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Anno XXIV- no 5 Settembre/Ottobre 2010
Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano
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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)
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SETTEMBRE/OTTOBRE 2010
RIVISTA UFFICIALE DELLʼASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI
Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale P.I. Fabio MARANGONI
Comitato di Direzione Cav di Gran Croce Gino GRONCHI (Pres. Naz. Ass. Naz. VV.F.VV.) Carlo Alberto COCCHI, Roberto MUGAVERO, Mauro COLOMBINI, Francesco BIANCALANI, Erminio CAPPARONI, Claudio DI MAIO, Rolando FAGIOLI, Luca GERARDI, Gian Carlo NICOLI, Gianluca RONDI, Massimiliano TOLOMEI, Domenico VOLONTERIO, Marco ZUCCATO (Consiglieri Naz. Ass. Naz. VV.F.VV)
Inviato di Redazione Francesco MAZZILLI
Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it
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Aut. Trib. Milano n. 855/89
www.vfv.it CORTINA: PARATA AL I° RADUNO
FOTO DI COPERTINA
DEL
CNVVF CORTINA
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EDITORIALE [A LATO]
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APPRITI SESAMO - LʼARTE DI APRIRE UNA PORTA
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BARBÈRI INCONTRA I MASS MEDIA
NIZZA MONFERRATO, CONVENZIONE COMUNI/VVFV
SOPRALLUOGO DEI VVF AL NUOVO OSPEDALE DI LEGNANO
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MOTORADUNO VFV LISSONE
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IN SOCCORSO DI FIDO
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ANGUILLARA: CHIUSO PER SFRATTO OPERATIVITÀ NEL RUOLO DI POLIZIA GIUDIZIARIA
CONVENZIONI E RICORRENZE
GIOVANI PUTINIANI, FALSI VIGILI DEL FUOCO
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VIGILE DEL FUOCO... UNA MISSIONE CHE NON SI ESTINGUE
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SOCCORSI: LʼISRAEL NATIONAL SEARCH & RESCUE UNIT
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SPECIALE CALAMITÀ: DISASTROUS RESPONSE
UNIITÀ SOCCORSO TECNICO DI PRONTO IMPIEGO CALAMIITÀ
VVFV OLTREOCEANO
CORTINA DʼAMPEZZO, 1° RADUNO NAZIONALE VV.F.
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Finalmente un raduno nazionale anche per i vigili del fuoco, quello svoltosi a Cortina d’Ampezzo (BL) nei primi giorni di settembre; doveva essere l’occasione di mantenere vivi i valori di amicizia e di solidarietà fra tutti i vigili del fuoco italiani e per presentare ed analizzare le varie problematiche che affliggono il soccorso tecnico urgente. Possiamo confermare l’ottima riuscita del primo intento e l’importanza della rappresentanza dei vigili del fuoco volontari conferita alla nostra Associazione anche se stiamo cercando di capire l’utilità del Convegno dedicato al nostro volontariato essendoci trovati soli fra di noi per discutere di quegli aspetti per i quali sarebbe stata più opportuna la presenza di qualche qualificato dirigente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Per l’attività svoltasi nell’ultimo periodo estivo possiamo esprimere la nostra soddisfazione per l’approvazione del bilancio associativo nella riunione dell’Assemblea ordinaria di Palazzolo sull’Oglio (BS) e dei successivi contatti avuti con interlocutori europarlamentari volti a sensibilizzare l’Europa sulla critica condizione cui versa il nostro volontariato; chissà che cercare collaborazione oltre le mura nazionali non possa giovare al nostro volontariato. Certamente lo dobbiamo a tutti quei distaccamenti italiani appena sorti o presenti da decenni sul panorama del volontariato italiano. Fra questi possiamo ricordare i colleghi di Rivalta (TO) che hanno festeggiato i 110 anni e quelli di Bosconero (TO) che a 105 anni dalla loro costituzione hanno dedicato la loro caserma al povero Massimo La Scala che tragicamente ci ha lasciati lo scorso anno. Una pietra miliare l’hanno posata anche i colleghi di Maletto (CT) che si sono egregiamente affermati in Sicilia, un tempo terra vergine per il nostro volontariato, ma ora più di prima in forte evoluzione. A chi mi dice che nel Sud si faccia poco dico loro di farsi un giro da quelle parti per appurare gli enormi progressi conseguiti da caparbi e volenterosi colleghi.
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In tema di ricorrenze come non ricordare i 10 anni della costituzione del Corpo Valdostano dei Vigili del Fuoco? Che da quando i colleghi della Valle d’Aosta si sono “messi in proprio” hanno registrato un’impressionante sviluppo di distaccamenti e volontariato ai quali la loro comunità non può che dire grazie. A noi non resta che pensare che, tutto sommato, la regionalizzazione del soccorso tecnico urgente forse non è poi così male!! Gino Gronchi V F V S E T T E M B R E / O T TO B R E 2 0 1 0
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in questo numero cedo volentieri all’amico cantautore il mio spazio “editoriale”. Stefano non è un VF ma ama questo “Corpo” più di tanti di noi; merita questo foglio bianco e meriterebbe di partecipare più spesso alle nostre feste. Grazie Stefano! Ascanio Non ho idea di come sia andato il Raduno di Cortina ed aspetto di sapere qualcosa da chi vi ha partecipato. per quanto riguarda la mia canzone ovviamente nessuno si è preoccupato di pensare che poteva essere una bella occasione, ma alla luce di quello che ho visto e compreso in questi quasi otto anni da quando l’ho scritta, non mi meraviglio affatto anzi, mi sarei forse meravigliato del contrario. Comunque so di avere al mio fianco tantissimi Vigili del Fuoco che la amano e sentono profondamente che lei è la “loro” canzone e questa, per me, è già una indicibile ricompensa. Non so se le cose, a livello istituzionale, cambieranno mai, ma la cosa più importante, ora, è che voi Vigili del Fuoco risolviate prima tutti questi enormi problemi che avete al vostro interno, che diventiate un Corpo più unito, più considerato e rispettato da chi vi dovrebbe portare in palmo di mano ed invece vi snobba e, oso dire, vi umilia ogni giorno. La mia personale sensazione nel sapere quante e quali difficoltà si presentano sul vostro cammino quotidiano è quella di un profondo scoramento. E’ come avere una bellissima quadriga in cui, però, i cavalli vengono spronati ad andare ognuno in una direzione diversa: il risultato finale non è la collaborazione, l’intesa ed il perseguimento di un comune obiettivo, ma la lotta interna con il rischio del disastro. Ho conosciuto, fra voi, persone meravigliose, persone motivate che facevano questo lavoro perché dentro di loro urlava il rombo della passione, persone a volte deluse e disilluse, stanche, che hanno la terribile tentazione di mollare tutto, persone che non avevano il marchio del “Permanente” nè del “Volontario” nè del “Discontinuo”, ma, semplicemente, il marchio che ognuno di noi, gente comune, vuole vedere stampato sui vostri elmi, quello della passione e dell’immenso amore per la missione che, ogni momento, portate a compimento senza pensare a voi stessi.
h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i Io non ho fatto altro che cercare di celebrare e di rendere omaggio a chi, come tanti, purtroppo, fra voi, hanno dato la loro vita per il proprio prossimo e vedere che ci si possa dimenticare di queste persone è veramente una indescrivibile vergogna. Spero solo che chi ha il dovere di pensare, pensi a chi non c’è più, con tutto il rispetto e il debito d’onore che si deve a loro e alle loro famiglie, ma abbia anche la saggezza, l’intelligenza e la coscienza di pensare equamente a tutti voi, vivi, che ogni giorno tenete alta la memoria di chi vivo non è più ed altissimo l’onore di questo meraviglioso Corpo di cui fate parte. Grazie. Stefano Bossa (autore della canzone “Un pompiere”) V F V S E T T E M B R E / O T TO B R E 2 0 1 0
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VERTICE In giugno sʼè insediato il nuovo comandante provincia-
le nel capoluogo lombardo; a distanza di due mesi ha indetto un incontro con i giornalisti
milanesi di TV e carta stampa-
ta. Un modo per presentarsi
alla cittadinanza ma anche occasione per cercare un punto dʼincontro tra due doveri: quello di soccorrere e quello dʼinformare. Allʼincontro ha partecipato il nostro direttore responsabile.
di Antonio Ascanio Mangano.
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CAMBI unedì trenta agosto, Milano è già tornata in piena attività, i pochi rimasti in città smettono di godersi la lentezza agostana e si ritorna alla consueta frenesia. Giornalisti più o meno abbronzati e riposati montano su auto, bici e scooter per raggiungere la sede del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Lʼappuntamento, presso la “Sala Crisi” del Comando, è insolito quanto importante: i cronisti più attempati-anche uno con 35 anni di carriera sulle spalle-fanno fatica a ricordare una conferenza indetta dai vigili del fuoco e, per giunta, in “tempo di pace” dato che non cʼè da raccontare alcuna emergenza in corso. Raggiungere la sede centrale dei pompieri, soprattutto per le troupe a bordo dʼautomobili o furgoni risulta più difficile del solito: a causa di lavori il traffico di via Procaccini viene incanalato tutto in via Messina con ovvie difficoltà anche per mezzi di soccorso in uscita e in rientro. Tuttavia la coda non ferma proprio nessuno e infine a farsi attendere qualche minuto (non più di dieci) è proprio il neo Comandante Provinciale. Si chiama Silvano Barbéri e lʼaccento è dʼobbligo dato che non sono pochi a confonderlo con lʼex capo della Protezione Civile.
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VERTICE
Cinquantatre anni, veronese di nascita, si laurea in ingegneria e nel 1982 svolge il servizio militare come VVA (Vigile Volontario Ausiliario); sei anni più tardi vince il concorso pubblico da Funzionario. Lavora dapprima a Bologna poi dodici anni a Venezia dove diviene vicecomandante e si ritrova alle prese con il devastante incendio del teatro La Fenice. Dal 2001 è per un biennio comandante a Lecco dove dimostra tutta la sua fermezza nello gestire unʼannosa questione coi volontari del distaccamento di Bellano: questi ultimi avrebbero compilato in maniera errata i “fine mese” inerenti lʼimpiego dei vigili nei servizi di soccorso. Da qui la richiesta da parte del comandante di conoscere con anticipo i nominativi del personale in servizio di giorno in giorno: una richiesta, seppur legittima, un poʼ difficile da evadere per dei volontari che intervengono storicamente “a chiamata” cioè al trillare del cercapersone. Cʼè da dire che gli stessi 30 pompieri bellanesi dimostrarono, a loro volta, una certa dose di virilità quando (il 29 giugno del 2002) firmarono in massa le dimissioni ed appesero-anche fisicamente-i giacconi Nomex© ai portoni dellʼautorimessa. Tutto successivamente rientrò: Barbéri, nel 2003, andò a comandare per sei anni i vigili del fuoco di Treviso e dimostrò determinazione e leadership nelle operazioni di “comando e controllo” dello spegnimento del violento incendio alla De
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brare alcunché, piuttosto è un occasione per ascoltare dagli stessi giornalisti quali sono le criticità nellʼottenere informazioni in merito ad un dato intervento di soccorso. Barbéri riconosce una certa diffidenza dei suoi uomini verso gli organi dʼinformazione ma è altrettanto conscio delle normative che regolano i rapporti tra Stato e cittadini: “Intendo rafforzare e strutturare il compito dʼinformazione anche in virtù della norma che prescrive allʼAmministrazione Pubblica di comunicare con la cittadinanza. Tutto ciò anche in visione degli appuntamenti futuri che vedranno Milano protagonista (Expo 2015). Siamo nella città proiettata in avanti, città della tradizione ma che deve saper rimanere allʼaltezza della situazione.”
Longhi verificatosi il diciotto aprile del 2007. A seguito di questa operazione, Barbéri fu poi insignito, in Prefettura, dellʼonorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica.
Una brillante carriera quella di Silvano Barbéri approdato da poco a Milano dove lʼaspetta il coordinamento di uno dei più prestigiosi, quanto difficili da gestire, comandi provinciali della penisola.
Il nuovo comandante stringe la mano a ciascuno dei giornalisti intervenuti, un modo per conoscerne anche la testata di provenienza. Indossa lʼuniforme ma non quella delle grandi occasioni, quella da lavoro; erano anni che i vigili di via Messina non avevano lʼonore di aver tra essi un Capo abbigliato alla loro stessa maniera.
Il comandante evita preamboli e, soprattutto, non rischia mai dʼincensare il proprio lavoro come quello dei suoi uomini: “Vorrei che il Comando sʼinserisse nella realtà del territorio; dobbiamo trovare un punto dʼincontro tra il nostro e il vostro lavoro. Rappresentare al meglio lʼopera dei vigili del fuoco rafforzando e strutturando il compito dʼinformare ma noi siamo gente concreta, non vorrei sʼamplificasse il vuoto”. Si capisce subito che la conferenza non serve a cele-
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La parola passa quindi ai giornalisti che chiedono, più o meno allʼunanimità: tempestività nella divulgazione della notizia e vigili più disponibili e cortesi quando interpellati ma forse non è corretto affidare agli operatori di Sala Operativa lʼimportante compito di fornire notizie sugli interventi di soccorso. Barbéri è un ascoltatore attivo e, appena dopo, risponde passo passo cercando possibili soluzioni alle problematiche emerse. Propone un potenziamento delle figure che si rapporteranno in esclusiva con gli organi di stampa ma anche la creazione di una mailing list alla quale inviare info brevi sugli interventi di soccorso rilevanti. Vorrebbe anche istituire un numero di telefono dedicato ai giornalisti, anche per evitare “infiltrazioni” nel flusso normale delle richieste dʼaiuto dei cittadini.
Dopo una lunga chiacchierata, cameraman e fotografi scalpitano per avere uno sfondo diverso per le loro riprese; radio e telecronisti desiderano unʼintervista on the road mentre un giornalista senior preferisce incontrare il comandante faccia a faccia. Barbéri è così cortese e programmatore da non scontentare nessuno: tutti rientreranno nelle rispettive redazioni con il loro bravo “pezzo”.
Con la nuova autopompa Volvo che fa da sfondo ma anche la datata autoscala Iveco da 50 metri, il nuovo inquilino di Via Messina risponde alle domande dei cronisti proprio sulla vetustà del parco automezzi: “Milano rispecchia più o meno la realtà del resto dʼItalia, abbiamo alcuni mezzi da sostituire -come quelli da calamità delle colonne mobili- alcuni con unʼusura media ed altri nuovi di zecca. Avendo un territorio non eccessivamente vasto ma molto urbanizzato e ricco dʼinsediamenti industriali (anche a rischio dʼincidente rilevante) veniamo in qualche modo privilegiati quando si tratta dʼassegnare nuove dotazioni”. Il comandante non si lascia neppure provocare quando gli chiedono della situazione dellʼorganico: “In Città e in Provincia possiamo contare
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sulla forza di circa 1000 uomini ai quali si affiancano un altro migliaio di volontari. Si, mancano allʼappello circa 70 vigili permanenti ma è poi la stessa situazione che si ritrova nelle altre province. Per far fronte a questa carenza concorrono vigili del fuoco ʻvolontariʼ provenienti specialmente dal sud Italia”. Insomma pare di capire che gli allarmi continuamente lanciati dalle più disparate sigle sindacali ma anche dai predecessori di Barbéri, fossero -almeno in parte- infondati.
La visita sta per terminare ma è dʼobbligo una capatina alla Sala Operativa del 115 dove proseguono riprese e fotografie ma anche le continue domande al nuovo comandante che non si lascia mai cogliere impreparato e, interpellato in merito alle statistiche, estrae da una cartelletta alcuni fogli e li consegna a tutti gli intervenuti. Sono stati 3.386 gli interventi effettuati nel solo mese di giugno, 998 quelli “a fuoco”. In luglio il totale delle uscite ammonta a SILVANO BARBÉRI POSA IN DIVISA DA LAVORO NEL 4.385: quasi 1.300 incendi, 1.200 PIAZZALE DEL COMANDO PROVINCIALE DI MILANO soccorsi a persone ma anche 162 autopompe al posto dei discenti e potessero soltanto incidenti stradali, il doppio rispetto al mese precedente mostrare a questi ultimi le tecniche dʼinnesto delle vuoi anche a causa dellʼesodo estivo. marce e dʼutilizzo del freno motore. Barbéri sembra essere un comandante instancabile e Ma Barbéri è riuscito a far partire un corso di guida dedista cercando di trovare una soluzione ai diversi problecato in piena estate e a soli due mesi dal suo insediami che assillano la sua nuova Provincia, anche nei conmento: ad un comandante con cento altre priorità non si fronti dei distaccamenti volontari. Dovrebbe cominciare poteva certo chiedere di mettersi egli stesso alla guida a breve un corso di base per neo vigili volontari: purtroppo non se ne organizzava uno da oltre due anni con della “APS scuola”. Altri hanno approfittato della buona susseguente stagnazione del bacino di aspiranti pomfede del capo e hanno “parafrasato” una Circolare pieri in attesa di formazione. Ministeriale pur di tenersi stretto il “patentino da istruttore” e sminuire (ancora una volta) le competenze dei Proprio in agosto è invece partito un corso per patente qualificati volontari. di seconda categoria anche se alcuni “personaggi” hanno “interpretato” in maniera stramba il Testo Unico Purtroppo questo continua ad essere lo stile di certi “interlocutori” permanenti (spesso con trascorsi nei ransulle Patenti Terrestri: il documento prevede, tra lʼaltro, ghi dei volontari) che continuano a voler far credere che che capi squadra volontari in possesso da almeno 5 essi -ed essi soltanto in quanto dipendenti- sono da conanni di patente di terza categoria possano “impartire siderarsi professionisti nel soccorso così come nellʼistruinsegnamento teorico ed esercitazioni di guida”. Eʼ zione. Ma bisogna essere ottimisti, nonostante tutto, accaduto quindi che qualche “buontempone” trasforspecialmente se è lo stesso Silvano Barbéri a dire: “La masse i cinque anni di patente in dieci e poi, addirittura, ricerca dello stile ed il cambiamento non sono valori prevedesse 20 ore di Corso per gli “aspiranti istruttori riservati in via esclusiva al mondo della moda, nemmevolontari”. Sta di fatto che CSV con ventʼanni di patente no nella sua capitale”. ministeriale sulle spalle si ritrovassero a condurre le V F V S E T T E M B R E / O T TO B R E 2 0 1 0
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Con la collaborazione di: 118 swissfire.ch “Giornale dei pompieri svizzeri”
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TECNICHE el mondo dei pompieri lʼapertura delle porte è, senza alcun dubbio, uno dei temi sui quali esiste il più gran numero di teorie e di possibilità. In tutti i paesi gli istruttori pompieri trasmettono durante lʼistruzione tutti i metodi possibili e immaginabili: il milite si mette una volta a destra e una volta a sinistra della porta, una volta si blocca la porta aperta con il piede, unʼaltra volta si cerca di valutare la temperatura della porta con il palmo oppure con il dorso della mano, e unʼaltra volta ancora due uomini si posizionano ai due lati della porta e la aprono con lʼaiuto di un cordino. Esiste tuttavia un punto sul quale generalmente sono tutti dʼaccordo: si tratta della posizione del lanciere. Il lanciere deve restare in tutti i casi davanti, o più precisamente di lato alla porta, in posizione accovacciata. Ma al di fuori di questo punto manca ancora lʼunanimità per quanto concerne il seguito delle operazioni. Bisogna spruzzare acqua oppure no? E se si, come? Tutte le lettrici e tutti i lettori hanno certamente in mente unʼimmagine precisa del modo, tatticamente corretto, di aprire una porta durante un incendio. Ma cosa fare quando le porte sono chiuse e risulta difficile aprirle?
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L’utilizzo della motosega è possibile per le porte di legno (mai se ci sono elementi metallici). La motosega deve essere introdotta nella porta il più in alto possibile, poi si scende in una volta sola fino alla parte inferiore
APRITE PER FAVORE! Prima di aprire una porta bisogna chiedersi il perché. Oltre al caso di incendio di cui abbiamo già parlato, ci sono molti altri motivi che richiedono lʼapertura di una porta: una persona si è chiusa a chiave e ha perso questʼultima, è da un poʼ di tempo che non cʼè più segno di vita nellʼappartamento vicino e si teme che sia successo qualcosa, la polizia ha bisogno di una mano poiché deve procedere alla perquisizione, ma è impossibile aprire la porta di legno massiccio. O ancora gli ambulanzieri possono trovarsi davanti alla porta chiusa di una persona che ha chiesto aiuto in seguito a un infarto, ecc. SENZA FRETTA Lʼurgenza è dettata ovviamente dal motivo per il quale una porta deve essere aperta. Se è necessario entrare rapidamente in un appartamento, è possibile che lʼunica soluzione sia quella di abbattere la porta, operazione che causa tuttavia importanti danni. Lʼapertura forzata dovrebbe essere sempre lʼultima delle soluzioni. Se non cʼè urgenza verrà scelto un sistema meno violento, più consono alla missione permanente «proteggere» di cui è incaricato ogni pompiere. Quando durante un intervento ci si trova davanti a una porta chiusa, bisogna cominciare con lʼanalisi della situazione, come accade per ogni caso. Se allʼinterno dellʼappartamento si trovano ancora delle persone, bisognerebbe incominciare col segnala-
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Durante l’utilizzo di un divaricatore bisogna ricordarsi che si possono formare delle scintille se entra in contatto con del metallo o della pietra.
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D’INTERVENTO varco che offre poca resistenza, è possibile che non si veda nulla sotto la porta, ma che il fumo esca dallʼinterruttore sulla parente accanto. Se invece non si tratta di un incendio, ci può essere un odore di putrefazione. In questo caso le forze dʼintervento devono aspettarsi ad essere confrontati a una situazione poco piacevole.
ATTENTI AGLI INTERRUTTORI ELETTRICI, POICHÉ IL FUMO CERCA DI APRIRSI UN VARCO CHE OFFRE POCA RESISTENZA, È POSSIBILE CHE NON SI VEDA NULLA SOTTO LA PORTA, MA CHE IL FUMO ESCA DALL’INTERRUTTORE SULLA PARENTE ACCANTO
re la propria presenza chiamando, bussando o suonando. Magari la persona incosciente ha forse solo bevuto troppo. Se allʼinterno non cʼè nessun segno di vita bisogna provare, per incominciare, ad aprire la porta utilizzando semplicemente la maniglia. Magari la porta non è chiusa a chiave, ma è semplicemente un poʼ dura da aprire. Se invece non si apre bisogna pensare a utilizzare magari unʼaltra apertura. Soprattutto in estate le finestre del balcone o della terrazza sono quasi sempre aperte ed è quindi possibile entrare nellʼappartamento senza passare dalla porta. A partire da una certa altezza bisognerà utilizzare lʼautoscala o la piattaforma di salvataggio. È quindi importante far arrivare questi mezzi abbastanza presto. Se non esiste nessuna alternativa possibile al passaggio attraverso la porta, la tappa seguente consiste a verificare se qualcuno possiede un doppio della chiave. Spesso si tratta di un vicino, di un parente, del servizio di cure a domicilio, di una ditta privata incaricata della sicurezza o della portinaia. Si perde tuttavia un tempo prezioso se la portinaia non abita nello stesso edificio e se deve venire da lontano. Ma a volte non cʼè tempo da perdere! Non resta quindi che esaminare attentamente la porta. INUTILE TIRARE UNA PORTA SCORREVOLE La prima cosa da osservare è il materiale di cui è fatta la porta. Tutto è possibile: dalla porta leggera di vetro o di legno di varie forme fino alla porta massiccia in acciaio o in vetro blindato. Un altro aspetto importante è osservare come si apre la porta. Una cosa che può sembrare banale, ma che è tuttavia importantissima da ricordare in caso di stress. In effetti è capitato già più di una volta che nellʼagitazione un soccorritore tirasse su un porta per aprirla senza notare che si trattava di una porta scorrevole. La porta si apre a destra o a sinistra, o si tratta appunto di una porta scorrevole? Per le seguenti osservazioni bisogna fare appello a tutti i sensi. Se si tratta di un incendio: la porta è molto calda? Si sentono degli scricchiolii? Dalle fessure esce del fumo? Questo è anche il momento di essere attenti agli interruttori elettrici, poiché il fumo cerca di aprirsi un
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E DOPO? Se è davvero impossibile aprire la porta bisogna esaminare i mezzi e le possibilità che si hanno a disposizione. Se non cʼè urgenza il proprietario dellʼedificio sarà felice di sapere che i pompieri hanno chiesto lʼaiuto di uno specialista, in questo caso di un fabbro ferraio. Lʼintervento di un fabbro ferraio è generalmente meno costoso della sostituzione di una porta che è stata abbattuta. Secondo il tipo di porta, anche il personale dʼintervento sarà felice di non dover utilizzare la forza. Se invece ogni secondo conta sarà necessario ricorrere a mezzi meno delicati. Prima di procedere allʼapertura della porta bisogna ancora riflettere a quello che vi potrebbe essere dietro. Non si può in effetti escludere che una persona che ha perso i sensi si trovi per terra subito dietro la porta: aprire questʼultima senza le dovute precauzioni potrebbe avere come effetto di trasformare un ferito leggero in un ferito grave. Tuttavia, nemmeno le forze dʼintervento possono essere al riparto da ogni rischio. Pensiamo agli animali: non solo i cani aggressivi possono trasformare in modo spiacevole un normale intervento. Nel nostro mndo senza frontiere non è più così raro trovare negli appartamenti degli animali esotici quali serpenti velenosi o scorpioni. Esistono inoltre altri tipi di pericoli, soprattutto nei vecchi edifici: cʼè in effetti da aspettarsi il cedimento del pavimento oppure a dei buchi, quindi concretamente a un rischio di caduta. DIMMI CHI SEI … Esaminando una porta bisogna innanzitutto concentrarsi sul meccanismo di chiusura. Elemento importante: quanti punti di chiusura comporta la serratura? Un altro aspetto importante è di sapere se la porta è perfettamente aderente o se ha un gioco. Generalmente un profano farà molta fatica a capire il tipo di meccanismo che si trova di fronte. Anche in questo caso il consiglio di un fabbro ferraio può essere veramente prezioso. Lʼelemento determinante per forzare una porta è scoprirne il punto più debole. Durante lʼesame della porta bisogna concentrarsi prima di tutto sul meccanismo di chiusura. Può essere la serratura, ma anche le cerniere. In certi casi può essere necessario estrarre leggermente le cerniere con lʼaiuto di una leva. SCASSINATORE IN UNIFORME I mezzi utilizzati per aprire la porta dipendono in fin dei conti dalla natura e dalla costruzione di questʼultima. Una delle possibilità consiste nel forzarla con lʼausilio di una leva o dellʼattrezzo Halligan. Più la leva è lunga meglio è lʼeffetto di leva appunto, e dunque la forza esercitata, dipende dalla lunghez-
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TECNICHE
D’INTERVENTO
za dellʼattrezzo. La porta viene in seguito messa sotto tensione utilizzando piccoli cunei che vengono introdotti, con lʼaiuto di un martello, tra il battente e la battuta. In questo modo si può aprire la porta esercitando una pressione con la leva al centro della porta. Attenzione: non esercitare una forza eccessiva sulla leva allʼinizio altrimenti la porta rischia di cedere in modo brutale e questo può essere pericoloso per le forze dʼintervento. ENTRARE Se il cilindro della serratura è chiaramente il punto più debole, è lì che bisogna cominciare a forzare la porta, ma per farlo ci vuole un attrezzo. Le persone che sono abituate a lavorare con una leva possono utilizzarla anche per il cilindro della serratura, ma questo è possibile ovviamente solo a condizione che sporga un poʼ. Se non è il caso bisogna prima togliere la placca di protezione. Per farlo introdurre il piede di porco sotto la placca e spingere fino a farla cedere. In questo modo il cilindro viene liberato ed è quindi possibile utilizzare un grimaldello o un altro attrezzo per lo scasso. Ma cosa fare se non si hanno a disposizione gli attrezzi necessari? Se cʼè veramente urgenza e si tratta di una porta di costruzione leggera è possibile semplicemente abbatterla. Questo metodo presenta tuttavia rischi di ferimento e dovrebbe essere utilizzato solo in casi di estrema urgenza. Le porte di costruzione leggera cedono o si rompono facilmente e la persona che lʼabbatte con un colpo violento rischia di perdere lʼequilibrio o di ferirsi su dei pezzi di legno. Non si devono invece toccare le porte in vetro! Il rischio di ferite è tale che è escluso abbatterle. CON LA MOTOSEGA Lʼutilizzo di una motosega è efficace per le porte in legno massiccio. Non bisogna tuttavia utilizzarla nel caso in cui si ha il minimo dubbio che la porta è rinforzata con dei montanti metallici. La catena della motosega può rompersi se entra in contatto con dei pezzi metallici e questo può essere causa di ferite. Lʼutilizzatore di una motosega deve portare degli equipaggiamenti supplementari di protezione: il casco, gli stivali, i guanti, la protezione del viso, la protezione per lʼudito e i pantaloni per proteggersi dai tagli oltre, ovviamente, alla tenuta completa di protezione contro il fuoco. Si metterà al lavoro solo quando sarà ben equipaggiato. Si incomincia a tagliare la porta partendo dallʼalto e si scende in una volta sola fino in basso. QUANDO RESTA SOLO IL DIVARICATORE La motosega è inutilizzabile quando si tratta di porte di sicurezza in acciaio e di porte con degli elementi in lamiera. Se si decide nonostante tutto di tagliarla, bisognerà prendere la smerigliatrice angolare. Fare attenzione in questo caso a tagliare molto più lentamente che con la motosega. Per permettere al disco di evacuare i trucioli e per evitare il surriscaldamento, bisogna fare dei movimenti di va e vieni mentre si taglia e bisogna inoltre fare un taglio ben dritto per evitare che il disco si incastri. Attenzione anche alle scintille!
LE
SERRATURE MULTILOCK CHIUDONO
LA PORTA IN PIÙ PUNTI.
OGNI
CHIAVI-
STELLO RESISTE A UNA PRESSIONE SUPERIORE A
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TONNELLATA.
NON
SI
FORZA UNA PORTA DI QUESTO GENERE IN POCHI SECONDI.
Il divaricatore idraulico va anche bene per aprire le porte massicce. Si procede come segue: il divaricatore viene introdotto nella battuta, vicino alla serratura. Anche in questo caso il lavoro risulta più facile se si introducono precedentemente dei cunei con lʼaiuto di un martello. Quando il divaricatore sarà posizionato si dovrà solo aprire la porta. Oltre ai divaricatori convenzionali è anche possibile utilizzare il divaricatore idraulico per porte, particolarmente indicato. Un divaricatore di questo tipo viene inserito tra la porta e il telaio, poi azionato a mezzo di una pompa. In un ambiente dove esiste il rischio di esplosione bisogna fare attenzione alle scintille scaturite se si tocca sasso o metallo. Per terminare bisogna ancora evitare che il divaricatore cada al momento in cui la porta si apre. COINVOLGERE LA POLIZIA Se non si tratta di un incendio, è raccomandato chiamare la polizia se una porta deve essere aperta con la forza. La presenza della polizia presenta numerosi vantaggi: prima di tutto il capointervento può contare su un secondo parere concernente la sua decisione. In secondo luogo sono presenti testimoni giurati che possono affermare che era necessario forzare la porta. Questo può rivelarsi utile se il proprietario di un appartamento cerca, in seguito, di far installare per esempio una nuova cucina a spese dei pompieri, quando il suo stato non è in rapporto con lʼintervento. La polizia può inoltre anche aiutare ad allontanare i curiosi. O ancora se ci sono dei morti nellʼappartamento la polizia permetterà alla famiglia di entrare solo dopo aver preso le prime misure necessarie a salvaguardare le prove necessarie allʼinchiesta. Per terminare si prenderanno ancora le misure adatte nel caso in cui ci si trovasse di fronte alla canna di un fucile o di una pistola dopo aver aperto la porta.
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LEGENDA
GENERALITÀ: • Aprire una porta con la forza solo in caso di urgenza • Coinvolgere la polizia • Far arrivare eventualmente la scala aerea • • •
• •
1. CONSTATARE/VALUTARE: Sono percettibili rumori oppure odori? La porta è chiusa a chiave? Segnalare la propria presenza: chiamare, bussare, suonare Cercare altre possibilità per entrare (porte e finestre dei balconi o delle terrazze). Eventualmente: accesso dai balconi vicini Doppio delle chiavi? (vicini, parenti, aiuto e cure a domicilio, portinaia)
• Urgente oppure no? A) B)
3. AGIRE: NESSUNA URGENZA: Far venire un fabbro ferraio
•
URGENZA: Come si apre la porta? (verso lʼesterno, verso lʼinterno, ecc.) Di quali materiali è fatta la porta? Quanti punti di chiusura ci sono? Le cerniere sono più deboli del battente? Forzare la porta dal suo punto più debole
•
• • • • • • • •
2. DECIDERE:
ATTENZIONE GENERALITÀ: Sfondare una porta: non troppo violentemente per non cadere Aprire sempre una porta con circospezione. Pensare che dietro la porta possono esserci persone prive di sensi per terra, animali o buchi nel pavimento (vecchi edifici) Mai sfondare una porta di vetro
UTILIZZAZIONE DELLA MOTOSEGA (mai se ci sono elementi metallici nella porta): DPI completI con la protezione del viso, dellʼudito, pantalone di protezione contro le ferite
• •
• •
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UTILIZZO DELLA SMERIGLIATRICE ANGOLARE: DPI completi con protezione del viso e dellʼudito Fare un movimento di va e vieni con il disco, tagliare dritto (non bloccare il disco, attenzione alle scintille) UTILIZZO DEL DIVARICATORE: Tenere saldamente il divaricatore, non lasciarlo cadere Introdurlo tra il battente e il montante. In caso di contatto con del metallo: attenzione alle scintille
Le porte con un meccanismo di chiusura semplice, come una porta di container, possono essere facilmente aperte con una leva tipo piede di porco.
Quella che sembra la serratura di una cassaforte è in realtà la serratura di sicurezza di un appartamento chiamata multilock. Tali serrature di sicurezza chiudono la porta in più punti. Ogni chiavistello resiste a una pressione superiore a una tonnellata. Non si forza una porta di questo genere in pochi secondi. Porta con chiavistello a stanghetta unica: una porta di questo genere può essere forzata facilmente esercitando un poʼ di forza con una leva.
A volte lʼosservazione dellʼinterruttore elettrico permette di valutare la situazione dietro la porta chiusa. Il fumo non ha potuto infiltrarsi tra in battente e il montante ma ha potuto magari infiltrarsi attraverso lʼapertura dellʼinterruttore che si trova accanto alla porta. Lʼutilizzo della motosega è possibile per le porte di legno. La motosega sarà introdotta nella porta il più in alto possibile, poi si scende in una volta sola fino in basso. Poi per aprire la porta non cʼè praticamente più bisogno di forza.
Durante lʼutilizzo di un divaricatore bisogna ricordarsi che si possono formare delle scintille entrando in contatto con del metallo o della pietra.
Abbattere una porta solo in caso di urgenza. Pericolo di ferite.
Mai sfondare una porta di vetro per via del pericolo di ferite.
Porta di legno con rinforzi metallici: dimenticare la motosega! Cercare se ci sono delle finestre aperte.
Lʼapertura di una porta con la forza deve essere sempre lʼultima soluzione possibile. Non cʼè urgenza: chiamare un fabbro ferraio.
Prendere le misure di sicurezza e far intervenire la polizia.
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PIETRO LOVISOLO
giungere la soglia di 1 euro. Naturalmente soddisfatti i vertici dei VV.FF. nicesi, Dante Pirone e Roberto Zanin che ha poi evidenziato come questa “garanzia di introiti” permetteranno un miglior servizio del Distaccamento nicese, formato da 28 volontari per 310 interventi nellʼultimo anno. Inoltre ai VV.FF. la Regione ha concesso un contributo di euro 18.000 che sarà utilizzato per lʼacquisto di un “telone da salto”, mentre la ditta “GeoVita” ha provveduto allʼacquisto e dato in dotazione un defibrillatore. È stato anche evidenziato che sempre più spesso le scolaresche nicesi, come attività collaterale, sono ricevute in portate in visita alla caserma dei VV.FF. e questo fa ben sperare che alcuni di questi ragazzi un domani possano impegnarsi come volontari presso il Distaccamento nicese che ha ricevuto il plauso del vice sindaco Pier Paolo Verri che in occasione del suo grave incidente è stato prontamente soccorso dai volontari nicesi ed in “quei tragici momenti sentire una voce amica dà grande sollievo e grande fiducia”.
NIZZA MONFERRATO CONVENZIONE COMUNI/VIGILI
DEL
FUOCO VOLONTARI
Nel consueto incontro del sabato con gli organi di stampa il sindaco Pietro Lovisolo ha dato notizia di una prossima convenzione tra i Vigili del Fuoco Volontari di Nizza Monferrato e i 18 comuni che usufruiscono del servizio del Distaccamento nicese. isto che i volontari nicesi sono sempre a disposizione (24 ore su 24) per gli interventi sul territorio e che sono sempre alla ricerca di fondi per sostenere la loro opera il sindaco Lovisolo ha pensato di “coinvolgere” i colleghi primi cittadini dei comuni interessati e per questo li ha convocati per illustrare loro un suo progetto: un contributo di 1 euro per abitante per finanziare lʼattività del Distaccamento dei volontari dei Vigili del Fuoco di Nizza Monferrato. I sindaci hanno dimostrato di “capire” lʼimportanza del servizio di cui si fanno carico i VV.FF. nicesi ed hanno risposto positivamente al “progetto” di Lovisolo. Nizza da parte sua contribuirà con un esborso di 0,50 cent. per abitante per il primo anno, perché si fa anche carico delle spese di manutenzione della caserma di Via Oratorio, con la “promessa” da parte di Lovisolo di un graduale aumento del contributo per rag-
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Che si trattasse d’una struttura più che tecnologica l’aveva già potuto affermare il Governatore Formigoni e quanto fosse moderno il nuovo ospedale avevano potuto apprezzarlo anche gli stessi cittadini durante l’Open Day tenutosi nei primi giorni di febbraio. Il 30 agoto a promuovere il nuovo polo ospedaliero legnanese sono stati i “Custodi della Sicurezza”.
SOPRALLUOGO DEI VIGILI DEL FUOCO AL NUOVO OSPEDALE CIVILE DI LEGNANO DI
ANTONIO ASCANIO MANGANO
na dozzina di pompieri del locale distaccamento permanente ha effettuato una visita “tecnica” unitamente ad altrettanti vigili del fuoco volontari provenienti dalla sede di Inveruno. Il nuovo nosocomio sorge infatti pressappoco a metà strada fra le due caserme: storicamente gli uomini delle due realtà pompieristiche sono abituati, nel caso di eventi impegnativi, a darsi man forte e lavorare spalla a spalla. Ad accompagnare i vigili nella visita conoscitiva alla struttura cʼera lʼIngegner Tommaso Di Lena, ufficiale del Comando Provinciale milanese che sʼè anche occupato degli aspetti riguardanti la prevenzione incendi allʼinterno della nuova area. Quella di ieri mattina unʼimportante occasione per i vigili del fuoco per imparare a destreggiarsi nei 75.000 mq di costruzione: ovviamente lʼaugurio è che non debbano mai intervenire ma prevenire vuol dire innanzitutto conoscere. Dove sono le 19 sale operatorie oppure come si accede ai reparti dove possono essere ospitati 550 pazienti allettati e poi è importante sapere che vi sono ben 50 ambulatori diurni ma anche 20 postazioni di terapia intensiva. Sono state effettuate prove di posizionamento dei mezzi di soccorso e manovre con le autoscale, tutte le simulazioni hanno dato buon esito con soddisfazione da parte dei progettisti e degli stessi vigili. Particolare attenzione è stata dedicata alla centrale termica e alla rete antincendi: cʼè da star tranquilli, in caso dʼincendio i VVF possono contare su una riserva idrica di 400.000 litri dʼacqua pari a circa cinquanta autobotti delle loro.
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ONLUS
MOTORADUNO VFV LISSONE
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ONLUS hi senza saperlo fosse passato dalle parti del distaccamento dei Vigili del Fuoco di Lissone il pomeriggio di sabato 17 luglio, si sarà chiesto il perché di un movimento decisamente insolito. I portoni delle rimesse erano aperti, non per consentire lʼuscita dei mezzi per qualche intervento di soccorso, ma per il continuo via vai di curiosi, interessati a qualcosa che in una caserma di pompieri non ci si aspetterebbe di trovare. Una rapida occhiata al cortile di manovra in via Cazzaniga, la via dʼaccesso laterale, sarebbe bastata a far capire che non si trattava dellʼormai consueto e partecipatissimo torneo di beach volley. Lo spettacolo che si presentava era infatti una novità assoluta per la caserma: circa 150 motociclette di ogni tipo sotto il sole cocente di luglio, tirate a lucido e pronte a sfilare in corteo per le vie della città.
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Il primo Motoraduno dei Vigili del Fuoco Volontari di Lissone è stato organizzato dal Motoclub Milano 1904, storica associazione di appassionati motociclisti milanesi, in collaborazione con i Vigili del Fuoco dellʼAssociazione Civici Pompieri Volontari di Lissone, la ONLUS nata per sostenere il locale distaccamento volontario. Il progetto era nato tempo prima, anche se lʼidea di un motoraduno a Lissone era già da tempo un sogno nel cassetto di alcuni vigili volontari appassionati di moto. Pensare però di organizzarlo appoggiandosi alla struttura della caserma poteva sembrare impossibile, ma ecco poi lʼintuizione geniale: unire la passione per le due ruote alla neces-
sità di dare visibilità allʼattività della ONLUS e, naturalmente, al lavoro quotidiano dei vigili del fuoco volontari di Lissone, aprendo ancora una volta le porte della caserma per un evento in grado di attirare non solo appassionati di tutte le età, ma anche curiosi e chiunque avesse avuto voglia di passare una giornata dʼestate diversa dal
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ONLUS solito. Combinazione, un membro del distaccamento, Eugenio Aprile, è iscritto da tempo al Motoclub Milano 1904, uno dei più importanti club motociclistici nazionali, con oltre 250 soci iscritti. Grazie a questo contatto il sogno ha iniziato a prendere gradualmente forma e, come ci si poteva aspettare dallʼintraprendenza dei vigili volontari di Lissone, impegnati in prima linea nellʼorganizzazione, e dai soci dellʼAssociazione Civici Pompieri Volontari, lʼevento è andato ben oltre la spettacolare sfilata che ha rotto il silenzio cittadino del pomeriggio. Già da mezzogiorno infatti, ora di apertura delle iscrizioni, i partecipanti potevano cimentarsi con alcune semplici ma divertenti prove di abilità a sfondo pompieristico. Oltre alla classica trave dellʼequilibrio con trasporto dei tubi, i più coraggiosi potevano arrampicare, in tutta sicurezza, su una parete allestita dagli amici del CAI di Vedano al Lambro per poi unirsi a chi, saltando direttamente alla parte più gustosa, già si era accomodato allʼombra del tendone-ristorante per rifocillarsi con lʼinsuperabile cucina da campo a cinque stelle del Gruppo Alpini di Lissone.
Anche in questa occasione la collaborazione con le infaticabili e insostituibili Penne Nere ha dato i suoi frutti migliori, offrendo al pubblico una scelta vastissima di ottimi prodotti, sia per quanto riguarda il ristorante sia per quanto riguarda il bar, attrezzatissimo con gelati e bevande, indispensabili per combattere il caldo torrido. Forse anche per questo, la temperatura desertica non ha tenuto lontani motociclisti e visitatori. Tra questi non solo i tanti appassionati che aspettavano da tempo il 17 luglio, ma anche tanti passanti, incuriositi dalla parata di moto e dal rombo dei motori. Ad attirare in particolare lʼattenzione, numerose moto dʼepoca e una nutrita “pattuglia” di Honda Goldwing, veri e propri giganti a due ruote che durante il corteo hanno scortato lʼautopompa del distaccamento. Tra i “fanatici” della motocicletta non potevano mancare i protagonisti dellʼevento: non solo i “pompieri-motociclisti” di Lissone, ma anche numerosi colleghi di altri distaccamenti. In particolare il gruppo di Carate Brianza si è aggiudicato il premio per il gruppo più numeroso, con oltre 15 centauri presenti. Il clou della giornata è stato tra le 16,30 e le 20: lo spet-
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tacolare corteo partiva per attraversare le vie della città, offrendo ai lissonesi uno spettacolo davvero unico, prima di raggiungere il concessionario Yamaha Valli Moto, sponsor del raduno, che ha gentilmente offerto a tutti i partecipanti utili gadget ed un ricco aperitivo (naturalmente analcolico, la prudenza innanzi tutto!).
Nel frattempo in città, presso Piazzale degli Umiliati, la piazza del mercato, veniva offerto uno spettacolo non meno interessante ed avvincente, anche se più “serio” dellʼallegra sfilata di centauri. Naturalmente a sfondo “on the road” con lʼintento di sensibilizzare gli spettatori, soprattutto i più giovani, sui rischi della strada, è stato simulato un intervento per un incidente stradale tra automobili con persone incastrate. I vigili del fuoco di Lissone sono intervenuti con lʼAPS e il carro fiamma, mentre la Croce Verde Lissonese simulava il soccorso ai feriti con due ambulanze e la polizia locale provvedeva alla viabilità e ad isolare la zona del sinistro. Per consentire lʼintervento dei sanitari, ad una vettura è stata aperta una portiera bloccata utilizzando divaricatore e cesoia, alla seconda invece è stato rimosso completamente il tetto. Eʼ giusto ricordare che lʼintervento dimostrativo non è stato il solo per i nostri pompieri: qualche ora prima infatti erano usciti per un ascensore bloccato con una persona allʼinterno, ricordando ancora una volta che i Vigili del Fuoco non si fermano mai, anche nei giorni di festa come quello del 17 luglio. Per concludere una giornata unica, con tanti eventi nellʼevento, tutti partecipanti sono rientrati in caserma per la cena, preparata naturalmente dal Gruppo Alpini e, dulcis in fundo, per il concerto di musica coi Dream, gruppo di Lissone sempre disponibile a partecipare agli eventi organizzati dai Vigili del Fuoco Volontari.
Che dire, nonostante il caldo torrido e il fatto che fosse il primo evento di questo tipo, lʼiniziativa è stato un vero successo e lo ha testimoniato il numero dei motociclisti presenti. Ciò ci fa sperare che sia stato raggiunto, ancora una volta, il nostro obbiettivo di sempre: dare visibilità al nostro Distaccamento e alla nostra Associazione, per coinvolgere nuovi soci nei progetti futuri e chissà, visti i tanti “arruolabili” presenti, portare qualche nuovo vigile a Lissone.
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zione di una nuova sede, in modo da poter ripristinare con urgenza lʼattività di soccorso della zona di competenza. Attività messa a rischio in conseguenza alla chiusura del Distaccamento di Anguillara Sabazia. Associazione Nazionele Vigili del Fuoco Volontari Sezione di Roma
www.primapartenza.com www.vvfanguillara.it www.vvfmontelanico.it anvvfv.roma@primapartenza.com
CHIUSO PER SFRATTO
L'immobile è di proprietà di un privato, che per problemi di insolvenza del canone di locazione da parte del comune di Anguillara, ha intrapreso e vie legali che hanno portato allo sfratto.
ggi 15 Settembre 2010 nella più totale assenza delle Autorità Locali e completamente abbandonati dal Comando Provinciale di Roma il Distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontari di Anguillara Sabazia è stato chiuso. Lo sfratto esecutivo dellʼimmobile, in cui aveva sede la caserma di via Marchigiana, ha oggi infranto un sogno ed una passione dei molti colleghi vigili del fuoco che ormai da anni prestavano servizio con continuità e sacrificio al servizio di tutta la popolazione locale e non.
O
Il Distaccamento di Anguillara Sabazia (Roma) è stato instituito nel 2002 ed ha offerto in questi anni alla popolazione il suo attivo contributo di soccorso effettuando una media di circa 400 interventi annui, con i suoi 70 vigili del fuoco volontari assegnati ed operativi. Due i mezzi a disposizione (Autopompa e Autobotte) coi quali i volontari hanno operato con determinazione e professionalità intervenendo su varie tipologie di soccorso: persone in difficoltà, incidenti stradali, incendi di varie tipologie. I vigili, oltre ad essere impiegati sul territorio di competenza sono anche intervenuti in ausilio alle varie squadre in altre zone di Roma. Molti si chiedono come sia possibile escludere dal dispositivo di soccorso tecnico urgente una squadra operativa, dispositivo di soccorso che come ben sappiamo è già carente di uomini e mezzi. Crediamo sia necessario porre urgentemente rimedio alla situazione creata, operando rapidamente nellʼattiva-
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L’AMMAINA BANDIERA
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SOCCORSO DI
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CON LAMPEGGIANTE BLU E SIRENA a cura dellʼUfficio Stampa LAV www.lav.it
Il diritto-dovere di soccorrere gli animali feriti, l’obbligo di fermarsi e assicurare un pronto intervento in caso di incidente, il riconoscimento dello “stato di necessità” per il trasporto di un animale in gravi condizioni, l’equiparazione dei mezzi di soccorso veterinari e di vigilanza zoofila a quelli di ambulanze, Vigili del Fuoco e Polizie. La riforma del Codice della Strada, approvata a fine luglio, riconosce per la prima volta gli animali come “esseri senzienti”, principio in vigore dal gennaio scorso con il Trattato dell’Unione Europea.
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li emendamenti proposti dalla LAV nel corso dellʼiter parlamentare, sostenuti dai deputati e senatori dellʼIntergruppo Parlamentare Animali come i Pdl Giammanco, Ceccacci Rubino, Repetti, Mancuso, il relatore Cicolani e i Pd Amati, Filippi, Sarubbi, sono confluiti nellʼarticolo 31 che modifica e integra gli articoli 177 e 189 della Legge 285 del 1992.
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“Chi si occupa della cura urgente di un animale non è più un cittadino di serie B, non potrà subire sanzioni pecuniarie e ritiro della patente così come chi interviene per il soccorso di un ferito umano e ciò è anche un elemento di sicurezza stradale per tutti – ha detto Gianluca Felicetti, Presidente della LAV – la tutela degli animali acquisisce nei fatti un nuovo tassello per il suo riconoscimento non solo a parole, un significativo passo in avanti che equipara anche i mezzi delle Guardie zoofile a quelli delle Polizie locali e nazionali”.
“Lʼapprovazione delle due nuove norme del Codice della Strada è, per certi versi, unʼevoluzione rivoluzionaria in senso generale nel campo della disciplina giuridica sulla tutela degli animali, che va oltre il contesto specifico di tale Codice e proietta nuove basi di principio importanti anche oltre i confini di tale norma – ha dichiarato Maurizio Santoloci, Magistrato e Direttore dellʼUfficio Legale LAV – Infatti, da un lato si ricollega nuova dignità operativa e funzionale anche al mondo delle guardie zoofile volontarie, fino ad oggi mortificato da continui atteggiamenti riduttivi e limitativi, dallʼaltro si introduce un concetto di “stato di necessità” per il soccorso animale fino ad oggi negato da più fonti e che rappresenta un ulteriore e decisivo passo avanti per una legislazione a tutela diretta degli animali in quanto esseri viventi e senzienti; infine il dovere di soccorso è il corollario di chiusura di questa profonda innovazione che crea una novità di civiltà giuridica veramente di svolta in questo settore, impensabile fino a pochi anni fa”.
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DOTTOR ARGIOLAS, VETERINARIO RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PET-AMBULANZA, E IL PRESIDENTE LAV GIANLUCA FELICETTI CON LA PET AMBULANZA A CUI APPLICANO IL LAMPEGGIANTE BLU
La LAV ha quindi apposto allʼambulanza veterinaria “Pet soccorso” di Roma, il primo lampeggiante blu con sirena che gli permetterà di avere via libera dagli agenti del traffico e dagli automobilisti.
Colui che, responsabile di un incidente, non si fermerà o non si adopererà per assicurare un tempestivo soccorso agli animali coinvolti, rischierà una sanzione amministrativa da 389 a 1559 euro. Se si è comunque coinvolti in un incidente e non si chiama aiuto per gli animali coinvolti si rischia la sanzione amministrativa da 78 a 311 euro.
Lo “stato di necessità” per il trasporto di un animale in gravi condizioni, finora raramente riconosciuto nei contenziosi per violazione del Codice della strada, potrà trovare finalmente applicazione.
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ANIMALE VAGANTE? ANIMALE FERITO? ANIMALE TROVATO?
TESTO DEFINITIVO DELLA LEGGE Disposizioni in materia di sicurezza stradale
Art. 31. (Modifiche agli articoli 177 e 189 del decreto legislativo n. 285 del 1992, in materia di mezzi di soccorso per animali e di incidenti con danni ad animali).
1. Al comma 1 dellʼarticolo 177 del decreto legislativo n. 285 del 1992, dopo il secondo periodo è aggiunto il seguente: “Lʼuso dei predetti dispositivi (acustico supplementare di allarme e di segnalazione visiva a luce lampeggiante blu) è altresì consentito ai conducenti delle autoambulanze, dei mezzi di soccorso anche per il recupero degli animali o di vigilanza zoofila, nellʼespletamento dei servizi urgenti di istituto, individuati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Con il medesimo decreto sono disciplinate le condizioni alle quali il trasporto di un animale in gravi condizioni di salute può essere considerato in stato di necessità, anche se effettuato da privati, nonché la documentazione che deve essere esibita, eventualmente successivamente allʼatto di controllo da parte delle autorità di polizia stradale previste allʼarticolo 12, comma 1”.
2. Allʼarticolo 189 del decreto legislativo n. 285 del 1992 è aggiunto, in fine, il seguente comma: «9-bis. Lʼutente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi danno a uno o più animali dʼaffezione, da reddito o protetti, ha lʼobbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subìto il danno.
Chiunque non ottempera agli obblighi di cui al periodo precedente è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 389 a euro 1.559.
Le persone coinvolte in un incidente con danno a uno o più animali dʼaffezione, da reddito o protetti devono porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso. Chiunque non ottempera allʼobbligo di cui al periodo precedente è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 78 a euro 311».
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ECCO
COSA SI DEVE FARE E A CHI RIVOLGERSI
Se si trova un cane o un gatto ferito. Bisogna avvicinarlo sempre, se le condizioni lo permettono, con grande cautela e calma. In mancanza di un numero di pronto soccorso specifico e pubblico per animali feriti, ce ne dovrebbe essere uno per ogni canile pubblico, è necessario rivolgersi al Servizio Veterinario della ASL di competenza territoriale se lʼanimale non è di proprietà (in questo caso lʼaffidatario dovrà rivolgersi al suo medico veterinario). I Servizi Veterinari delle ASL devono avere reperibilità anche notturna e festiva e sono obbligati a intervenire per il ritiro dellʼanimale non di proprietà. Il mancato intervento è denunciabile perché si tratta di un pubblico servizio. Il medico veterinario, anche libero professionista, ha il dovere di assistenza previsto dallʼarticolo 18 del Codice Deontologico della categoria: “Il Medico Veterinario ha l´obbligo, nei casi di urgenza ai quali è presente, di prestare le prime cure agli animali nella misura delle sue capacità e rapportate allo specifico contesto, eventualmente anche solo attivandosi per assicurare ogni specifica e adeguata assistenza”. Specifiche locali Il numero 118 fornisce assistenza indiretta per cani o gatti feriti solamente in Veneto attraverso la figura del “cinovigile”, a livello comunale. Se si trova un animale selvatico in difficoltà. La fauna è patrimonio indisponibile dello Stato e questa funzione è esercitata anche tramite le Regioni-Province Autonome e le Province. Sono queste ultime che devono avere in proprio un Centro o avvalersi dellʼattività di terzi, per il recupero di questi animali. Quindi, nel caso in cui si trovi un animale selvatico in difficoltà, bisogna contattare la Polizia Provinciale competente per territorio, oppure il Corpo Forestale dello Stato al numero unico nazionale 1515, che vi metterà in contatto con la stazione del Corpo Forestale più vicina al luogo di ritrovamento. Per soccorsi in situazioni particolari (tetti, alberi, cunicoli) chiamare i Vigili del Fuoco al numero nazionale 115. Se lʼanimale selvatico è in mare chiamare la Guardia
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Costiera-Capitaneria di Porto al numero nazionale 1530 che per cetacei e tartarughe è in collegamento con strutture di ricovero e cura. Se lʼanimale selvatico è considerato pericoloso, oltre a un forza di Polizia si deve chiamare il Servizio Veterinario Azienda USL. L’abbandono Lʼabbandono di animali è un reato! Chi abbandona un animale commette un reato e in base alla Legge 189/04 che ha riformato lʼarticolo 727, prima parte, del Codice penale, può essere punito con lʼarresto fino a un anno o con unʼammenda sino a 10.000 euro. Se si assiste a un caso di abbandono fai sentire la tua voce, e denuncia alle autorità giudiziarie (Carabinieri/Polizia di Stato/Corpo Forestale/Polizie locali) i colpevoli di tali atti e raccogli tutti gli elementi necessari ad individuare i responsabili (numero di targa, etc..). Contribuirai a far applicare le sanzioni previste dalla legge e a fermare gli abbandoni. Se si trova un animale domestico in difficoltà. Valgono le indicazioni fornite per il vagante, ma per soccorsi in situazioni particolari (tetti, alberi, cunicoli) chiamare i Vigili del Fuoco al numero 115. Se si vede un animale maltrattato. Raccogliere il più possibile prove (comprese foto, video, documenti) per comprovare il maltrattamento e denunciarlo in forma scritta presso una Forza di polizia (Corpo Forestale numero telefonico nazionale 1515, Carabinieri-112, Polizia di Stato-113, Guardia di Finanza-117, Polizie locali (Municipali-Provinciali) chiamando il centralino di Comune o Provincia) ai sensi di uno o più articoli del Codice penale come introdotti dalla Legge 189/04. Per porre fine al maltrattamento, se in corso e prosegue, chiedere lʼintervento urgente anche solo telefonicamente che deve essere accompagnato da un atto di sequestro dellʼanimale e conseguente confisca sottraendolo così definitivamente al maltrattatore, ai sensi degli articoli 321 del Codice di procedura penale e 544 sexies del Codice penale. Se si trova un cane vagante (non ferito). Eʼ necessario avvicinarlo con estrema prudenza e calma per non spaventarlo, mai in maniera troppo diretta e rapida, e controllare se è provvisto di medaglietta e/o tatuaggio sulla coscia destra o nellʼorecchio destro (potrebbe avere anche solo il microchip ma questo si può capire solo con un lettore in dotazione a Servizio Veterinario Azienda Usl e, talvolta, a veterinari liberi professionisti, Polizie locali). In assenza di medaglietta recante un numero di telefono
o di altra informazione per risalire al proprietario, ai sensi delle leggi regionali che hanno recepito la legge nazionale n.281/91 sulla tutela degli animali dʼaffezione e la prevenzione del randagismo, è obbligatorio denunciarne il ritrovamento presso una forza di Polizia oppure al Servizio Veterinario dellʼAzienda Usl. La denuncia certificherà peraltro la condizione di cane vagante ritrovato e servirà a perseguire il responsabile dellʼeventuale abbandono. Il cane vagante sarà consegnato, unitamente al verbale della Pubblica Autorità, alla struttura di accoglienza pubblica o privata convenzionata - competente per territorio ovvero al canile municipale o al canile convenzionato con il Comune sul cui territorio è stato ritrovato il cane. Chi consegna il cane a una struttura pubblica non accompagnato da regolare denuncia ne diventa automaticamente il nuovo proprietario e sarà tenuto a pagare tutte le spese sanitarie e di mantenimento presso la struttura stessa. Potrà essere la struttura, in assenza di posto o prendendo atto dellʼesplicita volontà della persona che lʼha trovato, a predisporre un affidamento provvisorio in attesa delle indagini sul ritrovamento frutto di un abbandono o uno smarrimento. Se il cane si trova su una sede stradale o nei pressi e può essere un pericolo per sé e per gli altri chiamate immediatamente, per evitare un possibile incidente automobilistico, la Polizia Stradale presso la Polizia di Stato (tel.113) o, per le strade urbane, la Polizia locale presso il centralino del Comune o della Provincia. Se si trova un gatto vagante (non ferito) Lʼiter da seguire è analogo a quello del ritrovamento del cane vagante, ma è necessario appurare con la massima attenzione che il gatto sia stato effettivamente smarrito o abbandonato e non sia membro di una colonia felina o semplicemente un girovago a passeggio. Attenzione: a differenza del cane, il gatto non ha obbligo di iscrizione allʼanagrafe e quindi non deve avere un contrassegno di riconoscimento. Solo i gatti che hanno il “Passaporto europeo per animali domestici” devono avere obbligatoriamente un microchip. Le associazioni Non sostituiscono e non devono/possono sostituire i servizi pubblici e di pubblica utilità nonché le Forze di Polizia. Possono affiancare il cittadino nelle sue richieste e possono farle proprie. Alcune di esse hanno in alcune zone Guardie zoofile volontarie e servizi di intervento. Il contatto con loro è sempre consigliato.
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O PERATIVITÀ
NEL RUOLO DI
da unʼanalisi di Loris Tiziano Del Grande*
ruoli rivestiti dal personale vigilfuoco si possono identificare nei seguenti: • Soccorso tecnico urgente • Polizia di Sicurezza • Polizia Giudiziaria
I
SOCCORSO TECNICO URGENTE Per Soccorso tecnico urgente si deve intendere il ruolo principale dei Vigili del Fuoco, e si esplica nellʼattività quotidiana rivolta allʼintervento di soccorso alla popolazione in ogni situazione di rischio. A titolo esemplificativo, ma non esauriente, possiamo citare: • incendio;
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• • • • • • • • • • •
P.G.
esplosione; alluvione; soccorso a persona o animale; dissesto statico; crollo; fuga gas; intossicazione; fuga sostanze tossiche, nocive, irritanti; fuga sostanze radioattive; ricerca disperso, annegato; .... Altro.
POLIZIA DI SICUREZZA Per Polizia di Sicurezza si deve intendere lʼattività rivolta allʼimpedimento che un reato venga posto in esse-
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re.
Lʼattività di Polizia di Sicurezza è determinata dal Regio Decreto n° 773 del 18/06/1931_“Approvazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza”. REGIO DECRETO N° 773_DEL 18/06/1931 Il TITOLO I del Regio Decreto, inerente “Dei provvedimenti di polizia e della loro esecuzione”, al Capo I, inerente “Delle attribuzioni dellʼautorità di pubblica sicurezza e dei provvedimenti dʼurgenza o per grave necessità pubblica”, allʼ Art. 1. recita:
“Lʼautorità di pubblica sicurezza veglia al mantenimento dellʼordine pubblico, alla sicurezza dei cittadini, alla loro incolumità e alla tutela della proprietà; cura lʼosservanza delle leggi e dei regolamenti generali e speciali dello Stato, delle province e dei comuni, nonché delle ordinanze delle autorità; presta soccorso nel caso di pubblici e privati infortuni”. Come viene esplicata questa attività dai Vigili del Fuoco? Tramite:
• lʼattività di Prevenzione Incendi, per mezzo dellʼesame progetti di attività soggette al controllo da parte dei Vigili del Fuoco ai fini del rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi; • lʼattività di verifica degli adempimenti di Prevenzione Incendi, per mezzo dei sopralluoghi di Prevenzione Incendi; • lʼattività di verifica in occasione dellʼattività di Soccorso tecnico urgente.
Da quanto descritto risulta chiaro che è compito dei Vigili del Fuoco lʼespletamento di unʼattività rivolta al controllo ed alla verifica dellʼottemperamento alle disposizioni di prevenzione incendi.
Si deve precisare che questa attività, oltre che come citato in occasione degli esami progetti e visite di sopralluogo ai fini del rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi, deve essere messa in atto al termine di ogni intervento di Soccorso tecnico urgente. Inoltre, dovrà essere messa in atto in occasione di ogni
servizio di vigilanza sia agli effetti della Legge 966/65 sia del D.M. 261/96. POLIZIA GIUDIZIARIA Per Polizia Giudiziaria si deve intendere lʼattività rivolta alla presa di notizia dei reati, allʼimpedimento che i reati vengano portati a conseguenze ulteriori, alla ricerca degli autori, al compimento degli atti necessari allʼassicurazione delle fonti di prova (art. 55, c.p.p.).
È chiaro che tale attività viene espletata solo ed esclusivamente nel momento in cui il personale si trova nelle condizioni di presenza di un reato, sia esso contemplato da norme di prevenzione incendi, da norme relative la sicurezza nei luoghi di lavoro, da norme particolari, dal codice penale.
Come viene esplicata questa attività dai Vigili del Fuoco? Tramite la precedente attività di verifica e controllo inerente la Polizia di Sicurezza, laddove si concretizzi un reato, ovvero in occasione degli stessi interventi di Soccorso tecnico urgente in relazione alla commissione di reati previsti dal codice penale, i Vigili del Fuoco opereranno nel seguente modo.
Assunta la notizia di reato, Titolo II - Libro V - c.p., provvederanno a: • impedire che il reato commesso porti a conseguenze ulteriori. Es.: in occasione della commissione del reato di incendio (art. 423, c.p.) provvederanno allo spegnimento ed
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alla messa in sicurezza onde evitare che il reato possa sfociare in un reato più grave (come lʼomicidio - art. 575, c.p. - , la lesione personale - art. 582, c.p. - , la strage art. 422, c.p.). • ricercare le cause dellʼevento. Es.: in occasione di un incendio effettueranno una attenta analisi dei luoghi interessati, dei materiali contenuti, delle macchine ed attrezzature installate, delle lavora-
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zioni effettuate, delle operazioni svolte, dellʼincendio al momento dellʼarrivo in luogo, etc.
• ricercare gli autori. Es.: sempre in occasione di un incendio dovranno, in base anche ai dati di cui al precedente punto, attingere a tutte quelle informazioni che possono essere di aiuto. •
effettuare tutti gli atti necessari allʼassicurazione
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delle fonti di prova. Es.: al fine di fornire allʼAutorità Giudiziaria i mezzi per esercitare lʼazione penale, provvederanno alla redazione di annotazione di servizio dettagliata (art. 347, c.p.p.), alla raccolta di reperti fotografici, alla redazione delle sommarie informazioni dalle persone presenti e/o informate sui fatti (art. 351, c.p.p.), alla redazione delle sommarie informazioni dalla persona nei cui confronti vengono svolte le indagini (art. 350, c.p.p.), a eventuali sequestri (art. 354, c.p.p.). OPERATIVITÀ NEL RUOLO DI P.G. A fronte di quanto descritto precedentemente, vediamo come operare in occasione delle differenti ragioni del servizio e in virtù dei ruoli. Attività in Soccorso tecnico urgente
In occasione di un Soccorso tecnico urgente, il Vigile del fuoco dovrà: • allʼarrivo in posto il primo compito sarà quello di impostare la strategia di intervento per garantire il “soccorso tecnico urgente”: • rapida ricognizione dei luoghi; • stabilire la strategia di intervento; • predisposizione dei compiti agli uomini; • scelta delle attrezzature. In occasione di interventi per incendio, esplosione, dissesto statico, crollo, fuga di gas, intossicazione, fuga di sostanze tossiche-nocive-irritanti, fuga di sostanze radioattive, durante la prima fase di predisposizione della strategia di intervento sarà compito di tutto il personale intervenuto fare attenzione a particolari quali: • incendio - esplosione: • dislocazione dei focolai riferiti ai locali interessati; • caratteristica delle fiamme: colore, intensità, altezza, calore; • situazione dellʼimmobile interessato: presenza di porte aperte, di finestre rotte, delle strutture (caratteristiche costruttive, loro coinvolgimento e danneggiamento); • situazione dellʼinterno dei locali interessati: quale uso, presenza di materiali (quantità e natura), compartimentazione e/o connessioni, piano.
Durante le operazioni di spegnimento, si dovrà avere cura di verificare la strategia di attacco dellʼincendio e di modificarla allʼoccorrenza. Per fare ciò sarà necessaria una continua ricognizione dei luoghi da cui potrà scaturire la presenza di attività che possono rivestire una veste di pericolosità: di ciò si dovrà prenderne nota mentale e mettere in sicurezza la situazione.
Si dovrà anche verificare la presenza di persone che abbiano notizie importanti per le indagini: dette persone andranno invitate a fermarsi in attesa di una vostra chiacchierata. Al termine delle operazioni di spegnimento e prima di attuare lʼazione di smassamento si provvederà ad attenta rianalisi dei luoghi per riverificare quanto ai punti a), b), c) e d) e per la ricerca di: • possibili oggetti utilizzati per un eventuale innesco esterno • esistenza di depositi di materiali infiammabili e/o combustibili • esistenza di macchinari/attrezzature • esistenza di impianti elettrici/del gas/di fluidi. Si procederà quindi allo smassamento avendo cura di salvaguardare le aree ritenute più “fertili” dal punto di vista delle indagini.
Al termine delle operazioni si procederà alla raccolta delle “sommarie informazioni/spontanee dichiarazioni” rilasciate dalle persone presenti ed informate sui fatti.
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deve essere interrotta avvertendo la persona che quanto dichiarato lo pone nel ruolo di persona “sottoposta alle indagini”, invitarla ad eleggere un difensore di fiducia e/o nominarne uno dʼufficio che dovrà recarsi in posto per il proseguo della verbalizzazione) Se necessario per le ulteriori indagini si dovrà procedere al sequestro cautelativo dei luoghi: tale operazione deve essere concordata con il P.M. di turno e si dovrà allertare lʼufficio di Polizia Giudiziaria del Comando o fare eseguire alle altre forze di polizia presenti tale operazione.
(va ricordato che nel caso, durante la raccolta delle dichiarazioni, dovessero evidenziarsi notizie che possano risultare a sfavore del dichiarante, la verbalizzazione P ER
Al rientro in sede si dovranno compilare i seguenti atti: • scheda statistica • rapporto di intervento; • annotazione di servizio; • informativa di reato verso NOTI/IGNOTI. (eventuali rilievi fotografici, campionature, reperti, ulteriori atti prodotti, dovranno accompagnare il plico)
NON TRALASCIARE NULLA CHE POSSA AIUTARCI NELL’ IDENTIFICAZIONE
DI CIÒ CHE È SUCCESSO PUÒ VENIRCI IN AIUTO IL SEGUENTE SCHEMA :
• •
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QUANDO: quando il fatto è successo, quale è stata la successione degli eventi, sia di normale lavoro sia dellʼevento stesso, avendo cura di posizionare correttamente le tempistiche allʼinterno degli eventi;
DOVE: la chiarificazione dei luoghi in cui ci si trova, la chiarificazione del luogo dove lʼevento ha avuto origine, identificare la natura, lʼutilizzo e lʼinterazione del luogo con lʼevento, il luogo è identificabile come il luogo epicentro dellʼevento o è stato coinvolto successivamente o ha avuto causa nel verificarsi dellʼevento; CHI: chi è stato coinvolto, chi ha operato prima - durante - dopo
• • • •
• • • •
lʼevento, con quali mansioni, cosa stava facendo e cosa ha fatto, chi era presente e può rendere testimonianza;
COME: come è potuto accadere lʼevento, quali materiali - strutture - operazioni macchinari - impianti hanno avuto interesse nellʼevento, quali sono state le conseguenze dellʼevento sia sulle strutture sia sulle persone sia sui materiali;
PERCHÈ: le condizioni che hanno portato il materiale - la lavorazione - il macchinario - lʼimpianto - la struttura ad avere un effetto dannoso, se lʼevento era prevedibile, se era stato posto in essere un sistema di prevenzione, se si perché non è correttamente entrato in funzione.
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dati inerenti le condizioni meteo); • individuazione di pluralità di focolai; • mancata adozione di misure di protezione legate alle precedenti.
Infine, sempre rimanendo nellʼipotesi incendio, va precisato che un incendio risulta: . doloso, o secondo lʼintenzione, quando lʼevento dannoso o pericoloso, che è il risultato dellʼazione od omissione e da cui la legge fa dipendere lʼesistenza del delitto, è dallʼagente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione, ovvero quando si evidenzia una o più delle seguenti ipotesi: • flagranza di reato; • ritrovamento di contenitori atti al trasporto di liquidi acceleranti la combustione; • ritrovamento di materiali (stracci, fogli di giornale accartocciati, torce, etc.) atti allʼinnesco; • ritrovamento di materiali imbevuti di liquidi acceleranti la combustione; • ritrovamento di serramenti insolitamente aperti o con evidenti tracce di effrazione; • assenza di qualsivoglia possibilità di innesco elettrico; • tipologia dei materiali coinvolti con caratteristiche altamente infiammabili e/o aventi rilevanza economica; • tipologia dei locali interessati e loro utilizzo; • metodologia di deposito; • anatomia dellʼincendio (situazione di ritrovamento dei vetri interi/rotti, situazione della struttura, eventuale evoluzione in una direzione,
. colposo, o contro lʼintenzione, quando lʼevento, anche se preveduto, non è voluto dallʼagente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline, ovvero quando si evidenzia una o più delle seguenti ipotesi: • riscontro dellʼinvolontaria evoluzione dellʼincendio previsto come “fuoco controllato”; • avvenuto per negligenza, imprudenza o • imperizia in occasione di una lavorazione; • mancata adozione di misure di protezione. (*) Capo Squadra Esperto in servizio al Comando Provinciale VVF di Milano presso lʼUfficio di Polizia Giudiziaria. Del Grande è un profondo conoscitore delle tematiche inerenti la PG e la polizia di sicurezza; da sempre impegnato nel trasmettere ai colleghi (permanenti e volontari) le nozioni studiate e messe in pratica in decenni dʼattività.
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TRONCA
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AUTORIZZA
L ’ANVVF
AD INTERVENIRE SULLE CALAMITÀ
Si, il titolo può sembrare allettante ma lʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco non è la nostra (che termina invece con la V) bensì quella del Corpo Nazionale; insomma quelli che tutti (anche gli stessi permanenti) chiamiamo bonariamente “i pensionati”. Nazionale sottoporrà i candidati a visita medica per appurare le buone condizioni di salute dei volontari e fornirà loro anche un indumento da lavoro che possa garantire la riconoscibilità del personale dellʼAssociazione.
I pompieri in congedo di fatto diventeranno montatori di tende, cucine e latrine per non distogliere il personale VF (permanente ovvio) dallʼopera di “soccorso tecnico”.
Eʼ previsto inoltre il concorso di detti volontari in “attività sussidiarie” presso i Comandi provinciali, quando le colonne mobili di questʼultimi risultino impegnate in emergenze derivanti da calamità. LʼANVVF si occuperà inoltre, dʼintesa con i comandanti provinciali, delle attività volte alla promozione della cultura della sicurezza.
dieci settembre u.s. il Capo Dipartimento ha stipulato una convenzione con i volontari dellʼANVVF; questi ultimi disporrebbero della professionalità necessaria in quanto già appartenenti al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
IL
Certo i “pensionati” non si occuperanno di vera e propria attività di soccorso ma di supporto logistico in caso di eventi calamitosi (ricordiamo che i VVF volontari non furono utilizzati neppure per quello a LʼAquila). Il Corpo
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Ultima nota: la convenzione è stata partorita da Francesco Paolo Tronca e da Gianni Andreanelli (presidente ANVVF) proprio a Cortina dʼAmpezzo durante lʼultimo (cioè il primo) raduno nazionale del Corpo.
Chissà che non vi sia, almeno in fase di gestazione, qualche provvedimento a favore anche della nostra componente...
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La Redazione
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TRADIZIONE,
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PROFESSIONALITÀ E AMORE
NEI CONFRONTI DELLA
COMUNITÀ
Queste le parole chiave del volontariato pompieristico trentino
È
Il Corpo VVF Volontari di san Michele all'Adige si trova in posizione strategica rispetto alle arterie stradali ed autostradali (es. A22 del Brennero).
con grande piacere che porto il mio saluto a tutti coloro che parteciperanno ai festeggiamenti dei 125 anni del Corpo Vigili del Fuoco Volontari di San Michele allʼAdige. Molte sono le persone che si sono succedute nelle “fila” del Corpo, a loro vanno i nostri ringraziamenti per averlo fatto crescere, a volte con momenti di difficoltà, ma superate con caparbietà e volontà. Oggi il Corpo di San Michele allʼAdige è strategico soprattutto per lʼinterventistica sulle “arterie” principali della Piana Rotaliana.
Sicuramente nella mente di molti, che hanno dedicato parte del loro tempo per questa magnifica istituzione dei Vigili del Fuoco Volontari, tornerà alla mente uno o più episodi dove la loro presenza ha fatto la differenza.
Un Corpo dei Vigili del fuoco Volontari riesce ad essere forte, preparato e capace, anche se vi è affiatamento fra i vari Vigili e questo è un aspetto che non va sottovalutato e dimenticato. Spesso noi siamo tra la gente nei momenti difficili, ma in realtà noi siamo quella gente, noi siamo coloro che difendiamo la nostra Comunità e in fondo difendiamo anche noi stessi, la nostra casa i nostri affetti. Quegli affetti che spesso un incendio o un incidente ci può togliere.
Tutti noi, Vigili del Fuoco e tra questi anche il Corpo di San Michele allʼAdige, siamo sempre pronti a “saltar giù” dal letto, lasciare affetti o lavoro per correre verso chi chiede aiuto, in maniera incondizionata senza guardare il colore politico, il ricco o il povero, ma solo per correre in soccorso a chi ne ha bisogno. Ebbene, ci può essere forse un valore più grande di questo? Se esiste io non lo conosco! Questo è quel valore aggiunto, una di quelle caratteristiche inconsuete e straordinarie che fanno parte della nostra terra Trentina, come molte altre realtà di volontariato puro, che noi diamo per scontate perché parte della nostra storia, ma dove mancano, aspettare 20 minuti o più per ricevere soccorso è devastante, con conseguenze a volte disastrose.
Ecco perché ricordare la storia di un Corpo, significa ripercorrere cosa i nostri avi ci hanno tramandato, un amore incondizionato un aiuto reciproco gratuito, una voglia di vedere un sorriso per aver aiutato qualcuno. A noi spetta il vero compito di riuscire a continuare a crescere in professionalità, ma senza dimenticare mai che prima di tutto dobbiamo essere una grande famiglia legata dal solo vincolo dellʼamore verso il prossimo. Il Corpo festeggerà anche il 20esimo anno di fondazione del gruppo Allievi Vigili del Fuoco di San Michele allʼAdige. Un altro grande passo, la formazione di coloro che prenderanno il nostro posto, il vero modo di tramandare lʼonore e la fierezza di soccorrere chi ne ha bisogno. Un sincero grazie quindi, a tutti coloro che sono stati nel Corpo, ai loro Comandanti, ai Vigili e a coloro che hanno con amore, fondato e portato avanti gli Allievi, a tutti Voi e a tutti i Vigili del Fuoco Volontari un sincero grazie per quello che fate e continuerete a fare. Cattani Matteo Ispettore del Distretto di Mezzolombardo TN
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PUTINIANI, FALSI VIGILI DEL FUOCO
el luglio scorso, nel pieno dellʼondata di incendi boschivi che stava mettendo in ginocchio la Russia, Vladimir Putin si era fatto riprendere dalla tv mentre pilotava un aereo antincendio e rovesciava tonnellate dʼacqua sulle fiamme che stavano divorando una foresta. Gesto autopromozionale, tanto spettacolare quanto inutile – visto che, dopo, gli incendi sono andati avanti diventando sempre peggiori e dunque nellʼopinione pubblica è rimasta la giustificata idea di una assoluta incapacità della leadership russa di far fronte al disastro. Ma la calcolata passione di Putin per lʼ”azione diretta” ha fatto in questo caso anche danni collaterali tra i suoi giovani seguaci: i quali, ansiosi di mettersi in mostra a loro volta come eroi della lotta contro il fuoco, hanno però preferito una comoda e tranquilla fiction alla pericolosa realtà. Con risultati dʼimmagine davvero pessimi.
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Eʼ così che uno dei gruppi giovanili putiniani più importanti, Molodaya Gvardija (giovane guardia) si è trovato impelagato in uno scandalo, con metà del suo gruppo dirigente costretto a dare le dimissioni; ufficialmente per “ringiovanire” i ranghi, ma in effetti per una vera e propria epurazione dopo che alcune sezioni importanti del gruppo, nella regione di Voronezh e in quella di Ryazan, sono state “beccate” mentre falsificavano con Photoshop le foto di numerosi attivisti di primo piano, pre-
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sentandoli impegnati nella lotta contro le fiamme nei boschi. Foto scattate casualmente in precedenza o anche fatte apposta per lʼoccasione (con i protagonisti comunque ben lontani dal fumo e dalle fiamme) e poi ritoccate pesantemente in modo da far apparire i giovani nel pieno di coraggiose azioni per fermare lʼincendio.
Tutta lʼoperazione sarebbe stata costruita soprattutto per farsi belli con le autorità e con i boss del partito Russia Unita, o addirittura con lo stesso Putin, che ha visitato la regione di Voronezh in quei giorni. Messe su internet, le foto ritoccate sono state facilmente scoperte da moltissimi “navigatori” che si sono subito messi a denunciare pubblicamente la grottesca sceneggiata. Non si sa se anche il premier sia stato messo al corrente dellʼimbroglio: fatto si è che dalla leadership nazionale di Russia Unita sono partiti ordini perentori di “far pulizia” nei ranghi del gruppo giovanile – anche in vista delle prossime elezioni amministrative di ottobre, che dopo il disastro degli incendi e del fumo per il partito rischiano di essere una vera débacle. Già era stata presa la decisione di non rinnovare gli incarichi ad alcuni amministratori locali (governatori e sindaci) particolarmente sgraditi ai loro concittadini; adesso viene lʼepurazione di Molodaya Gvardija e secondo non pochi osservatori il bello deve ancora venire.
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O N C O R S I
2° Concorso Fotografico Nazionale, dal titolo “Il Vigile del Fuoco…una missione che non si estingue”, realizzato dal Comando Provinciale Vigili del fuoco di Reggio Emilia per celebrare il 50° anniversario dellʼinaugurazione dellʼattuale Sede di servizio, era aperto a tutti, fotografi professionisti e dilettanti.
Il
Una sezione è stata riservata al personale appartenente al Corpo nazionale Vigili del fuoco. I partecipanti hanno consegnato stampe in bianco e nero, stampe a colori in un portfolio che doveva essere composto da un minimo di 6 immagini fino a un massimo di 15.
Le fotografie sono state sottoposte al giudizio insindacabile e inappellabile di una giuria composta da esperti e artisti fotografi e sono poi state esposte nelle mostre allestite dal Comando Provinciale.
Sergio Salemi, già VF volontario, ora in servizio permanente a Milano e attivo allʼinterno del CDV (centro documentazione video), ha meritato il terzo posto con
lo scatto che pubblichiamo.
Lʼiniziativa promossa dal Ministero dellʼInterno Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia - Assessorato Cultura e Università, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Provincia di Reggio Emilia, ha ricevuto il premio di rappresentanza del Presidente della Repubblica.
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Luca Gerardi <lucagerardi@yahoo.it> Disposizioni utilizzo divisa 04 ottobre 2010 11.38.02 GMT+02.00 direttore Rivista VFV <direttorevfv@me.com>
Buongiorno, Vi scrivo in quanto sono appena venuto a conoscenza che una disposizione del Capo del Corpo vieta l’utilizzo della divisa in qualsiasi manifestazione che non sia direttamente autorizzata dal Ministero stesso. Vi chiedo cortesemente di darmi conferma di quanto mi è stato riferito. Non fraintendetemi, non sono aduso a bighellonare con la divisa indosso, ma credo che molti di noi partecipino a messe e manifestazioni locali (2 giugno, 25 aprile, Natale, Pasqua, etc.) nella veste di VVF del proprio distaccamento e proprio grazie a queste presenze riescano a rafforzare il proprio rapporto con le realtà locali che tanto ci hanno a cuore e ci sostengono. Essere costretti a rispondere picche a coloro che, con sacrificio, ci supportano (magari anche in termini economici) mi sembra quantomeno irriguardoso; a maggior ragione poiché sono convinto che i nostri comportamenti in queste occasioni non siano solo decorosi per la divisa che indossiamo, ma anche motivo di vanto per l’amministrazione stessa. Inoltre la presenza di volontari in divisa nei momenti di vita comunitaria è il mezzo migliore per promuovere il nostro volontariato, reclutare nuove forze per i distaccamenti e contribuire alla crescita di quell’idea di diffusione dei distaccamenti volontari che sta alla base del progetto “Soccorso Italia in 20 minuti”. Fiducioso del vostro interesse per la questione resto in attesa di un vostro riscontro. Luca
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Caro Luca, intanto grazie per la “soffiata”; ho pescato la disposizione di cui scrivi e devo dirti che non mi stupisce, vista l’attenzione prestata dall’attuale Capo del Corpo per la forma e l’immagine del CNVVF.
Credo che la circolare nasca non tanto dalla messa di Santa Barbara cui partecipa il personale del distaccamento quanto piuttosto ad altre manifestazioni-molto meno istituzionali seppur degne di presenza-quali raduni esteri, fiere, sagre e quant’altro.
Forse una disposizione tanto severa (ma neppure troppo se leggiamo bene) potrà servire a frenare quei colleghi volontari che in uniforme ci vivono: vanno a farci la spesa, portano i figli a scuola oppure si prendono un gelato da passeggio.
Indubbio è che ogni volta che si va in mezzo alla gente in divisa si rappresenti il Corpo intero oltre al locale Distaccamento e non se stessi, ed in tal senso è anche corretto che ci sia una autorizzazione superiore. Un conto però è informare il proprio Comando Provinciale (magari per le vie brevi), altro è ottenere l’OK di Roma, che pare esagerato. Antonio Ascanio Mangano direttorevfv@me.com
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SPECIALE CALAMITÀ
DISASTROUS RESPONSE Certo è inimmaginabile pensare che quando l’intero globo terrestre si precipita a soccorrere le vittime d’un disastro, tutto fili liscio e senza intoppi. Ma Haiti è la dimostrazione del fatto che esistano problemi nell’organizzazione dell’immediata risposta all’emergenza. Dunque cosa è necessario cambiare prima che il prossimo disastro si verifichi? TRATTO DA UNʼANALISI DI ROGER REDDIL (MONOCLE MAGAZINE UK)
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SPECIALE CALAMITÀ i rimane sbalorditi davanti allʼimponente risposta mondiale in occasione del terremoto che ha colpito Haiti lo scorso gennaio. Oltre un miliardo di dollari è stato donato dalla popolazione mondiale e sʼè avuta lʼimpressione che quasi tutti i paesi del globo avessero inviato delle squadre di soccorso. Ma tutto ciò è servito a fare la differenza? Quasi certamente no perché, a parte le unità di soccorso specialistiche, non abbiamo un sistema internazionale di soccorso.
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Teoricamente è stato concordato che le Nazioni Unite dovrebbero controllare, coordinare e comandare gli aiuti internazionali quando si verifica un disastro di grossa portata. In pratica solo una parte del sistema internazionale di soccorso è organizzata dallʼONU. La maggior parte degli aiuti viaggiano parallelamente con un sistema complesso, confuso e quasi anarchico, basato sulle decisioni individuali dei diversi governi e delle rispettive organizzazioni umanitarie: la Croce Rossa, le ONG (organizzazioni non governative) grandi e piccole e-più recentementeaddirittura società private. Ognuno, purtroppo, decide se e quanto impegnarsi al verificarsi dʼuna emergenza di massa. Non è chiaro se queste libere iniziative di singoli paesi ed organizzazioni vadano veramente a soddisfare i bisogni delle popolazioni colpite dalla calamità. Non essendoci un unico coordinamento è probabile che gli “aiuti” non siano commisurati alla reale portata dellʼemergenza.
tempestivamente ai paesi colpiti da gravi calamità. LʼONU destina 500 milioni di dollari (360 milioni €) a tale scopo che è meno del 5% di quanto non si spenda totalmente in una anno in aiuti internazionali. LʼONU cerca anche di raccogliere fondi da destinare alle aree colpite da calamità attraverso appelli ma quanto si ricava è sempre inferiore a quanto realmente necessario. Nel 2009 soltanto due terzi dei 9.7 miliardi di dollari necessari sono stati raccolti attraverso questi inviti alla cittadinanza.
Il sistema attuale andrebbe ripensato: aiutare lʼONU a risolvere i suoi problemi oppure creare un nuovo organismo di coordinamento? I governi dei paesi più ricchi dovrebbero far confluire più fondi nel “Sistema ONU” e le organizzazioni dovrebbero rinunciare a parte del loro orgoglio individuale per lavorare tutte sotto lʼinsegna delle Nazioni Unite. Molte vite umane in più verrebbero salvate…
Governi, Croce Rossa e altre organizzazioni umanitarie non sono dellʼidea di cambiare “sistema” perché ciò comporterebbe la perdita di autonomia e decisioni chiave verrebbero prese da altri. Se le Nazioni Unite divenissero lʼunico organismo deputato a coordinare gli aiuti, ad alcune organizzazioni verrebbero assegnati compiti più o meno “operativi” e gratificanti. Ma, al rientro in patria dei volontari, gli addetti alle pubbliche relazioni delle singole associazioni vorrebbero poter raccontare dʼaver salvato bambini e non dʼaver scavato latrine. I critici inoltre sostengono che lʼONU, nonostante sia un organismo indipendente, favorirebbe le proprie agenzie dirette (World Food Programme, Commissione per i rifugiati e altre) piuttosto che altre organizzazioni “private” di provata esperienza. Se mai il dilemma del coordinamento degli aiuti venisse risolto, rimarrebbe un altro problema; il danaro. Attraverso il Central Emergency Response Fund, le Nazioni Unite ricevono imponenti donazioni volontarie, specialmente dai governi più ricchi, durante lʼarco dellʼanno. Fondi che vengono distribuiti
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L’ISRAEL NATIONAL SEARCH & RESCUE UNIT Quando accade un disastro di vaste proporzioni, soccorritori appositamente addestrati di tutto il globo lasciano il loro lavoro o il loro pasto e volano dove il caos è in corso. In alcune ore, questo variegato team di medici, ingegneri, tecnici e volontari è operativo nei luoghi dove un sisma, un uragano o un attacco terroristico ha creato un’emergenza rilevante.
L’Unità di Ricerca e Soccorso Israeliana è formata quasi interamente da volontari ed è uno dei primi gruppi a giungere sul luogo dei disastri più rilevanti, incluso il terremoto di Haiti. TRATTO
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DA UN ARTICOLO DI ADI SCHWARTZ (MONOCLE MAGAZINE UK)
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SPECIALE SOCCORSI CALAMITÀ li israeliani sono esperti nella “immediata risposta” in caso di attacchi terroristici ma sono anche i migliori del mondo nel portare rapido soccorso in caso di disastri naturali. Proprio a causa della mancanza di “tempo di pace”, i soccorritori israeliani riescono ad essere sempre allʼerta e allʼavanguardia nelle tecniche di soccorso.
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La National Search & Rescue Unit (parte dellʼesercito di difesa israeliano) fu una delle prime organizzazioni di soccorso a raggiungere Haiti lo scorso gennaio in occasione del devastante terremoto. Lʼospedale da campo che montarono a Port au Prince-capace di 500 posti letto-fu definito dai media internazionali come “the Rolls-Royce of all field hospitals”. La squadra di soccorso è composta da centinaia di soldati riservisti; cento di questi sono perennemente in standby per rispondere celermente in caso di disastri ed esser pronti a partire in sole tre ore.
Le loro attrezzature: martinetti, trapani, cesoie idrauliche e moto troncatrici-apparecchiature aviotrasportabili-sono stoccate presso lʼAeroporto Internazionale Ben Gurion. Container pronti per essere caricati sul primo volo disponibile quando richiesto. Sul campo, lʼunità speciale è composta inoltre da medici specialisti in medicina dei disatri, capaci di stabilire priorità dʼintervento; un ingegnere che decide cosa trasportare e quanti uomini imbarcare; e diversi soccorritori. In caso di grosse operazioni lʼunità viene accompagnata da nuclei logistici di supporto, sorveglianti armati, unità cinofile ed esperti nellʼaiuto di popolazioni colpite da disastri. Ad Haiti gli israeliani hanno installato un ospedale da campo con annessa farmacia, pediatria, radiologia, terapia
intensiva, una sala emergenze, due sale operatorie, un reparto di chirurgia, uno di medicina interna e la maternità.
A trentʼanni dallʼistituzione, la squadra è stata impiegata nelle più grosse zone di crisi incluso il terremoto turco del 1999, lʼautobomba allʼambasciata USA in Kenia nel ʼ98 ed il terremoto dellʼArmenia nel 1988. Lʼunica barriera che può impedire lʼintervento dellʼunità di soccorso israeliana è purtroppo la politica: essi non intervengono in quei paesi arabi che non hanno rapporti dʼamicizia con Israele.
Il comandante del nucleo, il tenente colonnello Amir Golan, sostiene che la chiave stia nella velocità dʼimpiego: “Le unità americane o francesi potrebbero essere più grandi e meglio equipaggiate ma sono rallentate da logistica e burocazia”, ha aggiunto: “Lʼesperienza ci insegna che il 90% dei sopravvissuti da un terremoto dovrebbe essere soccorso nelle prime ventiquattro ore; ci imbarchiamo sul primo aereo e solo dopo penseremo a dove dormire e cosa mangiare”. A differenza di altri lʼunità israeliana non perde mai tempo prezioso nellʼattesa che una squadra di valutazione consigli un luogo per lʼaccampamento ed il vettovagliamento. I volontari che compongono la squadra devono frequentare un corso base della durata di trenta giorni ma lʼaddestramento completo dura più di un anno. Diversi volontari svolgono lavori “civili” in relativi campi come la medicina ma non tutti (Golan lavora per una miniera di fosfati). Questi volontari non ricevono un compenso per le loro missioni. Lʼesercito israeliano calcola una paga giornaliera per ciascun volontario basata sul guadagno percepito col proprio lavoro abituale. Il datore di lavoro si sente quindi in dovere di lasciar libero il proprio dipendente al verificarsi dʼuna emergenza nazionale o internazionale.
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U NITÀ S OCCORSO T ECNICO DI PRONTO IMPIEGO PER CALAMITÀ L’Aquila ci ha insegnato che le operazioni di soccorso sono un diritto di tutti tranne che dei vigili del fuoco volontari del Corpo Nazionale, utilizzati solo in minima parte per gestire una cucina da campo. Il soccorso tecnico urgente, quello che circa 6000 pompieri volontari svolgono tutto l’anno nelle proprie caserme, è stato effettuato in Abruzzo solo dalla “componente permanente” del CNVVF e dai VVF volontari delle regioni e province autonome di AO, BZ e TN. DI
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ANTONIO ASCANIO MANGANO
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SPECIALE SOCCORSI CALAMITÀ scavare tra le macerie, quantomequantomeno nei primi momenti, c’erano tute e caschi dai colori più disparati ma non coloro che piantano il lavoro tutti i giorni dell’anno -al suono dei cercapersocercapersone- per correre a soccorrere.
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Ne abbiamo parlato a lungo nel n° 3/2009 di VFV “I pompieri volontari snobbati nei soccorsi in Abruzzo” e ci siamo, un poʼ tutti, mangiati il fegato nel vedere in TV tute giallo fluo aiutare nelle operazioni di soccorso i nostri “colleghi” permanenti. Addirittura i colleghi dellʼunico distaccamento volontario in provincia de LʼAquila, giunti in zona terremotata con la loro brava autopompa, furono invitati a tornarsene in caserma: “Qui non cʼè bisogno di voi, grazie.” disse loro uno svampito funzionario del CNVVF. Per far si che i pompieri ovindolani tornassero a soccorrere, occorse anche un esposto alla Procura della Repubblica da parte del sindaco Pino Angelosante.
Qualche mese dopo si verificò lʼalluvione in Provincia di Messina: venne data la possibilità di operare persino a “personale permanente parzialmente idoneo per problemi sanitari” ma si negò il concorso di vigili volontari sani come pesci. Ormai è acqua passata e, facendo i dovuti scongiuri, prepariamoci ad affrontare (o solo ad osservare dallʼesterno?) la prossima emergenza più o meno nazionale.
Più dʼuna volta abbiamo guardato con invidia ed un pizzico dʼammirazione il Dipartimento diretto da Bertolaso. Gli stessi vertici di Via Ulpiano ci hanno strizzato più o meno velatamente lʼocchio, anche in occasione del nostro XXI° Congresso Nazionale di Grugliasco ma ci siamo solo lasciati un poʼ corteggiare.
Non dimentichiamo che quella maledetta notte aquilana lʼallarme dal DPC (Presidenza del Consiglio) arrivò via FAX anche a Volpiano nella sede della nostra ANVVFV ma il presidente Gronchi non potette muovere nessun uomo perché, di fatto, vigili e mezzi dipendono da altra amministrazione (Viminale) e il nostro Gino non è altro che un profeta disarmato.
Negli anni sʼè pensato a diverse soluzioni che potessero darci una certa autonomia nel caso di emergenze nazionali perché, ahimè, il nostro “volontariato atipico” ci relega non solo nelle
nostre provincie ma persino nelle nostre caserme. Più volte sʼè pensato a soluzioni diverse che potessero permetterci, finalmente, dʼoperare anche sulle maxi emergenze nazionali e non solo sui nubifragi locali. Lʼidea di una sorta di doppio casco non è proprio malvagia sempre che non si riesca (una volta per tutte...) a farsi inserire dʼufficio nelle colonne mobili regionali (come forse ci spetterebbe) dei Vigili del Fuoco.
Noi volontari della ANVVFV siamo pompieri e tali dovremmo rimanere se ci trovassimo, un domani, a operare sotto il DPC. Ci sono già milioni di pseudo soccorritori con la tuta colorata che si occupano di logistica, tanti altri di soccorso sanitario (tra questi alcuni lo fanno bene altri meno) e il CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) di “tecnica”. Dovremmo, in fondo, “limitarci” a effettuare il soccorso tecnico anche in occasione di calamità nazionali e-perché no-oltreconfine. Operando sotto lʼegida dellʼAssociazione Nazionale VVF Volontari, potremmo adottare una “uniforme minimal” (modello Trentino magari). Una targa civile (aggiuntiva) per quei mezzi acquistati dalle ONLUS e dati in comodato dʼuso al Ministero, sarebbe la soluzione giusta per poter utilizzare i mezzi rossi in occasione di calamità. Ovviamente bisognerebbe prevedere unʼassicurazione che divenga operativa per i soli invii in missione. Piuttosto che una vera e propria colonna mobile si potrebbero organizzare delle squadre di “pronto impiego”, pronte a partire in poche ore e autonome per le successive 72. Le Misericordie avevano dei gruppi speciali chiamati USPIM (Unità Sanitarie di Pronto Impiego Misericordie) riconosciute dal DPC e formate da soccorritori, infermieri e medici. I nostri potrebbero essere “nuclei leggeri” (APS di piccole dimensioni, Carri Polisoccorso, Fuoristrada) dotati di attrezzature specifiche per intervento su crolli e alluvioni ma anche un discreto numero di “tavole spinali” e/o toboga (nel 2010 non è possibile che si veda ancora usare la “cimetta” della scala italiana a guisa di barella!). Se si vuole divenire, come sarebbe ovvio, dei volontari specializzati, si potrebbe pensare, inoltre, di far frequentare a questi nuclei corsi specifici per lʼutilizzo di particolari attrezzature, prendendo a prestito anche le scuole delle provincie e regioni autonome (ma cʼè un campo prove ben fatto anche a Bovisio Masciago MI, dove ha sede il dist.volontario).
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“POMPIERI A LA CARTE” I vigili del fuoco di una cittadina del Tennessee si sono rifiutati di bloccare le fiamme che stavano bruciando unʼabitazione perchè il proprietario non aveva pagato una tassa di 75 dollari.
I vigili del fuoco sono per antonomasia dei “good guys”, ragazzi che con coraggio affrontano pericoli nellʼestremo tentativo di salvare vite umane. Sulla lista dei mestieri preferiti, quello del pompiere risulta tra i primi tre. Quasi tutti i ragazzini vorrebbero essere un vigile del fuoco ad un certo punto della loro infanzia, perché? Perché i pompieri salvano le persone, sono guardati con ammirazione e guidano dei camion molto “fichi”. Tutti parlano bene dei firefighters e chi non vorrebbe essere uno di loro? I ragazzi del South Fulton Fire Department in Tenessee, quando intervengono nella vicina Contea di Obion, considerano l'opera di soccorso in maniera un po' diversa... Immaginate la vostra casa andare a fuoco e gli uomini della locale caserma di pompieri guardarla bruciare senza metter mano alle manichette. Eʼ esattamente ciò che è successo nella notte del 5 ottobre ad una famiglia della Contea di Obion. Un intero quartiere è furioso coi vigili del fuoco che hanno lasciato la casa crollare al suolo.
Il padrone di casa, Gene Cranick, sʼè offerto di pagare la cifra necessaria affinché i pompieri imbracciassero le lance ma i vigili hanno risposto che ormai era troppo tardi: non avrebbero fatto nulla per arrestare le fiamme che stavano avvolgendo la sua casa e, si sa, nelle conteee americane le abitazioni sono costruite quasi tutte in legno. Ogni anno i residenti della contea di Obion devono pagare una retta di 75 dollari se vogliono godere del servizio antincendio della vicina cittadina di South Fulton. Il signor Cranick, semplicemente, non aveva pagato. Il sindaco ha affermato che se i proprietari delle abitazioni non pagano il canone, non sono coperti dal servizio. Lʼincendio è andato avanti per ore perché i tubi da
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giardino, nulla potevano contro le fiamme ormai alte. Solo quando il fuoco sʼè propagato alla casa di un vicino, i vigili hanno disteso le tubazioni e hanno estinto il secondo incendio (il vicino era in regola col pagamento della tassa). Lasciando per un attimo da parte gli aspetti burocratici, cosa dire dei soccorritori? Cosa dire delle loro responsabilità? Come può un pompiere stare a guardare una casa che brucia, una villetta abitata da diverse generazioni dalla stessa famiglia e piena di ricordi: foto, filmini, cimeli. Come si può rimanere inermi davanti ad una casa mentre questa viene rasa al suolo dal fuoco? Questi pompieri dovrebbero vergognarsi, altrove sono considerati degli eroi. Forse è possibile comprendere la posizione del “capitano” che deve sottostare a dei regolamenti ma quanto sarebbe stato difficile per uno o due volontari, disubbidire e fare qualcosa di propria iniziativa? Dopo questa vicenda è ancora possibile definirsi dei “volunteer firefighters” della Città di South Fulton? Tuttavia i signori Cranick non biasimano i pompieri ma ce lʼhanno, ovviamente, con gli amministratori. Una soluzione a questa situazione grottesca, quantomeno per il futuro, potrebbe essere una sorta di servizio a pagamento per coloro che non si mettono in regola con la tassa (es. 500 $ per lʼuscita ed altri cinquecento per ogni ora di lavoro). Un anziano e coraggioso pompiere stipendiato avrebbe detto che è proprio questa la differenza tra un vigile del fuoco professionista e uno volontario (rurale). Lʼuomo sostiene che nessun pompiere permanente-ma neppure la stragrande maggioranza di quelli volontari-sarebbe rimasto a guardare le fiamme divorarsi la casa. “Tu attacchi le fiamme e ti assumi le conseguenze questa è la tua missione di pompiere, è per questo che ti sei arruolato!”. Qui il video della notizia: http://www.youtube.com/watch?v=71f6B0AqZAU&feature=pla yer_embedded E qui un altro intervento (dove le manichette sono state aperte) del South Fulton Fire Department (a giudicare dalla “tecnica di spegnimento” forse è meglio avere la casa distrutta dal fuoco che non…): http://www.youtube.com/watch?v=14YyBDJRB0c
IL
PADRONE DI CASA,
GENE CRANICK,
DI FRONTE ALL’ABITAZIONE DISTRUTTA
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CARENZA DI VOLUNTEER FIREFIGHTERS IN ARKANSAS
Il numero dei vigili del fuoco volontari nello Stato dellʼArkansas è vertiginosamente calato negli ultimi anni, in compenso le chiamate sono pressoché raddoppiate.
pompieri volontari hanno sempre, durante il giorno, i loro equipaggiamenti nella propria auto e lasciano rapidamente il lavoro principale quando suona lʼallarme ma è diventato difficile reclutare giovani uomini e donne con incentivi quasi inesistenti. Ethany (Toni) Perkins è la vicecomandante del 15° South Fire Department che ha dichiarato: “Credo che avremmo potuto fare un miglior lavoro di sensibilizzazione nei confronti dei giovani. I ragazzi non sono consapevoli di quanto sarebbe importante il loro supporto per la comunità”. Perkins è inoltre la presidente dellʼAssociazione Vigili del fuoco Volontari. Eʼ stata un pompiere per 15 anni: sa bene quantʼè difficile trovare manodopera durante le ore diurne, a volte sʼè trovata ad affrontare le prime fasi dʼun incendio da sola. La sua caserma avrebbe bisogno di almeno 15 volontari
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in più. “Noi non percepiamo alcun compenso per il nostro servizio, lo facciamo soltanto per aiutare la nostra gente e questo è molto gratificante” ha poi aggiunto: “Quando cʼè un incendio occorrono circa 15 pompieri, bisogna unire le forze per aver ragione delle fiamme ma lʼetà media dei ETHANY PERKINS volontari è in aumento”. Perkins spiega: “Diverse caserme mi dicono che lʼetà media dei vigili in organico è di 65 anni; ciò significa che la maggior parte dei volontari ha più di 60 anni!”. Ci sono circa 970 corpi di vigili del fuoco in tutto lo Stato ma Perkins dice che soltanto 14 di questi sono retti da personale dipendente al 100%, gli altri corpi sono retti da personale volontario. Una maniera per incentivare il volontariato sarebbe quella di accantonare 5 dollari al mese per ogni anno di servizio del pompiere. “Quindi se il volontario rimane in servizio per 20 anni potrebbe aver diritto a 100$ al mese di pensione”. La Perkins rimane comunque ottimista e pensa che la crisi economica non riuscirà ad adombrare lo spirito del volontariato pompieristico. Poi ha concluso: “Non credo che basti unʼunica soluzione. Probabilmente occorreranno tante piccole idee per risolvere questo grave problema della carenza dʼorganico. Quando i cittadini sono coinvolti in unʼemergenza, noi siamo il tipo di persone che vorrebbero avere intorno, gente dal sangue freddo ma in fondo siamo solo una famiglia molto unita”. Tutti i vigili del fuoco volontari sono addestrati per intervenire in diversi scenari incidentali secondo standards predefiniti. La U.S. Fire Administration ha instituito un fondo per supportare le caserme con carenze dʼorganico ed attrezzature.
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di Agostino Sacchet
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Favorite dal bel tempo sono state un vero trionfo le tre giornate di grande festa, dal 10 al 12 settembre, interamente dedicate ai vigili del fuoco che hanno scelto la Regina delle Dolomiti come teatro del loro primo raduno nazionale. Protagonisti dell始evento diverse migliaia tra effettivi, pensionati e volontari del CNVVF, guidati dal Capo del Corpo Nazionale Alfio Pini, e una quindicina di delegazioni straniere compresa quella dei pompieri di New York proprio in occasione dell始anniversario dell始attentato alle Torri Gemelle in cui si distinsero per coraggio ed eroismo.
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centro di Cortina è stato occupato, sabato pomeriggio, nella seconda giornata del I° raduno nozionale dei Vigili del Fuoco, da oltre 200 mezzi e attrezzature che hanno segnato la storia del corpo. Eʼ stato lʼevento che più ha avvicinato i Vigili del Fuoco con il pubblico di fans. Due ali di folla, hanno accolto con applausi il passaggio delle delegazioni e delle rappresentanze che sfilavano lungo le vie e davanti al palco delle autorità, per aprire la sfilata. Lʼentusiasmo è poi cresciuto man mano che cominciavano a passare i carri con le attrezzature: scale, pompe, trainati da pompieri e in alcuni casi, da animali, biciclette con attrezzature spegnifuoco, motociclette, fino ad arrivare ai mezzi motorizzati, con il caratteristico colore rosso. La folla si apriva, come per miracolo, allʼavanzare dei mezzi, dai più piccoli, fino alle grandiose autoscale, creando unʼ emozione unica per i conducenti e per gli occupanti i mezzi, non abituati a un incontro così ravvicinato con le persone. Le macchine sono state dapprima incolonnate lungo la via di accesso al centro storico, dove i passanti hanno avuto modo di fotografarle. Cʼerano macchine che hanno segnato lʼattività dei distaccamenti anche locali, come lʼautopompa Mercedes, che è stata in servizio a Cortina fino agli anni 1965 e che ora è gelosamente
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AL RADUNO C’È CHI GIURA: “NON CE L’HO COI VOLONTARI !!!” DI
VVF volontari Carate Brianza-gruppo storico
custodita nel Museo dei Vigili del Fuoco Volontari di Carate Brianza, vicino Milano. Cʼera anche una macchina di lusso, unʼIsotta Frascshini, una “Ferrari” del tempo, attrezzata per il soccorso antincendio. La più vecchia era la Fiat 15 ter del 1914, che aveva servito i militari durante la I^ Guerra mondiale e che poi è stata trasformata per lʼuso specifico dei pompieri. Anche questa è rimasta in servizio attivo fino alla fine degli anni ʼ50. Altre macchine avevano fatto il loro servizio durante la II^ guerra, nel soccorso delle città bombardate. Ha sfilato anche un elicottero che ha prestato servizio in occasione del disastro del Vajont, con uno dei piloti, ormai ultra ottantenne, ma in perfetta forma, che lʼaveva pilotato in quella circostanza. I mezzi, tutti ancora in perfetta efficienza, provenivano da vari comandi provinciali, dai musei storici di Mantova, Torino, Firenze, Milano. Cʼerano anche mezzi dei pompieri di Austria e di Germania. Oltre 400 erano i figuranti, vestiti con le divise dellʼepoca dei mezzi. Quella di Cortina è risultata essere una delle migliori sfilate di mezzi dei Vigili del Fuoco fatta finora in Italia.
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FEDERICO CECCHETTI
Ho ascoltato un giuramento al 1° Raduno Nazionale dei Vigili del Fuoco a Cortina dʼAmpezzo, quello pronunciato dal Segretario nazionale del CONAPO, il Sindacato autonomo che con slancio questʼanno ha tenacemente voluto ed ottenuto finalmente il riconoscimento della rappresentatività, e che in maniera decisa vuol imprimere una seria svolta al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Un grande obiettivo sopra ogni altro, la reale tutela del ruolo, della professionalità e della dignità del Vigile del Fuoco,… di quello Operativo! Così, in questo modo solenne, Antonio Brizzi ha voluto cercare una sponda nellʼAssociazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari e lanciare a tutti noi una proposta, quella di un tavolo di confronto e di progetto; e per questo merita senzʼaltro il nostro apprezzamento. Un tavolo al quale sedersi, CONAPO ed ANVVFV , dove serenamente e senza pregiudizi elaborare una bozza di Riforma. Ma a quale riforma alludeva Brizzi ?? Forse a quella del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco? No, perché pare che da noi proprio non dipenda! Allora quella del Regolamento di Servizio? Neppure, anzi, forse è ormai anche troppo tardi! Ma allora, forse a tutto quel lamentato mal vezzo dʼapplicar così diversamente le stesse Normative nei vari Comandi dʼItalia? Neanche, giacché pare fatica di Sisifo! Ciò a cui si riferiva il C.S.E. Antonio Brizzi è niente di meno che il D.P.R. 76/2004 !!! Quello che ci ha chiesto di condividere è un lavoro dʼelaborazione di una proposta per il definitivo superamento del D.P.R. 76/2004 - Regolamento recante norme sul reclutamento, avanzamento ed impiego del personale volontario del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco - lʼunico e forse lʼultimo atto legislativo che ancora davvero ci riguardi !!! Grazie Caro Brizzi, ma così proprio non va! Cominceremmo davvero male, e di molto! Già, perché è doveroso ricordare che questo Decreto del Presidente della Repubblica è Legge dello Stato, al pari degli articoli di Costituzione e di Legge che Brizzi ha correttamente e coerentemente citato nel Suo accorato intervento. Quindi, da solo, NON SI TOCCA ! Alla stessa maniera per cui non si taglia lʼalbero che non dà tutti i frutti sperati, solo perché qualche ramo, fossʼanche uno tra i principali, produce frutti non proprio buoni, quando non addirittura indigesti!
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Dopo le “belle” parole al raduno di Cortina, ecco in cosa consiste il supporto del sindacato autonomo per l’apertura della nuova caserma di volontari!
ANTONIO BRIZZI
E questo per quanto il lavoro che si debba fare su questi rami perniciosi possa essere faticoso. Prima di condividere una Riforma del D.P.R. 76/2004 cʼè bisogno di condividere un percorso, lungo il quale vederne finalmente e correttamente la giusta applicazione. E prima si inizia, meglio è! Cʼè bisogno che il CONAPO, al quale va senzʼaltro riconosciuto il ruolo di forza fresca e viva, ci aiuti a vedere prima accolte e poi anche salvaguardate le nostre Istanze, quando siano legittime! Le nostre richieste, quando siano oneste! Il nostro spirito di servizio, quando di vero Servizio si tratti! E cʼè ancora più bisogno che il CONAPO non si stanchi di entrare nel merito delle singole questioni, soprattutto in quelle che anche a noi stanno a cuore! E quando serva, pure a gamba tesa! Ed allora non dubiti il CONAPO, perché avrà senzʼaltro accanto tanti altri Operativi che, benché non siano Suoi iscritti, lo sosterranno nel far crescere davvero quella che è, anche per noi, una Risorsa di tutti, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco! Anzi, se guarda bene, Caro Brizzi, ce li ha già!!
Latiano, 18/09/2010 Nasce il distaccamento dei Vigili del Fuoco volontari Lʼallarme lo lancia il CONAPO, Sindacato Autonomo vigili del fuoco che, ricordiamo ha nei suoi obbiettivi principali proprio la netta separazione tra il personale professionista e quello volontario; Questʼultimo, grazie proprio al federalismo fiscale, dovrebbe transitare nella Protezione Civile con mezzi e divise diverse da quelle del CNVVF. Sembra ormai alle battute finali lʼapertura del distaccamento di vigili del fuoco volontari a Latiano e Il CONAPO, che da anni si batte per il riconoscimento della specificità e professionalità dei vigili del fuoco esprime la ferma contrarietà allʼattivazione del distaccamento VVF con soli volontari. Volontari che, addestrati al soccorso con corsi da 120 ore a fronte degli attuali 12 mesi per i professionisti, risultano privi nella realtà, non solo delle competenze e delle capacità professionali necessarie allo svolgimento delle operazioni di soccorso tecnico urgente ma, persino di quelle indispensabili a garantire, agli stessi volontari, le condizioni minime di sicurezza; Ai cittadini di Latiano – fa sapere il vigile del fuoco Petrachi Damiano (Segretario CONAPO Brindisi) – che vittime di questo sistema sono i volontari da una parte, ed i cittadini dallʼaltra, costretti, questi ultimi, a subire le inefficienze dellʼ apparato di soccorso creando di fatto contribuenti meno “fortunati”. Ricordiamo che i vigili del fuoco volontari, a differenza delle associazioni ONLUS e di Protezione Civile, sono “volontari” nel dare la disponibilità al servizio , ma la loro prestazione lavorativa è retribuita. Lʼattenzione degli amministratori locali dovrebbe concentrarsi sulla qualità che un distaccamento di volontari può dare al servizio di soccorso, anche perché per il Ministero dellʼInterno, un distaccamento di volontari ha le stesse competenze di un distaccamento di professionisti. La verità, – continua Petrachi– è che non si tratta di volontari ma di ragazzi in cerca di occupazione che non possono dare alcuna garanzia di professionalità, e che inseguono, tra lʼaltro, una chimera, passatagli da uno Stato che dice di volere eliminare il lavoro precario ed invece, almeno nei vigili del fuoco, lo promuove. Questa, a nostro avviso, è lʼennesima dimostrazione del fallimento, ampiamente previsto, del progetto “ Italia in Venti Minuti”, per esportare il modello di volontariato presente in alcune regioni del nord dʼItalia, progetto che non tiene in alcun conto il fatto che per una simile operazione, sarebbe necessario prima esportare il modello socio economico che esiste in quelle regioni e che è alla base di tutto. Chissà se i contribuenti di Latiano saranno contenti di come i loro soldi verranno spesi per mantenere una struttura dalla quale cʼè un ritorno statisticamente parlando, in termini di efficienza del soccorso, pari quasi allo zero. Al Sig. Sindaco di Latiano chiederemo un incontro ufficiale per discutere degli aspetti tecnici e professionali della vicenda, al solo scopo di portare, per quel che possiamo, un contributo costruttivo. COMUNICATO STAMPA CO.NA.PO SINDACATO AUTONOMO VIGILI DEL FUOCO
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Pare che il Ministero abbia posto un limite di 2 rappresentanti per distretto ai Volontari Trentini
BUONA LA PRIMA! DI
FEDERICO CECCHETTI
ancora caldo ed assolato il pomeriggio in questo angolo del Veneto quando lentamente si rimette in moto, per il rientro a casa, la carovana dei partecipanti al Raduno, mentre chi resta è già alle prese con tutto quanto è da riportar via, servito per la festa. Sì, perché è proprio questa che cʼè stata a Cortina dʼAmpezzo, una Festa! Una festa per tutti, e di tutti i Vigili del Fuoco. La prima in assoluto nazionale, andata in scena in quella splendida valle che non poteva attendersi davvero un meteo migliore di quello avuto in questʼultimo scorcio dʼestate. Cortina sʼera andata riempiendo in silenzio dalla sera di giovedì, mentre tanti Vigili del Fuoco erano già da qualche giorno al lavoro per lʼorganizzazione, e venerdì, di buon mattino, sʼè colorata di verde e di giallo. Sui quotidiani, accanto alle notizie sul Raduno, la sciagura che si è abbattuta sugli abitanti di Atrani ( Salerno ) colpiti dalla furiosa esondazione di un torrente, e purtroppo anche il giorno seguente la notizia, appresa in diretta dalla voce del Direttore regionale della Campania in fila con tutti per il pranzo nella tendopoli, di altre vittime, gli operai della cisterna farmaceutica di Capua ( Caserta ). Non è a caso evidentemente se prima ancora degli eventi, la scelta di iniziare ufficialmente il Raduno sia caduta sul Convegno - Prevenzione e Sicurezza: Obiettivo comune. Un obiettivo comune ed un dovere, di tutti, come hanno tenuto a specificare meglio nei rispettivi ambiti, Vigili del Fuoco, Inail, Polizia Stradale, Eni ed Iteritalia attraverso le parole dei loro relatori. A chiudere il convegno, con un breve quanto fondamentale discorso, il Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Francesco Paolo Tronca. Il Prefetto, con ferma serenità e senza troppi giri di parole, ha ricordato a chi trascura dʼapplicare le norme sulla sicurezza, che si pone egli stesso fuori dalla Legge, e che la Sicurezza in quanto tale non è, e non potrà mai essere, un bene negoziabile. Tronca ha poi riscosso lʼapplauso convinto di tutta quanta la platea riunita, che subito dopo si è mossa verso il centro cittadino per ascoltare il concerto della Banda musicale dei Vigili del Fuoco, gioiosa conclusione per la prima
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giornata di raduno. Il sabato è lʼ11 Settembre, ricorrenza dellʼattentato alle Torri Gemelle. Per questo allʼalzabandiera ed allʼomaggio ai caduti cʼè una presenza forte tra le rappresentanze estere dei pompieri: i Vigili del Fuoco di New York. Poi tutti di nuovo al Centro Congressi, dove la sorpresa di non trovarsi ad un unico convegno ma lʼesser stati separati in tre diverse sale riservate, Vigili del Fuoco Permanenti, Vigili del Fuoco Volontari e Vigili del Fuoco in congedo, stona parecchio col concetto di Corpo, e non consente, almeno a tutti quelli che ancora non hanno il dono dellʼubiquità, di poter ascoltare legittimamente dal vivo, tutti quanti i relatori e le loro interessanti argomentazioni. Unʼoccasione di condivisione perduta per una scelta forse dettata dallʼesigenza di troncare sul nascere il rischio dʼinnesco di forti polemiche, ma nello stesso tempo anche unʼoccasione persa per dimostrare a tutti i detrattori che può esserci, al contrario, un confronto bello e buono nel Corpo Nazionale, e che pur se con ruoli e da posizioni diverse, tutti insieme ci sentiamo allʼinterno della stessa cornice di rispetto e di senso di responsabilità nei confronti di un processo di crescita per il quale tutti devono e possono sentirsi parte attiva e propulsiva. A riunire ha comunque poi pensato la grande sfilata, aperta dal rimbombante passaggio, lungo lʼasse mediano di Cortina, del Moto Raduno dei Vigili del Fuoco, lʼinizio di un vero tripudio. Si è raccolto lʼapplauso caldo, affettuoso ed interminabile della gente, alla storia, allʼorganizzazione, ma soprattutto alle donne ed agli uomini nei Vigili del Fuoco ed alle loro famiglie, culminato nella girandola di colori, di bandiere, di sentimenti e di coraggio nel Palazzo del Ghiaccio. Là, lo spettacolo del saggio ginnico è stato salutato dal Ministro dellʼInterno, lʼOnorevole Roberto Maroni. La sua presenza ha saputo portare il ringraziamento ed il sostegno personale e del Governo, e ribadire ancora una volta la funzione imprescindibile dei Vigili del Fuoco nel sistema paese. Fuori poi è stata grande festa di famiglie, con tanta gente sempre col naso allʼinsù, aspettando dʼarrampicarsi sul grande scivolo gonfiabile allestito apposta per i bambini, per veder spiegato al vento il Tricolore sulla cima più alta della Scala Romana, per immaginare il brivido, qualche attimo prima di salire lassù, fino ai cinquanta metri, sulla piattaforma della grande scala aerea, e la sera, per guardare, dopo la musica e i balli, i fuochi dʼartificio, questi sì, per davvero e in ogni senso spettacolo pirotecnico. E poi le lunghe ed allegre file per i pasti alla tendopoli, con la sfida bonaria lanciata da quella tra le cucine allestita dagli Alpini, che hanno dato il senso della comunità e della condivisione. Fino alla Santa Messa, la domenica, nella Chiesa parrocchiale di Cortina dʼAmpezzo, dove in tanti hanno voluto testimoniare la presenza fatta anche dʼanime dei Vigili del Fuoco. A tutti poi, indistintamente, non sfuggiva mai, neanche per un solo istante, che mentre lì tra le Dolomiti più belle si consumava una festa, in tanti, in molti più Vigili del Fuoco di quelle centinaia presenti a Cortina nei tre giorni del Raduno, hanno assicurato in ogni Distaccamento, anche quello più sperduto e lontano, la loro silenziosa, vigile e pronta presenza per la sicurezza dellʼItalia, di tutti!
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