Permacultura
n. 39, ottobre-novembre-dicembre 2022
2532-1218
ISSN
Permacittà. Una nuova definizione del costruito di Chiara Iacovetti
Se l’obiettivo della permacultura è quello di pro gettare e gestire paesaggi antropizzati affinché essi soddisfino i bisogni della popolazione occupante, di certo anche il concetto di città deve cambiare, nella stretta correlazione tra abitanti e abitare, tra città e paesaggio. Non esistono mura senza una porta che permetta al verde di entrare nella vita cittadina. Non esiste vita senza natura.
Rosæ, rosārŭm, rosīs, rosās, rosæ, rosīs
Le rose – al plurale – sono tra i fiori coltivati dall’uomo sin dai tempi più antichi. Sebbene sia difficile ricostruire la storia di questo fiore che conta oltre 150 specie – provenienti da due ceppi principali europeo e asiatico – e migliaia di varietà diverse in termini di colore, forma e portamento, quel che è certo è che la storia della rosa si è fortemente intrecciata con quella umana. Confucio descrive i roseti imperiali cinesi come una delle meraviglie del suo tempo già nel 500 a.C. mentre scavi archeologici hanno riportato alla luce ghirlande di rose in tombe egizie risalenti a oltre tremila anni fa. I Greci prima, e i Romani poi, hanno dif fuso la coltivazione e l’uso della rosa in tutto il mondo occidentale non solo come ornamento ma anche come medicinale ed essenza profuma ta: Omero menziona l’olio di rosa già nell’Iliade, quando Afrodite cura le ferite di Ettore, mentre nel periodo medievale si arriva alla distillazione della rosa e all’estrazione della sua essenza profumata. Il ’700 segna l’in contro – almeno quello ufficiale – tra le rose cinesi e quelle europee con la nascita di molti nuovi ibridi e varianti; nel 1876 infatti viene creata la prima “rosa moderna”: un ibrido di Tea (una delle specie antiche cinesi) nota come “La France”, ossia la classica rosa “a bocciolo” che noi tutti conosciamo. Non è però nota la seconda specie usata per generare la prima rosa moderna in quanto lo stesso produttore, il vivaista di Lione Jean Baptiste Guillot, la immise nel mercato dopo alcuni esperimenti di semina del tutto casuali.
In questo funambolico percorso, se da un lato troviamo una delle piante più antiche e diffuse nell’emisfero boreale, dall’altro troviamo sempre la presenza dell’uomo che con le sue pratiche di coltivazione, di incrocio e ibridazione ma anche con i suoi spostamenti, i suoi viag gi e le sperimentazioni, talvolta anche involontarie, ha trasformato un semplice fiore in uno dei principali prodotti del mercato florovivaistico mondiale. Nella sola Italia il settore dei fiori vale circa 2,6 miliardi di euro l’anno e tra questi le rose recise costituiscono circa il 40% della produ zione. Ma la rosa ha ormai da molto tempo trovato ampio spazio anche in settori diversi da quello ornamentale diventando un importante pro dotto nei settori della cosmesi, dei profumi e della cucina. Un proces so, anche questo, che ha affiancato alle qualità di una pianta antica e preziosa la capacità umana di saperla utilizzare nei modi più svariati e talvolta impensabili. Emilio Antoniol
Stefania Mangini
Direttore editoriale Emilio Antoniol
Direttore artistico Margherita Ferrari
Comitato editoriale Letizia Goretti, Stefania Mangini, Rosaria Revellini, Elisa Zatta
Comitato scientifico Federica Angelucci, Stefanos Antoniadis, Sebastiano Baggio, Matteo Basso, Eduardo Bassolino, MariaAntonia Barucco, Martina Belmonte, Viola Bertini, Giacomo Biagi, Paolo Borin, Alessandra Bosco, Laura Calcagnini, Federico Camerin, Piero Campalani, Fabio Cian, Sara Codarin, Silvio Cristiano, Federico Dallo, Doriana Dal Palù, Francesco Ferrari, Paolo Franzo, Jacopo Galli, Silvia Gasparotto, Gian Andrea Giacobone, Giovanni Graziani, Francesca Guidolin, Beatrice Lerma, Elena Longhin, Filippo Magni, Michele Manigrasso, Michele Marchi, Patrizio Martinelli, Cristiana Mattioli, Fabiano Micocci, Mickeal Milocco Borlini, Magda Minguzzi, Massimo Mucci, Corinna Nicosia, Maurizia Onori, Valerio Palma, Damiana Paternò, Elisa Pegorin, Laura Pujia, Silvia Santato, Roberto Sega, Gerardo Semprebon, Chiara Scarpitti, Giulia Setti, Francesca Talevi, Oana Tiganea, Ianira Vassallo, Luca Velo, Alberto Verde, Barbara Villa, Paola Zanotto
Redazione Martina Belmonte, Paola Careno, Silvia Micali, Arianna Mion, Libreria Marco Polo, Sofia Portinari, Marta Possiedi, Tommaso Maria Vezzosi
Web Emilio Antoniol
Progetto grafico Margherita Ferrari
Proprietario Associazione Culturale OFFICINA* e-mail info@officina-artec.com
Editore anteferma edizioni S.r.l. Sede legale via Asolo 12, Conegliano, Treviso e-mail edizioni@anteferma.it
Stampa AZEROprint, Marostica (VI) Tiratura 200 copie
Chiuso in redazione il 29 ottobre 2022 in attesa dei risultati ufficiali delle elezioni in Brasile
Copyright opera distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
L’editore si solleva da ogni responsabilità in merito a violazioni da parte degli autori dei diritti di proprietà intelletuale relativi a testi e immagini pubblicati.
Direttore responsabile Emilio Antoniol Registrazione Tribunale di Treviso n. 245 del 16 marzo 2017
Pubblicazione a stampa ISSN 2532-1218 Pubblicazione online ISSN 2384-9029
Accessibilità dei contenuti online www.officina-artec.com
Prezzo di copertina 10,00 € Prezzo abbonamento 2022 32,00 € | 4 numeri
Per informazioni e curiosità www.anteferma.it edizioni@anteferma.it
OFFICINA*
“Officina mi piace molto, consideratemi pure dei vostri” Italo Calvino, lettera a Francesco Leonetti, 1953
Trimestrale di architettura, tecnologia e ambiente N.39 ottobre-novembre-dicembre 2022 Permacultura
Il dossier di OFFICINA*39 - Permacultura è a cura di Silvia Santato, Gloria Gelmi, Elisabetta Dallavalle.
Hanno collaborato a OFFICINA* 39:
Luciano Aletta, Laura Badalucco, Maria Antonia Barucco, Roshan Borsato, Giordano Cervi, Morag Gamble, Chiara Iacovetti, Marguerite Kahrl, Marco Manfra, Michele Marchi, Tatiana Merlino, Fabio Merotto, Maicol Negrello, Luiza Oliveira, Enrico Polloni, Marta Possiedi, Kevin Santus, Isabella Spagnolo, Gianluca Stasi, Paolo Tazzer, Stefano Tornieri, Efren Trevisan, Virgilio Vincis, Giulia Zanetti, Alessandro Zorzetto.
OFFICINA* è un progetto editoriale che racconta la ricerca. Tutti gli articoli di OFFICINA* sono sottoposti a valutazione mediante procedura di double blind review da parte del comitato scientifico della rivista. Ogni numero racconta un tema, ogni numero è una ricerca. OFFICINA* è inserita nell’elenco ANVUR delle riviste scientifiche per l’Area 08.
INTRODUZIONE
Permacultura
Permaculture
Silvia Santato, Gloria Gelmi, Elisabetta Dallavalle
Proliferazione della permacultura Permaculture myceliation
Morag Gamble
ESPLORARE
Fabio Merotto, Margherita Ferrari
PORTFOLIO
Squola Praticante. Resilienza, ambiente e connessioni Squola Praticante. Resilience, Environment and Connections Giulia Zanetti
IL LIBRO
La progettazione in permacultura Permaculture Design Luiza Oliveira
L’ARCHITETTO
La metafora della rete The Net Metaphor Stefano Tornieri
Contesto, necessità e persone Context, Needs and People
Michele Marchi
I CORTI
Tiere Viere, vita nuova Tiere Viere, new life Giordano Cervi
Permacultura
Permaculture
n•39•ott•nov•dic•2022
Permacittà. Una nuova definizione del costruito Permacity. A New Definition of the Built Chiara Iacovetti
Mutevoli gradi di incertezza Shifting Degrees of Uncertainty Marguerite Kahrl
Generare, integrare, interagire al margine urbano Generating, Integrating, Interacting at the Urban Edge Marco Manfra
Aguana Cell: celle geobatteriche per le barene veneziane Aguana Cell: Geobacterial Cells for the Venetian saltmarsh Efren Trevisan, Laura Badalucco
Risorsa blu & tecnologie verdi Blue resource & green technologies
Maria Antonia Barucco, Marta Possiedi
L’IMMERSIONE
Oltre la proprietà della terra Beyond Land Property Luciano Aletta
Forme di intelligenza adattiva Forms of Adaptive Skill Kevin Santus, Isabella Spagnolo
Oltre l’agricoltura: il carattere resiliente del paesaggio urbano simbiotico Beyond Agriculture: the Resilient Character of the Symbiotic Urban Landscape Maicol Negrello
La rigenerazione di Beldi Tribe Beldi Tribe’s Regeneration
Gianluca Stasi, Alessandro Zorzetto, Virgilio Vincis
INFONDO Un superorganismo perfetto A Perfect Superorganism Stefania Mangini
Progetto Cascina Castello Cascina Castello Project Paolo Tazzer
SOUVENIR Spiraliforme Spiral-shaped Letizia Goretti
IN PRODUZIONE
Digitalizzazione e Industria 4.0 nel settore Agrifood Digitization and Industry 4.0 in the Agrifood Sector Roshan Borsato, Enrico Polloni
CELLULOSA Ambivalenti e indispensabili a cura dei Librai della Marco Polo
(S)COMPOSIZIONE Se son rose fioriranno Emilio Antoniol
88 4 65
46 56 90
70 54 74
68 60 78
86 91
82 66
6
30 38 20 8 44
Io, Canova. Genio europeo
15 ottobre 2022-26 febbraio 2023 Bassano del Grappa (VI) museibassano.it
Cominciamo dal titolo della mostra che è di per sé evocativo. IO, un soggetto che non è sottinteso ma necessario a esalta re il valore e quell’ideale neoclassico, di cui Antonio Canova è principale espo nente, con forza e senza superfetazio ni barocche ed eccessi rococò al limite del decorativo, peraltro oramai sopiti. CANOVA è colui che può fare ciò che vuo le col marmo; lo comanda per generare bellezza, capace di fermare le sue figu re e coglierne l’attimo per raccontarlo.
GENIO del purismo (o purezza) for male, traduce con la materia la filo sofia e la pittura contemporanee, e recupera l’antico per traghettare il clas sico oltre il classico. Genio e regolatez za (volutamente senza la “s”) proprio per il principio della ragione esaltato da Kant più o meno nello stesso periodo. EUROPEO è il contesto in cui matura artisticamente dopo essersi spostato da Possagno prima a Venezia e poi a Roma. Appena passato il “secolo della ragione” mette in stretta relazione la natura con l’uomo ed è razionale come lo spirito del tempo. Ci mette “ragione e sentimento” nel suo mestiere e su questi principi Jane Austen ci ha scritto pure un romanzo pubblicato nel 1811 quando Canova stava lavorando al proprio autoritratto, pre sente in mostra, e completato nel 1812. Le sue figure sono espressione di grazia, tattili, quasi come il velluto da accarezza re; semplici nella loro complessità. Con Canova non c’è differenza tra la scultu ra dipinta e la pittura scolpita, e le sue composizioni sembrano le stesse dipin te da Jacques-Louis David nello stesso
periodo. Sono soggetti che parlano pur essendo muti, danzano sotto un cielo di note suonate da Beethoven che illumina no come stelle, e sono talmente espressivi come l’arte che la storia ha saputo rap presentare e che ci ha consegnato nei tre secoli precedenti. Sono figure perfette e imperturbabili, a volte fin troppo per fette per essere vere. Sono composizioni bianche e morbide come nuvole, lucide e sincere, esperienze emotive che ci co stringono a stare in rispettoso silenzio. La mostra presenta la vita e le opere del Canova attraverso un percorso che vuole raccontare il suo protagonismo e il pro prio valore umano nel contesto artistico e culturale a cavallo tra ’700 e ’800 con un atteggiamento quasi filologico. Una mo stra di grande spessore, necessaria per ricostruire alcuni passaggi chiave di Ca nova scultore e uomo, e un pretesto per accendere dibattiti e discussioni sull’arte e sulla bellezza che non si sono mai spenti.
Fabio Merotto
Futurismo. La nascita dell’avanguardia 1910-1915
1 ottobre 2022-26 febbraio 2023
Palazzo Zabarella, Padova zabarella.it
Futurismo, innanzitutto, significa “arte del futuro”, e infatti, tra le avanguardie del ’900 è quella maggiormente animata da un sentimento rivoluzionario di rinno vamento, di ribellione nei confronti del la tradizione e di fiducia nelle possibilità offerte dal futuro e dalle sue innovazioni
tecniche. “Futurismo. La nascita dell’a vanguardia 1910-1915”, allestita nelle sale di Palazzo Zabarella a Padova, con la cura tela di Fabio Benzi, Francesco Leone, Fer nando Mazzocca, si impone infatti, come “sguardo altro”, offrendo una visione nuo va e originale e invitando alla scoperta di una realtà artistica fino a ora poco, o per niente, svelata. Raccontano tutto questo e molto altro ancora, snodandosi in un percorso in crescendo, le oltre 120 opere tutte appartenenti a un arco cronologico piuttosto ristretto, dal 1910, anno di fon dazione del movimento in ambito pitto rico, al 1915, quando la pubblicazione del manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo e l’ingresso in guerra dell’Ita lia tracciarono un netto spartiacque nelle ricerche artistiche del movimento.
Venini: Luce 1921-1985 18 settembre 2022-8 gennaio 2023
Le Stanze del Vetro, Venezia lestanzedelvetro.org
La mostra autunnale “Venini: Luce 19211985”, curata da Marino Barovier, inten de approfondire l’attività della vetreria Venini nel campo dell’illuminazione, dalla piccola alla grande scala, traccian do un excursus attraverso gli interventi più significativi.
Venice in pattern in mostra 5, 26 novembre 2022 Opendream, Area Ex pagnossin TV veniceinpattern.bigcartel.com
4 ESPLORARE
IO, Canova.
Genio europeo.
Musei Civici Bassano del Grappa.
Futurismo. Palazzo Zabarella. Irene Fanizza
PERMA CULTURA
A cura di Silvia Santato, Gloria Gelmi, Elisabetta Dallavalle. Contributi di Morag Gamble, Marguerite Kahrl, Marco Manfra, Gianluca Stasi, Virgilio Vincis, Alessandro Zorzetto.
in progettazione in Permacultura e consulente ambientale, PhD in Scienza e gestione dei cambiamenti climatici. stanusina@gmail.com
Permacultura
Sfruttamento delle risorse naturali, epidemie e cambiamen ti climatici sono solo alcuni dei problemi che la nostra società globale sta affrontando in questo momento. Miliardi di per sone non hanno ancora accesso a cibo sano, acqua pulita e servizi igienico-sanitari. Alla base di queste problematiche c’è la mancanza della consapevolezza che siamo un tutt’uno con il sistema pianeta Terra e che abbiamo perso la capacità di com prendere realmente quali sono i nostri veri bisogni, sia come individui che come comunità, piccole o grandi che siano. Al contrario, facciamo parte di un sistema economico rigido, li neare, che alimenta i danni ambientali, invece che evitarli. I nostri modi di vivere e agire vanno ripensati e ridisegnati per ché, come diceva Bill Mollison, “sebbene i problemi del mondo siano sempre più complessi, le soluzioni rimangono semplici”, come semplice rimane l’idea alla base della permacultura.
Quando si incontrarono all’università negli anni ’70, il prof. Bill Mollison e lo studente David Holmgren tentarono di con ciliare ecologia, agricoltura e progettazione del paesaggio in un unico concetto inclusivo. Durante un’indagine sulla biodi versità, si chiesero come mai l’agricoltura si fosse allontanata dal modello espresso dalla Natura di creare un sistema allo stesso tempo abbondante, sostenibile ed efficiente. Da que sto processo di pensiero, svilupparono un progetto non solo per l’agricoltura, ma applicabile a tutti gli ambiti umani, per la riorganizzazione personale, sociale, economica e politica. Coniarono così il termine “permacultura”, che deriva dalla combinazione di “agricoltura permanente” e “cultura per manente”. Anche se la definizione non è univoca, la perma cultura è la progettazione di un sistema alimentare e sociale sostenibile e duraturo, etico e rigenerativo. Il suo fondamen to consiste nel prendersi la propria responsabilità dell’agire nel mondo, individuando una visione, un obiettivo ed etiche
Permaculture
Exploitation of natural resources, epidemics and climate change are just some of the problems our global society is fac ing right now. Billions of people still lack access to healthy food, clean water, and sanitation. At the base of such circum stances there is the lack of awareness that we are one with the planet Earth system and that we have lost the ability to really understand what our true needs are, both as individu als and as communities, small or large ones. On the contrary, we are part of a rigid, linear economic system that feeds en vironmental damage, rather than avoiding it.
Our ways of living and acting must be rethought and re designed because, as Bill Mollison said, “although the prob lems of the world are increasingly complex, the solutions remain simple”, just as the idea behind permaculture re mains simple. When they met at university in the 1970s, Prof. Bill Mollison and student David Holmgren attempted to reconcile ecology, agriculture and landscape design into one inclusive concept.
During a survey about biodiversity, they wondered why agriculture moved away from the model expressed by Na ture, embodying a system at the same time abundant, sus tainable and efficient. From this process of thought, they developed a project not only for agriculture, but applicable to all human spheres, for personal, social, economic and po litical reorganization. Thus, they coined the term “perma culture”, which derives from the combination of “permanent agriculture” and “permanent culture”. Even if the definition is not unique, permaculture is the design of sustainable and lasting, ethical and regenerative food and social systems. Its foundation lies in taking responsibility for acting in the world, identifying a vision, a goal and universal ethics: Earthcare, Peoplecare and Fairshare.
6 PERMACULTURA
Silvia Santato Diplomanda
Gloria Gelmi
Componente dell’organo didattico presso l’Accademia Italiana di Permacultura e tecnico ambientale. gloriagelmi@tiscali.it
Elisabetta Dallavalle Presidente dell’Accademia Italiana di Permacultura e agronomo libero professionista. elisabettadallavalle@libero.it
Salad Machine 1. Tatiana Merlino
universali: cura della terra, cura delle persone e condivisione equa e solidale delle risorse.
La permacultura offre un’opportunità allettante per svilup pare una nuova esistenza comunitaria che sia in risonanza e in armonia con le leggi della Natura, piuttosto che contro di essa. I suoi principi progettuali possono essere considerati strumenti che ci aiutano, come individui e come società, a valutare come viviamo, lavoriamo e coltiviamo il nostro cibo, con un approccio integrato e olistico. Per decenni, questi concetti hanno ispirato molti permacultori e permacultrici in tutto il mondo a creare comunità al di fuori di quelle che potrebbero essere considerate norme sociali stabilite, esco gitando risposte creative ai cambiamenti sociali, economici e ambientali locali che vanno ben oltre l’ambito agricolo.
In questo numero di OFFICINA* sono presentate alcune testimonianze di progetti attuati e improntati alle etiche, ai principi e all’approccio progettuale della permacultura. Gli articoli presentati nel dossier rispecchiano un tentativo volto a offrire spunti e ispirazione in questa direzione, per meglio comprendere come questa disciplina si distingua e operi.
Inoltre, appare evidente quanto sia complesso trattar la sotto una veste accademica. Ciò presuppone infatti che l’autore o autrice abbia intrapreso un percorso permacultu rale nella propria esistenza per poterne condividere i tratti salienti, comprenderla e utilizzarla pienamente come stru mento efficace di analisi e di progettazione. Infatti, la per macultura imita la Natura e ne trae ispirazione, evidenziando l’importanza di proteggerla; insegna a progettare integrando i diversi elementi in un unico sistema, creando relazioni utili e funzionali, in modo etico, creativo e divertente.
Siamo quindi fiduciose che questo contributo possa sti molare anche le lettrici e i lettori di questo numero di OF FICINA* ad approfondire e sperimentare in prima persona il variegato mondo della permacultura.*
Permaculture offers an enticing opportunity to develop a new community existence that is in resonance and harmony with the laws of Nature, rather than against them. Its design principles can be considered tools that help us, as individuals and as a society, to evaluate how we live, work and grow our food with an integrated and holistic approach.
For decades, these concepts have inspired many perma culture practitioners around the world to create communi ties outside of what might be considered established social norms, devising creative responses to local social, economic and environmental changes that go far beyond the agricul tural sphere.
This issue of OFFICINA* presents some testimonies of im plemented projects based on the ethics, principles and design approach of permaculture. The articles presented in the dos sier reflect an attempt to offer ideas and inspiration in this direction, to better understand how this discipline stands out and operates.
Furthermore, it is clear how complex it is to debate it under an academic approach. In fact, this presupposes that the au thor has undertaken a permaculture path in her or his own existence to be able to share its salient features, understand it and use it fully as an effective tool for analysis and design. In fact, permaculture imitates Nature and draws inspiration from it, highlighting the importance of protecting it; it teach es how to design by integrating the different elements into a single system, creating useful and functional relationships, in an ethical, creative and funny way.
We are therefore confident that this contribution will also stimulate readers of this issue of OFFICINA* to deepen and experience firsthand the varied world of permaculture.*
8 PERMACULTURA
Salad Machine 2. Tatiana Merlino
Morag Gamble CEO of the Permaculture Education Institute moraggamble@gmail.com
Permaculture Myceliation
10 PERMACULTURA
01. Immagine di copertina dal rapporto IPCC: mitigazione dei cambiamenti climatici. East Whins Cohousing Cluster a Findhorn Ecovillage, Scozia | Cover image from IPCC Report: Mitigation of Climate Change. East Whins Cohousing Cluster at Findhorn Ecovillage, Scotland. Matt Bridgestock, Director and Architect at John Gilbert Architects
Proliferazione della permacultura La permacultura riconosce che le condizioni abitabili per l’umanità sono estremamente precarie e si impegna alla proliferazione delle capacità utili a vivere bene durante questo decennio decisivo, si impegna in azioni trasformative e rigenerative e trova la nostra strada collettiva verso una nuova storia: una civiltà ecologica. Milioni di persone sparse in tutto il mondo hanno sperimentato le occasioni di apprendimento informali e radicalmente accessibili della permacultura. Essa è capace di cambiare la visione del mondo, ideare progetti ecocompatibili per creare habitat umani sani e ripristinare e condividere gli ecosistemi che sostengono la vita.*
Permaculture Myceliation Permaculture acknowledges that habitable conditions for humanity are extremely precarious and is committed to the myceliation of the skills and capacity to live well through this decisive decade, engage in transformative and regen erative action, and find our collective way into a new story – an ecological civilisation. Millions of people spread across the world have experienced the radically accessible non-formal permaculture learning opportunities that shift worldview, build ecodesign capac ity to create healthy human habitats, restore ecosystems that sustain life and keep sharing.*
necessaria una nuova storia dell’abitare, che ricolle ghi l’umanità al mondo vivente e ci descriva e ci invi ti far parte di una civiltà ecologica. La permacultura offre una porta per uno stile di vita che riconosce che “non esiste un pianeta B” e che le condizioni abitabili per l’uma nità sono estremamente precarie. La permacultura è forse la thrutopia1 di cui abbiamo bisogno: una storia collettiva su come vivere bene questo decennio decisivo, impegnarsi in un’azione trasformativa, trovare la nostra strada in questa nuova storia per l’umanità e proliferare rapidamente.
In quanto movimento globale di progettazione e educazio ne ecologica per un cambiamento positivo pratico, la pratica della permacultura ha obiettivi sia personali che collettivi e abbraccia contemporaneamente le sfere locali, bioregiona li e planetarie. Negli anni ’70, la permacultura iniziò con la creazione di sistemi alimentari resilienti e rigenerativi, ma si allargò rapidamente per concentrarsi sui sistemi sociali ed economici. A distanza di 50 anni, la permacultura può essere descritta come una pratica culturale di vita rigenerativa entro i confini del pianeta. Le etiche fondamentali sono “cura del la terra”, “cura delle persone” e “condivisione equa”. Queste si esplicano in modo diverso in ogni contesto geografico, intrec ciandosi con le culture, le ecologie e le esigenze locali.
Un recente rapporto dell’International Panel on Clima
new story of living is needed – one that reconnects humanity with the living world and describes and invites us to an ecological civilisation. Permacul ture offers a doorway to a one-planet way of life beginning by acknowledging there is ‘no planet B’ and that conditions habitable for humanity are extremely precarious. Permacul ture is perhaps the thrutopia1 we need – a collective story of how to live well through this decisive decade, engage in transformative action, find our way into this new story for humanity and myceliate rapidly.
As a global ecological design and education movement for practical positive change, the practice of permaculture has both personal and collective goals and simultaneously em braces local, bioregional and planetary realms. In the 1970s, permaculture began with creating resilient and regenerative food systems, but quickly widened to focus on social and eco nomic systems. Now 50 years on, permaculture can be de scribed as a cultural practice of living regeneratively within planetary boundaries. The core ethics are “earth care”, “peo ple care” and “fair share”, and these unfold differently in each geographical context intertwining with local cultures, ecolo gies and needs.
A recent report from the International Panel on Climate Change suggests that to keep Earth safe for human habita
11 OFFICINA* N.39
Radically accessible education to cocreate an ecological civilisation in a rural ecovillage, city farm and refugee camp
Educazione radicalmente accessibile per co-creare una civiltà ecologica in un ecovillaggio rurale, una fattoria cittadina e un campo profughi
te Change suggerisce che per far sì che la Terra rimanga un luogo sicuro per la vita umana e in generale per il fiorire di tutta la vita, è essenziale un cambiamento radicale in tutti i settori della società. La copertina del rapporto mostra come gli scienziati del clima di tutto il mondo suggeriscono di vive re2: è l’immagine di un ecovillaggio in permacultura3 (img. 01).
Sin dagli inizi con Bill Mollison e David Holmgren4, un’am pia varietà di progetti e programmi che si identificano come permacultura si è moltiplicata in tutto il mondo. Questa pro liferazione5 è avvenuta attraverso il passaparola e un modello educativo informale guidato dalla comunità, in cui le persone si insegnano a vicenda i comportamenti adatti a livello locale. Il Permaculture Design Course (PDC) immerge i partecipanti in questa visione del mondo e coinvolge in profondità i princi pi di progettazione della natura per ripristinare e proteggere gli ecosistemi che sostengono la vita. La permacultura, attra verso l’istruzione, aiuta a rendere le capacità di progettazione radicalmente accessibili in modo che le persone possano pro gettare stili di vita rigenerativi sani a livello locale. Le azioni di permacultura locale sono emerse nella maggior parte dei Paesi del mondo e le più note continuano a ispirare e seminare nuovi progetti in una rete di vasta portata. In questo articolo vengono illustrati tre esempi: un ecovillaggio rurale, un orto urbano e un programma Permayouth per rifugiati.
Ecovillaggio rurale: Crystal Waters Permaculture Village
In molti modi, la permacultura è stata associata al movi mento di ritorno alla terra degli anni ’70, un’ondata di coloro che volevano trasformare la società in chiave sostenibile. Questo movimento postindustriale ha visto le persone la sciare la città per rilevare piccole aziende, coltivare pro dotti alimentari, lavorare per l’autosufficienza e il benesse re della comunità locale, per la riforma sociale e agraria, la pace e l’attivismo ambientale.
È importante notare che fin dall’inizio né Mollison né Holmgren hanno raccomandato l’autosufficienza isolata, ma hanno invece sostenuto una rivitalizzazione delle rela
tion and the flourishing of all life, a radical shift in all areas of society is essential. The report cover shows how the climate scientists of the world suggest we need to live2. It is a picture of a permaculture ecovillage3 (img. 01).
Since it’s beginnings with Bill Mollison and David Holmgren4, a wide-ranging diversity of projects and programs have mush roomed around the world that identify as permaculture. This myceliation5 happened through word-of-mouth and an effec tive informal, community-led education model where people teach each other locally adapted ways. The Permaculture De sign Course (PDC) immerses participants in a worldview and engages deep thinking around nature’s design principles to restore and protect ecosystems that sustain life. Permaculture, through education, helps make design skills radically accessi ble so people can design local healthy regenerative lifestyles.
Local permaculture actions have emerged in most coun tries around the world and the most visible of these continue to inspire and seed new projects in a far-reaching network. In this article, three examples are illustrated – a rural ecovil lage, an urban community garden and a refugee Permayouth program.
Rural Ecovillage: Crystal Waters Permaculture Village
In many ways, permaculture was associated with the backto-the-land movement of the 1970s – a groundswell of those wanting to transform society to be more sustainable. This post-industrial movement saw people leaving the city to take up a small-holding, grow food, work toward self-sufficiency and local community, for social and land reform, peace and environmental activism.
It is important to note that from the outset, neither Mol lison or Holmgren recommended isolated self-sufficiency, but advocated instead for a revitalisation of community relation ships and local economies in a regenerating landscape. This shifting from “me” to “we” is inherent in permaculture and naturally merged with the ecovillage movement. Permacul ture design is now a core part of many ecovillages globally.
12 PERMACULTURA
02. Morag Gamble, in giro per imparare con Uncle Wiruungga Dunggiirr nel paese di Gubbi Gubbi. Morag Gamble, on walkabout learning with Uncle Wiruungga Dunggiirr in Gubbi Gubbi country. Morag Gamble
zioni comunitarie e delle economie locali in un paesaggio rigenerante. Questo passaggio da “me” a “noi” è legato alla permacultura e si fonde naturalmente con il movimento de gli ecovillaggi. Il design della permacultura è ora una parte fondamentale di molti ecovillaggi a livello globale.
Il primo villaggio di permacultura al mondo a essere proget tato intenzionalmente, Crystal Waters Permaculture Village6 (la casa dell’autore per 25 anni), iniziato alla fine degli anni ’80, ha ricevuto un World Habitat Award7 delle Nazioni Unite per “aver dimostrato nuovi modi di vivere sostenibili e a basso im patto”. Più di 30 anni dopo, Crystal Waters continua a essere fonte di ispirazione nel movimento globale della permacultura e degli ecovillaggi e ha anche contribuito alla rivitalizzazione sociale ed economica della sua regione attraverso le coopera tive. La città più vicina, Maleny, divenne la più grande sede di cooperative8 al di fuori di Mondragon9 nella regione basca della Spagna. Queste coo perative hanno dato vitalità a tutti i settori della vita comunitaria grazie a una coope rativa di lavoratori, un negozio di alimenti biologici, un club sociale, una società cine matografica, un asilo comunitario, una va luta e una banca locale, così come a molte cooperative ambientali e di insediamento10.
Quando Crystal Waters ha aperto, le per sone si sono trasferite e si sono rimbocca te le maniche per partecipare al ripristino della proprietà di 259 ettari, al reimpianto di foreste, alla costruzione di case naturali, alla coltivazione di giardini, alla creazione di mezzi di sussistenza e all’apprendi mento della vita in comunità. Le persone continuano a essere attratte da questo luogo per una serie di motivi, ma in genere cercano tutti uno stile di vita ristoratore, più semplice e sano, più connesso e fondato sulla terra.
La disposizione del villaggio ha mostrato solidità durante le recenti siccità, stagioni di incendi boschivi e inondazioni, e ciò è stato ottenuto utilizzando il “metodo dell’esclusio
The world’s first intentionally designed permaculture vil lage, Crystal Waters Permaculture Village6 (the author’s home for 25 years), began in the late 1980s and was awarded a United Nations World Habitat Award7 for “demonstrating new ways of low-impact and sustainable ways of living”. More than 30 years on, Crystal Waters continues to be an inspirational node in the global movement of permaculture and ecovillages, and has also contributed to the social and economic revitalisa tion of its local region through cooperatives. The nearest town, Maleny, became the biggest collection of cooperatives8 outside of Mondragon9 in the Basque region of Spain. These coopera tives activated vitality in all areas of community life with a workers coop, organic food store, social club, film society, com munity kindergarten, local currency, local bank, along with many environment and settlement coops10.
When Crystal Waters opened, people moved in and rolled up their sleeves to be part of restoring the 259 hectare prop erty, replanting forests, building natural homes, growing gardens, creating livelihoods and learning to live in commu nity. People continue to be drawn there for a variety of rea sons, but typically they all seek a simpler, healthier and more connected way of life – earth-based and restorative.
The layout of the village has shown robustness in recent droughts, bushfire seasons and floods and this was achieved
13 OFFICINA* N.39
03. Partecipanti al workshop di permacultura presso la Northey Street City Farm | Permaculture workshop participants at Northey Street City Farm. Morag Gamble
Una rivitalizzazione delle relazioni comunitarie e delle economie locali in un paesaggio rigenerante A revitalisation of community relationships and local economies in a regenerating landscape
ne”11, che assicurava che i pendii ripidi fossero stabilizzati e rivegetati. Le pianure fluviali sono state protette per la coltivazione di cibo, la gestione delle inondazioni e la rei dratazione. Le sponde ripariali erano protette e rivegetate, e i siti di origine erano situati su pendii intermedi stabili, adiacenti a grandi specchi d’acqua per la moderazione del microclima e la protezione dagli incendi boschivi. Ogni casa è stata progettata con un buon accesso solare per il design di edifici solari passivi e fiorenti giardini commestibili. Ci sono 83 case di proprietà raggruppate e l’86% della terra rimane terra comune per la natura e la comunità (img. 06).
Nel corso del tempo, la comunità della permacultura ha coltivato un sano habitat umano (e più che umano) che ospi ta oltre 250 persone, 170 specie di uccelli, 30 specie di rane, canguri, wallaby, echidna, ornitorinchi e strani avvistamenti del koala ora in via di estinzione. I residenti affermano che gli incontri con la fauna selvatica e le relazioni tra le specie sono alcune delle più grandi gioie del vivere lì. Più della metà del territorio è stato restituito all’habitat naturale, oltre il 15% è ufficialmente dichiarato zona di conservazione (img. 07).
Conoscere i cibi bioregionali di questa terra, i modelli e i cicli, le stagioni indigene, i nomi dei luoghi e le pratiche è una parte fondamentale della riconciliazione con i po poli delle Prime Nazioni e dell’imparare a vivere in modo rigenerativo. Crystal Waters si trova nella parte superiore del Moocooboola (fiume Mary) nella terra del popolo Gubbi Gubbi/Kabi Kabi, a circa novanta minuti a nord di Brisba ne/Meanjin nell’Australia subtropicale (img. 04).
Il cuore del luogo è il verde del villaggio: un mercato, uno spazio di apprendimento, musica e gioco gestito dalla coope rativa comunitaria. Oltre al verde, ci sono attività auto-orga nizzate come giornate di giardinaggio, lezioni di ballo, gruppi di pittori e ogni tipo di evento per i bambini. Alcuni membri si concentrano sulle attività della comunità locale, mentre al tri prestano attenzione alle opera di sensibilizzazione. Molti residenti ospitano visitatori e volontari che vogliono vivere l’esperienza della permacultura. Il Permaculture Education In
using the “method of exclusion”11. It insured that steep slopes were stabilised and revegetated. River flats were protected for food growing, flood management and rehydration. The ripar ian banks were protected and revegetated, and the home sites were situated on stable mid slopes, adjacent to large bodies of water for microclimate moderation and bushfire protection. Each home was designed with good solar access for solar pas sive home design and flourishing edible gardens. There are 83 freehold homesites in clusters and 86% of the land remains common land for nature and community (img. 06).
Over time, the permaculture community has nurtured a healthy human (and more-than-human) habitat that is home to over 250 people, 170 species of birds, 30 species of frogs, kangaroos, wallabies, echidnas, platypus, and the odd sight ing of the now endangered koala. Residents say the wildlife encounters and interspecies relationships are some of the greatest joys of living there. More than half of the land has been returned to natural habitat, over 15% is officially de clared as a conservation zone (img. 07).
Getting to know the bioregional foods of this land, the patterns and cycles, the indigenous seasons, place names and practices is a critical part of reconciliation with First Nations people and learning to live regeneratively. Crystal Waters is located in the upper reaches of the Moocooboola (Mary River) on the land of the Gubbi Gubbi/Kabi Kabi people, about ninety minutes north of Brisbane/Meanjin in subtropical Australia (img. 04).
The heart of the place is the village green – a market place, learning space, music and play space run by the communi ty cooperative. Beyond the green, there are self-organising activities like gardening days, dance classes, painters group and all kinds of happenings for children. Some members focus on local community activities, while others pay attention to outreach. Many residents host visitors and volunteers who want to experience permaculture living. The Permaculture Education Institute12, based in its solar powered office in a food forest, offers permaculture design and teacher education around the world (img. 05).
14 PERMACULTURA
04. Morag Gamble durante un viaggio di apprendimento con lo zio Wiruungga Dunggiirr nel paese di Gubbi Gubbi | The author, Morag Gamble, on walkabout learning with Uncle Wiruungga Dunggiirr in Gubbi Gubbi country. Morag Gamble
stitute12, con sede nel suo ufficio alimentato ad energia solare in una foresta alimentare, offre design di permacultura e for mazione per gli insegnanti in tutto il mondo (img. 05).
Comuni di permacultura urbana: Northey Street City Farm Crystal Waters mantiene forti legami anche con i progetti di permacultura urbana. Vicino al centro di Brisbane c’è un punto fermo nel paesaggio urbano, uno dei primi proget ti alimentari comunitari dell’Australia: Northey Street City Farm13 nel Turrbal & Jagera Country. È stato fondato nel 1994 dall’autrice e dai suoi amici su un terreno di proprietà comu ne, ispirati da progetti pionieristici simili nel Regno Unito e in Europa. Il sito di quattro ettari è stato co-progettato dalla comunità per la comunità (un progetto di design del cittadi no14). Il sogno era creare un’eco-comunità nella città utilizzando i princìpi della per macultura. I fondatori inizialmente vole vano creare un ecovillaggio urbano, ma dopo alcune sfide iniziali hanno scoperto l’incredibile valore di iniziare in piccolo e crescere in modo organico.
Con l’approvazione per iniziare e un’am pia visione in mente, i fondatori hanno contattato gli altri per re-immaginare e ri generare collettivamente lo spazio. Si sono collegati con la comunità indigena locale, le scuole, le università, la comunità artistica, i gruppi ambientalisti, i servizi per i disabili, l’ospedale pediatri co locale, le imprese locali, gli agricoltori periurbani, i progetti alimentari locali e i programmi di giustizia sociale. Più ricchi diventavano i legami, più vivace era la fioritura e più la fattoria cittadina diventava rilevante per la comunità. Questa inter connettività è il motivo per cui la fattoria cittadina è ancora fiorente dopo decenni. La costruzione di relazioni ha aiutato il progetto a iniziare senza soldi e a resistere in tempi difficili.
Sebbene sia impossibile misurare quanti cuori e men ti abbia toccato la fattoria cittadina, l’impatto continua a
Urban Permaculture Commons: Northey Street City Farm
Crystal Waters maintains strong links with urban perma culture projects too. Close to the centre of Brisbane is a radi cal fixture in the urban landscape and one of Australia’s first community food projects – Northey Street City Farm13 on Turrbal & Jagera Country. It was established in 1994 by the author and her friends on common land, inspired by similar pioneering projects in the United Kingdom and Europe.
The four-hectare site was co-designed by the community for the community (a citizen design14 project). The dream was to create an eco-community in the city using permaculture principles. The founders initially wanted to establish an ur ban ecovillage, but after some initial challenges discovered the incredible value of beginning small and growing organically.
With approval to start and a broad vision in hand, the founders reached out to others to come and collectively reimagine and regenerate the space. They connected with the local indigenous community, schools, universities, the arts community, environment groups, disability services, the lo cal children’s hospital, local businesses, peri-urban farmers, local food projects, and social justice programs. The richer the connections became, the more vibrant the flourishing, and the more relevant the city farm became to the commu nity. This interconnectivity is why the city farm is still thriv
15 OFFICINA* N.39
Ci sono 83 case di proprietà raggruppate e l’86% della terra rimane terra comune per la natura e la comunità There are 83 freehold homesites in clusters and 86% of the land remains common land for nature and community
05. Bambini che esplorano gli spazi selvaggi di Crystal Waters | Children exploring the wild spaces at Crystal Waters. Morag Gamble
essere enorme. Oggi essa riceve migliaia di visitatori, stu denti e volontari ogni anno. Era uno dei semi dell’Austra lian Community Garden Network15. È riconosciuto nel piano della città e ha ispirato il Consiglio comunale di Brisbane16 a creare una politica per l’orto comunitario, un funziona rio dell’orto comunitario e un programma di sovvenzioni. I giardini ospitano migliaia di piante autoctone e commesti bili, terreno rivitalizzato, straordinaria fauna selvatica urba na e un’ecologia di progetti, imprese e programmi locali, il tutto dando lavoro a dozzine di persone (img. 02).
Guardando Northey Street City Farm oggi, è difficile im maginare che tutto sia iniziato con un piccolo gruppo di amici su un sito gravemente degradato e con quasi nulla. Ora ci sono centinaia di progetti di orti comunitari in tutto il Paese: questo è un esempio di ciò che un piccolo grup po può fare alzandosi in piedi, parlando e mostrando una nuova visione per il futuro. Le persone in permacultura sono “possibilitari”.
ing decades later. Relationship building helped the project get started with no money and how it’s held though tough times. Although it is impossible to measure how many hearts and minds the city farm has touched, the impact continues to be enormous. Today the city farm receives thousands of visitors, students and volunteers a year. It was one of the seeds of the Australian Community Garden Network15. It is recognised in the city plan and inspired the Brisbane City Council16 to create a community garden policy, a community garden of ficer and grant program. The gardens are home to thousands of native and edible plants, revitalised soil, amazing urban wildlife and an ecology of local projects, enterprises and pro grams - all employing dozens of people (img. 02).
When you look at Northey Street City Farm today, it’s hard to imagine that it all started with a small group of friends on a severely degraded site with almost nothing. There are now hundreds of community garden projects around the country. This is an example of what a small group can do by standing
16 PERMACULTURA
06. Uno dei 17 laghi creati sulla terra comune di Crystal Waters con pontile ricreativo realizzato dalla comunità | One of the 17 lakes created on Crystal Waters common land with community-made recreational pontoon. Morag Gamble
Progetto Permayouth per i rifugiati
Anche il terzo progetto qui descritto è stato ispirato da persone che si sono fatte avanti e si sono presentate in cer ca di un cambiamento positivo. Nel 2018, le voci dei gio vani sono esplose sulla scena mondiale guidate da Greta Thunberg chiedendo un’azione contro il cambiamento cli matico. Dopo i giorni di azione, i giovani coinvolti nella per macultura si chiedevano: “Abbiamo marciato ieri, ma cosa facciamo oggi?” È stato allora che è emerso il Global Perma youth17: giovani che si uniscono per fare attivismo pratico quotidiano attraverso la lente della permacultura. La paro la “(pr)activism” (attivismo pratico NdT) sta diventando un termine comunemente usato nel mondo della permacultu ra per descrivere progetti di comunità di permacultura che attivano il cambiamento.
Permayouth è un movimento in crescita che attira l’attenzione in tutto il mondo. Nel 2020 ha ricevuto lo Youth in Perma culture Prize18 e nel 2021 l’Hildur Jackson Award19. Il catalizzatore è stato un piccolo gruppo di giovani che si è connesso attra verso il corso del Permaculture Education Institute. Guidati da Maia Raymond20, al lora 13enne, i giovani hanno avviato una comunità di apprendimento autoguidato, organizzando festival online, discussioni interculturali, campi, video e un podcast, un programma radiofonico e dando vita a hub locali.
A causa dell’immediata rilevanza della permacultura per la produzione di cibo, la sicurezza degli alimenti e il loro poten ziale di sostentamento, Permayouth si è rapidamente diffu so nei campi profughi in tutta l’Africa orientale. Ci sono ora centri in 12 campi in Uganda, Kenya e Tanzania e programmi scolastici per insegnare la raccolta dell’acqua, la costruzione del suolo, il giardinaggio perenne robusto per mettere il cibo in tavola, il design e le abilità di sostentamento.
up, speaking up and showing up for a new vision for the fu ture. Permaculture people are “possibilitarians”.
Refugee Permayouth Project
The third project described here was also inspired by peo ple stepping up and showing up for positive change. Back in 2018, youth voices erupted into the world stage led by Greta Thunberg calling for action on climate change. After the ac tion days, young people involved in permaculture were say ing, “We marched yesterday, but what do we do today?” This is when the global Permayouth17 emerged – young people com ing together to do every day practical activism through a lens of permaculture. The word “(pr)activism” is now becoming a commonly used term in the permaculture world to describe permaculture community projects that activate change.
Permayouth is a growing movement attracting attention around the world. In 2020 they were awarded the Youth in Permaculture Prize18 and in 2021, the Hildur Jackson Award19. The catalyst was a small group of youth connecting through the Permaculture Education Institute course. Led by Maia Raymond20, then 13 years old, the youth began a self-guided learning community, organising online festivals, cross-cul tural discussions, camps, videos and a podcast, a radio show and the formation of local hubs.
17 OFFICINA* N.39
Dopo i giorni di azione, i giovani coinvolti nella permacultura si chiedevano: “Abbiamo marciato ieri, ma cosa facciamo oggi?”
After the action days, young people involved in permaculture were saying, “We marched yesterday, but what do we do today?”
Più di un milione di giovani sfollati vivono nei campi pro fughi dell’Africa orientale: il conflitto in corso nei loro Pa esi d’origine è alimentato dalla povertà e dall’instabilità e amplificato dai cambiamenti climatici, dall’estrazione di im prese e dalla corruzione del governo. Molti hanno vissuto tutta la loro vita in questi campi. La connessione globale Permayouth è un’opportunità per imparare e connettersi con amici e sostenitori in tutto il mondo.
Il Permaculture Education Institute offre borse di stu dio a giovani rifugiati, dirige i loro centri di apprendimen to e guida anche un ente di beneficenza registrato (Ethos Foundation21) per sostenere l’istruzione gratuita in perma cultura nei campi guidati da insegnanti locali.
I giovani rifugiati si uniscono a tutti gli eventi globali di Permayouth e molti hanno scritto canzoni sulla permacul tura che vengono suonate al pubblico internazionale. Nel condividere le loro canzoni e storie, più gruppi sono ispirati a sostenerli, come ad esempio il Buckminster Fuller Institu
Because of permaculture’s immediate relevance for grow ing food, nutrition security and livelihood potential, Permay outh myceliated quickly into refugee camps throughout East Africa. There are hubs now in 12 camps in Uganda, Kenya and Tanzania and school programs to teach water-harvesting, soil-building, robust perennial gardening to put food on the table, design and livelihood skills.
More than a million displaced youth live in East African refugee camps. The ongoing conflict in their home countries is fuelled by poverty and instability, and amplified by climate change, corporate extraction and government corruption. Many have lived their entire lives in these camps. The global Permayouth connection is an opportunity to learn and con nect with friends and supporters around the world.
The Permaculture Education Institute full scholarships to refugee youth, mentors their learning hubs, and also leads a registered charity (Ethos Foundation21) to supports free per maculture education in the camps led by local teachers.
18 PERMACULTURA
07. I canguri vagano selvaggi a Crystal Waters | Kangaroos roam wild at Crystal Waters. Morag Gamble
te che sta aiutando a costruire un centro di apprendimento della permacultura attraverso la sua collaborazione Regen erosity22. I gruppi locali di permacultura australiana hanno finanziato classi complete. Il Permaculture Magazine23 invia materiale gratuito a ciascun hub e un nuovo gruppo, Sunri se Studios, è stato creato per sponsorizzare studi musicali locali a energia solare (img. 03).
La cultura della permacultura che emerge attraverso i giovani rifugiati sta ispirando una nuova generazione di pensiero sulla permacultura e un’immersione profonda in ciò che è davvero la terza etica della permacultura: la con divisione equa.
Creare la storia che dobbiamo vedere
Dai contesti rurali a quelli urbani e persino nei campi profughi, l’applicazione di una progettazione e di un’edu cazione alla permacultura adattata localmente porta una ricchezza di possibilità per poter vivere la nuova storia. La permacultura continua a essere uno degli approcci più ac cessibili, centrati sulla terra, atti a migliorare lo stile di vita e olistici, per esplorare cosa significa vivere una vita su un unico pianeta. Essa ospita una rete di relazioni diffuse e profondamente connesse che avvolge il mondo con amore e gentilezza per proteggere, rigenerare, ripristinare e rivi talizzare la vita.*
NOTE NOTES
* L’ultima data di accesso di tutti i seguenti riferimenti web risale a settembre 2022 | The last access date of all the following web references dates back to September 2022.
1 – Thrutopia is “neither a dystopia or utopia”, huffingtonpost.co.uk/rupert-read/thrutopiawhy-neither-dys_b_18372090.html
2 – Mitigation of Climate Change, ipcc.ch/report/ar6/wg3/
3 – ecovillage.org/ecovillages-featured-in-ipcc-report/
4 – Mollison, B., Holmgren, D. (1978). Permaculture One: A perennial agriculture for human settlements. Transworld Publishers.
5 – Myceliation is the social emergent process that is comparable to how fungal networks work. crystalwaters.org.au/
6 – permaculture.co.uk/issue/winter-2021
7 – world-habitat.org/world-habitat-awards/winners-and-finalists/crystal-waters-permaculture-village/
8 – filmsforaction.org/watch/creating-prosperous-communities-cooperatives-in-maleny/
9 – mondragon-corporation.com/en/about-us/
10 – ru.org/index.php/economics/368-maleny-cooperatives
11 – McHarg, I. (1969). Design with Nature. In permaculture.org.uk/design-methods/ mcharg-exclusion-method/
Refugee youth join all global Permayouth events and many have written permaculture songs that are played to inter national audiences. In sharing their songs and stories, more groups are inspired to support them. For example, the Buck minster Fuller Institute is helping to building a permaculture learning centre through its Regenerosity22 collaboration. Local Australian Permaculture groups have funded full classes. The Permaculture Magazine23 sends free materials to each hubs, and a new group, Sunrise Studios, formed to sponsor local solar-powered music studios (img. 03). The culture of perma culture emerging through the refugee youth is inspiring a new generation of permaculture thinking and a deep dive into what the third ethic of permaculture, fair share, is really all about.
Creating the Story we need to see From rural to urban contexts and even in refugee camps, the application of a locally adapted permaculture design and education brings a richness of possibility for being able to live into the new story. Permaculture continues to be one of the most accessible, earth-centred, life-enhancing and holistic approaches to exploring what it means to live a one-planet life, and hosts a deeply connected myceliating web of rela tionships that wraps the globe with love and kindness to pro tect, regenerate, restore and revitalise life.*
12 – permacultureeducationinstitute.org/
13 – nscf.org.au
14 – Gamble, M. (2017). Citizen Design: Permaculture and Community-Based Urban Agricul ture. In Rose, N., Gaynor, A., Reclaiming the Urban Commons: The past, present and future of food growing in Australian towns and cities. University of Western Sydney Press.
15 – communitygarden.org.au/
16 – brisbane.qld.gov.au/clean-and-green/green-home-and-community/communitygroups/community-gardens
17 – permayouth.org
18 – abundantearthfoundation.org/announcing-the-2020-youth-in-permaculture-prize-winners/
19 – ecovillage.org/hildur-jackson-award-2021/
20 – grow.pipmagazine.com.au/making-change-teen-spirit/
21 – ethosfoundation.org.au
22 – regenerosity.world/africa
23 – permaculturemagazine.co.uk
19 OFFICINA* N.39
Shifting Degrees of Uncertainty
20 PERMACULTURA
01. Analisi del microclima, P4R, PDC per donne rifugiate siriane, Turchia (2019) | Microclimate analysis, P4R, PDC for Syrian refugee women, Turkey (2019). Marguerite Kahrl
Marguerite Kahrl Visual artist and permaculture designer. Cofounder of Permaculture for Refugees & Con MOI. marguerite@kahrl.com
Seminando permacultura in comunità svantaggiate
Mutevoli gradi di incertezza Questo articolo introduce due casi rile vanti per le applicazioni di permacultura, la progettazione partecipata, la resilienza della comunità e delle popolazioni migranti: Con MOI a soste gno dei migranti dell’Africa occidentale in un insediamento occupato a Torino, in Italia, e un progetto pilota di Permaculture for Refugees (P4R) per sperimentare corsi di Permaculture Design Courses (PDC) in una serie di insediamenti per rifugiati. Tali progetti sul campo con i migranti e le comunità ospitanti possono aiutare a formare legami importanti e a sviluppare le migliori pratiche sul tema dello sfollamento.*
a ricerca per un modello integrativo Un gran numero di persone si è mobilitato e conti nuerà a mobilitarsi a causa di povertà, conflitti armati, persecuzioni etniche e disastri ambientali. “In tutto il mondo ci sono almeno 84 milioni di persone che sono state costrette a spostarsi con la forza. Circa il 22% della popolazione rifugiata mondiale vive in campi di rifugiati si stima che siano 6,6 milio ni. Tra questi 4,5 milioni risiedono in campi organizzati e gestiti e circa 2 milioni sono ospitati in campi autogestiti” (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, 2022). Questi insediamenti affollati si sviluppano in risposta alle crisi e sono solitamente caratterizzati da sistemazioni provvisorie, dove c’è mancan za di risorse essenziali, oltre ai costi umanitari e ambientali elevati. Spesso tali insediamenti, concepiti come temporanei, diventano permanenti. L’applicazione di strategie di perma cultura, di principi di progettazione, e di pratiche rigenerative, può assistere i migranti nel progettare e ricostruire la propria collettività e i loro mezzi di sussistenza in forma condivisa, so stenendo le comunità ospitanti e gli obiettivi globali1
La permacultura prende forma nelle scienze ambien tali e sociali. È una delle forme di agroecologia più dif fuse, considerata sia una scienza, che una pratica e un movimento sociale. Il quadro di progettazione può essere appli cato in ugual misura a contesti individuali, sociali e ambientali, consentendo soluzioni pratiche, efficaci e più salutari per le rela zioni uomo-natura. Tali approcci resilienti alla sovranità agricola, comprese altre parti correlate, sono anche insite nelle culture
Seeding permaculture in disadvantaged communities
Shifting Degrees of Uncertainty This article introduces two cases relevant to permaculture applications, participatory design, com munity resiliency and mobilized populations: Con MOI in support of West African migrants in an occupied settlement in Turin, Italy, and a pilot project by Permaculture for Refugees (P4R) to trial Permaculture Design Courses (PDC) across a range of refugee settlements. Such on-the-ground projects with migrants and host communities can help in forming important bonds and assisting in developing best practices within the displacement context.*
he search for an integrated model
Large numbers of people have and will continue to move instead of mobilize due to poverty, armed con flict, ethnic persecution, and environmental disasters. “There are at least 84 million forcibly mobilized people worldwide. Approximately 22% of the world’s refugee population live in refugee camps an estimated 6.6 million people. Among them, 4.5 million reside in planned and managed camps and ap proximately 2 million are sheltered in self-settled camps” (UN Refugee Agency, 2022). Such crowded settlements de velop in response to crisis and are typically characterized by makeshift accommodations, a lack of essential resources, and high human and environmental costs. Often, these set tlements designed as temporary become permanent. The ap plication of permaculture strategies, design principles, and regenerative practices can assist migrants in designing and rebuilding their communities and livelihoods collectively in support of their host communities and global goals1.
Permaculture has its foundation in environmen tal and social sciences. It is one of the most popular forms of agroecology, considered a science, practice, and social movement. The design framework can be applied equally to individual, social, and environmental contexts, allowing for practical, effective, and healthier solutions to human-nature relations. Such resilient approaches to ag ricultural sovereignty, comprised of interrelated parts, are also inherent in indigenous cultures, which traditionally rely
21 OFFICINA* N.39
indigene, le quali tradizionalmente fanno affidamento su intelli genza ecologica, sistemi complessi, e la terra che li sostiene. Stia mo vedendo ora gli effetti dell’umanità che si reputa un attore separato dalla natura, un trend che sta mettendo l’intero ecosi stema a rischio. L’attuale crisi economica impatta direttamente la produzione dell’agricoltura commerciale aumentando il costo del fertilizzante, dei pesticidi, dei semi e del carburante per il mac chinario agricolo e di conseguenza alcuni produttori locali sono passati a metodi biologici per la produzione del cibo e per nutrire il terreno. Questo trend è visibile anche in paesi dove vi sono dei conflitti in corso. “La SOILS Permaculture Association–Libano si focalizza sul compostaggio dall’inizio della crisi in Libano. Educa re e formare i coltivatori sull’abbandono dei prodotti chimici per fare affidamento su input più naturali si è rivelato incompleto se si considera la difficoltà di reperire compost di buona qualità a li vello locale. L’associazione a base comunitaria ha quindi iniziato a integrare il compostaggio in tutti i suoi programmi di formazione in agro-ecologia (Yammine e Khawand, 2021).
La designer di permacultura Charlotte Ashwanden applica i principi del flusso d’acqua all’interno degli ecosistemi, agli afflussi di popolazioni sfollate verso luoghi mal equipaggiati per gestirli. “Quando si lavora con l’acqua, possiamo usare le tre “S” (Slow, Spread e Sink, ovvero Lento, Diffuso e Im merso”) per assicurare che l’acqua non venga raccolta in un punto in cui possa causare erosione, ma che possa scorrere in un modo che sia di beneficio alla terra e che non ostruisca il naturale percorso dell’acqua” (Ashwanden, 2015).
In ciò che viene oggi conosciuta come crisi dei rifugiati, i flussi umani sono bloccati da strutture invisibili come confini e pratiche di migrazione discriminatorie. Il movimento Solidari ty Without Borders aiuta con il principio di gestione dell’acqua denominato “Spread” (diffusione) la costruzione di una rete tra gli sfollati e le comunità ospitanti e sfida il modello dominante dei confini stabilito dagli stati-nazione. “Sfidare l’ordine egemo nico necessita di solidificazione delle alleanze all’interno della società civile tra coloro la cui classe, il background economico o etnico sono tradizionalmente disparati” (Gramsci, 1978).
on ecological intelligence, knowledge of complex systems, and the land that sustains them. We are now seeing the effects of humanity conceiving themselves as actors separate from nature, a trend that is putting whole ecosystems at risk. The current economic crisis directly impacts commercial agri cultural production by increasing the cost of fertilizer, pes ticides, seeds, and fuel for agricultural machinery as a re sult some local growers have transitioned to organic ways of producing food and building soil. This trend is also visible in countries which have experience on going conflicts. “The SOILS Permaculture Association–Lebanon, has focused on composting since the beginning of the crisis in Lebanon. Edu cating and training growers on shifting away from chemicals to rely on more natural inputs proved to be incomplete when considering the difficulty of sourcing good quality compost locally. The community-based association then began inte grating composting in all its agroecology training programs” (Yammine and Khawand, 2021).
Permaculture designer Charlotte Ashwanden applies prin ciples of water flow within ecosystems to the influxes of dis placed populations towards places ill-equipped to manage them. “When working with water, we can use the three ‘S’s (Slow, Spread and Sink) to ensure that instead of gathering in one place where it could cause erosion, the water can flow in a way which is both beneficial to the land and not obstructing the natural path of the water” (Ashwanden, 2015).
In what has come to be known as the refugee crisis, human flows are blocked by invisible structures such as borders and discriminatory practices of immigration. The movement Solidarity Without Borders helps with the “Spread” princi ple of water management by creating a network between displaced people and host communities and by challenging the dominating model of boundaries set by nation-states. “Challenging the hegemonic order necessitates the solidifi cation of alliances within civil society between those whose class, economic or ethnic backgrounds are traditionally dis parate” (Gramsci, 1978).
22 PERMACULTURA
02. Con MOI Condivisione di cibo: costruendo relazioni e riducendo lo spreco di cibo nel mercato locale (2016) | Con MOI Food sharing: building relations and reducing food waste at local market (2016). Con MOI
Con MOI, Progetto partecipato (2015–2016)
Gli artisti giocano un ruolo importante nell’immaginare cosa sia possibile all’interno della società civile visualizzando e co municando nuove forme di pratica per costruire comunità lo cali resilienti. Il progetto di arte partecipato Con MOI iniziò con il workshop Wild Energies: Vento, fuoco e persone in movimento condotto insieme a Marjetica Potrč a marzo 2015. Questo incontro tra artisti e pubblico era parte del programma d’arte Parco Arte Vivente, Centro d’arte contemporanea (PAV), dove è stato chiesto a organizzazioni lo cali e a residenti dell’area di collaborare “oltre le divisioni sociali e culturali, per immaginare lo sviluppo di progetti specifici per luoghi a cui appartengono” (Brombin, 2016).
Il conseguente progetto in loco Con MOI nacque all’interno un insediamento occupato a Torino nell’ex Villaggio Olimpico nel distretto Lingotto. In questa così detta Ex MOI area, in via Gior dano Bruno, hanno vissuto dal 2013 al 2018 circa 1.200 migranti e rifugiati provenienti da diversi paesi2. All’interno di questo in sediamento il nostro gruppo informale ha utilizzato uno studio orientato al processo di ecologia urbana, impiegando la perma cultura e l’ecologia per formare un collet tivo, in seguito un’associazione, di cittadini attivi e rifugiati. “Durante gli stadi iniziali della formazione del nostro gruppo, abbia mo usato tecniche di facilitazione da Work that Reconnects, come ascolto attivo, condivisioni di coppia, osservazione, frasi aperte e pratiche di gratitudine” (Kahrl e Potrč, 2017). Abbiamo tenuto workshop partecipativi di community building, identity design, food sharing, rigenerazione del suolo, compostaggio, e alternative all’economia di mercato (imgg. 02, 03).
Gli oggetti tangibili risultanti, o “oggetti relazionali” utilizzati per costruire il progetto partecipativo (magliette serigrafate, bike cart per il food sharing, mappe, cartoline, video e sculture Mini MOI dei partecipanti) sono stati esposti al PAV nel 2016 (img. 05).
Con MOI, Participatory project (2015-2016)
Artists play an important role in imagining what is possi ble within civil society by visualizing and communicating new forms of practice for building resilient local communities. The participatory art project Con MOI began with the workshop Wild Energies: Vento, fuoco e persone in movimento (Wild Energies: wind, fire, and people on the move) led by Marjetica Potrč and myself in March of 2015. This encounter between artists and the public was part of the art program of Parco Arte Vivente, Centro d’arte contemporanea (PAV), wherein local organizations and area residents were asked to collaborate “beyond social and cultural divides, to im agine the development of projects specific to the place where they all belong” (Brombin, 2016).
The resulting onsite project Con MOI was born inside an oc cupied settlement in Turin’s former Olympic village in the Lin gotto district. In this so-called ex MOI area, via Giordano Bruno, 1,200 migrants and refugees from diverse countries lived from 2013 to 20182. Within this settlement our informal group used a process-oriented study of urban ecology employing permacul ture and deep ecology to form a collective, later an association, of active citizens and refugees. “During the initial stages of estab lishing our group, we used facilitation techniques from the Work that Reconnects, such as active listening, pair shares, observa
23 OFFICINA* N.39
03. Il carrello per la condivsione del cibo Con MOI (2016) | Con MOI Food sharing cart (2016). Con MOI
I flussi umani sono bloccati da strutture invisibili come confini e pratiche di migrazione discriminatorie Human flows are blocked by invisible structures such as borders and discriminatory practices of immigration
Per il laboratorio partecipativo Mini MOI, i membri di Con MOI hanno realizzato autoritratti trasformando i tessuti do nati in sculture cucite a mano. Questa attività condivisa è stata una risposta relazionale alla trasformazione e alla ridefinizione dell’identità all’interno della comunità. I video di Mini MOI mostrano il processo di realizzazione degli auto ritratti, con l’accompagnamento dell’audio creato da ciascun regista. Nei video di 90 secondi, si possono ascoltare le loro storie e le loro canzoni mentre si osservano le loro mani che tessono la trama della comunità.
Successivamente, le decisioni politiche hanno portato all’eva cuazione dell’insediamento e alla dispersione dei suoi abitanti. La maggior parte dei membri del Con MOI ha trovato lavoro e alloggio nella stessa zona. Scrive il curatore della mostra “Wild Energies”, Marco Scotini “Nell’ambito di un percorso collettivo e aperto, in cui le dinamiche, le relazioni e le conoscenze acqui site durante il processo vanno oltre il risultato finale, attraverso una serie di workshop, condotti da Marguerite Kahrl e Marco Regoli con la consulenza di Marjetica Potrč, hanno condotto il gruppo formatosi [...] verso la creazione di una piattaforma di food sharing affinché potesse fungere da strumento di dialogo e di incontro tra gli abitanti della zona e il nucleo di migranti e rifugiati residenti, in modo tale da presentare un possibile mo dello per la creazione di una comunità solidale” (Scotini, 2016).
Permacultura per Rifugiati (dal 2015 ad oggi)
In collaborazione con un ristretto gruppo internazionale di coloro che praticano la permacultura, abbiamo creato il col lettivo Permaculture for Refugees (P4R). Pur con vinti che la formazione degli sfollati in permacultura potesse offrire una valida occasione per acquisire fi ducia e accedere ad altre opportunità di integrazione sociale ed economica a lungo termine, “la nostra idea era quella di ottenere risultati per la comunità piuttosto che per gli indi vidui e per dimostrare, aumentare e diffondere il loro sapere attraverso le proprie reti, e incorporare efficacemente la per macultura nelle comunità”(Harvey e Morrow, 2022). Avevamo
tion, open sentences and gratitude practices” (Kahrl and Potrč, 2017). We held participatory workshops in community building, identity design, food sharing, soil regeneration, composting, and alternatives to the market economy (imgg. 02, 03). The resulting tangible objects, or “relational objects” used to build the partici patory project (screen printed T-shirts, food-sharing bike carts, maps, postcards, videos, and Mini MOI sculptures of the partici pants) were exhibited at PAV in 2016 (img. 05).
For the participatory workshop Mini MOI, members of Con MOI made self-portraits by transforming donated fabric into hand-sewn sculptures. This shared activity was a relational response to transforming and redefining identity within the community. The Mini MOI videos show the process of making the self-portraits, with accom panying audio created by each maker. In the 90-second videos, we hear their stories and songs as we see their hands weaving the fabric of the community.
Subsequently political decisions led to the evacuation of the set tlement and the dispersal of its inhabitants. Most of the Con MOI members found work and housing in the area. Curator of the ex hibition “Wild Energies”, Marco Scotini, writes “As part of a col lective and open path in which the dynamics, relationships and knowledge acquired as part of the process are much more than the end result, a series of workshops, conducted by Marguerite Kahrl and Marco Regoli and advised by Marjetica Potrč, led the group [...] in the establishment of a food sharing platform that could act as a vehicle for dialogue and encounter amongst the inhabitants of the area and the nucleus of migrants and refugees residing there in such a way as to present a possible model for the creation of a supportive community” (Scotini, 2016).
Permaculture for Refugees (2015–present)
Together with a small international group of permaculture practitioners, we formed the collective Permacul ture for Refugees (P4R). While convinced that train ing displaced people in permaculture could offer a springboard to gain confidence and access to other long-term
24 PERMACULTURA
bisogno di testare la nostra ipotesi in diversi contesti e climi per determinare se il progetto avrebbe funzionato.
Nel 2018 il P4R team creò una serie di corsi pilota in Per maculture Design Certification (PDC) in un’ampia varietà di insediamenti, per insegnare ai rifugiati tecniche volte ad accrescere la qualità nutritiva delle loro alimentazione, come la coltivazione di orti, l’allevamento, la costruzione di comunità, la produzione su piccola scala, l’autonomia eco nomica e le alternative all’economia di mercato. Sono sta ti svolti otto corsi di PDC nei campi rifugiati in tre diversi continenti: Bangladesh, Turchia, Grecia, Filippine, Malesia, Afganistan e Iraq. “Questioni di deforestazione, contami nazione dell’acqua, impoverimento ed erosione del suolo sono stati alcuni dei temi trattati durante i corsi. Questo programma ha confermato chiaramente che l’educazione alla permacultura trasforma la vita e la terra dei rifugiati in un’ampia gamma di situazioni” (Morrow, 2019).
Monitorando gli impatti: testimonianza dai partecipanti Pur affrontando molti ostacoli e sfide, il team è stato capaci di insegnare ai rifugiati come vivere bene in un territorio e come sviluppare pratiche agricole e di vita sostenibili, usando i prin cipi del design thinking e della permacultura. È stato valutato l’impatto della maggior parte dei corsi attraverso gli strumenti del monitoraggio e del mentoring. Per assicurarci che i corsi fossero utili attraverso contesti geografici e climatici differenti, sono state raccolte delle testimonianze dai partecipanti.
Boniface Subrata Gomes, direttore della Bangladesh Asso ciation for Sustainable Development (BASD), un partner chia ve nella rete del P4R Asia West Pacific, dichiara: “Gli abusi sulle donne e sui bambini si stanno riducendo a livello famigliare, la dipendenza da droghe e altri comportamenti negativi sono di minuiti dopo aver ricevuto formazione in ambito permacultu ra”. Boniface ha condotto e supervisionato il progetto P4R per una NGO, svolgendo due corsi a Tangkhali, vicino al Cox’s Bazar nel sud-est bengalese. Amir, un partecipante nel corso di P4R nel campo di rifugiati Cox Bazar, racconta: “Ho iniziato forman
social and economic integration opportunities, “our idea was to achieve results for the community rather than for individ uals and to demonstrate, increase, and spread their learning through their own networks and effectively embed perma culture in the communities” (Harvey and Morrow, 2022). We needed to test our hypothesis in diverse contexts and climates to determine if the project would work.
In 2018 the P4R team planned a pilot series of Permaculture Design Certification (PDC) courses in a wide range of refugee set tlements to train refugees in the skills and techniques for raising their nutrition quality with gardens, animal husbandry, commu nity building, small-scale production, economic autonomy, and alternatives to the market economy. We held eight PDCs in refu gee camps across three continents: Bangladesh, Turkey, Greece, Philippines, Malaysia, Afghanistan, and Iraq. “Issues of defor estation, water contamination, depletion and soil erosion were addressed during the courses. This program substantiated broad evidence that permaculture education transforms refugees’ lives and land over a wide range of situations” (Morrow, 2019).
Monitoring impacts: testimony from the participants
While we experienced many obstacles and challenges, we were able to empower and teach refugees how to live well on the land and to develop sustainable farming and living practices using de sign thinking and permaculture principles. We evaluated the im pact of most courses through follow-up monitoring and mentor ing. To ensure that the courses were useful across geographic and climatic contexts, we collected testimonials from the participants.
Boniface Subrata Gomes, director of Bangladesh Association for Sustainable Development (BASD) is a key partner in P4R Asia West Pacific network. He states: “women and child abuse are reducing at the family level, drug-addiction and other negative behaviors went down after receiving permaculture training”. Boniface led and oversaw the P4R project in that NGO, running two courses in Tangkhali, near Cox’s Bazar in southeastern Bangladesh. Amir, a participant in the P4R course at Cox’s Bazar refugee camp, re counts: “I began educating my neighbors after the Permaculture
25 OFFICINA* N.39
do i miei vicini dopo il corso Permaculture Design Certificate (PDC) e abbiamo affittato un ettaro di terreno da una famiglia bengalese e, con altri cinque giovani rifugiati che avevano fatto il PDC, abbiamo iniziato a coltivare molte varietà di verdure di stagione che si coltivano durante l’anno e che si mangiano ora; abbiamo iniziato a distribuirle alle comunità e a vendere il sur plus nel mercato. Ci siamo sentiti orgogliosi della produzione, che ci ha dato felicità, pace nella nostra mente e rispetto nella società”. Un partecipante nel corso tenuto in Afghanistan, Mo hamed Qaim Lessani, ha affermato “l’educazione può curare il modo di pensare ferito delle persone che credono che nulla può cambiare in Afghanistan”. Qasim sta applicando il design della permacultura per trasformare scuole in modelli per la sicurez za umana di base, includendo cibo, acqua ed energia, anche in aree di estrema povertà, violenza e guerra.
Buone pratiche
Un altro beneficio importante di questo progetto pilota è sta ta la risultante esperienza condivisa dell’insegnamento ai rifu giati da parte dei membri fondatori del P4R, attraverso vari con testi e territori. Nel 2019 ho avuto l’opportunità di co-insegnare al PDC per le donne siriane rifugiate in Turchia con Rowe Mor row e Francesca Simonetti. Nello stesso anno, più tardi, Fran cesca Simonetti, Rafif Jijeh ed io abbiamo presentato il nostro progetto ad Ankara in Turchia per la conferenza Meet, Share, Inspire: International Conference of Good Practices on Refugee Protection3. Rafif, uno dei pochi rifugiati presenti, ha avuto l’op portunità di dare la sua testimonianza sul corso PDC (img. 04).
Mangia quello che coltivi e coltiva quello che mangi Ernest Gibba dal Gambia è stato uno dei facilitatori nel pro getto Erasmus+ Social Practitioners, tenuto a La Bolina, vicino a Granada, Spagna. Il corso è parte di un’iniziativa e rete di ECOntACT and Permaculture for Refugees. Uno dei focus del corso era di curare i sistemi sociali attraverso strategie rigene rative e riparatrici. Durante la formazione abbiamo affrontato modelli mentali, abitudini e come i nostri modi di vedere in
Design Certificate (PDC) course and leased one acre land from a Bengali family and with five other refugee youths who did the PDC. We started cultivating many varieties of seasonal vegetables around the year and now eat from the garden, distributing to the communities and selling the surplus in the market. We feel proud to be producing, it gives us happiness, peace of our mind and re spect in society”. A participant in the course held in Afghanistan, Mohamed Qasim Lessani, states: “education can heal the injured mindset of people who believe nothing can change Afghanistan”. Qasim is applying permaculture design to transform schools into models for basic human security, including food, water, and en ergy, even in areas of extreme poverty, violence, and war.
Good practices
Another important benefit of this pilot project was the resulting shared experience of teaching refugees for the founding members of P4R across contexts and regions. In 2019, I had the opportu nity to co-teach a PDC for Syrian Refugee women in Turkey with Rowe Morrow and Francesca Simonetti. Later that year Franc esca Simonetti, Rafif Jijeh and I presented our project in Ankara, Turkey for the conference, Meet, Share, Inspire: International Conference of Good Practices on Refugee Protection3. Rafif, one of the few refugees present, had the opportunity to take the stage and give her testimony of the PDC course (img. 04).
Eat what you grow and grow what you eat
Ernest Gibba from The Gambia was one of the facilitators on the Erasmus + Training Course, Social Practitioners, held at La Bolina nearby Granada, Spain. The course was part of an initia tive and network of ECOntACT and Permaculture for Refugees. A focus of the course was on the healing of social systems through regenerative and restorative strategies. Throughout the training we addressed mental models, habits and how our ways of see ing influence what we are doing in our work to address complex needs of communities and people. I interviewed Ernest about how the application of permaculture design supported the construc tion of community ties and soil regeneration in The Gambia.
26 PERMACULTURA
fluenzano ciò che stiamo facendo nel nostro lavoro, per infine affrontare i complessi bisogni delle comunità e delle persone. Ho intervistato Ernest su come l’applicazione della progetta zione della permacultura abbia supportato la costruzione di legami comunitari e la rigenerazione del territorio in Gambia.
“All’inizio è stato veramente difficile incoraggiare la gio ventù nel movimento dell’Ecovillaggio nella comunità, da un lato perché loro non vedevano la sua importanza, e dall’altro anche perché era volontario. Ma quando abbiamo iniziato a creare piccoli progetti nella comunità, le persone hanno potuto vedere che avevano iniziato a migliorare la vita di al tre persone. Più persone hanno iniziato a fare volontariato all’interno di progetti come Turtle SOS The Gambia, KEN women, Kartong permaculture e così via. Abbiamo predispo sto un giardino dimostrativo per le persone della comunità per vedere e imparare (tra i benefici della permacultura), la maggior parte di coloro che parteciparono erano donne e molte di loro non hanno mai avuto l’opportunità di andare a scuola. Se vuoi insegnare loro teorie senza esempi pratici da condividere, i tuoi sforzi saranno vani. Proprio per questa ra gione abbiamo creato questo piccolo spazio per accogliere le persone, per mostrare, imparare e poi praticare nel proprio giardino. Nel giardino dimostrativo abbiamo usato fertiliz zante chimico da una parte e dall’altra compost da materiali liberi come escrementi di bovino, squame di pesce diffusi ovunque. In questo modo abbiamo visto la differenza in ter mini di produzione e costo” (Gibba e Kahrl, 2022).
Strategia per rafforzare l’autosufficienza
Poiché i bisogni delle persone in movimento sono di ampia portata, criteri, indicatori e risultati dei progetti devono esse re misurati nel tempo per offrire spunti contestuali rilevanti per quantificare l’effetto della permacultura sui rifugiati.
I partecipanti hanno fondato ONG locali di permacultura, avviato orti comunitari e creato poster e materiali didattici nelle lingue degli altri rifugiati. Con un’analisi più approfon dita, abbiamo capito che la continua adesione e applicazione
“In the beginning it was very difficult to encourage youth in the Ecovillage movement in the community because they were not seeing the importance of it, and secondly, it’s voluntary. But when we started forming small projects in the community, people could see that they had begun to improve other people’s lives. More people started volunteering in projects like Turtle SOS The Gambia, KEN women, Kartong permaculture, and so on. We set up a demonstration garden for the people of the com munity to see and learn (the benefits of permaculture), most of the people that are doing gardening in The Gambia are women and most of them didn’t have the opportunity to go to school. If you want to teach them theories without practical examples for them to see, your efforts will go in vain. Because of this we created this small place for people to come, see, learn and then practice in their own garden. In the demonstration garden we used chemical fertilizer on one side and on the other side com post from free materials such as cow dung, fish scales which are rampant everywhere. In this way they could see the yield and cost differential” (Gibba and Kahrl, 2022).
27 OFFICINA* N.39
04. Identificazione di famiglie di semi e piante, P4R, PDC per donne rifugiate siriane, Turchia (2019) | Seed and plant family identification, P4R, PDC for Syrian refugee women, Turkey (2019). Marguerite Kahrl
di progetti di permacultura post-formazione è stata più si gnificativa quando le classi composte da ONG, cittadini lo cali e rifugiati, hanno condiviso conoscenze e collaborato in rapporti di lavoro accresciuti dalla soddisfazione dei risultati raggiunti.
Discussione
Alcuni principi chiave di progettazione che gli studenti ap prezzano includono: catturare e immagazzinare l’energia: applicato a risorse come l’acqua e la luce del sole; applicare l’autocontrollo e accettare le opinioni altrui: l’autocontrollo ci consente di essere responsabili e accet tare le opinioni altrui ci aiuta a migliorare il nostro lavoro e la nostra vita; integrare piuttosto che segregare: connessioni comples se tra elementi risultano in un sistema più resiliente. Que sto può essere applicato alle comunità di piante, animali e diverse persone; creare associazioni, lavorare in comunità: gruppi di per sone vivono vicini e si supportano a vicenda. Si riferisce anche a piantare specie che sono più forti assieme, come basilico/pomodoro, carruba/oliva/uva. A seguito del progetto pilota P4R, abbiamo tenuto una riu nione di valutazione in Grecia affinché i formatori fornissero risultati e condividessero le conoscenze acquisite, per miglio rare l’apprendimento da parte, per e con i rifugiati. “Ora abbia mo solide prove di come il completo insegnamento del PDC in questi contesti possa essere una strategia educativa con mol teplici vantaggi, attraverso la sensibilizzazione e i progetti [...] Modellando e costruendo una cultura dell’apprendimento che enfatizza la condivisione e la collaborazione piuttosto che la competizione tra individui o gruppi, le soluzioni pratiche della permacultura sono state moltiplicate dai nostri studenti rifu giati. Questa cultura cooperativa è persistita nel periodo suc cessivo all’attività in aula, per l’implementazione e i progetti” (Harvey e Morrow, 2022).
Strategy for enhancing self-reliance
Since the needs of people on the move are wide-ranging, criteria, indicators and outputs of projects must be measured over time to offer contextual insights relevant to quantifying the effect of permaculture on refugees. Some of the outcomes in camps include waste awareness and recycling, multi-functional design, and community cohesion. Participants established local permaculture NGOs, started community gardens, and created posters and learning materials in other refugee languages. In sights include that the ongoing take-up and application of per maculture projects post-training was most significant when the classes comprised of NGOs, local citizens, and refugees, who shared knowledge and collaborated in working relationships heightened by the satisfaction of achievements.
Discussion
Some key design principles which students value include: catch and store energy: applied to resources such as wa ter and sunshine; apply self-regulation and accept feedback: self-control allows us to be accountable, and feedback helps us im prove our work and lives; integrate rather than segregate: complex connections be tween elements result in a more resilient system. This can be applied to communities of plants, animals, and diverse people; form guilds, work communally: groups of people living near each other & supporting each other. It also refers to plant species that are stronger together, such as basil/ tomato, carob/olive/grape.
Following the P4R pilot project, we held an evaluation meeting in Greece for the trainers to provide evidence and share knowl edge gained to enable better learning by, for, and with refugees. “We now have solid evidence of teaching the full PDC in these set tings to be an educational strategy with multiple ongoing benefits through outreach and projects […] By modelling and building a learning culture that emphasizes sharing and collaboration rath er than competition among individuals or groups, permaculture’s
28 PERMACULTURA
1
Conclusione
I rifugiati affrontano futuri incerti. Viviamo in un tempo di cambiamento accelerato e sfide globali, in cui le persone po vere e in svantaggio sono prevalentemente colpite. I rifugiati si caratterizzano sia per lo stress aggiuntivo dell’incertezza, sia per la mancanza di un proprio territorio. Il cambiamento climatico, la guerra, e le catastrofi naturali obbligano sempre più persone a fuggire dalle loro case e cercare rifugio. In ogni caso studio, l’argomento della cura è tradotto nel potenziale del community building, ovvero della costruzione di una co munità, attraverso la condivisione di conoscenza, esperienza pratica, e workshop partecipativi. La permacultura può valo rizzare individui e gruppi, e fare una grande differenza nelle loro vite, a prescindere dal loro background o dalle condizioni nei campi rifugiati e negli insediamenti. P4R continua a svilup pare progetti in diverse aree supportando le comunità locali e dislocate, e l’ecologia nella quale abitano.*
practical solutions were proliferated by our refugee students. This co-operative culture persisted into the post-classroom time to implementation and projects” (Harvey and Morrow, 2022).
Conclusion
Refugees face uncertain futures. We live in a time of accel erating change and global challenges, predominantly affecting poor and disadvantaged people. Refugees qualify for both with the added psychological stress of uncertainty and statelessness. Climate change, war, and natural disasters mean that more people than ever are forced to flee from their homes and seek sanctuary. In each case study, the topic of care is translated into the potential of community building through knowledge sharing, practical experience, and participatory workshops. Permaculture can empower individuals and groups and make a huge difference in their lives, no matter their background or circumstances in refugee camps and settlements. P4R contin ues to develop projects in different bioregions supporting local and displaced people and the ecology they inhabit.*
NOTE NOTES
– The article’s content elaborates on Marguerite’s presentation for the DoD Care Beyond Crises 2020, By Design or by Disaster conference at the Free University of Bozen-Bolzano, Italy. The conference proceedings will be published in the Proceedings of the 2020 By Design or By Disaster: Care Beyond Crises Conference (2022).
2 – Born in Turin, in the former Olympic village abandoned for years after the 2006 Turin Games, ex MOI was one of the largest migrant housing occupations in Europe, where about 1,500 people lived, from 28 different countries, the vast majority holders of residence permit for humanitarian reasons. A symbol of the refugee emergency, ex MOI was a space where fragility and resilience coexisted with forms of “creative” adaptation to the metropolis, mar ginality, and vulnerability but also solidarity and assertion of rights, managing, in its own way, to provide a concrete response to the insufficiency of institutional reception policies.
3 – Meet, Share, Inspire: International Conference of Good Practices on Refugee Protection, co-organized by Support to Life (STL), Directorate General of Migration Management (DGMM) and Diakonie Katastrophenhilfe (DKH), with support of European Civil Protection and Humani tarian Aid Operations.
BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAPHY
– Ashwanden, C. (2015). Human permaculture: looking at migration as flow to solve problems. Per maculture Research Institute (online). Available at: https://www.permaculturenews.org/2015/09/11/ human-permaculture-looking-at-migration-as-flow-to-solve-problems (Last accessed April 2022).
– Brombin, O. (2016). Wild Energies: wind, fire and traveling people Marguerite Kahrl and Marjetica Potrč. GROW IT YOURSELF. Berlin: Archive Books, p.167.
– Gramsci, A. (1978). Selections from political writings, 1921-1926. New York: International. – Harvey, R., Morrow, R. (2022). Bringing Permaculture to Refugee Camps. Impact of the first PDCs in refugee camps (online). Available at https://www.permacultureforrefugees.org/uncategorized/ impacts-of-the-first-pdcs-with-refugees-in-camp-settlements (Last accessed April 2022).
– Kahrl, M., Gibba, E. (2022). Eat what you grow and grow what you eat (online). Available at https://www.permacultureforrefugees.org/uncategorized/eat-what-you-grow-and-growwhat-you-eat (Last accessed April 2022).
– Kahrl, M., Potrč, M. (2017). Wild Energies; People in Movement. Deep Times: A Journal of The Work that Reconnects, n. 4 (online). Available at https://journal.workthatreconnects. org/2017/04/17/wild-energies-people-in-movement (Last accessed April 2022).
– Morrow, R. (2019). Full report for 3rd Permaculture Design Course at Imece Turkey. Available at https://www.permacultureforrefugees.org/uncategorized/3rd-permaculturedesign-course-at-imece-turkey (Last accessed April 2022).
– Scotini, M. (2016). Wild Energies: Traveling people Marguerite Kahrl, Marjetica Potrč.
GROW IT YOURSELF. Berlin: Archive Books, p.175.
– UN Refugee Agency (2022). Refugee camps explained (online). Available at https://www. unrefugees.org/news/refugee-camps-explained (Last accessed April 2022).
– Yammine, W., Khawand, R. (2021). Black gold; Transforming waste into food security, SOILS Permaculture Association, Lebanon (online). Available at https://www.executivemagazine.com/special-report/black-gold (Last accessed April 2022).
29 OFFICINA* N.39
05. Le sculture dei partecipanti al workshop Mini MOI, esposte al PAV nel 2016 | Mini MOI sculptures of the workshop participants, were exhibited at PAV in 2016. PAV
Manfra Dottorando
Generare, integrare, interagire al margine urbano
30 PERMACULTURA
01. AgroCité, simbolo della possibile rigenerazione delle periferie dal basso | AgroCité, symbol of the possible regeneration of suburbs from below Atelier d’Architecture Autogérée
Marco
in Architecture, design, planning, Università di Camerino. marco.manfra@unicam.it
Generating, Integrating, Interacting at the Urban Edge The “margin”, in permaculture, makes peculiarities and advantages of dif ferent areas available, thus promoting a culture of bio-variety, both in its ecological meaning and in that social meaning which entails the mixing of different subjects and diverse skills. Today, returning to care for urban peripheries involves the mobilization of local energies, capable of overturning a largely established hierarchy of values. The contribution illustrates an articulation of visions and case studies on food self-suf ficiency, demonstrating that, at the edges, communities of practice are truly “cultivat ing” a grassroots replacement economy generating new values.*
Il “margine”, in permacultura, mette a disposizione peculiarità e vantaggi di aree differenti, promuovendo in tal modo una cultura della bio-varietà, intesa sia nell’acce zione ecologica, sia in quell’accezione sociale che vede il mescolarsi di soggetti diversi e competenze diversificate. Oggi, ritornare ad avere cura delle periferie urbane comporta la mobilitazione di energie locali capaci di rovesciare una gerarchia di valori largamente consolidata. Il contributo illustra un’artico lazione di visioni e casi studio sull’autosuf ficienza alimentare, a dimostrazione che, ai margini, comunità di pratica stanno real mente “coltivando” dal basso un’economia sostitutiva generatrice di nuovi valori.*
La periferia come soggetto aperto
per l’autosufficienza alimentare
a frammentazione progressiva delle comunità di abi tanti, intese come figure collettive di costruzione, fruizione e cura del proprio habitat, è alla base del declino della qualità di ogni città. L’attuale indebolirsi del senso di co munità, conseguenza negativa dei processi globali di eterodi rezione decisionale, informativa, produttiva e commerciale, esaspera le pratiche di de-spazializzazione e de-territorializ zazione già in atto dal ’900 (Magnaghi, 2020), come ad esem pio la perdita di spazi di contatto o l’affievolirsi delle attività di prossimità e delle relazioni di convivialità (Illich, 1973; Gorz, 1977; Choay, 2003), incrementando fenomeni di disaffezione e disattenzione delle comunità verso il territorio dell’abita re e del produrre, il quale cessa di assumere la fondamenta le valenza di bene comune e soggetto aperto a nuove forme di progettualità condivisa. È al margine, negli agglomerati periferici delle città1, decontestualizzati e omologati, che si dissolvono in maggior misura i tessuti “relazionali connettivi” (Copus et al., 2017; Keil, 2017). Oggi, ritornare ad avere cura dei propri “mondi di vita” comporta la mobilitazione di energie locali e di re-identificazioni comunitarie capaci di rovesciare una gerarchia di valori largamente consolidata. Si tratta, dun que, di ridisegnare metabolismi sostenibili di relazioni sociali, ecologiche e produttive necessari a delineare una rinnovata civilizzazione, che rimetta in sinergia i rapporti co-evolutivi e di riguardo fra gli abitanti-produttori e la qualità dei propri ambienti vitali (Brenner, 2019).
In questa direzione, la vera sfida da cogliere sarà sul cam po di una progettazione per i territori, con le persone, at traverso l’equa condivisione, concretamente centrata sia sul concetto di bene comune sociale, ossia su di un intreccio di interazioni composto da fiducia reciproca, competenze diffuse e capacità di generare socialità (Ostrom, 1990), sia su quello di bene comune intenzionale, cioè su di un pa trimonio tangibile, accessibile e condiviso che emerge da un’attività di progetto, permettendo il dispiegarsi della vita sociale, rigenerando e perpetuando le comunità di luogo e di pratica (Manzini, 2021).
31 OFFICINA* N.39
a nuove forme di progettualità
Tale linea di riflessione è mutuata da quella di numerosi teorici, da Lewis Mumford a Simon Nicholson, a Colin Ward e Richard Sennett, i quali, seppur partendo da punti di vista differenti e sviluppando articolazioni di pensiero dissimili, si trovano concordi sul fatto che la qualità urbana dipenda dalla necessità di una stretta relazione, più o meno dialogica, tra l’ambiente costruito e l’ambiente vissuto, e che aumenti al crescere delle combinazioni tra persone, eventi e forme so ciali. È Richard Sennett, ad esempio, a riproporre le antiche accezioni di ville e cité, con le quali mette in luce il duplice e inscindibile legame tra il terreno edificato e il modo in cui la gente lo abita e lo vive: la ville è vista come insieme di artefat
ti materiali come strade, piazze, parchi, orti o infrastrutture tecniche, mentre la cité è la sovrastruttura fatta di compor tamenti, incontri, conversazioni e comunità emergenti (Sen nett, 2018). È chiaro che, trattandosi di una relazione circo lare in cui i nessi di causa e effetto agiscono in entrambi i sensi, dalla ville alla cité e dalla cité alla ville, per migliorare la ville è necessaria l’azione aggregativa della cité e, viceversa, per rigenerare la cité occorre ripensare a una ville più ricca e diversificata. Al contempo, cura del luogo, senso di comunità e motivazioni per condividere e collaborare non possono es sere progettati direttamente, ma possono essere ideate con dizioni favorevoli alla loro esistenza. Per farlo bisogna ripen sare luoghi e artefatti che li rendano reificati e praticamente possibili, dove l’affordance in questione, che nell’economia di questo scritto maggiormente interessa, è quella che invita le persone a incontrarsi per costruire nuove forme collabo rative. Ciò è di per sé sussistente anche nelle esperienze di autosufficienza alimentare, che oggi giocano un ruolo essen ziale nello sviluppo della cura collettiva in periferia (img. 02).
Nella cornice appena descritta, la permacultura, che in estrema sintesi può essere intesa come un sistema di progettazione etico e sostenibile nell’alveo dello scibi le umano, agisce come vera e propria catalizzatrice per il rafforzamento dell’interazione ecologica tra l’uomo e l’ambiente, e dunque della cura del luogo (Mollison, 1988; Whitefield, 2012). Nella fattispecie, il generare relazioni utili tra le diverse parti di un sistema resta il principio di fondo del funzionamento della permacultura, diretto a far sì che la maggior parte dei fabbisogni siano soddisfatti da risorse interne, e la maggior parte dei “prodotti” vengano riassorbiti dal medesimo sistema in maniera autopoietica (Maturana e Varela, 1985; Capra e Luisi, 2014). Questo criterio può essere appli cato non solo alle interconnessioni tra piante e animali, ma anche tra gli indivi dui e i propri insediamenti, andando così a facilitare lo sviluppo di processi collet tivi e di scambi sociali ed emotivi, imprescindibili per la rivitalizzazione dei margini urbani.
Secondo Bill Mollison e David Holmgren, infatti, esiste un potenziale enorme per la trasformazione delle periferie in un patchwork semi-agricolo di comunità per l’indipendenza alimentare localizzata. In ogni lotto periferico, a tutte le la titudini, sono presenti aree aperte sottoutilizzate come, ad esempio, appezzamenti di terreno liberi, parchi, aree indu striali dismesse, cigli delle strade, angoli, prati, fossi, piccoli bacini, cortili limitrofi alle abitazioni e alle scuole, parcheg gi, interstizi, verande, tetti, balconate, muri e finestre vetra te rivolte al sole. Spazi e luoghi, questi, da un lato cementifi cati, forse da “depavimentare”, certamente da riorganizzare e rinnovare, dall’altro residuali, rinaturalizzati, veri ecoto ni marginali con cui interagire creativamente tutelando la biodiversità (Clément, 2005). In permacultura, il “margine” – zona di passaggio tra un ambiente e l’altro – è prezioso, utile e produttivo, poiché mette a disposizione peculiarità e vantaggi di aree differenti valorizzando e promuovendo
32 PERMACULTURA
02. L’autosufficienza alimentare stimola processi di appropriazione e cura dei luoghi da parte di chi li abita | Food selfsufficiency stimulates processes of appropriation and care of places by those who inhabit them. Stephanie Parker
Una progettazione per i territori, con le persone, attraverso l’equa condivisione
03. Diagramma dei flussi e delle relazioni riscontrabile nei progetti di permacultura urbana | Flow and relationship diagram of urban permaculture projects. Atelier d’Architecture Autogérée
33 OFFICINA* N.39
in tal modo una cultura della bio-varietà, intesa sia nell’ac cezione ecologica, sia in quell’accezione puramente sociale che vede il mescolarsi di soggetti diversi2, portatori di capi tale culturale e competenze diversificate. Mediante la messa in pratica di sistemi alimentari e so ciali “a bassa entropia”, che lavorano a partire dall’esisten te3, operando il minimo cambiamento per trarne il massimo beneficio possibile, le periferie potranno altresì ritornare a provvedere – almeno parzialmente – a sé stesse in termini di alimentazione e di “energia sociale” per la cura condivisa (img. 03). Alla luce di quanto finora sostenuto, si vuole di seguito rimarcare un’articolazione di visioni e casi studio, selezionati sulla base delle esperienze di ricerca di chi scri ve, a dimostrazione che, fuori da qualsivoglia codificazione accademica e disciplinare, e lontane dalle politiche di assi stenzialismo, comunità di pratica urbane stanno realmente “coltivando” dal basso un’economia sostitutiva generatrice di nuovi valori.
Fare spazio per (ri)generare
Della necessità di promuovere azioni istituzionali di de sealing (desigillare) e depaving (depavimentare) si parla da tempo. Si tratta, in sostanza, di restituire spazi permeabili e ricchi di vegetazione alle città congestionate. La liberazione dei suoli dalla costrizione di sedi stradali e parcheggi inuti lizzati nasce come atto sovversivo praticato da chi, con pic coni e carriole, rimuove le superfici dure fino ad arrivare al suolo sottostante, quest’ultimo potenzialmente utilizzabile per la produzione alimentare e per la raccolta e il drenag gio dell’acqua (img. 04). Sulla scia di questa “disobbedien za virtuosa”, si costituisce a Portland l’organizzazione non profit Depave, la quale favorisce l’asportazione di pavimentazione non necessaria dalle aree urbane periferiche, al fine di rigenerare microspazi verdi comunitari utili per la riconnessione con il mondo naturale.
Il progetto, pioniere nel suo genere, coinvolge oltre 400 volontari, occupabili sia nell’attività di rimozione dell’asfalto
34 PERMACULTURA
04. Depave trasforma i luoghi iper-asfaltati, crea spazi verdi comunitari, promuove lo sviluppo della forza lavoro e dell’istruzione | Depave transforms over-paved places, creates commu nity green spaces, promotes workforce development and education. Depave
e nel ripristino degli ecosistemi, sia nella realizzazione, nel la gestione e nella manutenzione di orti sociali e food forest urbane4 (Thackara, 2017).
Integrare invece di separare Gli spazi a margine possono diventare nuclei attrattivi e proiettivi di comportamenti diversificati, crogiuoli di espe rienze molteplici, catalizzatori di conversazioni, progetti e comunità. Sono infatti proprio questi incontri e le configura zioni sociali che ne derivano a produrre le energie progettuali necessarie per far evolvere le periferie verso la sostenibilità di sistema. Con AgroCité, ad esempio, un network inclu sivo si connota di caratteri non solo legati alla circuitazione e metabolizzazione di prodotti esistenti, ma anche alla diffusione di cultura e socialità (img. 01). Ideata da associazioni di cittadini e microimprese coordinate dall’Atelier d’Architecture Autogérée, nata nel 2013 nella banlieue parigina di Colombes e rifondata nel 2017 nella periferia di Gennevil liers, AgroCité è una struttura ibrida – rea lizzata con materiali locali in parte riciclati – che comprende orti in permacultura, una micro-fattoria sperimentale, alveari, labo ratori culturali e pedagogici, impianti di ri scaldamento attivati dal compost, collettori e SUDS (Sustainable Drainage System) per la raccolta e il riuso dell’acqua piovana, stazioni di fitorisana mento, spazi per la formazione e per il micro-commercio di quartiere: una coralità di luoghi fisici, manufatti e attività, in grado di plasmare un nuovo baricentro voluto, progettato e gestito collettivamente (img. 06). Ecco allora che questo epi centro generativo consente agli abitanti del quartiere di inte ragire, commutando sementi, consigli, strumenti e know-how, per replicare in futuro nuove realtà di permacultura urbana.
Da verde ornamentale a verde commestibile Nelle periferie, larga parte della vegetazione è ornamen tale piuttosto che funzionale. Tuttavia, attraverso l’approc
cio multidimensionale della permacultura, è possibile rein dirizzare il verde urbano verso la coltivazione di specie utili, come, tra le tante, mirtilli, consolida, ribes, lavanda, finoc chi o fragole. Emblematico a tal proposito è il caso di Incre dible Edible Todmorden, iniziativa progettuale dell’omonima cittadina nel Regno Unito che ha promosso la realizzazione di orti autogestiti su tutto il territorio abitato a partire dal fenomeno del guerrilla gardening, ovvero dall’appropria zione di spazi pubblici all’aperto per la produzione di cibo (img. 07). L’attività attualmente è arrivata a coinvolgere su vari fronti una molteplicità di attori pubblici e privati. Il centro medico locale, ad esempio, ha riproposto un “giardi no farmaceutico” accessibile agli abitanti, mentre una coo perativa edilizia ha lanciato un progetto che offre ai propri clienti un kit di benvenuto dotato di semi e di una guida per iniziare a coltivare. L’edible landscape ha riconnesso gli abi tanti della periferia all’autoproduzione alimentare, promos so uno stile di vita più salutare, migliorato esteticamente
la città, rafforzato i corridoi di impollinazione5, educato ai principi della permacultura, come pure responsabilizzato e stimolato la partecipazione alla vita comunitaria.
Osservare, riconoscere e interagire
A differenza del verde curato di parchi e giardini, che si sviluppa in sacche di isolamento protetto, le piante spon tanee di una città hanno bisogno di crepe, fessure, marcia piedi spaccati e muri abbandonati per proliferare (Forman, 2014). Il riconoscere una flora nascosta, potenziale, un’i dea di biodiversità che non compete con la città ma esiste pazientemente accanto a essa in attesa di manifestarsi, è
35 OFFICINA* N.39
05. Lynn Shore mostra come piante commestibili possono crescere ovunque in città | Lynn Shore shows how edible plants can grow anywhere in the city. Iines Råmark
Gli spazi a margine possono diventare nuclei attrattivi e proiettivi di comportamenti diversificati
quanto occorre per raggiungere la piena consapevolezza dell’esistenza di una città complessa basata sulle interazio ni tra specie. Gran parte di questa natura urbana, composta da frutti, foglie e fiori, è commestibile. Lynn Shore, che vive ad Amsterdam dove si occupa professionalmente di urban herbology, fa parte di un gruppo globale di camminatori e raccoglitori urbani che aiutano i
diffuse attività di baratto di semi e piante tra gli appassio nati, vengono capillarmente attivati e propagati fino a cre are un fitto tessuto di relazioni sociali per la cura del luogo.
cittadini a individuare queste erbe, a utilizzarle in cucina e a conoscerne le proprietà fitoterapiche (img. 05). Questi processi di valorizzazione del surplus spontaneo della vita urbana (urban foraging), congiunti alle recenti e sempre più
Breve appunto conclusivo Questo caleidoscopio di progetti, a varie scale, diversifi cati e dinamici, non riguarda un’utopia futura immaginata, bensì è basato su azioni intraprese oggi che stanno consentendo a un nuovo pa radigma di emergere. Queste “controsto rie” mostrano al lettore come le periferie possano essere trasformate progressiva mente in nuovi baricentri pregnanti di si gnificati vitali e, dunque, diventare nuovi nuclei sperimentali per la custodia del territorio (Manfra e Turrini, 2021; Granata, 2021).
Intrecciando valori legati alla cura delle relazioni tra gli individui e con l’ambiente circostante, come la solidarietà
36 PERMACULTURA
06. Attività e processi in AgroCité, unità di agricoltura urbana e cultura civica nella banlieue parigina | Activities and processes in AgroCité, an urban agriculture and civic culture unit in the Parisian banlieue. Atelier d’Architecture Autogérée
In permacultura, il margine – zona di passaggio tra un ambiente e l’altro – è prezioso, utile e produttivo
3
1
e il recupero delle relazioni sinergiche e co-evolutive fra insediamento antropico e natura, queste odierne “comunità ecologiche” si riappropriano del senso di collettività e de gli spazi a margine, ricreando luoghi di contatto, attività di prossimità, relazioni di convivialità e microeconomie infor mali e circolari. Così, grazie alla permacultura, che allude sia alla progettazione di sistemi agroalimentari locali fon dati sulla messa in valore incrementale del territorio come bene comune, sia alle nuove forme relazionali di cittadi nanza attiva e autogestione, una parte dei luoghi periferici risorge6, in una convergenza tra cittadini attivi, progettisti e cooperative capaci di sperimentare visioni e buone prati che, urgenti, innovative e adattive.*
NOTE
– Il concetto di periferia è di natura spaziale o a-spaziale e si riferisce tradizionalmente alle aree di espansione nate ai margini delle città storiche. A seguito delle dinamiche di accrescimento metropolitano, caratterizzate nel ’900 per casualità o per incoerenza nella gestione delle separazioni e delle disuguaglianze, tale nozione si è arricchita ben presto di connotazioni negative, legate non soltanto a una marginalità fisica ma anche a un’emargi nazione di tipo funzionale, sociale e culturale, capace di innescare interferenze anche nella sfera relazionale e cognitiva di chi le abita.
2
– Parimenti ai sistemi biologici, i principi di flessibilità e diversità rendono possibili la sopravvivenza dei sistemi sociali e il loro adattamento a condizioni mutevoli.
– La permacultura fa sì che ogni intervento sia integrato e collegato nel contesto, senza frammentazione o separazione delle parti del sistema.
4 – Si tratta di un particolare modello di agricoltura urbana, attuata mediante i principi della permacultura, che prevede la realizzazione in città di ampie aree destinate alla crescita di piante e frutti commestibili, diventando risorsa per la comunità, sollecitando il messaggio di un accesso al cibo coltivabile come libero e disponibile per tutti.
5 – Sviluppate lungo un asse di lunghezza definita, si tratta di particolari aree verdi urbane pensate per preservare specie di piante idonee a incrementare la popolazione di api e insetti impollinatori.
6 – Tutti i casi studio trattati hanno impattato positivamente nel contesto, anche al di fuori delle comunità di pratica coinvolte, richiamando e accelerando istanze e processi, che, radicati in spazi identitari rigenerati, hanno ricostituito metabolismi sostenibili di relazioni socio-ecologiche indispensabili per la cura condivisa del “margine” urbano.
BIBLIOGRAFIA
– Brenner, N. (2019). New urban spaces. Urban theory and the scale question. New York: Oxford University Press.
– Capra, F., Luisi, P.L. (2014). Vita e natura. Una visione sistemica. Sansepolcro: Aboca. – Choay, F. (2003). Espacements. Figure di spazi urbani nel tempo. Milano: Skira.
– Clément, G. (2005). Manifesto del Terzo paesaggio. Macerata: Quodlibet.
– Copus, A., Mantino, F., Noguera, J. (2017). Inner Peripheries. An oxymoron or a real challenge for territorial cohesion? Italian Journal of Planning Practice, 7 (1), pp. 24-49.
– Forman, R.T.T. (2014). Urban ecology. Science of cities. Cambridge: Cambridge University Press. – Gorz, A. (1977). Écologie et liberté. Paris: Éditions Galilée.
– Granata, E. (2021). Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo. Torino: Einaudi. – Illich, I. (1973). Tools for Conviviality. New York: Harper & Row.
– Keil, R. (2017). Suburban Planet. Making the World Urban from the Outside In. Cambridge (MA): Polity.
– Magnaghi, A. (2020). Il principio territoriale. Torino: Bollati Boringhieri.
– Manfra, M., Turrini, D. (2021). Periferie baricentriche. Modelli progettuali di design per l’innovazione sociale. MD Journal, 11 (1), pp. 184-201.
– Manzini, E. (2021). Abitare la prossimità. Idee per la città dei 15 minuti. Milano: Egea. – Maturana, H.R., Varela, F.J. (1985). Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente Venezia: Marsilio.
– Mollison, B. (1988). Permaculture. A designers’ manual. Tyalgum (N.S.W.): Tagari pubblications.
– Ostrom, E. (1990). Governing the commons. The evolution of institutions for collective action. Cambridge: Cambridge University Press.
– Sennett, R. (2018). Costruire e abitare. Etica per la città. Milano: Feltrinelli.
– Thackara, J. (2017). Progettare oggi il mondo di domani. Ambiente, economia e sostenibi lità. Milano: Postmedia Books.
– Whitefield, P. (2012). Permacultura per tutti. Oltre l’agricoltura biologica, per curare la Terra e guarire il Pianeta. Firenze: Terra Nuova.
37 OFFICINA* N.39
07. Spazio di periferia riconvertito in luogo di auto-produzione di cibo per la comunità | Suburban space repurposed into a place to self-produce food for the community. Anna Breve
Gianluca Stasi
PhD in Architettura, Università di Siviglia. luca@ctrlz.net
Alessandro Zorzetto
Dottorando in Architettura, Università di Siviglia. arch.zorzetto@gmail.com
La rigenerazione di Beldi Tribe
38 PERMACULTURA
01. Ristrutturazione degli edifici esistenti e costruzione di nuovi a partire dai materiali disponibili in loco con il coinvolgimento della comunità | Renovation of existing buildings and construction of new ones from locally available materials with community involvement. Beldi Tribe
Virgilio Vincis Dottorando in Architettura, Università di Siviglia. virgiliovincis@gmail.com
Beldi Tribe’s Regeneration The construction of the Al Wahda dam induced a disruption both in the landscape and, in socio-cultural terms, in the communities settled in the valleys. A series of failed relationships led to the diaspora of the local population, espe cially the youngest. Since 2012 Beldi Tribe, starting with the reactivation of an old farm through permaculture, has promoted work systems contributing to the resettlement process. Ten years later, it is now supporting the new generation, born and raised know ing the dam, in the creation of new links with the territory.*
La costruzione del bacino idrico Al Wahda ha prodotto un cambiamento paesaggistico e socioculturale delle comunità che vivevano nelle valli. Una serie di relazioni mancate ha portato alla diaspora della popolazione locale e soprattutto dei più giovani. Dal 2012 Beldi Tribe, partendo dalla riattivazione di un’antica fattoria attraverso la permacultura, ha promosso sistemi di lavoro che contribu iscono al processo di reinsediamento. Dieci anni più tardi si sta ora accompagnando la nuova generazione, nata e cresciuta conoscendo la diga, nella creazione di nuovi legami con il territorio.*
Un esempio di permacultura nel nord del Marocco
Beldi Tribe era una fattoria agricola di 700 ettari localizzata a Ouled Hammou (Taunate, Marocco). Nel 1997 è stato inaugurato il bacino idrico Al Wah da, uno dei più grandi del continente africano. L’inondazio ne dei territori del 2001 ha prodotto un forte impatto sulle comunità locali, portando alla scomparsa delle colture della valle e con esse del dinamismo sociale ed economico che erano il presupposto della vita comunitaria (img. 02). L’im patto è stato ancora più profondo in quei villaggi che si sono trovati improvvisamente isolati e difficilmente accessibili durante la stagione delle piogge, come nel caso di Ouled Hammou. L’esito di questo stravolgimento paesaggistico ha avuto come conseguenza che, ad oggi, solo 35 ettari della fattoria sono sopravvissuti, ma ancora più profonde sono state le ripercussioni socioculturali. Si consideri, ad esem pio, la separazione che si è creata tra i villaggi che ora si trovano sulle sponde opposte del lago e, soprattutto, la se rie di relazioni mancate, non solo dal punto di vista territo riale, ma anche dei rapporti sociali, culturali ed economici. Le comunità hanno perso la capacità di orientarsi tra quei riferimenti indispensabili per abitare un territorio, trovan dosi spaesate e, come ricorda La Cecla (1988), “essere spae sati non significa essere altrove, ma non sapere accoppiare alla nostra località un luogo determinato”. La comunità di Ouled Hammou si è ritrovata improvvisamente sradicata da un territorio da cui non si era mai mossa: la permanenza nello stesso punto non era sufficiente per orientarsi in un contesto profondamente cambiato, causando la diaspora, soprattutto tra i più giovani.
Nel 2012 alcuni amici, legati dall’infanzia al territorio, tor narono in quei luoghi mossi dalla passione per la natura e con l’intenzione di promuovere un progetto capace di cre are dei benefici per la comunità. L’obiettivo del piano era duplice: applicare i principi della permacultura come mo tore per la riattivazione dell’azienda agricola e incoraggiare la rigenerazione della comunità, dimostrando che l’attività umana può essere sviluppata in modo rispettoso del conte
39 OFFICINA* N.39
sto e, allo stesso tempo, etico e redditizio. A tale proposito, è stato attivato e realizzato un progetto agricolo accom pagnato da un vasto sistema per la raccolta e distribuzio ne dell’acqua piovana (img. 03). Contemporaneamente si è lavorato sulle infrastrutture necessarie alle attività della fattoria: cucine industriali, spazi residenziali, servizi igieni ci, stalle, caseificio e fucina. Le opere sono state realizzate con sistemi costruttivi che erano stati progressivamente
all’ampliamento del potenziale della fattoria e al recupero di tecniche legate al know how locale, adatte al clima e ge stibili in piena autonomia.
abbandonati, preferendo l’utilizzo di materiali disponibi li in loco rispetto alle tecniche costruttive derivanti dalla globalizzazione. In questo modo si è potuto contribuire
Sono stati realizzati circa 4 km di swales (Mollison, 1988), canalizzazioni che modellano il terreno: sono stati costru iti seguendo le curve di livello, dunque ortogonali alle linee di massimo pendio del terreno. La loro funzione primaria è quella di frenare la discesa dell’acqua piovana e mantenerla al loro interno. In un terreno scosceso, come quello su cui si trova la fattoria, le piogge provocano un gran flusso di acqua super ficiale e con essa il dilavamento dal terreno di elementi come la pacciamatura naturale, il limo e le sabbie fini, provocandone l’im poverimento. Grazie alla loro geometria, le swales intercettano l’acqua e i nutrienti, favorendone l’ac cumulo e l’assorbimento da parte di più di 2.000 alberi che crescono lungo il percorso. Questi ultimi, con il loro apparato
40 PERMACULTURA
02. Immagini satellitari prima e dopo la realizzazione della diga | Satellite images before and after the construction of the dam. Google Earth
Nel 2012 alcuni giovani tornarono nei luoghi dell’infanzia per promuovere la rinascita della comunità
radicale, contribuiscono a frenare l’erosione dovuta alle piog ge e, con le fronde, al mantenimento dell’umidità. Il sistema ha permesso di raggiungere due degli obiettivi iniziali del nuovo disegno del terreno: frenarne l’erosione e preservarne la fer tilità. Nell’immediato, i risultati più visibili sono stati il conso lidamento e il conseguente aumento della produzione degli olivi che si trovano lungo le swales, indipendentemente dalla quantità di piogge nel breve periodo. In futuro si prevede di gestire l’acqua piovana accumulandola da circa 1.000 m² di co perture degli edifici, con la costruzione di varie cisterne, ma questa strategia non è stata ancora implementata.
Nel lungo termine, per un arco temporale di circa 10 anni, lo scopo del progetto permaculturale è di creare un ecosi stema che possa lavorare in sinergia con il territorio, consi derando in questo schema anche la presenza umana. Sono stati costruiti, per esempio, 6 bagni secchi per includere la gestione dei residui organici nei cicli ecologici proposti. All’i nizio è stato necessario affrontare le difficoltà di avvicina
mento all’area e di approvvigionamento dei materiali, dovute all’isolamento causato dalla scomparsa delle principali vie di accesso che si diramavano a valle. Un altro presupposto alla definizione degli obiettivi riferiti alla ricostruzione di una so cietà basata sul legame con il territorio è stato il contrasto al diffuso senso di disaffezione della comunità, che aveva perso la motivazione ad agire nel territorio stesso. All’inizio la te nuta era provvista solo delle rovine delle case in pietra dei lavoratori della fattoria da tempo abbandonate, temporane amente utilizzate per ricoveri notturni di fortuna e mancava di servizi basici come la fornitura di energia elettrica.
Il rapporto tra progetto e comunità locale si basa su un approccio di tipo design-and-build e hands-on, caratteriz zato da un grande pragmatismo metodologico utilizzato per poter trasmettere in modo diretto e orizzontale una serie di conoscenze che si traducono in vere e proprie pra tiche progettuali. Durante le fasi di progettazione, costru zione e sperimentazione, la comunità infatti non è conside rata come soggetto passivo, ma contribuisce interpretando il genius loci e dimostrando una profonda conoscenza del territorio da un punto di vista fisico e socioculturale. Nel caso di Beldi Tribe, per esempio, gli abitanti hanno indicato i diversi tipi di terra presenti in loco e i modi tradizionali di mescolarli e applicarli, così come la disponibilità di al tri materiali nei mercati delle città vicine. Il progetto non si sarebbe potuto elaborare senza di loro, o sarebbe stato concepito in modo molto inefficiente e distaccato dal ter ritorio. La partecipazione attiva e reale della comunità ha favorito l’integrazione dell’opera nel contesto paesaggisti co del centro di permacultura, ma ha anche contribuito al processo di reinsediamento nel territorio e alla creazione di nuovi riferimenti. Inoltre, l’utilizzo di materiali e tecniche locali, nonché la formazione e il coinvolgimento della co munità fin dal principio in tutte le fasi dei processi attivati, ha consentito l’accessibilità e la riproduzione delle propo ste, la riscoperta dei valori identitari e con essi la resilienza dei progetti (imgg. 01-04).
41 OFFICINA* N.39
03. Canalizzazione per l’idratazione del terreno | Swales for soil hydration. Beldi Tribe
L’insieme delle azioni messe in atto nel progetto espri me inconsapevolmente, ma in modo pienamente operativo, temi propri della filosofia del paesaggio. In particolare, la metafora del “giardino” trova ampia applicazione in questo progetto. “Trasformare il mondo in un giardino e il giardino in un mondo” (Venturi Ferriolo, 2019) appare certamente un ambizioso obiettivo, ma al contempo necessario per porre un contrasto alla povertà morale, culturale e comunitaria, generata da un’azione antropica forse necessaria, ma alta mente distruttiva nei confronti della comunità locale.
Il giardino, inteso come centro della vita e metafora di luogo in cui sono ristabiliti i rapporti tra uomo e natura, tra azione di sfruttamento consapevole e sostentamento, tra nuclei tribali agricoli e società urbana, è ciò che si sta tentando di ricostruire nel caso studio; in questo contesto Beldi Tribe rappresenta oggi un’opportunità di sperimen tazione per la ricostruzione di tutte le comunità che hanno perso il loro sentimento identitario, espressione di un’ade sione – di natura culturale, ideologica o affettiva – ai conte nuti distintivi e fondanti di una collettività.
La volontà di ricostruzione del giardino va oltre anche all’abusato concetto di resilienza, in quanto rappresenta la concreta necessità di agire verso un comune obiettivo, e non più solo di reagire a un agente destabilizzante esterno. Que sti concetti, apparentemente solo teorici, hanno invece un forte riscontro sul paesaggio; l’approccio olistico del proget
munità che obbligano all’uso della moneta, anziché sfruttare le materie prime, la cultura costruttiva e la forza lavoro repe ribili in loco. L’azione di nuova edificazione assume quindi va lori che sono totalmente slegati dal potenziale esprimibile in termini economici, sia come investimento iniziale, sia come risultato finale. Ciò determina che gli interventi sul paesaggio saranno necessariamente calmierati in funzione delle effetti ve necessità in quanto l’impegno alla partecipazione diretta alla costruzione da parte della comunità in prima persona è uno degli investimenti principali. Il paesaggio sarà quindi direttamente legato all’uomo ed alle sue necessità (img. 05). La costruzione del giardino come luogo che accoglie e nutre, trova quindi piena formulazione con i principi della perma cultura che mirano all’antropizzazione del paesaggio solo il minimo necessario ad attivare processi di rigenerazione e sostentamento.
to Beldi Tribe ha determinato un segno sul paesaggio che è in grado di esprimere autorigenerazione e autosostentamento, proponendo l’autocostruzione come azione necessaria per evitare la dipendenza da sistemi economici esterni alla co
I tre fondamentali principi etici della permacultura sono la cura della terra, la cura delle persone e la condivisio ne delle risorse (Mollison, 1988). Con Beldi Tribe si intende non solo rinnovare l’accesso alle risorse di cui la comunità ha bisogno per la sua esistenza, ma anche rendere possibile la continuità della stessa su di un territorio profondamente mutato, rinnovandone i legami. Un’applicazione della per macultura che promuove dunque non solo la sua vertenza agricola, ma anche quella sociale. Uno dei principi di pro gettazione della permacultura è che ogni elemento svolga differenti funzioni e che ogni funzione sia servita da differenti elementi (Mollison, 1978). Holmgren (2017), inoltre, introdu ce come ottavo principio di progettazio ne della permacultura il motto “integrare piuttosto che segregare”, ossia far in modo che ogni azione e funzione sia collocata nel quadro generale senza frammentazione o separazione dalle altre parti del sistema. Gli stessi concetti sono stati ap plicati all’avvicinarsi alla comunità e nello sviluppo del pro getto. È così che un’azione volta all’espansione delle funzio
42 PERMACULTURA
04. Ristrutturazione degli edifici esistenti e costruzione di nuovi a partire dai materiali disponibili in loco con il coinvolgimento della comunità | Renovation of existing buildings and construction of new ones from locally available materials with community involvement. Beldi tribe
Beldi Tribe rappresenta un’opportunità per le comunità che hanno perso il loro sentimento identitario
nalità della fattoria tramite la costruzione diventa l’occasione per uno scambio di conoscenze con la popolazione locale, per organizzare occasioni di formazione, o come esempio e banco di prova per la ricerca di tecniche, tanto agricole come costruttive, che possano contribuire a un rifiorire della co munità locale. Ogni costruzione è funzionale al futuro uso nella fattoria e allo stesso tempo costituisce un pretesto per fornire alla popolazione una formazione su tecnologie basate su materiali accessibili localmente, che potranno quindi es sere applicati per migliorare i propri spazi abitativi e dunque le condizioni di vita della comunità.
La fattoria nel tempo ha avuto diversi nomi, a seconda degli obiettivi indivi duati dalla comunità locale e delle situa zioni che attraversavano i partecipanti. Nel nuovo nome, Beldi Tribe, il termine Beldi significa organico, nell’accezione ecologica, ma viene anche comunemente utilizzato per de scrivere genericamente cibo, vestiti, musiche tradizionali, persone. Tribe vuole rappresentare sia lo spirito di solida rietà, collaborazione e appartenenza territoriale del pro getto, sia la situazione personale dei vari partecipanti che durante gli anni hanno formato delle famiglie che si sono andate allargando. Questo ha comportato la necessità di af frontare una nuova dimensione: quella dell’infanzia. Infatti, ad oggi si stanno terminando i lavori per portare il centro doposcuola, attivato temporaneamente nel villaggio vicino, dentro la fattoria, per accogliere bambini tra i 3 ai 12 anni. La vicinanza con lo spazio dei laboratori per lo sviluppo dell’artigianato, dedicato alle donne della comunità, favori rà, nelle intenzioni dei promotori, il contatto tra i bambini e le tecniche tradizionali, e con esso la valorizzazione del loro patrimonio culturale, esplorando anche la possibilità di coniugarlo con il percorso di apprendimento sviluppa to secondo il metodo Montessori. Si risolvono così anche delle questioni organizzative, permettendo alle donne di portare con sé i propri figli, evitando a questi di doversi
spostare da soli o di studiare in luoghi inadeguati. All’avvio dell’iniziativa, considerandolo come unico modo per migliorare la propria situazione, in tanti hanno abban donato il territorio non appena hanno avuto l’età e i mezzi per farlo. L’iniziativa è riuscita invece a stabilire un rapporto simbiotico tra la comunità e il territorio mutilato dal punto di vista fisico, economico e socioculturale, per contribuire alla rigenerazione della società e invertire la tendenza all’ab bandono, fornendo ai giovani locali delle ragioni per restare, non solo dal punto di vista economico, ma anche come parte
della soluzione e della rinascita della loro comunità. Ottenu to questo risultato, si vuole ora accompagnare la nuova ge nerazione, che è nata e cresciuta conoscendo la diga, verso la creazione di nuovi legami con il territorio. Ciò potrà ac cadere anche grazie ai laboratori artigianali, alla scuola, così come alla continuità del progetto agricolo e pastorizio, o alle attività di formazione e costruttive che si struttureranno du rante il prossimo decennio dell’iniziativa.*
BIBLIOGRAFIA
– Holmgren, D. (2017) Permaculture: Principles and Pathways Beyond Sustainability Seymour: Melliodora.
– La Cecla, F. (2020). Perdersi. L’uomo senza ambiente. Milano: Meltemi.
– Mollison, B. (1988). Permaculture. A designers’ manual. Sister Creeck: Tagari – Mollison, B. Holmgren, D. (1978). Permaculture One: A Perennial Agriculture for Human Settlements. Melbourne: Corgi Publishing.
– Venturi Ferriolo, M. (2019). Oltre il giardino. Filosofia di paesaggio. Torino: Einaudi.
PER APPROFONDIRE
www.ctrlz.net/jba-it/
43 OFFICINA* N.39
05. Stato attuale della fattoria e degli edifici ristrutturati | Current state of the farm and the renovated buildings. Beldi Tribe
Beldi Tribe stabilisce una nuova relazione tra la comunità e un paesaggio radicalmente cambiato
Un superorganismo perfetto
L’alveare è una struttura sociale perfetta che può arrivare a contare 60.000 api, in cui ogni individuo assume compiti ben specifici garantendo la sopravvivenza del singolo, ma soprat tutto dell’intero sistema vitale. Il ruolo delle api è fondamentale anche nella vita dell’uomo: secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per
l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), delle 100 specie di colture che forniscono il 90% dei cibi di tutto il mondo, 71 sono impolli nate dalle api. La maggior parte delle colture dell’Unione euro pea dipende dall’impollinazione degli insetti. Al di là del valore essenziale dell’impollinazione per il mantenimento della biodi versità, il valore monetario annuo globale dell’impollinazione è stato stimato in centinaia di miliardi di euro.
Stefania Mangini
44 INFONDO VOLONUZIALE APE OPERAIA MIELE E POLLINE PAPPA REALE PREPARAZIONE CELLE E NUTRIMENTO LARVE PRODUZIONE MIELE TERMOREGOLAZIONE PROTEZIONE 2019 2018 2017 2016 2020 93,5 mln 93,68 mln 91,83 mln 90,18 mln 2010 79,61 mln 94 mln 1˙701˙386 APIARI 73˙148 APICOLTORI 1.473.856 alveari 227.530 sciami IN ITALIA 76% a scopo commerciale 70% consumatori 30% commercianti 24% per autoconsumo STADIO LARVALE NASCITA 10 GIORNI 10-20 GIORNI APE REGINA FUCO NUMERO TOTALE DI ALVEARI NEL MONDO FONTE: STATISTA.IT, 2020 NUMERO DI APIARI E APICOLTORI IN ITALIA FONTE: ISMEA, 2022
rapa, cetriolo, cardamomo, nespolo, grano saraceno, finocchio, mela, mango, avocado, albicocca, prugna, mandorla, pesca, pera, rosa canina, lampone, mora e mirtillo
45 OFFICINA* N.39 NIDO MELARIO COPRIFAVO TETTO TELAINO DA MELARIO TELAIO DA NIDO BOTTINAGGIO AFRICA AMERICA EUROPA OCEANIA ASIA 1,9% 10,2% 21,6% 21,7% 44,6% 1˙770˙119 tonnellate ULTIME 4-5 SETTIMANE anguria,
noce di
noce brasiliana sorba L'IMPOLLINAZIONE DELLE API DA MIELE È CONSIDERATA ESSENZIALE PER OTTO COLTURE:
HA GRANDE
ANCHE PER
DI: PRODUZIONE ANNUALE MONDIALE DI MIELE FONTE: FAO, 2020
zucca, kiwi frutto della passione
macadamia
IMPORTANZA
LA COLTIVAZIONE
quola Praticante è un sogno, una visione di un gruppo di permacultori. Il sistema in cui viviamo è in gran par te caratterizzato da sconnessioni, non siamo più in grado di avere il controllo sulle nostre relazioni, sul cibo, sulla sa lute, sulla costruzione di qualsiasi cosa, in poche parole deleghiamo tutto. Apparentemente delegare agli altri è più semplice, ci solleva dalle responsa bilità, ma non abbiamo più il controllo, dipendiamo da tutto e in un sistema complesso questo genera insicurezza e quindi paura del futuro.
Il concetto della monocoltura nell’am bito agricolo, porta a impoverire i suo li, a inquinare e ad analfabetizzare la professione contadina; ma ancora più danni si possono ottenere se andiamo verso il monopensiero.
Per la prima volta nella storia dell’u manità ci stiamo affidando alle nuove tecnologie senza appoggiarci alle co noscenze passate e purtroppo molte di queste sono state dimenticate nell’arco di pochi decenni. La nostra idea è quel la di riappropriarci degli antichi saperi e coniugarli con le tecnologie attuali, perché solo così possiamo sperare di costruire un futuro migliore.
Squola Praticante (proprio con la Q perché l’errore è concesso) avrà dun que questa missione, una rete per diffondere conoscenze e biodiversità di pensiero attraverso il saper fare, la cura della terra, delle persone e ap punto del futuro.
Prendiamo ad esempio la panificazio ne, in un’esperienza convenzionale, la didattica sarà incentrata sulle varie tecniche di impasto, sulla gamma di prodotti da ottenere, sui macchinari e le materie da comprare.
Questo è un approccio limitato, noi pensiamo che oltre a questo la forma zione deve essere più sistemica: si può imparare ad autocostruirsi un forno, a riprodurre e utilizzare lieviti madre, coltivare cereali biologici e progetta re nuovi modi di distribuire i frutti del proprio lavoro.
A Squola Praticante si mettono in rete tre principali attori: i primi sono coloro che vogliono imparare nuovi modi di vivere in connessione con se stessi e la natura, poi ci sono i luoghi, incubatori di giovani progetti rurali che necessita no di aiuto e sostegno per svilupparsi e ospitare sistemi autosufficienti. Il ter zo attore sono i docenti, cioè qualsiasi persona che ha un’esperienza profonda da tramandare.
Le tematiche affrontate sono in conti nua evoluzione in base ai bisogni della rete: corsi classici di permacultura, co struzione di strutture con materiali na turali, corsi di domoterapia, studio dei sistemi idrici, agricoltura naturale, co struzione di biopiscine, forni in terra, realizzazione di food forest, recupero degli scarti e del surplus di cibo attra verso trasformazioni e fermentazioni, cura del corpo con metodi naturali e soprattutto progettazione di sistemi autosufficienti.
Squola Praticante è vivere anche un’e sperienza di comunità temporanea in un continuo scambio di saperi mentre si cucina insieme, ci si sostiene nel la voro, si cammina a piedi nudi sull’er ba, si celebra la fine della giornata con danze e feste sotto le stelle. Anzi, forse proprio tutto ciò è il vero senso di questa avventura perché come dice un grande permacultore “Tra poco dovremo abbracciarci per restare in piedi”.*
Squola Praticante. Resilience, Environ ment and Connections Squola Prati cante is a dream, a vision of a group of permaculture practitioners.
The system we live in is largely charac terized by disconnections; we no longer have control over our relationships, over food, over health, over the construction of anything: in few words we delegate everything.
Squola Praticante (with the “q”, since mistakes are allowed) will therefore have this mission: to be a network spreading knowledge and biodiversity of thought through know-how and the care for Earth, for the people and for the future, to rediscover our connection with ourselves and the Nature that wel comes us.*
facebook.com/ScuolaPraticante
Giulia Zanetti Fotografa e green social designer giulia.zanetti23@gmail.com
Le immagini ritraggono alcuni momenti del PDC (Perma culture Design Course) di Squola Praticante durante l’estate 2022 a Peglio (PU). Foto di Giulia Zanetti
Squola Praticante. Resilienza, ambiente e connessioni
Squola Praticante è un sogno, una visione di un gruppo di permacultori
Squola Praticante ha questa missione, una rete per diffondere conoscenze e biodiversità di pensiero nel rispetto della terra, delle persone e del futuro
A Squola praticante si mettono in rete tre principali attori: studenti o volontari, i luoghi che ospitano sistemi in Permacultura e i docenti
e fondatrice de L’invisible Irrésistible. luiza@linvisible.ch
Permaculture Women’s
La progettazione in permacultura Tre libri per saperne di più
Permaculture Design In this section, Luiza Oliveira offers a brief overview of three books about permaculture design for people who want to learn more. She begins with a description of the Earth User’s Guide to Permaculture and the Earth User’s Guide to Teaching Permaculture, both by Rosemary Morrow and useful for those who want to better understand the theoreti cal basis of permaculture design. The final publication is Farming While Black: Soul Fire Farm’s Practical Guide to Liberation on the Land by Leah Penniman, a book show ing how design can be used to uproot social injustice within the food system.*
grazie alla sua versatilità; spesso però è difficile capire da dove iniziare.
Per questo motivo ho selezionato tre libri su questo tema, di cui i primi due presentano la teoria di base del la progettazione in permacultura, e il terzo è un libro che racconta la storia di Soul Fire Farm e l’applicazione di questi prin cipi ed etiche.
Earth User’s Guide to Permaculture di Rosemary Morrow
a progettazione in perma cultura è un processo che si occupa di sistemi eco-sociali complessi, e che ha l’obiettivo di au mentare la biodiversità locale, di in crementare la capacità di resilienza, di ridurre gli sprechi e di rendere i sistemi più dinamici.
La permacultura è ispirata alle co noscenze di varie culture autoctone del mondo. Può essere vista come una filosofia pratica e un insieme di me todologie che derivano da principi ed etiche basate sulla cura della Terra, sulla cura delle per sone e sulla cura del futuro (Harland, 2017).
Dall’aperta campagna ai piccoli spa zi urbani, la progettazione in perma cultura può essere applicata ovunque
Se la permacultura vi è nuova, que sto è un ottimo libro da cui iniziare. Dai temi ecologici alla messa in prati ca della progettazione in permacultu ra, troverete un equilibrio tra la teoria e la pratica, compresi degli eserci zi. Potrete imparare a comprendere le dinamiche e la composizione del suolo, a calcolare il fabbisogno idri co di un terreno, a conservare i semi, e molto altro. Utile per tutti i livelli, questo è un libro che usa un linguag gio molto comprensibile.
Earth User’s Guide to Teaching Permaculture di Rosemary Morrow
Questa guida informativa riprende e aggiorna la precedente versione Earth User’s Guide to Permaculture arric chendola con nuovi capitoli sulla per macultura marina, i “margini affollati” (compresi i campi profughi), i modelli economici emergenti, i mezzi di sussi
54 IL LIBRO
Earth Restorer’s Guide to Per maculture
Rosemary Morrow Melliodora Publishing 2022
Earth User’s Guide to Permaculture Rosemary Morrow Permanent Publications Hampghire, 2006
Farming While Black: Soul Fire Farm’s Practical Guide to Liberation on the Land Leah Penniman Chelsea Green Publishing, White River Junction 2018
Luiza Oliveira
Guild
stenza, i modelli in natura e le loro ap plicazioni nella progettazione. Questo testo fornisce ai lettori gli strumenti rivelatisi utili in 40 anni di pratica di permacultura. Dimostra che lavorando su scala locale e a livello del singolo, possiamo aiutare a ripristinare gli eco sistemi globali. Earth Restorer’s Guide to Permaculture ci invita ad agire e a relazionarci in modo riparatore con tutte le forme di vita.
La prefazione è della studiosa Van dana Shiva, nota attivista ambientale, sostenitrice della sovranità alimenta re, ecofemminista e scrittrice.
Farming While Black: Soul Fire Farm’s Practical Guide to Liberation on the Land di Leah Penniman
Questo è un libro ancorato alla re altà statunitense, che mostra che la cura dei rapporti sociali e del suolo vanno di pari passo. Dato che non tutte le persone hanno accesso alla terra, Leah Penniman condivide degli spunti e delle strategie per trovare un terreno, per sviluppare un pro getto, per trovare sostegno, per sa nare la terra inquinata, e per guarire dai traumi sociali, come per esempio dal razzismo.
L’autrice affronta tante questioni pratiche che di solito non si trovano in altri libri, ad esempio come svi luppare un piano aziendale agricolo e come funziona una cooperativa di
proprietà dei lavoratori stessi. Inol tre, in questo libro troverete delle tecniche per arricchire il suolo, per allevare gli animali, per preservare il cibo, e una descrizione dell’agricol tura urbana. Per me, questo è un libro indispensabile se state cercando un esempio di successo di un progetto che ha saputo superare tanti ostacoli.
Oltre ai libri, per saperne di più sulla permacultura in Italia e sulla rete italiana di permacultura, è pos sibile partecipare alle plena rie semestrali dell’ Accademia Italiana di Permacultura . *
– Harland, M., (2017). Permaculture magazine (online). In https://www.permaculture.co.uk/articles/redefining-thethird-permaculture-ethic-future-care/ (ultima consultazione marzo 2022).
55 OFFICINA* N.39
BIBLIOGRAFIA
01. Soul Fire Farm 2019
stornieri@iuav.it
The Net Metaphor Some European case studies show the potential offered by the new forms of collaborative living in relation to the landscapes of fish production.
Extensive and semi-extensive plants, requiring large quantities of water, often arise in very interesting areas from the point of view of landscape (river deltas, wetlands, lagoons) and new forms of integration with the local community offer areas of planning still little explored. The contribution focuses on the North Adriatic coastal area, summarizing the intertwining of history, culture and nature of the landscapes of fish production.*
immaginario deleterio dell’acquacoltura L’acquacoltura è il settore della produzione alimentare che è cresciuta di più triplicando la pro duzione globale negli ultimi vent’an ni (FAO, 2020). Nel mondo stanno crescendo grandi impianti di alleva mento ittico, sia offshore sia a terra, che sfruttano la disponibilità d’acqua per insediarsi spesso lungo i margi ni fluviali, le fasce costiere, i laghi. Si tratta di strutture che, nel caso dei nuovi impianti intensivi come quelli in via di realizzazione in Cina o Su dafrica 1, occupano vaste superfici con strutture prefabbricate dal ca rattere totalmente industriale, che
non apportano alcuna riflessione sul paesaggio né in termini di qualità architettonica né sociale (img. 01). Sul piano dei benefici economici è indubbio che l’acquacoltura, sia in impianti intensivi di nuova genera zione che estensivi, generi molteplici benefici alle comunità locali. Si pensi alle zone più isolate dove gli sbocchi occupazionali scarseggiano e dove il lavoro in questo settore è anche mo tivo di specializzazione tecnica. Tut tavia, forse proprio per il carattere industriale di questi impianti, la loro storica essenza di attività commer ciale privata, la scarsa comunicazio ne tra allevatori e comunità locale, si è alimentata un’immagine negativa di
questa attività; legata anche ai fattori inquinanti, di perdita di biodiversità e fonte di malattie per altri animali. L’uso di sostanze chimiche o man gimi artificiali è associata al rilascio di scarichi reflui inquinanti e di con seguenza anche la percezione qua litativa del prodotto finale, da pesce sano in acque pulite a pesce malato in acque inquinate. L’immaginario è alimentato anche da recenti dibat titi mediatici generati in seguito a inchieste in forma di documentario, come Seaspiracy 2 o Artifishal 3 che hanno duramente criticato l’uso del marchio della pesca sostenibile o le modalità di allevamento negli im pianti intensivi (img. 03).
La metafora della rete L’allevamento ittico come infrastruttura per nuove forme dell’abitare
56 L'ARCHITETTO
01. Foto aerea della Buffeljags Abalone Farm in Sudafrica. Un impianto industriale innovativo che non si inserisce nel contesto paesaggistico | Aerial photo of the Buffeljags Abalone Farm in South Africa. An innovative industrial facility that does not fit into the landscape. Viking Acquaculture
Stefano Tornieri Assegnista di ricerca, Università Iuav di Venezia, lab PRIDE.
Investire su inclusione e apertura
Se quanto affermato è il panorama attuale o del futuro prossimo, è utile richiamare come al contrario, in pas sato, l’attività dell’allevamento ittico interessava e trasformava in maniera molto diversa i luoghi di insediamen to. Le valli da pesca della costa nord adriatica ad esempio sono storica mente degli insediamenti produttivi che hanno instaurato un importante equilibrio con l’ecosistema lagunare, sfruttando i naturali scambi d’acqua salata e dolce delle maree e dei fiumi, lasciando crescere il pesce in maniera naturale e originando piccoli e pecu liari insediamenti rurali (img. 02).
Produzione ittica estensiva e cura del territorio nelle valli avevano fat to nascere comunità legate all’attività della pesca, con culture e maestranze specifiche, in grado di leggere e vive re secondo il ritmo delle stagionali tà (Rallo, 1997). Questa condizione di equilibrio esisteva fino a che la ven dita del pesce era convogliata in certe quantità nei maggiori mercati locali, quelli di Chioggia, Venezia o Caorle e la restante parte, anche se difficilmen te tracciata, veniva venduta con un commercio al dettaglio, di fatto a chi abitava nelle aree circostanti (Boatto e Signora, 1985). Non solo, l’acquisto de gli avannotti, oggi quasi esclusiva dei mercati esteri, avveniva anche in col laborazione con i vignaioli che assieme alla coltivazione della vite scavavano dei fossi o delle buse in cui riuscivano a crescere dei piccoli avannotti desti nati poi a crescere nelle valli limitrofe. Una cooperazione che in alcuni casi ha originato anche delle architetture e delle tipologie specifiche, ci si rife risce ad esempio ai casoni di valle sul Delta del Po, o ai casoni nella laguna di Caorle costruiti con i canneti del luogo e ubicati in gruppi isolati con l’idea di conformare una piccola comunità di pescatori (img. 04).
Oggi la situazione del mercato ittico si è notevolmente complicata, e an che se da un semplice punto di vista economico questi impianti possono sostenersi ibridando l’attività di pesca con quella della caccia si favoreggia l’i potesi che tutto ciò non sia sufficiente
e che sia necessario, per intravvede re una possibilità di sviluppo futura, guardare ad altre pratiche più inserite localmente, più permeanti e accettate da chi abita quei luoghi.
Spesso è la comunicazione tra gli al levamenti e la comunità locale è assen te alimentando un’immagine negativa delle attività di allevamento. I produt tori infatti spesso si rivolgono a mer cati più ampi di quello locale, sia per le forniture sia per la vendita dei pro pri prodotti. Inoltre, gli abitanti della zona non sempre dispongono delle qualifiche necessarie per lavorare nel settore e in molti casi gli impianti ittici assumono personale non locale. Alcu ne realtà invece ci mostrano possibi
57 OFFICINA* N.39
02. Mappatura delle valli da pesca e delle concessioni offshore lungo la costa veneta | Mapping of fishing valleys and offshore concessions along the Veneto coast. Stefano Tornieri 03. Fotogramma del documentario Artifishal | Artifishal documentary screenshot.
La produzione ittica estensiva nelle valli aveva fatto nascere comunità legate all’attività della pesca
In questi territori si è pensato di intervenire con un ampio ventaglio di attività integrative
lità inverse, ovvero nuove interazioni e sinergie tra comunità e aziende che stanno cambiando la percezione di un settore cruciale dell’alimentazione.
Una comparazione con alcuni esempi europei
In questa direzione è utile illustrare brevemente come si stanno avviando alcune sperimentazioni, localizzate prevalentemente nel Nord Europa. Nella baia di Galway in Irlanda i part ner hanno riannodato i rapporti tra la comunità locale organizzando di mostrazioni e degustazioni, nonché workshop per rilanciare il consumo e la conoscenza dell’ostrica autoctona. Similmente in Polonia, nelle regioni occidentali ricche di fiumi e laghi, si pratica l’allevamento di pesce da mol ti secoli ma la domanda è in declino principalmente per mancanza di co noscenza e valorizzazione dei pro dotti locali. Per i produttori di pesce, i problemi principali includono una catena del valore4 sottosviluppata, un’insufficiente lavorazione locale del pesce e la mancanza di certificazione. In questi territori si è pensato di in tervenire con un ampio ventaglio di attività integrative, tra cui dimostra zioni di piscicoltura e di sfilettatura della carpa, aree e strutture adatte all’osservazione degli uccelli, attivi tà ludiche per bambini come corsa campestre e caccia al tesoro con GPS
all’interno e all’esterno dell’alleva mento che hanno aiutato le aziende a partecipare più attivamente alla vita della comunità, incrementandone al contempo le vendite dirette (img. 05).
Più legato all’attività di pesca che all’allevamento è degno di nota l’e sempio del porto di Ebeltoft in Da nimarca, dove nel 2011 è stata creata un’associazione di volontariato Orti marini a Syddjurs con lo scopo di ge stire un orto marino sostenibile vi cino all’area portuale dove i membri della comunità locale potessero colti vare molluschi e alghe su piccola sca la. L’obiettivo era quello di ridare vita al porto di pesca, mantenendo la sua atmosfera autentica, oltre a contribu ire a un ambiente marino più pulito. Il progetto ha portato nuova vita nell’a rea del porto con circa 80 giardinieri che coltivano principalmente cozze, alghe e ostriche, e tra i quali si è ra dicata una crescente dinamica di rete. L’orto marino ha anche contribuito a un ambiente più pulito e ha portato alla creazione di una nuova azienda innovativa che produce integratori per la salute a partire dalle alghe.
Possibilità per il Nord Adriatico Si è visto come la diversificazione delle attività e l’apertura dei recin ti produttivi verso attività inclusive sembrano essere i due fattori princi pali per una rivalutazione complessiva
58 L'ARCHITETTO
04. Casone da pesca nella laguna di Caorle | Fishing Casone of Caorle Lagoon. Stefano Tornieri
degli impianti di allevamento del pe sce. Accanto a ciò è utile sottolinea re come queste innovazioni di carat tere produttivo e sociale contengano possibilità reali di rinnovamento delle forme stesse dell’abitare collettivo. Un tempo le valli da pesca erano delle micro-comunità, abitate da famiglie intere, dove la produzione alimenta re era connessa all’attività di cura e non di sfruttamento di un territorio. Queste possibilità sono tutt’altro che scomparse e le recenti riflessioni sulle potenzialità dello spazio rurale assie me alle innovazioni tecnologiche in fatto di produttività di cibo ed ener gia rilevano i territori vallivi tra i più
adatti per lo sviluppo di nuove forme insediative (img. 06). Sono territori isolati ma che per certi punti di vista sono ancora al centro di un dibattito che comprende la valorizzazione della cultura locale ma anche la biodiversi tà, la conservazione degli ecosistemi, la produzione agroalimentare locale e la risposta “naturale” alle conseguenze del cambiamento climatico in ambito costiero (Budzich-Tabor et al., 2018).*
NOTE
1 – Si vedano i progetti Buffeljags Abalone Farm in Sudafrica o Zhongshan Mega Farm in Cina.
2 – Il documentario di produzione Netflix, diretto e com
mentato da Ali Tabrizi, della durata di 90 minuti affronta, in una specifica sezione, le condizioni degli allevamenti di salmone in Scozia.
3 – Documentario prodotto dal fondatore del noto marchio di vestiti Patagonia, Yvon Chouinard, e diretto da Liars e Thieves, denuncia la graduale sparizione del salmone selvaggio dell’Atlantico dovuto all’impatto degli allevamenti offshore nelle coste americane.
4 – Con catena del valore si intende l’insieme di processi e passaggi utili a produrre valore, a rendere commercia bile un prodotto.
BIBLIOGRAFIA
– Boatto, V., Signora, W. (1985). Le valli da pesca della la guna di Venezia. Padova: Università degli studi di Padova. Istituto di economia e politica agraria.
– Budzich-Tabor, U. et al. (2018). Integrating aquaculture within local communities. European Commission, Directora te-General for Maritime Affairs and Fisheries, Bruxelles.
– FAO (2020). The State of World Fisheries and Aquacultu re 2020. In brief. Sustainability in action. Roma.
– Rallo, G. (1997). The Vallicoltura: traditional fish-farming areas in Venice lagoon. Paris: UNESCO.
59 OFFICINA* N.39
I territori vallivi sono tra i più adatti per lo sviluppo di nuove forme insediative
05. Oak Manor, Narol, Polonia. Accanto all’attività produttiva si svolgono visite turistiche, attività sportive e ricreative | Oak Manor, Narol, Poland. Alongside the production activity, there are tourist visits, sports and recreational activities. webgate.ec.europa.eu
06. Caorle fish farming. La sezione dell’argine con le vasche per l’acquacoltura multitrofica. Uno scenario di produzione integrata di pesce, alghe e ortaggi | Caorle fish farming. The section of the embankment with the tanks for multitrophic aquaculture. A scenario of integrated production of fish, seaweed and vegetables. Stefano Tornieri
Context, Needs and People The contribution aims to describe two application examples that have seen the voluntary and participa tory initiative of citizens, in order to integrate, suggest and complete the transformation pro ject of an environmental, cultural and social context. Thanks to the participation of citi zens, the design solutions adopted respond to the real needs of a social and environmental context rooted in time and context.*
ntroduzione
Negli ultimi dieci anni si è po tuto osservare una trasforma zione radicale nei contesti più ampi della società. Questo aspetto è avve nuto sia a causa di mutamenti sociali e culturali e sia grazie all’avanzamen to tecnico e tecnologico (Castells, 2014) che ci ha permesso non solo di immaginare ma di realizzare imprese e interventi prima neanche pensabi li (Bauman, 2012). Tuttavia le grandi trasformazioni impongono, un tem po obbligato di sedimentazione del le novità nel nostro codice genetico. Attualmente questo tempo si è com pletamente annullato e le persone non hanno la possibilità di compren
dere le potenzialità di queste trasfor mazioni. La diffusione prepotente del COVID-19 ci ha inoltre obbligati a ri vedere le nostre dinamiche lavorati ve, sociali e abitative. Questa forzata reclusione ha aumentato la distanza percepita tra organi decisionali, cit tadinanza e ricadute concrete e tan gibili sul territorio. Allo stesso tempo ha però rafforzato nella coscienza delle persone alcuni principi, dappri ma sopiti o non così visibilmente in dispensabili come, ad esempio, l’im portanza dello spazio pubblico, gli aspetti ambientali delle nostre città e l’impegno sociale partecipato nel voler attivamente produrre beneficio pubblico (Bottà, 2018).
Il contributo vuole descrivere due progetti di trasformazione all’interno di una città di medie piccole dimensio ni come Ferrara e provincia ed esporre gli strumenti e le metodologie (Min colelli e Marchi, 2021) che sono state adoperate.
Contratto di Fiume di Ferrara
Parallelamente ad un bando indetto dalla Regione Emilia Romagna, alcune persone coinvolte attivamente nel la città di Ferrara si sono impegnate per promuovere e indirizzare spunti progettuali concreti, utili poi agli sta keholder per l’attivazione di un Con tratto di Fiume (CdF). Quest’ultimo rappresenta uno strumento gestionale
Contesto, necessità e persone
Iniziative
applicativi
60 L'ARCHITETTO
01. Incontro plenario secondo workshop | Plenary meeting second workshop. Michele Marchi
partecipative per la trasformazione di un contesto ambientale e culturale: descrizione di due casi
Michele Marchi Research fellow ICAR/13, Dipartimento di Architettura di Ferrara. michele.marchi@unife.it
e pianificatorio riguardo la responsa bilità e la gestione dell’uso delle acque, del territorio e della tutela ambienta le. Si tratta pertanto di uno strumento volontario e prevede una programma zione strategica e negoziata tra citta dinanza, enti pubblici e privati.
L’obiettivo specifico del CdF di Ferrara è stato quello di preparare e sensibilizzare stakeholder e cittadini verso un tavolo di negoziazione in dispensabile per poter pianificare al meglio interventi puntuali e concreti per innalzare la qualità di vita delle persone e del contesto ambientale circostante.
Per tali ragioni sono stati organizza ti due differenti incontri partecipativi
aperti, rivolti a cittadini e stakeholder.
Il primo incontro ha visto la parteci pazione di circa 50-60 persone. Ogni partecipante ha deciso di seguire una delle seguenti tematiche: navigazione, sport, ambiente e turismo.
L’obiettivo di questo primo incontro era capire le criticità e gli elementi di valorizzazione sui temi suggeriti.
L’incontro ha seguito la metodologia partecipativa del brainstorming (Min colelli, 2009). I risultati principali del primo incontro sono stati quelli di sensibilizzare le persone presenti (e non) all’incontro su alcune criticità del loro territorio e quello di riuscire a far confrontare e responsabilizzare gli stakeholder.
Il secondo workshop (img. 01) è stato strutturato in maniera diversa: mag giormente operativo e progettuale (Lim et al., 2008).
La metodologia usata in questo se condo incontro è stata quella del codesign tramite lo strumento operativo del card sorting (img. 02). Vista la pre senza variegata ed eterogenea dei par tecipanti, si è preferito usare un lin guaggio grafico, intuitivo e di semplice comprensione. Attraverso infatti la progettazione di card grafiche raffigu ranti immagini di progetti già costru iti che davano soluzioni concrete alle criticità rilevate, è stato possibile, ad esempio, proporre soluzioni legate al tema del turismo, tra le quali i percorsi
Le grandi trasformazioni impongono un tempo obbligato di sedimentazione delle novità nel nostro codice genetico
61 OFFICINA* N.39
02. Tavoli di lavoro del secondo workshop | Work tables oh the second workshop. Michele Marchi
03. Workshop con utenti e stakeholder | Workshop with users and stakeholders. Michele Marchi
arginali, lo sviluppo di turismo ciclo fluviale di prossimità o l’imprenditoria legata a cicloturismo. Inoltre sono sta te messe a sistema per osservare come (e se) riuscivano a dare risposte con crete alle seguenti quattro macroaree: - capacità di generare microeconomie; - livello di inclusività; - impatto ambientale; - livello di manutenibilità.
L’obiettivo dell’incontro era capire quali prassi operative e progettuali ri uscissero a soddisfare le quattro ma croaree contemporaneamente, in ma niera tale da riuscire a proporre linee guida progettuali che partissero dalle soluzioni concrete maggiormente effi cienti, resilienti e sostenibili rispetto il territorio locale.
I due incontri hanno avuto come obiettivo finale quello di creare un’an ticamera progettuale al tavolo di ne goziazione. Dare quindi un abaco di possibili soluzioni tematiche proget tuali agli stakeholder in maniera tale da avere un CdF che partisse dalle reali esigenze della cittadinanza.
Allestimento Museo del Territorio a Ostellato
Ostellato non ha una storia o una specificità talmente rappresentativa da poter allestire un museo con un unico tema distante dal contesto am bientale nel quale si colloca.
Una delle peculiarità del territorio sono le Vallette di Ostellato: un’oasi
naturalistica di circa 10 km dove terra e acqua convivono in perfetta simbio si. Sono inserite tra le ZPS (Zone Pro tezione Speciale) facenti parte di Rete Natura 2000. Un territorio quindi che racchiude in sé una molteplicità di specie autoctone di flora e fauna. Contestualmente all’incarico per il progetto di fattibilità per la realizza zione di un percorso espositivo de dicato al tema della pesca sportiva e dell’importanza delle acque interne (zone vallive, canali, ecc.) nell’ambito del progetto EXCOVER da realizza re in una sezione dedicata all’interno del Museo del Territorio di Ostellato, sono stati organizzati eventi parteci pativi con il fine ultimo di delineare e suggerire alcune buone pratiche per il futuro progetto esecutivo del Museo del Territorio.
Gli incontri hanno visto la parteci pazione attiva di pescatori, ristoratori, guide ambientali, insegnanti con rela tive scolaresche e cittadini attivi. L’o biettivo è stato quello di capire assie me alle persone che realmente abitano e conoscono il territorio le criticità e i punti di forza da valorizzare (img. 03).
Si è potuto pertanto delineare e suggerire un progetto di fattibili tà di un possibile Eco Museo diffuso che metta in relazione i vari aspetti ambientali e naturalistici del territo rio specifico. È pertanto il vuoto che prende maggiore consistenza rispetto al pieno (img. 04). Gli incontri hanno
62 L'ARCHITETTO
L’obiettivo è stato quello di capire assieme alle persone che realmente abitano e conoscono il territorio le criticità e i punti di forza da valorizzare
04. Contesto ambientale del tragitto che collega il Museo del Territorio alle Vallette di Ostellato | Environmental context of the route that connects the Museum of the Territory to the Valleys. Michele Marchi
dato la possibilità ai partecipanti di poter valutare criticamente alcuni iti nerari ed esperienze museali propo sti per indagare quali fossero le aree tematiche di indagine maggiormente coerenti con il contesto ambientale di Ostellato. Contestualmente è stato fatto uno studio partecipativo sul tipo di allestimento maggiormente flessi bile e modulabile per proporre even tuali mostre temporanee (Zannoni, 2018). Si sono pertanto valutati alcune diverse tipologie e strategie di allesti menti, diverse per costo, materiale ed interazione. Sulla base delle critiche rivolte dai partecipanti è stata deline ata la proposta finale (img. 05).
È stato inoltre ritenuto indispen sabile riqualificare e rigenerare l’a rea cortiliva che circonda il museo; occorreva pertanto rivalutare il tema della riconoscibilità identitaria di uno spazio pubblico culturale all’interno di un tessuto urbanizzato consoli dato. Per questo motivo è stata deli neata una proposta progettuale che permettesse di realizzare landmark urbani caratterizzati da illuminazio ne e sedute in grado di comunicare, tramite il materiale della lamiera mi croforata, alcuni aspetti peculiari del territorio (img. 06). L’ipotesi inoltre è stata quella di prevedere una realiz zazione in autocostruzione per coin volgere i cittadini non solo nella fase ideativa ma anche in quella realizzati va (Mincolelli et al., 2020).
Conclusioni
Le due esperienze descritte nel contributo possono evidenziare come la partecipazione attiva di cittadini e stakeholder attivi nel territorio pos sono solamente aumentare la qualità dello spazio costruito e del contesto ambientale. In alcuni casi rappresenta l’unica strategia reale per dare risposte concrete a problemi complessi (Man zini, 2015). Riguardo, ad esempio, le te matiche sollevate all’interno del CdF è stato rilevato che la presenza diffusa di cittadini virtuosi che potessero infor mare gli enti proposti di eventuali at tività anomale non solo è da ritenersi utile ma se ben strutturata e messa a sistema con strumenti idonei, rappre senta probabilmente l’unica soluzione per limitare tali attività.*
BIBLIOGRAFIA
– Bauman, Z. (2012). Modernità liquida. Roma: Editori Laterza.
– Bottà, D. (2018). User eXperience design: Progettare esperienze di valore per utenti e aziende. Milano: Hoepli. – Castells, M. (2014). La nascita della società in rete Milano: Egea Editore.
– Lim, Y.K., Stolterman, E., Tenenberg, J. (2008). The Anatomy of Prototypes: Prototypes as Filters, Prototypes as Manifestations of Design Ideas. ACM Transactions on Computer-Human Interaction, 15(2), pp. 1-27.
– Manzini, E. (2015). Design, When Everybody Designs: An Introduction to Design for Social Innovation. Cambridge (Massachusetts): MIT Press.
– Mincolelli, G., Marchi, M. (2021). Inclusive methodologies for carrying out complex scientific-industrial research.
TECHNE. Journal of Tecnology for Architecture and Envi ronment. Firenze: University Press, pp. 265-275.
– Mincolelli, G. (2009). Customer/user centered design. Analisi di un caso applicativo. Santarcangelo di Romagna: Maggioli Editore.
– Mincolelli, G., Marchi, M., Imbesi, S., Giacobone, G.A. (2020). Prototype-driven design in the IoT age. DIID - Dise gno Industriale Ind. Des. 72, pp. 88–95.
– Zannoni, M. (2018). Progetto e interazione. Il design degli ecosistemi interattivi. Macerata: Quodlibet.
63 OFFICINA* N.39
La presenza diffusa di cittadini virtuosi rappresenta probabilmente l’unica soluzione per limitare tali attività
05. Vista interna dell’allestimento del Museo | Internal view of the Museum layout. Michele Marchi
06. Sistema di recinzione socializzante e comunicativo | Socializing and communicative fencing system. Michele Marchi
Questa unione racchiude, nel meccanismo del suo nascere, il suo stesso divenire. È il primo passo per la creazione di una cornice che definisca lo stile di vita contadino adatto a questa valle alpina. Il ruolo del contadino in ambiente montano è essenzialmente quello di contribuire a uno sviluppo sostenibile appli cato concreto, atto a mantenere un’idoneità dell’am biente naturale per la vita dell’uomo. Si radica così nel territorio questo programma di reintegrazione tra uomo e natura, in cui è la comunità stessa che cura e viene curata (Mori e Sforzi, 2019). Tiere Viere , unitamente a Bela , promuove lo svilup po di un turismo locale responsabile e forma attiva mente potenziali alleati, per sostenere e valorizzare il lavoro contadino. Da ciò può nascere un’economia circolare che permetta a una massa critica di persone consapevoli di vivere dal territorio. Ad oggi sta ma turando il proposito di costituire una cooperativa di comunità. La sua missione sarà stimolare lo sviluppo sostenibile dell’intera valle del Canal del Ferro, faci litando l’arrivo di altri contadini, garantendo loro una stabilità sociale. Per la riuscita di un piano efficiente e duraturo di permacultura * BIBLIOGRAFIA –Burini, C., Sforzi, J. (2020). Imprese di comunità e beni comuni. Un fenomeno in evoluzione. Euricse Research Reports n. 18 Trento: Euricse. –Mori, P. A., Sforzi, J. (2019). Imprese di comunità. Innovazione istitu zionale, partecipazione e sviluppo locale . Bologna: Il Mulino. È essenziale oggi un vivere le aree interne montane fondato su nuove basi ideologiche e culturali. Vanno ricercati i principi dello spopolamento di queste ter re per poterli mettere a sistema, in un approccio che li ponga alla base di una progettualità che generi le potenzialità per un ripopolamento sostenibile (Burini e Sforzi, 2020). A Dordolla, in Val Aupa, dal 2005 Kaspar e Marina hanno scelto di vivere sul territorio, utilizzando le risor se naturali locali in modo efficiente per fornirsi dell’oc corrente per i bisogni della loro famiglia. La convin zione è che qui sia attuabile un progetto di comunità, nato dall’ideale di realizzare un modo di vivere ade guato alla natura umana. Applicata al contesto mon tano, questa sicurezza fa della loro vita contadina vera permacultura. La loro azienda agricola, Tiere Viere , è sorta in un ambiente naturale dal carattere complesso, il qua le non stimola la presenza di concorrenti. Ma questo punto di forza è nel contempo una grande fragilità: la facilità con cui è stato possibile dare avvio a questa realtà cela il problema di essere soli nel gestire molti aspetti del progetto. Quest’ultimo non è realizzabile considerando come capitale umano solo la propria famiglia, servono alleati. Gli ultimi residenti di Dordolla stanno smarrendo i rapporti funzionali con il territorio e a volte manca in alcuni la determinazione di chi per segue uno stile di vita contadino. Per Kaspar una comunità è un insieme di persone che condividono una visione concreta del vivere, so stenibile e rispettosa verso il territorio. Il tutto perme ato da rapporti funzionali. Non si tratta dunque di un ripopolamento in chiave nostalgica di valli dove ci si sia arresi a essere abbandonati a sé stessi. Bensì di un piano socioeconomico secondo il quale trovare degli alleati non è mera necessità, ma via preferenziale per coltivare relazioni sociali funzionali e rapporti umani costruttivi, fondamento di nuove opportunità. Tiere Viere ha sapientemente ampliato il suo spettro di azione iniziale, allargando l’orizzonte di riferimen to. Da Moggio Udinese, Daniele e Anna, assieme alle loro famiglie, vi si sono affiancati sotto forma di Bela , società semplice agricola. Il germoglio di una nuova comunità, una realtà che promuove lo sviluppo locale sostenibile.
Tiere Viere, vita nuova
Tiere Viere, new life
Giordano Cervi Naturalista. el_me_ciaro@yahoo.it
I borghi di Drentus (primo piano a destra) e di Dordolla (secondo piano a sinistra). The villages of Drentus (in the foreground, on the left) and Dordolla (in the background, on the right). Walter Starz
65 I CORTI
geobatteri sulfurreducens presenti nei sedimenti e fanghi di queste zone della laguna e ai ritmi dell’alta e bassa marea, Aguana Cell fornisce più benefici. In nanzitutto, la struttura tetraedrica delle celle è parti colarmente adatta alla proliferazione di questi batteri in grado di contribuire alla purificazione delle acque della laguna. In secondo luogo, contribuisce a rallen tare l’erosione delle barene in quanto diventa parte del sistema di pali e fascine attualmente utilizzati a loro difesa. Non da ultimo permette di offrire ai navi ganti punti di segnalazione luminosa costante a bas sa intensità in caso di scarsa visibilità o emergenza, senza infastidire la fauna locale. Inoltre, in una futura ipotesi di utilizzo in serie, le celle permetterebbero di offrire una maggiore quantità di energia adatta a ulte riori utilizzi rendendo ancora più efficiente il rapporto tra costo di produzione della cella e vantaggi ottenuti dal punto di vista ambientale ed economico. *
i
Alcuni microrganismi possono convertire l’energia chimica da un’ampia gamma di sostanze organiche direttamente in corrente elettrica. Questa capacità ca talitica dei microrganismi ha posto le basi della ricerca sulle celle a combustibile microbiche 1 . Tra questi mi crorganismi, i geobatteri sulfurreducens , presenti an che nella laguna di Venezia, hanno un ruolo sia nella produzione di elettricità da materia organica di scarto, in particolare in presenza di ossido di ferro, sia nel bio risanamento delle acque (Mahadevan et al. , 2006).
NOTE 1 –Per un approfondimento sul tema delle celle microbiche si rimanda a Rabaey K., Verstraete W. (2005). Microbial fuel cells: novel biotechnology for energy generation. T rends in Biotechnology , 23 (6), Cambridge: Cell Press, pp. 291–298. 2 –Questo progetto è stato poi sviluppato in una tesi di laurea magistrale in Design presso l’Università Iuav di Venezia. 3 –Per ulteriori approfondimenti si veda: lifevimine.eu/lifevimine. eu/documenti/130.pdf (ultima consultazione settembre 2022).
BIBLIOGRAFIA –Benyus, J. (2002). Biomimicry. Innovation inspired by Nature . New York: Perennial. –Langella, C. (2007). Hybrid Design: progettare tra tecnologia e natu ra Milano: Franco Angeli. –Mahadevan, R., Bond, D.R., Butler, J.E., Esteve-Nuñez, A., Coppi, M.V., Palsson, B.O., Schilling, C.H., Lovley, D.R. (2006). Characteri zation of metabolism in the Fe(III)-reducing organism Geobacter sulfurreducens by constraint-based modeling. Applied and envi ronmental microbiology , 72 (2), pp. 1558–1568.
L’analisi e la verifica sul campo del potenziale di questo fenomeno ha ispirato la progettazione di un sistema duraturo e rigenerativo per la produzione lo cale di energia, fuori rete, in ambito lagunare 2 . Grazie all’uso di celle microbiche a energia geobatterica da utilizzare in particolare nelle zone delle barene e dei ghebi ricche di ossidi di ferro, a nord-est e sud-ovest della laguna di Venezia, è stato possibile immaginare e disegnare Aguana Cell , un sistema di segnalazione e illuminazione nel quale forma, materiali e struttura aiutano a potenziare i benefici del sistema e minimiz zano la necessità di manutenzione. La cella lavora in cooperazione con l’ecosistema, inserendosi in modo non invasivo, bensì proficuo nel terreno e nei sedi menti della zona. Aguana Cell ha l’obiettivo di soddisfare un triplice bisogno: offrire un piccolo, ma efficace supporto alla popolazione che attraversa o permane in questa zona della laguna; supportare l’equilibrata presenza di que sti batteri utili alla purificazione dell’acqua; contribuire a preservare le qualità dell’ecosistema naturale delle barene e dei ghebi, particolarmente rilevanti nell’am biente lagunare in quanto aiutano il ricambio idrico, frenano la spinta delle maree, rappresentano un’oasi di biodiversità, ma che hanno bisogno di urgenti inter venti a causa della consistente erosione dovuta all’in tervento antropico e all’innalzamento del mare 3 Il progetto utilizza le metodologie della biomimesi e del design bio-ispirato che partono dalla consapevo lezza che i sistemi biologici siano come banche dati di soluzioni e innovazioni progettuali sostenibili (Benyus, 2002; Langella, 2007). Attraverso il design bio-ispirato, Aguana Cell intende così valorizzare il processo meta bolico e di bilanciamento delle barene, con un gesto progettuale più vicino a scoprire e cooperare che a intervenire nel luogo. Infatti, grazie all’interazione con
Aguana Cell: celle geobatteriche per le barene veneziane Aguana Cell: Geobacterial Cells for the Venetian saltmarsh
Efren Trevisan Designer. efren3visan@gmail.com
Laura Badalucco
Professore ordinario, Design, Università Iuav di Venezia. laurabada@iuav.it
Aguana Cell e i ghebi del sistema lagunare di Venezia. Aguana Cell and the saltmarsh of the Venetian Lagoon. Efren Trevisan, Riccardo Dell’Acqua
67 I CORTI
NOTE 1 –Il Blue Green Roof è stato prototipato e messo a punto grazie a un finanziamento della Regione Veneto POR-FESR 2014-20 che ha permesso la collaborazione tra l’azienda capofila del progetto (DAKU Italia), due aziende (MR Energy e Protolab) e due Università (Università Iuav di Venezia e dipartimento DAFNAE dell’Università degli studi di Padova). 2 –DAKU IRRIGA, progettato da DAKU Italia.
BIBLIOGRAFIA –AA.VV. (2012). Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare, l’impermeabilizzazione del suolo (online). In https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/ e9a42c93-0825-4fc0-8032-a5975c8df3c0 (ultimo accesso settem bre 2022). –Cohen-Shacham, E., Walters, G., Janzen, C., Maginnis, S. (ed.) (2016). Nature-based Solutions to address global societal challenges Gland, Switzerland: IUCN.
Secondo l’ European Environment Agency (EEA) i problemi legati alla disponibilità di acqua sono destinati ad aumentare, sia per il crescente fabbisogno di questa risorsa, che per l’impatto dei cambiamenti climatici. La mancanza di acqua e le siccità prolungate sono un problema diffi cile da gestire ma anche la condizione opposta è un problema altrettanto considerevole. Le bombe d’ac qua sono fenomeni violenti che causano allagamenti in ambito urbano e dissesti o frane nei contesti meno urbanizzati (AA.VV., 2012). Per limitare questo genere di danni sono in fase di sviluppo standard e linee gui da specifici, ma è anche compito di progettisti e inno vatori applicare e sviluppare tecnologie capaci di at tenuare gli effetti, talvolta devastanti, di questi eventi. Le ricerche in merito alla sostenibilità ambientale sviluppano soluzioni tecnologiche a partire dallo stu dio della natura. È quello che accade con le Nature based Solutions (NbS) “azioni atte a proteggere, gesti re e ripristinare in modo sostenibile gli ecosistemi na turali o modificati che affrontano le sfide per la società in modo efficace e adattativo [...]” (Cohen-Shacham et al. , 2016, p. 2). I tetti verdi, noti come NbS, sono stati l’oggetto di una ricerca che ha visto il coinvolgimento di un’ag gregazione di imprese e due Università 1 . É stata te stata la tecnologia Blue Green Roof (BGR) , un’innovativa tipologia di stratigrafia a verde pensile progettata per trattenere in copertu ra il 100% dell’acqua piovana, specialmente durante eventi piovosi estremi. Un bacino di accumulo e stoc caggio di acqua posto al di sotto della stratigrafia ver de consente di programmare il ritardo del deflusso di acqua nella rete fognaria e di conservare acqua per l’irrigazione del substrato. Durante la fase di prototipa zione del BGR è stata verificata anche l’efficacia di un particolare sistema di irrigazione che è stato realizzato a partire dall’osservazione dei processi naturali di cre scita, sviluppo e comportamento della vegetazione. Utilizzando la riserva idrica del bacino di accumulo, questo sistema distribuisce l’acqua al substrato per capillarità e ne favorisce la diffusione orizzontale at traverso uno strato di separazione. Le piante sviluppa no un apparato radicale forte e, eliminando l’acqua a livello fogliare, diminuisce drasticamente la prolifera zione di piante infestanti sulla superficie del suolo con conseguente miglioramento dello stato fitosanitario della vegetazione. L’utilizzo di acqua grazie a que sto sistema brevettato 2 è quasi dimezzato rispetto ai normali sistemi di irrigazione poiché, anziché essere dispersa per evaporazione, l’acqua viene totalmente utilizzata dalla vegetazione. L’innovazione del BGR consiste inoltre nell’integrazione di un sistema di sen sori per il rilevamento della temperatura, dell’umidità e del livello d’acqua presente nel bacino di accumulo. I sensori collocati all’interno della stratigrafia sono in diretta connessione con le centraline di monitoraggio meteo: quando sono previste piogge in arrivo, l’even tuale acqua accumulata nel bacino viene rilasciata con sistemi di scarico gestibili da remoto, per fare po sto alla pioggia in arrivo. Questa ricerca sta aprendo nuove frontiere per lo sviluppo di innovazioni e progetti che contribuiscono all’abbattimento delle isole di calore in ambito urba no, migliorano le prestazioni energetiche degli edifici e consentono di progettare il suolo urbanizzato repli cando il naturale ciclo dell’acqua, senza fare spreco di questa risorsa sempre più preziosa. *
Risorsa blu & tecnologie verdi Blue resource & green technologies
Maria Antonia Barucco
Professore associato, Tecnologia dell’architettura, DCP, Università Iuav di Venezia. barucco@iuav.it
Marta Possiedi
Borsista di ricerca, Tecnologia dell’architettura, DCP, Università Iuav di Venezia. mpossiedi@iuav.it
Abitazione privata con copertura a verde pensile di tipo estensivo. Extensive green roof for a private house.
Daku Italia
69 I CORTI
Luciano Aletta Dottorando, CY Cergy Paris Université. Docente a con tratto presso l’Ecole Nationale Supérieure d’Architectu re de Versailles (ÉNSA-Versailles). luciano.aletta@gmail.com
Behind Property in Land Permaculture by itself is not enough to start an ecological revolution: it requires a change in the social relations of the communities involved in its production processes. Supporting this argu ment, Bill Mollison and David Holmgren have outlined the limits of the agricultural practice they conceived, while trying, at the same time, to suggest a path to a possible solution. Through the analysis of two European munici palities, the article investigates the relation ship between permaculture and community movements, and explores the possibilities of fered by collective forms of land ownership.*
n Permaculture One: A Perennial Agricultural System for Human Settlements, Bill Mollison e David Holmgren affermano che la permacul tura, per essere applicabile, non possa prescindere da una riconsiderazione dei principi etici e dei modi di vivere delle comunità coinvolte nei suoi pro cessi produttivi (Mollison e Holmgren, 1978; Holmgren, 2002). Questo sistema di gestione della terra, come afferma Laura Centemeri, non è semplicemen te un “design dell’ambiente” ma è un “metodo di concezione degli spazi di vita” (Centemeri, 2019): “un sistema di progettazione per la creazione di insediamenti umani sostenibili” (Mol lison e Slay, 2007) che presuppone un
cambiamento sia a livello ambientale che sociale. Non è un caso che i due autori australiani abbiano seguito con profondo interesse l’affermazione sul la scena internazionale del movimen to comunitario nel corso degli anni ’70: in quanto forme del “comune” (De Angelis, 2017), fondate sulla coopera zione, l’autosufficienza e, soprattut to, la proprietà collettiva della terra1, queste realtà sociali rappresentavano l’ambiente ideale all’interno del quale promuovere e sviluppare quei princi pi e quelle pratiche agricole che guar davano alla natura come a un sistema produttivo universale e imitabile (He menway, 2015). Attraverso l’analisi di due storiche esperienze europee – la
Comune di Bagnaia a Sovicille, in pro vincia di Siena, e la Cooperativa Longo Maï a Limans, nel sud della Francia – il contributo mira a indagare le relazioni, possibili e necessarie, che intercorro no tra permacultura e due comunità intenzionali2 che, negando qualsiasi forma di proprietà esclusiva della ter ra, hanno saputo immaginare un’alter nativa concreta a un modello di vita basato sul consumo e sullo sfrutta mento eccessivo delle risorse naturali.
Metodologia di analisi
Le riflessioni esposte nel seguente contributo si rifanno all’esperienza di ricerca svolta nell’ambito del dotto rato3 e si servono dei dati raccolti du
Oltre la proprietà della terra
Una possibile alternativa tra permacultura ed esperienze comunitarie
70 L’IMMERSIONE
01. L’orto principale della Comune di Bagnaia | The main kitchen garden of the Commune of Bagnaia. Luciano Aletta
rante due soggiorni di studio realizzati tra giugno e ottobre 2021. Il lavoro sul campo è stato condotto seguendo il metodo dell’osservazione partecipan te, una tecnica etnografica caratteriz zata dall’immersione del ricercatore all’interno della vita della comunità studiata e che prevede la partecipazio ne attiva nelle relazioni sociali e nelle attività lavorative che si svolgono al suo interno (Taylor et al., 2016). Il dia gramma a zone concentriche e a in tensità differenziate proposto in per macultura, verrà qui reinterpretato nel tentativo di svelare e rendere intelle gibile il complesso sistema di relazioni – spaziali, produttive e interpersonali – presenti all’interno di queste due co munità, arrivando a evidenziarne, ove possibile, affinità e divergenze.
L’organizzazione spaziale in permacultura
Il diagramma elaborato da Mollison e Holmgren nel 1978 – energy conser vation plan – è uno strumento proget tuale definito alla scala di un insedia mento isolato, che ottimizza il proprio ambiente limitando al massimo il con sumo di energia sia sul breve che sul lungo tempo (Mollison e Holmgren, 1978). Il modello (img. 02) prevede la suddivisione dello spazio in sei zone di utilizzo, ognuna delle quali risponde a una differenziazione delle specie ve getali e animali che vengono selezio nate in base al livello di energia neces sario per loro cura. La zona 0 è il cuore del sistema, al suo interno troviamo la casa e, più in generale, le strutture residenziali; la zona 1 rappresenta l’a rea di maggiore intensità e controllo, al suo interno sono localizzati i labo ratori, le serre e gli orti; la zona 2 è il settore dedicato alle coltivazioni semi-intensive e si caratterizza per la presenza di specchi d’acqua, e piccoli animali da allevamento, in particolare volatili; la zona 3, a bassa intensità, è dedicata agli alberi da frutto, alle col ture estensive di cereali e foraggio e al pascolo di bovini e ovini, mentre la zona 4 prevede la presenza di boschi cedui e animali selvatici; la zona 5, con boschi non coltivati e arbusti, segna la fine del sistema (Mollison e Slay, 2007;
5
4
3
2
1
0
intensivo semi-intensivo bassa intensità minima cura non gestito
02. Diagramma a zone concentriche | The concentric zones diagram. Luciano Aletta da Hemenway, 2015 fanno parte di un sistema più ampio in cui ogni cosa è interconnessa e in terdipendente (Hemenway, 2015).
Hemenway, 2015). Il diagramma pre sentato dai due autori australiani non costituisce di per sé una novi tà – specialmente se paragonato alle forme di organizzazione territoriale presenti in molte società precapitali stiche (Gallay, 1982) – ma rappresen ta un valido modello di riferimento per interpretare e riorganizzare il complesso sistema di relazioni che si viene a definire nell’interazione tra uomo e natura. Una riorganizzazione che non si limita solo alla struttura fi sica dell’ambiente, quanto piuttosto, all’interezza dello spazio sociale di una comunità (Lefebvre, 1974), dove ogni elemento e ogni soggetto non sono mai considerati individualmente ma
Due comunità a confronto L’insediamento della Comu ne di Bagnaia presenta una struttura monocentrica che si estende all’interno di un podere di circa 80 ettari. Composto principalmente da oliveti, vigne e bosco ceduo, si organiz za su quattro zone produttive (img. 03), che rispecchiano perfettamente le destinazioni d’uso teorizzate dal sistema permaculturale. Al contrario, la Cooperativa Longo Maï si contraddistingue per il suo sistema policentrico (img. 04),
71 OFFICINA* N.39
03. Il diagramma mostra i diversi usi del suolo all’interno dell’insediamento di Bagnaia in relazione alle zone previste in permacultura | The diagram shows the different land uses within the settlement of Bagnaia in relation to the zones planned in permaculture. Luciano Aletta
strutturato da un complesso princi pale, la Grande Neuve, e da una serie di strutture analoghe, che ne ripren dono il programma funzionale per ri proporlo a una scala minore. Ciò che accomuna le due realtà è la tipologia di spazi collettivi che si trovano all’in terno degli insediamenti: la cucina e la sala da pranzo comune, la sala polivalente e il teatro all’aperto rap presentano gli ambiti essenziali nella gestione della vita di queste collet tività (img. 05). Per quanto si verifi chi una maggiore concentrazione di queste attività nella parte centrale, sono spazi presenti, seppur con fre quenza minore, in tutto lo sviluppo dell’insediamento. In questo senso, è possibile riscontrare una corrispon denza diretta tra le zone individuate dal diagramma della permacultura e il livello di commoning4 tra gli abitan ti delle comunità, che diventa sempre più strutturante procedendo verso il cuore del sistema. Questa variazione d’intensità la ritroviamo anche rispet to al tipo di tecniche impiegate all’in terno della struttura agricola. Se infatti a Bagnaia queste pratiche sono limita
04. Il diagramma mostra i diversi usi del suolo all’interno dell’insediamento di Longo Maï in relazione alle zone previste in permacultura | The diagram shows the different land uses within the settlement of Longo Maï in relation to the zones planned in permaculture. Luciano Aletta
te allo spazio degli orti (imgg. 01, 06), a Longo Maï sono invece visibili in ogni aspetto della gestione del fondo (img. 07), diventando più frequenti nella aree prossime ai nuclei abitati (zona 1 e 2): qui, le interazioni simbio tiche tra diverse specie vegetali e ani mali contribuiscono a modificare la qualità del lavoro nella gestione della terra, sempre più orientato alla ma nutenzione e alla cura piuttosto che al suo sfruttamento. Questo cambiamen to nei rapporti uomo-ambiente genera a sua volta una rivoluzione all’interno delle strutture sociali delle due comu nità, che organizzano il proprio lavoro produttivo e riproduttivo con tempi e modalità che si distaccano fortemente dai canoni delle società industrializzate. I vari ambiti del sistema agricolo ven gono gestiti da gruppi di lavoro istitu iti seguendo i desideri e le inclinazioni personali di ogni abitante e favorendo, come per la terra, il maggior numero di scambi e di interazioni possibili.
Conclusioni
Abolendo ogni proprietà esclusiva delle risorse naturali disponibili, que
72 L’IMMERSIONE
Permacultura e movimento comunitario fanno parte di uno scenario futuro che le contiene entrambe
05. Vista del piccolo teatro all’aperto della Comune di Bagnaia. Lo spazio antistante la gradonata è inoltre uti lizzato come campo da gioco | View of the small open-air theatre in the Commune of Bagnaia. The space in front of the steps is also used as a sport field. Luciano Aletta
ste comunità hanno saputo sperimen tare modi alternativi del vivere insieme, aprendosi a forme di produzione agri cola orientate verso l’autosostenibili tà, la cooperazione e lo sviluppo di un rapporto simbiotico tra uomo e natura. La proprietà fondiaria, nella sua forma pubblica e privata, è l’istituzione giu ridica che regola i rapporti tra l’uomo e il suo ambiente di vita e tra i mem bri di una stessa comunità e il proprio territorio (Marx, 1953). La sua messa in discussione rappresenta la premessa necessaria e imprescindibile per l’affer mazione di un’etica della permacultura fondata sulla cura della terra, la cura delle persone e il rifiuto di ogni for ma di accumulazione (Mollison e Slay, 2007). ln questo senso, la permacultura e il movimento comunitario, non sono da considerarsi come due possibili va riabili da contrapporre al modo di pro duzione capitalistico quanto, piuttosto, come parte di uno scenario futuro più ampio che le contiene entrambe: un’al ternativa realizzabile, all’interno della quale esse si sovrappongono, si com pletano e intrecciano profondi legami di dipendenza.*
06. Uno dei campi coltivati della Comune di Bagnaia presenti nella zona 4 | One of the cultivated fields of the Commune of Bagnaia in zone 4. Luciano Aletta
07. Vista dell’orto principale della Cooperativa Longo Maï all’interno della zona 2. Sullo sfondo la serra e la struttura adibita a falegnameria | View of Longo Maï Cooperative’s main kitchen garden in zone 2. In the background, the greenhouse and the carpentry shop. Luciano Aletta
NOTE
1 – Il “comune” è un sistema sociale fondato sulla condi visione e la cura delle risorse necessarie alla riproduzione di una comunità.
2 – Le comunità intenzionali sono aggregazioni di indi vidui su base volontaria accomunate da una medesima visione politica, sociale o spirituale, messa in pratica attraverso un progetto di vita comunitario.
3 – Titolo della tesi: Commoning the Land. On the Recla mation of Land from Property to Common. Direttore: Eric Vial (HDR, professore di storia contemporanea CY Cergy Paris Université). Co-direttori: Frank Rambert (architetto, professore ordinario ENSA-Versailles), Pier Vittorio Aureli e Martino Tattara (DOGMA). La ricerca è stata finanziata dalla Ecole Universitaire de Recherche PSGS HCH Hu manités, Création, Patrimoine, Investissement d’Avenir (ANR-17-EURE-0021)
4 – Per commoning si intendono quelle pratiche di messa in comune di uno spazio, un bene o una risorsa da parte di una comunità di individui.
BIBLIOGRAFIA
– Centemeri, L. (2019). La permaculture ou l’art de réhabi ter. Versailles: Quae éditions.
– De Angelis, M. (2017). Omnia sunt communia: on the commons and the transformation to postcapitalism Londra: Zed Books.
– Gallay, A. (1982). Habitat et habitation préhistorique : quelle problématique? Habitat et Habitation : 2ème Cours d’initiation à La Préhistoire et Archéologie de La Suisse Ginevra: Société suisse de préhistoire et d’archéologie.
– Hemenway, T. (2015). The Permaculture City. Vermont: Chelsea Green Pub Co.
– Holmgren, D. (2002). Permaculture: Principles & Pathways Beyond Sustainability. Victoria: Holmgren Design Services.
– Lefebvre, H. (1874). La production de l’espace. Parigi: Éditions Anthropos.
– Marx, K. (1953). Grundrisse der Kritik der Politischen Oekonomie (Rohentwurf). Berlino: Dietz.
– Mollison, B., Holmgren, D. (1978). Permaculture one: A Perennial Agriculture for Human Settlements. Melbourne: Transworld Publishers.
– Mollison, B., Slay, R.M. (2007). Introduzione alla perma cultura. Firenze: Terra Nuova Edizioni.
– Taylor, S.J., Bogdan, R., DeVault, M.L. (2016). Introduc tion to Qualitative Research Methods: A Guidebook and Resource. New Jersey: JohnWiley & Sons, Inc.
73 OFFICINA* N.39
Queste comunità hanno saputo sperimentare modi alternativi del vivere insieme
Dottorando in Progettazione architettonica, urbana e degli interni, Politecnico di Milano. kevin.santus@polimi.it
Isabella Spagnolo
Dottorando in Progettazione architettonica, urbana e degli interni, Politecnico di Milano. isabella.spagnolo@polimi.it
Forms of Adaptive Skill The contribution explains permaculture as a possible tool for urban regeneration and adaptation. Starting from a reinterpretation of Leberecht Migge’s thought and the construction of the territory through the intrinsic adaptive wisdom in ag ricultural production, the article traces a fil rouge between permaculture and design cul ture. Moreover, the article shows Ferme du rail as an exemplary contemporary project in which permaculture is part of a process to rebalance the relationship between man and nature, proactively responding to the grow ing urban fragilities.*
a permacultura è pro gettazione, e la capacità di progettare e riproget tare la nostra vita in modo adeguato e consono alla situazione e alle sfide at tuali è nelle nostre mani.”
Holmgren, 2010, p. 16
Se la progettazione è la capacità di connettere tra loro diversi elemen ti all’interno di un sistema, il sistema in questione, chiamato permacul tura, nasce nel corso degli anni ’70,
01. “Albero dei rifiuti”, lo schema di Migge che mostra vecchie e nuove modalità di gestione dei rifiuti | The “Tree of Waste” diagram by Migge shows old and new methods of handling waste. Migge, 1923
Forme di intelligenza adattiva
Dal Manifesto verde di Migge al progetto contemporaneo
74 L’IMMERSIONE
Kevin Santus
a opera di Mollison e Holmgren, in risposta ai problemi ambientali che iniziavano a rendersi manifesti. Non si tratta solamente di una risposta legata all’autosufficienza alimentare (interpretazione della parola come permanent-agriculture) ma piuttosto di un approccio e di un pensiero eticofilosofico alla vita quotidiana (facendo qui riferimento alla seconda interpre tazione della parola come permanentculture), una forma di ecologia appli cata che ognuno può portare avanti (Mollison e Slay, 2007).
La nascita dell’agricoltura e del fe nomeno urbano sono da sempre con nesse: l’invenzione della prima ha permesso all’uomo di volgere sistema ticamente a proprio vantaggio le risor se naturali grazie all’opera di modifica zione dei luoghi, dando così origine al secondo fenomeno.
Si potrebbe dire che “gli architet ti che più hanno dato nuova forma al mondo sono, di fatto, i contadini” (Pandakovic e Dal Sasso, 2013, p. 130): essi sono stati in grado di instaurare storicamente rapporti di equilibrio tra natura e uomo, modellando le forme dei territori e strutturando un patri monio di intelligenza adattiva, rela zionando ogni gesto alle potenzialità e alle esigenze della natura, dai suoi cicli stagionali, ai suoi tempi e alle sinergie che naturalmente avvengono.
L’avvento dell’industrializzazione, il continuo consumo di suolo e l’inten sificazione della produzione hanno portato a uno sbilanciamento generale del rapporto artificio/natura, a cui qui si fa riferimento per quanto riguarda il sistema di produzione agricola: “Il passaggio da sistemi produttivi per manenti, in cui la terra era proprie tà dell’intera comunità, a metodi di produzione agricola basati su colture annuali destinate esclusivamente al mercato - in cui la terra viene conside rata semplicemente un fattore di pro duzione - implica il passaggio da una società a basso consumo energetico a una società caratterizzata da eleva ti consumi, uso distruttivo e sfrutta mento della terra, dipendenza da fonti esterne di energia fornite principal mente dal terzo mondo sotto forma
02. Spazio di relazione a pergolato fruttifero che collega le cucine esterne nell’autosufficiente Siedlung | Utility path and fruit-bearing pergola connecting outdoor kitchens in the self-sufficient Siedlung. Migge, 1918
03. Vista dei giardini autosufficienti separati da muri di protezione | View of self-sufficient gardens with protective walls. Migge, 1918
di combustibili, fertilizzanti, proteine, forza lavoro e abilità intellettuali”1
Il contributo si inserisce dunque all’interno di questo quadro evolutivo, individuando nella permacultura una forma di rigenerazione da cui è possi bile trarre degli insegnamenti circa le capacità relazionali e adattive che pos siamo apprendere osservando i sistemi naturali, in cui i bisogni energetici sono soddisfatti dal sistema stesso, contra riamente a quanto succede nei sistemi convenzionali. In questo senso la per macultura è intesa come possibile stru mento di riattivazione di spazi caratte rizzati da fragilità crescenti (Spaans e Waterhout, 2017), come un’arte capace di intessere relazioni utili per abbattere consumi e dipendenze esterne.
75 OFFICINA* N.39
La permacultura può essere letta come opportunità per nuove relazioni tra uomo e natura
In quest’ottica il contributo rin traccia nella cultura del progetto del XX secolo un importante contributo nella figura di Leberecht Migge, la cui analisi è strumentale a presentare una continuità di valori e tematiche che, come troviamo nelle pratiche progettuali pre-industriali, ritrovia mo in esempi a noi contemporanei. Rispetto a questi ultimi, il contributo si sofferma sull’esperienza di Ferme du Rail , la quale sviluppa un approc cio possibile di permacultura a tutto tondo, in cui il progetto dello spazio e quello di comunità si fondono in maniera sinergica.
Una sensibilità ricorrente Leberecht Migge, architetto della Repubblica di Weimar, scrisse negli anni ’20, una serie di contributi riferiti alla relazione tra città e natura, culmi nate poi nel testo Der soziale Garten. Das grüne Manifest (1926). In questo è possibile individuare la volontà di in trodurre, all’interno del progetto urba no, un dialogo riguardante il rapporto uomo-natura in continuità con un sa pere sedimentato nei secoli. Egli pre sentò un “manifesto verde”, una pos sibile riforma progettuale e un ritorno alla terra basato sull’introduzione di orti produttivi a coltivazione intensiva
adiacenti alle Siedlung2. Egli credeva in un ritorno alla terra come soluzione alla diffusione urbana che stava avve nendo e come modello economico cir colare e autosufficiente (Migge, 1918), con l’obiettivo di instaurare un nuovo equilibrio e sintesi tra Stadt (città) e Land (territorio) (Migge, 1919).
Grazie a questa sinergia, era così possibile per le famiglie raggiunge re l’autosufficienza alimentare (Mig ge, 1920) e la libertà dal sistema ca pitalistico attuando un innovativo sistema circolare, e quindi sinergico, sia sul piano spaziale che funzionale (img. 01) tra orti e abitazioni (imgg. 02, 03) (Haney, 2007). La sua non era una visio ne contraria alla città, ma registrava uno squilibrio nello sviluppo urbano sul quale intendeva intervenire ricreando un’unità tra città e campagna, Stadt-Land, ponen do attenzione al progetto di suolo, ripen sando i cicli di produzione e anticipando così i temi del progetto sostenibile.
Interpretando quanto scritto da Mig ge, la permacultura può essere letta come opportunità per nuove relazioni tra uomo e natura, mineralità e vege tazione, producendo forme inattese di rigenerazione adattiva. Il progetto dello spazio della naturalità, unitamente alle riflessioni riguardanti i cicli metaboli ci e la costruzione delle comunità ur bane, mostrano come la relazione tra ambiente costruito e vegetale possano portare alla re-immaginazione dello
76 L’IMMERSIONE
05. Ferme du Rail, Planivolumetrico di progetto | Ferme du Rail, Volumetric plan of the project. miesarch.com
04. Ferme du Rail, Sezione urbana di progetto | Ferme du Rail, Urban section of the project. miesarch.com
spazio urbano, in una prospettiva sen sibile alle questioni ambientali, carican do il progetto di un valore etico. Permacultura: ripensare la fragilità dello spazio
A distanza di cento anni, un rinnovato interesse alla relazione tra spazi urba ni e agricoli è osservabile a causa del crescente consumo di suolo, delle fra gilità territoriali e climatiche, nonché dal rapporto spesso ancora insoluto tra città e natura. Riflettere sulle strategie progettuali da adottare in un’ottica so stenibile è dunque centrale. Il progetto recentemente realizzato Ferme du rail (img. 05), risulta esemplare nell’appli cazione di un approccio permacultu rale al progetto, facendolo diventare strumento di adattamento e rigenera zione di un contesto fragile. Seleziona to come progetto finalista del premio Mies van der Rohe 2022, il ridisegno di uno spazio residuale in stato d’abban dono, all’interno del continuum urbano parigino, è stato il mezzo attraverso cui ripensare processi di permacultura e integrazione urbana.
Il progetto di rigenerazione è infatti pensato come ecosistema tra archi tettura, socialità ed ecologia, all’inter no del quale la permacultura è osser vabile anche attraverso la strategia di messa a sistema di cicli di riuso delle risorse. Questi hanno permesso la rigenerazione di suolo abbandonato per nuovi processi produttivi, diver
sificando specie vegetali e usi, in una commistione tra architettura e vege tazione (imgg. 04, 06). Ferme du rail, in sintesi, attraverso processi di cir colarità e nature-based realizza una dimensione visionaria del progetto in cui la rigenerazione è possibilità di adattamento di uno spazio residuale.
Strutturare processi di adattamento per una lunga durata del progetto
La riflessione rispetto alla permacul tura come strumento di progetto rige nerativo ha evidenziato come sia pos sibile pensare a una riconciliazione tra modernità e progetto contemporaneo, individuando una possibile continuità di alcune riflessioni, come osservato all’interno dell’opera di Migge. Questa rilettura offre l’occasione per studiare temi quali la permacultura e i suoi prin cipi in un più ampio panorama cultura le, così da ricostruire un fil rouge all’in terno della cultura del progetto.
Inoltre, interpretare la permacultura come strumento di adattamento degli spazi urbani apre a una necessaria ri considerazione delle pratiche agricole, anche su piccola scala, capaci di rige nerare suoli e instaurare ritmi e cicli naturali, procedendo nella direzione di una lunga durata dei processi di adat tamento (Kabisch et al., 2017).
Il progetto di rigenerazione, per tanto, può assumere la permacultura come approccio virtuoso per struttu
La permacultura
rare connessioni adattive, dove poter sperimentare nuove forme di proget tazione del territorio capaci, grazie all’architettura adattiva delle piante, di misurarsi con la crisi climatica e la cre scente scarsità delle risorse.*
NOTE
1 – Introduzione alla permacultura, Bill Mollison con Reny Mia Slay (2010). Firenze: Terra nuova, pag. 54.
2 – Si ricorda nello specifico il progetto per la Siedlung Ziebigk a Dessau, progettata insieme a Leopold Fischer tra il 1926 e 1929; e altresì il progetto della Siedlung Hufeisen siedlung, in cooperazione con Bruno Taut e Marin Wagner, realizzato tra il 1925 e il 1930.
BIBLIOGRAFIA
– Haney, D.H. (2007). Leberecht Migge’s “Green Manifesto”: Envisioning a Revolution of Gardens. Landscape Journal, Vol. 26, n. 2, pp. 201-218.
– Holmgren, D. (2010). Permacultura. Dallo sfruttamento all’integrazione. Progettare modelli di vita etici, stabili e sostenibili. Cesena: Arianna Editrice.
– Kabisch, N., Korn, H., Jutta, S., Bonn A. (a cura di) (2017). Nature-based Solutions to Climate Change Adaptation in Ur ban Areas: Linkages between Science, Policy and Practice Cham: Springer Nature.
– Migge, L. (1918). Jedermann Selbstversorger! Eine Lösung der Siedlungsfrage durch neuen Gartenbau. Jena: Diederichs.
– Migge, L. (1919). Das grüne Manifest. Die Tat, Vol. 10, n. 2, pp. 912-919.
– Migge, L. (1920). Die produktive Siedlungsloge. Intensive Siedlerschule auf der Grundlage der Selbsthilfe. Jena: Diederichs.
– Migge, L. (1926). Der soziale Garten. Das grüne Manifest Berlin-Friedenau: Nachdr. der Ausg.
– Mollison, B., Slay, R.M. (2007). Introduzione alla perma cultura. Città di Castello: Terra Nuova edizioni.
– Mumford, L. (1961). The city in history. San Diego, New York, London: Harcourt.
– Pandakovic, D. (2000). Architettura del paesaggio vegeta le. Abbiategrasso: Unicopli.
– Pandakovic, D., Dal Sasso, A. (2013). Saper vedere il paesaggio. Novara: CittàStudi Edizioni.
– Spaans, M., Waterhout, B. (2017). Building up resilience in cities worldwide – Rotterdam as participant in the 100 Resi lient Cities Programme. Cities, Vol. 61, Elsevier, pp. 109-116.
77 OFFICINA* N.39
e i suoi principi ricostruiscono un fil rouge all’interno della cultura del progetto
06. Ferme du Rail, Fotografia della realizzazione | Ferme du Rail, Picture of the realization. paris.fr
Beyond Agriculture: the Resilient Charac ter of the Symbiotic Urban Landscape The environmental and health crisis has chal lenged the role and potential of green space. The bottom-up actions of re-appropriation of this space represent the incredible tenacity of citizens to create an urban environment that meets the new biophilic needs of closeness to nature, but also of social cohesion and urban resilience. The paper illustrates some European experiences in which, through the care of the environment expressed with an agricultural approach of permaculture and alternative cultivation, regenerative processes of both the urban and social fabric have been triggered.*
ature in crisi
Secondo il report del Coper nicus Climate Change Servi ce il gennaio 2022 è risultato essere il mese (e l’anno) più caldo mai registrato. Nel nord Italia si è assistito alla siccità peggiore degli ultimi 70 anni, con la ri duzione di oltre l’80% delle precipita zioni. La crisi climatica sta mostrando i primi risultati, in anticipo rispetto le stime previste dall’IPCC. A questa, si aggiunge la pandemia da COVID-19 che sta colpendo da oltre tre anni la popo lazione mondiale. Queste dinamiche hanno esacerbato le difficoltà delle cit tà e degli abitanti delle aree urbane a
fronteggiare le crisi sanitarie e ambien tali, esternalizzando una maggior presa di coscienza sull’emergenza climatica. Tra gli effetti di questi eventi, cittadini e abitanti delle aree interne hanno senti to la necessità di riconnettersi con la na tura e l’ambiente (Chaudhury e Banerjee, 2020; Negrello e Ingaramo, 2021). Questa rinnovata forma di biofilia (Keller, 2008) ha spinto la natura umana a ricercare un contatto diretto con l’ambiente attra verso la cura dello spazio pubblico, ne è un esempio il Precollinear Park a Torino (O’Sullivan, 2021). Il progetto, autogestito e nato dall’associazione culturale di To rino Stratosferica, ha ridato vita al vuoto
della tramviaria abbandonata attraverso la valorizzazione e la cura della natura, creando un luogo di socialità durate un prolungato periodo di confinamento.
Oltre il verde: agricoltura e perma cultura come strumento per il pro getto urbano
Il verde diviene quindi non solo uno standard edilizio, ma un dispositivo so ciale e ambientale in grado di influen zare positivamente il metabolismo urbano e incrementarne la resilienza a possibili stress ambientali e sociali. La necessità di valorizzare le diverse forme della natura urbana è tra le pre
78 L’IMMERSIONE
Maicol Negrello Research fellow, Progettazione architettonica e urbana ICAR 14, DAD, Politecnico di Torino. maicol.negrello@polito.it
01. R-Urban. Agrocité. Atelier d’Architecture Autorgerée
Oltre l’agricoltura:
resiliente del
urbano simbiotico
Permacultura come strumento per la rigenerazione urbana
il carattere
paesaggio
N
rogative dell’Agenda 2030 (Goals 3, 11, 13, 15); in particolare, l’applicazione di metodi di permacultura nello spazio urbano diventa una strategia di adat tamento climatico che, oltre a incre mentare il potenziale ecosistemico in termini di biodiversità e di produttività agricola, plasma una piattaforma di in terazione sociale trans-generazionale.
L’integrazione simbiotica tra vita ur bana e produttività agricola emerge anche dagli studi sul Continuous Pro ductive Urban Landscape (CPUL) con dotti da Viljoen e Howe (2005), dove il (ri)progetto degli spazi verdi, abbando nati, sottoutilizzati, e dei vuoti urbani, è il punto di partenza per la creazione di un paesaggio urbano agro-produttivo e interconnesso. La permacultura in tegra e supera la tradizionale agricol tura urbana per creare una simbiosi uomo-ambiente in grado di migliora re l’ecosistema e il benessere dei suoi abitanti (Armstrong, 2000; Panno et al., 2017); questo modello di sviluppo si riflette nel permaculture design, ovve ro la progettazione spaziale integrata a sistemi agricoli perenni che imitano le relazioni biologiche che si trovano negli ecosistemi naturali. Questa pra tica, sviluppata negli anni ’70 da Molli son e Holmgren (1978), è caratterizzata dalla visione transcalare e olistica che converge discipline differenti (tra le quali: agronomia, biologia, ingegneria ambientale, architettura, sociologia) e analisi site-specific che considerano: orientamenti, morfologia, preesistenze, risorse presenti nell’area. Tra gli esiti di questo approccio vi è l’incremento dei servizi ecosistemici (Clinton et al., 2018; Lin et al., 2015) che si concretizza no attraverso la produzione agricola, lo stoccaggio di CO2, del particolato sotti le, l’assorbimento delle acque meteori che, la riduzione dell’isola di calore.
Permacultura come strumento pro gettuale per lo spazio urbano
A dimostrazione delle potenzialità di questi approcci, in questa sezione sono presentanti tre casi studio europei di rigenerazione dello spazio pubblico attraverso l’agricoltura e la permacul tura, termine che deriva da permanent culture o permanent agricolture.
79 OFFICINA* N.39
02.Orti generali. Vista dell’area | View of the site. proGIreg
03. Prinzessinnengarten. Orto condiviso | Prinzessinnengarten. Comunity Garden. Claudia Tribin
Il Prinzessinnengarten, nato nel 2009 dai due cittadini Robert Shaw e Marco Clausen, è l’esito della riappro priazione comunitaria di uno spazio abbandonato diventato giardino con diviso dove poter coltivare e attivare percorsi culturali. L’idea di portare l’agricoltura in questo luogo si è spo sata con il concetto di creare un polo attrattivo con servizi immersi tra l’e sistente bosco urbano, come il bar costruito all’interno di un container riciclato e “l’accademia del quartiere”, ovvero una struttura in legno autoco struita, destinata ad attività culturali e workshop. Il giardino ha creato una nuova comunità (Proksch, 2016) che si prende cura dello spazio attraverso la
coltivazione biologica in cassoni mo bili e sperimentazioni di permacultura. L’intervento si è inserito delicatamen te nella natura urbana che indistur batamente ha colonizzato l’area negli oltre vent’anni di abbandono del lotto; infatti, si è scelto di mantenere tutte le piante presenti in quanto avevano creato un micro ecosistema forestale, potenzialmente sfruttabile per attività di forest gardening
Il secondo progetto è R-Urban a Pa rigi e si configura come una strategia bottom-up che migliora la capacità di resilienza urbana introducendo una rete di strutture gestite dai residenti per creare complementarità tra edili zia abitativa, agricoltura urbana (con
80 L’IMMERSIONE
04. Precollinear Park, volontari del parco all’ex fermata del tram, ora attivo spazio comune | Precollinear Park, park volunteers at the former tram stop, now an active common area. Federico Masini
La permacultura integra e supera la tradizionale agricoltura urbana per creare una simbiosi uomo-ambiente in grado di migliorare l’ecosistema e il benessere dei suoi abitanti
permacultura) e riattivazione cultu rale. Questo modello di rigenerazione è nato dall’Atelier d’Architecture Au togérée (AAA) con la volontà di avviare cicli ecologici locali per sostenere l’e mergere di modelli alternativi di vita e di produzione-consumo tra urbano e rurale. Grazie al supporto dei volon tari, sono stati realizzati tre elemen ti principali del toolkit rigenerativo: l’Agrocité, ovvero una fattoria spe rimentale con orti comunitari, spazi educativo-culturali e strumenti per la produzione di energia, compostaggio e recupero acqua, il RecyLab, labora torio per il riciclo, e l’EcoHub, unità ecologica comunitaria autocostruita.
In Italia, a Torino, gli Orti Genera li sono il progetto che ha ridato va lore a uno spazio verde totalmente abbandonato ai bordi della città, sul le rive del Sangone. Con il supporto della comunità locale è stato possibi le bonificare l’area, per anni discarica abusiva, e rigenerare questo luogo al limite tra campagna e città. Il proget to, nato dall’idea di Isabella Devecchi supportata da Marco Bottignole, si sviluppa grazie all’associazione Co efficiente Clorofilla. L’area, data in concessione dal Comune di Torino, è stata trasformata in orti urbani dotati di un chiosco e una serra per le atti vità comunitarie. Animali da cortile e api, piante da frutto e varietà anti che contribuiscono sinergicamente a incrementare la biodiversità urbana.
Corsi di permacultura, vivaistica, agri coltura biologica vengono tenuti du rante tutto l’anno, intervallati da workshop e attività di yoga aperti a tutti.
La logica alla base di questo progetto è quella di creare un ambiente perma nentemente attivo, di condivisione, in novazione sociale e produzione in cui coltivazione biologica e permacultura sono la chiave per una nuova visione di sviluppo sostenibile.
I progetti individuati sono frutto di un periodo storico in cui il bisogno di riavvicinarsi alla natura è diventato anche un segnale chiaro di emergenza e di come l’uomo e il costruito si siano distaccati da un legame biofilico pri mordiale, esito di un equilibrio eco sistemico ormai disarmonico di cui ne siamo causa. La scelta di progetti urbani e non domestici nasce dalla volontà di estendere la pratica della permacultura oltre il giardino priva to, al fine di applicare una vera tran sizione verde a scala più ampia. Inol tre, la necessità di riappropriarsi dei beni comuni e di riattivarli attraverso pratiche bottom-up dimostra come i processi sociali siano più rapidi delle scelte politiche che, in parte, trascu rano la costruzione condivisa dell’idea e del progetto. La scelta di integrare la permacultura nel progetto dello spazio pubblico rappresenta non solo un’occasione per incrementare la re silienza urbana, ma è un’opportunità per agricolture rigenerative, per fare
educazione ambientale e community engagement. La promozione di attivi tà di rigenerazione che includono la permacultura permette di comunica re la cultura della sostenibilità anche in contesti svantaggiati e complessi dove difficilmente permea.*
BIBLIOGRAFIA
– Armstrong, D. (2000). A survey of community gardens in upstate New York: Implications for health promotion and community development. Health & Place, n. 6. Elsevier, pp. 319–327.
– Mollison, B.C., Holmgren, D. (1978). Permaculture 1: a perennial agricultural system for human settlements. Melbourne: Transworld Publishers.
– Chaudhury, P., Banerjee, D. (2020). Recovering With Nature: A Review of Ecotherapy and Implications for the COVID-19 Pandemic. Front Public Health, n. 8. Losanna: Frontiers Media SA.
– Clinton, N., Stuhlmacher, M., Miles, A., Aragon, N.U. (2018). A Global Geospatial Ecosystem Services Estimate of Urban Agriculture. Earth’s Future, n. 6. Washington: AGU Publications, pp. 40–60.
– Lin, B.B., Philpott, S.M., Jha, S. (2015). The future of urban agriculture and biodiversity-ecosystem services: Challenges and next steps. Basic and Applied Ecology, n.16. Elsevier, pp.189–201.
– Kellert, S.R. (2008). Biophilia. In Fath, B.D. (a cura di), Encyclo pedia of Ecology. Oxford: Academic Press, pp. 462-466.
– Negrello, M., Ingaramo, R. (2021). Lo spazio del burn-out. Destrutturare per costruire forme alternative per l’abitare.
Ardeth. A magazine on the power of the project, n. 8. Torino: Rosenberg & Sellier, pp.131-147.
– O’Sullivan, F. (2021). Turin Turned an Abandoned Tramway into a Linear Park. In www.bloomberg.com/news/articles/2021-01-22/in-italy-a-streetcar-mistake-becomesgreen-space (consultazione gennaio 2022).
– Panno, A., Carrus, G., Lafortezza, R., Mariani, L., Sanesi, G. (2017). Nature-based solutions to promote human resilience and wellbeing in cities during increasingly hot summers.
Environmental Research, n.159. Canberra: Australian Envi ronment Council, pp. 249–256.
– Proksch, G. (2016). Creating Urban Agricultural Systems: An Integrated Approach to Design. New York: Taylor & Francis.
– Viljoen, A., Bohn, K., Howe, J. (2005). Continuous productive urban landscapes: designing urban agriculture for sustainable cities. Amsterdam: Architectural Press.
81 OFFICINA* N.39
05. Precollinear Park, volontari del parco | Precollinear Park, park volunteers. Federico Masini
Paolo Tazzer Permacultore. paul.t92@hotmail.it
Cascina Castello Project Cascina Castello is located in Serra, a village in the upper Val Secca in the province of Genoa, at about 600 m above sea level. It extends for about 13 hectares of pastures, agricultural fields and wooded areas. The design method follows the guidelines of permaculture, embracing the three ethics: care of the earth, care of people and fair sharing. The strategy implemented is inspired by the ORPA design flow (observe, reflect, design, act) and the analytical models extrapolated from Bill Mollison’s Permaculture Design Manual.*
ascina Castello si trova a Ser ra, località in alta Val Secca facente parte del comune di Serra Riccò in provincia di Genova, a circa 600 m di altitudine. Il terreno in questione si estende per circa 13 ettari fra pascoli, campi agricoli e aree bo schive. Il metodo di progettazione se gue le linee guida della permacultura, abbracciando le tre etiche: cura della terra, cura delle persone ed equa con divisione. La strategia messa in atto si ispira al flusso progettuale ORPA (os serva, rifletti, progetta, agisci) e ai mo delli analitici estrapolati dal Manuale di Progettazione in Permacultura di Bill Mollison. Il progetto sviluppato per l’agriturismo Cascina Castello vuole soddisfare tre principi volti ad assicu rare la prosperità del luogo e dei suoi
abitanti: autosufficienza, produzione e conservazione.
La fase iniziale del progetto si è ba sata sull’osservazione del paesaggio e dei suoi elementi al fine di ottenere una ricca raccolta dati che successi vamente sono stati classificati divi dendoli in piante, animali, strutture, strumenti ed eventi naturali. Lo stu dio è poi proseguito con la raccolta di dati più specifici al fine di definire un quadro generale sulla biodiversità del luogo identificando ad esempio le piante native, quelle pioniere o rige nerative, le piante perenni, officinali, commestibili, ecc. L’analisi della flora
locale ha permesso di definire un in dice del tipo di suolo della proprietà individuando i casi di erosione, di ri tenzione idrica e monitorando il ph del terreno.
Per quanto riguarda gli animali al levati nell’agriturismo lo studio preli minare si è basato su un’analisi inputoutput, definendo cioè di che cosa un animale ha bisogno per vivere bene e cosa gli animali ci danno in cambio, ad esempio il concime da utilizzare come ammendante agricolo. Questa pratica “a ciclo chiuso” favorisce un sistema di gestione della proprietà che si au toalimenta e si autoregola.
Progetto Cascina Castello
Un esempio di progettazione in permacultura per produzione agricola in un agriturismo
82 L’IMMERSIONE
01. Il paesaggio di Cascina Castello | The Cascina Castello landscape. Paolo Tazzer
Un altro elemento importante nella raccolta dati iniziale è stato conoscere la storia del luogo, i metodi di colti vazione, di allevamento, di conserva zione del bosco e delle risorse locali. Questo studio è fondamentale per salvaguardare le tecniche e le cono scenze locali sviluppate negli anni dai contadini della valle.
Infine, la fase di osservazione si è concentrata sulla situazione attua le inerente all’attività di agriturismo, e quindi funzionale all’economia del luogo, alle connessioni con l’esterno e alle possibilità di costruire reti con le realtà vicine.
Il passo successivo del progetto è stato l’individuazione delle risorse e dei limiti dell’agriturismo e del territo
rio circostante. È quindi stata condot ta un’analisi a zone volta a identificare i parametri bioclimatici del luogo quali ventilazione, soleggiamento e i fatto ri di rischio come incendi o alluvioni. Questa analisi ha permesso di indivi duare le aree più “energivore” con alta frequenza di intervento, al fine di limi tare la dispersione di energie in un’a rea vasta come quella del podere ana lizzato. Le zone numerate da 0 a 5 si estendono dal nucleo abitativo (zona 0), dove la frequenza dei lavori è giorna liera fino ai confini del lotto dove sono presenti le aree che richiedono la mini ma manutenzione.
Per ogni zona sono stati individuati i bisogni primari, le funzioni e i singoli elementi di rilievo all’interno del si
stema; ciò ha permesso di passare alla vera e propria fase di progettazione.
Fondamentale per questa fase è sta ta la definizione dei sistemi di raccolta e gestione dell’acqua che garantiscono l’autosufficienza idrica del sito, assi curando la produzione agricola e l’al levamento. Il progetto del sistema di gestione idrica è articolato in quattro azioni principali: l’intercettazione di una sorgente a monte, la raccolta dell’acqua piovana, la costruzione di un sistema di fitodepurazione e la realizzazione di bacini di accumulo con sistema keyline ispirato ai manuali Water fro every farm di Percival Alfred Yeomans e Rainwater Harvesting di Brad Lancaster.
Per assicurare l’autosufficienza ali mentare alla cascina è stato pianifica
83 OFFICINA* N.39
02. Analisi a Zone. Mappatura di Cascina Castello | Zone analysis. Mapping of Cascina Castello. Paolo Tazzer
03. Gestione delle acque: sistema keyline | Water management: keyline system. Paolo Tazzer
Passo fondamentale del progetto è stato recuperare le tecniche e le conoscenze locali apprese negli anni dai contadini e allevatori della valle
to il posizionamento di una serra, di una compostiera e di un semenzaio a servizio dell’orto. L’orto familiare, un area recintata di circa 400 m2, è sta to integrato con il posizionamento dei bancali sinergici mettendo in pratica le consociazioni fra specie diverse e creando delle aiuole di piante aroma tiche prendendo spunto dal manuale Agricoltura Sinergica di Emilia Hazelip.
L’approccio individuato per la produ zione agricola su ampia scala ha voluto mettere in pratica un’agricoltura rigene rativa, limitando al minimo le lavorazioni del suolo, praticando la rotazione delle colture e usando la pacciamatura come strumento volto a preservare il suolo aumentandone la fertilità. Oltre alla pro
duzione agricola è stata progettata una food forest, con varietà antiche di alberi da frutta, in un’area limitrofa del bosco situato a margine della proprietà.
Il piano di allevamento naturale dei conigli in garenna e delle galline ha previsto la riprogettazione degli spa zi per il pascolo all’interno dell’aia, per garantire una buona qualità della vita agli animali, evitando il sovraffollamen to. È stato inoltre definito un piano di alimentazione il più possibile natura le, con l’obiettivo di favorire la ripro duzione di specie sane e con un forte sistema immunitario. In agriturismo è presente anche un cavallo da tiro di razza francese, di nome Blizard, salvato dal macello grazie all’associazione Save
Cascina Castello
the Horse. Per tale motivo si è pensato di ripristinare la trazione animale nei campi e sostituire quella meccanizzata del trattore.
Per quanto riguarda l’attività di agri turismo, il progetto si è focalizzato sulla ridefinizione delle aree di campeggio, vista la grande disponibilità di spazio. Sono così stati individuati degli spazi e dei servizi a supporto di visitatori sta gionali, come le compost toilet e aree picnic, rafforzando uno dei punti di forza del progetto: la ristorazione. L’impegno da parte di Flavia e Francesco (proprie tari dell’agriturismo) nel voler offrire una cucina sana e genuina ha portato ottimi risultati negli anni permettendo di con solidare una fedele clientela.
84 L’IMMERSIONE
viene ripensata come una fattoria didattica per i giovani e per chi vuole riavvicinarsi alla vita di campagna a contatto con la natura
04. Le galline livornesi al pascolo | Leghorn hens grazing. Paolo Tazzer
05. Deva e il cavallo della fattoria Blizard | Deva and the farm horse Blizard. Paolo Tazzer
Infine, Cascina Castello viene ripen sata nel progetto come una fattoria didattica dove insegnare pratiche so stenibili legate alla permacultura ai gio vani e a chi vuole riavvicinarsi alla vita di campagna a contatto con la natura.
I primi risultati post-progettazione sono stati soddisfacenti, soprattutto con l’organizzazione degli spazi e la gestione delle zone prossime al nucleo abitativo come l’orto, l’aia e le cantine. La mancanza di forza lavoro ha por tato inoltre a definire dei programmi di reintegrazione sociale con i quali il progetto è riuscito a coinvolgere due ragazzi da inserire nell’agriturismo.
Per avere risultati più significativi so prattutto per quanto riguarda la gestione
delle acque, la rigenerazione del suolo e la riproduzione delle specie allevate si dovrà aspettare ancora qualche anno.
Fin da subito è stato però importante individuare le priorità del progetto per poter mantenere quelle pratiche che già funzionavano, aggiungendo via via nuovi obiettivi e progetti. Quello che la permacultura, e i sistemi naturali più in generale, mi stanno insegnando è che i cambiamenti (sia in ambito personale che in quello agricolo) necessitano di tempo e di piccole modifiche che non devono stravolgere l’esistente andan do invece ad amalgamarsi al contesto su cui insistono. L’attitudine a Cascina Castello è infatti quella di pensare in termini di permacultura, rispettandone
i principi, muovendo i primi passi ver so l’autosufficienza grazie all’attività di agriturismo e di vendita già in corso, e assumendosi la responsabilità di pren dersi cura del territorio con un’agri coltura naturale e conservativa.*
BIBLIOGRAFIA
– Hazelip, E. (2014). Agricoltura Sinergica. Firenze: Terra Nuova Edizioni.
– Lancaster, B. (2019). Rainwater Harvesting, for Drylands and Beyond. Tucson: Rainsourse Press.
– Mollison, B. (1988). Permaculture: A Designers’ Manual Sisters Creek: Tagari Publication.
– Yeomans, P.A. (1981). Water for every farm. Using the keyline plan. New South Wales: Second Back Row Press.
85 OFFICINA* N.39
06. La produzione agricola e la pacciamatura | Agricultural production and mulching. Paolo Tazzer
07. L’orto sinergico con la lattuga Regina di Maggio | The synergistic vegetable garden with the Regina di Maggio lettuce. Paolo Tazzer
86 SOUVENIR
Spiraliforme
Giardino giapponese, Museo Albert Kahn, Boulogne-Billancourt, Parigi
La spirale è un simbolo grafico molto antico e porta in sé una vasta simbolo gia; essa è legata all’acqua e alla ciclici tà della vita, all’evoluzione e al cosmo, e molto altro ancora. La spirale si ab bandona al nulla.
Nel nulla infinito un punto immaginario, è l’inizio di ogni spirale: della spirale delle galassie, dell’ammonite, della doppia elica.
All’infinito porta nella mente la spirale ideale. Nello spazio-tempo però, tutte le spirali sono limitate, sono interrotte, tuttavia anche esse indicano l’infinito.
La spirale, Albert Hofmann in I sogni della materia. Lo scienziato divino. *
Spiral-shaped
Japanese Garden, Albert Kahn Museum, Boulogne-Billancourt, Paris
The spiral is a very ancient graphic symbol, and carries within itself a vast symbolism; it is linked to the water and the cyclical nature of life, to the evolu tion and the cosmos, and much more. The spiral abandons itself to nil.
In the endless nothingness is an imaginary point, the start of every spiral: the spiral of the galaxies, the ammonite, the double helix.
In spirit, the perfect spiral leads to eternity. In time and space, all spirals are bound, cut off, yet they too extend toward infinity.
The Spiral, Albert Hofmann on LSD and the Divine Scientist. *
87 OFFICINA* N.39
Letizia Goretti Dottore di ricerca in Cultura visuale, ricercatrice associata BnF 2022/23. letizia.goretti@yahoo.it
Roshan Borsato
Università Ca’ Foscari. roshan.borsato@unive.it
Enrico Polloni
Università Ca’ Foscari. enrico.polloni@unive.it
Digitization and Industry 4.0 in the Agri food Sector The agrifood sector is perhaps the sector most impacted by the technologi cal revolution of Industry 4.0, which, for its part, is increasingly seen as an appropriate tool for combining resource conservation and sustainability. In this regard, this paper aims to provide a concise description of the new key technologies for the agrifood sector, their opportunities and limitations. The methodology used for the drafting of this paper is based on a solid analysis of peer-reviewed international and national scientific journals dealing with the topic.*
a crisi pandemica ha colpito drammaticamente, in modo di retto e indiretto, tutti i settori dell’economia mondiale. O quasi tutti. In realtà, dati alla mano, il settore agri colo ha continuato la propria crescita in modo costante, soprattutto nel territo rio italiano. In questo senso alcuni dati ci vengono in aiuto: si è, infatti, passati dai 540 milioni di euro di fatturato del pri mo semestre del 2020 a 1,3 miliardi a fine 2020. Il 2021 ha registrato dati ancora migliori: 1,6 miliardi (+23%). In parallelo, dobbiamo registrare come sia cresciu ta la superficie di terreno coltivata con strumenti di Agricoltura 4.0: nel 2021 tale superficie ha raggiunto la soglia del
6% del totale – il doppio rispetto all’anno precedente. Inoltre, è stato rilevato che il 60% degli agricoltori italiani nel 2021 ha utilizzato almeno una soluzione di Agri coltura 4.0 (+4% rispetto al 2020) e oltre quattro su dieci ne utilizzano almeno due, laddove i sistemi più usati sono sof tware gestionali e sistemi di monitorag gio e controllo delle macchine. In questo contesto, ricerche hanno dimostrato una crescente attenzione per i sistemi di analisi dei dati a supporto delle deci sioni: il 26% di aziende agricole prevede investimenti in questo ambito dell’Agri coltura 4.0 per il prossimo futuro (Os servatorio Smart Agrifood, 2022). Tutto questo fa immaginare il ruolo decisivo della digitalizzazione e dell’Industria 4.0 in questo segmento di mercato. Vediamo qualche dettaglio in più.
L’importanza del settore
L’Italia è famosa nel mondo per essere la patria dell’arte, della storia e della let teratura, ma soprattutto per la sua tradi zione culinaria e agroalimentare. Proprio il settore agroalimentare è uno dei pila stri fondamentali della nostra economia, il cui valore è pari a 59,6 miliardi di euro. Il peso del settore primario sull’econo mia nazionale si attesta sul 2,2% del PIL, l’industria alimentare pesa per il 2,1% del PIL, e se lo sguardo si allarga al valore del sistema agroalimentare esteso, com prendendo pertanto anche le compo nenti dell’intermediazione commercia le, il peso corrisponde al 17% sull’intera
Digitalizzazione e Industria 4.0 nel settore Agrifood
economia, con un fatturato di circa 512,3 miliardi di euro (CREA, 2021).
Malgrado l’importanza e il peso del set tore, la pandemia di COVID-19 ha colpito parzialmente anche l’Agrifood, in quanto gli sforzi internazionali per controllare il virus hanno causato shock economici e costi sociali in tutto il mondo. In partico lare, la massiccia diminuzione della do manda di ristoranti e servizi commercia li, combinata con le restrizioni in termini di capacità di lavorazione e stoccaggio, ha portato gli agricoltori a scartare in massa la loro produzione. Contempo raneamente, le misure di quarantena hanno inciso profondamente sulla di sponibilità di manodopera per le attività agricole (Stephens et al., 2020).
Ciononostante, la pandemia ha avu to alcuni importanti effetti positivi, dando impulso all’adozione di moder ne soluzioni tecnologiche nel settore. Le nuove tecnologie digitali possono infatti aiutare gli agricoltori a fornire cibo sicuro, sostenibile e di qualità, non solo aiutandoli a produrre di più contenendo i costi, ma contribuendo anche a limitare l’impatto degli shock esterni e a combattere il cambiamen to climatico (Shepherd et al., 2018). È l’Agricoltura 4.0, la rivoluzione tecno logica e digitale che sta investendo il settore agricolo: un nuovo e rilevante campo di opportunità, che può aiutare a ripensare a un’agricoltura sostenibile con effetti positivi sull’ambiente, sull’e conomia e sulla società.
88 IN PRODUZIONE
Le nuove tecnologie nel settore dell’Agrifood
Tra le varie soluzioni tecnologiche im plementate nell’Agrifood, le tecnologie proprie dell’Industria 4.0 si stanno rive lando sempre più essenziali, ad esempio i sistemi cyber-fisici rappresentano una chiave di volta per lo sviluppo di soluzio ni innovative nella gestione dei processi produttivi nelle aziende agricole. I com ponenti dell’IoT industriale, come i sen sori e il cloud computing, sono utilizzati in agricoltura per monitorare i parametri del suolo e le condizioni meteorologiche per consentire soluzioni smart di irri gazione. Inoltre, flotte di droni e veicoli terrestri senza pilota sono utilizzati per ridurre i pesticidi grazie a sistemi di ri levamento in tempo reale. La realtà au mentata permette di monitorare, trac ciare e campionare i terreni coltivati, al fine di individuare e gestire eventuali criticità. Infine, i big data e il machine learning sono ampiamente applicati e studiati per comprenderne il ruolo nei si stemi di gestione delle colture, della pro duzione zootecnica e della gestione delle acque (Trivelli et al., 2019).
Un ruolo fondamentale per l’imple mentazione dell’agricoltura di precisione è svolto dalle tecnologie digitali. In par ticolare, l’identificazione degli oggetti, la georeferenziazione, la misurazione di parametri fisici e chimici, la navigazione satellitare, la connettività, l’archiviazio ne e l’analisi dei dati, l’automazione dei processi e la guida dei veicoli sono le più adottate (Trivelli et al., 2019). Inoltre, la tecnologia della blockchain può metter si al servizio della filiera per avere nuovi strumenti in grado di garantire una mi gliore tracciabilità degli alimenti in modo da assicurare nuovi livelli di sicurezza alimentare. Il potenziale della blockchain risulta particolarmente valido per la tute la della componente Made in Italy, le cui esportazioni nel 2020 sono cresciute in valore del 2,1% contro l’1,3% dell’agroali mentare nel complesso (CREA, 2021).
Proprio attraverso l’implementazione di queste tecnologie nell’agroalimentare, si stanno integrando soluzioni di Preci sion Farming, come sensori IoT e droni, e di Smart Farming, come software di ge stione e cloud, per creare un nuovo mo dello produttivo definito Agricoltura 4.0.
Mediante l’utilizzo di queste soluzioni tecnologiche è quindi possibile genera re conoscenza e supportare l’agricoltore nei processi decisionali, per aumentare la redditività e la sostenibilità dell’agri coltura (Scudieri et al., 2022).
L’implementazione delle tecnologie
Il potenziale di queste tecnologie è ben supportato dall’analisi dei casi studio di applicazione. Recenti indagini hanno di mostrato che le tecnologie digitali a sup porto dell’Agricoltura 4.0 hanno portato a una riduzione del 13% dei costi e del 30% dell’uso di acqua, carburante, fertilizzanti e pesticidi, mentre in termini di sosteni bilità ambientale è stata registrata una riduzione del 15% dell’impronta di carbo nio delle colture (Scuderi et al., 2022).
In tutto ciò, per quanto riguarda l’im plementazione delle tecnologie nell’Agri food, sarà fondamentale il contributo che il settore pubblico può fornire, attraverso l’integrazione dei dati (nell’azienda e fuori dall’azienda), l’integrazione della tecnolo gia (attraverso l’adozione di standard), la verifica delle prestazioni delle attrezza ture e lo sviluppo di programmi di forma zione (Eastwood et al., 2017).
Tuttavia, l’implementazione delle tec nologie nel settore comporta anche sfide e barriere tecnologiche e istituzionali che possono limitarne lo sviluppo. Ad esem pio, vi sono dei rischi in relazione alle questioni etiche dei diritti di proprietà dei dati e al loro impatto sull’occupazio ne, nonché all’equa condivisione dei be nefici dell’agricoltura digitale (Shepherd et al., 2018). Oltre a ciò, vi sono anche le difficoltà di implementazione legate agli elevati investimenti iniziali e alla man canza di competenze adeguate tra gli agricoltori, che rappresentano ancora ostacoli significativi (Trivelli et al., 2019). Ciononostante, dall’analisi dell’implemen tazione delle tecnologie, i benefici per il settore sembrano molteplici e possono rappresentare un’importante occasione per sviluppare l’Agrifood anche in ottica di miglioramento della sua sostenibilità.
In conclusione, se da un lato, possiamo dire che il trend di crescita dell’afferma zione del modello 4.0 nel settore Agri food pare non conosca al momento cali, dall’altro lato è anche vero che la crescita del mercato è inevitabilmente trainata
dagli incentivi. In questo senso possono giocare un ruolo decisivo le agevolazio ni dei Programmi di Sviluppo Rurale e dal Piano transizione 4.0: ricerche hanno dimostrato che tre quarti delle aziende agricole hanno impiegato almeno un in centivo di Agricoltura 4.0 e l’84% sostie ne che proprio tali agevolazioni abbiano avuto un impatto decisivo sulle strategie di investimento. In molti casi, infatti, si è così reso possibile una loro anticipazione (questo vale per il 44% delle aziende), una possibilità di investire in più soluzioni (20%) o, semplicemente, in una soluzione più costosa (20%). Anche se non manca no le criticità, in particolare l’eccesso di burocrazia e incentivi non sempre mi rati alle esigenze delle aziende agricole. Tuttavia, questa innovazione e questa digitalizzazione rappresentano step di crescita inevitabili: emerge, sempre con maggiore forza, la richiesta da parte dei consumatori, di una maggiore traspa renza e sicurezza. Alcune ricerche hanno evidenziato come oltre metà degli italiani (53%) ricerca sempre o spesso informa zioni legate alla tracciabilità del cibo che acquista (Osservatorio Smart AgriFood, 2022). Ci sono molti spunti di riflessione, che possono essere senza dubbio ogget to di ricerche future, sia lato consumatori che lato imprese. Ciò che deve, a questo punto, restare come concetto è che, ve rosimilmente, il settore in questione sia uno di quelli che maggiormente sta rece pendo i potenziali benefici dell’Industria 4.0 e che, altrettanto probabilmente, per questo farà valere tutto il proprio peso all’interno dell’economia globale.*
BIBLIOGRAFIA
– CREA (2021). L’agricoltura italiana conta 2021. Roma: Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia.
– Eastwood, C., et al. (2017). Dynamics and distribution of pu blic and private research and extension roles for technological innovation and diffusion: case studies of the implementation and adaptation of precision farming technologies. Journal of Rural Studies, n. 49, pp. 1-12.
– Osservatorio Smart agrifood (2022, 15 marzo). Smart agrifood: raccogliamo i frutti dell’innovazione digitale! Atti del convegno.
– Scuderi, A., et al. (2022). The Digital Applications of “Agricultu re 4.0”: Strategic Opportunity for the Development of the Italian Citrus Chain. Agriculture, n. 12, p. 400.
– Shepherd, M., et al. (2018). Priorities for science to overcome hurdles thwarting the full promise of the ‘digital agriculture’ revolution. Journal of the Science of Food and Agriculture, n. 100, pp. 5083-5092.
– Stephens, E.C., et al. (2020). Editorial: impacts of COVID-19 on agricul tural and food systems worldwide and on progress to the sustainable development goals. Agricultural Systems, n. 183, p. 102873.
– Trivelli, L., et al. (2019). From precision agriculture to Industry 4.0. Unveiling technological connections in the agrifood sector. British Food Journal, n. 121, pp. 1730-1743.
89 OFFICINA* N.39
Ambivalenti e indispensabili
L’arcipelago delle api Chiara Spadaro Wetlands Books 2022
n pomeriggio dell’agosto 2021 con un amico abbia mo attraccato sul canale della Riva Longa, nell’isola di Mura no, per mangiare un gelato. Mentre stavamo in piedi sulla barca con i coni in mano, quella che pensava mo fosse un’ape è salita a bordo e ha cominciato a ronzarci attorno insistentemente. Infastiditi, siamo scesi dalla barca e abbiamo iniziato a muoverci in modo scomposto sulla riva, imprecando, fino a quando non è volata via. Alcuni mesi più tardi, passeggiando nel barrio di Ruzafa, nella città spagnola di València, sono passata davanti alla storica bottega Miel J. Regal, che si trova lì dal 1957. Immaginate una piccola stanza con
scaffali di legno carichi di vasetti di miele, un disegno a matita dell’Apis mellifera appeso alla parete accanto al ritaglio di un articolo del 1978 –Las abejas, màximas cooperadoras del agricultor – e una vetrina con una vecchia arnia, un affumicatore, fiori colorati e una foto di famiglia che ri trae delle persone con addosso delle tute bianche. Dalla porta usciva una musica: la donna al bancone stava suonando l’ukulele, una musica al legra che mi ha accompagnata fino alla fine della calle.
Ho svolto la ricerca che sta dentro e dietro alle pagine che seguono nei mesi in cui mi trovavo tra Murano e València, tra la fine dell’estate 2021 e l’inverno 2022, durante il mio dot
a cura di sullo scaffale
torato in Studi geografici. Tra le mol te memorie di questa ricerca con le api, ho scelto di usare l’acqua della Riva Longa e la vetrina della bottega Miel J. Regal come specchi: rifletto no bene, mi sembra, due emozioni opposte che abbiamo provato alme no una volta nei confronti delle api, insetti ambivalenti, indispensabili alla vita, ma talvolta fastidiosi e per fino potenzialmente pericolosi, ad esempio per chi è allergico alle loro punture.
In realtà, raccontandoci delle api di Napoleone Bonaparte – che nel 1804, in qualità di Primo conso le, sceglierà proprio questo insetto come nuovo simbolo del suo pros simo regime imperiale –, Michel Pastoureau ci ricorda che storica mente l’ape è stata vista sotto una buona luce. Forse è per questo che altre sensazioni negative associate al piccolo animale passano spesso in secondo piano e sono quasi sempre legate, soprattutto nella narrazione mediatica, alla pratica della scia matura – durante la quale una parte dell’alveare si sposta –, di frequente raccontata come una “invasione”.*
Essere
Making kin. Fare parentele, non popolazioni Adele Clarke e Donna Haraway Deriveapprosi, 2022
Così parlò la pianta Monica Gagliano Nottetempo, 2022
90 CELLULOSA
lupo Kerstin Ekman Iperborea, 2022
Se son rose fioriranno
“Salirò, salirò, tra le rose di questo giardino Salirò, salirò, fino a quando sarò solamente un punto lontano” Daniele Silvestri, Salirò, Unò-Dué, 2002.
Immagine di Emilio Antoniol
(S)COMPOSIZIONE