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UNA BORSA DI PLASTICA
Enzo F.
Un giovane bruno entra in un vagone di treno, sembra spaventato e triste, con le mani contro il petto protegge una borsa di plastica.
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Chi è questo giovanotto? Che protegge con tanta cura?
Si chiama Pietro, questa mattina ha lasciato il suo paese ed è andato in città a cercare un lavoro.
Siccome si era svegliato presto si è addormentato su una panchina della stazione, e quando si è svegliato e ha visto che gli avevano rubato la valigia.
Deluso, ha deciso di tornare al suo paese con l'unica cosa che aveva, un cagnolino che aveva trovato accanto a un cestino, in una borsa, mentre cercava qualcosa da mangiare.
Amore da cinema
Umberto Eco Eco Eco...
Nel treno alla fine sistemata per chi con me si sieda, angustiata.
Passeggeri puzzolenti passano soltanto un libro avvistano.
Subito, Jesse Pinkman là c’è ma la mia faccia non gli piace.
Metanfetamine blu ci presenta e col traffico, ricco diventa.
Dal fondo del vagone, un bastardo, vuoto ma mozzafiato sguardo. Niente non sa ma sono beata e di Jon Snow sono innamorata.
Sarò Vesuvio, sarai re del mio Nord. Mai tua, per sempre libera, milord.
L’inverno è qui, non sei Eterno perciò i sette regni governo.
PROSSIMA DESTINAZIONE... (Saverio Bravo)
I passeggeri, felici, si rifiutano un po' anche. Da Dublino partiremo per Kiev. La guerra è finita. Non posso parlare. Mi nascondo dietro un libro, ma lui mi saluta con lo sguardo: noi, muti, ci riconosciamo.
-Sono Artem, e tu? -mi chiede con segni mentre si siede accanto.
-Anna.
Il chiacchierone si avvicina guardandoci seriamente. Mi spavento. Prendo la mano di Artem. Quasi urlo.
-Puoi parlare! -esclama.
-Non devo...,mia madre era russa, dunque il mio accento è...
-È dolcissimo. Ma possiamo partire per un altro posto -mi sussurra con la voce del nemico sorridente, accarezzandomi. Magari la pace... è amore.
LA TESTA DI MIA MADRE?
Il gatto con gli stivali. Spero di non incontrare il capotreno... è stato già abbastanza difficile per me nasconderlo alla stazione. So che è contro le regole e non posso portarlo in uno zaino ma, dopotutto, non è così grave. Inoltre, so che mio figlio lo adorerà, lo chiede da tanti anni…
Mi siederò qui accanto a questa signora che sembra simpatica e non mi parlerà molto. Cosa porterà in quei trasportini?
Quando l'uomo si addormenta, la signora vede che qualcosa dall'interno del suo zaino cerca di sbirciare fuori. Vede degli occhi e dei baffi.
-Miao.
La lettera (Pankemao)
Lunedì a mezzogiorno durante il viaggio sul treno veloce con lo zaino sulla schiena, ho visto una passeggera che leggeva un libro il cui titolo era un nome di ragazza. Allora mi è venuto in mente un piovoso pomeriggio di marzo. Mentre sistemavo i cassetti dell'armadio, trovai una vecchia lettera indirizzata a quella fidanzata straniera che avevo quando ero un giovane cameriere in un bar sulla spiaggia. Quindi le dicevo che sebbene ci fossimo divertiti molto insieme, era necessario interrompere la relazione perché la distanza tra noi la rendeva impossibile. Malgrado la lettera fosse affrancata non fu mai spedita. Ma avvenne che l'estate successiva abbiamo smesso di vederci.
Il destino era scritto in una lettera.
Un Amore impossibile (Bianca sporca)
Nicoletta seduta sul sedile del corridoio e con gli altri posti dello scompartimento occupati dalle sue cose, guarda in attesa qua e là. Questo viaggio in treno pensa che sia la sua ultima possibilità.
Il suo viso mostra preoccupazione, sono gli ultimi minuti prima della partenza e i passeggeri arrivano e si posizionano dove possono. Alcuni si fermano davanti a lei in atteggiamento di domandare un posto, ma nessuno è il suo amato e li riguarda velocemente con lo sguardo.
Il tempo sta per scadere e lui non si è ancora fatto vedere.
Un'immensa tristezza la invade e la delusione si riflette sul suo volto. All'improvviso il suo sguardo si illumina e appare un sorriso sulle sue labbra.
Eccolo lì, di piedi, a guardare il bagaglio in eccesso della ragazza...
Ci pensa un attimo e se ne va.
Tre semplici parole (Chiara Serra)
-“Qui è libero”
Nel momento in cui l’ha visto in piedi di fronte a lei, finalmente si è decisa a pronunciare queste tre semplici parole.
Erano settimane che lo vedeva ogni venerdì nel treno delle 9, saliva nella stazione di Bologna Centrale e scendeva alla fermata di Vignola. Dalla prima volta che l’aveva visto, era rimasta affascinata dal suo attrativo, sempre sorrideva e sembrava di essere davvero una persona avvincente. Ed è perció, che tutte le settimane aspettava con ansia l’arrivo del venerdì mattina e passava ore a fantasticare su come avrebbe potuto attirare la sua attenzione e riuscire ad intavolare una conversazione con lui.
Quel sognato momento era già arrivato, il primo step era già raggiunto. Il ragazzo si era appena seduto di fronte a lei e restavano 50 minuti di tragitto per trasformare in realtà tutto quello che fino ad allora aveva soltanto immaginato.
SALIRE VERSO L'IGNOTO
(Quentin Inventino)
Là si trovava pronto per salire sul treno. Era la prima volta che prendeva un treno ma il fatto che non era mai uscito dal suo paesino gli impediva di addentrarsi nell'ignoto. Dio, che nervi! Da bambino pensava che quando fosse stato adulto avrebbe girato il mondo, invece in quell'istante era lì, con le ceneri della sua mamma portandole per versale nel mare. Si caricò di forza e salì sul treno. "Quanta gente! Vediamo dove posso trovare un buon posto" pensò. In mezzo alla carrozza vide una bella ragazza e pensò che sarebbe il miglior posto per sedersi.
Vicino a Dublino.
Non lo sapevo
Nove della mattina, 20 luglio 2020.
Carla siede nervosa sul treno Galway-Dublino. Sta leggendo un libro, anzi, non lo legge perché sta guardando tutti i passeggeri che le passano davanti.
-Per favore, che nessuno si sieda al mio fianco –pensa Carla.
E ... detto e fatto. Nessuno vuole sedere con lei.
Alla fine viene un giovane che assomiglia a ...
- Ma, come è possibile. Mi sembra di vedere Marco, il mio attore preferito. Non sono sicura, ma è lui, certo! – dice a se stessa.
Gli fa spazio accanto a lei, e tutta felice gli chiede:
- Tu sei Marco, il vero protagonista di “Una vita felice con Carla”, certo?
- No, mi dispiace. Devo fare il mio primo film che è intitolato
“