2011 - 07 DICEMBRE

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notiziario

PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLII - N. 9 di dicembre 2011 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

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03 l© editoriale I capisaldi della nostra Costituzione Alessandro Frignoli 04 l© politica “Una città a misura di bambini” Intervista a Paolo Gandolfi Glauco Bertani

L’ANPI DEL XXI SECOLO

07 l© politica L’avv. D’Andrea sul processo a Notari Gemma Bigi 19 l© società Antonio Ingroia, un vero partigiano Anna Fava


LA COPERTINA

sommario

Milano, 2 giugno 2011 (Foto di Angelo Bariani)

Editoriale - Democrazia e diritti: i capisaldi della nostra Costituzione, di Alessandro Frignoli ...................3 - Tesseramento . ..................................................3

- L’Italia sono anch’io, di ge.bi. . .........................19

Estero - La sinistra usa processa Barack Obama, di Bruno Bertolaso . .........................................11 - Alaa Salamony: “L’ANPI non mi ha fatto sentire straniero...”, intervista a un giovane egiziano, di Glauco Bertani . ...........................................12 - Campo Sahrawi: hanno rapito Rossella Urru, un’amica, di Claudio Ghiretti . ..........................14 - Appunti americani: viaggio di un reggiano a Boston, di Antonio Zambonelli . .....................15

- 1941-2011, donne coraggiose. A Cadelbosco ricordata l’“Adunata sediziosa”, di Ivano Manicardi . .........................................30 - “Adunata sediziosa”, recensione allo spettacolo teatrale, di Veronica Lasagni . .........39

Memoria - Il guastallese don Pietro De Carli ucciso nella strage di Torre Paponi (IM), di a.z. ..............................25 Politica - A Voltana (RA) sulle tracce dei martiri Angelo, Gustavo - “Il nostro sogno è una città a misura di bambini”, e Oriano Filippi e di “Eros”, intervista all’assessore alla Mobilità del Comune di Antonio Zambonelli . ....................................26 di Reggio Emilia Paolo Gandolfi, - In ricordo della Partigiana Duvilla Sassi, di Glauco Bertani . .............................................4 di ge.bi. . .........................................................27 - L’avv. D’Andrea: “Giacomo Notari non ha commesso Avvenimenti il reato per cui si sta svolgendo un processo - Visita a Ligonchio. Ai luoghi della lotta partigiana penale a Cremona...”, e alla storica centrale elettrica, intervista di Gemma Bigi................................... 7 di Marina Notari ..............................................28 - Per una società senza mafie, - Da Busana a Ligonchio in visita ai Campi Rossi di Fiorella Ferrarini ..........................................10 di Gattatico, di Giacomo Notari ........................29

Cultura - Segnalazioni librarie ........................................17 Società - Il Nobel per la Pace 2011 è femmina, di Anna Fava ...................................................18 - Antonio Ingroia un vero partigiano, di Anna Fava ...................................................19

Lutti ..................................................................31 Anniversari ......................................................32 Offerte ..............................................................35 Le rubriche - Cittadini-democrazia-potere, di Claudio Ghiretti . ..........................................20 - Primavera silenziosa, di Massimo Becchi ........21 - Segnali di Pace, di Saverio Morselli .................22 - Opinion leder, di Fabrizio “Taver” Tavernelli .....23 - Conoscere gli altri, di Riccardo Bertani ............24 - La finestra sul cortile . .....................................38

Link ad Alaa Salamony pag. 12

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Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70% Periodico del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia Via Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991 e-mail: notiziario@anpireggioemilia.it; presidente@anpireggioemilia.it sito web: www.anpireggioemilia.it Proprietario: Giacomo Notari Direttore: Antonio Zambonelli Caporedattore: Glauco Bertani Comitato di redazione: Eletta Bertani, Ireo Lusuardi Collaboratori: Paolo Attolini (fotografo), Massimo Becchi,

Riccardo Bertani, Bruno Bertolaso, Sandra Campanini, Nicoletta Gemmi, Claudio Ghiretti, prof. Enzo Iori, Enrico Lelli, Saverio Morselli, Fabrizio Tavernelli Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2 Marzo 1970 Stampa: Centroffset - Fabbrico (RE) Questo numero è stato chiuso in tipografia il 16-11-2011 Per sostenere il “Notiziario”: UNICREDIT, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT75F0200812834000100280840 CCP N. 3482109 intestato a: Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale ANPI


editoriale

di Alessandro Frignoli

: I T T I R I D RAZIA E

DEMOC

i capisaldi della nostra Costituzione L’avvicendamento di Mario Monti a Berlusconi è un fatto indubbiamente positivo: se non altro l’Italia riacquista credibilità su un piano morale e l’autorevolezza necessaria per potersi porre di nuovo alla pari degli altri paesi europei in questo difficile momento di crisi. Le questioni sul piatto però non cambiano: i temi del lavoro, della giustizia sociale, del welfare non possono essere sacrificati sull’altare del risanamento dei conti pubblici. La credibilità nei confronti dei mercati non può diventare occasione per un’ulteriore opera di macelleria sociale che indubbiamente colpirebbe, oggi più che mai, le fasce più deboli già stremate dalla crisi, dalla disoccupazione, dalla precarizzazione, dal peggioramento delle condizioni sociali. Siamo convinti che la fine del berlusconismo debba coincidere necessariamente con l’occasione per comin-

ciare a discutere di nuovo di queste problematiche che si sono spaventosamente acuite negli ultimi anni. Quale il futuro per i giovani? Quale istruzione e università? Quali prospettive per il sistema economico? Quale welfare? Attualmente, soprattutto per i giovani, il futuro appare nel migliore dei casi un punto interrogativo, un concetto privo di appigli con la realtà. Questo cambio di fase pensiamo debba tradursi in azioni concrete finalizzate a ridare un futuro ai giovani e quindi al paese nel suo complesso, a riqualificare il sistema dell’istruzione stremato dai tagli e dalla riforma

Gelmini, a rilanciare un sistema economico in cui la crescita si traduca in posti di lavoro, ma anche in maggior equità sociale attraverso una riforma del sistema fiscale finalizzata a fare pagare le tasse a chi più ha; partendo dalla considerazione che i princìpi di equità e giustizia sociale sono i capisaldi della nostra Carta costituzionale e che l’ANPI oggi come allora, continuerà a lottare perchè i valori in essa incarnati si realizzino, consapevoli che solo in questo modo si pongono le basi per il futuro del nostro paese.

ANPI: Costituzione, Democrazia, Diritti Il tesseramento 2012

19 novembre 2011. La postazione dell’ANPI, con Angelo Bariani e Ramzi Ben Romdhane, in un momento di pausa durante la giornata del tessarmento 2012 L’ANPI è stata presente nelle piazze italiane per lanciare una grande campagna di tesseramento per rafforzare le fila dell’antifascismo e il futuro della democrazia.

Tutte le sezioni sono state investite nello sforzo di potenziare al massimo le risorse che ci permettono di rafforzarci e, soprattutto, ci ha consentito di avere scambi di esperienze anche con nuove culture. Per mantenere l’Italia nella COSTITUZIONE nella DEMOCRAZIA nei DIRITTI, valori che la RESISTENZA ha consegnato alle generazioni future, in una nazione distrutta dalla guerra e da vent’anni di fascismo, dobbiamo coinvolgere e responsabilizzare i nostri GIOVANI, partendo dai problemi dell’oggi senza dimenticarci della divulgazione dei valori della Memoria e della Storia repubblicana del nostro paese. Dobbiamo avvicinarli per iscriverli all’ANPI. Fare capire che debbono esse-

re orgogliosi della nostra terra Reggiana, fortemente Partigiana, dalla quale sono usciti dei padri costituenti e ha sacrificato oltre seicento giovani per la LIBERTA’ contro il fascismo e il nazismo. Tocca ai GIOVANI portare avanti queste speranze. Oggi più che mai c’è bisogno della presenza dell’ANPI, per costruire luoghi di confronto, di informazione, di elaborazione politica e culturale. C’è, infatti, una fortissima esigenza di discussione e di conoscenza dei problemi che ci toccano da vicino. I popoli che senza memoria non hanno radici nel futuro.

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politica

MOBILITA' DEL FUTURO

Gandolfi: “Il nostro sogno

Le piste ciclabili a Reggio

a a Paolo t s i v r e t Nostra in sessore alla , as Gandolfi l Comune de Mobilità o di Reggi Emilia

è una città a misura di bambini...” I have a dream, dice Paolo Gandolfi al termine dell’intervista: “Il grande sogno dietro cui si nasconde tutta questa politica della mobilità è che i nostri bambini possano tornare ad andare a scuola da soli, anche alle elementari come facevamo noi...”. E per arrivare a questo obiettivo bisogna “umanizzare il sistema dei trasporti. Il traffico sta uccidendo la città non solo per via dell’inquinamento o della sua pericolosità, ma perché il traffico Per arrivare alla descrizione di questo “sogno” siamo partiti con una domanda sul trasporto pubblico. Assessore l’impressione, diciamo così, che ho è questa: si parla tanto del potenziamento del trasporto pubblico a scapito del trasporto privato, ma di fatto non sembra che sia stato fatto granché? C’è forse del timore di impopolarità. Come lo spiega? Il tema del trasporto pubblico è molto più semplice paradossalmente. Il trasporto pubblico non è uno strumento

è invadente. L’idea che portiamo avanti, con tante azioni coerenti, è quella di mettere prima di tutto [e lo sottoliena con forza, N.d.I.] gli utenti più deboli della strada, i pedoni e i ciclisti, prima di tutto i bambini e gli anziani, prima di tutto i residenti delle strade dove ci si vive, prima di tutto chi la città la vive in prima persona e non dentro la macchina, poi faremo anche le strade fuori...”.

nelle mani delle amministrazioni comunali nel senso che il trasporto pubblico viene pagato dai biglietti, cercare di farli pagare a tutti, e questo è un punto fondamentale, e dallo Stato tramite la Regione. Con la finanziaria approvata questa estate è stato tagliato il 75 percento delle risorse destinate alle Regioni per questo settore. Io non so se la Regione continuerà a far il miracolo e a, diciamo, preservare il budget per il trasporto pubblico: mi sa che dovranno arrivare altri

tagli! E’ chiaro che anche noi alla luce di quanto sta succedendo abbiamo smesso di dire che il trasporto pubblico va potenziato però io difendo l’idea che i comuni sognino e vogliano un trasporto pubblico diverso da quello che c’è oggi. Ma anche quando le cose andavano meglio, un progetto di potenziamento del trasporto pubblico, cioè integrato gomma-ferrovia, non era molto chiaro. E’ vero che è in programma la metropolitana di superficie Reggio (San


politica Lazzaro)-Bagnolo e ritorno, tuttavia si spendono più parole sulla costruzione di strade che su un progetto di potenziamento del trasporto pubblico. Ad esempio si vuole costruire la Via Emilia bis ma non sarebbe meglio pensare alle FFSS come metropoliatna che collega Bologna-Piacenza e ritorno? La domanda è perfettamente coerente, tant’è vero che il piano della mobiltià approvata dal Comune di Reggio nel 2008 sostiene che sulla ferrovia storica FFSS tra Parma e Modena con Reggio al centro vada portato un servizio di ferrovia – quello che noi chiamiamo genericamente con una parola forse un po’ sbagliata “metropolitana di superficie” che più priopriamente si chiama “servzio ferroviario metropolitano”, simile a quello che c’è a Bologna. L’unica differenza è che se io metto nel piano mobilità del Comune di Reggio una ciclabile poi forse prima o poi la posso anche fare, ma se metto una cosa che riguarda le FFSS o più in generale che riguarda il

trasporto pubblico la questione è molto più complessa... ... però qua, nel Bilancio ambientale si parla della fusione ACT ATCM ma non sarebbe meglio ragionare per regione più che per province? Ma l’obbiettivo è quello lì. Quello che però mi preme dire è che in realtà la Regione dei passi avanti in questo senso li ha fatti. Adesso non vediamo ancora la potenzialità, ma con la nuova carta “Mi muovo”, che tanti disagi ha creato ai cittadini nel settembre scorso, in realtà è una vera e propria rivoluzione perché i trasporti verranno pian pianino integrati e sarà possibile prendere, ad esempio, un autobus che da Bibbiano ti porta a Reggio, un treno che da Reggio ti porta a Bologna e un autobus urbano dalla stazione di Bologna alla tua destinazione finale. Sarà finalmente la concezione del biglietto unico dove tu compri tutte le tratte e usi tutti mezzi di servizio pubblico. La vera integrazione fra gom-

ma e ferro. Però nell’immediato si possono fare delle scelte. Una questione che sollevava anche Legambiente su queste pagine: privilegiare l’autobus pubblico vuol dire dargli la priorità nel flusso del traffico, penso alle corsie preferenziali ai semafori intelligenti. Il che significa: “Io vado in autobus e guadagno tempo piuttosto che utilizzare la mia auto”. E la domanda precedente implicava questo aspetto, ossia se l’Amministrazione ha idee in proposito? Il principale strumento per favorire il trasporto pubblico nelle città è la regolazione della sosta. E dentro la parola regolazione si parla di stalli blu a pagamento. Ogni volta che in questa città – ed è un argomento che viene tanto, diciamo da destra come alle volte anche da sinistra – si lamenta che si paga la sosta, ricordo che il pagamento della sosta è il principale disincentivo all’uso dell’auto, e più si disincentiva l’uso dell’auto

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politica più si favorisce il trasporto pubblico e la bicicletta. Il Comune difende la sosta a pagamento anche in posti strani come l’ospedale – e tutti ci dicono “lo fate per far cassa”, ma non è vero – perché è una forma di regolazione per la sosta che troviamo in tutta Europa, così è che in tutta Europa sono tutti cattivi e vogliono tutti far cassa? No è che hanno tutti capito che è lo strumento migliore... Secondo strumento: le corsie preferenziali. Ora, in questi anni abbiamo messo tre semafori intelligenti sui percorsi dove era possibile in via Bismantova, uno all’incrocio fra viale Timavo e via Cecati e l’altro in via Pansa per fare uscire il minibu. Noi siamo convinti che la vera risorsa saranno le corsie preferenziali. Attenzione, però, perché una corsia preferenziale sulle strade di Reggio, che sono molto strette, significa eliminare una delle due direzioni di marcia... ... si rischia l’impopolarità... Abbiamo fatto dei calcoli precisi. In alcune strade è impossibile. Dove a noi sembra che ci siano le condizioni per farla, e ci stiamo lavorando, è in Viale Isonzo, perché c’è lo spazio, c’è una fascia centrale che, forse, ci permetterà di mantenere tutte le corsie più quella per l’autobus. Di lì passano quasi tutte le linee del trasporto pubblico della città. Io, poi, rivendico un approccio alla questione tale che la scelta non sia solo una bandiera politica che si porta avanti. Bisogna che i tecnici ci dicano cosa si può o cosa non si può fare. E nel momento in cui i tecnici mi dicono che facendo quella corsia preferenziale si ottiene un buon risultato, anche se poi vi saranno sicuramente delle proteste – perché anche quello che dicevo su Viale Isonzo non potrà comunque evitare qualche disagio alla circolazione – io credo di poter reggere anche quella battaglia. Per tornare ad un questione accennata sopra: perché si è aspettato tanto a reprimere chi viaggia senza biglietto? Fino ad oggi, controllore e controllato si identificavano e delle volte non si sapeva bene se si faceva l’interesse magari dell’azienda per ridurgli un po’ il deficit o l’interesse dei cittadini. Oggi questo panorama cambia. Gli Enti locali saranno titolari delle risorse che gli darà lo Stato, tramite la Regione, e noi controlleranno

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che l’azienda, se sarà anche un’azienda unica regionale meglio, faccia il servizio al meglio delle condizioni... Comunque, all’azienda che avrà il servizio e che si chiamerà SETA le daremo dei soldi in meno perché si terrà gl’introiti derivanti dalla vendita dei biglietti, per cui avrà un interesse diretto e immediato e certo nel far pagare i biglietti a tutti, così evitiamo ogni imbarazzo... applicheremo il sistema di Modena perché diventiamo un’unica azienda e a Modena è già un anno che lo fanno e ha ottenuto degli ottimi risultati... E quale sarebbe il sistema di Modena? Più controllori, far salire solo davanti... avete notato che da prima dell’estate sugli autobus c’è il divieto di entrare dalla porta centrale e da quella dietro e poi, è vero, che alcuni autisti non si comportano ancora come si deve. E poi si arriverà a permettere di pagare il biglietto a bordo, si arriverà piano pianino a una costruzione che assomiglia molto a quello che vediamo quando andiamo in un’altra città d’Europa dove si sale solo davanti: o paghi il biglietto o stai a terra. Vorrei adesso parlare di piste ciclabili. In un vostro comunicato stampa si dice che a Reggio ci sono 178 chilometri di piste ciclabili. Però vorrei osservare che molte non sono protette sono a raso... I 178 chilometri citati sono le piste ciclabili che hanno le caratteristiche diciamo “protette”. Attenzione però, perché sulle cosiddette ciclabili “protette” in città abbiamo avuto più incidenti. Gli incidenti che riguardano i ciclisti avvengono tutti per investimento laterale mai da dietro. Siccome nelle strade della città lo spazio è quello che è fare una ciclabile separata significa mettere il ciclista più vicino all’uscita delle case e delle strade laterali, renderlo meno visibile quando arriva, mettere il ciclista insieme al pedone... insomma tutta una serie di svantaggi. Quindi noi a Reggio stiamo adottando già da tre anni un modello – che viene molto apprezzato dalla FIAB e mi risulta anche da Legambiente – che è un modello fatto da una ciclopedonale separata, che noi chiamiamo per i ciclisti “tartaruga”, ed una segnata con una riga per i ciclisti “lepre”. E guardate: c’è una differenza abissale perché un ciclista in carreggiata l’automobilista anche più corretto lo con-

sidera un veicolo e lo rispetta, il ciclista sulla ciclabile separata delle volte non viene visto e delle volte non viene considerato come tale, però non ci sono dubbio che se devo pensare a dove mandare mio figlio in bicicletta preferisco dirgli: “vai sulla ciclopedonale, stai attento a tutti gli incroci e vai piano”. Reggio ha un modello di città che so europea a cui si ispira? Certo, io lo cito spesso, però potrebbero essere anche altre, per noi il modello deve essere la città di Friburgo in Germania, che è un pochino più grande di Reggio Emilia ma non di tanto, ha circa 200.000 abitanti. Friburgo è una città che oltre ad aver puntato molto sulle energie solari e su tante altre cose importanti in campo ambientale ha capito che sulla mobilità la scelta fondamentale è la bicicletta. Statisticamente a Reggio Emilia la gran parte degli spostamenti è intorno all’80 percento ed è sotto i tre/quattro chilometri, una distanza che a Reggio Emilia, una città di pianura, si percorre soprattutto se vai in un posto dove è poi difficile trovare la sosta, si percorre più rapidamente, più ecologicamente e più economicamente (efficienza-ecologia-economia) con la bicicletta che con l’automobile. Paradossalmente, quindi, con un investimento relativamente basso – perché a fare delle belle piste ciclabili si spende meno che a fare delle strade – probabilmente si otterrà un buon risultato in termini di decongestionamento del traffico. Insomma il punto è aumentare le disponibilità di usare altri mezzi, cosa che oggi in certi casi non c’è. Avremmo voluto fare altre domande tipo: ma serve il parcheggio sotterraneo in Piazza della Vittoria o quanto è utilizzato quello di Piazzale Marconi, o sulla stazione TAV ecc. ma già l’intervista è chilometrica quindi saranno argomenti che toccheremo in una successiva intervista. a cura di Glauco Bertani


politica

L’avvocato D’Andrea: Il processo per diffamazione intentato dalla famiglia Azzolini contro il presidente dell’ANPI Giacomo Notari. In proposito abbiamo fatto alcune domande all’avvocato difensore Ernesto D’Andrea. Il 18 ottobre scorso si è tenuta presso il Tribunale di Cremona l’udienza preliminare, davanti al giudice Clementina Forleo, per la richiesta di rinvio a giudizio che vede il presidente dell’ANPI provinciale di Reggio Emilia, Giacomo Notari, accusato di diffamazione a mezzo stampa dai nipoti di Pietro Azzolini. Azzolini era medico condotto e capitano della GNR di Reggio, iscritto al partito fascista dal 1926 fino al momento della sua morte avvenuta, per mano partigiana, nel 1944. Giacomo Notari in un’intervista rilasciata ad un quotidiano locale nel 2007 aveva rilasciato alcune dichiarazioni, riprendendo riflessioni che circolano da tempo in ambito storiografico, sul ruolo che l’Azzolini avrebbe avuto nella strage di Cervarolo. Abbiamo chiesto all’avvocato Ernesto D’Andrea, difensore di Notari, alcune considerazioni. Quale opinione ha rispetto alla denuncia fatta a Giacomo Notari dai parenti del Capitano della GNR Pietro Azzolini?

Mi lasci prima esprimere una riflessione. Conosco molto bene Giacomo; è una persona cauta, mite per natura, razionale e mai si permetterebbe di offendere qualcuno; sono molto dispiaciuto per la situazione in cui si trova. Sono convinto che Giacomo non ha minimamente inteso offendere la reputazione del capitano della Azzolini, bensì ha espresso il suo pensiero su fatti che ha vissuto, in prima persona, quando era partigiano durante gli anni della Resistenza. La denuncia a Giacomo fatta dai famiglia-

“Giacomo Notari NON HA COMMESSO il reato per cui si sta svolgendo un processo penale a Cremona...”

ri del capitano Azzolini la ritengo solo un tentativo, come periodicamente in Italia accade, di riscrivere la storia in sede di Tribunale; tuttavia, l’operazione di revisionismo non riuscirà: la storia del nostro paese – e mi riferisco alle discriminazioni, all’intolleranza e alla violenza perpetrata da un sistema di governo, che faceva capo ad Hitler e a Mussolini - è già stata scritta e nessuno, ancor meno una denuncia, può illudersi di cancellarla o riscriverla. Se lei vuole sapere se Giacomo Notari ha commesso il reato per cui si sta svolgendo un processo penale, le rispondo no; anzi, aggiungo, che da quanto ho potuto direttamente accertare, leggendo carte e documenti, le sue parole sono confermate. Ci sono dunque delle prove che confermano le affermazioni di Giacomo Notari?

Sì. Esistono documenti storici e tante testimonianze, anche di persone che erano presenti durante la strage di Cervarolo, le quali confermano tutto ciò che Giacomo ha sostenuto nell’intervista pubblicata sul quotidiano l’Informazione nel 2007. Questi documenti saranno tutti presentati al giudice che si occupa del processo. Vorrei farle solo un esempio. Nel corso del processo per la strage di Cervarolo, celebrato davanti al Tribunale Militare di Verona, che si è appena concluso, uno dei tanti testimoni, presente il 20 marzo 1944 giorno della strage in cui vennero barbaramente uccisi tanti civili per mano nazista grazie all’aiuto dei Fascisti, ha riferito che il Capitano Azzolini Pietro era presente quel giorno, durante la strage. A questo punto o si ritiene che il testimone

del processo di Cervarolo abbia affermato il falso, ma in questo caso si devono avere le prove; oppure si crede al testimone. La famiglia che ha denunciato Giacomo Notari pretende dei soldi a titolo di risarcimento danni?

Si, hanno chiesto la “bellezza” di 50.000 mila euro (100 milioni di vecchie lire). Secondo lei è una richiesta proporzionata?

Guardi le farò un esempio. Circa due anni fa ho difeso in un processo un Sostituto Procuratore della Repubblica, oggi in servizio in una Corte d’Appello e con un ruolo superiore a prima; persona abbastanza conosciuto in Italia per essersi occupato anche di alcune stragi di terrorismo negli anni ‘80. Questo Giudice era stato diffamato da una persona su un quotidiano. Il mio cliente ha avuto ragione, perché è stata dimostrata la diffamazione; ma le interessa sapere quanto ha liquidato, al Giudice diffamato, il Tribunale a titolo di risarcimento danni? 13 mila euro più le spese legali e si trattava, lo vorrei nuovamente sottolineare, di un alto Magistrato, che per il suo lavoro rischia la vita tutti i giorni, abbastanza conosciuto in Italia e autore anche di alcune pubblicazioni scientifiche. Lei è fiducioso nell’esito del processo?

Io credo nella giustizia e ho assoluto rispetto per l’operato della magistratura, che svolge un compito molto complicato. Dimostreremo l’innocenza di Giacomo Notari.

a cura di Gemma Bigi dicembre 2011 notiziario anpi

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politica Abbiamo poi rivolto una domanda allo stesso Giacomo Notari: Ma lei, presidente, ha davvero pensato di diffamare la memoria del capitano della GNR Azzolini?

Proprio no. Ho soltanto espresso il mio stupore per il fatto che il capitano Pietro Azzolini, medico, e dunque persona colta assai più di me che, figlio di contadini montanari poveri, avevo fatto solo la 5a elementare, dopo quanto aveva visto nella strage di Cervaròlo, strage che lo aveva tanto dolorosamente colpito, come risulta documentato da più fonti, sia poi rimasto ancora in forza come ufficiale della GNR, al servizio dei nazisti che occupavano la nostra terra e che ebbero a compiere altri eccidi contro

civili dopo quello del marzo ‘44 a Cervaròlo. Non credo che questa sia diffamazione, bensì l’opinione di uno che, partigiano a 17 anni, aveva sofferto l’uccisione, da parte dei nazifascisti, del fratello Giuseppe e dello zio materno Tullio Correggi. Io non ho mai fatto l’eroe per essere stato partigiano. Però, avendo combattuto per la libertà di tutti gli italiani, credo modestamente di essermi guadagnato almeno il diritto, a 80 anni passati, di esprimere le mie opinioni.

IL PARTIGIANO TARI GIACOMO NO Effettivamente Giacomo non è mai stato, un “miles gloriosus”, come in qualche modo ci dice egli stesso nella risposta alla intervista che qui pubblichiamo. Chi lo conosce bene sa che egli è uomo di grande modestia, un uomo che verso gli 80 anni ha pensato di scrivere pagine di memorie autobiografiche, dall’infanzia agli anni della guerra e della Resistenza a quelli della Ricostruzione democratica, solo per lasciare memoria di sé ai due nipoti. Poi in molti lo abbiamo spinto a destinare quelle memorie ad un pubblico più vasto, facendone un libro giunto a pubblicazione, rigorosamente a sue spese, nel 2010 col titolo Hai un cuore forte puoi correre. Autobiografia di un partigiano montanaro. Ci sembra giusto riportarne qui alcuni brani . “A Ligonchio ci dissero che un russo aveva ucciso una ragazza di Castelnovo Monti che era una spia. La poveretta era ancora nel cimitero in attesa di sepoltura.

ULTIM’ORA

La morte di una ragazza della montagna, anche se non la conoscevo, mi faceva male, cercavo di capire le ragioni di quel gesto ma non riuscivano a persuadermi. I pericoli, anche per le ragazze, erano in agguato ovunque. Le male lingue in guerra possono uccidere”. (p. 66) Un giorno, ce lo racconta a pag. 72, fa prigioniero un giovane soldato tedesco: “Lo feci scendere lungo il sentiero davanti a me e lo portai a casa mia . Sul tavolo della cucina alcuni tegami di latte erano pronti per fare il formaggio, come si usava a quei tempi. Il soldato prese un tegame e si mise a bere il latte , sotto lo sguardo di mio padre, un poco sorpreso ma anche contento. Anche mio padre aveva vissuto la vita del prigioniero nella guerra 1915-18. Intanto una piccola folla di paesani si era riunita nel cortile per guardare il prigioniero. In mezzo ad essa vi erano anche le madri di alcuni soldati prigionieri in Germania,

ma nessuna di loro lanciò invettive contro il giovane tedesco”. C’è poi un episodio, non raccontato nel libro ma che abbiamo ricostruito mentre si filmava la testimonianza di Giacomo sul teatro dell’azione, il ponte sul Secchia alla Giaròla, poche centinaia di metri sotto Marmoreto, il paese di Giacomo. Quel ponte fu fatto saltare, da Giacomo e altri, con la dinamite, anche per evitare che si ripetesse il tentativo – fallito – di bombardarlo, da parte dell’aviazione alleata. Tentativo che pochi giorni prima aveva provocato la morte di una ragazza e il ferimento di una bambina. E per una coincidenza fortunata, mentre ricostruivamo l’episodio, dalla vicina casa venne una signora sulla settantina, la bambina ferita oltre 60 anni prima, che ci mostrò proprio il segno che le è rimasto attorno ad un occhio. Era d’estate e quella signora, da decenni residente in Liguria, era tornata, come ogni estate, nella casa della sua infanzia. (a.z.)

zione del a, ha decretato l’archivia cui andavamo in stamp in nto ni. oli me Azz mo no nel ita va, cap nto dagli eredi del preliminari (GIP) di Ma ] risulta di Cervarolo, intentato ri [... o ilia vat fam i Il Giudice delle indagini pro de e com e ent ent sid tro Italo Rovali, pre anche documentalm e con e ato nal ert pe o acc e lla coment de ent im ilm era ced pro o incontestab particolare ad op : “sulla scorta di quant lle truppe tedesche, in da ato alla Gulizz ti rea nen fu e rte Nel dispositivo si legge pa ion quest he numerosi ap riografia che l’eccidio in ti in quella località anc sen ll’indapre de o esa ser dif fos ormai accertato dalla sto e lla de ent rte lm sata in atti da pa g’ e che contestua ver e rin on Gö azi ‘H. ent sti uti cum ad do rac la Ce ] pagnia pa ZZOLINI a rvarolo lizia fascista [... ostrata la presenza dell’A cana, un’organizzata mi dim e bli ub ent lm rep na. ibi ale end ion att naz e ia rad go di ritener il tribunale di Cremo ] consente in primo luo Giacomo Notari presso tro con a tat en int sa gato [Italo Rovali, N.d.R. r la cau . Un buon auspicio pe la sera del 20 marzo...”

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ASSOLTO ROVALI. E NOTARI

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politica

Giacomo Notari mentre firma il documento ed Enza Rando di Libera

a r r o m a c , a t e h rang

amente i perfett ttone z z e p o a i” / Son tto il m nerazion o più i soldi so nno trasfee g e v o a i, ici. Li f n le “nu ia / Non tengon o i giud dono subappalt rano co n e m a p o z o n z o a e c m e o ’ ie d n m h e ll o a c e e d iv n h n tic /v No ee No el poter n i “pizzini” / ziano / iche poli d n m e ti a c a li r in g d i inte na le sti. L no co si parla zano i giornali uesto condizio mafia) / E non z Q a / ] m dell’anti [… e n am ie o a r a fi N n a / io m e rir i az ria della cipazion reve sto B ma parte e del Paese a d , ino ich to Sant econom (Umber

d n ‘ , a fi a m , i g g O “

Queste parole dovrebbero, se ce ne fosse ancora bisogno, farci pensare alla mafia oltre i vecchi pregiudizi, e abbandonando logiche che illudono purtroppo ancora tante persone, convinte che i fenomeni mafiosi siano esclusivamente localizzati nelle regioni del Sud. A darci la progressiva consapevolezza delle infiltrazioni mafiose anche a Reggio Emilia sono state anche le prime denunce del Presidente della Camera di Commercio, allora presidente CNA, Enrico Bini, le forti crescite nell’edilizia, che consentivano infiltrazioni, i subappalti con manodopera reclutata al Sud, gli “strani” incidenti, attentati o incendi subiti da alcuni cittadini, i regolamenti di conti, il tutto suffragato dai dati dell’Osservatorio civico antimafie, nato all’interno di “CO.LO.RE –Coordinamento Locride Reggio Emilia”. Il 25 aprile 2008, Festa della Liberazione, come forte assunzione di responsabilità istituzionale, il sindaco Graziano Delrio ha consegnato a Vincenzo Linarello del Consorzio sociale GOEL (Locride), in un gesto dall’alta valenza simbolica, la copia del Primo Tricolore, definendo i promotori dell’Alleanza con la stessa Locride e la Calabria “partigiani della libertà e della legalità”. L’Alleanza era nata da poco ma l’adesione di singoli cittadini, Istituzioni e Associazioni era stata altissima. L’anno dopo anche l’ANPI è entrata a far parte del “Comitato organizzativo festa 1° marzo” con la scuola di Pace e con CO.LO. 10 dicembre 2011

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RE, contro le ‘ndranghete e le massonerie deviate, coinvolgendo con le Cabine di regìa i Comuni, la Provincia e la stessa Regione: 10.000 persone in quel giorno hanno sfilato per le vie di Reggio Emilia, insieme ai partigiani e agli antifascisti della nostra Associazione che è impegnata nella “resistenza” quotidiana, e nella educazione alla legalità in nome della memoria della Resistenza al nazifascismo. In questo humus di sensibilizzazione verso il problema mafia sono stati elaborati seri studi attraverso interviste, articoli di giornale, testimonianze e ricerche, che hanno visto la collaborazione preziosa di Libera: le analisi sono state orientate verso il circuito della droga, dell’agroalimentare, dei trasporti e del gioco d’azzardo, che hanno evidenziato dati veramente impressionanti, testimonianza di una infiltrazione massiccia e costante. E veniamo all’oggi, meglio al 5 novembre scorso, presso la sede della Camera di Commercio: in una atmosfera di viva partecipazione e senso di responsabilità diffusa il Comune, la Provincia, l’ANPI, le Associazioni imprenditoriali, artigiane, commerciali e di volontariato hanno firmato “L’Alleanza reggiana per una società senza mafie”, impegnandosi a realizzare azioni concrete di sensibilizzazione mirata, culturale, educativa e informativa, in grado di dare “un segnale esplicito di un territorio coeso contro la criminalità organizzata”. Per noi ha firmato il presidente Giacomo Notari, accolto con

grande affetto e con un caloroso applauso anche dai ragazzi di “Giovani contro le mafie-Cortocircuito-Collettivo Locomotori” e del “Gruppo Giovani Quanto Basta”. Al tavolo dei relatori Rosario Barchitta, un imprenditore siciliano che ha deciso tempo fa di non pagare più il pizzo, (“solo adesso davanti ai miei figli mi sento davvero un uomo che ha recuperato la sua dignità”), Giovanni Tizian, giornalista di Narcomafie (“Reggio Emilia è il bancomat delle ‘ndrine”), Sandro Scordo, ragazzo di Addiopizzo di Catania (“un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”) , e Vincenzo Linarello, presidente del Consorzio sociale GOEL. Insieme a lui ci siamo proposti di organizzare un gemellaggio con l’ANPI di una città della Calabria, per portare il nostro aiuto e la nostra collaborazione in una lotta quotidiana così dura, in nome della giustizia e della democrazia. Come azione concreta di sensibilizzazione culturale ed educativa la nostra Associazione è impegnata nella proposta del progetto”Costruire una nuova cultura”, rivolto alle scuole di Reggio Emilia sul tema “mafia/Giustizia”in collaborazione con Libera, l’Istituto Cervi e con “l’Associazione culturale cinque T”, teatro per la memoria. I “partigiani della Costituzione” hanno “un cuore forte” e non hanno mai smesso di dare il loro contributo alla democrazia e alla pace, che non esiste senza la giustizia sociale. Fiorella Ferrarini


estero LA SINISTRA USA “PROCESSA” BARACK OBAMA

Pur lamentando la tendenza dei repubblicani a comportarsi come classici rapitori, il titolare della Casa bianca non ha mai cessato di esborsare il necessario riscatto di una entità, spesso maggiore di quanto loro stessi si aspettassero. La strategia dei compromessi concessi ai repubblicani e gli scarsi risultati ottenuti in materia di economia e lavoro, hanno confermato l’adagio dell’ex governatore democratico di New York Mario Cuomo, secondo cui i candidati “conducono la campagna elettorale in poesia, ma governano in prosa”. Nella pratica Obama per poter realizzare le promesse elettorali, ha dovuto puntare sulle reti dei militanti, armate solo della fede nel civismo e nella democrazia, auspicando di creare un modello di organizzazione, in grado di competere con un sistema rappresentativo vecchio di due secoli e deviato dal potere del denaro. Un tale modello si è dimostrato assolutamente inadeguato per la lotta con la destra, tanto che le promesse elettorali, che potevano apparire solide come una roccia, si sono sbriciolate come gesso, ogni volta in cui è stato attivato un tavolo per i negoziati. I suoi oppositori hanno percepito la debolezza del modello, immediatamente sfruttata a loro vantaggio. Malgrado la maggioranza assoluta dei democratici in entrambe le camere fino al novembre 2010, i repubblicani, adottando duramente l’ostruzionismo, sono riusciti a silurare una dietro l’altra quasi tutte le riforme progressiste. Il progetto di legge proposto a garanzia della libertà sindacale, tanto auspicato dal-

Per Obama la politica è sempre stata una questione di consenso piuttosto che di lotta. La sua strategia parlamentare ha costantemente privilegiato l’opzione dell’inclusione, del consenso, della passività.

le organizzazioni dei lavoratori non è stato nemmeno presentato alle camere. La dura politica di regolamentazione dell’“immigrazione negli USA è rimasta inalterata nei suoi peggiori aspetti, tanto da provocare una costante crescita delle espulsioni. I diritti delle donne in materia di maternità sono stati decisamente limitati. Il denaro ha dettato legge più aspramente che mai grazie alla deregolamentazione dei finanziamenti alle campagne elettorali e alle nuove riduzioni delle imposte. A fronte di una situazione politica sempre più regressiva, Obama ed i suoi collaboratori a fronte anche dell’incapacità di rovesciare i sondaggi, criticano duramente gli elettori di sinistra, che minacciano di ritirare il loro sostegno al presidente, dopo che questi, per contrastare la critica nata dagli esiti della riforma sanitaria, aveva abbandonato il progetto per l’assicurazione pubblica della malattia. I regali alla destra si sono fatti sempre più consistenti, mentre il presidente si prendeva gioco di loro, attraverso Robert Gibbs, portavoce della Casa bianca, che ironizzava sulla “sinistra di professione”. Un tale stato di cose nelle elezioni di metà mandato ha prodotto una cocente sconfitta dei democratici, che hanno perso 63 seggi alla Camera dei rappresentanti, dieci governatori e mantenuto una debole maggioranza in Senato. A livello dei parlamenti statali i repubblicani hanno guadagnato 680 seggi supplementari, evidenziando una sconfitta dei democratici decisamente disarmante. Da non dimenticare che l’accordo ottenuto

in extremis, per evitare il default dei pagamenti è stato definito una vera e propria capitolazione senza condizioni, visto che ha prodotto un piano di tagli alla spesa, pari a 2.400 miliardi di dollari, tagli che andranno a prosciugare i programmi sociali, riducendo, tra l’altro, a pochi centesimi i prelievi dai redditi più alti. Ironicamente i giornali della sinistra hanno titolato “Un compromesso doloroso tanto per i democratici quanto per i democratici”. Malgrado la forte delusione imperante in seno ai progressisti e alle minoranze del Paese, Obama continua a beneficiare di un indice ancora accettabile di popolarità, visto che è viva una forte inquietudine, suscitata dalla follia sociale dei candidati alle primarie repubblicane, con alla testa il fondamentalista cristiano e governatore del Texas Richard Perry. Dopo l’evidente fallimento nel mantenere le promesse elettorali, Obama oggi non può che contare sulla paura delle sinistre, che malgrado siano state vilipese, quando manifestavano affinché fossero rispettate le promesse elettorali, potrebbero votare ancora per il presidente uscente. Obama in tutte le iniziative che intraprenderà in campagna elettorale, non potrà certamente vantare un bilancio lusinghero per quanto riguarda il lavoro. A settembre il tasso di disoccupazione si è assestato su un picco del 9,1 percento. Da ricordare a proposito che nessun presidente è mai stato rieletto in presenza di un dato così catastrofico. Bruno Bertolaso dicembre 2011 11 notiziario anpi


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Alaa Salamony: “L’ANPI NON intervista (Foto di Glauco Bertani)

[Nel trascrivere l'intervista abbiamo cercato di rispettare il parlato di Alaa, N.d.I.] Tu hai collaborato con l’ANPI alla realizzazione della mostra Le rivoluzioni che non immaginavamo dedicata alle rivolte in Egitto e Tunisia della primavera scorsa. Tu sei di origine egiziana che cosa ti ha spinto a trovare nell’ANPI un interlocutore per l’esperienza che stavate vivendo in Egitto? Io parlo prima come sono straniero qua. L’ANPI mi ha trattato come una persona, non come uno “straniero”. La gente dell’ANPI ha fatto la Resistenza come noi l’abbiamo fatta in Egitto. Io ho parlato con Giuseppe [Napolitano, vice presidente ANPI sezione cittadina, N.d.I.], il quale mi ha raccontato come i partigiani hanno combattuto il fascismo per liberare questo paese. Il sentimento che hanno avuto i partigiani allora è lo stesso che abbiamo avuto noi in Egitto. La nostra rivolta è stata uguale a quella che hanno fatto loro. I giovani egiziani sono scesi in piazza, anche i partigiani hanno fatto lo stesso. E ho conosciuto la vostra associazione facendo la mostra... una cosa strana è che non c’è nessuno dell’ANPI al governo, gente che ha costruito la libertà in Italia, come mai? Come mai neppure i figli di partigiani ne fanno parte? I loro padri hanno sacrificato anche la vita per questo paese che prima era povero e adesso è una potenza economica mondiale. Così anche in Egitto i giovani che sono morti in piazza... noi abbiamo messo le loro immagini e stiamo facendo queste cose per liberare e svluppare il nostro paese. E per noi e anche per loro che sono morti e non hanno visto la libertà. Hanno passato la loro vita senza democrazia, non hanno ancora visto la “verità”. Stiamo portando sulle nostre spalle il loro sogno. Io vorrei sapere perché l’ANPI non ha potere nel governo... perché all’ANPI non interessa la cittadinanza delle persone né il colore della loro pelle. Io sono stato in diverse conferenze della tua Associazione, tutti mi hanno salutato come se fossi uno di 12 dicembre 2011

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loro. Io sentito di fare parte della famiglia dell’ANPI, e questo per uno straniero è una cosa bellissima, perché non si sente straniero. Io spero di vedere delle persone dell’ANPI al governo. In questo momento dai media il tuo paese è scomparso o, nei migliore dei casi, è relegato nelle pagine interne. Ora com’è la situazione?

L’Egittò è una civiltà di settemila anni. L’Egitto era cristiano. Quando sono arrivati i mussulmani non è scoppiata nessuna guerra di religione. Cristiani e mussulmani... stiamo vivendo in pace. Però succede una cosa strana. Quando un cristiano e un mussulmano litigano finiamo subito sui giornali. E si sostiene che i cristiani non hanno diritti in Egitto, che i mussulmani uccidono i cristiani. Non è vero! Noi siamo fratelli, siamo gli uni vicini agli altri. I media che parlano dell’Egitto... i media italiani ne parlano in un certo modo perché hanno degli scopi precisi come la rivolta in Egitto: nessuna ha mostrato tutto quello che è avvenuto nel mio paese. Prima hanno detto che i giovani sono scesi in strada; poi hanno mostrato che era un gruppo mussulmano ad avere acceso la rivolta e vogliono avere in mano il paese. Poi quando abbiano arrestato Mubarak hanno detto che la rivolta dei giovani è stato un avvenimento bellissimo. Poi la stampa ha taciuto su quello che è avvenuto dopo. Non fanno vedere quello che stiamo facendo per passare alla democrazia, ma appena succede qualcosa come le manifestazioni dei cristiani di alcune settimane fa... Però i cristiani copti sono stati attaccati...

Sì ma non dai mussulmani. Durante le manifestazioni davanti alla TV egiziana sono stati attaccati da infiltrati sostenitori di Mubarak. La polizia e l’esercito era lì per motivi di sicurezza. Quello che


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Un’intervista ad un ragazzo del gruppo Movimento dei giovani del cambiamento di Suez, formatosi durante la rivolta in Egitto. In alto: Locandina della mostra allestita nel giugno scorso, per chi fosse interessato ad utilizzarla può rivolgersi all'ANPI provinciale. Pagina a fianco: Alaa al centro, insieme al console palestinese in Italia Gaber, a FestaReggio 2011, al termine della presentazione del filmato dedicato all’asilo intitolato a Giuseppe Carretti che l’ANPI ha fortemente voluto in Palestina a Seilat

mi ha fatto sentire straniero...”

penso io e gli amici che hanno fatto la rivolta è che gli amici di Mubarak hanno voluto creare dei problemi... questa cosa è stata detta dai media... ... come in agosto davanti all’ambasciata israeliana: i sostenitori di Mubarak hanno voluto creare dei disordini introducendosi come dei serpenti nelle manifestazioni dei giovani egiziani. Ci puoi spiegare come mai sono scoppiate queste rivolte per la democrazia? Noi qui in Occidente abbiamo sempre sottovalutato le capacità degli popoli soprattutto mediorientali... quindi c’era una rete che operava...

Sì... l’Egitto è un paese ricchissimo e la gente non trova da mangiare. Noi diciamo che nessuno in Egitto va a dormire senza mangiare. Invece negli ultimi dieci anni sono tanti che vanno a dormire senza mangiare. Ci sono sei milioni di persone che dormono nel cimitero, poi ci sono tanti che vengono arrestati senza motivo. Anch’ìo sono stato arrestato senza motivo; ho visto come picchiano i giovani: li trattano come cani. Una persona che studia in Egitto... io ho preso il diploma con voti bellissimi, ma senza soldi non puoi lavorare perché prendono quelli che hanno i soldi... Bisogna corrompere...

Alcuni membri del gruppo Movimento dei giovani del cambiamento di Suez in una foto pubblicata dal giornale egiziano “L’Alba”

Sì, se conosci qualcuno sei a posto: questa era la vita prima della rivolta... poi si è saputo che Mubarak voleva lasciare il potere a suo figlio: una cosa è andata sopra all’altra. Poi un anno e mezzo fa hanno arrestato un ragazzo di nome Khāled Muhammad Saʿīd ucciso in una caffetteria senza una ragio-

ne dalla polizia. Si è, poi, formato un gruppo su Face book con questo nome “Siamo tutti Khāled Muhammad Saʿīd” e, insieme a loro, vogliamo fare arrestare chi ha ucciso questo ragazzo. Poi il 25 gennaio è la festa della Polizia. Per protesta su Face Book tra le bandiere dell’Egitto e della Tunisia hanno messo questa data e io ho preso questa foto e l’ho messa nel mio profilo FB, così tutti quanti sapessimo che c’è questa manifestazione. Tutti quanti noi, però, pensavamo che fosse solo una manifestazione così, fatta di 5.000 profili FB, in cui volevamo denunciare i soprusi e le violenze della polizia e proprio nel giorno della sua festa... così è cominciata la rivolta e Suez è stata la prima città a scendere in piazza. In certo senso anche tu non pensavi che sarebbe successo quello che è successo...

Tutti però erano consapevoli che in Egitto prima o poi sarebbe cambiato tutto, perché l’Egitto, lo dicono anche gli italiani che ci sono stati, è una terra ricchissima, è un grande paese... e non poteva più sopportare... a cura di Glauco Bertani PS: Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato e in particolare l’amico Shrif Hassan, Giuseppe Napolitano dell’ANPI, Davide Mattioli, i professor dell’Istituto “Secchi”, che sto frequentando per conseguire il diploma di geometra, e tutta l’ANPI.

dicembre 2011 13 notiziario anpi


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Reggio 10-11-2011

Il Campo

Campo Sahrawi, hanno rapito Rossella Urru, un’amica

Rossella Urru,

Hanno rapito un’amica, una cooperante italiana. Una giovane donna che la generosità e l’altruismo hanno spinto in un angolo sperduto del deserto algerino. Il suo nome è Rossella Urru, è sarda e lavora per il CISP, una ONG impegnata da anni in progetti di assistenza e cooperazione allo sviluppo a favore dei Sahrawi, un popolo con cui i reggiani, da molti anni, hanno stretto un rapporto di amicizia e solidarietà.

Rossella con Claudio Ghiretti 14 dicembre 2011

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Si trovava presso il campo profughi Sahrawi di Rabuni, quando l’hanno rapita, il luogo dove ci siamo conosciuti due anni fa e che ci ha visti lavorare insieme per realizzare un progetto di cooperazione internazionale che, proprio nelle settimane scorse, è giunto a conclusione con risultati importanti per il benessere di quelle popolazioni sfollate in Algeria dai territori del Sahara Occidentale. Infatti, le attuali autorità della Repubblica democratica del Sahrawi dopo aver combattuto, con il Fronte Polisario la guerra contro il Marocco, per liberare il territorio Sahrawi che questi aveva militarmente occupato, nel 1991 hanno accettato il cessate il fuoco in attesa di un referendum che, a causa dell’atteggiamento ostile del Marocco, non si è ancora tenuto. La conseguenza è che da vent’anni i Sahrawi sono in attesa di rientrare nella loro terra e da oltre trenta, parte della popolazione vive sfollata nell’estremo lembo meridionale del deserto algerino, mentre un’altra parte vive nel deserto controllato dal Fronte Polisario sotto protezione della Spagna. La Mezza Luna Rossa Sahrawi, corrispondente della nostra Croce Rossa italiana,

aveva manifestato al movimento cooperativo e alla Regione Emilia Romagna l’esigenza di poter nutrire la popolazione Sahrawi, a sud di Tinduff, con alimenti freschi, in particolare con verdure e frutta. Ciò avrebbe posto fine alle gravi carenze nutrizionali che colpiscono soprattutto i bambini. Le condizioni estreme dei luoghi e la carenza nelle infrastrutture viarie e di trasporto non consentivano di superare agevolmente il problema. Fu chiesto a me, come esperto di logistica, di pensare una soluzione che potesse funzionare. Io, insieme ad un mio collaboratore, trovammo la soluzione e predisponemmo un progetto che piacque alle autorità Sahrawi e attraverso Legacoop Emilia Romagna e il CISP, l’ONG per cui lavora Rossella, riuscì a raccogliere i fondi da alcune importanti cooperative e dalla Regione Emilia Romagna, per realizzarlo. Fu questo fatto che mi portò a Rabuni. Lì c’era Rossella Urru ad aspettarci e grazie al suo aiuto e alla profonda conoscenza, non soltanto dei luoghi, ma anche delle persone, riuscimmo ad ottenere quella collaborazione, da parte di tutti i soggetti interessati, che ha portato al pieno successo dell’operazione.

Rimasi fortemente impressionato da Rossella, non soltanto per la padronanza di numerose lingue, ma soprattutto per le decine e decine di famiglie che conosceva personalmente in ogni villaggio , con ognuna delle quali, sembrava avere vissuto esperienze significative e condiviso piccoli e grandi problemi della vita quotidiana. Nei giorni in cui abbiamo condiviso i locali del cosiddetto “Protocollo” di Rabuni, ci sembrava di essere immersi in un ambiente di stringente problematicità, per la durezza concreta della vita, ma non abbiamo mai percepito un’atmosfera che fosse meno che serena e piena di speranza in un futuro migliore. E’ anche grazie a persone come lei che l’Italia è stimata e benvoluta nel mondo. Sappiamo che la Farnesina e l’Ambasciata Italiana d’Algeri si sono attivate con l’unità di crisi. I Sahrawi sono amici dell’Italia e di Reggio Emilia e faranno il possibile per liberarla. In bocca al lupo, Rossella, spero non ti facciano del male e che ti restituiscano presto ai tuoi cari, agli amici Sahrawi che ti vogliono bene, ai tuoi sogni di giovane e generosa donna. Claudio Ghiretti


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APPUNTI AMERICANI DA UN RECENTE VIAGGIO DI UN REGGIANO A BOSTON Manifesto che annuncia l’occupazione di zone nel centro di Boston per protestare contro le ingiustizie sociali.

Ugo Caccialupi sulla stampa francese

Mercoledì 12 ottobre, aereoporto Ch. De Gaulle, con mia moglie Vera sull’aereo che da Parigi ci porterà a Boston dal nostro nipotino Davide, che, essendo là nato 17 mesi or sono, è già cittadino americano in base allo jus soli. Apro “Le Figaro” fresco di stampa che viene dato in omaggio ai passeggeri e a pag. 2 ecco un titolo su tutte le quattro colonne riguardante il nostro Paese: In Italia la “Casta” / non tira la cinghia. “Siano ministri, semplici consiglieri comunali o porta borse, più d’un milione di professionisti della politica approfittano di privilegi e vantaggi esorbitanti che rovinano le finanze dello Stato”. Questo il sommario. E fin qua nulla di speciale. La sorpresa, per un provinciale reggiano come il sottoscritto, nell’incipit dell’articolo di Richard Heuzé: “Ugo Caccialupi è un eletto disinteressato, specie rara in Italia. In dieci anni, questo elettrotecnico non ha prelevato alcuna delle indennità che gli toccavano di diritto per amministrare Collagna, piccolo comune montano di 700 abitanti negli Appennini. Egli versava tutti i suoi emolumenti nelle casse municipali”. Notizia che ovviamente già ben conoscevo ma che con mia piacevole sorpresa ho trovato su di un importante quotidiano europeo di centro destra.

USA: Spazi per i non credenti

Benché sui biglietti verdi dei dollari spicchi la scritta “In God we trust”, Noi crediamo in dio, e nonostante le ricorrenti ventate di fondamentalismo religioso, l’America si apre anche alle esigenze dei “liberi pensatori”, degli agnostici e degli atei. Ne trovo notizia sul “Boston Globe” del 17/10/ 2011, feuilleton in prima pagina: I non credenti s’impegnano per realizzare comunità umanistiche. Titolo che si spiega col fatto che, poiché a tutti i livelli della società, università, esercito, ecc, esistono “comunità” o raggruppamenti religiosi attorno a dei “cappellani” (cristiani di varie denominazioni, musulmani, ebrei, ecc.), ora anche dei non credenti stanno ottenendo “cappellani” laici, in sostanza dei non religiosi, o atei, che svolgono funzioni di assistenza morale, psicologica, e così via. “Ci sono numerosi gruppi di universitari”, sostiene Victor Kazanjian, dean (professore) di educazione interculturale nel college di Wellesley (Boston) “che non hanno comunità organizzate nelle quali potersi inserire e nelle quali porre domande di senso”. Dal canto suo Greg Epstein, nominato cappellano umanistico nella Harvard University fin dal 2005, è autore, tra l’altro, di un libro, pubblicato nel 2009, nel quale punta a dimostrare che la gente può “star bene senza Dio” (Good without God, è il titolo) . Libro che si conclude con un appello ai laici perché si uniscano (unite!, quasi parafrasando il finale del Manifesto) attorno a valori quali: razionalismo scientifico, politica progressista, servizio alla comunità, rispetto per la dignità degli altri. dicembre 2011 15 notiziario anpi


estero APPUNTI AMERICANI

Festeggiamenti, ma non solo, per l’uccisione di Gheddafi

Alla notizia dell’uccisione di Gheddafi pare che la gran parte degli americani del Massachuttes abbia reagito con soddisfazione. Così anche per i “nuovi americani” rappresentati da alcune centinaia di libici immigrati nella capitale, Boston, e altrove. Nella notte del 20 ottobre diversi libici si sono raccolti nel centro di Boston per esprimere la loro gioia. C’è chi lo ha fatto con cortei di auto e ritmando col claxon (Honking) lo slogan “one two three, Libya is free” (1,2,3 la Libia è libera). Alcuni hanno peraltro manifestato anche il dolore per i tanti compatrioti morti negli scontri. “Non è solo la Libia che è stata liberata – ha dichiarato Bassam Bayou – E’ il mondo intero. Il mondo intero è ora migliore”. Diverso in parte il parere di una cittadina americana, Jeannine Boulanger, la cui sorella venne uccisa nella strage di Lokerbie nel 1988. Avrebbe preferito che Gheddafi venisse arrestato e processato per far luce sulle complicità nell’attentato all’aereo della Panam, che aveva causato 270 vittime. Analogo, e di più larga portata, il parere della libica Adela Mishergi, negli USA dal 1994: La morte di Gheddafi apre la via ad un nuovo e incerto percorso in Libia ma fa cadere la speranza di quanti avrebbero voluto vederlo chiamato in giudizio dalla Corte criminale internazionale per le brutalità compiute contro il suo stesso popolo.

Dagli indignati “occupanti” ad Halloween

Non sono mancate, a Boston come in altre città, le manifestazioni degli indignati che hanno occupato spazi pubblici nel centro cittadino. Tuttavia le poche volte che sono passato per la down town, Boston Common e adiacenze, non mi è capitato di vedere assembramenti e tende. Anche se, l’ Occupy Boston c’è stato, ma ogni volta represso e disperso per volontà, si è letto sul “B.Globe”, del sindaco Menino. Il quale, benché di idee progressiste (del resto Boston è una città democrat), ha sostenuto che gli indignati hanno certo libertà di parola e di manifestazione e che personalmente condivide molte delle loro richieste, ma “noi dobbiamo governare la città – ha affermato: sono aperto ai suggerimenti ma la disobbedienza civile non sarà tollerata”. In un’occasione la polizia ha proceduto a 141 arresti. Diversi degli arrestati sono stati poco dopo rilasciati. Alcuni condannati a pagare delle multe. Va poi aggiunto che a fianco dei giovani occupanti ci sono stati spesso gruppi di “Veterani per la pace”. Uno di loro, tale John Nils, di 74 anni, reduce del Vietnam, ha denunciato di essere stato violentemente gettato a terra dai poliziotti durante gli arresti. Più visibile, sia in centro che, soprattutto, negli interminabili dintorni fatti di cottages che paion tutti uguali, la frenesia per l’attesa di Halloween. Attorno ad ogni casa fantocci di streghe e maghi e maghetti vari, di fantasmi, lapidi mortuarie, zucche vegetali e di plastica scavate a sembrare teschi. A proposito di zucche, ho imparato che aziende agricole ne producono di espressamente dedicate all’occasione, non commestibili. Nelle campagne attorno si sono anche svolte feste campestri a base di barbecues e complessini country con annesso giro in carro trainato dal trattore per scegliere e raccogliere direttamente sul campo le zucche da pagare a fine corsa. Nella frenesia di Halloween molti bostoniani hanno coinvolto anche i loro cani di varie taglie, con manifestazioni che meritano il vecchio nostrano appellativo di “americanate”. Lungo i pedonali immersi nel verde che costeggiano il Charles River, sponda opposta a quella del M.I.T., nella mattinata di sabato 22 incredibile sfilata, con tanto di giudici e premiazioni finali, di cani e rispettivi padroni e padrone tutti addobbati e mascherati per l’occasione nei modi più fantasiosi. L’America rimane pur sempre un Grande Paese. Ma l’America di cui si favoleggiava un tempo ritengo che, nonostante tutto (e nonostante il fattore B), noi l’abbiamo qua, tra Emilia, Toscana e Umbria. Teniamocela cara. E facciamo sì che si estenda a tutta la Penisola. i rn nei dinto mpestre zucche di a c ta s e . F elle re 2011 sfondo d onna Vera 16 ottob l centro, sullo la n n o c A i ell n. di Bosto Davide Zambon en, Hallowe

16 dicembre 2011

notiziario anpi

Antonio Zambonelli


SEGNALAZIONI LIBRARIE

cultura

AUGUSTO CAMPARI Il tornio e la penna, VME edit., Correggio (RE), 2011, 230 pp. Sul numero dell’aprile u.s. pubblicavamo, sotto il titolo Augusto Campari. L’uomo che “inventò” i giornalini di fabbrica, un’ampia scheda sul dattiloscritto autobiografico di Campari stesso, auspicando una sua prossima edizione e messa in distribuzione, concordando pienamente con l’opinione in merito di Aldo Tortorella, secondo il quale il testo dà “conto della vita di un operaio e di un funzionario comunista italiano [...] materia non solo oggi poco nota, ma spesso disprezzata”. Ebbene il nostro auspicio ha avuto esito positivo. Il testo è ora èdito, e già ne sono in programma pubbliche presentazioni tra Sesto San Giovanni e Reggio Emilia, a cura di organizzazioni sindacali e di altri Enti o associazioni. Non starò qui a farne una nuova recensione, poiché quanto ne scrissi in aprile su queste pagine credo renda sufficiente conto del contenuto del volume (e a quelle pagine dunque rimando), anche se, passando da dattiloscritto a libro l’opera ha avuto qualche variazione e arricchimento, a cominciare dal sottotitolo: La vita di un ragazzo di provincia, operaio nella grande città, che incontra la politica e scopre la storia, per arrivare alla postfazione di Lorenzo Capitani, che si conclude con il seguente giudizio sul libro; “Un contributo di memoria e di riflessione, dallo stile asciutto e sobrio, che sa regalarci alcuni momenti di grande poesia”. (a.z.)

ENZO SALATI L’ultimo contadino, Tecnograf, Reggio Emilia, 2011, 142 pp. Nato nel 1930 a Campagnola Emilia in una famiglia di mezzadri e diventato poi dirigente del movimento cooperativo e contadino anche a livello nazionale, giunto al traguardo degli 80 anni, Enzo Salati ha sentito il bisogno di riflettere sulla sua vita di giovane cattolico militante che all’indomani della Liberazione compie la “scelta non facile” di passare alla militanza comunista, per poi impegnarsi a vari livelli nelle lotte e nelle realizzazioni che hanno caratterizzato l’uscita dalla guerra e la ricostruzione democratica del Paese. Con la frase messa in exergo al volume, Salati sembra indicarci il senso che ha ricavato dalla sua riflessione: “Per non sbagliarsi, bisogna sempre partire dagli ultimi”. Corredano il volume le testimonianze di varie personalità con le quali lungo i decenni Salati ha avuto occasione di collaborare, sindaci di Campagnola e dirigenti del movimento democratico. Di notevole valore anche l’Album fotografico in appendice. Da segnalare che, varcati gli Ottanta, Salati continua il suo impegno in quella moderna Casa del Popolo che è il Centro sociale di Campagnola. Un libro di assai utile lettura e sul quale ritorneremo con una più articolata recensione. (a.z.)

ANTONIO CANOVI, MARCO FINCARDI Guastalla in chiaroscuro

Il racconto storico di una piccola città in guerra (1938-1943) Æmilia University Press, Reggio Emilia, 2011 Il racconto della guerra a Guastalla prende forma, nel volume, attraverso il colloquio di molte voci popolari, interrogate dai due autori, storici dell’età contemporanea attenti agli usi della memoria. Il ricorso alle fonti orali offre al lettore la possibilità, preziosa, di entrare in diretto contatto con le parole e le culture che hanno permeato la vita di questa “piccola capitale” nel periodo in “chiaroscuro” compreso tra l’apogeo del fascismo, la sua crisi verticale, la breve estate del ’43, il regime d’occupazione nazista, l’insorgenza partigiana. Tra la proclamazione dell’Impero e l’annuncio della Liberazione Guastalla conosce una forte transizione: c’è tutto un mondo agricolo che s’inurba, ponendo le basi di un distretto industriale che ha individuato nell’industria del legno e degli elettrodomestici la propria principale attività.Tale processo non è stato, e nemmeno avrebbe potuto, indolore. Tuttavia i testimoni intervistati danno conto di una straordinaria tensione esperita dai protagonisti a salvaguardia dei caratteri distintivi della società guastallese. Guastalla ne esce come un mondo sociale, piccolo nei confini geostorici, ma rappresentativo di paradigmi interpretativi che sono universali proprio perché abitano le stanze quotidiane della gente.

dicembre 2011 17 notiziario anpi


società

Dal 1901, anno nel quale è stato istituito il premio Nobel per la pace, solo quindici volte il premio è stato destinato a donne. Madre Teresa di Calcutta, San Suu Kyi e Maired Corrigan Maguire, per ricordarne solo alcune.

1 1 0 2 e c a p a l r Il Nobel pe Leymah Gbowee

Tawakkul Karmal

“Non è possibile conquistare la democrazia e una pace duratura senza che le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini nel contribuire allo sviluppo della società”. Con questa motivazione la Commissione di Oslo, quest’anno, ha assegnato l’ambito premio a tre donne, due liberiane ed una yemenita. Tre donne, tre storie personali diverse, ma con obiettivi comuni: la pace, la democrazia e le pari opportunità. Femmina è la democrazia e femmina è la pace, quelle per le quali hanno lottato le 18 dicembre 2011

notiziario anpi

E' FEMMINA africane Leymah Gbowee ed Ellen Johnson-Shirleaf; femmina sono le opportunità negate alle donne nelle società arabe, per raggiungere le quali Tawakkul Karmal si è conquistata il soprannome di pasionaria dello Yemen. La prima, Ellen Johnson Shirleaf, la "Thatcher" di Monrovia, la prima donna presidente di uno Stato africano: la Liberia. La "Dama di ferro", nella pace ci ha sempre creduto: la guerra e le violenze hanno martoriato il suo paese: quando ha firmato il trattato di pace non l'ha considerato l'atto finale di un processo da lei fortemente voluto perchè la pace bisogna coltivarla, e lo sa bene, lei che le democrazie possono essere in pericolo E liberiana è anche Leymah Gbowee madre naturale di sei figli, e madre "vicaria" di tanti bambini soldato, che nella loro vita hanno conosciuto solo la guerra, la violenza e la droga. E la violenza si combatte solo con la "nonviolenza", deve aver pensato, è diventata leader del movimento pacifista "Women of Liberia Mass Action for Peace" e con l'arma della "non violenza" ha organizzato la sua lotta superando divisioni etniche e religiose. Yemenita, invece, è Tawakkul Karmal donna in un paese arabo, giovane giornalista che, durante un meeting per i diritti umani, nel 2004, si tolse il velo invitando le altre donne a fare lo stesso. E' una reporter libera Tawakkul, ha ricevuto minacce di morte ed ha conosciuto il carcere ma non ha abbassato la testa: combatte contro i pregiudizi della casta maschile ed era in prima fila nella primavera araba. Emma Bonino, che dell’emancipazione del-

Ellen Johnson-Shirleaf

la donna ne ha fatto la sua battaglia personale, ha dichiarato: "è un messaggio potente (l'assegnazione del nobel per la pace) e che unisce, è un riconoscimento alle donne che non hanno le stesse opportunità degli uomini, ma che sono il motore del cambiamento". Il cambiamento. Le donne, con coraggio e silenziosamente, hanno contribuito a cambiare la storia. Senza andare troppo indietro nella storia, sono quelle che si sono ribellate alle dittature, quelle che hanno perso la vita o peggio, per una madre, la dittatura le ha portato via i figli, ma non la speranza di trovare la verità. Quelle che sul loro corpo hanno subito violenza, quelle che, in alcuni stati non hanno ancora la piena cittadinanza, che non possono guidare, e magari viaggiano nei bauli delle macchine. Quelle che muoiono nelle manifestazioni di piazza, quelle che non hanno paura di denunciare, quelle che si ribellano alla criminalità organizzata e quelle che non ce la fanno. Quelle che vivono nei paesi del "Terzo mondo", che percorrono chilometri per un po' di acqua. Quelle condannate all'analfabetismo ma che lottano perché le loro figlie non abbiano lo stesso destino. Quelle mutilate dall'infibulazione, per ricordar loro che sono donne, quindi esseri inferiori, e come tali destinate alla sofferenza. E' il Nobel della dignità e del riscatto, è il Nobel di chi è sfruttato e non rispettato, è il Nobel di chi si ribella alle ingiustizie. E' il Nobel delle donne meritato dalle donne. E' il Nobel più bello. Anna Fava


Antonio Ingroia ANO ERO PARTIGI UN V

società

Il Procuratore aggiunto di Palermo al Teatro del Fiume di Boretto per la presentazione, lo scorso 9 novembre, del suo libro Nel labirinto degli Dei. Storie di mafia e di antimafia

Alcune parole della lingua italiana mi sono care, ed amo attribuire la giusta importanza al loro significato. Una di queste è sicuramente la parola “partigiano”. Secondo la definizione data dal dizionario, partigiano è colui che è di parte, che manca di obiettività, ma è anche colui che, quella parte, la difende. Il termine partigiano mi è anche caro perché con esso identifico chi, durante i venti mesi della resistenza, con la sua lotta ed il suo coraggio, ha contribuito a ridarmi, e a ridarci, quella libertà e quella pace che una guerra e vent’anni di dittatura fascista avevano tolto. E credo infine che Antonio Gramsci abbia arricchito il significato del termine partigiano: “Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano”. Cittadino, e quindi partigiano: sì, è la definizione più completa, più bella, più significativa. E penso che forse, quando il Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia si è definito un partigiano, abbia pensato la stessa cosa! Sì, perché si è definito proprio un partigiano! Tecnicamente partigiano lo è davvero: il 25 aprile di

quest’anno ha ricevuto la tessera di socio onorario dell’ANPI . Ma soprattutto è partigiano perché ha scelto da che parte stare: dalla parte della Costituzione, lui, servitore dello Stato si sente un partigiano della Costituzione. Sapeva che le sue parole sarebbero state strumentalizzate e che avrebbero scatenato polemiche: non un passo indietro, però. Anzi, il concetto l’ha ribadito con forza. L’occasione è stata la presentazione del suo libro al Teatro del Fiume di Boretto, lo scorso 9 novembre, nell’ambito di un’iniziativa organizzata dai comuni di Poviglio e Boretto, “Percorsi di Cittadinanza e Legalità”, in collaborazione con il Consorzio Oscar Romero e associazione Libera di Boretto ed il patrocinio della Provincia di Reggio Emilia. Incalzato dalle domande di Jacopo Della Porta, Ingroia ha riconfermato tutto ciò che aveva affermato: “sono stato invitato a partecipare ad una manifestazione del PDCI, manifestazione politica per altro garantita dalla Costituzione, e sono andato come ho fatto altre volte in altre occasioni. Ho espresso il mio pensiero. La nostra Costituzione” dice “è una bella Costituzione, ed ancora molto attuale, i cambiamenti proposti dall’attuale maggioranza, sono pessimi, quindi, io la difendo!”. Semplice! Poi il libro, Nel labirinto degli Dei. Storie di mafia e di antimafia (Il Saggiatore edi-

tore), non un libro di storia, ma di storie tratte dalla sua professione legata indissolubilmente con la sua vita sotto scorta. Racconta dei suoi inizi al fianco di Falcone e Borsellino fino a prendere il loro posto alla procura Antimafia di Palermo dopo le stragi del ’92, racconta storie di stragi e di tragedie, di uomini d’onore e di pentiti, di testimoni che non ce la fanno, di mafia del sud e di mafia del nord. Un labirinto, appunto, e proprio come in un labirinto Ingroia tenta di trovare la via d’uscita insieme a noi, perché solo “con un percorso comune è possibile trovare la via d’uscita”. “Da stasera, questo teatro gremito di persone, sarà un altro pezzo della tua scorta civile” dice, emozionato, il sindaco di Boretto Massimo Gazza. E quando una studentessa di terza media, impegnata insieme alla sua classe in un progetto legato alla legalità, gli chiede se non ha paura per se e per la sua famiglia, Ingroia, sorridendo, le risponde che la sua è una scelta di vita, e che non deve pensare alla paura, perché altrimenti non avrebbe fatto e non farebbe, tutto quello che ha fatto e che fa! Quelle parole: le stesse che mi han detto i tanti partigiani che ho intervistato a proposito della loro scelta. Quelle parole, come ogni volta, mi hanno commossa! Ed ho pensato: sì, Ingroia è un partigiano! Anna Fava

“L’Italia sono anch’io” 50.000 firme per i diritti di cittadinanza e di voto amministrativo

Genova, foto di Alaa Salamony

Due proposte di legge di iniziativa popolare a favore degli stranieri. C’è tempo fino alla fine di febbraio 2012 “L’Italia sono anch’io” è la campagna per i diritti di cittadinanza e il diritto di voto per le persone di origine straniera che vede impegna-

ta attivamente l’ANPI reggiana e nazionale. Con il 1° ottobre, D-Day com’è stato battezzato, è iniziata ufficialmente la raccolta firme per presentare in Parlamento le due proposte di legge di iniziativa popolare volte ad ottenere il diritto di voto amministrativo per chi possiede la carta di soggiorno e il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati che nascono in Italia e per i ragazzi che compiono l’intero ciclo di studi nel nostro paese. E l’associazionismo reggiano si è dimostrato particolarmente vivace nell’organizzare banchetti nelle piazze e nell’individuare iniziative per sensibilizzare la cittadinanza. I risultati si sono visti: infatti, finora sono oltre diecimila le firme raccolte in Italia, e centinaia i volontari di diverse organizzazioni della società civile e degli enti locali mobilitati per sostenere le due proposte di legge di iniziativa popolare. Una campagna

che ha visto l’adesione di personalità del mondo politico e culturale come Andrea Camilleri, il quale ha prestato la sua popolarità per promuovere il progetto. La strada però è ancora lunga: sono, infatti, cinquantamila i sottoscrittori che debbono appoggiare le due proposte di legge entro la fine del febbraio 2012. L’attività quindi continua, nuovi Comitati si stanno costituendo in tutte le città italiane. (ge.bi.) Per conoscere le date in cui sarà possibile sottoscrivere le proposte di legge, e aderire alla campagna: www.anpireggioemilia.it; www.municipio.re.it; litaliasonoanchio.reggioemilia@gmail.com Tel + 39 338.3740053.

dicembre 2011 19 notiziario anpi


cultura www.governareggio.it

APRIRE LA ZTL?

INUTILE PER I COMMERCIANTI DEL CENTRO, DANNOSO PER I RESIDENTI

I

nsieme al Natale, arrivano, come sempre le polemiche sulla Zona a traffico limitato. Anche quest’anno, alcuni commercianti hanno chiesto l’apertura, a tutte le auto, dei varchi dopo le 18, trovando, come sempre ampio spazio sui giornali locali. Per rendersi conto che questa richiesta è non solo inutile per i commercianti, ma crea molti problemi ai residenti, basta conoscere due fatti molti concreti. Il primo è che il numero dei parcheggi fruibili dai residenti in centro storico è meno della metà del necessario. Il secondo, è che se anche i varchi fossero aperti nessun automobilista potrebbe fermarsi, né tantomeno sostare. Da ciò ne consegue che nessun giovamento possono trarne i commercianti. Ma, allora, si dirà, perché i commercianti, per la verità una minoranza, insistono tanto su questa richiesta? Perché, si gioca su qualcosa che non si può dire, ma che certamente accadrebbe. Qualche automobilista, nonostante il divieto, sfiderebbe la multa e proverebbe a fermarsi e a parcheggiare dove trova libero, cioè nei posti riservati ai residenti. Ecco, il beneficio è tutto qui. Il Comune dovrebbe autorizzare l’apertura dei varchi, per favorire l’interesse di alcuni commercianti a scapito dei residenti e ordinare, in modo illegittimo, ai vigili urbani di chiudere un occhio perché non vedano le violazioni alla sosta di autoveicoli non autorizzati. Così stanno le cose. Una proposta di piccolo cabotaggio, quando la questione del commercio in centro storico meriterebbe proposte di ben altro respiro. Per aumentare le vendite i commercianti devono fare proposte commerciali attrattive, organizzarsi come fossero un vero e proprio centro commerciale e investire in 20 dicembre 2011

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Occorre, invece, favorire chi vuole unirsi per diventare un vero centro commerciale iniziative collettive. La prospettiva corretta è quella di affrontare i problemi guardando all’interesse di tutti. Anche i residenti hanno interesse che il centro storico sia frequentato, ma non a loro danno. I residenti del centro storico soffrono tutto l’anno per la scarsità strutturale di parcheggi, vogliamo penalizzarli ulteriormente consentendo a chiunque di parcheggiare al loro posto?. Fra l’altro, non bisogna dimenticare che già oggi i varchi sono aperti tutti i giorni a partire dalle ore 20.00. Due ore in più fanno veramente la differenza? Difficile da credere. A parte la crisi dei consumi che trova la sua origine nella perdita del potere d’acquisto da parte delle famiglie, i problemi strutturali del commercio in centro storico, sono essenzialmente tre: il primo è il “caro affitti” che li sta mettendo in ginocchio, il secondo è la perdita di popolazione residente in centro storico, il terzo è la loro inadeguata volontà e, quindi, incapacità di auto-organizzarsi come soggetto collettivo. Sui primi due non possono fare molto, sul terzo, invece, possono fare tantissimo, perché dipende, essenzialmente, da loro. La loro inadeguata capacità di agire come “imprenditore collettivo” impedisce di creare eventi e proposte commerciali collettive in grado di attrarre i clienti. Quando i cittadini vogliono recarsi in centro, il centro si riempie: la gente passeggia, guarda le vetrine e compra. Non hanno certo bisogno dell’auto. Al sabato, in centro, non si cammina. Nei giorni di mercato c’è pieno. I mercoledì rosa, ottimo esempio di proposta collettiva coordina-

ta, hanno riempito le strade di folla. Se ci fossero impedimenti all’accesso, ciò non accadrebbe. In realtà, i commercianti del centro dovrebbero comportarsi sempre di più come un “Centro Commerciale Naturale”. Per questi motivi, rivolgo un invito ai commercianti del centro. Perchè, nel mese di dicembre, non producete un grande evento commerciale? Per esempio un grande concorso a premi, o una grande promozione con sconti o una grande iniziativa dedicata ad uno scopo di progresso e solidarietà? Insomma cose che possano attrarre pubblico e clienti? La città e i negozi si riempirebbero senza bisogno di aprire i varchi. Provare per credere”.

Mappa del riordino del traffico in centro storico (2 maggio 2011)


di Massimo Becchi

FRANE E ALLUVIONI: DISASTRI INNATURALI “E perché allora non proporre un servizio utile per la sicurezza del nostro territorio e dei cittadini che possa anche diventare una bella opportunità per tanti giovani?” Trecento millimetri d’acqua in sole 13 ore sulla città di Genova, 366 millimetri di pioggia in un giorno sul territorio della Lunigiana, 500 millimetri a Brugnato in provincia di La Spezia. Eventi estremi, certamente, ma non più eccezionali perché solo negli ultimi due anni si sono succedute ciclicamente piogge di eguale se non superiore intensità su tutto il territorio italiano. Una gestione sbagliata del territorio e la scarsa considerazione delle aree considerate ad elevato rischio idrogeologico, la mancanza di adeguati sistemi di allertamento e piani di emergenza per mettere in salvo la popolazione, insieme ad un territorio che non è più in grado di ricevere precipitazioni così intense, sono i fattori che hanno trasformato un violento temporale in tragedia. Se ne ragiona da decenni, ma sembra ormai che il nostro Paese operi solo con i criteri dell’emergenza, mentre è sempre più necessario lanciare un piano di prevenzione complessivo, che contempli le operazioni di messa in sicurezza delle zone a rischio, le delocalizzazioni degli edifici nelle aree golenali, la manutenzione del territorio ma anche e soprattutto la formazione dei cittadini. I cambiamenti climatici in atto ci obbligano, infatti, a cambiare approccio e a non considerare più questi eventi come eccezionali. In tema di emergenza, al momento per l’area di Genova si parla di oltre duecento milioni di danni e anche l’isola d’Elba ha chiesto lo stato di calamità. Intanto per il disastro nelle aree della Lunigiana e nella provincia di La Spezia del 28 ottobre scorso, il Governo ha stanziato 65 milioni di euro. Una somma che si aggiunge alle centinaia di milioni di euro stanziati negli ultimi anni per fronteggiare i disastri causati da frane e alluvioni nel Paese. Il bilancio delle emergenze dalla colata di acqua e fango che ha travolto nell’ottobre 2009 Giampilieri e Scaletta Zanclea (Messina), agli ultimi eventi in Lunigiana e nella provincia di La Spezia è di circa 640 milioni di euro,

ovvero 875.000 euro spesi ogni giorno. In contrasto con questo continuo stanziamento di fondi per le emergenze c’è la totale assenza di risorse per mettere in pratica il piano straordinario di prevenzione programmato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare negli ultimi anni. Un piano che prevede lo stanziamento di 2,5 miliardi di euro tra fondi statali e regionali, che ancora oggi tarda a partire per via dei tagli delle recenti manovre finanziarie che hanno azzerato anche il miliardo di euro messo a disposizione a fine 2009 per la difesa del suolo e la mitigazione del rischio idrogeologico. Una scelta in palese contrasto con le esigenze di sicurezza e di prevenzione di cui invece ha sempre più bisogno il nostro Paese. Un paese dove ogni anno si perdono 500 km2 di superficie naturale, rurale o agricola trasformati in cemento, edifici e nuove infrastrutture, dove in dieci anni c’è stata una perdita della superficie agricola utilizzata pari a 300.000 ettari (censimento ISTAT).Se osserviamo le aree vicino ai corsi d’acqua è evidente l'occupazione crescente delle zone di espansione naturale con abitazioni, quartieri, scuole o industrie. Un’incontrollata urbanizzazione che negli anni ha aggravato il rischio idrogeologico in tutto il Paese. Per affrontare il problema occorre una reale inversione di tendenza che metta al centro interventi di delocalizzazione dei beni esposti a frane e alluvioni, la tutela dei corsi d'acqua e il ripristino dei loro spazi, come elemento per coniugare la valorizzazione dell'ambiente e la sicurezza delle persone. Questi eventi inoltre, confermano che la prevenzione deve essere accompagnata dall’attuazione di una politica attiva di convivenza con il rischio, attraverso sistemi di previsione delle piene e di allerta e piani di protezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione.E perché allora non proporre un servizio utile per la sicurezza del nostro territorio e dei cittadini che possa anche diventare una bella opportunità per tanti giovani ?Per questo ad esempio Legam-

biente vuole lanciare un progetto straordinario di mobilitazione di 10.000 giovani per la cura e la manutenzione del territorio che si concentri sui corsi d’acqua, seguendoli dalla sorgente alla foce e promuovere una grande campagna di alfabetizzazione della popolazione sul rischio idrogeologico, organizzando concrete esercitazioni con la popolazione. I volontari, 10.000 giovani di età compresa fra i 18 e i 28 anni che prestino servizio retribuito come avviene per il servizio civile, per circa tre mesi, si dedicheranno alla cura dei corsi d’acqua occupandosi, in particolare, della pulizia delle sponde con la rimozione dei rifiuti ordinari e ingombranti; del monitoraggio e segnalazione di eventuali criticità ed elementi di rischio; di attività di informazione e sensibilizzazione sul rischio idrogeologico, illustrando i comportamenti da adottare in caso di calamità con particolare riferimento all’informazione nelle scuole; di organizzare esercitazioni pratiche con le scolaresche e con la popolazione per metterle in condizione di “autodifendersi” nel caso di emergenze alluvionali o di frane.Tutto ciò, potrebbe essere realizzato con un costo, per l’intera operazione, di circa 20 milioni di euro comprensivi di compenso per i giovani (450 euro mensili, stessa cifra erogata per il servizio civile), rimborso per l’attività organizzativa in capo al comitato regionale e circa 5 milioni di euro per varie ed eventuali (attrezzature, comunicazione, ecc.), da recuperare, ad esempio, attraverso una più equa definizione dei canoni per l’attività estrattiva nelle cave, oppure attraverso la riduzione dello stanziamento per la Difesa del nostro Paese, considerando che 20 milioni di euro rappresentano appena un terzo del bilancio della Difesa di un solo giorno o, se si preferisce, un quarto del costo di uno dei 131 cacciabombardieri di quarta generazione (F35) che il nostro Paese si è impegnato ad acquistare per i prossimi anni.

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TERMINOLOGIAAPPLICATA Capita, osservando ciò che accade intorno a noi, di provare un senso di insofferenza nei confronti delle migliaia di parole vuote che vengono utilizzate per descrivere i fatti. E capita di pensare che a volte ne basterebbe una sola, onesta, che racchiuda il senso vero delle cose. IPOCRISIA: “Simulazione di buoni sentimenti, di buone intenzioni. Mancanza di sincerità. Doppiezza”. La guerra in Libia è stata il trionfo dell’ipocrisia: una Risoluzione ONU che dietro la no fly zone e la difesa della popolazione civile nascondeva in realtà il via libera a un intervento militare (determinante) a favore di una parte, una applicazione spregiudicata di questo mandato da parte della delle forze NATO (26.323 missioni aeree, 9.658 attacchi), l’assoluta ambiguità sulle conseguenze dei raids aerei (infiniti obiettivi militari, nessun edificio civile colpito, nessuna vittima civile), minimizzazione delle spese sostenute (45.000 € per ora di volo), la negazione della comprovata presenza in territorio libico di forze di unità speciali italiane, francesi ed inglesi (Fonte: “Il Sole24ore”) la costante smentita dell’esistenza di ingenti interessi petroliferi dietro al conflitto, mentre gli emissari delle compagnie BP, TOTAL ed ENI cercavano assicurazioni o nuove commesse dal governo provvisorio, le capriole dialettiche della NATO per giustificare la ricerca e la distruzione dei rifugi di Gheddafi al fine di eliminare legittimamente colui “in grado con i suoi ordini di minacciare la popolazione civile”, salvo sdegnarsi per la fine violenta del Raiss per mano dei ribelli e – a tal proposito – superare il ridicolo circa il ruolo avuto nell’occasione (“Abbiamo colpito il convoglio di Gheddafi perché rappresentava una minaccia per la popolazione civile, non perché sapessimo che lui era a bordo”, parole e musica del portavoce Lungescu), la patetica richiesta dell’Alto rappresentante ONU per i diritti umani di apertura di un’indagine sulla sua morte, lo sconcertante silenzio dell’ONU stessa di fronte alla macelleria in atto nel Paese e che, viceversa, ritrova la voce con la Risoluzione 2016 che dispone il graduale alleggerimento dell’embargo internazionale sulla vendita di armi alla Libia affiché la stessa “possa dotarsi dell’equipaggiamento necessario a garantire la sicurezza

22 dicembre 2011

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nazionale”. Insomma, un numero impressionante di omissioni o di bugie fatte passare per verità con solenni e inappellabili dichiarazioni. Che trovano il loro giusto culmine nel ringraziamento del Presidente americano Obama agli “eroi” della campagna NATO in Libia: “Abbiamo vinto!”. Ma vinto che cosa, visto che una guerra non era mai stata dichiarata? RAPPRESAGLIA: “Azione intrapresa per vendicarsi contro chi ha recato un danno. Ritorsione”. A seguito della decisione dell’UNESCO di accogliere la Palestina quale stato membro dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la scienza e la cultura, gli USA ed Israele hanno mostrato la loro idea di democrazia. I primi decidendo di tagliare i loro contributi (che rappresentano il 22 percento del bilancio complessivo), a cominciare dalla tranche di 60 milioni di dollari prevista per novembre. I secondi autorizzando la costruzione di 2.000 nuove abitazioni per i coloni nella zona di Gerusalemme Est, parte araba della città santa, e la sospensione del trasferimento dei soldi delle tasse raccolte per l’Autorità palestinese nel mese di ottobre, destinati al pagamento degli stipendi dei poliziotti e degli impiegati dell’Autorità palestinese. Tutto ciò in quanto il comportamento dell’ANP sarebbe contrario alla pace. Ora, sarebbe interessante sapere cosa dovrebbero fare i Palestinesi di fronte a negoziati che vanno avanti senza esito significativo da decenni e che da decenni li mantengono all’interno di un “non Stato”. E’ davvero curioso pensare che forzare la mano della diplomazia sia un gesto equiparabile a un atto di terrorismo. Ma tant’è: l’esito di un voto che ha visto 107 favorevoli, 14 contrari e 52 astenuti (tra cui l’Italia) dovrebbe indurre a maggior intelligenza politica. Dovrebbe. IRRESPONSABILITA’: “Condizione di chi agisce con incoscienza, con leggerezza, di

chi è dissennato, irragionevole”. All’indomani della pubblicazione dell’Agenzia atomica dell’ONU (AIEA) del rapporto che accusa l’Iran di volersi dotare di armi nucleari, le reazioni internazionali sono comprensibilmente di preoccupazione e la richiesta di chi queste armi ce le ha già va in direzione di un inasprimento delle sanzioni economiche e diplomatiche nei confronti del Paese degli ayatollah. Al di là della contraddizione in termini che vede il diritto delle potenze nucleari a impedire ad altre nazioni di diventare anch’esse tali senza, piuttosto, impegnarsi in una politica di riduzione, corre l’obbligo di segnalare l’atteggiamento di Israele di Netanyahu (che da questa escalation si sente minacciato, ma che già dispone di ordigni atomici), il quale valuta seriamente la possibilità di un blitz contro le installazioni nucleari iraniane, incurante delle ovvie e devastanti conseguenze per gli equilibri nell’area e non solo. Ben rappresentate dalla inquietante risposta del generale Massoud Jasayeri, vice capo di stato maggiore iraniano: “La centrale nucleare israeliana di Dimona è il sito più accessibile cui possiamo mirare e abbiamo capacità importanti di colpirlo”. RIMOZIONE: “Rifiuto psicologico di un impulso, di un sentimento, di un comportamento”. Non ha avuto alcuna eco, se non quella del comunicato ufficiale, la visita istituzionale a Reggio Emilia del console della Bielorussia Evgeny Shestakov, visita finalizzata alla apertura di una sede di rappresentanza nella nostra città. Il sindaco Delrio ha citato i rapporti, già significativi, in tema di educazione, cooperazione internazionale e scambi economici, augurandosi un loro rafforzamento. Nient’altro. Ora, va bene che il 10% delle esportazioni della Bielorussia siano rivolte all’Emilia Romagna e che il 20 percento delle importazioni provengono dalla nostra regione, ma si dà il caso che la Bielorussia non sia solo un partner com-


RASHOMON “Andrà tutto Bene” merciale, ma anche – e non è poco – il Paese in cui governa Lukashenko, il c.d. ultimo dittatore d’Europa, il Paese in cui da decine di anni si calpestano i diritti umani attraverso una sistematica repressione che vede negli arresti e nella detenzione per motivi politici, perquisizioni, sequestro di documenti, severe limitazioni alla libertà di stampa e divieti di espatrio le sue più odiose caratteristiche. E nella proibizione di “azioni inattive” (semplici raduni di persone) il suo insopportabile apice. Il nostro sindaco ha ritenuto che tutto ciò non valesse neppure una parola. STERMINIO: “Strage, eccidio, annientamento, massacro, carneficina”. Ogni anno nel mondo muoiono per cause evitabili 7,6 milioni al di sotto dei cinque anni di età. 21.000 al giorno. Un numero impressionante e tuttavia inferiore ai 12 milioni del 1990. Povertà, carestie, denutrizione, malattie infettive e malformazioni congenite la cause più comuni. “Vogliamo zero” è la ambiziosa campagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi lanciata dall’Unicef per ridurre la mortalità infantile nelle zone più diverse del pianeta, ben sintetizzata dalla parole del Direttore generale Anthony Lake: “Per arrivarci dobbiamo concentrare l’attenzione e gli investimenti per raggiungere i bambini più a rischio, quelli che crescono nelle famiglie, nelle comunità e nei paesi più poveri. Possiamo farlo. E siccome possiamo farlo, dobbiamo farlo”.

I

Rashomon in questi ultimi mesi si erano già fatti notare per i loro live infuocati grazie ai quali sono usciti vincitori in due importanti contest per nuove bands. La prima vittoria è stata quella del Premio Daolio, storica rassegna organizzata da ARCI e Comune di Cavriago e successivamente l’hanno spuntata nel concorso nazionale Rock Targato Italia, manifestazione decennale da cui sono usciti diversi nomi oggi riconosciuti nella scena alternativa italiana. Il comunicato rilasciato dal power trio che qui riportiamo può dare una idea precisa dei contenuti e degli intenti: Andrà tutto Bene è un album che ti prende per mano e ti porta a vedere il più sudicio e grottesco baraccone mai giunto in città. Ti sbatte sulla faccia un mondo cane, dove nessuno ti può o ti vuole aiutare. E infine, dopo averti fatto urlare e lasciato sgomento, come una tenera mamma ti prende in grembo e, nonostante tutto, riesce a confortarti. I Rashomon costruiscono una musica scarna, fatta di sporcature e inflessioni provenienti dal blues arcaico. Ed è proprio il blues il primo colore del disco, che va ad imbrattare una sensibilità decisamente moderna, a caccia dei timbri e delle atmosfere tipiche del live. La neonata band ha infatti caratterizzato la propria identità a partire dall’esperienza sul palco e dall’energia dell’interplay, che diventa un elemento fondamentale quando la formazione viene ridotta all’osso e tutto deve essere veicolato attraverso una voce, una chitarra ed una batteria. La semplicità e l’immediatezza dei linguaggi musicali diventano lo scenario perfetto per la scrittura di Kheyre Wala-

La nuova etichetta discografica reggiana Lo Scafandro è lieta di presentare il primo disco ufficiale dei modenesi Rashomon intitolato Andrà Tutto Bene. maghe, cantante e autore dei testi. Una scrittura radicata nella cruda realtà delle cose (Bukowsky, Scorsese), capace allo stesso tempo di perdersi in universi onirici (Lewis Carroll, Roal Dahl, Neil Gaiman). Su questo palcoscenico si alternano l’amore che consuma (Fuoco), l’abbandono alla solitudine (Persi), l’intimità filosofica e religiosa (Black Jesus e Vite Splendide) e l’atteggiamento politico (Maledetti). Il tutto va a comporre un epica limpida e diretta, a celebrazione degli insignificanti e meravigliosi eroismi privati del nostro mondo. Andrà tutto bene è stato registrato e mixato da Davide Cristiani nel suo nuovissimo studio “Bombanella Soundscapes” a Maranello ed è stato masterizzato al Pisimastering Studio (Roma) da Claudio Gruer. Un importante contributo alla realizzazione dell’album viene dall’incontro tra i Rashomon e Lo Scafandro, etichetta reggiana voluta da Fabrizio Tavernelli e Roberto Fiorello Fontanesi che hanno accompagnato la band in tutte le fasi della produzione. Il disco si completa con l’opera grafica di Davide Montorsi, la fotografia di Emanuele d’Antonio e gli esercizi calligrafici del piccolo Martin Mancini.” Il nuovo lavoro in uscita a dicembre sarà distribuito da Wondermark, disponibile in formato fisico e in rete sulle migliori piattaforme web e sarà preceduto dal singolo Maledetti, brano che sicuramente farà parlare per le abrasive sonorità noiseblues (mescolate Black Keys, Jon Spencer, White Stripes, Tom Waits) e per le liriche altamente esplicite e provocatorie.

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di Riccardo Bertani

UNA LEGGENDA BASCA

CHE RICORDA MOLTO DA VICINO QUELLA DEL NOSTRO SALVÀGN

Salvàgn sulla luna ( Disegno di Alfonso Borghi)

A causa del loro carattere fiero e indomto e delle dure repressioni dei popoli vicini che tentavano di soggiogarli, i Baschi furono costretti a vivere nelle solitudini delle alte valli pirenaiche e nelle selvagge coste del litorale cantabrico; ciò spiega anche la scarsità di elementi riguardanti le loro antiche credenze pagane, giunti fino a noi. Oggi, infatti, tracce di queste antiche credenze si possono trovare solo confuse in alcune espressioni rituali dell’odierna fede cattolica cristiana, fortemente seguita dal popolo basco. E’ il caso di una leggenda ancora presente sino al XIX secolo, presso alcune comunità basche, volta a spiegare, con una visuale cristiana, il mistero della macchie scure che appaiono sulla faccia della luna. Secondo tale leggenda quelle macchie sarebbero l’immagine di un uomo che

porta un fardello di spine sulle spalle. Dio l’aveva spedito lassù sulla luna, perché questi, la domenica invece di recarsi in chiesa per assistere alla Santa Messa, restava a casa per riparare i buchi che si formavano nella siepe spinosa che cintava il suo campo (J.M. Irribarren, El folklor del dio de S. Jouan, sta nella rivista, Principe de Viano, Pamplona, 1942, n. 7). E’ curioso osservare come l’intreccio di questa leggenda basca, ricordi molto da vicino la storia del nostro Salvàgn. Cioè quel mitico personaggio, la cui storia, i vecchi di un tempo usavano raccontare ai bambini, quando questi chiedevano loro, cos’erano quelle macchie che di solito apparivano sulla placida faccia della luna. Allora, i vecchi narravano che quelle scure macchie, non erano che l’immagine di Salvagn, uno scaltro mariuolo, che andando di notte a rubare nei campi dei contadini era spesso disturbato dalla luna, quando questa, in fase di plenilunio, rischiarando tutto intorno, gli faceva correre il pericolo di essere scorto. Così, una sera, in cui la luna era particolarmente chiara e splendente, Salvàgn, prima che questa si levasse alta nel cielo, caricatosi una grossa fascina di rami spinosi sulle

spalle, prese a salire lassù verso la luna, per coprirne la faccia con quel fascio di sterpi. In tal modo, oscurandosi il cielo, Salvàgn poteva compiere tranquillamente le sue ruberie, nei campi bui, senza essere visto dai contadini. Curiosamente la stretta affinità che corre tra la leggenda basca e quella del nostro Salvàgn, porta subito a pensare che le due storie siano nate in un ambiente agreste. Difatti, in ambedue le leggende vi è la presenza di una fascina di spine, ed è risaputo, come un tempo, gli arbusti spinosi costituivano gli elementi primari per erigere cinture di siepi ai bordi dei campi, atte a scongiurare qualsiasi profanazione o ruberia. Questa considerazione ci fa supporre che Salvagn e il suo consimile basco provengano da un’unica antichissima matrice, come del resto il dio latino Silvano, ossia derivino da Salvan o Selvanus, con riferimento a quei genietti etruschi, le cui effigi, immaginate in figura umana, con orecchi e gambe da caprone, erano poste ai margini dei campi, con funzione di deità protettrici da ogni avversità che poteva colpire i campi medesimi e le selve.

Dal prossimo numero, il dott. Giuliano Bedogni, uno dei più quotati endoscopisti a livello nazionale, risponderà alle lettere dei nostri lettori nella rubrica di informazione medica.

24 dicembre 2011

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4 14/12/194memoria

memoria

CARLI E D O R T E I P N O D E S E IL GUASTALL UCCISO NELLA STRAGE DI TORRE PAPONI (IMPERIA) Con l’attiva collaborazione di fascisti della GNR i nazisti massacrarono 28 civili, tra cui due sacerdoti, e bruciarono il paesetto sull’entroterra imperiese. Come da noi a Cervaròlo.

Uno scorcio del borgo di Torre Paponi, sulle colline dell’entroterra imperiese

L’ANPI, d’intesa con la consorella ALPI-APC, intende proporre una doverosa commemorazione di questo sacerdote reggiano, troppo a lungo ignorato nella sua terra natìa. A guerra finita il teologo mons. Revelli presentò al Vescovo di Ventimiglia una dettagliata relazione, dopo una sua inchiesta sul posto, relativa ai tragici eventi di pochi mesi prima. Ne stralciamo alcuni brani: “Le giornate del terrore si aprono [...] il 14 dicembre dell’anno scorso. Al mattino per tempo passano nel paese nazisti e fascisti, che salgono sui monti in cerca di Patrioti. […] Erano senza dubbio insieme nazisti e fascisti, perché parlavano correntemente l’italiano e anche il nostro dialetto ligure! (il grassetto è nostro, N.d.R.)”. Va detto che indagini successive stabilirono che quei “fascisti” dovevano essere i componenti di una “Compagnia di Ordine Pubblico della G.N.R. che fu basata a Imperia, Castelvecchio e Dolcedo” (ISRECI, Regione Liguria et All, L’eccidio di Torre Paponi, 2004, v. pag. 34). Qualcuno dovrà cercar di sapere chi erano i militi della GNR (ma poi anche di altre

E’ stato il nostro Presidente Notari, qualche tempo addietro, a suggerirmi di occuparmi del caso di don De Carli, nativo di Guastalla, ucciso dai nazisti in Liguria nel dicembre 1944. Grazie alla sollecitudine con cui risposero ad una mia richiesta gli amici dell’Istituto storico Resistenza di Imperia abbiamo avuto molti elementi di conoscenza relativi alla strage di Torre Paponi, frazione del comune di Torre Bruna in provincia di Imperia, dove furono massacrati dai nazisti, coadiuvati da fascisti locali, 28 civili compreso il 68enne parroco del luogo, don Pietro De Carli appunto, ed il suo confratello don Vito De Andreis, parroco della vicina Lingueglietta. Una strage tragicamente simile a quella di Cervaròlo, avvenuta sul nostro appennino nel marzo ‘44.

formazioni fasciste) che compirono analoghe operazioni nel reggiano, a cominciare da Cervaròlo. “Le donne i vecchi e i fanciulli – continua la relazione di mons. Revelli – vengono chiusi nella chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano. Intanto fuori i predoni e gli assassini compiono brutalmente i loro misfatti, vuotando le case di tutto ciò che poteva avere qualche valore, compreso mucche, capre, muli; e poi appiccano il fuoco ai fienili, alle stalle, alle legnaie e uccidono tutti gli uomini e i giovani che trovano in paese, sottoponendoli a orribili e strazianti torture. […] uccidono 22 [indagini successive accertarono 28, N.d.R] sopra 40 uomini, quanti ne poteva contare allora il piccolo paesetto. […] Ma è soprattutto contro i due venerandi Sacerdoti che quei sacrileghi banditi usarono tutta la loro ferocia di barbari, indegni del nome di uomini. Il povero Don Pietro Carli [recte De Carli, N.d.R.], parroco di Torre Paponi, sempre buono e affabile con tutti, fu sorpreso all’altare, mentre si stava preparando per la celebrazione della Messa. Erano le 6,30. Lo strapparono dall’altare […] A pugni e calci lo spingono fuori dalla

Chiesa. Poi lo prendono per le gambe e le braccia e lo portano di peso, percuotendolo brutalmente, fino alla porta del fienile di un certo Ascheri Matteo, dove giunti si fermarono, lo percuotono ancora con pugni, calci e bastonate, lo gettano in mezzo alle fiamme […] I resti, consistenti in poche ossa, vennero trovati soltanto dopo un mese dalla macabra giornata tra le ceneri dell’immenso braciere”. A proposito del ruolo avuto a Torre Paponi dai fascisti italiani della GNR, citiamo poi questo brano: “Colpito da una raffica di mitra al ventre, il sedicenne Giacomo Papone riesce a trascinarsi per una ventina di metri invocando disperatamente la madre, finché una seconda raffica sparata da un italiano in divisa tedesca e che gli grida ‘’te la diamo noi ora la mamma’ non lo inchioda definitivamente al suolo” (F. BIGA, Storia della Resistenza imperiese, p. 454). In conclusione, ed in attesa di un preciso piano di commemorazione del sacerdote guastallese martirizzato dai nazifascisti, perché non pensare anche ad un gemellaggio tra Cervaròlo e Torre Paponi, coinvolgendo i rispettivi comuni di Villa Minozzo e Torre Bruna? (a.z.)

dicembre 2011 25 notiziario anpi


memoria

NA SULLE A VOLTANA DI RAVEN TRACCE DEI MARTIRI

ANGELO, GUSTAVO E ORIANO FILIPPI E DI “"EROS"” La famiglia Filippi. Da sinistra Gustavo, Angelo e Oriano

Quando nel 1990 pubblicai su “Ricerche storiche” (n. 64/66) il carteggio relativo ad aspetti importanti e travagliati della biografia di Didimo Ferrari Eros, ebbi occasione di scorrere diverse delle sue lettere alla moglie e alle figlie bambine dalla latitanza durata un anno e mezzo (febbraio 1950-maggio 1951) in una non meglio definita “pianura tra le provincie di Ravenna, Bologna e Ferrara”. Finalmente, oltre vent’anni dopo ho avuto occasione di poter di visitare quelle zone, e di incontrare persone che ospitarono per mesi Eros a Voltana, frazione di Lugo di Ravenna, una località di antiche bonifiche ora attraversata da strade asfaltate che negli anni cinquanta erano ancora bianche e polverose. Si tratta di Lorica Filippi, classe 1927, e del marito Renzo Morelli, che mantengono un vivo ricordo di Eros e che ancora oggi intrattengono relazioni assai cordiali con la figlia di Eros, Anna, così come le intrattennero, dopo la morte di Eros avvenuta nel 1959, con la moglie Fiora e con l’altra figlia Maura, da anni entrambe scomparse. Con Anna e suo marito Attilio Braglia, io e mia moglie siamo andati a Voltana in una bella giornata di sole dello scorso settembre. La famiglia di cui Lorica e Renzo facevano parte non venne scelta a caso dal Pci, per ospitare l’allora ricercato Didimo Ferrari onde sottrarlo al mandato di cattura. Lorica apparteneva ad una famiglia di tenaci tradizioni antifasciste e che aveva avuto tre dei suoi componenti, il padre e i due fratelli di Lorica stessa (già orfana di madre da quando aveva 10 anni), ammazzati dalle brigate nere nel 1944.

26 dicembre 2011

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Il primo fratello, Gustavo, 20 anni, studente universitario, partigiano sulle colline romagnole, cadde nel giugno ’44. Il secondo, Oriano, di 22 anni e il padre Angelo, 49 anni, vennero uccisi assieme ad altri antifascisti il 13 agosto, nelle campagne attorno a Voltana. Angelo era stato consigliere comunale socialista nei primi anni Venti. Preso di mira dai fascisti, nel 1927 dovette fuggire in America lasciando la giovane moglie in attesa del terzo figlio, Lorica appunto. Si imbarcò come orchestrale su una nave che toccò vari porti di Africa, Australia, Estremo Oriente e America meridionale. Tornato pochi anni dopo intraprese un’attività di produttore vinicolo che gli aveva fatto raggiungere un buon livello di vita, senza mai rinunciare ai propri ideali. Di quei tre martiri antifascisti, “i Filippi di Voltana”, è ben viva la memoria sul posto. A loro è dedicata una via nei pressi della bella casa immersa nel verde nella quale abitavano negli anni Cinquanta e confinante con quella in cui attualmente vivono Lorica e Renzo. Lorica stessa, che nel ’44 aveva 17 anni, andò con la seconda moglie del padre, Angelina, a raccogliere i cadaveri dei congiunti, caricati su di un carretto poi trascinato a mano fino al cimitero. Dovesti andare come ai tempi del colera / innocente fanciulla/ a raccogliere nel pianto inconsolabile/ i resti mortali di quello che avevi di più caro/ un padre dolcissimo e onesto lavoratore/e l’ultimo fratello ventenne. (da Luciano Marescotti, A Lorica, 2007) Così Lorica, dopo essere stata per alcuni anni in collegio, rimase sola con An-

gelina, la sua seconda madre. Entrambe legate agli ideali per i quali avevano agito ed erano caduti i loro congiunti, ne continuarono l’impegno, vicine al partito comunista, nelle nuove condizioni del dopo Liberazione. Nel 1946, nel quadro della straordinaria azione di solidarietà che vide migliaia di bambini del sud e del Nord (Milano in particolare) ospitati in Emilia Romagna, accolsero Rosanna De Luca, 4 anni, di Frosinone, che rimase poi per sempre a Ravenna, anziché per gli alcuni mesi preventivati, e che ancora ricorda come alla partenza c’era chi andava terrorizzando quei bambini dicendo loro che in Emilia i comunisti li avrebbero mangiati. Ed è in quello stesso spirito che alcuni anni dopo, nel febbraio 1950, accolsero – d’accordo col partito comunista – Didimo Ferrari nella loro casa, questa volta aiutate da Renzo Morelli, fidanzato di Lorica e suo marito dal maggio successivo. Ed è Renzo che in occasione della nostra visita ci indica, oltre la siepe del suo giardino, la casa dove ancora nei primi anni Cinquanta abitava Lorica, e la finestra della stanza in cui Eros trascorreva le giornate, uscendo per passeggiare nei dintorni soltanto dopo cena, al buio. E lo stesso Renzo vide un giorno arrivare nel cortile un’auto dalla quale scese una persona “per incontrare Eros”, senza che ci fosse stato il necessario preavviso. Fu lo stesso Eros, che dalla sua finestra teneva d’occhio strada e cortile all’arrivo di qualche raro autoveicolo, a tranquillizzare Renzo messosi in allarme. Il nuovo arrivato era, infatti, Valdo Magnani, segretario della Federazione comunista reggiana.


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“Salì nella stanza di Eros e si intrattenne per qualche tempo in un colloquio di cui io comunque non mi dovevo occupare”, ci dice Renzo rievocando quegli anni di ancora rigorosa “vigilanza”. Come Ferrari trascorresse le sue giornate chiuso in quella stanza, Lorica e Renzo sanno solo dirci che leggeva e scriveva. Cosa scrivesse, lo ricaviamo dai quaderni affettuosamente conservati dalla figlia Anna. Dal diario che Eros tenne diligentemente in quei mesi, rileviamo pressoché quotidiane annotazioni e commenti relativi alla situazione politica nazionale e internazionale prendendo spunto dalla lettura dei giornali. Apprendiamo poi che scriveva molte lettere a personaggi politici ma, ovviamente, anche ai familiari. Toccanti quelle che scriveva regolarmente per le figlie Anna e Maura, lettere a cui ci rife-

rimmo in “RS” n. 64/66. Ma nello stesso Diario appare la accurata programmazione, mese per mese, del “lavoro da compiere” e relativo bilancio finale di quello compiuto. Si tratta di letture e stesure di articoli o di veri e propri saggi . Letture quali GRAMSCI, Letteratura e vita nazionale, EATON, Economia politica, GARAUDY, Il comunismo e la morale... Saggi come Il Psi e il riformismo, Il primo e il secondo Risorgimento.... Insomma continuava quel tipo di lavoro che aveva intrapreso e condotto per anni, con altrettanto scrupolo, nelle celle del confino fascista tra il 1933 e l’estate 1943. Dal 1951 Eros fu trasferito in altre due “case di latitanza” tra le provincie di Ferrara e Bologna, mantenendo un particolare legame epistolare con quelli che l’avevano accolto e protetto a Voltana. Per esempio il 19/02/1951 annotava nel Diario: “Ricevuto lettera da Lorica la quale ha avuto una bimba il 5 c.m.”. E il giorno successivo “Risposto a Lorica”. Alla quale nel maggio dell’anno precedente aveva consegnato, per l’Album di ricordi che Lorica andava arricchendo dagli anni del collegio e degli studi (interrotti nelle

circostanze della guerra) all’Istituto magistrale, una lettera di quattro facciate dal tono “pedagogico” che gli era consueto. Vi si legge fra l’altro”Certamente Renzo si è reso conto di quanto ha aggiunto a se stesso, conoscendoti e sposandoti. Sono certo che dimostrerà sempre più apertamente la sua riconoscenza, per l’aiuto che gli saprai dare, per il lavoro e la lotta che insieme saprete condurre”. Non mancava, nel finale, il richiamo al padre e ai due fratelli di Lorica martiri della Resistenza:”I tuoi più cari han già dato la vita perché han saputo vivere da uomini [...] Onorarli significa seguirli fino a che quanto desideravano e desideriamo sia realizzato”. Andare a Voltana, sulle tracce di Eros e dei tre Filippi martiri antifascisti, ascoltare Lorica e Renzo, è stato come immergersi a fondo, fino a sentirsene fortemente coinvolti nell’atmosfera di una stagione tragica ed eroica Antonio Zambonelli In alto: Uno scorcio della casa di Lorica che ospitò Eros nel 1950, attigua a quella ora abitata da Lorica e Renzo. Sul retro il "cantinone" di Angelo

In ricordo della Partigiana Duvilla Sassi Scomparsa a Cavriago il 22 agosto scorso.

Il comune di Cavriago è stato duramente colpito questo autunno dalla perdita di diversi testimoni della lotta di Liberazione, ma già l’estate aveva portato via, in silenzio dato il periodo vacanziero, Duvilla Sassi. Di questa donna vitale, del suo periodo da staffetta, non sappiamo molto perché come tanti partigiani fece quello che riteneva giusto nel periodo in cui fu più difficile farlo poi, dall’aprile ’45, si dedicò al lavoro e alla famiglia e non militò in alcun partito politico pur interessandosi sempre a ciò che accadeva nel Paese. Duvilla nacque a Cavriago il 1 aprile

1923, frequentò le scuole fino alla V elementare, un traguardo per quegli anni di povertà in cui, potendo scegliere, le famiglie preferivano far istruire i figli maschi. All’età di 21 anni si impegnò come staffetta nella 76° Brigata SAP, intitolata ad Angelo Zanti, brigata fondamentale per i collegamenti fra la pianura e la montagna. Duvilla, con il nome di battaglia di Mirka si prodigò per trasmettere informazioni, trasportare viveri e quanto poteva servire ai combattenti in montagna. Finita la guerra trovò lavoro presso un fruttivendolo in piazza Fontanesi a Reggio Emilia, e grazie al carattere spigliato adatto a trattare con i clienti, quello di-

venne il suo mestiere per tutta la vita dato che, più avanti negli anni, aprì un proprio negozio di frutta e verdura proprio a Cavriago. Duvilla si è spenta il 22 agosto scorso all’età di 88 anni nel suo paese di sempre, e se per tutta la vita ha raccontato con parsimonia della sua esperienza da staffetta fu per quel pudore, così diffuso nei protagonisti della Resistenza, proprio di chi credeva di aver fatto unicamente il proprio dovere. Gemma Bigi (Si ringrazia per la consulenza e disponibilità il sig. William Casotti). dicembre 2011 27 notiziario anpi


avvenimenti

VISITA A LIGONCHIO

AI LUOGHI DELLA E ALLA STORICA Notari con alcuni bambini Interno della Centrale

Nell’ambito del “Percorso d’educazione alla cittadinanza e alla partecipazione responsabile”, che ANPI sta realizzando a Reggio Emilia, rivolto a cittadini immigrati che abbiano già ottenuto o stiano per ottenere la cittadinanza italiana, lo scorso 16 ottobre è stata organizzata una visita a Ligonchio, il Comune più alto della nostra Provincia, che ha visto la partecipazione di una quarantina di persone di vari età e provenienze: 15 paesi diversi per la precisione. La visita è cominciata dalla storica Centrale idroelettrica, ancora funzionante, con l’accompagnamento di Sara Scaruffi, una guida-atelierista dell’interessante Atelier delle acque e delle energie di onda in onda, recentemente realizzato all’interno della stessa Centrale dal Parco nazionale. Hanno accompagnato il gruppo Giacomo Notari e Fiorella Ferrarini presidente e vice presidente ANPI provinciale. Notari ha raccontato alcuni episodi della lotta partigiana che hanno coinvolto proprio la Centrale idroelettrica, che tedeschi e fascisti volevano far saltare, ed altri dolorosi episodi accaduti nei territori circostanti tra i quali i vari rastrellamenti del 1944 e la morte del partigiano Enzo Bagnoli. E’ seguito un incontro presso il Comune con

dicembre 2011 2011 28 settembre notiziario anpi

vari racconti e reciproche testimonianze sulla storia passata e recente: toccante la testimonianza di una signora della ex Jugoslavia arrivata degli anni ’90 coi suoi due figli in fuga dalla guerra a Reggio Emilia. Non è poi mancato un pranzo conviviale ed una visita a Caslenuovo Monti dove i partecipanti hanno potuto incontrare un’altra partigiana: Giacomina Castagnetti. E’ stato bello ed insolito vedere questo gruppo attento e curioso in giro per un

paese di montagna, a loro sconosciuto, con tanta voglia di imparare e capire una realtà diversa, frammenti importanti della nostra storia, le caratteristiche della realtà della spopolata montagna di oggi. Ho lavorato tanti anni nell’ambito dell’integrazione e tante volte ho pensato a come sarebbe stato bello portare degli immigrati sull’Appennino, dove sono nata: il 16 ottobre quel desiderio si è finalmente realizzato. Marina Notari


avvenimenti

LOTTA PARTIGIANA

CENTRALE ELETTRICA

Il gruppo all’esterno della Centrale

DA LIGONCHIO E BUSANA IN VISITA A CAMPI ROSSI

Sabato 6 novembre casa Cervi è stata visitata da un gruppo di anziani della nostra Montagna per iniziativa delle Amministrazioni comunali di Ligonchio e Busana. Accompagnavano il gruppo i sindaci di Ligonchio, dott. Giorgio Pregheffi, e di Busana, Alessandro Govi. Presenti anche il vice sindaco Bargiacchi, l’assessore Cagnoli, Nanda Barbieri, l’assessore Ornella Coli, l’assessore alla cultura di Busana e l’assessore Daniela Pedrini. Presenti numerose donne residenti nei due comuni montani. Per molti era la prima volta che visitavano

la Casa dei Campi rossi, dimora della mitica famiglia dei Sette Fratelli. La visita è stata guidata dal volontario Paolo Papotti, vice presidente dell’ANPI di Parma, con un percorso emozionante lungo il quale si è tracciata la vicenda di questa numerosa e intelligente Famiglia di contadini che seppero affrancarsi socialmente passando da mezzadri a fittavoli, ma che seppero andare ben oltre il proprio orizzonte familiare, proiettandosi verso un orizzonte di emancipazione collettiva. Videro così nella dittatura fascista, nelle guerre a cui aveva condotto, l’ostacolo alla piena liberazione degli uomini e delle donne e allo sviluppo delle campagne. Quell’esigenza di sviluppo simboleggiata dal

giustamente famoso trattore di Aldo. Per quella via, seguendo quegli impulsi ideali, approdarono ben presto, ancor prima del fatidico 8 settembre ’43, alla scelta della Resistenza. Una scelta compiuta generosamente, nella consapevolezza dei gravi rischi che comportava, e che si concluse al poligono di tiro di Reggio, dove furono messi a morte senza un processo, per una crudele rappresaglia. Il Museo Cervi è luogo della Memoria per l’intero Paese. L’ANPI intende estendere iniziative come quella realizzata da Busana e Ligonchio proponendola a tutti gli altri comuni della montagna. Giacomo Notari

Un’esperienza da estendere settembre 2011 29 notiziario anpi


“ a t a d r o c i r o c s o b avvenimenti A Cadel a” s o i z i d e s a t a n u d L'A 1941-2011 Donne coraggiose La Sezione ANPI di Cadelbosco Sopra, a 70 anni di distanza dall’“Adunata Sediziosa”, ha voluto proporre una serie di appuntamenti per riportare alla memoria quell’evento così dirompente e straordinario dell’8 ottobre 1941, quando tantissime donne e solo donne (un migliaio) provenienti da ogni parte del territorio di Cadelbosco Sopra, partendo da Villa Seta, Villa Argine, Cadelbosco Sotto raggiunsero la piazza del Municipio al grido di “pane e pace”. Dieci di loro furono incarcerate per 40 giorni nelle prigioni di Reggio Emilia. Quella manifestazione segnò per Cadelbosco, e non solo, la volontà di un grande sussulto antifascista che prendeva coscienza della propria forza per liberare l’Italia dal fascismo. La 1a celebrazione dell’Adunata sediziosa avvenne nell’ottobre del 1971 alla guida del Sindaco Giuseppe Carretti: all’esterno del Municipio venne collocata una lapide in memoria dell’evento, con il discorso conclusivo dell’on. Leonilde Iotti. Il percorso celebrativo di quest’anno è iniziato con l’incontro fra la Sezione ANPI e le forze politiche, sociali e culturali del territorio, per arrivare ai 3 appuntamenti principali: – uno spettacolo teatrale allestito dalla Compagnia “Teatro dell’Orsa” presso l’Altro Teatro di Cadelbosco Sopra, – una replica per gli alunni delle Scuole medie del Comune, – una serata conclusiva con cena all’Osteria “Prunt da Magner” di Villa Seta ed interventi dell’On. Eletta Bertani e Fiorella Ferrarini; al termine è stata consegnata ai familiari delle dieci donne arrestate una litografia del pittore cadelboschese Vainer Marconi. Il nostro proposito è stato quello di voler trasmettere i valori dell’ANPI avvicinandoci alla gente con eventi che entrino nello spessore culturale del territorio; con lo spettacolo teatrale ci siamo, infatti, rivolti ai giovani perché possano appropriarsi delle conoscenze di quei fatti, offrendo loro supporti di Formazione Democratica.

Da sinistra: Ivano Manicardi, il sindaco di Cadelbosco Sopra, Silvana Cavalchi, il vice presidente dell'ANPI provinciale, Fiorella Ferrarini, e l’on. Eletta Bertani Quando ragazzi di 12-13 anni, al termine della rappresentazione teatrale, si sono rivolti ai protagonisti dello spettacolo per chiedere “cos’è il fascismo”, abbiamo pensato che noi tutti dobbiamo porci la domanda “se è stato fatto abbastanza” per educare quei giovani (e le loro famiglie) ai valori di democrazia e di partecipazione. Oggi è necessario, come nel passato, che gli individui sappiano indignarsi e che nuove generazioni si affaccino al mondo consapevoli della vastità delle problematiche dello sviluppo della nostra storia. Nel portare il proprio ringraziamento per l’iniziativa, il Preside delle Scuole ha sottolineato che questa Memoria Storica non deve essere cancellata, ma essere la voce del loro futuro. E’ stato così colto il nostro obiettivo più importante, e nostro è l’impegno di proseguire su questa strada perché i valori dell’ANPI rimangano attuali. Ivano Manicardi

Link alla recensione pag 39

Il pubblico e un momento dello spettacolo

30 dicembre 2011

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GINA MONCIGOLI

01/16/1923-05/11/2011 “Domenica 6 novembre si è spenta, all’ospedale di Castelnovo Monti, Gina Moncigoli, “una delle partigiane della Montagna – ci dice Giacomo Notari, presidente ANPI – più attive anche nel dopoguerra. Non si è mai risparmiata nelle battaglie per la difesa di quei valori della Costituzione che erano e sono anche frutto del suo impegno nella Resistenza”. Gina Moncigoli, Sonia, aveva 88 anni. Nata a Gazzòlo di Ramiseto il 1 giugno 1923, è stata partigiana combattente dal giugno 1944, nella 144a Brigata Garibaldi, a fianco del comandante Sintoni (Fausto Pattacini), ex garibaldino di Spagna, che diverrà poi suo marito. Nell’ultima fase della lotta di liberazione Gina fu staffetta della 37a Brigata GAP operante in pianura. Nel dopoguerra visse in città, in Viale Montegrappa, col marito funzionario della Federazione comunista, e lavorò presso l’asilo infantile dell’ONMI, affrontando anche decisive battaglie per il rinnovamento delle politiche verso l’infanzia. Sonia e Sintoni trascorsero poi anni da pensionati, ma sempre attenti agli eventi della società, nella casa di Gazzòlo di Ramiseto, fra quelle montagne in cui assieme avevano combattuto da partigiani. Pattacini è morto nel maggio del 1997. Da allora Gina ha continuato a vivere nella natia Gazzòlo, lottando per anni, con coraggio, contro il male che l’aveva

colpita. Riportiamo di seguito alcuni brani tratti della sua testimonianza sull’esperienza partigiana: «Così che verso maggio del 1944 prendendo contatto con mio cugino Moncigoli Italo Balsamo, che già dava attività coi partigiani, e con lui sua moglie Anna, iniziai la mia carriera come partigiana. Infatti le nostre case diventarono recapiti di partigiani, anche mio padre collaborava. Fu in quel periodo che mi chiamarono al Comando della. 144a Brigata e iniziai a svolgere compiti delicati, difficili e pericolosi, difficili perché ogni volta che dovevo recarmi a Reggio città, spesse volte venivo fermata ai posti di blocco sulle strade o dai fascisti dai tedeschi. Con mia grande fortuna me la sono sempre cavata bene. [...] La vita sul monte Cusna, braccati dai nazi-fascisti, fu molto dura: per 10 giorni mangiammo mirtilli, lamponi e qualche pecora che riuscivamo a comperare da qualche pastore che là si era rifugiato col suo greggie. Solo chi ha mangiato carne di pecora arrostita sulla brace senza sale sa dire che non c’è nulla di più nauseante di questo cibo. Al momento opportuno scendemmo dal Cusna, arrivando alla Magolese di Febbio. Affamati e stanchi, ma organizzati, questo era importante, sempre alla Magolese incontrai un’altra cara partigiana, data per dispersa, la Rosina, e conobbi pure Agata Pallai, di nome di battaglia Luisa; furono care con me e Mirka e ci procurarono la possibilità di fare un bel bagno [...]. Nel mese di marzo 1945 passai al servizio della 37a GAP “Vittorio Saltini”. Qui si lottava giorno e notte, ormai la Liberazione si diceva vicina, non c’era tempo da perdere. Si operava nella zona Ghiardo, San Bartolomeo, Cavriago, Bibbiano, Rivalta, Castelbaldo».

ANNITA MALAVASI (LAILA)

Mentre eravamo in stampa è improvvisamente deceduta Annita Malavasi, la Partigiana Laila, aveva 90 anni. Sul prossimo numero pubblicheremo un suo approfondito profilo biografico.

ALVINO FORNACIARI 27/04/1922-02/09/2011

Il 2 settembre scorso è venuto a mancare Alvino Fornaciari. I cognati Lelio Conti, con la moglie Gladis Fornaciari, e Maria Montanari per onorarne la memoria offrono a sostegno del Notiziario.

OTTORINO TAMBURINI 26/05/1922-10/03/2011

In memoria del Partigiano Ottorino Tamburini Negus, appartenente alla 145a Bgt. Garibaldi, e, nel dopoguerra, dipendente per molti anni del Comune di Castelnovo ne’ Monti, deceduto il 10 marzo scorso, Bruno Tamburini offre pro Notiziario.

dicembre 2011 31 notiziario anpi


SQUILLIO LODI 10° ANNIVERSARIO

Il 29 novembre ricorreva il 10° anniversario della scomparsa del Partigiano Squillio Lodi, appartenente alla 285a Bgt. SAP “Montagna”. La moglie Lina, i figli Lia, Ercole e Albertina, i nipoti Mauro, Gabriele, Melissa, Simone e Consuelo, la nuora Marina e i generi Giuseppe e Luigi per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario.

CARLO PORTA 4° ANNIVERSARIO

Il 26 novembre scorso ricorreva il 4° anniversario della scomparsa di Carlo Porta, presidente dell’ANPPIA di Reggio Emilia. Lo ricordano con affetto la moglie Lea e la figlia Vanna sottoscrivendo pro Notiziario.

WERTER BIZZARRI 14°ANNIVERSARIO

Il 5 gennaio 2012 ricorre il 14° anniversario della morte di Werter Bizzarri, ex internato militare. La moglie Valentina Rinaldi e la nipote Annusca sottoscrivono pro Notiziario.

ALICE SACCANI-RENATO GIACHETTI ANNIVERSARI

Una vita insieme di amore e di lotta per un mondo migliore. I figli Giancarlo e Giuliana, unitamente ai nipoti, nel ricordare i genitori partigiani Alice Saccani (08/07/191802/11/2000) e Renato Giachetti (02/07/1903-24/08/1964), sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

DINO MOSCARDINI (PIETRO) 4° ANNIVERSARIO

Nel 4° anniversario della scomparsa del Partigiano Dino Moscardini Pietro, la sorella Teresa lo ricorda con nostalgia e affetto. Per onorare la sua memoria sottoscrive pro Notiziario

32 dicembre 2011

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ELIO TROLLI (SERGIO) 14° ANNIVERSARIO

Sono passati 14 anni dalla scomparsa del Partigiano Elio Trolli Sergio, ma il ricordo di lui, della sua passione, del suo impegno per il turismo amatoriale sono più vivi che mai in coloro che hanno avuto la possibilità di verificare la sua instancabile opera organizzativa in occasione dei tornei e dei raduni sui sentieri partigiani. Per onorane la memoria, le figlie Laila e Lilia, il genero e i nipoti, nel ricordarlo sempre con immutato affetto, sottoscrivono pro Notiziario.

SENNO RICCO’ (MISCIA)-IVO SPAGGIARI (TELL) 6° ANNIVERSARIO

Nel 6° anniversario della scomparsa dei Partigiani Senno Riccò Miscia e Ivo Spaggiari Tell della 76a Bgt. SAP, la Staffetta Ida Adis, rispettivamente moglie e sorella dei Defunti, li ricorda sempre, unitamente alle famiglie, con immutato affetto e sottoscrive a favore del Notiziario.

ODOARDO BULGARELLI (MODENA) – SEVERINA BISI 26° ANNIVERSARIO

Nel 26° anniversario della scomparsa del Partigiano Odoardo Bulgarelli Modena, avvenuta il 30 novembre 1985, lo ricordano con immutato affetto insieme alla moglie Severina Bisi, Staffetta partigiana, deceduta il 15 marzo 2009, i figli Paris e Sirte, i nipoti, i pronipoti e i famigliari sottoscrivendo pro Notiziario.

ANGIOLINO MARGINI 11° ANNIVERSARIO

Il 15 novembre ricorreva il 11° anniversario della scomparsa del Partigiano Angiolino Margini della 143a Brg. Garibaldi, attiva nel parmense. Lo ricordano con immutato affetto la moglie Adolfina Bussei, la figlia Luciana, il genero, la nuora, i nipoti e i parenti tutti. Per onorare la sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.



WALTER CERVI (JAGO) 7° ANNIVERSARIO

averti perduto, ma è tanto bello ricordarti. La moglie Dilva, i figli Ivano e Marisa in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.

ERCOLE SANTINI

Il 28 novembre scorso ricorreva il 7° anniversario della scomparsa del Partigiano Walter Cervi Jago. Nel ricordarlo con immutato affetto la moglie Eletta, i figli Katia e Roberto, gli adorati nipoti Simone, Alice e Giorgia, alla pari della pronipote Matilde, sottoscrivono in sua memoria pro Notiziario. .

BIAGIO RIVI 1° ANNIVERSARIO

Il 26 ottobre ricorreva il 1° anniversario della scomparsa di Biagio Rivi, segretario ANPI della sezione di San Pellegrino. Pensiamo di onorarne la memoria e di meritare la sua gratitudine offrendo alla “sua” ANPI provinciale e per essa al suo e nostro Notiziario. Per onorarne la memoria ricordarlo, la moglie e i figli sottoscrivono pro Notiziario.

LUIGI MAIOLI (GIGI) 2° ANNIVERSARIO

Il 26 ottobre ricorreva il 2° anniversario della morte del caro Luigi Maioli Gigi protagonista della lotta di Liberazione ed attore del nuovo rinascimento democratico. Nel ricordarlo con affetto e rimpianto, la moglie Orelei Incerti, le figlie, i generi e i nipoti Letizia e Lorenzo devolvono pro Notiziario, indispensabile periodico.

ALDO BALLABENI 10° ANNIVERSARIO

Il 17 novembre scorso ricorreva il 10° anniversario della scomparsa di Aldino Ballabeni. Lo ricordano la moglie Norma e la figlia Fulvia e sottoscrivono pro Notiziario.

WERTHER SPAGGIARI (LEMBO) 5° ANNIVERSARIO

Il 27 ottobre ricorreva il 5° anniversario della scomparsa, a 83 anni, del Partigiano Werther Spaggiari Lembo, responsabile della Sezione ANPI di Gavassa. Werther aveva lavorato per lunghi anni presso il mulino “Masone”, poi “Progeo”, e aveva sempre dimostrato attaccamento alla famiglia e ai suoi ideali ispirati ai valori della Resistenza. L’Amministrazione comunale di Correggio, in occasione del 38° anniversario della battaglia di Fosdondo, gli aveva conferito il diploma e la medaglia quale protagonista generoso ed eroico di una delle pagine più belle della storia della Resistenza a Correggio e provincia. E’ tanto triste settembre2011 2011 34 dicembre notiziario anpi

5° ANNIVERSARIO

Per onorare la memoria di Ercole Santini, nel 5° anniversario della scomparsa avvenuta l’8 dicembre 2006, e nel ricordarlo con immutato affetto, la moglie Bruna (Carla) e il figlio Paride sottoscrivono pro Notiziario.

BINDO BONOMI (CARAMBA) 10° ANNIVERSARIO

Nel 10° anniversario della scomparsa del Partigiano Bindo Bonomi Caramba, avvenuta il 5 dicembre 2001, già presidente dell’ANPI di Fabbrico, la moglie Idilia (Mora) Bellesia, i figli e i parenti tutti, nel ricordarlo sempre con grande affetto, sottoscrivono pro Notiziario.

ARTURO LUSETTI (LUPO) 11° ANNIVERSARIO

Il 3 dicembre 2000 veniva a mancare il Partigiano più giovane dell’Emilia Romagna, Arturo Lusetti, nome di battaglia Lupo, di Villa Cella. I valori della Resistenza hanno sempre accompagnato la tua vita quotidiana. Il tuo ricordo resta sempre vivo in noi, sei stato un grande marito, padre e nonno e per questo ti diciamo grazie. Tua moglie Edda, i figli Vanni e Rossana, i nipoti Davide, Vanessa e Beatrice, i parenti e gli amici. Per onorarne la memoria, la famiglia sottoscrive pro Notiziario.

LINO GROSSI (PIERO) 67° ANNIVESRARIO

Sessantasette anni fa, il 17 novembre 1944 a Legoreccio (Vetto d’Enza), veniva ucciso dai nazifascisti il Partigiano Lino Grossi Piero. Aveva 20 anni. Nel ricordarlo con affetto, la sorella Fermina sottoscrive pro Notiziario.

GIOVANNI GOVI IN MEMORIA

In memoria del marito Giovanni Govi e dei Caduti per la libertà, Paola Torinelli, amica e sostenitrice dell’ANPI, offre pro Notiziario.

ERRATA CORRIGE

Nel numero scorso del Notiziario nel ricordo della Partigiana Iginia Masoni Lotta la frazione di Cogruzzo (Castelnovo Sotto) è diventata Cogneto.Ce ne scusiamo con l'amica Paola Iotti Giovanelli.


ALFIO MAGNANI (IVANO) 1° ANNIVERSARIO

“APPREZZATE LA VITA E AMATELA” Il toccante testamento del partigiano Alfio Magnani, Ivano Il 6 dicembre 2010 moriva il Partigiano della 77a SAP Alfio Magnani, Ivano, di San Martino in Rio, per tanti anni attivo dirigente dell’ANPI locale. Il suo funerale si svolse proprio nel giorno del suo 86° compleanno, essendo nato a Rio Saliceto il 7 dicembre 1924. Nei giorni successivi i familiari, riordinando cose e carte dello scomparso, trovarono in un cassetto una busta chiusa destinata ad un suo compagno. Conteneva un dattiloscritto di Alfio, con correzioni a mano da lui stesso apportate evidentemente negli ultimi giorni di vita. Eccone il testo integrale: “Ciao a tutti Grazie, grazie a tutti i miei paesani anche amici, conoscenti e compagni che con bontà e gentilezza dedicate a me quest’ora nell’accompagnarmi all’ultima dimora. Lascio il mio paese con

notiziario

nostalgia e rimpianto che per più di mezzo secolo ho vissuto e amato tanto. Il saliscendi del mio letto ho seguito in mezzo a voi con amarezza e gioia, com’è sempre in ognuno di noi. Partigiane e partigiani della Resistenza mi fa tanto piacere e onore la vostra fisica presenza: un profondo amore patriottico ci legò tanti anni fa e solamente qui tutto finisce, perché nessuno si salverà. Umilmente chiedo perdono a chi ho recato offesa, chiedo scusa senza alcun’altra pretesa. Una legge naturale che nessun referendum può cambiare e su cui l’intelligenza dell’uomo dovrebbe tanto meditare. E oggi qui concludo il ciclo della mia esistenza e un consiglio voglio darvi su quest’ultima esperienza: apprezzate la vita e amatela com’è che nonostante tutti i suoi guai tanto bella è. E tu fanfara amica che tante volte ti ho seguito, suona l’inno dei lavoratori che comprende ogni partito. E nel lasciare questo triste luogo suona l’inno dei partigiani e in silenzio cadrà la notte, senza più nessun domani. A. Magnani” Per onorarne la memoria la moglie Irma e la figlia Marzia sottoscrivono pro Notiziario.

i sostenitori Il “Notiziario ANPI” è una voce della Resistenza e della democrazia. PER VIVERE HA BISOGNO DEL TUO AIUTO

- SERGIO VENEZIANI – in ricordo della moglie Marisa Reverberi . ................................................................euro - VALERIO VALERIANI e TILDE VERONA – a sostegno .................... " - NORMA CATELLANI e FULVIA – in ricordo di Aldo Ballabeni ...................................................................... " - SILVIA MELIA – a sostegno ....................................................... " - Fam.LELIO CONTI e MARIA MONTANARI – in ricordo di Alvino Fornaciari . ................................................................. " - ORELEI INCERTI, ANDREA STORCHI – in memoria di Luigi Maioli ............................................................................... " - FERNANDO CAVAZZINI – in memoria dell’amico Guidetti Alfredo ........................................................................ " - BRUNO TAMBURINI – in ricordo di Ottorino ............................... " - PEPPINO CATELLANI – a sostegno ............................................ " - ANTONIO RANGONI – a sostegno .............................................. " - BRUNO POLI – a sostegno ........................................................ " - CLAUDIO GHIRETTI – a sostegno .............................................. " - FAM.RIVI di S. Pellegrino – in memoria di Biagio Rivi ................ " - ELETTA BIGI – Campegine – in memoria di Valter Cervi “Jago” ..................................................................................... " - SEZ. di CASTELLARANO – a sostegno . ..................................... " - PARIS BULGARELLI in ricordo dei genitori Odoardo e Severina Bisi ......................................................................... " - ADOLFINA BUSSEI e FAM.– in memoria di Margini Angiolino ................................................................ " - GIANCARLO GIACHETTI – in ricordo dei genitori Alice e Renato . ........................................................................ " - LEA FRANCIA – a sostegno . ..................................................... " - PAOLA TORINELLI GOVI – in memoria del marito Giovanni e dei caduti per la Libertà............................ " - GRUPPO AMICI S.RUFFINO, Scandiano – a sostegno ................. " - GISELLA GAMBARELLI – a sostegno ......................................... " - BRUNA MENOZZI – in memoria del marito Dante Cavazzoni ...................................................................... "

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- IDA SPAGGIARI – in ricordo di Senno Riccò e Ivo Spaggiari ......................................................................... " - ERCOLE LODI – in memoria di Squillio Lodi .............................. " - VALENTINA RINALDI e FAM. – in ricordo di Werter Bizzarri ..................................................................... " - LALLA e LICIA TROLLI – in ricordo del padre Elio Trolli . .................................................................. " - VANNA e LEA PORTA – in memoria di Carlo Porta .................... " - IRMA ROSSI e MARZIA MAGNANI – in ricordo di Alfio Magnani ....................................................................... " - ALBERTINA BAGNACANI – figlio e fam. in ricordo di Renzo Cagossi ...................................................... " - ALBERTINA BAGNACANI – a sostegno . ..................................... " - FAM. POZZI, Correggio – in memoria di William Pozzi ........................................................................ " - RENATO FANTINI – a sostegno . ................................................ " - LAILA e LUCIA GROSSI – in memoria di Marco Marastoni .................................................................. " - LAILA e LUCIA GROSSI – a sostegno . ...................................... " - DILVA BURANI – in memoria del marito Verter Spaggiari . ..................................................... " - PAOLA VARESE – a sostegno ................................................... " - BRUNA BONACINI e FIGLIO – in ricordo di Ercole Santini . ..................................................................... " - MORA BELLESIA – in memoria di Bindo Bonomi ....................... " - SEZ.CAVAZZOLI/BETONICA – a sostegno .................................. " - EDDA TAGLIAVINI e FAM. – in memoria del marito Arturo Lusetti “Lupo” ............................................... " - FERMINA GROSSI – in memoria del fratello Lino Grossi .............................................................. " - FERMINA GROSSI – a sostegno ................................................ " - FRANCESCO BERTACCHINI e AMICI – a sostegno ...................... " - TERESA MOSCARDINI – in memoria del fratello Dino.................. "

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Associazione Provinciale di Reggio Emilia via Maiella, 4 - Tel. 0522 3561 www.cnare.it



VENEZIA

di Nicoletta Gemmi

Le Idi di Marzo: George Clooney for President? Le Idi di Marzo, arriverà nei cinema italiani il 16 dicembre 2011.

Ha aperto l’ultimo Festival di Venezia, in concorso, il quarto film da regista di George Clooney, Le Idi di Marzo. Una splendida pellicola che la star ha prodotto, diretto, scritto insieme al sodale amico e collega Grant Heslov, e interpretato oltre che da lui dai migliori attori in circolazione: Ryan Gosling, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Evan Rachel Wood. Tratto dalla piéce teatrale Farraguth North di Beau Willimon, il film di Clooney, il cui titolo originale è The Ides of March lo ha voluto per riferirsi alla data dell’assassinio di Giulio Cesare avvenuta il 15 marzo del 44 a.C. ad opera di Bruto, Marco e Cassio. Il termine ‘idi’ era utilizzato per il quindicesimo giorno del mese. Nonostante la giovane età, Stephen (Ryan Gosling) sta attraversando un momento professionale di grande successo. E’ stato chiamato ad essere uno degli addetti stampa del governatore Morris (George Clooney), candidato alla presidenza del partito democratico, durante le primarie in Ohio. Scoprirà a sue spese di come il mondo della politica sia attraversato da sotterfugi e mezzi illeciti quando, a causa di un complotto dei colleghi più anziani del comitato elettorale, sarà coinvolto in uno scandalo politico che vede il governatore messo alla gogna e lui sedotto da una giovane stagista. George Clooney era presente, ovviamente, alla 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e abbiamo fatto una

38 dicembre 2011

notiziario anpi

chiacchierata con lui su Le Idi di Marzo. Mister Clooney ne Le Idi di Marzo si parla di un governatore del partito democratico che si candida per diventare Presidente degli Stati Uniti. Seguiamo la sua campagna elettorale e, diciamo che, la corruzione è all’ordine del giorno. Ma è anche evidente che il suo film ha un respiro molto più ampio, un’intenzione molto più grande di questa che, in fondo, è una condizione che conosciamo bene come cittadini… “E’ assolutamente così. Io non considero questo un film politico è un film sulla morale, è una pellicola che pone tante domande la principale è: sei disposto a vendere la tua anima per ottenere quello che vuoi?! Quando io e Grant Heslov abbiamo visto a teatro la pièce Farragut North con questi attori grandiosi ce ne siamo immediatamente innamorati e abbiamo pensato che, questa ambientazione nel mondo della politica, fosse l’ideale per parlare di morale, di etica e chiaramente anche di politica. Ma come si evince dal titolo noi non raccontiamo nulla di nuovo a livello di come si muove il potere. Le cose vanno in questo modo dai tempi di Giulio Cesare. L’uomo non impara mai niente dalla storia. Al momento a livello mondiale c’è molto scetticismo, molto cinismo sia tra i politici che tra la gente. Devo dire però che io di natura sono un inguaribile ottimista e spero che le cose cambieranno e anche al più presto. Dobbiamo

tornare ad essere idealisti”. Quando lei non è solo attore ma anche regista ci pare di capire che i temi che affronta la interessino moltissimo a livello personale, è così? “Sì anche perché quando faccio un film voglio raccontare una storia che penso possa interessare le platee di tutto il mondo. Quindi certo che sono film personali, soprattutto quelli che faccio da regista, anche perché se passi 4 o 5 anni della tua vita su un progetto, diventa personale per forza”. A quanti compromessi deve scendere nella sua vita George Clooney? “A tantissimi, ogni giorno come ogni essere umano però c’è una bella differenza a cedere sul fatto se girare in un modo o in un altro, se fare quel film o no, se rifare una scena oppure no, piuttosto che decidere sull’istruzione, la guerra, le tasse, insomma sulla pelle e la vita delle persone. Ma ripeto, io penso che in politica devi scendere a compromessi, che non sia possibile rimanerne fuori, ma questo non significa non potere fare delle buone cose. Abbiamo un cervello, una coscienza, allora usiamoli e se possibile nel modo migliore e nell’interesse di tutti”. Il notevolissimo film di George Clooney, Le Idi di Marzo, arriverà nei cinema italiani il 16 dicembre 2011.


“Le donne sapevano bene che, in quel periodo, c’era un momento per cantare, un momento per farsi sentire e un momento per tacere...”

Sopra, Cadelbosco 94 8 ottobre 1 1 A ADUNATA SEDIZIOS

Riproduzione della litografia originale di Wainer Marconi creata per l’occasione. Copie numerate dell’opera sono state donate ai famigliari delle dieci donne arrestate nell’ottobre 1941

Una recensione dello spettacolo teatrale, andato in scena all’ Altro Teatro il 7 ottobre, tutta speciale: quella di una studentessa della scuola media di Cadelbosco Sopra. Lo spettacolo che abbiamo visto il 7 ottobre presso il teatro di Cadelbosco tratta della rivolta antifascista delle donne di Cadelbosco, e frazioni, per chiedere un pezzo di pane e la pace. Urlavano “Pane e pace” perché in quel periodo la crisi era tanta, c’era la guerra e la fame si faceva sentire. Chiedevano “Pace” perché quelle mille donne, che l’8 ottobre del ’41 si recarono in piazza a Cadelbosco a manifestare davanti al municipio, erano tutte mogli e madri di bambini. E desideravano, come tali, che i loro figli nascessero non solo con una madre ma anche con un padre, cosa che spesso non accadeva perché di quel centinaio di uomini che partivano non sempre tutti tornavano e quasi mai, se tornavano, erano ridotti perfettamente in salute. Chi tornava senza una mano, chi senza un braccio, e chi senza parole. Una volta le famiglie erano molto numerose e, anche se i fratelli più grandi spesso aiutavano le madri accudendo i più piccoli, per le donne crescere sei o sette figli da sole non era semplice. Dopo tanti anni vissuti nell’ombra degli uomini, perché per loro le donne erano lì solo

acconsentire a tutto, finalmente esse decisero di farsi sentire e di far capire che le donne valgono tanto quanto gli uomini. Il giorno dopo la manifestazione, i carabinieri andarono ad arrestare dieci di quelle mille donne per cercare di capire chi, tra loro, avesse preso l’iniziativa. Una di quelle dieci donne non poteva essere coinvolta nella manifestazione perché il giorno prima era dal dottore con il marito, il quale si doveva togliere un dente, ma ai carabinieri questo non interessava, perché il marito di quella donna era comunista e quindi fu arrestata anche lei. Le donne sapevano bene che, in quel periodo, c’era un momento per cantare, un momento per farsi sentire e un momento per tacere. E capirono che quello era il momento di tacere. Quindi, alla domanda dei carabinieri di dirgli chi era stata la persona che aveva organizzato tutta la manifestazione esse risposero solo una cosa “E stata la fame...” e nient’altro. Furono arrestate e rinchiuse nel carcere di San Tommaso. La figlia di una di quelle dieci donne, dopo due mesi di carcere, mandò una lettera alla

madre in cui la ringraziava per i tanti sacrifici che aveva fatto per farla studiare e per essersi opposta a tutti quelli che le dicevano di lasciar perdere e di aspettare il maschio per poi far studiare lui. Ma lei NO! Voleva dimostrare che tra uomo e donna non c’era nessuna differenza. Questo piccolo spettacolo durato circa un’oretta mi ha fatto capire più di quanto abbia mai capito nei miei tredici anni di vita,mi ha fatto aprire gli occhi sul mio passato,sul passato del mio paese! Ma,soprattutto,mi ha fatto capire che,se non ci fossero state quelle mille donne che hanno avuto il coraggio di farsi sentire,pur sapendo che rischiavano molto,io oggi come donna non sarei presa neanche minimamente in considerazione. Penso che il problema della civiltà d’oggi sia che miriamo troppo al futuro e pretendiamo di non voler conoscere il passato. E non vogliamo capire che, se non ci fosse stato un passato, per noi donne,non ci sarebbe oggi un presente e non ci sarebbe nemmeno un futuro domani! FINE! Veronica Lasagni 3a D

dicembre 2011 39 notiziario anpi



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