La fine dello spreco

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prospetti veneziani

La fine dello spreco. L’infrastruttura invisibile


Esiste un servizio così indissolubilmente legato al nostro stile di vita e al funzionamento delle città, dei paesi e dei borghi da poter essere annoverato fra le opere di urbanizzazione primaria: quello di igiene urbana. Erroneamente associato nel sentire comune alla sola raccolta dei rifiuti, è un processo composto da molteplici fasi, ognuna delle quali può esercitare sul territorio, e per lungo tempo, importanti effetti. È dunque una “infrastruttura” che richiederebbe profonda attenzione da parte di architetti, progettisti e urbanisti e maggiore consapevolezza dei suoi vincoli da parte delle comunità locali. Questo volume intende fornire il suo contributo a questi obiettivi, illustrando le molte componenti del processo e le variabili che lo influenzano. A partire dalle dimensioni fisiche in gioco, che nella Città metropolitana si attestano sulle centinaia di migliaia di tonnellate di scarti prodotte ogni anno, con dei notevoli sbalzi stagionali dovuti al periodo balneare. Quantità che devono essere raccolte a mano e con mezzi meccanici, trasportate su strada o via acqua e avviate a impianti di lavorazione, per essere convertite in materie che possono tornare sul mercato – evitando così di essere destinate alla discarica (e di conseguenza “regalate” alle generazioni future). Alle necessità connesse a questa movimentazione su gomma e con imbarcazioni, si aggiunge l’esigenza di collocare gli impianti di trattamento in una provincia fortemente antropizzata, nel rispetto di una legislazione – per fortuna – sempre più stringente a livello regionale, nazionale e comunitario. A differenza delle altre, l’infrastruttura di cui parliamo ha anche bisogno dell’impegno quotidiano dei suoi utenti per mantenere e anzi migliorare gli standard attuali: per questo sono presenti alcuni saggi che esaminano anche fattori immateriali e sociali come l’impegno dei cittadini, i risultati della collettività, le chimere che affollano il dibattito pubblico.

Progetto grafico Gaetano Cassini / Studiofluo


prospetti veneziani

La fine dello spreco. L’infrastruttura invisibile a cura di Luisa Flora e Andrea Razzini


Prospetti veneziani Comitato Scientifico della collana Marco Ballarin, Fulvio Caputo, Luisa Flora, Corrado Poli 06 / La fine dello spreco. L’infrastruttura invisibile a cura di Luisa Flora e Andrea Razzini ISBN 979-12-5953-020-2 ISSN 2704-8632 promosso da Gruppo Veritas Spa

Progetto grafico Gaetano Cassini / Studiofluo Coordinamento Editoriale Emilio Antoniol Margherita Ferrari Editore Anteferma Edizioni S.r.l. via Asolo 12, Conegliano, TV edizioni@anteferma.it Copyright

Questo lavoro è distribuito sotto Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale


Indice

L’importanza degli spazzini per l’urbanistica

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Comitato Scientifico

Veritas Spa al servizio della coscienza ambientale

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Veritas Spa

Perché buttarli via? La risposta degli artisti

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Luisa Flora

Custodire la città e l’ambiente. Infrastrutture urbane e impegno della società

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Luisa Flora e Andrea Razzini

– 01. Un’inevitabile presenza Quanto pesano i nostri rifiuti? Le grandezze in gioco

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Luisa Flora S. 1

Non tutto è un rifiuto (urbano)

S. 2 L’impegno dei cittadini e i margini di miglioramento

Siamo sicuri che costi troppo?

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Laura Valentini

L’economia circolare: cos’è, cosa non è, e perché i rifiuti non scompariranno

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Armando Massarutto

– 02. L’urbanistica e l’indesiderabile E questi dove li mettiamo? Le norme a salvaguardia dell’ambiente

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Massimo Gattolin S. 3 Dove vanno i rifiuti? La localizzazione degli impianti S. 4 Le competenze della Città metropolitana

Sistema rifiuti e sistema città Marco Bordin

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– Infografica Dare forma ai dati

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di Stefania Mangini

– 03. Trattare il rimosso quotidiano Le molte vite dei rifiuti. L’Ecodistretto di Porto Marghera

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Giuliana Da Villa S. 5 L’industria dei rifiuti S. 6 Dalla teoria alla pratica. La gestione della raccolta

Gli spazi dei rifiuti e il territorio: una relazione complessa

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Massimo Gattolin

– 04. I rifiuti sono solo un problema? Rifiuti e comunicazione, un approccio culturale

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Paolo Silingardi S. 7 Un decalogo per la comunicazione ambientale

Il dibattito pubblico, pratica di cittadinanza consapevole

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Donato Berardi, Antonio Pergolizzi, Michele Tettamanzi

English Summaries

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Curricula

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“Spazzare è un sinonimo di distruggere o far sparire. Un tifone che spazza una costa oceanica non suggerisce certo l’idea di un atto creativo. Diciamo piuttosto che uno spazzino crea pulizia, che per definizione è assenza di sporco, quindi invisibile e immateriale” Michel Simonet


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L’importanza degli spazzini per l’urbanistica Comitato Scientifico

Questo libro nasce dopo aver visto l’eccezionale lavoro svolto degli operatori ecologici del gruppo Veritas in occasione “dell’Acqua Granda” del 12 novembre 2019, quando il Centro Storico di Venezia è stata funestato da condizioni estreme di mare e di vento che hanno danneggiato abitazioni, magazzini, negozi, bar e ristoranti. Nei giorni successivi, la città era irriconoscibile: cataste di arredi, elettrodomestici, generi alimentari, merci, oggetti, piante e ramaglie rovinati dall’acqua o strappati dal vento, allineate nelle calli e nei campi. Dopo il primo generoso e utilissimo intervento dei numerosi volontari, la normalità è arrivata grazie al paziente lavoro degli operatori ecologici che, con dedizione e umanità, hanno liberato gli spazi pubblici e privati dai metri cubi di materiali che li ingombravano. Lo sgombero è avvenuto in tempi eccezionalmente brevi e ha richiesto notevoli doti organizzative perché, a Venezia, “spostare qualcosa” equivale ad afferrarla con le mani, trasportarla a braccia o con l’ausilio di carretti, caricarla di peso su una imbarcazione.

Mai come in quei giorni è apparso evidente che un efficiente servizio di igiene urbana è indispensabile al nostro modo di vivere e al funzionamento quotidiano della città. Questa considerazione vale per l’intero territorio. Tralasciamo pure in questa sede le metafore della città come organismo, meccanismo o network, tutte realtà che presuppongono delle modalità per eliminare il superfluo o l’errore. Limitiamoci a constatare che ogni consesso umano ha la necessità di organizzare un processo che allontani gli scarti quotidiani, come ben sa chiunque abbia combattuto contro l’abbandono di immondizie nel proprio palazzo o condominio. Per non citare chi ha vissuto o vive nelle situazioni limite, che tanto attirano l’attenzione dei media, in cui interi quartieri o città sono invasi dalla spazzatura. Appena questo servizio è assente, inefficiente, bloccato anche per pochissimi giorni, l’abitabilità dell’area urbana interessata è compromessa. La gestione degli scarti dovrebbe rientrare a buon diritto fra le opere che il Testo Unico dell’Edilizia definisce “di ur-


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banizzazione primaria”: essa deve raggiungere in modo capillare ogni singola unità abitativa/commerciale della città, al pari della viabilità e delle reti di distribuzione del gas, energia elettrica, acqua, telefonia e dati. Pertanto, ideare un’architettura singola o uno sviluppo urbanistico richiederebbe di prestare attenzione anche alle esigenze logistiche di questo servizio. Esigenze che invece sono quasi sempre trascurate fino alla fine del processo progettuale, cosicché si avverano le molte situazioni a metà fra il ridicolo e lo scempio che costellano i nostri centri abitati, come i cassonetti appoggiati disordinatamente a fianco di immobili disegnati nel minimo dettaglio o le aree ecologiche inadeguate al numero di utilizzatori degli spazi circostanti, presto stracolme di scarti che non trovano posto negli insufficienti contenitori. Crediamo che la ragione di questa ancora inadeguata risposta di architetti, urbanisti e progettisti si debba ricercare nella natura multiforme del settore, che necessita di competenze diverse per la sua gestione, dalla tutela ambientale a quella dei cittadini, dalla logistica

all’energia, dal decoro urbano alla comunicazione, come evidenziano i saggi presenti nel volume, scritti da esperti in varie discipline. Si tratta di un ambito con una propria filiera, che deve movimentare ogni giorno e durante tutto l’anno quantità notevoli di “materie prime” (478 kg pro capite all’anno in Veneto) per produrre tonnellate di materiali semilavorati o lavorati, pronti a rientrare in circolo come materie prime (secondarie) – oltre cinquecentomila tonnellate all’anno nella sola Città metropolitana di Venezia. Per limitare l’impatto del traffico di mezzi, deve poter localizzare gli impianti di lavorazione strategicamente rispetto alla distribuzione geografica dei residenti, tenendo in considerazione che i singoli territori sono sempre meno propensi ad accettare supinamente il ruolo di magazzino dei sottoprodotti indesiderati dell’urbanizzazione. In terzo luogo, è un comparto che ricorre ampiamente, nelle prime fasi della filiera, all’attività manuale, ma ci piace più definirla artigianale, di uomini e donne che spazzano, lavano, raccolgo-


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no, trasportano – aspetto che, unito alla stagionalità del “raccolto”, complica notevolmente l’organizzazione del personale e dei macchinari. È infine un servizio che può funzionare bene solo con una partecipazione attenta dei cittadini. Che devono accordarsi e rispettare una serie di convenzioni: come descrive Italo Calvino nel suo sorprendente saggio La poubelle agréée (La pattumiera omologata), quando eliminiamo i rifiuti non solo dimostriamo di rispettare un contratto interno a una specifica comunità, ma questo nostro atto è un’operazione di inclusione sociale, una procedura che permette a noi singoli di diventare cittadini, parte attiva e consapevole di una comunità a cui prestiamo la nostra collaborazione. Questa comunità possiamo intenderla anche in modo molto esteso, sia numericamente (tutta l’umanità) sia nel tempo (le generazioni future). Poiché, anche se il sistema di gestione dei rifiuti sembra far dissolvere i nostri scarti, grazie a una maggiore consapevolezza ambientale sappiamo ormai che questa percezione non corrisponde assolutamente alla realtà: la nostra

necessità di gettare, che sembrerebbe influire solamente sul microcosmo locale, unita alla uguale necessità dei nostri simili, finisce per avere un impatto sull’intero pianeta. Rendendo il tema visibile e formalizzandolo in questo volume, speriamo di poter dare spunti di riflessione ad architetti, urbanisti, progettisti e ai loro committenti nel momento in cui si accingono a concepire, realizzare o ridisegnare edifici privati, spazi collettivi, aree urbane.



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Veritas Spa al servizio della coscienza ambientale Veritas

Veritas Spa, azienda pubblica a totale partecipazione degli enti locali, è stata costituita nel 2007. L’azienda, che vede il Comune di Venezia come socio di maggioranza, è stata progettata per rendere crescentemente efficienti i servizi pubblici locali essenziali, principalmente acqua e rifiuti. La continua spinta riformista dell’ordinamento giuridico italiano ha accompagnato l’introduzione di innovazioni continue, sia negli schemi organizzativi dei servizi aziendali sia nel comparto industriale di trattamento dei rifiuti urbani, autentica sfida per il futuro della società civile. Impostare un’organizzazione pubblica efficiente, in grado di fornire costantemente servizi essenziali anche in difficilissime circostanze quali alluvio-

ni, acqua alta a Venezia o pandemia, e capace di contribuire alla salvaguardia di un territorio unico al mondo come quello veneziano: questa era l’ambizione dei Comuni uniti nella società per questi specifici obiettivi. Attenta ai costi del servizio, ma ancora di più alla sua qualità, Veritas Spa si svilupperà – in armonia con le esigenze del territorio – attraverso la stagione del Green Deal europeo, puntando alla valorizzazione dei materiali che vengono gettati via e al miglioramento dei comportamenti collettivi. La coscienza ambientale è, contrariamente a quello che si dice, solo agli esordi della vita civica, sociale e industriale del terzo millennio; e solo una efficace consapevolezza potrà permettere un salto “verde” dell’evoluzione civile.


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Perché buttarli via? La risposta degli artisti Luisa Flora

Nella nostra società dei consumi, i rifiuti rappresentano l’altra faccia della medaglia rispetto alle merci e, in modo speculare rispetto a queste ultime, riflettono le nostre abitudini e il nostro stile di vita. Dopo che le avanguardie novecentesche si sono confrontate con la crescente industrializzazione utilizzando oggetti e materiali seriali – l’orinatoio di Duchamp, i giornali nei collage cubisti, gli oggetti meccanici esaltati dai futuristi, le confezioni alimentari ritratte da Andy Warhol – assistiamo da diversi decenni a molteplici sperimentazioni artistiche su e con i rifiuti. Poiché gli artisti sono dei sismografi della società, capaci con il loro lavoro di intercettare i suoi pensieri più profondi e di tradurli in immagini, parole, suoni e movimenti, era inevitabile che cominciassero a considerare i rifiuti come un giacimento di materie dall’immenso potenziale creativo, da reinterpretare in modo letterale e metaforico, a partire dal momento in cui la nostra società è apparsa intrappolata dalla velocità crescente del ciclo “produrre-consumare-scartare”.

Gli scarti sono passati così dallo stato di oggetti disgustosi a quello di testimoni pietosi di una dimensione perduta, segni del trascorrere del tempo, metafore dell’individuo scartato dalla società dei consumi, paesaggi contemporanei. Portando sempre più i rifiuti negli spazi museali, faticosamente conquistati dagli oggetti delle avanguardie storiche, l’arte cerca a suo modo di contrastare il meccanismo di rimozione collettiva (inconscia?) degli effetti delle scelte di vita che facciamo ogni giorno. E di portare davanti ai nostri occhi quello che ci sforziamo ogni giorno di nascondere sotto il tappeto. Opere nel volume pp. 56-57: gli oggetti trovati da Vittoria Mazzonis, lasciati trasformare dal tempo, sono protagonisti destinati a un nuovo e luminoso destino, mentre abbracciano altri frammenti di diversa origine e storia per dare vita a veri e propri ikebana che, in equilibrio precario, ricercano la perfezione estetica.


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pp. 112-113: nelle opere di Svetlana Ostapovici, gli ammassi di rifiuti diventano paesaggi di sublime e terribile bellezza, chepongonolo spettatore di fronte a un sentimento di impotenza e alla sensazione, peraltro paradossale, che nulla potrà fermare questo flusso, potente come i grandi disastri naturali. p. 140: le 135 bustine del the di Anna Ronchiato segnano metaforicamente lo scorrere del tempo: scoloriti e solita-

Bibliografia Arici, F. (2012).Territori dei rifiuti. Tra urbanistica, ecologia ed infrastrutture della sostenibilità urbana, Aracne, Aprilia.

ri rimasugli di altrettante giornate, beni alimentari ormai inutili e inutilizzabili, diventano dei muti testimoni delle gioie e angosce di altrettante mattine. p. 141: il retrobottega delle fornaci ospita molti frammenti del prezioso vetro di Murano, generati durante il laborioso processo di soffiatura. VERO2 è la proposta di Matteo Silverio di riutilizzarlo in nuove composizioni create con stampanti 3D.

Tempo Fertile (2015). Uscire dalla cultura dello scarto (online). Disponibile su: https://tempofertile. blogspot.com/2015/12/uscire-dallacultura-dello-scarto.html (presa visione maggio 2022).

Armiero, M. (2021). L’era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale, Einaudi, Milano.

Valdinoci, F. (2019). Scarti, tracce e frammenti: controarchivio e memoria dell’umano, Firenze, Firenze University Press.

Scanlan, J. (2006). Spazzatura. Le cose (e le idee) che scartiamo, Donzelli, Roma.

Zaccuri, A. (2016). Non tutto è da buttare. Arte e racconto della spazzatura, La Scuola, Brescia.



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Custodire la città e l’ambiente. Infrastrutture urbane e impegno della società Intervista di Luisa Flora ad Andrea Razzini

Luisa Flora / Una delle conseguenze della nostra civiltà del benessere è la produzione di rifiuti urbani, come rappresenta magistralmente Calvino ne Le città invisibili con la città di Leonia, dove i cittadini consumano cibi e oggetti in quantità industriali rinnovando ogni giorno abiti, soprammobili, arredamenti: producono quindi una montagna di rifiuti accatastati alla periferia della città che nessuno sa smaltire. Andrea Razzini / Sì, in genere c’è una correlazione tra l’andamento della produzione dei rifiuti urbani e alcuni indicatori socioeconomici, soprattutto il Prodotto interno lordo e la Spesa delle famiglie. Cominciamo però a vedere i primi risultati di un’aumentata sensibilità ambientale e delle recenti politiche che incentivano a diminuire la produzione di rifiuti urbani: nel quinquennio 2015-2020 nella Città metropolitana di Venezia, il territorio dove opera il Gruppo Veritas, abbiamo potuto osservare un’autentica riduzione in peso assoluto dei rifiuti urbani che comunque assommano ancora a oltre 540mila tonnellate all’anno. Un quantitativo annuale che

eguaglia e talvolta supera quello della vicina Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e che è soggetto a svantaggiosi picchi di produzione, sia frequenti (picchi settimanali), talvolta ravvicinati a festività, eventi o ricorrenze, sia più “stabili” (picchi stagionali), connessi alle stagioni balneari che fanno del litorale veneziano una delle località più frequentate d’Europa. LF / Oggi si parla molto di end of waste, il momento in cui un rifiuto smette di essere tale per assumere il ruolo di prodotto – o, per dirla con il recente film di animazione Trash, il momento in cui “La spazzatura di qualcuno è il tesoro di qualcun altro”. Potremmo pensare che un giorno le nostre città smetteranno di produrre rifiuti? AR / A Niels Bohr, premio Nobel per la Fisica nel 1922 viene attribuita la sagace frase “È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro”. In tema di rifiuti poi, sembra confermarsi questo antico e spiritoso adagio danese, dato che economia, normative, comportamenti individuali e collettivi, capacità pro-


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duttive industriali, turismo, commercio, trombe d’aria, mareggiate e alluvioni, epidemie, consumi e maleducazione possono sempre cambiare le cose. Tuttavia si può ben azzardare una previsione di medio periodo, e una, per così dire, a vista breve, inserita nella prima.

Ci saranno sempre rifiuti da raccogliere, e quindi non potremo mai abbandonare la fondamentale opera dell’igiene urbana Nel breve periodo, se le rilevanti innovazioni normative varate per promuovere l’economia circolare europea vengono applicate; se gli accordi internazionali di riduzione dell’uso dei combustibili fossili vengono attuati; se i negoziati sulle scelte industriali dei paesi più sviluppati sull’adozione di tecnologie industriali a basso impatto ambientale e non climalteranti porteranno frutti all’economia globale; se le progettazioni e i prodotti di largo consumo pervengono alla minimizzazione dell’utilizzo delle risorse del pianeta; se la finanza internazionale sostiene senza inquinare con le proprie spinte turbocapitaliste la vicina “transizione verde”; se gli stili di vita degli individui condizioneranno i consumi e i loro comportamenti imporranno scelte virtuose; se le fonti energetiche classiche saranno sostituite dall’utilizzo di fonti rinnovabili; se tutti questi “se” diventassero solo dei “quando”, si può sostenere che non solo la produzione dei rifiuti è destinata a mutare ma che l’intero ciclo dei consumi non sarà più quello conosciuto negli ultimi cinquant’anni.

LF / Un futuro certamente molto attraente, che però rafforza l’idea che il servizio di igiene urbana si accompagnerà a lungo allo sviluppo delle nostre città – sia a breve sia a medio termine sarà necessario comunque movimentare i rifiuti che saranno riciclati e trovare un modo per gestire gli scarti inutilizzabili. AR / Infatti ci saranno sempre rifiuti da raccogliere, e quindi non potremo mai abbandonare la fondamentale opera dell’igiene urbana. Si può però sperare che i materiali potranno essere tutti riusabili – anche a valle di una lavorazione o separazione presso impianti “flessibili”. I rifiuti o i materiali riutilizzabili, condizionati opportunamente, raggiungeranno più facilmente e rapidamente le filiere industriali pronte a riceverli per rigenerarne l’utilizzo, o finalizzarlo ad altri usi. Si può così pensare che, dopo aver abbandonato la discarica, anche gli impianti di termovalorizzazione saranno ridotti al minimo. Forse la dotazione impiantistica moderna potrà occorrere ancora; recuperare energia da matrici non più riciclabili non è un male assoluto, così come nemmeno affrontare magari singole emergenze. Tuttavia, come per le discariche, la termovalorizzazione non sarà certo la strada maestra per la gestione dei rifiuti (come del resto la gerarchia ufficiale già oggi determina). Se questo fenomeno prosegue, i rifiuti potranno calare di qualche decina di punti percentuali in termini di produzione, e quindi le raccolte dei rifiuti potranno essere meno frequenti.


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Soprattutto, tutti gli scarti di ogni fase industriale o commerciale potranno avere un destino più certo di riuso o di riciclo, e così si raggiungeranno equilibri nuovi e positivi per l’ambiente, minimizzando l’utilizzo di risorse non rigenerabili. Nel medio periodo, si può sperare che l’atteggiamento al quale il genere umano è solitamente vincolato, il “vivere qui-e-adesso”, possa effettivamente passare il testimone a una nuova visione nelle nuove generazioni, dove il benessere e la pace non siano i soli valori da acquisire. A questi valori universali si debbono aggiungere i principi di sostenibilità dell’ambiente e dell’impatto che l’uomo ha sul pianeta. L’idea di riequilibrare in forma permanente l’economia al crescere della popolazione, che Malthus aveva inquadrato, deve essere ora piegata alle variabili tecnologiche e alla crescita culturale; ciò deve poi essere necessariamente applicato a livello globale, poiché la scala cui si deve assicurare l’equilibrio non è più nazionale o continentale ma dell’intero pianeta. LF / Prima lei ha accennato al fatto che, anche nello scenario più ottimista, bisognerà comunque raccogliere e gestire dei materiali provenienti dai centri urbani. Non solo quindi, per dirla con la meccanica classica, “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”; ma, possiamo aggiungere, nessun oggetto o prodotto inanimato si muove senza energia, lavoro, organizzazione, investimenti... Potremmo quindi pensare alla gestione dei rifiuti urbani come a una delle infrastrutture che rendono possibile la vita nelle nostre città?

AR / Sono d’accordo, è uno dei servizi pubblici più indispensabili allo sviluppo della vita civica. Dal punto di vista storico, la gestione dei rifiuti urbani è stata garantita in qualche città sin dal Medioevo. Al mutare delle città e dei tempi, i servizi di igiene urbana hanno sempre seguito le necessità espresse dalle comunità, rimuovendo e facendo sparire il rifiuto, ciò di cui ci si voleva liberare: un modello che oggi consideriamo obsoleto ma non siamo riusciti ancora a sostituire interamente. A furia di decidere di spostarlo, nasconderlo e rimuoverlo tanto rapidamente quanto più si potesse, nessuno riusciva a fermarsi e a pensare quanto lo scarto dei materiali o il rifiuto stesso influenzasse realmente la nostra esistenza su questo pianeta. Solo di recente, anche grazie a una evoluzione sempre più profonda della coscienza ambientale e alla maggiore consapevolezza sulla sostenibilità delle attività umane, è stato scalfito il granitico dolmen della necessità di non vedere il rifiuto e si è cominciato a progettare le infrastrutture e i servizi necessari alla gestione dei rifiuti, perseguendo lo scopo di ottenere positivi risultati ambientali e maggiori compatibilità. Le fasi spazzamento, raccolta, smaltimento, avvio al riciclo dei rifiuti urbani (o ciclo integrato dei rifiuti urbani) sono oggi l’obiettivo e insieme la base di partenza per una progettazione efficace ed efficiente di un servizio collettivo che va erogato in modo universale e a basso costo. LF / Siamo quindi passati da un sistema di trasporto e rimozione a un processo


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più complesso di gestione dei rifiuti urbani che immagino debba rispondere a diverse indicazioni del legislatore, sia nazionale sia europeo. AR / Sì, i vincoli sono molti e molto diversi fra loro. La legislazione nazionale e quella europea si sono date molto da fare per promuovere l’efficacia e l’economicità dei servizi pubblici; quella italiana inoltre ha considerato la crescita dimensionale di questi servizi come un elemento per l’aumento dell’efficienza e così, tra spinte e rinculi normativi, si è giunti a individuare alcuni punti fermi che rendono oggi possibile impostare una gestione moderna di questo servizio pubblico essenziale per le città. Tra le novità in Italia, anche se non ancora completamente attuate, c’è quella dell’accresciuta dimensione geografica che non corrisponde più al singolo comune ma che invece è esplicitata al livello metropolitano o di ambito, identificati come il perimetro minimo per una efficace organizzazione di questo servizio. Va però rimarcato che le tante norme ambientali – molto prolifiche e talvolta self-standing – sembrano generare qualche incertezza lungo la via dell’economia “circolare”, provocando qualche contraddizione pratica al tanto desiderato sistema economico e dei consumi “circolare”. Peraltro non si può tacere il fatto che la continua produzione di vincoli e nuove indicazioni normative per favorire una più completa riforma dei servizi pubblici (e così anche del sistema economico generale) aggiunge qualche freno alla creazione e alla crescita di qualità o di uno standard dei servizi.

Per completare il quadro generale, la variegatissima situazione socioeconomica in cui versa il nostro Paese rende sempre più evidente la disparità con cui i livelli dei servizi pubblici essenziali vengono erogati, rallentando da un lato la diffusione generale delle buone pratiche ambientali e dall’altro fornendo contrasti tali da creare inutili emergenze che diventano anche fonte di arretratezza per l’intero Paese. LF / Quali sono dunque le dimensioni del sistema di gestione dei rifiuti urbani nella Città metropolitana di Venezia? AR / Il servizio di igiene urbana è attualmente esteso all’ambito metropolitano: coincide infatti la Città metropolitana di Venezia (con l’aggiunta del Comune di Mogliano Veneto): ha quindi la dimensione territoriale prevista dalle norme regionali e nazionali. In questo ambito, i comuni hanno definito l’esistenza di un gestore unitario (Gruppo Veritas) e questo ha iniziato a percorrere un processo di standardizzazione industriale dei principali servizi. La strada per portare economie di scala nella individuazione di attrezzature, mezzi di trasporto, sistemi informatici è quindi cominciata, e dovrà proseguire ancora per diversi anni. Ciò spiega l’ingente mole di investimenti che si accompagna a questo processo di standardizzazione, in un territorio vasto nonché variegato, stante la presenza di realtà urbane importanti e di una delle meraviglie del mondo, che è il centro storico di Venezia. Il sistema industriale del Gruppo Veritas si è quindi orientato nell’avviare


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nel medio periodo un processo di standardizzazione delle raccolte, laddove possibile, da attuarsi e ha invece già quasi raggiunto i principali obiettivi necessari a garantire una autosufficienza del territorio per il trattamento dei rifiuti e il loro effettivo riciclo. In questo campo, la gestione unitaria ha già ottenuto risultati eccellenti: il Gruppo infatti ha potuto raggiungere il primato nazionale di raccolta differenziata tra le Città Metropolitane (oltre il 70% nel 2019) e anche il primato tra le grandi città sopra i 200.000 abitanti, che per la terza volta consecutiva è stato confermato alla Città di Venezia. Questo è stato ottenuto sia raccogliendo separatamente i rifiuti riciclabili, sia recuperandone oltre 90.000 tonnellate dalla quota

La gestione unitaria ha già ottenuto risultati eccellenti: il Gruppo infatti ha potuto raggiungere il primato nazionale di raccolta differenziata tra le Città Metropolitane di rifiuto residuo raccolto attraverso processi di valorizzazione dei rifiuti indifferenziati. Inoltre, il sistema industriale di gestione dei rifiuti urbani e assimilati del Gruppo Veritas è stato in grado di ricavare energia da 60.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati opportunamente trattati e di minimizzare il ricorso allo smaltimento in discarica a percentuali sotto i 3 punti. Il proseguimento di queste iniziative è il nostro progetto dell’Ecodistretto.

LF / Torno a un concetto che lei ha espresso in altre occasioni e cioè che l’igiene urbana richiede una partecipazione consapevole della comunità locale, in poche parole che l’igiene pubblica non è “delegata” solamente al servizio di igiene urbana: regolamenti municipali e norme sanitarie infatti impongono ai cittadini e alle imprese comportamenti adeguati, non solo per evitare il proliferare di malattie. Questi aspetti non sono sempre noti all’opinione pubblica, che erroneamente crede che il servizio pubblico possa o debba risolvere ogni criticità. AR / Quando si comincia a parlare dell’igiene urbana come di una infrastruttura per rendere belle e vivibili/sostenibili le città moderne, non ci si può dimenticare dell’altra faccia della medaglia: i comportamenti dei singoli individui, i cittadini, che sommati divengono comportamenti collettivi, e poi “fenomeni”. Un esempio di un fenomeno negativo, a tutti noto poiché deplorato a livello nazionale, è quello della “Terra dei fuochi”. Certo un poco di “Terra dei fuochi” c’è a ogni latitudine ma è la dimensione che la rende un fenomeno. Vi sono anche altri esempi, apparentemente meno gravi, come l’abbandono improprio dei rifiuti nell’ambiente: decine di fenomeni, tutti largamente additati come un problema da estirpare, ma nessuno realmente estirpato, poiché sono tutti figli della scarsa maturità ambientale della popolazione, ovvero dei singoli individui. Purtroppo, non possiamo ancora considerare estirpata la cattiva educazione, l’igno-


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ranza o la devianza, la diffusa presenza di comportamenti opportunistici: con comportamenti collettivi attenti e adeguati le città sarebbero sempre più pulite ed efficienti, i servizi meno onerosi e le responsabilità più condivise. Infine c’è pochissimo senso civico nell’accettare i costi di un servizio il cui valore è altissimo rispetto a un costo diretto del tutto risibile: approfondire il tema dell’accettabilità dei costi economico-sociali dei servizi pub-

I costi che provoca un problema sanitario pubblico come quello causato dal COVID-19 sono molto simili a quelli che possono subire i territori o le città quando non hanno servizi pubblici adeguati blici sarebbe un tema a sé. I costi che provoca, ad esempio, un problema sanitario pubblico come quello causato dal COVID-19 sono molto simili a quelli che possono subire i territori o le città quando non hanno servizi pubblici adeguati o quando i comportamenti generano lesioni continue all’ambiente. Il costo ambientale è un costo aggiunto rispetto all’economia primitiva, come insegnava il prof. Gabriele Zanetto, che diviene un costo molto più alto se non affrontato: infatti diviene danno ambientale e dunque costo irreversibile, poiché causa la dissipazione di un patrimonio non rigenerabile. LF / Sempre più spesso nel dibattito pubblico assistiamo a schermaglie dialettiche, dai toni a volte anche particolarmente accesi, intorno ai tanti temi che

riguardano la gestione dei rifiuti e gli impianti a essa destinati. Schermaglie che talvolta portano alla luce delle pessime prassi, che intaccano questioni di prioritaria rilevanza ed estremamente delicate (il diritto alla salute, la salvaguardia dell’ambiente); altre volte rischiano di piegare situazioni normate e controllate dal legislatore a logiche tipiche della strumentalizzazione di parte o ad approcci più istintivi che meditati. AR / Il coacervo di riforme e spinte normative ambientali verso la transizione a una economia più verde, a cui accennavo poco fa, può generare da un lato, nelle persone più attente all’ambiente, il desiderio di saltare alcuni passaggi attualmente ancora fondamentali nella gestione dei rifiuti; e dall’altro provocare l’incomprensione di quelle persone che non capiscono le necessità di cambiare le proprie abitudini. Sfiducia o, più generalmente, pigrizia e conservazione possono minare la strada verso la crescita della sostenibilità ambientale: inutile dirlo, impegnarsi costa – soldi, attenzioni, responsabilità. Non è facile abbracciare nuove regole per salvaguardare l’ambiente per chi magari non ci ha mai veramente pensato, ma del resto non sembra nemmeno giusto rigettare nuove prassi nel trattamento dei rifiuti. Come si sa, il meglio è nemico del bene. Le dinamiche generate da questi due atteggiamenti possono essere molto polarizzate: va enfatizzato perciò il ruolo delle forze politiche locali e degli amministratori pubblici più avveduti, poiché essi sono un autentico snodo per l’evoluzione dei servizi pubblici, ma


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/ Custodire la città e l’ambiente. Infrastrutture urbane e impegno della società

nel contempo anche il riferimento dei comportamenti sociali. La scala locale – seppur accresciuta per i servizi pubblici ambientali – deve essere capita e compresa come la chiave per ogni passaggio destinato a migliorare la sostenibilità ambientale generale di ogni comunità – e per questo richiede maggiore capacità di coordinamento e dialogo. Gli amministratori locali sono preparati a questa sfida? Passarsi il testimone nella staffetta della transizione all’economia verde richiede preparazione, impegno e sintonie che non hanno nulla a che fare con le competizioni elettorali istantanee e tantomeno con risultati di brevissimo periodo. LF / Chiudo questo dialogo con una domanda essenziale per noi della collana “Prospetti veneziani”: l’interazione fra città e edifici, quindi fra pianificazione urbana e architettonica, con le esigenze del servizio di igiene urbana. AR / La progettazione di un moderno sistema di igiene urbana deve sempre tenere in conto il contesto urbano e le esigenze dei cittadini anche per rispondere alla missione di raccogliere e trasportare e valorizzare i rifiuti al minor costo possibile. A Venezia le due grandi tipologie di servizi, quello del ciclo di spazzamento e quello di raccolta dell’area metropolitana, sono diversi a seconda delle specifiche esigenze e della conformazione territoriale dei comuni della terraferma e della città d’acqua con le sue isole. Il servizio di spazzamento di terraferma è generalmente meccanizzato, così

come quelli di raccolta, che sono personalizzati lungo i litorali e più simili tra loro nell’entroterra, siano essi moderni sistemi di raccolta porta a porta, siano essi sistemi di raccolta stradale evoluta o sistemi misti. Nella laguna di Venezia invece convivono sistemi meccanizzati (Lido e Pellestrina) con attività di spazzamento e lavaggio diffuse e svolte manualmente con poco utilizzo di macchine (difficilmente adattabili alla morfologia e ai vincoli del centro storico) e con un capillare sistema di raccolta domiciliare unico al mondo per il centro storico e le altre isole. Più in generale, a livello urbano e territoriale, è evidente la necessità di supporti fisici per stoccare e di percorsi per trasportare altrove i rifiuti: dal semplice cestino per la strada alle batterie di cassonetti o di bidoni, dalle stazioni di travaso agli impianti necessari alla chiusura del ciclo di scarto dell’economia domestica, sono tutti il punto di consegna e di partenza per un nuovo percorso che i materiali e i rifiuti debbono fare. Un po’ come fanno in natura i salmoni quando risalgono i fiumi. Mi sembra che sia ancora scarsa l’attenzione degli addetti ai lavori nei riguardi di questi oggetti, edifici, percorsi, che però sono una costante nel panorama cittadino odierno e una componente non indifferente, per dimensioni e impatto, nei nostri paesaggi.


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English Summaries Protecting the city and the environment. Urban infrastructure and societal engagement Luisa Flora and Andrea Razzini

Since no inanimate object moves without work and organisation, we can consider municipal waste management as one of the essential infrastructures of our cities. Even if, in the future, all waste may be destined for reuse or recycling, there will always be waste to collect, so we will never be able to neglect the work of urban sanitation. The latter, which requires the conscious participation of private individuals and companies, now includes, in addition to waste removal and street sweeping, waste processing in the form of recycling or energy reuse or inertisation before transfer to landfill. In Venice and its surrounding area, the urban sanitation service coincides with the Metropolitan City’s jurisdiction and is entrusted to a single manager, the Veritas Group. This, in addition to setting up the sweeping and collection cycle according to the needs and layout of the mainland and the historic centre, began a process of industrial standardisation with regard to equipment, means of transport and IT systems, in order to achieve economies of scale. This explains the Group’s huge investments, against the backdrop of excellent results already achieved, e.g. the national record in separate waste collection among the Metropolitan Cities and large cities with over 200,000 inhabitants, the use of landfill disposal at percentages below 3%, and the Ecodistretto (Eco-district) project already underway.


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01. An inevitable presence

Are we sure this is too expensive?

How much does our waste weigh? The quantities involved

The tax/fee that every user, domestic and non-domestic, has to pay for waste collection and disposal and street cleaning services is called Ta.Ri or Ta.Ri.P and has been regulated by the Italian Regulatory Authority for Energy, Networks and Environment (ARERA) since 2020. The legislation stipulates that the tax/fee covers the costs of purchasing materials, management, use of capital, and use of facilities to close the life cycle of waste incurred by the operator of these services – in the case of Venice and its region, the Veritas Group. This area is affected by the cost of managing the urban waste collected in tourist resorts, which in summer host twice as many people as the number of their residents; the logistical and protection needs of Venice’s historic city centre; the cost of cleaning 160 kilometres of beaches, which see the Piave and Adige rivers flowing into the sea; and, finally, the cost of user services. The Veritas Group returns almost all of its revenues to the region, in the form of salaries to employees, contracts to suppliers, and taxes to local authorities. The profit on the balance sheet is reinvested by the company in improving the service, with ordinary and extraordinary maintenance of the fleet of machines, processing plants, and software in the service of citizens. In 2019, the Group’s investments exceeded EUR 30 million, of which around EUR 14 million was invested in collection and transport companies and the rest in sorting and processing plants.

Luisa Flora

In 2020, the annual per capita production of waste at a national level was 488 kilograms, in Veneto 478 and in Venice 576.50: an Italian family of three threw away a little over 4 kilograms of waste every day of the year, including on public holidays and during holiday periods, a family from Veneto only 80 grams less and a family from Venice 700 grams more. In the same year, the organic fraction (32%) and the dry fraction (31%) of the total waste collected in Veneto were sent for recovery, 7% went to plants dedicated to electronic components and 6% to plants for the recovery of street-sweeping waste and bulky waste. 12% went to mechanical and mechanical-biological processing, 8% to waste-to-energy and 4% to landfill. The data of the Veritas Group (which operates in the area of the Metropolitan City of Venice) are in line with those of the region, except for landfilling (only 0.33% of the municipal waste collected by the Group is sent to landfill) and the higher amount of waste sent for processing before recycling (about 10% more than the Veneto average). This discrepancy is caused by errors made by users when separating materials between residual waste and the different sorting types (paper, plastic-glass-metal, organic). Removing foreign material fractions from the “dry” and separate collection streams cost the public sanitation system almost EUR 8 million per year.

Laura Velentini


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02. Urban planning and the undesirable And where should we put it? Standards for the protection of the environment The circular economy: what it is, what it is not, and why waste will not disappear

Massimo Gattolin

Armando Massarutto

Waste management includes measures to avoid or reduce the production of waste and the resulting possible dangers to human health, the environment, the landscape and protected sites. The Metropolitan City’s role relates to the preventive and subsequent control of plants: the definition of their number and type and the subsequent planning of their location are increasingly important steps, especially in an area that has no possibility of relegating them far away and to its outskirts. The planning of an integrated and adapted network of processing plants equipped with the best available techniques and with a positive relationship between overall costs and benefits must pursue the objectives of making a region autonomous in the disposal of municipal waste, allowing disposal or recovery in plants close to the places of production or collection, and using the most suitable methods and technologies to guarantee a high degree of protection of the environment and public health. In the assessment process, the Metropolitan City operates through the Services Conference, in which both the project proponent and the competent authorities are called upon to discuss the project in a single process, and the Environmental Impact Assessment (EIA), which, carried out through a technical inquiry and public consultations, consists of a thorough and multidisciplinary examination of the project’s significant adverse environmental impacts.

The circular economy means that our economy can function like those of other living beings, feeding itself from the sun and continuously regenerating its material basis, as opposed to the linear economy – the disposable, single-use economy. This insight suggests that we should take action to transform the way we produce and consume. The European Union itself dictates a challenging agenda that will drive this transformation in the decades to come. Beware, however, of confusing the ideal goal with what, in concrete terms, can and must be done in the immediate future. The experiences of the countries most advanced in waste management show us that 50–70% of waste can be recycled, and the remaining 30-50% can be incinerated to recover energy, sending the inert residues of these processes to landfill. With better product design, the use of materials that are easier to recycle, and by paying more attention to the logistics of value chains we can further shift this balance in favour of recycling, but only to a certain extent. The law of diminishing returns – one of the pillars of economics – does not grant any dispensations. The risk is that the circular economy becomes an alibi for not making a decision, and turning a blind eye to today’s problems. If this happens, it will be organised crime, once again, that will fill the void, handling the waste that our eyes did not want to see. In its own way, of course.


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03. Treat the daily removed The many lives of waste. The Ecodistrict of Porto Marghera Giuliana Da Villa

Waste system and city system Marco Bordin

The design of waste collection and treatment flows and facilities must be related to the “city system”, necessarily starting from the architectural scale and then including a vision on an urban and regional scale. In fact, the need is not only to create technological infrastructures that can positively characterise certain parts of the urban fabric. On the other hand, it is essential to analyse all flows, in particular, mobility flows, necessary to deliver waste to processing and recycling sites, assessing the distance (of the delivery and processing points), the transport (which vehicles are used and how), and the frequency (how many and which routes are needed to cover the city’s needs). It seems reasonable to deal with the issue at the regional level of the Metropolitan City, where coordination between authorities is essential to define policies for planning, location and authorisation of plants. Environmental procedures (AIA, EIA, SEA), which underlie the assessment of a plant prior to its construction and which provide by law for a participatory process, together with the process that characterises planning instruments and their approval process, could be one of the vehicles of empowerment for the entire population: an unavoidable fact, given that the main prerequisite for the proper functioning of the waste cycle is a sense of civic responsibility.

Downstream of the Veritas Group’s collection process operates an interrelated industrial system capable of recovering and recycling waste from the population and businesses, the Porto Marghera Ecodistrict. This plant hub transforms most of the waste collected in the area served by the Veritas Group into either a resource to reduce the demand for raw materials or a source of energy. The set of companies involved in the various phases of waste processing is located within an area with a radius of between 2.3 and 10 km: the reduced distance between the various processing phases makes it possible to reduce energy consumption (and the related atmospheric emissions) linked to the transfer of materials from one plant to another and to create economies of scale and range thanks to the proximity of recovery and processing companies for materials such as glass, ferrous and non-ferrous metals, paper/ cardboard, street-sweeping dirt, and inert materials. The Group’s companies constitute an important first line of guarantee for the environmental safety of waste management in a community of one million four hundred thousand inhabitants and an area that includes one of the most beautiful – and busiest – historic centres in the world. The Ecodistrict recovers 99% of the area’s waste: data on the effectiveness of the industrial processing system is constantly monitored, processes and numbers are certified annually by a third party.


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Waste spaces and the region: a complex relationship Massimo Gattolin

Environmental regulations entail considerable costs to those who handle waste; however, their non-compliance results in costs for the environment and health – in other words, costs for society as a whole. In the past, it was customary to “bury” waste materials in depressions in the ground: today, following the regulatory dictate, it is necessary in such situations to remove uncontrolled waste deposits. As of January 2020, the Registry of Contaminated Sites of the Veneto Region contained 2,891 sites (excluding the Porto Marghera site), of which 695 were in the province of Venice. The article cites three cases that exemplify the relationship between land and waste: the first is the Moranzani Agreement, one of the most interesting examples of how an emergency linked to the production of a huge amount of waste (an initial estimate was 2.5 million cubic metres of inert sludge) was transformed into an opportunity for environmental redevelopment. The second concerns the company C&C, which inappropriately processed tens of thousands of tonnes of materials, both hazardous and non-hazardous: its products, used in construction sites across the Veneto region and beyond, resulted in environmental pollution of the sites concerned. The third case concerns the “warehouse technique”: in abandoned or under-utilised sheds, waste is piled up (waste which is supposed to be disposed of elsewhere, at authorised plants or landfills) and then, sooner or later, “catches fire”.

04. Is waste just a problem? Waste and communication: a cultural approach Paolo Silingardi

Waste is essentially a cultural product; it is the result of our extraordinary technological ability to produce new materials and to enable our survival without a direct relationship to sources of food and energy production. Thanks to culture, to the ability to communicate, to share information and knowledge, since the discovery of agriculture (only 12,000 years ago), our species has deployed an extraordinary capacity to transform the planet far beyond our own understanding. Waste is a symbol of the rupture in the relationship between the human species and nature. In natural cycles, there is no waste because each ecosystem sustains itself in a precarious balance that regulates its life, where inefficient species are quickly supplanted by the selective processes of evolution. This is why waste is first and foremost a cultural issue, requiring an integrated approach, in which regulations, technologies, planning choices and training and information strategies are integrated to achieve the goal of sustainability and to bring, as the European Community puts it, waste disposal down to zero. This route is possible if awareness, values and information become, through education and communication, the shared heritage of all citizens, both today and tomorrow.


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The public debate for conscious citizenship and the management of common assets Donato Berardi, Antonio Pergolizzi, Michele Tettamanzi

Recent years have shown a continuous deterioration of the democratic institutions, especially concerning local institutions, and thus participation in collective decisions. Informative bulimia, fake news, and a less sense of collective responsibility are amongst the crucial factors causing the increase in the distance between citizens and institutions. This perverse dynamic is preventing decisions to be made, resulting therefore in stillness, NIMBY and thus in even more harsh relationships between citizens and local institutions. The above mentioned phenomenon appears strikingly in waste management policies, where development has to face citizens’ fears and will not have pollution in the neighborhood. “No” becomes the standard answer to any proposal. Hence, there is the need to start building trust and proximity, so as to spark the shift toward a more sustainable development paradigm, in which Local Public Service (LPS) managers have to be the main characters promoting debate, information and participation. We propose a new methodology, also inspired by the “French Debat Publique”, that aims at bringing togethers citizens, LPS managers and local institutions, to generate “scientific knowledge” that integrates ideas and visions about future sustainable development that each individual and local community have. Building relationships and “proximity” between the characters; collecting and promoting scientific knowledge; taking into account individual needs and ideas: those are the path to be followed to build a sustainable future.


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Curricula

Donato Berardi Laureato in Economia Politica presso l’Università Bocconi. È responsabile degli studi e delle analisi su prezzi e tariffe ed esperto di regolamentazione dei servizi pubblici, con particolare riferimento al servizio idrico, all’ambiente e all’energia. In REF Ricerche dirige il Laboratorio sui servizi pubblici locali ed è responsabile degli studi su prezzi e tariffe. Si è occupato a lungo di consumi e distribuzione commerciale. È autore di pubblicazioni, saggi e articoli sulle tematiche afferenti gli interessi di ricerca.


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Marco Bordin

Giuliana Da Villa

Luisa Flora

Laureato in Pianificazione Urbanistica e Territoriale, lavora presso la Direzione Sviluppo del Territorio e Città Sostenibile del Comune di Venezia. Si occupa di pianificazione generale e la sua attività preminente è la progettazione, gestione e monitoraggio del Piano Regolatore Comunale, strumento dell’amministrazione comunale dedicato alla trasformazione del territorio. Ha collaborato alla definizione delle linee guida e delle direttive strategiche dell’azione tecnica e politica degli ultimi anni, attività che gli ha permesso di conoscere il territorio e l’ecosistema locale. Ha collaborato inoltre con altre direzioni e con soggetti esterni alla redazione di vari piani di settore riferiti all’ambito comunale e metropolitano.

Laureata in Biologia marina, dopo il Master in Sistemi di gestione qualità e ambiente collabora con l’allora AMAV – Azienda Multiservizi Ambientali Veneziana. Continua a occuparsi di qualità, ambiente e sicurezza durante il susseguirsi di fusioni aziendali che porta all’attuale configurazione del Gruppo Veritas, in cui ricopre anche il ruolo di Consigliera di Amministrazione in molte società. Coordina la redazione del bilancio di sostenibilità e della dichiarazione non finanziaria del Gruppo, nonché dei documenti che illustrano ad azionisti e cittadini la tracciabilità delle sue filiere dei rifiuti e della depurazione. In azienda fa parte del gruppo Diversity&inclusion che promuove l’inclusione e la parità di genere.

Laureata in Lettere, ha seguito corsi di specializzazione in multimedia, comunicazione digitale, relazioni pubbliche. È Socia Professionista della Federazione Relazioni Pubbliche italiana e dal 1998 ha sviluppato strategie di comunicazione online e offline per numerosi clienti privati. Nel settore del marketing della cultura si occupa di progettazione, pianificazione di marketing e comunicazione, rapporti con gli sponsor e i media. Nel 2003 ha contribuito a fondare a Genova il più grande Festival di divulgazione scientifica in Europa; dal 2012 ha fondato due società di progettazione e organizzazione di eventi artistici. Dal 2004 al 2015 ha tenuto seminari e lezioni presso l’Università degli Studi di Urbino, IULM e SiSSA.


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Massimo Gattolin Laureato in Fisica con una tesi in fisica dell’atmosfera e da sempre appassionato ai temi ambientali, entra nel 1996 nella pubblica amministrazione (Provincia di Venezia, Settore Ecologia). Da Dirigente dal 2008 è chiamato a occuparsi di tutte le problematiche nell’ambito di competenza dell’ente (oggi Città metropolitana) di autorizzazione e controllo: inquinamento idrico, qualità dell’aria, bonifiche di siti contaminati e impianti di gestione dei rifiuti. Le attività svolte gli danno occasione di avvicinarsi direttamente ai temi dello sviluppo sostenibile di cui sin dall’inizio ha sempre apprezzato la dimensione scientifica, propria della sua formazione, partecipando a progetti europei.


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Francesca Gelsomini Dopo la maturità scientifica, si laurea in Ingegneria elettronica nel 1994. Inizia a lavorare per una software house e successivamente entra nel 1999 nell’allora Consorzio di Comuni del Veneto Orientale, attuale ASVO – Ambiente Servizi Venezia Orientale Spa (partecipata da Veritas), che da decenni si occupava di raccolta dei rifiuti. Diventata responsabile del servizio di igiene urbana, per il Consorzio ha seguito la transizione dal sistema di raccolta stradale a quello porta a porta, l’avvio dei centri di raccolta, i servizi nelle località balneari di Caorle e Bibione. Dal 2021 coordina anche l’Area Est della Divisione Ambiente di Veritas Spa.

Antonio Massarutto È professore associato confermato di Economia Applicata all’Università di Udine e Research Fellow del GREEN (Center of research on Geography, Natural Resources, Environment, Energy and Networks dell’Università Bocconi, Milano) e del SEEDS, centro di ricerca inter-ateneo su Ambiente, sostenibilità e dinamica. La sua attività di ricerca, spiccatamente applicata e orientata alla policy, è focalizzata sull’economia dell’ambiente e delle risorse naturali, organizzazione e regolazione dei servizi a rete, economia circolare, economia e politica dell’acqua, gestione dei rifiuti. È autore di numerose pubblicazioni in ambito scientifico, istituzionale e divulgativo.

Antonio Pergolizzi PhD in Social science, laurea in Scienze politiche e Master in Relazioni internazionali. È analista ambientale, esperto di anti-corruption & compliance, ricercatore, autore e giornalista pubblicista, docente in master e corsi universitari (e no). Dal 2006 cura gli annuali Rapporti Ecomafia di Legambiente. È consulente del Commissario Straordinario alle bonifiche e docente a contratto presso l’Università di Camerino. Nel 2012 scrive ToxicItaly (Castelvecchi), che vince il Premio AcquiAmbiente dedicato alla sezione opere a stampa nel 2013; nel 2018 pubblica Emergenza green corruption. Come la corruzione divora l’ambiente e nel 2020 Dalla parte dei rifiuti. La governance, l’economia, la società, lo storytelling e i trafficanti.


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Andrea Razzini Lavora dal 1986, si laurea in Giurisprudenza nel 1991 e svolge diversi incarichi in progetti di riconversione industriale e riorganizzazione aziendale. Dal 1996 al 2004 è Segretario generale dell’Autorità Portuale di Venezia, assicurando il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla legge di riforma. Dal 2003 al 2004 è Amministratore Delegato di Venezia Terminal Passeggeri Spa e successivamente Direttore generale della Rete Autostrade Mediterranee Spa, per la quale partecipa alla stesura del progetto nazionale. Dall’ottobre del 2007 è Direttore Generale della società Veritas Spa, multiservizi ambientali, controllata dal Comune di Venezia e da altri 51 comuni dell’area veneziana.

Paolo Silingardi Presidente di Achab Group, comunicatore ambientale, divulgatore, scrittore, ha progettato diversi format di comunicazione realizzati in centinaia di città italiane: Capitan Eco, EcoAttivi, Ecoquiz, ScuolaPark. Ha scritto e prodotto lo spettacolo teatrale Evoluzione. Riflessioni postume di un Australopiteco, un libro illustrato Raggio e Plin, la mostra Disastri e Meraviglie con fotografie di viaggio accompagnate da suggerimenti di lettura, esposta a Torino nelle ottocentesche ghiacciaie di Porta Palazzo. Ha scritto e girato un corto di 21 minuti realizzato come ologramma e ideato lo spettacolo viaggiante Un Mondo Fantastico in tour.


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Laura Valentini

Michele Tettamanzi Phd in Economia presso l’Università Cattolica di Milano nel 2017. Dal 2018 è in REF Ricerche dove svolge attività di ricerca negli ambiti dell’economia comportamentale, della misurazione della disponibilità a pagare di cittadini e utenti e delle tecniche di nudging. Costruisce modelli di analisi, simulazione e previsione con tecniche econometriche. Coltiva attività di ricerca e analisi nell’ambito del think tank del Laboratorio REF Ricerche.

Dopo la Laurea in Economia aziendale a Venezia, consegue all’Università di Southampton (Gran Bretagna) un Master e successivamente un PhD in economia. Docente dal 1999 al 2003 presso la stessa università e poi a Tilburg (Paesi Bassi), consulente presso l’Organizzazione mondiale per il commercio – WTO (Svizzera), nel 2004 entra in Vesta. Dal 2007 nel Gruppo Veritas, oggi è funzionario direttivo nell’Ufficio Sistemi Qualità e Ambiente e si occupa degli indicatori tecnici per tutti i servizi erogati da Veritas e dalle altre aziende del Gruppo. Componente della commissione qualità del servizio idrico integrato di Utilitalia, dal 2018 è responsabile della dichiarazione non finanziaria del Gruppo.

Sergio Vazzoler Amministratore e Partner di Amapola-Talking Sustainability. Specialista in comunicazione istituzionale, ambientale e di sostenibilità, formatore e speaker. Socio professionista FERPi – Federazione Italiana delle Relazioni Pubbliche dal 2001, è attualmente consigliere nazionale e delegato alla “comunicazione ambientale”. Fa parte del comitato promotore e del comitato scientifico di FIMA, Federazione Italiana Media Ambientali ed è membro del Consiglio Direttivo di GEAM, Associazione Georisorse e Ambiente. È curatore, insieme a Stefano Martello, del Libro Bianco sulla Comunicazione Ambientale (Pacini Editore, 2020).


luglio 2022 PRESS UP Roma


prospetti veneziani

Convinti che le città e i territori non siano fabbricati della materia di cui sono fatti i sogni e le ideologie ma siano costituiti da chi li vive, la collana “Prospetti veneziani” indaga sulle trasformazioni della Città metropolitana di Venezia e dell’area circostante. Questi temi non possono rimanere confinati fra gli addetti ai lavori, poiché coinvolgono tutti i cittadini che si interrogano su come sarà la loro città e quella dei loro figli. Esaurite le “grandi narrazioni”, di fronte a una realtà urbana che muta così rapidamente da vanificare i tentativi di categorizzarla, in presenza di una società civile che richiede ambienti plasmati sul proprio modello di vita, riteniamo che sia più importante identificare la direzione dello sviluppo di un territorio piuttosto che restituirne a posteriori l’immagine. I volumi di “Prospetti veneziani” fotografano punti, luoghi e momenti circoscritti di evoluzione e discontinuità, attingendo risposte e indicazioni da molte voci e da saperi diversi. Il tempo dell’architettura e dell’urbanistica che pianificano ogni aspetto fisico della vita quotidiana, “dal cucchiaio alla città”, è terminato. I progetti presi in esame hanno la potenzialità di imprimere una direzione precisa al tessuto urbano circostante e sono “cantierabili”, ovvero hanno definito gli strumenti per essere realizzati. La maglia interpretativa attraverso cui li analizziamo considera il coinvolgimento di tutte le parti interessate (comunità, amministrazione, investitori) e alcuni paradigmi: il rapporto fra spazi pubblici e residenza, la connessione dei trasporti e la mobilità per tutti, le infrastrutture digitali, la produzione e l’efficientamento energetico, le risposte ai cambiamenti climatici. Senza farci travolgere dalle narrazioni letterarie, antiche e moderne, sulla (supposta) morte di Venezia, intendiamo con “Prospetti veneziani” contribuire a ridefinire un “progetto civile” che ponga al primo posto il benessere dei cittadini e dell’ambiente e che dimostri che il nostro territorio è diventato un laboratorio dove i veneziani costruiscono il proprio futuro. Volumi pubblicati 1/ 2/ 3/ 4/ 5/ 6/

Un futuro a misura di Venezia Se la Giudecca vive Un piano per Venezia: i cittadini e il territorio Laboratorio Giudecca La città immateriale La fine dello spreco. L’infrastruttura invisibile


Indispensabile alla vita delle città e indissolubilmente legato al nostro stile di vita, il servizio di gestione dei rifiuti urbani è la Cenerentola della progettazione architettonica e urbanistica. Uno sguardo globale sulle caratteristiche di questa infrastruttura a livello di territorio, fra risultati numerici e falsi miti.

ISBN 979-12-5953-020-2

Euro 18,00

9 791259 530202


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