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Anno XXIV- no 3 Maggio/Giugno 2010

Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano


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Partita a pieno ritmo l’attività associativa a supporto e a tutela del personale dei distaccamenti volontari del Corpo nazionale, occorre registrare una positiva presa di coscienza da parte delle nuove leve del Consiglio nazionale e di molte Sezioni provinciali sul ruolo che si sono proposte a ricoprire. Rispetto al passato sono state maggiormente dettagliate le mansioni spettanti ad ognuno dei responsabili, volte a impiegare al meglio la propria esperienza professionale e di vigile del fuoco coniugandola con le esigenze del volontariato della propria area di competenza. Uno degli aspetti molto importanti da perseguire è quello di una capillare e costante diffusione delle informazioni dal centro alla periferia e viceversa, per non rischiare di dover “navigare a vista” in balia di quanto quotidianamente propinato da fonti i cui scopi spesso divergono dall’interesse auspicato dal cittadino. A coloro che al nostro interno fremono di fronte a iniziative, estranee ai Distaccamenti volontari, che chiedono di rivedere l’impianto normativo che regolamenta l’attività del nostro volontariato possiamo rispondere che non stiamo certamente a guardare anche se occorre fare attenzione a non fare la fine di quell’imbianchino che volendo recuperare con il proprio pennello una goccia di pittura caduta sul pavimento ha finito per imbrattarlo. Consapevoli che una miglior valorizzazione del volontariato passa anche dallo stare al passo con i tempi, stiamo lavorando con l’Amministrazione per implementare qualitativamente la nostra formazione perché dobbiamo fare della competenza la nostra migliore arma che ci permetta di sopravvivere e di servire meglio le nostre comunità. Non è un percorso in discesa quello che stiamo facendo anche perché è ormai noto il paradosso che le difficoltà maggiori hanno origine proprio da qualche sigla sindacale che nell’intento di accaparrarsi nuovi iscritti ha inventato nel volontariato uno dei loro principali capri espiatori piuttosto che concentrarsi sulle reali carenze del soccorso tecnico urgente e, più in generale, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Negli ultimi tempi abbiamo notato un incremento dei contatti con i Corpi dei vigili del fuoco volontari delle regioni e province autonome in quanto tutti consapevoli del destino che ci accomuna anche perché, come quando un velivolo è in difficoltà, anche in questo caso ha ben poca importanza la distinzione fra la classe “turistica” e quella “business”. Non trascuriamo nemmeno di rapportarci con le forze politiche di tutti i colori che, negli ambiti locali e nazionali, ancora ci permettono di tenere aperte le porte di quegli uffici che se non sempre forniscono l’aiuto sperato almeno ci assicurano gli antidoti necessari per tirare avanti in questi tempi difficili. Nel concludere voglio ricordare il collega volontario Massimo La Scala, deceduto in servizio proprio un anno fa, ma anche Cesare Bertocchi, Simone Messina, Francesco Garavaglia, Paolo Sette, Luigi Bongiovanni e i troppi che, fra volontari e permanenti, li hanno preceduti. Spesso è anche pensando a questi casi tristi che troviamo la forza per rinnovare lo spirito per sostenere i nostri ideali. Gino Gronchi

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Ai sensi degli articoli 8 - 9 - 10 dello Statuto è convocata l'Assemblea Generale Ordinaria dell'Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari, in prima convocazione per le ore 9.00 di venerdì 18 giugno 2010 e in seconda convocazione per le ore 9.00 di sabato 19 giugno 2010 presso la Sala del Consiglio Comunale in piazza del Popolo 22 a Casalpusterlengo (LO) per l'approvazione dei bilanci economici e preventivi.

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CONVOCAZIONE ASSEMBLEA DEI SOCI


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numero dell’anno: mentre in Provincia Autonoma di Trento ogni VF volontario ha ricevuto la propria ricetrasmittente dotata di innovativo “microfono osteo-craniale”, in Provincia di Bergamo sono arrivate le prime termo camere in dotazione ai distaccamenti volontari.

I quindici anni dall’alluvione che colpì il Piemonte, segnano il compleanno della caserma di Santena che ha colto l’occasione per presentare due nuovi mezzi antincendio. Sempre in tema di distaccamenti abbiamo illustrato il lavoro dei tre presidi volontari della Provincia di Roma.

Il Presidente Gronchi ha partecipato alla cerimonia nella quale il Capo dello Stato ha appuntato nuove medaglie alla bandiera del CNVVF ma è anche andato oltreconfine per partecipare alla festa dei Pompieri di Chiasso (volontari ovviamente) capitanati dal Maggiore Butti. La Presidenza della Regione Autonoma Valle d’Aosta ha voluto assegnare a Gino Gronchi il titolo di “Amis de la Vallee”.

Nell’angolo tecnico l’Ingegner Lanzone ci ha parlato di “Fire investigation” mentre gli svizzeri Marc Knori e Claudio Mignot, ci hanno illustrato le tecniche d’utilizzo delle moderne “lance a getto cavo”. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha scoperto arbusti “antifiamma” e la FAO ha rivalutato l’utilizzo dei “roghi pianificati” per ridurre il rischio d’incendi devastanti.

h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i Ho visitato per voi una caserma di volunteer firefighters in Virginia e ringrazio il pompiere Tavish per avermi fatto da guida. Ho voluto approfondire l’analisi fatta dall’OCSE nei confronti del nostro sistema di Protezione Civile: è bastato visitare il sito del Dipartimento diretto da Guido Bertolaso per scoprire che, oltre agli elogi-la stampa nazionale ha scritto solo di questi-vi sono diverse criticità che possono contrastare un’efficace gestione dell’emergenza. Non è ancora stato attivato il numero unico europeo 112; non esiste un sistema di formazione continua per i volontari; i ruoli dei diversi attori del Servizio Nazionale di PC non sono chiari. Emerge inoltre che non tutti gli 8.104 Comuni Italiani, pur essendo responsabili della Protezione Civile nel proprio territorio, dispongono delle risorse necessarie per far fronte all’emergenza. Sfogliate e troverete anche qualche notizia curiosa, buona lettura e…alla prossima.

Antonio Ascanio Mangano direttorevfv@me.com

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Ecco, Cari Lettori, cosa andrete a leggere nelle pagine di questo terzo

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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)

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MAGGIO/GIUGNO 2010

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RIVISTA UFFICIALE DELLʼASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI

Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale P.I. Fabio MARANGONI

Comitato di Direzione Cav di Gran Croce Gino GRONCHI (Pres. Naz. Ass. Naz. VV.F.VV.) Carlo Alberto COCCHI, Roberto MUGAVERO, Mauro COLOMBINI, Francesco BIANCALANI, Erminio CAPPARONI, Claudio DI MAIO, Rolando FAGIOLI, Luca GERARDI, Gian Carlo NICOLI, Gianluca RONDI, Massimiliano TOLOMEI, Domenico VOLONTERIO, Marco ZUCCATO (Consiglieri Naz. Ass. Naz. VV.F.VV)

Inviato di Redazione Francesco MAZZILLI

Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it

Editore incaricato, ufficio abbonamenti Sede centrale Sicurezza Aziendale s.r.l. Via Palmieri, 47 - 20141 Milano tel. 02/89.500.256 - fax 02/89.500261 Agenzie per lʼItalia CEAT tel. 02/89.500.256 CENTRO DIFFUSIONI TECNICHE tel. 02 204.79.80

Stampa: Reggiani spa Brezzo di Bedero (Va) Tel. 0332/549533 Abbonamenti: Gratuita a Comandi e Distaccamenti dei VV.F. Sostenitori € 70,00 Benemerito da € 70,00 in su Una copia € 8,00 Arretrati € 10,50

LʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari è estranea alla gestione economica della rivista. Gli articoli firmati corrispondono al pensiero dellʼarticolista e non impegnano né la Rivista né lʼAssociazione. La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e correzioni di quegli articoli che a sua discrezione riterrà opportuno modificare. Eʼ vietata la riproduzione anche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pubblicati, Il personale addetto alla raccolta di abbonamenti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati LʼEditore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilita di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo a: Sicurezza Aziendale srl - Via Palmieri, 47 20141 Milano. Le informazioni costudite nellʼarchivio elettronico dellʼEditore saranno utilizzate al solo scopo di inviare la rivista o comunicazioni concernenti lʼabbonamento (Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali). Pubblicità Inferiore al 70%

Aut. Trib. Milano n. 855/89

www.vfv.it VVF

LA FOTO DI COPERTINA E DI WALTER TODARO: MAGENTA INTERVENUTI PER INCENDIO TETTO

VOLONTARI DI

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EDITORIALE [A LATO]

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I POMPIERI VOLONTARI SEMPRE MEGLIO EQUIPAGGIATI

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PAT: SISTEMA DI RADIOCOMUNICAZIONE PER I VOLONTARI SANTENA: VVF MOZZAFIATO IN PIAZZA

LʼOCSE PROMUOVE (MA ANCHE BOCCIA) LA PROTEZIONE CIVILE

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CAUSE E DINAMICITA DEGLI INCENDI DOLOSI

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LANCE A GETTO CAVO

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IL CIPRESSO POMPIERE E I ROGHI ANTINCENDIO GINO AMIS DE LA VALLÉE D’AOSTE

SOTTO LʼOMBRA DEL COLOSSEO VIGNETTE VINTAGE

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CORPO CIVICI POMPIERI DI CHIASSO IN FESTA

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MEDALIE DʼORO AL CNVVF

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VOLONTARI OLTREOCEANO WEBBANDO

AUTOPOMPA A METANO PER I VIGILI USA

NUOVO STEMMA ARALDICO E GONFALONE DEL CNVVF

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Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano


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P ER S ISTEMA

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R ADIOCOMUNICAZIONE

sistema garantirà le comunicazioni radio anche negli interventi dove vengono utilizzati autoprotettori, maschere antigas e tute anticontaminazione. Il “microfono”, di tipo osteo-craniale (acquisisce la voce dalle vibrazioni della scatola cranica, la amplifica e la ritrasmette), permetterà comunicazioni radio “pulite” anche in ambienti rumorosi.

Il “microfono” è inserito nella parte alta del casco e lʼaltoparlante è installato vicino allʼorecchio sinistro dellʼoperatore. Il tasto PTT (quello da premere per la trasmissione) è fissato sul completo antifiamma e dotato anche di un piccolo altoparlante che si abilita automaticamente se il cavo dellʼinterfono risulta scollegato. I connettori di collegamento, di tipo aeronautico a innesto rapido, permettono una facile connessione anche in condizioni di scarsa visibilità e posizioni critiche.

DELLA

DI ULTIMA GENERAZIONE

La proposta di finanziamento discussa già nellʼAssemblea degli Ispettori Distrettuali della Federazione dei Corpi dei VVF Volontari del 2005, è stata successivamente approvata dalla Cassa Provinciale Antincendi e ha portato allʼacquisto di 5000 interfoni con relativi tasti PTT e 13 apparecchiature computerizzate che serviranno per la registrazione di codici, messaggi e comunicazioni.

I sistemi di comunicazione, integrati di GPS e funzione “uomo morto”, sono compatibili con entrambe le ricetrasmittenti portatili in uso ai Corpi di Vigili del Fuoco Volontari del Trentino: le Simoco SRP 9120 e le Niros 1001.

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I SEMPRE MEGLIO EQUIPAGGIATI

lla cerimonia, che si è svolta senza particolari formalità nei giorni scorsi, sono intervenuti anche il dirigente del settore Protezione civile dellʼente di via Tasso, Alberto Cigliano, e il comandante provinciale, Giulio De Palma.

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LE TERMOCAMERE portatili saranno concesse in comodato dʼuso ai distaccamenti dei vigili del fuoco volontari di Gazzaniga, Lovere, Romano di Lombardia e Terno dʼIsola. Grazie a questi particolari sistemi elettronici, gli operatori potranno anche individuare più agevolmente, nonostante le cortine fumogene, il punto in cui si è sviluppato un incendio. «Abbiamo voluto evitare unʼoccasione pubblica di consegna di queste particolari apparecchiature – ha commentato lʼassessore Carrara - per affrettare i tempi e quindi consegnare la strumentazione, che deve essere operativa al più presto, il prima possibile. Ci sarà comunque modo prima dellʼestate di organizzare una presentazione ufficiale». V F V M AG G I O / G I U G N O 2 0 1 0

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ono le ore 9.00 di domenica 29 novembre, quando si aprono le porte dellʼarea espositiva allestita, dai Vigili del Fuoco Volontari, in Piazza Martiri a Santena. Allʼinterno dellʼarea un percorso fotografico conduce il visitatore attraverso la storia del Distaccamento di Santena, storia lunga 15 anni che inizia proprio in occasione della terribile alluvione che nel novembre del 1994 colpì in modo grave la Città. Di fronte due mezzi, nuovi fiammanti, una APS ed una ABP di cui il Distaccamento si è dotato. Sono lì, come sogno realizzato, lucidi ed infiocchettati con il Tricolore, pronti per lʼinaugurazione ma soprattutto pronti per affrontare come fidati destrieri le operazioni di soccorso tecnico urgente che li attendono. Al microfono lo speaker commenta “Sono stati 15 anni di sacrifici e di rinunce, passati tra momenti difficili dove mai si è mollato con lʼobbiettivo di migliorare noi stessi ed il servizio offerto nellʼesclusivo interesse dei cittadini”. E proprio in virtù di questo miglioramento continuo tecnico e tecnologico si è lavorato per “accendere” lʼinteresse di finanziatori pubblici e privati con lʼobbiettivo di dotare il Distaccamento di Santena di 2 nuovi mezzi : una APS su telaio IVECO 120/E25 ed una ABP su telaio IVECO 180/E28. Tra i vari finanziatori, evidenziamo, La Fondazione LA STAMPA Specchio dei Tempi, che ha contribuito allʼacquisto di tutta lʼattrezzatura tecnica di caricamento della nuova APS Proseguendo nella cronistoria della giornata alle 10.00 si sono svolti i primi esercizi ginnici, effettuati dai Vigili Volontari di Santena. Lʼimpeccabile esecuzione della “storica” scala controventa con esercizi svolti da più Vigili e stata seguita da una manovra con scale denominata “figura a stella”. Prima della celebrazione della Messa, durante la quale si è data lettura della Preghiera del Vigile del Fuoco, vi è stata, a cura dellʼAssociazione Marinai

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DʼItalia, la deposizione di una corona di alloro sulla tomba del Conte Camillo Benso Di Cavour sepolto presso lʼomonima villa. Dopo un momento conviviale il fulcro della manifestazione: il saggio ginnico professionale e lʼinaugurazione dei nuovi mezzi. Alle 14.30, sotto una abbondante pioggia, si è volta la sequenza di manovre svolte dai Vigili del Fuoco Volontari Santena e dal personale S.A.F. del Comando Provinciale di Torino. A tale proposito si ringrazia tutto il personale S.A.F., il Capo Reparto Valter Viano, che ha coordinato le operazioni, ed il Comandante Provinciale che ha sostenuto lʼiniziativa con le opportune autorizzazioni. La prima manovra simulata consisteva nel recupero di una persona bloccata su un traliccio tramite una teleferica a punti fissi, realizzata tra la sommità della torre campanaria posta a 35 metri di altezza, ed una ABP a cui sono state opportunamente ancorate le funi. Lʼoperatore S.A.F., tramite la teleferica, ha effettuato la manovra di salvataggio dellʼinfortunato bloccato. Per simulare il traliccio si è invece utilizzata la scala controventata su cui si è issato lʼoperatore VVF con le opportune tecniche e sicurezze. La seconda manovra, sempre molto spettacolare, consisteva nel recupero di un infortunato bloccato su cavi. Per simulare il cavo si è utilizzata sempre la teleferica che dal campanile scendeva fino a terra. Per il recupero si è utilizzata lʼautoscala 50 metri proveniente dal Distaccamento Lingotto, dal quale si è calato in corda doppia un operatore S.A.F.. Lʼultima manovra di salvataggio è stata realizzata con lʼausilio di una piattaforma aerea su cui allʼaltezza di 20 metri si simulava il malore dellʼoperatore. Il recupero, effettuato sempre con tecniche S.A.F. è avvenuto con lʼutilizzo di una barella issata tramite autoscala.

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L’APS ED L’ABP DISTACCAMENTO SI

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KATIA GAVIOLI ED IL SINDACO DELLA CITTÀ , ON. BENEDETTO NICOTRA

DI CUI IL È DOTATO.

Molto spettacolari e di effetto la calata e la risalita tramite corde, fissate alla piattaforma aerea. La conclusione delle manovre è stata suggellata dallʼInno Nazionale, mirabilmente eseguito dalla Banda Musicale di Santena, durante il quale è stato steso un tricolore di 20 metri a cura del personale S.A.F., partendo dalla sommità della piattaforma aerea. Autorità e pubblico intervenuto, sono a questo punto stati invitati al cospetto dei due nuovi mezzi che, nonostante la giornata piovosa, davano sfoggio del loro colore rosso brillante. Con due madrine dʼeccezione, che molto hanno contribuito alla realizzazione del progetto “nuovi mezzi”, si è proceduto alla loro inaugurazione . La dottoressa Katia Gavioli, accompagnata dal sindaco della città di Santena, On.Benedetto Nicotra, ha tenuto a battesimo la nuova APS, mentre, in rappresentanza della “fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi”, Giuseppina Catanuso accompagnata dal Dott.Mauro Gavosto, altro grande sostenitore del progetto, ha inaugurato la nuova ABP. Alla cerimonia, oltre al Sindaco della Città di Santena, ha partecipato il Presidente dellʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari, Gino Gronchi, che, oltre alle belle parole di saluto ed incoraggiamento, ha consegnato una targa di riconoscimento al personale Volontario del Distaccamento. Un caloroso ringraziamento al Parroco, Don Nino, che oltre a concedere lʼutilizzo del campanile, si è reso disponibile per la Benedizione di tutte le persone presenti alla cerimonia. La giornata si è conclusa, alle 17.00, con il lancio di un nuovo progetto: lʼampliamento del Distaccamento, presso il quale, per lʼoccasione, è stato allestito un convivio offerto a tutti i presenti. Molte le persone intervenute nonostante la giornata piovosa e piena soddisfazione di tutti i partecipanti

per lʼottima riuscita dellʼiniziativa.

Concludiamo la cronaca, con lʼaugurio di poter continuare a crescere, aumentando così la capacità di intervento, nellʼesclusivo interesse del cittadino, ovvero di tutti noi.

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MAGGIO È STATO PRESENTATO IL DOCUMENTO

FINALE DELL ʼA NALISI

C OOPERAZIONE ITALIANO DI

E LO

OCSE (O RGANIZZAZIONE

PER LA

S VILUPPO E CONOMICO ) SUL SISTEMA

P ROTEZIONE C IVILE :

UN RAPPORTO INDI -

PENDENTE DOVE VIENE VALUTATO IL LIVELLO DI PREPA RAZIONE AI DISASTRI E LA CAPACITÀ DI RISPOSTA

DELL ʼI TALIA AL RISCHIO DI TERREMOTI , ERUZIONI VUL CANICHE , INCENDI BOSCHIVI , ALLUVIONI E TSUNAMI .

L’OCSE PROMUOVE ( MA

ANCHE BOCCIA )

LA PROTEZIONE CIVILE


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STUDI risultati dello studio, condotto tra il 2008 e il 2010 dallʼOCSE, sono stati illustrati a Palazzo Chigi da Angel Gurrìa, Segretario Generale dellʼOCSE, alla presenza del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e del Capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.

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LʼItalia è il paese dellʼEuropa che si deve confrontare maggiormente con i rischi legati a eventi catastrofici di diversa tipologia. Per questa ragione, la Presidenza italiana del Consiglio dei Ministri ha deciso di sottoporre allʼesame dellʼOCSE le politiche e le istituzioni nazionali per la Protezione civile. I criteri analitici utilizzati in questo rapporto derivano dalle pubblicazioni “Rischi emergenti nel XXI secolo” la cui stesura è a cura del Comitato Direttivo sulle politiche di gestione del rischio dellʼOCSE. La ricerca, condotta da esperti internazionali nella gestione dei rischi, si è sviluppata in tre fasi: * di autovalutazione da parte dei diversi attori coinvolti nelle attività di protezione civile; * di raccolta di informazioni su valutazione e monitoraggio dei rischi naturali, sensibilizzazione e allertamento della popolazione in caso di rischi, operazioni di emergenza in relazione alla caratteristiche geografiche del paese e ai specifici meccanismi di governance; * di valutazione dellʼefficacia delle strategie di protezione civile e della coerenza delle politiche pubbliche per recupero e prevenzione nel settore della protezione civile.

LE BUONE PRATICHE Nel rapporto finale, lʼOCSE evidenzia anche le buone pratiche del Sistema italiano di Protezione civile, che permettono di coordinare efficacemente la gestione dellʼemergenza in caso di eventi catastrofici. Per lʼOCSE i punti di forza del modello italiano di Protezione civile sono: • il Dipartimento della Protezione Civile è sotto la diretta responsabilità del Presidente del Consiglio: ciò garantisce al Servizio Nazionale della Protezione Civile una gestione efficiente delle emergenze;

• il Servizio Nazionale è strutturato e organizzato in maniera coerente ed è in grado di coordinare unʼadeguata risposta allʼemergenza; • il coordinamento delle attività in emergenza segue procedure dʼintervento definite e può contare sullʼazione congiunta delle diverse componenti del Servizio Nazionale, come previsto dal Metodo Augustus, un modello organizzativo e operativo “per funzioni”, utilizzato a tutti i livelli; • le responsabilità di ogni singola componente del Servizio vengono delineate con precisione negli Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze definiti nel 2008;

• le organizzazioni di volontariato sono una componente essenziale del Servizio Nazionale;

• la rete di allertamento dei Centri Funzionali fornisce al DPC e alle autorità regionali unʼinformazione dettagliata e completa;

ANGEL GURRÌA

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STUDI ANGEL GURRÌA, SILVIO BERLUSCONI

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• investire nel volontariato organizzando corsi di formazione e di sviluppo delle competenze;

GUIDO BERTOLASO

• introdurre un sistema di formazione continua per mantenere alti standard professionali;

• la sinergia tra ricerca scientifica e competenze tecnologiche garantisce lʼeccellenza del sistema di allertamento;

• lʼItalia partecipa a numerosi interventi umanitari in ambito europeo e internazionale: ciò offre lʼopportunità di monitorare e valutare nuove procedure e tecniche operative.

LE RACCOMANDAZIONI LʼOCSE indica alcuni aspetti di protezione civile su cui il Sistema italiano deve lavorare per migliorare la gestione delle emergenze future: • sviluppare un programma per dare visibilità al legame cambiamenti climatici/disastri naturali;

LʼOCSE indica anche alcune criticità che possono contrastare una efficace gestione dellʼemergenza e che il Sistema di protezione civile deve considerare: * Politiche di prevenzione per ridurre vulnerabilità ed esposizione ai rischi della popolazione: oltre alle norme di pianificazione urbanistica dovrebbero essere previste misure di ispezione, incentivi per la riqualificazione e sanzioni più dure per le violazioni. * Comuni italiani: il nostro Paese conta oltre 8.104 comuni, ognuno responsabile della protezione civile nellʼambito della sua giurisdizione. Non tutti dispongono però delle risorse necessarie a garantire un servizio adeguato. * Attività produttive: il ripristino dei servizi danneggiati è una priorità di cui la Protezione civile deve tenere conto. Le attività produttive sono infatti risorse cruciali per la ripresa in seguito a un evento catastrofico. Lʼobiettivo è dare allʼItalia un parere esterno su come migliorare e potenziare le proprie strategie in materia di Protezione civile. Fonte: Dipartimento Protezione Civile

• completare la rete dei centri funzionali regionali;

• unificare i numeri di emergenza, sul modello del numero unico europeo;

• sviluppare un approccio sistematico di analisi delle esperienze passate. In tal senso, la Commissione Grandi Rischi potrebbe redigere delle raccomandazioni; • migliorare la comunicazione, anche attraverso mappe del rischio;

• snellire la legislazione per chiarire i ruoli dei diversi attori coinvolti nel Servizio Nazionale;

• rilanciare gli sforzi legislativi per un sistema pubblicoprivato, che coinvolga le compagnie di assicurazioni nella copertura delle perdite da disastri naturali;

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OCSE ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICI Gli obiettivi dell`OCSE sono sostenere la crescita economica sostenibile, aumentare l`occupazione, innalzare il tenore di vita, mantenere la stabilità finanziaria, assistere lo sviluppo delle economie dei Paesi non membri, contribuire alla crescita del commercio internazionale. Grazie alle attività dell`OCSE, i 30 Paesi membri possono comparare le differenti esperienze, cercare risposta ai problemi comuni, identificare le best practices e coordinare le politiche nazionali ed internazionali.

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STUDI DISASTRI NATURALI

FRANE

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INONDAZIONI

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Cause e DinamicitĂ degli

INCENDI DOLOSI Tecniche di Investigazione dell’ing. Davide Lanzone

Da alcuni anni il Corpo Nazionale Vigili del Fuoco ha rivolto una particolare attenzione, motivata dal fatto di essere anche Polizia Giudiziaria oltre ad essere degli specialisti del settore, alla investigazione sulle cause e sulla dinamica degli incendi, con particolare attenzione agli incendi di natura dolosa.


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er stabilire la natura dolosa di un incendio le indagini, molte svolte su incarico degli investigatori principali (Polizia, Carabinieri, Giudici; ecc..), si rilevano molto complesse in quanto, dato di fatto, il “fuoco” per sua “natura” tende a distruggere o a rendere irriconoscibili quegli elementi che potrebbero ricondurre al suo innesco ed alla sua propagazione.

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Dimostrare la dolosità di un incendio, su quanto osservato durante o dopo un incendio, è unʼoperazione assai difficile ed aleatoria, ma quanto comunque rilevato, in fase di investigazione antincendio, può fare scaturire il dubbio sullʼorigine dellʼincendio e, di conseguenza, fare partire indagini più approfondite e specializzate.

Per innescare e propagare incendi dolosi che, a volte, sono realizzati da veri “professionisti” del ramo, sono di norma usate sostanze dette acceleranti, che nella maggioranza dei casi sono prodotti provenienti dalla distillazione del petrolio, quali benzina, kerosene e gasolio oppure, meno frequentemente, alcol; lʼaccelerante risulta condizione necessaria, come elemento primario, e sufficiente per attuare il dolo per due motivi sostanziali. Il primo per aumentare la velocità di propagazione dellʼincendio e il secondo per garantire una diffusione spaziale dello stesso su tutta lʼarea interessata e generalizzare lʼincendio. Questi acceleranti si consumano o si degradano fino a scomparire durante lʼincendio, ma è possibile che tracce degli stessi resistano allʼincendio diventando, nel contesto probante, prova certa di incendio doloso. Per il Comando Provinciale di Torino, a supporto del Reparto Investigativo Antincendi, il supporto di analisi può essere dato e condotto dal Nucleo NBCR tramite il laboratorio chimico che è dotato della strumentazione idonea per identificare lʼaccelerante prelevato, come campione, sul luogo dellʼincendio. Lo stesso Comando, a tal fine, ha anche attivato una convenzione con la Facoltà di Scienze MFN dellʼuniversità di Torino per sviluppare delle Tesi di Laurea inerenti lʼattività operativa e lʼinvestigazione antincendio. Lʼanno scorso il Comando ha accolto la prima tesista, del Dipartimento di Chimica Analitica, il cui argomento di tesi è stata “Fire Investigation” e sono stati affrontati i primi aspetti dellʼattività, stabilendo metodiche analitiche efficaci e sperimentandole su molteplici acceleranti si è poi passati alla definizione dei protocolli di gestione dei file di dati, lo standard di denominazione e ordinamento degli stessi, la modulistica, la stesura dei registri di utilizzo dei campioni, la catena di

custodia di questi ultimi.

Sono poi iniziate le attività di ricerca sui vari metodi di introduzione delle analisi (analiti) a disposizione, sperimentando in successione le tecniche di iniezione diretta di liquidi, il prelievo e lʼiniezione dello Spazio di Testa e lʼimpiego delle Fibre SPME, tutte tecniche gestibili direttamente con lʼautocampionatore accoppiato al gascromatografo spettrometro di massa installato nel laboratorio mobile del Comando.

Le attività descritte sono state effettuate con campioni reali di acceleranti (alcool etilico, benzina, acquaragia, gasolio) allo stato puro o diluite in acqua (da 1:100 a 1:100.000) per effettuare test: - sulla sensibilità dello strumento;

- sui limiti della tecnica di trattamento del campione; - sulla capacità degli operatori.

Con le informazioni raccolte, dopo avere stabilito delle bozze di procedure, si è potuto allestire la prima versione della “Valigia di Campionamento”, che, nella sua forma definitiva, dovrebbe contenere una serie di strumenti necessari al prelevamento dei campioni sulla scena dellʼincendio, evitandone lʼinquinamento e limitando al massimo la dispersione di analiti, e garantire lʼottimale conservazione dei campioni per poterli lasciare a disposizione di chi si interesserà delle successive indagini o da parte dei vari consulenti e periti. Durante lʼallestimento sono state compiute decine di corse cromatografiche su differenti acceleranti, al fine di mantenere costantemente sotto controllo lʼefficienza

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delle metodologie analitiche impiegate, inizialmente basate sugli standard ASTM e pubblicazioni scientifiche di livello internazionale. Il lavoro poi è proseguito con il coinvolgimento del Nucleo Cinofili, che ha iniziato lʼaddestramento di un cane (tecnicamente chiamato unità K9) per la ricerca sul campo di acceleranti di fiamma; collaborazione che porterà notevoli miglioramenti nel settore del campionamento, potendo contare su precise indicazioni da parte dei cani addestrati alla ricerca su dove andare a raccogliere i campioni. A tal fine ogni campione prodotto durante i lavori, spiegati in precedenza, sono stati trasferiti al Nucleo Cinofili per ampliare le possibilità di addestramento dei cani ed implementare la capacità di “riconoscimento”. NUCLEO CINOFILI

Le unità cinofile specializzate nella ricerca di sostanze acceleranti, possono in effetti essere di fondamentale aiuto nellʼindividuazione dei punti e dei materiali da repertare, che per essere oggetto di prova, dovranno essere analizzati in laboratorio per riscontrare strumentalmente la sostanza segnalata; è doveroso osservare che il cane ha una sensibilità del sistema olfattivo spesso superiore a quella degli strumenti di controllo, quindi i cani possono individuare sostanze a concentrazioni minori di quelle rilevabili da strumentazioni di analisi chimica. I cani vengono addestrati alla ricerca dellʼodore delle sostanze utilizzate negli incendi come acceleranti, come la benzina, il gasolio, il cherosene, ma anche lʼalcool, diluenti, solventi e altri derivati.

Lʼistruzione al cane (la procedura) prevede che, una volta individuata la fonte di odore, il cane segnali abbaiando e puntando il proprio muso il più vicino possibile al “punto di emanazione”. È molto importante effettuare la segnalazione con queste modalità, del punto di emanazione, perché non si ha un riscontro immediato su ciò che il cane ha segnalato, ma occorrerà repertare il punto della segnalazione per individuare poi la sostanza in laboratorio.

Lʼimportanza della segnalazione sulla fonte e lʼimpossibilità di conoscere nella realtà lʼautenticità della segnalazione stessa, differenzia la ricerca di sostanze acceleranti rispetto a tutte le altre specializzazioni del nucleo cinofili (droga, esplosivo, ecc..). Per questo necessita fare attenzione ad intervenire rapidamente sia su stimoli positivi sia su stimoli negativi del cane, un aiuto può essere dato dallʼuso del cliccher (dispositivo di emissione sonora utilizzato dal portatore per segnalare la sospensione dellʼattività di ricerca al cane). In questa specializzazione è importante fare unʼattenta selezione attitudinale dei cani da impiegare perché questi verranno sottoposti ad un notevole stress psico-fisico; occorre pertanto che abbiano un grande temperamento, una costante attenzione, coraggio e resistenza fisica. La metodologia addestrativi, normalmente seguita per questa tipologia di unità cinofile, è quella della scuola tedesca di Hannover, lʼaddestramento differisce completamente dallʼaddestramento ordinario, si prevedono almeno dalle 6 alle 8 settimane prima del raggiungimento dellʼoperatività e un mantenimento costante con richiami di addestramento di 2-3 volte la settimana.

Il periodo di impiego per un cane specializzato in ricerca di sostanze acceleranti, comporta la suddivisione del tempo in non più di 20 minuti di ricerca, con almeno 10 minuti di pausa successivi. Il ciclo può essere continuativo e ripetersi per un numero massimo di 8 volte. Il conduttore per proseguire dopo il primo ciclo di ricerca dovrà valutare le condizioni del cane, il luogo in cui interviene, le sostanze in esso contenute e il tasso di umidità contenuto nella zona di ricerca, fondamentale per lʼutilizzo dellʼolfatto in condizioni ottimali.

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INVESTIGATORE

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ANTINCENDIO

Per principio si può ipotizzare che nellʼordinaria attività di soccorso il Capo Squadra intervenuto sullo scenario di un incendio, posta la capacità professionale fondata sullʼesperienza e la conoscenza della dinamica degli eventi, può maturare lʼintuizione di una possibile origine dolosa. A questo punto lʼintuizione deve poter essere trasformata dallʼ“investigatore antincendio” in attività di indagine.

Lʼinvestigatore è quella figura che riunisce conoscenze tecniche e investigative corredate da unʼapprofondita esperienza di polizia giudiziaria, di attività di repertamento, di campionamento e acquisizione della prova, nelle modalità giuridiche, è colui che durante la valutazione e lʼanalisi dei primi elementi decide se attivare i due nuclei tecnici di supporto (Laboratorio NBCR - Unità Cinofila K9).

Il lavoro effettuato dalle unità cinofile deve essere complementare alle indagini di laboratorio e lʼinvestigatore deve considerare che in rari ma riscontrati casi, una sostanza individuata da un cane potrebbe non essere individuata da uno strumento utilizzato per lʼanalisi.

Lʼaspetto fondamentale, che al momento non viene ancora approfondito, è la congiunzione tra il “riconoscimento dellʼaccelerante” da parte dellʼunità cinofila e le “analisi conducibili nel laboratorio chimico” mobile gestito dal nucleo NBCR, quindi, stabilire le procedure e le modalità di campionamento secondo un protocollo che abbia sia validità tecnico-scientifica che giuridica. Per validità tecnico-scientifica si può intendere che il campione deve essere significativo sia dal punto di vista termofluiododinamico e statistico sia da quello chimico, consentendo il prelievo di quantità tali da poter essere analizzate dalla strumentazione di laboratorio e suddiviso in diverse aliquote anche ai fini giuridici di ripetibilità e conservazione delle prove.

Quindi come lʼattività di “prelievo” e “repertazione” devono essere svolte in modo estremamente accurato; occorre pertanto individuare il personale addetto al “campionamento” che può essere di norma scelto fra il personale del nucleo NBCR e a quel punto è necessario valutare lʼopportunità e la necessità di una specifica campagna formativa così da istruire il personale individuato.

Potrebbe essere questo un modo per “chiudere il cerchio” e rendere operativa presso i comandi provinciali una risorsa autonoma in grado di dare una risposta esaustiva anche ai fini di una eventuale indagine da parte dellʼautorità giudiziaria. V F V M AG G I O / G I U G N O 2 0 1 0

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Per limit are g li effet t i d egli incendi bo sch ivi, l’Ist itut o per la protezio ne d elle piant e (Ipp-Cnr ) ha propost o in sede europea un proget to pe r la cost it uzione di barr iere di c ipresso .

IL CIPRESSO POMPIERE E I ROGHI ANTINCENDIO innovativa proposta -si legge sul nuovo numero dellʼ“Almanacco della Scienza” del Cnr, il cui focus è dedicato agli alberi - di contrastare gli incendi (fino a quelli di media intensità) con una specie arborea ha già dato prova di efficacia in occasione di alcuni eventi in Turchia.

L’

“È un approccio paesaggisticamente molto valido, economico (per la produzione di legno che ne deriva) ed ecologico, perché il Cupressus sempervirens è una specie autoctona del bacino mediterraneo”, chiarisce Paolo Raddi, ricercatore associato dellʼIpp-Cnr, che spiega i dettagli dellʼidea. “Prevediamo la realizzazione di fasce verdi costituite con 50 cloni di cipresso della varietà a chioma espansa, resistenti al cancro, disposti su 17 file con un sesto dʼimpianto di 3 metri per 3 metri -dice Raddi- il cipresso ha una bassa infiammabilità rispetto ad altre specie mediterranee e lʼaspetto largo della varietà horizontalis, insieme allʼelevata acidità della lettiera (le sostanze organiche morte che si raccolgono alla base) ostacolano la germinazione dei semi e quindi lo sviluppo delle piante di sottobosco.

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La stessa lettiera si mantiene umida e compatta grazie alla sua capacità di ritenzione idrica- aggiunge- e il tronco liscio ostacola la progressione dellʼincendio. Il cipresso, poi, si autopota negli anni, allontanando da terra la massa infiammabile”. Il cipresso è un albero ideale, insomma, per impedire il propagarsi di una delle maggiori problematiche ambientali del bacino mediterraneo. Lʼidea dellʼIpp-Cnr è stata presentata al “Programme Operationnel Med” con partner portoghesi, spagnoli, francesi, maltesi, greci, turchi, tunisini ed israeliani, superando la prima selezione.

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Per combatterli non basta spegnerli.

Lo dice la Fao, e si riferisce agli

Repubblica Centrafricana Un incendio appiccato da pastori per creare terra da pascolo.

incendi forestali, che mandano in fumo oltre 350 milioni di ettari ogni anno, almeno

metà in Africa. Grandi incendi, che hanno origine a volte da attività agricole (quando si bruciano ampie zone di boscaglia o sterpaglie per fare spazio a nuove coltivazioni), altre volte dal sempre maggiore uso delle zone forestali per il tempo libero (picnic

o barbecue allʼaperto), oppure da condizioni climatiche particolarmente secche e calde, in cui basta letteralmente una scintilla a far scoppiare fiamme poi difficili da controllare. Molti incendi sono provocati intenzionalmente per guadagnare terra per lʼagricoltura o per fini commerciali, e molto spesso bruciano aree molto più estese di quanto voluto. In ogni caso, la maggior parte degli incendi è provocata da attività umane: è per questo che per combatterli è necessaria la partecipazione delle comunità locali, dice la Fao. Lʼorganizzazione dellʼOnu per lʼagricoltura ha pubblicato il 19 aprile una nuova versione del suo «Manuale sulla gestione degli incendi boschivi» (Wildland Fire Management Handbook for Trainers), in cui afferma che laddove gli abitanti hanno un interesse diretto nella protezione del proprio habitat, numero e dimensioni degli incendi causati dallʼuomo tendono a ridursi in modo significativo. «Se le comunità locali traggono vantaggi concreti dalla protezione delle proprie risorse naturali è più probabile che si mobilitino per prevenire gli incendi», ha spiegato Pieter van Lierop, esperto forestale Fao. Dunque con un lavoro di monitoraggio, allerta rapida, prevenzione e capacità di risposta, si possono ridurre rischi, frequenza, intensità ed effetti degli incendi: «Dovrebbe esserci un giusto equilibrio tra le attività finalizzate a domare gli incendi, investimenti in costose attrezzature per spegnere i roghi, e lʼistituzione di un efficace sistema preventivo di allerta e di sensibilizzazione tra le comunità locali». A livello globale, su un

totale registrato di circa 1,8 miliardi di ettari di foresta tropicale si stima che ogni anno siano colpiti da incendi tra 150 e 250 milioni di ettari. Nella zona mediterranea ogni anno bruciano tra 700 mila e 1 milione di ettari. E il 90-95 % degli incendi boschivi sono causati dallʼuomo. Ma vietare di fare fuochi nelle aree di foresta non basta. «La gente continuerà ad accendere fuochi, anche se è vietato legalmente, per ottenere terra o per smaltire rifiuti», spiegava van Lierop. «È più efficace offrire formazione alle comunità locali e al tempo stesso sviluppare con esse soluzioni alternative e meno dannose. Bruciare alla fine dellʼinverno, per esempio, farà diminuire il rischio di incendi più grandi e più devastanti in seguito». Anche perché lʼincendio può essere uno strumento molto utile di gestione della terra. Gli incendi e gli ecosistemi sono collegati da millenni: per mantenere la biodiversità, per assicurare la rigenerazione delle piante e per la produzione di foraggio è importante che vi siano roghi pianificati. In Africa australe, ad esempio, il rogo controllato della savana fornisce foraggio di buona qualità rispetto a quello di aree non bruciate, oltre a ridurre lʼaccumulo di erba secca più vecchia e non utilizzabile come foraggio, riduce il rischio di incendi devastanti. Nelle aree a pascolo gli incendi sono la principale modalità di decomposizione, essenziale per restituire i nitrati alla terra e consentire al pascolo di sostenere la sua alta produttività. Una buona gestione degli incendi però implica formare le comunità locali e le autorità.Un altro importante passo che la Fao suggerisce è creare in ogni paese speciali unità di controllo degli incendi.

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Le lance a getto cavo permettono di combattere il fuoco in modo efficace e preciso. Tuttavia, per poter regolare non soltanto il getto, ma anche il flusso della lancia, il lanciere deve essere in grado di padroneggiare ogni gesto anche in assenza di visibilitĂ . In effetti, un errore di manipolazione potrebbe trasformare questo efficace mezzo di spegnimento in una fonte di grave pericolo.

Con la collaborazione di: 118 swissfire.ch “Giornale dei pompieri svizzeri�

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Nel corso degli ultimi anni le lance a getto cavo si sono imposte sempre di più. Eppure il principio di funzionamento di queste lance, che sono generalmente a forma di pistola, non è nuovo: alcune fonti parlano in effetti di lance a getto cavo già alla fine del XIX secolo. È tuttavia lecito immaginare che le lance a getto cavo che risalgono a quellʼepoca non avessero molto in comune con le lance attuali per quanto concerne la densità, lʼangolazione e lʼaspetto del getto dʼacqua. Le lance a getto cavo del giorno dʼoggi consentono ai pompieri di lottare contro il fuoco in modo efficace e preciso. Ma il loro utilizzo richiede a ogni lanciere competenze che non vanno assolutamente sottovalutate. Chiunque utilizzi una lancia a getto cavo deve conoscerne la manipolazione sulla punta delle dita. La lancia standard non esiste Considerata la grande quantità di modelli presenti sul mercato, non esiste in effetti una lancia a getto cavo standard, si parla piuttosto di diversi tipi di lancia. Il loro punto comune tuttavia resta il modo in cui viene formato il getto. Allʼinterno della lancia il getto dʼacqua urta un ostacolo disposto sulla parte anteriore dellʼugello creando in questo modo un getto cavo, mentre una corona dentata fraziona il getto dʼacqua che forma così delle goccioline finissime. Il punto forte delle lance a getto cavo è appunto questa formazione di piccole goccioline dʼacqua di un diametro ideale di circa 0,3 millimetri. Perché questo elemento è così importante? Evochiamo qualche nozione di fisica: come tutti sappiamo lʼeffetto di spegnimento dellʼacqua è ottenuto per raffreddamento. Lʼacqua si scalda, si vaporizza e toglie energia al fuoco. Infatti, lʼeffetto di raffreddamento, e dunque di spegnimento, è direttamente legato alla quantità dʼacqua vaporizzata. Piccolo, ma efficace! Le scienze naturali ci insegnano che i corpi piccoli hanno una superficie minore in rapporto al loro volume che i corpi più grandi. Si tratta di qualcosa che si può osservare facilmente in natura. Per gli esseri viventi una superficie più grande significa una maggiore perdita di calore. È per questo motivo che i pinguini imperatori dellʼAntartico sono due volte più grandi dei pinguini delle isole Galapagos situate sullʼEquatore dove fa più caldo. Grazie alla loro taglia i pinguini imperatori beneficiano di un rapporto superficie-volume vantaggioso che permette loro di perdere meno calore. Lasciamo da parte i pinguini per ritornare alle nostre gocce dʼacqua: per assorbire lʼenergia le piccole gocce dʼacqua, in rapporto al loro volume, hanno quindi una superficie maggiore rispetto alle grosse gocce dʼacqua. Nel getto diffuso di una lancia polivalente convenzionale, le gocce sono troppo grosse per il raffreddamento dei gas di combustione. Quando si vogliono raffreddare questi gas di combustione non si fa altro che attraversare il fumo spruzzando una superficie calda oppure un muro. Ne risulta una bella nuvola di vapore oppure dellʼ acqua che gocciola giù dal soffitto. Un danno dovuto allʼacqua è quasi garantito mentre i gas di combustione non sono stati nemmeno raffreddati. V F V M AG G I O / G I U G N O 2 0 1 0

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Spruzzare lʼacqua con moderazione. Un litro di acqua sprigiona 1700 litri di vapore! Fissa o rotante La corona dentata che forma le goccioline possiede una funzione supplementare: grazie a una corona dentata fissa e rigida il cono di spegnimento cavo è «riempito» dʼacqua. Si crea in questo modo un getto dʼacqua con un effetto raffreddante ottimale e il fumo e le fiamme vengono respinte. Osservando il getto diffuso di una lancia a getto cavo si possono osservare delle strie nel cono dʼ acqua. Queste «strisce» sono dovute al fatto che la corona dentata non invia lo stesso quantitativo dʼacqua su tutti i punti del getto di spegnimento. Per il lanciere questo significa che non beneficia della stessa protezione termica su tutti i punti del cono dʼacqua. Con una corona dentata rotante il getto dʼacqua aziona la corona come una ruota a pale. Lʼacqua viene espulsa con un movimento di rotazione, e le «strisce» sono meno pronunciate. In questo modo però il cono risulta cavo, creando un effetto di aspirazione che può risucchiare le fiamme. È preferibile il bloccaggio del “getto pieno” La forma del getto dʼacqua è modificata da un bocchettone rotativo. Facendolo girare si può passare da un getto dʼacqua diffuso a un getto dʼacqua pieno (oppure il contrario su certi tipi). Inoltre, a seconda del modello di lancia, il bocchettone permette anche di aprire o di chiudere lʼalimentazione dellʼacqua. Con le lance a getto cavo bisogna sistematicamente fare in modo che il getto diffuso sia preselezionato al momento dellʼapertura. Bisognerà sempre dare la preferenza alle lance a getto cavo sulle quali il getto diffuso, così come il getto cavo, possono essere selezionati con una sola mano, senza dover ritirare la mano dalla lancia. È il caso quando non ci vuole più di una mezza rotazione del bocchettone per cambiare il getto.

La lancia con impugnatura a pistola ha pregi e difetti...

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Lo scudo d'acqua a protezione dell'operatore non deve dare eccessiva sicurezza nell'avanzamento

Ma attenzione: un passaggio continuo dal getto diffuso al getto pieno può esser fonte di pericoli. Questo accade per gli attacchi dallʼinterno con forte sprigionamento di calore in cui ogni goccia dʼacqua evapora immediatamente: colui che nella fretta spruzza involontariamente un getto pieno rischia di essere letteralmente bollito. Per evitare una simile evenienza bisogna, su certi modelli, allentare un dispositivo di bloccaggio per ottenere il getto pieno. Molti modelli di lance prevedono anche una posizione di regolazione espressamente destinata alla protezione del lanciere. In caso di flashover si può allora azionare immediatamente una cortina dʼ acqua di protezione, anche in caso di visibilità nulla. Meno, è spesso sinonimo di meglio Su alcune lance a getto cavo, lʼerogazione può essere regolata per ottenere uno spegnimento il più possibile efficace e adatto alla situazione. Secondo il modello la regolazione dellʼerogazione può essere effettuata per mezzo di un anello che si trova prima del bocchettone o per mezzo dellʼimpugnatura. La quantità dʼacqua utilizzata per lo spegnimento è sempre la stessa, sia che si utilizzi il getto diffuso che il getto pieno. Si troveranno spesso delle regolazioni dei flussi con incrementi di 40, 80 e 130 litri al minuto. Ma questo dipende dal fabbricante e dal modello. Per il raffreddamento dei gas di combustione e lo spegnimento, è generalmente sufficiente unʼ erogazione massima di 100 a 150 litri al minuto. Se la quantità dʼacqua è maggiore la situazione può diventare critica. Le finissime gocce dʼacqua evaporano istantaneamente creando in questo modo una grande quantità di vapore. Bisogna quindi assolutamente utilizzare lʼacqua con parsimonia! È inoltre essenziale essere molto attenti per

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Volontari trentini si esercitano con le lance alla "Casa Fuoco" di Vilpiano (BZ)

evitare che una manipolazione involontaria faccia passare la quantità di acqua erogata al di sopra dei 150 litri al minuto, questo rischio è particolarmente presente per le lance la cui erogazione è regolata allʼimpugnatura. Sulle lance a getto cavo semplici, senza possibilità di regolazione, la quantità dʼacqua dipende dallʼutilizzazione di un getto pieno o diffuso. Ovviamente anche il diametro del tubo conta. A secondo della pressione, una condotta di diametro 55 fornisce in media circa 400 litri dʼacqua al minuto. Non ha dunque senso adoperare una lancia a getto cavo con unʼerogazione che va solamente da 40 ai 200 litri al minuto. Questo è valido anche per una lancia a getto cavo con flussi tra 150 e 500 litri dʼacqua al minuto su una condotta di diametro 40 che fornisce in media 200 litri al minuto. Un getto (pieno) efficace anche con poca acqua Sulle lance a getto cavo automatiche, un meccanismo assicura in permanenza la stessa pressione sul bocchettone. In questo modo anche con poca acqua si ottiene ancora un getto utile e una portata efficace, cosa che presenta dei vantaggi soprattutto per quanto concerne lʼattacco esterno, per esempio a partire da unʼautoscala. Se inoltre si alimenta una sola condotta con lancia a getto cavo per uscita di pompa, si riduce il lavoro del macchinista che non dovrà preoccuparsi della pressione della lancia. Questa soluzione presenta però anche degli inconvenienti: per mantenere la pressione quando lʼerogazione dʼacqua diminuisce, lʼorifizio dʼuscita diminuisce proporzionalmente. Lʼaspetto del getto dʼacqua può in questo caso diventare irregolare. Nel peggiore dei casi questo significa che per il lanciere la quantità dʼacqua diventa

insufficiente per garantire la propria protezione e che il getto dʼacqua si interrompe in modo brusco. Con o senza impugnatura a pistola Lʼalimentazione dellʼ acqua si fa tramite un rubinetto a sfera o una valvola conica. Sui rubinetti a sfera lʼimpugnatura deve sempre trovarsi completamente in avanti altrimenti il rubinetto non è completamente aperto. Conseguenze: delle turbolenze nel getto dʼacqua, un cono dʼacqua asimmetrico e delle gocce dʼacqua troppo grosse. Le lance a getto dʼacqua con impugnatura a pistola sono molto diffuse. Lʼimpugnatura a forma ergonomica assorbe il rinculo e impedisce di stancarsi troppo in fretta. Inoltre la lancia può essere orientata in tutte le direzioni con un minimo di sforzo. Anche qui tuttavia cʼè un inconveniente: siccome una mano deve sempre restare sullʼimpugnatura della pistola si potrà spostare solo lʼimpugnatura o il bocchettone. È impossibile fare le due cose contemporaneamente. È qui che si apprezzano i vantaggi della lancia a getto cavo senza impugnatura a pistola: con una mano sul raccordo e lʼaltra sullʼimpugnatura si riesce ad aprire e chiudere rapidamente lʼalimentazione dellʼ acqua e a modificare contemporaneamente il getto. Su alcuni modelli inoltre si riesce anche a regolare lʼintensità dellʼerogazione durante lʼintervento, con la condotta bloccata sotto il braccio. In questo modo il lanciere può modulare gli impulsi di spegnimento e adattare in ogni momento il getto alla situazione, senza che la mano debba passare dallʼimpugnatura al bocchettone e può così gestire in modo dinamico la lancia a getto cavo. Il solo inconveniente causato dallʼassenza di impugnatura a pistola è che il lanciere si stanca in fretta durante i lunghi interventi. La formazione innanzitutto Nellʼutilizzo di una lancia a getto cavo il successo della lotta contro lʼincendio dipende essenzialmente dal lanciere. Anche con la più moderna delle lance a getto cavo Avvicinamento al dardo di fuoco mediante nebulizzazione

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con debole flusso il lanciere può causare danni dʼacqua considerevoli se non sa servirsene. Può perfino mettersi inutilmente in pericolo. Una solida formazione è dunque assolutamente indispensabile. Solo un lanciere perfettamente esercitato alla manipolazione della lancia a getto cavo deve utilizzarla per un attacco interno. Questo significa che padroneggia perfettamente le regolazioni della lancia, senza aver bisogno di riflettere, e questo con o senza visibilità e, ovviamente, indossando i guanti. Inoltre il lanciere deve conoscere bene la tattica di spegnimento in attacco interno. Per questo deve essere formato in condizioni di fuoco reale. I primi passi Prima che una squadra penetri in un edificio deve selezionare il buon getto e lʼerogazione appropriata. Per lʼattacco interno questo significa: getto diffuso! Per evitare di provocare danni dʼacqua queste regolazioni devono essere effettuate prima ancora di entrare nellʼedificio. È a questo punto che il lanciere deve già fare attenzione che la mano che si trova sul bocchettone non entri in contatto con il getto dʼacqua. Altrimenti il getto viene sregolato, il guanto sarà in fretta bagnato e la sicurezza personale del lanciere viene compromessa. Sulle lance a getto cavo con regolazione dellʼ erogazione, bisogna sistematicamente selezionare la quantità dʼacqua più bassa. Sarà poi sempre possibile aumentarla in seguito. Non bisogna tuttavia mai superare i 150 litri al minuto in attacco interno. Il test d’evaporazione dell’acqua Con le sue minuscole goccioline dʼacqua, il getto diffuso permette di farsi unʼidea della temperatura allʼinterno di un locale in fiamme e di raffreddare efficacemente i gas di combustione. Durante la progressione il test di temperatura aiuta una squadra a valutare il calore ambien-

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L'aspersione accidentale con getto pieno può provocare un flashover

te. Per questo si tiene la lancia a getto cavo obliquamente e diretta verso lʼalto in modo che il getto parta quasi in verticale. Si invia poi un breve getto (meno di un secondo). Se lʼacqua ricade sotto forma di gocce significa che il calore è debole e che si può dunque continuare a progredire. Se lʼacqua evapora istantaneamente questo significa: prima raffreddare e poi avanzare!

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Questo ha lo scopo di abbassare la temperatura dei gas di combustione e di modificare le proporzioni della miscela nello strato di gas di combustione con lʼausilio del vapore. Lo strato di gas di combustione non potrà dunque più infiammarsi. In pratica si procede nel seguente modo: lʼangolo ideale del getto diffuso per raffreddare i gas di combustione si situa tra i 45 e i 75 gradi. Più il locale è alto più lʼangolo del getto dovrà essere debole in modo che il getto diffuso sia pienamente efficace. Si raffredda allora progressivamente il locale procedendo con brevi spruzzi dʼacqua (meno di un secondo), cercando di raffreddare tutti i settori, cioè: sopra, davanti e ai lati della squadra. Dopo ogni serie di getti dʼacqua la squadra deve osservare il comportamento dei gas di combustione e, se necessario, adattare la propria tattica. Attenzione alla quantità d’acqua Come spiegato precedentemente bisogna sistematicamente selezionare il flusso più debole per lʼattacco interno. È soprattutto nelle zone dove la temperatura è molto elevata che le gocce dʼacqua evaporano immediatamente. Siccome un litro dʼacqua produce circa 1700 litri di vapore, alcuni litri possono essere sufficienti a spri-

gionare unʼenorme nuvola di vapore nel quale si rischia di ustionarsi gravemente. Il vapore inoltre crea una sovrappressione che può rimescolare la miscela di gas di combustione e spingerli verso lʼesterno in direzione della squadra. Nel peggiore dei casi questo miscuglio diventa infiammabile e prende fuoco sopra le teste degli uomini della squadra o dietro di loro. Se questo dovesse accadere la squadra si troverà senza alcuna protezione: sarà ustionata dal vapore e allo stesso tempo bruciata dalle fiamme. Lʼaspersione accidentale con un getto pieno o lʼestinzione con un getto diffuso troppo stretto può dunque provocare un flashover durante lʼattacco interno. Esercitarsi ed esercitarsi ancora! Con degli esercizi ci si può facilmente allenare alla manipolazione delle lance a getto cavo. Per esercitarsi alla manipolazione e alla regolazione di una lancia a getto cavo, si impartiscono degli ordini di regolazione, per esempio: aprire, regolare lʼerogazione a 60 litri al minuto, getto diffuso, ecc. Una volta che il lanciere padroneggia questi gesti, gli si coprono gli occhi per simulare una visibilità nulla, poi, per terminare si tratta di

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imparare a scegliere le regolazioni adatte in funzione delle diverse situazioni. Lʼistruttore annuncia oralmente una data situazione per esempio «flashover!». Il lanciere deve subito reagire in modo adeguato. Ovviamente questo esercizio può essere sviluppato a volontà, fino alla formazione della squadra al completo con delle condotte sotto pressione. Per lʼesercitazione allʼuso dinamico di una lancia a getto cavo si chiede a una squadra di far avanzare un pallone su un tragitto predefinito per poi piazzarlo in un posto ben preciso (per esempio una rete). Per riuscirci la squadra deve far procedere il pallone con brevi spruzzi diffusi adattando costantemente il getto a seconda della distanza e della posizione del pallone. Insomma queste esercitazioni intense sono indispensabili. È solo a questa condizione che il lanciere sarà in grado di riconoscere il comportamento dei gas di combustione e di adattare il suo metodo dʼingaggio alla situazione.

Fate delle prove! Considerato il gran numero di modelli di lance a getto cavo disponibili, è interessante provare diversi modelli. Con o senza impugnatura a pistola, ogni corpo pompieri deve utilizzare le lance che corrispondono alla frequenza degli interventi e al livello di formazione che il lanciere potrà verosimilmente raggiungere. Non serve a nulla acquistare una sofisticata lancia a getto cavo che offre una vasta possibilità di regolazioni se, al momento dellʼ uso, si riesce a utilizzarla solo a costo di enormi sforzi. In questo caso, per far fronte a un numero limitato di interventi, una semplice lancia a getto cavo, senza troppe possibilità di regolazione, può essere la buona soluzione per un corpo pompieri. Per gentile concessione:

LISTA DI CONTROLLO DEI CRITERI DI SCELTA PER LE LANCE A GETTO CAVO

• Scegliere il tipo di lancia a getto cavo in funzione della frequenza dʼintervento e del livello di formazione che può raggiungere il lanciere.

• Se la frequenza dʼintervento è bassa dare la preferenza a lance a getto cavo con erogazione fissa.

• Adattare sempre la lancia a getto cavo al diametro del tubo (erogazione adattata).

• Il cambiamento del getto diffuso in getto pieno richiede al massimo una mezza rotazione del bocchettone. • Il getto pieno si può ottenere soltanto attivando un dispositivo di sbloccaggio.

• Bloccaggio o fermo in posizione autoprotezione (posizione flashover).

• Se il flusso è regolato a livello dellʼimpugnatura: un aumento accidentale dellʼerogazione al di sopra dei 150 litri al minuto deve risultare impossibile.

• Sulle lance a getto cavo con apertura a livello del bocchettone, la posizione getto diffuso o autoprotezione deve essere preselezionata. • Il raccordo al tubo deve poter girare sul proprio asse. • Presenza di una posizione supplementare per risciacquo.

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AMIS

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DE LA

VALLÉE DʼAOSTE

nostro presidente, Gino Gronchi, è stato insignito della benemerenza regionale “Amis de la Vallée dʼAoste”; riconoscimento concesso a personalità italiane o straniere che con la loro presenza o la loro opera abbiano conferito prestigio alla Valle dʼAosta.

Il

che vede in Gronchi un professionista esperto che ha partecipato a operazioni delicate, come lʼoperazione di spegnimento dellʼincendio del Duomo di Torino e il recupero della Sacra Sindone, e che oggi continua, con lo stesso entusiasmo di sempre, lʼopera di formazione, addestramento e aggiornamento in materia di emergenza, sicurezza e protezione civile. Eccellenze d´operatività si trovano in Trentino, in Alto Adige e in Valle d´Aosta appunto a causa dell´autonomia, delle tradizioni e della lungimiranza degli amministratori. Gronchi ha scelto proprio la VDA come luogo di riposo e di vacanza e si reca infatti tutte le estati in un piccolo paese della Valle del Lys che ha scelto come luogo di riposo e di vacanza. A lui il riconoscimento e la stima del Comune di Issime e dellʼintera comunità valdostana, per un legame con la nostra terra che certamente ci onora.

La motivazione: Gino Gronchi è un imprenditore piemontese che emerge in tutto il suo valore negli oltre 350 interventi umanitari di soccorso, di riabilitazione di cooperazione allo sviluppo in favore delle popolazioni bisognose, dallʼarea balcanica a quella dellʼex Unione Sovietica, dallʼAfrica al Medio Oriente, un cittadino del mondo che si è speso accanto ai deboli e ai bisognosi di vari continenti. Un uomo che si è battuto e si batte tutt´oggi per lo sviluppo dei vigili del fuoco volontari nell´intera Penisola (lui stesso è operativo come volontario a Volpiano - Torino). Il sogno di Gino Gronchi è proprio quello di diffondere capillarmente casermette di pompieri volontari in tutta Italia al fine di garantire un servizio di soccorso immediato alla popolazione (ci sono zone del paese in cui i pompieri arrivano dopo 40 minuti e la media nazionale supera abbondantemente i 20). Il Cavaliere di Gran Croce Gino Gronchi è, da diversi anni, a capo dell´Ente Morale Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari che dagli anni ´70 si occupa dello sviluppo e del sostegno del volontariato pompieristico. Allʼinesauribile dinamismo in campo umanitario, si somma quindi lʼimpegno nel corpo dei vigili del fuoco,

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1996 1998 2002 anni importanti per il Comando Provinciale VV.F. di Roma; sono gli anni in cui nascono i Distaccamenti Volontari dei VV.F. di Nemi, Montelanico ed Anguillara Sabazia.

Le locali strutture di protezione civile hanno da sempre ed intelligentemente beneficiato dellʼesperienza degli ex-Vigili del Fuoco, e quando si delinea lʼopportunità del Progetto-Soccorso “Italia in 20 minuti,” è lʼidea stessa di poter “Rimettere la Divisa” che libera lʼentusiasmo, quello stesso entusiasmo col quale anni prima si era varcato il cancello delle Scuole Centrali Antincendi. E così,di slancio, si superano tutti gli ostacoli burocratici, logistici ed organizzativi.

V OLONTARI

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DEL DISTACCAMENTO DI

N EMI


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ggi, a distanza ormai di quasi quindici anni dalla prima apertura si può tranquillamente affermare, polemiche dellʼultimʼora a parte, che la Sala Operativa del 115, ad ogni inizio turno, sorride quando ascolta in frequenza gli autisti della 32, 33 e 34A dare il ricevuto, e lo fa perchè considera queste squadre indispensabili su un territorio che, per caratteristiche specifiche e per lʼespansione urbanistica degli ultimi 20 anni, ha sempre più necessità di un intervento rapido ed efficiente.

O

Anche il proverbiale sentimento di diffidenza sta via via, e A NGUILLARA S ABAZIA , LAGO DI B RACCIANO : P ERMANENTI E V OLONTARI finalmente, lasciando spazio ad una INSIEME , AL 5° C ORSO ATP A MBIENTE A CQUATICO DEL C OMANDO DI sempre più intensa considerazioR OMA : UN BELL ' ESEMPIO , CHE FA TANTO C ORPO N AZIONALE ! ne per una forte sinergia tra la componente permanente e quella volondi quella stima reciproca indispensabile per il succestaria. so delle operazioni di soccorso. E punto dʼincontro importante è, senza dubbio, quello La grande capacità e professionalità, poi, degli che si concretizza con la formazione, intesa innanzitutto Istruttori di trasmettere lʼimportanza di cultura e conocome presa di coscienza della necessità, nelle situazioscenze e la loro sagacia nel pungolare la collaborazione ni di emergenza, necessaria per ridurre lʼimprovvisaziosapendo assegnare compiti comuni nelle esercitazione ai minimi termini. ni, fanno il resto. Sono infatti sempre più frequenti le occasioni nelle quali i Vigili del Fuoco Volontari vengono inseriti nei proIl Lago di Nemi, la dorsale dei Monti Lepini, il Lago di grammi di addestramento iniziale e formazione permaBracciano con le loro caratteristiche morfologiche posnente che periodicamente il Comando propone ed in sono senzʼaltro aiutare a descrivere gli scenari di interquesto la sezione provinciale dellʼAssociazione vento con i quali i 3 Distaccamenti devono quotidianaNazionale Vigili del Fuoco Volontari ha da sempre un mente confrontarsi, ma il dato più significativo che è in ruolo di promozione attiva. grado di sintetizzarne in maniera immediata lʼimportanLa possibilità di incontrarsi e confrontarsi al di fuori za è il bacino dʼutenza al quale sono dedicati: almeno degli scenari dʼintervento è fondamentale nellʼattenuare 30.000 abitanti in via diretta! le storiche rivalità e gli inevitabili attriti ed è E ciò senza considerare la funzione di eventuale condizione imprescindibile perchè nasca e si consolirinforzo alle operazioni nelle zone contigue o il reciproco supporto nelle situazioni, per nulla infrequenti, di più richieste dʼintervento contemporanee, Ecco dunque che in un contesto di tali dimensioni, lʼaver compiuto nellʼanno 2009 un migliaio di interventi restituisce ai Vigili del Fuoco Volontari quella ragion dʼessere e quellʼonore che lʼanalisi del solo dato statistico lascia molto spesso nellʼombra. I L D ISTACCAMENTO

DI

M ONTELANICO

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Federico Cechetti

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“ANTINCENDIO" OTTOBRE 1950

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Il 6 febbraio a Chiasso, Svizzera, si è tenuta l’annuale festa del locale Corpo Pompieri alla presenza delle maggiori autorità cittadine e dei vertici dei Corpi Pompieri dell’intero Canton Ticino. Numerosi i pompieri di Chiasso in servizio e in pensione (con molto rispetto questi ultimi vengono chiamati veterani). Ha partecipato

anche una numerosa rappresentanza di Vigili del Fuoco Volontari dalla vicina Italia. er la prima volta, la festa, si è tenuta nella nuova e moderna caserma inaugurata nel mese di giugno del 2009, tra gli invitati cʼerano anche il Direttore regionale dei Vigili del Fuoco della Lombardia Ing. Antonio Monaco e il Comandante Prov.le di Como Ing. Marisa Cesario. La sera, erano ospiti anche il Presidente dellʼAss.ne Naz.le V.F. Volontari Gran Uff. Gino Gronchi, il Presidente Prov.le di Milano e Lodi Paolo Corbetta e lo scrivente Glauco Bartesaghi presidente del Coordinamento della Lombardia e presidente prov.le di Como e Lecco. Durante la serata, perfettamente organizzata e riuscita, è stato premiato il Comandante dei Pompieri di Chiasso, Maggiore Butti, per i suoi 35 anni di carriera.

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Importante e molto significativo è stato lʼintervento del Vice Sindaco di Chiasso, dott.ssa Roberta Pantani Tettamanti, Capo Dicastero della Sicurezza Pubblica che comprende i pompieri, la polizia e la protezione civile di Chiasso. Il vicesindaco, pur non facendo parte del Corpo dei Pompieri di Chiasso, ha centrato le motivazioni che portano a scegliere questʼantica e nobile attività di volontariato.

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A CURA DI

GLAUCO BARTESAGHI

Stimati Ospiti, cari Veterani, egregio Comandante, cari Pompieri, finalmente possiamo dire benvenuti nella nostra nuova Caserma! Questa è la prima cena “ufficiale” del Corpo Pompieri nella nuova struttura, dopo la sua inaugurazione…

Passare in retrospettiva il 2009, è abbastanza semplice: a parte, lʼimpegno del trasloco, non si sono verificati eventi tali da sottolinearne in veste ufficiale lʼimportanza… Alla ricerca di un tema per il mio discorso, passando in rassegna i 5 anni precedenti, mi sono accorta di non aver mai effettivamente parlato del ruolo dei Pompieri nella nostra società. Cosa sono i Pompieri e cosa rappresentano? Perché una persona sceglie di entrare in un Corpo Pompieri? Quali sono i motivi che spingono per una scelta simile? Professionisti o volontari, entrambe le categorie sono accomunate da una specie (e scusatemi il gioco di parole!) di “fuoco sacro” del mettersi a disposizione per gli altri.

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riato nei nostri Corpi Pompieri debba essere mantenuto e se possibile ancora maggiormente valorizzato. Accanto alle figure di professionisti, che saranno introdotte con la nuova Legge (che peraltro è molto lontana dallʼessere approvata), è assolutamente indispensabile, per il mantenimento e il buon funzionamento del servizio, avere il nostro gruppo di pompieri volontari. I pompieri di Chiasso sono militi riconosciuti nel Cantone e sono ben formati. Oggi noi disponiamo di una delle più moderne ed efficienti Caserme del Cantone: nel 2010 la nostra è una realtà, costruita, realizzata e funzionante. Altri progetti sono ancora sulla carta. Roberta Pantani Tettamanti

La premiazione del Comandante dei Pompieri di Chiasso, Maggiore Butti, per i suoi 35 anni di carriera

Se per i professionisti, il discorso potrebbe essere meno idealista, perché il lato della “vocazione” può avere il suo ruolo allʼinizio, ma poi rientra nel normale svolgimento dellʼattività quotidiana, fatta di interventi, di formazione ecc., per quanto riguarda i volontari invece, ci deve essere in ognuno di voi quel qualcosa in più che fa scattare la molla… l portare la divisa??? Il condurre veicoli con luce blu? Il piacere di esibirsi in interventi “pericolosi” davanti a tutti? Penso proprio di no… Il pompiere volontario ha un ideale: quello di portare aiuto e di essere presente laddove è necessario. Non importa se questo comporta ore di istruzione, di formazione, di lavoro, di giorni e di notti dedicate alla comunità a cui il Pompiere si sente di appartenere. Pompieri non si diventa, si nasce. Ci deve essere qualcosa, un gene, un cromosoma che ne determina lʼappartenenza: dʼaltronde è una delle “vocazioni” più trasmesse generazionalmente: nonni a padri, padri a figli… lʼappartenenza famigliare ad un Corpo Pompieri non fa altro che aumentare quello che viene chiamato lo “spirito di corpo”..

19.09.1965 - Coniugata,con 2 figli di 17 e 14 anni Studi in economia aziendale allʼUniversità di Zurigo. Diploma federale di fiduciario nel 1992. Fiduciario commercialista a Chiasso, titolare di uno Studio dal 1995. Eletta per la Lega dei Ticinesi in Municipio a Chiasso, dal 2004 dirigo il Dicastero Sicurezza Pubblica (Polizia, Pompieri e Protezione Civile), dal 2008 Vice Sindaco della città, mantenendo le stesse deleghe per la sicurezza della popolazione.

Per questo motivo, non solo io, ma anche tutto il Municipio riteniamo che il valore aggiunto del volonta-

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rima di lasciare Manhattan mi sono assicurato però un breve filmato (prontamente caricato su YouTube) di un mitico truck del Fire Department New York, durante lʼattraversamento di un incrocio con tanto di sirena in funzione e HORN. Visitando Rockfeller Plaza mi sono imbattuto per sbaglio (giuro) nello Store ufficiale del FDNY dove ho acquistato alcuni gadgets per amici pompieri e un modellino in scala dʼautopompa americana in versione “St. Patrick Day edition” (questʼultimo tutto per me).

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Giunto a Richmond i grattacieli sono spariti e, fuori dal centro, fai quasi fatica a trovare le case e le fabbriche: tutto occultato da una distesa interminabile di boschi verdissimi. Con unʼautomobile avuta in prestito (grazie Claudio!), ho modo di immettermi su una hi-way e viaggiare verso la costa: per scrupolo imposto il “cruise control” a 65 miglia, il massimo ammesso qui e non si scherza! Dapprima un viaggio vero e proprio allʼinterno del Colonial Williamsburg: un immenso villaggio/museo vivente dove tutto sʼè volutamente fermato al 1700 grazie ad un intervento di restauro e ricostruzione voluto e finanziato da John D. Rockfeller Jr. Lungo il viaggio mi soffermo a osservare lʼarchitettura di queste towns: quasi tutte le abitazioni sono in legno; mi dicono che anche quelle con una parvenza di facciata in mattoni sono, allʼinterno, interamente frazionate e coibentate con lʼuso di legno e cartongesso.

Decido di visitare una caserma di pompieri volontari: mi basta digitare: “volunteer fire dept” sul browser del mio iPhone per ottenere alcuni indirizzi, imposto il più vicino sul navigatore ed eccomi arrivato al James City Bruton Vol. Fire Dept & Rescue Squad. Prima di fiondarmi verso le autorimesse, mi colpisce una struttura in legno con tettoia riportante la targa: “VOL.FIRE DEPT. FARMERSʼ MARKET”; insomma i pompieri nel week end diventano fruttivendoli per finanziare le attività della caserma. Un altro cartello, poco più in la, ricorda che sabato 8 maggio si servirà del pesce fritto!

Dunque, mi faccio coraggio (ho un poʼ di timore per il mio inglese) e deciso dʼentrare: tutto chiuso? Ovvio, sono volontari, saranno a casa loro…cʼè una cassetta rossa da aprire per emergenze e credo conterrà un telefono ma non mi azzardo. Poi vedo arrivare un pickup nero, è sicuramente un volontario, cʼè unʼappendice attaccata alla targa con la dicitura VOL FIRE DEPT. Vado alla porta sul retro e mi qualifico: lʼaccoglienza tipica dei pompieri è internazionale e non si smentisce mai (anni fa fui ben accolto sia in Florida che a Parigi): lʼofficier di turno (il capo squadra) mi assegna a un giovane volunteer firefighter, questʼultimo mi illustra nel dettaglio tutti i mezzi e rispettive attrezzature. Ho gli occhi rifatti di

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fresco dopo una recente visita in Trentino e quindi poche cose possono realmente stupirmi, beh si un paio si: il “capo convoglio” ha a disposizione un PC portatile touch screen che, oltre a fungere da navigatore GPS, è un vero e proprio strumento di comunicazione: lʼufficiale con un click può far arrivare ulteriori mezzi ed enti da tutta la Contea. Unʼattrezzatura che mi ha colpito -seppur essenziale- è la “roof ladder”: una scala estensibile in alluminio che termina con due ganci ripiegabili. In caso dʼincendio o comunque dʼintervento sui tetti, queste scale vengono agganciate al colmo per permettere agli operatori di camminarvi sopra onde evitare di mettere i piedi in fallo.

...il “capo convoglio” ha a disposizione un PC portatile touch screen che, oltre a fungere da navigatore GPS, è un vero e proprio strumento di comunicazione.

Tavish, il giovane volunteer firefighter che mi ha fatto da guida

In servizo al JCBVFDRS ci sono due trucks (diciamo APS): una è recente mentre lʼaltra ha una quindicina dʼanni, gli interni sono in legno e fanno molto PUB, comunque se la cava ancora bene. Un autocarro polivalente attrezzato per incidenti stradali ma anche per puntellamento e sostanze pericolose. Unʼautobotte per rifornimento idrico immensa, due ambulanze, un pickup per i boschivi e un motoscafo. Ecco cosʼavevo dimenticato: unʼautoscala da…quanti piedi? Tanti.

Il James City Fire Dept. è solo uno dei presidi di soccorso a servizio della County. Lʼintero territorio si estende su una superficie di 370 Kmq (95 Kmq dʼacqua) e gli abitanti al 2008 erano 62.394 (146 abitanti per Kmq). Il capo della “operation division” dellʼintera contea è il “Deputy Fire Chief”, responsabile dello svolgimento del servizio di soccorso. Vigili del fuoco dipendenti (career) e volontari, oltre a medici, rispondono a oltre 7.800 richieste di soccorso allʼanno: dalla crisi cardiaca allʼedifico in fiamme. Sono cinque le “fire stations” che operano H24 nella Contea: 4 caserme si trovano nella City vera e propria mentre quella che ho visitato si trova nella frazione di Toano. In questʼultima caserma dipendenti e volontari lavorano fianco a fianco (la cosa che mi ha fatto sorridere è che, anche se sulla partenza possono trovarsi un paio di “paid” (stipendiati), il capo squadra potrebbe benissimo essere un volontario, cosa pressoché improponibile dalle nostre parti…). In tutta la contea sono operativi 37 automezzi di soccorso: autopompe, autoscale (ladder), barche, automezzi boschivi (brush fire), veicoli per soccorso tecnico, ambulanze e veicoli per lotta antiterrorismo. La “operation division” provvede con proprio personale al “soccorso specialistico”: un “Open Water Rescue Team” si occupa del soccorso in acqua e dello spegnimento di imbarcazioni in fiamme sui fiumi James e Chickahominy. Il team comprende degli operatori subacquei e dei conduttori di barca. I volontari di J.C. Bruton intervengono invece sul fiume York. Il TRT (Tecnical V F V M AG GI O / G I U G N O 2 0 1 0

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O LT R E O C E A N O Rescue Team) interviene in caso di interventi tecnici di natura complessa; questa unità fa parte, inoltre, del “FEMA USAR Virginia Task Force 2”. Propri membri hanno operato nelle operazioni di soccorso al Pentagono quel tragico 11 Settembre. I pompieri, oltre a garantire il servizo di soccorso sanitario in affiliazione con lʼHampton Roads Metropolitan Response System, hanno in servizio un “EMS Bike Team” (un servizio di emergenza medica a bordo di mountain bike) che viene attivato in caso di situazioni con presenza di grande folla.

Giorno per giorno le operazioni di soccorso sono gestite da tre “district chief” a turno: questi “commanders” sono responsabili delle emergenze verificatesi durante il loro turno di lavoro e devono assicurarsi che tutto funzioni alla perfezione oltre che coordinare di persona gli interventi di soccorso rilevanti. Per coronare la mia visita, proprio quando ho terminato di studiarmi lʼultimo truck, suona lʼallarme: prima ancora che capisca di cosa si tratti, il personale sta già indossando il proprio completo Nomex per saltare sul mezzo. “Smell of gas” la tipologia dʼintervento e, dietro allʼautopompa, parte anche la Rescue Squad (lʼambulanza con personale paramedico); non può mancare un video ricordo! Grazie Tavish (il nome del volontario che mi ha accompagnato), it was a pleasure to meet you.

Il volunteer firefighter Tavish O'Connor mi illustra il fire truk 2; sopra, la collezione di patches provenienti da tutto il mondo (ce ne sono parecchi dell'Alto Adige) al Fire Store del Rockfeller Center di NY; Tavish vicino alla water tanker (l'autobotte)

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Il presidente dellʼANVVFV,

Gino Gronchi, ha partecipato, al Quirinale, alla cerimonia

di consegna di tre medaglie

dʼoro, conferite dal Presidente della Repubblica Giorgio

Napolitano, al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

Gino Gronchi, nei cortili del Quirinale, con Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e Guido Bertolaso. Sotto, Marco Cavagna ed il Presidente Napolitano mentre appone l’onorificenza sul Tricolore

D UE

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Le medaglie conferite: Medaglia dʼOro al Valor Civile alla Bandiera del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per lʼattività svolta in occasione del sisma a LʼAquila del 6 aprile 2009;

Medaglia dʼOro al Merito Civile alla Bandiera del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per lʼattività svolta in occasione dellʼalluvione di Salerno e provincia del 1954;

- Medaglia dʼOro al Valor Civile alla memoria del Capo Squadra Esperto dei Vigili del Fuoco Marco Cavagna scomparso in servizio a LʼAquila durante i soccorsi per il sisma del 6 aprile 2009.

La prima onorificenza alla Bandiera del Corpo al valore civile è stata attribuita dal Capo dello Stato per il soccorso prestato dai Vigili del Fuoco che si sono prodigati “per salvare vite umane, alleviare disagi e sofferenze, impedire il verificarsi di ulteriori danni alle persone e alle cose” in occasione del devastante sisma in Abruzzo.

M EMORIA

del Fuoco si adoperò con “encomiabile professionalità, nella generosa opera di recupero delle salme di centinaia di vittime e nel portare in salvo migliaia di persone in pericolo”.

La terza medaglia dʼoro al merito civile è stata conferita dal Presidente della Repubblica Napolitano, alla memoria del Capo Squadra Esperto dei Vigili del Fuoco Marco Cavagna, già medaglia dʼargento, deceduto nei giorni del sisma in Abruzzo scavando tra le macerie, “nel disperato tentativo di estrarne persone ancora in vita”.

La seconda medaglia dʼoro al merito civile, attribuita anchʼessa alla Bandiera del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, è stata concessa dal Presidente della Repubblica nel 2007 ed è relativa allʼintervento in occasione della disastrosa alluvione del 15 e 26 ottobre 1954 che colpì Salerno e provincia, in cui il personale dei Vigili VFV

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VIGILI DEL FUOCO PERDONO IL TRAGHETTO

ERANO GIUNTI SUL PORTO PER RAGGIUNGERE LʼISOLA DI PROCIDA DOVE NON ESISTE UNA CASERMA DI POMPIERI

POZZUOLI. Sullʼisola di Procida attendevano lʼarrivo dei vigili del fuoco che nel frattempo perdevano il traghetto. abato mattina da Procida giungeva lʼallarme: un uomo di 84 anni si trovava allʼinterno di un appartamento invaso dal gas. Ma sullʼisola non esiste un distaccamento dei vigili del fuoco pertanto a ricevere lʼallarme ed andare in soccorso dellʼuomo erano i pompieri della caserma di Monterusciello che, sirene e lampeggiante in azione, correvano verso lʼisola. Separati dai circa 2 chilometri e 500 metri di mare, ai soccorritori per giungere sullʼaltra sponda non restava che imbarcarsi a bordo di una nave traghetto che, per sfortuna dei pompieri e del povero 84enne procidano, era salpata qualche minuto prima dellʼarrivo dellʼautobotte con a bordo i vigili del fuoco. Giunti sulla banchina infatti, non potevano fare altro che vedere il traghetto allontanarsi. Solo dopo qualche minuto dallʼarrivo, riuscivano ad imbarcarsi a bordo di una motonave alla volta dellʼisola, riuscendo, insieme ai carabinieri di Procida, a salvare lʼuomo, la cui casa era stata invasa dal gas di una bombola usata per cucinare. A dare lʼallarme ai carabinieri una vicina dellʼanziano signore che, dopo aver sentito un intenso odore di gas, citofonava, senza ricevere risposta.

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Sul posto sono itervenuti immediatamente i militari mentre per lʼarrivo dei vigili del fuoco si doveva attendere qualche minuto nonostante la prontezza nellʼintervento a seguito dellʼallarme. Fortunatamente lʼepilogo non è stato tragico. Giunti sul posto, pompieri e carabinieri sfondavano lʼingresso dellʼabitazione riuscendo a soccorrere lʼuomo, scongiurando il peggio. Tratto da http://gennarodelgiudice.blogspot.com/

Nota della redazione VFV: occorrono commenti?

Forse, vista la scaramanticità della provincia in cui

è accaduto il fatto, toccando ferro, potremmo dire

che “...per questa volta è andata bene.”

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migliorare i rapporti coi bambini che, sentendo discutere i genitori a casa identificano nomi e luoghi e si sentono maggiormente coinvolti nella vita dei loro papà e mamme.

“Anche questʼanno - dichiara Sonia Malaspina, Direttore Risorse Umane e Comunicazione di Kellogg's Italia desideriamo portare i nostri bambini nei nostri uffici per far toccare con mano i luoghi dove i genitori passano una buona parte della giornata. Questʼanno, però, abbiamo un ulteriore obiettivo in quanto vorremmo dare a questa giornata anche un indirizzo sociale ed educativo sul mondo del volontariato e più precisamente sul lavoro insostituibile dei Vigili del Fuoco”.

Alla Kellogg's, infatti, sono state invitate le associazioni volontaristiche “Amis di Pumpier de Meraa” e “Amici dei pompieri di Vimercate” che risponderanno alle domande di bambini e genitori.

POMPIERI VOLONTARI E CORN FLAKES

e politiche pubbliche che cercano di integrare la sfera familiare e professionale dei lavoratori hanno avviato la giornata in cui i genitori (madri e padri) portano i loro figli in azienda. Da 10 anni, su iniziativa del Corriere della Sera, infatti, si organizza a maggio la giornata “Bimbi in azienda”; lʼobiettivo suggerito anche alle imprese private è quello di incentivare un sempre migliore rapporto coi propri dipendenti e indurre i manager a riflettere sulla responsabilità sociale che possiedono.

Tra le attività è previsto anche un momento in cui i Volontari dei Vigili del Fuoco daranno alcuni consigli utili sulla prevenzione dei rischi in ambito domestico.

Lʼoccasione, del resto, è molto “ghiotta” in tutti i sensi anche perché nel programma di "Bimbi in azienda" è prevista anche una gustosa merenda nella “cucina della colazione” e in compagnia dei mitici personaggi della Kellogg's.

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Tra le aziende più sensibili in tal senso si cita la Kellogg's che, anche questʼanno, il 21 maggio, aprirà per un giorno le porte di Vimercate a bambini e bambine che conosceranno i posti di lavoro dei propri genitori e passeranno delle ore insieme.

Rendere i rapporti tra dipendenti meno impersonali e, al contempo incrementare la condivisione di situazioni ed esperienze, secondo il parere degli studiosi di psicologia del lavoro e delle organizzazioni, migliora il clima aziendale e, di conseguenza i rapporti di lavoro. Condividere la quotidianità con i propri figli permette di

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TEMPO LIBERO VVF

risaputo, gli occhiali da sole fanno un poʼ a pugni con lʼuniforme, ma cʼè chi non riesce a farne a meno; specialmente per chi si mette alla guida dei mezzi di soccorso, i raggi solari possono essere fastidiosi e pure pericolosi. Certo facevano molto cool i Ray Ban a pera dei Chips (L.A. 7 qui Mary 3 e 4, ricordate?). Un poʼ meno glamour sono gli occhiali a specchio indossati da alcuni dei nostri pompieroni e che dire dellʼeffetto tapparella di alcune di quelle montature giganti? A mettere un poʼ dʼordine, nel suo piccolo, ci ha pensato Orfeo Moretti, ottico e vigile del fuoco volontario del Bellunese. Il pompiere sʼè inventato 3 diversi tipi di occhiali con tanto di lenti polarizzate e dal design, tutto sommato, sobrio. Lʼideatore dellʼocchiale VVFF tiene però a precisare: “Lʼocchiale è stato creato per il dopo lavoro ed il tempo libero del vigile del fuoco, credo anche che non vada indossato in servizio di soccorso perché non si tratta di un DPI e non rientra nellʼuniforme da lavoro del pompiere.”

È

Nota per i fanatici: ricordarsi di togliere gli occhiali prima di indossare lʼautorespiratore…

Chi desiderasse acquistarne può scrivere una mail a: Ottica Moretti otticamoretti@libero.it www.otticamoretti.com

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D O TA Z I O N I

È il primo mezzo nel

suo genere, un veicolo

per i vigili del fuoco

nordamericani alimentato

con gas naturale

compresso (CNG).

AUTOPOMPA A METANO PER I VIGILI DEL FUOCO DEL NORDAMERICA

motore Cummins Westport a metano di 8,9 litri di cilindrata con 320 cv è stato selezionato quale unità motrice. Ci sono oltre 20mila motori Cummins Westport a metano in servizio in tutto il mondo, molti dei quali operano nelle condizioni dʼutilizzo più severe, come il mercato degli autobus urbani. I proprietari di tali veicoli hanno rilevato un minore consumo di olio, miglioramento al minimo, intervalli più lunghi fra i tagliandi di manutenzione ed un minor costo di esercizio per miglio. Tutto questo è realizzato attraverso lʼutilizzo di tecnologie pulite di produzione nazionale, cioè il metano. Non solo viene messo a disposizione un veicolo specificamente concepito per la gestione di emergenze, di salvataggio e di lotta incendi che caratterizzano il lavoro dei vigili del fuoco, ma ora è stato realizzato un mezzo che opera anche in modo ecologico ed economico. In effetti, il motore è così ecologico che rispetta facilmente le attuali normative EPA senza lʼuso di costosi filtri costosi e di dispositivi di trattamento dei gas di scarico che sono invece necessari per i motori diesel convenzionali. Il mezzo è caratterizzato da una struttura in acciaio inossidabile, una

Il

pompa da 750 galloni/min., un serbatoio da 500 galloni, un generatore a metano bicilindrico ed un sistema schiumogeno, il tutto montato su di un telaio compatto SFO esclusivo di HME, selezionato per la sua manovrabilità senza eguali. HME, Incorporated, con sede in Wyoming, Michigan (Stati Uniti) è un leader mondiale nella produzione di veicoli dʼemergenza personalizzati su telai in acciaio inox. (Fonte: www.hmetruck.com - traduzione mdlbz ©)

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sisempriusolitu@hotmail.it il calvario di santa croce 15 maggio 2010 19:04:27 GMT+02:00 direttorevfv@me.com

Gentile Direttore, nel mese di settembre dello scorso anno aveva pubblicato, sulle pagine della rivista, un articolo di denuncia sulle peripezie legate allʼapertura del distaccamento volontario di Santa Croce Camerina (Ragusa). A distanza di 10 mesi desidero relazionare sullo stato dei fatti. Nel mese di febbraio abbiamo svolto presso il Comando Provinciale di Ragusa il corso di guida pratico e teorico per l'apertura del distaccamento Volontario che entro il 19 marzo avrebbe dovuto essere inaugurato e reso operativo. Su 38 volontari “decretati" abbiamo frequentato in 19 il corso per lʼottenimento delle patenti di seconda e terza categoria, saremo così in grado di garantire una discreta operatività. Giorno 19 Marzo vengono conclusi, come da accordi con il comune di Santa Croce Camerina, i lavori della Caserma e saremmo pronti per aprire ma: 1A Palermo non è stata firmata l'autorizzazione al nostro distaccamento. 2Non sono arrivate le patenti da Roma; 3Non sono arrivati i tesserini di riconoscimento; 4Non è arrivato il vestiario in dotazione. 5Non si sa quali siano i mezzi assegnatici. Al sopralluogo, effettuato giorno 3 Aprile alla presenza del sindaco di Santa Croce Camerina, dell' Assessore Allu, dei dirigenti ingegneri del Comune, hanno partecipato anche due funzionari del Comando Provinciale di Ragusa. Questi ultimi, seppur con reticenza, hanno infine firmato il “verbale di accettazione della sede” nellʼufficio del sindaco e davanti ai miei stessi occhi. Il Comandante Provinciale, Ingegner Carano, pur convinto dei valori autentici del nostro volontariato, vorrebbe rimandare lʼinaugurazione a settembre onde evitare malumori tra i sindacati. Infatti Santa Croce è situato tra due distaccamenti stagionali, Marina di Ragusa e Scoglitti. Nel frattempo il chiacchiericcio da parte dei vigili permanenti sʼé levato alto, andando ad inficiare sempre e solamente il personale volontario, che non vedendo realizzata concretamente l'apertura del distaccamento vive nel dubbio e abbocca alle provocazioni degli “amici permanenti”. Gli stessi “cugini” che ogni giorno ci maledicono e ridicolizzano additandoci come incompetenti! Cerco tutti i giorni assieme a chi crede ciecamente sul mio operato, di avere una meta cioè il servizio che andremo a svolgere. Spesso mi sconforto perché tutto quello che faccio assieme ai colleghi, viene calpestato da maldicenze, cattiveria, velleita', ritardi e congiunture che poco hanno a che fare con la collettività ed il bene che da tutta questa operazione conseguirà. A detta del Comandante Carano, pare che tutta la documentazione relativa allʼistituzione del distaccamento si trova a Roma, siamo pronti, pare manchi solo la firma del Ministro Maroni. Vi prego di intervenire su questo, aiutateci a farci partire prima ancora che infervori il caldo estivo, la mole dʼintervento aumenterà il nostro entusiasmo e la stessa professionalità. Perché tutto ciò che facciamo si impantana sempre nella burocrazia? Perdiamo punti di continuo grazie anche alle diffamazioni che aleggiano nellʼambito dei vigili dl fuoco permanenti e perdiamo anche ragazzi i quali si demotivano o partono per la “stabilizzazione precari”. Il comandante ci ha detto di pazientare, ma si può pazientare così tanto? Carmelo Giancarlo Vispo (Presidente Sez. di Ragusa dellʼANVVF)


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pino.leogallina@libero.it il calvario di santa croce 19 maggio 2010 20:18:05 GMT+02:00 direttorevfv@me.com

Salve, mi chiamo Pino e per avere una risposta ad un annosa questione ho deciso di scriverle, dopo inutili tentativi di ricevere informazioni più dettagliate dagli enti preposti.

Cercherò di essere il più breve possibile per non annoiarla troppo. Nel 2007 presento domanda tendente a far parte dei vigili volontari presso il comando provinciale di Agrigento, dopo avere superato la visita presso il medico del lavoro della mia provincia vengo convocato ad una successiva visita effettuata presso il lʼUnità Sanitaria delle Ferrovie dello Stato di Palermo. Tutto sembra andare per il verso giusto e nel mese di ottobre del 2007 vengo convocato dal mio Comando Provinciale (AG) per firmare il Decreto di Nomina a Vigile del fuoco Volontario( di cui custodisco gelosamente una copia). Rimango quindi in attesa di essere convocato per lʼinizio del corso di addestramento che mi dicono si terrà al più presto. A distanza di quasi tre anni ancora nessuna notizia, chiamo il comando con cadenza trimestrale ma mi rispondono che ancora i corsi non sono iniziati. Eʼ possibile?????????? Tre anni di attesa per il corso di addestramento!!!!!!!!! Cosa può essere successo? Ringraziandola anticipatamente per la sua disponibilità rimango fiduciosamente in attesa di una risposta chiara ed esaustiva.

Gentile Lettore,

Con osservanza. Pino

da ciò che mi scrive è stato “inquadrato” negli elenchi del personale volontario in tempi più che accettabili visto il sistema burocratico del nostro Paese e del Corpo Nazionale in particolare. Tre anni nellʼattesa della sola formazione iniziale, le famose 120 ore, sono tanti? Sono decisamente unʼenormità se pensiamo che nelle Province Autonome, nel giro di qualche mese, dopo aver partecipato ad apposito corso, si giura davanti al sindaco del proprio Comune e si può cominciare ad operare.

Per rassicurarla potrei dirle che, giusto un anno fa, una persona nella sua stessa situazione mi scriveva dalla provincia di Trapani dove da 14 anni non viene organizzato un corso di formazione per vigili volontari. Potrei dirle che qui al nord le cose vanno molto meglio e, ahimè, devo invece ammettere che abbiamo “forzati dellʼattesa” anche in Pianura Padana.

Se fosse necessario spezzare una lancia a favore dellʼAmministrazione o dei Comandi Provinciali “ritardatari”, mi sento di dire che il sistema di “arruolamento” di nuovi volontari ha alcune pecche. I neo-iscritti a domanda, finiscono in un unico calderone contenente sia gli operativi nei distaccamenti volontari che i “richiamabili” per le esigenze dei Comandi. Ergo, dopo ripetute supplenze, venti giorni alla volta, i “discontinui” si sentono in dovere (sbagliando certo ma si faʼ fatica a dar loro tutti i torti) di dichiararsi precari e pretendere la stabilizzazione. Dʼaltro canto, bisogna ammettere che gli aspiranti VVFV del CNVVF, realmente animati da spirito volontaristico e passione per la pompieristica non sono poi tantissimi. Molti accedono non per dedicarsi allʼoperatività delle caserme volontarie ma soltanto nella speranza di guadagnare punti per lʼeventuale “assunzione in ruolo”…così le file dei “precari” continuano ad aumentare. Che dire…in bocca al lupo, spero possa presto indossare la nostra divisa con la scritta “vigile volontario” sui distintivi. Cordialmente, Ascanio Mangano Direttorevfv@me.com


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EMBLEMI È stato presentato per la

prima volta, durante i

festeggiamenti di Santa

Barbara 2009, il nuovo

Stemma Araldico sul

Gonfalone del Corpo

Nazionale durante

lʼomaggio dei vertici

del Dipartimento e del

Corpo VVF alle reliquie

di Santa Barbara, queste

ultime custodite

nellʼomonima cappella

sullʼIsola di Burano.

NUOVO STEMMA ARALDICO E GONFALONE DEL CORPO NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO A CURA DI

DAVIDE LANZONE

o stemma, istituito nello scorso novembre con Decreto del Presidente della Repubblica, è stato concesso ed è così descritto e definibile “di verde, al drago dʼoro, di due zampe, passante, la coda in anello e desinente in dardo allʼinsù, ignivomo di rosso allumato e armato, dello stesso, al capo di rosso, caricato di sei asce dʼargento, in tre gruppi, decussate, i manici in sbarra attraversanti. Lo scudo è timbrato dalla corona, formata dal cerchio, con due cordonate a muro sui margini, sostenente quattro torri quadre, tre visibili, chiuse e finestrate di nero, merlate in ogni lato di tre alla guelfa, riunite da cortine di muro, esse cortine merlate alla guelfa dei venti, dieci visibili, cinque e cinque, alternanti le torri, il tutto dʼoro e murato di nero. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante dʼoro, il motto, in lettere maiuscole nero, FLAMMAS DOMAMUS DONAMUS CORDEN”. Il gonfalone, anchʼesso istituito con Decreto, è stato concesso ed è così descritto “drappo di rosso, riccamente ornato di ricami dʼoro e caricato dallo stemma del Corpo con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione del Corpo. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. Lʼasta verticale sarà ricoperta di velluto rosso con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Corpo e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali fregiati in oro”. Lo stemma raffigura un drago, a simboleggiare il fuoco, pericolo principale da combattere e da domare, sormontato da una fascia in cui sono raffigurate tre coppie di asce incrociate, antico strumento di lavoro dei Vigili del fuoco, a rappresentarne lʼattività. Il motto prescelto “flammas domamus donamus cordem” (domiamo le fiamme, doniamo il cuore) esprime tutto lo spirito dei Vigili del Fuoco.

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Il motto latino che campeggia nello stemma del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco - «Flammas domamus donamus cordem» -, istituito il 24 novembre 2009, contiene un errore nella declinazione dellʼultima parola. A segnalare quella che definisce «una possibile distrazione, se fosse stata commessa da un mio studente», il professor Giuliano Pisani, docente di latino e greco al liceo classico «Tito Livio», a Padova. Il motto, riportato nel decreto firmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - come riporta il Mattino di Padova che pubblica anche la pagina del provvedimento - in italiano suonerebbe «Dominiamo le fiamme, doniamo il cuore», ma, secondo quanto rilevato da Pisani, il termine latino cor (cuore) è un sostantivo neutro della terza declinazione e quindi lʼaccusativo è uguale al nominativo. Di fatto, così, nel motto avrebbe dovuto esserci la parola cor e non cordem; la versione corretta, dunque - spiga il docente è «Flammas domamus donamus cor» (o, al plurale, corda, i cuori). «Cʼè - spiega il docente che insegna nello stesso liceo dove Napolitano studiò nel 1942-43 - un dem in più. Non è certo un caso drammatico, forse è una semplice svista. Io ho segnalato la cosa al comando provinciale dei Vigili del Fuoco affinchè avvertano chi di competenza. Credo ci sia il tempo per intervenire prima che si facciamo i gonfaloni e quanto altro». Fonte Il Messaggero


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