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I Pompieri Volontari del Trentino (I)
... per salvaguardare la popolazione Nel mese di Maggio 2012 sono stato invitato a partecipare al Convegno del Distretto di Mezzolombardo, ho accettato volentieri la proposta, l’occasione è servita per osservare da vicino la realtà dei Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari Trentini. Un’eccellenza «Italiana» da prendere come esempio per l’organizzazione del servizio antincendi nell’intera penisola. Il mio primo contatto con la Val di Non è stato telefonico: ho prenotato in un B&B trovato su internet e, quando ho detto alla padrona che sarei andato lì per un convegno, mi ha risposto: «mio marito e mio figlio sono pompieri qui a Ton e mio figlio più piccolo è un allievo!» Da quel momento ho capito che sarei andato a visitare la Patria del volontariato pompieristico, un luogo dove i vigili del fuoco sono parte integrante del tessuto sociale da secoli. In viaggio Chiusa bottega, venerdì 30 maggio, sono partito con la mia compagna alla volta di Trento, Matteo Cattani (ispettore del Distretto di Mezzolombardo) mi aveva preparato un itinerario dettagliato con tanto di coordinate GPS dei luoghi da visitare. In tarda serata sono arrivato in quel di Mezzocorona dove mi aspettavano il Comandante, il suo vice e Matteo. La caserma del Corpo locale è nuova di trinca tanto che deve ancora essere inaugurata però è già operativa: da
fuori una struttura moderna ma caratteristica con un tetto a vela costruito in legno lamellare. Di notte si notano delle soffuse luci azzurre e in caserma non ci dorme nessuno, i vigili abitano tutti in paese ovviamente. Il Comandante ha voluto subito farmi impallidire facendo scattare la simulazione d’allarme sui cercapersone, ma non abbiamo tirato giù nessuno dal letto: al suono della selettiva si sono automaticamente aperte le autorimesse e s’è spalancato il cancello carraio, le luci hanno illuminato a giorno l’intera struttura. Il primo volontario ad arrivare è solitamente colui che rimane in sala radio e conferma immediatamente la presenza alla centrale di Trento; da quest’ultima riceve le indicazioni circa l’intervento da andare a svolgere. Per far si che gli altri vigili capiscano se la sala radio è già presidiata, si accende in spogliatoio un segnalatore luminoso, un mini semaforo indicherà invece ai pompieri il tipo di automezzo da utilizzare per l’intervento (autobotte, fuoristrada, polisoc-
Mezzolombardo – sede distrettuale.
corso, ecc.). Le operazioni di vestizione sono molto celeri perché il completo antifiamma è da indossarsi sulla sola biancheria intima, nella stagione fredda è possibile utilizzare un leggero sottotuta (sopranominato pigiamino). Il Corpo di Mezzocorona vanta un’autobotte (anche quelle che il Corpo Nazionale definisce autopompe, in Trentino hanno la denominazione di autobotti NdR) Rosenbauer allestita su telaio Volvo 4 × 4 (per disposizione della Federazione tutte le autobotti della PAT devono avere le quattro ruote motrici). Il mezzo avente un costo superiore a 300 000 € è stato acquistato con il contributo fisso della Federazione integrato dallo stesso Corpo di Mezzocorona. Una delle peculiarità di questo automezzo è il sistema CAFS (Compressor Air Foam System), un’innovativa tecnologia che permette la formazione di una schiuma asciutta o parzialmente umida utilizzabile nello spegnimento di diverse tipologie d’incendio. Questo sistema permette di avere una schiuma molto leggera che, oltre a possedere alte proprietà filmanti, non grava su solette e strutture e permette una facile maneggevolezza delle tubazioni in pressione.
92 Organizzazione Terminata la visita della caserma, ormai in piena notte, Matteo mi ha portato a visitare la Caserma di Campodenno, Corpo nel quale ha trascorso l’infanzia e la gioventù e al quale è legato particolarmente. Qui ho scoperto il sistema «canadese» di spegnimento degli incendi boschivi: una catena di pompe intervallate da vasconi di rimando che permettono di portare l’acqua in quota. Questo è il sistema vincente in Trentino per arginare gli incendi di bosco sul nascere e salvaguardare la natura circostante e gli insediamenti abitativi; a questo scopo i Corpi si addestrano diverse volte all’anno simulando eventi di varie entità. Io e Claudia cominciamo a essere un po’ provati ma Matteo dopo una giornata di lavoro e una riunione fiume a Trento, sembra ancora pimpante-prima di andare a riposare l’ispettore mi stupisce consegnandomi una cassetta di mele golden, lui ha un’azienda agricola e vuole che provi i frutti della sua terra. Mezzolombardo – sede distrettuale Al nostro risveglio all’agriturismo, i figli e il marito della signora Carla, aiutati da amici e parenti, stanno mettendo a dimora 1500 nuove pianticelle nel meleto di famiglia: mi sento uno scansafatiche mentre li osservo e assaggio una squisita torta di mele e uno yogurt cremoso rigorosamente fatti in casa. Dopo la prima colazione l’appuntamento è a Mezzolombardo, la caserma del locale Una vera e propria manovra!
Giornale dei pompieri svizzeri Corpo è anche sede distrettuale: lì mi aspettano il vice di Matteo e il Comandante: occorre qualche ora per visitare tutta la struttura che somiglia a un «nostro Comando Provinciale». Fortuna vuole che adiacente alla caserma vi sia la sede della Croce Bianca Rotaliana, Claudia, la mia compagna, che è un’infermiera della neurorianimazione del Niguarda, ha modo di seguire una visita dettagliata della sede accompagnata da un collega del 118, così non s’annoierà mentre io scatto qualche dozzina di fotografie. Mezzolombardo ha in servizio due autobotti, un’autoscala IVECO Magirus (che serve tutta l’unione distrettuale) due furgoni polisoccorso. Questi ultimi sono detti anche «furgoni pinze» (pinze e cesoie oleodinamiche) e sono distribuiti nel territorio del distretto per far si che ve ne sia uno ogni 6 Km in modo da garantire un rapido intervento in caso d’incidente stradale. A proposito d’incidenti stradali, nel cortile interno della caserma, è in corso un addestramento congiunto per la certificazione dei nuovi allievi della Croce Bianca: per rendere più realistici gli scenari i candidati operano su autovetture per l’estrazione dei feriti e si coordinano con i VVFV locali e quelli di San Michele all’Adige in un alternarsi di operazioni sanitarie e tecniche. Un altro gruppo sta intervenendo nella simulazione d’un infortunio in cantiere, un pesante tubo sulla gamba d’un operaio: l’esaminando soccorritore sanitario giunge sull’evento e, collegandosi a un’ipotetica Centrale Operativa 118, inizia la sua prova:
«scena non sicura, occorrono VVF, uomo 25 anni, cosciente, collaborante, saturazione 90%, FR 40, FC 100, PA 90/60, arto inferiore DX intrappolato sotto grosso tubo, somministro O2 12 litri minuto + reser voire…» Nel mentre giungono i pompieri volontari e iniziano a operare con cuscini vetter e cunei di legno per il sollevamento e messa in sicurezza del tubo; il ferito viene estratto, la gamba medicata e steccata, paziente immobilizzato su tavola spinale ed è fatta. La sala radio di Mezzolombardo somiglia a una sala operativa del 115: ci sono ricetrasmittenti dedicate alle comunicazioni con Trento e altre a quelle con i Corpi del distretto; una radio serve a contattare direttamente l’azienda del GAS e dell’eletricità. Su una planimetria sono evidenziati gli idranti di tutto il territorio che vengono con periodicità controllati dai VVF volontari stessi e sgomberati dalla neve quando necessario. Un’ala della caserma è destinata alla formazione teorica dei vigili ed un’altra a quella degli allievi: ognuna delle due componenti ha spogliatoi separati ma non v’è separazione tra maschi e femmine (tutti colleghi, tutti pompieri, indipendentemente dal sesso). Essendo quella di Mezzolombardo sede distrettuale, v’è anche un «laboratorio autorespiratori» a servizio dei 16 Corpi della valle. Qui, volontari appositamente formati, si occupano della ricarica delle bombole ma anche della sanificazione delle maschere e le prove di tenuta delle stesse con attrezzature all’avanguardia.
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118 swissfire.ch 8|2014 Nel cortile c’è spazio per un’elisuperficie dove atterra l’elisoccorso in caso d’emergenza in zona: sono poi gli stessi pompieri a portare sul luogo del sinistro con pulmini o fuoristrada l’equipe sanitaria giunta da Trento. Via per Clés ... Dopo aver mangiato la trota più buona della mia vita, allevata proprio dietro la trattoria di Maso Milano e aver visitato la famosa Cantina Rotaliana di Mezzolombardo è la volta di cambiare distretto: attraversiamo infatti la Val di Non per raggiungere Clés dove ci accoglie Luca, capo squadra nel locale Corpo. Una struttura splendida, immersa nel verde con un castello di manovra di cinque piani attrezzato come palestra da roccia: da lassù la vista è mozzafiato, a patto non soffriate di vertigini (c’è qualcuno che soffre di vertigini qui? Non credo…). Una peculiarità di questo Corpo è di possedere due «furgoni pinze»: uno stradale e uno «fuoristrada», quando occorra liberare contadini rimasti intrappolati sotto il proprio trattore su terreni ovviamente impraticabili con automezzi ordinari. Stavo per dimenticare, tutti i Corpi della valle sono dotati di tute NBCR (Nucleare Batteriologico Chimico Radiologico): le celle frigorifero delle numerose aziende che si occupano della conservazione/maturazione delle mele hanno un sistema di refrigerazione funzionante ad ammoniaca; i pompieri sono addestrati all’intervento in presenza di questa pericolosa sostanza.
Alla sera, in una volata, saliamo da 217 a 886 metri con una velocissima micro funivia da sei posti nella quale si timbra il biglietto come in metrò. Eccoci sul «Monte di Mezza» (di Mezzocorona), lungo il tragitto Matteo ci spiega che, in caso di guasto, c’è una sorta di gabbia scorrevole con la quale i pompieri riportano a terra i passeggeri. Sul monte c’è un minuscolo centro abitato, raggiungibile solo con mezzi fuoristrada in assenza di neve, sorge spontaneo domandare: «e se si sviluppa un incendio quassù?», l’ispettore non aspettava altra domanda: «i vigili lasciano il mezzo alla stazione di partenza della funivia, saltano in cabina e, una volta quassù… beh qui sul monte c’è una casermetta con un Laverda (un automezzo che è un vero arrampicatore)» da rimanere con la bocca aperta! Una buona bocca ci servirà appena dopo al «Ristorante ai Spiazzi», gestito quasi ovviamente da un pompiere, dove si può gustare una «tortel di patate» davvero eccezionale innaffiata da ottimo Teroldego. Convegno? No, una vera e propria manovra! Al mattino di domenica sveglia presto, si va al convegno e, se mi fossi aspettato un auditorium con tanto di autorità e presentazioni a video, avrei proprio sbagliato tutto! Da queste parti ogni distretto fa’ il suo incontro annuale ma non si tratta d’un simposio bensì d’una vera e propria «manovra», un addestramento. Alle 7.30 la selettiva suona per tutti i 16 Corpi del distretto e suona anche per me:
incendio nel Comune di Denno al Mobilificio Cova, alcuni operai risultano dispersi all’interno. I primi a giungere sono ovviamente i vigili del fuoco del locale Corpo Volontario: si cominciano a vedere un po’ di gallet (casco della CGF in dotazione ai volontari trentini) neri, sono i vigili, alcuni rossi, i capi squadra e i capi plotone. Ecco che ne spunta uno bianco, è il Comandante del Corpo di Denno che cerca di capire l’entità dell’evento. Vengono allertati i corpi vicini e giunge l’ispettore distrettuale Matteo Cattani: una torre e due stelle sul giaccone antifiamma, è lui che diverrà il ROS (responsabile operazioni di soccorso), più alto in grado di lui c’è solo il presidente della Federazione (una torre e tre stelle). I curiosi sono pochi, questa manovra serve prevalentemente a testare le capacità degli uomini (quando dico uomini includo anche le donne ovviamente) e non a dare spettacolo. Fuoriesce del fumo dal magazzino di legname al piano seminterrato: qui entrano degli operatori con maschere «oscurate» al fine di simulare al meglio la realtà (non vedono un accidente…). I volontari sono tutt’altro che impreparati e non ce n’è uno colto a improvvisare. Accedono in tre legati fra loro con un cavo «autoroll» (un rocchetto autoavvolgente fissato al cinturone). Il primo ha steso un «filo d’arianna», sul filo sono fissate delle sfere fosforescenti: due palline indicano il senso d’uscita mentre tre la direzione dell’incendio. Un pompiere tasta la parete perimetrale, mentre gli altri si muovono alla ricerca delle persone da soccorrere; un quarto operatore è armato
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Visita presso il corpo di Ton.
di termocamera al fine di prevenire episodi di Flashover e/o Backdraft, la ricerca è lunga ma i dispersi vengono poi ritrovati e affidati alle cure dei soccorritori della Croce Bianca Rotaliana. I ragazzi del Cattani intanto hanno allestito una sala operativa campale e, con un apparato base ricetrasmittente, comunicano con tutti i Corpi intervenuti e con le singole squadre di ricerca e soccorso. A ogni corpo viene affidato un preciso compito: c’è chi si occupa del rifornimento idrico mediante motopompa dalla vasca dell’acquedotto situata a circa un chi-
lometro; un’altra squadra si è arrampicata sul silo della segatura e sta’ nebulizzando acqua dalla finestra d’ispezione più alta. Altri accedono alla copertura del tetto ed effettuano lanci d’acqua mentre con un monitor si attacca il grosso dell’incendio. Nulla, come si suol dire, è lasciato al caso, un vigile con tanto di pettorina ad alta visibilità e bastone luminoso gestisce il passaggio delle autovetture su apposite calzatoie che evitano lo schiacciarsi delle manichette di rifornimento. Gli addetti al laboratorio autorespiratori cronometrano i tempi di lavoro degli operatori e annotano il consumo d’aria respirabile di ciascuno. Quando l’ultimo disperso viene ritrovato, l’ispettore dichiara cessato l’allarme e raduna tutti per il debriefing: i responsabili di ciascun Corpo e di settore estrapo-
lano le criticità della manovra; alcune cose sono da rivedere (è normale che sia così) ma nell’insieme tutti hanno lavorato bene e sono pronti ad affrontare un intervento di grandi dimensioni simile a quello simulato. Riarrotolate le manichette e sostituite le bombole si è tutti pronti per una bicchierata e un buon pranzo cucinato dagli amici alpini sotto un ampio tendone: qui le autorità ci sono ma l’applauso più scrosciante è tutto per l’Ispettore Matteo Cattani e per la sua grande leadership. Passando da Trento-Matteo ha pensato proprio a tutto-non mi resta che una visitina al Nucleo Elicotteri VVF, un pilota ci accoglie con cortesia e mi azzardo a fare due scatti sotto una pioggia battente ma siamo troppo stanchi per trattenerci, sono stati due giorni molto intensi. Torno a casa con un po’ di malinconia sognando un’Italia con un servizio antincendi simile a quello della Provincia Autonoma di Trento: questi ragazzi sono la dimostrazione vivente della teoria che un soccorso, per essere qualificato, non deve necessariamente venir svolto da personale dipendente. Con questo sistema capillare i VVF volontari trentini riescono, quasi sempre, a bloccare un incendio sul nascere, a salvare le persone prima che s’intossichino, che affoghino o altro ancora. f Antonio Ascanio Mangano, direttore VFV Foto: Antonio Ascanio Mangano
Il Comandante del Corpo di Denno e l’ispettore distrettuale Matteo Cattani alla manovra.
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