PROGETTO MULTIDISCIPLINARE “DALL’IMMAGINE ALLA FORMA:L’EVOLUZIONE DEL COSTUME E DELL’ABBIGLIAMENTO NELLE PRINCIPALI CIVILTA’ ANTICHE “
LICEO SCIENTIFICO DELLE SCIENZE APPLICATE “GALILEO GALILEI” BOLZANO
CLASSI COINVOLTE: 1 I e 1 L ANNO SCOLASTICO 2012-2013
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FINALITA’: favorire l'acquisizione di un apprendimento creativo della Storia, attraverso il coinvolgimento individuale e di gruppo, che metta in risalto le competenze, le abilità e l’originalità di ciascuno, nonché la capacità di collaborare nel raggiungimento di uno scopo comune. Gli alunni realizzeranno, per le principali civiltà, modelli di costume maschile e femminile che saranno esposti su manichini nell’atrio della scuola.
OBIETTIVI:
• • •
proporre l’apprendimento della Storia, trasferendo i contenuti teorici in realizzazioni pratiche promuovere la cultura dell’immagine “illuminata”, non soffocata dalle parole favorire il potenziamento delle capacità di osservazione e della manualità
COMPETENZE:
• • • • • •
saper reperire sui documenti materiale iconografico, pertinente al tema trattato saper riprodurre manualmente, attraverso il segno grafico, gli elementi peculiari delle figura saper riconoscere le tecniche pittoriche e cromatiche della civiltà in esame acquisire i contenuti, producendo brevi sintesi e didascalie acquisire il lessico specifico saper utilizzare materiali vari: tessuti, filati, cartoncino, cartapesta, ecc.
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CONTENUTI: le civiltà prese in esame, per le quali si prevede la realizzazione di un costume maschile e di uno femminile, sono:
• EGIZI (anno scolastico 2012-2013) • GRECI • ETRUSCHI • ROMANI TEMPI DI REALIZZAZIONE: dalla metà di novembre alla fine di maggio
MEZZI E STRUMENTI: tessuti di recupero, gommapiuma, lana, plastica, legno, polistirolo, carta di giornale, cartoncini, cartapesta, carta crespa, carta stagnola, cotone idrofilo, filati, colla, raffia, spago, passamaneria, filo, ago, nastri, macchina da cucire,ecc.
COSTI: non si prevedono spese a carico della scuola; saranno coinvolte le famiglie per il recupero dei materiali
MATERIE COINVOLTE: Storia e Geografia, Disegno e Storia dell’Arte, Geometria, Laboratorio di Tecnologia Meccanica
INSEGNANTI REFERENTI: proff. Lonoce Maria Pompea e Stoppari Antonella
ALTRI DOCENTI COINVOLTI: proff. Casarano Maria Luisa, Brunello Sergio e Salvatore D’Agostino
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1째 I
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REALIZZAZIONE DEL FARAONE
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L'ABBIGLIAMENTO DEL FARAONE
Introduzione generale Reperti archeologici, statue, pitture tombali e antichi scritti permettono di seguire, lungo un arco di tremila anni, l'evoluzione degli abiti degli antichi egizi. Tutti gli abiti che ci sono giunti sono sempre di lino, filato e tessuto in modi diversi secondo l’uso; invece la lana, che era conosciuta, non fu mai amata dagli egizi. Il costume maschile segue un’evoluzione dall’Antico, al Medio fino al Nuovo Regno, spiegabile anche con i mutamenti climatici, in quanto nel periodo dell’Antico Regno il clima era più torrido: - nell’Antico Regno, l’abito del faraone, come quello delle classi privilegiate, è formato da un gonnellino, chiamato shendit, di foggia triangolare, spesso reso rigido sul davanti grazie ad una intelaiatura di giunchi, che copre la parte inguinale (perizoma); - durante il Medio Regno si incrementa l'uso di gonne lunghe e di stoffa a pieghe sul busto lasciando le braccia scoperte; anche il sovrano porta sia il gonnellino, sia la gonna lunga; egli porta i sandali e il caratteristico copricapo nemes, di uso esclusivo; -nel Nuovo Regno il perizoma si accompagnava spesso a una larga camicia e a una specie di mantello. Con il passare del tempo, l'indumento si complica fino ad allungarsi, ampliarsi e coprirsi di sempre un maggior numero di pieghettati, sbuffi e spacchetti; il dorso è coperto da con scialli o tuniche.
LA VESTIZIONE DI “AMON” L'abbigliamento che abbiamo interamente realizzato per il nostro Faraone, corrisponde a quello del Nuovo Regno ed è composto da una lunga tunica bianca in cotone pesante, che arriva fino alle caviglie. La veste è caratterizzata da riprese sul petto, che si aprono in una doppia pieghettatura laterale, simmetrica sul davanti, e ampie maniche bordate in raso bianco strette al gomito da fitte “pences”. Un lungo manto bianco, con decorazioni geometriche rosse, scende drappeggiato lungo la schiena, terminando in uno strascico di circa un metro a terra. Questo mantello, rimborsato sulla parte anteriore e fermato alla cintola a mo’ di scialle, lascia scoperte le ampie maniche. Le stoffe da noi utilizzate non sono state acquistate, ma sono resti di tende e lenzuola gentilmente forniti dai nostri genitori.
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GLI ACCESSORI DI “AMON”
La cintura Attorno alla vita il Faraone portava una cintura costituita da pelli e stoffe colorate sovrapposte, di foggia trapezoidale, riccamente decorate.
La cintura da noi realizzata con l’aiuto delle insegnanti, che hanno assemblato tutti gli elementi,
è
totalmente composta
da
tessuti riutilizzati cuciti tra
loro
e
sovrapposti, modo
in da
ottenere l’alternanza cromatica
del
marrone dell’alcantara – a imitazione della pelle d’antilope – e del lino azzurro chiaro. Un tocco prezioso è poi dato dalla lunga banda in raso rosso, decorata da bottoni e spille dorate, su cui si alternano nastri di passamaneria
fissati,
dai
toni
dell’arancio,
dell’oro, del marrone e dell’azzurro pervinca, che riprende il colore di uno dei supporti di base.
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Il pettorale All’abbigliamento del Faraone si aggiungono molti ornamenti, come vistosi pettorali, detti hosck, fatti con pietre dure, oro, coralli, turchesi e smalti, uniti a bracciali, anelli, orecchini. Il pettorale è sicuramente il pezzo forte del nostro lavoro; è una larga collana formata da perline e pietre dure (quarzo rosa, giada verde, malachite) riutilizzate oppure realizzate a mano con il materiale Das e poi colorate, con lo spray color oro o con colori a tempera, smalti o acquerelli. Su un disegno progettuale, successivamente, con l’aiuto delle insegnanti, sono state cucite, una ad una, sopra un supporto bianco di raso doppio di forma conica.
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Il copricapo copricapo Faraoni o immagini di divinità portavano sul capo il diadema o uraeus, una corona d’oro ornata sulla fronte dalle teste di un cobra e di un avvoltoio; oppure i due copricapi reali, l'uno bianco conico e l'altro rosso, a forma di tronco di cono rovesciato, che si calzava sopra al primo, a testimoniare il dominio rispettivamente sull'Alto e sul Basso Egitto.
L’altro copricapo, con il quale si è soliti pensare ai Faraoni o alla scultura colossale della Sfinge, è il klaft, usato anche dalle regine, caratterizzato da due lembi di stoffa preziosa, laminata in oro con strisce blu-Nilo, che scendono sulle spalle ai lati del collo, come nella celebre maschera d’oro di Tutankamon, conservata al Museo del Cairo, mentre il kheperesh è un casco regale, di forma tondeggiante, portato dal faraone in assetto militare.
Per realizzare il nostro “klaft” abbiamo utilizzato una stoffa di cotone pesante da tappezzeria blu lapis; sono state poi ritagliate strisce di lino leggero di un colore giallo dorato intenso, che sono state successivamente imbastite verticalmente e cucite con un fitto zig-zag sopra la stoffa blu. Una fine passamaneria blu o oro, applicata con la macchina da cucire lungo tutto il bordo anteriore, ha rifinito il lavoro. Il copricapo è mantenuto da un
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sostegno di gomma-piuma, saldamente fissato alla testa del Faraone ed è stato appuntato al bordo del viso con degli spilli.
Il diadema Sulla fronte del re egizio compare sempre il diadema, o uraeus – il serpente-ureo – il cobra femmina che è la manifestazione della dea che personifica l'occhio ardente di Ra. Talvolta, al cobra è affiancata anche una testa di avvoltoio. Secondo la credenza egizia, con il soffio del suo veleno il serpente-ureo tiene lontane le forze nemiche dal Faraone.
Per realizzare l’ureo abbiamo accartocciato delle pagine di giornale e le abbiamo fermate con lo scotch. Abbiamo costruito la struttura del cobra, fissandola con la colla vinilica. Mescolando la colla con dell’acqua, abbiamo poi incollato dei pezzetti di carta bianca da cucina alla struttura prodotta. Una volta asciugato il tutto, abbiamo tracciato il disegno delle decorazioni, che dovevano simulare smalti e pietre preziose incastonate in una cornice d’oro, e abbiamo colorato il serpente con gli acquerelli e le tempere sintetiche, riprendendo i toni del rosso lacca, del turchese intenso e del nero, come comparivano da numerose raffigurazioni del particolare.
I bracciali Per poter creare i bracciali, abbiamo utilizzato una base cilindrica di cartone e carta, con un foro per far passare l’estremità delle braccia; una volta realizzato ciò l'abbiamo ricoperto la struttura con il Das, materiale plastico facilmente modellabile.
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Dopo aver fatto asciugare i bracciali, abbiamo disegnato su di essi tutti i particolari decorativi che poi abbiamo colorato con colore oro, tempere, smalti colorati e lucidato l’accessorio con una lacca trasparente.
Il flagello e lo scettro Simbolo del dio Anditi, il nekhekh era più comunemente chiamato Flagello, oppure Scacciamosche. Era un corto bastone alla cui estremità superiore venivano fissate corte strisce di stoffa, fermate con dei distanziali. La radice di nekhekh è nekh, che aveva il significato di protezione e dalla quale derivò il significato magico di difesa. Era generalmente usato dal sovrano durante le cerimonie solenni dell'incoronazione e nelle feste giubilari Heb-Sed entrambe con rituali di rinnovamento. La sua origine è molto antica, appare infatti citato nei Testi delle piramidi e compare nei rituali del sovrano Den della I dinastia. Il flagello da noi interamente costruito è realizzato prevalentemente in legno. Le perle più grandi sono di balsa, un legno morbido facile da modellare levigandolo, mentre il manico è di legno più resistente e pesante, come anche le perline più piccole di forma cubica e sferica. Il tutto è tenuto insieme da tre fili di bava da pesca, un filo per ogni fila di perline, fermata 11
all’estremità del manico da una vite e incollata sulle ultime perle della fila. Le tre fasce di perline sono separate da un distanziatore anch'esso costituito di balsa. Gli elementi sono stati successivamente dipinti con tempere acriliche ed oro, rispettando l’immagine reperita. Oltre al flagello, il Re impugnava anche lo scettro, l’hekat, il bastone pastorale ricurvo, simbolo del dominio secolare ed insegna del potere divino con finalità apotropaiche.
Il nostro accessorio è stato realizzato interamente in Das, modellandolo pazientemente e, dopo una lenta asciugatura, l’oggetto è stato dipinto con la tempera acrilica e con i colori per la pietra, alternando strisce color blu lapis e oro. L’accessorio è stato quindi fissato alle estremità delle braccia incrociate sul petto di Amon, opposto al flagello.
I sandali Sandali di papiro infradito, con punta ricurva, decorati con pietre, completavano l’abbigliamento del Faraone. Nel periodo da noi analizzato, ne vengono realizzati anche in oro, con punta ricurva; i sovrani li indossavano come le calzature dei sultani.
Per la realizzazione dei nostri sandali infradito abbiamo utilizzato i seguenti materiali:
spago, colla, perline, cartone,
filo e ago. Dopo aver tagliato il cartone a forma di suola a 12
punta ricurva, dalla foggia orientale, con la colla vinilica abbiamo fissato lo spago alle suole, seguendo la forma rotondeggiante di ciascuna. Abbiamo quindi lasciato asciugare le due basi e poi incollato sulla parte inferiore dell’infradito una rete in iuta a forma, sempre, di suola. Successivamente, abbiamo intrecciato due catenelle di spago con l’uncinetto, una liscia a due capi e l’altra più lunga, su cui abbiamo prodotto nodi equidistanti per rinforzare la parte di sostegno della nostra calzatura; abbiamo quindi attaccato alla ciabatta le due catenelle per creare l’infradito.
La maschera e … il volto Per la realizzazione della maschera, rimandiamo la descrizione alla sezione curata dai nostri compagni della 1L, che ci hanno dato una – anzi due! – mani preziose per rimediare ad un incidente di percorso, che aveva seriamente compromesso il volto del nostro Amon… Alla definizione del trucco, hanno inoltre collaborato le insegnanti che, per l’occorrenza, hanno messo a disposizione i loro traboccanti beauty case! 13
1L
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REALIZZAZIONE DELLA REGINA
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L'ABBIGLIAMENTO DELLA REGINA REGINA
Introduzione generale Gli antichi egizi avevano una grande cura per l’eleganza e la bellezza, e il loro modo di vestire rispecchiava la posizione sociale alla quale appartenevano. Anche per la veste femminile la moda ha avuto un’evoluzione nel corso delle età della storia, dall’Antico al Nuovo Regno. L’abbigliamento
delle
donne
era
costituito
prevalentemente da una veste di lino perché fresco e, quindi, adatto al clima
caldo della regione. Le donne
indossavano la kalasiris, una veste tubolare trasparente e bianca, aderente fino alle caviglie e sorretta da due bretelle. In alcune immagini scultoree o negli affreschi delle tombe delle regine, si vede spesso una veste
più
ampia e plissettata, con una mantellina ricadente sulle spalle.
Una caratteristica dell’abbigliamento, sia
maschile che femminile, era
anche l'usanza di
pieghettare il tessuto mediante appositi strumenti in legno e di sostanze apprettanti, che donavano la forma
delle
pieghe
a
fisarmonica
piuttosto
regolari
ordinate.
e
Spesso sulla veste delle donne si indossavano delle reticelle impreziosite di perline vitree colorate oppure corti mantelli di lino sempre pieghettato. Per quanto riguarda invece l’uso delle calzature, questo era limitato a poche classi sociali e a occasioni 16
particolari, infatti comunemente si camminava scalzi. Il modello era costituito da un semplice sandalo ad infradito di cuoio o di lino e con la punta ricurva all’insù, secondo la moda orientale; nel corso del tempo
i sandali dei re e delle regine
erano d’oro o impreziositi con fili d’oro e pietre. Molto importanti, infine, erano le pettinature, il trucco e l’uso di gioielli. Le donne portavano inizialmente i capelli molto corti, poi le acconciature si allungarono sempre di più. Erano molto diffuse le parrucche, confezionate con crini, fibre vegetali o lana, acconciate in piccole trecce regolari o anche in boccoli.
Sottili treccine di capelli veri venivano raccolte
utilizzando spilloni di vario materiale come legno, osso o avorio, oppure erano formate da fibre vegetali; vi si aggiungevano
poi
degli
ornamenti ed erano in ogni caso espressione del rango sociale di appartenenza. Sulla sommità delle parrucche veniva fissato un piccolo cono di gelatina, o cera profumata, che con il calore, sciogliendosi
sulla capigliatura, aveva la
funzione di emanare un odore
gradevole, oltre a quello di allontanare le zanzare. Per truccare il viso si cospargevano una polvere giallo ocra, che donava riflessi dorati alla pelle, le guance si evidenziavano con l'ocra rossa e, infine, intorno agli occhi si passava il khol per sottolinearne i contorni. Sulla palpebra superiore si applicavano colori accesi, come il verde o il turchese. Le sopracciglia erano rasate e ridisegnate poi con uno spesso strato di khol. Le labbra erano tinte con un impasto di grasso ed ocra rossa, mentre le unghie di mani e piedi erano ravvivate dai toni accesi dell'hennè. I gioielli
più diffusi erano alti bracciali
indossati sull'omero, e l'hosckh, un imponente collare a più ranghi, completato da un pendente ricamato sul petto.
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LA VESTIZIONE DI “CLEO”
L’abbigliamento femminile da noi realizzato consiste in: veste, mantello, pettorale, cintura, testa, parrucca, sandali, corona, orecchini e bracciali. Il nostro lavoro è stato eseguito in classe e terminato a casa. Inizialmente abbiamo analizzato, attraverso un apparato iconografico ricavato da Internet, oltre che da libri in biblioteca, e immagini del costume originale della regina egizia. In seguito ci siamo divisi in gruppi e abbiamo iniziato a progettare il lavoro, assegnando a ciascuno un compito preciso in tempi prestabiliti.
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Costruzione
della
testa COSTRUZIONE DELLA TESTA: Crepaldi; Francesca Marotta; Luca Facciolo
Beatrice
TAGLIO CARTA: Marco Busselli TRUCCO: Valentina Pulita, Melanie Pagano
Per
la
costruzione della
testa
abbiamo gonfiato un palloncino, dopodiché abbiamo
sovrapposto
una
maschera
e
ricoperto di carta igienica morbida e colla vinilica, modellando la sagoma del viso (contorni occhi, naso e bocca). Una volta asciugato il tutto, la testa è risultata dura e compatta, così abbiamo fatto scoppiare il palloncino con un ago e colorato con le tempere.
Il “momento delicato” del trucco di Cleo (si faccia attenzione: ha anche le ciglia finte!).
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La veste KALASIRIS PROGETTAZIONE E TAGLIO: Sara Mangiarulo Ester Argenta Patrizia Adang Omar Fallaha Christian Buratti Andrea Buglio Luca Facciolo Marco Pomaro Gabriele Scalise (“osservatoreredattore” della relazione finale) Per prima cosa abbiamo disegnato il modello che volevamo realizzare su un foglio. Abbiamo pensato alla veste aderente e lunga fino ai piedi e ad un mantello pieghettato che coprisse le spalle e desse volume al petto. A questo punto abbiamo preso le misure alla compagna Sara, le abbiamo riportate sulla stoffa, disegnando la forma del vestito, dopodiché abbiamo eseguito il taglio. Per eseguire tutta la procedura abbiamo usato il metro e, soprattutto, il “calcolo matematico” (per ottenere il quarto). E’ stato divertente… Si tratta di un abito di cotone bianco, privo di maniche, con una fascia di raso arancione bordata da passamaneria oro nella parte inferiore; cade dritto e modella il corpo della nostra Cleo, risaltando le sue “forme” femminili. Il tessuto utilizzato è quello di un morbido lenzuolo di cotone fornito dalla madre di un compagno. Per quanto riguarda il mantello, abbiamo pensato di realizzarlo come corpo unico con lo scialle che ricopre le braccia e si chiude sul davanti, fissato dentro la cintura. Il mantello scende dalle spalle fino ai piedi e presenta una serie di larghe pieghe che ne aumentano le dimensioni
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in larghezza. Ringraziamo le insegnanti per l’esecuzione della cucitura con macchina da cucire elettrica.
La parrucca PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE: Sara Mangiarulo Ester Argenta Patrizia Adang Omar Fallaha Luca Facciolo Luna Bilotta
Creare la parrucca è stato un lavoro paziente e laborioso. Con gomitoli di lana nera abbiamo realizzato “moltissime” treccine sottili, abbellite con elastici e perline colorati. Successivamente abbiamo preso una parrucca (anch’essa nera) e ricavato ciocche da trasformare ancora in treccine. Infine, abbiamo unito le prime treccine di lana alla parrucca e abbiamo ottenuto una finta capigliatura più ricca e folta,che abbiamo poi fissato con spilli sul capo di cartapesta. 21
Il pettorale HOSCK PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE: Ester Argenta Patrizia Adang Sara Mangiarulo Luna Bilotta
La realizzazione dell’ hosck è stato il lavoro più lungo e coinvolgente. I materiali utilizzati sono stati perline recuperate da vecchie collane e argilla bianca. Anche per la collana siamo partiti da un progetto, producendo su un foglio il disegno. In questo modo è stato più semplice (si fa per dire!), perché sapevamo il numero e i colori da alternare delle collane da fare. Come si può notare nell’immagine, le perline di Das hanno forma e dimensione diverse: alcune sono rotonde, rettangolari e di forma allungata. Sono state realizzate prima come semplici palline, poi sono state forate con lo stuzzicadenti, per far passare il filo, asciugate nel forno, e colorate con colorazione oro, verde e arancione. Alla fine abbiamo cucito le collane di lunghezza diversa sul raso bianco, in modo che il pettorale fosse più consistente, secondo il modello originale dell’antico hosch egizio.
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I bracciali, la corona e gli orecchini PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE: Ester Argenta Patrizia Adang Luca Facciolo Per quanto riguarda la realizzazione dei gioielli, abbiamo applicato la stessa modalità con la quale abbiamo fatto il pettorale, e cioè perline di vetro o plastica colorate di vecchie collane e perline di argilla bianca. I bracciali, invece, sono stati realizzati solo con il Das, poi colorati con una bomboletta spray color oro e trattenuti con lo
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La cintura PROGETTAZIONE E TAGLIO: Barbara Ventura Gabriele Scalise
La cintura è stata realizzata in raso. Realmente si tratta di tre cinture, una che cinge la vita e due
di
diverso
colore che
si
sovrappongono. Quella piÚ stretta arancione è stata abbellita bottoni spille
con metallici, e
passamaneria color oro, argento, verde e bordeaux, e termina con frange verde acqua.
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I sandali PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE: Mirko Affinita Ester Argenta Lorenzo Mercadini
I sandali sono realizzati con spago e impreziositi con palline color oro di Das. Dopo aver dato la forma della suola, lavorando lo spago con un punto basso all’uncinetto, abbiamo proceduto ad un intreccio sul piede per dare la forma di un sandalo. Mirko ha cucito un comune sottoscarpa alla suola, per renderla piÚ robusta, e poi Ester ha applicato le perline dorate per impreziosire i sandali della nostra Cleo.
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Altri collaboratori PROGETTAZIONE E STESURA DELLA RELAZIONE FINALE:
Gabriele Scalise Nicola Giuliani Christian Buratti Abbiamo lavorato a casa e a scuola. Abbiamo riordinato le idee che ci sono state fornite, per articolare in modo pratico e preciso una relazione che descrivesse interamente i passaggi ed il modo in cui è stato svolto il lavoro, inserendo ciò che ci è stato consegnato dalle professoresse e dai compagni (i più seri della classe siamo noi!)
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Conclusioni Ecco, siamo giunti alla fine della presentazione del lavoro che ci ha visti impegnati tutto l’anno scolastico. Ad una ipotetica domanda: “Perché l’avete fatto?” possiamo rispondere perché è stato un modo per “fare” e “vivere” la Storia diversamente, senz’altro “più creativo” e divertente. Stare insieme a scuola non ha significato solo lezioni frontali, compiti e interrogazioni, ma momenti in cui tutti (insegnanti comprese) si sono mostrati per quelli che sono realmente, nel loro “sapere” e “non saper fare”. I momenti delle idee, della progettazione, dell’eseguire (del pulire la classe “dopo”…) sono stati importanti per noi, perché ci siamo conosciuti meglio, messi allo scoperto, soprattutto davanti alle proff. E queste ultime? Si, anche loro si sono messe allo scoperto (nonostante trovassero mille modi per portare avanti il programma…). Sono state disponibili, pazienti (anche se, veramente, non è così, non dimentichiamoci la cosiddetta “deformazione professionale”) e ci hanno sempre supportato nelle nostre scelte, apprezzando quello che siamo e quello che siamo riusciti a dare. Concludendo, che altro dire… sì, che tutti hanno avuto la loro parte, dai fotografi (non sarebbe stato possibile avere le foto senza di loro), e da coloro che hanno condotto le interviste, agli esecutori manuali, utilissimi per conoscere le modalità dei lavori che sono stati sopra descritti. Un ringraziamento, infine, va anche al sig. Argenta (che ha costruito il supporto/manichino della regina) ai proff. dell’indirizzo di Meccanica, Maria Luisa Casarano, Sergio Brunello e Salvatore D’Agostino (per la costruzione del supporto/manichino del faraone), al nostro preside, prof. ing. Calogero Arcieri (che ha autorizzato a “sborsare” un po’ di soldi), a tutti i genitori che hanno contribuito alla fornitura del materiale e, soprattutto, alle nostre insegnanti, prof.sse Maria Pompea Lonoce e Antonella Stoppari. Grazie pure a quanti sono riusciti ad arrivare alla fine di questa presentazione! Forse all’anno prossimo Le classi 1I e 1L
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Le curatrici
Gli esecutori
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CLASSE 1° I BAKIASI Melisa
CLASSE 1° L ADANG Patrizia
BOVO Mirko
AFFINITA Mirko
CALO’ Vittoria
ARGENTA Ester
CANDELA Monika
BILOTTA Luna
CAON Alice
BUGLIO Andrea
CORIERI Valentina
BURATTI Cristian BUSSELLI Marco
D’AMICIS Andrea CREPALDI Beatrice DIAN Gaia FACCIOLO Luca FATO Mattia
FALLAHA Omar
FAZZI Emil
FAVA Frederic
GHIRARDINI Gioel
GIULIANI Nicola
KISS Thomas
MACCANI Kevin
MATTINA Ilario
MANGIARULO Sara
RAUHE Jacopo REBECCHI Valentina
MAROTTA Francesca MERCADINI Lorenzo PAGANO Melanie
SALICI Fabrizio POMARO Marco VIANINI Valerio ZUPPINI Victor
PULITA Valentina SCALISE Gabriele VENTURA Barbara
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