Anno XXIX - no 1 Gennaio/Febbraio 2015
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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)
1 G ENNAIO /F EBBRAIO 2015
RIVISTA UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI
Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale Fabio MARANGONI Comitato di Direzione PRESIDENTE NAZIONALE: Roberto MUGAVERO PRESIDENTE D’ONORE: Gino GRONCHI VICE PRESIDENTI NAZIONALI: Luca BONELLO, Rolando FAGIOLI e Giuseppe PARRINELLO CONSIGLIERI NAZIONALI: Lorenzo AROSIO, Sergio AURELI, Claudio BALLESIO, Paolo BARBIN, Alberto BIDDOCCU, Diego CORIASCO, Paolo CORBETTA, Giancarlo GIACHINO e Damiano LANDI.
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CESOIE E PELUCHES
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TRENTINO, SCUOLA UNICA PER PERMANENTI E VOLONTARI
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CARLO GALIMBERTI, L’UOMO, IL POMPIERE, L’ATLETA
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NUE 112 IN EUROPA: MODELLI E TENDENZE
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IL POMPIERE APPESANTITO DAGLI EQUIPAGGIAMENTI SUPPLEMENTARI
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BUON VIAGGIO LUIGI CERRI
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CORSO SULLA SICUREZZA STRADALE IN MEMORIA DI CAROTTA
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AUTOMOBILI: SALVATAGGIO PIÙ RAPIDO GRAZIE A UN CODICE QR
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ISTRUTTORI VOLONTARI
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BREVISSIME
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I VVF VOLONTARI NON “IDONEI” PER LE CALAMITÀ
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VDA: FIRMATO ACCORDO, VVF VOLONTARI IN PRIMA RISPOSTA, SEMPRE
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LA FRANCIA TENTA D’ARGINARE LA CRISI DEL VOLONTARIATO
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LE AUTO IBRIDE DI EXPO NON FARANNO SOCCORSO
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CORPO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE, C’È DEL VERO?
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Aut. Trib. Milano n. 855/89
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EDITORIAL EDITORIALE EDITORIALE
Il presente editoriale è focalizzato sugli aggiornamenti relativi ad importanti innovazioni, frutto del lavoro svolto in questo mandato e con uno sguardo al futuro, messe in campo nell’ottica di crescita sia della struttura che dell’organizzazione associativa volte ad una sempre maggiore efficacia ed efficienza nei servizi ai soci e nel funzionamento interno. Nel triennio 2013-2015 il Consiglio Nazionale ha operato una serie di scelte, dal taglio moderno ed attuale, volte a migliorare il servizio offerto agli associati e ad aumentare ulteriormente la già indiscussa rappresentatività posseduta sia a livello locale che nazionale. A tale proposito una delle ultime novità introdotte è stata il trasferimento della Sede Nazionale in una nuova struttura adeguata alle rinnovate esigenze associative, dotata di servizio multilingue (Inglese, Francese e Spagnolo), attrezzata per la gestione documentale e della corrispondenza e con segreteria specializzata nel settore del volontariato dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile. A questa innovazione si accompagna anche un’altra grande novità riguardante la fornitura, per ogni coordinamento regionale, sezione provinciale e delegazione comunale costituite ed in regola con il tesseramento, di un proprio indirizzo di posta elettronica presso il dominio associativo anvvfv.org che potrà essere utilizzato quale strumento di comunicazione ufficiale sia tra soci che verso l’esterno e al quale verranno indirizzate le news relative all’attività associativa svolta, le circolari ministeriali e le comunicazioni di interesse e, in futuro, tutta quella documentazione utile alle attività presso i distaccamenti e le sezioni di protezione civile.
Per qualsiasi necessità e supporto gli associati possono quindi da oggi contattare la Sede Nazionale all’indirizzo A.N.VV.F.V. Via P. Cavezzale 8, 10124, Torino, Telefono 011/8888.23, Fax 011/197.924.86. L’orario di apertura della Segreteria è dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 18,30 mentre l’orario di ricevimento del pubblico è dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12,30 e Lunedì e Martedì dalle 15.00 alle ore 18,30.
-per la Sede Nazionale: sede.nazionale@anvvfv.org -per l’Ufficio Amministrativo : amministrazione@anvvfv.org -per l’Ufficio Patrimonio, Donazioni e Comodati : patrimonio@anvvfv.org -per il Tesseramento: tesseramento@anvvfv.org -per la Posta Certificata: pec: anvvfv@pec.it
Si ricorda inoltre che aggiornamenti ed informazioni sono disponibili sul sito internet nazionale http://www.anvvfv.it
Roberto Mugavero
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Eventuali comunicazioni via posta elettronica, ed indirizzate agli uffici associativi, possono essere poi inviate ai seguenti recapiti email:
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Lettori e pompieri,
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mentre – è bene ricordarlo – le sole Organizzazioni Sindacali stanno discutendo il NOSTRO nuovo regolamento, in incontri presieduti dall’Ing. Cosimo Pulito (Direttore Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica…); apprendiamo che l’Amministrazione – dopo aver preso nota delle criticità segnalate dalle OO.SS. - provvederà alla stesura d’un nuovo testo (ormai abbiam perso il conto).
Buona lettura PS: approfondiremo la cosa sul prossimo numero, vi anticipo che nel Varesotto, qualora i distaccamenti VVF volontari non abbiano almeno 5 unità disponibili in sede, dovranno essere “allertati con ritardo” tale da giungere sul target contestualmente o successivamente alla sq. permanente. Questo quanto disposto dal Comandante Provinciale, Ing. Paolo Maurizi, recentemente insediatosi. Provvedimento simile era stato preso dal collega, comandante a Livorno nel 2010, Alessandro Carraresi.
direttorevfv@me.com twitter@pompieri https://www.facebook.com/pompieri.vfv
[...] Qualora la squadra di volontari, in presidio fisso, sia costituita da un numero di unità inferiore a n° 5 /(cinque), dovrà essere considerata ed utilizzata come “supporto” alle ordinarie squadre VF e, quindi, in caso di necessità (p.e. carenza personale e/o mancanza di acqua,), attivata dopo l’invio delle ordinarie squadre di soccorso competenti per territorio in modo tale che, salvo casi particolari, l’intervento dei vigili volontari possa essere contestuale o sucessivo a quello dei colleghi permanenti. [...]
@pompieri
Si ringraziano: Matteo Cattani, Marco Torriani, Claudio Mignot, Simone Mainini, Tiziano Pojer, Roberto Zanin, Massimo Barbon, Andrea Rabbolini e Andrea Cappello.
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Prima di lasciarvi alla lettura della rivista, vorrei inviarvi a leggere attentamente l’articolo di pagina 32: il Sottosegretario Bocci – rispondendo per iscritto ad una interrogazione – ha ribadito che il dispositivo di soccorso messo in atto un anno fa per l’alluvione dell’Emilia fosse idoneo, sufficiente e conforme alle procedure (i VVF volontari locali non erano stati per nulla utilizzati). I nostri automezzi, invece, (quelli acquistati con risorse locali e relativi sacrifici) sono “autorizzati” all’impiego in calamità (con solo personale permanente). Questo non l’ha detto Bocci ma è accaduto veramente con la piattaforma aerea del distaccamento di Chiari (BS), “prelevata” e partita alla volta della Toscana dove imperversava il maltempo.
EDITORIALE
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I colleghi dei nostri distaccamenti volontari, intanto, sono alle prese coi problemi di sempre cercando di garantire un servizio il più professionale e continuativo possibile. Un esempio di “agevolazione”: un nostro VF volontario, per ottenere la patente di II categoria, deve fare un corso (diurno e feriale) di 4 settimane (144 ore tra teoria e guida). Non potrà (ovviamente?) guidare in soccorso gli automezzi per i quali la patente lo abilità; per quello occorrerà la patente di III categoria. Senza nulla voler togliere al corso “ministeriale”, senz’altro più che ben fatto (anche se fruibile solo da disoccupati), abbiamo visionato il programma d’un corso analogo previsto per i VVF volontari della Provincia Autonoma di Trento. Per ottenere la patente “C” e guidare i mezzi di quella categoria anche in soccorso, i colleghi trentini frequentano 42 ore di lezioni, tutte in orario serale e prefestivo. Quasi tutte le lezioni vengono svolte in ambito “distrettuale” – quindi in luogo vicino alla propria residenza – e il personale docente è quello della Scuola Provinciale Antincendi.
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CESOIE E PELUCHES Incidenti stradali con bambini coinvolti? Per fortuna accade raramente ma, per alleviare lo stress ai bimbi coinvolti, la Federazione VVF Volontari del Trentino ha ideato e fatto produrre un pupazzo/pompiere per arginare il dolore dei piccoli malcapitati. opo un lungo lavoro di studio e programmazione, è arrivato il peluche anti trauma, uno strumento finalizzato ad alleviare il panico, il disagio o semplicemente il disorientamento che un bambino in tenera età si può trovare ad affrontare in caso di incidente. È scientificamente provato infatti, che un episodio particolarmente ansiogeno, quale potrebbe essere un incidente stradale, può degenerare in seguito con reazioni post traumatiche da stress, con grosse ripercussioni nell’ambito comportamentale nonché affettivo dei bambini. L’utilizzo di uno strumento come un peluche può ottenere lo scopo di distrarre momentaneamente il bambino, permettendogli di sfogare o almeno arginare il dolore abbracciando il peluche ed inconsciamente distendersi osservandone il viso, particolarmente rassicurante grazie all’utilizzo di un sorriso molto ampio ed occhi grandi, spostando poi l’attenzione tramite la foggia della “divisa” che indossa, che si richiama in modo stilizzato a quella indossata dal/dai soccorritore/i, con i quali il bambino è costretto suo malgrado a confrontarsi.
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L’immagine del Vigile del Fuoco che soccorre un bambino ha da sempre commosso l’immaginario collettivo, con questo piccolo contributo la Federazione dei Corpi VVF Volontari della PAT ha cercato di esprimere concretamente la volontà di miglioramento, di attenzione ai più piccoli, di vicinanza a chi si trova improvvisamente a dover affrontare il dolore, non solo con l’intervento mediante le attrezzature tecnologicamente più avanzate, ma anche usando come risorsa un morbido peluche da stringere e con cui interagire nel momento del panico. Il progetto del pupazzo Helliot è stato realizzato dall’artista Fulvio Bernardini, autore del fumetto “Pompiere Junior”, che da anni segue il mondo dei VVF volontari e lavora quotidianamente con bambini e ragazzi per la realizzazione dei suoi lavori.
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IL TRENTINO TORNERÀ AD AVERE UN’UNICA SCUOLA PER PERMANENTI E VOLONTARI. ESCLUSO INVECE L’ACCORPAMENTO DELLE CASERME.
La Legge Provinciale 1 luglio 2011 n°9 aveva affiancato, alla Scuola Provinciale Antincendi (SPA) un’apposita Scuola della Federazione dei Corpi VVF Volontari. Gli istruttori (volontari) di quest’ultimo organismo avevano anche partecipato ad un corso presso la SFO (Scuola Formazione Operativa - si veda foto) di Montelibretti – Roma. Recentemente l’Assessore provinciale Mellarini ha dichiarato che le due scuole verranno accorpate: «Ci sarà – ha detto l’assessore – un’unica scuola di formazione per i permanenti e per i volontari, che accorperà le due attualmente in attività. Sarà una struttura che porrà al centro la formazione come scelta strategica per fare del Trentino una terra di eccellenza anche in questo campo. Attraverso un’adeguata e costante formazione infatti, faremo ancora meglio prevenzione e daremo più sicurezza ai cittadini e al territorio.». Il presidente della Federazione, Alberto Flaim, ha invece escluso che la fusione di alcuni Municipi possa invece portare all’accorpamento delle rispettive caserme di vigili del fuoco volontari. La Legge Provinciale 24/1954 prevede infatti uno o più corpi VVF volontari per ciascun comune, oppure consorziarsi con municipi vicini. Alla domanda sull’eventuale accorpamento delle caserme ha così risposto: «I nostri corpi comunali rispondono alle esigenze del proprio territorio, anche in merito a tempi di risposta, tempi molto inferiori alla media nazionale. Corpi di tipo comunale, come da nostra tradizione e nostra storia, riescono a dare massima attenzione in merito ad aspettative di sicurezza dei nostri cittadini.». In merito alla fusione dei municipi di Ledro e Comano, con caserme VVF restate separate, ha detto che non avrebbe avuto senso accorparle, l’unione non avrebbe portato ad alcun risparmio, anzi avrebbe portato ad un finanziamento inferiore da parte della Provincia. «Cosa importantissima è la conoscenza del territorio ed il sentimento d’appartenenza dei nostri vigili al proprio territorio; personale che deve sentirsi motivato alla risposta e che rischieremmo di perdere.».
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CARLO GALIMBERTI L’UOMO IL POMPIERE L’ATLETA Un uomo il cui successo sportivo, fatto di medaglie olimpiche e di innumerevoli titoli internazionali e nazionali, non poté piegare o scalfire la spirito indomito di un vigile del fuoco esemplare, non meno della sua straordinaria e storica levatura agonistica.
"Realizzatore intelligente e forte della volontà e degli ordini dei suoi Superiori – scrisse di lui il suo Comandante all'indomani della tragica morte - trascinatore di uomini col mezzo infallibile dell'esempio, sprezzava al massimo grado il pericolo col quale amava cimentarsi al metro delle sue doti eccezionali fisiche e morali". Richiamare all'evidenza le doti di uomo e di "pompiere", in una figura storica resa più famosa dai ripetuti titoli olimpici, compresa una medaglia d'oro e due d'argento, ha il merito e la funzione di rappresentare, alle generazioni che interpretano oggi il servizio di soccorso, i valori intramontabili che accomunano l'impegno sportivo e lo spirito di solidarietà. La pubblicazione del libro è iniziativa del Gruppo Sportivo del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Milano, intitolato a Carlo Galimberti, stesura coordinata dal Direttore Ginnico Sportivo dott. Andrea Vivian. Carlo Galimberti un campione insuperato della pesistica italiana, un eroe del soccorso, un maestro di professionalità e di vita. "Istruttore impareggiabile, sapeva improntare della sua forte personalità gli allievi ed infondere in essi il suo ardore ed il suo slancio inesauribili". Un esempio, quindi, un modo di essere di cui oggi non solo celebriamo il ricordo, ma dobbiamo riconoscere l'immutato bisogno.
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Carlo Galimberti L’uomo – Il pompiere – L’atleta Pgg. 84 Responsabile progetto: Andrea Vivian Autori dei testi e ricerca storica: Francesco Bonacossa; Claudio Di Francesco; Attilio Rinaldo e Serenella Scanziani. QR CODE: video sulla storia di Carlo Galimberti a questo link: https://youtu.be/JQMyNeAexXM Chi fosse interessato all’acquisto del testo può rivolgersi al Museo Storico VVF Milano: info@museovvfmilano.it
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NUE 112
NUMERO UNICO DI EMERGENZA 112 IN EUROPA: MODELLI E TENDENZE A cura di Marco Torriani
Il Numero di Emergenza Europeo 112 L’ultimo report dell’Eurobarometer Survey n. 368/2013 in confronto al 2012, riporta che la maggior parte degli intervistati nell’Unione Europea non hanno familiarità con il 112 come un numero di emergenza europea: appena oltre un quarto (27%) sa identificare correttamente il 112 come il numero da chiamare ovunque nell’UE in caso di emergenza. In cinque paesi, il 50% degli intervistati identifica spontaneamente il 112 come il numero da chiamare per servizi di emergenza da qualsiasi parte dell’UE: Polonia (57%), Slovacchia (55%), Finlandia (54%), Lussemburgo (53%) e Repubblica Ceca (50%). La conoscenza delle funzionalità europea del 112 è
aumentata di oltre cinque punti percentuali a Cipro (24%, + 11), Belgio (48%, + 9) e Spagna (30%, + 9), seguita dalla Slovacchia (55%, + 8), Slovenia (30%, + 8) e Lettonia (28%, + 6). La conoscenza della funzionalità europea è diminuita di oltre quattro punti percentuali in Bulgaria (37%, -6) e Germania (17%, -4). Oltre un terzo degli intervistati (36%) che hanno viaggiato in un altro paese dell’UE almeno una volta negli ultimi 12 mesi, hanno mostrato una maggiore consapevolezza del 112 rispetto alle persone che non hanno viaggiato. Quattro intervistati su 10 (39%) che hann viaggiato all’interno dell’UE almeno due volte negli ultimi 12 mesi hanno correttamente identificato il 112, ma diminuisce al 28% tra coloro che hanno viaggiato nell’UE una sola volta eancora al 23% tra coloro che non viaggiano inqualsiasi altro paese UE. Appena oltre la metà (51%) di tutti i cittadini dell’Unione europea dicono che chiamano 112 in caso di emergenza nel proprio paese. Gli stessi dicono anche che chiamerebbero un numero di emergenza nazionale. L’87% degli intervistati sono in grado di elencare almeno un numero di emergenza corretto quando è stato chiesto quale numero chiamare in caso di emergenza nel proprio paese. Di questi, 32% menziona il 112, il 34% cita un numero di emergenza nazionale ufficiale e il 14% menziona il 112 e anche un numero nazionale. La quota di intervistati che chiama il 112 nelle proprie aree del paese va dal 96% in Svezia al 2% in Grecia. La consapevolezza del 112 come un numero di emergenza nazionale è aumentato nella maggior parte degli Stati membri, aumentando più in Italia (35%, + 16), Belgio (49%, + 8) e Spagna (73%, + 8). Il 39% degli intervistati dicono che chiamano il 112 in un
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NUE 112 caso di emergenza è stata più alta in Finlandia (96%) e più bassa in Grecia (3%), Romania (98%) e Regno Unito (4%). Le informazioni sul numero di emergenza europeo 112, nel (69%) non sono pervenute durante l’anno precedente, mentre solo poco più di un quarto (28%) ha incontrato qualche tipo di informazioni su di esso. In Slovacchia, Romania e Polonia la maggioranza degli intervistati ha ricevuto informazioni circa il numero di emergenza 112 negli ultimi 12 mesi. Ma in Grecia e in Italia solo il 9% degli intervistati ha visto o sentito tutte le informazioni. Il 63% delle persone che sono state informate circa il numero 112 hanno ottenuto informazioni tramite la televisione. Tuttavia, i giornali erano la fonte più comune di informazioni circa il 112 in quattro Stati membri: Finlandia, Lussemburgo, Germania e Austria.
Il contesto legislativo europeo 1991 decisione del Consiglio del 29 luglio: Articolo 1, comma 1. Gli Stati membri assicurano l’introduzione del numero 112 nelle reti telefoniche pubbliche, nelle future reti digitali integrate nei servizi nonché nei servizi pubblici mobili come numero unico europeo per chiamate di emergenza.
La statua del Manneken-Pis è il simbolo di Bruxelles, viene spesso vestito con uno dei suoi 654 costumi: il 12 febbraio (European 112 Day) era vestito così.
contesto nazionale ma anche identificano il 112 come il numero di emergenza europea. Questo è un cambiamento molto leggero rispetto ai 2012, quando il 38% di popolazione di questo gruppo era in grado di identificare il 112 come numero tutta l’UE.
L’utilizzo del Numero di Emergenza Europeo 112 Il 46% di chi ha chiamato un numero di emergenza dice che ha chiamato solo il 112, mentre il 52% afferma che ha chiamato un numero nazionale. Situazione invariata rispetto al 2012. Tuttavia, quando si risponde spontaneamente, il 35% degli intervistati che ha chiamato un numero di emergenza, dice che ha chiamato solo 112, mentre 62% dice che hanno chiamato un numero nazionale. La quota di intervistati che ha chiamato solo il 112 in
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2002 direttiva del Parlamento del 7 marzo (Direttiva Servizio Universale): Articolo 26, comma 1. Gli Stati membri provvedono affinché... tutti gli utenti finali di servizi telefonici accessibili al pubblico, ed in particolare gli utenti di telefoni pubblici a pagamento, possano chiamare gratuitamente i servizi di soccorso digitando il numero di emergenza unico europeo 112. 2003 Raccomandazione della Commissione del 25 luglio: Articolo 1. Gli Stati membri devono applicare le condizioni e i principi armonizzati definiti qui di seguito nella trasmissione di informazioni di localizzazione ai servizi di pronto intervento per tutte le chiamate effettuate al numero di emergenza unico europeo 112. A seguito dell’inadempienza di diversi stati europei, l’UE ha proceduto nel: 2006 Avvio della procedura di infrazione2010 Richiesta di sanzioni per 40 milioni di euro 2011 Chiusura o temporanea sospensione della procedura di infrazione
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La catena del Servizio 112 Fondamentale la conoscenza del Numero Unico di Emergenza. La società italiana attuale è talmente arretrata sul tema “allertamento corretto dei sistemi di emergenza” al di là della presenza o meno di più numeri di emergenza, che qualsiasi modello scelto avrebbe necessità di una pesante campagna educativa e civica a livello nazionale. Utilizzare un dispositivo. Qualsiasi dispositivocomunicativo deve essere a disposizione (e quindi facilmente fruibile) di qualsiasi utente, per accedere a una rete che supporti tutte le tipologie comunicative oggi in essere (analogiche, digitali, web, social network, Voip ecc.). Parlare con un operatore libero. L’immediato accesso a un punto di contatto che non sia solo risposta, ma completa gestione del bisogno di soccorso pubblico. Invio dei dati. Identificazione e localizzazione il più precise possibili. Invio della risorsa idonea. Se i punti precedenti sono ottimizzati al meglio l’abbattimento dei tempi è ulteriormente ridotto, permettendo il raggiungimento dell’obiettivo e del risultato ovvero, l’intervento di soccorso e la contestuale risoluzione del bisogno di soccorso dell’utenza. I modelli del Numero di Emergenza Europeo 112 PSAP significa Public Safety Answering Point ovvero Punto di Risposta di Pubblica Sicurezza/Soccorso.
• Modello PSAP Locale (modello 1): Le chiamate vengono indirizzate a un servizio locale. L’operatore appartiene ad una disciplina. Vi sono più numeri di emergenza. La chiamata arriva solo ad un ente. Nel caso il problema interessi gli altri enti viene trasferita. Costoso in quanto ogni variazione tecnologica richiede soluzioni individuali. Esempi: Austria, Francia, Germania, Italia, Norvegia. • Modello PSAP a due stadi (modello 2-3): Le chiamate vengono indirizzate ad un PSAP di primo livello. L’operatore trasferisce la chiamata ad un operatore di secondo livello del servizio richiesto (PSAP2) che effettuerà per competenza istituzionale preposta, il dispaccio e codifica di gravità oltre che tutta la gestione del soccorso. Questo modello implica costi elevati perché comporta la creazione diun’ulteriore struttura: il PSAP Laico. In generale, un superfluo passaggio in più nella realtà italiana delle chiamate di soccorso. Esempi: U.K., Irlanda. La Romania ha adottato una “variante” (rif.3): gli specialisti dei PSAP2 supportano i Laici durante la chiamata al PSAP1. • Modello Sala Operativa Integrata (modello 4): Tutte le discipline sono presenti in un’unica sala. La risposta può essere affidata anche a operatori laici ma nella medesima sala è presente personale appartenente agli enti coinvolti. Modello estremamente efficace ed efficiente. È necessario aggiornare un minor numero di PSAP. L’addestramento è più complesso ma può avvalersi di più figure professionali. Esempi: Spagna (alcune
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NUE 112 regioni), Belgio, Turchia. Da segnalare l’Awards ricevuto nel 2013 dal “One Public Safety Communication Centre” nel Nord dei Paesi Bassi, basato su Sala Operativa Integrata e Interconnessa senza operatori laici (descrizione sintetica in seguito). • Modello Ricezione e Invio Combinati (modello 5): Un operatore laico altamente addestrato riceve le chiamate e invia i mezzi di tutte le discipline. Efficiente: è necessario aggiornare un numero minore di PSAP. Esempi: Finlandia, Svezia. • Modello PSAP Interconnessi (variante): Tutti i PSAP usano la stessa tecnologia e sono interconnessi alla stessa rete. Le chiamate possono essere indirizzate a qualunque operatore. È il più efficiente: tutti i PSAP utilizzano la stessa tecnologia. Esempi: Bulgaria, Repubblica Ceca, Svezia. • Modello Integrazione Parziale: soccorso sanitario e tecnico integrati in una centrale. Forze di polizia con il proprio PSAP. Efficiente: è necessario aggiornare un numero minore di PSAP. Esempi: Estonia, Lussemburgo. Da segnalare che la Provincia Autonoma di Trento ha iniziato una valutazione di attuazione di tale modello. La Regione Aosta ha un modello simile (senza attivazione 112). A novembre 2012 il modello in uso nella maggior parte dell’UE era il n.1. Nel 2013 si acquisisce il dato che il modello n. 4 con la variante Interconnessione ha iniziato a imporsi con una previsione di ampliamento in diversi paesi EU nei prossimi anni. L’attivazione del Numero di Emergenza Europeo 112 segue lo stesso andamento. Il numero dei PSAP si riduce di numero laddove i modelli n.4 e l’Interconnessione operano a regime. Se fino a 10 anni addietro l’EU imponeva l’istituzione del Numero di Emergenza Europeo, negli ultimi 3-5 anni inizia a monitorare anche la modalità di attuazione, accoglimento e relativa gestione della chiamata di emergenza e del soccorso.
Le maggiori tendenze in Europa • Le centrali operative tendono a diminuire ed aumentare di dimensioni: centrali più grandi tendono a essere più efficienti ed a diminuire i tempi di risposta. La tendenza è quella di operare con il modello n. 4 e l’interconnessione, con un bacino di utenza non inferiore a un milione di abitanti. • Le centrali operative tendono a essere interconnesse: l’interconnessione rende i sistemi più sicuri e li mette al riparo da malfunzionamenti. • Le centrali operative tendono ad avere una sala con-
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• Gli operatori hanno un ruolo cruciale nel diminuire i tempi di risposta: in caso di emergenze di massa la possibilità di aumentare gli operatori e di utilizzare personale multilingue in loco ha un’estrema importanza. Tutto ciò pone le basi dell’obiettivo di rafforzare l’anello debole della catena della sopravvivenza che è indiscutibilmente la chiamata di soccorso attraverso le tre funzioni universalmente riconosciute e valide sia in ambito sanitario, tecnico e di pubblica sicurezza: • Localizzazione, Valutazione, Gravità/Magnitudo • Invio del mezzo o risposta alternativa e contestuale gestione dell’evento • Somministrazione delle Istruzioni Pre-Arrivo (IPA) “Il compito di chi risponde non è esclusivamente tecnico: sono necessarie competenze relazionali per gestire gli aspetti emotivi del chiamante e trasformarlo nel primo soccorritore sulla scena. Tali competenze hanno regole specifiche tra le quali spicca la necessità di presa in carico dell’intera
trollo: le sale di controllo e monitoraggio permettono di identificare immediatamente i problemi e di risolverli tempestivamente. • Gran parte degli interventi richiede il coinvolgimento di più enti: Cresce l’esigenza di avere sale operative integrate nelle quali la presenza di tutte le funzioni garantisce l’integrazione, la valorizzazione della competenza ed aumenta il coordinamento. • È più semplice affrontare sfide tecnologiche: i centri interconnessi che utilizzano la tecnologia sono più semplici da mantenere, ed in essi l’introduzione di nuove funzioni (eCall sistema di allarme e localizzazione di incidenti stradali, NG112 – Next Generation 112 ovvero l’utilizzo delle nuove applicazioni utente per accedere al Numero Unico Europeo di Emergenza 112) è più rapida. Garanzia di continuità ognitempo. VFV GENNAIO/FEBBRAIO 2015
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NUE 112 chiamata da parte di un’unica struttura: in nessun momento il richiedente aiuto deve sentirsi dire: “…attenda che le passo…”
Una proposta per l’Italia in 5 anni Al fine di evitare una riorganizzazione che preveda l’inserimento di un livello aggiuntivo nella catena dell’emergenza (nella fattispecie l’inserimento del Call Center Laico quale terminale in entrata fra cittadinanza e sistema dell’emergenza), la proposta che segue, oltre che rifarsi alle tendenze ed evoluzioni evidenziate dall’EENA – European Emergency Number Association - quale organo consultivo della Commissione Europea, ha trovato consensi in alcuni lavori editi negli ultimi anni di cui si allega la bibliografia (Bariona, Agostinis, Bozzetto, Torriani, Mozzarelli, De Vecchis e altri). Il modello Centrale Unica e Interconnessa. le Centrali Operative sono presidiate dalle tre funzioni (Pubblica Sicurezza, Soccorso Tecnico Urgente, Soccorso Sanitario). L’operatore di uno degli enti che risponde alla chiamata prende in carico la richiesta e rimane in contatto continuo con l’utente; la presenza degli operatori degli altri enti istituzionali favorisce l’erogazione di una risposta multidisciplinare. Nel tempo oltre alle tre funzioni citate potrebbero unirsi
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anche le restanti forze che per compito istituzionale si occupano di Soccorso Pubblico ed Emergenza (Enti e Corpi vari dello Stato o dell’amministrazione Provinciale /Regionale). Una organizzazione di questo tipo permette di utilizzare personale già parzialmente formato. Serve solo adottare procedure comuni di tipo operativo/organizzativo/gestionale. Gli spazi idonei sono facilmente individuabili già presso una delle singole Centrali Operative degli enti sopra citati che meglio presentano le caratteristiche di fattibilità. Idem per i sistemi tecnologici. Elevata complessità: la coesistenza di diversi Enti in un’unica sala operativa implica particolari dinamiche. Tuttavia procedure comuni possono essere adottate in quanto già operative sul campo quotidianamente. Quante Centrali Uniche e Interconnesse e dove? L’argomento trova connubio anche nel recente documento “Riordino territoriale dello Stato”, della Società Geografica Italiana edito nel 2013, dove alcuni concetti sonoda considerare quando si “mette mano” a strutture operative di una certa portata. “…Ciò che si dovrà evitare, in conclusione, è procedere ad accorpamenti che ne snaturino la rispondenza al territorio, avulsi da un progettoe con la sola, improbabile motivazione della spending review. Il ridisegno dei confini amministrativi di uno Stato è compito serio che richiede meditazioni profonde, il supporto di esperti del territorio e un filo diretto e non mediato con la popolazione interessata. Il mosaico politico-territoriale deve rispondere non solo a certi parametri statistici, ma essere anche e soprattutto compatto e omogeneo dal punto di vista geografico e storico-culturale, deve essere un territorio in cui la popolazione possa riconoscersi e avvertirlo come spazio vissuto. Se invece è il risultato di una sommaria esercitazione cartografica di chi, digiuno di geografia, è chiamato a rispondere in fretta alle urla della piazza e a tacitarle con un esempio più formale che sostanziale – ma facilmente spendibile – dei tagli ai costi della politica, diventa
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NUE 112 un nonsenso nel quale è difficile identificarsi, e il rimedio si rivela peggiore del male. Quindi adeguare l’architettura del ritaglio amministrativo alle esigenze della domanda sociale…”. Interessante anche quanto espresso dal Prof. David Alexander: “…In tempi di recessione è facile tagliare i fondi della protezione contro i disastri (basta che non ci siano questi eventi per un certo periodo), e così trasformare progresso in ‘retrogresso’. L’effetto è di dover spendere maggior denaro quando accade qualcosa di grave. In Europa, secondo alcune previsioni, abbiamo di fronte lo spettro di una serie di insolite contingenze (…). Eppure si potrebbe ipotizzare che l’effetto cumulativo degli eventi più piccoli, i quali sembrano accadere in
ti parametri che possono portare alla chiusura delle piccole centrali insieme alla valutazione dei rapporti costo/beneficio che seguono all’introduzione di nuovi onerosi sistemi gestionali, altrimenti risolti con forti risparmi in altre realtà europee che si sono adeguate al 112 ampiamente prima dell’Italia. Dovrebbe essere valutato con un sistema dell’incident reporting e di near miss le attività delle Centrali Nue 112 a digitalizzazione avanzata rispetto a quelle a bassa digitalizzazione, ai fini economici assicurativi, e non ultimo, della qualità dei servizi erogati in relazione ai presunti risparmi raggiunti.
Un modello operativo interessante da imitare.
Italia quasi ogni settimana, sia maggiore di quelli grandi, ma insoliti. La politica europea sta cercando di adattarsi a questi problemi, ed altrettanto quella di alcuni stati, soprattutto la Svezia, la Gran Bretagna ed i Paesi Bassi, ma anche il Portogallo(…). La S.I.S. 118 nell’allegato n. 1 dei “Criteri e Standard del Servizio 118” edito nel 2012 in merito all’impatto del Nue 112 cita che in merito alle sperimentazioni in atto, non corrisponde una valutazione parallela e d’impatto nelle centrali a più sfavorevole rapporto chiamate/ popolazione e popolazione/soccorsi, e che gli studi dovrebbero essere preliminari al fine di valutare i corret-
Il nuovo “One Public Safety Communication Centre” (OPSCC) realizzato a Drachten nel Nord dei Paesi Bassi gestisce un territorio di 3 provincie, 11.000 kmq., 1,7 mln. di abitanti e 62 comuni. Ha in carico 7 organizzazioni afferenti a Polizia, Vigili del Fuoco e Soccorso Sanitario. Riceve 350.000 chiamate all’anno a cui si risponde al 90% in 10 secondi e al 98% in 20 secondi. Le lingue parlate sono olandese, frisone, tedesco, inglese, francese. Cooperazione e condivisione delle informazioni sono la chiave centrale all’interno dell’ OPSCC. Tutte le organizzazioni utilizzano lo stesso sistema operativo. Questo garantisce efficacia ed efficienza prevenendo errori comunicativi. Le informazioni sanitarie e di polizia sono nascoste agli altri servizi di emergenza. L’OPSCC del Nord dei Paesi Bassi è il centro di coordinamento e di informazioni per tutte le forme di assistenza in emergenza nel Nord dei Paesi Bassi comprese le Isole Wadden (Isole Frisone). Nel sistema GIS (Geographical Information System – Sistema Informatico Territoriale), dell’OPSCC, sono permanentemente visibili i mezzi di soccorso e quale è il loro stato operativo di servizio. Le informazioni sulla localizzazione di un evento sono trasmessi digitalmente ai mezzi di soccorso unitamente al percorso più veloce per il raggiungimento del luogo. Un dettaglio importante è la collaborazione tra l’OPSCC sito in Drachten e quello sito in Apeldoorn. Essi sono tecnologicamente interconnessi e possono, in caso di malfunzionamento o altro tipo di avaria garantire l’operatività ognitempo. L’intento dell’OPSCC non solo incoraggia la cooperazione tra i vari servizi di emergenza, ma prevede un risparmio
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NUE 112 di circa 2,5 mln annui. Questo nuovo OPSCC di Drachten è il modello per decine di nuovi Public Safety Answering Point in Europa. La struttura è stata progettata dall’arch. Renzo Pavanello della BCT Architecten. La Weytec ha realizzato l’interconnessione del sistema operativo.
Conclusioni Sul nostro territorio nazionale, una/due Centrali Uniche e Interconnesse per ogni territorio proposto dalla Società Geografica Italiana potrebbe essere un buon bilanciamento iniziale. Questo comporterà la chiusura di tutte le Centrali Operative con relative diramazioni dei singoli Enti e Corpi vari dello Stato o dell’amministrazione Provinciale/Regionale che sono preposti al Soccorso Pubblico ed Emergenza, con un buon risparmio economico e di spesa corrente e un indubbio vantaggio operativo, qualitativo e di valorizzazione delle competenze, di efficacia ed efficienza, oltre che di soddisfacimento dell’utenza con importanti margini di sicurezza. Stante il panorama europeo attuale e le evoluzioni in atto, è auspicabile dirigere gli intenti e le attuazioni verso l’evoluzione, arrivando ad attivare le Centrali Uniche Integrate e Interconnesse in Italia. Le modalità sono già ampiamente indirizzate da quanto espresso in questo contributo e confermate dagli studi e dalle realtà che hanno preceduto il nostro Paese. Le risorse, le competenze e le capacità di chi opera in prima linea sono da sempre presenti. Si tratta solo di armonizzare l’esistente, valorizzandolo. Il contesto amministrativo locale e nazionale non deve far altro che porsi a disposizione per agevolarei processi attuativi preliminari, di mantenimento ed evoluzione. Esempi “importabili” in Italia da realtà che ante attuazione del Numero Unico Europeo di Emergenza 112 operavano con i medesimi sistemi di emergenza, e si sono evoluti seguendo le tendenze migliori, sono a disposizione. Il legislatore, il programmatore, l’attuatore e gestore del Nue 112 in Italia deve essere “in toto” il Ministero dell’Interno senza intermediari Regionali o Aziendali. Questo comporterebbe l’unione della multidisciplinarietà delle competenze già in fase progettuale per evolvere verso una fase attuativa parallela e compatta. Di seguito una panoramica sintetica della realtà italiana. La situazione storico-cronologica italiana 2002 Direttiva del Viminale stabilisce che Polizia e Carabinieri si suddividano i territori. L’ente che riceve trasferisce la chiamata ma l’intervista ricomincia da zero. Lamentele e segnalazioni ma nessuna azione correttiva. 2003 Gruppo lavoro Ministero Innovazione Tecnologica con mandato a Innovazione Italia SpA (2005). Sperimentazione a Palermo, Salerno, Catanzaro (9 mln
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Euro). Si limita a Salerno che prevede un telefono in C.O. dove le chiamate pertinenti per emergenza sanita ria vengono smistate da Polizia e Carabinieri. Fallimento e bocciatura dall’UE. 2006 - 2007 UE mette in mora l’Italia. Deferimento alla Corte di Giustizia UE. 2008 Decreto Gentiloni. Progetto affidato a Polizia e Carabinieri. Non coinvolti 115 e 118. 2009 Corte di Giustizia UE condanna l’Italia a 10 mln/700 Euro al giorno per non attivazione localizzazione e identificazione chiamante. In seguito i Sen. Perduca e Poretti presentano interrogazione parlamentare. L’Aduc – Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori inizia a monitorare la situazione. Il governo decide di affidare alla Protezione Civile la presentazionedi un progetto da presentare all’UE. Progetto Nue 2009 Integrato: prevede digitalizzazione di tutte le Centrali operative degli enti che si occupano di soccorso pubblico al fine di garantire la localizzazione e identificazione del chiamante. È comunque una piattaforma indispensabile anche per la funzionalità dei Call Center Laici. Significa che il progetto Nue 2009 Integrato se attuato su tutto il territorio nazionale non genera la necessità di istituire i Call Center Laici voluti dalla Commissione Salute Stato/Regioni e Ministero Interno per garantire il “solo” vantaggio alle C.O. 118, affermando comunque il loro altro costo aggiuntivo a tutta la piattaforma. 2010 Ministero Interni e Ministero Sviluppo economico: le chiamante al 112 vengono trasferite agli altri enti con localizzazione e identificazione via fax/mail. Piattaforme informatiche non completamente armonizzate. Attivazione Call Center Laico interno alla C.O. 118 di Varese (mod. 2) secondo Accordo programma Quadro Interregionale per la sperimentazione a Varese, Ravenna, Palermo. Iniziali problematiche in occasione di eventi complessi. 2011 Temporaneamente sospesa l’infrazione contro l’Italia. I provvedimenti intrapresi non sono sufficienti ma si considera la dichiarazione d’intenti. Emessa la European Parliament Resolution Universal Service Directive: l’accesso al 112 deve essere libero attraverso tutti i sistemi tecnologici in uso anche per i disabili. Inizia la riorganizzazione delle C.O. 118 in Lombardia.
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NUE 112 Le OO.SS. firmano protocollo d’intesa precedente alla Delibera Regionale IX/1964. Emanato il Disciplinare Tecnico/Operativo per il funzionamento di tre Call Center Laici Nue 112 nella Regione Lombardia. 2012 La Società Italiana Sistema 118 emana i “Criteri e Standard del Servizio 118”. In merito alla riorganizzazione delle C.O. 118 in alcune Regioni Italiane e all’argomento Nue 112 pongono “prudenza” ed attenta valutazione. A Riga e Santiago, Workshop EENA: documentate molte segnalazioni nei confronti dell’Italia con potenziale riapertura procedura d’infrazione. La telefonia mobile di nuova generazione accede al servizio di emergenza solo con il 112. Le chiamate al 118 non sono localizzabili a causa di un ricorso vinto dalle compagnie telefoniche presso il TAR Lazio in ottemperanza alla legge sulla privacy. I Vigili del Fuoco di Varese mediante le loro rappresentanze Sindir- Ugl, Usppi e Ugl Federazione Nazionale Vigili del Fuoco inoltrano al Ministro dell’Interno una nota denunciante il fatto che togliere ai cittadini la possibilità di chiamare direttamente i Vigili del Fuoco determina maggiori tempi di risposta e che, proprio per questo, non è una previsione della direttiva comunitaria ma una scelta su cui aprire al più presto una riflessione. 2013 Riga Workshop EENA: l’European Emergency Number Association consiglia i modelli 3-4-5 ma “predilige” le Centrali Uniche, Integrate e Interconnesse (mod. 4). a tutt’oggi… emergono problematiche a carico della sperimentazione in atto. Si aggiunge che si “possa mettere seriamente a rischio la continuità di un servizio pubblico essenziale (...) con ripercussioni su valori fondamentali quali salute, ordine pubblico e la sicurezza su almeno tre milioni di abitanti serviti da tale centrale“ (ddg 2013/270 rif. Varese e 2014/16 rif. Milano). Costo annuo 3 Call Center Laici 10mln./500 Euro. A Como muore un cittadino che contattando il Nue 112 riferisce l’indirizzo dove inviare il soccorso, il Call Center Laico inoltra alla Centrale Operativa 118 un recapito diverso. La C.O. 118 di Como invia il mezzo che giunge nel luogo errato. La testata giornalistica “il Fatto Quotidiano” espone la situazione facendo emergere la problematica regionale e nazionale. I Vigili del Fuoco di Sondrio intervengono sugli argomenti (Accorpamento Centrali Operative 118 e introduzione Nue 112) in quanto rilevano ritardi nei loro interventi di soccorso. La trasmissione Report di Rai 3 del 16/12/2013 espone la situazione, evidenziando organizzazione illogica e dispendiosa. Viene ripresentata il 02/02/14. Il Siulp di Milano segnala ritardi nei soccorsi dopo l’attivazione del Nue 112 a Milano. Il Siulp di Milano e Brescia propongono la C.O. Unica Integrata
come soluzione. Interrogazione in IX Commissione Permanente Trasporti Poste e TLC del 12/12/2013: viene considerata la possibilità di aprire a privati la gestione E-Call se lo Stato non riuscirà a far fronte alle direttive imposte. Potenziale inserimento di ulteriore “anello di risposta”. Si ripresentano problematiche al Nue 112 Varese nella trasmissione dati al PSAP2 118 Comoevidenziate dagli equipaggi dei mezzi di soccorso sanitario. Regioni quali Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana iniziano ad accorpare le Centrali Operative 118 in misura del 50%. Non attuano in contemporanea una progettazione del Numero Unico Europeo di Emergenza. Le amministrazioni dello Stato interessate quali Polizia di Stato, Carabinieri e Vigili del Fuoco non pongono mano a una riorganizzazione delle loro Centrali Operative.
(*) Infermiere Centrale Operativa Soccorso Sanitario Urgenza Emergenza 118 - Brescia. Membro Emergency Services Staff Network dell’European Emergency Number Association - EENA
Sitografia www.eena.org www.nue112.eu www.112foundation.org www.ambulanceroom.it www.emergencyroom.it www.linkedin.com Bibliografia Flash Eurobarometer 368, February 2013, European Commission. Mozzarelli F. “Il cambiamento organizzativo nell’ipotesi di integrazione del Numero Unico di emergenza 112 nella Centrale Operativa 118”, N&A Mensile Italiano del Soccorso anno 22° Vol. 243 Marzo 2013. Legge Provinciale 1 luglio 2011, n. 9, “Disciplina delle attività di protezione civile in provincia di Trento” (b.u. 5 luglio 2011, n. 27, suppl. n. 1). “Il Riordino Territoriale dello Stato”. Riflessioni e proposte della Geografia Italiana. Società Geografica Italiana Onlus - Roma 2013. A. Agostini “Brain Drain e Brain Waste: il prof. David Alexander e l’analisi della risposta al terremoto dell’Aquila”, N&A Mensile Italiano del Soccorso, anno 20° Vol. 230 Dicembre 2011, 22-26. Torriani M. “Proposta di sperimentazione e attivazione di una Centrale Operativa Interforze Nue 112 a Brescia: spunti di riflessione”, Febbraio 2013, www.nue112.eu G. Di Domenica, A. Aranyi, “Il dimensionamento delle Centrali Operative del 118: una riflessione.” N&A Mensile Italiano del Soccorso, anno 22° Vol. 250 Novembre 2013, 24-27. Società Italiana Sistema 118: “Criteri e Standard del Servizio 118”, Allegato 1, luglio 2012. G. Machado, J. Paris “PSAPs Organization in Europe”, EUESW 2013.
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EQUIPAGGIAMENTI
SUPPLEMENTARI
IL POMPIERE:
UNA VERA E PROPRIA BESTIA DA SOMA!
Attualmente, per semplificare il padroneggiamento di un evento, i pompieri dispongono di un gran numero di elementi di equipaggiamento supplementari di cui si servono durante gli interventi. Ma, considerato la quantitĂ di tali equipaggiamenti, bisogna restare attenti al sovrappeso che possono rappresentare per gli intervenienti. Articolo redatto in collaborazione con 118 Swissfire Rivista Ufficiale della Federazione Svizzera Pompieri.
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EQUIPAGGIAMENTI tempi in cui il pompiere lottava contro il fuoco vestito solo con un pantalone di tela, una giacca di «plastica» Teled e un casco sono per fortuna ormai lontani! Dall’equipaggiamento di protezione individuale all’apparecchio per la protezione della respirazione, l’equipaggiamento disponibile al giorno d’oggi offre una protezione globale contro i veleni respiratori, il calore e le aggressioni meccaniche nonché una buona protezione contro gli effetti dei prodotti chimici – almeno nei casi in cui non si entra in contatto prolungato con prodotti nocivi altamente concentrati. Il rovescio della medaglia è che il materiale per una protezione efficace e globale ha un peso: già solo considerando il materiale standard d’intervento in caso di incendio, l’equipaggiamento di protezione individuale completo e l’apparecchio per la protezione della respirazione, il carico che deve portare un pompieri raggiunge ben presto i 25 chili e questo senza contare attrezzi o apparecchi supplementari. In effetti, i pompieri dispongono attualmente di un gran numero di attrezzi e altri mezzi pratici ed efficaci per padroneggiare un evento, specialmente in caso di incendio. Si tratta per esempio della termocamera, dell’apparecchio di salvataggio a circuito chiuso, della maschera di evacuazione, dell’otturazione mobile taglia-fumo, dell’ascia, di un attrezzo divaricatore come per esempio un Halligan Tool oppure il TNT Tool, dei mezzi luminosi di marcaggio, delle corde, delle lampade portatili, ecc. Indipendentemente dall’utilità e dall’efficacia provata di tutto questo materiale, e considerato appunto il gran numero di possibilità offerte, è indispensabile porsi la domanda: cosa prendo con me?
I
Fattore peso e fattore tempo In generale, bisogna sempre tener conto del fatto che maggiore è il peso che l’interveniente dovrà portare, maggiore sarà lo sforzo fisico al quale sarà sottoposto, con il relativo aumento del consumo di aria respirabile, rispettivamente di ossigeno, in una situazione in cui questo consumo è già superiore alla norma considerato lo stress dovuto all’intervento. Inoltre, ogni attrezzo o mezzo supplementare che viene trasportato diminuisce la libertà di movimento. Il pompiere, in queste condizioni, raggiunge più rapidamente il limite delle proprie capacità. Senza contare il tempo utilizzato per equipaggiarsi con mezzi supplementari.
SUPPLEMENTARI
Quando ogni secondo conta Si sa che, durante un incendio, il fattore tempo è determinante, specialmente in caso di salvataggio. In alcune situazioni, al loro arrivo sul luogo del sinistro, ai pompieri restano solo alcuni minuti per evitare che l’incendio iniziale si trasformi in un’infiammazione totale dell’edificio, causando così importanti danni. Inoltre, le probabilità di sopravvivenza di eventuali persone esposte a veleni respiratori diminuiscono a ogni secondo che passa.
Per le missioni specifiche di ricognizione, la squadra dispone inoltre di altri mezzi ausiliari. In caso di visibilità ridotta, i membri della squadra devono restare insieme tenendosi alla condotta oppure a una fettuccia. Se ci si aspetta a incontrare porte chiuse, macerie o altri ostacoli nello svolgimento della missione, possono rivelarsi preziosi degli attrezzi quali un’ascia, l’Halligan Tool, ecc.
Il meno è spesso il meglio Cosa significa concretamente? Gli attrezzi supplementari di cui si dota una squadra, dipendono dalla situazione e dalla missione (cosa, dove, con quali mezzi). All’inizio di un intervento di spegnimento in un edificio, per esempio, il capo intervento affida generalmente alla prima squadra una missione doppia di spegnimento e di ricognizione, specialmente nel caso in cui si ignora se ci sono ancora delle persone all’interno dell’edificio. Durante la fase iniziale, generalmente il personale a disposizione non è sufficiente per poter affidare delle missioni di spegnimento e di ricognizione a due squadre distinte. Attualmente, va praticamente da sé che
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EQUIPAGGIAMENTI
SUPPLEMENTARI
Ogni equipaggiamento supplementare riduce la libertà di movimento!
Gli apparecchi supplementari di cui si equipaggia una squadra dipendono dalla situazione e dalla missione (cosa, dove, con quali mezzi?). Limitando al minimo il numero di pezzi di equipaggiamento supplementari, la squadra conserva una maggiore libertà di movimento e può dunque agire più rapidamente. L’utilizzo della termocamera riduce la durata dell’intervento.
questa prima squadra si equipaggi di una termocamera oltre che di una condotta sotto pressione destinata ad assicurare la propria sicurezza. Anche in questo caso, il fattore tempo gioca un ruolo importante. La termocamera aiuta a salvare le persone e gli animali ed è utile per la valutazione dei pericoli e la tempestiva localizzazione dei focolai. Inoltre, per garantire l’indispensabile collegamento con il capo intervento all’esterno, la squadra porta con sé almeno una radiotrasmittente.
Apparecchio di salvataggio: si o no? Se il luogo dell’intervento ha una certa profondità di penetrazione, è opportuno che i soccorritori si equipaggino con apparecchi di salvataggio a circuito chiu-
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so o con maschere di evacuazione che possono essere collegate alla riserva di aria respirabile di un soccorritore. In questo modo, si è sicuri di poter fornire aria respirabile alle persone da evacuare nel caso in cui si dovesse percorrere una certa distanza in locali invasi dal fumo. In luoghi in cui la profondità di penetrazione non è grande, come per esempio durante l’incendio di un appartamento, le eventuali persone da salvare possono essere portate all’aria libera in pochi secondi. In queste condizioni, un tale equipaggiamento è superfluo e costituisce solo un peso supplementare. Limitando al minimo il numero di pezzi di equipaggiamento supplementare, la squadra conserva una maggiore libertà di movimento e può dunque agire in modo più rapido. L’utilizzo della termocamera riduce i tempi di intervento e le probabilità di sopravvivenza delle eventuali persone da salvare aumentano.
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EQUIPAGGIAMENTI
SUPPLEMENTARI
Ricognizione, ricerca e salvataggio Quando si interviene in luoghi molto vasti e con una grande profondità di penetrazione, come nei padiglioni, nei parcheggi sotterranei o nelle gallerie, può essere indicato l’ingaggio di una squadra di ricognizione. Le vie di salvataggio e i punti di prelievo dell’acqua possono essere marcati, per esempio, con bastoni luminosi, con nastri, con un pennarello o con delle lampade lampeggianti. Questo materiale può facilmente esser trasportato nelle tasche laterali del pantalone d’intervento.
Per le missioni specifiche di ricognizione, la squadra dispone inoltre di altri mezzi ausiliari. In caso di visibilità ridotta, i membri della squadra devono restare insieme tenendosi alla condotta oppure a una fettuccia. Un bastone per ciechi è utile per controllare gli spazi sotto i letti o i divani per esempio. Non caro e facile da trasportare, questo bastone telescopico è molto efficace! Anche in questo caso, le persone trovate possono essere approvvigionate in aria respirabile grazie agli apparecchi di salvataggio a circuito chiuso o a delle maschere di evacuazione. Se la situazione permette di procedere a un salvataggio in tutta tranquillità, si hanno a disposizione dei mezzi di trasporto quali la coperta di salvataggio, lo spineboard, telo di salvataggio, ecc. Se invece si presume che la persona trovata sul luogo del sinistro è rimasta esposta per un lungo periodo a dei veleni respiratori, deve essere evacuata senza indugio dalla zona pericolosa procedendo a un salvataggio d’urgenza, per esempio con l’ausilio di una fettuccia doppia. Poiché la sopravvivenza delle persone è una priorità, si procede al salvataggio d’urgenza consapevoli di eventuali danni collaterali.
Equipaggiamento per l’attacco interno: apparecchio PR, otturazione mobile taglia-fumo, ascia, corda di salvataggio, cassetta di tubi, tubi a matassa, ecc.
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EQUIPAGGIAMENTI
SUPPLEMENTARI
Squadra di ricognizione: apparecchi PR, termocamera, Halligan Tool, borsa di soccorso con apparecchi di salvataggio a circuito chiuso.
Quando ci vuole... …ci vuole! Se ci si aspetta a incontrare porte chiuse, macerie o altri ostacoli nello svolgimento della missione, possono rivelarsi preziosi degli attrezzi quali l’Halligan Tool o il TNT Tool, un piede di porco, un’ascia o una cesoia. Bisogna tener conto tuttavia che questi attrezzi non sono particolarmente leggeri.
Pericoli invisibili Oltre ai veleni respiratori, al calore e alle aggressioni meccaniche, il personale d’intervento può essere confrontato ad altri pericoli quali gas o vapori che possono essere tossici o esplodibili a secondo della sostanza di cui sono fatti. Un altro pericolo proviene dalla rarefazione dell’ossigeno. Se in un locale la presenza di ossigeno scende al di sotto del 17%, ci sono pericoli per la salute e si può rischiare perfino la morte. Il contrario è anche pericoloso: al di sopra di una concentrazione di ossigeno superiore al 23% nell’aria, il rischio di incendio aumenta e l’olio, il grasso e i materiali oleosi o grassi possono infiammarsi spontaneamente in modo improvviso ed esplosivo. L’utilizzo di un apparecchio di misura permette di rivelare in tempo utile questo genere di pericolo.
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EQUIPAGGIAMENTI
SUPPLEMENTARI
EQUIPAGGIAMENTI SUPPLEMENTARI POSSIBILI (elenco non completo) • Termocamera • Radiotrasmittente • Apparecchio di salvataggio a circuito chiuso • Maschera di evacuazione • Mezzi di trasporto (coperta salvataggio, Spineboard, ecc.)
di
• Bastone per ciechi
Fumo indesiderabile Ci sono altre situazioni in cui l’obiettivo è per esempio mantenere dei locali al riparo dal fumo. Si può trattare di una via di salvataggio come per esempio le scale o ancora un locale in un appartamento. Un’otturazione mobile taglia-fumo impedisce tra l’altro la propagazione del fumo in locali che non ne sono stati ancora invasi al momento dell’apertura della porta della zona satura di fumo. Attualmente, sono disponibili sul mercato dei ventilatori elettrici alimentati da accumulatori. Questi ventilatori portatili sono particolarmente utili per la ventilazione difensiva o per l’evacuazione del fumo e dei locali invasi dal fumo, poiché possono essere utilizzati all’interno degli edifici in quanto non emettono gas inquinanti. Articolo di Claudio Mignot Corpo pompieri e Centro di soccorso della regione di Morat
• Fettuccia doppia • Corda • Ascia • Attrezzi divaricatori (Halligan Tool, TNT Tool) • Cesoia • Mezzi di marcaggio (LED lampeggianti, bastoni luminosi, nastri, pennarelli) • Otturazione mobile taglia-fumo • Ventilatore elettrico • Lampade portatili
Equipaggiamenti: il meno possibile, ma tanto quanto necessario!
• Apparecchi di misura Ex/Ox/Tox
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BUON VIAGGIO LUIGI Corbetta riunita per l’ultimo saluto a Luigi Cerri, tra i fondatori della nostra Associazione Nazionale, capodistaccamento nonché custode della caserma; ricoprì anche la carica di consigliere comunale e, negli anni ’70, dotò il territorio d’una ambulanza VF. Si batté per i diritti della componente volontaria del Corpo e, insieme ai consiglieri nazionali d’allora, contribuì all’apertura di circa cento distaccamenti volontari nella Penisola.
A cura di Simone Mainini
Domenica 1 febbraio ci ha lasciato Luigi Cerri classe 1933, storico capo squadra dei vigili del fuoco volontari del distaccamento di Corbetta e per 25 anni custode della caserma di via della Repubblica. Luigi da sempre impegnato nel volontariato ha ricoperto negli anni 70 anche l’incarico di consigliere comunale del proprio comune, e fu proprio in quegli anni che con le sue battaglie riuscì a dotare il distaccamento di un’ambulanza targata VF che venne donata dal comune al comando provinciale. Ma siamo solo all’inizio della sua brillante carriera nel mondo dei vigili del fuoco perché nel 1972 fu uno degli storici fondatori dell’Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari che era composta dall’attuale Presidente d’Onore Gino Gronchi, e dal Geometra Mauro Colombini di Inveruno.
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Luigi un tipo molto sanguineo e coriaceo ha trascorso parecchi anni a combattere battaglie a favore del volontariato dei vigili del fuoco e se oggi si sono raggiunti molti traguardi lo dobbiamo soprattutto alla sua forza di volontà e caparbietà, caratteristiche che accomunavano il consiglio direttivo dell’ANVVFV fin dalla sua nascita. In questo modo la componente volontaria è stata integrata nell’ambito dei compiti istituzionali del Corpo Nazionale, e in oltre trent’anni il loro impegno a portato all’apertura di oltre 100 distaccamenti volontari sparsi in tutta Italia e favorito la stesura di alcuni provvedimenti legislativi a favore dei VVF volontari. La passione per i vigili del fuoco è stata trasmessa da Luigi al figlio Tiziano che dopo tre anni trascorsi come vigile volontario ha prestato servizio per anni come vigile permanente c/o il comando provinciale di Milano, e tuttora impegnato attivamente nel gruppo dei VVF in congedo. I vigili del fuoco volontari perdono un pezzo della loro storia ha ricordato Gino Gronchi durante l’omelia con intercalare che non nascondeva l’emozione ha ricordato Luigi come un fratello, uniti per tante battaglie dei nostri ideali: «Ci amerai dall’alto e ci proteggerai; sei stato un esempio da seguire per tutti.».
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TRENTINO
CORSO SULLA SICUREZZA STRADALE IN MEMORIA DEL VFV ROBERTO CAROTTA A dieci anni dalla morte, i Vigili del Fuoco Volontari di Gardolo ricordano Roberto con una giornata di Caserme Aperte e con un corso sulla prevenzione all'incidentisica stradale. a notte del Capodanno del 2005 un normale, banale incidente, si trasforma in tragedia irreparabile. Un automobilista accosta sulla scena di un incidente sulla via del Brennero, nel tratto urbano fra la città di Trento ed il sobborgo di Gardolo. Poco dopo viene travolto da un’auto e muore. La vittima, Roberto Carotta, non era diretta lontano. La sua casa, la sua famiglia e i suoi affetti sono a Gardolo. I suoi più cari amici sono vigili del fuoco volontari, Roberto, 27 anni, già un uomo ma ancora un ragazzo per entusiasmo, è il loro vicecomandante. Quella notte Roberto ha fatto quello che sentiva di dover fare. Si è fermato per prestare soccorso a chi in quel momento poteva averne bisogno. Cosa normale per lui e per quelli come lui che dedicano il loro tempo libero al servizio gratuito della propria comunità. Sono passati dieci anni da quella notte di dolore e dieci anni dopo i VVF Volontari di Gardolo hanno voluto ricordare Roberto con una giornata di “Caserme Aperte” che si è svolta sabato 10 gennaio scorso. Per non dimenticare e per promuovere la prevenzione all'incidentistica stradale il Corpo di Gardolo in collaborazione con ANVU Trentino (Associazione Nazionale Polizia Locale) organizzeranno nei prossimi mesi alcuni incontri sulla sicurezza stradale presso le scuole medie di Gardolo. Gli incidenti stradali in Italia sono la prima causa di morte sotto i 40 anni, con 220 mila incidenti gravi ogni anno e un bilancio di circa 5 mila morti e più di 310 mila feriti gravi. I fattori causali più fortemente associati agli incidenti stradali sono correlati ai comportamenti dei conducenti, al loro mancato rispetto delle regole del codice della strada e, in particolare, a scorretti stili di vita, come eccesso di velocità, guida distratta e pericolosa, utilizzo di telefoni cellulari alla guida, mancato rispetto della precedenza, della distanza di sicurezza e
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assunzione di alcol o sostanze stupefacenti. La formazione alla prevenzione non deve venire solo dalle Scuole Guida e dagli enti competenti come la Polizia Locale ma deve far parte della vita di tutti i giorni, in famiglia, a scuola e con gli amici. Se amate i vostri famigliari, i vostri amici e il prossimo ricordate di essere sempre responsabili quando guidate. Nell’ambito del progetto è stato anche realizzato un video, prodotto dai ragazzi dell'Alta Formazione Professionale di Trento e ha lo scopo di far riflettere sull'utilizzo dei telefoni cellulari alla guida. Lo spot è stato realizzato in collaborazione con ANVU (Associazione Professionale Polizia Locale d'Italia), Corpo dei VVF volontari di Gardolo e Lavis, Croce Bianca di Trento e Corpo di Polizia Locale di Trento.nostri ideali: «Ci amerai dall’alto e ci proteggerai; sei stato un esempio da seguire per tutti.».
Inquadra questo QR CODE col tuo smartphone per visualizzare il video. link: https://www.youtube.com/watch?v=IW532ZpQLBk
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AT T U A L I T À
Salvataggio più rapido grazie a un codice QR
Mercedes-Benz è la prima casa automobilistica a offrire il sistema digitale di accesso a una scheda di soccorso specifica del veicolo tramite codice QR. Rapidità e semplicità di accesso alle informazioni sul veicolo in caso d’incidente. L’etichetta autoadesiva del codice QR si trova su tutte le vetture nuove Mercedes-Benz e smart ed è anche applicabile a posteriori sui modelli precedenti. La Federazione svizzera dei pompieri ha accolto positivamente l’innovazione e ne informa i soci. con risorse adeguate, azioni di prevenzione incisive e un'adeguata flotta antincendio, poichè non puo essere sufficiente contare solo e unicamente sul concorso della flotta aerea dello Stato
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Per semplificarne l’individuazione, Mercedes-Benz ha deciso di applicare un codice QR all’interno dello sportello del serbatoio e uno sul lato opposto, in corrispondenza del montante B. Robert Schmidli, direttore della FSP: «La Federazione svizzera dei pompieri apprezza e sostiene gli sforzi compiuti da Mercedes-Benz per agevolare il lavoro delle squadre di soccorso stradale.» Scansionando il codice con uno smartphone o un tablet in presenza di una connessione Internet è possibile accedere rapidamente alla scheda di soccorso e, di conseguenza, a tutte le informazioni del veicolo rilevanti per la sicurezza.
In caso d’incidente con auto seriamente danneggiata le forze di soccorso devono innanzitutto liberare gli occupanti dal mezzo sinistrato. L’operazione potrebbe rivelarsi pericolosa per tutti i soggetti coinvolti qualora non siano disponibili informazioni relative al veicolo. Per questo motivo un accesso rapido alla scheda di soccorso è estremamente importante per il personale preposto. La scheda contiene infatti tutti i dettagli costruttivi specifici del veicolo, quali ad esempio la posizione degli airbag, della batteria e del serbatoio carburante, così da poter utilizzare ad esempio le cesoie di soccorso in totale sicurezza. Già oggi tutte le case costruttrici mettono a disposizione le schede di soccorso per ogni modello di auto da loro prodotta. Daimler è il primo gruppo automobilistico in assoluto a offrire per le autovetture di propria produzione il sistema digitale di accesso a una scheda di soccorso specifica del veicolo tramite codice QR. «La nuova etichetta autoadesiva del codice QR fornisce in forma elettronica tutti i dati rilevanti del veicolo che possono agevolare le operazioni di soccorso alle vittime di incidenti stradali», spiega Stephan Müller, direttore After Sales MercedesBenz Cars presso la Mercedes-Benz Svizzera SA. «I
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clienti Mercedes-Benz e smart svizzeri possono fare applicare relative officine autorizzate il codice di soccorso anche sulle auto più anziane (prodotte a partire dal 1990).» Dalla fine del 2013 l’etichetta con il codice QR è infatti presente di serie su tutte le autovetture nuove Mercedes-Benz, mentre da gennaio di quest’anno si ritrova anche su quelle a marchio smart. adeguata flotta antincendio, poichè non puo essere sufficiente contare solo e unicamente sul concorso della flotta aerea dello Stato che, in base al principio di sussidiarieta sancito anche dalla legge 353/2000, deve garantire, con un numero ridotto di mezzi aerei rispetto agli anni passati, il supporto a tutte le Regioni d'Italia in una materia che - e bene ricordarlo - e di competenza delle Regioni". red/pc (fonte: DPC)
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ISTRUTTORI VOLONTARI bene apertura ma le modalitĂ vanno riviste A cura di Giuseppe Parrinello e Massimo Barbon
La nostra Associazione Nazionale, nella persona del vicepresidente Parrinello, pur ritenendo un grosso passo avanti il recepimento delle istanze presentate al Sottosegretario Bocci e concretizzate dalle direttive del Capo del Corpo Giomi, considera che lo svolgimento "tradizionale" del percorso formativo che porterebbe all'ottenimento della qualifica di "istruttore professiona-
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le", rende difficile l'individuazione di personale disposto a frequentare tale corso (si tratterebbe di 5 settimane presso le scuole della capitale). L'ANVVFV propone quindi di selezionare i discenti tenendo conto del grado posseduto e della professionalitĂ acquisita. Il periodo formativo andrebbe poi frazionato in settimane mai consecutive; una prima fase
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dovrebbe potersi svolgere in modalità e-learning e successive fasi pratico-operative presso Poli Didattici e Direzioni Regionali. Andrà poi garantita la copertura assicurativa dei partecipanti, dal momento che si paventa il "non richiamo" in servizio e quindi si tratterebbe di regime non previsto dalle attuali norme.
Anche Massimo Barbon, presidente del Coordinamento Regionale Lombardia della ANVVFV, ha inviato una missiva al direttore regionale VVF Pellicano, puntualizzando che: «Se il Dipartimento, come noi, ritiene veramente necessario ed utile formare un nucleo di istruttori volontari, si deve forzatamente svolgere il corso di formazione in giorni adatti alla disponibilità del ns personale; chiediamo quindi di rimodulare il calendario del corso sfruttando la modalità e-learning, già utilizzata con successo nel corso per CS volontari, i fine settimana (sabato e domenica) e le strutture periferiche del Corpo Nazionale, Poli Didattici, Direzioni Regionale e Comandi Provinciali. Tutto ciò permetterebbe una larga partecipazione e, di conseguenza, la possibilità di selezionare il personale più adatto a svolgere questa importante e delicata attività.»
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BREVISSIME
ADDIO AL CORPO FORESTALE DELLO STATO? Secondo quanto annunciato dal Governo pare che la risposta sia: sì. Il premier Matteo Renzi ha comunicato, parlando all’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola superiore di polizia, che “per una sempre migliore integrazione tra le forze di polizia è difficile che dopo la riforma della Pubblica amministrazione siano ancora cinque i corpi di polizia”. E sembra che il corpo candidato ad esser cancellato sia proprio quello della Forestale. Ne ha parlato anche il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, che ha spiegato come, con la riforma prevista, sia in agenda la riorga-
nizzazione del Corpo forestale dello Stato ed il suo eventuale assorbimento nelle altre forze. In Italia la pubblica sicurezza è affidata a 305 mila agenti divisi in cinque differenti corpi: Carabinieri (105 mila), Polizia (95 mila), Guardia di finanza (60mila), Polizia penitenziaria (38 mila), Corpo forestale dello Stato (7mila). Ieri poi è arrivato anche l’ok della commissione Affari costituzionali del Senato alla riorganizzazione del Corpo. Critica però l’opposizione: per il leghista Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno ed attuale presidente della Regione Lombardia, non sarebbe “una buona idea, perché hanno una loro storia, un senso di appartenenza peculiare, un’identità, una tradizione. Forzare una ‘fusione a freddo’, finirebbe solo a demotivare chi ne fa parte”. Plausi invece dal sindacato di polizia Sap: “bisogna puntare - secondo il segretario Gianni Tonelli - all’unificazione delle forze dell’ordine partendo dall’unificazione degli apparati logistici e centrali che assorbono il 60% delle risorse”. Il capo della polizia, Alessandro Pansa, invece apre ad una riforma complessiva del sistema di sicurezza che punti ad una “revisione, razionalizzazione e modernizzazione della risorsa polizia”.
MARINA E VVF: FIRMATO ACCORDO Marina Militare e Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco hanno siglato un accordo per incrementare la conoscenza delle rispettive organizzazioni allo scopo di individuare attività di collaborazione di comune interesse e di reciproco beneficio per valorizzare le rispettive capacità e metterle al servizio della collettività. La collaborazione è stata sottoscritta dal Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi e dal dottor ingegnere Gioacchino Giomi, Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Verranno avviate attività di studio, ricerca, sperimentazione, formazione, addestramento congiunto e impiego operativo, nell’ambito delle rispettive finalità istituzionali, mettendo a disposizione il proprio personale e le strutture. La Marina Militare esprime le proprie capacità ed impiega i propri uomini e mezzi su una
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gamma di attività ed operazioni che spaziano dal sociale, all’umanitario, all’ambientale, allo scientifico ed in tutti i settori d’interesse della collettività che unitamente alla funzione prettamente militare delineano le capacità dual-use in senso più ampio. Le attività di soccorso tecnico urgente e più in generale di soccorso pubblico, unitamente a quelle di prevenzione incendi e vigilanza antincendio, sono garantite nel nostro Paese dalle strutture operative del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco dislocate su tutto il territorio nazionale, attive 7 giorni su 7, in tutto l’arco delle 24 ore. [ricordiamo che nell’incendio del traghetto Norman Atlantic dello scorso 28 dicembre, erano stati impiagati appena 8 VVF imbarcati su un rimorchiatore privato…].
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I VVF VOLONTARI NON “IDONEI” PER LE CALAMITÀ: LE LORO AUTOSCALE SI! l Sottosegretario Bocci, rispondendo ad un’interrogazione, ritiene che il solo personale permanente – impiegato in Emilia nell’alluvione d’un anno fa – fosse idoneo e sufficiente, in quanto in detti scenari si fa ricorso a specifiche professionalità. Ma purtroppo il mancato allertamento dei presidi volontari avviene anche in caso di “soccorso ordinario” (si mandano permanenti da 35Km piuttosto che volontari locali!). I sindacati criticano invece l’invio dei VVF volontari piemontesi – con proprie piattaforme aeree – sull’emergenza maltempo in Toscana. Ai colleghi di Chiari, nella bresciana, è invece stato “requisito” il solo automezzo (acquistato da consorzio di municipi) e inviato nel fiorentino con personale permanente.
A cura della redazione
A distanza di 13 mesi dall'interrogazione presentata dall'On.le Gianluca Pini - in merito al mancato impiego dei VVF volontari del modenese sull'evento alluvionale che stava colpendo i PROPRI territori - è giunta la risposta dell'On.le Gianpiero Bocci. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, nel suo scritto, sostiene che il dispositivo di soccorso messo in atto fosse confor-
me alle procedure previste dalla " direttiva dipartimentale". Il personale permanente impiegato (quello delle colonne mobili giunte, oltre che dall'Emilia, da Lombardia e Veneto) sarebbe risultato idoneo e sufficiente, in ogni fase dell'emergenza, al conseguimento degli obiettivi operativi.
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permanenti (distanti anche 35 Km) piuttosto che impiegare risorse VVF volontari locali (distanti max 10 Km), anche in caso di soccorso "ordinario" e non di calamità. Alla riunione erano presenti i distaccamenti volontari di: Zocca, Luzzara, Fanano, Mirandola, Frassinoro, Casola Valsenio, Copparo, Pievepelago, in rappresentanza delle province di Modena, Reggio Emilia, Ravenna e Ferrara.
il nostro retwit d’un pensiero del Coord.Ass.ni VVFV del Piemonte (Roberto Zanin)
Inoltre, l'impiego dei VVF volontari sarebbe stato limitato (nel senso di impedito? NdR) perché si sarebbe fatto ricorso, come quasi sempre, a specifiche professionalità. Il Sottosegretario ha poi concluso ritenendo che, in tali casi, è consolidata "best practice" operativa il raddoppio temporaneo (di turno) del personale permanente. L'Onorevole Pini, nell'interrogazione, aveva sostenuto che: "....a questi volontari che hanno a disposizione mezzi e competenze (nella vita civile sono lavoratori, laureati, tecnici), sarebbe stato ordinato di permanere nei distaccamenti o di rientrarci, come accadde con il terremoto. Una situazione nota da un paio d'anni, tra l'indifferenza delle istituzioni e anzi una certa ostilità di quanti hanno «remato» e proclamato in senso contrario all'impiego di questi vigili del fuoco (...)” se il Ministro intenda verificare le responsabilità circa il mancato utilizzo dei volontari dei vigili del fuoco emiliani nelle ultime due calamità che hanno devastato zone importanti della regione. (al medesimo link della risposta del Sottosegretario troverete anche il testo completo dell'interrogazione). Certi dell'impeccabile operato, anche in quell'ennesima calamità, della componente professionale del CNVVF, riteniamo che i nostri distaccamenti VVF volontari LOCALI sarebbero stati visti dalla popolazione (qualora fossero stati impiegati) come una pronta risposta dell'Amministrazione all'emergenza in corso, e che sia stata comunque un'assurdità lasciare questa componente del Corpo inoperativa presso le proprie caserme di PROSSIMITÀ'. In seguito alle mancate attivazioni dei presidi VVF volontari, in occasione delle alluvioni d’un anno fa, il vicepresidente nazionale ANVVFV Rolando Fagioli accompagnato dai consiglieri Biddoccu e Di Maio incontrò i rappresentanti VVFV dell'Emilia Romagna. Ne risultò una mancanza di razionalità nella risposta antincendi e di soccorso, con l'attivazione di presidi
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I problemi legati all'allertamento risultarono tra i più sentiti da tutti: l'impiego delle partenze volontarie è lasciato alla discrezione dei capi turno di Sala Operativa 115. I distaccamenti volontari non sarebbero "abilitati" ad effettuare interventi di incidenti stradali, benché dotati di cesoia idraulica… I distaccamenti volontari non avrebbero territori di competenza assegnati, pertanto la discrezionalità della chiamata continua ad essere soggettiva e la gestione delle chiamate pare essere piuttosto "personalizzata". A Ravenna il Comando Provinciale prevede che i VVF volontari neo-iscritti vengano affiancati alle squadre permanenti per circa tre mesi, ma in questo periodo pare che i vigili vengano utilizzati in mansioni "diverse" dal soccorso. Vi sarebbero poi distaccamenti con scarse dotazioni di vestiario e DPI (acquistati in molti casi dagli stessi volontari). Alcuni presidi devono, inoltre, sostenere oneri e spese ormai insostenibili (affitto dei locali e utenze, incluso il telefono), a Luzzara ad esempio, i VVF volontari sono costretti a racimolare 28.000€ all'anno per far fronte alle spese di gestione della caserma. In alcuni casi, mezzi di soccorso riparati a spese dei volontari, sono stati "requisiti" per esigenze dei comandi provinciali. Mentre andiamo in stampa ci arrivano, invece, due notizie (una buona e una cattiva). La buona è che due distaccamenti VVF volontari (dell’astigiano e del novarese) sono stati aggregati alla colonna mobile del Piemonte ed inviati in Toscana per l’emergenza maltempo di questi giorni. Le cattive in realtà sono due: le organizzazioni sindacali, unitariamente (CGIL, FNS, USB, CONAPO e CONFSAL) hanno criticato per iscritto l’invio di tale personale, ritenendo l’impostazione come antieconomica. Le “sigle” – nello scritto indirizzato ai vertici del Corpo e del Dipartimento VVF – dicono di non comprendere quale scelta operativa abbia fatto propendere la Direzione a formare una selezione di personale differente da quello solo professionista normalmente utilizzato, e per “mission”, chiamato a rispondere, e operare, in prima fase nei crateri emergenziali. Omettono – i signori delle organizzazioni sindacali – che esiste una precisa norma di legge che prevede l’impiego di personale volontario in operazioni di emergenza al
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Passi che (per strani motivi) non ci inviino in calamità – quando sarebbe proprio uno dei motivi principe per attuare i richiami in servizio – passi un po’ meno che non ci facciano neppure uscire (per calamità, ma a volte anche per intervento ordinario) sui territori prossimi ai nostri presidi. Ma che vengano a prendersi i nostri automezzi, acquistati anche con sacrifici (e, in qualche caso, anche rinunciando a quel “soldo” tanto criticatoci), pare davvero troppo; c’è da augurarsi che si sia trattato soltanto d’un fraintendimento.
La piattaforma del distaccamento vol. di Nizza Monferrato a Calenzano (FI).
di fuori della propria area di competenza ed aggregato a colonne mobili regionali (cfr art 10 punto 7 legge 246/2000) e di cui si attende, da 14 anni, l’emanazione del relativo decreto ministeriale. I mezzi richiesti dal Centro Operativo Nazionale per l’invio nel cratere emergenziale sono stati acquistati, con contributi e fondi economici vari, da Comuni con destinazione d’uso ai distaccamenti volontari interessati. A proposito di quest’ultimo punto, ecco la seconda brutta notizia: il Comando Provinciale di Brescia ha “prelevato” (parrebbe proprio su “ordine” della Direzione Regionale e del Centro Operativo Nazionale) la piattaforma aerea (A-TRID Multitel) in servizio al distaccamento volontario di Chiari e l’ha destinata all’emergenza maltempo fiorentina, con proprio personale permanente. Si noti che l’automezzo fu acquistato nel 2013 (si veda VFV n°1/2014 pag. 40) da un consorzio di 11 municipi, a un costo di 175mila euro (ca. 45 cent ad abitante) e ceduto in comodato d’uso gratuito (con un vero e proprio contratto) al Dipartimento VVF con la tipica clausola “ad uso esclusivo del distaccamento VVF volontari di” Chiari. Nessuno, per carità, avrebbe negato l’invio dell’automezzo in aiuto alle popolazioni toscane messe in ginocchio dal vento, certo sarebbe stato più “carino” che a bordo di quel mezzo vi fosse personale volontario del medesimo distaccamento di provenienza.
I VVF volontari del Trentino durante il terremoto emiliano.
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Prot. N. 54/2015
Torino, 10 Marzo 2015 Al Direttore regionale VV.F. Piemonte Dott. Ing. Davide META E p.c.
Al Sottosegretario di Stato all’Interno
On.le Giampiero BOCCI E p.c.
Al Capo Dipartimento VVSPDC Pref. Francesco Antonio MUSOLINO
E p.c.
Al Capo Del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco Dott. Ing. Gioacchino GIOMI
E p.c.
Ai Comandanti Provinciali dei vigili del fuoco di Asti e Novara
E p.c.
Ai Coordinamenti e Segreterie Nazionali CGIL VVF, FNS CISL, UIL VVF, USB VVF, CONFSAL VVF, CONAPO
Oggetto: “Emergenza maltempo Toscana” Egregio Direttore, siamo stati informati che, in occasione dell'evento emergenziale di cui all'oggetto, nella colonna mobile regionale, dai comandi di Novara e Asti , si è autorizzata anche la partenza di personale dei distaccamenti volontari. Non comprendiamo quale scelta operativa abbia fatto propendere la Direzione a formare una selezione di personale differente da quello solo professionista normalmente utilizzato, e per “mission”, chiamato a rispondere, e operare, in prima fase nei crateri emergenziali. Questa “inedita organizzazione" inevitabilmente affianca tipologie differenti di lavoratori e, per correttezza procedurale, dovrebbe trovare l'accordo sindacale rientrando la stessa nella sfera dell'organizzazione del lavoro.
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Ciòҋ premesso, riteniamo questa impostazione antieconomica in quanto ha impiegato personale che è oggettivamente eccedente rispetto alle necessità e alle richieste manifestate dal Ministero, aggravando, probabilmente, i costi totali di spesa in un momento nel quale tutte le indicazioni nazionali chiedono di contrarre i costi. Al fine di evitare interpretazioni discordanti con la realtà è opportuno chiarire sin da subito che sia dal Comando di Asti che dal Comando di Novara le squadre di supporto, adibite alla conduzione delle piattaforme aeree, erano formate da un capo squadra e un autista permanenti esperti, e che gli stessi risultano essere anche istruttori di guida iscritti allҋalbo ministeriale, pertanto non era necessario avvalersi di personale diverso essendo gli stessi altamente specializzati. Per quanto sopra chiediamo quindi urgentemente una delucidazione su tutta la vicenda. Distinti Saluti ) WR
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VVF VOLONTARI LA BASE DEL DISPOSITIVO DI SOCCORSO A cura della redazione
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I permanenti valdostani resteranno alle dipendenze della Regione Autonoma Era stato il sindacato Conapo a paventare un possibile ritorno al Corpo Nazionale VVF per la sola componente professionale del Corpo Valdostano dei Vigili del Fuoco (ca. 160 persone). Motivo della bagarre “richieste disattese” di natura contrattuale e previdenziale: secondo il sindacato, infatti, la regionalizzazione non volle riconoscere specificità lavorativa del personale e non avrebbe garantito stesse tutele previdenziali previste per i cugini del Corpo Nazionale. Ora l’INPS s’è pronunciata mettendo nero su bianco che il Corpo Valdostano VVF è assimilato a quello nazionale e le condizioni per la pensione sono le medesime del personale dipendente da Roma. Per le altre sigle (CGIL, CISL, SAVT e UIL) quello della questione previdenziale “era un finto problema”. Il Presidente Rollandin ha dichiarato la questione risolta: «E’ chiaro che dovevamo attendere la risposta dell’Inps per poterci esprimere su questa problematica ma oggi, con piena soddisfazione, possiamo dire che i problemi legati al trattamento previdenziale sono risolti» - ha detto Rollandin concordando con Elso Gerandin di Uvp, promotore dell’interpellanza, che l’idea di - «creare un corpo valdostano è stata una buona idea, che ha dato delle risposte positive, apprezzate dalla comunità.».
Un anno fa i pompieri volontari valdostani s’erano imposti fermamente al trattamento loro riservato da quando, nel 2012, era stata abolita la figura del Direttore dei Servizi Antincendi. Da allora il Consiglio del personale volontario non aveva più la stessa considerazione presso il Comando Regionale dei VVF e, spesso, i volontari non venivano neppure allertati al verificarsi d’una emergenza nel proprio comune. All’assemblea annuale dei volontari il Comandante Regionale dei VVF Salvatore Coriale era stato persino fischiato durante il suo intervento dal palco (ne avevamo parlato su VFV n°3/2014 NdR). Ora gli animi sono più sereni e i 1383 vigili del fuoco volontari valdostani hanno ottenuto la considerazione che chiedevano a gran voce. Nell’accordo - firmato dal Presidente della Regione Autonoma Rollandin, dal Comandante del Corpo VVF
Coriale e dal Presidente del Consiglio del personale Volontario Cappelletti – salta all’occhio innanzitutto che la Sala Operativa del 115 (come sarebbe la logica NdR), acquisite dall’utente le necessarie informazioni, allerterà immediatamente il distaccamento VVFV comunale e, nel caso di mancata ricezione, quello dei comuni vicini. S’interverrà sulla norma affinché gli ispettori di Comunità Montana – che coordinano gli interventi quando sono presenti più distaccamenti sullo scenario incidentale – vengano scelti soltanto tra il personale operativo, col grado di capo squadra conseguito da almeno 5 anni e previo il superamento d’un corso di formazione atto ad accertare l’attitudine al comando e coordinamento. I corsi di formazione, per tutto il personale volontario, verranno organizzati esclusivamente in orari e giorni compatibili con l’attività lavorativa dei VVF volontari e la forma-
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da SX il Comandante del Corpo Valdostano VVF Coriale; il Presidente dei VVF Volontari Cappelletti e il Presidente della Regione Autonoma VDA Rolladin.
zione potrà anche essere “esternalizzata” in caso d’impossibilità – da parte del Comando – d’organizzare le lezioni in orari adeguati alle esigenze dei VVFV. Il Comandante dei VVF e il Direttore della Motorizzazione Regionale - dando seguito a leggi e regolamenti degli anni 2009/10/11/12 – rilasceranno le prime patenti di servizio del Corpo Valdostano VVF anche al personale volontario che abbia effettuato guide per almeno 6 mesi. I volontari verranno altresì dotati di tesserino di riconoscimento, al pari del personale di ruolo. Il Consiglio del personale volontario avrà finalmente un ufficio presso il Comando Regionale dei VVF, questo anche per formalizzare che detta componente fa parte a tutti gli effetti del Corpo VVF, ma anche per ragioni pratiche. La sede definitiva degli organi direttivi del personale volontario troverà posto nella caserma di Aosta che verrà presto ristrutturata.
loro delegati). Incontri mirati sia agli aspetti organizzativi che amministrativi, ma vi saranno anche incontri mirati e preventivi nelle fasi di predisposizione di bilancio, impegni di spesa, formazione e manutenzione straordinaria degli automezzi. Saranno, infine, tre le figure professionali che gestiranno l’ufficio volontari, tra questi un’addetta alla gestione amministrativa ed un incaricato per la parte operativa. A quest’ultimi farà riferimento il Consiglio dei volontari, fermo restando il ruolo del Comandante. In merito ai datori di lavoro, questi – sia pubblici che privati – restano obbligati ad assicurare la disponibilità dei propri dipendenti per lo svolgimento del servizio, ma solo i secondi riceveranno il rimborso degli emolumenti versati ai lavoratori.
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Nel documento si concorda sulla necessità di coinvolgimento del Consiglio dei VVF volontari per gli argomenti di loro competenza. Verranno calendarizzati incontri periodici tra Presidente del volontari e Comandante (o
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LA FRANCIA TENTA D’ARGINARE LA CRISI DEL VOLONTARIATO Ad un incontro di reclutamento organizzato dai Sapeurs Pompiers di Lavelanet, comune francese di circa 7mila abitanti nel dipartimento dell’Ariege, s’è presentato un solo aspirante… decisamente poco. Fonte: Ariègenews.com
Il dipartimento dell’Ariege conta su 49 pompieri professionali, ripartiti in 4 centri di soccorso e ben 664 pompieri volontari. «Diciassette caserme funzionano unicamente con pompieri volontari, ha dichiarato Didier
Marcaillou comandante del SDIS (Service Départemental d’Incendie et de Secours) dell’Ariege, rammentando che «il numero necessario dei volontari da reclutare è di 100/150 per tutto il dipartimento». In conferenza stampa, il tenente colonnello Marcaillou ha confidato: «Purtroppo soltanto quando si ritrova ad aver bisogno di noi, la gente è sensibile al nostro operato. Nel pericolo e nella sfortuna, la cittadinanza comprende l’utilità dei pompieri volontari». Alcuni incontri informativi sono stati previsti nella regione al sabato mattina, nei centri di Seix, Lavelanet, Saverdun e Auzat. A Lavelanet, s’è presentato Anthony, addetto all’amministrazione nel Centro Ospedaliero di Val d’Ariège e ha coneganto la propria candidatura al tenente Patrice Fauconnet, comandante del Centro di Soccorso locale. Il giovane trentatreenne è già da considerarsi un pompiere volontario anziano. «Si, una persona è molto poco, troppo poco» - hanno sottolineato i tenenti Pygmy Falcon e Marie-Laure Soucarre, che s’occupano dello sviluppo del volontariato pompieristico nel SDIS 09 - «Era, in fondo, il primo incontro da noi organizzato, siamo fiduciosi, molti altri aspiranti pompieri possono ancora avvicinarsi al nostro volontariato venendoti a trovare.». Nel 2014 si sono registrati 792 interventi di soccorso contro i 685 del 2013, con un incremento del 16% (107 uscite in più). Gli interventi più frequenti sono quelli di soccorso sanitario (malori, incidenti…) con 489 interventi. Il Centro di Soccorso di Lalevanet ha effettuato 660 interventi; di questi 493 nel proprio territorio di “prima partenza” e 132 in rinforzo ad altri. Gli interventi rilevanti del 2014 – nel territorio dell’Olmes – sono due: le piogge torrenziali che hanno colpito l’alta valle dell’Hers e l’incendio della pensione familiare che ha provocato tre vittime.
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LE AUTO IBRIDE DI EXPO NON FARANNO SOCCORSO
Le “vetturette” erano state fornite in comodato d’uso gratuito dalla BMW, per il periodo dei giochi appunto, ma si dimostrarono così versatili e maneggevoli che la brigade decise di dotarsene in pianta stabile. Durante le olimpiadi queste automobiline avevano risposto, in prima istanza, a ben 300 chiamate di soccorso, risolvendo spesso alcuni sinistri sul nascere. Attualmente questo tipo di veicolo costituisce meno del 5% dell’intera flotta antincendio dei VVF di Londra ma il numero potrebbe raggiungere il 30% nei prossimi 10 anni.
Ne ha acquistate 5 di Toyota Auris (con alimentazione ibrida) il Comando Provinciale dei vigili del fuoco milanesi e speravamo si seguisse l’esempio dei colleghi londinesi che avevano attrezzato delle MINI Country Man per le Olimpiadi del 2012. Purtroppo non sarà così, verranno utilizzate soltanto per servizi di trasporto dirigenti e funzionari nonché come navetta per il personale VVF che s’avvicenderà nei servizi per EXPO. Si tratta di 5 autovetture marca Toyota, modello Auris TS Hybris Active Plus MY 14 ed erano apparse nelle officine della centrale di via Messina nei mesi scorsi. Ora vestono la sobria livrea del Corpo Nazionale ma, apprendiamo, non verranno impiegate (almeno per il periodo EXPO) al soccorso.
Milano invece – in merito ad unità di soccorso rapido dovrà aspettare (o soprassedere): le automobili ibride di nuovo acquisto sono state così distribuite: 1 al “dirigente Addetto” del Comando VVF; 1 al “Funzionario EXPO”; un’altra al “Capo Reparto EXPO”, e le ultime due per gli spostamenti interni al sito, del personale VVF e navetta. Anche un IVECO Massif – attrezzato tempo fa, per impiego rapido urbano, con modulo FireXpress – non sembra aver ottenuto il successo sperato.
Nel 2012 il London Fire Brigade aveva allestito proprio 5 autovetture MINI Country Man e le aveva destinate ai servizi (di soccorso) legati alle Olimpiadi. Le macchinette erano infatti state attrezzate d’estintori per le diverse categorie d’incendio, nonché zaino di soccorso sanitario e Defibrillatore Automatico (DAE). Per via delle dimensioni e la maneggevolezza erano state preferite, quali veicoli di primo impiego, per ridurre i tempi di risposta.
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CORPO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE Da qualche tempo circola su vari siti internet una bozza di legge delega attribuita al Governo e rilanciata da alcune testate online, nella quale vengono descritte le linee guida di un riordino delle forze di Polizia (sia ad ordinamento civile che militare) e una trasformazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco in un “Corpo Nazionale della Protezione Civile” con contestuale uscita dal Ministero dell’Interno. Ne riportiamo un estratto, anche se nulla di ufficiale è stato trovato sul sito del Senato. A cura della redazione
Per quanto ci riguarda, dovrebbe avvenire una vera e propria “trasformazione del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco nel Corpo nazionale della Protezione civile, salvo il trasferimento alle Regioni di tali funzioni allorché non richiedano un esercizio unitario ... con contestuale riordino delle funzioni e dell’organizzazione del Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell’Interno ... prevedendo in ogni caso una direzione del nuovo Corpo distinta rispetto all’organizzazione del Ministero dell’Interno e a quella del Dipartimento nazionale della Protezione civile. Che sia un primo passo verso la regionalizzazione e il decentramento del soccorso tecnico urgente, così come avviene già in regioni e province autonome, oppure si tratta solo d’un falso? E’ tra l’altro previsto lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato e di quello della Guardia di Finanza…ecco lo stralcio dall’ipotetica “bozza”.
BOZZA RIORDINO FORZE DI POLIZIA ELABORATA DAL GOVERNO Stralcio della Legge Delega (art. 4, 5 e 6) per riordino e accorpamento Forze statali di Polizia Art. (3) Principi generali e criteri direttivi della delega legislativa per il riordino delle funzioni di polizia, dei corpi di polizia dello Stato e per l’istituzione del Corpo nazionale della Protezione civile 1. Nell’esercizio della delega legislativa per il riordino delle funzioni di polizia e dei corpi di polizia dello Stato il Governo oltre ad attenersi ai criteri e principi direttivi previsti negli articoli 1 e 2, provvede a riordinare il sistema previsto dalla legge n. 181/1981 e successive modifiche e integrazioni e le norme del codice dell’ordina-
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mento militare concernenti le funzioni di polizia e a riordinare tutte le funzioni di polizia svolte da tutti i corpi di polizia statale e locale e anche delle Forze armate, attenendosi ai seguenti criteri e principi direttivi: a) trasferire in tutto o in parte dalle forze di polizia, anche ad ordinamento militare, ad altre autorità amministrative statali, anche ad ordinamento autonomo, le funzioni precedentemente svolte, con il relativo personale e la relativa dotazione finanziaria e infrastrutturale, che non consistano in funzioni di polizia o in funzioni di indispensabile supporto ad esse, prevedendo in ogni caso:
di quelle svolte dal Corpo forestale dello Stato in quelle delle altre forze di polizia e la garanzia degli attuali livelli di presidio dell’ambiente e del territorio e la salvaguardia delle professionalità esistenti nel Corpo forestale dello Stato;
1) il trasferimento alle agenzie fiscali dei compiti non attinenti a funzioni di polizia attualmente svolti dalla Guardia di Finanza in materia tributaria, catastale, doganale e di gestione amministrativa e finanziaria dei beni demaniali, fermi restando gli attuali livelli di tutela della sicurezza economico-finanziaria e la salvaguardia delle professionalità esistenti nella Guardia di Finanza;
4) il trasferimento al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco delle funzioni in materia di protezione civile e di soccorso pubblico, di prevenzione e soccorso in caso di incendi boschivi e di soccorso montano e sciistico finora svolte dal Corpo forestale dello Stato e delle funzioni di soccorso alpino finora svolte dalla Guardia di Finanza, fermo restando la delega legislativa prevista nel numero 5) alla contestuale trasformazione del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco nel Corpo nazionale della Protezione civile, salvo il trasferimento alle Regioni di tali funzioni allorché non richiedano un esercizio unitario;
2) il trasferimento alle regioni o alle Agenzie per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici o ai corpi di polizia locale o agli enti locali delle funzioni amministrative e dei compiti di polizia amministrativa locale finora svolti dal Corpo forestale dello Stato e dal Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera, fermo restando il riordino delle funzioni di polizia di tutela dell’ambiente e del territorio, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, con assorbimento
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3) il trasferimento alle Prefetture e agli enti portuali ovvero alle Regioni di alcune funzioni di polizia amministrativa svolte dal Corpo delle capitanerie di porto, circa la gestione della navigazione da diporto e delle attività portuali, escluse le attività di vigilanza in mare;
5) il riordino dell’organizzazione centrale e periferica del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, trasformato in Corpo nazionale della protezione civile, con contestuale riordino delle funzioni e dell’organizzazione del
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Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell’Interno, del Dipartimento della Protezione civile e degli enti pubblici statali componenti del Servizio nazionale della Protezione civile e con incorporazione nel nuovo Corpo nazionale della Protezione civile delle funzioni, degli uffici e del personale attualmente addetto alle funzioni di soccorso alpino finora svolte dalla Guardia di Finanza e alle funzioni di protezione civile nell’ambito del disciolto Corpo forestale dello Stato in materia di prevenzione e di contrasto degli incendi, di soccorso montano e sciistico e di soccorso in caso di calamità naturali e del relativo personale, prevedendo in ogni caso una direzione del nuovo Corpo distinta rispetto all’organizzazione del Ministero dell’Interno e a quella del Dipartimento nazionale della Protezione civile; 6) il trasferimento ai corpi di polizia locale di tutti i compiti e le funzioni di polizia amministrativa locale e delle funzioni di polizia di sicurezza di interesse esclusivamente locale finora esercitati dalle amministrazioni statali e dalle forze di polizia dello Stato; b) orientare le funzioni, la preparazione e l’organizzazione dei corpi di polizia, in modo da preparare, aumentare, distribuire e pianificare le funzioni di tipo preventivo e di controllo di tutto il territorio della Repubblica, oltre che le funzioni di contrasto e di repressione; c) riordinare, accorpare ed accentrare presso le amministrazioni centrali e periferiche del Ministero dell’Interno tutti gli organi, gli uffici, le funzioni, con le relative risorse finanziarie, tecnologiche, logistiche e di personale, che sono meramente strumentali al comando operativo del personale e alla gestione di ogni forza di polizia dello Stato e all’esercizio dei compiti e delle funzioni di polizia e che finora erano collocati nell’ambito dell’organizzazione di ogni corpo di polizia dello Stato o delle amministrazioni di altri organi statali o di altri Ministeri, affidandone la gestione in via preferenziale soprattutto al personale civile dell’Amministrazione dell’Interno per i compiti non strettamente operativi, prevedendo le modifiche necessarie alla discipline dell’organizzazione interna dei Ministeri e delle altre amministrazioni centrali o periferiche dello Stato e includendo in ogni caso tra le funzioni spettanti al solo Ministero dell’Interno, nell’ambito del Sistema nazionale integrato di sicurezza istituito ai sensi dell’articolo 8, le seguenti: 1) la gestione, l’organizzazione e la didattica degli istituti di formazione di base del personale chiamato a svolgere funzioni di polizia, con esclusione della formazione di tipo strettamente militare del personale dell’Arma dei carabinieri, con contestuale riordino, aggiornamento e
potenziamento dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale chiamato a svolgere compiti di polizia, delle materie insegnate e degli ordinamenti didattici dei vari corsi e il loro collegamento con il resto dei corsi scolastici, universitari e di formazione, includendovi anche la promozione della conoscenza e della pratica delle norme costituzionali, internazionali e dell’Unione europea, la promozione della coscienza civica, la conoscenza e l'addestramento all’uso delle armi e dei sistemi informatici e all'uso di risorse e metodi nonviolenti nelle modalità del servizio operativo e l’apprendimento di una deontologia professionale che sia conforme alla primaria funzione preventiva spettante alle forze di polizia; 2) la gestione amministrativa e finanziaria del personale di tutte le forze di polizia dello Stato, con esclusione della gestione amministrativa e finanziaria e del personale militare dell’Arma dei Carabinieri chiamato a svolgere i compiti militari indicati nell’art. 4, comma 1, lett. a), b), h) e con esclusione dei procedimenti concernenti gli avanzamenti, le promozioni e le onoreficienze militari e gli aspetti connessi con la disciplina militare del personale dell’Arma dei Carabinieri; 3) la gestione amministrativa e finanziaria dei contratti e degli appalti concernenti la gestione a qualsiasi titolo o gli acquisti dei beni mobili e immobili e dei servizi, inclusi i mezzi di trasporto, le armi, le dotazioni logistiche e tecnologiche e gli strumenti e i sistemi di comunicazione messi a disposizione di tutte le forze di polizia dello Stato e tutte le attività concernenti gli appalti e i contratti concernenti tali beni e servizi, con esclusione del materiale di armamento e di comunicazione strettamente attinente alla mera difesa esterna dello Stato e dei mezzi di trasporto, degli strumenti e degli armamenti in dotazione alla nuova Arma dei Carabinieri per svolgere i compiti militari indicati nell’art. 4, comma 1, lett. a), b), h) della presente legge; d) organizzare lo svolgimento delle funzioni amministrative spettanti allo Stato in materia di polizia amministrativa, di polizia di sicurezza e di polizia giudiziaria in modo che esse siano esercitate da due soli corpi dello Stato e che siano contestualmente accorpati nell’ambito di essi tutti i corpi dello Stato che attualmente svolgono funzioni di polizia, prevedendo in particolare: 1) il riordino dell’Arma dei Carabinieri, quale Forza armata e corpo di polizia statale ad ordinamento militare e a competenza specializzata, secondo i principi e i criteri direttivi previsti nell’articolo 4 della presente legge, con trasferimento ad essa di alcune funzioni di polizia, inclusi il relativo personale e le rispettive dota-
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zioni, finora esercitate da altre forze armate e dal Corpo della Guardia di Finanza e con trasferimento alla Polizia di Stato di alcune funzioni di polizia finora svolte dall’Arma stessa, inclusi il relativo personale e le rispettive dotazioni; 2) il riordino della Polizia di Stato, quale corpo di polizia statale ad ordinamento civile e a competenza generale residuale rispetto a quelle che in base ai principi e criteri direttivi previsti dalla presente legge sono assegnati alla competenza esclusiva o prevalente dell’Arma dei Carabinieri o dei corpi di polizia locale, secondo i principi e i criteri direttivi previsti nell’articolo 5 della presente legge, con trasferimento ad essa di alcune funzioni di polizia finora esercitate da altre forze armate e di alcune funzioni finora svolte dal Corpo della Guardia di Finanza, inclusi il relativo personale e le rispettive dotazioni, e con trasferimento all’Arma dei Carabinieri di alcune funzioni di polizia finora svolte dalla stessa Polizia di Stato, inclusi il relativo personale e le rispettive dotazioni; 3) lo scioglimento del Corpo della Guardia di Finanza, con trasferimento delle funzioni finora svolte dal Corpo e del relativo personale e dotazioni nell’ambito della Polizia di Stato o nell’ambito dell’Arma dei carabinieri, secondo le loro nuove competenze riordinate per effetto della presente legge, escluse le funzioni di polizia amministrativa che debbano essere trasferite alle agenzie fiscali o ad altri organi, secondo i criteri e i principi direttivi previsti negli articoli 4 e 5 della presente legge;
dotazioni, secondo i criteri e i principi direttivi previsti negli articoli 4 e 5 della presente legge, salvo il trasferimento ai corpi di polizia locale di eventuali funzioni di polizia amministrativa locale; 7) l’inserimento nell’ambito del personale dei due corpi statali di polizia riordinati del personale dei corpi disciolti o ridotti che non sia stato trasferito a funzioni di protezione civile o ad altre funzioni od amministrazioni per effetto del riordino delle funzioni di polizia previste dal presente articolo e la contestuale trasformazione dello stato giuridico del personale trasferito, salvo che il personale ad ordinamento militare chieda ed ottenga, col consenso dello Stato maggiore della Difesa, il trasferimento in una Forza armata diversa dall’Arma dei carabinieri, nei cui ruoli vi siano vacanze di organico e preminenti interessi pubblici al trasferimento; e) trasferire in tutto o in parte all’Arma dei Carabinieri, col consenso dello Stato maggiore della Difesa, il personale militare appartenente ad altre forze Armate che abbia esercitato funzioni di pubblica sicurezza e che risulti eccedentario rispetto alle esigenze funzionali del corpo militare a cui appartiene o delle altre Forze armate, anche nell’ambito del più generale riordino delle Forze armate, fatte salve le esigenze di riqualificazione
4) lo scioglimento del Corpo di Polizia Penitenziaria, con trasferimento delle funzioni finora svolte e del relativo personale e delle connesse dotazioni nell’ambito della Polizia di Stato riordinata per effetto della presente legge, secondo i criteri e i principi direttivi previsti nell’articolo 5 della presente legge; 5) lo scioglimento del Corpo forestale dello Stato, con trasferimento delle funzioni finora svolte e del relativo personale e delle connesse dotazioni nell’ambito della Polizia di Stato riordinata per effetto della presente legge, escluse le funzioni di polizia amministrativa trasferite al nuovo Corpo nazionale della Protezione civile ai sensi della lettera a) o alle Regioni o ad altri enti, secondo i criteri e i principi direttivi previsti nell’articolo 5 della presente legge; 6) il trasferimento all’Arma dei Carabinieri o alla Polizia di Stato delle funzioni di polizia amministrativa e di sicurezza svolte sulla terraferma o nel mare territoriale dal Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera della Marina militare, del connesso personale e delle relative
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professionale e di riclassificazione della carriera; f) prevedere in modo puntuale una complessiva e diversa organizzazione territoriale delle due forze di polizia statali riordinate in modo da raggiungere le seguenti finalità: 1) assicurare un effettivo controllo generale di tutto il territorio della Repubblica, anche in concorso con i corpi di polizia locale, nell’ambito del Sistema integrato di sicurezza istituto ai sensi dell’articolo 8 della presente legge;
mento dei rapporti internazionali o comunitari o per i rapporti tra le diverse articolazioni locali ovvero che debbano essere impiegati per servizi organizzati a livello interprovinciale o che dispongano di personale che debba essere impiegato in modo rapido o flessibile in circostanze speciali o in circostanze straordinarie per esigenze operative connesse ad indagini o alle funzioni di polizia giudiziaria ovvero all’esigenza di provvedere ai problemi di sicurezza di rilevanza locale acuta o di carattere internazionale;
2) eliminare e prevenire sovrapposizioni o concorrenza tra i compiti e le funzioni svolte dalle due forze di polizia dello Stato e tra quelli svolti dai corpi di polizia locale, che comportino diseconomie, ritardi o lacune nell’effettiva e tempestiva tutela delle esigenze della sicurezza individuale e collettiva e nella prevenzione e nel contrasto della criminalità; 3) tutelare a livello locale la popolazione rispetto a tutti i tipi di esigenze e di pericoli connessi con l’ordine pubblico la sicurezza;
5) istituire a livello provinciale e locale di un'unica centrale operativa della Polizia e a livello comunale o sovracomunale una rete capillare di comandi / commissariati / stazioni di polizia che devono essere ovunque sempre operativi 24 ore su 24;
4) assicurare un adeguato e specialistico svolgimento delle diverse attività che devono essere esercitate in modo unitario o che necessitano di particolari specializzazioni o che debbano essere impiegati per il manteni-
6) prevedere un’adeguata ed uniforme dotazione tecnica, economica ed informatica di tutti i comandi territoriali o i commissariati delle due nuove forze di polizia dello Stato in conformità ai nuovi compiti e alla nuova organizzazione; 7) prevedere un’organizzazione territoriale delle due nuove forze di polizia statali, in modo omogeneo tra di loro in via generale su base provinciale, salva l’eventuale istituzione di strutture di livello interprovinciale, regionale o interregionale che siano strettamente indispensabili a livello sub- statale per svolgere funzioni di supporto o collegamento alle funzioni svolte dalle due forze di polizia statali a livello provinciale, al fine di evitare sovrapposizioni di competenze e di favorire la gestione associata dei servizi strumentali; g) prevedere contestualmente il cambio di stato giuridico e il trasferimento all’Arma dei Carabinieri del personale, delle strutture e delle risorse afferenti alle funzioni e ai compiti trasferiti all’Arma per effetto della presente legge che in precedenza erano svolti dalla Polizia di Stato, dal Corpo delle capitanerie di Porto- Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza, e il trasferimento alla nuova Polizia di Stato del personale di tutta la Polizia penitenziaria, del personale del Corpo forestale dello Stato non trasferito al nuovo Corpo nazionale della Protezione civile o ad altre amministrazioni statali o regionali, del personale del Corpo delle capitanerie di Porto- Guardia Costiera e della Guardia di Finanza addetto ai compiti trasferiti e del personale dall’Arma dei Carabinieri addetto ai nuclei o comandi specializzati trasferiti per effetto della presente legge o non più necessario a svolgere i nuovi compiti dell’Arma; h) prevedere il trasferimento ad altre amministrazioni pubbliche, statali, regionali o locali, ovvero la dismissio-
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ne, la cessione o l’alienazione dei beni e delle risorse strumentali, informatiche e tecnologiche che erano in uso alle forze di polizia dello Stato, nei casi in cui, per effetto del riordino disposto in attuazione dalla presente legge o dell’evoluzione tecnologica od operativa, non siano più necessarie per finalità di polizia o per finalità attinenti all’ordine pubblico o alla sicurezza o per altre finalità pubbliche, anche al fine di ottenere riduzioni delle spese e dell’indebitamento delle amministrazioni pubbliche; i) prevedere l’abrogazione espressa di tutte le norme legislative e regolamentari che disciplinavano l’organizzazione dei corpi dello Stato disciolti e le connesse funzioni esercitate, salva la nuova disciplina in materia di ordine pubblico e sicurezza riordinata dal codice emanato per effetto della delega legislativa prevista nell’articolo 2 e ferma restando la nuova disciplina delle funzioni nell’ambito dei corpi riordinati. 2. Ai fini della presente legge per funzioni di polizia si intende l’insieme delle seguenti funzioni, come meglio definite dalle pronunce della Corte costituzionale e dalle altre norme statali vigenti, incluso il codice da emanarsi ai sensi dell’articolo 2 della presente legge: a) funzioni di polizia amministrativa; b) funzioni polizia di sicurezza, finalizzata alla prevenzione dei reati e alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza; c) funzioni di polizia giudiziaria. Art. (4) Principi specifici e criteri direttivi della delega legislativa per il riordino dell’Arma dei Carabinieri 1. Nell’esercizio della delega legislativa per il riordino dei corpi di polizia dello Stato il Governo, oltre ad attenersi ai criteri e principi direttivi previsti negli articoli 1, 2, 3 e 5, è tenuto a prevedere il riordino dell’Arma dei Carabinieri, quale unica forza armata competente a svolgere anche funzioni di polizia e quale forza di polizia ad ordinamento militare e a competenza specializzata, secondo i seguenti criteri e principi direttivi: a) attribuzione in via esclusiva all’Arma dei Carabinieri, in virtù del suo rango di Forza armata, di tutti i compiti militari previsti dal codice dell’ordinamento militare emanato con decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 e successive modificazioni e integrazioni, la cui disciplina deve essere contestualmente armonizzata con la presente legge:
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1) difesa della Patria, 2) salvaguardia delle istituzioni, 3) partecipazione ad operazioni militari in Italia e all’estero, anche nell’ambito di missioni dell’ONU, della NATO, dell’OSCE e dell’Unione europea, 4) polizia militare, 5) sicurezza militare, 6) polizia giudiziaria militare, 7) concorso all’eventuale mobilitazione delle Forze armate, 8) sicurezza delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all’estero e degli uffici degli addetti militari all’estero; b) partecipazione di un contingente di personale dell’Arma, quale forza di polizia italiana a statuto militare, alla Forza di gendarmeria europea (EURGENDFOR) istituita dalle norme internazionali ratificate e rese esecutive con legge 14 maggio 2010, n. 84, posto alle dipendenze del relativo Comando secondo le priorità decise dai Ministri degli Stati partecipanti e concordate col Governo; c) attribuzione all’Arma in via esclusiva delle seguenti funzioni e compiti di polizia: 1) tutte le funzioni concernenti la sicurezza che attengono anche indirettamente alla difesa nazionale e alla protezione dei confini nazionali, incluse quelle funzioni di vigilanza e di pattugliamento alle frontiere terrestri, ferroviarie ed aeree e di controllo operativo delle persone, delle merci e dei natanti operate alle frontiere terrestri, aeree e marittime, di tutela della sicurezza della navigazione, della sicurezza economico-finanziaria della Repubblica e di prevenzione della criminalità transnazionale, che erano finora svolte dalla Polizia di Stato, dalla Guardia di Finanza e dal Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia costiera, mantenendo a quest’ultimo Corpo della Marina militare e alla Marina militare i compiti tecnici ed operativi attinenti alla difesa nazionale, alla sicurezza della navigazione, alla vigilanza e al soccorso nelle acque internazionali e alla difesa militare del mare territoriale della Repubblica rispetto alle minacce armate e ad eventuali conflitti armati internazionali; [...] Inquadra questo QR CODE col tuo smartphone per visualizzare l’intero testo della BOZZA RIORDINO FORZE DI POLIZIA ELABORATA DAL GOVERNO Stralcio della Legge Delega (art. 4, 5 e 6) link: https://app.box.com/s/jsyl6ecj71ntbaygqe7jjdvlyvw167dw
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