VFV Tecnica Antincendio e PC (GEN/FEB 2012)

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Anno XXVI - no 1 Gennaio/Febbraio 2012

Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano


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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)

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RIVISTA UFFICIALE DELLʼASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI

Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale P.I. Fabio MARANGONI

Comitato di Direzione Cav di Gran Croce Gino GRONCHI (Pres. Naz. Ass. Naz. VV.F.VV.) Carlo Alberto COCCHI, Roberto MUGAVERO, Mauro COLOMBINI, Francesco BIANCALANI, Erminio CAPPARONI, Claudio DI MAIO, Rolando FAGIOLI, Luca GERARDI, Gian Carlo NICOLI, Gianluca RONDI, Massimiliano TOLOMEI, Domenico VOLONTERIO, Marco ZUCCATO (Consiglieri Naz. Ass. Naz. VV.F.VV)

Inviato di Redazione Francesco MAZZILLI

Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it

Editore incaricato, ufficio abbonamenti Sede centrale Sicurezza Aziendale s.r.l. Via Palmieri, 47 - 20141 Milano tel. 02/89.500.256 - fax 02/89.500261 Agenzie per lʼItalia CEAT tel. 02/89.500.256 CENTRO DIFFUSIONI TECNICHE tel. 02 204.79.80

Stampa: Reggiani spa Brezzo di Bedero (Va) Tel. 0332/549533 Abbonamenti: Gratuita a Comandi e Distaccamenti dei VV.F. Sostenitori € 70,00 Benemerito da € 70,00 in su Una copia € 8,00 Arretrati € 10,50

LʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari è estranea alla gestione economica della rivista. Gli articoli firmati corrispondono al pensiero dellʼarticolista e non impegnano né la Rivista né lʼAssociazione. La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e correzioni di quegli articoli che a sua discrezione riterrà opportuno modificare. Eʼ vietata la riproduzione anche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pubblicati, Il personale addetto alla raccolta di abbonamenti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati LʼEditore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilita di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo a: Sicurezza Aziendale srl - Via Palmieri, 47 20141 Milano. Le informazioni costudite nellʼarchivio elettronico dellʼEditore saranno utilizzate al solo scopo di inviare la rivista o comunicazioni concernenti lʼabbonamento (Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali). Pubblicità Inferiore al 70%

Aut. Trib. Milano n. 855/89

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NELLA FOTO DI COPERTINA L'ISTRUTTORE DELLA SCUOLA PROVINCIALE ANTINCENDI DI TRENTO, VALENTINO GRAIFF DURANTE IL "CORSO DI VENTILAZIONE E CONFINAMENTO DEGLI INCENDI IN LOCALI CHIUSI" TENUTOSI A PIEVE EMANUELE (MILANO). EDITORIALE

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LETTERA AL PRESIDENTE E AL DIRETTORE

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IL TRENTINO FAʼ SCUOLA AGLI ISTRUTTORI VVF LOMBARDI QUANDO LA TERRA TREMA... LIONS - VVFVV

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LETTERE A CHI CONTA

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LA SCIA

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I BAMBINI IL NOSTRO FUTURO PATENTI TERRESTRI SI CAMBIA (ANCORA)

IN MEMORIA

QUANDO IL GIOCO SI FA SERIO

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V I G I L I D E L F U O C O V O L O N TA R I, CHI SIAMO

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FUMO E FIAMME IN EDIFICI DI GRANDE ALTEZZA

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GRATTACIELI IN FIAMME

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Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano


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Con interesse noto che pur snobbato a livello centrale, il nostro volontariato viene positivamente considerato da quelle Amministrazioni che da decenni assicurano la linfa vitale ai nostri Distaccamenti volontari. E’ dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) la proposta fatta al Ministero dell’Interno per arrivare ad una maggiore interazione tra Ente locale e Vigili del Fuoco nella gestione delle emergenze. Il Delegato alla protezione civile Roberto Reggi, anche sindaco di Piacenza, finalmente avvicina le posizioni dell’ANCI a quelle che da sempre abbiamo sostenuto: avere a disposizione a livello comunale risorse professionali e volontarie che fanno riferimento ai Vigili del Fuoco, così come avviene in Trentino Alto Adige con un modello che viene visto con favore.

Come dar loro torto viste le difficoltà di gestione a livello centrale culminate con il fallimento del progetto “Soccorso Italia in 20 minuti” che auspicava l’apertura di 300 nuovi distaccamenti volontari sulla penisola in un decennio e che a malapena è stato soddisfatto al 10%? E come non ricordare le molte sedi che sono sul punto di chiusura a causa delle disorganizzazioni (talvolta volute) di molti Comandi provinciali?

Gli esiti dello scarso, e talvolta non ottimale, utilizzo dei Distaccamenti volontari si notano ormai ogni giorno; ultimo esempio in ordine di tempo è quello delle abbondanti precipitazioni nevose seguite dal gelo che nel mese di febbraio hanno interessato buona parte della penisola, luoghi nei quali una più capillare presenza di presidi VVF volontari avrebbe potuto alleviare la condizione di estremo disagio patito da una parte considerevole della cittadinanza. Ci auguriamo che questo “governo tecnico” si smarchi dall’inazione osservata nei confronti del nostro volontariato che ha caratterizzato il precedente esecutivo. Non era mai accaduto dopo anni di insistenze di non aver mai avuto l’onore di incontrare i referenti politici del Ministero dell’interno (ministro e sottosegretario): un pessimo biglietto da visita lasciatoci da chi ha sempre predicato un federalismo e una particolare attenzione alle esigenze locali alle quali tutti i nostri Distaccamenti sono legati.

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Se fino ad oggi i vigili del fuoco volontari sono sempre stati considerati solo con parole di circostanza, puntualmente disattese dai fatti, chissà che la miopia ministeriale non possa ora dar segni di guarigione nell’interesse della collettività. Gino Gronchi

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Grazie all’iniziativa del collega Gabriele Gerna e all’ottimo lavoro della sezione milanese della nostra Associazione, è stato possibile organizzare un week end formativo sulle tecniche di ventilazione dell’incendio in locali chiusi. Relatore d’eccezione Valentino Graiff (di scuola Trentina) che ha anche tenuto una full-immersion (con fuoco vero sin sopra la testa) con gli istruttori professionali (permanenti) di tutta la regione Lombardia (il sottoscritto era presente e ha anche annerito/inceppato una fotocamera). Il collega CSV Maurizio Bertoia ci intratterrà con un saggio (scorrevole) su sismi, scale, strumenti e…prevenzione. L’ingegner Lanzone, invece, illustrerà i vantaggi e le novità introdotte dalla SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), una rivoluzione dell’ambito della prevenzione degli incendi. Il presidente Gronchi ha scritto al Governo per denunciare (ancora una volta) le lentezze di mutamento culturale che portano ad una rete di “soccorso tecnico” tra le meno capillari d’Europa. A tal proposito s’è mossa anche l’ANCI (Associazione dei Comuni Italiani) sulla scorta del sollecito - e dell’esperienza d’autonomia - del Presidente della Provincia di Trento. Luca Gerardi ha fatto un’analisi sul sistema di soccorso tecnico italiano (e relativi costi di una rete quasi del tutto “professionistica”), rapportato con quello delle altre nazioni europee (un po’ di chiarezza su volontariato, precariato e “doppiolavorismo”). A pagina 40 uno “Speciale Grattacieli” grazie ai colleghi svizzeri Clara e Marc e al Geometra Moreschi del Comando Provinciale di Genova (ottimo lavoro!). Buona lettura, a presto. Ascanio direttorevfv@me.com

Oltre che su Twitter (@pompieri) ora siamo anche su Facebook, ci trovate digitando: VFV - Tecnica Antincendio e Protezione Civile h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i

Hanno firmato questa prima edizione del 2012 di VFV: Salvatore Tribastone, Davide Lanzone, Francesco Mazzilli, Fausto Quaranta, Maurizio Bertoia, Gian Carlo Moreschi, MARC KNÖRI, CLARA RÜSI, Luca Gerardi, Massimo Barbon e Fabio Marangoni. VFV GENNAIO/FEBBRAIO 2012

EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ]

Gentili lettori e Cari pompieri, un numero ricco di contenuti questo che vado a presentarvi: normative, lettere (ricevute e inviate), scienza e (tanta) tecnica pompieristica.

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IL TRENTINO SCUOLA AGLI ISTRUTTORI

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LOMBARDI

La Sezione di Milano-Lodi della ANVVFV ha organizzato un incontro aperto a tutti dal titolo: LʼINCENDIO È CAMBIATO, LA FORMAZIONE E LE TECNICHE PER COMBATTERLO. Alcuni palazzi da demolire, sono invece stati utilizzati dal Comando milanese dei Vigili per eseguire delle prove a fuoco reali.

ia la parte teorica, sia la parte pratica, sono state curate dallʼIstruttore Professionale - già CR istruttore del Corpo Permanente di Trento - ora appartenente alla Federazione dei Corpi VV.F. Volontari della Provincia Autonoma di Trento e attivo nel Corpo VVF volontari di Tassullo, Valentino Graiff. Lʼiniziativa dedicata alla formazione sʼè svolta presso il distaccamento volontario di Bovisio Masciago, in via Bertacciola 102, con lʼavallo del comandante provinciale dei VVF milanesi Silvano Barbéri che ha voluto portare di persona il proprio saluto. “Due giorni formativi sulla ventilazione; sono positivamente colpito da questo ʻcontropiedeʼ che lʼANVVFV ha voluto realizzare, anticipando il corso previsto a Pieve

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A CURA DI

ANTONIO ASCANIO MANGANO


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Emanuele. Se delle tecniche non ci occupiamo noi di Milano (con un territorio in continuo cambiamento – vedi EXPO), chi altro deve farlo? Queste iniziative meritano il mio appoggio incondizionato, non posso che compiacermi quando vedo diffondersi questa cultura che viene dalla “Scuola Trentina”. Se cresciamo, siamo un poʼ più quello che vogliamo essere. E poi questo complesso di Bovisio Masciago, offre una serie dʼopportunità.”

Anche Valentino Graiff è rimasto positivamente colpito dallʼinteresse degli intervenuti, sicuro che si tratti della giusta strada da percorere: “Due giornate splendide, con persone molto interessate ed attente, è bello vedere tanta voglia di crescere per poter poi lavorare in sicurezza e poter dare sempre un miglior servizio al cittadino. Forse finalmente si inizia a riversare su tutto il personale quello che poteva essere fatto 25 anni fa, ma non è mai troppo tardi. Grazie a tutti voi dellʼinteresse dimostrato, questa è stata solo una semplice infarinatura del tema “Tecniche di Intervento”, la prossima volta ci divertiremo anche con prove pratiche e teoria dettagliata di ogni argomento. Non dimentichiamo MAI che tutte le ricerche e sperimentazioni su Schiume, Bagnanti, Emulsionanti ecc. sono state eseguite dallʼIng. Paolo Amore circa 35 anni fa al laboratorio di idraulica delle Scuole Centrali Antincendi Capannelle ROMA, ci sono fior di ricerche, poi il perché non siano mai state divulgate, approfondite ed utilizzate per migliorare gli interventi, questo è un mistero. Io le tratto da 30 anni speriamo che piano piano entrino nel bagaglio culturale di ogni Vigile del fuoco.”

Qualche giorno più tardi sʼè svolto il corso sperimentale sulle tecniche di ventilazione, attacco e “confinamento” degli incendi in locali chiusi, organizzato dal Comando Provinciale milanese e aperto agli istruttori professionali dei comandi lombardi. Il programma didattico e la formazione sono stati anchʼessi realizzati grazie alla collaborazione di Valentino Graiff. Base logistica del corso, il distaccamento volontario di Pieve Emanuele, per via della vicinanza con un palazzo uffici prossimo alla demolizione e messo a disposizione dei VVF. Obiettivo del corso, aggiornare il metodo per affrontare lʼincendio in locali chiusi, ambienti più stagni rispetto al

passato e con arredi che producono grandi quantità di gas e vapori infiammabili. I partecipanti hanno appreso e messo in pratica tecniche di ventilazione, naturale e forzata, dellʼincendio; uso di schiume (anche con iniezione dʼaria compressa) e bagnanti. Sono state eseguite inoltre prove dʼambientamento ed esercitazioni pratiche a fuoco in ambienti chiusi con applicazione delle tecniche di ventilazione e utilizzo getti dʼacqua. “Come visto e provato in questa settimana, tutto diventa semplice e subito applicabile, - ha dichiarato Valentino Graiff - serve solo tramutare la solita formazione teorica ormai superata, in una teorico pratica, semplice e condita di documentazione filmata. Poi ovviamente una serie di prove pratiche dimostrative, per concludere con delle prove vere e proprie di intervento su incendio vero. Questo dimostra come in soli pochi giorni una squadra cambia radicalmente il modo di operare, intervenendo con conoscenza e capacità visiva dellʼevento. Quindi con una semplice azione coordinata fra operatori e lʼapplicazione delle tecniche di ventilazione, tutto diventa semplice, sicuro, rapido e con danni da acqua limitati, e quindi un miglior servizio reso al cittadino. Inoltre se operiamo in questa maniera potremo anche difenderci professionalmente dagli attacchi che ogni tanto emergono, (i VVF fanno più danni da acqua che quelli del fuoco) quindi nessun altro sarà in grado di operare bene come noi che siamo preposti a questo scopo. La voglia di crescere cʼè in tutti e la passione anche, basta solo un poʼ di stimolo, e la possibilità di formare alcuni formatori che poi a cascata faranno ricadere su tutto il personale operativo queste piccole ma importanti nozioni conoscitive, che da oltre 25 anni stanno aspettando questo momento che ormai è giunto grazie a molti di voi.”

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tanto proferivano la DIFESA dei Volontari ma che davanti a evidenti prese in giro non hanno avuto la forza o il coraggio di reagire. Dico questo perché ho visto le figuracce che i rappresentanti locali e nazionali, che ci sono nella mia Provincia, hanno raccolto al Comando, dove il nome non viene associato allʼANVVFV ma al Distaccamento da cui si arriva, con la conseguente ripercussione sul distaccamento stesso. Ho sentito da loro promesse di aiuti, perché avevano la certezza dellʼappoggio politico di chi, dopo le elezioni, eletto o no, non si è più neppure sentito. Li ho visti “lanciati” in mega riunioni con i Capi distaccamento, dove “bisognava pianificare le richieste per il Comando”, fare liste per il materiale necessario da chiedere, andare a parlare con i sindacati dei permanenti per “farseli amici”. Li ho sentiti proporre “scioperi” in caso di chiamata di supporto nei distaccamenti permanenti o chiamate “secondarie”, se le richieste non fossero state considerate , tutti dʼaccordo fino al suono del cercapersone, poi? Si va sempre, perché conta di più il numero di interventi a fine anno... conta che il mio Distaccamento “sia sempre disponibile e il vostro no”, anche se poi il comando “dimentica”, lasciando una sezione con un mezzo solo, per di più ai limiti della vita e mandandone 2 ad un altro, peraltro già ben fornito... Ho sentito dire che dovevamo unire le nostre forze a quelle dei “discontinui” (bei tempi quando avevamo i quadri separati!!), che ci sarebbero serviti per avere maggior peso a livello nazionale. Oggi sono su un punto di non ritorno. Frequento, anzi frequentavo, perché poi cʼè un limite di sopportazione oltre il quale si rischia troppo, alcuni “gruppi” su Facebook, dove i VV.F. si “incontrano”, parlano, si confrontano (si fa per dire), e leggo che i SINDACATI dei Permanenti (non faccio sigle tanto si sanno), chi in un modo chi in un altro, ci vogliono sopprimere, “ELIMINIAMO I VOLONTARI”, “Assumiamo i PRECARI”, “In Italia servono più pompieri, chiediamo subito che vengano assunti i 6000 PRECARI del Corpo” (come se fossero sufficienti!!!); cerco di capire cosa vogliono davvero perché, rispondendo, molti si perdono in insinuazioni che fanno rabbrividire, scagliandosi sui di

LETTERA AL PRESIDENTE E AL DIRETTORE

Carissimo Direttore, sono un Vigile Volontario, uno di quelli che NON fa il PRECARIO ma il VOLONTARIO, in caserma, in un Distaccamento Volontario; mi ritengo uno “operativo”, faccio andare le mani, anche se, purtroppo, spesso gli impegni in famiglia e al lavoro non mi permettono di essere presente quanto vorrei in caserma; non mi reputo un Rambo, ma neppure lʼultimo arrivato, non sono un buon oratore e preferisco stare alla larga dalle “poltrone”, che lascio a chi la dialettica la mangia meglio dellʼArte Pompieristica. Ti scrivo oggi, ad inizio anno, perché ho bisogno di sfogarmi un poʼ, con una persona che mi può dare una risposta e nella speranza che, anche grazie a queste righe, anche il Presidente Gronchi e lʼANVVFV capiscano il malumore che, credo, non sia solo il mio ma anche di tanti altri colleghi. Sono stato Associato allʼANVVFV, da quando sono entrato a far parte del Corpo Nazionale nel 2000, e dopo 10 anni ho deciso di non rinnovare il tesseramento per vari motivi, primo fra tutti il non sentirmi rappresentato né a livello locale né Nazionale, da quelle persone che

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noi (Volontari), e sulle nostre “limitatezze”, sullʼimpreparazione che ha un CSV che ha fatto il Corso ON-LINE, o un “pivello” che sale in partenza dopo sole 120 ore di corso, oppure ancora sullʼassurdità che lo stesso CSV comandi un VPC che magari è in servizio da 20 anni e infine, naturalmente, non manca la frecciata sulle retribuzioni, sui mezzi più belli, sul lavoro “rubato” ai PROFESSIONISTI (ma sempre professionali??) e chi più ne ha ne metta, tanto bene o male quel che si dice è sempre uguale. Capisco che anche loro non sanno bene la distinzione fra Volontariato “da caserma” e quello fatto dai “PRECARI” (forse NON VOGLIONO ammetterlo), e mi rendo anche conto che questi PRECARI sono tutti dalla parte sbagliata della barricata, di là, insieme a loro, senza sapere che il PRECARIATO nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco NON ESISTE, che siamo TUTTI VOLONTARI allo stesso modo e che sono loro i primi ad essere presi in giro da questo sistema sbagliato, dove forse cercano la certezza di una paga e un posto statale e sicuro.Loro intanto, vanno dallʼOn. Di Pietro, ci stanno ore, piangono miseria perché il corpo non assume, e li usa a tempo determinato; lui va a fare la figuraccia davanti al “Governo Tecnico”; però intanto di loro si parla. Oggi a “STRISCIA”, Mr. Neuro, al tempo Charlie Gnocchi, dopo il servizio “I buoni propositi dei parlamentari”, solita buffonata, intervista 4 PRECARI davanti a Montecitorio, che chiedono lʼassunzione immediata “PERCHEʼ IN ITALIA MANCANO 20mila Pompieri!!!”. Rimango impietrito davanti a cotanta presunzione e ad una cifra così alta, e mi torna in menta una vecchia puntata di ANNOZERO in cui UNA PRECARIA fu intervistata in uniforme ed elmo con visiera abbassata e senza fregi per non farsi riconoscere ripetendo la solita sceneggiata... RIDICOLO. Parliamo degli stessi Sindacati (autonomi e non), e dei loro associati, che vorrebbero vederci fuori dal Corpo ma che sono incapaci di ammettere che il problema non siamo NOI ma la Protezione Civile che incalza e, forse, arriverà davvero a “rubarci” il lavoro, sempre che già non lo abbia fatto in alcune località. Ma NOI VOLONTARI ALLORA??? Noi chi siamo? Perché farsi amici quelli che non vogliono esserlo? Perché stiamo sempre chiusi nelle nostre caserme, o a casa col cercapersone sul comodino, pronti a lasciare moglie, figli, genitori, fidanzata, gatto e cane e correre sempre? Perché uscire alle 3 del mattino per un cassonetto e non alle 3 del pomeriggio per un incendio “serio”, perché nel primo i Professionisti dormono e non si possono scomodare e nel secondo ci chiamano quando sono già in posto? Ho sentito (e letto) di Permanenti che ci vedono bene

solo per fare i calabroni o per raccogliere le manichette a fine intervento, oppure ancora per stare in sede a lavarle o a fare il piantone... Lʼho visto nella mia realtà, tutti uniti A PAROLE, ma quando è ora di agire si pensa alla propria casetta con la conseguenza di lasciar svanire tutti i bei propositi iniziali, anni fa i vertici provinciali lavoravano, anche bene, oggi? Le cariche sono vacanti da mesi e nessuno si vuol mettere in gioco, in primis proprio quelli che tanto dicono di fare tanto per i Volontari e per Questo “Sindacato” di Volontari. Forse è ora di cambiare anche noi, forse è ora di farsi sentire davvero.Oggi spero in un “ritorno al passato”, in una rinascita dei Pompieri, quelli CIVICI magari, COMUNALI, dove anche il mio vicino dorme col cercapersone sul comò come faccio io, dove il Corpo Nazionale serva (magari il meno possibile) solo per le maxi-emergenze, per gli standard di istruzione e delle attrezzature si, ma solo per quello, senza PRECARI, ma con tanti PROFESSIONISTI (in città) e altrettanti VOLONTARI PROFESSIONALI, il Modello Europeo, oppure, per stare nellʼItalia che funziona, in Trentino Alto Adige o in Valle dʼAosta. Spero... spero che mi facciano cambiare idea. Con stima. (lettera firmata)

Caro collega, lascio al Presidente la possibilità (se lo vorrà) di rispondere alle tue domande. Io condivido molte delle cose che dici (e la tua rabbia è anche un poʼ la mia); anche se non conosco la realtà ANVVFV nella tua Provincia. Sul modello mitteleuropeo (azzeccatissimo lʼesempio del vicino di casa col cercapersone sul comodino, proprio come te) non posso che concordare, anche se mi daranno del separatista/secessionista. Un poʼ a questo Corpo Nazionale, in fondo, ci sono anche affezionato; ma non è certo con questo “sistema” basato prevalentemente su un Corpo Professionale (nel senso di personale stipendiato) che potremo garantire un soccorso in tempi decenti (inferiori anche a quei 20ʼ che sbandieriamo da troppo tempo) a coloro che compongono il 115 (o il 112 se mai la finiremo con le “sperimentazioni”).

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Quando la Terra trema... “La sismologia non sa dire quando ma, sa dire dove avverranno terremoti rovinosi, e sa pure graduare la sismicità delle diverse Province italiane, quindi saprebbe indicare al Governo dove sarebbero necessari regolamenti edilizi più e dove meno rigorosi, senza aspettare che prima il terremoto distrugga quei Paesi che si vogliono salvare” SU A CURA DI

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GIUSEPPE MERCALLI RASSEGNA NAZIONALE, DOPO IL TERREMOTO DEL 1908

MAURIZIO BERTOIA

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Prevenzione terremoti (dal Latino terrae motus) detti anche sismi o scosse telluriche (dal latino Tellus, dea romana della Terra) hanno accompagnato la vita del nostro Pianeta sin dalla sua nascita. Anzi, possiamo tranquillamente affermare che, sono stati i grandi eventi sismici del passato a forgiare lʼattuale conformazione geografica della Terra (pensiamo alla nascita delle grandi catene montuose oppure alla comparsa/scomparsa di molte isole, forse interi continenti). Sicuramente da un certo periodo in poi hanno influenzato in modo determinante la vita dellʼuomo provocando distruzione e morte. Tanto per citarne due possiamo ricordare il terremoto sottomarino che colpì Creta allʼalba del 21 luglio 365 dC. I geologi stimano che, il sisma sia stato del 8° grado sulla Scala Richter o superiore. Causando la distruzione diffusa nel centro e nel sud della Grecia, nel nord della Libia, Egitto , Cipro e Sicilia. A Creta, quasi tutte le città furono distrutte, lʼevento fu seguito da un maremoto che devastò le coste meridionali e orientali del Mediterraneo, in particolare la Libia, Alessandria e il delta del Nilo, uccidendo migliaia di persone e scagliando le navi a 3 km. verso lʼ interno. Altro evento da non dimenticare è stato il terremoto che nel 1303 causò la parziale distruzione del Faro di Alessandria (una delle Sette meraviglie del Mondo, la più longeva dopo la Piramide di Cheope a Giza), distruzione che avvenne completamente nel 1323 in seguito ad un secondo evento sismico.

I

Ma cosa sono i terremoti? Possiamo semplicemente dire che i terremoti sono, vibrazioni o oscillazioni improvvise, rapide e più o meno potenti, della crosta terrestre, provocate dallo spostamento improvviso di una massa rocciosa nel sottosuolo. Tale spostamento è generato dalle forze di natura tettonica che agiscono costantemente allʼinterno della crosta terrestre provocando la liberazione di energia in un punto interno della Terra detto “ipocentro”; a partire dalla frattura creatasi una serie di onde elastiche, dette “onde sismiche”, si propagano in tutte le direzioni dallʼ“ ipocentro”, dando vita al fenomeno

IL FARO

DI

ALESSANDRIA

osservato in superficie; il luogo

d e l l a superficie terrestre posto sulla verticale dellʼ “ipocentro” si chiama “epicentro” ed è generalmente quello più interessato dal fenomeno.

È possibile prevedere i terremoti? Spesso i terremoti (specialmente i più forti) sono preceduti da fenomeni naturali insoliti detti “precursori sismici” come: lampi o bagliori ( le cosi dette luci telluriche); variazioni improvvise del campo magnetico, elettrico, della radioattività locale (emissione di radon); interferenze nelle comunicazioni radio; nervosismo degli animali; variazione del livello delle falde o delle acque costiere; attività vulcanica. Queste manifestazioni hanno trovato riscontro nelle osservazioni e nelle testimonianze e sono state studiate e in parte confermate dalla ricerca scientifica che è giunta alla spiegazione di ognuna di esse, anche se, in mancanza di consenso unanime, non costituiscono di fatto misure effettivamente riconosciute e adottate sul fronte della previsione. La prevedibilità dei fenomeni sismici, in Italia, è stata al centro di forti polemiche legate al terremoto che ha colpito lʼAquila il 6 aprile 2009; nel periodo subito dopo il tragico evento fu riportata la notizia secondo cui Giampaolo Giuliani (Tecnico di laboratorio dellʼ INAF-Itituto Nazionale di Astrofisica) nelle settimane precedenti il sisma aveva sostenuto lʼipotesi dellʼimminenza di una scossa disastrosa. Questa si sarebbe verificata, a suo dire, in marzo, a grandi linee in quella stessa regione; egli

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Prevenzione

MAPPA DELLE

basò la sua analisi sullʼau-mento improvviso di emissioni di radon, utilizzando però strumentazioni e metodologie previsionali che non furono ritenute valide dalla comunità scientifica. Lʼ unico evento previsto con una certa precisione e applicando quanto sopra detto è il terremoto di Haicheng (Regione del Liaoning Cina - Magnitudo 7.3 della scala Richter) del 4 febbraio 1975 ma, in quel caso i precursori sismici di natura geologica furono talmente intensi e regolarmente progressivi da non lasciare alcun dubbio sulla prossimità e imminenza dellʼevento. Si stima che lʼallarme salvò la vita di circa 150.000 persone limitando i danni; i morti superarono comunque il migliaio.

Dove avviene la maggior parte dei terremoti? La maggior parte dei terremoti accade in tre fasce principali, precisamente lungo le dorsali oceaniche, nelle catene montuose di recente formazione e nella cosiddetta cintura di fuoco circumpacifica.

Altre zone sismicamente attive sono le regioni con faglie e fratture dellʼAfrica orientale e alcune zone marginali alle masse continentali. In generale devono essere considerate pericolose tutte le aree con faglie ancora in movimento. Ogni anno sullʼintero pianeta si registrano in media circa un milione di terremoti ma, solo pochi hanno effetti disastrosi. I terremoti che avvengono lungo le dorsali oceaniche hanno ipocentro superficiale e magnitudo relativamente bassa. Le catene montuose di recente formazione comprendono quella alpina e la catena himalayana, qui i terremoti hanno ipocentri superficiali e possono raggiungere magnitudo elevate. Nella cintura di fuoco circumpacifica si registra il maggior numero di eventi sismici disastrosi ed è qui che gli ipocentri raggiungono le maggiori profondità.

Il 95% dellʼattività sismica avviene sulle fasce lungo le quali si registrano contatti tra le placche litosferiche.

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ZONE SISMICHE TERRESTRI.

Le onde sismiche. Sono essenzialmente onde sonore che sʼirradiano dallʼipocentro. Il comportamento delle rocce attraversate dalle onde sismiche permette di dividere queste ultime in due principali tipi:

* Onde di compressione o longitudinali (P), anche note come primarie o onde P, che viaggiano, alla velocità compresa tra 1,5 e 8 chilometri per secondo nella crosta terrestre. Queste onde sono particolarmente veloci e sono le prime che si registrano con il sismografo. * Onde di taglio o trasversali (S), altrimenti note come secondarie o onde S, che viaggiano più lentamente, solitamente dal 60% al 70% della velocità delle onde P.

Oltre alle vibrazioni longitudinali e trasversali esistono altri tipi di onda, che percorrono la superficie del suolo senza spingersi in profondità. Queste sono importanti perché inducono sforzi di taglio nel terreno e producono i maggiori danni in caso di sisma. La loro velocità è minore rispetto alle S, e anchʼesse possono essere di tipo: Trasversale (onde di Lave o onde L) Longitudinale (onde di Rayleigh o onde R). Le onde sismiche prodotte da un terremoto si propagano attraverso lʼintera Terra, disponendo di strumenti abbastanza sensibili, è possibile registrare le onde sismiche anche di un piccolo evento che si verifichi in qualsiasi luogo nel Mondo in un qualsiasi altro posto del globo.

Come si misura un terremoto? Dai dati sintetizzati nei sismogrammi, è possibile dedurre la durata, lʼepicentro, la profondità della faglia dei terremoti e lʼammontare dellʼenergia rilasciata. Lʼintensità di un terremoto è valutata con le così dette scale sismiche (tra le più note troviamo la Scala Mercalli e la Scala Richter), ne esistono di sva-

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Prevenzione riate oltre alle due più famose citate. Il primo tentativo di classificazione dellʼintensità del terremoto fu escogitato da Domenico Pignataro nel 1780. La prima scala di intensità adottata largamente, fu la Rossi-Forel, introdotta nel tardo XIX secolo.

SISMOGRAFO

Di seguito alcune scale sismiche tra le più note:

* Scala Mercalli Modificata (MM; utilizzata negli USA) * Scala Microsismica Europea (EMS-98) * Scala Shindo (Giappone) * Scala MSK-64 (dal nome dai sismologhi Medvedev-Sponheuer-Karnik), utilizzata in India; Russia; Israele e negli Stati Indipendenti del Commonwealth * Scala Liedu (Cina Continentale) Parliamo delle due più famose:

Scala Mercalli La scala Mercalli è una scala che misura lʼintensità di un terremoto tramite gli effetti che esso produce su persone, cose e manufatti. Ideata dal sismologo vulcanologo Giuseppe Mercalli nel 1902, trae origine dalla più datata “Rossi-Forel”, prevedeva, in origine, 10 gradi. Sempre nel 1902 venne modificata a 12 gradi dal fisico Italiano Adolfo Cancani e più tardi venne rivista completamente dal geofisico tedesco August Heinrich Sieberg. Oggi è conosciuta con il nome di Scala Mercalli - Cancani Sieberg (MCS).

Caratteristiche. Due terremoti di identica magnitudo possono avere diverse intensità, se per esempio hanno ipocentri posti a differenti profondità, oppure si verificano in zone con una diversa antropizzazione. Lʼesempio classico è quello del terremoto di altissima magnitudo che, però, avviene in mezzo al deserto, dove non ci sono costruzioni e che potrà avere intensità minore (quindi un Grado Mercalli inferiore) rispetto a un altro, di magnitudo inferiore che però avviene in una zona rurale densamente abitata, dove le costruzioni non sono antisismiche. Non ha alcun senso dunque trovare equivalenze tra i valori della scala Richter (che misura una grandezza fisica) con quelli della scala Mercalli (basata sugli effetti prodotti). Scala Richter Sviluppata, nel 1935, da Charles Francis Richter e Beno Gutenberg entrambi sismologhi di origine tedesca presso il California Institute of Technology di Los Angeles.

CHARLES RICHTER

GIUSEPPE

MERCALLI

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La differenza con la scala Mercalli è data dal fatto che questa scala misura una grandezza fisica rappresentata dallʼenergia sviluppata dallʼevento sismico anziché determinare lʼintensità basandosi principalmente sui danni generati dal terremoto sulle abitazioni e su valutazioni soggettive. In particolare i valori della stima, secondo Richter, non dipendono dalle tecniche di edilizia costruttive in uso nella regione colpita.

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Prevenzione Originariamente la scala era nata per misurare gli eventi sismici in una particolare zona della California. e basandosi solo su sismogrammi registrati da uno strumento particolare, il sismografo a torsione di Wood-Anderson.

Di seguito la scala completa con la tabella di conversione del TNT necessario per sviluppare la stessa energia generata dallʼevento sismico:

Qualche dato. Di seguito possiamo trovare un breve elenco dei 5 terremoti con

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più alta intensità registrata (Classifica in base alla magnitudo. Secondo quanto riportato sul sito USGS), e dei 5 terremoti con il più alto numero di vittime (Classifica in base al numero di morti dichiarati. I numeri sono da considerarsi sempre approssimativi e quasi sempre sottostimati). Valdivia, Cile -

magnitudo 9,5 - 22 /5/ 1960

Prince William, Alaska Sendai, Giappone -

magnitudo 9,2 - 28 /3/ 1964 magnitudo 9,0 - 11 /3/ 2011

Sumatra, Indonesia -

Kamchatka, Russia -

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magnitudo 9,3 - 26 /12/ 2004

magnitudo 9,0 - 4 11/1952


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Prevenzione Tangshan, Cina (1976) Sumatra settentrionale, Indonesia (2004) Port-au-Prince, Haiti (2010) Haiyuan, Cina (1920) Qinghai, Cina (1927) -

255.000 227.898 222.570 200.000 200.000

morti morti morti morti* morti

*Dal punto di vista degli effetti, questo terremoto è stato classificato al massimo grado della scala Mercalli, il dodicesimo. In conclusione cosa possiamo fare per “salvarci” dai terremoti?

Possiamo fare NULLA e contemporaneamente TANTO. Il terremoto è un evento naturale che non possiamo annullare ma,

come recita la frase di Mercalli, si può fare molto dal punto di vista della prevenzione. Se allʼatto pratico la previsione esatta di un sisma è, allo stadio attuale della ricerca scientifica, ancora lontana, il rimedio più ragionevole e saggio contro i danni materiali ed umani dei terremoti è rappresentato dalla “protezione attiva” ovvero dallʼuso di efficaci tecniche “antisismiche” di costruzione di edifici proprie dellʼingegneria sismica come ad esempio lʼisolamento sismico: queste tecniche allo stadio attuale sono in grado di minimizzare i danni anche di terremoti estremamente potenti e sono diffusamente utilizzate in alcune delle aree più sismiche al mondo come il Giappone.

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La serata, dopo il momento conviviale, è proseguito con lʼintervento finale da parte dei relatori che sono intervenuti, secondo la loro specifica attività professionale nellʼambito del soccorso tecnico-urgente a tutela delle persone e del territorio: V.F.V. MELLA Alessandro – Relatore in rappresentanza dellʼAssociazione per la Storia dei Vigili del Fuoco e il Cav. di Gran Croce GRONCHI Gino – Presidente Nazionale dellʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari.

LʼEVOLUZIONE DEI MEZZI ANTINCENDIO NEGLI ULTIMI 150 ANNI

Entrambi i relatori sono intervenuti sullʼimportanza dei Vigili del Fuoco, che operano da millenni a tutela delle persone e del territorio, sullʼevoluzione storica che hanno avuto negli anni, con le varie trasformazioni dovute sia per volontà politica sia per evoluzione della tecnologia a disposizione.

In particolare, MELLA, ha raccontato sinteticamente il percorso che i Vigili del Fuoco hanno fatto a cavallo del Risorgimento cercando di far emergere il loro ruolo in questo LIONS CLUB VENARIA REALE HOST A FAVORE importante momento della storia DEI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI DI CASELLE T.SE nazionale. La loro presenza tra i difensori della Repubblica Romana dellʼIng. Davide LANZONE di Mazzini, lʼepico episodio di Giovanni Baldieri che per primo issò Nellʼambito delle manifestazioni tenutesi per lʼUnità dʼItalia non poteva il tricolore sul Campidoglio o le stomancare la serata a Tema “Lʼevoluzione dei mezzi antincendio negli rie dei pompieri in servizio nella ultimi 150 anni”, che si è svolta lo scorso dicembre, con lʼAssociazione Grande Guerra hanno fatto da sfonper la Storia dei Vigili del Fuoco, con lʼAssociazione Nazionale Vigili do al tema portante della serata. del Fuoco Volontari e con i Vigili del Fuoco Volontari del Lʼevoluzione tecnica della lotta agli Distaccamento di Caselle T.se nellʼambito del Service che il Lions Club incendi è stata raccontata attraverso ha promosso questʼanno a favore dei pompieri di Caselle; il tutto orgalʼevoluzione delle pompe da incennizzato dal Lions Club Venaria Reale Host che questʼanno vede il prodio, la loro nascita come dispositivo prio Presidente, Davide LANZONE, impegnato su due fronti. “a mano”, il passaggio al vapore durante le rivoluzioni industriali fino al motore a scoppio. In pochi minuti il relatore ha accompagnato i presenti Una serata – ho ricordato - per me molto importante attraverso un affascinante viaggio durato ben 150 anni. perché, grazie allʼaiuto di tutti Voi, vedo radunate in GRONCHI, invece, con il suo inconfondibile stile oratounʼunica sala le Associazioni e le persone che per rio, ha fatto rivivere le attività dei Vigili del Fuoco dai me rappresentano le mie due principali attività di volon“pompieri” ai giorni nostri, facendo ricordare ai presenti tariato che svolgo a favore del territorio e della comule storie sentite dai propri nonni. I presenti, si sono ricornità; tutti Voi rappresentate per me 30 anni di volontadati dellʼallarme dato con le campane a martello e hanno riato pompieristico e 13 anni di militanza Lionistica”.

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rivisto le corse delle pompe a mano trainate dai cavalli nel paese.

Alla serata era anche presente il Governatore Lions del Distretto 108 Ia-1 NARDOʼ Lino che ha ricordato, nel suo breve intervento, come le finalità e gli obiettivi tra Lions e VVFVV sono comuni; tutti lavorano per la tutela delle persone e per il territorio.

In duplice veste, come Lions e VVFVV, ha partecipato DEL VAGO Massimo che questʼanno ricopre anche la carica di presidente Lions Club Sciolze (TO).

Nellʼambito dello stesso tema – lʼevoluzione dei mezzi antincendio negli ultimi 150 anni – non poteva mancare la tradizionale Competizione Provinciale delle “Antiche pompe a mano da incendio” in competizione che si è tenuta, sempre a Caselle T.se, lo scorso settembre, organizzata con successo dallʼAssociazione per la Storia dei Vigili del Fuoco e dai Vigili del Fuoco Volontari di Caselle T.se

Alla manifestazione hanno partecipato, oltre a quella di Caselle, quattro squadre provenienti dai Distaccamenti Volontari della Provincia di Torino, San Maurizio – Almese – Giaveno – Rivoli - una proveniente dal Comando Provinciale di Torino – Turno C – una del gruppo storico dellʼAssociazione per la Storia dei Vigili del Fuoco di Torino ed una proveniente dalla vicina Val DʼAosta con il Distaccamento di Verres/Arnad per un totale di otto squadre.

La classifica finale, redatta da una apposita giuria di esperti nel settore pompieristico, è stata stilata con la considerazione degli elementi che caratterizzano lo stato della pompa, degli accessori originali, la cura della divisa e della prestazione formale della squadra partecipante, il tempo di esecuzione della prova di abilità dal momento del suono del fischietto al primo getto dʼacqua e la corretta esecuzione di ogni singola fase della prova.

Hanno anche contribuito al punteggio per la valutazione: il sincronismo dei componenti; lo scarramento della pompa dal carretto a terra; il corretto lancio e serraggio delle manichette senza penalità; la resa costante dʼacqua dei pompatori per 2 minuti dal primo getto; la lunghezza getto dʼacqua; la sicurezza con la quale sono

state eseguite tutte le manovre.

A conclusione delle prove il Distaccamento Vigili del Fuoco Volontari di Caselle si è accreditato il primo posto, Al secondo posto “Turno C centrale” e al terzo posto il Distaccamento Vigili del Fuoco Volontari di San Maurizio.

Allʼiniziativa hanno collaborato e dato il proprio patrocinio il Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Torino, la Delegazione di Caselle T.se dellʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari, il Comune di Caselle T.se, il Gruppo di Caselle T.se dellʼAssociazione Nazionale Alpini con il significativo contributo organizzativo del Lions Club Venaria Reale Host; il Sindaco MARSAGLIA CAGNOLA Giuseppe a fine competizione ha premiato le squadre che hanno partecipato alla manifestazione.

Durante il tradizionale pranzo, che è stato organizzato con impeccabile maestria dallʼA.N.A. – Sezione Alpini di Caselle, il Lions Club Venaria Reale ha comunicato che è stato deliberato dal consiglio dello stesso club un Service a favore del Distaccamento Vigili del Fuoco Volontari di Caselle per il completamento dellʼacquisto dellʼattrezzatura specifica per incidenti stradali; sarà quindi potenziato il caricamento del Polisoccorso con dilatatori idraulici, martinetti, cuscini vetter ed altri accessori estremamente utili ed indispensabili per poter fare fronte, sempre più tecnologicamente preparati, a tutti i tipi i incidenti stradali e crolli.

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LETTERE

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V V F V O L O N TA R I

A CHI CONTA LʼANCI scrive al Ministro degli Interni Cancellieri – il sistema di protezione civile del Paese va riorganizzato secondo principi di sussidiarietà

Il Capo della Procivincia trentina, attualmente promosso ad altro incarico dirigenziale, Raffaele De Col – in un intervista a VFV lo scorso settembre - aveva promesso un intervento presso la Conferenza Stato Regioni (essendo il Trentino Ente Capofila d turno in materia di Protezione Civile) perché si ritornasse ai Vigili del Fuoco del Sindaco” secondo il modello Mitteleuropeo. Di recente il presidente dellʼAnci, Delrio, sposando la tesi del presidente della Provincia Autonoma di Trento, Dellai, ha chiesto un incontro col neo-ministro degli interni. Anche il presidente dellʼANVVFV Gronchi ha scritto una lettera dʼallarme al Governo. a cura della Redazione

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V V F V O L O N TA R I “La strada da perseguire è quella di regionalizzare il corpo nazionale dei vigili del fuoco e lo stesso corpo dei Forestali. Si tratta di una buona riforma a costo zero, che libererebbe energie e nello stesso tempo assegnerebbe più responsabilità alle Regioni stesse”. Lo aveva affermato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, coordinatore del Tavolo delle Regioni in materia di protezione civile, partecipando al settimo convegno nazionale dei Comuni sulla Protezione Civile, contestuale alla 28/a assemblea dellʼAnci, lʼAssociazione nazionale comuni italiani.

“La protezione civile - proseguì Dellai - sia un comparto unitario, con unica responsabilità e con tutte le funzioni che spettano allo Stato, dotato di strutture operative che presidiano quelle funzioni specialistiche che solo a livello nazionale possono essere messe in campo. Ma poi sia il livello locale, con ogni sindaco cui risponde il corpo volontario dei vigili del fuoco, a essere lʼasse portante, la struttura decisiva. Certo, tra Stato e Comuni ci deve essere il ruolo delle Regioni: il sistema non sta in piedi senza il loro anello fondamentale, intermedio, anche nella protezione civile. LʼAnci fa bene - ha sottolineato - a rivendicare il ruolo dei sindaci, di piccoli o grandi Comuni che siano, riguardo alla protezione civile. Io certo non mi iscriverò al partito dei demagoghi che ce lʼha con i piccoli Comuni e che confonde i costi della politica con i costi della democrazia. Riguardo al rapporto tra volontariato e strutture permanenti la mia posizione è chiara: le strutture permanenti ci sono per fare le cose che i volontari non riescono a fare”. Come, invece, si stanno muovendo i vertici dellʼAnci (lʼAssociazione Nazionale Comuni Italiani), da quando il nuovo governo sʼè insediato?

“Un incontro per illustrare la proposta dellʼAnci per arrivare ad una maggiore interazione tra Ente locale e Vigili del Fuoco nella gestione delle emergenze”. È questa la richiesta contenuta nella lettera che il presidente dellʼAnci, Graziano Delrio, e il delegato alla Protezione Civile, Roberto Reggi, hanno inviato al ministro dellʼInterno, Anna Maria Cancellieri. Delrio e Reggi ritengono infatti necessario sottoporre allʼattenzione del ministro Cancellieri “e riflessioni conclusive scaturite nellʼambito dellʼAssemblea nazionale dei Comuni Italiani, ed in particolare alcuni aspetti condivisi con il Presidente della Provincia Autonoma di Trento e coordinatore della Conferenza delle Regioni Lorenzo Dellai, in tema di sistemi locali di protezione civile, al fine di

Interventi dei VVF Volontari Trentini nellʼemergenza neve dellʼitalia Centrale

individuare soluzioni che tendano alla semplificazione delle procedure di intervento in emergenza e ad offrire maggiori spazi di operatività alle strutture a disposizione dei Sindaci, prime istituzioni chiamate ad affrontare unʼemergenza di Protezione Civile”. ʻʼRiteniamo infatti - aggiungono - che vada affrontato da subito e secondo i principi di sussidiarietà ed adeguatezza, un diverso approccio nellʼorganizzazione del sistema di protezione civile in cui elemento centrale di presenza sul territorio a presidio di una corretta capacità di gestione è, e rimane, il corpo dei Vigili del Fuocoʼʻ.

Per questi motivi i due rappresentanti dellʼAnci ritengono sia inoltre necessaria la convocazione di una apposita Conferenza Unificata dedicata al tema della Protezione Civile affinchè ʻla riflessione possa partire dal bassoʼ e dalle esperienze territoriali che meglio valorizzano la preziosa presenza di professionalità e di servizio, anche volontario, sul territorio”. (tra le fonti: Agenzia ASCA)

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V V F V O L O N TA R I L'ennesima situazione di emergenza calamitosa che ha interessato I'Italia ad inizio febbraio, con alcune denunciate forme di disorganizzazione patite dalla popolazione, non può che riportarci ad alcuni concetti espressi dallʼANCI (Associazione Nazionale Comuni ltaliani) fuori da tempi sospetti.

Il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Dellai

Lungi dal volerci pronunciare in merito al recente clima di polemiche ed accuse scambiate fra i vari organi istituzionali, locali e centrali, riteniamo che il deficitario sistema di soccorso pubblico possa e debba essere radicalmente revisionato senza cadere nelle tipiche dichiarazioni di circostanza e fuori da influenze tipicamente clientelari che porterebbero ad investire preziose risorse laddove non se ne riscontri la necessità.

Quando leggiamo di un comunicato dellʼANCI inviato lo scorso dicembre al Ministro dellʼInterno Anna Maria Cancellieri nel quale si richiede di istituire una conferenza per discutere su una maggiore interazione tra Enti locali e Vigili del Fuoco nella gestione delle emergenze, è naturale carpire il sentore di qualcosa che non funziona oppure bisognoso di una riorganizzazione

Quando nellʼintervista rilasciata dal sindaco di Piacenza Roberto Reggi, che ricopre anche Iʼincarico di Delegato ANCI per la protezione civile, egli auspica un miglior utilizzo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco a livello territoriale in modo da incentivare quella volontaria così come avviene nel Trentino Alto Adige e Valle dʼAosta, significa ribadire quanto richiesto dalla scrivente Associazione nel corso degli ultimi trentʼanni.

Un supporto allʼesigenza di puntare con urgenza ad un nuovo ordine di collaborazione fra Enti del soccorso e le locali Amministrazioni comunali viene anche dalle recenti dichiarazioni del Ministro dellʼInterno Anna Maria Cancellieri, che ricorda che il sindaco resta il responsabile locale delle attività di protezione civile, e del Capo Dipartimento della Protezione Civile Franco Gabrielli che lamenta Iʼinoperatività della Protezione Civile a causa della legge 10/2011.

LʼAssociazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari, Ente Morale ed erede della Federazione Tecnica Italiana dei Corpi Pompieri fondata nel 1872, da circa cinquantʼanni è portavoce dei circa 7.000 vigili del fuoco operanti negli oltre 300 Distaccamenti volontari del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.

Forte della radicata considerazione cui gode presso le sedi volontarie e le rispettive Amministrazioni locali, oltre che presso il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, riteniamo che la nostra Associazione goda dei necessari requisiti per esprimere un marcato dissenso per come sinora è stato gestito il volontariato dei vigili del fuoco nelle operazioni di soccorso nelle calamità e forte preoccupazione per Ia gestione

nellʼordinario che sta portando alla chiusura di parecchie sedi volontarie a causa delle difficoltà cui è sottoposto il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco nellʼarruolare e formare nuovo personale volontario e per le necessità di quello attualmente in servizio.

Tranne che per le operazioni di soccorso, di fatto i Distaccamenti volontari del Corpo nazionale VVF da decenni sono autogestiti dallo stesso personale volontario che in collaborazione con le locali Amministrazioni provvede allʼacquisto di nuovi automezzi ed attrezzature di soccorso oltre a fornire le sedi operative curandone il loro mantenimento e le rispettive manutenzioni. Quanto sopra tutto a costo zero per IʼAmministrazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

Sempre su proposta dellʼAssociazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari, nel 2003 presso il Dipartimento dei Vigili del Fuoco fu istituito il progetto “Soccorso ltalia in 20 minuti” con lo scopo di portare soccorso a tutta la popolazione, in particolare a quella residente nelle aree rurali, entro un limite massimo di 20 minuti. Allora furono identificati 300 nuovi Comuni nei quali in un periodo di 5 anni si sarebbero dovuti aprire altrettanti nuovi Distaccamenti di vigili del fuoco volontari; allʼeconomicità dellʼiniziativa (un distaccamento volontario costa un decimo dellʼomologo permanente) si sarebbe abbinata una presenza competente e capillare indispensabile soprattutto in quei paesi lontani dai grandi centri abitati e, di conseguenza, dai presidi di soccorritori.

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V V F V O L O N TA R I si a quella delle regioni autonome.

Considerando i dati ricavabili dal d.d.l. n° 2968/2011 (legge di stabilità 2012 relazione tecnica) si deduce che per “retribuire” il personale volontario degli oltre 300 distaccamenti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono necessari solo 4,6 milioni di euro/anno che rappresenta meno dellʼ1% (uno per cento !!) della spesa complessiva degli stipendi dei dipendenti del Corpo nazionale. Pertanto, sempre stando ai dati ufficiali presentati dallʼultimo Governo abbinati a quelli annualmente forniti dal Dipartimento dei vigili del fuoco, i circa 50.000 interventi annui effettuati dalle squadre dei distaccamenti VVF Volontari del Trentino volontari mediamente costerebbero al contribuente la cifra irrisoria di circa 93 euro/cadauno, mentre il costo medio per la squadra Purtroppo le “lentezze di mutamento culturale” interne al euro/intervento. professionista sale a circa 1.206 Corpo e forti resistenze da parte di alcune Organizzazioni Sindacali del personale permanente hanno fatto in modo Ferma restando Iʼindispensabile, insostituibile e competenche solo circa il 15 % del programma venisse attuato con te opera svolta quotidianamente dal personale professioniIʼesito di scoraggiare molti amministratori comunali costrefsta, della cui presenza non se ne può fare a meno in partifi a desistere dopo anni di attesa per vedere accolta lʼautocolare nei medi e grandi centri urbanizzati, riteniamo che la rizzazione allʼapertura di una sede volontaria nel proprio volontà espressa dallʻANCI, rapportata anche alle recenComune. ti calamità atmosferiche dovute al freddo e alla neve che per giorni hanno portato al completo isolamento di migliaia Non è pertanto difficile ottenere una risposta sul perché nel di famiglie residenti in alcuni paesi, debba essere presa in Trentino Alto Adige e nella Valle dʼAosta i vigili del fuoco seria considerazione con uno sviluppo ordinato e coordivolontari, con sede in ogni Comune e dallo stesso arruolanato di un volontariato professionale operativamente preti e operativamente dipendenti, sono circa 23.000, il triplo parato e gestito dal Corpo nazionale ma sempre in collache in tutto il resto dʼItalia e oltre la metà di tutto il persoborazione con le Amministrazioni locali. nale permanente italiano. La cospicua entità numerica e organizzativa porta questi volontari ad operare, su richiesta, anche nelle altre regioni italiane laddove le forze del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della Protezione Civile non riescono ad assicurare uomini e mezzi a sufficienza.

Non parliamo poi dei vigili del fuoco in Europa con i 200.000 volontari della Francia, i 270.000 volontari austriaci, il milione e duecentomila volontari tedeschi, i 103.000 svizzeri, che nei loro paesi rappresentano dallʼ85 al 99% dellʼorganico complessivo del personale (volontario + professionista) adibito al soccorso tecnico urgente; se escludiamo le province autonome, lʼItalia resta lʼunico paese europeo nel quale la succitata proporzione è semplicemente invertita.

A venire incontro alle legittime aspirazioni dei Comuni italiani troviamo, come anzidetto, anche Iʼeconomicità di un eventuale progetto che miri a sviluppare il volontariato dei vigili del fuoco con unʼorganizzazione che possa avvicinar-

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Auspichiamo la compartecipazione delle locali Amministrazioni, perché troppe volte in passato in alcune calamità i volontari del Corpo nazionale non sono stati utilizzati nelle aree di loro competenza per lasciare spazio al personale professionista che per operare talvolta arrivava da altre regioni sommando la distanza (e considerevoli costi per il contribuente) a più lunghi tempi di attesa per la popolazione da soccorrere.

Se unʼorgarizzazione efficiente è possibile in alcune regioni autonome, non vediamo perché il diritto ad essere soccorsi in tempi decenti non debba spettare anche agli abitanti delle altre regioni italiane. Non si ha la presunzione di possedere la panacea per risolvere le disfunzioni del soccorso in Italia, ma almeno lasciateci la volontà e il diritto di aspirare ad un migliore futuro per gli italiani. Con miei più cordiali saluti. IL PRESIDENTE NAZIONALE CAV. GRAN CROCE COMM. GINO GRONCHI

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I BAMBINI IL NOSTRO FUTURO di Salvatore Tribastone

Sveglia alle 6,30 per iniziare la preparazione del percorso, si alza la parete che simula una scalata, la casetta col fumo in cui bisognerà salvare un bambino interpretato da un manichino simbolo celebre delle corse dei vigili del fuoco. Alle 8 tutto pronto per cominciare la giornata.

veglia alle 6,30 per iniziare la preparazione del percorso, si alza la parete che simula una scalata, la casetta col fumo in cui bisognerà salvare un bambino interpretato da un manichino simbolo celebre delle corse dei vigili del fuoco. Alle 8 tutto pronto per cominciare la giornata. Non stiamo parlando di addestramenti o interventi estremamente impegnativi ma di una iniziativa dedicata a tutti i bambini del comune di Grugliasco, sede del locale distaccamento, nonché per i comuni limitrofi. Alle 9 si aprono le danze e cominciano ad affluire i primi coraggiosi che aiutati dai vari vigili e dai volontari che hanno collaborato alla riuscita della festa si avventurano lungo il percorso dotati di elmetto e tanto coraggio.

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Alle sera verso le 20 si è cercato di chiudere lʼaccesso al percorso ma lʼentusiasmo degli oltre 330 bambini che hanno partecipato ci ha bonariamente impedito di essere puntuali. Durante le prove di coraggio dei piccoli pompieri un fotografo immortalava le “operazioni” e in una apposita postazione venivano stampate le foto poi consegnate insieme ad un attestato conferente il titolo di “MINI POMPIERE”. Un domenica caratterizzata da un afflusso di persone che nessuno di noi si aspettava e soprattutto uno spettacolo unico, con la piazza gremita e la felicità dei bambini che tornavano con la loro foto ed il diploma, che ha ripagato tutti della fatica. I bambini rappresentano il nostro futuro, questa piccola festa ha permesso di portare a conoscenza della popolazione il nostro volontariato, spiegare ai bambini quali sono i compiti ed il lavoro dei Vigili del Fuoco, ma soprattutto ha permesso a noi tutti di crescere un pochino insieme a loro e di far nostra una briciola della loro ingenuità e della loro voglia di vivere.

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Qualificati con cinque

(poi dieci) anni di patente

“di terza” potevano

impartire lezioni teoriche ed esercitazioni di guida a personale volontario

candidato al conseguimento delle patenti di seconda e

terza categoria. Se verrà approvata lʼennesima circolare esplicativa,

PATENTI TERRESTRI SI CAMBIA (ANCORA)

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Al fine di chiarire la situazione, lo scorso 12 gennaio è stata preparata lʼennesima “Bozza di circolare”. Per tagliare la testa al toro, si stabilisce che lʼinsegnamento teorico e le esercitazioni di guida rivolte al personale volontario VF, dovranno essere tenuti da personale VF (permanente e

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e patentino da istruttore

(non sarà più necessario il grado di CSV).

A CURA DELLA REDAZIONE

iste le difficoltà dʼapertura di distaccamenti volontari, legate alla mancanza di personale patentato, il Testo Unico Patenti Terrestri (circ.3 01 giugno 2010) aveva previsto che CSV con cinque anni di patente di terza categoria potessero impartire lezioni teoriche e pratiche. Qualche mese più tardi il “Testo” subì una modifica e gli anni dʼanzianità (di patente) diventarono dieci. Pochi comandi provinciali, tuttavia, si adeguarono a questa disposizione ministeriale.

occorreranno “quarto grado”

volontario) che abbia conseguito il titolo di Istruttore di guida VF per Patenti Terrestri. Ciò al fine di ottenere, in caso di sinistro, il riconoscimento della relativa copertura finanziaria, visto che, secondo il Contratto assicurativo (RCA) vigente, durante le esercitazioni di guida, gli allievi devono essere affiancati da un Istruttore di guida. Dal momento che per poter frequentare il “Corso Istruttori” occorre aver conseguito la patente di Quarta Categoria VF (e visto che la circolare non prevedeva detta categoria per il personale volontario), il passaggio alla IV categoria sarà ora consentito (se la bozza diverrà circolare vera e propria) anche al personale volontario VF che presta servizio c/o i Comandi Prov.li e a quel personale che presta servizio presso i distaccamenti volontari.

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Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile Direzione Centrale per la Formazione All驶Ufficio per le Garanzie Sindacali

Oggetto: Circolare n.3 del 1 giugno 2010. Modifiche, chiarimenti ed integrazioni.

Si trasmette in allegato, per opportuna conoscenza alle organizzazioni Sindacali, la bozza della Circolare relativa all始oggetto. Il DIRETTORE GENERALE AGRESTA Roma, . ...... .

Alle Direzioni Centrali LORO SEDI

Alle Direzioni Regionali eq Interregionali LORO SEDI All始Ufficio Centrale Ispettivo SEDE

Ai Comandi Provinciali C.N.VV.F. LORO SEDI Ai Corpi Permanenti VV.F. 38100 TRENTO 39100 BOLZANO

AI Comando Regionale W.F. Aosta Corso Ivrea, 133 11100 AOSTA Alla Scuola di Formazione di Base 00178 Roma Capannelle

Alla Scuola di Formazione Operativa 00010 Montelibretti

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La recente rivisitazione degli obiettivi e dei programmi didattici dei corsi inerenti le patenti VF terrestri, lʼutilità di introdurre delle nuove estensioni della patente VF terrestre, le osservaziòni e le indicazioni pervenute da diversi Comandi Provinciali hanno reso opportuno perfezionare il contenuto della circolare in oggetto, anche per renderla più rispondente alle esigenze di soccorso del C.N.VV.F . Sono state così introdotte le nuove disposizioni in materia di patenti VF terrestri riportate nei punti di seguito elencati. 1) La terza categoria VE abilita alla conduzione, anche in servizio di soccorso, degli autoveicoli della 1^, della 2^ e della 3^ categoria VF di cui al punto 2, lettera c, nonché dei QUAD.

2) In sostituzione dei punti 2.1 e 6.4.1, .si stabilisce che, tra le macchine operatrici di cui allʼarticolo 58 del D.Lgs. n° 285/92 e s.m.i. ed in uso nel C.N.VV.F., le macchine·movimento terra possono essere condotte da personale VV.F. in posseso della patenteVF di 4^ categoria e della relativa estensione obbligatoria di cui al punto 6.1; mentre, per le altre macchine operatrici (trattori agricoli, taglia erbe, cartelli elevatori, ecc.), è sufficiente il possesso della patente VF di 2^ categoria nonché lo svolgimento del periodo di formazione-informazione di cui al D.Lgs. 81/2008 allʻuso delle stesse macchine operatrici. 3) I punti 2.4 e 6.4.4 sono da intendersi annullati, in considerazione del fatto che lʼestensione alla condotta del mezzo anfibio, da annotare sulla patente nautica VF, si consegue con il corso previsto dalla circolare nautica MI.SA n. 8 del 23/03/2006 ed il cui programma didattico è riportato nellʼallegato n. 3 alla lettera circolare n. 7223/4803 del 17/12/2007 oella Direzione Centrale per la Formazione.

4) Il passaggio alla 4^ categoria VF di cui al punto 5.3 è consentito, oltre che al personale permanente VF, anche al personale volontario VF che presta servizio presso i distaccamenti volontari e al personale volontaIio VF che presta servizio presso i Comandi Provinciali.

5) Tra gli automezzi da condurre previa acquisizione della relativa estensione obbligatoria di cui al punto 6.1, fermo restando che lʼestensione alla condotta dei mezzi anfibi è da annotare sulla patente nautica VF, rientrano anche le Autogru e le Autoscale. Pertanto, ad integrazione del punto 6.1, vengono introdotte “lʼEstensione alla manovra dellʼAutogru” e “lʼEstensione alla manovra dellʼAutoscala”.

6) Nella movimentazione su strada, di veicoli eccezionali o in condizioni di trasporti eccezionali, il personale autista VF, in possesso di patente VF almeno della 1/^ categoria, può espletare il ser-

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vizio di scorta tecnica previa acquisizione della relativa estensione obbligatoria (“Estensione Scorta Tecnica”), conseguibile con la partecipazione ad un seminario formativo della durata di almeno, otto ore.

7) il contenuto del punto 6.5 viene superato dalle modifiche sopra introdotte, fatto salvo che, per gli automezzi particolari o di dìffusione limitata, quali il “Gatto delle neviʼ“ i mezzi .er intervento nelle Metropolitane, ecc., verranno effettuati dei percorsi formativi in sede centrale o periferica avvalendosi eventualmente del contributo delle Case costruttrici o distributrici o di altri Enti esterni qusalificati.

8) A parziale modifica del punto 8.4, il titolo di Istruttore di guida VF per patenti terrestri viene rilasciato al personale pennanente VF con qualifica non inferiore a quella di vigile del fuoco qualificato e al personale volontario VF con qualifica di vigile volontario in possesso di patente VF di 4”^ categoria.

9) A chiarimento del punto 8.5, si precisa che le figure docenti designate con il termine “Formatori” sono da intendersi gli Istruttori di guida VF per Patenti Terrestri.

10) Si stabilisce che lʼinsegnamento teorico e le esercitazioni di guida d icui al punto 8.6, rivolte al personale·volontario VF, dovranno essere tenuti da personale VF, permanente o volontario, che abbia conseguito il titolo di Istruttore di guida VF per Patenti rerrestri (punto 8.4). Ciò al fine di ottenere, in caso di sinistro, il riconoscimento della relativa copertura finanziaria, visto che, secondo il Contratto assicurativo (R.C.A) vigente, durante le esercitazioni di guida, gli allievi devono essere affiancati da un Istruttore. di guida.

11) Ad integrazione del punto 9.1, tra i documenti di circolazione necessari per la partecipazione degli allievi alle esercitazioni di guida, deve essere compreso anche il certificato medico attestante lʼidoneità psico-fisica degli stessi.

12) Durante le prove dʼesame di cui al punto 10.2, non è necessario che i candidati svolgano la prova pratica sullʼuso delle attrezzature speciali di cui sono dotati i veicoli, in quanto già affrontata durante il corso di formazione in ingresso per vigile pennanente.

13) ll personale permanente VF che abbia conseguito il titolo di Istruttore di guida VF per Patenti Terrestri continua a conservarlo anche se, posto in quiescenza, transita entro sei mesi nel personale volontario del C.N.VV.F.

14) Si precisa che la patente VF terrestre limitata (“L”). di 2^, di 3^“ o di 4^ categoria, è quella che non consente la condotta di automezzi VF in servizìo di soccorso o per mancato possesso dei richiesti requisiti psico-fisici o per appartenenzà ad un ruolo del personale del C.N.VV.F. che espleta, attività tecniche,. amministrativo-contabili e tecnico-infomatiche. IL CAPO DEL CORPO NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO (PINI) VFV GENNAIO/FEBBRAIO 2012

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Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha inviato al capo dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, Francesco Paolo Tronca, un telegramma nel quale ha espresso il proprio cordoglio e vicinanza alla famiglia del volontario dei Vigili del fuoco, Luca Pinna, deceduto l’8 gennaio scorso nella Caserma di Cuglieri (OR) durante l’espletamento del proprio servizio. Il vigile del fuoco volontario di Cabras è rimasto vittima in un incidente mentre stava effettuando la manutenzione di uno dei mezzi in dotazione al Distaccamento. Purtroppo, in riferimento alla legge 4 Novembre 2010 n°183, il governo non ha ancora adottato decreti legislativi allo scopo di armonizzare, con effetto a decorrere dal 1° gennaio 2012, il sistema di tutela previdenziale e assistenziale applicato al personale permanente in servizio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco e al P E R S O N A L E V O L O N TA R I O presso il medesimo Corpo nazionale. Decreti volti ad equiparare la pensione ai superstiti riconosciuta ai familiari dei V I G I L I D E L F U O C O V O L O N T A R I deceduti per causa di servizio al trattamento economico spettante ai familiari superstiti dei vigili del fuoco in servizio permanente anche nelle ipotesi in cui i vigili del fuoco volontari siano deceduti espletando attività addestrative od operative diverse da quelle connesse al soccorso. L’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari esprime un pensiero di cordoglio ai familiari del collega tragicamente deceduto. Luca lascia una moglie e un bambino di tre anni.

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lizzare questa iniziativa. Ma, alla fine, con lʼaiuto di alcuni genitori volonterosi, siamo riusciti a confezionare le divise per 32 bambini e li abbiamo battezzati “i piccoli Grisù”.

Con addestramenti adatti alla loro età siamo riusciti a dar loro le prime direttive preparandoli al meglio per la sfilata e lʼalzabandiera ed insegnando loro lʼinno di Mameli. Tutto ciò ha suscitato una grande emozione ed ammirazione in tutta la popolazione ed in tutte le autorità, presenti alla cerimonia.

QUANDO IL GIOCO SI FA SERIO a cura di Francesco Mazzilli e Fausto Quaranta

All'inizio sembrava poco più che un gioco. Il gruppo dei piccoli pompieri di Verolanuova (BS), che abbiamo seguito sulla nostra rivista sin dal suo esordio, sta compiendo un'evoluzione qualitativa di grande rilievo. Così abbiamo pensato di pubblicare un aggiornamento firmato da colui che è stato il principale artefice di un successo, tanto inaspettato, quanto meritato: l'istruttore - educatore Fausto Quaranta.

1° maggio 2006 in occasione della nostra 2^ festa V.F.V., volevamo dare un'immagine nuova per il futuro, inserendo un gruppo di bambini dai 6 hai 12 anni, in divisa.

IL

Avrebbero partecipato anche loro alla sfilata per le vie di Verolanuova con noi pompieri adulti.

Il problema erano le divise dei bambini. Abbiamo dovuto metterci tutto l'impegno possibile, per rea-

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Visto lʼentusiasmo dei bambini, abbiamo deciso di proseguire l'addestramento nel corso dellʼanno incontrandoci una volta al mese per trasmettere i valori, la passione e lʼoperato di noi volontari del distaccamento.

Nel 2007 ci siamo impegnati a creare un regolamento, un programma specifico che ci consentisse di realizzare il “gruppo allievi”. Abbiamo scelto 11 ragazzi (di età 10-12 anni) dal gruppo dei “piccoli grisù” , mettendoli alla prova con dei test di capacità e sincronismo nel superare i vari ostacoli predisposti allo scopo.

Nel 2008 parte il primo corso allievi denominato “DRAGON FIRE”, dove vengono insegnate le regole di buona convivenza nel distaccamento, la suddivisione delle mansioni, la serietà ed il rispetto reciproco. In pratica tutti quei valori che riteniamo fondamentali per la salvaguardia delle persone, dellʼambiente, degli animali e dei beni.

Nel corso dell'addestramento, sono state inserite le principali nozioni di primo soccorso (con l'ausilio dei nostri amici del 118), alcune tecniche di ricerca con unità cinofile, qualche lezione di roccia con imbragature ed infine le manovre con scala Italiana che è l'immancabile esercitazione di tutte le attività pompieristiche.

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A settembre in occasione della festa dei Volontari del distretto di Riva del Garda mi sono recato da loro per conoscere la realtà in cui operano. Ho seguito attentamente il gruppo allievi, del quale sono rimasto entusiasta sia per la disciplina sia per la qualità delle loro esercitazioni. Sono stato accolto dal comandante e da tutto il personale della caserma, rimanendo affascinato da tutto il contesto logistico di questo distretto e dalla grande generosità ed ospitalità di tutti i suoi componenti.

Tra di noi è scattata subito una grande intesa, in particolare per quanto riguarda il gruppo allievi e, di riflesso, è nata anche una vera amicizia personale che si è protratta nel tempo. Tant'è vero che, nel 2009 abbiamo creato un gemellaggio tra i rispettivi gruppi allievi, invitando il loro gruppo alla nostra, ormai consueta, festa del 1° maggio, invito che ci stato ricambiato pochi mesi dopo, quando a settembre abbiamo presenziato alla loro festa annuale. Il fatto più importante è che siamo stati inseriti nei loro campi scuola. Infatti abbiamo partecipato nel 2010 a Folgaria, al 10° campeggio provinciale vigili del fuoco allievi, dove 11 dei nostri ragazzi sono stati per 4 giorni nel campo scuola con altri 900 allievi del Trentino.

Nel 2011 siamo stati 4 giorni a Vermiglio sulla neve ed in estate abbiamo partecipato all' 11° campeggio e convegno provinciale vigili del fuoco volontari allievi del Trentino, sull' altopiano di Molveno - Paganella. Siamo stati accolti da amici e colleghi volontari trentini con grande entusiasmo ed apprezzamento per la nostra partecipazione.

Ringraziamo tutte le massime autorità presenti al convegno provinciale vigili del fuoco del Trentino che hanno accolto i nostri allievi, i primi della provincia di Brescia, inserendoli nel gruppo allievi del trentino, una realtà da elogiare e prendere ad esempio per il futuro.

Sono passati sei anni dalla nascita del gruppo allievi a Verolanuova BS, prima come GRISÙ, poi come allievi DRAGON FIRE. Eravamo iscritti all'associazione amici V.F.V ma per motivi di sicurezza abbiamo creato un gruppo sportivo allievi. Pur non essendo ancora molto conosciuto nella nostra provincia, la realtà del nostro gruppo è ben consolidata ed è molto vicina come impostazione di lavoro e come mentalità a quella del Trentino e

questo ci riempie di orgoglio.

Nella nostra provincia cʼè un progetto denominato “gruppo di contatto giovani” (un titolo non molto azzeccato per i ns ragazzi, dato che sembra che non c'entrino nulla con i vigili del fuoco volontari). Noi siamo favorevoli a questa iniziativa, se sarà possibile ci uniremo a loro ma il tempo passa e noi non possiamo perdere i ragazzi per problemi che non conosciamo.

I nostri allievi da 6 anni, frequentano 2-3 volte al mese gli addestramenti pompieristici senza perdere una lezione. Nonostante la serietà e la disciplina dell'addestramento, questa esperienza viene vissuta con entusiasmo e divertimento come fosse un gioco costruttivo. Sicuramente per i ragazzi rimarrà un'esperienza di vita indelebile.

Per la nostra comunità gli allievi sono considerati il futuro dei V.F.V che lavorano in silenzio con grande dignità e altruismo ritenuti dai cittadini e autorità lʼorgoglio di Verolanuova.

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CHI SIAMO Non doppiolavoristi o procacciatori dʼun impiego pubblico, ma professionisti, operai e imprenditori che Volontariamente vegliano sulla sicurezza delle proprie comunità A CURA DI

LUCA GERARDI MASSIMO BARBON

HANNO COLLABORATO

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FABIO MARANGONI


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olto spesso, negli ultimi tempi, si sente parlare di coloro che prestano servizio allʼinterno del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco in forma volontaria. Tale compagine viene assimilata a quella dei lavoratori precari, a volte con toni pesantemente drammatici, identificandoli come individui sfruttati dallo Stato con il solo fine del contenimento dei costi e per evitare obblighi contrattuali. La realtà è, per molti punti di vista, estremamente diversa.

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Facciamo un poʼ di chiarezza, quindi, su chi sono i Volontari e quale ruolo rivestono coloro che prestano servizio in uno dei 300 Distaccamenti, da loro gestiti, presenti sul territorio nazionale. Diversamente da quanto viene propagandato da più parti, non si tratta di persone che attendono unʼassunzione da parte del Ministero degli Interni, tuttʼaltro. Sono, nella stragrande maggioranza dei casi, cittadini che, avendo a cuore la sicurezza dei luoghi dove vivono, si adoperano per garantire un

servizio tecnico urgente nei territori limitrofi. La composizione è tra le più eterogenee partendo dagli operai di aziende locali (che molto spesso consentono al dipendente di lasciare il posto di lavoro per qualche ora al fine di prendere parte ad interventi di soccorso) fino ad arrivare ai professionisti (avvocati, ingegneri, dottori, ecc.)

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ed agli imprenditori. Questa panoramica non solo chiarisce quanto lʼappellativo di “precari” non sia calzante riferito ai Vigili del Fuoco Volontari, ma sottolinea ancora una volta il bagaglio di competenze che, grazie a questa componente, sono introdotte nel Corpo Nazionale e nel quotidiano degli interventi. Con il termine “discontinui” si identifica, invece, quella parte della componente che non ha rapporto di impiego con lo Stato, che non opera in Distaccamenti Volontari, ma è in carico a sedi permanenti e si mette a disposizione per prestare servizio a tempo determinato, richiamata dai Comandi Provinciali per periodi di 20 giorni, percependo regolare retribuzione in misura dei giorni di richiamo, tutto questo indipendentemente dal numero di interventi svolti. È bene precisare che anche i Volontari veri e propri, sopra citati, percepiscono una “retribuzione” ma questa, a differenza di quella prevista per chi è richiamato in servizio, è limitata al tempo effettivo di intervento. Per quanto questo aspetto possa risultare, ad una prima analisi, insolito per chi fa volontariato, è bene ricordare che molto spesso un Vigile del Fuoco Volontario si trova nella condizione di dover lasciare il posto di lavoro (interventi diurni) oppure di dover arrivare in ritardo in ufficio a causa del prolungarsi dʼuna uscita notturna. Questo aspetto, unito al fatto che le ore di lavoro perse da un Vigile Volontario, per legge, sono considerate “Permesso non retribuito”, sgombra il campo su qualsiasi dubbio di legittimità nei confronti di tale contributo per-

cepito. Inoltre, come chiaramente esposto dalla tabella, lʼesborso complessivo per gli emolumenti al personale volontario è una spesa minima a fronte dellʼimpegno messo in campo. Proprio alla luce di questa dedizione è doveroso ricordare che ormai moltissimi distaccamenti sono supportati da ONLUS fondate dagli stessi Vigili Volontari, le quali reperiscono fondi per poi donare mezzi ed attrezzature al Corpo Nazionale al fine di garantire il miglior funzionamento possibile dei loro distaccamenti. In diversi casi, addirittura, i Vigili utilizzano a tale scopo lʼintero importo dei compensi ricevuti per gli interventi svolti. Sicuramente questo approccio al volontariato e questo esempio di civismo non sembra sia stato riscontrato nella componente cosiddetta “discontinua”. Dai dati riportati nellʼAllegato 2 si può anche vedere come la teoria del contenimento dei costi che si avrebbe utilizzando il personale discontinuo è pura fantasia. Infatti se si analizza il costo annuo per unità, si nota che quello riferito ai discontinui (39.146 EUR/anno) è addirittura superiore a quello di un professionista permanente (28.554 EUR/anno). Viceversa il costo ad intervento di unʼunità volontaria è pari a soli 30,92 euro contro i 241,17 euro di un vigile permanente con un costo annuo per unità di soli 700 EUR/anno. Fermo restando la convinzione, comune a tutti i Volontari, che la componente permanente costituisce unʼossatura fondamentale ed insostituibile del meccanismo di soccorso pubblico e che deve essere in numero adeguato per garantire la corret-

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VIGILI ta operatività delle sedi permanenti, è altrettanto evidente che per poter raggiungere un congruo livello di capillarità sul territorio (come previsto dal progetto Italia in 20 minuti) è fondamentale ed indispensabile lo sviluppo della componente volontaria organizzata in distaccamenti. Questa teoria non è frutto di esotiche elucubrazioni ma è bensì un approccio testato e confermato a livello europeo dove, in paesi come Francia, Svizzera e non ultima la Germania, un massiccia presenza di volontari non solo ha permesso ottimi rapporti di vigili per abitante (Allegato 1), ma ha migliorato la tempestività dʼintervento con costi sostenibili senza ridurre la qualità del soccorso, garantita da un costante addestramento e dalla presenza di un congruo numero di professionisti. È doveroso inoltre ricordare che, in Italia come nel resto dʼEuropa, le strutture volontarie di soccorso antincendio erano presenti ben prima della nascita del Corpo Nazionale che risale al 1941, e tuttʼoggi esistono molti distaccamenti che vantano addirittura 250 anni di storia e di presenza operativa sul territorio. Una storia al servizio della comunità. Basti pensare che quando fu istituito il Corpo Nazionale il nostro paese vantava la presenza di 23.000 volontari e di soli 2.000 vigili di professione. Questi numeri danno conto di come, da allora ad oggi, non solo si sia trascurato lo sviluppo del volontariato ma addirittura lʼimpostazione scelta abbia depresso questa componente portando agli attuali 6.573 volontari operativi nei distaccamenti (anno 2008) contro i 199.200 presenti in Francia ed un milione e 346mila operativi in Germania. Un altro falso mito da sfatare è quello della presunta minore copertura oraria e dellʼassoluta impreparazione del personale volontario. Moltissimi distaccamenti garantiscono copertura 24 ore su 24 del territorio in alcuni casi con addirittura due squadre pronte ad intervenire. Inoltre tutti i Volontari sono ammessi al servizio operativo dopo un opportuno corso di formazione e verifica delle loro competenze da parte di istruttori professionali del Corpo Nazionale. Infine si consideri che chi opera nei Distaccamenti si sottopone ad addestramento periodico mensile al fine di mantenere elevato il livello di preparazione e garantire la migliore professionalità possibile. Pur non essendo professionisti è obiettivo comune di tutti noi il raggiungimento di una professionalità il più prossima possibile a quella del personale permanente. Ultimo ma non di minore importanza è lʼimpatto culturale che ha un Distaccamento Volontario. Essendo questo costituito infatti da cittadini del territorio di competenza, ha una forte penetrazione nel tessuto sociale concorrendo così a trasmettere alla comunità quei principi di civismo, di senso del dovere, di abnegazione, di spirito di servizio e di amore per la res publica, propri di chi

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ONLUS appositamente fondate dai volontari reperiscono fondi al fine di donare al Ministero moderni automezzi di soccorso

opera nel volontariato ed in particolare in quello del Corpo Nazionale. Il progressivo avvicinarsi dei giovani alle nostre caserme e la presenza costante dei Vigili del Fuoco nella comunità, uniti alle associazioni ONLUS che ruotano attorno ai distaccamenti, rendono i cittadini partecipi delle esigenze dello Stato, aumentando al contempo quel senso di Nazione e di coesione del quale il nostro paese ha bisogno, ora più che mai. Questa è, in estrema sintesi, la realtà del volontariato nel Corpo Nazionale Vigili del Fuoco. Questo è lʼimpegno di tutti quei Vigili che operano quotidianamente nei Distaccamenti Volontari sottraendo tempo al proprio lavoro (forse questo davvero “precario”) ed alle proprie famiglie, mettendo se stessi in prima linea per rendere il proprio territorio più sicuro. Lʼorgoglio di queste persone è quello di essere Vigili del Fuoco a servizio delle proprie comunità che nulla hanno a che fare con personaggi in cerca di un secondo lavoro o per procacciatori di impiego pubblico.

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INTERVENTI

GRATTACIELI IN FIAMME Gli incendi in edifici di grande altezza DI

MARC KNÖRI

GRAFICI

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CLARA RÜSI

RENÉ DOSNE

Il 12 febbraio 2005 scoppia un incendio al 21° piano della Windsor Tower a Madrid. Lʼ8 agosto 2007, è lʼedificio della Deutsche Bank a New York che brucia. Questo incendio costa la vita a due pompieri. Poi, il 14 agosto 2007, un terribile incendio devasta di nuovo un edificio alto. Questa volta si tratta del World Financial Center a Shanghai. Immagini terribili fanno il giro del mondo.

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INTERVENTI a lotta contro un incendio scoppiato in un edificio alto è fondamentalmente simile a un intervento abituale – come nel caso di un incendio dʼappartamento in un edificio normale, in una casa familiare o in un qualunque edificio abitativo. Le complicazioni sopravvengono tuttavia a causa del genere di costruzione e dellʼaltezza dellʼedificio. In questi casi, in effetti, le vie dʼattacco sono più lunghe, attraverso il vano delle scale per esempio, e ci si trova in presenza di un gran numero di occupanti da evacuare o da salvare. Delle prescrizioni specifiche o delle installazioni speciali (prevenzione incendi) semplificano gli interventi e ne accrescono lʼefficacia.

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Cosʼè un «edificio alto»? Secondo lʼart. 12 della norma di protezione antincendio dellʼAssociazione degli istituti cantonali di assicurazione antincendio (AICAA), gli edifici alti sono «Edifici considerati come edifici alti dalla legislazione edilizia, o il cui ultimo piano si trova a oltre 22 m sopra il terreno limitrofo riservato ai pompieri, o con unʼaltezza di gronda superiore a 25 m.» Lʼaltezza della gronda è la distanza tra il gocciolatoio e il terreno. I punti di riferimento per la definizione dellʼaltezza della gronda sono generalmente la linea superiore della strada pubblica, da un lato, e il punto dʼintersecazione del muro della parete esterna con la capriata del tetto dallʼaltro. Quindi lʼaltezza della gronda corrisponde sempre al livello del soffitto dellʼultimo piano completo possibile. Per la legislazione italiana, tra le attività soggette al controllo dei VVF, troviamo gli “Edifici destinati a civile abitazione con altezza in gronda superiore a 24 metri” (di cui al punto 94 DM 16 Febbraio 1982). Quali sono le conseguenze di una tale situazione per le forze dʼintervento? I principali problemi inerenti agli interventi negli edifici alti sono appunto lʼaltezza di questi ultimi – per via di della notevole altezza, sorgono delle difficoltà di accesso ad alcune delle parti dellʼedificio – così come la presenza di un gran numero di piani e quindi di abitanti. E questo malgrado tutti i dispositivi tecnici di sicurezza che vengono attualmente installati in questo genere di edifici. Lʼimportante altezza di un edificio significa anche, secondo le caratteristiche e il materiale a dispoVFV

sizione, che i salvataggi e lo spegnimento con lʼausilio di unʼautoscala o di un braccio telescopico possono eventualmente risultare impossibili. Inoltre il posizionamento di unʼautoscala o di una piattaforma di salvataggio nelle vicinanze dellʼedificio deve sottostare a delle restrizioni e a volte risulta addirittura impossibile. È il caso, per esempio, quando il sottosuolo dellʼedificio è adibito a garage sotterraneo il cui soffitto non è previsto per resistere, senza subire danni, al peso di unʼautoscala o di una piattaforma e a volte nemmeno a quello di unʼautopompa. Nel corso di un intervento è dunque importante tener conto della portata del terreno nelle vicinanze di un edificio alto in fiamme. Se ci si trova in presenza di tali condizioni bisognerà procedere allo spegnimento e al salvataggio passando dal vano delle scale.

Un altro importante pericolo viene dal rischio di propagazione delle fiamme ai piani superiori attraverso i balconi e le finestre distrutte. A seconda dellʼaltezza dellʼedificio, lʼincendio potrà essere combattuto unicamente dallʼinterno. In queste condizioni esiste il pericolo di perdere rapidamente ogni controllo sullʼincendio in un edificio alto. Un altro rischio da non perdere di vista concerne la reazione degli abitanti: presi dal panico, questi ultimi possono cercare di fuggire dalle scale, calarsi lungo

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ricognizione del luogo è stata effettuata, il capointervento (ROS) può dare inizio alle operazioni di spegnimento. Lo spostamento degli intervenienti fino al luogo in fiamme Bisogna anche tener conto richiede molto tempo ed energia. dello sprigionamento di Inoltre, mentre i pompieri salgono fumo sullʼaltra facciata. lungo le scale, gli abitanti ancora presenti nellʼedificio cercheranno certamente di scendere per la stessa via, e questo può seriamente compromettere la progressione del personale dʼintervento. È possibile che ci siano a disposizione degli ascensori per pompieri (prescrizioni di protezione incendio AICAA 24-3, installazione di ascensori) per il trasporto del personale e del materiale (per la legislazione italiana in materia, si veda VFV la facciata utilizzando lenzuola legate tra di loro e, nel n°3/2011 Ascensori Antincendio e di Soccorso a cura peggiore dei casi, persino saltare dalle finestre. dellʼIngegner Lanzone). In questo caso bisogna uscire dallʼascensore almeno due piani sotto il livello dove si Durante il percorso trova il focolaio dellʼincendio e continuare poi a piedi. Le fasi dellʼingaggio, conformemente alla condotta dʼinLʼequipaggiamento per la protezione della respirazione tervento, sono importanti per il successo dellʼintervento. deve essere indossato non appena si constata la presenza di fumo e la progressione deve essere effettuata Da ricordare: con una condotta sotto pressione. • un allarme completo tiene conto dellʼoggetto del siniParallelamente allʼattacco interno, bisogna accordare stro e di eventuali disposizioni complementari. una grande importanza alla ventilazione del vano scale. • Lo scambio dʼinformazioni. Questʼultimo deve essere liberato dal fumo, o esserne • Lo studio delle informazioni durante lo spostamento. mantenuto al riparo, utilizzando gli impianti per lʼeva• Una prima consultazione dei piani dʼintervento. cuazione del fumo e del calore o, negli edifici più recen• La garanzia della sicurezza del personale dʼinterventi, a mezzo delle installazioni in sovrappressione. In queto e degli altri interessati, conformemente alle operasto modo, il vano delle scale può servire da via di attaczioni da andare a svolgere. co o di evacuazione. Per questo è possibile utilizzare dei • Lʼesecuzione rapida dei salvataggi con i mezzi dispoventilatori mobili che possono, per esempio, essere nibili. disposti direttamente su un piano per mantenere o • Circoscrivere la parte del palazzo in fiamme al fine di aumentare la pressione. Un ventilatore può eventualsalvare le parti dellʼedificio che sono ancora intatte. mente essere messo su una piattaforma di salvataggio per aumentare la pressione a partire dallʼalto attraverso Sul luogo del sinistro, il ROS (Responsabile delle aperture supplementari. Operazioni di Soccorso) deve integrare nellʼattività di Inoltre, secondo le risorse di personale e di materiale condotta tutti gli elementi necessari: postazioni, luogo di a disposizione, sarà eventualmente possibile costituire raduno, vie di circolazione per lʼarrivo e la partenza dei una «riserva di uomini/un deposito di materiale avanzaveicoli dʼintervento supplementari (piattaforme di salvati», due piani sotto il livello del focolaio, per esempio, in taggio, ventilatori), scambio di informazioni sul posto, modo da ridurre la distanza dʼavvicinamento. Sarebbe garanzia dei collegamenti, discussioni con gli interessacertamente utile disporre, a questo livello, di almeno una ti concernenti le vie di attacco e lʼesistenza di colonne squadra di riserva e di una squadra di sicurezza. idriche secche e di impianti per lʼevacuazione del fumo Bisognerebbe inoltre stoccare nello stesso posto un e del calore. numero sufficiente di bombole piene per la protezione della respirazione per poterle cambiare rapidamente, Inizio dellʼintervento vero e proprio dellʼacqua minerale, dello zucchero dʼuva e delle barre Quando tutte queste informazioni sono disponibili e la energetiche per le squadre in operazioni. Sarebbe evenUn importante pericolo proviene dal rischio di propagazione del fuoco ai piani superiori attraverso i balconi e le finestre distrutte.

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tualmente utile anche tenere pronto del personale sanitario formato ed equipaggiato di mezzi dʼintervento per poter portare un rapido aiuto al personale dʼintervento stanco, dei tubi di riserva, delle motoseghe a catena o a disco per praticare delle aperture, così come vari altri attrezzi.

Sul piano tattico, di fronte a un tale evento, devono essere costituiti dei settori con campi specifici. I lavori di spegnimento devono essere coordinati, la gestione del deposito avanzato deve essere garantita, la ventilazione (PPV/NPV) deve essere coordinata, le persone salvate o evacuate dallʼedificio devono essere prese a carico, il tutto in collaborazione con gli altri servizi. Restare anche attenti alla sorveglianza dellʼalimentazione in acqua di estinzione; tutte le prese dʼacqua di una colonna secca esistente devono essere controllate per evitare dei danni dʼacqua a uno dei piani per via di fughe nella condotta. Bisogna inoltre tener conto dellʼevoluzione dellʼincendio. Nellʼallegato «Apprezzamento degli edifici/tecnologia della costruzione» viene indicato che si può valutare, per un tale edificio, una resistenza al fuoco compresa tra i 60 e i 90 minuti. Dopo lʼallarme e lʼinizio dellʼintervento, restano ancora circa 40 minuti o più per i lavori di spegnimento prima di doversi aspettare la comparsa di problemi relativi alla struttura dellʼedificio. Il fuoco dovrebbe essere sotto controllo dopo questo lasso di tempo. Unʼattenzione particolare deve essere data alle “guaine tecniche”, in effetti il fuoco vi si può propagare rapidamente raggiungendo gli altri piani. Per lo stesso motivo, le eventuali installazioni di climatizzazione devono essere staccate sin dallʼinizio dellʼintervento. Le condotte dʼacqua supplementari necessarie devono essere preparate in conseguenza, per esempio tramite una divisione a partire dalla colonna secca due piani al di sotto del focolaio. Anche in questo caso lʼutilizzo di una camera termica è del tutto adatta per localizzare il focolaio dellʼincendio. Tuttavia è necessaria una sorveglianza costante, con mezzi dʼintervento adeguati, dei piani che si trovano sopra e sotto al focolaio, per evitare lʼestensione e la propagazione dellʼincendio al di là del piano già in fiamme. Sono inoltre possibili cadute di macerie, è necessario quindi essere attenti al loro perimetro di proiezione e sistemare uno sbarramento sufficientemente grande. Gli edifici alti presentano delle particolarità anche sul piano della ventilazione. Se esiste unʼinstallazione per lʼestrazione del fumo, è possibile mettere in depressione il vano delle scale se non è più necessario effettuare alcun salvataggio o evacuazione al di sopra del focolaio.

Salvataggi ed evacuazioni: ideali con una piattaforma di salvataggio o unʼautoscala. Lʼeventuale fumo che fuoriesce verrà evacuato attraverso lʼapposita apertura. Non appena si apre la porta che arriva nel locale in fiamme, la pressione positiva impedirà la propagazione del fumo nel vano delle scale, mentre la squadra di estinzione potrà praticare unʼapertura al piano in questione che permetterà al fumo di uscire dal luogo sinistrato. Le altre parti del vano scale devono anchʼesse venire controllate per prevenire la formazione di aperture indesiderabili. Negli edifici recenti, particolarmente quelli dotati di una facciata in vetro e di impianti di climatizzazione, non è più possibile praticare alcuna apertura verso lʼesterno. In questo caso bisogna trovare un modo per evacuare il fumo, per esempio attraverso il vano scale messo in pressione positiva.

Quando lʼintervento sarà concluso, è molto importante far controllare da specialisti le parti dellʼedificio che sono state intaccate, soprattutto per controllarne la statica, non bisogna inoltre dimenticare di svuotare la colonna a secco.

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INTERVENTI ORDINE D’INGAGGIO

INCENDIO

(POMPIERI

DI

BERNA)

1a autobotte, elemento di primo intervento, salvataggio, lotta contro il fuoco.

Capogruppo • Attacco interno o secondo

le istruzioni del caposezione • Scelta dellʼubicazione della divisione(divisore/ripartitore) • Spiegamento di condotta a partire dalla divisione (divisore/ripartitore) • Annuncio al caposezione • Istruzioni per la ventilazione e/o lʼotturazione antifumo Autista • Macchinista • Srotola la condotta di trasporto con divisione per alimentare la colonna secca • Srotola la condotta di trasporto con divisione in direzione de lʼobbiettivo • Srotola la condotta dʼalimenta zione dellʼautobotte

1° uomo • Protezione della respirazione/ maschera di salvataggio • 1 cassetta di tubi/1 lancia a getto cavo

2° uomo • Protezione della respirazione • Piccolo apparecchio di spegnimento (CO2, Bioversal, secchio-pompa) • 1 divisione con raccordo • 2 m di tubo di 55 con raccordo 3° uomo (sost. capogruppo) • Protezione della respirazione/ maschera di salvataggio • Camera a immagine termica • 1 cassetta di tubi

2a autobotte, in sostegno alla 1a autobotte, salvataggio, lotta contro il fuoco, riserva di personale

Capogruppo • Secondo le istruzioni del capo sezione • Materiale per respirazione

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INTERVENTI artificiale, se necessario

Autista • Macchinista • Srotola la condotta dʼalimentazione dellʼautobotte • Sostegno allʼautista della 1a autobotte

1° uomo • Protezione della respirazione/maschera di salvataggio • 1 cassetta di tubi/1 lancia a getto cavo • Materiale per lʼapertura delle porte

Attenzione al momento di posizionare una scala o una piattaforma vicino a un edificio alto!

Le vie di evacuazione sono anche delle vie di attacco e di salvataggio.

Anche qui: attenzione alle macerie!

2° uomo • Protezione della respirazione • Ventilatore oppure otturazioni antifumo conformemente allʼannuncio del capogruppo 1a autobotte 3° uomo (sost. capogruppo) • Protezione della respirazione maschera di salvataggio

Autoscala, salvataggio, otta contro il fuoco, riserva di personale

Capogruppo • Sopralluogo delle posizioni • Presa di posizione dʼintesa con il caposezione

Autista • Messa in posizione dellʼautoscala • Responsabile della sicurezza dellʼautoscale, inserviente

1° uomo • Sostegno allʼautista dellʼautoscala • Servizio della navicella • Preparazione del materiale: 25 m di tubo di 55 sotto pressione con divisione (raccordare in caso dʼincendio) Nella navicella: 1,85 m di tubi di 40 sotto pressione 10 m di tubi di 40 sotto pressione 1 lancia a getto cavo VFV

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“Joelma” è un palazzo di 25 piani a San Paolo del Brasile. Alle 8 e 50 del 1° Febbraio 1974 un incendio si sviluppa da una unità di aria condizionata posta al dodicesimo piano.

IL

Per lʼelevato uso di materiali facilmente combustibili per le finiture interne, lʼintero edificio fu totalmente coinvolto dalle fiamme in soli 20 minuti. Nellʼincendio - spento alle 13 e 30 su 756 occupanti, 179 morirono e 300 rimasero feriti, una percentuale di coinvolti superiore al 60%.

FUMO

E

FIAMME

IN EDIFICI DI GRANDE ALTEZZA

LʼINCENDIO CON MAGGIOR NUMERO DI VITTIME È TUTTʼOGGI QUELLO DEL 1974 A SAN PAOLO DEL BRASILE Un allarme tardivo, un carico dʼincendio elevatissimo,

lʼassenza dʼimpianto antincendio e piano dʼevacuazione. Un rogo devastante, estintosi quasi esclusivamente per

via del consumo del materiale combustibile dopo tre ore e mezza, conclusosi con un bilancio finale drammatico. a cura di Gian Carlo Moreschi (*)

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Presidi di sicurezza antincendio Allʼepoca dellʼincendio lʼedificio Joelma era stato costruito con una struttura dotata di buona resistenza al fuoco ma senza altrettanta cura per ulteriori aspetti di prevenzione incendi. Tutti gli arredi erano in legno così come i divisori tra ambienti, i controsoffitti realizzati in fibra di cellulosa su struttura in legno e moquette e tende erano facilmente combustibili.

Non vi erano luci di emergenza, rilevatori di fumo/calore, e allarme antincendio; nessun impianto di spegnimento automatico (sprinkler) ne antincendio, non vi era un sistema organizzato di esodo.Lʼunico vano scale collegava lʼedificio in tutta la sua altezza. Nessun piano di evacuazione era stato predisposto.Il condizionatore, posto al dodicesimo piano e da cui ha avuto origine lʼincendio, era alimentato elettricamente in modo da non poter essere disalimentato dal quadro elettrico di piano. Il tentativo di “sgancio” fatto da un impiegato fu quindi inutile.

Lʼincendio Lʼincendio fu scoperto alle 8 e 50 ma lʼallarme ai vigili del fuoco fu dato circa 15 minuti dopo da una persona che si trovava in un edificio


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vicino.La prima squadra dei Vigili del Fuoco arrivò dopo circa 5ʼ e chiese immediatamente rinforzi.

Allʼinterno dellʼedificio lʼincendio si era sviluppato sino al quindicesimo piano, attraverso il vano scale; anche se non vʼerano fiamme a causa dellʼassenza di materiali combustibili lungo la tromba delle scale.Il fumo e il calore rendevano comunque impossibile transitare su per i gradini.I soccorritori non riuscivano a salire infatti oltre lʼundicesimo piano.

Circa 300 persone, contrariamente a quanto normalmente consigliato, riescono ad abbandonare lʼedificio con gli ascensori. Questo avviene per pochi viaggi in quanto le condizioni rendono impossibile proseguire lʼoperazione.Circa 170 persone raggiungono la copertura sperando in un soccorso e recupero con elicotteri.

Sul tetto non vi è un eliporto ne, tantomeno, spazio sufficiente allʼatterraggio. Inoltre il fumo e il calore rendono estremamente difficile lʼavvicinamento. Circa 80 persone trovarono rifugio e salvezza sotto alcuni pannelli impermeabili della copertura. Soltanto pochi riuscirono a raggiungere i poggioli esterni e, calandosi piano per piano, raggiungere una quota utile allʼarrivo delle autoscale dei Vigili del Fuoco. Molti rimasero fermi sperando nellʼarrivo dei pompieri.

Circa 40 persone si lanciarono nel vuoto prese dalla disperazione, o caddero durante il tentativo di raggiungere, dallʼesterno, piani inferiori.I Vigili del Fuoco, anche scrivendo messaggi su lenzuoli, invitavano alla calma ma gli occupanti lʼedificio continuarono a saltare sperando di sopravvivere o di aggrapparsi alla scale aeree che si trovavano molti metri più in basso. Tutte le persone lanciatesi o cadute morirono nellʼimpatto. Alle 10 e 30 il fuoco era sensibilmente diminuito di intensità. Due ore dopo lʼincendio aveva, in pratica, consumato tutti i materiali combustibili lasciando lʼedificio semplicemente annerito esternamente.

Le successive operazioni di ricerca da parte di Vigili del Fuoco, Sanitari e Polizia individuarono un totale di 179 morti.Ad oggi il maggior numero di morti per lʼincendio di un edificio di grande altezza.Dopo lʼincendio lʼedificio è stato ristrutturato con opere durate 4 anni.

Eʼ credenza popolare che lʼedificio sia popolato dagli spiriti di alcune delle vittime dellʼincendio.

Video: A questi link sono disponibili due documentari: il primo in portoghese, con immagini molto crude. Il secondo in inglese; un documentario brutale con una colonna sonora di musica elettronica (insolita per lʼepoca). Il filmato foto-giornalistico ricostruisce le fasi del devastante incendio, analizzando aspetti progettuali e criticità riscontrate nelle concitate operazioni di salvataggio e spegnimento. http://youtu.be/Jf9z15aRYjE http://youtu.be/q6oC_QX3-G4

Considerazioni: Indubbiamente impressionante vedere un edificio bruciare esternamente non come tanti singoli focolai ma come una combustione unica e avvolgente la struttura su più piani. Lʼintensità dellʼincendio ma con una durata relativamente breve di tre ore e mezza, con estinzione per un sostanziale esaurimento del combustibile, pare confermare lʼuso di materiale fortemente infiammabile. Da tenere in considerazione il rischio per i Vigili del Fuoco sulle scale aeree che rischiarono di essere coinvolti nella caduta dalle persone che si gettarono nel vuoto sperando di aggrapparsi alle scale. Fonti:siti web tra cui wikipedia (*) S.D.A.C. (Sostituto Direttore Antincendi Capo) c/o il Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Genova.

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