Scuola Primaria “G.Riva” - Cortenuova
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I ricordi sono ciò che rimane del nostro passato e ci permettono di vivere meglio il nostro futuro evitando di fare gli stessi errori�
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INDICE
PRESENTAZIONE PARTE PRIMA: INTERVISTE - intervista ai nonni - raccolta dati e tabulazioni - vissuti - i nonni raccontano a scuola - mi è piaciuto quando… PARTE SECONDA: FOTO - reperti e documenti storici
PARTE TERZA: TESTI STORICI - la famiglia - l‟abitazione - il lavoro - la scuola - i giochi - filastrocche, conte e canzoni - cibi - trasporti RINGRAZIAMENTI
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PRESENTAZIONE
In terza elementare incominciamo ad affrontare il programma di storia con l‟ obiettivo di sviluppare un metodo di ricostruzione del passato il più attivo possibile. Favoriamo l‟esercizio della criticità e non solo l‟ascolto e la ripetizione passiva. Per questo ricorriamo ad un itinerario di ricerca simile a quello che mobilita gli storici autentici: - problematizzazione - documentazione - interpretazione delle fonti - sintesi e giudizio critico - competenza linguistica. E‟ proprio attraverso il metodo della ricerca che abbiamo incominciato a ricostruire la storia del nostro passato recente (storia personale) sino a quella del passato di persone a noi care (genitori e nonni). In particolare, abbiamo scelto di ricostruire uno spaccato di vita e tradizioni di circa 70 anni fa, poiché il nostro obiettivo è stato anche quello di rivalutare l‟importanza del ruolo sociale e del patrimonio culturale dei nostri nonni. Questo libro nasce quindi con l‟intento di raccontare non solo ciò che abbiamo scoperto, ma anche come lo abbiamo realizzato; per questo è suddiviso in tre parti. Le prime due si riferiscono alla fase di reperimento delle fonti e nello specifico alle informazioni ricavate da interviste (parte prima) e da reperti e documenti (parte seconda). La terza racconta, attraverso i testi storici, vari aspetti della vita, utilizzando le informazioni acquisite. Ci siamo entusiasmati, ci siamo divertiti e desideriamo condividere con voi ciò che, con tanta fatica, abbiamo imparato.
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PARTE PRIMA
In questa parte si trovano raccolte le informazioni ricavate da due interviste diverse. Nella prima abbiamo predisposto un questionario a risposta libera, che ogni alunno potesse proporre al proprio nonno/a. Eravamo consapevoli che questa tipologia di domanda potesse creare qualche problema nel lavoro di tabulazione, ma, visto il nostro intento, ci interessava soprattutto cogliere le informazioni con quella “vivacità” e quel “colore” che solo la risposta aperta permette di avere. Di seguito vengono schematizzati in tabelle o grafici alcuni dei dati che abbiamo raccolto. Abbiamo anche voluto lasciare uno spazio intitolato “Vissuti” per raccontare anche le emozioni che i bambini hanno provato mentre intervistavano i nonni. Infine, un questionario basato, in particolar modo, sulle curiosità che avevano gli alunni, da sottoporre ai nonni che sono venuti a scuola a raccontarci episodi della loro vita. A testimonianza di ciò che è piaciuto di più, abbiamo prodotto i disegni.
INTERVISTA AI NONNI “QUANDO ERAVATE COME NOI…” LA FAMIGLIA 1. Da quante persone erano composte le famiglie? 2. Come erano i rapporti in famiglia? 3. Chi era la persona più importante della famiglia 4. A quanti anni ci si sposava e dove si andava a vivere? LA CASA 1. Come erano le case? 2. Come erano riscaldate e illuminate? 3. Dove si lavava e ci si lavava? 4. Come erano arredate le case?
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IL LAVORO 1. Che lavoro facevano i nonni e che attrezzi usavano? 2. Che lavoro facevano le nonne e che attrezzi usavano? LA SCUOLA 1. Come era la scuola e come erano arredate le aule? 2. Quali materiali usavi a scuola? 3. Come si comportava la maestra con i suoi alunni? 4. Fino a che età era obbligatorio andare a scuola? 5. Quale era l'orario scolastico? GIOCHI 1. Quali erano i tuoi giochi preferiti? 2. Con chi e dove giocavi? CIBI 1. Che cosa si mangiava? 2. Dove si cuocevano i cibi? 3. Esistevano gli elettrodomestici? TRASPORTI 1. Cosa usavano i nonni per spostarsi? 2. Come erano i mezzi di trasporto?
Quante persone facevano parte della tua famiglia?
12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
meno di 6
7
meno di 10
meno di 15
n° persone della famiglia
più di 15
Come erano riscaldate e illuminate le case?
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Che lavoro facevano i nonni? E le nonne? LAVORO NONNI
NUMERO
Contadino/Allevatore
16
Falegname
1
Muratore
2
Fabbro
2
Postino
1
Carrettiere
1
LAVORO NONNE Contadina
NUMERO 5
Casalinga
14
Impiegata
1
Operaia
3
Commerciante
1
Artigiana (sarta)
4
Domestica
1
Fino a che etĂ era obbligatorio andare a scuola ?
19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
non obbligatorio
medie
9
o b b lig o sco la stico
quinta elementare
Quali erano i tuoi giochi preferiti? GIOCO Nascondino
QUANTITĂ 12
Bambole
8
Campana/Mondo
7
Immaginazione
6
Palla
6
Ciangol
5
Biglie
3
Corda
3
Elastico
3
Con animali
2
Figurine
1
Trottola
1
Dove si cuocevano i cibi? 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
camino
stufa a legna c ottura dei c ibi
10
cucina a gas
Cosa usavano i nonni per spostarsi? Viaggi brevi:
Viaggi lunghi:
PIEDI
BICICLETTA
CALESSE
CARRETTO
TRENO
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19
14
5
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Vissuti “Il giorno in cui ho intervistato i miei nonni, ero molto curioso di sapere cosa succedeva molti anni prima che io nascessi. Mentre rispondevano alle mie domande, cercavo di immaginare come si doveva vivere in quei tempi, senza automobili, senza televisori e come, già da piccoli, si andava a lavorare con poco cibo da mangiare. I miei nonni mi hanno ripetuto, più volte, che sono un bambino fortunato insieme ai bambini d‟oggi, perché abbiamo proprio tutto. La cosa che mi ha lasciato senza parole è che, mio nonno Nunzio non è andato a scuola perché lui non voleva studiare. I suoi genitori, allora, han deciso di mandarlo a lavorare in campagna…” “Mi sono seduto vicino ai miei nonni ed ho rivolto loro le domande. E‟ stato bello sentire quello che facevano da piccoli: giocavano con pochi giocattoli, ma andavano tutti d‟accordo ed erano più contenti dei bambini di oggi; facevano tanti sacrifici, già da piccoli, ma si volevan tutti molto bene...” “Una volta non era come adesso: tante cose erano molto diverse! La nonna ed il nonno condividevano la loro camera con gli altri fratelli e sorelle e, a volte, anche con i loro genitori. In classe, quando qualcuno chiacchierava, la maestra usava una bacchetta per far ritornare il silenzio: che paura avrei avuto anche io!
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I giochi erano molto diversi dai nostri: altro che computer e televisore! I nonni sono stati contenti di raccontarci la loro infanzia, per farci capire d‟essere felici di quel che abbiamo…”
“La nonna era contenta di ricordare il suo passato. Mi ha raccontato com‟erano i rapporti in famiglia, a che età si sposavano, che lavoro facevano, che oggetti usavano al lavoro, cosa mangiavano, con cosa si divertivano, com‟era l‟arredamento della loro umile casa. Ho imparato molte cose, ascoltando la mia nonna: i nonni sono davvero una gran risorsa di memoria!” “I miei nonni sono stati contenti di raccontarmi la loro vita passata e questo l‟ho capito perché erano divertiti e mi sorridevano. Mi ha colpito sapere che mia nonna non è andata a scuola, solo perché vicino alla sua casa, non c‟erano scuole…” “Mia nonna Lina mi ha raccontato tante sue esperienze. I suoi giochi preferiti erano: “cip” che sarebbe il nostro nascondino, fare la bottegaia, fare le bambole a mano e con le sue amiche giocava a noci. A mia nonna piaceva molto cucinare con la sua mamma, così la aiutava nella preparazione dei ravioli di carne e sfornavano anche il pane fatto in casa: era buonissimo! A quei tempi, non c‟era il bagno personale nelle proprie case, c‟era un bagno in comune con altre famiglie e i bambini si lavavano in un catino. Mi ha colpito quando la nonna ha rivelato che in famiglia c‟era tanta serenità e soprattutto che tutti si aiutavano a vicenda.” “Ho intervistato i miei nonni, che hanno risposto alle domande, ma la nonna ricordava più del nonno. Mi ha divertito vedere la nonna che, quando si ricordava del suo passato, alzava gli occhi al cielo, come 12
per desiderare di tornare indietro…Mi è piaciuto tantissimo sentire quei ricordi.” “Ero molto curioso di scoprire il passato dei nonni. Ho saputo che non avevano una vita comoda come la nostra, vivevano nella povertà, dovevano accontentarsi di quel poco che c‟era. Sono rimasto sorpreso di sapere com‟era dura la vita per i bambini di quell‟epoca. I miei nonni si emozionavano a raccontare la loro vita perché ricordavano cose brutte e belle della loro infanzia. Mi ritengo un bambino fortunato, perché non mi manca nulla!” “E‟ stata un‟intervista telefonica ai miei due nonni: la nonna ricordava poco ed allora interveniva il nonno che, invece, ricordava tutto. Mi sono divertita tanto a sentirli ricostruire la loro storia e correggersi a vicenda su alcuni episodi.”
I NONNI RACCONTANO A SCUOLA Dopo aver ascoltato attentamente il racconto dei nonni, ecco alcune domande che abbiamo preparato per essere dei buoni intervistatori. Attenzione però, se la nonna ci ha già risposto perché ne ha parlato nel suo racconto, non devo farle la domanda, altrimenti pensa che mentre mi parlava io ero distratto/a: CURIOSITA‟ PERSONALI - Hai un secondo nome? SCUOLA - Ti piaceva la scuola? - C‟erano le penne come adesso? E i quaderni? Avevate i libri? - C‟erano le lavagne? - Con che cosa si scriveva sul quaderno? - Come era la scuola? 13
-
Come erano i banchi? Come era la cartella scolastica? Ti piaceva andare a scuola? Quale era il tuo orario scolastico? Le maestre erano cattive?
ABITAZIONE - Abitavi in una fattoria? - Come erano i letti? - Come erano le case? - C‟erano le poltrone ? - C‟era il telefono? - C‟erano gli elettrodomestici? - Con che cosa si cucinava? TEMPO LIBERO - Avevi la bicicletta? - Come erano le biciclette? - A quanti anni hai cominciato a usare la bicicletta? - Ti piaceva molto la bicicletta? - Avevate tanti giochi? - Quali erano i tuoi giochi? - A che età hai avuto il cellulare? - C‟era la televisione come la nostra? - Ai tempi di una volta c‟erano i giornali? CIBO -
Mangiavate i dolci? Dove si faceva da mangiare?
ABBIGLIAMENTO - Come erano i vestiti? - Ogni giorno cambiavate un vestito? - Alla domenica come ti vestivi? - Come erano le scarpe? 14
-
C‟erano gli orologi come i nostri?
LAVORO - Come era il lavoro? AMBIENTE - Come erano le strade? - In quale paese è la casa in cui sei cresciuta? Posso fare anche delle domande che non ho preparato in classe , ma mi sono nate ascoltando il racconto della nonna.
MI E‟ PIACIUTO QUANDO… Le nonne hanno raccontato che si andava a lavare al fiume o al fosso.
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Una nonna ci ha raccontato che prima di bere l‟acqua del fiume o di qualche canale si diceva una filastrocca: “Acqua corrente, che beve il serpente, che beve Dio posso berla anch‟io”.
Le nonne hanno raccontato che se non ci si comportava bene a scuola si veniva mandati dietro la lavagna.
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Le nonne hanno raccontato che i polli venivano uccisi non solo per essere mangiati, ma anche per usare le loro piume per riempire i materassi.
Le nonne hanno raccontato che in estate si andava al fiume per lavarsi.
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Una nonna ha raccontato che per lavare bene le lenzuola, bisognava stenderle nei prati, insaponarle e poi i bambini durante il giorno avevano lâ€&#x;incarico di tenerle sempre umide, andandole a bagnare.
Le nonne ci hanno raccontato che le strade erano di ghiaia.
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Una nonna ha raccontato che quando nascevano i pulcini, di notte, per tenerli al caldo, venivano portati con la cariola in cucina.
Le nonne hanno raccontato che non câ€&#x;erano tanti giochi e che la maggior parte venivano costruiti in casa, come questa nonna che sta cucendo una bambola di pezza.
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PARTE SECONDA
Reperti e documenti storici
La pialla veniva usata per lisciare il legno.
Il compasso serviva per fare segni circolari sul legno.
Questo trapano a manovella serviva per fare dei fori nel legno e nel ferro.
Il ferro da cavallo veniva inchiodato sugli zoccoli degli animali. Il cavallo veniva usato per tirare il carretto di famiglia.
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Questo è un bozzolo della seconda guerra mondiale (1943) e quella sopra è la scheggia di una bomba esplosa.
Il tornio serviva per la spremitura dell‟uva o delle olive anche per schiacciare le patate.
Questo oggetto si chiama mortaio e lo usavano le casalinghe in cucina per tritare gli aromi, il sale grosso e l‟aglio visto che non esistevano i robot da cucina come oggi.
Questi sono dei macinini e servivano per macinare il pepe o il caffè; si mettevano i grani di pepe nello sportellino in alto, poi si faceva ruotare la manovella fino a quando tutto diventava polvere. 21
Le pentole e i mestoli erano in rame.
Il ferro da stiro funzionava inserendo allâ€&#x;interno delle braci calde.
Questa bilancia, chiamata stadera, serviva per pesare farina e grano.
Questo peso da 2 kg veniva usato come contrappeso nella bilancia.
Questa è la macchina fotografica di mio nonno: faceva le foto in bianco e nero.
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Questa è la cartella che mio nonno usava alle elementari. Ăˆ stata cucita dalla mia bisnonna.
Questa era la cartella in cartone, rivestita con inserti in pelle, che usava mio nonno alle scuole elementari.
Questi sono i compagni di classe e la maestra di mio nonno. 23
Questi catini venivano usati per lavare il viso alla mattina e si tenevano in camera. Oggi alcune persone li usano come complementi dâ€&#x;arredo per il bagno.
Questa è la macchina da cucire della mia bisnonna, funzionava a pedale e si usava per confezionare capi nuovi e per rammendare.
Queste sono alcune chiavi vecchie e ormai arrugginite ritrovate dal nonno. Oggi le tiene appese come ricordo in una cornice.
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Questa è una bilancia, su un piatto si metteva la farina e sullâ€&#x;altro piatto il peso. Si aggiungevano pesi fino a quando i piatti erano in equilibrio.
Il lume veniva usato dai miei bisnonni, soprattutto di notte per andare in bagno che si trovava nel cortile. Oggi è solo un soprammobile.
Una delle prime caldaie in rame e ottone.
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PARTE TERZA
La famiglia Le famiglie erano molto numerose, anche perché a volte erano composte non solo dai genitori e dai bambini, ma anche dai nonni paterni con i loro figli non ancora sposati. Inoltre quando ci si sposava talvolta si andava a vivere vicino o con i genitori del marito. Tutti erano molto uniti e i ruoli erano ben stabiliti. La persona più importante era il papà o il nonno che prendeva le decisioni più importanti; i piccoli dovevano ubbidire rispettando le regole e ascoltando tutto ciò che dicevano i genitori. Nei rapporti tra adulti e ragazzi c‟era molta severità e poco spazio per il dialogo e le libertà personali. Comunque ci si voleva bene e ci si aiutava sempre a vicenda.
Le abitazioni Le case non erano eccessivamente alte perché nei paesi di campagna non c‟era il problema dello spazio. Er ano m od es t e , costruite con pietre o sassi, con soffitti in legno e pavimenti di mattoni. I muri erano molto spessi perché non esistevano impianti di riscaldamento, quindi le abitazioni venivano riscaldate con il camino o con stufe a legna o a carbone. Nelle camere invece si riscaldava il 26
letto con le “monache”, cioè delle specie di pentole in cui si metteva la brace della stufa. Le stanze erano illuminate con lanterne o lumi a petrolio. Molte case non avevano servizi igienici interni, ma c‟ era un gabinetto in cortile che veniva usato da più famiglie. Non c‟era neppure l‟acqua corrente che quindi bisognava andare ad attingere al pozzo. Ci si lavava in catini o tinozze e se la stagione lo permetteva anche nei fossi. Le nonne andavano a lavare i panni al fiume, alla fontana o in mastelli di ferro. Gli ambienti della casa erano di solito due: una cucina e una camera; alcuni avevano due camere una per i genitori e l‟altra per i figli. La cucina era molto spaziosa perché era il posto dove si riuniva la famiglia; l‟arredamento era molto semplice: un tavolo, delle sedie impagliate, una credenza e la madia per la farina. Visto che non esistevano i frigoriferi molti cibi venivano conservati nelle cantine che erano più fresche. Nella camera c‟erano: un piccolo cassettone, un armadio, un baule, un catino appoggiato su un treppiedi di ferro, e i letti con i materassi imbottiti con penne di gallina o foglie di grano turco.
Il lavoro Molti dei nostri nonni sono cresciuti in una famiglia di contadini e quindi, oltre che dei campi, si occupavano anche degli animali nella cascina. Ogni lavoro veniva svolto con attrezzi non meccanici; solo pochi nonni ci hanno raccontato ad esempio di aver usato il trattore. 27
I buoi e gli asini aiutavano nel lavoro dei campi. Le nonne si occupavano della casa e dei bambini, cucinavano e impastavano a mano il pane e la pasta ad esempio, cucivano e lavoravano a maglia, inoltre aiutavano nei campi o nelle stalle. Visto che non avevano molti soldi, anche i bambini dovevano aiutare la famiglia nei lavori di ogni giorno. Qui sotto vi proponiamo degli approfondimenti su alcuni lavori che ci hanno incuriosito.
Il cavallante Il lavoro del cavallante consisteva nel far nascere e allevare i cavalli e nel farli abituare a trasportare molti pesi. Dal 1929 per arare il campo, l‟aratro non si spingeva più a mano, ma veniva trascinato dai cavalli. Ai cavalli venivano agganciati dei bastoni ai quali veniva attaccato l‟aratro. Un problema molto serio per i cavalli erano i tafani che succhiavano loro il sangue e li facevano imbizzarrire.
Il lavoro in officina I nostri nonni lavoravano il ferro e il legno: aggiustavano mezzi di trasporto, costruivano anche gli zoccoli per i cavalli e, se rimaneva un po‟ dì tempo libero, costruivano fionde ed aerei per i bambini della cascina. Per tagliare l‟erba serviva la falce, ma se la lama non tagliava, usavano la mola per affilarla. Usavano anche tanti attrezzi per tagliare gli alberi; il legno serviva per costruire carri, 28
botti per il vino, attrezzi per la campagna, serviva anche per cucinare e per riscaldare le case. I bambini aiutavano a raccogliere la legna nella campagna. Tutte queste attività di riparazione e manutenzione degli attrezzi si svolgevano in officina.
L’allevamento dei bachi da seta Al tempo dei nonni si allevavano i bachi da seta, detti “caalèr ”; lavoro stagionale che risale almeno al 1700, al quale si dedicavano le donne dai primi di maggio fino al termine di giugno. Comperato il seme, esso veniva tenuto al caldo fino alla schiusa delle piccole uova. Alcune donne lo tenevano anche nel seno, o attaccato a cartoncini, lo si metteva sotto il materasso e si covava a turno, dalle persone anziane ai fanciulli di casa. Dopo la schiusa i bachi venivano messi su graticci di vimini e venivano alimentati con foglie di gelso, tritata minutamente quand‟ erano piccoli, intera quando cominciavano a svilupparsi. Lì, restavano finchè avevano compiuto i loro bozzolo (galèta) con un filo lungo circa un chilometro. A volte, succedeva che i bachi prendessero il male ( calhì o calhinèr ) del calcino e morivano tutti. Se l‟allevamento invece procedeva bene, si realizzava una buona entrata che era preziosa per la famiglia. I bozzoli venivano poi portati alla filanda dove lavoravano ragazze anche per sedici ore al giorno. Questo lavoro è cessato nei primi anni del secondo dopoguerra, probabilmente per sempre; purtroppo di gelsi non c‟è n‟è più neanche l‟ombra e anche negli altri paesi sono ormai rarissimi.
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La scuola Quando i nostri nonni erano bambini, andavano a scuola a piedi anche se la scuola era molto distante dalla loro casa. Facevano la strada anche quattro volte al giorno perché alle 12,30 si doveva andare a casa a mangiare e tornare il pomeriggio per il doposcuola. Le classi erano numerose, a volte di soli maschi e di sole femmine, a volte miste. Nei paesi più piccoli poteva succedere che nella stessa aula ci fossero insieme e con un solo maestro più classi. Ad esempio una nonna ci ha raccontato che nella sua scuola c‟erano due classi; in una c‟erano i bambini di prima e di seconda, nell‟altra quelli di terza, quarta e quinta. Gli alunni indossavano tutti un grembiulino di colore nero. In ogni classe c'era un unico maestro che insegnava tutte le materie. Era molto severo e spesso puniva gli alunni che disturbavano o non stavano attenti con bacchettate sulle mani o facendoli inginocchiare dietro la lavagna. Al maestro si doveva dare del Lei o del Voi e quando gli si rivolgeva la parola bisognava iniziare con: "Signor maestro”. I nostri nonni avevano poche cose nella cartella fatta di pezza o di cartone: un quaderno, un libro, un astuccio di legno con la matita, la gomma, il cannello con il pennino e una boccetta 30
d'inchiostro. Per scrivere usavano il cannello con il pennino: lo intingevano nell'inchiostro che tenevano nel calamaio, infilato nell'apposito buco nel banco. I banchi erano robusti, di legno, a due posti, con il sedile e il piano di appoggio. I voti che venivano assegnati quotidianamente agli alunni erano espressi in numero da 1 a 10. Le aule erano solitamente vecchie e poco arredate. C‟erano solo una cattedra, un armadio, la lavagna e i banchi. Inoltre erano abbastanza fredde e scaldate solo da una stufa che la maestra, a volte, usava anche per preparare il proprio pranzo. Non tutti i bambini potevano studiare e spesso lasciavano la scuola in terza o quarta elementare per andare a lavorare, anche se per quasi tutti i nostri nonni l‟obbligo era fino alla quinta elementare.
I giochi I nonni raccontano: “Quando ero piccola giocavo all‟aperto. Tutti correvamo scalzi nei campi, giocando a “tana” (nascondino) e a “ciangol”( con un pezzo di legno, appuntito alle due estremità, che si doveva colpire e lanciare il più lontano possibile con una mazza). Avevo solo un giocattolo: una bambola di 31
stoffa, imbottita di crusca, confezionata a mano da mia mamma. Giocavo a fare la maestra, i miei fratellini erano i miei alunni: improvvisavo una cattedra mettendo su due sgabelli un asse di legno”.
“Giocavamo a “Mondo” o a “Cielo”: si disegnava per terra un disegno come questo, poi uno alla volta, si lanciava un sassolino nelle varie caselle, in ordine, cercando di non farlo uscire dalle righe. Ogni volta si doveva recuperare il sassolino percorrendo tutto il percorso, saltando nelle varie caselle anche su un solo piede. Un altro gioco consisteva nel posizionare per terra tanti mucchietti di noci, bisognava poi lanciare una noce per colpire i vari mucchietti, vinceva chi ne centrava di più. Giocavamo anche a bandierina, a nascondino, alla bella lavanderina. Ci divertivamo tantissimo”.
Alcuni dei giochi che facevano i nostri nonni Belle statuine Viene nominato tra i bambini un Giudice che si dispone ad una estremità della stanza o del campo di gioco o del cortile. Il gruppo dei bambini si schiera fermo all'altra estremità. Al via, il Giudice chiude gli occhi oppure si volta e dice: "Belle statuine, siete pronte signorine?" oppure "Belle ballerine, siete pronte signorine?" o ancora 32
a discrezione del Giudice. In quei pochi secondi ci si deve muovere il più in fretta possibile verso il Giudice. Ma quando il Giudice si volta, tutti i bambini devono restare assolutamente immobili nella posizione di statue, ballerine o quello che è stato richiesto. Gamba alzata, mani avanti, corpo teso. Fermi immobili. Chi viene trovato a muoversi, è scartato. E si riparte con una nuova conta del Giudice. Vince chi per primo riesce a raggiungere il Giudice. A quel punto il bambino vincitore diventa Giudice e si ricomincia.
I quattro cantoni Si disegnano in terra 4 cerchi disposti come agli angoli di un quadrato ideale e un quinto cerchio al centro. I giocatori sorteggiano con una conta a chi tocca stare nel cerchio centrale. Gli altri quattro si dispongono nei quattro cerchi laterali, uno per ogni cerchio. Compito dei giocatori nei cerchi d'angolo è scambiarsi di posto correndo velocemente da un cerchio all'altro. Scopo del giocatore nel cerchio centrale è bruciare sul tempo gli avversari, balzando in un cerchio nel momento in cui il proprietario l'ha lasciato vuoto per correre nel cerchio di un' altro. Il giocatore che sbaglia tempo e permette al giocatore centrale di entrare nel proprio cerchio vuoto, è costretto ad andare nel cerchio centrale. Ora toccherà a lui cercare di essere più veloce degli altri.
La polenta Due o più giocatori formavano una piccola montagna di sabbia, mettendo sulla sommità una bandierina o uno stecchetto. Ognuno con la mano prendeva un po‟ di sabbia e perdeva chi faceva cadere la bandierina o lo stecchetto. Questo gioco deve alla polenta il suo nome, perché tutti ne prendono una fetta ma all‟ultimo rimane solo il tagliere vuoto.
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Le biglie Ogni bambino aveva in tasca tante biglie di vetro. Il gioco si svolgeva in strada o in piazza. Ogni bambino metteva in terra una biglia; si faceva la conta e il primo cercava di colpire la biglia di un altro tirandola con il pollice. Se faceva centro prendeva la biglia centrata. Chi prendeva più biglie vinceva e chi non ne aveva più perdeva e usciva dal gioco.
L’albero della cuccagna Questo era un gioco praticato più dagli adulti e dai ragazzi che dai bambini; consisteva nell'erigere un palo in mezzo ad una piazza, o in altri luoghi in occasione di feste popolari, e ingrassarlo con grasso animale abbondante. In cima al palo si appendevano polli, salami, sacchetti contenenti soldi o vari tipi d'alimenti; chi riusciva ad arrampicarsi e ad afferrare un premio appeso se lo portava via. Si giocava a squadre di 4 o più persone che sostenendosi a vicenda cercavano di raggiungere la cima. A rotazione (fra le varie squadre), si avevano a disposizione 2-3 minuti per volta. Il primo puliva il grasso alla base dell‟albero e lo “abbracciava”; il secondo gli saliva in spalla, puliva la sua parte di albero e poi abbracciava anche lui l‟albero, e così via. I premi erano messi in alto, in maniera che l‟ultimo concorrente non ci sarebbe arrivato solo appoggiandosi sulle spalle del suo compagno, ma avrebbe dovuto arrampicarsi un poco, proprio sulla parte più scivolosa del palo. 34
Le nostre riflessioni “Al tempo dei nostri nonni non c‟erano i giochi elettronici, perché la tecnologia non li aveva ancora inventati. I nonni usavano la fantasia, giocavano sempre con tanti amici e si divertivano molto.” “I nostri nonni giocavano con giochi semplici : giochi da tavolo, giochi all‟ aperto.” “I nostri nonni giocavano in gruppo, si divertivano molto anche senza avere giochi belli come i nostri, giocavano con le palle di stoffa, con le biglie, con le figurine: usavano il cervello per inventare tanti giochi. Io uso poco la fantasia , io uso la tecnologia. I miei nonni avevano giochi molto diversi da quelli di adesso e anche i miei genitori. Allora si utilizzava di più la fantasia...” I nostri nonni giocavano in gruppo a giochi divertenti e movimentati, usavano la fantasia, facevano giochi inventati da loro, i giocattoli spesso se li costruivano e si sa che giocare con i giochi costruiti da sé è una grande soddisfazione! Mi piacerebbe proprio giocare come i nostri nonni!” “I miei nonni mi hanno raccontato che erano talmente poveri che Santa Lucia portava loro da mangiare piuttosto che i giocattoli.” “I miei nonni giocavano a biglie di terracotta, con le figurine, a mondo, eccetera. Sapete che si divertivano tanto! Noi oggi giochiamo con le cose elettroniche: il computer, il DS, il gameboy, la playstation ecc … A me piacerebbe giocare come i miei nonni perché facevano giochi di gruppo e si divertivano tanto; giocare in compagnia è molto più divertente che giocare da soli...Noi stiamo meglio in compagnia, almeno io sì!”
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Filastrocche e conte Mentre i nostri nonni ci raccontavano dei loro giochi più volte ci hanno detto che si divertivano anche ripetendo conte e filastrocche. Per questo non potevamo non inserire nel libro alcune di quelle più conosciute.
Le dita della Mano Chèsto l‟è borlàt in del fòss; chèsto „l l‟à tiràt fò; chèsto „l l‟à sügàt zó. chèsto „l gh‟à fac la panada e chèsto „l l‟à mangiada. Marmelì, spusalì, matalonga, fregaòc, copapiòc.
Ögì bel Ögì bel, sò fradèl, oregia bela, sò sorèla, la porta di fra, campanèl de sunà.
Zögà a … Trata börata, la cua de la gata, la cua del mignì, 36
trata trata böratì; böratì e böratina, dém del pà e d‟l farina, che pode fa öna polentina tenerina tenerina
La polastrèla Suné suné la campanèla, l‟è scapàt la polastrèla, l‟è scapada de lontà, al l‟à ciapada „l Pi-a-pà, ol Pi-a-pà l‟è a Roma, la l‟à ciapada la patrona, la patrona l‟è „n da stala, la l‟à ciapada la caala, la caala l‟è „n giardì, al l‟à ciapada „l Gioanì, ol Gioanì l‟è söl tèc, al l‟à ciapada „l póer vèc, ol póer vèc l‟è söl cassù, pinf punf du scopassù.
Crapa pelada Crapa pelada l‟à facc i tortèi, ghe n‟ da mia ai so fradèi, i so fradèi i à facc la fritada ghe n‟ da‟ mia al crapa pelada.
Pim paulì Pim paulì Sota „l pé del taulì, pan mòl, pan frèsc, 37
chi „nduìna chè l‟è chésto ché.
Tròta tròta caàlù Tròta, tròta caàlù, va a Milà a to „bumbù, „l bumbù l‟è amò dè fa, rtròta, tròta, turna a ca.
Piof Piof, piof, piof, la gata la fa l‟of, la fa l‟of so i tèc, per i sciùr e i poarèc‟.
Trenta, quaranta Trenta, quaranta la pégora che canta, la canta sö „l sentér, ciama ciama „l pegorér. Ol pegorér l‟è „ndac a Roma ciama ciama la padrona. La padrona l‟è „n da stala ciama ciama la caala. La caala l‟è „n giardì ciama ciama „l Gioani. Gioanì è sö per ol tèc. Tìre „l zo per i orèc: tira orèc, tira orèc.
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I Cibi Si mangiavano prodotti dell‟orto, erbe, legumi, polenta e cibi genuini, non c‟era però tutta la varietà di scelta dei prodotti come accade oggi. Il pane si faceva in casa con la farina ottenuta dal grano che veniva coltivato, raccolto e portato a macinare al mulino. La carne si otteneva dall‟allevamento di alcuni animali da cortile. Anche i formaggi venivano fatti in casa con il latte di mucca o di pecora. La polenta si cucinava tutti i giorni nel tipico paiolo; era un piatto poco costoso, ma soprattutto riempiva! Alla sera quasi sempre minestra. La pasta, lo zucchero e il sale si acquistavano sfusi e non confezionati come oggi. Molte volte la pasta però veniva fatta in casa. Non si comprava quasi niente e molto si otteneva dallo scambio di prodotti con i vicini.
I trasporti In paese ci si spostava sempre a piedi. Solo per i viaggi più lunghi si usavano i calessi o i carretti trainati dal cavallo o da asinelli. Buona parte delle famiglie possedeva una bicicletta che veniva usata a turno da chi ne aveva bisogno. Non esistevano le biciclette per i bambini; anche loro usavano quella dei genitori e visto che non arrivavano alla sella pedalavano in piedi. Poche erano le automobili 39
che si vedevano in paese, erano un po‟ più diffuse nelle città. Per raggiungere mete più lontane si usavano i treni o la “corriera” (sarebbe l‟autobus di oggi). Comunque tutti questi mezzi avevano una cosa in comune: erano lenti e scomodi.
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RINGRAZIAMENTI
Giunti alla fine di questo percorso, non possiamo che ringraziare tutti quanti ci hanno aiutato a compierlo, contribuendo con tanto entusiasmo e buona volontà. Per i contributi "storici", dagli oggetti alle narrazioni, ringraziamo tutti i nonni degli alunni, che tanta parte di storia ci hanno "consegnato" e siamo fieri di metterla a conoscenza di quanti leggeranno il nostro libro. Ringraziamo per il sostegno e la collaborazione tutte le famiglie degli alunni che hanno permesso che le interviste e i questionari con i nonni potessero svolgersi nel migliore dei modi e gli alunni di classe quinta per gli importanti contributi. Per le indicazioni bibliografiche e le ricerche, ringraziamo tutte le colleghe che hanno collaborato e fatto da stimolo alla progettazione di questo libro. Se questo libro esiste, tuttavia, è merito della forte volontà della Commissione del Centenario della Scuola dell'Infanzia S. Giuseppe di Cortenuova che, proprio in occasione di un evento così straodinario, ci ha spinto a rendere i bambini attivi e partecipi nella conoscenza della loro storia. Da insegnanti, non possiamo però che concludere che è solo all'interno di una scuola dove l'apprendimento è inteso come attività proiettata a favorire la crescita della persona che si raggiungono profonde riflessioni. La scuola deve essere un luogo di stimolo al desiderio di far ricerca per conoscere, senza il quale non è possibile nessuna crescita intellettuale, e tanto meno, riconoscere il senso e la funzione sociale di questa istituzione.
Le insegnanti 41
Gli alunni di classe III Baciu Roberto, Bassini Greta, Belotti Anna, Bresciani Beatrice, Candia Andrea, Candia Davide, Caraci Aurora, Carminati Emma, Carminati Letizia, Cortinovis Cristian, Diani Martina, Festini Matteo, Gullotti Giovanna, Karaj Celeste, Kaur Ambra, Misuraca Danny, Organisti Chiara, Piana Daniele, Pilenga Leonardo, Recanati Alice, Recanati Giorgia, Singh Arshdeep, Tosseghini Aurora, Zanardini Matteo, Zanchi Veronica
Gli alunni di classe IV Agostino Andrea, Alberti Kevin, Baciu Andreea, Barhoum Ayoub, Cappelletti Daniela, Ceresoli Alberto, Cucchi Paolo, Forlani Andrea, Ghislotti Gianluca, Le Fosse Damiano, Locatelli Lucrezia, Luraghi Andrea, Piana Andrea, Piatti Pamela, Pilenga Anna, Profeti Mattia, Radici Alessia, Recanati Alberto, Singh Jastirath, Tosseghini Giorgia, Zouhari Yasmine
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1909 – 2009 CENTO ANNI D‟INFANZIA
Scuola Primaria “G.Riva” – Cortenuova (BG) tel: 0363992309 e-mail: cortenuova@circolodidatticoromano.it sito internet: www.circolodidatticoromano.it
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