“La prossima volta che camminate per un bosco guardate in basso. C’è un’intera città sotto i vostri piedi.” (Tsing, A., L’arte dell’inclusione, o come amare un fungo, Manoa, XXII (2) 2010, p.191 in Macfarlane 2020, p.86)
Introduzione
p.5
1. Scoprire il mondo di sotto
p.7 p.7 p.12 p.25 p.35 p.39
2. Vedere profondamente
p.75 p.75 p.76 p.87 p.98
1.1 Spazio sotterraneo: percezione ed evoluzione 1.2 Perché andare giù? 1.3 Aspetti problematici dell’utilizzo del sottosuolo 1.4 Urbanismo sotterraneo e città spessa 1.5 Groundscapes 2.1 Perché Barcellona? 2.2 Formazione della Barcellona Invisibile 2.3 Barcellona oggi: città visibile e città invisibile 2.4 Metropolitana, città percepita e tessuto urbano tridimensionale
3. Intrecciare trame visibili e invisibili del tessuto urbano
3.1 Glòries: un luogo sottile 3.2 Evoluzione e prospettive della Plaça de les Glòries 3.3 SubGlòries: SubHub, SubFarm e SubQuarters
p.105 p.105 p.108 p.115
Conclusioni
p.143
Bibliografia e sitografia
p.146
Introduzione Se pensiamo alle città in cui viviamo, ma anche ad un’astratta idea di città, vedremo probabilmente scorrere davanti ai nostri occhi una serie di strade, che si dipanano sul terreno e collegano una serie di volumi, che si staccano dal suolo, puntano verso il cielo e ospitano le nostre vite in una serie di stanze. Questa rete di strade forse collegherà anche una serie di altri spazi, piazze, parchi, giardini, cortili, con cui interagiamo nel corso delle nostre esistenze. Come architetti o urbanisti spesso immagineremo la città come un foglio piatto, in cui i segni bidimensionali indicano l’estensione e la posizione degli oggetti che compongono il tessuto urbano. Nella migliore delle ipotesi potremo immaginare un organismo urbano tridimensionale, in cui le tracce e le superfici bidimensionali prendono corpo sollevandosi dal terreno.
di essa e sotto la superficie del suolo. Perché la città, in particolare quella contemporanea, non è dotata esclusivamente di una dimensione orizzontale e additiva, che la porta ad estendersi sulla superficie terrestre, ma anche di una dimensione verticale e sottrattiva, che non si ferma al livello zero ma prosegue molto più in profondità, andando a modellare un mondo sotterraneo misterioso ma necessario. L’obiettivo di questa tesi è quello di indagare questa dimensione poco conosciuta della città contemporanea, valutando problematicità e opportunità degli spazi sotterranei, studiandone la percezione, la morfologia e la progettazione, per poi arrivare ad approfondire il caso studio della Barcellona Invisibile e infine a progettare uno spazio pubblico tridimensionale, che tenga conto della dimensione sotterranea della città e ne sfrutti le potenzialità, intrecciando trame visibili e invisibili del tessuto urbano.
A pochi di noi capiterà di pensare che per ogni città che abbiamo così pensato, immaginato e costruito nella nostra mente esista un’altra città, una città specchio di quella emersa, che si sviluppa parallelamente sotto 5
1. Scoprire il mondo di sotto 1.1 Spazio sotterraneo: percezione ed evoluzione La scintilla che ha acceso la presente ricerca è stata la lettura di “Underland. Un viaggio nel tempo profondo” di Robert MacFarlane. In questo libro lo scrittore inglese, che si occupa di paesaggio e di interazione tra persone e luoghi, umanità e natura, esplora sia fisicamente che metaforicamente il sottosuolo, esaminando il mondo di sotto da molti punti di vista. Ogni capitolo indaga uno spazio sotterraneo differente, dalle catacombe di Parigi ai mulini glaciali della Groenlandia, dalle grotte del Carso alle miniere di sale dello Yorkshire, soffermandosi su vari aspetti della relazione umana con la dimensione ipogea. Viene così tracciato un ritratto del sottosuolo come mondo altro, ricco di ostacoli, misterioso e difficile da conoscere ma anche realtà specchio di quella in cui
“Nel mondo di sotto riponiamo da sempre ciò che temiamo e desideriamo perdere e ciò che amiamo e desideriamo salvare.” (MacFarlane 2020, p.9)
Nether · Stanley Donwood
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abitualmente viviamo, affascinante e necessaria sia sul piano psicologico che su quello materiale. L’indagine del sottosuolo appare indispensabile per comprendere i rapporti complessi e “verticali” che regolano il nostro mondo. Come spiega bene Stephen Graham nel suo libro “Vertical. The City from Satellites to Bunkers”, superare la prospettiva piatta della cartografia e, assumendo una prospettiva profonda, comprendere la verticalità degli spazi in cui viviamo è indispensabile per capire le dinamiche sociali, storiche ed ecologiche che animano la nostra contemporaneità. Cueva de las manos, Santa Cruz (AR)
Per quanto spesso negata, la relazione tra uomo e spazio sotterraneo è antica quanto l’umanità stessa, tanto che, secondo l’etimologia della parola humanitas proposta da Gianbattista Vico (da humando = seppellire, a sua volta derivato da humus = terra), il genere umano si identificherebbe congenitamente nelle due azioni del seppellire e dell’essere seppelliti (dunque nelle pratiche sepolcrali), che lo differenziano dalle altre specie animali. In tutte le epoche e in tutte le culture, attraverso le due interazioni umane dello scendere e dell’emergere, del seppellire e disseppellire, il sottosuolo ricorre come portatore di tre funzioni: “[…] proteggere le cose
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preziose, produrre le cose pregiate, eliminare le cose nocive. Proteggere (ricordi, sostanze preziose, messaggi, esistenze fragili). Produrre (informazioni, ricchezza, metafore, minerali, visioni). Eliminare (scorie, traumi, veleni, segreti).” (MacFarlane 2020, p.9) Il rapporto atavico tra uomo e spazio sotterraneo porta inevitabilmente con sé molteplici associazioni, sia negative che positive, che si riflettono sia nel pensiero che nel linguaggio. Il mondo di sotto è da sempre associato alla morte, alla sepoltura e, in senso religioso, agli inferi e ad analoghi mondi dei defunti. Spesso sinonimo di spazio buio, freddo, umido e sporco, il sottosuolo suscita repulsione e paura. La difficoltà a penetrare questo spazio, in cui l’ignoto si nasconde nell’oscurità, coesiste con la difficoltà ad emergere, che genera l’ulteriore timore di rimanere confinati in una dimensione aliena e alienante. Da qui la connotazione negativa che il mondo di sotto e la discesa assumono in parole ed espressioni come sentirsi giù, essere depressi, cataclisma, catastrofe e molte altre. Anche dal punto di vista psicologico il sotterraneo assume un significato negativo, legandosi al concetto di inconscio e all’irrazionalità, in contrapposizione alla componente
conscia e razionale della personalità individuale. Allo stesso tempo il sottosuolo affascina e incuriosisce, legandosi ad una serie di associazioni positive. Il mondo di sotto è un luogo che necessita di essere tratto fuori dal buio dell’ignoranza e proprio a questo disvelamento si riferisce l’etimologia del verbo italiano scoprire e del verbo inglese understand (= conoscere), che letteralmente significa “stare sotto”. Così, nel paesaggio mentale condiviso, discesa e riemersione diventano sinonimi del viaggio, spesso labirintico, verso la conoscenza e alimentano un tòpos ricorrente nella letteratura di tutto il mondo, dall’Epopea di Gilgamesh, al mito di Orfeo ed Euridice, all’Odissea, all’Eneide, fino alla Divina Commedia. Tuttavia, il sottosuolo non è solo un luogo di scoperta ma anche un rifugio, uno spazio protetto dalle intemperie e dai nemici che richiama il grembo materno: in definitiva, una casa. Il rapporto tra sottosuolo e architettura, infatti, risale alla nascita dell’architettura stessa, quando, in tutti i climi, a tutte le latitudini e in tutti i tipi di terreno, la necessità di un riparo si traduce nelle prime due tipologie abitative del mondo: la capanna (o tenda) e la caverna. “Architecture has always been lair, cavern, shelter, also and above all. 9
So thinking about the underground means thinking about the architecture” (Jakob, M. in Boschi 2022, p. XI) Se costruire significa usare la terra come un tappeto su cui erigere un tetto, scavare significa scegliere la terra come tetto sotto cui ripararsi: tra questi due estremi si esprime l’architettura, indissolubilmente legata, dunque, allo spazio sotterraneo. (Boschi 2022) La relazione tra architettura e mondo di sotto si è mantenuta viva attraverso i secoli, con esempi emblematici come le yaodong, abitazioni ipogee diffuse nel nord della Cina e ancora ampiamente utilizzate, e le città sotterranee di Matmata (Tunisia) e Derinkuyu (Turchia). Anche nel mondo occidentale l’architettura ha conservato il proprio rapporto con il mondo di sotto e, spesso senza che ciò fosse riconosciuto, lo sviluppo del sottosuolo è andato di pari passo all’evoluzione della città. Questa crescita parallela risulta particolarmente evidente in città come Parigi e Napoli, dove il sottosuolo urbano è stato massicciamente utilizzato come riserva di materiale da costruzione e dove dunque lo sviluppo additivo della città visibile è corrisposto letteralmente alla crescita sottrattiva della città invisibile. Inoltre, fin 10
dall’età romana e sempre di più in quella moderna e contemporanea, il sottosuolo è stato utilizzato come layer di servizio per l’organismo urbano, andando ad ospitare infrastrutture di vario genere, dai primi sistemi fognari alle cablature sotterranee dei nostri giorni. La concezione utilitaristica del mondo di sotto si intensifica con la Rivoluzione Industriale, che, come in molti altri campi, segna un cambio di paradigma nella concezione degli spazi sotterranei: il sottosuolo perde i significati simbolici ad esso associati e diventa uno strumento per risolvere problemi pratici, trasformandosi da rifugio in contenitore. Questo cambio di approccio allo spazio sotterraneo si traduce spesso in ambienti ipogei di scarsa qualità e privi d’identità che, dimentichi delle tecniche di progettazione delle architetture sotterranee più antiche, alimentano i pregiudizi nei confronti del sottosuolo. Prevale così una concezione negativa del mondo di sotto, veicolata e riflessa dalla cultura letteraria (Es. “Viaggio al centro della terra”, “Memorie dal sottosuolo”, “La Tana”) e cinematografica (Es. “Metropolis”), e la tradizione antichissima dello spazio sotterraneo come habitat viene demonizzata e contrapposta al progresso della civiltà.
Durante le guerre del XX secolo, il sottosuolo recupera la sua ancestrale dimensione protettiva (si pensi come casi storici alla città sotterranea di Derinkuyu, realizzata per sfuggire alle invasioni nemiche, ma anche all’utilizzo delle catacombe da parte dei primi cristiani) e il mondo di sotto diventa spazio abitativo emergenziale e temporaneo, con la realizzazione di bunker e rifugi antiaerei. Tuttavia, nella città contemporanea, nuove esigenze, nuove capacità tecniche e l’utilizzo intensivo del sottosuolo urbano pongono le premesse per un ripensamento del mondo di sotto come spazio dell’abitare.
Galleria Borbonica, Napoli (IT)
Nel corso dell’ultimo secolo l’architettura sotterranea sta vivendo, nei numeri e nella qualità di alcuni spazi ipogei, la sua epoca d’oro. In grandi città contemporanee come Londra e Helsinki ma anche Montreal, Hong Kong, Singapore e Tokyo, superata la visione utilitaristica ed emergenziale del sottosuolo, lo spazio sotterraneo si organizza per accogliere la vita sociale e integrare lo spazio pubblico, prima con le metropolitane e poi sempre più con i luoghi della cultura, del commercio e del culto. Rispetto al passato, l’approccio progettuale e la dimensione degli interventi sono profondamente 11
cambiati. “Prima l’occupazione provvisoria o stanziale della caverna come rifugio, come architettura spontanea e nei casi più complessi di una specie di gemmazione fra spazi contigui, poi percorsi ben precisi, doppi volumi, aperture mirate sull’esterno, tutto pensato, tutto immaginato, tutto progettato: dal mero riuso di luoghi esistenti, o dalla realizzazione come sommatoria di opere e interventi in grado solo in un secondo tempo di dar luogo a un sistema, a un’idea urbana di sottosuolo.” (Boschi 2017) Dalla semplice ricerca di funzionalità si passa ad un approccio consapevole alla progettazione degli spazi sotterranei: sfruttando l’evoluzione delle tecniche di scavo, il miglioramento delle tecnologie costruttive, lo sviluppo dei sistemi di illuminazione, il perfezionamento degli apparati di aerazione e tutta la sensibilità della progettazione contemporanea, il sottosuolo diventa uno strumento per rispondere alle esigenze spaziali e ambientali delle nostre città. La città contemporanea comincia ad essere pensata come ville épaisse (termine coniato da Édouard Utudjian, uno dei maggiori studiosi dell’urbanismo sotterraneo), in cui la dimensione ipogea, fatta di ambienti vivi, ricchi e ben collegati con la superficie, diventa un’estensione del 12
mondo in cui viviamo.
1.2 Perché andare giù? In ambito urbanistico e architettonico, il sottosuolo si presenta negli ultimi anni come un terreno fertile, una nuova frontiera di espansione per la città contemporanea. Le ragioni che rendono il suo utilizzo e la sua progettazione temi interessanti e attuali sono molteplici, da quelle di carattere funzionale e spaziale a quelle ambientali ed estetiche, e fanno pensare che l’urbanismo sotterraneo non sarà una moda passeggera ma una strategia a lungo termine per la realizzazione delle città del futuro. Come si accennava in precedenza, l’occupazione dello spazio sotterraneo è già una realtà della città contemporanea ed è aumentata notevolmente dal XIX secolo a oggi, grazie ai progressivi avanzamenti tecnici, alle nuove esigenze di comfort e alla crescente pressione esercitata sul suolo urbano dalla popolazione in aumento. Le grandi città contemporanee sono organismi sempre più complessi, che si sviluppano non solo orizzontalmente ma anche verticalmente, raggiungendo vette e profondità prima impensabili. In mancanza di
T-Centralen, Stoccolma (SE) · Per Olof Ultvedt
Perché progettare lo spazio sotterraneo
Opportunità
a. Perché è già una realtà della città contemporanea Lo spazio sotterraneo è già oggi un tema urbanistico importante e una realtà della città contemporanea: dopo essere stato sfruttato prevalentemente come layer di servizio e risorsa per interventi puntuali potenzialmente conflittuali merita di essere progettato in modo integrato come spazio di qualità, parte del tessuto urbano.
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“Perché andare giù? È un’azione controintuitiva, in controtendenza rispetto alle inclinazioni della ragione e dell’anima.” (MacFarlane 2020, p.13)
Temppeliaukio Church, Helsinki (FI) · Timo and Tuomo Suomalainen
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legislazioni chiare e di una pianificazione integrata del sottosuolo, la corsa allo spazio sotterraneo rischia di compromettere la sostenibilità e la funzionalità futura di questa importante parte di città, congestionando gli strati più superficiali e generando potenziali conflitti tra esigenze differenti di occupazione dello spazio. La dimensione sotterranea, pertanto, merita di essere studiata e progettata consapevolmente, pianificando lo spazio ipogeo in modo integrato e superando l’attuale approccio del “first come first served”. La pianificazione del sottosuolo urbano risulta ancora più imprescindibile se si considera l’alto grado di permanenza degli interventi compiuti sullo spazio sotterraneo, difficilmente cancellabili. Inoltre, studiare e progettare il sottosuolo rappresenta un’opportunità per aumentare la qualità dello spazio ipogeo e del tessuto urbano nel suo complesso. Il sottosuolo, dopo essere stato sfruttato prevalentemente come spazio utilitaristico, ha la possibilità di diventare parte integrante del tessuto urbano, un’estensione dello spazio pubblico con pari dignità rispetto al livello zero. Le caratteristiche degli spazi sotterranei e, in particolare, dei primi piani interrati, immediatamente al di sotto della
Caixa Forum, Barcellona (ES) · Arata Isozaki
Perché progettare lo spazio sotterraneo
Opportunità
b. Perché è vicino alla quota zero Lo spazio immediatamente al di sotto della superficie può essere collegato con particolare facilità allo spazio pubblico alla quota zero, configurandosi come estensione del tessuto urbano. La prossimità dei primi livelli interrati rispetto al livello zero è maggiore di quella dei primi piani sopraelevati: scendere è meno faticoso, e dunque più allettante, che salire.
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“[…] below this simple ground line hides a universe of possibilities, of unexplored places- existing or awaiting creation. […] what we are dealing with here is the very last frontier yet to conquer for our cities, be them historic or metropolitan. The perception of the underground of cities may well raise concerns at first, as we imagine it dark, damp and uncomfortable. But if we go beyond this prejudice, we will find a much more physical and sensitive image of the groundscape. […] The groundscape is not necessarily deep. […] It is not about living underground, but about properly inscribing our living places within the earth, within this epidermis of the ground, the superficial layer, while remaining open to the sky.” (Dominique Perrault Architecture: https://www.perraultarchitecture. com/en/projects/3228-groundscape_-_dpa_gallery.html) Seguendo questa concezione, che ripensa il paesaggio urbano a partire dalle sue radici, sono stati selezionati una serie di casi studio, di groundscapes, il più possibile variegati e significativi all’interno del panorama dell’architettura sotterranea, sia dal punto di vista della morfologia che da quello delle strategie progettuali. Questi esempi sono stati raggruppati in quattro categorie: le architetture vernacolari, in cui 40
rientrano i casi storici e tradizionali di progettazione del sottosuolo; le utopie, che si riferiscono a progetti non realizzati e spesso non realizzabili del mondo di sotto; le città contemporanee, che raccolgono alcuni dei casi più significativi di pianificazione del sottosuolo su scala urbana, e infine le architetture contemporanee, in cui sono stati raccolti esempi di spazi sotterranei improntati ad una visione moderna ed innovativa del mondo di sotto.
1. ARCHITETTURE VERNACOLARI: a. Yaodong b. Matmata 2. UTOPIE a. Earthscraper – BNKR Arquitectura b. The Lowline – RAAD Studio 3. CITTÀ CONTEMPORANEE a. Londra b. Helsinki c. Montreal d. Hong Kong
4. ARCHITETTURE CONTEMPORANEE a. Earth House – BCHO Architects b. Cantina Antinori – Archea Associati c. Itäkeskus Swimming Hall – HKP d. ArtEZ Academy of Theatre & Dance – BiermanHenket e. Museo del Tesoro di San Lorenzo – Franco Albini f. Cisternerne g. Canary Wharf Underground Station – Foster + Partners h. Stazione Toledo – Oscar Tusquets Blanca
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2. Vedere profondamente 2.1 Perché Barcellona? Dopo aver indagato il ruolo, il potenziale e la morfologia degli spazi sotterranei nelle grandi città contemporanee, si è scelto di approfondire lo studio del mondo di sotto facendo riferimento ad un caso urbano specifico. La scelta è ricaduta su Barcellona per molteplici ragioni, da quelle di carattere personale (l’aver vissuto a Barcellona per qualche tempo e avere fatto della città oggetto di studio in occasione della Tesi Triennale) a quelle di carattere scientifico, che vengono approfondite di seguito. Barcellona è a pieno titolo una grande città contemporanea, e si configura come una delle città europee più popolate (al decimo posto secondo i dati EUROSTAT 2018), sia limitatamente al suo nucleo urbano che in relazione alla propria area metropolitana, con una densità abitativa piuttosto elevata (16.144 ab/
“Sappiamo così poco dei mondi sotto ai nostri piedi. Guardate in alto in una notte serena: vedrete la luce di stelle lontane trilioni di chilometri, o scorgerete i crateri prodotti dagli impatti degli asteroidi sulla faccia della luna. Guardate in basso e la vostra vista si fermerà al suolo, all’asfalto, alle dita dei piedi.” (Macfarlane 2020, p.13)
Refugi 307, Barcellona (ES)
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km2 – IDESCAT 2022). Con i suoi limiti geografici definiti (Rio Llobregat, Rio Besòs, Serra de Collserola e linea di costa) e la forte pressione demografica, Barcellona presenta qualità che hanno determinato un’intensiva e variegata occupazione del sottosuolo e che potranno in futuro causare (e rendere auspicabile) un’ulteriore intensificazione dell’utilizzo di spazi sotterranei. Allo stesso tempo la città catalana è dotata di caratteristiche idrogeologiche, storiche e sociali simili a quelle di altre città europee e può dunque rappresentare un esempio abbastanza neutro (né eccessivamente favorevole né eccessivamente sfavorevole) delle opportunità e delle difficoltà tecniche della progettazione di spazi sotterranei in ambito urbano, consentendo futuri studi e confronti anche in relazione ad altri casi studio. Infine, il sottosuolo di Barcellona sta acquisendo crescente interesse non solo nella pratica urbanistica e architettonica ma anche in campo accademico e storiografico/letterario, in particolare con la pubblicazione della Tesi di dottorato “Barcelona Oculta. La rellevància del subsòl en una gran ciutat contemporània” di Rosina Vinyes i Ballbé (2015), punto di partenza imprescindibile per qualsiasi indagine sul 76
tema della Barcellona invisibile, e del libro “La Barcelona subterrània” di Mireia Valls Badía (2012). Tutte queste ragioni concorrono a fare di Barcellona un interessante caso studio nell’ambito degli spazi sotterranei e un luogo aperto alla sperimentazione progettuale in questo stesso campo.
2.2 Formazione della Barcellona Invisibile (Vinyes i Ballbé 2015) (Busquets 2018)
Per quanto ancora poco conosciuta e riconosciuta, la dimensione sotterranea è già una realtà della Barcellona contemporanea e ha un impatto rilevante nei modi in cui la città viene vissuta e percepita; basti pensare alle migliaia di persone che ogni giorno utilizzano la metropolitana per muoversi nello spazio urbano ma anche alle preziose infrastrutture di servizio che il sottosuolo della città ospita. Come la Barcellona visibile è frutto di un processo storico che, dalla fondazione in età romana, passando attraverso la rivoluzione del Plan Cerdà e fino alla crescita impressionante dell’ultimo secolo, ha determinato la forma della città contemporanea, anche la Barcellona invisibile che oggi si nasconde sotto le strade della città è
Dipòsit del Rei Martí, Barcellona (ES)
Perché parlare di spazio sotterraneo proprio a Barcellona?
Barcellona
· grande città contemporanea · limiti fisici ben definiti (Rio Llobregat, Serra de Collserola, Rio Besòs) · città in crescita (pressione demografica sul suolo urbano) · geologia neutra (condizioni né favorevoli né sfavorevoli per l’utilizzo del sottosuolo) · utilizzo diffuso ma non pianificato del sottosuolo · casistica sotterranea variegata 77
seguendo il tracciato dell’acquedotto romano, conduceva l’acqua dal Rio Besòs fino a Barcellona e veniva utilizzato soprattutto per irrigare i campi, azionare i mulini e fornire acqua alle attività produttive collocate lungo il suo percorso. Il Rec Comtal, che pure può essere considerato come un primo tentativo di canalizzazione idrica sotterranea, in origine scorreva prevalentemente (ma non esclusivamente) a cielo aperto, ma i tratti che ancora oggi si conservano si trovano al di sotto della quota di calpestio. Altri resti rinvenuti nel sottosuolo di Barcellona e appartenenti all’epoca medievale sono i frammenti murari, vestigia della città fortificata sopravvissute alla demolizione: le mura di Jaume I (1260), che racchiudevano il nucleo urbano composto dagli attuali Barri Gotic, Ribera e Sant Pere, con l’attuale Rambla come limite estremo ad occidente, e le mura di Pere III (XIV-XV secolo), che abbracciavano anche il quartiere del Raval. Un nuovo tratto di queste ultime è stato recentemente rinvenuto, ben al di sotto della quota zero, in occasione dei lavori di ristrutturazione del Mercat de Sant Antoni. Tra XII e XIII secolo si assiste a ripetuti tentativi di occupazione consapevole del sottosuolo, sia 80
per l’approvvigionamento di acqua potabile (con canalizzazioni sotterranee che portavano l’acqua sorgiva dalla Serra de Collserola fino alle fontane pubbliche poste all’interno della città) sia per lo smaltimento delle acque reflue (con la chiusura e il sotterramento della riera del Merdançar, poi denominata Claveguera Major, e la canalizzazione di parte della riera del Cagadell). Non è un caso che le prime forme di costruzione attiva del sottosuolo siano collegate a sistemi di raccolta, distribuzione e smaltimento delle acque, poiché la fisica e la dinamica dell’acqua stessa rendono favorevole e naturale una collocazione sotterranea di tali sistemi. Data l’importanza di queste infrastrutture, appare evidente il ruolo fondamentale ricoperto dal sottosuolo nello sviluppo della città moderna e contemporanea. Tra i resti archeologici più significativi presenti nel sottosuolo di Barcellona troviamo quelli situati sotto il Mercat del Born, che mostrano, ancora ben leggibile, un frammento di città del 1715, anno in cui, a seguito della presa di Barcellona nella Guerra Civile del 1714, una vasta porzione del quartiere della Ribera viene demolita per ospitare la Ciutadella, un nuovo presidio militare.
Tappe fondamentali della formazione città invisibile
Barcellona
stratificazione storica
occupazione attiva del sottosuolo
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città visibile e invisibile, per poi passare all’indagine degli spazi sotterranei esistenti (tematizzati per profondità e funzione) e concentrarsi sullo studio della mobilità ipogea, elemento strutturante della città contemporanea. Il disegno, con la sua capacità di indagare, visualizzare, selezionare e immaginare, è stato il principale strumento di questa ricerca, resa più complessa dalla sfida di dover conoscere e rappresentare una “specie di spazio” (quello sotterraneo) che per propria natura si nasconde e si rende difficile da svelare. (Perec 1974) Il confronto tra città visibile e città invisibile consente di cogliere le analogie e le differenze tra questi due mondi che, come due facce della stessa medaglia, si sviluppano parallelamente, influenzandosi a vicenda ma seguendo logiche e gerarchie differenti. Lo scavo si contrappone alla costruzione in alzato, vincolando gli spazi sotterranei a caratteristiche tecniche molto precise; l’assenza si contrappone alla presenza, garantendo alle strutture ipogee una grande libertà formale; l’autonomia e l’isolamento degli spazi sotterranei si contrappongono alla ricchezza di relazioni del tessuto urbano superficiale. Osservando la mappa della città invisibile è possibile 88
individuare due macrocategorie di spazi sotterranei: le reti e i volumi. Le reti sono tracciati interconnessi che innervano la città e assumono funzioni molto specifiche. Sono spazi dinamici, dotati di direzionalità, che si infittiscono nelle aree urbane più moderne o recentemente riqualificate. I tracciati delle reti seguono in genere approssimativamente i percorsi stradali, relazionandosi in questo modo per contrasto con la morfologia superficiale (pieno sotto/vuoto sopra). Le singole reti sono solitamente autonome le une rispetto alle altre ma le intersezioni fra di esse indicano importanti centralità del tessuto urbano (Es. Plaça Catalunya, Plaça d’Espanya ecc.), intorno alle quali tendono a densificarsi i volumi sotterranei. Questi sono spazi statici, autonomi, di dimensioni e profondità variabili. Le relazioni tra volumi sotterranei e morfologia superficiale possono variare molto e non sempre esiste una correlazione o una corrispondenza tra forma dello spazio ipogeo e contesto urbano emerso, con porzioni di città visibile molto simili che corrispondono a porzioni di città invisibile molto diverse, e viceversa, e aree densamente occupate in superficie che corrispondono ad aree rarefatte nel sottosuolo. Fattori determinanti per la morfologia
La città visibile
Barcellona
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sotterranea risultano infatti essere la temporalità dello sviluppo (il periodo storico di realizzazione ma anche il tipo di processo, unitario o dilatato nel tempo), il contesto geografico (prossimità a montagne, colline, fiumi, mare) e, solo parzialmente, il contesto urbano superficiale. Ritornando quindi al confronto tra città visibile e invisibile, in termini di occupazione dello spazio, si nota una certa corrispondenza con la trama urbana che, pur alterata, risulta ancora riconoscibile. Il limite del costruito, tuttavia, si differenzia in modo importante al di sopra o al di sotto del livello del terreno, con il perimetro sotterraneo che va a delimitare un’area più ridotta, dalla quale restano escluse le aree industriali periferiche (Es. Zona Franca). I limiti del sottosuolo di Barcellona risultano marcati da una cintura infrastrutturale sotterranea che si interrompe solo tra il Montjuic e il Rio Llobregat: volumi ipogei di grande superficie si agganciano ai due tunnel viari della Ronda Litoral (che segna la linea di costa) e della Ronda de Dalt (che definisce la restante parte del perimetro urbano). All’interno dei limiti così definiti, la distribuzione degli spazi sotterranei è molto più irregolare rispetto a quella dei volumi superficiali, con punti di grande densità 90
e aree più rarefatte. Nelle due planimetrie della città visibile e invisibile si distaccano come spazi vuoti o quasi il Montjuic, i turons e la Serra de Collserola, evidenziando l’influenza dell’orografia sull’occupazione dello spazio sia in superficie che sottoterra. Tuttavia, come si accennava precedentemente, non sempre esiste una corrispondenza tra morfologia superficiale e sotterranea e, se in alcuni casi i volumi sotterranei coincidono in toto o in parte con quelli superficiali (quasi per estrusione degli stessi nel terreno), in molti altri casi, come si è già visto per le reti, i volumi sotterranei si sviluppano autonomamente rispetto agli elementi presenti in superficie. Spesso, anzi, sono proprio i grandi vuoti urbani ad essere le aree più densamente occupate nel sottosuolo (Es. Plaça Catalunya, Passeig de Gràcia, Forum ecc.). Le dimensioni degli spazi sotterranei presenti a Barcellona variano molto ma in generale quelli con superfici maggiori sembrano concentrarsi nelle aree periferiche e in aree di recente costruzione o recentemente riqualificate. I tessuti storici (Es. Gràcia, Sants, Poble Sec ecc.), con
La città invisibile
Barcellona
N
0 0,5 1 Km
l’eccezione della Ciutat Vella, si caratterizzano per una scarsa occupazione del sottosuolo, abitato solo da pochi volumi di piccole dimensioni. A fronte di ciò, i confini immediati di questi quartieri ospitano volumi sotterranei di grandi dimensioni, andando a supplire alla scarsa dotazione di spazi ipogei all’interno di queste aree storiche della città. L’Eixample, che in superficie si caratterizza per un tessuto strutturalmente abbastanza omogeneo (secondo le intenzioni di Cerdà), mantiene la propria caratteristica di uniformità anche nel sottosuolo: l’occupazione sotterranea risulta in generale più rarefatta rispetto a quella superficiale ma si mantiene relativamente omogenea, con l’eccezione dell’asse di Passeig de Gràcia che si segnala per una maggiore densità. Per cercare di capire meglio la stratificazione della città invisibile, si sono differenziati gli spazi urbani sotterranei a seconda della loro profondità, con colori più scuri per profondità crescenti. La maggior parte degli spazi sotterranei, come si vede dai colori chiari predominanti nella tavola a lato, occupa lo strato superficiale immediatamente al di 92
sotto del livello del terreno, estendendosi solo per uno o due piani sottoterra. Le reti si situano solitamente entro una profondità di 1/1.5m, con alcune eccezioni significative legate a specifiche funzioni. Emerge come il sottosuolo di Barcellona sia sfruttato soprattutto in ampiezza e molto meno in profondità. Le ragioni di questa tendenza sono da ricercarsi in parte in una maggiore fruibilità e comfort degli spazi più superficiali (maggiore accessibilità, possibilità di realizzare spazi più luminosi, ventilati e dunque vivibili), dall’altra in ragioni di carattere tecnico ed economico (maggiore dispendiosità e difficoltà allo scavo in profondità, anche in relazione alle condizioni idrogeologiche del sottosuolo di Barcellona). La percentuale di occupazione della Barcellona sotterranea deve far riflettere sui potenziali rischi ambientali ad essa legati (impermeabilizzazione del suolo, isola di calore) e di conseguenza, alla luce di una tendenza sempre maggiore allo sfruttamento dello spazio urbano sotterraneo, sulla necessità di accrescere la conoscenza del sottosuolo e dei fattori da considerare per consentirne un utilizzo sostenibile. I volumi profondi (con quattro o più livelli sotterranei), contrariamente a quanto accade per gli edifici alti in
PROFONDITA’
tra 0 e 1 m
1 piano interrato 2 piani interrati
3 piani interrati
4 piani interrati 5 piani interrati
6 piani interrati 7 piani interrati
9 piani interrati
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Barcellona
La città invisibile
11 piani interrati
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superficie (che si collocano in alcune aree specifiche), sono diffusi in tutta la città; tuttavia, è possibile riscontrare una maggiore concentrazione lungo l’asse della Rambla e di Passeig de Gràcia e lungo il tratto Nord della Diagonal, aree in cui il costo del terreno edificabile è elevato. La Ciutat Vella presenta sotterraneamente una grande varietà di occupazione, dotandosi di pezzi unici per forma e profondità e alternando e facendo coesistere volumi molto profondi e poco profondi, molto grandi e molto piccoli. Questa tendenza riflette sicuramente la complessità del tessuto visibile di questa parte storica della città, frutto della stratificazione di varie epoche, inclusa quella contemporanea che ancora vive quest’area come una centralità e la adatta alle proprie necessità. Sintomatico di ciò è il fatto che proprio nella Ciutat Vella, lungo la Rambla, si trovi la struttura più profonda della città, un parcheggio meccanizzato. Incrociando le analisi sulla profondità e la morfologia del sottosuolo di Barcellona con lo studio delle funzioni ipogee è possibile fare alcune ulteriori riflessioni. Nel sottosuolo di Barcellona oggi convivono funzioni molto diverse, non sempre attive. Emerge infatti una percentuale di spazi sotterranei che, come visto nel 94
processo di formazione della città invisibile, non nascono come spazi ipogei ma nel tempo si sono ritrovati al di sotto della quota del terreno attuale, perdendo (o no, come nel caso di alcune vecchie fabbriche del Poblenou, il cui piano di calpestio si trova al di sotto di quello odierno) la propria funzione iniziale. Tra gli spazi attualmente sotterranei che appartengono alla storia della città si individuano ad esempio le rovine romane e i resti della città settecentesca conservati sotto il Mercat del Born. Altri spazi di carattere storico che, pur nascendo come spazi sotterranei, hanno oggi perso la loro funzione e sono stati abbandonati, sono i numerosi rifugi antiaerei presenti all’interno della città, solo recentemente mappati ma ancora inaccessibili, con due sole eccezioni: il rifugio situato sotto la Plaça del Diamant a Gràcia e il Refugi 307 sotto il Parc de la Primavera del Poble Sec. I rifugi della guerra civile, così come le stazioni fantasma della metropolitana (mai aperte o cadute in disuso) e altri spazi dimenticati presenti nel sottosuolo della città, rappresentano un’opportunità a lungo ignorata per Barcellona che, alla costante ricerca di spazi che possano arricchire il suo tessuto urbano, potrebbe dare nuova vita a questi luoghi che già fanno parte della sua storia e si
FUNZIONI
metropolitana
metropolitana (in costruzione) ferrovia
parcheggi pubblici resti archeologici
rifugi della guerra civile tunnel stradali rete idrica
rete fognaria rete del gas climatizzazione centralizzata rete elettrica
raccolta pneumatica
Barcellona
La città invisibile
altro
N
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0,5
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3. Intrecciare trame visibili e invisibili del tessuto urbano 3.1 Glòries: un luogo sottile I punti di accesso al mondo sotterraneo hanno sempre ricoperto un ruolo particolare nell’immaginario umano, spesso considerati come luoghi sacri, sottili, in cui realtà opposte e abitualmente distanti avevano la possibilità di toccarsi. Se nell’antichità questi luoghi erano più spesso punti di contatto simbolico, oggi il rapporto con il sottosuolo si pone su un piano molto più concreto e nella città contemporanea, come si è visto per Barcellona nel capitolo precedente, i luoghi di accesso fisico al mondo di sotto diventano veri e propri nodi del tessuto urbano tridimensionale, punti di contatto tra la rete degli spazi
Plaça de les Glòries, Barcelona (ES)
“Nella tradizione cristiano-celtica, sono chiamati “luoghi sottili” quei punti del paesaggio dove i confini tra i mondi o tra le epoche sembrano quanto mai fragili.” (MacFarlane 2020, p. 233)
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invisibili del tessuto urbano, pensando lo spazio pubblico in modo tridimensionale e verticale, collegando preesistenze emerse e sotterranee e mettendo in discussione la linea di separazione artificiale e convenzionale tra mondo di sopra e mondo di sotto.
SubGlòries · Concept 0
SubGlòries · Concept -1
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SubGlòries si configura come un progetto di spazio pubblico su più livelli, nel quale il sottosuolo acquisisce un ruolo particolare, sia in rapporto alla superficie che in sé stesso, come luogo di vita e socialità ma anche come spazio di relazione, grazie alla sua capacità di collegare la scala locale con la dimensione urbana e territoriale. Infatti, a partire da tre degli spazi ipogei presenti sopra il nuovo tunnel stradale (lungo la direttrice della Gran Via), il progetto delinea un volume sotterraneo complesso, che si arricchisce di un ulteriore spazio (lungo la direttrice della Meridiana) che consente il collegamento diretto con la stazione della metropolitana. Da lì, il nuovo frammento di tessuto urbano SubGlòries interagisce non solo nell’immediato con il DHUB (verso il quale viene aperta una connessione ipogea) ma anche con la dimensione urbana del sottosuolo, entrando a far parte di una rete sotterranea e tridimensionale ancora da costruire ma che troverà nella metropolitana il proprio elemento
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strutturante. Se il progetto si ricollega in questo modo alla città e al territorio, predisponendosi ad una futura possibile, e forse necessaria, pianificazione integrata del sottosuolo, la scala locale della piazza, del parco e del nuovo complesso sotterraneo non viene trascurata, tenendo conto, anzi, con ancora maggiore attenzione della relazione tra superficie e spazio ipogeo e della composizione architettonica e paesaggistica dei nuovi volumi e delle aree verdi. Il parco progettato da Agence Ter e Ana Coello de Llobet era pensato prevalentemente come uno spazio verde, che valorizzava soprattutto fattori ecologici come la biodiversità, la permeabilizzazione del suolo e la regolazione del clima. Nel parco, seguendo la logica dei nodi d’intensità verticali, venivano individuati percorsi, boschetti e aree di socialità in cui la vegetazione si diradava per lasciare spazio ad altre attività. Il nuovo parco del progetto SubGlòries, partendo dall’idea di integrare lo spazio sotterraneo nello spazio verde soprastante e di realizzare un ecosistema su più livelli, cerca di mantenere l’approccio ecologico e l’impronta formale del progetto Canopia Urbana, ma allo 118
stesso tempo tenta di arricchire la qualità dello spazio, facendo riferimento alla concezione di parco introdotta da paesaggisti e architetti come Roberto Burle Marx e Bernard Tschumi. Come il Parc de la Villette di Tschumi, considerato il primo esempio di parco moderno, anche il nuovo parco viene pensato come spazio multiculturale e flessibile, più urbano che naturale, capace di accogliere una molteplicità di attività, flussi e funzioni. Anche nel progetto SubGlòries, che mira proprio a valorizzare la stratificazione verticale della città, ritorna la poetica dei layer, che rifiuta una forma pura e cristallizzata e organizza lo spazio attraverso la sovrapposizione e l’interazione di trame visibili e invisibili del tessuto urbano. Come si vede nei due masterplan e nei due schemi del concept di progetto, SubGlòries si articola su due livelli principali, quello emerso e quello sotterraneo, ma, riprendendo l’idea del progetto Canopia Urbana, valorizza soprattutto quelli che erano definiti come nodi di intensità verticali, pensati questa volta non solo in senso ecologico ma anche concretamente, come vere e proprie intersezioni tra visibile e invisibile. Questi momenti di contatto tra mondo di sopra e mondo di sotto, che corrispondono concettualmente alle folie del
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Il progetto
Masterplan: trame invisibili
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Parc de la Villette, diventano i punti di ancoraggio del progetto, intorno ai quali ruotano le attività e i flussi che si sviluppano all’interno del parco e nello spazio sottostante. Nel progetto SubGlòries, le folie si manifestano come oggetti architettonici scultorei ed episodici che utilizzano un linguaggio comune e sono pensati come articolazioni differenti di uno stesso concetto: esse segnalano sempre una soglia, un luogo di connessione fisica e/o visiva, tra mondo di sopra e mondo di sotto, oppure, come nel caso della fontana e del pergolato posti lungo il tracciato della Diagonal, tra parco e città.
Parc de la Villette, Parigi (FR) · Bernard Tschumi
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Le trame curvilinee del disegno del parco vengono proiettate nello spazio sotterraneo e, intersecandosi con esso, indicano la posizione delle folie, generando aperture e ingressi. Questi assumono di volta in volta la forma di scavi, che non sempre sono accessibili dalla superficie ma che immettono nel sottosuolo la luce e la vegetazione del livello zero, o di prismi vetrati ed elementi verticali scultorei, che segnalano al piano di calpestio la presenza degli spazi sotterranei, si offrono come riferimento visivo per la città (trasformandosi durante la notte in grandi lampade illuminate) e collegano
Sezione Gran Via
Il progetto
0 5 10 20m
SubGlòries: patii, pozzi luce, folie
SubGlòries: parco
Il progetto
come favorevoli per il comfort degli spazi sotterranei: l’apporto di luce naturale o (in mancanza di questa) di un’adeguata luce artificiale, la presenza di vegetazione, i soffitti alti ma anche la connessione visiva tra i vari ambienti, la chiarezza dell’organizzazione interna, la continuità con lo spazio esterno e la caratterizzazione e la riconoscibilità degli ambienti. Infine, dal punto di vista estetico e materico, il complesso sotterraneo del progetto SubGlòries cerca di configurarsi come uno spazio moderno e tecnologico, sincero dal punto di vista strutturale ed essenziale nei materiali, pesanti e robusti come la pietra e il calcestruzzo a vista per le pavimentazioni, gli elementi strutturali e l’involucro e materiali più leggeri come il vetro e l’acciaio per i prismi, i patii e le strutture di connessione verticale con lo spazio esterno. Folie 2: scala, patio, riferimento visivo
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Folie 1: scala, anfiteatro, lucernario
Il progetto
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