Ricerche Friulane_estratto

Page 1


Giovanni La Varra e Alberto Cervesato

RICERCHE FRIULANE

Progetti di Architettura e Paesaggio

Questo libro assomiglia al territorio e agli spazi urbani che sono oggetto dei lavori presentati. Eterogeneo, vario, molteplice, in questo lavoro vengono raccolte ricerche e progetti che, dal 2014, anno nel quale ho iniziato a insegnare Composizione Architettonica e Urbana presso l’Università degli Studi di Udine, ho sviluppato in un dialogo serrato con le realtà istituzionali e imprenditoriali locali, dialogo che ha prodotto questo insieme di studi e approfondimenti, alcuni ancora in corso, in parte elaborati e coordinati insieme ad Alberto Cervesato. Nel paesaggio frammentario che queste ricerche implicitamente compongono, questioni quali le domande di mobilità, lo stato del patrimonio edilizio e l’accesso alle risorse ambientali, vengono avvicinate, messe a fuoco, elaborate. Si tratta, nell’insieme, di un tentativo che ha cercato e sta cercando di mettere in risonanza i temi della ricerca architettonica contemporanea, con il rumore di fondo di una riflessione che una intera regione sta facendo sul suo futuro e sulle sue risorse. In qualche caso, di questo rumore di fondo, nei disegni e nei progetti presentati, ci sembra di aver intercettato il senso. GLV

Giovanni La Varra e Alberto Cervesato

RICERCHE FRIULANE

Progetti di architettura e paesaggio Giovanni La Varra e Alberto Cervesato

ISBN 979-12-5953-077-6

Impaginazione: Alberto Cervesato, Elizaveta Proca, Emily Rieppi

Editore Anteferma Edizioni Srl via Asolo 12, Conegliano, TV edizioni@anteferma.it

Prima edizione novembre 2024

Copyright

Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale

INDICE

PREMESSA

Trasmettere la misura del progetto di architettura

Giovanni La Varra

INTRUDUZIONE

Il progetto di architettura nella Terza Missione

Alberto Cervesato

ARCHITETTURE SENZA MOVENTE

Arcipelago udinese. Una città di recinti introversi

Giovanni La Varra

La città paziente. Il parco dell’ex manicomio di Sant’Osvaldo

Giovanni La Varra

Un processo partecipativo. Workshop nel parco di Sant’Osvaldo

Alberto Cervesato

Palladio udinese. Studi per la trasformazione di Palazzo Antonini

Giovanni La Varra

Experimental City. Abitare plurale

Giovanni La Varra

ARCHITETTURE

DELLA CITTÀ POROSA

La città di mezzo. I borghi udinesi

Giovanni La Varra

Ritorno in città. Il futuro dei borghi urbani udinesi

Alberto Cervesato

L’ultimo spettacolo. I cinema vuoti a Udine

Giovanni La Varra

La città costretta. Un workshop nel carcere di Udine

Giovanni La Varra

Il paesaggio della manifattura. Il futuro urbano delle aree industriali

Giovanni La Varra

ARCHITETTURE NEL TERRITORIO

BoscoRegione. Cantieri urbani e paesaggi industriali del Friuli-Venezia Giulia

Giovanni La Varra

Progetti per la valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico del Nord-Est

Alberto Cervesato

Dolomiti Playground. Un patto ambientale per la montagna friulana occidentale

Giovanni La Varra, Alberto Cervesato Univercity 2040. Per un’economia politica dell’Università a Udine

Giovanni La Varra

Sperimentazioni progettuali nelle Valli del Natisone. Il workshop “Abitare le distanze”

Alberto Cervesato

Bacco’s Architectural Workshop. Immaginare i paesaggi del vino

Giovanni La Varra

Rigenerazione urbana e trasformazione edilizia sostenibile. Il legno come materia edilizia

Alberto Cervesato Bank Experience. Una banca per la comunità

Alberto Cervesato

REGESTO

Trasmettere la misura del progetto di architettura

Questo libro assomiglia al territorio e agli spazi urbani che sono oggetto dei lavori presentati. Eterogeneo, vario, molteplice, in questo lavoro vengono raccolte ricerche e progetti che, dal 2014, anno nel quale ho iniziato a insegnare Composizione e Progettazione Urbana presso l’Università degli Studi di Udine, ho sviluppato in un dialogo serrato con le realtà istituzionali e imprenditoriali locali, dialogo che ha prodotto questo insieme di studi e approfondimenti, alcuni ancora in corso, in parte elaborati e coordinati insieme ad Alberto Cervesato.

A introduzione di questo insieme eterogeneo è forse possibile avanzare alcune riflessioni generali che sono uno dei possibili esiti di questa raccolta ma che sono state anche le premesse con cui questo dialogo con le realtà friulane si è attivato.

La didattica e la ricerca

In primo luogo, è opportuno osservare come alcune di queste ricerche siano nate (o si siano alimentate) dal lavoro didattico all’interno del Laboratorio di Progettazione Architettonica che ho svolto negli anni1.

In alcuni casi (ad esempio nei lavori udinesi sui cinema abbandonati nel centro storico o nella lettura dei “filamenti” dei borghi urbani) la didattica si è approcciata allo spazio urbano esistente come una sonda. Il progetto era lo strumento che, se nel suo esito finale proponeva delle modifiche concrete allo spazio urbano, nel suo approccio iniziale, di questo spazio urbano, voleva disvelare delle ricorrenze (le grandi “bolle” nascoste dei cinema del Novecento) o delle forme strutturanti (il sistema radiale dei borghi come “città di mezzo” tra il centro storico e la città del Novecento) o ancora delle risorse sopite (l’edificio e il giardino palladiano di Palazzo Antonini-Maseri, il Carcere, l’ex manicomio dismesso di Sant’Osvaldo), da riattivare nella dinamica delle forme urbane.

In questi anni abbiamo utilizzato le esperienze didattiche alla stregua di un “ufficio prototipi”, uno spazio di trasmissione del sapere che invita studenti e studentesse a immaginare la città esistente come un patrimonio dato da riutilizzare, da adeguare a quel composito insieme di modi di abitare lo spazio urbano oggi, modi che sono sempre più sfuggenti, cangianti, individualizzati, difficilmente aggregabili. In questo quadro abbiamo cercato di attivare negli studenti e nelle studentesse delle competenze tecniche ma anche il loro punto di vista come abitanti, come soggetti esperti in quanto individui che si muovono nella città e nel territorio secondo quelle dinamiche discontinue e frammentarie che oggi alimentano la vita urbana.

Questa convergenza tra città da riadeguare e studenti e studentesse come soggetti osservatori esperti, disegna una città in filigrana, una sorta di disvelamento archeologico che riporta in primo piano un patrimonio che, prima ancora che essere dismesso, è dimenticato (dalla politica, dalla società civile, dagli stessi proprietari degli immobili) ovvero rimosso con una rinuncia radicale a immaginare politiche pubbliche che osservino queste risorse latenti all’interno del loro specifico ambiente urbano.

Questa città porosa sembra inesauribile: pezzi di città, caserme, edifici, un arcipelago di “vuoti” pulviscolari – che non ha il carattere “epico” è spettacolare delle grandi aree industriali dismesse – che sfugge allo sguardo così come all’azione della politica.

Questi episodi urbani lasciati alla deriva, in solitudine e in silenzio, evocano idee e forme di abitare del tutto alternative e complementari allo stato di fatto. Con gli studenti e le studentesse abbiamo operato come “esploratori” di forme urbane latenti che potessero rappresentare nuovi habitat per la società e l’economia. Questo primo esito è aperto, è attivo nel dialogo con le istituzioni2, ha l’ambizione di incidere in maniera progressiva sulla realtà.

La didattica e il progetto

Una seconda possibile riflessione è legata al senso e al ruolo di un’attività progettuale che si svolge in un ambito didattico e di ricerca. Studenti e studentesse, ricercatori e ricercatrici, dottorandi e dottorande – nei loro differenti ruoli – vengono coinvolti nell’attività progettuale sulla base di due principi.

In primo luogo, attraverso la condivisione di premesse che cercano di muoversi nell’ambito delle “idee chiare” e non delle “idee fisse”. Il lavoro sulla città esistente, il vincolo di un palinsesto dato che deve essere ripensato, è un punto di partenza significativo e fondante. È necessario entrare in risonanza con la città ma senza rinunciare a proiettare su di essa nuove radicali visioni.

Ma, in secondo luogo, è anche opportuno che queste visioni non producano necessariamente eccessi architettonici, con sforzi di

sovradeterminazione formale che molto spesso, soprattutto nel lavoro didattico, appaiono tanto più di frequente quanto più il valore e il rango del contesto non sembrano sostenerle, sempre ammesso che alcuni eccessi dell’architettura contemporanea possano avere contesti appropriati. Tanto più sono ampie e diversificate le fonti di informazione e aggiornamento di studenti e studentesse sull’architettura contemporanea, tanto più il lavoro proposto al docente tende ad essere un “collage” di forme libere, qua e là raccolte, trasposizioni azzardate di opere eccessive e spesso sgraziate. I temi su cui ci siamo mossi – e che il contesto propone – necessitano di misura, attenzione, sobrietà, attenzione ai materiali di costruzione, precisa calibratura degli spazi pubblici.

Una parte dello sforzo didattico è quindi diretto a contemperare la dimensione radicale della visione progettuale futura e la necessità di agire attraverso forme di trasformazione, sostituzione e modificazione che, senza essere mimetiche, siano capaci di innestarsi su realtà urbane ed edilizie spesso fragili, esauste, discontinue. Sensibilizzare sulla corretta misura, gestire le risorse formali e simboliche del progetto, calibrare i mezzi e i fini appare, tanto più nel contesto della crisi di crescita e di senso delle città di piccole e medie dimensioni, l’obiettivo ambizioso ma rilevante da trasmettere sia nel lavoro didattico che in quello di ricerca.

La didattica e il contesto

Schiacciata dal dinamismo economico del Veneto e del Trentino-Alto Adige da un lato e dallo storico confine occidentale dall’altro, il FriuliVenezia Giulia appare come il “vaso di coccio tra i vasi di ferro” delle regioni italiane. Questa condizione di “timidezza” si esplicita anche in termini economici. È come se la struttura produttiva del FVG, anche quando raggiunge i picchi di eccellenza – che spesso raggiunge – non riesca a valorizzare appieno l’immaginario che ne consegue. Il nome del vino più diffuso nel mondo nel XXI secolo deriva da un borgo friulano, anche se il giro d’affari di oltre 3 miliardi di euro garantito da quel vino è prodotto per l’80% in Veneto; in FVG esiste una significativa tradizione della costruzione in legno ma l’immaginario del costruire in legno è del tutto permeato dalle aziende trentine e altoatesine; questa ambizione “trattenuta” è un tema complesso che, se può parzialmente essere indagato e trattato dal progetto di architettura, non può che essere affrontato entro un insieme di piani (sociali, politici, economici, culturali) molto diversi e intrecciati.

Più in generale, a livello nazionale, si tratta di affrontare l’identità e la visione futura di un’Italia che vede combinarsi decrescita demografica e crisi di alcune consolidate filiere produttive. È una contingenza che colpisce di più i territori di “scala media”, più vulnerabili e fragili, meno strutturati per adattarsi alla velocità dei cambiamenti. Si tratta di un discorso che non può prescindere dal coinvolgimento di un ampio novero di realtà e

discipline che vanno ben oltre gli ambiti di intervento dell’architettura. Ma, da questo punto di vista, l’indagine sullo spazio abitato, se pure laterale, non è irrilevante. Da questo sguardo laterale possono emergere questioni che, legate alla concretezza dello spazio fisico, possono indicare direzioni di lavoro anche a discipline che muovono temi e oggetti più astratti.

In questa direzione, in primo luogo, è necessario allinearsi collettivamente a una visione che privilegi scelte energetiche (nella produzione, nel consumo, nell’offerta di mobilità) legate a patrimoni rinnovabili, a usi consapevoli delle risorse e alla cura degli impatti sul territorio.

In secondo luogo, un patrimonio paesistico ancora in gran parte intatto, e di estrema varietà e valore, deve diventare il cardine di ogni politica di investimento sulla città e il territorio, con la consapevolezza che, attorno ai valori ambientali protetti e valorizzati, si garantiranno durevoli opportunità di sviluppo e di crescita.

In terzo luogo – ed è un tema nazionale e urgente – il programma edilizio di sviluppo urbano del XXI secolo dovrebbe assumere l’eccesso costruito nel secolo precedente, periodo storico nel quale, seppure con estrema semplificazione, possiamo dire di aver costruito troppo, male e in condizioni che hanno spesso dissipato importanti patrimoni ambientali. Questa eccedenza novecentesca dovrebbe essere attentamente valutata in vista di un progetto di “sottrazione” che miri ad un duplice obiettivo. Da un lato quello di ricomporre alcun delle reti ambientali che nel tempo si sono allentate e, dall’altro, quello di riequilibrare rapporti di densità territoriale e urbana che possano consentire di ottimizzare i servizi, le domande di mobilità e la qualità delle relazioni tra gli individui. Nel paesaggio frammentario che queste ricerche implicitamente compongono, alcuni di queste questioni vengono avvicinate, messe a fuoco, elaborate. Si tratta, nell’insieme, di un tentativo che ha cercato e sta cercando di mettere in risonanza i temi della ricerca architettonica contemporanea, con il rumore di fondo di una riflessione che una intera regione sta facendo sul suo futuro e sulle sue risorse. In qualche caso, di questo rumore di fondo, nei disegni e nei progetti presentati, ci sembra di aver intercettato il senso.

Note

1 Dal 2014 a oggi il Laboratorio di Progettazione Architettonica 1 (I anno LM) ha visto la mia partecipazione con i contributi integrati, nei diversi anni, dei docenti Christina Conti, Simonetta Daffarra, Elena Olivo, Alberto Cervesato, Alessandro Santarossa. Ai corsi hanno collaborato, come assistenti o cultori della materia, Alberto Cervesato, Maurizio Chiaradia, Ambra Pecile, Elizaveta Proca, Emily Rieppi, Linda Roveredo.

2 È rilevante sottolineare che, dopo il lavoro sui cinema dismessi nel centro di Udine, nel 2022 l’amministrazione comunale ha acquistato il cinema Odeon – un notevole esempio di cinema-teatro della prima metà del Novecento – e intende valorizzarlo attivando un processo di progettazione integrata.

Il progetto di architettura nella Terza Missione

Nel frammentario paesaggio delle “ricerche friulane”, si è cercato di afferrare, attraverso la lente della progettazione architettonica, il significato di una riflessione che un’intera regione sta attraversando per tracciare nuovi scenari futuri. I progetti raccontati in questo lavoro di ricerca diventano esperienze di studio ed esplorazioni di progetto che, nel loro insieme, offrono un’immagine eterogenea della regione Friuli-Venezia Giulia, concepita come un complesso sistema che evolve in risposta ai cambiamenti sociali ed economici, con evidenti ricadute sulle condizioni contemporanee. Questi progetti, sviluppati negli anni accademici compresi dal 2014 al 2024, affondano le loro radici – e al tempo stesso trovano il loro scopo – nel territorio friulano.

Le architetture senza movente raccontano storie di porzioni della città di Udine che, partendo dalla loro condizione di frammentarietà, riacquistano senso in una visione complessiva: il loro ricomporsi suggerisce nuovi modi di concepire la città futura, evidenziando le potenzialità espressive dello spazio. I temi su cui concentriamo la nostra attenzione enfatizzano la sperimentazione progettuale attraverso ipotesi e soluzioni che pongono al centro la versatilità dello spazio, l’accessibilità, la sostenibilità e la reversibilità degli interventi architettonici. Luoghi significativi come la caserma Osoppo, il Parco di Sant’Osvaldo e Palazzo Antonini Maseri.

Le architetture della città porosa rappresentano casi emblematici: scarti urbani reinterpretati e collocati all’interno di un modello urbano contraddistinto da flessibilità, permeabilità e integrazione tra spazio pubblico e privato, in una visione di città in costruzione permanente, sempre aperta a nuove possibilità. Questi spazi dimenticati, si celano

nel tessuto urbano e, attraverso la ricerca e la didattica del progetto architettonico, vengono reinseriti in un circuito alimentato dai principi della sostenibilità ambientale, affrontando così le nuove sfide della città contemporanea. Si tratta di esperienze che coinvolgono i borghi urbani, i cinema dismessi, la casa circondariale di Udine e alcune aree produttive.

Le architetture nel territorio aprono a una prospettiva più ampia, invitando a esplorare luoghi marginali e dimenticati, sui quali operare per creare nuove connessioni e attuare strategie di rigenerazione: intercettando ambiti morfologicamente strutturalmente e geograficamente distanti tra di loro. Si parte da ampie aree industriali in larga parte sotto utilizzate, passando attraverso gli spazi della produzione vinicola per giungere alle aree interne delle Valli del Natisone e delle Dolomiti friulane.

Sono ambiti lontani dal quotidiano e a lungo trascurati, che attendono una nuova giustificazione per essere reintegrati nel sistema economico e produttivo; in tal senso, spetta anche all’architetto generare impulsi innovativi che possano innescare il cambiamento.

Operare alla ricerca di sempre nuove ragioni progettuali, dialogando con lo scarto, con il margine, indirizzando costantemente lo sguardo su nuove ricerche, su nuovi scarti, verso margini più lontani. L’architettura in questo senso può assumere un ruolo determinante nel chiarire relazioni che non sono più evidenti e nel cercare di crearne di nuove. Nelle attuali circostanze, il progetto architettonico si presenta frequentemente come un processo di “alta manutenzione”, richiamando concetti quali la ricucitura, la ricostruzione e la rivelazione dell’esistente come espressioni di una nuova forma di architettura che si interpreta attraverso soluzioni e dimensioni diverse, che coinvolgono lo spazio fisico e le pratiche del quotidiano. Il comune denominatore delle diverse esperienze presentate in questo volume è rappresentato dalla capacità del progetto architettonico di manifestarsi nel contesto della Terza Missione. Questo potenziale si esprime attraverso attività relative al trasferimento scientifico e culturale, alla formazione continua, alle mostre e a eventi di divulgazione scientifica. Tali pratiche e esperienze costituiscono esempi di sinergie tra ricerca, territorio, società civile e tessuto imprenditoriale. Si orientano in questo modo possibili effetti positivi sul tessuto economico, sociale e culturale, sia alla scala locale che regionale, provando a intercettare i bisogni e i desideri di chi abita e pratica tali contesti. Sono evidenti i compiti dell’architetto in termini di cura del patrimonio architettonico e paesaggistico, mettendo in evidenza la necessità di narrazioni nuove che il progetto architettonico può concretamente offrire per possibili prospettive future.

ARCHITETTURE SENZA MOVENTE

Luoghi propensi al cambiamento, carichi di identità, di storia e di “forma”, esemplari di un mondo passato che invocano nuove forme di uso e un nuovo destino

Tipologia: Corso:

Anno Accad.:

Docenti:

Assistenti:

Studenti:

10 km

Laboratorio di progettazione

Laboratorio Integrato di Progettazione Architettonica 1, Laurea Magistrale in Architettura

2019-2020

Giovanni La Varra, Christina Conti, Alessandro Santarossa

Alberto Cervesato, Ambra Pecile, Linda Roveredo

Kelti Ago, Tommaso Antiga, Antonio Bolognesi, Rachele Candusso, Matteo D’Incà, Stefano Damiani, Davide Di Lazzaro, Giuseppe Distefano, Federica Esposito, Chiara Facchin, Marina Ferro, Flora Grifalconi, María Rosa Hinojosa Jimenez, Iker Arruti Montolla,. María Gutierrez Moro, Alberto Nardo, Francesco Piccin, Elizaveta Proca, Nicola Tessaro, Lara Toffoletti, Maxime Tuttino, Valentina Versolatto, Andrea Zandonella

7.5 km

Arcipelago udinese. Una città di recinti introversi

Nell’anno accademico 2019-2020 gli studenti del primo anno di Laurea Magistrale in Architettura dell’Università degli Studi di Udine si sono cimentati nella ricerca di possibili proposte di rigenerazione urbana per la città di Udine. Nel corso del Laboratorio Integrato di Progettazione Architettonica 1, strumento di ricerca progettuale accademico che incentiva a sviluppare strategie e disegni innovativi per interventi architettonici e urbani, gli studenti sono stati invitati a lavorare sulla zona nord-ovest della città, caratterizzata da quattro macro-aree contraddistinte contemporaneamente da grandi potenzialità: a) il polo scientifico universitario dei Rizzi; b) lo Stadio Friuli (ora Bluenergy Stadium); c) il centro commerciale Città Fiera e d) il quartiere fieristico. All’interno di questo articolato contesto gli allievi sono stati chiamati a sviluppare un progetto volto a rigenerare l’area attraverso la realizzazione di un parco tematico in grado di collegare, in modo fisico e concreto, queste grandi isole che, con tempi diversi, lavorano disgiuntamente.

L’area oggetto d’intervento si colloca nella zona nord-ovest di Udine, lungo una fascia che da est a ovest connette il polo scientifico dei Rizzi al centro commerciale Città Fiera, situato nel comune di Martignacco, passando per il Bluenergy Stadium e il quartiere fieristico. Più nello specifico, misurando la distanza tra il primo e il quarto polo oggetto di studio, si sviluppa un percorso di quattro chilometri che si snoda all’interno di un panorama intricato e particolare, composto da grandi infrastrutture che incidono notevolmente sulla zona, circondate e collegate da brani di paesaggio agricolo o incolto che sopravvivono ai lati dell’incisiva presenza di strade e svincoli autostradali.

Inquadramento dell’area realizzato dai referenti del Laboratorio per la presentazione del tema di progetto agli studenti.

All’interno dell’ortofoto si possono vedere, da sinistra verso destra, il centro commerciale Città Fiera, il quartiere fieristico, il Bluenergy Stadium ed il polo scientifico Rizzi dell’Università di Udine.

Partendo da ovest il primo polo è quello di Città Fiera che, fondato nel 1992, è ora uno dei più grandi centri commerciali d’Italia, capace di attirare ogni anno visitatori dal bacino nazionale ed internazionale. Più oltre si trova il quartiere fieristico di Udine, situato nel comune di Martignacco, prossimo al centro commerciale di cui al punto precedente. Il polo fieristico nasce negli anni ’50 del Novecento dal recupero di un precedente cotonificio. Grazie al riuso delle strutture esistenti e all’aggiunta nel tempo di nuovi padiglioni, il polo vanta 21.000 m2 di superficie espositiva. Proseguendo verso est il terzo polo è il Bluenergy Stadium, casa dell’Udinese Calcio, inaugurato nel 1976 e ampliato in occasione dei mondiali di Italia 90. La struttura è stata recentemente rinnovata; attualmente può ospitare 25.000 spettatori e presenta al suo interno diversi servizi legati allo sport e all’intrattenimento.

Infine troviamo il polo scientifico dei Rizzi, fondato per dotare la città di Udine, dopo il terremoto del 1976, di un polo universitario che potesse contribuire all’opera di ricostruzione. L’edificio, concluso nel 1989, accoglie tutti gli studenti delle discipline scientifiche iscritti all’Università degli Studi di Udine. Oltre alla principale struttura destinata all’amministrazione e alla didattica, vi sono una palestra, una biblioteca, uno studentato ed una struttura destinata ai laboratori.

Queste quattro grandi aree, sono caratterizzate da domande diverse, lavorando con temporalità differenti, senza relazioni né legami. Le ampie aree di parcheggio, di cui ognuna di queste aree è dotata, non sono integrate. Non vi è un sistema efficace di mobilità lenta che le connetta. Non vi sono relazioni di nessun tipo (ricerca, condivisione di servizi, investimenti comuni).

Ognuna di loro immersa in una sorta di “solipsismo urbano”, tendono a funzionare sviluppando autonomia piuttosto che cooperazione.

Al fine di perseguire l’obiettivo di far lavorare assieme le quattro “isole” è fondamentale considerare e usare lo spazio che si colloca nel mezzo. Tra queste realtà vi è un panorama in buona parte residuo (Marini 2010) e “innominabile” (Corbellini 2016), caratterizzato da campi incolti frammentati, strade ad alta e a bassa percorrenza ed il parco del Cormôr, elemento a forte presenza vegetale oltre che luogo di interazione sociale molto importante per tutta la città. In questa sorta di brassage peri-urbano (Clément 2014: 8), ad eccezione del parco del Cormôr, le altre zone verdi sono fortemente frammentate per suggerire con chiarezza un loro ruolo in un possibile nuovo disegno integrato e capace di favorire la comunicazione tra queste divere “roccaforti”: sono aree troppo piccole per puntare sull’agricoltura estensiva e troppo grandi per essere trasformate in orti urbani.

Il progetto quindi si colloca all’interno di una zona urbana ricca di contraddizioni, che necessita di visioni proiettate verso il medio-lungo

Rapporto planimetrico tra pieni e vuoti dell’area oggetto d’intervento realizzato dagli studenti del Laboratorio.

Esiti del Laboratorio. Studenti: Tommaso Antiga, Nicola Tessaro.

periodo. La realizzazione di un parco scientifico-agrario potrebbe rappresentare una soluzione capace di far meglio collaborare la città con la periferia, e potrebbe delineare un futuro dove le diverse realtà –e ciò che gli sta in mezzo – siano capaci di confrontarsi e di scambiare strategie per una condizione futura di maggiore integrazione.

Gli obiettivi delle analisi e dello studio del territorio durante il Laboratorio sono incentrati verso l’individuazione delle problematiche e delle potenzialità di questa strana forma di convivenza tra recinti autonomi. Attraverso l’esercizio progettuale si punta a restituire una raccolta di idee e di visioni sul futuro di una città in continua mutazione. Si mira inoltre alla valorizzazione degli elementi urbani, infrastrutturali, ambientali e architettonici per incentivare il dialogo tra tutti e quattro i protagonisti attraverso una rete di percorsi dedicata. L’idea di impostare un grande parco urbano, all’interno del quale si possa percorrere un tragitto ricco di giardini tematici e servizi, rientra in una visione più ampia, ossia quella di sviluppare una dimensione metropolitana oggi solo in potenza.

La prima fase del Laboratorio ha visto gli studenti impegnati in sopralluoghi nelle quattro “isole” individuate. L’unica visita guidata è stata organizzata per il quartiere fieristico Entefiera, dove gli studenti si sono confrontati con un’area vasta e con una realtà complessa. All’interno di questa particolare e difficoltosa macchina espositiva si è cercato di individuare inizialmente le strutture, gli edifici e i padiglioni originari, quelli aggiunti successivamente, gli spazi ancora in uso e tutte le pertinenze esterne, effettuando una sorta di “smontaggio archeologico” del sito. Particolare attenzione è stata posta anche al tema dell’acqua e alle modalità con le quali viene utilizzato questo elemento, non solo utile alla produzione precedente (cotonificio), bensì come componente progettuale e paesaggistica. All’oggi, solo alcuni dei padiglioni sono utilizzati – seppur in maniera saltuaria –per l’organizzazione di eventi fieristici, culturali o di svago. Tuttavia, gli edifici hanno un grande valore storico e architettonico, oltre che presentare alcuni elementi di dettaglio da tutelare e da valorizzare.

L’area del Centro Commerciale Città Fiera, quella pertinente al Bluenergy Stadium, la zona dei Rizzi e il parco del Cormor sono state visitate in maniera autonoma da parte degli studenti. Anche questi sopralluoghi, effettuati liberamente, hanno pur sempre mantenuto lo stesso principio, ossia quello di individuare, analizzare e comprendere le principali criticità dei luoghi. Per ognuna di queste aree vengono analizzati elementi caratteristici, le potenzialità e parallelamente vengono individuati i punti in comune, i fattori naturali e antropici che

Esiti del Laboratorio. Studenti: Matteo d’Inca’, Andrea Zandonella Necca.

collegano anche solo in parte le aree individuate. Vengono analizzati in particolare alcuni elementi urbani e di pianificazione territoriale quali le risorse ambientali (torrente Cormor) e il parco che si sviluppa sulle sue sponde, le isole di verde urbano, i vari livelli infrastrutturali esistenti, il costruito e i vuoti urbani.

Gli esiti progettuali del Laboratorio hanno portato alla realizzazione di nove differenti masterplan, all’interno dei quali ciascun gruppo ha rappresentato sull’area di progetto la strategia adottata per il proprio intervento. Ogni gruppo si è focalizzato prevalentemente su aree differenti, ma con l’impegno di restituire un masterplan che riguardasse tutta l’area di intervento e comprendesse i 4 differenti recinti.

Il gruppo composto dagli studenti Matteo D’Incà e Andrea Zandonella (G12) punta a sviluppare un Distretto Organico Contadino, che ambisce ad essere una nuova realtà nel panorama agroalimentare friulano, un progetto strategico che mira a creare una filiera capace di coinvolgere molteplici realtà di consumatori e di produttori. Il motore trainante del progetto è costituito dalla relazione tra elementi e contesto di intervento infrastrutturale, economico e sociale. L’intento è quello di impostare un circolo virtuoso che possa svilupparsi a “volume zero”. Il progetto in chiave sostenibile mira a ridare la possibilità a tutti di coltivare il proprio orto che si può raggiungere attraverso un percorso tematico.

Parallelamente, il gruppo degli studenti Antonio Bolognesi, Davide Di Lazzaro e Flora Grifalconi (G10), sviluppa un progetto che punta alla rigenerazione dello spazio verde urbano e della mobilità leggera, nonché alla predisposizione di alcuni centri sportivi in un’area costituita da un anello ciclabile, il quale, partendo dal nuovo polo ricettivo collocato presso l’Entefiera, fiancheggiando il canale Ledra, collega i due poli sportivi previsti nel progetto, terminando idealmente in corrispondenza di un terzo edificio dedicato allo sport. I complessi sportivi sono sempre costeggiati da colline verdi e filari alberati che fungono da barriera ecologica.

Il gruppo composto dagli studenti Silvia Da Rech, Stefano Parisi e Simone Rosolen (G8) propongono lo sviluppo di un parco tematico inerente all’artigianato locale capace di integrarsi ed interagire con il contesto circostante. L’idea di progetto si sviluppa attraverso diversi interventi: la realizzazione di un’area alberata controllata adiacente all’autostrada, così da permettere la riduzione dell’inquinamento; la riprogettazione di una porzione del complesso fieristico, mantenendo la sua destinazione d’uso attuale, con aree dedicate ad eventi con cadenze periodiche, al fine di puntare su quelle attività espositive che negli anni hanno avuto importanza per la Fiera stessa (Arredo, Agricoltura). L’idea

concettuale consiste nella creazione di edifici espositivi stabili e di zone libere in cui è possibile, all’occorrenza, installare strutture temporanee; l’ideazione di un vero e proprio “villaggio”, collocato nella porzione più sostanziale dell’area della Fiera, in cui artigiani o start-up trovano spazio in botteghe, in alcuni casi collegate direttamente alle abitazioni dei lavoratori, nelle quali possono svolgere il proprio mestiere.

Le studentesse Chiara Facchin, Marina Ferro ed Elizaveta Proca (G4) riportano una proposta progettuale che consiste nello sviluppo di un percorso tematico che collega il polo universitario dei Rizzi e la Fiera di Udine, con la suggestione di proseguire anche verso il centro della città in modo da funzionare come trait d’union tra centro e periferia. Il tema alla base dell’approfondimento progettuale è quello dell’arte nello spazio aperto, trasformando così un tratto della percorrenza quotidiana in un museo a cielo aperto. L’obiettivo progettuale resta quello di una rigenerazione della percorrenza veloce e lenta, con particolare attenzione al miglioramento e alla predisposizione di nuovi tratti di piste pedociclabili. L’approfondimento architettonico si sviluppa sul territorio dell’Entefiera, dove si punta a una riorganizzazione delle architetture esistenti e la predisposizione di laboratori di artigianato locale.

Tommaso Antiga e Nicola Tessaro (G11) hanno considerato e messo a confronto inizialmente le aree oggetto di intervento e il contesto circostante con l’obiettivo di rispondere alle necessità e alle problematiche riscontrate attraverso un’unica chiave progettuale. Si punta principalmente alla ricucitura di un’area verde oggi scomposta e frammentata, alla redistribuzione di piccole attività commerciali “dentro” la città, alla ridensificazione, organizzazione e riqualifica commiste di una parte di periferia urbana, ossia la zona residenziale dei Rizzi, che oggi presenta un tracciato disomogeneo e una consistenza frammentaria. La proposta progettuale vede infine una reinterpretazione e ricollocazione della Fiera di Udine nell’ex area militare a sud dello stadio, immaginandola come simbolo del territorio friulano, dove le architetture e gli spazi adiacenti restano aperti alla cittadinanza e quotidianamente fruibili.

Gli studenti Federica Esposito, Francesco Piccin e Lara Toffoletti (G9) puntano a collegare tutti i poli della conoscenza alle diverse scale per costruire un’interazione multidisciplinare. La proposta progettuale è suddivisa in quattro momenti chiave. Nel primo tratto, in via Cadore e via Pasolini, si prevede il recupero della sede esistente del percorso ciclopedonale e il suo miglioramento attraverso l’impostazione di zone di riposo e attrezzature sportive. Il secondo punto è rappresentato dall’area attrezzata del Campus Rizzi, dove si prevede di predisporre un’ulteriore area dedicata allo studio e uno spazio pubblico attrezzato. In terzo luogo, si punta allo sviluppo del percorso ciclo-pedonale sul canale Ledra, un

Esiti del Laboratorio.
Studenti: Chiara Facchin, Marina Ferro, Elizaveta Proca.
Esiti del Laboratorio.
Studenti: Stefano Damiani, Giuseppe Distefano e Alberto Nardo.

intervento che permette un’ottimizzazione degli spazi urbani esistenti. Infine, si punta al recupero di alcuni edifici che costituiscono oggi la Fiera con lo scopo di organizzare uno Science Center.

Nello stesso modo il gruppo formato da María Rosa Hinojosa Jimenez, María Gutierrez Moro e Iker Arruti Montolla (G3) si concentrano sullo sviluppo di un parco tecnologico e sostenibile che vede un maggiore approfondimento nell’area dell’edificio universitario e in quella dell’Entefiera. Si punta al collegamento delle aree individuate attraverso un percorso pedo-ciclabile attrezzato non solo con elementi sportivi, di gioco e per la cura del corpo, ma anche con strutture per la mobilità ecologica, come monopattini, biciclette e scooter elettrici.

Parallelamente, Kelti Ago, Rachele Candusso, Maxime Tuttino e Valentina Versolatto (G6). L’idea progettuale propone interventi di miglioramento del quartiere Villaggio del Sole. Si propongono interventi di risanamento edilizio e urbanistico attraverso la progettazione puntuale negli spazi abbandonati e privi di servizi. Si punta al rifacimento della pavimentazione e alla cura puntuale dei vuoti urbani attraverso l’inserimento di alcuni spazi verdi e pubblici. Particolare attenzione viene inoltre posta alla mobilità urbana dando priorità alla percorrenza lenta e predisponendo due piste ciclabili.

Il tema di progetto degli studenti Stefano Damiani, Giuseppe Distefano e Alberto Nardo (G2) riguarda le nuove tecnologie legate alla produzione agricola tradizionale dell’area di Udine e zone limitrofe. La proposta, infatti, si concretizza nella progettazione di un parco tecnologico, avente aree di ricerca e sperimentazione riguardo le nuove tecniche e proposte di automazione agricole, andando a contestualizzarle geograficamente nella zona in cui si svolge la fiera di Udine riqualificando le strutture a lei connesse. L’area di progetto ha come protagonista il canale Ledra che viene utilizzato come elemento principale in grado di generare spazi secondari interessanti a lui connessi. Il canale diventa principio generatore di una griglia all’interno della quale troveranno spazio i nuovi campi di sperimentazione a grande scala.

Bibliografia

Conti, C.; La Varra, G. (2018). Rizzi a pezzi. Come ripensare un edificio “bigger than life”. In De Toni, A. F.; Pinton, R. (a cura di) “40° UniUD – Disegniamo il futuro”. Udine: Forum. Marini, S. (2010). Nuove terre. Architetture e paesaggi dello scarto. Macerata: Quodlibert. Corbellini, G. (2015). Lo spazio dicibile. Siracusa: LetteraVentidue. Clement, G. (2018). Abécédaire. Parigi: Sens&tonka.

2014

2015

Palladio Udinese

Palazzo Antonini è l’unico edificio progettato da Andrea Palladio fuori dal Veneto, situato a Udine. Questo edificio, vicino a Piazza I Maggio, è stato utilizzato come sede della Banca d’Italia fino al 2009. Dopo la chiusura, l’edificio è rimasto inutilizzato fino a quando l’Università degli Studi di Udine ha iniziato studi per trasformarlo in un polo universitario centrale, con uffici di rappresentanza e servizi per studenti. I progetti di adeguamento si sono concentrati su modifiche strutturali e accessibilità, con l’obiettivo di rispettare l’architettura palladiana, che presenta elementi di grande originalità.

2016

Una notte con Palladio

Per una notte, in occasione della presentazione del nuovo progetto per il riutilizzo di Palazzo Antonini del Palladio, l’edificio della Banca d’Italia e il suo parco sono stati aperti al pubblico, trasformandosi in un accesso urbano da Piazza Primo Maggio verso il centro storico e in uno spazio dedicato alla cultura. La serata è stata resa speciale dalle esibizioni dei giovani musicisti del Conservatorio “J. Tomadini”, dalle performance della Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” insieme agli esperti d’arte dell’Università di Udine. Nel progetto promosso dall’Università di Udine, il futuro di Palazzo Antonini sarà quello di diventare un collegamento tra Udine, l’Università e il mondo, in linea con lo spirito universale dell’architettura palladiana.

Experimental City. Oltre il confne dell’abitare

La ricerca è il frutto di una collaborazione tra soggetti diversi, i quali hanno lavorato in sinergia per la realizzazione di un progetto volto alla riqualificazione del quadrante orientale della città di Udine. Al baricentro di quest’area si colloca l’ex caserma Osoppo: manufatto dai caratteri urbani che versa da più di due decenni in stato di abbandono.

Bank Experience. Una banca per la comunità Concorso di idee indetto dalla Banca Popolare di Cividale Società Cooperativa per Azioni (CiviBank), in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste e l’Università degli Studi di Udine. Questo concorso, destinato agli studenti di Architettura e ai neolaureati dei due atenei, invitava i partecipanti a presentare proposte progettuali per la riqualificazione degli spazi pubblici delle filiali bancarie di Trieste, Remanzacco e San Giovanni al Natisone.

Univercity 2040. Per un’economia politica dell’Università a Udine

La ricerca fa parte di un insieme di studi condotti dal gruppo di ricerca Space Lab in collaborazione con Cantiere Friuli, con l’obiettivo di rispondere alle aspettative politiche e pubbliche del XXI secolo. I soggetti della ricerca sono le università italiane situate in città con una popolazione tra i 100 e i 300 mila abitanti. Per il gruppo di ricerca, Univercity rappresenta l’evoluzione futura di queste realtà accademiche, attraverso l’adozione di strategie mirate a fronteggiare le crisi di iscrizioni e di conoscenze che affliggono le università italiane di medie dimensioni.

Bacco’s

– Designing the wineprocess

La prima Scuola Estiva Internazionale di Architettura, organizzata dall’Università degli Studi di Udine insieme al Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura, in collaborazione con l’Universidad de Morón di Buenos Aires, Argentina, e con il supporto di quattro aziende vinicole del Friuli-Venezia Giulia. Il workshop intensivo di una settimana ha coinvolto ventisette studenti italiani, armeni e argentini. Durante il workshop, gli studenti hanno visitato le cantine per comprenderne le esigenze progettuali e immergersi nel contesto del territorio friulano.

BoscoRegione. Cantieri urbani e paesaggi

industriali del Friuli-Venezia Giulia

Un progetto sperimentale interdisciplinare dell’Officina “Rigenerare la città e il territorio”, ideato con l’obiettivo di proporre un piano ambientale e architettonico per riequilibrare la componente vegetale e boschiva nella regione del Friuli-Venezia Giulia. La ricerca si ispira a un modello di bosco che funge da contenitore di diverse forme, da utilizzare per conferire una nuova identità al territorio.

La città del futuro

Il Laboratorio Integrato di Progettazione Architetto nica è uno strumento di ricerca progettuale accademico che incoraggia lo sviluppo di strategie e disegni innovativi per interventi urbani su larga scala. L’area oggetto d’intervento è caratterizzata da quattro macro-zone con grandi potenzialità e relative difficoltà: il polo scientifico universitario dei Rizzi, lo Stadio Friuli, il centro commerciale Città Fiera e il quartiere fieristico. All’interno di questo complesso contesto, gli studenti sono stati chiamati a sviluppare un progetto mirato a rigenerare l’area attraverso la realizzazione di un parco tematico, capace di collegare fisicamente e intrinsecamente queste grandi isole che attualmente operano in modo disgiunto e con tempistiche diverse.

L’ultimo spettacolo

Il Laboratorio Integrato di Progettazione Architettonica ha offerto agli studenti del primo anno della Laurea Magistrale in Architettura l’opportunità di impegnarsi nella riqualificazione delle molte sale cinematografiche abbandonate situate all’interno della città di Udine. I vuoti urbani lasciati dalle ex sale cinematografiche della città hanno il potenziale per trasformarsi in qualcos’altro; possono offrire esperienze collettive diverse, risvegliare l’immaginazione creativa dei cittadini, suscitare curiosità e alimentare un dibattito costruttivo sul futuro e sulla rivitalizzazione di questi spazi.

2021 2022

Il Parco di Sant’Osvaldo

Il Parco dell’ex manicomio di Sant’Osvaldo è stato al centro del Laboratorio Integrato di Progettazione Architettonica, coinvolgendo gli studenti del primo anno del Corso di Laurea Magistrale in Architettura. Gli studenti si sono confrontsti con tematiche, tanto complesse quanto stimolanti, motivati dalla volontà di proporre possibili soluzioni progettuali in vista delle trasformazioni previste per l’area nel prossimo futuro. Le scelte sono state incoraggiate dal dialogo continuo con l’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (ASUFC).

Il legno come materia edilizia

BIeNE nasce con l’obiettivo di realizzare edifici di design utilizzando i principi della bioedilizia e della bioarchitettura, sfruttando tutte le proprietà del legno. Oggi, la bioedilizia significa essere sempre pronti al cambiamento, rimanere al passo con i tempi e prestare attenzione alle esigenze di mercato e alla sostenibilità ambientale. BIeNE si impegna a integrare innovazione e tradizione, cercando soluzioni che coniughino estetica e funzionalità. La bioedilizia non riguarda solo l’uso di materiali naturali, ma anche l’adozione di tecniche costruttive che rispettino l’ambiente e migliorino la qualità della vita degli occupanti.

iNEST

Un nuovo modello di ecosistema dell’innovazione che si basa sulla stretta collaborazione tra università statali e private, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali e soggetti privati qualificati. L’obiettivo di iNEST è promuovere e rafforzare la collaborazione tra ricerca, produzione e istituzioni, con l’obiettivo di intervenire attivamente nel processo di sviluppo e innovazione della regione Nord-Est.

Abitare le distanze

Un workshop di architettura svoltosi a Oblizza, frazione di Stregna. L’evento, frutto della collaborazione tra A+AUD Architetti Alumni Udine, Officina Montagna – Cantiere Friuli dell’Università degli Studi di Udine e il Comune di Stregna, ha visto la partecipazione di alcuni studenti di architettura e paesaggistica. Questi studenti sono stati coinvolti nella creazione di proposte progettuali mirate a valorizzare le aree interne del territorio friulano.

Un’idea

di piano. Il Progetto di territorio del Paesaggio

della Manifattura

Partendo dall’analisi del Piano di sviluppo territoriale (PDT) delineato nel Piano di Governo del Territorio (PGT) del 2013, l’obiettivo della ricerca è ripensare con un nuovo ordine i diversi progetti per il territorio. Tale contributo è il risultato di un processo strutturato che comprende ricerche, confronti, individuazione delle problematiche e proposte di miglioramento. Considerando la complessità territoriale della regione e le molteplici difficoltà legate alla reinterpretazione, allo studio e alla scomposizione dei vari sistemi urbanistici e regolamentari del Friuli-Venezia Giulia, la ricerca mira a proporre un’idea di piano che presenti proposte a varie scale di intervento.

La città costretta: un progetto di trasformazione del carcere di Udine Un workshop di progettazione architettonica che dal punto di vista pratico si trasforma in un contributo tecnico e progettuale per dare dignità a un luogo dove questi interventi sono aspettati da tempo. Nelle giornate del workshop vengono organizzati sopralluoghi e momenti intensi di progettazione per ipotizzare luoghi e spazi di cui il carcere al momento non dispone. Le idee elaborate e gli esiti del lavoro diventano uno spunto di riflessione e una base di partenza per un dialogo aperto con enti pubblici, privati e con la cittadinanza.

Dolomiti Playground. Un patto ambientale per la montagna friulana occidentale

Il progetto rappresenta un’iniziativa ambiziosa che mira a rigenerare e valorizzare il patrimonio naturale e costruito della montagna friulana occidentale. Nato dall’Accordo di Ricerca “Rigenerazione di contesti montani marginali” tra il DPIA dell’Università degli Studi di Udine e il Comune di Forni di Sopra, il progetto coinvolge cinque comuni friulani: Forni Avoltri, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Sappada e Sauris. Questi comuni collaborano per sviluppare e implementare progetti, strategie e azioni che favoriscano la creazione di un ambiente montano innovativo, sostenibile e attrattivo sia per il turismo che per la vita quotidiana.

Borghi udinesi

I progetti sviluppati durante il Laboratorio di Progettazione mirano a rivitalizzare alcuni dei borghi della città di Udine. Le strategie proposte intendono ridefinire i vuoti puntuali presenti in queste aree, contribuendo alla creazione di un nuovo panorama urbano ricco di funzioni e attrattivo per la residenza. Il tema centrale del laboratorio trova le sue radici nella ricerca “La Città Porosa. Un esperimento di rigenerazione urbana a Udine”. Questo studio, condotto dallo Space Lab dell’Università degli Studi di Udine, ha evidenziato come i borghi udinesi, la porzione di città tra il centro urbano e la campagna, siano afflitti da un significativo spopolamento.

Ritorno in città. Il futuro dei borghi urbani udinesi

Gli elaborati prodotti all’interno del Laboratorio Integrato di Progettazione Architettonica hanno coinvolto gli studenti del primo anno del Corso di Laurea Magistrale in Architettura dell’Università degli Studi di Udine. Questi elaborati sono stati esposti nella mostra intitolata “Ritorno in città. Il futuro dei borghi urbani udinese,” curata da Alberto Cervesato, nel contesto del Festival Vicino/Lontano, tenutosi a Udine dal 7 al 12 maggio. La mostra ha rappresentato un’occasione per presentare al pubblico i risultati dei progetti degli studenti, che mirano alla rigenerazione urbana di cinque importanti borghi storici udinesi.

Barbiani, E. (2021) Drive-in nel parcheggio dello stadio con Giovanni La Varra. In “Un’idea di bosco. Passeggiate narrative nei luoghi di Boscoregione”. Udine: Forum, pp. 75–90.

Cervesato, A. (2023). Abitare le distanze: l’esperienza del workshop come strumento operativo per una progettazione sostenibile ed inclusiva. In AAVV “IX Forum ProArch. TRANSIZIONI. L’avvenire della didattica e della ricerca per il progetto di architettura”. Roma: Società Scientifica ProArch, pp. 1056-1059.

Cervesato, A. (2023). Architettura senza funzione prestabilita per un nuovo modo di abitare i margini. In CISAV-APS Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno (a cura di) “Saperi territorializzati. Paesi in transizione e transizioni in paese”. Isernia: Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno, pp. 18-20.

Cervesato, A. (2024). Borghi urbani. Sguardi progettuali per il riuso. In Cardaci, A.; Picchio, F.; Versaci, A. (a cura di) “Reuso 2024: Documentazione, restauro e rigenerazione sostenibile del patrimonio costruito”. Alghero: Publica, pp. 1910-1921.

Cervesato, A. (2023). Il piano inclinato per esplorare una progettazione inclusiva. Esperienze compositive dai borghi rurali del Friuli-Venezia Giulia. In De Santis, M.; Marzi, L.; Secchi, S.; Setola, N. (a cura di) “Specie di Spazi. Promuovere il benessere psico-fisico attraverso il progetto”. Conegliano: Anteferma, pp. 190-197

Cervesato, A. (2024). Il progetto dei luoghi del lavoro come strumento di rigenerazione delle aree interne. In Chimisso, M.; Ciuffetti, A. (a cura di) “Il lavoro tra passato e futuro. Fragilità e opportunità di un patrimonio nei territori interni dell’Italia contemporanea”. Soveria Mannelli: Rubettino Editore, pp. 367-374.

Cervesato, A. (2023). Lo storytelling di un processo partecipativo. In Conti, C. (a cura di) “Il Parco di Sant’Osvaldo. Elementi e figure del progetto nel comprensorio dell’ex manicomio della Provincia di Udine”. Conegliano: Anteferma, pp. 78-85.

Cervesato, A. (2024). Manuale. In AAVV (a cura di) “Le parole e le forme. Book of Papers”. Roma: Società Scientifica ProArch, pp. 762-767.

Cervesato, A. (2024). Nuovi paradigmi per vecchi patrimoni. Strategie e progetti per l’abitare contemporaneo. In Marini, S.; Lanini, L.; Petracchin, A.; Zilio, L.; (a cura di) “Per una Nuova Casa Italiana. Casa privata vs Casa pubblica”. Pisa: Pisa University Press, pp. 184-190.

Cervesato, A. (2022). Reuse and Reconversion as Sustainability Paradigm for Marginal Areas Regeneration. In “Sustainability”. Vol. 14. Academic Editor: Seungjun Roh.

Cervesato, A. (2024). Rinaturalizzazione. In AAVV (a cura di) “Le parole e le forme. Book of Abstracts”. Roma: Società Scientifica ProArch, pp. 542-543.

Cervesato, A. (2023). Urban Regeneration and Sustainable Building Transformation: Wood As a Building Material. In “International Journal of Environmental, Sustainability, and Social Science”. Vol. 4. PT Keberlanjutan Strategis Indonesia, pp. 339-344.

Cervesato, A. (2023). Verso nuovi paesaggi originari: la rinaturalizzazione come progetto di sostenibilità. In G. Fini, V. Saiu, C. Trillo. “Collaborative sustainability. Strategie, progetti, strumenti e modelli di valutazione per l’attivazione dello sviluppo sostenibile. Atti del Convegno Urbanpromo PhD Green V Edizione”. Roma-Milano: Planum Publisher, pp. 62-68.

Cervesato, A.; Measso, A.; Zecchin, L. (2023). Il masterplan: elementi e figure. In Conti, C. (a cura di) “Il Parco di Sant’Osvaldo. Elementi e figure del progetto nel comprensorio dell’ex manicomio della Provincia di Udine”. Conegliano: Anteferma, pp. 88-139.

Cervesato, A.; Velo, L. (2023). Project modules – Prospects for ancient heritage towards ecological transition. In “Agathón”. Vol. 14. pp. 116-125.

Comand, M.; Conti, C.; La Varra, G.; Marchiol, L.; Mariani, A.; Pecile, A.; Sigura, M.; Tomat, E. (a cura di) (2021). Boscoregione. Rigenerare la città e il territorio. Udine: Forum.

Conti, C.; Grimaz, S.; La Varra, G.; Pecile, A.; Petriccione, L. (2019). Portis, da paese abbandonato ad accademia internazionale. Un progetto di rigenerazione ambientale. In “Agribusiness Paesaggio & Ambiente XXII”, fasc. 2, pp. 164–71.

Conti, C.; La Varra, G. (2020). Architectural Summer School. Bacco’s – Designing the Wine Process. In Barbarewicz, P. B.; Cremasco, F. (a cura di) “Landscape Rates”. Milano: Mimesis, pp. 198-200.

Conti, C.; La Varra, G. (a cura di) (2019). Bacco’s design. Spazi, oggetti e paesaggi del vino in Friuli-Venezia Giulia. Udine: Forum.

Conti, C.; La Varra, G. (2018). Rizzi a pezzi. Come ripensare un edificio “bigger than life”. In De Toni, A. F.; Pinton, R. (a cura di) “40° UniUD – Disegniamo il futuro”. Udine: Forum, pp. 83-91.

Conti, C.; La Varra, G. (2023). Tre esercizi di progettazione a Sant’Osvaldo. In Conti, C. (a cura di) “Il Parco di Sant’Osvaldo. Elementi e figure del progetto nel comprensorio dell’ex manicomio della Provincia di Udine”. Conegliano: Anteferma, pp. 40-47.

Conti, C.; La Varra, G. (2018) Visioni avanzate e interventi attuali. In De Toni, A. F.; Pinton, R. (a cura di) “40° UniUD – Disegniamo il futuro”. Udine: Forum; pag. 81.

Conti, C.; La Varra, G.; Pecile, A. (2019). The Forest as a Tool to Regenerate Urban and Sub-Urban Environments. In “Sustainable Mediterranean Construction. Land Culture, Research and Technology”, fasc. 9, pp. 102-106.

Conti, C.; La Varra, G.; Pecile, A.; Roveredo, L. (a cura di) (2021). Cantieri urbani e paesaggi industriali del Friuli-Venezia Giulia. Udine: Forum.

Conti, C.; La Varra, G.; Petriccione, L.; Tubaro, G. (2017). Esperienze inclusive di rigenerazione urbana. Caserme dismesse nella periferia di Udine. In “TECHNE – Journal of Technology for Architecture and Environment”, fasc. 14, pp. 188–99.

Conti, C.; La Varra, G.; Petriccione, L.; Tubaro, G. (2017). Il recupero della caserma Osoppo di Udine come opportunità di rigenerazione urbana e sperimentazione di tecnologie. In Biscontin, G.; Driussi, G. (a cura di) “Le nuove frontiere del restauro. Trasferimenti, contaminazioni, ibridazioni”. Venezia: Arcadia Ricerche, pp. 771-780.

La Varra, G. (a cura di) (2016). Architettura della Rigenerazione Urbana. Progetti, tentativi, strategie. Udine: Forum.

La Varra, G. (2017). Architettura, ordine e disordine. In De Toni, A. F.; Vianello, A. (a cura di) “Caos”. Multiverso. Udine: Forum, pp. 39-41.

La Varra, G. (2019). Arcipelago Cortina. In La Varra, G.; Menardi, G. (a cura di) “Il sesto anello. Scenari per Cortina d’Ampezzo”.Milano: Mimesis, pp. 9-22.

La Varra, G. (2016) Argomenti per una critica della rigenerazione urbana. In La Varra, G. (a cura di) “Architettura della Rigenerazione Urbana. Progetti, tentativi, strategie”. Udine: Forum, pp.9-15.

La Varra, G. (2023). Bosco (analogo). In Arrighi, L.; Canepa, E.; Lepratti, C.; Moretti, B.; Servente, D. (a cura di) “Le parole e le forme – Book of Papers. Decimo Forum ProArch”. Roma: ProArch – Società Scientifica del Progetto di Architettura, pp. 266–271.

La Varra, G. (2023). Bosco (analogo) [Abstract]. In Arrighi, L.; Canepa, E.; Lepratti, C.; Moretti, B.; Servente, D. (a cura di) “Le parole e le forme – Book of Papers. Decimo Forum ProArch”. Roma: ProArch – Società Scientifica del Progetto di Architettura, pp. 176-177.

La Varra, G. (2024). Indagare il carcere. Progetti per i luoghi della detenzione in Italia. Conegliano: Anteferma.

La Varra, G. (2019). Introduzione. La città pedagogica. In Mesaglio, D.; Tonon, L. (a cura di) “Buenos Aires. Una teoria sulla forma urbana”. Milano-Udine: Mimesis, pp. 3-18.

La Varra, G. (2023). Le vestigia della città paziente. In Conti, C. (a cura di) “Il Parco di Sant’Osvaldo. Elementi e figure del progetto nel comprensorio dell’ex manicomio della Provincia di Udine”.Conegliano: Anteferma, pp. 48-55.

La Varra, G. (2001). Progetto di concorso per il nuovo PRG di Pordenone. In Dri, G. (a cura di) “Pordenone Città. Funzioni e immagini”. Pordenone: Banca Popolare Friuladria.

La Varra, G. (2019). Splendori e miserie del workshop di architettura. In Conti, C.; La Varra, G. (a cura di) “Bacco’s design. Spazi, oggetti e paesaggi del vino in Friuli-Venezia Giulia”. Udine: Forum, pp. 9–13.

La Varra, G. (2020). Splendori e miserie del workshop di architettura. In Barbarewicz, P. B.; Cremasco, F. (a cura di) “Landscape Rates”. Milano: Mimesis, pp. 201-203.

La Varra, G. (2018). Univercity. Per una economia politica dell’università italiana. In De Toni, A. F.; Pinton, R. (a cura di) “40° UniUD – Disegniamo il futuro”. Udine: Forum, pp. 59-70.

novembre 2024

stampato da Digital Team, Fano

Giovanni La Varra (1967), architetto, dal 2014 è professore associato di Composizione e Progettazione Urbana all’Università degli Studi di Udine (DPIA). Dal 2018 insegna al Master in Governo del Territorio della Luiss di Roma. Con Gianandrea Barreca e Stefano Boeri fonda Boeri Studio nel 1999 e, in seguito, Barreca&LaVarra nel 2008 (barrecaelavarra.it). Ha pubblicato Barreca&LaVarra, Questioni di facciata (Skira, 2011), Indagare il carcere (Anteferma, 2024), Il superfluo e il necessario. Architetture di Barreca&LaVarra (Maggioli, 2024) e il romanzo Case minime (Robin Editore, 2012).

Tra gli edifici realizzati più rilevanti: Villa Mediterranée (Marsiglia, 2013), campus ICS (Milano, 2020), complesso 5Squares (Milano, 2020), Housing Sociale Ex Boero (Genova, 2022), Palazzetto dello Sport (Tortona, 2024), Nuovo Policlinico (Milano, in cantiere). A Udine è in corso la costruzione del nuovo complesso di Housing Sociale nel quartiere San Domenico e la ristrutturazione della Casa Circondariale di Via Spalato. Dal 2022 è consulente della Regione Friuli-Venezia Giulia per la stesura del PGT. Con il Bosco Verticale (2013) ha vinto l’International High Rise award (DAM Francoforte, 2014), il Best Tall Building Worldwide Award (ITT Chicago, 2015), il Riba Award for International Excellence (Riba Londra, 2018).

Alberto Cervesato (1984), architetto, dottore di ricerca in Composizione Architettonica e Urbana. È assegnista di ricerca sul tema “Strategie e progetti per la valorizzazione del patrimonio storico, architettonico e urbano del Nord-Est” (progetto iNEST Nord-Est Innovation Ecosystem- Spoke 4) presso l’Università degli Studi di Udine dove è docente a contratto del Laboratorio integrato di Progettazione architettonica, della laurea Magistrale in Architettura e del Laboratorio tematico di Progettazione, della laurea in Scienze dell’Architettura. Svolge attività di insegnamento nell’ambito del Dottorato di ricerca in Ingegneria Civile-Ambientale e Architettura dell’Università degli Studi di Trieste. Conduce attività di ricerca con particolare attenzione agli aspetti della sostenibilità del progetto nei processi di rigenerazione dei territori marginali in Italia, e all’estero. Collabora regolarmente con l’Università di Moròn di Buenos Aires, dove svolge attività didattica attraverso workshop tematici. È socio fondatore e presidente dell’Associazione di promozione sociale A+AUD Architetti Alumni Udine. Interviene in seminari e convegni su selezione, tiene lezioni su invito, partecipa all’organizzazione di conferenze e workshop, cura mostre didattiche e di ricerca universitaria. È autore di numerosi saggi e pubblicazioni sui temi della Progettazione Architettonica.

Anteferma Edizioni 20,00 €

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.