tra noi su come far corrispondere il nostro modo di vivere quotidianamente questa esperienza politica alla ragione di nascita di SEL, la sua ispirazione, la sua scommessa. La nostra impresa comune segna un’impasse e intorno a noi crescono i segni di insoddisfazione e avanzano nuove risposte. Lo riscontriamo nelle reazioni dei cittadini e delle cittadine che incontriamo, lo vediamo in chi si impegna nei comitati, nei movimenti e in quelle esperienze innovative di lotta e di discussione che animano le nostre città. Anche la crescita di iniziative (locali e nazionali) a sinistra, alcune promosse da esperienze sindacali avanzate, altre espressamente mirate a promuovere nuovi soggetti politici, così come l’avanzamento elettorale di liste caratterizzate dal rifiuto spesso liquidatorio e demagogico dei partiti, ci suggeriscono che esiste una domanda, un desiderio e un bisogno al quale non siamo riusciti a parlare a sufficienza e che, di tutta risposta, ci ha percepiti come omologati alla politica di palazzo e ai suoi vizi. Il Movimento 5 stelle, ALBA, l’iniziativa della FIOM, le liste civiche locali e la loro proposta a livello nazionale (ma anche la crescita dell’astensionismo) sono alcuni elementi di uno scenario confuso e in
evoluzione segnato da una crisi delle forme politiche esistenti. Una forza come SEL, nata per mettere al centro il tema della trasformazione della politica, della riapertura di canali di comunicazione tra pratiche sociali, culture politiche innovative e forme organizzate, deve porsi una domanda rispetto al proliferare di iniziative che traggono ragion d’essere da questo vuoto e dall’assenza di una proposta credibile che (anche) SEL avrebbe dovuto costruire. Non vogliamo rinunciare a quella scelta fondativa che ha fatto di SEL una speranza per uscire dalla cieca e disperata rassegnazione delle due sinistre. Crediamo ancora oggi nella necessità di costruire una coalizione di centrosinistra innovativa, unitaria, aperta, capace di uscire dal recinto dei partiti e valorizzare ciò che si muove al di fuori di essa. Questo oggi si traduce nella necessità di incalzare e sfidare il PD sul terreno di una proposta credibile e
innovativa di governo. Il nodo di un’alleanza larga, plurale e rinnovata e dunque di un rapporto con il PD e il suo insediamento sociale resta un dato qualificante della nostra proposta. Per questo è necessario leggere con attenzione il conflitto apertosi in quel partito e nel suo corpo sociale di riferimento , misurarsi con il passaggio stretto (Continua a pagina 4)
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che il PD ha affrontato nella transizione del dopo Berlusconi, subendo il ricatto europeo e contrastare la spinte suicide che portano dirigenti di quel partito a interpretare l’appoggio al governo Monti come premessa a una collocazione di lungo periodo del PD in un quadro moderato. La proposta di una sinistra che si cimenta col governo senza rinunciare ai propri contenuti incontra dunque oggi una oggettiva difficoltà ma è possibile solo se riusciamo a mettere in atto una forte autonomia politica e culturale. Lo sforzo di tenere aperto un difficile dialogo tra il centro sinistra, il partito democratico, i movimenti, le realtà associative e i comitati è possibile solo se abbiamo l’autorevolezza di farlo perché forti di un progetto innovativo e non per inerzia o opportunismo. Non si tratta di inseguire un’alleanza per rispondere al riflesso condizionato di autoconservazione di un ceto politico intermedio ma di tenere aperta una prospettiva di trasformazione e scongiurare l’involuzione moderata del principale soggetto politico di centro sinistra, del suo elettorato e delle organizzazioni di massa di riferimento. Oggi il credito di SEL rischia di esaurirsi perché non abbiamo creduto fino in fondo nelle nostre idee e perché non abbiamo fatto tutti gli sforzi per essere corpo vivo, plurale e capace di produrre pratiche politiche innovative ed elaborazione condivisa.
un’altra politica, non crediamo che l’alternativa sia trasformarli in comitati elettorali, organismi di semplice perpetuazione del ceto politico. Alla logica della fedeltà allo schieramento, al principio della delega, alla gestione proprietaria dei partiti, preferiamo il confronto, l’ascolto della critica e la valorizzazione dell’autonomia e della ricerca libera: per questo riteniamo urgente una riflessione tra noi. È una riflessione che va ben oltre SEL e che deve produrre un’alternativa al confronto disperante e disperato tra politicismo e antipolitica. È necessario produrre una critica alla radice lo statuto della politica stessa - il suo fondarsi sulla separatezza tra pubblico e privato, sulla gestione del conflitto in base alla logica amico-nemico, su modelli di appartenenza basati su gerarchia, delega, rimozione delle differenze, su un’idea separata e sacrificale della militanza, su un’idea del potere maschile che ormai non corrisponde più nemmeno alla vita degli uomini e al loro desiderio di libertà. Non si tratta di generiche petizioni di principio ma di questioni che tornano oggi prepotentemente in superficie, mostrando la crisi e i limiti di un’ idea della politica che si ammanta di nuovo ma resta vecchissima. All’interno di SEL ci sono intelligenze, esperienze e risorse culturali e politiche che dobbiamo valorizzare e che non corrispondono alla mediocrità di quanto spesso abbiamo prodotto. Riapriamo il confronto, la ricerca, la sperimentazione - a partire da noi - e riapriamo canali di interrogazione reciproca con le soggettività “esterne”: sono questi due compiti ineludibili per far sì che quelle su cui siamo nati non rimangano belle speranze. Le compagne e i compagni dell'assemblea romana del 26 giugno.
Non abbiamo alcuna nostalgia della burocrazia, della gerarchia e dell’autoconservazione dei vecchi partiti. Ma proprio perché cerchiamo
DOMENICA 30 SETTEMBRE ore 11, assemblea nazionale, a Roma, a partire da questo documento che sta riscuotendo molto interesse. Siete tutt* invitat* a partecipare all'iniziativa e alla sua organizzazione (faremo una mail list apposita, chiedeteci di essere inserit*). Per le adesioni al documento e per l'iniziativa scrivete a nonaffoghiamo@gmail.com .
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Un concorso vecchio stampo Era nell’aria da tempo, ma questa volta il Ministro sembra fare sul serio. Trascorsi 13 anni dall’ultimo concorsone, al ministero dell’Istruzione le stime ufficiose parlano di almeno 500 mila aspiranti prof che avrebbero i requisiti per il concorso per sole 11892 nuove cattedre a tempo indeterminato. A poter partecipare però, saranno coloro che già sono abilitati e grazie alle norme della fase transitoria i diplomati alle magistrali entro il 2001, i laureati entro il 2003 e i diplomati per gli insegnamenti tecinicopratici. Tutto ciò contraddice i vari slogan che caratterizzano le dichiarazioni di Profumo, perché il Concorso seppure prevede una preselezione su quiz generalistici, manterrebbe il vecchio regolamento a causa dei tempi ristretti di fine legislatura. Qui emerge già una prima contraddizione, in quanto a potervi partecipare potranno essere solo gli over 30 anni e il ministro più volte ha fatto intendere che fosse necessario svecchiare il corpo docente. Come se gli attuali docenti precari fossero ultrasettantenni, o incompetenti o da rottamare per altri motivi. La nostra Costituzione sancisce, all’art 97, che il criterio per entrare nella pubblica amministrazione è il concorso pubblico, ma, per quanto riguarda la scuola, sfortunatamente la situazione è molto, ma molto, più complessa e, vista la confusione e le mistificazioni diffuse sull’argomento, è forse il caso di chiarire la questione. Oggi, in Italia, i docenti sono reclutati da due graduatorie, una scaturita dai concorsi pubblici (l’ultimo bandito nel 1999, tredici anni fa), di consuetudine definita “Graduatoria di Merito”, l’altra, detta “Graduatoria ad Esaurimento”, formata da docenti abilitati attraverso procedure pubbliche e notevolmente selettive come le SSIS, che hanno caratterizzato il reclutamento nell’ultimo decennio. E’ proprio da quest’ultima graduatoria che si attingono, oltre che i docenti di ruolo, anche i numerosissimi supplenti che ogni anno fanno funzionare il sistema scolastico italiano, coprendo anche quei posti vuoti che la politica di tagli alla scuola non vuole destinare al ruolo. Non si capisce quale
sia il motivo per imporre a chi è già in una graduatoria destinata alle assunzioni di dover sostenere un altro concorso per aspirare agli stessi posti ai quali può già accedere. Se il problema è che in qualche provincia mancano aspiranti, si accolga proposta della FLC CGIL e si affianchi alle graduatorie provinciali una graduatoria nazionale dalla quale attingere qualora nella singola provincia non vi siano più aspiranti: in questo modo si renderebbe anche più veloce lo svuotamento delle graduatorie e meno avventuroso il cambio di provincia. Ma ci sono anche tanti altri motivi che rendono velleitaria l’ipotesi a breve di concorsi ordinari. Tra quelli più rilevanti, ma ce sono anche “Stupisce tutta tanti altri più questa operazione specifici, è e soprattutto il necessario continuo sottolineare che si proce- accanimento nei confronti della derebbe senza alcuna certez- scuola anche da za sulle reali parte dei tecnici.” consistenze degli organici, che potrebbero subire significative modifiche a seguito dell’adozione del regolamento delle classi di concorso e della piena adozione dei nuovi regolamenti della scuola secondaria superiore. Si attenda di avere un quadro certo e una situazione delle graduatorie più chiara dopo aver effettuato le assunzioni previste dal piano triennale e poi si bandiscano i concorsi con numeri attendibili. Vi è inoltre il problema dei costi. Infatti, in una situazione di ristrettezze e di tagli, che senso avrebbe mettere in piedi una procedura così onerosa per selezionare nuovamente gli stessi aspiranti già selezionati a suo tempo ed attualmente in attesa di assunzione a tempo indeterminato? Ai docenti già abilitati si aggiungeranno, inoltre i partecipanti ai TFA, i nuovi corsi organizzati dalle università per conseguire l’abilitazione, voluti da Gelmini, che stanno partendo in quasi tutte le regioni. Appare quindi una beffa che, a fronte di un esubero di abilitati rispetto a posti che si con-
traggono di anno in anno, il ministro Profumo annunci l’indizione di un concorso! Gli abilitati chiedono al ministro e alle forze politiche che sostengono il governo, così come alle forze di opposizione che non si bandisca un nuovo concorso, prima che sia stata programmata una soluzione per i docenti inseriti nelle graduatorie “ad esaurimento”, che hanno già superato prove concorsuali o selezione attraverso percorsi di abilitazione a numero chiuso. Rompere la spirale dei tagli sarebbe, forse, la prima vera riforma della scuola necessaria nel nostro Paese. Stupisce tutta questa operazione e soprattutto il continuo accanimento nei confronti della scuola anche da parte dei tecnici. La scuola della Repubblica (come Istituzione culturale e sociale) deve contribuire a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione. Formare mentalità critiche, capaci di risolvere problemi, abituare al dubbio, all’imprevisto, alla curiosità e, contemporaneamente, sviluppare un pensiero razionale e scientifico, capace di confrontarsi con la dimensione storica e con ogni aspetto dell’espressività umana, è compito fondamentale della scuola, tenuta a far acquisire quei saperi cosiddetti di cittadinanza indispensabili oggi per vivere, lavorare, continuare a studiare. Senza risorse poco potrà essere fatto. Per SEL più che un concorso vecchio stampo, serve un piano di stabilizzazione pluriennale che, oltre all’assunzione dei docenti presenti nelle Graduatorie ad Esaurimento, restituisca risorse per allargare il tempo pieno, abbassare il numero degli alunni per classe, costruire nuovi edifici scolastici e rendere sicuri quelli esistenti, istituire l’organico funzionale, potenziare l’offerta formativa nel sud e ripristinare tutte le innovazioni pedagogiche e didattiche faticosamente conquistate negli ultimi decenni.
Giorgio Crescenza Simonetta Salacone
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RAG DOLLS : IL ROCK SALERNITANO AL FEMMINILE Signori, si parte. Con questo numero si dà l’avvio al viaggio nel mondo della musica salernitana; un viaggio che definirei semiserio (Berchet non si offenda, l’attributo non è qui utilizzato nel senso della sua Lettera) perché, pur non avendo alcuna pretesa di sistematizzazione scientifica dell’argomento, è tuttavia affrontato con quella appassionata volontà che deriva dalla consapevolezza di ritornare con la memoria a momenti bellissimi, esaltanti quasi e di rincontrare persone alle quali ancora ti lega un affetto del tutto particolare. E quale migliore inizio per un foglio di Sinistra Ecologia e Libertà: una band tutta al femminile, le Rag Dolls che, a mia memoria, rappresentano l’unico esempio salernitano di amazzoni del rock. Anima indiscussa della formazione è la batterista e cantante Stefania Siani, che inizia la sua avventura musicale a quindici anni frequentando una delle scuole di musica più prestigiose di Salerno: la Polymusic. E’ proprio qui che mette in piedi la sua prima band, gli Holes in the Wall, sintonizzata in particolar modo sul rock anni Ottanta dei Bon Jovi e degli Europe. La band si scioglie nel 1989 e Stefania, con la bassista Antonietta Tano, forma i Kaddish con Michele Garruti alle tastiere e Francesco Vicinanza alla chitarra. Vi anticipo che di Francesco Vicinanza, impenitente fanatico dei Pink Floyd, si parlerà ancora, avendo militato in diverse formazioni rock salernitane che ne hanno sempre apprezzato la cura nella elaborazione dei suoni e la perizia nell’uso degli effetti. I Kaddish riscuotono un discreto successo proponendo cover di alcuni dei gruppi più importanti del momento come i Metallica, i Guns’n’Roses, i Dokken e gli Scorpions. La formazione, tuttavia, ha vita breve e, dopo aver partecipato a diverse serate promozionali per gruppi emergenti, si scoglie nel 1990. Tale epilogo scaturisce dalla decisione di Stefania e Antonietta di mettersi alla prova e di imboccare, almeno per un po’, la strada del professionismo, al fine di maturare quanta più esperienza possibile dalla frequentazione di musicisti di levatura nazionale. Dal 1990 al 1993, dunque, le due amiche girano l’Italia lavorando come turniste in diverse band pop italiane. Considerata terminata l’esperienza, Stefania, nel 1993, dà vita alle Rag Dolls con Arianna Capozzolo (tastiere e voce), Annarita Catone (sassofono), Alice D’Agostino (chitarra) e Daniela De Martino (basso). La nuova formazione deriva il nome dall’omonimo brano degli Aerosmith e propone un repertorio davvero interessante, costituito dai brani più significativi delle migliori band hard rock della scena internazionale. Nel 2006 si struttura la line up attuale della formazione: Annarita, Daniela e Alice decidono di lasciare e vengono sostituite da Francesca Sarnicola (basso) e Serena Trapanese (chitarra). Dopo vent’anni dalla nascita, le Rag Dolls continuano a proporre uno straordinario repertorio hard rock nei pub della Campania e delle regini limitrofe.
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gistrate dei cambiamenti Assolutamente per scel- nell’ambiente musicale sata. Non per disprezzare i col- lernitano dai vostri esordi leghi maschietti, ma è natura- ad oggi? le che tra donne si venga a Eccome, se ce ne sono, creare un’alchimia difficile, nel bene e nel male. Iniziamo se non addirittura impossibi- da un cambiamento in negatile, da raggiungere in una vo: le maggiori possibilità per esibirsi vengono offerte band mista. Per Salerno sicura- ancora dai pub; tuttavia, sono mente un unicum. In quan- cambiate le “regole del gioto musiciste, avete mai do- co”: con sempre maggior frevuto scontrarvi con pregiu- quenza i gestori dei pub dimenticano che il tuo lavoro è dizi sessisti? quello del musicista, mentre Purtroppo sì; anche se, loro vorrebbero che tu fossi per fortuna, si è trattato di più un PR capace di riempire casi isolati a cui non abbiamo il locale. Negli anni scorsi, mai dato troppo peso. Intan- invece, si creava una sinergia to, è duro a morire il pregiu- tra gruppi e locali: il successo dizio secondo cui alle donne di una serata era il risultato è negata la possibilità di e- del prestigio sia del pub che sprimersi mediante determi- della band che si esibiva; per nate forme d’arte o di generi questo vi era una maggiore particolari, come l’hard rock, selezione dei gruppi musicali appunto. basata sulla loro professionaE ora dite la verità: lità complessiva, valutata non soltanto tenendo conto della qualche vantaggio? tecnica esecutiva in sé, ma Mah! Saremmo disonesulla capacità di “tenere alta ste a dire che qualche vantagla serata”, il che significa gio non ci sia, ma si limita molte cose: scelta del reperalla curiosità che desta una torio, capacità di entusiasmarock band al femminile; ciò re il pubblico, non annoiarlo ha potuto comportare, ma socon gratuite esibizioni di lo in qualche rarissimo caso, “bravura”, accuratezza nella la possibilità di avere una seregolazione dei suoni, caparata proprio per questo moticità di interpretare con serietà vo. Rimane il fatto, però, che il genere di musica proposto devi sempre dimostrare on e così via. Tutto questo comstage quanto vali: la curiosità portava, come si è detto pripassa mentre le Rag Dolls ma, anche un enorme vantagresistono da vent’anni: quegio di reputazione per quei sto vorrà pur significare quallocali che operavano una socosa! luzione siffatta: nell’opinione Già, da vent’anni. Re- di tutti erano questi i locali per necessità o per scelta?
Leggendo la vostra biografia, salta subito agli occhi la scelta precoce della musica rock: possiamo dire un amore a prima vista? Sì, senza ombra di dubbio. Tutte noi siamo state sempre innamorate del rock; anche se proveniamo da esperienze diverse e apparteniamo a generazioni differenti, il rock è l’anello magico che ci unisce. Pensate che questo amore durerà ancora per molto? Finché ci regalerà, come fino ad ora, emozioni fortissime ed infinita energia positiva, durerà per sempre. In un’intervista avete spiegato che il nome della vostra band deriva dal titolo di un famosissimo brano degli Aerosmith; perché, tra i tanti successi di questa leggendaria formazione, avete scelto proprio Rag Dolls. E’ proprio così: quando si trattò di scegliere il nome prendemmo ispirazione dalla band che, a quel tempo, amavamo di più. Perché proprio questo brano? Per la ragione che “Bambole di pezza” ci rappresentava e ci rappresenta in pieno. Non dimentichiamo che siamo tutte donne: a buon intenditore, poche parole. Gruppo al femminile
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dove andare per ascoltare buona musica. Oggi c’è grande confusione. Molti gestori, pur non volendo rinunciare alla musica nei loro locali, tentano di pagare il meno possibile. Addirittura ce ne sono di quelli che, con la scusa di dare spazio ai giovani, ne approfittano, ricompensandoli semplicemente con la consumazione (pizza o panino e birra, tanto per intenderci). Veniamo agli aspetti positivi. Oggi ci sono molti più musicisti e tra questi molte più donne. In più, le band sono più variegate nel genere e nello stile e hanno meno inibizioni a proporre brani originali. Stefania, che bilancio hai tratto dalla tua esperienza come turnista? Un bilancio del tutto positivo. Ho avuto la possibilità di conoscere tanti grandissimi musicisti, di cui mi ha sempre sorpreso l’umiltà, soprattutto paragonandola alla boria di tante “mezze calzette” che pure ho avuto la sventura di incontrare. A contatto di questi grandi la mia passione e la volontà di andare avanti sono cresciute a tal punto che, nonostante le difficoltà quotidiane, la musica è e resterà un punto fermo della mia vita. Hai mai “tradito” le Rag Dolls? Tradimento è una parola grossa. No, non credo di aver mai tradito le Rag Dolls, an-
che se ho fatto qualche esperienza parallela. Proprio quando stavano per nascere le Dolls ho fatto parte, come cantante, dei Wry Omen, una rock band salernitana, con Nello De Luca (chitarra), Ennio Parisi (basso) e Silvio Zito (batteria). Ho sempre desiderato essere una cantante solista e, di recente, questo sogno si sta realizzando in una rock blues band, i Soundbridge, con Daniele Tagliaferro alla chitarra, Enzo Fer-
rara al basso e Domenico Mostacciuolo alla batteria. Progetti? Le Rag Dolls sono in continua evoluzione, sempre alla ricerca di nuove idee e di nuovi stimoli rimanendo, però, fedeli all’hard rock degli anni Settanta e Ottanta. Intervista e articolo a cura di NELLO DE LUCA
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