Notiziario luglio 2016 web

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notiziario

PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - codice ROC 25736 d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- CN/RE - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVII - N. 05-06 giu-lug 2016 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

2 giugno coi partigiani

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giugno-luglio 02-03-32l© la memoria della Repubblica 04 l© politica Dopo il congresso, intervista a Ermete Fiaccadori, a cura di g.b. 06 l© società ’Ndrangheta a Reggio, Claudio Ghiretti 08 l© società ANPI, non solo memoria, Valda Busani 17 l© cultura Violenza e legalita, 1945-1946, un convegno a Reggio, Giovanni Carbonara


Agenzia di Comunicazione e Marketing Via Teggi, 7 - Reggio Emilia Tel. 0522-934050

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Sommario 02 La memoria della Repubblica Politica 04 Scuola, formazione attualità. Intervista a Ermete Fiaccadori, a cura di G. Bertani Società 06 ’Ndrangheta a Reggio, perché è successo?, C. Ghiretti 08 Anpi, non solo memoria, V. Busani 09 Andando per quartieri: la Rosta e dintorni, G. Bertani 25 Aprile 09-13, 31 Segnali di pace 14 Migration compact 2.0, S. Morselli Estero 15 Sadiq Khan, sindaco di Londra, B. Bertolaso Cultura 17 Violenza e legalità, 1945-46, G. Carbonara 18 Leda Bacchi Palazzi, classi 5a A e B primaria Brescello - I Convitti scuola della Rinascita, a.z. 19 Don Nino Monari e la comunista Gina Borellini, a.z. - 13 racconti del Novecento di mezzo, G. Bertani 20 7 luglio 1960

Insieme alle autorità civili e al presidente dell’Anpi, alcuni partigiani tra cui, da sinistra: Alfredo Cerioli e Teobaldo Borciani

Memoria 21 I Bolondi e i Caprati, G. Davolio 23 Lutti 24 Anniversari 28 I Sostenitori 30 I 90 anni di Italina Diacci - Avio e Marina, partigiani: 70 di matrimonio 31 Opere donate all’ANPI, A. Zambonelli - L’Anpi e la “baracchina” di Piero Canovi Copertina: La sala gremita dell’Ariosto il 2 giugno scorso per la consegna della medaglia del 70° della Resistenza IV di copertina: Al centro la medaglia del 70° con particolare della cancellata d’ingresso alle Fosse Ardeatine. Foto Angelo Bariani notiziario

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Novantunenne e costretto all’uso della carrozzella, Silvano Consolini, mente lucidissima, è protagonista, anche con le sue poesie, delle attività di Villa Erica, la casa protetta di San Prospero Strinati di cui è ospite. Figlio di un operaio delle Reggiane, fu a sua volta, dal 1939, operaio nel grande stabilimento. Dopo il bombardamento del gennaio ‘44 fu trasferito, come tanti altri suoi compagni di lavoro, nelle sedi staccate in provincia di Varese, dove si collegò ai partigiani locali. Di nuovo alle Reggiane nel dopoguerra, visse da sindacalista la Lotta del 1950 - 1951. Dal 1964 al 1973 è stato segretario provinciale della Fiom.

Periodico del Comitato Provinciale Reggio Emilia ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA C.F. 80010450353 Via Farini, 1 – 42121 Reggio Emilia Tel. 0522 432991 – Fax 0522 401742 Ente Morale D.L. n. 224 del 5 aprile 1045 Reg. Tribunale di Reggio Emilia n.276 del 2/3/1970 Spedizione in abbonamento postale – codice ROC 25736 Proprietario e direttore: Presidente A.N.P.I. Condirettore: Antonio Zambonelli Redattore e impaginazione grafica: Glauco Bertani Sito web: www.anpireggioemilia.it Email: notiziario@anpireggioemilia.it

Collaboratori: Eletta Bertani, Angelo Bariani (fotografo), Massimo Becchi, Bruno Bertolaso, Gemma Bigi, Francesca Correggi, Anna Fava, Nicoletta Gemmi, Claudio Ghiretti, Saverio Morselli, Fabrizio Tavernelli Redazione Web e fb: Gemma Bigi, Anna Ferrari, Anna Parigi Chiuso in tipografia 15 giugno 2016 Tipografia: E. Lui editore, via XXV Aprile, 31 - 42046 Reggiolo PER SOSTENERE IL NOTIZIARIO: Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Banca: IBAN IT75F0200812834000100280840 Posta: IBAN IT50Z0760112800000003482109 c/c postale n. 3482109


LA MEMORIA DELLA REPUBBLICA 2 GIUGNO 2016: 380 PARTIGIANI REGGIANI PREMIATO CON L A MEDAGLIA DEL 70°

Il 2 giugno, 70° della Repubblica, nel Reggiano è stato soprattutto una grande festa per tanti partigiani, per i loro familiari e per i cittadini che in vari luoghi della provincia, a partire dal capoluogo, hanno partecipato alla consegna delle medaglie (380) del 70° della Liberazione, in alcuni comuni accompagnata alla consegna della Costituzione ai diciottenni. A Reggio città , dopo la commemorazione ufficiale (forse fin troppo) del 2 giugno in piazza Prampolini (9.3010.45) , la mattinata si è conclusa con un caloroso affollamento del Teatro Ariosto per la consegna di oltre 100 medaglie del 70° ai partigiani residenti nel capoluogo o a loro familiari.. Nelle operazioni di consegna della medaglia e relativo diploma ministeriale, nell’atrio del Teatro, hanno affiancato il Prefetto Ruberto, il Presidente della Provincia Manghi, il Sindaco Vecchi e il nostro Presidente Fiaccadori. Il tutto mescolato col caloroso ritrovarsi di tanti partigiani e partigiane, alcuni in carrozzella, in una situazione davvero emozionante

che ha fatto superare i disagi dell’attesa. Disagi del tutto cancellati dentro il Teatro, affollato in platea e nei palchi, dove lo speaker molto professionale della cerimonia ha dato lettura dei 108 nomi dei destinatari medaglie 70° (e degli 11, di cui 9 alla memoria, di ex IMI, per la medaglia d’onore), dopo le parole di saluto rivolte ai partigiani dalle autorità. “A noi spetta il compito – ha affermato il Sindaco Vecchi – di fare nostro l’insegnamento che ci viene dalla passione civile e dal coraggio che vi animarono”. “Voi appartenete a quella generazione – ha detto Manghi – che ha saputo compiere la scelta giusta e piena di rischi”. Ermete Fiaccadori ha sottolineato il carattere di massa della Resistenza reggiana: “Oltre 9000 furono i partigiani reggiani, e attorno a loro una popolazione solidale dalla pianura alla montagna”.

Al centro della foto il partigiano di Gualtieri Ubaldo Gialdini “Marco” circondato dai familiari, all’estrema sinitra il sindaco Renzo Bergamini

Bagnolo in Piano, 2 giugno 2016. Consegna medaglia del 70° della Resistenza e consegna della costituzione ai 18enni. Tra i presenti Rina Zardetto, dell’Associazoine reggiana per la Costituzione, il sindaco Paola Casali, Giovanni Rossini, vice presidente Anpi Reggio Emilia

Nella foto sopra Paris Bulgarelli e Valentino Gazzini con le nostre insegne sul palco dell’Ariosto. Qui a fianco Marta Lusuardi, classe 1927, diploma magistrale, partigiana della 77a SAP. Nel dopoguerra fu anche tra i redattori del settimanale del Pci reggiano“La Verità” poi, per decenni, a fianco di Loris Malaguzzi alla direzione delle scuole comunali d’infanzia negli uffici di Via dell’Abbadessa (Tutte le foto di A Bariani tranne Bagnolo e Gualtieri) giu-lug 2016

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l’anpi dopo

Scuola formaz > Intervista a Ermete Fiaccadori: “Prevediamo di organizzare, attualità quali: guerra e pace, le migrazioni, la fame; l’Europa, e neonazismi in Italia e in Europa; economia, crisi, sviluppo, tro tema sul quale intendiamo concentrare i nostri sforzi è quello diritti, le battaglie per la giustizia e la legalità, le lotte per la applicazione della Costituzione Repubblicana in tante parti ancora inattuata, le battaglie per una maggiore giustizia sociale e contro le povertà in Italia e nel mondo. Con la sua azione l’ANPI si è conquistata, meritatamente, una grande credibilità e considerazione, mentre assistiamo, purtroppo, ad una crisi della politica e ad una disaffezione verso i partiti. Il referendum costituzionale arroventa il clima politico. Sappiamo che l’Anpi reggiana (ma non solo) non è unanime sulla scelta referendaria. Come si sta muovendo e si muoverà l’Anpi per convincere gli indecisi? Come garantisce il pluralismo al suo interno? Sono quasi tre mesi che sei presidente dell’ANPI di Reggio. Forse è ancora presto per chiedertelo ma come hai trovato l’associazione? Qual è la sua forza e, se ci sono, le sue debolezze? L’ANPI che ho conosciuto in questi tre mesi è una organizzazione in salute. Ha 4.334 iscritti. Ha 56 sezioni territoriali di cui 11 nel comune di Reggio Emilia. E’ una associazione che negli ultimi 10 anni, dopo la decisione del congresso di Chianciano, che ha dato la possibilità di iscriversi anche a coloro che non sono stati partigiani combattenti, ha portato ad un ricambio generazionale dei suoi iscritti rinnovati per circa il 90 percento. Non esiste nessuna altra organizzazione che abbia fatto un tale rinnovamento in così poco tempo. All’interno della organizzazione non si sente una spaccatura tra la generazione di chi ha combattuto e gli altri iscritti. C’è un grande rispetto per coloro che hanno rischiato la vita nella lotta di liberazione e chi è venuto dopo. Ho visto l’importanza della collaborazione dei nuovi dirigenti e dei giovani nel preparare le iniziative, come le commemorazioni o gli incontri con i ragazzi delle scuole, nelle quali, giustamente, i protagonisti erano i partigiani che andavano a ricordare quei fatti ed il clima e le speranze che li animavano. Un altro dato che vorrei sottolineare è quello della presenza delle donne che sono oltre un terzo. La presenza territoriale manifesta dei punti di forza molto importanti in tutte le zone in cui è stata suddivisa, dal punto di vista organizzativo, nella conferenza di organizzazione dell’ottobre 2014. Ma ci sono anche realtà comunali in cui l’ANPI deve e può essere rilanciata e nelle quali anche il tesseramento potrà registrare dei risultati importanti. Vorrei anche sottolineare come siano in atto importanti protocolli di collaborazione con altre realtà associative quali l’ARCI, l’AUSER e lo SPI con le quali sono state concordate iniziative comuni e collaborazioni significative. L’ANPI in tutti questi anni si è conquistata il profilo di una organizzazione che ha legato i temi tradizionali della memoria alle tematiche di grande attualità quali la difesa delle libertà e dei 4

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Sul referendum costituzionale l’ANPI ha espresso un giudizio fortemente critico nel merito e ha aderito al comitato del NO perché la contemporanea modifica della legge elettorale squilibria fortemente gli assetti istituzionali intervenendo su temi delicati quali la democrazia e la rappresentatività.. Comprendo le ragioni di che sostiene la tesi dei tanti tentativi di riforma falliti, ma scelte come il pasticcio del nuovo Senato, la concentrazione dei poteri e la mancanza di adeguati contrappesi non possono caratterizzare la nuova costituzione. Conosco bene che questa scelta non ha trovato un consenso unanime dentro all’ANPI che è una associazione che ha fatto propri i principi di autonomia e di pluralismo; autonomia dai partiti e dai governi; pluralismo nelle ispirazioni culturali per cui è lecito avere opinioni diverse. E’ evidente che al voto ognuno sarà libero di votare secondo coscienza. Si tratta di un principio di libertà per il quale i partigiani si sono battuti e una opinione diversa per un tema, pur così importante, non potrà compromettere il rapporto con l’ANPI. La esigenza, al riguardo, è quella di avere comportamenti che non danneggino l’ANPI cercando di conciliare il dovere di rispettare le decisioni degli organismi dirigenti con la libertà di opinione. Non si tratta di evocare aspetti disciplinari perché il tema è politico nel senso di appartenenza,


politica

il congresso

ione attualitA’

a cura di Glauco Bertani

anche nei prossimi mesi iniziative e dibattiti su temi di grande la crisi eonomica, il rilancio del disegno europeo; neofascismi occupazione; la corruzione, le mafie e la lotta per la legaltà. L’aldel rapporto con la scuola in tutti i suoi ordini e gradi < di rispetto della nostra storia e della stima di cui gode l’ANPI. Credo che su questi temi, sui principi di autonomia e pluralismo, sarà utile fare una riflessione una volta conclusa la campagna referendaria. Quali sono i temi sui quali l’Anpi si muoverà nel prossimo futuro? Vorrei sottolineare l’importanza del tema della formazione dei gruppi dirigenti delle sezioni territoriali dell’ANPI che, come ho appena detto, sono stati largamente rinnovati anche nella recente fase congressuale. L’obiettivo che ci proponiamo è quello di mettere a disposizione dei comitati elementi di conoscenza comuni a partire dai quali agire con le iniziative e le attività che si intenderanno programmare. Gli elementi che intendiamo affrontare nelle diverse iniziative di formazione che stiamo organizzando toccano i temi della nascita e del significato del fascismo, della resistenza e della lotta di liberazione, della elaborazione della carta costituzionale e della nascita dello stato repubblicano. Inoltre tratteremo anche i temi delle regole interne dell’ANPI a partire dallo statuto e dal regolamento di organizzazione. Abbiamo programmato per fine giugno la prima iniziativa a livello provinciale intenzionati anche a sviluppare analoghe iniziative a livello di zona e di gruppi di sezioni. Siamo consapevoli che per crescere l’ANPI deve aiutare i gruppi dirigenti ad avere strumenti di organizzazione e di conoscenza idonei per potersi rapportare con i cittadini ed in primo luogo con le nuove generazioni. Prevediamo di organizzare, anche, nei prossimi mesi iniziative e dibattiti su temi di grande attualità quali: 1 - Guerra e pace, le migrazioni, la fame. 2 - L’Europa, la crisi economica, il rilancio del disegno europeo. 3 - Neofascismi e neonazismi in Italia e in Europa. 4 - Economia, crisi, sviluppo, occupazione. 5 - La corruzione, le mafie e la lotta per la legalità.

L’altro tema sul quale intendiamo concentrare i nostri sforzi è quello del rapporto con la scuola in tutti i suoi ordini e gradi. Importanti e qualificate iniziative sono già state realizzate in tante realtà della provincia. Sono in atto rapporti di collaborazione con tanti istituti scolastici, con le amministrazioni comunali, con Istoreco e con l’Istituto Cervi. E’ importante che i ragazzi conoscano la storia recente del nostro paese; i disastri che ha comportato il fascismo ed il significato ed i valori che hanno animato la resistenza e la lotta di liberazione. Abbiamo recentemente preso contatto con l’Ufficio Scolastico Regionale della nostra provincia per rilanciare le iniziative dell’ANPI verso gli studenti. I viaggi della memoria sono l’esperienza più significativa che ha coinvolto migliaia di ragazzi e che va continuata con i nuovi studenti per l’alto valore formativo che rappresentano. Negli organi dirigenti e nel suo “corpo” l’ANPI è in fase di ricambio generazionale. Perciò ti chiedo: che senso ha parlare oggi di antifascismo. Come si è antifascisti a oltre settant’anni dalla fine della guerra e dalla caduta di Mussolini? L’attualità dei valori e della storia dell’antifascismo è confermata da due situazioni molto evidenti. La prima riguarda il manifestarsi di iniziative di movimenti dichiaratamente neofascisti e neonazisti che dapprima sottovalutati ora mostrano il loro vero volto sostenendo posizioni di revisionismo e negazionismo al fine di favorire la sottovalutazione di fenomeni gravissimi e tragici generando diseducazione e disinformazione. Si tratta di posizioni che coinvolgono alcuni governi europei, come quelli di Ungheria e Croazia, e che sono presenti anche in partiti nazionali che sono “legittimati nel panorama politico italiano. La seconda concerne la mancanza di una precisa volontà politica di tutti gli organi dello stato, centrale e periferico, di realizzare quella vocazione antifascista a cui è ispirata l’intera costituzione e non solo la XII disposizione transitoria per il netto contrasto tra i principi e i valori che essa esprime ad ogni tipo di fascismo, di autoritarismo, di razzismo e di populismo. Questi due elementi ci dimostrano l’attualità ed importanza di una azione antifascista, in particolare verso le nuove generazioni, che l’ANPI si impegna a portare avanti a tutti i livelli

Nella pagina accanto: 2 giugno 2016. Ermete Fiaccadori sul palco dell’Ariosto (foto A. Bariani) e, sotto, il giovane sindaco di Reggiolo, Roberto Angeli, consegna la medaglia al partigiano Alfonso Merzi, che coi suoi 98 anni supera i 97 di Germano Nicolini. Nella stessa giornata, come in altri comuni della provincia, a Reggiolo è stata distribuita a ragazzi e famiglie una copia della Costituzione. Fino a pochi anni fa Merzi, assieme alla moglie Franca Lanzoni, ha curato con passione, l’attività dell’ANPI locale. Qui a fianco il partigiano Renato Vacondio con un giovane partecipante alla manifestazione di premiazione (foto A. Bariani) giu-lug 2016

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prima parte

’NDRANGHETA A REGGIO PERCHE’ E’ SUCCESSO? di Claudio Ghiretti

A Reggio Emilia si sta celebrando il processo alla ʼndrangheta

calabrese che ha messo le radici in tutta l’Emilia Romagna, ma il prefetto Raffaele Ruberto avverte: “non siamo fuori dal tunnel”. Sono trascorsi soltanto 5 mesi dall’inizio del 2016 e le interdittive antimafia firmate dal prefetto a carico delle imprese sospettate di vicinanza alla criminalità mafiosa “sono già 9 e altre 8 sono in istruttoria. La lotta contro la ʼndrangheta è tutt’altro che finita”. Dal 2010, anno in cui la Prefetto De Miro, per prima adottò la misura dell’interdittiva, cioè, un provvedimento amministrativo che prescinde dalla responsabilità penale, ma che sulla base d’investigazioni può impedire all’impresa interdetta di partecipare ad appalti pubblici, le interdittive antimafia sono state ben 96. Un numero che ci dà la dimensione dell’enorme diffusione dell’N’drangheta nel sistema economico e imprenditoriale reggiano. Ora che tutta la comunità reggiana ne ha consapevolezza, la guerra contro la ʼndrangheta dovrà essere totale e potrà essere vinta ad una sola condizione: che le forze dell’ordine e la magistratura possano contare sull’alleanza con i cittadini, il loro coraggio e il loro orgoglio di persone per bene. Come sempre, in queste circostanze, le polemiche politiche strumentali hanno sollevato un tale polverone mediatico da oscurare fatti che aiutano a capire quel che è successo e perchè. Per comprendere il senso di questa inquietante vicenda non importa sapere, con precisione, chi siano i mafiosi. Saranno i giudici a stabilirlo e a condannare chi ha commesso atti criminali e ad assolvere gli innocenti. Noi proveremo a comporre un puzzle molto complesso e ben lontano dal poter essere completato. Proveremo, quindi a scavare sotto la polvere per portare alla luce alcune tessere che rappresentano i fatti realmente accaduti, in modo che ciascun lettore possa valutare e farsi una propria opinione. Oggi presentiamo le prime tre tessere. Altre ne seguiranno. TESSERA N°1: ANNI 70 E 80: ARRIVANO I CUTRESI Negli anni ’70 comincia l’immigrazione a Reggio dal Sud poverissimo dell’Italia. La maggior parte arriva dalla Calabria in

L’aula del processo; nell’altra pagina la delegazione dell’ANPI e del Cervi (foto L. Cattini e A. Parigi) 6

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cerca di fortuna. Tanta gente viene da Cutro, una cittadina in provincia di Crotone. Sono prevalentemente muratori e manovali. A Reggio c’è tanto da fare e per gente disposta a lavorare per poche lire senza discutere ce n’è in abbondanza. Decine di imprese edili li accolgono a braccia aperte. I legami famigliari, richiamano sempre più persone e i cutresi diventano, con gli anni, migliaia. I primi a farne le spese sono i muratori e i manovali reggiani che vengono sostituiti con i nuovi arrivati. Chi è preposto al controllo non se ne preoccupa. Gli economisti direbbero: ”è la legge del mercato”. Chi non utilizza i cutresi, subisce una concorrenza molto forte. Molte imprese reggiane, dunque, non si fanno scrupoli di sfruttare questi lavoratori. Del resto anche i clienti sono felici di pagare poco le case e anche i Comuni possono risparmiare quando appaltano lavori di manutenzione e strade. Dopo qualche anno, tutto il settore delle costruzioni, comprese importanti cooperative si avvarrà di manodopera cutrese. Nel frattempo, i muratori cutresi più intraprendenti capiscono che possono creare aziende loro e offrire non solo la manodopera, ma anche prodotti finiti in proprio o per conto delle grandi imprese. TESSERA N° 2: I CUTRESI REGGIANI: LE PRIME VITTIME DELLA ʼNDRANGHETA La provincia di Reggio Emilia, non solo la città, è cresciuta a ritmi sostenuti per tutti gli anni ’70 e 80 del secolo scorso. Come abbiamo visto, l’industria e l’economia, in genere, richiamavano manodopera da ogni parte. Purtroppo, però nella seconda metà degli anni ’70, in provincia di Reggio arrivano anche soggetti ʼndranghetisti in soggiorno obbligato. In poco tempo capiscono che il terreno è molto fertile. C’è lavoro, ci sono tantissimi compaesani da intimorire e piegarli ai loro voleri. Insomma cominciano ad organizzarsi, facendo leva sulla disponibilità di denaro facile, sulla loro capacità estorsiva, sulla loro capacità di creare o di appropriarsi aziende, pulite, ma di fatto finalizzate ad attività illecite e criminose. Di questa gente hanno paura tutti, compresi i reggiani. Come testimonia Danilo Pignedoli, già sindaco di Rubiera dal


società 1976 al 1987, cominciarono, in quegli anni, a manifestarsi comportamenti arroganti e di prevaricazione da parte di soggetti meridionali, che volevano dare ad intendere di essere in grado di spadroneggiare in paese. Ma nessuno denunciava, tutti avevano paura. Ma la svolta, avviene, con ogni probabilità con l’arrivo a Quattro Castella di Antonio Dragone. Un capo bastone che crea una “locale”, cioè un’organizzazione ʼndranghetista, che opera nel reggiano, nel modenese e nel piacentino. Sarà ucciso nel 2004. Nello stesso anno viene assassinato anche Totò Dragone, il boss. Entra in scena Nicolino Grande Aracri capo vincente dell’n’drina avversaria TESSERA N° 3: 1992 LA FAIDA DRAGONE VASAPOLLO E LA SCIA DI SANGUE A REGGIO EMILIA La ʼndrangheta non si limita soltanto a fare del bullismo mafioso. Scoppia la faida fra i Dragone e i Vasapollo e cominciano a cadere i morti ammazzati, anche nella provincia di Reggio Emilia. Nel 1992 a Pieve Modolena viene assassinato Nicola Vasapollo. Un mese dopo a Brescello, un commando di sicari travestiti da Carabinieri, fredda Giuseppe Ruggiero. Viene accusato Angelo Salvatore Cortese, ma nel 2008 verrà assolto. Poi diviene il primo pentito ʼndrangheta e confessa ben dieci omicidi fra i quali quelli di Vasapollo e Ruggiero per i quali era stato assolto. Poi tutto sembra regolato, ma non è così. Il 9 dicembre del 1998 in una stazione di servizio della Shell sulla via Emilia viene ucciso Giuseppe Gesualdo Abramo, 26 anni, ritenuto un emergente nel panorama della criminalità locale. Solo pochi giorni dopo, il 12 dicembre del 1998, viene compiuto un attentato dinamitardo al Pendolino, un bar frequentato da emigrati cutresi a Reggio Emilia. Restano ferite quattordici persone. Il 16 aprile dell’anno successivo, nella sua auto in sosta, i killer uccidono il nomade Oscar Truzzi. Appena un mese dopo, a maggio, Antonio Valerio, 32 anni, altro cutrese emigrato in Emilia, resta gravemente ferito in un agguato. Ma la guerra di ʼndrangheta non si combatte solo a Reggio. Si combatte anche a Cutro e la posta in palio è il comando della ʼndrina di Cutro. Sembra tramontare il dominio dei Dragone, mentre avanza quello di Nicolino Grande Aracri. Concludiamo questa prima parte con una domanda. E’ proprio vero che la ʼndrangheta in provincia di Reggio si è radicata sotto traccia? Sembrerebbe proprio di no.

L’ANPI DI REGGIOLO SOSTIENE HOPE FOR CHILDREN L’ANPI di Reggiolo nel mese di marzo ha deciso di dare un

suo contributo alle missioni umanitarie che sono in campo in Europa per dare conforto alle popolazioni che stanno scappando dalla guerra. In particolare ha rivolto il suo sforzo verso una associazione onlus che si chiama Speranza-Hope for Children, fondata ad Arco nell’aprile 2014, è una onlus nata da una necessità intima di fare insieme che si è trasformata in un proposito di sostegno etico e materiale. L’associazione, infine, ha colpito l’interesse dell’ANPI per l’aiuto concreto che questa porta ai bambini. Di seguito riportiamo integralmente il comunicato che l’associazione stessa ha riportato per mano del suo presidente Gaetano Turrini sulla pagina ufficiale facebook dell’Associazione: «Grande notizia per il progetto Road2Calais! L’ANPI di Reggiolo con il loro presidente Ivan Zanoni hanno deciso di sostenere Speranza-Hope for Children e participare alla nostra missione donando tutta la somma necessaria per la missione. Ringraziamo di cuore 1’Associazione Nazionale

Partigiani d’Italia di Reggiolo per questa generosa donazione grazie alla quale, insieme a tutte le altre donazioni che ci avete inviato, potremo dare sostegno e un po’ di conforto a delle persone che stanno vivendo un momento drammatico. Questo gesto di generosità dell’ ANPI è un importante segnale che ancora una volta testimonia e simboleggia un fondamentale valore dell’antifascismo: la solidarietà. I valori della solidarietà e dell’accoglienza sono delle armi potentissime. A chi costruisce muri noi rispondiamo aprendo le braccia verso i nostri fratelli migranti. Grazie ancora all’ ANPI di Reggiolo per aver condiviso le nostre scelte. I volontari si sono ritrovati a Suzzara il 9 di Marzo per caricare tutto il materiale umanitario sul furgone diretto verso Calais in Francia. Dopo un lungo viaggio il carico è arrivato il giorno successivo presso la Wear House, la strutturai magazzino creata dai volontari per aiutare i rifugiati con vestiario e cibo». giu-lug 2016

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ANPI, Non solo memoria

Due recenti iniziative dell’Anpi di Scandiano sulle “nuove resistenze”: il 10 marzo e il 7 aprile scorsi di Valda Busani

La serata a sostegno del popolo curdo

L

avorare sulla memoria della Resistenza è una delle ragioni di vita della nostra associazione. Anche a Scandiano lo facciamo, giorno dopo giorno, nella cura dei cippi, nella raccolta delle testimonianze preziose degli ultimi/e protagonisti/e della lotta partigiana, nelle iniziative a ricordo degli episodi salienti della Liberazione, fino alla “Pedalata Resistente” del 25 aprile che vede una grande partecipazione di cittadini e famiglie. Ma siamo consapevoli che far vivere i valori più profondi per cui si sono battuti le donne e gli uomini della Resistenza, significa occuparsi anche delle tante “resistenze” di oggi e di temi fondamentali come il rispetto dei diritti umani per tutte e tutti. Così, quest’anno, il nostro “percorso verso il 25 aprile” ha compreso due iniziative specifiche. Il 10 marzo quasi un centinaio di persone di generazioni diverse, dai 20 agli 80 anni, hanno partecipato a una serata di conoscenza e solidarietà con la resistenza del popolo curdo. Il bellissimo filmato “YPJ. Un giorno in Siria tra le donne curde combattenti” ci ha consentito di conoscere l’esperienza straordinaria delle donne che lottano contro l’Isis e per la costruzione di un’esperienza di democrazia dal basso unica in quella regione: il contratto sociale del Rojava, in cui l’uguaglianza di genere è un elemento costitutivo. Grazie alle testimonianze di Talib, Ayse e altri compagni e compagne curdi/e che dall’Italia seguono con dolorosa partecipazione le lotte del loro popolo, diviso tra Turchia, Iraq, Iran e Siria, e al racconto di Thomas Pepe, un giovane reggiano rientrato da un’esperienza di volontariato in un campo profughi al confine turco-siriano, abbiamo potuto condividere la lotta di quel popolo che resiste da decenni a repressioni feroci della sua stessa identità. I mille euro ricavati dalla serata sono stati versati alla Mezzaluna Rossa Curda per i campi profughi e gli ospedali in zona di guerra. Il 7 aprile, in collaborazione con i sindacati pensionati CGIL e CISL locali e con il patrocinio del Comune di Scandiano, la seconda serata su “Profughi in fuga dalle guerre, muri e fili spinati. Quale Europa? Quale accoglienza?”. Protagonisti alcuni giovani “richiedenti asilo” pakistani, accolti a Scandiano dall’Associazione reggiana Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, rappre8

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La serata a sostegno dei profughi provenienti da zone di guerra

sentata all’incontro da Federica Zambelli, e una giovane donna siriana, profuga con il marito e tre figli. Dalla viva voce, a volte rotta dall’emozione, di Zaman, Atif e Mariam, abbiamo ascoltato le terribili storie di chi è dovuto fuggire dal proprio Paese dilaniato da guerra e terrorismo, lasciando tutto per cercare un futuro di sopravvivenza altrove. Alcuni di loro avevano trovato da qualche anno casa e lavoro in Libia, ma lo scoppio della guerra civile in quel Paese li ha costretti a una nuova fuga. Sono arrivati a Lampedusa sui gommoni, rischiando la vita in mare, insieme a tanti loro compagni e compagne che non ce l’hanno fatta. Ci hanno raccontato cosa significhi arrivare in un luogo di cui non si conosce la lingua, né la cultura o i modi di vivere, rimanere in un “limbo” per molti mesi, in attesa del riconoscimento del diritto di asilo che apra finalmente la strada alla possibilità di progettare e costruire il proprio futuro. Ci hanno parlato del desiderio di inserirsi nelle nostre comunità, di partecipare ad attività socialmente utili per poter dare il proprio contributo, per costruire relazioni di conoscenza e di “buon vicinato”, perchè solo la conoscenza reciproca consente di superare diffidenze, pregiudizi e paure. Alcuni di loro, ad esempio, partecipano da un anno a un progetto di cura di un parco scandianese, insieme ad un’associazione locale. E hanno voluto portare il loro contributo anche alla cena di solidarietà cucinando un piccolo assaggio della loro cucina tradizionale, che è stato offerto agli oltre 80 partecipanti. Il ricavato della serata, 750 €, è stato versato al GVC di Bologna che gestisce campi profughi in Siria e in Libano: il loro prezioso e difficile lavoro ci è stato testimoniato nel documentario “Syrian Edge” e nelle parole di Monica Mazzotti, cooperante. In tempi di muri e di filo spinato, di chiusura di confini e di tanti cuori e menti, di polemiche strumentali di chi è sempre pronto a usare i profughi e i migranti come “arma di distrazione di massa” e di speculazione politica, questa ci sembra la strada giusta: incontrarsi, conoscersi, parlarsi. Costruire solidarietà, riconoscersi come persone, oltre le differenze. E insieme lavorare per un’Europa capace di dare concretezza ai valori per i quali le donne e gli uomini della Resistenza hanno dato la vita.


società

Andando per quartieri: la Rosta e dintorni di Glauco Bertani

Gianni Prati

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otto una pioggerella fastidiosa, di una mattina di metà maggio, passeggio davanti al Centro sociale di Rosta Nuova e aspettando Gianni Prati, il presidente, mi guardo in giro: in direzione del cinema Rosebud c’è il monumento dedicato all’antifascismo, dello scultore Vasco Montecchi, sotto uno dei due gazebi c’è un banchetto di ortofrutta con alcuni clienti. E mentre continuo la panoramica dal vialetto, che arriva dritto al bar del Centro sociale, sbucano due poliziotti. «Guarda che combinazione», penso. Ero lì proprio per una chiacchierata con Gianni Prati, profondo conoscitore di questo territorio, per iniziare il nostro viaggio nelle realtà che una volta appartenevano alle Circoscrizioni - e prima ancora ai Quartieri – scomparse dall’agenda politica con le elezioni amministrative del 2014. Un decentramento politico/amministrativo che col tempo forse aveva perso la sua motivazione e forza originaria. «A Modena, però - mi dirà Prati – hanno conservato la struttura amministrativa delle Circoscrizioni. Oggi qui da noi manca un interlocutore tra il cittadino e l’Amministrazione, che sta comunque lavorando alla figura dell’architetto di quartiere…». Questo sarà l’argomento che affronteremo in un’altra puntata. L’obiettivo della conversazione di oggi con il presidente è puntato su una ricoLe sagome di Uma Thurman e Clint Eastwood, realizzate dall’Ist. Chierici di Reggio Emilia, danneggiate da sconosciuti

gnizione sociologica della zona. E l’apparizione dei poliziotti mi offre un assist insperato. Alcune settimane prima l’area compresa fra il Centro sociale, il Rosebud e il supermercato Sigma era stata oggetto di atti vandalici. I poliziotti sono venuti qui per un sopralluogo, penso. «Ci sono problemi?». «C’è un gruppo di ragazzi che si trova qui dietro il Centro sociale lo stesso gruppo che si ritrova alla Canalina e disturba. Noi continuiamo i controlli» mi risponde il poliziotto con in mano un blocco d’appunti in cui ha raccolto alcune “lamentele”. «Allora Prati, che mi dici di questo gruppo di ragazzi…» gli domando una volta seduti nella distesa del bar. «Ma sì, è un gruppo di ragazzi di 15/16 anni e anche meno che si ritrova qui a tutte le ore mattino pomeriggio e sera». «Ma non vanno a casa?» «No e non si capisce il perché. Sono ragazzi che vengono anche da Fogliano e da altrove, un gruppo chiuso che commette qui al bar piccoli atti di vandalismo come danneggiare i tavolini della distesa. O le sagome di personaggi del cinema collocate davanti all’ingresso del Rosebud, che, devo dire, hanno “resistito” a lungo». «Oltre questi episodi, il quartiere com’è passato attraverso i decenni…».

«Il nucleo del quartiere popolare/operaio di Rosta Nuova nasce intorno a via Wybicki nei primi anni Sessanta e poi si sviluppa in via Mutilati del Lavoro, via Martiri del 1831 ecc., mentre la zona via Vittorangeli ha un’estrazione sociale diversa. Quello che si può dire, però, è che il quartiere ha mantenuto una struttura sociale tale da evitare ghettizzazioni. Le famiglie di origine extracomunitaria distribuite in appartamenti anche di proprietà Acer, si sono inserite diciamo “normalmente” nel tessuto sociale». «Tutto bene, quindi?». «Qui tutto sommato sì.. Una realtà diversa è rappresentata, anche se appartiene territorialmente al Centro storico, da via Balletti una zona di profondo degrado e qui sì c’è una ghettizzazione che ricorda altri luoghi della città». «In questi ultimi anni sono arrivate in Italia, e anche a Reggio, persone provenienti da zone segnate dalla guerra. Il Circolo ad esempio fa qualcosa per loro?». «Collaboriamo con la coop L’Ovile impegnando due ragazzi alla pulizia del parco due volta la settimana, sono iscritti al circolo e assicurati contro possibili infortuni come tutti gli altri soci. Inoltre il circolo collabora con la cooperativa Anemos i cui ragazzi disabili aiutano nel funzionamento del Centro sociale». giu-lug 2016

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25° aprile

Il sogno della libertà

Per le celebrazioni del 25 aprile nella nostra provincia pubblichiamo il discorso di Giancarlo Ruggieri tenuto San Martino in Rio il giorno della Liberazione

25 aprile 2016, San Martino in Rio un momento della celebrazione. A fianco particolare del monumento di Brioschi a Reggio (foto A. Bariani )

Desidero

innanzitutto ringraziare la Civica amministrazione di San Martino in Rio e il Sindaco per la consueta elevata sensibilità dimostrata nei confronti dell’ANPI e della memoria della quale essa è fedele e gelosa custode. Ringrazio altresì il Presidente della locale Sezione ANPI per avermi fatto il grande onore di invitarmi qui per questa festa. Sì, oggi è un giorno di festa, perché celebriamo la conquista di uno dei più grandi valori dell’uomo: la Libertà. Infatti, la data del 25 aprile segna ad un tempo la liberazione del territorio italiano dalla feroce occupazione tedesca e la definitiva liquidazione del regime fascista, che tanto danno e tanti lutti aveva arrecato al Paese, finanche trascinandolo in un’assurda ed iniqua impresa bellica. E tuttavia, non dobbiamo dimenticare con quali e quanti sacrifici a ciò si pervenne, come giustamente ci ricorda la pertinente epigrafe enunciata nel manifesto di questa celebrazione. Da qualche tempo, da troppo tempo, alcune voci impropriamente irenistiche invitano a riscrivere la storia, conciliando le contrapposte versioni, in nome di una male intesa pacificazione nazionale. No ! La storia non si riscrive! In quei “terribili giorni” vi furono coloro che scelsero di appoggiare servilmente le truppe di occupazione tedesche, rendendosi complici di efferati massacri e di stragi crudelmente operate anche nei confronto della inerme popolazione civile, e coloro che invece le combatterono per liberare l’Italia. Tutto qui! Il territorio della provincia di Reggio Emilia, dai monti e dalle colline al piano, è costellato di cippi e di luoghi della memoria, ove tanto sangue è stato sparso e dove tanti combattenti per la libertà hanno immolato le loro giovani vite nel corso della vittoriosa guerra di Liberazione. Ebbene, è proprio in quei luoghi, ove si consumò l’estremo sacrificio, che sono state poste le basi per un nuovo modello di società, che i Padri fondatori della Repubblica Italiana vollero poi in concreto attuare. Infatti, dalla conseguita Liberazione scaturirono altre due importanti conquiste : la forma repubblicana di governo e la forma democratica dello stato. In tal modo vennero finalmente realizzati gli ideali risorgimentali di Mazzini e di Garibaldi, la Repubblica e la Democrazia, che con l’unificazione non era stato possibile conseguire per l’immaturità dei tempi. Così ben può affermarsi che la Resistenza ha portato a compimento il Risorgimento, costituendone il completo coronamento. Il Popolo, chiamato alle urne, decise che l’Italia rinascesse in forma di Repubblica, cosicché gli Italiani da sudditi che erano assursero al rango di cittadini di uno Stato che fosse cosa di tutti e non già 10

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di uno solo o di pochi. E poi, le menti più illuminate del Paese, persone votate unicamente al pubblico interesse, seppero, con spirito unitario e senza prevaricanti sopraffazioni, conciliare le diverse dottrine politiche e sociali del tempo in una mirabile sintesi, costruendo il modello di una società giusta ed equilibrata, anche nella ripartizione dei poteri. Una società ispirata agli inalienabili valori di libertà, di uguaglianza, di democrazia, di pace, di giustizia e di solidarietà sociale. Una democrazia non limitata al mero esercizio del diritto di voto e nella conta dei voti, ma nella quale tutti i cittadini possano concorrere, sia singolarmente, sia attraverso gli Enti locali e le formazioni sociale, all’organizzazione politica, economica e sociale dello Stato. Una sovranità popolare non di mera investitura, ma di effettiva e concreta partecipazione, dialogica e decentrata, perennemente raccordata ai governanti ed agli amministratori, di volta in volta indicati e prescelti dai cittadini. Una Repubblica incentrata sul lavoro, inteso quale dimensione essenziale della dignità della persona e non già quale mero costo d’impresa. Uno Stato che consideri i diritti delle persone alla salute, all’ambiente ed alla sicurezza sociale in modo prevalente sulle ottuse, rigide e spesso insane regole del mercato. Una società, infine, che abbia quale regole cogenti il rigore morale e la legalità, alla quale rettamente ci richiama l’odierno manifesto, in qualunque dimensione dell’agire umano ed a qualunque livello i cittadini siano chiamati ad operare. Questo fu il sogno dei combattenti per la Libertà, questo il progetto di Stato, consacrato nella carta fondamentale della rinnovata Nazione. I valori e gli ideali di tale sogno e di tale progetto costituiscono la preziosa eredità, che noi abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri figli. Onore ai Caduti per la Libertà! (g.r.) 25 aprile 1945, partigiani e partigiane a Reggio Emilia


IL 71° DELLA LIBERAZIONE

il presidente del Senato Pietro Grasso A REGGIO EMILIA E A CASA CERVI Tante le iniziative organanizzate dai comuni insieme all’ANPI per celebrare il 71° della Liberazione. Abbiamo aperto con l’intervento di Giancarlo Ruggieri che introduce storicamente il significato del 25 aprile e proseguiamo con la manifestazione a Reggio Emilia, quella di Casa Cervi, Castenuovo ne’ Monti, Poviglio e chiudiamo con il concerto di Correggio (a pag. 29). Sul palco di Pazza Martiri del 7 luglio si sono succeduti: Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia Giammaria Manghi, Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Ermete Fiaccadori, Presidente ANPI, e uno studente che ha partecipato al Viaggio della Memoria 2016 (vedi foto a finaco) e Sen. Pietro Grasso, Presidente del Senato della Repubblica.

Il servizio fotografico in questa pagina è di A. Bariani giu-lug 2016

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25 Aprile

CASA CERVI

Pietro Grasso, Presidente del Senato della Repubblica, a Casa Cervi per il 71° anniversario della Liberazione. Qui di seguito alcuni passaggi del suo intervento: «La durezza del lavoro, la fatica dello studio, valori che purtroppo in questi tempi vacillano ma, come dico spesso ai ragazzi che mi capita d’incontrare, non esiste risultato senza sforzo ed anche in questo la famiglia Cervi ci è di esempio … La seconda parola è responsabilità: Alcide Cervi nel ricordare le convinzioni che animano l’azione dei suoi ragazzi, dei suoi figli diceva: “hanno sempre saputo che c’era da morire per quello che facevano e l’hanno a continuato a fare come il sole fa l’arco suo e non si ferma davanti alla notte”». «Nel cuore dell’Europa stiamo vedendo tornare rigurgiti di nazionalismo e recinti di filo spinato, proprio tutto ciò contro cui hanno combattuto i nostri partigiani, che erano pronti al sacrificio della loro vita per la libertà, oggi sarebbero dalla parte dei profughi e non approverebbero le barriere e i muri … Andarono a combattere per liberare il Paese dal nazifascismo e riscattare la nostra dignità. Grazie. Buon 25aprile a tutti noi». ROSI ROMELLI, la più giovane partigiana italiana. Visse gli anni più difficili della nostra storia nazionale che vennero dopo l’8 settembre 1943.«Guardavo il cielo, e pensavo come andrà a finire? Quando finirà? Cosa faremo dopo? Perché mi avevano detto che saremmo stati liberi...».

Sopra, a sinistra, Piero Grasso, Rosi Romelli

Il concerto dei Punkreas

Teresa Vergalli Cittadina onoraria di Bibbiano «Il 16 aprile u.s. è stata conferita la cittadinanza onoraria, nel Teatro Metropolis di Bibbiano, a Teresa Vergalli, “staffetta partigiana, insegnante e scrittrice”, nell’ambito del Convegno “Lotte di libertà fra antiche e nuove resistenze”. E’ significativo che Teresa (ben nota a molti dei nostri lettori), giovanissima partigiana nella natia Bibbiano, ma da decenni residente a Roma, sia stata onorata nel contesto di una iniziativa che vede anche l’ANPI impegnata. Al Convegno di Bibbiano hanno partecipato, con loro importanti contributi, il dott. Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto della Repubblica a Reggio Calabria, Antonio Nicasio, studioso del fenomeno mafioso ed Elìa Minari, un tempo frequentatore della nostra sede per le riunioni del gruppo studentesco “La Locomotiva”, e da qualche anno coordinatore dell’Associazione antimafia “Cortocircuito”.

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Da sinistra: Antonio Nicasio, Teresa Vergalli, Andrea Carletti (Sindaco di Bibbiano), Nicola Gratteri, Elìa Minari


Il 25 aprile a Castelnovo ne’ Monti H

a avuto un taglio completamente diverso dagli scorsi anni la celebrazione del 25 aprile a Castelnovo ne’ Monti. La celebrazione ha avuto una caratteristica europea con la partecipazione delle città di Voreppe (Francia) e di Illingen (Germania), gemellate con il Comune di Castelnovo ne’ Monti, mentre l’orazione ufficiale è stata tenuta dal sindaco di Kahla (Germania). Emblematico questo ultimo passaggio perché proprio a Kahla hanno trovato la deportazione (e la morte) diversi cittadini della montagna reggiana e di Castelnovo ne’ Monti in particolare. Organizzata in modo egregio, la celebrazione ha visto il classico corteo toccare i punti della memoria di Castelnovo ne’ Monti: - Il teatro, dove avvenne nel 1944 la cattura dei cittadini poi inviati a Fossoli e poi a Kahla; - il monumento in ricordo dei caduti di tutte le guerre; - il monumento alla donna partigiana; - il monumento al deportato; - la pietra d’inciampo in memoria del deportato a Kahla, Toschi. Nella piazza principale del paese, gli studenti delle superiori hanno letto alcune riflessioni sul recente viaggio della memoria. La cerimonia si è conclusa con la consegna delle costituzioni da parte dei partigiani ai neo diciottenni. Wassili Orlandi

Partigiani della montagna; sotto il sindaco di Voreppe

Il 25 aprile a Poviglio

In occasione delle celebrazioni del 71° della Liberazione a Poviglio, nella Sala “Rosina Mazzieri” si è tenuta la presentazione del libro “Partigiani a Tavola. Storie di cibo resistente e ricette di libertà” di Lorena Carrara ed Elisabetta Salvini (Fausto Repetti Editore). A dialogare con Elisabetta, Anna Fava per l’ANPI locale. Cibo e Resistenza, uguaglianza, pane e solidarietà (la parola “compagno” significa proprio “dividere il pane”), accoglienza, sono state le parole che hanno fatto da filo conduttore: dai “cappelletti bastonati” del 1° maggio, alle lasagne, sognate e gustate da Teresa Noce dopo la liberazione dal campo di prigionia passando inevitabilmente dalla Pastasciutta del 25 luglio 1943 in piazza a Campegine offerta dalla famiglia Cervi per festeggiare la caduta del fascismo. Il tutto accompagnato dalla bella e, a tratti, emozionante musica della “Compagnia del vino”. Le celebrazioni sono poi proseguite nella mattina del 25 con la rappresentazione nella piazza del paese “LiberAzione” :

attori protagonisti gli alunni dell’Istituto Comprensivo coordinati dalle insegnanti Elisabetta Careri per la Primaria e Nicoletta Gatti per la Secondaria di 1°, e con il discorso del Sindaco Manghi. Nel pomeriggio si è poi svolta la pedalata sui Cippi dei caduti nel territorio comunale. L’ANPI locale desidera ringraziare la Cittadinanza, sempre numerosa alle celebrazioni, la Preside e le insegnanti delle scuole locali, il Co.Ge, le associazioni di volontariato del territorio e l’Amministrazione Comunale per l’impegno e la sensibilità che ogni anno regalano al 25 Aprile. Anna Fava

Sopra a sinistra la pedalata della Liberazione; a finaco, sala civica: un momento della presentazione del libro Partigiani a tavola (Foto di Andrea Amadasi) giu-lug 2016

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segnali di pace

Migration compact 2.0 di Saverio Morselli

Se scritte o pronunciate in lingua inglese, certe parole assumo-

no un significato più importante, più autorevole. Non sfugge a questa regola l’ultimo progetto del governo italiano in tema di gestione dell’immigrazione, denominato Migration Compact 2.0. E’ bene precisare che più che di accoglienza dell’immigrazione si tratta di prevenzione della stessa, sulla base dell’assunto di quel ’“aiutiamoli a casa loro” tanto caro a certe forze politiche e sulla base dell’esigenza di frenare i flussi migratori. Un piano da 500 milioni di euro, così suddiviso: 140 milioni da destinare alla crescita di alcuni “centri” (meglio, campi profughi) nei Paesi africani (si fa riferimento al Niger e al Sudan) ai quali saranno affidati progetti di formazione e sviluppo; ottanta milioni per un programma di rimpatri volontari assistiti e ottanta per i rimpatri di migranti illegali; 120 milioni per il controllo alle frontiere, per la sicurezza e per i sistemi tecnologici di verifica dei documenti e dei dati biometrici. Infine, ottanta milioni per creare i cosiddetti “hot spot” galleggianti, che consentirebbero di identificare i migranti direttamente a bordo delle navi. La proposta italiana è già stata presentata in sede UE e sarà discussa entro giugno. A detta dei ben informati, pare che abbia avuto una buona accoglienza. Cosa, quest’ultima, che non stupisce, considerando le difficoltà dell’Unione Europea nell’attuazione della ricollocazione dei profughi prevista dal Piano Juncker. L’idea di affrontare il fenomeno migratorio coinvolgendo direttamente alcuni Paesi del continente africano non è di per sé sbagliata. Tuttavia, sembra non considerare adeguatamente il rischio di finanziare governi autoritari se non vere e proprie dittature, o Paesi che addirittura sono all’origine dei flussi di rifugiati. Risulta arduo pensare che Stati che non sono in grado di garantire protezione umanitaria ai propri cittadini riescano a farlo nei confronti di chi fugge da guerre e violenza. Perché di questo, soprattutto, si tratta: ovvero di persone che cercano salvezza, in qualsiasi modo, dalla disperazione e dalla devastazione che li circonda nei paesi di origine e che appare irragionevole pensare di collocare in enormi campi profughi in attesa di una composizione dei conflitti che, semmai realizzata, potrebbe richiedere anni e anni. A riguardo, appare condivisibile l’osservazione secondo cui l’errore che sta alla base del Migration Compact sta “nel ritenere che la maggior parte dei migranti arrivi in Europa per motivi economici, mentre alla radice di questa tragedia umanitaria ci sono persone che fuggono per salvare la propria vita” (Don Mussie Zarai, sacerdote eritreo candidato al Nobel per la pace 2015, foto sopra). In sostanza, viene richiesto - in cambio di aiuti a progetti - di fermare i migranti da qualche parte del continente africano. Nel testo della proposta italiana non c’è una riga dedicata ai diritti umani, come se qualsiasi strumento che si usa per fermare la gente sia lecito. Si arriva perfino ad ipotizzare che la valutazione delle domande di richiesta d’asilo venga fatta in loco o che in loco ci si faccia carico dei dinieghi d’asilo e delle espulsioni dall’Europa (proviamo ad immaginare cosa potrebbe essere di un profugo che rientra dal Paese da dove è scappato). Insomma, il sillogismo “soldi in cambio di collaborazione”, sul modello dell’accordo con la Turchia del marzo scorso, rischia davvero di configurarsi come soluzione tampone destinata a presto a saltare se la diplomazia internazionale e il negoziato - oltre, naturalmente, a rigide regole rispetto al commercio di armamenti - non riusciranno ad intervenire nelle zone di conflitto ponendo le basi per pacificare i luoghi da cui scappano i profughi. Per il resto, il Migration Compact fa riferimento a termini come controllo dei confini, sicurezza, gestione dei flus14

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si, rimpatri. Parole come diritti umani, protezione dei rifugiati sono pressoché assenti. Né si fa riferimento a crisi umanitarie che scatenano le fughe, non si parla delle reti criminali che incentivano i flussi e da essi guadagnano cifre da capogiro, non si parla di accesso al sapere, non si parla di democrazia, non si parla di risorse che continuiamo a depredare e ancor peggio a comprare dai signori della guerra. Ed allora appare davvero fondato il timore espresso dalla ONG Amref quando ipotizza che si tratti di “un accordo fondato su condizioni definite unilateralmente dall’Europa. Una sorta di scambio tra l’Europa che mette sul piatto investimenti, accesso ai mercati di capitali e schemi di reinsediamento, e i paesi africani cui è chiesto di limitare i flussi e stringere accordi con paesi terzi per deviare le ondate migratorie”. Com’è tristemente noto, il fenomeno migranti ha assunto dimensioni terribili, accompagnate da c.d. tragedie del mare che fanno ormai del Mediterraneo un vero e proprio cimitero. I numeri che riguardano l’Italia parlano da soli: oltre 119.000 sono i migranti attualmente presenti nelle strutture di accoglienza, con una presenza massiccia di minorenni non accompagnati, mentre sono 14.000 quelli ospitati nei centri di prima accoglienza. Nei primi tre mesi del 2016 le richieste di protezione internazionale sono state 7.398. Dall’inizio dell’anno, sono sbarcati nel nostro Paese in 40.082, dei quali ben 31.036 provenienti dalla Libia. Di fronte a queste cifre, preso atto della persistenza di tanti conflitti e della oggettiva incapacità dell’Europa di trovare soluzioni condivise nella gestione dei profughi (mentre muri e fili spinati compaiono con ossessiva frequenza) è evidente che il problema richiede che, piuttosto ci si attrezzi qui ed ora non solo per l’accoglienza, ma anche per la permanenza di tante persone che per anni non potranno comunque tornare indietro. Una politica di accoglienza e d’inclusione che non potrà essere né breve né semplice, che tuttavia rappresenta un passaggio obbligato per una futura convivenza tra cittadini europei e migranti.


estero

Sadiq Khan sindaco di Londra di Bruno Bertolaso

Sadiq Khan

Musulmano, pachistano, laburista, nato a Tooting un quartiere

popolare nel sud di Londra Sadiq Khan ha infranto, con la sua elezione a sindaco, la storia politica di una delle capitali più grandi, ricche (con un budget di oltre 21 miliardi di euro) e cosmopolite del mondo, succedendo a Boris Johnson rimasto in carica per otto anni, che rinnovava da sempre la chiusa intransigenza del conservatore, la cui politica è stata sconfitta da Khan, per mezzo di una vera rivoluzione sociale, con programmi di gestione della città aperti e basati su un colloquiare costante con la cittadinanza, divenendo, in effetti, un paladino della tolleranza e dei diritti per tutti. La sua popolarità ha avuto un esito, da lui stesso considerato inaspettato, sconfiggendo al primo turno il conservatore Zac Goldsmith e raccogliendo il 57 percento dei voti contro il 41 percento del suo antagonista. Figlio di un conducente d’autobus pachistano, eletto deputato nel 2005, nel 2010 e ancora nel 2015 nel suo quartiere di origine, ove vive ancora con la moglie e due figlie. Dopo la laurea in giurisprudenza e avvocatura è entrato in politica, prima con Gordon Brown, ricoprendo il ruolo di ministro dei Trasporti e poi nel governo ombra di Ed Milliband, esprimendo spesso una dura critica nei confronti di Tony Blair, per alcune scelte, fatte dal Primo ministro, nel campo della politica estera. Per inquadrare meglio sé stesso, in una intervista concessa al “New York Times” si autodefiniva una persona in possesso di molteplici identità, essendo: londinese, europeo, britannico, inglese, musulmano di origini asiatiche e pachistane, un papà, un marito. Il suo appoggio alle battaglie per i diritti civili e per le cause per i diritti dei gay, lo portò ad appoggiare il diritto per i matrimoni omosessuali, arrivando a subire una dura fatwa da parte di un Iman di Bradford, che considerò blasfemo, da parte di un musulmano, l’appoggio alle loro nozze. I londinesi stanchi del costo della vita, degli affitti, del metrò, delle mille spese vive, lievitate con i conservatori, hanno trovato in Khan colui, che ha sollevato e affrontato questi problemi, rendendo il suo programma più conseguente alle necessità dai suoi concittadini, divenendo, nel contempo, un vero paladino della tolleranza, schierandosi, tra l’altro, contro l’antisemitismo largamente diffuso anche nel suo partito Per quanto si riferisce al caro-affitti Kan, nel suo programma, promette una più diffusa costruzione di case popolari, costrin-

gendo i costruttori immobiliari a costruirne una ogni tre tipiche, ed inoltre, una forte riduzione delle spese per i trasporti e una serie di incentivi per la scuole statali Un aspetto importante del programma di Khan, che ha interessi vitali anche per il resto della UE, viene espresso dal nuovo sindaco, quando, con estremo vigore si dichiara contro la politica Brexit, sostenendo che la Gran Bretagna deve rimanere in Europa, non fosse altro per la moltitudine di europei che risiedono a Londra.Khan sostiene che l’adozione della Brexit porterebbe ad una perdita di influenza della Gran Bretagna su scala globale, specie nel campo della politica estera e aiuterebbe i nemici del Paese, proprio nel momento, in cui nella comunità transAtlantica si evidenzia la necessità di rimanere fianco a fianco, di fronte a serie minacce terroristiche, comuni per tutti. Al di là di queste, sentite affermazioni, derivate dal senso comune di un inglese, la vittoria di Khan si è dimostrata fondamentale per il Labour, compensando, in tal modo, un suo consistente decremento elettorale in alcune parti del Paese, con particolare risalto nella umiliante sconfitta subita in Scozia, in un contesto, inoltre, in cui i partiti nazionalisti e euroscettici hanno visto crescere i loro consensi, in maniera spesso rilevante. Oggi il 4,8 percento della popolazione britannica è composta da musulmani, ma un sondaggio sostiene che nel 2020 la nazione perderà la sua identità nel caso, in cui tale percentuale dovesse salire. Da ricordare che i musulmani in terra britannica vengono sistematicamente accusati di non fare abbastanza per integrarsi, dimenticando, peraltro, che il 21 percento dei musulmani è disoccupato, non ha mai lavorato ed è impossibilitato, pertanto, ad accedere alle liste di integrazione. Sadiq Khan si sta attivando, nell’ambito dei propri limiti istituzionali, per modificare le cose, non solo perché è musulmano, ma perché è un musulmano che vive nel Regno Unito. Oggi che Londra, una delle principali capitali del mondo, ha eletto un Sindaco, che è anche musulmano, le iniziative, avviate per elevare i livelli di integrazione, verranno riconosciute al meglio. [L’esito referendario Brexit richiederà ulteriori riflessioni, ndr]

Obama, la regina Elisabetta II con i rispettivi consorti giu-lug 2016

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Marco Pannella In occasione della morte di Marco Pannella, avvenuta il 19 marzo u.s., sulla stampa locale sono apparsi ricordi relativi alla presenza del leader radicale nella nostra città. Sfogliando le pagine del periodico “Reggio 15” scopriamo che una sua importante presenza reggiana ci fu il 14 aprile 1967, quando cinquecento persone si strinsero dentro la sala Verdi per il dibattito sul tema del divorzio organizzato dal periodico della sinistra reggiana. “Reggio 15”, pubblicato dal 1966 al 1970, fu animatore, in quegli anni cruciali nella storia della seconda metà del Novecento, del dibattito politico culturale in sede locale. Da quello sulla guerra in Vietnam, a quelli sul rinnovamento della scuola e sul superamento dei dei manicomi a quello del divorzio, appunto. Il 14 aprile 1967 l’allora 37enne Pannella venne a introdurre e a concludere un appassionante dibattito che aveva avuto come “logo” un’opera di Achille Incerti, poi riprodotta in numerose copie.

Un particolare della Sala Verdi durante la manifestazione sul divorzio. Sullo sfondo il manifesto di Incerti

Ripulito il monumento di Selvanizza A inizio aprile scorso il nostro Davide Zamboni, dell’ANPI di Cavazzoli-Betonica, ha raggiunto la località di Selvanizza, sponda parmense dell’Enza in confine con Ramiseto, per ripulire la scultura di cui fu autore il compianto artista Giacomo Fontanesi nel 1974. Scultura che fa parte del complesso monumentale dedicato alla memoria di otto partigiani reggiani caduti nel novembre 1944 sulle pendici del Monte Caio. Nella lapide che sovrasta la scultura compaiono i nomi e le foto su ceramica di

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Bigi Ivo, Adolfo, anni 23, Carpi Elviso, Mosé, anni 21, Fontana Daniele, Smit, anni 23, Pezzarossa Camillo “Golbert” anni 33, Tondelli Alberto, Giove, anni 18, Tondelli Benvenuto, Folgore, anni 22, Trolli Gianbattista, Fifa, anni 21. Con loro caddero anche quattro partigiani russi ricordati solo col nome di battaglia: Gregori, Nicolai, Pietro, Salice. La scultura di Fontanesi come appariva dopo anni di esposizione ai fumi del traffico e alle intemperie. Qui sotto: dopo la ripulitura


cultura

Violenza e legalità, 1945-1946 di Giovanni Carbonara

> Il convegno organizzato da Istoreco e da altri Istituti storici emiliani si è svolto tra Modena e Reggio Emilia dal 7 al 9 aprile, in un territorio la cui memoria pubblica sul tema è particolarmente accesa, ma sviluppa un quadro nazionale e si confronta anche con la recente letteratura internazionale <

“V

iolenza e costruzione della legalità durante il periodo 19451946” è il tema su cui per tre giornate tra Modena e Reggio si sono confrontati ben 34 relatori, provenienti da varie scuole di pensiero delle Università e degli Istituti di ricerca italiani e stranieri. Invero sin dalle prime battute si è sconfinato dal lasso temporale del titolo del convegno, poiché la violenza sprigionatasi nel secondo dopoguerra è la risultante dei vari aspetti che essa ha assunto in età moderna, in particolare dalla rivoluzione industriale alla prima metà del XX secolo. C’è chi fa risalire l’uso della violenza di Stato, come strumento di consenso, nel nazionalismo ottocentesco (G. Ranzato), chi nel colonialismo dell’età dell’imperialismo in cui maturano anche i miti legati alle razze e alle credenze religiose, e chi vede la violenza sprigionatesi in quegli anni come interna alle stesse famiglie e all’educazione impartita nelle scuole, esplosa, poi, in tutta la sua ferocia alla fine degli eventi bellici (Giulia Albanese). Lo storico Nicholas Best ha ricordato come Harold Macmillam, futuro ministro degli Esteri e Capo del Governo inglese, nella sua visita in Emilia rimase molto impressionato nel vedere contro lo stesso muro i cadaveri di due uomini ammazzati dai fascisti ed il corpo del prefetto di Bologna ucciso dai partigiani. Era il 23 aprile ed ancora infuriavano i combattimenti casa per casa, egli constatò personalmente l’odio che animava la lotta tra i fascisti e i partigiani ed era lo stesso che divideva gli italiani militari e civili nei campi di prigionia. Per Joshua Arthurs, della West Virginia University, l’odio tra italiani fu acuito dalle sbagliate scelte politiche del re e di Badoglio che, dopo la caduta del fascismo il 25 luglio del 1943, preferirono continuare la guerra a fianco della Germania, e soprattutto dopo l’8 settembre con la precipitosa fuga e l’abbandono alla rappresaglia fascista e nazista di Roma e del Paese, a Nord del Garigliano. Lo storico Lutz Klinkhammer addebita la bestiale ferocia delle SS contro i partigiani e le popolazioni civili quale risentimento del corpo scelto dell’esercito tedesco di fronte allo sgretolarsi del proprio mondo e dei propri miti, a cui avevano fino ad allora ciecamente creduto. Essi si sentirono, poi, profondamente umiliati per doversi arrendere proprio agli italiani, un popolo che ritenevano di razza inferiore costituito soprattutto da traditori, ebrei e comunisti. Con la fine del conflitto, milioni di esseri umani, in particolare giovani, educati ad usare la violenza per imporre le proprie idee, si ritrovarono senza riferimenti istituzionali, ognuno libero di agire secondo la propria coscienza e i propri credi politici e sociali. È in questa particolare fase della storia d’Europa che i nazifascisti si macchiarono dei più odiosi crimini. Oramai la guerra per loro era persa, i bandi di richiamo alle armi della RSI andavano quasi deserti, neanche più il soldo attirava i giovani. Anzi, le minacce naziste fortificarono l’alleanza fra gli italiani e tra le popolazioni e le forze combattenti. I fascisti operavano alla disperata pieni di odio consci della propria sconfitta morale e militare, costretti a cedere le armi ai

contadini, agli operai a coloro che avevano considerato sempre senza onore e violentato con disprezzo (Massimo Storchi). Malgrado questa assenza di Dio affiorano dalle ceneri, come Fenice, i valori della legalità e della democrazia impressi negli ordini, nei dispacci, negli articoli del CLNAI con cui si ordina ai gruppi partigiani di evitare processi sommari e di passare per le armi o condannare alle pene capitali solo coloro che si sono macchiati di crimini particolarmente odiosi e significativi (F. Verardo). La Resistenza, per dirla con le parole di un protagonista quale Otello Montanari, la cui età anagrafica sfiora oramai i novant’anni (10 maggio 1926), “malgrado sia stata caratterizzata da una violenza che non potrà mai più essere dimenticata e che ancora affiora nelle notte insonni dei protagonisti, è stata una grandiosa operazione politica, in cui i partigiani non solo prendevano il controllo militare di un’area ma ne assumevano il comando”. Il movimento partigiano, composto per lo più da persone scarsamente scolarizzate, seppe dimostrare agli Alleati di sapere governare l’Italia: essi garantirono il funzionamento dei servizi “si sentirono di essere i portatori di democrazia e giustizia: i due cardini del nuovo ordine sociale” (Mirco Dondi). La epopea partigiana permise il riscatto morale e politico dell’Italia: da nazione sconfitta a collebigerante a fianco degli Alleati. In un breve lasso di tempo si costituirono i partiti politici, fu ricostituita la legalità con i Tribunali del Popolo e poi con le Corti d’Assise Straordinarie in cui a fianco dei magistrati vi erano i rappresentanti del CLN (F. Verardo). L’esazione delle tasse o dei diritti dai più ricchi servirono a sfamare i più poveri, si garantiva, nei limiti del possibile, la stampa dei giornali, il funzionamento delle scuole, dei servizi pubblici e dei mezzi di trasporto. Gli stessi inglesi, noti per il loro anticomunismo, dovettero ricredersi per cui gli Alleati furono costretti a riconoscere i servizi resi dalle formazioni partigiane sia sul campo di battaglia che nel ripristino dell’ordine civile. La Casa regnante era oramai divenuta inaffidabile, anche per gli stessi inglesi, viveva nel Sud in un limbo dorato, dove agognava ad un regale rientro sul trono d’Italia, fomentando disordini attraverso sommosse popolari ed atti di sabotaggio. In quegli stessi anni fiorirono attività criminali particolarmente collegate al contrabbando. L’Italia era piena di armi alleate e di quelle abbandonate dagli eserciti in fuga, bande di fuorilegge si resero artefici di efferati crimini e molte di loro continuarono la loro attività, anche oltre gli anni Sessanta, sia compiendo atti di criminalità comune sia affiancando nostalgiche attività golpiste paramilitari che aspiravano alla ricostituzione di uno Stato autoritario e fascista (M. Franzinelli e L. Alessandrini). Furono così scritte pagine tristi fortunatamente oscurate dagli atti di fulgido eroismo e di abnegazione solidale scritte dalle brigate partigiane e dal popolo italiano che negli anni di piombo seppe con dignità dimostrare il forte legame ai valori di democrazia e di libertà. giu-lug 2016

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Leda bacchi palazzi >

primo sindaco donna del dopoguerra in provincia di Reggio Emilia <

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progetto

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2016 hanno lavorato su Leda bacchi palazzi, primo sindaco donna del doReggio

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Emilia Coordinati da Anna Fava, Anpi Reggio Emilia, e dalle insegnanti Mara Rubizzi, Raffaella Rozzi e Stefania Anzalone. Di seguito

il

testo

classe dagli alunni

< Noi ragazzi di V°A e V°B ci siamo molto impegnati per celebrare il 25 aprile. Per prima cosa siamo andati alla Casa dei burattini di Otello Sarzi, a Reggio Emilia, per conoscere la figura di Lucia Sarzi, amica e collaboratrice di Aldo Cervi. Abbiamo poi visitato la casa-museo dei Cervi e visto il film I sette fratelli Cervi in cui compariva anche Lucia. Abbiamo così ripreso la scena in cui si recita la Tosca e il successivo dialogo tra Lucia e Aldo interpretandolo e in parte animandolo con i burattini: il tutto è stato filmato da G. Bernardi del Video Club di Brescello. Successivamente abbiamo intervistato Maria Montanari, “Miscia”, amica e compagna di lotta di Leda Bacchi Palazzi, staffetta di Brescello, il maestro Dosi, consigliere nel periodo in cui Leda era stata eletta Sindaco di Brescello nelle elezioni dopo la liberazione, e il figlio di leda: il nostro scopo era di ricordare la signora Bacchi, di cui abbiamo raccolto documenti scritti, iconografici, oltre alle testimonianze orali che sono state filmate. Le riprese sono state raccolte il un CD corredato da immagini di documenti e proiettato in Sala Prampolini durante la celebrazione del 25 aprile. La raccolta dei documenti e la biografia di Leda Bacchi Palazzi ha permesso la pubblicazione di un libro, presentato sempre durante la ricorrenza, dal titolo “Leda: donna, staffetta, sindaco”, offerto ai presenti. Nella stessa mattinata, dopo la proiezione, abbiamo allietato gli intervenuti con musiche e canti; le classi terze della scuola secondaria di 1° grado hanno concluso la mattinata con uno spettacolo. Abbiamo visto anche il film “L’uomo che verrà” e il 24 maggio andremo a Marzabotto per concludere il nostro viaggio alla ricerca di testimonianze di episodi che non si dovranno mai più ripetere. Classi V A e B primaria Brescello

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I Convitti scuola della Rinascita > Luciano Raimondi, I Convitti scuola della Rinascita, (a cura di Nunzia Augeri), Ed. Aurora, 2016, pp. 204 < Il volume, edito con il contributo dell’ANPI provinciale di Milano, raccoglie documenti, e scritti di Luciano Raimondi (1916-1996) uno dei fondatori – giusto 70 anni or sono – della rete di Convitti scuola ANPI. “Valgano come ricordo pieno di gratitudine – scrive la curatrice Nunzia Augeri – non solo per Luciano Raimondi, ma anche per gli innumerevoli militanti comunisti, i quali – senza nulla chiedere e senza nulla avere in termini di vantaggio personale … operarono per il progresso culturale e civile del popolo italiano”. I comunisti furono certamente moltissimi, tra quanti operarono nei Convitti. Non lo era però il reggiano prof. Luigi Walpot, Preside e docente nel Convitto di Rivaltella, ultimo segretario, nel 1924, del PPI reggiano. Comunista, di tipo molto particolare, fu certamente Luciano Raimondi, che dal “1954 si oppone apertamente alla linea politica del PCI di Togliatti” – come leggiamo in 4a di copertina – insieme con Bruno Fortichiari”. Uomo di sinistra, ma assai diverso da Raimondi, fu certamente Guido Petter (1927-2011), lo psicologo di fama europea brutalmente aggredito, nel 1979, da una squadraccia quale “punizione” per il suo contrasto alle violenze, all’interno dell’Università di Padova, della sedicente Autonomia Operaia. Su queste pagine abbiamo altre volte scritto di un altro protagonista di quella straordinaria esperienza formativa (1945-1955) che furono i Convitti: Paride Allegri. Tutti quei personaggi ebbero un ruolo, che merita di essere riscoperto e conosciuto, nel favorire l’uscita dalla guerra e la formazione umana e professionale di migliaia di ex partigiani (ma non solo) diventati protagonisti della Ricostruzione democratica operando in vari settori della produzione, dell’amministrazione pubblica, del sindacato. Nel caso reggiano al Convitto “Luciano Fornaciari” si formò praticamente gran parte di una classe dirigente di tipo nuovo protagonista dello sviluppo socio-economico reggiano fino verso gli anni Settanta del Novecento. Noterella in margine: dopo la pag. 101 del volume una foto reca in didascalia “corso per capi cantiere a Bologna”. Vi compare in realtà Ottavio Caleri (1911-1967), ex partigiano 76a SAP, futuro Presidente della Coop muratori Reggio, nel cortile della ex GIL di Viale Magenta, dove appunto si svolgeva il corso per capi cantiere. Tra gli allievi vi fu anche il partigiano William Branchetti, a sua volta poi Presidente di una Coop muratori. Silvia Kanizsa, nell’introduzione al libro, sottolinea opportunamente come l’esperienza dei Convitti possa ancora oggi “fornire delle indicazioni preziose sulle tematiche che quotidianamente affliggono la scuola italiana”. Una sottolineatura a posteriori il cui contenuto, nel lontano 1947, anticipava come auspicio Didimo Ferrari nel fascicolo “ 2 anni di lotta e di attività per la democrazia” riflettendo sulla realtà di Rivaltella, in relazione ad un possibile rinnovamento della scuola italiana dopo i disastri del fascismo e della guerra (a.z.).


cultura

DON NINO MONARI E LA COMUNISTA GINA BORELLINI > (Noterella in margine al libro MONTALI, Bulow) < Leggere il libro di Montali sulla vita di Bulow (19162008) equivale a compiere un excursus di storia italiana (e non solo) dalla seconda guerra mondiale all’inizio del terzo millennio. Questo per la ricca documentazione su cui è fondato e per l’intreccio complesso tra biografia di Arrigo Boldrini, lotta di liberazione contro il nazifascismo, ruolo dell’ANPI, vicende della politica italiana dalla nascita della Repubblica alla cosiddetta “fine delle ideologie”. Ma curiosando tra le pagine mi è capitata una chicca che merita di essere segnalata. A pag.163, nel contesto della ricostruzione del ruolo dell’ANPI e di Bulow nelle vicende che nei primi mesi del1960 portarono alla costituzione di un Consiglio federativo della Resistenza, viene citata una informativa di polizia sul Convegno del 21 febbraio al Teatro Eliseo di Roma al quale aderirono ANPI, ANPPIA, ANED e FIAP. “E’ stato notato in sala un sacerdote – scrive il questore di Roma Marzano, che così continua – Di lui si può dire che è stato inteso darsi del tu con la On. Gina Borellini, la quale lo ha presentato ad una intervenuta come Don Gino, o Don Lino da Modena. Il religioso è alto m. 1,65 circa, ha corporatura normale, l’occhio destro è fisso, una fossetta al mento ed è affetto da parziale calvizie”. Dirò subito che, inequivocabilmente, quel sacerdote che sembra

aver stupito il questore per la dimestichezza con Gina Borellini, era don Nino Monari (1914-1987), col quale ho avuto una amichevole consuetudine, metà anni Settanta, durante lavori di riordino del Museo della resistenza nella Rocca di Montefiorino, assieme a Guerrino Franzini, mio “capo” all’Istituto storico Resistenza di Reggio ed a Pietro Alberghi, mio omòlogo insegnante comandato all’Istituto di Modena. Quell’occhio destro “fisso” era in realtà una protesi che sostituiva il bulbo asportato a don Nino nel dopo liberazione in seguito ad una grave infezione contratta durante la guerra e che aveva rischiato di compromettere anche l’occhio sinistro. Don Nino negli anni Settanta era Presidente dell’Istituto storico di Modena. Già nel 1938 si era scontrato con gerarchi fascisti a difesa di un suo giovane di Azione cattolica. Parroco dal 1940 (a 26 anni) a Massa di Toano (Diocesi di Modena benché provincia di Reggio, mentre la modenese Sassuolo era ed è in Diocesi di Reggio ), dopo l’8 settembre ‘43 si impegnò, come il cavriaghino don Enzo Boni Baldoni (Giusto fra le Nazioni) della vicina parrocchia di Quara, nell’assistenza ad ex prigionieri di guerra, a soldati italiani sbandati e ad ebrei in fuga dallo sterminio. Ben presto diventò uno dei “preti partigiani” che ebbero un ruolo importante nella Resistenza reggiano-modenese. “Assieme a Valter Gandini e a suo fratello Umberto, nonché assieme ai miei giovani – leggiamo in un testimonianza di don Nino raccolta da Sandro Spreafico - decidemmo quasi subito di organizzarci a difesa della nostra libertà....:se dovemmo poi imbracciare le armi, non fu per nostra scelta: furono le circostanze che ci costrinsero...Così fummo, anche senza saperlo, decisamente e coerentemente partigiani”. L’On. Gina Borellini (1919-2007), medaglia d’Oro per la Resistenza, modenese come don Nino, fu partigiana a fianco del marito Antichiaro Martini, assieme al quale cadde in mano ai fascisti. Entrambi subirono torture e Martini venne fucilato. Liberata forse con l’intento di tenerla sotto controllo, si unì ai partigiani della Brigata “Remo”. Il 12 aprile ‘45, ferita gravemente ad una gamba in combattimento, subì l’amputazione dell’arto. Impegnata nell’UDI e nel Pci, dopo la liberazione, fu eletta Consigliera comunale a San Possidonio nel 1946. Fu poi deputata al Parlamento nelle file del Pci dal 1948 al 1966 (a.z.)

Tredici racconti del Novecento di mezzo > Giovanni Guidotti, Quel che resta… Storie di Guerra e di Resistenza, prefazione di Alfredo Gianolio, Consulta, Reggio Emilia 2015, pp. 64, 10 euro < Quel che resta è un delicato omaggio che Guidotti, con tratto lieve, rende a un mondo neppure sommerso, ma in gran parte scomparso. O forse ancora vivo solo in sterili dispute politiche. Storie vere velate con l’occultamento dei personaggi reali che hanno compiuto le azioni raccontate quasi mai in presa diretta ma attraverso l’uso della Memoria. O evocata attraverso dialoghi fra chi c’era allora e chi è giovane oggi. O chiamando sul palcoscenico fantasmi. O facendo scontrare chi vorrebbe che la Resistenza fosse storia presente e chi invece vorrebbe diluirla in una storia ove i confini fra libertà e dittatura,

fra chi torturò e chi fu torturato fossero indistinguibili. Fra questi personaggi ci sono anche gli aguzzini nazifascisti e partigiani uccisi da altri partigiani all’indomani della Liberazione. Senza sconti. E di partigiani condannati senza colpa. Chi conosce però un minimo la storia che va dal settembre 1943 al 25 aprile 1945 e oltre saprà, come un gioco, ridare ai protagonisti di questo elegante esercizio di memoria nomi e cognomi. Uno svelamento che lasciamo ai lettori dell’agile libretto. Guidotti ingaggia una lotta corpo a corpo con la memoria di un passato che vorrebbe invece presente non tanto per nostalgia ma per omaggio a coloro che furono protagonisti di quell’epopea. Una memoria che insegna, che educa al sacrificio per il bene comune. E per raccontare questa storia divisa in racconti l’autore, che la percepisce come assenza, si affida ad una scrittura crepuscolare, e quindi mai ridondante. Una scrittura riflessiva senza scatti. Una scrittura come può essere lo sci di fondo rispetto alla discesa libera. Né grimpeur né velocista ma regolare passista che si gode, con gli occhi velati di lacrime trasparenti, il panorama una pedalata dopo l’altra. Glauco Bertani giu-lug 2016

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I Reggiani non dimenticano i caduti del 7 luglio 1960

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Lauro Farioli 22 anni, San Bartolomeo (RE), operaio, orfano di padre lascia la moglie e un figlio. Colpito a morte davanti la chiesa di San Francesco.

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Marino Serri 41 anni, Rondinara (Scandiano, RE), operaio, ex partigiano della 76a Brigata SAP, lascia la moglie e due figli. Militare a 20 anni, era stato in Jugoslavia. Colpito a morte sul sagrato della chiesa di San Francesco.

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Ovidio Franchi 19 anni, da Gavassa (RE), perito tecnico, è la vittima più giovane, figlio di un operaio delle Officine Meccaniche Reggiane. Colpito a morte sotto il portico del palazzo d’angolo tra Via Crispi e Via San Rocco.

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Emilio Reverberi 39 anni, Reggio Emilia, operaio tornitore, ex partigiano, lascia la moglie e due figli. Garibaldino nella 144a Brigata Garibaldi. Colpito a morte sotto i portici dell’Isolato San Rocco.

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Afro Todelli 36 anni, di Due Maestà (RE), dipendente dell’ospedale Santa Maria Nuova, ex partigiano della 76a SAP, lascia la moglie. È segretario locale dell’ANPI. Colpito a morte all’interno dei Giardini pubblici.

72° anniversario della strage della Bettola

“Un nome, un volto, una storia” il progetto realizzato dalle 3e classi della scuola media di Vezzano, in collaborazione con Istoreco, che ha arricchito il monumento della Bettola con l’installazione (che auspichiamo permanente), come si vede dall’immagine, delle foto delle vittime della strage nazista della notte di san Giovanni del 1944 (foti L. Cattini) 20

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Il programma della commemorazione, svoltasi il 23 giugno a La Bettola di Vezzano s/C, è stato particolarmente articolato: ‘reintitolazione’ di Via Caduti della Bettola; arrivo dei partecipanti alla camminata “Sui passi della memoria da Cervarolo a La Bettola”, un’iniziativa promossa dall’ANPI Provinciale in collaborazione con le Sezioni ANPI e le Amministrazioni comunali di Vezzano, Villa Minozzo, Toano e Carpineti. Alla cerimonia commemorativa, che ha visto la significativa partecipazione di giovani studenti vezzanesi, hanno preso la parola l’assessore regionale Simona Caselli, il presidente dell’ANPI provinciale Ermete Fiaccadori e di Vezzano Sebastiano Vinci, il sindaco di Vezzano Mauro Bigi e il vicesindaco Ilenia Rocchi, Alessandra Fontanesi di Istoreco.


memoria

Tommaso Bolondi e Augusta Cafagni William Caprati e Albertina Ferrari di Gaetano Davolio

Tommaso e Renato Bolondi

N

el mio novantesimo compleanno, desidero ricordare un’intera famiglia partigiana e antifascista quella del campagnolese Tommaso Bolondi, e la moglie Augusta Cafagni, nel 1946-47 che abitava in via Cattania al numero civico 6, di Campagnola E. con i suoi cinque figli Renato, nome di battaglia “Maggi”, Dina “Vera”, Francesca “Franca”, Ermes “Dodi”, Carlo il “Piccolo” portaordini. Il vecchio Tommaso “Masei” e l’Augusta, la “resdora”, erano tutti uniti, consapevoli dei rischi che correvano, ma convinti nei loro ideali prampoliniani, per cui fin dalla nascita del fascismo si schierarono prima coi socialisti poi con il Partito comunista italiano contro il regime mussoliniano. Renato, già militare all’8 settembre 1943, sfugge ai tedeschi e rientra a casa e prende immediatamente contatto con gli antifascisti di Campagnola Emilia socialisti, comunisti e democristiani. Con loro discute delle direttive dei rispettivi organismi nazionali e successivamente nel Comitato di liberazione nazionale delle scelte dei Savoia di fronte alle quali il führer risponde con l’occupazione e l’aggressione di tutti gli spazi e le aree militari, arrestando, uccidendo chi si opponeva o non accettava di collaborare con loro. Si decise di rispondere con le armi di reclutare giovani e militari per formare l’esercito partigiano. La casa colonica dei Bolondi, come quella dei Battini e dei Poli, diventa una “caserma” dei partigiani, per cui non solo li accoglie ma nei loro campi vengono costruiti dei nascondigli per le armi e rifugi per il Comando del distaccamento prima e del battaglione poi, e, infine, della 77a Brigata SAP “Fratelli Manfredi”. Escogitano anche un marchingegno per far entrare di notte nella stalla o nel fienile perseguitati che non possono rientrare a casa propria perché pedinati dalle spie della Brigata nera. Al capo famiglia Tommaso e al figlio “Maggi”, Commissario di brigata della 77a SAP va il mio pensiero e ricordo di tanta generosità espressa sempre in ogni momento a sostegno della Resistenza e della lotta di liberazione del nostro paese per la libertà e la giustizia sociale per tutti gli italiani.

V

orrei anche ricordare i compagni partigiani William Caprati “Dante” e la moglie Albertina Ferrari “Binda” di Bagnolo in Piano, non solo perché scelsero la Resistenza nel 1943, ma perché hanno portato con loro quei valori continuando la lotta per la loro applicazione. Il “Dante” grazie alla sua esperienza di antifascista era diventato un ottimo dirigente del Partito comunista italiano, assumendo la carica di responsabile della zona della Bassa reggiana negli anni 1951-52 e oltre.

William Caprati e Albertina Ferrari

Per noi giovani, ha fatto da maestro nel senso che ci spingeva a leggere i documenti del V Congresso nazionale del PCI (Roma 29/12/1945-06/01/1946) e successivamente i documenti del VI Congresso (Milano, 4-10 gennaio 1948), i cui veniva proposto il “partito nuovo”, il rinnovamento generazionale dei quadri dirigenti. Nei momenti di pausa si studiavano e si discutevano quei documenti importanti per il futuro del Paese. Un impegno nel rinnovamento che si realizzò a partire dalla seconda Legislatura della Repubblica Italiana (1953-1958) inserendo nelle liste comuniste candidati giovani e quindi nuovi sindaci, provenienti dalla classe operaia, contadina e bracciantile, furono posti alla guida dei comuni. “Dante” diceva: «Siamo noi che dobbiamo portare avanti la ricostruzione e la programmazione di questo Paese distrutto, rovinato dai regimi nazifascisti». Io lo ricordo come funzionario politico sempre disponibile, calmo, semplice e convincente serio negli impegni assunti sempre mantenuti con dignità, riscuotendo fiducia e rispetto. PS.: Mi rammarico, chiedo scusa ai familiari, per non averlo ricordato prima.

I 90 anni di Gaetano Davolio Cogliamo l’occasione per porgere gli auguri più sentiti a Gaetano Davolio, Partigiano della 143a BGT Garibaldi operante nel parmense. giu-lug 2016

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Con l’ANPI la classe V elementare “V. Ferrari” di Villa Cella al Museo Cervi 6 aprile 2016 giornata significativa per i ragazzi della classe V, scuola elementare “V. Ferrari” di Villa Cella, in quanto, grazie alla iniziativa assunta dalle loro insegnanti ed il supporto fondamentale di alcuni volontari ANPI hanno avuto la positiva e culturale occasione di assaporare i valori della antica tradizione contadina e conoscere il vero significato della parola “democrazia”. Il luogo che ha dato origine a questa commemorazione è stato il museo Cervi di Campegine, sorto proprio con l’intento di conservare e custodire con cura ciò che la coraggiosa e passionale famiglia reggiana ha costruito e rappresentato nel tempo. Molteplici sono stati gli spunti di riflessione che gli stessi ragazzi hanno colto partecipando con viva attenzione e curiosità alla vita agreste, eroica ed anche un po’ dolorosa dei

sette fratelli Cervi, un esempio: il senso pratico di libertà che ancora oggi fa fatica ad emergere.

donne partigiane Nella repubblica

Nella foto: a destra di Maria Tagliavini, moglie di Avvenire Paterlini, (che regge il medagliere), ROSINA BECCHI, di Cavriago, medaglia d’argento al v.m.. In 2° piano, appena dietro il volto di Rosina, AGATA PALLAI, Luisa, partigiana, sorella di don LUCA, prete Partigiano, parroco di Villa Cella; a destra della Becchi, in 3° piano LIDUINA TINCANI (ultranovantenne, tuttora vivente, operò nei Gruppi di difesa della donna, ma non ebbe riconoscimento); sull’estrema destra, in primo piano, con occhiali, RINA GALASSI, Barbara, di Cervarezza, Partigiana combattente). Foto databile anni Sessanta circa 22

giu-lug 2016

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LEA RODOLFI ved. PORTA 20-07-1929/12-04-2016

Il 12 aprile scorso è scomparsa Lea Rodolfi vedova di Carlo Porta. La figlia Vanna li ricorda con grande rimpianto e in loro memoria sottoscrive a sostegno del Notiziario.

ALINA CURTI, ved. RABACCHI (La Sarta)

DOLORES GRAZIOLI

Lutti

23-07-1917/27-05-2016

Il 27 maggio scorso è scomparsa la Partigiana Dolores Grazioli della 77a BGT SAP “Fratelli Manfredi”. «La fermezza d’animo ti ha permesso sempre di agire secondo coscienza. Il coraggio ti ha accompagnata in tutte le stagioni della tua vita. Noi così ti ricorderemo». Tua figlia Lia con i nipoti Cristina e Pierpaolo. L’amico Eolo Boiardi scrive per lei: «In ricordo della partigiana e gran brava donna Dolores»

04/10/1920- 14/4/2016

“La sarta”, così era stata “battezzata” durante la Resistenza. Si chiamava Lina ed è nata e vissuta a Poviglio. Figlia di una sarta e sarta pure lei, appunto, diceva che il mestiere le aveva facilitato il suo ruolo da staffetta: “Nella sporta avevo sempre un vestito in prova, era sempre quello, ma se i fascisti mi fermavano, io dicevo che andavo a provarlo dalla cliente”. Di famiglia antifascista, era scontato che dopo l’8 settembre scegliesse di partecipare attivamente alla Resistenza: “Io l’antifascismo ce l’ho proprio nel cuore” mi ripeteva spesso quando l’andavo a trovare. Le piaceva raccontare del suo impegno, di Elia e Jolanda, staffette anche loro, di Renato, di Egidio. Si commuoveva ancora quando raccontava dell’uccisione di Porthos e dei fratelli Azzolini.

Poi il discorso cadeva sulle vicende politiche nazionali e locali, mi chiedeva del Sindaco e del suo lavoro, mi raccontava orgogliosa dei suoi nipoti e delle figlie. Il 24 aprile di qualche anno fa venne con me nel giro dei Cippi fuori comune. Era contenta perché dopo tanti anni era tornata nei luoghi dove avevano perso la vita alcuni suoi compagni di lotta. Una volta tornate a casa mi disse: “Sono contenta, Anna, perché ci sono riuscita e non ti ho fatto tribolare”. L’ho abbracciata, incapace di dire anche solo una parola. L’anno scorso, il 25 aprile, era in piazza durante le celebrazioni del 70°anniversario della Liberazione. È stato un bel regalo averla con noi. Negli ultimi tempi la sua salute precaria e la morte della figlia l’avevano indebolita molto. Le portavo il Notiziario e mi raccomandavo che lo leggesse: “Ho messo via tutti i tuoi articoli” mi diceva sorridendo e le sue parole mi inorgoglivano molto. Ci ha lasciato il 14 aprile scorso. Niente funerale. Solo un saluto. La bandiera dell’ANPI sulla bara così come lei voleva. E da quel giorno siamo tutti un po’ più soli. Anna Fava

GIUSEPPE FERRARI, (PINO) 16.09.1925 – 27.04.2016

Due giorni dopo il 70° della Liberazione, il 27.04 u.s., ci ha lasciato il nostro compagno partigiano dott. Giuseppe Ferrari. Nato a Cavriago nel 1925 in una famiglia operaia e antifascista, studente sedicenne, nel 1941, era il più giovane appartenente al Circolo comunista clandestino del paese. Il suo impegno consisteva, tra l’altro, nel dattiloscrivere matrici da ciclostile per volantini contro il fascismo e la guerra. Alla caduta di Mussolini, 25 luglio ‘43, con diversi altri suoi compagni, partecipò alla raccolta e alla distruzione di simboli del regime, senza violenze contro esponenti del fascio locale, come avvenne del resto in tutto il reggiano, nonostante i 20 anni di oppressione e di violenze del fascismo. Dopo l’8 settembre, con l’occupazione nazista e la nascita della RSI, eccolo protagonista della organizzazione del Fronte della Gioventù, con i compaesani Giuseppe Violi, Olbes Carri, Ercolino Davoli, Wandré Pioli, Dante Cerioli e col reggiano Ermes Grappi, assieme ai quali partecipò a riunioni in casa dei fratelli Dossetti. Ben presto Pino fa parte del gruppo dirigente provinciale dell’organizzazione fondata da Eugenio

Curiel, e vede cadere sotto le torture e il piombo fascista suoi compagni come Vasco Scaltriti, Vittorio Tognoli, Vincenzo Terenziani. A guerra finita, diplomatosi ragioniere e poi laureato in scienze economiche, sarà per anni impegnato nel movimento cooperativo con ruoli importanti a capo di aziende che contribuirono alla Ricostruzione economica e democratica. Da sempre iscritto all’ANPI, è stato per anni anche componente del gruppo dirigente della nostra Associazione. Il 29 aprile molti compagni ed estimatori ne hanno accompagnato il feretro da Piazza Zanti al Cimitero locale, dove è toccato al nostro Presidente Ermete Fiaccadori rivolgere parole di commiato al partigiano “Pino” ad uno dei protagonisti di quel modello reggiano di sviluppo democratico che affonda le radici nel riformismo prampoliniano, passa attraverso l’antifascismo e la Resistenza contribuendo allo sviluppo economico e sociale negli anni della Ricostruzione”.Rinnoviamo fraterne condoglianze alla moglie Simona, alla figlia Virginia, alla nuora Giuliana ed ai nipoti Daniele, Laura ed Anju. (a.z.) giu-lug 2016

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IN MEMORIA

ADRIANA ROVACCHI

In memoria di Adriana Rovacchi, scomparsa il 4 marzo scorso, la sorella Liliana “Lilli” e il cognato Oscar Begliardi sottoscrivono a sostegno del Notiziario. La ricordano anche Dea Montanari e Giglio Mazzi “Alì”, che scrisse di Adriana nel numero scorso del Notiziario: «Era, assieme alla sorella “Lilly”, della Cooperativa Muratori di Reggio, una delle “passionarie” più attive e più fedeli delle sezioni PCI e ANPI di Villa Ospizio. Non era stata partigiana ma ardente e accesa PATRIOTA lo era e sempre lo fu. Attentissima, presente e puntuale alle manifestazioni della RESISTENZA e della LOTTA DI LIBERAZIONE, Adriana si sentiva profondamente legata ai valori della Giustizia, del Socialismo e dell’Antifascismo che da sempre aveva sostenuti. Appena possibile si era iscritta all’ANPI e mai mancava ai raduni e alle manifestazioni che la SUA nuova Associazione promuoveva e organizzava».

5° ANNIVERSARIO

EZZELINO TORREGGIANI

Il 24 maggio ricorreva il 5° anniversario della scomparsa del Partigiano Ezzelino Torreggiani, appartenente alla 76a brigata SAP “Angelo Zanti”. Lo ricordano con immutato affetto la moglie Adelma e la figlia Mirella che in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIA

OSVALDO FERRARI (VAMPA)

Al Partigiano “Vampa”, per la scelta fatta che lui definiva “indispensabile” contro il nazifascismo.Al poeta e scrittore Osvaldo per il valore che ci ha lasciato nella raccolta dei suoi libri. In sua memoria, la sezione ANPI di Pieve Modolena (Reggio Emilia) sottoscrive a sostegno del Notiziario.

CLAUDIO FORNACIARI

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Il 19 luglio ricorre il 1° anniversario della scomparsa del partigiano Giuseppe Campioli, sempre nei nostri cuori e nella nostra memoria, nella condivisione dei suoi ideali, la moglie Giuliana, i figli Fausto e Marica insieme alle nipoti e al fratello Cesare sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

FRANCO CASINI

1° ANNIVERSARIO

Il 2 marzo scorso ricorreva il 1° anniversario della scomparsa del Patriota Franco Casini, della 76a BGT SAP “F.lli Manfredi”. Lo ricorda con amicizia e solidarietà, la famiglia Luigi Galaverni versando a sostegno del Notiziario.

ENZO CANTONI

1° ANNIVERSARIO

Ad un anno dalla morte, avvenuta il 6 aprile 2015, la sezione ANPI di Brescello ricorda Enzo Cantoni, l’ultimo partigiano di Brescello. Valente partigiano, aveva partecipato all’abbattimento del ponte sull’Enza e alla liberazione della caserma del paese. Poi, in seguito, non aveva mai smesso di portare la sua testimonianza alle nuove generazioni, nelle scuole, alle celebrazioni del 25 aprile. Sempre con tanta passione e altrettanto orgoglio. Perché Enzo, credeva fortemente negli ideali della Resistenza e della Liberazione. A noi resterà il suo testamento di libertà e di pace. Prezioso e inestimabile.

1° ANNIVERSARIO

Per ricordare Claudio Fornaciari deceduto il 7 giugno 2015, la moglie Adriana, i figli e i nipoti lo ricordano con tanto amore e affetto e sottoscrivono a sostegno dell’ANPI. 24

GIUSEPPE CAMPIOLI

1° ANNIVERSARIO

ANSELMO BISAGNI

7° ANNIVERSARIO

Per ricordare Anselmo Bisagni, deceduto il 29 giugno 2009, la moglie Angiolina Bertani, i figli, il genero, le nuore e i nipoti lo ricordano con immutato affetto sottoscrivendo pro Notiziario.


Anniversari IN MEMORIA

IN MEMORIA

ABBO BARIGAZZI, MARISA LANCIANO RINO CASELLI, BRUNA MANZOTTI Miei cari genitori, Oggi è il 25 Aprile. La piazza è gremita, così mi auguro in altri luoghi che accolgono questo giorno luminoso, pieno di colori e sonorità. Sul palco, allestito per l’occasione, sta parlando il nuovo presidente dell’ANPI di Correggio Giuseppe Lini. E’ giovane, carico di spirito collaborativo ed è importante l’impegno che si accinge ad accogliere. Grandi sfide per il futuro. La vostra assenza è una costante presenza e questa festa, come anche per il 1° di maggio, sottolineano momenti che hanno consolidato il nucleo del vostro pensiero. Circostanze significative che distano a breve dai giorni del ricordo, itinerari carichi d’enfasi e memoria. L’impegno profuso nel volontariato locale, nell’ANPI - sezione di Correggio, al Centro Sociale 25 Aprile, hanno contraddistinto i vostri caratteri e nutrito di musica e canti quel tessuto sociale intriso di tradizioni popolari. Ovunque voi siate l’eco del tempo vi accompagni. La figlia Chiara insieme alla famiglia (Abbo 22/5/1922-17/7/2004, Marisa 30/5/1930-7-6-2011)

10° ANNIVERSARIO

ESTE MOMBELLO PINOTTI

Il 19 maggio scorso ricorreva il 10° anniversario della scomparsa di Este Mombello Pinotti, uno degli addetti alla tipografia clandestina entrata in funzione nella primavera del 1944 a Canolo di Correggio nel Podere Piave, la casa in cui abitava insieme alla famiglia. In suo onore il figlio Valentino sottoscrive a sostegno del Notiziario.

13° ANNIVERSARIO

MARINO BERTANI (MASSA)

Per onorare la memoria del Partigiano Marino Bertani “Massa”, appartenente alla 76a BGT SAP, nel 13° anniversario della scomparsa, avvenuta il 5 giugno 2003, la moglie Teresa Giovanardi e i figli Delfino e Marinella lo ricordano con affetto sottoscrivendo pro Notiziario.

In memoria dei genitori Rino Caselli e Bruna Manzotti i figli Silla e Osvaldo sottoscrivono pro Notiziario.

10° ANNIVERSARIO

GIANNI MARTINELLI (CINO)

Ricorreva il 5 maggio scorso il 10° anniversario della scomparsa di Gianni Martinelli “Cino”. La sorella Nelda, nel ricordarlo, sottoscrive per il Notiziario.

NELLO LUSOLI (GEO)

9° ANNIVERSARIO

Liduina, Zita e Valeria, assieme ai nipoti Tania e Roberto, ricordano, nel 9° anniversario della sua scomparsa, Nello Lusoli con amore e riconoscenza per averci trasmesso, con l’esempio della sua vita, i valori di eguaglianza, democrazia e onestà nell’impegno pubblico. Sottoscrivono a sostegno del Notiziario

ARRIGO RIVI (ASKAR)

3° ANNIVERSARIO

Per ricordare Arrigo Rivi “Askar” sono sufficienti poche e semplici parole: l’onestà fu il suo ideale, il lavoro la sua vita, la famiglia il suo affetto più caro. I suoi cari, a tre anni dalla morte (22 giugno 2013), per onorare la sua memoria sottoscrivono pro Notiziario. giu-lug 2016

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11° ANNIVERSARIO

PIETRO GOVI (PIRETTO)

Il 24 luglio ricorre l’11° anniversario della scomparsa di Pietro Govi “Piretto” di Rio Saliceto, appartenente al distaccamento “G. Matteotti“ della 144a Brigata Garibaldi. La moglie Umberta, le figlie Adriana e Lorena lo ricordano con infinito amore e, in sua memoria, sottoscrivono pro Notiziario. .

4° ANNIVERSARIO

ADRIANO PEDRONI (ROBIN)

Il 15 giugno ricorreva il 4° anniversario della scomparsa del Partigiano Adriano Pedroni Robin, appartenente alla 144a BGT Garibaldi. La sua voglia di lottare, il suo ottimismo e la fiducia in un mondo migliore ci mancano tanto, ma li portiamo dentro di noi oggi più che mai. Lo ricordano con amore i figli Rossella e Fulvio, la compagna Franca, la nipote Silvia e la nuora Ivetta.

7° ANNIVERSARIO

EMILIO GROSSI (OBRAI)

Il 28 agosto ricorre il 7° anniversario della morte del Partigiano Emilio Grossi “Obrai”, appartenente alla 76a BGT SAP “Fratelli Manfredi”. La figlia Laila lo ricorda sottoscrivendo pro Notiziario.

SIGIFREDO CAGOSSI

2° ANNIVERSARIO

Il 27 giugno scorso ricorreva il 2° anniversario della scomparsa di Sigifredo Cagossi. Lo ricordano con immutato affetto la moglie Nelly Saccani e le figlie Fabrizia, Monica e Roberta, offrendo pro Notiziario.

ENNIO MONCIGOLI

giu-lug 2016

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Per ricordare Pietro Iotti, scomparso il 9 marzo scorso, la famiglia, Mario Volta, Vittorio Pagliarini, Maria Bertani, Enzo Bertolini, Maria Castagnetti Bardi, sottoscrive a sostegno del Notiziario.

ERMES BERTANI

4° ANNIVERSARIO

Il 3 luglio ricorre il 4° anniversario della scomparsa di Ermes Bertani, dirigente del Fronte della gioventù durante la Resistenza. La figlia Elsa in sua memoria, SEMPRE PER SEMPRE, offre a sostegno del Notiziario.

10° ANNIVERSARIO

10 anni dalla scomparsa di Ennio Moncigoli, lo ricordano con amore e affetto i figli Libero e Gina, la nuora Paola, il genero Ivan, i nipoti Lucilla, Stefano, Alessandro e Matteo. In sua memoria offrono pro Notiziario. 26

PIETRO IOTTI

IN MEMORIA

GENESIO CORGINI

71° ANNIVERSARIO

In occasione del 71° anniversario della morte di Genesio Corgini, avvenuta nel corso della battaglia di Fabbrico del 27 febbraio 1945, Iria Alberti e il figlio Achille in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.


Anniversari

AMUS FONTANESI

16° ANNIVERSARIO

Il 16 marzo ricorreva il 16° anniversario della morte di Amus Fontanesi, eminente personaggio della provincia di Reggio Emilia, noto per la sua intensa attività politica e sociale. Dedicò il suo impegno nel campo amministrativo, sia nel settore della pubblica amministrazione sia nella cooperazione, operando con intelligenza in molti e delicati processi di ristrutturazione. Fu anche apprezzato ricercatore storico e autore di libri sul mondo della cooperazione. La sua memoria, oltre che nella famiglia, rimarrà sempre viva in tutti coloro che coltivano ideali di democrazia e di pace. La moglie Francesca Giuseppina Montanari e il figlio Massimo e, per onorare la sua memoria, offre pro Notiziario.

10°ANNIVERSARIO

SANTE SPAGNI (SPADINO)

Nel 10° anniversario della scomparsa del Partigiano Sante Spagni “Spadino”, appartenente al III BTG della 76a BGT SAP della Val d’Enza, la moglie Lucia Iori e i figli Silvana e Liseo, in suo onore, sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

IRMES TEDESCHI BRUNA MAMMI

6°ANNIVERSARIO

Per ricordare Bruna Mammi nel 6° anniversario della scomparsa il marito Bruno Menozzi e i figli Nerio e Marina sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

1°ANNIVERSARIO

Il 16 giugno 2015 ricorreva il 1° anniversario della scomparsa del Partigiano Irmes Tedeschi. Partigiano combattente dal 20/9/1944 ha operato principalmente nella zona di Borgo Taro; faceva parte della BGT “100 Croci” II divisione Val di Taro. Finita la guerra ha fatto il fornaio a Campegine. In suo onore la figlia Franca offre a sostegno del Notiziario.

11°ANNIVERSARIO

PIERALDO CAMPANI

5°ANNIVERSARIO

Ci manchi tanto. La moglie Antonietta, i figli Stefano e Daniele, la sorella Giovanna, i cognati e i nipoti tutti. In sua memoria offrono a sostegno del Notiziario.

AUGUSTINA FERRARINI (TINA)

Il 25 aprile di 11 anni fa ci ha lasciato Augustina Ferrarini (Tina) della 76a BGT SAP. La figlia, il figlio, la nipote, il genero e la nuora ricordano che il suo primo valore fu la libertà. Per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario.

Un grazie ai partigiani Maria Manzotti, Enrico e Mattia Orlandini di Campegine ringraziano i propri partigiani e partigiane, nonna Wally di Fabbrico per i loro insegnamenti e offrono a sostegno del Notiziario ANPI. giu-lug 2016

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notiziario

I sostenitori euro - LILIANA ROVACCHI e OSCAR BEGLIARDI in memoria di Adriana Rovacchi ......................................................................... 1000,00 - UMBERTO ORLANDINI a sostegno ............................................ 20,00 - BRUNO MENOZZI in memoria della moglie Bruna Mammi ....... 50,00 - LUIGI GALAVERNI in memoria del patriota Franco Casini ........ 50,00 - MARIA ROSSI a sostegno .......................................................... 40,00 - VALTER CROVEGLI a sostegno .................................................. 30,00 - NELDA MARTINELLI GARUTI in memoria del fratello Gianni “Cino” 50,00 - ADA BARTOLI a sostegno .......................................................... 10,00 - ALESSANDRO ARTIOLI a sostegno ........................................... 20,00 - NELLI SACCANI in memoria del marito Sigifredo Cagossi ......... 50,00 - Fam.VOLTA,PAGLIARINI,BERTANI,BERTOLINI,CASTAGNETTI in memoria Pietro Iotti ............................................................... 50,00 - Fam. CAMPIOLI di Scandiano in memoria di Giuseppe Campioli ..150,00 - FRANCA TEDESCHI in memoria del padre Irmes ...................... 100,00 - VANNA PORTA in memoria dei genitori Lea e Carlo .................. 100,00 - LAILA GROSSI in memoria del padre Emilio .............................. 50,00 - ALESSANDRO SUCCI a sostegno notiziario ............................... 30,00 - CARLA MAZZIERI di Poviglio ..................................................... 20,00 - ADRIANA BONACINI in memoria del marito Claudio Fornaciari . 50,00 - TERESA GIOVANARDI e figli in memoria del marito Bertani Marino 100,00 - GIOVANNI GUIDOTTI a sostegno ............................................... 10,00 - CATIA CASOLI a sostegno ......................................................... 100,00 - MAURO TERZI a sostegno ........................................................ 30,00 - ELENA CORRADINI a sostegno .................................................. 20,00 - SEZ.ANPI LUZZARA in memoria di Carla Dalai e Rino Freddi ..... 40,00 - CIRCOLO ARCI e SEZIONE PD CALERNO a sostegno ................ 50,00 - DEA MONTANARI e GIGLIO MAZZI in memoria di Adriana Rovacchi 150,00 - GIAMPAOLO SIMONINI a sostegno ........................................... 60,00 - ARISTIDE ALDO BARBIERI,ecc.in memoria di Adriano ............. 100,00 - ROMANO FERRARI a sostegno .................................................. 50,00 - ASSOCIAZIONE SOLE in memoria di Vanni Luciano .................. 50,00 - FULVIO e ROSSELLA PEDRONI in memoria del padre Adriano “Ribin” .......................................................................... 100,00 - RENZO SPAGGIARI a sostegno .................................................. 20,00 - ZENO BORGHI sostegno ............................................................ 30,00

euro - VALENTINO PINOTTI in memoria di Mombello Pinotti ............... 50,00 - UMBERTA LOSI GOVI in memoria del marito Pietro Govi “Piretto” 50,00 - LIDUINA TINCANI in memoria del marito Nello Lusoli .............. 300,00 - PATRIZIA RIVI in memoria del padre Arrigo “Askar” .................. 50,00 - GAETANO DAVOLIO in memoria dei coniugi Caprati/Ferrari ....... 50,00 - GAETANO DAVOLIO in memoria di Bolondi Tommaso e Renato 50,00 - LAICA BONINI a sostegno .......................................................... 20,00 - ANSELMO COSTI Scandiano a sostegno .................................... 50,00 - PAOLA CANOVA, DANIELE BARBIERI per ricordare compleanno di Giordano Canova .................................................................. 200,00 - LIA GRAZIOLI e i nipoti CRISTINA e PIER PAOLO per ricordare DOLORES GRAZIOLI ............................................ 200,00 - BRUNO VIVI in ricordo di Anselmo Costi Scandiano .................. 50,00 - ITALINA DIACCI in occasione dei suoi 90 anni .......................... 200,00 - CHIARA BARIGAZZI in memoria dei genitori ............................. 100,00 - ELSA BERTANI in memoria di Ermes Bertani ............................. 20,00 - IRIA ALBERTI e CORGINI ACHILLE in memoria di Genesio Corgini .......................................................................... 50,00 - DUNA FERRETTI a sostegno ...................................................... 20,00 - CATERINA PUGNAGHI Fabbrico a sostegno ............................... 20,00 - GIORGIA e RUFFINO GHINOI a sostegno ................................... 20,00 - ANGIOLINA BERTANI in memoria di Anselmo Bisagni ............... 50,00 - SILLA e OSVALDO CASELLI in ricordo dei genitori Rino e Bruna Manzotti ............................................................... 100,00 - LISEO, SILVANA, SPAGNI e LUCIA IORI in ricordo del padre e marito Sante Spagni “Spadino” ............................................... 50,00 - GIANCARLO FONTANESI pro notiziario ...................................... 10,00 - SILVANA TERENZIANI in memoria di Adriana Rovacchi ............. 20,00 - VELINA BONACINI in ricordo del marito Fagno Nasciuti e dei fratelli Roberto, Nina e Piero ................................................. 50,00 - GINA MONCIGOLI in memoria del padre Ennio .......................... 50,00 - MASSIMO FONTANESI E GIUSEPPINA FRANCESCA in ricordo del padre e marito Amus ............................................................ 50,00 - EOLO BOIARDI in ricordo di Dolores Grazioli ............................. 50,00 - Antonietta Lari e FAM. in memoria del marito Pieraldo Campani ....................................................................... 50,00

72°dell’eccidio di Cervarolo È sempre commovente partecipare alla Commemorazione dell’Eccidio di Cervarolo. Sarà per la presenza dei Parenti delle Vittime, sarà per le dimensioni così contenute dell’Aia, dove si è verificato un Martirio di tali dimensioni, sarà per gli studenti della scuola di Villa Minozzo che ogni anno danno una sentita interpretazione dell’evento, che i presenti sono stati coinvolti in una atmosfera di viva partecipazione. Oratrice ufficiale l’on. Antonella Incerti che ha saputo trovare una giusta esposizione dei fatti avvenuti nel 1944 proiettandoli nell’attuale situazione polito-economica. Buona è stata la partecipazione: la Commemorazione richiama a Cervarolo chi si è dovuto trasferire e le case sono state riaperte per la ricorrenza. (w. orlandi)

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Correggio Materiale Resistente 2016

25° aprile

di Fabrizio Tavernelli

Lo scorso 25 Aprile a Correggio si è deciso di riproporre “Ma-

Il pubblico, Ginevra Di Marco, Appino, Cristiano Godano, Gianni Maroccolo (Foto di Francesco Balestrazzi)

teriale Resistente” vista la grande partecipazione e l’energia dell’edizione del 2015 per il settantesimo della liberazione, evento che ha saputo chiamare a raccolta migliaia di antifascisti. Come Anpi Correggio e Comune abbiamo dunque rilanciato e la scelta è stata ripagata. Ancora una volta il Parco della Memoria si è riempito, animato di persone, iniziative, storie, esperienze, associazioni impegnate nella salvaguardia dei diritti. A unire il tutto naturalmente la musica. Già, perchè la musica rimane il collante di questo evento sin dalla leggendaria prima edizione del 1995. Evento che nasce come ricerca di nuovi linguaggi di trasmissione della memoria, di attualizzazione dell’eredità della lotta partigiana. Il fulcro della giornata, dopo i laboratori per i bambini e per le scuole, dopo le proiezioni di film e documentari, dopo le presentazioni di libri, è stato il grande prato dove si è tenuto il concerto. Quest’anno per forza di cose non c’è stato il fitto cartellone del 2015 ma anche in questa edizione la scaletta è stata all’altezza. Ad esibirsi per primo Andrea Appino, leader e cantante di Zen Circus, uno delle band più amate in ambito indies. Appino ha presentato brani dal suo ultimo lavoro solista in chiave acustica. A seguire è salito sul palco Cristiano Godano frontman dei Marlene Kuntz in versione solista con il progetto “Ex-Live” che lo vede insieme a Giancarlo Onorato (ex Underground Life) figura storica della prima ondata di gruppi dei primi 80 legati all’etichetta di Litfiba e Diaframma, IRA Records. La tracklist si è mossa tra cover e brani dei rispettivi gruppi La terza esibizione della giornata è stata quella di Ginevra di Marco, con le sue Stazioni Lunari. La voce femminile dei CSI ha presentato brani popolari e tradizionali presi dalla cultura regionale italiana o da altre parti del mondo, portando il pubblico in un viaggio multiculturale. Infine a chiudere la giornata, Gianni Maroccolo con il progetto “Nulla è andato perso” con il quale ha riproposto 30 anni della sua carriera musicale come bassista, autore e produttore, pescando brani dal repertorio dei primi Litfiba, passando ai CSI per giungere ai suoi lavori solisti. Mentre il sole tramontava (stavolta le condizioni del tempo sono state clementi) sulle note dilatate del bassista toscano si è chiusa un’altra bella giornata che è stata resa ancora più preziosa dal reading dell’attrice Elisa Lolli, dall’appassionato intervento di Gaetano Alessi sulle infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna e dalle memorie del partigiano della Brigata GAP, Giglio Mazzi. A chiudere il tutto in clima festoso presso l’area dei punti ristoro, la performance rap de La Kattiveria. Ora ci rimane solo l’interrogativo se davvero Materiale Resistente possa diventare un appuntamento annuale, un necessario punto strategico di trasmissione nelle geografie di nuova resistenza del nostro territorio.

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I 90 anni di Italina Diacci

Compiuti il 19 maggio scorso e festeggiati con la figlia Fiorella, i parenti e gli amici Grande Italina! Sei qui a festeg- in forma, come se fosse una cosa giare i tuoi novant’anni come fos- da niente: perché c’è LEI, la fiore, se una cosa da tutti, una cosa da vicina a te, e c’è la tua amatissima niente, serena, tranquilla, allegra, Franci, la Silvia, parenti, la piscila simpatica battuta sempre pronta. na, le gare di pinnacolo, il computer. In una parola: c’è Reggio, c’è Forte Italina! Hai sopportato il fascismo, la guer- la città. ra, la miseria, la risaia, il duro lavo- E poi Cara Italina ro, i dispiaceri, il dolore, le pene, le Ci siamo noi, gli amici e le amiche fatiche sempre con ilcuore colmo che ti vogliono bene, che vengono d’amore e disperanza. volentieri a mangiare i tortelli, il baccalà o i cappelletti, che ascolSaggia Italina! Hai lasciato il natio paese selvag- tano ancora e ancora gli aneddogio con gli occhi gonfi ma buttan- ti della tua vita a Rio saliceto, la doti con ottimismo in un nuovo storia del tuo matrimonio, dei tuoi ambiente senza timore del futu- viaggi a Londra, i pettegolezzi del ro… Eppure lo sapevi che la “vita “palazzo”. nuova” con Fiorella sarebbe stata Grazie Italina! dura! Dura, sì, ma ricca di affet- Oggi siamo tutti qui a festeggiare to, di premure, di attenzioni, alle- i tuoi tanti anni con gli auguri più gra, dinamica, vivace, stimolante sinceri e con la promessa di festege sempre piena di cose da fare, di giarti ancora, ancora e ancora persone da conoscere, di novità da Un abbraccio affrontare. Ecco perché sei arrivata ai 90 così Le amiche di Reggio

Avio e Marina, partigiani: 70 anni di matrimonio

Uno splendido traguardo per Avio Pinotti “Athos” e la moglie Marina Salami “Lilia”: settant’anni di matrimonio festeggiati insieme ai propri cari, il 30 aprile, a Correggio. Felicitazioni anche dalla Redazione.

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Opere donate all’ANPI

Guerrino Franzini di Antonio Zambonelli

La figura in terracotta di Franzini donata da Lalla Gualdi, vedova di Giovanni Ferretti. Nella foto sotto, che risale al 26 luglio 1943, Ferretti è al centro, alla sua destra Fernando Cavazzini

La terracotta che presentiamo ci è stata donata da Lalla Gualdi, vedova di Giovanni Ferretti, al quale l’opera fu regalata in anni lontani dall’autore, il suo amico e compagno Guerrino Franzini. Si noti come la postura di questa figura femminile richiami quella de “La Vittoria”, la cui fusione in bronzo è ben nota a chi frequenta la nostra sede di Via Farini, ma anche a

tanti che ne hanno visto le riproduzioni miniaturizzate. Questa figura in terracotta è una delle poche opere plastiche sopravvissute a quante ne produsse l’indimenticabile “Frigio”, che nel suo studio francescano, fine anni Quaranta, patì il rovinoso crollo delle assi su cui poggiavano decine di suoi lavori andati così in frantumi. Cogliamo l’occasione per ricordare chi era Giovanni Ferretti, “Spartaco” da partigiano (1911- 1984). Più anziano di Franzini di cinque anni, ne era stato compagno di lavoro nel laboratorio del marmista Sezzi. Ferretti aveva frequentato per cinque anni la scuola d’arte Gaetano Chierici. Chiamato alle armi era stato mandato in guerra anche in Africa. Rientrato a Reggio nel 1942, riprese i contatti con i compagni comunisti operanti nella clandestinità. Dopo l’8 settembre ’43, fu lui a suggerire a Franzini, in servizio come sergente di fureria al distretto militare di Reggio, di rimanere in quella posizione in attesa del “momento opportuno”, per darsi latitante ed entrare nel movimento partigiano. Ferretti nel dopo guerra ebbe

incarichi di direzione nella federazione comunista reggiana, fu direttore del settimanale “La Verità”, avendo al suo fianco Franzini come redattore, fu anche consigliere comunale per varie legislature. Pur tra i tanti impegni politici, non dimenticò i suoi trascorsi nel campo dell’arte. Notevoli le sue linoleografie, diventate manifesti, sulla guerra nel Vietnam e sul Sessantotto (e seguenti) degli operai e degli studenti. Nel ringraziare la compagna Lalla, non possiamo esimerci dal ricordare le radici antifasciste della sua famiglia, in particolare la figura della zia Egle Gualdi (1901-1976), protagonista del movimento comunista e antifascista a livello internazionale (già segnalata nel “Bollettino ricerche sovversivi” nel 1931), della Resistenza e poi delle battaglie politiche nei primi decenni della Repubblica.

L’ANPI e la “baracchina” di Piero Canovi L’ANPI Sezione di San Pellegrino e l’Associazione Fiab Tuttinbici hanno ripulito e ritinteggiato la “baracchina” in legno di Piazza Lepanto, che per oltre quarant’anni è stata l’officina di Piero Canovi, già operaio delle Reggiane, antifascista combattente partigiano (fece parte del Commando dei Gufo Nero nel combattimento di Botteghe d’Albinea), dove ha svolto il mestiere di meccanico-ciclista. La sua onestà e competenza, gli era valsa la stima affettuosa di più generazioni di cittadini; il suo carattere schiettamente popolare ancorché burbero, non incline alle piaggerie, portava a ritrovarsi in luogo tanta gente a discutere con lui di “come va il mondo” ad ogni ora della giornata. Un luogo di servizio a disposizione dei concittadini ciclisti, ma anche di

socializzazione spontanea, “identitario” come poteva accadere un tempo anche dalle nostre parti.

Un’dentità preesistente poiché la storia della “baracchina” precede Piero; è stata sede di un fabbro ferraio ed ancor prima, testimonianze verbali rimandate da chi ci ha preceduti ed oggi non è più, riferiscono di un maniscalco, attento al traffico di carri e calessi. Con questa azione le due Associazioni intendono sollecitare il Comune al recupero della struttura con funzione di ritrovo sociale aperto a tutte le iniziative del volontariato civile nonché presidio di promozione della “cultura della bicicletta”. In tal senso sappiamo di parecchie manifestazione di interesse dovute alla posizione di massima visibilità pubblica e di vicinanza alla ciclopedonale del Crostolo fruita da gran parte della cittadinanza. giu-lug 2016

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