Intervista a Lorenzo Dellai

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INTERVISTE

DELLAI

SU

VVF

ROVESCIARE

LA BUSSOLA,

PRATICANDO LA STRADA DEL VOLONTARIATO Nella splendida cornice di Castel Thun (Trentino, Val di Non) dove stava svolgendosi un seminario sugli incendi negli edifici di pregio storico/artistico - il nostro direttore ha incontrato il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e ha posto lui alcune domande sul soccorso tecnico urgente in Italia. a cura della redazione

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INTERVISTE ci vorrà per cambiar sistema, mutare la mentalità? «Bisogna arrivare allʼobbligo di un Corpo di Vigili del Fuoco Volontari per ogni comune – comʼè qui da noi in trentino – certo ci vorranno 10/20 anni; non si cambia dalla sera alla mattina, ma mai si parte mai i si arriva. I VVF volontari italiani dovranno dipendere dal proprio sindaco, ovviamente in sinergia con le regioni, ecco perché auspico un Corpo Regionale di Vigili.»

Presidente, quale “Regione” di turno come ente capofila in materia di Protezione Civile – prima di passar il testimone - cercherete di esportare, nel resto dʼItalia, il vostro sistema basato sui pompieri volontari del sindaco? «Il nostro mandato sarebbe scaduto a maggio, ma è stato prorogato per via del sisma in Emilia. Si tratta di un coordinamento di tipo operativo, non abbiamo “poteri” in merito alle riforme. Il punto vero è che noi sentiamo forte lʼesigenza di proporre un cambiamento di tipo complessivo. Protezione Civile e Vigili del Fuoco si diano un obiettivo ambizioso (ci sentiamo di dare il nostro contributo) a favore del Paese.»

Quindi – pur se i compiti assegnati alla vostra ProCiv sono altri – mi pare di capire che non vi tirerete indietro, da cosa partirebbe? «Occorre innanzitutto una proposta organica, in maniera da misurarsi su un testo, ma alla base deve restare il “Sistema delle Regioni”. La Protezione Civile è un sistema; la Protezione Civile è sussidiarietà* : bisogna riassegnare “centralità” alle regioni. Quindi io vedo bene un Corpo dei Vigili del Fuoco regionalizzato. La ProCiv è il centro di propulsione del volontariato organizzato su base territoriale. Non può esistere un volontariato che dipende da “Roma”, sarebbe il contrario del sistema europeo di protezione civile.» Presidente, un poʼ il progetto di Giuseppe Zamberletti, ma sono già passati 40 anni; certo abbiamo i gruppi comunali di ProCiv. Quanto tempo

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Perché addirittura 1 caserma per paese, per garantire tempi di risposta più rapidi? «I corpi comunali garantiscono la prevenzione perché conoscono e vivono il territorio ma, prima di tutto, le caserme dei VVF volontari sono centri dʼaggregazione validi anche per la “prevenzione sociale”. Eʼ grazie alla capacità di conoscenza del territorio che si possono risolvere piccole e grandi emergenze. La Protezione Civile che arriva da Roma e ti salva è solo “Talk Show”!»

Ma cʼè che ci vorrebbe come un esercito di badilanti… «I vigili del fuoco volontari non sono gli sguatteri di quelli permanenti, sia chiaro. Certo poi dovrà essere un volontariato gratuito, non un volontariato mascherato. Occorre un quadro giuridico che ridia dignità ai VVF volontari, quelli permanenti rimarrebbero come un élite, un corpo specialistico non in conflitto con quelli comunali. Io sono orgoglioso dei miei volontari (6.000 + 1.200 allievi) ma altrettanto fiero del mio Corpo Permanente di Trento (120 uomini), guai se non ci fossero. Mi creda, non tutti i “permanenti” sono prigionieri del corporativismo; organizzati come da noi potrebbero dare il meglio di sé (dei corpi scelti allʼinterno del grande esercito dei VVF volontari), è un sistema.» Quali sono i primi passi da muovere per arrivare ad una riforma? «Nessuna riforma si faʼ con un decreto ovviamente; si potrebbe iniziare con una sperimentazione in una regione “capofila”, il Trentino potrebbe mettere a disposizione il proprio background. Per lavorare a questo disegno occorre una volontà politica forte capace di stoppare le “spinte corporative”, vincere le paure. Sa che non so mica se tutti i sindaci ita-

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INTERVISTE liani sono dʼaccordo…ma la strategia è questa.»

trovano (fan quasi sorridere) – poi conclude - Ciò che manca è una VISIONE della Protezione Civile, è il risvolto dʼuna idea di Paese (cartina al tornasole).

Come le dicevo, in Italia i sindaci hanno già i Gruppi Comunali di Protezione Civile, un poʼ un succedaneo dei pompieri comunali che chiedeva Zamberletti. «Il sindaco è Autorità di Protezione Civile sul territorio comunale, il Corpo VVFV deve essere lʼorgano tecnico di ProCiv del sindaco. Eʼ assurdo che il primo cittadino debba chiamare il prefetto e chiedere: “Per favore mi mette a disposizione i pompieri?”. »

Da questa crisi deve nascere un moto di proposta, non si può sottovalutare la “Società Civile Organizzata”. Non si può credere che qualità ed efficienza nel soccorso possano venir garantite solo da una struttura “pubblica”. Per noi in Trentino i nostri Vigili del Fuoco Volontari sono “Ente Pubblico”; il comandante del Corpo comunale dei pompieri è il braccio del sindaco.

E del passaggio dei Canadair dal DPC al Dipartimento dei VVF che mi dice? «Sono solo questioni interne che lasciano il tempo che

(*) sussidiarietà ‹sus·si·dia·rie·tà› s.f. ~ Principio secondo cui, tra i vari agenti che possono intervenire per dare una risposta ai bisogni individuali e collettivi, è più efficace lʼente di livello inferiore perché più vicino alle necessità da soddisfare; lʼente di livello superiore, pertanto, può intervenire solamente per aiutare quello di livello inferiore. La sussidiarietà può essere di tipo orizzontale (distribuita tra enti pubblici e organizzazioni private, non profit e profit) oppure di tipo verticale (distribuita tra i diversi enti pubblici, Stato, Regioni, Province e Comuni). [da Il Devoto Oli]

E della recente riforma della ProCiv, anche per via del patto di stabilità, che ne dice? Eʼ un sistema che contrastiamo al 100%, è una riforma che non volevamo (neppure come ANCI). Il sistema, quando cʼè una calamità, devʼessere snello; certo non bisogna cadere (come accaduto) nellʼerrore opposto: la ProCiv ad occuparsi di “cose” che niente hanno a che fare con lʼassistenza alle popolazioni, e “dichiarazioni dʼemergenza” che durano 30/40 anni.

Concludo dicendo che solo praticando la strada del volontariato organizzato è possibile rovesciare la bussola.»

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