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Anno XXIV- no 1 Gennaio/Febbraio 2010

Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano


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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)

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GENNAIO/FEBBRAIO 2010

RIVISTA UFFICIALE DELLʼASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI

Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale P.I. Fabio MARANGONI

Comitato di Direzione Cav di Gran Croce Gino GRONCHI (Pres. Naz. Ass. Naz. VV.F.VV.) Carlo Alberto COCCHI, Roberto MUGAVERO, Mauro COLOMBINI, Francesco BIANCALANI, Erminio CAPPARONI, Claudio DI MAIO, Rolando FAGIOLI, Luca GERARDI, Gian Carlo NICOLI, Gianluca RONDI, Massimiliano TOLOMEI, Domenico VOLONTERIO, Marco ZUCCATO (Consiglieri Naz. Ass. Naz. VV.F.VV)

Inviato di Redazione Francesco MAZZILLI

Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it

Editore incaricato, ufficio abbonamenti Sede centrale Sicurezza Aziendale s.r.l. Via Palmieri, 47 - 20141 Milano tel. 02/89.500.256 - fax 02/89.500261 Agenzie per lʼItalia CEAT tel. 02/89.500.256 CENTRO DIFFUSIONI TECNICHE tel. 02 204.79.80

Stampa: Reggiani spa Brezzo di Bedero (Va) Tel. 0332/549533 Abbonamenti: Gratuita a Comandi e Distaccamenti dei VV.F. Sostenitori € 70,00 Benemerito da € 70,00 in su Una copia € 8,00 Arretrati € 10,50

LʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari è estranea alla gestione economica della rivista. Gli articoli firmati corrispondono al pensiero dellʼarticolista e non impegnano né la Rivista né lʼAssociazione. La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e correzioni di quegli articoli che a sua discrezione riterrà opportuno modificare. Eʼ vietata la riproduzione anche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pubblicati, Il personale addetto alla raccolta di abbonamenti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati LʼEditore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilita di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo a: Sicurezza Aziendale srl - Via Palmieri, 47 20141 Milano. Le informazioni costudite nellʼarchivio elettronico dellʼEditore saranno utilizzate al solo scopo di inviare la rivista o comunicazioni concernenti lʼabbonamento (Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali). Pubblicità Inferiore al 70%

Aut. Trib. Milano n. 855/89

www.vfv.it La foto di copertina è del VP Sergio Salemi (Centro Documentazione Video VVF Milano). Corso autoprotezione in ambiente acquatico per i VVF volontari. EDITORIALE

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EDITORIALE [A LATO]

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SIAMO POMPIERI O LUPETTI?

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LONTANI DALLA CITTÀ MA VICINI AI SOCCORSI

CORSO ATP PER I VOLONTARI HAITI

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QUANDO BRUCIANO I TETTI

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TESSERAMENTO 2010

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6° DISTACCAMENTO VOLONTARIO NEL BERGAMASCO BUAVI POMPIEVI! BUAVI!

SICUREZZA PUBBLICA E/O PUBBLICA SICUREZZA?

CONVERSIONE DELLA PATENTE MINISTERIALE IN CIVILE

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LʼUSO DELLE CINTURE DI SICUREZZA IN EMERGENZA

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POLISOCCORSO UN AUTOMEZZO TUTTORA MOLTO ATTUALE

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SVIZZERA: IL SOLDO DEI POMPIERI SARÀ DETASSATO IL BICICLETTAIO

LA NUOVA CASERMA DEI POMPIERI DI CHIARI

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Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano


EDITORIALE

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È l’immensa tragedia causata dal terremoto di Haiti che in questo inizio d’anno ci ha riportati alla brusca realtà di come le condizioni del genere umano siano fortemente dipendenti ed influenzate dagli eventi naturali. Giungere impreparati a questi sconvolgenti cataclismi è come voler aiutare la natura ad infierire; questo dovrebbero averci ricordato gli oltre 200.000 morti e le giornate trascorse dai sopravvissuti in attesa dei soccorsi che mai arrivavano.

Penso che potremo prendere in prestito un vecchio detto ereditato dai tempi che furono: “se vuoi la pace, devi prepararti alla guerra”. Questo può essere tradotto nella necessità di continuare a prepararsi per conseguire o mantenere la capacità e la prontezza nell’intervenire efficacemente nel portare soccorso alle popolazioni martoriate. Dio solo sa quante persone sepolte dalle macerie si sarebbero potute salvare a Port au Prince se nelle immediate ore che hanno seguito il terremoto avessero già potuto operare quelle centinaia di soccorritori mobilitati in occasione del recente terremoto dell’Abruzzo. In Italia non possiamo dire di essere a completamente a posto, anzi la stessa Protezione Civile afferma che molto resta da fare se consideriamo che sono ancora migliaia i Comuni che devono redigere il proprio piano di protezione civile da utilizzarsi in caso di calamità e che molti di questi hanno il proprio territorio periodicamente sconvolto da eventi idrogeologici oppure senza un avamposto di primo soccorso. Paradossalmente in Casa nostra hanno sentito l’esigenza di approfondire la prevenzione quelle entità locali meno esposte agli eventi naturali mentre ai cittadini dei Comuni “meno adempienti” non rimane che pregare di non essere coinvolti dai sussulti di Madre Natura.

Infinite volte abbiamo presentato l’esigenza di avere dei soccorritori che, residenti in loco, sarebbero in grado di organizzare i primi soccorsi e di fornire preziose informazioni al “grosso” che interviene solo dopo molte ore. Con gli anni la gestione del soccorso nelle calamità è gradualmente passata in mano alla Protezione Civile che forte dei suoi volontari ormai gestisce le grandi emergenze e decide cosa devono fare i Vigili del Fuoco.

w w w. a n v v f v. o r g Venendo agli aspetti che maggiormente riguardano il nostro volontariato posso confermare la buona

volontà dell’Amministrazione del Corpo nazionale di ascoltarci; gli ultimi due incontri in sede di Commissione mista ci hanno permesso di rappresentare le nostre primarie esigenze. Con piacere notiamo che pure la questione della disparità di trattamento previdenziale e assicurativo è stata presa a cuore anche da altre forze politiche con la presentazione di progetti di adeguamento alle condizioni previste per il personale permanente. Non ci illudiamo ma semplicemente promettiamo che nei prossimi numeri della Rivista vi informeremo se e quali aspetti da noi presentati sono stati tradotti in fatti concreti per un miglioramento delle nostre condizioni organizzative, logistiche e previdenziali. Gino Gronchi


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Una volta, prima della guerra, i vigili del fuoco facevano capo al Comune, come in tutto il resto del mondo. Poi per necessità belliche il corpo è stato inglobato nell’esercito, poi è divenuto statale e non è più stato ripristinato lo stato originario! La Francia ha 240.000 sapeurs pompiers (200mila sono volontari); la Germania ha 39.000 professionisti e oltre un milione di volontari. L’Italia? 33.000 professionisti e appena 6mila volontari. E’ anche vero che lo Stato non potrebbe stipendiare un milione di pompieri. Proprio per questo andrebbe attivato un sistema di volontari a livello comunale. Altrimenti ci si trova in situazioni dove, in caso di emergenza, i pompieri non giungono certamente in 20 minuti (e 20 sono già tanti). Raramente i soccorsi, dopo tutto quel tempo, servono ancora a qualcosa. Questa è una battaglia che devo ancora vincere!».

Giuseppe Zamberletti *

(*) padre della Protezione Civile italiana, il primo commissario straordinario che coordinò gli interventi delle migliaia di uomini intervenuti nei terremoti che oltre trent’anni fa colpirono il Friuli Venezia Giulia e l’Irpinia. Ministro alla Protezione Civile per due mandati. Attualmente è presidente dell’ISPRO (Istituto di Studi e Ricerche sulla Protezione Civile e Difesa Civile).

h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i Cari lettori e cari pompieri, le parole di Papà Zamberletti -seppur sentite e risentite- sono, ahimè, ancora fresche e attuali; ecco perché ho ripescato quest’intervista e ve l’ho incollata qui sopra. Perché non si dimentichi l’uomo, perché si ricordi la sua missione che è poi la nostra.

In questo primo numero del 2010 ho dato la parola al Comandante del Corpo Volontario dei VVF di Rumo (TN) che ha illustrato le peculiarità del soccorso tecnico e sanitario in Trentino. E’ poi giunto un allarme dal livornese dove i pompieri volontari sono considerati alla stregua di lupetti. I colleghi di quel pezzo di provincia a ovest di Milano, dove scorrono fiume Ticino e Naviglio Grande, hanno finalmente avuto l’opportunità di partecipare ad un corso di auto protezione in acqua. Abbiamo inserito-proprio mentre si andava in stampa-una breve sul disastroso terremoto che ha colpito i Caraibi. Vista la stagione, un saggio sui caminetti e gli incendi scaturiti da cattiva installazione/manutenzione. Abbiamo parlato di automezzi innovativi, studiando nel dettaglio un veicolo “polisoccorso” e poi tante altre curiosità… Buona lettura e…”state attenti là fuori” Antonio Ascanio Mangano direttorevfv@me.com

VFV Gennaio/Febbraio 2010

EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ]

«La protezione civile è nata dalla necessità di coordinare gli interventi di ricostruzione ma anche la prevenzione è un fattore importante del “corpo volontario” che all’inizio si sarebbe dovuto chiamare Gruppo Comunale dei Vigili del Fuoco. La categoria poi minacciò scioperi e il nome venne cambiato in Gruppo Comunale di Protezione Civile. Gruppi che oggi ci vengono invidiati in tutto il mondo per la loro efficienza e per l’organizzazione. Ma che hanno un grosso punto debole: non esistono pompieri volontari.

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5 MINUTI

LONTANI DALLA CITTÀ MA VICINI AI SOCCORSI A CURA DI

RUDI TORRESANI (COMANDANTE

DEL

CORPO VOLONTARIO

DEI

VIGILI

DEL

FUOCO

Per assurdo (ma che poi assurdo non è) il soccorso tecnico urgente e sanitario è di gran lunga più veloce in un paesino sperduto tra i monti del Trentino - Alto Adige che in una servitissima ed equipaggiatissima metropoli del resto del paese. Tutto ciò a costi notevolvente inferiori grazie alla gestione degli interventi affidata ai Vigili del Fuoco che, in questa oasi felice, sono, per la quasi totalità, esclusivamente volontari antaggi e difficoltà di vivere a Rumo: ho pensato di contribuire a questo tema mettendo a confronto i sistemi di soccorso tecnico alle persone (Vigili del Fuoco) e di soccorso sanitario urgente adottati per la nostra comunità con quelli presenti altrove. Il soccorso tecnico urgente è garantito nel nostro comune, come tutti sanno, dal Corpo Vigili del Fuoco Volontari, come in tutti comuni delle province di Trento e di Bolzano. Al momento del bisogno, anche per soccorso non urgente, qualsiasi persona può chiedere aiuto telefonando al n. 115, gli risponde la centrale del Corpo permanente VVF di Trento la quale - richieste le informazioni del caso - invia una chiamata via radio ai Vigili del Fuoco Volontari del posto che sono reperibili

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RUMO -TN)


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5 MINUTI non sono sufficienti vengono chiamate altre squadre o Corpi di altri comuni ed eventualmente anche il Corpo Permanente di Trento.

Sicuramente questo è un sistema molto efficace, i vigili sono addestrati, conoscono il territorio e gli abitanti e, seppur volontari, fino ad ora sono sempre riusciti ad essere presenti velocemente sullʼintervento.

Il soccorso sanitario urgente viene gestito qui da noi dallʻorganizzazione di “Trentino Emergenza” tramite la centrale 118.

A bordo dellʼelicottero vi sono, oltre al pilota ed al tecnico di volo, il medico anestesista–rianimatore, lʼinfermiere di pronto soccorso, il tecnico di soccorso alpino e tutta lʻattrezzatura per la rianimazione e lʼimmobilizzazione atraumatica. Nel momento in cui lʼaeromobile si alza in volo, viene allertato immediatamente il locale Corpo vigili del fuoco con il compito di indicare il punto esatto in cui si trova lʼinfortunato, un luogo idoneo per lo sbarco e preparare un automezzo per un eventuale trasbordo. Sarà comunque il pilota a decidere dove e se atterrare o far scendere in Hovering (volo stazionario) oppure verricellare lʼequipaggio. Dopo aver stabilizzato il paziente si procede al trasferimento: il pilota, in accordo con il medico, valuterà se caricarlo sul posto o se attendere che venga portato in piazzola con lʼambulanza. Purtroppo lʼelicottero vola solo quando cʼè sufficiente visibilità ma, secondo la mia esperienza, a Rumo gli incidenti gravi sono avvenuti in maggior parte quando cʼerano le condizioni idonee. Il mezzo ha costi di gestione molto alti ma, sempre secondo il mio parere, si tratta di una delle poche spese fatte dagli amministratori provinciali che sono più a beneficio della periferia che non del centro.

In caso di scarsità di personale è sostituita dai volontari del servizio trasporto infermi di Cles o della croce rossa. Quando però la centrale 118 riceve una chiamata per una persona con lesioni tali da compromettere le funzioni vitali (codice rosso) che si trova a piú di 10 minuti di ambulanza, il centralinista

Posso dunque affermare che gli abitanti di Rumo ricevono il soccorso tecnico urgente e quello sanitario urgente in un tempo pressoché uguale.

Dieci minuti di attesa possono essere tanti per chi ha bisogno di aiuto ma, al di fuori della nostra Regione, lʼattesa può essere ancora più lunga.

Nel resto dʼItalia il servizio VVF viene garantito dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, formato quasi esclusivamente da personale stipendiato e presente solo nelle cittadine più grosse ed a costi elevati: mantenere una squadra di sette persone pronta 24 ore su 24 (quattro turni) richiede circa un milione di euro allʼanno. Vi è qualche distaccamento di volontari soprattutto al nord ma i numeri sono molto al di sotto rispetto alla nostra realtà. Qualche anno fa è stato varato un progetto chiamato “soccorso Italia in 20 minuti“ con lʼintento di aumentare il numero di vigili, volontari e non, e costruire 300 nuove sedi ma, tuttʼoggi in Italia, piú di dieci milioni di persone attendono lʼarrivo dei Vigili del fuoco per più di 40 minuti.

DALL’ALTO A DX.

RUDI TORRESANI

CON UN COLLEGA ALLA FINE DI UN INTERVENTO IN UNA SEGHERIA

IL

PARCO

MEZZI

IN SERVIZIO A

ABITANTI RIPARTITI IN

LA

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RUMO, 834

PICCOLE FRAZIONI

RAPIDITÀ D’INTERVENTO, IN QUESTO

CASO, HA DELIMITATO, IN UN’AREA MOLTO CIRCOSCRITTA, UN INCENDIO BOSCHIVO

tramite un apparecchio cercapersone

sempre attivato. Di norma in tre/quattro minuti queste persone riescono ad abbandonare la propria attività ed essere in caserma. In circa sette-e per i più lontani dieci-minuti dalla chiamata la prima squadra è sul luogo dellʼintervento con le attrezzature di prima necessità; se

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manda automaticamente sul posto anche lʼeliambulanza. Il nostro paese è-come giá detto-a piú di 10 minuti di ambulanza e quindi noi riceviamo di norma questo servizio; lʼelicottero impiega per arrivare dallʼareoporto di Mattarello di solito 8 – 10 minuti di volo piú 2 – 3 per il decollo.

Alla chiamata dellʼutente viene inviata lʼambulanza più vicina, nel nostro caso arriva da Cles in un tempo di circa 15/20 minuti con a bordo due soccorritori e, nei casi gravi, si aggiunge lʼinfermiere professionale.

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Nelle città o nelle immediate vicinanze infatti, lʼelisoccorso è usato raramente perché avrebbe grosse difficoltà ad atterrare; inoltre verricellare in mezzo alle case è una manovra abbastanza rischiosa che i piloti cercano di evitare. Lʼambulanza e lʼauto medica generalmente si trovano a poca distanza ma con il traffico odierno in dieci minuti non riescono a percorrere molta strada.


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Lo stesso, compatibilmente con le necessità prioritarie della gestione dellʼintervento, illustrerà le fasi salienti delle operazioni coinvolgendo opportunamente lo stesso personale volontario.

Ma lʼatipicità di questa caserma non finisce qui: dei 15 vigili volontari non uno risiede a Collesalvetti ma vivono tutti nel capoluogo. Quando decidono di attivarsi, si trovano in centrale e ritirano un automezzo per recarsi a Crocino a svolgere servizio in caserma; a fine turno riconsegnano lʼAPS a Livorno.

SIAMO POMPIERI

O

LUPETTI?

Nel Comune di Collesalvetti, colline della provincia livornese, esiste dal 2007 un distaccamento di vigili del fuoco volontari. Un pazzesco “Ordine del Giorno” del Comandante Provinciale regola lʼimpiego della squadra volontaria e dellʼautopompa alla stessa in uso. A sua detta questa andrà attivata in modo da consentirne lʼarrivo contemporaneamente alla “partenza” permanente di Livorno che dista 21 Km non proprio di autostrada.

Nel 2004 Alessandro Sammartino viene designato, dal Presidente dellʼANVVFV Gino Gronchi, quale referente per lʼeventuale istituzione di un distaccamento volontario dei vigili del fuoco nel Comune di Collesalvetti. Il volenteroso futuro VFV, Alessandro, grazie al finanziamento ottenuto dal comune, riesce a far ristrutturare alcuni locali da adibire a caserma, in località Crocino.

Il 29 marzo 2007 avviene lʼinaugurazione del presidio volontario ma lʼoperatività viene boicottata da alcuni rappresentanti sindacali che, durante una riunione, votano a maggioranza che la squadra di Crocino deve essere permanente (come se ciò dipendesse dai sindacati! Pardon forse dipende…?). Il 12 ottobre 2007 lʼIngegner Alessandro Carraresi, Comandante Provinciale, emana lʼordine del giorno

n° 261 (documento che tuttavia non risulta provvisto di firma autografa):

Il capo distaccamento è un Capo Squadra Esperto (quindi permanente) in servizio nella sede livornese, unʼaltra stranezza.

Tornando alle regole dʼimpiego -pur rimanendo basito- mi chiedo: nel caso di un sinistro a pochi passi dalla caserma dei volontari in località Crocino, visto che questi devono giungere congiuntamente alla squadra permanente…che fanno i vigili, si barricano in caserma e fanno finta di dormire per una mezzoretta?

Il Carraresi sʼinventa una nuova sigla e conia il “GSV” (Gruppo Supporto Volontari) forse il termine “vigili del fuoco volontari” pare un poʼ troppo forte? Il Comandante emana inoltre delle regole dʼimpiego raccapriccianti: Il GSV dovrà essere impiegato in ogni caso a supporto delle squadre inviate nel territorio di competenza dalla sede Centrale. La Sala Operativa curerà lʼinvio del GSV in modo da consentire lʼarrivo simultaneo sul posto. Le unità volontarie saranno a disposizione del Capo Partenza della centrale. VFV Gennaio/Febbraio 2010

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FORMAZIONE MENO

IMPROVVISAZIONE PER GLI INTERVENTI DI SOCCORSO CHE HANNO A CHE FARE CON LʼACQUA

CORSO ATP

PER I

VOLONTARI

Dopo 21 corsi “riservati” al solo personale permanente eccone uno dedicato ai presidi volontari che operano sulle sponde del fiume Ticino, in provincia di Milano.

e mutazioni di carattere tecnologico e comportamentale della società in cui viviamo, hanno reso, negli ultimi anni sempre più diverso e complesso lo scenario incidentale in cui si trova ad operare il Vigile del Fuoco. In particolare per quanto riguarda le relazioni tra le attività umane e la naturale distribuzione dei corsi dʼacqua si assiste ad una massiccia urbanizzazione di territori naturalmente percorsi dalle acque. Inoltre i corsi dʼacqua risultano sempre più impiegati per attività sportive o di svago che portano di conseguenza allʼaumento statistico dei rischi connessi a tale attività. A questo aggiungiamo, che negli ultimi anni si è avuta una variazione consistente della regolarità climatica che ha portato molte aree della nostra penisola, a subire insoliti fenomeni atmosferici che hanno messo a dura prova la capacità di deflusso territoriale delle acque. Tutto questo comporta un notevole aumento generalizzato delle necessità di soccorso ed assistenza durante qualsiasi tipo di fenomeno, non di meno quello alluvionale. Per affrontare questi problemi, non sempre i tradizionali dispositivi in dotazione al Corpo e le procedure interventistiche si rivelano sufficienti e le più idonee allʼefficacia dellʼintervento. A volte ai dispositivi mancano le necessarie caratteristiche dʼadattabilità e versatilità, o mancano le adeguate sicurezze per gli operatori, essendo questi dispositivi principalmente studiati per la navigazione in acque relativamente calme. Lʼutilizzo di tecniche e attrezzature più avanzate, aumentano gli standard di sicurezza e costituiscono una discriminante fondamentale che risponde in modo prioritario ed appropriato alle normative riferite alla sicurezza e salute dei lavoratori, contenute nel decreto legislativo n° 626/94.del l9 Settembre 1994. Risulta forte lʼesigenza di creare anche in questo settore, una cultura della sicurezza attraverso una diversa analisi degli scenari incidentali e un più razionale e responsabile utilizzo dei presidi ed attrezzature a disposizione. La sicurezza deve assurgere ad unica discriminante nella scelta della strategia operativa.

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FORMAZIONE

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FORMAZIONE Milano.

Al corso hanno partecipato tre capi squadra volontari e sette vigili delle caserme di Abbiategrasso, Inveruno e Magenta: sedi volontarie aventi zona dʼintervento lungo lʼasse del corso del fiume Ticino.

La legge 27.12.41 n° 1570 dʼistituzione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco attribuisce, quale compito istituzionale, la tutela e lʼincolumità delle persone e la salvezza delle cose. Nellʼassolvere i compiti demandati, il personale del Corpo è chiamato ad affrontare situazioni di pericolo, a volte difficilmente ponderabili, che comunque possono essere risolte efficacemente con adeguate tecniche interventistiche che il responsabile della squadra di soccorso deve saper scegliere, considerando la sicurezza e la preparazione degli operatori. Tali scelte e le loro corrette attuazioni, dipendono da un adeguato livello formativo dalla disponibilità di congrue risorse tecniche e da unʼopportuna valutazione dei rischi diretti e residui, oltre che da un costante impegno formativo e addestrativo del personale. VV.F.

Gli interventi di soccorso in presenza di acqua, sono molto spesso considerati interventi secondari a causa dellʼoccasionalità degli stessi, dimenticando però che i fenomeni alluvionali, oramai ricorrenti e periodici, interessano la totalità degli operatori del C.N.VV.F.(Procedure operative di Colonna Mobile). Troppo spesso manca la capacità di individuare e di valutare in

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maniera oggettiva i pericoli collegati ad ambienti acquatici, con conseguenze dirette sulle persone da soccorrere oltre che sugli stessi operatori. Riconoscere un pericolo, sapere se è possibile affrontarlo e come, può, anche in ambito fluviale-alluvionale, consentire di operare in sicurezza aumentando lʼefficacia e lʼefficienza delle operazioni di soccorso.

Dal 23 al 27 Novembre 2009 sʼè svolto il primo corso di Autoprotezione in Ambiente Acquatico rivolto al personale dei distaccamenti di vigili del fuoco volontari della Provincia di

Il lunedì è stato dedicato alla teoria presso il polo didattico del Comando Provinciale di Milano; nel secondo giorno di corso è stata testata lʼacquaticità dei partecipanti nelle acque della piscina comunale Cozzi. Da mercoledì le lezioni sono proseguite nella sede ubicata presso lʼIdroscalo. I discenti hanno imparato a riconoscere e valutare i rischi presenti in ambienti acquatici; appreso come autoproteggersi attraverso lʼuso di DPI e il rispetto di regole. I vigili sono stati inoltre addestrati ad effettuare semplici operazioni di soccorso a pericolante in acqua e a cooperare in operazioni di soccorso acquatico.

Eʼ impegno del Comando estendere a tutto il personale dei distaccamenti volontari lʼammissione a corsi futuri nonché lʼassegnazione degli specifici dispositivi di protezione individuale (DPI) presenti nella dotazione comunemente chiamata “sacco acqua”. Detti dispositivi serviranno ai vigili del fuoco volontari durante interventi di soccorso tecnico in cui lʼacqua riveste rischio primario o indiretto. ...UNA

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VOLTA SI OPERAVA COSÌ


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di Antonio Ascanio Mangano American Airlines porterà gratuitamente ad Haiti tutti i medici e le infermiere che lo richiederanno chiamando il numero +1 212-697-**** Quando, su Facebook, è apparso questo post, sono rimasto un po’ perplesso e, facendo una ricerca, ho appurato che si trattava di una bufala di cattivo gusto! Tim Smith, portavoce di American Airline, ha infatti smentito la notizia ed era altrettanto falso il “twit” in circolazione che prometteva che UPS avrebbe portato gratuitamente ad Haiti qualsiasi pacco con peso inferiore a 50 libbre (ca. 22 kg). Al verificarsi di un simile disastro, tutti vorrebbero partire: medici, infermieri, pompieri, soccorritori, preti, scouts ma…non è proprio così che si affronta un’emergenza dei giorni nostri. Sono finiti i tempi degli annunci: “Servono coperte, stufe e vestiti…” il soccorso va portato attraverso canali istituzionali autorizzati. Quando, nel porto di Livorno, si scontrò la petroliera Agip Abruzzo contro il traghetto Moby Prince, fu annullata un’esercitazione nazionale di PC che si sarebbe svolta proprio a Livorno. Ci furono gruppi di protezione civile lombardi che partirono alla volta del litorale toscano senza autorizzazione alcuna: avevano già fatto la spesa per il vettovagliamento dei volontari e il cibo sarebbe altrimenti andato sprecato. Una volta lì fecero la spola, insieme alle Misericordie e alle Pubbliche Assistenze toscane, con ambulanze “declassate” a carri funebri; un disastro che non potevano proprio perdersi.

New York, 21 gen. (Adnkronos) - Il bilancio esatto delle vittime del sisma che ha devastato Haiti potrebbe restare sconosciuto. Ad affermarlo sono stati funzionari dell’Onu, si legge sul Washington Post: secondo funzionari haitiani, i morti potrebbero essere tra i 100 ed i 150mila: 70mila i corpi senza vita recuperati tra le macerie ma le cifre, sottolineano all’Onu, nella migliore delle ipotesi sono congetture. Non solo non si conosce il numero delle persone ancora tra le macerie degli edifici distrutti, ma anche aggiornare il numero dei morti accertati in una situazione in cui le istituzioni governative, ma anche ospedali e obitori sono al collasso, è estremamente complicato. Gli unici vigili del fuoco italiani inviati in missione ad Haiti sono di Pisa e saranno impiegati, per solo supporto logistico, nel-

pleto isolamento. Non è dato sapere, infatti, né le dimensioni, le caratteristiche, le finalità e gli obiettivi». Segue l’invito a Formigoni ad «assumersi integralmente oneri e responsabilità di un intervento, non noto e non autorizzato».

l’ambito dell’iniziativa Pis.A.R.T.E. (Pisa Advanced Response Team in Emergency). Intanto s’è mosso il Dipartimento di Protezione Civile con personale e un ospedale da campo aviotrasportato con un C130 dell’Aeronautica Militare. Silvio Berlusconi ha dichiarato ieri alla stampa che ad Haiti regna il caos e ha quindi predisposto l’invio di Bertolaso per il coordinamento delle operazioni. Gli ex presidenti Bush e Clintondesignati da Barak Obama quali direttori dell’emergenza in loco-accetteranno consigli/ordini dal nostro sottosegretario in tuta blu? In merito a “partenze estemporanee” proprio il responsabile nazionale della PC ha scritto una lettera di fuoco al governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni accusandolo di aver “promosso un intervento in completo isolamento al di fuori di ogni coordinamento, non solo con l’intervento italiano, ma anche con quello dell’Unione europea e dell’Onu».

Al contrario, l’annuncio che «il primo aereo di aiuti lombardi, partito domenica, era arrivato nel territorio di Haiti». Senza scorta, però, e a quanto pare ammesso in territorio haitiano solo dopo l’intervento della Fondazione Rava, ma a rischio e pericolo dei volontari. Il testo della lettera di Bertolaso che aveva chiesto inutilmente in una telefonata al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, di ritardare di una settimana la partenza della portaerei Cavour - è durissimo. «Si apprende dai mezzi di informazione — è scritto — che la Regione Lombardia avrebbe promosso, in completa autonomia, l’invio di personale e attrezzature di soccorso ad Haiti. In particolare, volontari aggregati in un non meglio specificato gruppo scouting, che al momento attuale, risulterebbe fermo a Santo Domingo». Dopo aver ricordato le leggi che assegnano solo al governo il coordinamento degli aiuti, arriva l’affondo. «Duole rilevare che in tale, delicato contesto, l’intervento promosso dalla Lombardia si stia sviluppando in comVFV Gennaio/Febbraio 2010

Vi porterò l’esempio di un film americano di qualche anno fa: “Una bambina da salvare” (tratto da una storia realmente accaduta). Una bimba scivola in un pozzo dal diametro minuscolo, si mobilitano i pompieri locali e via via squadre sempre più attrezzate: giungono speleologi, medici, poliziotti, ingegneri, trivelle e ruspe. Durante le operazioni si arriva ad uno screzio tra un poliziotto e un pompiere e il ROS (responsabile delle operazioni di soccorso), nel mettere ordine, dice più o meno così: “Non m’importa se a tirar fuori quella bambina sarà un pompiere, un poliziotto, un paramedico o uno speleologo, qui non voglio prime donne!”. Ad Haiti, ahimè, le squadre di soccorso giunte dalla Spagna, dagli Stati Uniti e un po’ da tutto il mondo (tranne che dall’Italia), stanno lottando per trovare ancora qualcuno vivo sotto le macerie, ad ogni ritrovamento le agenzie rilanciano: “I vigili del fuoco di New York hanno estratto una donna viva dopo X giorni; i pompieri canari hanno trovato un uomo disidratato ma ancora vivo ecc.”. Io mi auguro che non vi sia alcuna competizione reale sul campo fra le varie forze di soccorso, sarebbe poco carino. Intanto il Governo Italiano vorrebbe inviare i Carabinieri e ritengo sia un’ottima scelta: tra sciacalli e affamati, portare soccorso sta’ diventando molto molto pericoloso; s’è vista gente armata di sassi e spranghe per difendere un sacco di farina. Forse un Corpo come il nostro, che in Abruzzo a utilizzato uomini ad alta specializzazione (SAF, USAR, Cinofili, TPSS ecc.); potrebbe anche dotarsi di nuclei di “Primo Impiego Aviotrasportabili” da inviare all’estero in caso di catastrofi come quella di Haiti. Da noi i Comandi Provinciali stanno facendo un sondaggio tra i vigili (per capire quanti sarebbero disposti a partire) a distanza di 10 giorni dal sisma…decisamente troppi. Sinceramente, invece, sull’eventuale impiego di vigili del fuoco volontari-visto il trattamento riservatoci durante le ultime emergenze nazionali-preferisco non pronunciarmi.

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La corretta installazione e la certificazione dei camini

QUANDO BRUCIANO I TETTI L’incendio tetto è un tipo di intervento che, almeno in alcune aree del paese, è frequente nell’attività dei Vigili del Fuoco. La principale causa d’incendio delle coperture è da attribuire a camini non costruiti secondo la regola dell’arte. a storia del camino inizia al tempo dellʼaddomesticamento del fuoco da parte dellʼuomo, proseguendo con la ricerca del suo sicuro confinamento, mantenimento e per scaldare, illuminare e cucinare.

L

Prima del XIII secolo il fuoco domestico era generalmente allestito in un focolare centrale rispetto allʼambiente, con un foro posto sul tetto sopra di esso come unico sfogo per il fumo, e questo per molti secoli. Tale collocazione aveva il vantaggio di diffondere il calore uniformemente in tutte le direzioni, tenendo il fuoco lontano da pareti, quasi sempre di legno ed altri materiali poveri ed infiammabili. Più avanti il crescente sviluppo economico, lʼaumento della popolazione e lʼingrandimento delle città, portarono conseguenze fondamentali nellʼedilizia urbana. Nel 1189 a Londra, a seguito di un

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terribile incendio, vennero concessi particolari vantaggi a quanti edificavano case in pietra e tegole, mentre nel 1212 si ingiunse di intonacare i tetti in paglia perché resistessero meglio al fuoco. La sostituzione delle case di legno con case realizzate in pietra e mattoni consentì e consigliò lo spostamento del focolare dal centro della stanza ad una delle pareti. La parete in pietra consentiva la realizzazione di una canna fumaria, evitava o diminuiva il pericolo di incendio, permetteva di inserire il camino in qualunque ambiente, utilizzandolo per scaldare oltre che per cucinare. Nasceva così il caminetto moderno. Seppur nato nei paesi nordici, dove le temperature sono più rigide, il caminetto a parete si diffuse in tutta Europa e fece la sua apparizione nellʼItalia settentrionale tra il 1200 ed il 1300, dapprima a Venezia, dove se ne ha

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N O R M AT I V E notizia nel 1227, e poi a Pisa, in cui la sua presenza è accertata intorno al 1298. I primi camini erano formati da una grossa cappa sorretta da colonne, addossata ad una parete ma la mancanza di “fianchi” rendeva difficoltoso il tiraggio. Si idearono quindi focolari intermante incassati nel muro per poi giungere alla soluzione intermedia: camino per metà incassato nel muro perimetrale e per metà aggettante nel locale. Questa tipologia è rimasta, fino ai nostri giorni, la più diffusa e identifica lʼimmagine stessa del caminetto. Per secoli il fumo prodotto dal cattivo tiraggio viene considerato una “inevitabile fatalità”, la svolta tecnica nella progettazione dei camini avviene nel XVIII° secolo:

Benjamin Franklin (1706-90) dopo aver fondato la Società Filosofica Americana, la prima compagnia di Vigili del Fuoco e la prima società di assicurazione contro gli incendi, ideò il “Caminetto Franklin”. Franklin per primo colse, in un epoca in cui nessuno sapeva molto sul calore, e poco di più sul fumo, che il fumo era in realtà più pesante dellʼaria, e che non avrebbe mai potuto risalire una canna fumaria senza lʼapporto del calore, nozione del tutto ignorata prima di lui. Consapevole che una colonna dʼaria e fumo calda che risale una canna fumaria crea un debito dʼaria nellʼambiente in cui si trova il caminetto, Franklin dedusse logicamente che un apporto di aria fresca doveva essere in qualche modo assicurato allʼambiente, e propose vari suggerimenti, tra cui una presa dʼaria posta direttamente nel focolare e collegata allʼesterno. Il tiraggio: Quando accendiamo la stufa o il camino, i fumi caldi prodotti dalla combustione si espandono in virtù della loro alta temperatura, il volume di gas contenuto nel camino diminuisce di densità e lʼaria esterna più pesante tende a prenderne il posto, passando attraverso la stufa. In questo modo viene anche fornito ossigeno alla combustione, che può proseguire finché non esaurisce il combustibile. Lʼequilibrio di funzionamento di un camino è pertanto delicato ed è influenzato da molteplici fattori che rendono ragione dello “strano” comportamento dei camini.

• • •

Pareti rugose che provocano attrito; strozzature che creano turbolenze; improvvisi cambiamenti di direzione (come curve secche); costituiscono gravi ostacoli al movimento dei fumi.

Il funzionamento dei camini è, tuttavia, influenzato

anche dalle condizioni atmosferiche, poiché i cambiamenti meteorologici sono sempre accompagnati da variazioni di pressione atmosferica. Nelle belle giornate lʼalta pressione (maggiore spinta dellʼaria più fredda alla base del camino) favorisce il funzionamento del focolare; nelle giornate piovose, invece, la bassa pressione atmosferica (minore spinta dellʼaria più fredda alla base del camino) ne rende il compito più faticoso. Ma anche la temperatura dellʼaria, che è causa di varia-

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camiciare” il camino con un condotto interno più piccolo.

zione di densità, influenza il funzionamento del camino. Nelle giornate fredde, aumentando la differenza di temperatura tra i fumi interni al camino e lʼaria esterna, il tiraggio viene favorito; mentre nelle giornate calde, diminuendo la differenza di temperatura tra i fumi interni al camino e lʼaria esterna, il tiraggio viene ostacolato. Tra gli accorgimenti utilizzati per agevolare il “tiraggio” vi è lʼaumento dellʼaltezza della canna fumaria. In questo modo si induce un uguale innalzamento della colonna dʼaria esterna, che così diventa in totale più pesante.

Difetti di installazione: Il canale da fumo è il tratto di raccordo tra lʼuscita dei fumi dalla stufa o caminetto e la canna fumaria vera e propria. In teoria, dovrebbe essere il più corto possibile, ma in molti impianti esigenze architettoniche possono porre una notevole distanza tra la stufa e la canna fumaria, con conseguenti lunghi tratti suborizzontali, che riducono lʼefficienza del camino.

Un altro dei più comuni problemi di installazione è la differenza di sezione tra lʼuscita dei fumi della stufa e quella di ingresso del camino. Se il camino è corto, largo e scarsamente coibentato, (classico caso di canna fumaria per caminetto tradizionale aperto), i fumi in uscita dalla stufa si espandono (un gas tende ad occupare tutto il volume che ha a disposizione) e diminuiscono di temperatura, riducendo il tiraggio e provocando eccessi di condensa. In questo caso sarà consigliabile “rein-

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Tra i più comuni errori dʼinstallazione segnaliamo il collegamento di una nuova stufa ad un camino esistente, lasciando che questo resti a servizio anche del vecchio impianto. In questo modo, due impianti a combustibile solido sono uniti dalla stessa canna fumaria, il che è sbagliato e pericoloso. Se i due impianti sono usati contemporaneamente, il carico complessivo dei fumi può essere eccessivo per la sezione esistente del camino, provocando ritorni di fumo; se viene usata una sola stufa, il calore dei fumi provoca, sì, il tiraggio del camino, il quale però aspirerà aria fredda anche dallʼapertura dellʼimpianto spento, raffreddando di nuovo i fumi, e bloccando il tiraggio. Se, infine, i due impianti sono posti a livelli diversi, oltre ai problemi esposti, si può interferire con lo stesso principio dei vasi comunicanti, provocando un andamento dei fumi di combustione irregolare ed imprevedibile.

Rischio incendio da caminetto: Il camino rappresenta un elemento domestico a elevato rischio dʼincendio ed è allʼorigine di particolari incendi in abitazione. a. Lʼemissione di scintille o di materiali incandescenti nella parte frontale o aperta del camino bruciano la superficie del pavimento o i rivestimenti delle pareti o del pavimento stesso, come ad esempio i tappeti. b. Lʼemissione di scintille o di materiali incandescenti dal camino che provocano lʼaccensione di un tetto combustibile innescando lʼincendio. c. Lʼemissione di scintille o di materiali incandescenti attraverso una fessura creatasi nel camino, o per un difetto dello stesso, provocano lʼaccensione delle travi in legno della struttura portante o dei solai dellʼedificio, adiacenti alla canna fumaria. d. Il surriscaldamento di materiali infiammabili posti in prossimità del camino o della canna fumaria. Tralasciando gli incendi di tipo “a” che sono molto rari, quelli del tipo “b” possono evolversi con dimensioni rilevanti. Lʼincendio anche se limitato al tetto in legno di edifici è facilmente identificabile. Alla base di questi sinistri vi è la scarsa manutenzione delle canne fumarie, nelle

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CATTIVA

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E BUONA REALIZZAZIONE DI UN CAMINO

quali si depositano sporcizia, polvere, ragnatele e tutta una varietà di materiali combustibili (inclusa la stessa fuliggine), facilmente accendibili da una scintilla proveniente dal fuoco sottostante.

Incendi del tipo “c” sono anchʼessi rari, le cause di lesioni della canna fumaria derivano soprattutto da: • cattiva manutenzione; • vetustà del fabbricato e dellʼimpianto; • sostituzione del generatore di calore o nuova sistemazione.

Al punto “d” troviamo la causa principale dʼincendi di tetto nei quali, nella stagione invernale, ci troviamo a intervenire come vigili del fuoco. Questa tipologia riguarda quasi esclusivamente camini in metallo: La combustione che si propaga nelle immediate vicinanze delle canne fumarie non è infrequente e molti lʼattribuiscono al surriscaldamento degli elementi strutturali in legno. La

mancanza di isolamento tra le due pareti metalliche dei camini costituisce una camera dʼaria con minime capacità isolanti. Le pareti esterne possono allora raggiungere temperature ben superiori alle normali.

Occorre ricordare che il legno, specialmente se presente in spessori rilevanti, richiede una considerevole quantità di calore prima di dar luogo alla combustione. Per avere un incendio, infatti, occorre localmente un calore sufficiente a distillare le sostanze volatili del legno, inoltre deve almeno essere raggiunta la temperatura di accensione di questi prodotti di pirolisi. In circostanze normali essa non si raggiunge in prossimità della superficie esterna delle canne fumarie. La rottura dellʼisolamento o dellʼintegrità stessa della canna fumaria, tuttavia, può determinare il raggiungimento di situazioni simili a quella descritta con lʼaggravante che lʼeffetto viene amplificato se il calore in eccesso non ha la possibilità di essere smaltito.

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N O R M AT I V E mento dei materiali combustibili vicini alla parete esterna del camino stesso) ;

3. incendio dovuto a perdite della canna fumaria (gas caldi oppure scintille).

Tali tipologie di incendio sono legate soprattutto allʼimpiego di combustibile solido: infatti la fuliggine si crea principalmente in presenza di questʼultimo, ed anche lʼalta temperatura dei fumi è una peculiarità dellʼimpiego dei combustibili solidi. Probabilmente lʼelevato numero di incendi connessi a camini è dovuto anche al ritorno in auge della combustione a legna.

Gli incendi di tetto. Il “caso Brescia”, la cartina al tornasole dellʼItalia settentrionale: Dallʼanalisi statistica degli interventi per incendio tetto effettuati nel 2007 dal Comando VF di Brescia nella propria provincia emerge lʼimportanza di tale tipologia di intervento, nonché il prevedibile fatto che la maggioranza degli incendi tetto è concentrata durante la stagione fredda.

Unʼanalisi statistica (stagione invernale 2007/2008) ha dimostrato che la causa principale dʼincendio di tetto è da attribuire ad una realizzazione non a “regola dʼarte” del camino (52,9% dei casi); la seconda causa di sinistro è ascrivibile a cattiva e/o mancata manutenzione del camino (17,8 % dei casi). La recente diffusione di tetti di tipologia “ventilata” e struttura portante in legno sicuramente comporta, sotto lʼaspetto antincendio, una facile e rapida propagazione delle fiamme, una difficile individuazione del focolaio a causa dei numerosi possibili percorsi dei fumi, e poi, in fase di spegnimento, una certa difficoltà di attacco delle zone coinvolte dalla combustione.

Gli incendi che sono originati dalla presenza di camini sono sostanzialmente: 1. incendio fuliggine (lʼincendio nasce allʼinterno del camino, per combustione della fuliggine depositata sulla parete interna della canna fumaria) ;

2. incendio esterno al camino per surriscaldamento (lʼincendio nasce allʼesterno del camino, per surriscalda-

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Bisogna poi notare che gli incendi coinvolgono sia camini “storici”, in laterizio, ubicati in vecchi fabbricati, sia camini “moderni”, realizzati con materiali vari, ed ubicati in fabbricati recenti o recentissimi, o anche in fabbricati storici ristrutturati. Mentre però lʼincendio coinvolgente il camino “storico” è qualcosa di abbastanza noto, e generalmente dovuto alla mancata rimozione della fuliggine dellʼinterno del camino stesso, nel camino “moderno” le problematiche sono più complesse. Poiché il camino “moderno” è disciplinato da varie norme di prodotto, è indispensabile esaminare tali norme in relazione alla problematica dellʼincendio. Analisi degli errori di realizzazione di un camino Gli errori esecutivi del camino che possono

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causare un incendio sono:

• camino con Classe di temperatura inferiore alla temperatura nominale effettiva dei fumi (es: camino con T 160, adatto per caldaie a gas, usato invece per stufa a legna, con temperatura dei fumi ben maggiore) ; • camino con presenza di materiali combustibili (travi di legno, assi, moquette, etc) a distanza inferiore a quella indicata sul codice del camino (es: trave posta a 10 mm, quando il codice del camino prevede una distanza minima di 50 mm); • camino non “denominato” per incendio fuliggine, ossia non testato per tale evento, ed invece utilizzato per combustibile solido ; • camino non montato correttamente, e quindi con possibili punti caldi (temperatura superficiale esterna superiore rispetto a quella determinata nelle varie prove); • impianto termico e camino dimensionati in modo errato. Tali errori sono legati principalmente ad una mancata applicazione delle regole di installazione. NORME

SULLA CORRETTA INSTALLAZIONE E CERTIFICAZIONE

DEI CAMINI

La legge 46 del 1990 prevedeva nel suo ambito applicativo “gli impianti di riscaldamento e di climatizzazione

azionati da fluido liquido, aeriforme, gassoso”. Erano quindi esclusi dalla sua applicazione gli impianti termici a combustibile solido, ossia quelli più a rischio in relazione al problema incendio del camino.

Il DM 22.1.2008, n. 37, che riscrive sostanzialmente la legge 46/90, fa rientrare nel campo di applicazione (art. 1, comma 2, lettera c) “gli impianti di riscaldamento, di climatizzazione, di condizionamento e di refrigerazione di qualsiasi natura e specie, comprese le opere di evacuazione dei prodotti della combustione e delle condense, e di ventilazione ed aerazione dei locali”. Pertanto sono ora compresi gli impianti termici a combustibile solido. Gli obblighi principali che ne derivano sono: • Il progetto obbligatorio da parte di professionista iscritto negli albi professionali, ma solo per canne fumarie ramificate collettive. Negli altri casi il progetto è redatto dal responsabile tecnico dellʼimpresa installatrice; • Il committente è tenuto ad affidare i lavori di installazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione straordinaria degli impianti ad imprese abilitate; • Le imprese realizzano gli impianti secondo la regola dellʼarte; • Al termine dei lavori lʼimpresa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di conformità degli impianti realizzati ; • Eʼ previsto (art. 9) che il certificato di agibilità sia rilasciato dalle autorità competenti previa acquisizione della dichiarazione di conformità • Per il rifacimento o lʼinstallazione di nuovi impianti in edifici già dotati di certificato di agibilità (art. 11) lʼimpresa installatrice deposita a fine lavori la dichiarazione di conformità presso il comune. Il quadro di obblighi e controlli risulta pertanto ampliato rispetto al passato. Riferimenti normativi:

I camini rientrano nel campo di applicazione della Direttiva prodotti da costruzione: 89/106/CEE (nota anche come CPD) che in Italia è stata recepita con il DPR 21 aprile 1993 n° 246: “Regolamento di attuazione della Direttiva 89/106/CEE” (G.U. n° 170 del 22 luglio 1993), successivamente modificato dal DPR 10 dicembre 1997 n° 499: “Regolamento recante norme di attuazione della Direttiva 93/68/CEE per la parte che modifica la Direttiva 89/106/CEE” (G.U. n° 21 del 27 gennaio 1998). La direttiva CPD trova applicazione per i singoli prodotti mediante norme tecniche armonizzate. Negli ultimi anni sono state emanate numerose norme relative a varie tipologie di camino. Lʼimpostazione tecnica di tali norme armonizzate è data dalla norma UNI EN 1443 del 2000:

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“Camini – requisiti generali”, che disciplina i camini in generale, metallici e non metallici, con combustibili vari, esclusi solo i camini indipendenti.

Si noti che nelle norme UNI EN in argomento col termine “camino” non si indica soltanto la parte emergente al di sopra del tetto, bensì lʼinsieme costituito da condotto fumario, canale da fumo, parte esterna, come visibile nello schema della norma 1443.

SCHEMA DELLA NORMA

PROFILI DI RESPONSABILITA’ CIVILE ED ASPETTI PROCESSUALISTICI

Lʼincendio della canna fumaria rientra nella nozione di “grave difetto di costruzione” la cui disciplina si riscontra nellʼ art. 1669 del codice civile che recita: “Quando si tratta di edifici e di altre cose immobili destinate per loro natura a lunga durata, se, nel corso dei dieci anni dal compimento, lʼopera, per vizio del suolo o per grave difetto di costruzione, rovina in tutto o in parte, ovvero presenta evidente pericolo di rovina o gravi difetti, lʼappaltatore è responsabile nei confronti dei suoi committenti o aventi causa, purché sia fatta la denunzia entro un anno dalla scoperta..” In primo luogo, esaminiamo quali siano i soggetti gravati da responsabilità. La responsabilità ex art. 1669 non deriva dal contratto di appalto, ma è di natura extracontrattuale, ma come si denota dallʼambito di applicazione sia nei confronti del committente e dei suoi aventi causa e ciò comporta che coinvolga altri soggetti rispetto al committente e allʼappaltatore.

1443

In particolare la norma UNI EN 1443 menziona: • Pto 6.3.3 - Prevenzione degli incendi che avvengono nelle condizioni normali di funzionamento: ”la temperatura massima dei materiali combustibili adiacenti non deve essere maggiore di 85 °C quando la temperatura ambiente è di 20° C”

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• Pto 6.3.4 - Prevenzione degli incendi che avvengono a seguito del fuoco di fuliggine: “la temperatura massima dei materiali combustibili adiacenti non deve essere maggiore di 100° C quando la temperatura ambiente è di 20° C e la temperatura di prova è di 1000° C per una durata di 30 min”

In primo luogo è responsabile della mala esecuzione lʼappaltatore, ovvero colui che ha eseguito la costruzione dellʼedificio, oppure della canna fumaria in caso di appalto esclusivamente riguardante di tale opera. In caso di pluralità di appaltatori la responsabilità nei confronti del committente è solidale, poiché tutti ne rispondono per lʼintero nei suoi confronti salva la facoltà di regresso tra di loro, che consente di ottenere la restituzione di quanto è stato pagato proporzionalmente alla responsabilità di ognuno, responsabilità che si presume in parti uguali, salva la facoltà in giudizio di fornire la prova della esclusiva o maggioritaria di uno solo (art. 1299 c.c.).

Responsabilità non è esclusa da una specifica clausola di esonero anche se contenuta nel contratto di appalto, poiché si tratta di una responsabilità che

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discende dalla legge ed ha natura extracontrattuale. Non è esclusa dalla presenza di un subappalto: per agire nei suoi confronti lʼappaltatore deve convenirlo in giudizio oppure denunziare lʼesistenza del vizio entro sessanta giorni dal ricevimento della denunzia. In secondo luogo, vengono chiamati a rispondere il direttore dei lavori nonché il progettista ed anche il solo collaudatore dellʼopera. Vediamo ora chi può far valere la responsabilità per ottenere il risarcimento del danno. Naturalmente lo potrà fare il committente ovvero colui che ha stipulato lʼappalto con lʼesecutore dellʼopera. Se lʼedificio è un condominio potrà agire in giudizio lʼamministratore per il tetto e la canna fumaria parte comune, oppure i singoli condomini a tutela dellʼinteresse condominiale.

Lʼazione spetta anche allʼacquirente nei confronti del venditore che sia anche costruttore dellʼimmobile, responsabilità che non viene meno allorché il venditore abbia agito personalmente cioè con una propria organizzazione di mezzi e forza lavoro per la costruzione ed anche se abbia fatto ricorso a figure professionali quali il direttore lavori, il progettista ma abbia mantenuto il potere di sorveglianza nella attività altrui.

Tipologia di risarcimento: La responsabilità civile consiste nel risarcimento del danno, che comprende i danni alle cose e anche alle persone, purché siano conseguenza diretta dellʼincendio. Tra i danni alle cose, va segnalato che la condanna subita, oltre allʼequivalente monetario del costo da sostenersi per la ricostruzione dei beni danneggiati o distrutti, può anche essere in forma specifica ovvero dellʼappaltatore al rifacimento del tetto o della canna fumaria a propria cura e spese. Purtroppo possono originarsi dallʼincendio anche danni alle persone. Essi comprendono non soltanto il danno alla integrità fisica, danno che viene calcolato in giudizio con un sistema denominato del “metodo tabellare a punti”. Eʼ stata predisposta una tabella che consente di individuare la somma dovuta alla persona che ha subito una lesione alla salute parametrata al grado di invalidità fisica riportato riferito in percentuale (che in giudizio si accerta con una consulenza tecnica elaborata da un medico legale) in senso decrescente rispetto allʼetà dellʼindividuo. Oltre a questo, può essersi verificato un danno morale, che consiste nel perturbamento dʼanimo transeunte derivante dalla sofferenza (il cd. pretium doloris) ma anche nel caso di morte il danno ai prossimi congiunti, calcolato sulla sofferenza dʼanimo che provoca la perdita di un proprio caro. Per rendere lʼidea dellʼentità del

risarcimento, la morte del coniuge vene risarcita con una somma compresa tra 100.000 e 200.000 euro, così come la perdita dei figlio.

Va prestata particolare attenzione a questo campo poiché da un lato in caso di danno alla persona si può subire anche un processo penale, il costruttore o esecutore dellʼopera potrà essere imputato del reato di omicidio o lesioni colpose, ma anche perché a differenza del danno alle cose, oltre alla responsabilità nei confronti dello Stato scaturente dalla eventuale condanna in sede penale e quindi dalla pena conseguita lʼaspetto civilistico ad esso connesso (il risarcimento del danno già evidenziato) difficilmente è coperto dalla polizza assicurativa. Fonti:

“I CAMINI MODERNI TRA RISCHIO INCENDIO ED ARREDAMENTO”del dott. ing. Claudio MANZELLA (settembre 2006).

PROFILI DI RESPONSABILITAʼ CIVILE ED ASPETTI PROCESSUALISTICI Dott. ssa Lucia Cannella Giudice del Tribunale di Brescia (2008).

INCENDI DI TETTO ED ERRORI DI REALIZZAZIONE DEI CAMINI dott. ing. Salvatore Buffo, Comandante provinciale dei vigili del fuoco di Brescia dott. ing. Pier Nicola Dadone, Direttore vice dirigente. Comando provinciale dei vigili del fuoco di Brescia (2008)

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Piazza Brembana avrà un distaccamento di vigili del fuoco volontari. Il comando provinciale di Bergamo ha chiesto ufficialmente al Comune dell’Alta Valle di poter individuare un’area dove attivare il servizio.

6° DISTACCAMENTO VOLONTARIO

a Piazza Brembana è arrivata piena disponibilità allʼapertura della caserma. Siamo ancora alle prime fasi ma il tempo per lʼapertura della nuova sede (sarebbe il sesto distaccamento di volontari dopo Gazzaniga, Lovere, Treviglio, Romano e Terno dʼIsola, questʼultimo aperto un anno fa) non dovrebbe essere lunghissimo. «La Valle Brembana –spiega Gianmario Gnecchi, funzionario tec-

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GIANMARIO GNECCHI

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NEL

www.vigilfuoco.it/informazioni/lavoro/arruolamento/pdf/modello_iscrizione.pdf

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BERGAMASCO

nico del comando provinciale che si è incontrato giovedì scorso col sindaco di Piazza Brembana Geremia Arizzi– dispone già di un distaccamento permanente a Zogno, ma lontano dai paesi dellʼalta valle. Lʼobiettivo di un progetto del ministero dellʼInterno, invece, è quello di raggiungere ogni paese, con i mezzi di soccorso in meno di venti minuti». «Siamo assolutamente disponibili alla realizzazione di un distaccamento nel nostro comune – spiega il sindaco–. Dobbiamo capire gli spazi necessari per ospitare la sede e quindi trovare il luogo più idoneo. A tale proposito avremmo già individuato come spazio probabile unʼarea in località Fondi, sul versante sinistro del Brembo e nei pressi della strada provinciale, quindi facilmente accessibile anche dai mezzi di soccorso». Il distaccamento dovrebbe avere dai 20 ai 30 vigili del fuoco, che dovranno seguire un corso di formazione di 120 ore, pratico e teorico. Per poter partecipare basta avere tra i 18 e i 44 anni e lʼidoneità fisica. I moduli per iscriversi si possono scaricare anche da Internet. news.valbrembanaweb.com


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È di questi giorni la notizia apparsa sul Corriere della Sera e poi rilanciata da agenzie e blog di tutto il mondo: una squadra di pompieri del milanese, durante una verifica a seguito incendio abitazione, avrebbe scoperto 5 uomini nudi “nel pieno del loro intrattenimento”. Ma, guardate un po’ che razza di scompiglio procurò proprio il vizietto di alcuni pompieri di Milano, ben 101 anni fa.

BUAVI POMPIEVI! BUAVI! Quello dei “pompieri” fu un fattaccio che scosse le fondamenta della Milano per bene ed uno dei più grandi scandali legati all’omosessualità che la storia italiana ricordi, tanto che il suo epilogo vide le dimissioni del sindaco di Milano, il marchese Ponti, un duello a colpi di fioretto fra avvocati e soprattutto tanto, tanto sarcasmo. ra stato appurato che un certo numero di gentiluomini della città lombarda si incontrava furtivamente nella caserma dei Vigili del fuoco per avere rapporti omosessuali con gli stessi pompieri. In più di unʼoccasione venne coinvolto anche un giovane prostituto, il quale però non seppe tacere ed ingenuamente si confidò con alcuni suoi colleghi. Questi ultimi, rammaricati di non poter prendere parte alla cuccagna di chi pagava bene le prestazioni, furono mossi dʼinvidia e sparsero la voce.

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Fu lo stesso comando dei Vigili del Fuoco a richiedere lʼintervento della Giunta comunale, dal momento che veniva messa in discussione lʼintegerrima reputazione di un Corpo stimato da tutti cittadini, dipendente dalla stessa Amministrazione comunale.

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La Giunta comunale intervenne avviando unʼinchiesta disciplinare, cosa di cui ne diede notizia il “Corriere della Sera” del 23 marzo 1909, quasi obbligato dal crescente mormorio popolare ad occuparsi di una faccenda tanto scomoda.

“… Sta di fatto che in seguito a voci pervenutele la Giunta ha ordinato unʼinchiesta. Dei provvedimenti contro alcuni pompie

“pompa a mano”

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ri ritenuti di abitudini corrotte sono stati presi con grande prontezza. Quindici sono i pompieri che vennero puniti”….

”Lʼannuncio del provvedimento della Giunta ha naturalmente destato una grande impressione. Il Corpo dei pompieri milanesi costituiva una specie di vanto della città, cosicché la più simpatica delle popolarità lʼha sempre circondato. Appunto per salvarne il prestigio la Giunta ha dovuto colpire con prontezza e con severità non appena ebbe sentore delle voci che correvano su alcuni pompieri”.

Il quotidiano milanese continuava facendo notare se vi erano pompieri “corrotti”, dovevano esserci per forza di cose anche oscuri “corruttori”, gente disposta a pagare anche profumatamente pur di partecipare a quello che era diventato una specie di club privato.


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E di denaro probabilmente ne circolava davvero tanto, se il giornalista e scrittore Paolo Valera, alle prese, a suo dire, per arginare il fenomeno dilagante dellʼ”oscarwildismo”, descriveva i pompieri come giovanotti che “indossavano pellicce da signori, avevano alle dita anelli con brillanti, mangiavano come persone dal palato ducale e scarrozzavano e spendevano e si davano a tutti i lussi”.

La gente mormorava, circolavano i pettegolezzi e le illazioni. La tremenda Tanella, riferendosi al Tencia nella rubrica “Porca lʼoca” del settimanale satirico milanese “Lʼuomo di Pietra” affrontava lʼargomento utilizzando spregiudicati doppisensi: “… Quando si è poveri ma onesti galantuomini e si possiede una schiscia come te, non cʼè figlio di duca o di marchese che possa far breccia… Veramente la breccia… “…” Io avevo ben notato certe chiamate serali dʼurgenza; certe partenze improvvise senza neʼ macchine neʼ accessori; certi ritorni molto allegri: ma se domandavo qualche cosa mi rispondevano: Una cappa del camino incendiatasi in casa del marchese tale! Una cappa del camino in casa del conte tal altro! Erano sempre cappe da camino! Focherelli da nulla, ma che fruttavano biglietti di banca, orologi, portafogli ed ogni ben di Dio a chi li spegneva. Certe volte lʼincendio succedeva in Brianza, sul lago, dove pure cʼè tanta acqua; ma allora la cartolina ne dava lʼannuncio il giorno prima, così: Venite in tre, venite in quattro, in cinque, a seconda delle… cappe da camino che esistevano nella villa! Una notte, nel bel mezzo di un incendio vero, dove cʼero anchʼio ecco arrivare, da un corpo di guardia vicino, dei rinforzi accompagnati da elegantoni che gridavano, mangiando lʼerre: - Buavi pompievi! Buavi! Che covaggio! Che sangue fueddo!”.

Più serio, anche se non di troppo, “Il Corriere della Sera” riportava le curiose tesi di un certo avvocato Gasparotto sulle cause della “corruzione” subentrata nel Corpo dei Vigili del Fuoco. Dallʼ ex cathedra delle pagine del quotidiano, lʼopinionista riteneva che molti pompieri si sarebbero corrotti a causa di abitudini poco raccomandabili: “Uno dei maggiori elementi di contagio è stato il palcoscenico. Molti giovani pompieri salgono a prestarvi servizio vestiti ancora di tutta lʼingenuità popolana. Essi vengono a trovarsi a contatto con un ambiente spesso corrotto, specialmente nelle masse dei corpi di ballo, certo artificiale ed eccitante. Si deve ancora notare che, nellʼultima Esposizione, lʼarruolamento venne fatto con una certa indulgenza. Nel corpo dei pompieri entrarono allora anche elementi intellettualmente e fisicamente deficienti e fra essi, appunto, devono ricercarsi i puniti di oggi”.

I quindici vigili inquisiti vennero subito esonerati dal servizio; fra di essi ve ne erano quattro rei confessi, ai quali toccò addirittura di essere VFV Gennaio/Febbraio 2010

licenziati in tronco. Quasi tempestivamente arrivarono febbrili comunicati da parte dellʼ”Associazione di previdenza e di miglioramento dei pompieri di prima categoria” per applaudire allʼiniziativa inquisitoria della Giunta comunale e per prendere le distanze dai malfamati colleghi. Si sentiva più sollevata lʼ”Associazione di previdenza e di miglioramento dei pompieri di seconda categoria”, che, ci tenne a precisare di non avere indagati fra i propri iscritti. Sempre più si aveva notizia di pompieri offesi e derisi durante le operazioni di spegnimento incendi e comparivano un poʼ ovunque scritte sui muri delle case che deridevano il Corpo. Il “Corriere della Sera” riportava: “abbiamo assistito a vari incidenti penosi, di pompieri costretti a rendersi giustizia sommaria, perché proprio mentre andavano a compiere la loro opera utile e coraggiosa, venivano insultati da persone del popolo. Altri incidenti non meno penosi si verificano ora, a causa di un giornale umoristico, ʻLʼUomo di Pietraʼ il quale non si è fatto riguar-

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quale, informato dei fatti, lasciò subito la Sicilia dove vi era andato per motivi di lavoro, tornò a Milano, “si recò a cercare uno dei direttori de lʼUomo di Pietra, che è impiegato alla Banca Popolare, e lo schiaffeggiò”.

do al modo di raccogliere alcune delle dicerie più avventate”.

Il giornale satirico aveva infatti riportato in una vignetta pompieri raccolti attorno alla Tavola Rotonda in compagnia dellʼassessore Candiani e di altri nobili e notabili, con tanto di simbologia che non lasciava spazio a dubbi. Lʼopinione pubblica fremeva: voleva i nomi dei “corruttori”, non si accontentava di quattro vigili del fuoco licenziati in quanto rei confessi.

E dal momento che la stampa satirica scriveva di gentiluomini coinvolti, piovvero nelle sedi dei giornali richieste di precisazioni, che i redattori riportarono con un ulteriore sarcasmo: “Corre voce che la faccenda dei pompieri avrà un contraccolpo nella produzione… del tamarindo. Non sappiamo spiegarcene il perché, pur sapendo che il tamarindo viene concentrato nel vuoto! Il signor conte Giuseppe Visconti di Modrone, mettendolo in relazione con un altro articolo dove si parlava di figli di duca o di marchese, ci ha chiesto per mezzo dei signori col

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Guicciardi e ten. Col. Uboldi di Capei, se si intendeva alludere alla sua persona - Rispondemmo di no. Ai signori Gagnola e Greppi, inviatici dal conte Emanuele Castelbarco, il quale aveva creduto di trovare unʼallusione alla sua persona nello stesso trafiletto, abbiamo pure risposto negativamente”.

Se era difficile digerire la satira de “LʼUomo di Pietra” per chi non era citato direttamente, figurarsi per chi vi poteva trovare scritto il proprio nome e cognome. Lʼassessore Ettore Candiani citò in giudizio per diffamazione i fratelli Cima, editori de “lʼUomo di Pietra”, sostenendo che “La diffamazione per mezzo di figure - dice la querela – è la forma più grave e insidiosa, perché mentre parla anche alla mente degli illetterati, lascia il più largo campo allʼinterpretazione diffamatoria, anche oltre a confini che, con eventuale malizia, si fossero posti in un testo scritto”. Il settimanale dei fratelli Cima aveva nel frattempo indicato, fra i “corruttori” dei pompieri, addirittura Andrea Ponti, figlio del sindaco di Milano, il VFV Gennaio/Febbraio 2010

Vi fu anche un illustre avvocato che aveva fatto il nome di un suo collega coinvolto, a suo dire, nellʼinchiesta; i due, incontrandosi, passarono dagli insulti alle mani, tuttavia, poiché erano altri tempi e si trattava pur sempre di gentiluomini, il diverbio fu appianato con un duello: lʼavvocato Alberto Scaravaglio e lʼavvocato Umberto Monteverde si diedero appuntamento presso San Siro alle prime luci dellʼalba per avere soddisfazione a colpi di fioretto. Il duello, che doveva andare avanti ad oltranza, si risolse in meno di un minuto poiché entrambi si ferirono contemporaneamente. Nel frattempo anche la famiglia Ponti aveva manifestato lʼintenzione di unirsi allʼassessore Candiani nella querela contro i fratelli Cima, ma il proposito venne presto accantonato: “Gli avvocati consultati dalla famiglia Ponti, avv. Paulghetti, avv. Cesare Bellotti e senatore avv. Luigi Rossi, riconosciuta – per risultanze ineccepibili lʼassoluta insussistenza dellʼaccusa de ”LʼUomo di Pietra” – hanno recisamente sconsigliato di dare querela avanti ai Tribunali, ritenendo che, colla reazione esercitata dal giovane Ponti, nei locali della Banca Popolare, debba ritenersi chiusa la questione”.

Passavano le settimane, ma la polemica non sembrava avere fine. Per lo scandalo dei pompieri la calunnia non sembra proprio essere stata un venticello: la gente voleva i nomi dei gentiluomini coinvolti nello scandalo e cominciavano a girare critiche sulla scelta dellʼamministrazione, è il caso di dire, di lavare i panni sporchi in famiglia.


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amato dalla popolazione e tenuto in grande considerazione in tutti gli ambienti politici ed ultimamente era impegnato a studiare risposte concrete allʼannoso problema del rincaro degli affitti e dei generi alimentari.

Si mormorava che si era voluto tutelare lʼonore di famiglie importanti e di personaggi in vista e che a farne le spese erano, per ora, solo i quindici pompieri. I quali, tra lʼaltro, non erano penalmente perseguibili, dal momento che si trattava di maggiorenni consenzienti che non avevano causato direttamente pubblico scandalo; essi assunsero quindi dei difensori per tutelare la loro immagine e la loro dignità.

Il 30 aprile, siccome Ponti non intendeva recedere dalla sua decisione, per solidarietà si dimise anche la giunta municipale e fu grazie allʼintervento del consigliere anziano Luigi Della Porta Ad un mese dallʼinizio se non si dimise anche il della vicenda nellʼaula dellʼassemblea cittadina consiglio comunale. ancora si dibatteva e si Da quel momento lo discuteva in modo piuttoscandalo dei pompieri sto acceso sullo scandalo. esce dalle cronache giornalistiche, quasi ci fosse Gli esponenti dellʼopposistata unʼintesa per non zione, ed in particolare il alimentare ulteriormente professor Sinigaglia, conla polemica di fronte ad testavano il modo di proceun crescendo di calunnie dere della Giunta che e di violenza. Forse per aveva portato al licenziaquesto motivo, nonostanmento o alla sospensione te il trambusto, lo studiodei quindici pompieri indaso tedesco Magnus gati. Sinigaglia sventolò un Hirschfeld, riferendosi Il gioranalista Paolo Valera descriveva i pompieri come giovanotti che “indossavano pellicce da signori, foglietto con indicata la alla vicenda e facendo avevano alle dita anelli con brillanti, mangiavano sospensione dal servizio di dei paragoni con gli scancome persone dal palato ducale e scarrozzavano e uno dei pompieri, facendo dali che hanno visto coinspendevano e si davano a tutti i lussi” seguendo notare che la data riportata volti omosessuali in il fenomeno dilagante dell’Oscarwildismo. precedeva quella dellʼordiGermania, riconosce che “i giornali italiani, a diffene dʼesonero. Il folto pubrenza di quelli tedeschi, hanno parblico presente in aula andò in lato in maniera molto delicata e escandescenza fischiando i rapprediscreta di questo scandalo. sentanti della maggioranza e sosteLʼitaliano ha più tatto del tedesco e nendo con applausi il difensore dei sa conservare di più lʼonore della pompieri, sempre più visti come vitnazione”. time deboli schiacciate da unʼaristocrazia prepotente. Colpito sia nella sua immagine di persona a capo dellʼamministrazione comunale, sia nei suoi affetti famigliari, il sindaco di Milano, il marchese Ettore Ponti, presentò in modo irrevocabile le dimissioni. Si trattava di un primo cittadino molto

Tratto dal libro: Lʼomo delinquente. Scandali e delitti gay dallʼUnità a Giolitti. (Prospettiva ed. 2006). Si ringrazia lʼautore, Enrico Oliari, per averci autorizzato a pubblicare questo estratto.

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SICUREZZA PUBBLICA E/O PUBBLICA SICUREZZA?

Nello schema di decreto legislativo recante “riassetto delle disposizioni relative alle funzioni e ai compiti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco a norma dellʼart.11 della Legge 29 luglio 2003, n°229”, in via di approvazione definitiva, allʼart. 35 norme abrogate, si nota che lʼarticolo 8 della Legge 1570/41 non viene risparmiato dallʼabrogazione senza peraltro essere in qualche modo ripresentato nel testo unico in esame.

Lʼarticolo 8 della Legge 1570/41 recita: “Ai fini della presente legge e nellʼesercizio delle loro funzioni gli appartenenti ai corpi dei vigili del fuoco, sia permanenti che volontari, sono agenti di pubblica sicurezza e godono, nei viaggi per servizio, degli stessi benefizi concessi agli agenti della forza pubblica circa lʼuso dei pubblici trasporti statali, provinciali e comunali.” Con la Legge di smilitarizzazione (Legge 469/61) lʼart. 8 della Lg.1570/41 non è stato esplicitamen-

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te abrogato ma nemmeno è stato confermato esplicitamente in vigore.

Esclusivamente lʼart. 109 della Legge 469/61 ha consentito di tenere in vita la qualifica di agenti di Pubblica Sicurezza per i Vigili del Fuoco, laddove prevede che: “Entro un anno dallʼentrata in vigore della presente legge, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro per lʼinterno, dʼintesa con i Ministri per il tesoro e per la difesa, sentito il Consiglio di Stato, si provvederà ad emanare i regolamenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e dei servizi antincendi, nonché il regolamento di amministrazione e contabilità per le scuole centrali, il centro studi ed esperienze, gli ispettorati di zona, i comandi provinciali ed i distaccamenti dei vigili del fuoco. Fino a quando tali regolamenti non saranno emanati continuano ad applicarsi, in quanto compatibili con le norme contenute nella presente legge, le disposizioni della legge 27 dicembre 1941, n. 1570, e dei regi decreti 16 marzo 1942, nn. 699 e 701.” ( tra le quali lʼart.8 della Legge 1570/41 NDR ). Interpretazione confermata anche dal parere del Consiglio di Stato formulato nellʼAdunanza della Sezione I^– 12 gennaio 1979 Sez. n. 1571/78 del quale si riportano di seguito brevi periodi: “il servizio di prevenzione e estinzione incendi, nonché quello, più in generale, di tutela dellʼincolumità delle persone rientrano nellʼambito della c.d. «attività di pubblica sicurezza», di cui essi (i Vigili del Fuoco) debbono considerarsi una specificazione «ratione materiae». Ciò in quanto, come si evince dalla lettura dellʼart. 1 del R.D. 18 giugno 1931, n. 773 (T.U. delle leggi di pubblica sicurezza), costituisce compito natu-

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rale e indefettibile dellʼautorità della P.S., tra gli altri, il vegliare sulla incolumità dei cittadini, il curare lʼosservanza delle leggi e dei regolamenti nonché il portare soccorso nel caso di pubblici e privati infortuni. Lʼosservazione in parola, per ora solo accennata, non è di poco conto se si pensa, come nel prosieguo del presente parere verrà poi più ampiamente esposto, che da essa deve farsi logicamente discendere il principio per cui, tutte le volte che la normativa speciale sugli incendi e gli altri eventi calamitosi non copra per lʼintero lʼarea dei possibili accadimenti, devesi allora far capo, allo scopo di colmare la lacuna, alle norme generali in tema di polizia amministrativa di sicurezza.” “Essi (i Comandi Provinciali VVF) devono anche adoperarsi di propria iniziativa per la più completa osservanza da parte di chiunque delle relative norme antincendi. Poiché prevenzione questo per lʼappunto significa, che deve essere realizzato e posto concretamente in essere ogni possibile mezzo di cui la tecnica e la scienza umana dispongano per scongiu-

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rare il verificarsi di eventi calamitosi e tale compito non può considerarsi esaurito semplicemente allorché si è posto in essere ciò che in maniera diretta a tal fine compete, ma, più in generale, sorvegliando che chiunque ne sia coinvolto faccia in proposito la parte che lʼordinamento gli assegna.” “E poiché non può ammettersi che lʼesercizio di attività pericolose per la pubblica e privata incolumità possa svolgersi in concreto al di fuori di ogni lecita ingerenza di pubblici poteri, soprattutto allorché esistano norme precise e fondamentali dellʼordinamento che ciò vietino, deve concretamente concludersi che la lacuna delle specifiche disposizioni deve colmarsi con lʼapplicazione al caso delle norme appartenenti allo stesso più ampio settore amministrativo considerato nella specie a quello di pubblica sicurezza (T.U. 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni e integrazioni). Ne consegue che lʼobbligo di curare che i privati esercenti talune attività presentino le istanze intese a ottenere il rilascio del certificato di prevenzione degli incendi incombe, nei limiti in cui esso non ricada - per carente predisposizione da parte dellʼordinamento dei relativi mezzi giuridici - sui VV.F., sulle autorità locali di P.S., che sono, come è noto, il Prefetto, il Questore, lʼufficio locale di P.S. e il Sindaco (art. 1 del citato T.U. n. 773).” “Può aggiungersi per completezza che lʼidentificazione di coloro che modifichino le attività esercitate o le condizioni di sicurezza e che, perciò, rientrino anchʼessi tra gli obbligati a chiedere nuovamente altro certificato di prevenzione antincendi (art. 4, 2° comma della legge), rientra - in difetto di specifici poteri “ad hoc” dei VV.F. - tra i compiti generali della polizia di sicurezza,”

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Ancor più dettagliata lʼ ordinanza n. 245/99 del Consiglio di Stato della quale si riportano di seguito brevi periodi: “Quanto premesso è la conferma che i vigili del fuoco svolgono istituzionalmente, e non solo occasionalmente, attività finalizzata alla tutela della pubblica sicurezza”. “Peraltro, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è stato fin dalla sua istituzione (legge 27 dicembre 1941, n. 1570), investito di compiti istituzionali propri delle Forze di polizia, cui era stata demandata la tutela della pubblica sicurezza, così come definita dallʼart. 1 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza ). Tali compiti sono stati confermati dalla legge 13 maggio 1961, n. 469 che, allʼart. 9 ha sottolineato il carattere civile del Corpo senza, tuttavia, mutarne i compiti e le funzioni istituzionali, che sono di polizia di sicurezza ed, in generale, di tutela dellʻincolumità delle persone nellʼambito della così detta attività di pubblica sicurezza. “ “Spettano, inoltre ai vigili del fuoco sia la qualifica di agenti di polizia giudiziaria (ex art.16 della legge n. 469 del 1961), sia la qualifica di agenti di pubblica sicurezza, in virtù del combinato disposto dellʼart.109, secondo comma della legge n. 469 del 1961 e dallʼart. 8, primo comma, legge n. 1570 del 1941 citate, ed i connessi poteri indicati nel regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 agli artt. 16 (<< gli ufficiali e gli agenti di pubblica sicurezza hanno facoltà di accedere in qualunque ora nei locali destinati al lʼesercizio di attività soggette ad autorizzazioni di polizia e di assicurarsi dellʼadempimento delle prescrizioni imposte dalla legge, dai regolamenti o dallʼautorità >>), ed 82 (<<Nel caso di tumulto o di disordini o di pericolo per la incolumità pubblica o di offe-

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se alla morale o al buon costume , gli ufficiali o gli agenti di pubblica sicurezza ordinano la sospensione o la cessazione dello spettacolo e, se occorre, lo sgombero del locale>>), restando soggetti ai poteri di direzione e vigilanza da parte del Prefetto, ai sensi dellʼart. 13, primo comma, legge 1° aprile 1981, n.121 ed alle particolari responsabilità proprie degli agenti della forza pubblica.!” “Quanto alla consistenza delle funzioni di pubblica sicurezza svolte dagli appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, va ricordato

che il regio decreto 16 marzo 1 9 4 2 , n.699 ( regolamento del Corpo tuttora in vigore a seguito del rinvio contenuto allʼart. 13, comma quarto della legge 8 Dicembre 1970, n.966), allʼart. 33 stabilisce che I vigili del fuoco devoVFV Gennaio/Febbraio 2010

no prestarsi senza risparmiarsi, in servizio e fuori servizio ovunque possano recare soccorso, allʼart. 34 dispone che il personale permanente del medesimo Corpo deve considerarsi in servizio continuo, anche se non è di turno; allʼart. 37 impone a tutto il personale di prestare opera di soccorso in tutto il territorio”

Con lʼabrogazione dellʼ art. 8 della Legge 1570/41, i vigili del fuoco non potrebbero più rappresentare i poteri dello Stato e non avrebbero il poteredovere di imporre immediate ed urgenti disposizioni a salvaguardia della pubblica e privata incolumità e con la conseguenza inverosimile che queste ultime diventerebbero solo consigli di un organo dello Stato, la cui inosservanza non sarebbe quindi neppure sanzionata.

Sarebbe impossibile operare in sicurezza senza che i Vigili rivestano la qualifica di Agenti di Pubblica Sicurezza, a partire proprio dal Nuovo Codice della Strada laddove in mancanza della qualifica di Pubblica Sicurezza risulterebbe impossibile per i Vigili del Fuoco procedere con autorità a regolare il traffico ai fini della sicurezza nei casi di incidente stradale ed in attesa dellʼ arrivo delle Forze di Polizia, ed occorrerebbe buttare al macero le migliaia di palette segnaletiche in dotazione conformi ai modelli di polizia stradale, che immediatamente diventerebbero illegittime e sinonimo di abuso di potere per il Vigile del Fuoco che dovesse usarle. Oppure ci troveremo di fronte allʼassurdo che i Vigili del Fuoco in servizio di vigilanza presso un locale di pubblico spettacolo non avrebbero più il potere-dovere di ordinare lo sgombero in caso di pericolo per la pubblica e privata incolumità. Fonte: Conapo


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Cronaca di più giornate trascorse (perdute) in

un Comando Provinciale,

alla ricerca dellʼufficio che si occupa (o dovrebbe

occuparsi) del rilascio di

una semplice dichiarazione

indispensabile per la voltura

CONVERSIONE

della patente ministeriale

DELLA

in patente “civile”.

PATENTE MINISTERIALE

IN

CIVILE

La patente per i mezzi targati VF può diventare civile

ingraziate il vigile addetto alle commissioni del distaccamento ma il suo interessamento servirà a poco perché, in barba alla semplificazione, dovrete fare tutta la trafila (almeno quella negli uffici VVF) di persona. Recatevi quindi al Comando Provinciale una, due, tre mattine, finché il CR addetto non sarà tornato dalle ferie, è lui che custodisce il “modulo segreto”.

R

Svegliatevi di buonʼora e recatevi per lʼennesima volta allʼufficio personale, vi indirizzeranno alla “gestione del personale” dove troverete il “temporaneo” fresco di assegnazione che deve ancora ambientarsi. Vi dirà di portare delle foto tessera e la patente civile…cancellate tutto, quella è la procedura per il rilascio della patente di prima categoria ma voi avete già la terza! Il temporaneo sʼinformerà quindi coi colleghi permanenti, dello stesso ufficio, e scoprirete che ne sanno meno di lui: “Perché si può convertire? Io sapevo che non si poteva più…no, ti danno solo la “C”…, se sei volontario non ti danno niente!”. Vi indirizzeranno quindi allʼufficio patenti ma lì, appena scoperto che siete “solo” un volontario, vi risponderanno che si occupano solo del personale permanente. Dovrete allora cercare lʼamministrativo che prima si occupava delle patenti che spiegherà al temporaneo (il quale trasferirà lʼinformazione al CR) la procedura per il

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recupero del file dal PC. Armatevi di pazienza (ancora?) e lasciate che vi passino davanti il capo turno, il capo autorimessa, il vice, il capo squadra tizio, il VP sempronio, lʼamministrativo Caio e lʼaddetto alle pulizie. Eʼ quasi ora di pranzo ed è finalmente il vostro turno: il CR troverà il file ma, tra unʼimprecazione e lʼaltra, non riuscirà a modificarlo, ve ne stamperà quindi una copia e dovrete compilarla a mano. Vi chiederanno quindi di lasciare la vostra patente ministeriale ma se insistete un poʼ si accontenteranno di una fotocopia che il Comandante autenticherà sulla fiducia quando avranno ribattuto il tutto e glielo avranno portato in firma…sarà trascorsa unʼaltra settimana. Prendete quindi unʼaltra mezza giornata di permesso e tornate nellʼufficio misterioso a farvi “notificare” la ricezione del famoso foglio, anche per il ritiro non esistono deleghe!

Dopo varie peripezie non avrete più alcuna voglia di mettervi in coda in Motorizzazione civile e quindi darete tutto in mano ad unʼagenzia di pratiche auto: una visita medica presso loro e in 60 giorni vi consegneranno la vostra bella patente nuova di zecca: C+D! Se non avevate in precedenza la “A” vi verrà concessa in automatico, infatti con la patente di III° grado si possono guidare anche i motocicli targati VF (anche se non siete mai saliti in sella ad una Vespa).

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LA PROCEDURA CORRETTA DETTATA DALLA MOTORIZZAZIONE CIVILE

La conversione è il rilascio, a chi ha una patente militare, di una patente civile di categoria corrispondente secondo una tabella di equipollenza stabilita dal Ministero delle infrastrutture di concerto con il Ministero della difesa; le stesse disposizioni si applicano ai conducenti della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, del Corpo di Polizia penitenziaria, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, dei Corpi dei vigili del fuoco delle province autonome di Trento e Bolzano, della Croce Rossa italiana, del Corpo forestale dello Stato, dei Corpi forestali operanti nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano e della Protezione civile nazionale, della regione Valle dʼAosta e delle province autonome di Trento e di Bolzano. Può essere richiesta, secondo modalità diverse, da personale in congedo o in servizio. Dove: uffici periferici del Dipartimento trasporti terrestri del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

Come: la richiesta deve essere fatta tramite lʼautorità militare o lʼamministrazione dalla quale si dipende (per il personale in congedo entro un anno dalla data del congedo). Compilare modello TT 2112 (in distribuzione presso gli uffici).

Allegare: ricevuta del versamento di € 29,24 sul c/c 4028, intestato a «Dipartimento dei trasporti terrestri - Imposta di bollo»; ricevuta del versamento di € 9,00 sul c/c 9001, intestato a «Dipartimento dei trasporti terrestri - Diritti»; 2 foto recenti formato tessera su fondo bianco ed a capo scoperto, su carta non termica;

CONVERSIONE

certificato medico in bollo (e relativa fotocopia), con fotografia, la cui data non sia anteriore a 6 mesi, rilasciato da un medico di cui allʼart. 119 del Codice della Strada. Se il certificato medico non ha la foto, e la richiesta non è presentata dallʼinteressato, deve essere allegata una fotografia autenticata. Se è il diretto interessato a presentare la domanda, si procederà allʼautenticazione della foto direttamente presso lo sportello; patente militare (in visione) e relativa fotocopia completa di tutte le sue parti (per il personale in congedo allegato “N” rilasciato dallʼautorità militare o amministrazione in originale); eventuale patente civile posseduta (in visione); per il personale in congedo: fotocopia del congedo o dello stato di servizio ed autocertificazione contenente le stesse informazioni del foglio di congedo o dello stato di servizio; se la richiesta non è presentata dallʼinteressato: delega in carta semplice alla persona che presenta la richiesta e fotocopia di un documento di riconoscimento dellʼinteressato.

D E L L A P AT E N T E V F N E L L A C O R R I S P O N D E N T E P AT E N T E C I V I L E (Sostituisce lʼArt. 15.1 della Circolare IFP prot. n. 6847/4507 del 25/7/1994)

Tenendo conto delle innovazioni introdotte in materia di patenti civili dal D.M. n. 40T del 30 Settembre 2003 del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, i titolari della Patente di guida VF TERRESTRE possono ottenere, con le modalità di cui allʼarticolo 138 del D. Lgs. n. 285 del 30 aprile 1992, la corrispondente Patente Civile ad uso privato, come appresso indicato: PATENTE VF TERRESTRE Categoria 1^ Categoria 2^ Categoria 3^ Categoria 4^

POSSEDUTA

PATENTE CIVILE Categoria B

CHE SI PUÒ OTTENERE

Categoria C

Categoria A, C congiuntamente a D

Categorie A, (C+E) congiuntamente a D VFV Gennaio/Febbraio 2010

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CODICE

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L’USO DELLE CINTURE DI SICUREZZA IN EMERGENZA

ullʼuso delle cinture di sicurezza in emergenza ci sono molti dubbi e poche chiarezze. Se si prende in esame lʼart. 172 del CdS sembrerebbe che, almeno per i casi di emergenza, non esista lʼobbligo dellʼuso delle cinture di sicurezza per gli occupanti del mezzo.

S

Nel comma 3 dellʼart 172, però, viene fatta una distinzione fra i diversi operatori ed in particolare lʼesonero dallʼuso delle cinture di sicurezza distingue: a) gli appartenenti alle forze di polizia e ai corpi di polizia municipale nellʼespletamento di un servizio di emergenza;

b) c) d)

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i conducenti ed addetti dei veicoli del servizio antincendio e sanitario in casi di interventi di emergenza;

gli appartenenti a servizi di vigilanza privati regolarmente riconosciuti che effettuano scorte; i conducenti di autoveicoli per il trasporto di

e)

persone in servizio pubblico da piazza, ovvero adibiti al noleggio con conducente, durante il servizio nei centri abitati; gli istruttori di guida quando esplicano le funzioni previste dallʼarticolo 122, comma 2;

La distinzione dellʼesonero fra diversi operatori non viene fatta a caso ma attraverso un “modus operandi”. Il motivo per cui viene concesso lʼesonero dallʼuso del dispositivo di ritenuta è strettamente correlato allʼattività che lʼoperatore svolge.

Nel caso delle forze di polizia lʼesonero riguarda “LʼESPLETAMENTO DI UN SERVIZIO DI EMERGENZA”; per gli addetti ai servizi di soccorso lʼesonero si applica “IN CASI DI INTERVENTI DI EMERGENZA”.

Comprendere per quale motivo il legislatore abbia voluto fare una distinzione fra il termine “SERVIZIO DI EMERGENZA” e “INTERVENTI DI EMERGENZA”

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sarebbe materia per affermati giuristi, invece dobbiamo, se non vogliamo incappare in spiacevoli conseguenze, capire che cosa il CdS intenda per “servizio di emergenza” e “intervento di emergenza”.

Un servizio di emergenza dovrebbe (il condizionale è dʼobbligo data la carenza di informazioni che il CdS ci mette a disposizione per capire) essere riconducibile ad attività di controllo, pattugliamento, appostamento e tutti quei casi in cui è necessario che lʼoperatore sia prontamente in grado di abbandonare il veicolo anche senza che si configuri unʼemergenza immediata ma ipotizzabile o prevedibile, quindi il “servizio di emergenza” è più confacente ad attività di polizia che ad attività di soccorso.

Lʼintervento di emergenza dovrebbe essere riconducibile al soccorso vero e proprio, cioè quando già esiste la certezza dellʼemergenza anche senza un effettiva valutazione diretta del caso, ovvero la chiamata al 118 o al 115 per un “soccorso persona” per intenderci. Da questʼanalisi si potrebbe dedurre che la distinzione sia abbastanza comprensibile ed applicabile da parte

degli operatori del soccorso: negli interventi “in sirena” si può fare a meno dellʼuso delle cinture. Per il resto, no! In realtà la questione non è così semplice, la parola “intervento” potrebbe venire, a seconda dei casi, interpretata in modo diverso: cʼè chi dice che per “intervento” sʼintenda tutta lʼazione del soccorso, dallʼinizio della chiamata sino alla fine; cʼè chi afferma che per “intervento” sʼintenda solamente il momento in cui si opera il soccorso.

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Altro aspetto interessante è anche il comma 2 dellʼart. 177 il quale afferma che: “I conducenti dei veicoli di cui al comma 1, nellʼespletamento di servizi urgenti di istituto, qualora usino congiuntamente il dispositivo acustico supplementare di allarme e quello di segnalazione visiva a luce lampeggiante blu, non sono tenuti a osservare gli obblighi, i divieti e le limitazioni relativi alla circolazione, le prescrizioni della segnaletica stradale e le norme di comportamento in genere, ad eccezione delle segnalazioni degli agenti del traffico

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e nel rispetto comunque delle regole di comune prudenza e diligenza.”

Questo comma lascia al conducente la discrezionalità nellʼuso o meno delle cinture di sicurezza, essendo lʼart. 172 una delle norme di comportamento. In un certo qual modo dovrebbe togliere ogni dubbio per quanto riguarda il comportamento dellʼautista, mentre per lʼequipaggio rimane lʼinterrogativo: “quando si può fare a meno delle uso delle cinture di sicurezza?” In attesa che qualcuno (quasi sempre la Corte di Cassazione) risponda a questa domanda, ma soprattutto per una questione di sicurezza personale, credo sia meglio optare per lʼuso totale di tali dispositivi di ritenuta.

Il personale che opera in ambulanza spesso è restio, e non si capisce bene il motivo, ad indossare le cinture perfino nei codici verdi.

Si tenga presente che le conseguenze dei danni arrecati agli occupanti, derivanti dalla condotta di guida del conducente, sono direttamente imputabili allo stesso: basta che, in seguito ad un leggero tamponamento, il prezioso ginocchio di un medico sbatta contro una delle tante protuberanze del vano sanitario; o che unʼinfermiera un poʼ “distratta”, senza cintura allacciata, denunci il classico “colpo di frusta”, perché si configurino dei traumi di lieve entità ma tali da comportare prognosi superiori ai 7/10 gg. In questi casi, il povero autista del mezzo di soccorso viene appiedato, nella migliore delle ipotesi, solamente per una quindicina di giorni. In termini tecnici si chiama “sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente”. Ma non basta, alla sospensione è necessario aggiungere la decurtazione di ben 8 punti e una multa di 343 euro (Art. 149 comma 6 del Cds).

Senza entrare nel merito della Legge 626 (ora 81/2008), perché la questione si complicherebbe ulteriormente, visto che tale legge obbliga gli operatori ad utilizzare tutti quei sistemi di sicurezza idonei a tutelare la propria incolumità, vorrei esprimere alcune considerazioni personali: 1.

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Lʼuso delle cinture di sicurezza, obbligatorio o meno che sia, non comporta certamente dei

2. 3.

danni alle persone… ...semmai è vero il contrario .

Come per gli OGM (organismi geneticamente modificati), in caso di dubbio è meglio non rischiare e quindi indossare sempre le cinture.

Le cinture salvano la vita e gli autisti soccorritori lo dovrebbero sapere. Chi svolge da anni la professione di autista dʼambulanza ha avuto modo di confrontare il rapporto inversamente proporzionale che esiste fra uso delle cinture e traumatologia grave.

Per concludere cito una sentenza: Il conducente di un veicolo è tenuto, in base alle regole della comune diligenza e prudenza, ad esigere che il passeggero indossi la cintura di sicurezza ed, in caso di sua resistenza, anche a rifiutarne il trasporto o ad omettere lʼintrapresa della marcia. Ciò a prescindere dallʼobbligo e dalla sanzione a carico di detta cintura. (Nella fattispecie, relativa ad omicidio colposo in danno di persona trasportata, lʼimputato si era doluto del mancato riconoscimento del concorso di colpa della vittima a causa dellʼomesso uso da parte di questa della cintura di sicurezza). Cassazione penale sez. IV, 27 settembre 1996 Fonte: http://www.sicurauto.it

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In futuro, chi presterà servizio in qualità di pompiere di milizia non sarà più tenuto a dichiarare al fisco il soldo percepito. Il Consiglio federale vuole infatti esentare questo introito dall’imposta. Il governo ha incaricato il Dipartimento federale delle finanze (DFF) di elaborare un progetto di legge in questo senso.

IL SOLDO

DEI

POMPIERI

DI

MILIZIA

SARÀ DETASSATO

BERNA Il soldo dei pompieri viene parificato a quello del servizio militare e civile e allʼimporto giornaliero per le piccole spese versato nel servizio civile, già esentati da imposta. Con questa parificazione, il Consiglio federale adempie una mozione dellʼex consigliere nazionale Boris Banga (PS/SO).

BORIS BANGA

Nellʼintento di evitare abusi, il governo propone di limitare nellʼimposta federale diretta lʼammontare del soldo esente da imposta a un massimo di 3ʼ000 franchi. Sarà esentato da imposta il soldo che viene versato per il salvataggio di persone e animali, per la lotta contro gli incendi, per la lotta contro i sinistri in generale e i danni causati dagli elementi naturali, per il servizio di picchetto, la frequentaVFV Gennaio/Febbraio 2010

zione di corsi e le ispezioni. Per contro le indennità di funzione, gli importi forfettari per i quadri, le indennità per i lavori amministrativi e per prestazioni volontarie fornite dai pompieri devono essere tassati come reddito accessorio. Le indennità versate ai pompieri di professione rimangono imponibili.

Fonte: corriere del ticino

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E Q U I PA G G I A M E N T I

P O L I S O C C O R S O U N A UTOMEZZO T UTTORA M OLTO ATTUALE IL CORPO VOLONTARIO IN

TRENTINO,

DEI

VIGILI

DEL

FUOCO

DI

REVÒ,

HA INAUGURATO UN AUTOMEZZO

ALL’AVANGUARDIA PER GLI INTERVENTI DI SOCCORSO TECNICO URGENTE PER INCIDENTE STRADALE.

A CURA DELLA

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REDAZIONE


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el Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco il furgone polisoccorso rappresentò sul finire degli anni ottanta, quando le autopompe erano pressoché attrezzate esclusivamente per gli incendi, unʼinnovazione. Un mezzo più piccolo, più veloce, senza il serbatoio dʼacqua ma, attrezzato con tutti quegli utensili necessari nei soccorsi dʼincidente stradale: fu proprio la soluzione ideale. Viceversa in questi ultimi anni si tende a costruire autopompe sempre più grosse e “caricate” dʼogni materiale, incluse le attrezzature oleodinamiche (cesoie, divaricatori ecc.). Potrebbe essere una soluzione alla carenza di personale nelle caserme: un mezzo polivalente col quale eseguire ogni tipologia dʼintervento. Muovere però un mezzo pesante nel traffico incolonnato non è impresa facile e non dimentichiamo che esistono tratti dʼautostrada privi della corsia dʼemergenza. Eʼ inoltre anacronistica lʼabitudine di far stazionare solo presso i capoluoghi di provincia mezzi super attrez-

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N

Il furgone “Polisoccorso” visto da varie angolazioni e dalle 3 aperture d’accesso ai vari equipaggiamenti

i VVF volontari di Revò durante una lezione "pinze idrauliche" tenuta da un istruttore (volontario) della Scuola Provinciale Antincendi.


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E Q U I PA G G I A M E N T I zati per intervenire sugli incidenti stradali e autostradali: dette attrezzature non possono che giungere sul luogo del sinistro a 30/40 minuti dallʼevento, decisamente troppo. Nelle provincie di Trento e Bolzano non vi sono certo problemi di personale (sono 6.000 i pompieri volontari del Trentino e 16.000 quelli dellʼAltoadige) e per lʼintervento dʼincidente stradale è ancora molto attuale il “furgone pinze” (polisoccorso). In Val di Non questi automezzi sono situati uno ogni 6 Km, vengono così garantiti interventi di soccorso in tempi più che brevi. Il Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari di Revò (TN), sʼè recentemente dotato di un nuovo automezzo polisoccorso per lʼintervento in caso di incidenti stradali e ribaltamento trattori; tutte le mele del Consorzio Melinda provengono appunto dalla Val di Non e lʼagricoltura è lʼattività principale degli abitanti.

Il compito di progettazione del veicolo è stato affidato ad una commissione composta da alcuni vigili dello stesso Corpo che ha effettuato unʼaccurata analisi di mercato. Sʼè quindi optato per lʼacquisto di un furgone Volkswagen Transporter con motore diesel da 2,5 litri, 174 CV di potenza, quattro ruote motrici e blocco del differenziale. Lʼautomezzo inoltre è dotato di una modifica originale VW del cambio la quale riduce i primi 3 rapporti e la retromarcia del 18%, questa modifica agevola la guida sulle strade di montagna o comunque su pendenze importanti. Il mezzo è dotato di tre aperture: il portellone di sinistra è equipaggiato con gruppo elettrogeno da 15 Kw alimentato a benzina che serve al funzionamento della centralina oleo-

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l vigile a capo scoperto, Giacomo Martini, è un componente della commissione che ha progettato l’allestimento del mezzo

dinamica (cesoie/divaricatore) e della colonna fari posta sul tetto del veicolo. In Trentino e in Alto Adige si preferiscono infatti le centraline elettriche a quelle a scoppio a fronte della minor manutenzione e di un avviamento sempre assicurato (quelle elettriche non sʼingolferanno mai…). Gli utensili sono collegati a naspi di lunghezza tale da potersi allontanare abbastanza dal mezzo; nel caso di auto fuori dalla sede stradale e/o in luoghi impervi, si possono utilizzare le “pinze portatili”, alimentate a batteria o con centralina oleodinamica spallabile (questʼultima sempre a batteria).

Dal portellone scorrevole di destra si accede al “gruppo pinze” e vʼè inoltre una parete attrezzata che ospita: taglia cinture, tagliavetri manuale ed elettrico, taglia pedali, 3 martinetti idraulici e materiale vario. Aprendo verso lʼalto il portellone posteriore si possono estrarre due VFV Gennaio/Febbraio 2010

slitte scorevoli: su quella di sinistra è installato un modulo estinguente ad alta concentrazione (FireExpress) che con una minima quantità dʼacqua riesce a produrre una schiuma filmante in grado di spegnere lʼincendio di unʼautomobile. La slitta di destra ospita invece 2 autorespiratori, segnaletica stradale e attrezzatura specifica per ancoraggio e stabilizzazione del mezzo incidentato (Stab Fast e spessori in legno). Il costo complessivo della macchina ammonta a 80.000€, con una copertura del 70% (45.000 € su spesa ammessa di 65.000€) da parte della Provincia Autonoma di Trento. La rimanenza, pari a 35.000 € è stata coperta dal Comune di Revò e con fondi propri del Corpo.

Ad allestire il mezzo di soccorso, secondo le specifiche del Corpo Volontario dei VVF di Revò, ha provveduto la ditta Mobiltec Fahrzeugbau di Algund (BZ).


43 art 335 biciclettaio:Layout 1

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La sua passione é quella di riprodurre biciclette degli antichi mestieri e in primo luogo quelle usate dai pompieri all’inizio del ‘900. Delfo Aldini di Savignano, 60 anni, dipendente Enel in pensione, da una ventina d’anni coltiva l’hobby di riprodurre fedelmente queste antiche biciclette: quelle usate dall’arrotino, lattaio, calzolaio, scrivano, fotografo, pescivendola, gelataio, carbonaio.

BICICLETTA ARROTINO

omini che nella prima metà del ʻ900 e fino agli anni ʻ60 giravano con la loro bici attrezzata e andavano a fare i lavori o le visite a domicilio nelle varie case di paese e di campagna. Come é nato questo hobby? Risponde Delfo Aldini: «Sono ricordi da bambino e da ragazzo. Sono sempre stato affascinato dalle biciclette dei mestieri. Lʼidea mi venne a Rimini guardando in corso DʼAugusto una bicicletta dellʼanziano caldarrostaio che nel periodo invernale vendeva caldarroste in cartocci di carta gialla. Lì ho pensato di mettere in pratica la mia passione per la meccanica e cominciare a fare queste biciclette, iniziando a documentarmi con giornali e libri del tempo». Che materiale usa? «Giro i vari mercatini dʼItalia, acquistando tutto quello che trovo inerente alle biciclette dʼepoca. Porto a casa di tutto e poi comincio ad assemblare e a ricostruire fedelmente. Se faccio una bici degli anni ʻ30 tutto la componentistica del materiale deve essere di quel periodo». Quante ne ha costruite finora? «Circa 120 biciclette dei vari mestieri e una decina dei pompieri. Tutti esemplari che si trovano in vari musei dʼItalia e di quelle dei pompieri ce nʼé una in un museo francese e unʼaltra in uno inglese». La più richiesta? «Eʼ sicuramente quella dei pompieri e per costruirla come lʼoriginale ci vogliono almeno sei mesi lavorandoci diverse ore al giorno. Il problema é reperire il materiale e se ne trova sempre di meno sui mercatini». Lʼultima che ha fatto... «Lʼho terminata per un ex pompiere di Potenza che, nostalgico del suo

U

lavoro, me lʼha ordinata per metterla come oggetto decorativo nel salone di casa». Come funzionano gli ordini di queste bici storiche? «Eʼ una sorta di passaparola e anche gli ordini vengono fatti dai musei perché ormai lo sanno e vedendole magari esposte in giro da qualcuno, chiedono informazioni e poi mi chiamano». Ha mai pensato di fare una mostra tutta sua? «Vorrei farla e sono sicuro che avrebbe un grande successo, soprattutto per la curiosità . Ma non ho un elenco dei luoghi dove sono le 130 biciclette che ho costruito, soprattutto quelle che sono in collezioni e case private». Le bici di quanti mestieri riesce a fare? «Circa trenta anche se non esistono più in produzione. Lʼultima bicicletta dei mestieri a scomparire é stata quella di Tarzan, soprannome di un famoso “strazzer” di Gambettola».

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D I S TA C C A M E N T I

LA NUOVA CASERMA DEI POMPIERI DI

CHIARI UN ESEMPIO VIRTUOSO SENZA CAMPANILI A CURA DELLA

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D I S TA C C A M E N T I Il progetto per la costruzione della nuova caserma dei vigili del fuoco volontari di Chiari era stato approvato dalla Giunta Comunale ad agosto 2008; a distanza di poco più di un anno la struttura di via Campagnola è operativa.

Progettazione e direzione lavori sono stati curati dallʼarchitetto clarense Sergio Baresi coadiuvato dal collega Marco Comellini e dallʼingegner Armando Comellini mentre la realizzazione dellʼopera è stata affidata alla Fin Beton per un importo pari a 900mila euro.

Unʼunica conditio si ne qua non posta dal Ministero dellʼInterno, attraverso il Comando Provinciale dei VVF di Brescia: “che la torre a pianta quadrata abbia caratteristiche dimensionali e costruttive, da specificarsi nel progetto esecutivo, idonee allʼuso quale castello di manovra VVFF”.

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D I S TA C C A M E N T I er finanziare lʼinvestimento necessario al completamento dellʼopera è stato siglato un accordo tra il comune di Chiari ed i comuni di Berlingo, Castelcovati, Castrezzato, Maclodio, Coccaglio, Comezzano-Cizzago, Trenzano, Rudiano, Rovato e Urago dʼOglio che hanno partecipato con un contributo di 240mila euro spalmati in dieci anni. I restanti 460mila euro, a carico del comune di Chiari, derivano dalla cessione dellʼedificio che ospitava precedentemente i locali dei pompieri, sito in via G.B. Rota e che verrà trasformato in fabbricato residenziale.

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Questi i comuni nei quali i pompieri clarensi intervengono in primo impiego al verificarsi dʼun sinistro di natura tecnica, allarmati a mezzo cercapersone dalla Sala Operativa del 115 del Comando Provinciale bresciano. Gli stemmi dei Comuni aderenti alla convenzione fanno bella mostra sulla facciata della nuova caserma. Tempi brevissimi hanno riguardato lʼiter procedurale per il nuovo

il Comandante Provinciale, ing. Salvatore Buffo

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“Centro Integrato per la Sicurezza e Protezione Civile di Chiari”. Perché un nome così lungo per definire una caserma di vigili del fuoco volontari? Eʼ proprio grazie a questa “definizione” che lʼamministrazione municipale clarense ha potuto accedere ad un contributo regionale pari a 200.000 €. Infatti la nuova struttura polifunzionale ospita, in unʼarea a se stante, i mezzi ed i volontari del gruppo comunale di protezione civile.

Una giornata emozionante IL SINDACO DI CHIARI, SEN. SANDRO MAZZATORTA sabato 31 ottobre per i 25 vigili del fuoco volontari: ognuno con il proprio compito sotto gli sguardi attenti del Capo un obiettivo importante.”. Distaccamento CSV Arrighetti e dellʼUfficiale Volontario FTAV Galli. Eʼ poi intervenuto Franco Nicoli Una cerimonia splendida anche se Cristiani che ha portato i saluti del disertata dal governatore Formigoni, Presidente Formigoni: “I vigili del dal Sottosegretario agli Interni Nitto fuoco volontari danno alla comunità Palma e dal Capo Dipartimento VVF più di quanto la gente non percepiTronca. Tuttavia il Comandante sca”. Provinciale Buffo ha saputo cavarIl Dottor Maccari ha preso la parola sela benissimo anche senza i suoi in vece del prefetto di Brescia superiori. Narcisa Brazzesco Pace e ha detto dʼesser profondamente colpito dalla È motivo dʼorgoglio inaugurare presenza capillare sul territorio breoggi questa struttura -ha fatto sciano dei pompieri volontari. gli onori di casa il Sindaco leghista, Sandro Mazzatorta. Il Enio Moretti, consigliere regionale senatore ha poi ringraziato la (e consigliere comunale a Chiari): Regione per lʼerogazione del “Questa collaborazione tra comuni finanziamento, a fondo perdudovrebbe essere un esempio per la to, di 200mila €. regione Lombardia e per lʼItalia tutta “Un infrastruttura importante con pari dignità. Un monito, una per la sicurezza, un esempio speranza, sinergie per il bene dei virtuoso senza campanili! Un cittadini!”. progetto comune, un ringraziamento corale ai vigili del fuoco E stato il turno del Comandante volontari che lavorano in silenProvinciale dei Vigili del Fuoco di zio”. Ha poi proseguito con Brescia, Ingegner Salvatore Buffo enfasi: ”la realizzazione di queche ha dato la definizione di “princiste opere ci faʼ sentire utili, un pio di sussidiarietà” richiamandosi a modo per lasciare una traccia Jaques Delors e a Giuseppe alla comunità. Una squadra Zamberletti: “Eʼ noto che secondo il che ha lavorato e ha raggiunto principio di sussidiarietà, i servizi VFV Gennaio/Febbraio 2010


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D I S TA C C A M E N T I vanno organizzati con criteri di prossimità. Per questo la risposta alle eventuali calamità dovrebbe essere organizzata il più vicino possibile al luogo del disastro.”. A dimostrazione del criterio enunciato, il Comandante ha descritto la situazione “bresciana”: “tredici sedi volontarie e sette permanenti equipaggiate e formate allo stesso modo, ci permettono di intervenire-in tempi brevi-sullʼintero territorio provinciale. Qui a Chiari -a proseguito Buffooperano 27 VVF volontari ed effettuano più di 400 interventi di soccorso allʼanno. Presso il Comando stiamo formando 70 nuovi vigili volontari che verranno aggregati alle caserme della provincia e contribuiranno alla formazione dʼuna cultura della sicurezza nei cittadini. Eʼ importante che nella popolazione si formi un livello di coscienza del rischio, attraverso iniziative nelle scuole e nellʼindustria. I pompieri volontari non fanno “supplenza” ma formano una rete integrata col personale permanente; tutti insieme sono I VIGILI DEL FUOCO!”

Dopo un lungo e sentito applauso alle parole dellʼIngegner Buffo, è intervenuta Sua Eccellenza Mons. Virgilio Mario Olmi (Vescovo Ausiliare Emerito della Diocesi di Brescia): “lʼattività dei vigili del fuoco è espressione di un sentire cristiano; custodire e proteggere la Terra. La cultura della vita (e perché no anche dei caduti) anima le persone che vi operano; tra voi cʼè un Dio provvidente!” Tra le note del silenzio, suonate dalla Banda di Lumezzane, alcuni vigili SAF si sono calati dalla struttura a traliccio della caserma, stendendo un lungo tricolore. Subito dopo alcuni vigili volontari hanno eseguito esercizi al “castello di manovra” con la scala a ganci e quella italiana.

Eʼ stata quindi la volta della firma del contratto dʼuso della nuova sede tra

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D I S TA C C A M E N T I il Sindaco di Chiari ed il Capo Distaccamento Arrighetti e…come per incanto, mentre si tagliava il nastro, sʼaprivano automaticamente le autorimesse tra il luccichio dei lampeggianti blu ed il suono bitonale delle sirene. Tutti soddisfatti per la funzionalità dellʼedificio, ma i Verdi della Bassa avrebbero preferito un effetto più soft. Lʼarchitetto Sergio Baresi: «Non nego lʼimpatto ma era lʼeffetto che volevo: la caserma si deve vedere» Da lontano, ironizza qualcuno, potrebbe vagamente richiamare le torri di piazza di Spagna a Barcellona. Altri, come i Vigili del fuoco, hanno invece gradito, definendo la costruzione «bella e funzionale». Non altrettanto soddisfatti della resa estetica i Verdi, che h a n n o

contestato «il pesante impatto visivo della nuova caserma dei vigili del fuoco di Chiari». Così, ancora prima dellʼinaugurazione, sʼè levata una leggera polemica sulla costruzione progettata dal clarense Sergio Baresi, che con fairplay da vero architetto porge volentieri il fianco alle critiche, pur dicendosi soddisfatto della resa. A sollevare la polemica è lʼestrema visibilità della nuova costruzione, contraddistinta da due torri con copertura a piramide alte circa 18 metri e unite da una trave in acciaio lunga circa 60 metri e alta due metri e mezzo. Una scelta voluta che non è piaciuta a Salvatore Fierro, coordinatore dei Verdi per la Bassa bresciana: «Anzitutto - precisa - voglio congratularmi con il Comune di Chiari e con le Amministrazioni della zona per aver promosso un progetto tanto ambizioso, che sarà sicuramente vanto dellʼOvest e consentirà di rendere ancora più efficace lʼopera dei pompieri. Tu t t a v i a

un impatto visivo di quel genere, in una città come Chiari già martoriata dalla vista delle Trafilerie Gnutti e presto sepolta dal passaggio della Brebemi e della Tav, non ci voleva. Lʼarchitettura è nata anche per mitigare e nascondere». DI TUTTʼALTRO avviso lʼarchitetto Baresi: «Non nego la visibilità e lʼ impatto - spiega - ma era proprio il mio scopo: come nelle grandi città, le strutture pubbliche, tanto più quelle dʼemergenza, vanno evidenziate. Quanto allʼestetica della trave, è stata un poʼ la mia firma, come pure i colori delle finestrelle e i materiali adottati, che donano una caratteristica quasi ludica. Ma questa è pura estetica, contestabile o apprezzabile come le teste capovolte di Picasso o i lunghi travi dello stadio di San Siro». Baresi ha invece definito tristi e piuttosto inespressive le cosiddette caserme ministeriali. «Entro lʼinizio del 2010 - conferma Navoni, presidente del Consiglio comunale - verrà realizzato anche lʼeliporto».


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