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Anno XXIX - no 2 Marzo/Aprile 2015

Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano


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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)

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RIVISTA UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI

Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale Fabio MARANGONI Comitato di Direzione PRESIDENTE NAZIONALE: Roberto MUGAVERO PRESIDENTE D’ONORE: Gino GRONCHI VICE PRESIDENTI NAZIONALI: Luca BONELLO, Rolando FAGIOLI e Giuseppe PARRINELLO CONSIGLIERI NAZIONALI: Lorenzo AROSIO, Sergio AURELI, Claudio BALLESIO, Paolo BARBIN, Alberto BIDDOCCU, Diego CORIASCO, Paolo CORBETTA, Giancarlo GIACHINO e Damiano LANDI.

Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it Editore incaricato, ufficio abbonamenti Sede centrale Sicurezza Aziendale s.r.l. Via Palmieri, 47 - 20141 Milano tel. 02/89.500.256 - fax 02/89.500261 Agenzie per l’Italia DIFFUSIONE S.M. tel. 055 2590284 Stampa: LITOGRAFIA STEPHAN – GERMIGNAGA (VA) Abbonamenti: Gratuita a Comandi e Distaccamenti dei VV.F. Sostenitori 70,00 Benemerito da 70,00 in su Una copia 8,00 Arretrati 10,50

L’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari è estranea alla gestione economica della rivista. Gli articoli firmati corrispondono al pensiero dell’articolista e non impegnano né la Rivista né l’Associazione. La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e correzioni di quegli articoli che a sua discrezione riterrà opportuno modificare. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pubblicati, Il personale addetto alla raccolta di abbonamenti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F.

w w w. a n v v f v. i t la foto di copertina è di Walter Todaro (Pubblifoto): intervento VVF volontari Inveruno ed Elisoccorso Niguarda in Autostrada A4.

EDITORIALE DEL PRESIDENTE

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L’ANSA DI BOCCI? ERA UN PESCE!

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LETTERE AL DIRETTORE

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TN: ISTRUTTORI VVF VOLONTARI IN FINLANDIA

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MOTOPOMPE, QUESTE SCONOSCIUTE

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DEBUTTO PER IL CORPO MUSICALE DEI POMPIERI DI MAGENTA

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PER UNO SCENARIO ORDINATO OCCORRE DISCIPLINA

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VALLE D’AOSTA

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VA: DUE CASERME VVF MEGLIO CHE UNA SOLA?

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EXPO E DISPOSITIVO DI SOCCORSO VVF

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REGOLAMENTO VVF VOLONTARI, PERCHÈ CAMBIARLO?

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ADDIO A MARIO MARTINELLI

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EMERGENZA NEPAL

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Garanzia di riservatezza per gli abbonati L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilita di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo a: Sicurezza Aziendale srl - Via Palmieri, 47 -20141 Milano. Le informazioni costudite nell’archivio elettronico dell’Editore saranno utilizzate al solo scopo di inviare la rivista o comunicazioni concernenti l’abbonamento (Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali). Pubblicità Inferiore al 70%

Aut. Trib. Milano n. 855/89

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EDITORIALE

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L’editoriale della presente rivista è tutto centrato sugli sviluppi relativi alla modifica del DPR 76/2004 e alle problematiche del personale volontario del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. In data 5 maggio 2015 infatti si è svolto a Roma, presso il Ministero dell’Interno, un incontro con il Sottosegretario di Stato all’Interno con delega ai Vigili del Fuoco On. Gianpiero Bocci. Per il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Soccorso Pubblico e Difesa Civile erano presenti il Capo Dipartimento Prefetto Francesco Antonio Musolino, il Capo del Corpo Nazionale Ing. Gioacchino Giomi ed il Direttore Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica Ing. Cosimo Pulito mentre per l'Associazione era presente il Comitato di Presidenza al completo. Il Sottosegretario Bocci, dopo un'introduzione nella quale è stata sottolineata l’importanza e la centralità della componente volontaria nell’ambito di un moderno Corpo dei Vigili del Fuoco, ha rappresentato l’esigenza di dare vita ad un rinnovato approccio verso la nostra componente che sappia tenere conto delle mutate esigenze dello Stato sia in termini di finanza pubblica e di struttura organizzativa sia in termini di attività di prevenzione dei rischi e soccorso. Da ciò la necessità di riscrivere le norme contenute nell'attuale Regolamento per il personale volontario VVF. In questo una delle principali determinazioni poste dall’On. Bocci è stata l'eliminazione della retribuzione del personale volontario da

sostituire con uno specifico finanziamento da destinare ad ogni singola sede volontaria VVF e nella disponibilità del Distaccamento per le esigenze di funzionamento e tecnico-operative. La parola è poi passata al Comitato di Presidenza il quale, dopo aver evidenziato sia la rappresentatività associativa testimoniata da migliaia di iscritti nei circa 300 Distaccamenti volontari italiani sia l’impegno dell’Associazione nel supporto alle sedi e al personale volontario VVF in generale, ha concordato sulla necessità di un assetto normativo che risponda alle nuove necessità della componente. Il Comitato ha poi proseguito ribadendo la disponibilità dell'Associazione nel collaborare alla scrit-

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Roberto Mugavero

Seguici sui social network, e contribuisci alla redazione del nostro periodico inviando materiale a: direttorevfv@me.com facebook - pompierivfv twitter@pompieri

Si ringraziano: Antonio Coduri; Patrick Steffen; Maria Fulciniti; Imerio Castiglioni; Andrea Maurer; Giuseppe Parrinello e Christian Salutari.

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I componenti del Comitato di Presidenza hanno anche rilevato come, l'ultima bozza di articolato proposta dall'Amministrazione, non solo differisca da quella ricevuta nel 2014 ma addirittura la stravolga con l'inserimento di alcune disposizioni al limite dell'applicabilità perché in contrasto con le vigenti leggi. Questo, è stato fatto notare, ha portato ad un grande fermento dei Distaccamenti volontari VVF il quale fa temere una sempre maggiore disaffezione verso l’impegno sino ad ora profuso nelle attività di istituto e di soccorso.

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In tale ambito, sottolineando lo stato di profondo malessere manifestato quotidianamente da tutte le sedi volontarie, è stato anche evidenziato il concreto rischio non solo del futuro sviluppo del volontariato pompieristico ma addirittura della sopravvivenza degli attuali distaccamenti operativi che ormai da anni non vedono più decreti per nuovi aspiranti Vigili del Fuoco volontari così come nuovi avanzamenti e corsi di formazione per il conseguimento delle patenti di guida VVF e per l’aggiornamento professionale.

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Nel terminare il Comitato di Presidenza ha espresso al Sottosegretario la proprie perplessità circa la possibilità di privare i VVF volontari della retribuzione perché questa è comunque prevista anche per i volontari di Protezione Civile sotto forma di rimborso corrisposto ai datori di lavoro per il periodo di assenza del dipendente dalle proprie attività.

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tura del nuovo articolato ma in un’ottica nella quale il contributo associativo possa essere attivamente considerato al pari dei contributi di idee e competenze apportati dall'Amministrazione e dalle Organizzazioni Sindacali proseguendo poi nel dettagliare le criticità che affliggono i Distaccamenti volontari e la sofferenza della componente volontaria VVF giunta ormai allo stremo delle capacità di sopravvivenza.

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L’ANSA DI BOCCI? ERA UN PESCE! Vero invece l’elogio del Conapo per il sottosegretario

uell’agenzia dove si riportavano alcune dichiarazioni attribuite a Gianpiero Bocci - virgolettati dove il sottosegretario sosteneva che avrebbe aperto 500 caserme volontarie in 10 anni, seguendo il modello trentino - era ovviamente una burla del nostro direttore. Ci cascarono persino alcuni politici e qualcuno tentò d’attribuirsi addirittura i meriti.

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In tanti, dopo aver visto quel twit di @pompieri (rilanciato anche sulla pagina FB della rivista) c’erano cascati in pieno, i più sgamati avevano anche cercato la news sul sito di ANSA ma senza risultato. In realtà si trattava solo dello screenshot d’una notizia vera, con l’Onorevole Bocci, ma il testo era stato interamente sostituito con Photoshop dal nostro direttore (un po’ buffone) Ascanio Mangano che ha così commentato: “Avevo letto di diversi pesci, prima di lanciare il nostro: da Google che ha disorientato gli automobilisti mettendo un pac-man a mangiarsi le strade; poi addirittura il CERN di Ginevra che aveva annunciato la scoperta della Forza di Guerre Stellari del teorico Ben Kenobi…” – poi Mangano ha

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aggiunto – “Ma l’idea di un pesce pompieristico me l’han poi fornita i Sapeurs Pompiers di Parigi: al lancio di quel film, con tanto di locandina, sulla BSPP, non avevo abboccato proprio…troppo schivi per darsi al cinema, roba più da FDNY”. In seguito alle presunte dichiarazioni del Sottosegretario Bocci, pare addirittura che siano stati interrotti i lavori durante il Consiglio d’un Ente pubblico per leggere ad alta voce l’agenzia (falsa), lettura seguita da ovazione e tanto di dichiarazione del politico di turno che s’è subito attribuito i meriti di questa importante riforma, peccato che fosse un pesce d’aprile. Verissimo invece l’elogio scritto dal Conapo per il Sottosegretario in questione (che ha la delega per i VVF), si legge nella news, pubblicata anche sulla pagina ufficiale dell’Onorevole PD: “Diamo atto al sottosegretario Bocci di aver dato una svolta al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco…” nel medesimo scritto si propone di riportare allo Stato i vari corpi regionali e provinciali dei VVF (AO, TN, BZ NdR)…follia pura, e non è un pesce d’aprile.

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Un’inutile e irragionevole guerra… Caro Ascanio, l'altro giorno ero a Locarno per una commissione e, terminato quell'impegno, mi sono recato da un fiorista per cercare delle piantine che mia moglie non era riuscita a trovare a Verbania. Avendole trovate, mentre la negoziante me le stava incartando utilizzando dei vecchi fogli di giornale, mi è scappato l'occhio su un articolo del 7 marzo 2015 pubblicato su "la Regione Ticino" dal titolo "Si è riacceso un fuochino sacro". Dato che l'argomento riguardava i Civici Pompieri di Locarno me lo sono fatto dare e te lo invio in copia. Devo dire che nel leggere quell'articolo mi è venuto subito il magone, mi sono chiesto infatti perché mai ho avuto la sfortuna di scegliere di fare il pompiere in Italia e non nella confinante Svizzera.

a DX - con barba e capelli bianchi - Antonio Coduri quand’era ufficiale volontario a Verbania negli anni ’80.

Mi sono ricordato di tutti i mal di pancia subiti per l'eterna e irragionevole guerra combattuta dai sindacati contro i volontari del Corpo, e la loro pervicace pretesa di aprire dei presidi professionali anche in località dove in nessun altro paese al mondo sarebbero stati aperti. Tra l'altro andando a Locarno sono transitato per Cannobio dove da 40 anni si cerca invano di aprire un presidio volontario perché i soliti noti si oppongono. A Locarno invece, dove i Pompieri sono comunali, gli amministratori locali, diversamente da quelli italiani, probabilmente sono stati sempre molto attenti alla "Spending review" e l'approccio al problema professionisti o volontari non è ideologico come da noi ma sanamente pragmatico.

Infatti il Sindaco Carla Speziali, avendo il Corpo Pompieri del suo Comune a disposizione 121 pompieri volontari fra militi urbani e di montagna e 2 pompieri professionali, tutti inquadrati da 6 ufficiali e 23 sottoufficiali, intende, per migliorare il servizio, fornire al Corpo altri 2,5 pompieri professionali. Con queste nuove assunzioni, la componente permanente del Corpo di Locarno raggiungerà la cifra strabiliante di 4,5 unità. A parte il fatto che sono molto preoccupato per il povero pompiere professionale che dovrà essere dimezzato, sono certo che da noi un Corpo dei Pompieri come quello di Locarno, tenuto conto del numero degli interventi, sarebbe stato subito trasformato in permanente. con affetto ANTONIO Caro Antonio, leggo (e pubblico) sempre con piacere le tue lettere, è curioso come tu riesca a tirar fuori dei veri e propri saggi da episodi di vita quotidiana. D’altronde per un uomo come te, volontario da sempre, poi tecnico, indi docente, nonché ufficiale VF (volontario, quando ancora v’era permesso d’operare) non è difficile mettere a confronto i sistemi di soccorso delle altre nazioni con l’anacronistica macchina che è il nostro Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Se i nostri governanti non decideranno di attuare una vera e propria riforma del sistema antincendi nel Paese, il CNVVF (così com’è strutturato) continuerà a sembrare splendente soltanto ai nostalgici. Un caro saluto, Ascanio

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ISTRUTTORI VVF VOLONTARI IN FINLANDIA PER UN CORSO, I PERMANENTI NO. Saranno 13, uno per distretto, gli aspiranti istruttori volontari che completeranno la propria formazione a Kuopio dove c’è una scuola antincendi d’eccellenza. Subito polemiche le organizzazioni sindacali, infatti gli istruttori permanenti si formano “soltanto” in Germania e non in Finlandia. i tratterebbe d’una trasferta da 25.000 euro ma per CGIL e UIL sono comunque troppi, dal momento che c’è tanto di Scuola Provinciale a Marco di Rovereto – lì si formano i permanenti – e poi

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gli istruttori permanenti in Finlandia non ci sarebbero mai stati, semmai sono stati ad affinare la preparazione in Germania. Quindi non Kuopio bensì Gelnhausen per 5 VVF del Corpo Permanente di Trento (istruttori) ai quali fu pagata la sola trasferta per frequentare 5 giorni di corso presso i colleghi tedeschi: una spesa di poco superiore a 7mila euro. Non è chiaro perché settemila euro in cinque siano giustificati mentre venticinquemila per 13 siano troppi. A difendere la scelta della Federazione VVF Volontari anche l’assessore provinciale alla Protezione Civile Tiziano Mellarini che, pur non entrando nel merito della decisione, ritiene che mandare i volontari in Finlandia non sia una scelta sbagliata: «E’ fuori dubbio – ha confermato l’assessore – che Marco sia il centro formativo per la protezione civile, la scelta di fare anche un’unica scuola provinciale ci porta a dire che deve essere un centro d’eccellenza e un fiore all’occhiello per la protezione civile nazionale. La scelta fatta dalla Federazione dei VVF Volontari di inviare tredici persone alla scuola in Finlandia è legata al fatto che, a livello mondiale, viene considerata di eccellenza. E’ una valutazione fatta da loro e non spetta al politico entrare nel merito di questa scelta di formazione. Ma credo che porterà beneficio, visto che potranno condividere quanto appreso in Finlandia coi loro colleghi. Non vanno in gita, come

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POMPARE NON SIGNIFICA SOLO PROSCIUGARE

MOTOPOMPE,

queste sconosciute A cura di : Patrick Steffen (Centro di soccorso dei pompieri di Zermatt) Articolo redatto in collaborazione con 118 Swissfire - Rivista Ufficiale della Federazione Svizzera Pompieri.

Lo sviluppo delle pompe ad acqua motorizzate è stata una delle grandi conquiste dei pompieri durante il secolo scorso. Un altro aspetto dell’utilità delle motopompe concerne l’incredibile aumento dell’efficacia nel trasporto dell’acqua. Grazie ai continui miglioramenti, le motopompe sono diventate, nel corso degli anni, sempre più affidabili e più facili da utilizzare. Ancora oggi, il loro utilizzo è di un’importanza capitale durante gli interventi a fuoco. VFV MARZO/APRILE 2015

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diversi modelli1 utilizzati dai vari corpi pompieri servono tutti a un unico scopo: il trasporto dell’acqua da un punto all’altro. Oltre alle loro prestazioni, le motopompe hanno diverse altre caratteristiche alle quali si deve prestare attenzione durante l’ingaggio. Le differenze di misura e di peso, il genere di carburante utilizzato, il modo di raffreddamento e l’altezza di aspirazione costituiscono spesso dei dati importanti dei quali si deve tener conto, oltre alla potenza, per poter determinare quale modello utilizzare in una data circostanza. Per il resto, poco importa che sia equipaggiata oppure no di un proiettore LED o di un avviamento elettrico o che la sua forma sia aerodinamica o che abbia il tubo di scappamento cromato! Tutto questo è secondario, senza contare che, in ogni modo, i criteri estetici sono del tutto individuali. Fondamentalmente, la motopompa serve esclusivamente al trasporto dell’acqua, sia che si tratti dell’acqua di spegnimento che di quella sporca aspirata in caso di danni dovuti all’acqua. Lo scopo del presente articolo non è quello di elencare delle cifre che possono in ogni caso essere consultate

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nelle istruzioni di servizio dei vari mezzi, ma piuttosto quello di fare un paragone fra i tre modelli più correnti e di proporre delle situazioni iniziali di base per la preparazione degli esercizi e la trasmissione delle conoscenze utili all’ingaggio. La motopompa tipo I: piccola, ma da non sottovalutare Questo tipo di motopompa è apparso all’inizio nel mondo nella protezione civile (PCi) che, fino agli anni Novanta, si occupava anche di difesa incendio. Di piccole dimensioni e di concezione semplice, questa motopompa viene utilizzata principalmente nelle regioni periferiche inaccessibili ai veicoli più grandi o nei luoghi in cui l’acqua è disponibile sono in piccole quantità. La motopompa tipo I si è rivelata molto utile a varie riprese in questi ultimi anni per i lavori di spegnimento finali durante gli incendi di boschi. A volte, per lo spegnimento finale, sono stati utilizzati degli apparecchi di spegnimento ad alta pressione concepiti inizialmente per il settore agricolo, ma i limiti della

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loro utilizzazione sono apparsi chiaramente per quanto concerne la portata massima richiesta, il prelevamento di acqua nei corsi d’acqua o l’immissione in profondità di acqua di spegnimento nel suolo. Questi apparecchi hanno vantaggi e svantaggi, come la motopompa tipo I. Si è potuto invece constatare che la combinazione di mezzi ad alta pressione sul terreno e di motopompe tipo I per il trasporto dell’acqua presenta un’efficacia ottimale all’ingaggio. Nel corso di incendi scoppiati in luoghi periferici, a chilometri di distanza dal primo idrante o da un corso d’acqua utilizzabile per l’alimentazione, la problematica risiede spesso nella difficoltà di accesso al luogo del sinistro, a volte raggiungibile solo con piccoli veicoli o con l’elicottero. Questo significa che il tempo di avvicinamento è molto lungo e che l’incendio, in questo lasso di tempo, ha potuto già raggiungere proporzioni tali che l’utilizzo di

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POMPARE NON SIGNIFICA SOLO PROSCIUGARE Svizzera è diventato un mezzo ricercato e il fatto che non venga più fabbricata non rende facile il compito dei potenziali compratori! Durante l’utilizzo della motopompa tipo I, il principale pericolo può venire dal suo utilizzo su un terreno difficile, con un rischio elevato di caduta. La securizzazione del personale e del materiale deve in questo caso essere prioritaria.

un attrezzo ad alta pressione non costituisce più un mezzo di spegnimento efficace. In questo contesto, l’utilizzo di una motopompa tipo I è una soluzione molto valida, anche nel caso in cui si dispone di una quantità di acqua limitata. Una motopompa tipo I può essere alimentata a partire da un torrente, da un idrante o da un bacino di acqua di spegnimento, ma anche a partire da un serbatoio industriale di 1000 l, da una grande fontana, da una piccola piscina, un ruscello o da un canale di irrigazione. Poiché l’altezza di aspirazione è limitata a 1 o 2 m, la motopompa deve assolutamente essere posizionata vicinissima al corso d’acqua. Con un peso di 66 kg, non è molto performante, ma il suo rendimento medio di 400 l/min a 4 bar può senz’altro bastare ad alimentare 2 o 3 lance polivalenti. Il motore a due tempi con raffreddamento ad aria di 8,5 cavalli è alimentato da una miscela di olio-benzina di 1:20 o 1:40. Il passaggio al carburante universale per motori a due tempi «Aspen» non crea assolutamente alcun problema. Quando la transizione è stata effettuata, non sarà più necessario fare attenzione alla proporzione della miscela e non ci sarà più il problema della separazione della benzina e dell’olio in caso di non utilizzo prolungato. Questa piccola motopompa non ha perso il suo valore per i corpi pompieri chiamati a intervenire su terreni difficili. È piuttosto vero il contrario: in certe regioni della

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La motopompa tipo II: proveniente dalla protezione civile, è diventata un vero cavallo di battaglia Anche questa motopompa fa la sua apparizione nella protezione civile prima di essere ripresa dai corpi pompieri al momento della soppressione dei compiti di lotta contro l’incendio che erano affidati alla PCi. Attualmente, si fa una distinzione fondamentale tra le pompe della PCi e i modelli successivi dei vari fabbricanti, che si differenziano principalmente per il motore e il design modernizzato, così come per il servizio. Le motopompe tipo II pesano in media tra i 230 e i 250 kg, rimorchio non compreso, e funzionano con benzina senza piombo. I principali componenti della motopompa tipo II sono, da una parte, la pompa centrifuga a due stadi e, dall’altra, il motore Boxer quattro cilindri a quattro tempi di 44 cavalli con raffreddamento ad aria nella versione PCi o un motore industriale con raffreddamento ad acqua che varia da un costruttore all’altro. Fondamentalmente, la portata di una motopompa tipo II è di circa 1500 l/min a 8 bar. I modelli più recenti sono dotati di tutta una serie di opzioni quali per esempio l’avviamento elettrico, l’innesco automatico, il limitatore di regime, un schermo multifunzionale, ecc. Sulla versione PCi, il macchinista deve ancora far prova di una certa abilità in quanto queste motopompe, che non sono necessariamente giovanissime, sono equipaggiate solo dei meccanismi assolutamente necessari, cosa che non diminuisce tra l’altro il loro valore all’ingaggio. Le motopompe tipo II sono utilizzate principalmente per il prelievo dell’acqua nei corsi d’acqua, nei piani d’acqua o nei bacini artificiali aperti. In tutti i casi, bisogna verificare se offrono un flusso o un volume sufficiente. In effetti, 1500 l/min durante un’ora corrisponde a 90 m3. Questo significa che una piscina di 10 m di lunghezza, 4,5 m di larghezza e 2 m di profondità si svuoterà in 60 min. La motopompa tipo II viene utilizzata per aumentare la pressione della rete di idranti e per trasportare acqua su lunghe distanze. Oggigiorno, i piccoli mezzi «ausiliari» moderni di cui dispongono i pompieri sono particolarmente preziosi per il calcolo della pressione e la scelta dell’ubicazione delle motopompe accoppiate in serie! Esistono persino delle applicazioni per smartphone che cercano di risolvere l’equazione. L’esattezza dei risulta-

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ti di questi programmi deve tuttavia essere verificata. Inoltre, la motopompa tipo II è idonea anche per l’ingaggio in caso di inondazioni quando si tratta di aspirare l’acqua in luoghi non troppo vasti. Se la pompa deve essere utilizzata all’interno di un edificio allagato, si deve prestare attenzione alla sicurezza dei pompieri per via della concentrazione estremamente elevata di CO2 raggiunta molto rapidamente con il motore in funzione. Il lavoro sotto protezione della respirazione e l’utilizzo di apparecchi di misura sono indispensabili! Inoltre, il grado di sporcizia dell’acqua deve assolutamente essere controllato prima di incominciare ad utilizzare la pompa, altrimenti quest’ultima rischia di essere danneggiata irrimediabilmente. Visto il suo peso abbastanza elevato, il materiale supplementare trasportato e il rimorchio necessario, questo tipo di motopompa non è idonea per l’utilizzo sul terreno, tranne se è possibile trasportarla in elicottero. In quest’ultimo caso, la pompa può essere trasportata senza problemi in posizione orizzontale in una rete che può sopportare un carico di 550/550 kg, con il materiale supplementare che si trova sul rimorchio, ed essere posata con una grande precisione nel luogo esatto in cui se ne ha bisogno. La sicurezza personale deve essere sempre garantita. Si presterà dunque attenzione ai seguenti aspetti nell’utilizzo di una motopompa di tipo II: peso del mezzo: danni alla schiena, rischio di restare schiacciati dal rimorchio, contusioni se delle parti del corpo restano schiacciate;

caratteristiche dal punto di vista del prelievo dell’acqua: la motopompa tipo II ha bisogno di corsi d’acqua o di piani d’acqua di una certa profondità con una corrente sufficiente. Securizzazione del personale d’intervento (porto del giubbotto di salvataggio durante i lavori accanto dei corsi d’acqua)! pressione dell’acqua alla lancia: una pressione accresciuta nelle condotte significa anche l’aumento del rischio di scoppio dei tubi. I raccordi chiusi male possono rappresentare un serio pericolo; rischio di caduta su terreni impervi. La motopompa tipo IV: il Golia della famiglia Con un «peso da combattimento» di circa 2450 kg, la motopompa tipo IV è la più grande tra quelle presentate nel presente articolo. Solo pensando al suo motore in linea diesel di sei cilindri, che sviluppa 145 cavalli, si può avere già un’idea della sua potenza! All’inizio, la motopompa tipo II veniva utilizzata dalle truppe di salvataggio dell’esercito. Più tardi, la motopompa tipo IV è stata ripresa dai pompieri in numerose regioni e grandi località. Contrariamente alla motopompa tipo II, la motopompa tipo IV può essere utilizzata unicamente su rimorchio poiché è impossibile scaricarla. Questo significa che può essere trasportata solo su strade carrozzabili. Visto il suo peso, il trasporto per elicottero è possibile solo con l’utilizzo di un velivolo di una certa potenza come per esempio un Super Puma o il Kamov d’Heliswiss. C’è dunque da chiedersi, visto le complicazioni relative al suo trasporto, l’organizzazione

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approvvigionamento idrico in quota

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POMPARE NON SIGNIFICA SOLO PROSCIUGARE necessaria e la durata del trasporto, se il santo vale la candela. La motopompa tipo IV offre una portata di 4600 l/min a 8 bar, il che corrisponde a circa tre motopompe tipo II o a 11 motopompe tipo I. Bisogna dunque essere particolarmente attenti alla scelta del punto di prelievo dell’acqua per poter effettivamente utilizzare pienamente la potenza di questa pompa in caso di necessità. Visto la sua capacità, la motopompa tipo IV viene utilizzata principalmente per il trasporto dell’acqua, ma può anche essere impiegata a partire da una rete di idranti. In questo caso, una grande attenzione deve essere accordata ai parametri della rete, la cui infrastruttura può essere gravemente danneggiata se non si è proceduto preventivamente a una chiara analisi della situazione o se non si sono già iscritti sul piano d’intervento i posizionamenti adeguati o descritto con precisione lo svolgimento delle varie operazioni previste. Visto che questo tipo di pompa non è disponibile su tutto il territorio svizzero, la sua disponibilità presso un corpo pompieri vicino deve essere verificata per non perdere tempo prezioso in caso di allarme. È inoltre raccomandato fissare in anticipo i possibili luoghi di ubicazione, i punti di prelievo dell’acqua e gli accessi, in collaborazione con il corpo pompieri che utilizza abitualmente la motopompa. Queste misure permettono di ottimalizzare al massimo l’ingaggio di questa potente motopompa. Gli aspetti importanti relativi alla sicurezza durante l’utilizzo della motopompa tipo IV sono simili a quelli del tipo II. Si tratta quindi di essere particolarmente attenti al peso del mezzo e assicurarsi della sua assoluta immobilità utilizzando dei dispositivi d’arresto e delle zeppe. Per via della grandezza di questa motopompa, il suo posizionamento sulle rive di un corso d’acqua o di un piano d’acqua presenta gli stessi pericoli di quelli legati all’utilizzo della motopompa tipo II (acque profonde con forti correnti). Bisogna in questo caso prendere le misure necessarie per garantire la sicurezza dei pompieri, fissando delle corde di salvataggio a valle rispetto all’ubicazione della motopompa. Non dimenticare di indossare un giubbotto di salvataggio!

Istruzione L’istruzione ha per scopo di preparare i pompieri all’ingaggio: che cosa significa concretamente questo per la motopompa! Nel caso particolare, si tratta di trasmettere agli utilizzatori delle solide conoscenze di base sui comandi e l’utilizzo della motopompa, così come sugli aspetti importanti della sicurezza. Bisogna inoltre verificare che la formazione risponda ai reali bisogni dell’in-

gaggio. I tempi in cui la motopompa era posizionata sempre allo stesso posto, sul bordo del torrente del paese, appartengono definitivamente al passato! Durante la formazione, è necessario insistere sulla flessibilità per preparare i pompieri a prendere in considerazione numerose varianti ed esercitarle in modo da poterle utilizzare automaticamente durante l’ingaggio. L’istruzione deve inoltre servire a provare e a paragonare tra di loro le varie ubicazioni e soluzioni possibili. Le esperienze che vengono fatte durante l’esercitazione possono in seguito essere utilizzate nella pianificazione dell’intervento e venire quindi messe in pratica. Il fatto di avere già testato delle ubicazioni particolari o concernenti degli edifici speciali permette di risparmiare del tempo prezioso in caso di intervento. Tutti i pompieri che intervengono devono capire i motivi e le riflessioni che hanno portato a una determinata soluzione e devono poter dare la loro opinione concernente gli eventuali problemi riscontrati. Dal punto di vista didattico, un aspetto interessante ed efficace dell’istruzione potrebbe essere un esercizio che integra simultaneamente i tre tipi di motopompe. Una volta il sistema messo in piedi, tutti i pompieri dovrebbero aver capito il funzionamento delle pompe in una rete interconnessa, così come le correlazioni e le interdipendenze, come per esempio il motivo per il quale la motopompa più potente deve trovarsi all’inizio della condotta di trasporto. Inoltre, l’istruzione deve anche includere i mezzi ausiliari quali bacini d’acqua di spegnimento o serbatoi, riduttori di pressione meccanici o naturali, così come l’utilizzo di tutti i punti di prelevamento di acqua a disposizione. Alla fine dell’istruzione, il pompiere deve aver sperimentato l’utilizzazione del materiale, averne capito le potenzialità e i limiti in modo da avere le risorse supplementari per poter essere in grado di far fronte a delle situazioni impreviste durante l’intervento. La preparazione di una sequenza d’istruzione che integra tutti questi aspetti non è una cosa facile da realizzare, ma l’esperienza e la motivazione che ne trarranno i partecipanti giustifica in tutti i casi l’importante mole di lavoro richiesto. Migliorarsi, trovare le migliori soluzioni durante l’intervento e metterle in pratica in modo efficace richiede decisamente il coraggio di testare nuove soluzioni e di trarre i dovuti insegnamenti dagli errori commessi!

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DISTACCAMENTI

E MUSICA

DEBUTTO PER IL CORPO MUSICALE DEI POMPIERI DI MAGENTA

oco più di un anno fa, il CSq. Volontario Imerio Castiglioni, inquadrato presso il distaccamento di Magenta (MI) e con alle spalle anche una lunga carriera da musicista, ebbe un’idea: fondere insieme le due passioni; creare, cioè, un Corpo Musicale dei Vigili del Fuoco. Con la tenacia che lo contraddistingue,

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scrisse una lettera di presentazione e la inviò a tutti i distaccamenti della Lombardia e delle regioni limitrofe nonché a tutte le conoscenze in ambito musicale. Nel corso d’una prima riunione spiegò il progetto con la promessa di trovarsi un mese dopo per imbastire una prima prova. Passato un anno, il Corpo bandistico

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DISTACCAMENTI

E MUSICA

conta ora 35 elementi ma è sempre in crescita. Il battesimo del fuoco è stato (come poteva essere altrimenti?) per la Festa di Sant’Antonio Abate, patrono (nel Magentino e Castanese) dei VVF volontari. Antonio, che avrebbe trafugato il fuoco al diavolo, viene da sempre posto a protezione di stalle, fienili e allevamenti. Ecco perché viene raffigurato spesso in compagnia d’un maiale e spiegato perché i VVF di queste parti lo festeggiano al posto di Barbara o Floriano. Il Corpo Musicale ha presieduto e partecipato musicalmente durante la Santa Messa di Domenica 18 Gennaio, presso la Chiesa Parrocchiale Santi Nazaro e Celso a Marcallo con Casone (MI) alla presenza del Comandante Provinciale Ing. Silvano Barbéri e del funzionario Ing. Elvio Porcedda.

Terminata la Messa, il Corpo Musicale ha ricevuto gli apprezzamenti da parte delle alte cariche presenti. Subito dopo i musicanti hanno fatto ritorno a Magenta, sfilando per le vie della città ed hanno accompagnato a suon di musica, il personale del distaccamento volontario VF presso il Palazzo Comunale. Presso il municipio il Sindaco Marco Invernizzi ha consegnato l’encomio al comandante provinciale ed al Capo Distaccamento Umberto Ferrario per l’attività svolta durante l’anno e per il convegno sul soccorso ai disabili. Durante la cerimonia sono state consegnate, inoltre, due croci di anzianità per i 15 anni di servizio al Vigile Marco Ronzio ed al Vigile Stefano Cassani ed un encomio per i 30 anni di servizio al CSV Massimo Miramonti. Il Corpo Musicale ha onorato questi momenti eseguendo l’Inno di Mameli e Parata d’Eroi. Il Corpo Musicale Pompieri Magenta ha così dato via al

suo percorso musicale. Grazie alla diffusione in rete non mancano le prime richieste di servizi: il 30 e il 31 Maggio, il Corpo Musicale sarà ospite del distaccamento VVFV di Edolo (BS) per la manifestazione del 125° di fondazione del distaccamento. Il Corpo Musicale onorerà questa importante festa con un concerto serale e la presenza musicale durante la celebrazione della Messa e infine la sfilata con al seguito i mezzi storici.

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ORGANIZZAZIONE

DEL SITO DEL SINISTRO

PER UNO SCENARIO ORDINATO OCCORRE

DISCIPLINA

Il primo obiettivo dell’organizzazione del luogo del sinistro consiste a mettere ordine nel caos iniziale. Si sa in effetti che un’organizzazione razionale della piazza sinistrata può essere di un’importanza capitale per la corretta gestione d’un evento. A cura di Andrea Maurer Vice-comandante Zweckverband Kohlfirst in collaborazione con 118 Swissfire - Rivista Ufficiale della

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ORGANIZZAZIONE

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Per il capo intervento, organizzare la piazza sinistrata significa soprattutto che, non appena avrà acquisito una prima vista d’assieme della situazione (ns. ROS NdR), deve determinare molto rapidamente la postazione dei vari intervenienti, dei veicoli e del materiale così come dei settori di attesa e comunicarli in seguito chiaramente. Per poterlo fare, ha comunque bisogno della collaborazione di tutte le forze d’intervento. Durante la fase di approccio al luogo dell’intervento, queste ultime non dovrebbero infatti avanzare senza riflettere fino al luogo del sinistro, ma bensì contattare prima il capo intervento per radio. Sulla piazza sinistrata, le forze d’interven-

vedere la posizione della direzione dell’intervento, gli assi di salvataggio e la piazza raccolta degli uomini e il parco materiale. Bisogna inoltre definire il tipo di comunicazione interna e con gli altri partner. Non appena un evento prende una certa importanza, saranno presenti sul posto anche la polizia e i servizi sanitari con i loro mezzi d’intervento che bisognerà integrare al dispositivo dei soccorsi e coordinare. La polizia devia per esempio il traffico e si occupa della gestione dell’informazione ai media oppure organizza un posto di raccolta per i feriti. In questi casi, il servizio sanitario interviene per organizzare il nido dei feriti o un posto di soccorso sanitario.

to hanno innanzitutto bisogno di posto per muoversi e lavorare. Se i veicoli vengono disposti in luoghi inadeguati, si compromette non soltanto la nostra azione ma si rischia magari anche di impedire l’accesso ad altri veicoli. L’organizzazione della piazza sinistrata richiede innanzitutto una cosa da parte di tutte le forze d’intervento: della disciplina! Ed è precisamente quello che a volte manca nella fase iniziale di un intervento. Visto che l’organizzazione del luogo del sinistro può risultare decisiva per il successo di un intervento, essa deve essere ben pensata e concretizzata in modo giudizioso. C’è da notare che, più l’organizzazione e l’installazione del luogo del sinistro sono rapidi, più la fase iniziale sarà breve. Il numero di fattori di cui si deve tenere conto nell’organizzazione del luogo del sinistro dipende dall’ampiezza dell’evento. Si tratta per esempio di pre-

L’organizzazione: pianificata e adattabile In caso di evoluzione dell’importanza dell’evento, l’organizzazione della piazza sinistrata dovrebbe poter essere adattata in ogni momento. Se questo assume proporzioni maggiori, bisogna poter sistemare dei mezzi d’intervento complementari e ciò significa – visto che generalmente i veicoli non vengono più spostati dopo essere stati sistemati – che si deve prevedere una organizzazione evolutiva del luogo del sinistro sin dall’inizio e non unicamente nel caso in cui ci si trova di fronte a un evento di grande portata. Per ogni tipo di evento si possono organizzare le seguenti tre zone: La zona di pericolo che si trova nelle immediate vicinanze dell’evento. L’accesso a questa zona è autorizzato – rispettando ovviamente le misure di sicurezza personali – unicamente alle forze d’intervento che

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ORGANIZZAZIONE

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devono fornire un contributo attivo al padroneggiamento dell’evento e che sono in possesso degli equipaggiamenti di protezione adeguati. La creazione di questa zona è compito dei pompieri.

attivamente da personale. Questa zona, che è in principio creata dalla polizia, è anche quella nella quale si trovano i settori di attesa dei centri di rinforzo e delle altre organizzazioni.

Posizionamento dei veicoli: prevedere il posto per le autoscale e le piattaforme di salvataggio.

Organizzazione della piazza sinistrata base di un padroneggiamento efficace degli eventi!

La zona sbarrata, nella quale si trovano le forze d’intervento (pompieri, polizia e ambulanzieri) più la direzione dell’intervento e nella quale è stato organizzato un posto di soccorso sanitario. Questa zona è vietata a terze persone quali i passanti, i curiosi, ecc. Non è raro in effetti che i curiosi non tengano conto degli sbarramenti! Una segnalizzazione chiara con elementi di marcatura, così come la collaborazione della polizia e/o del servizio di regolazione della circolazione, possono rivelarsi necessari. Questa zona viene creata dai pompieri oppure dalla polizia. La zona esterna alla zona sbarrata è la zona di deviazione del traffico, la quale, a secondo della situazione, può essere semplicemente segnalata oppure gestita

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Le postazioni L’ordine nel quale vengono definite le postazioni dipende dal tipo di evento. La decisione a questo proposito viene presa dal capo intervento. L’ideale sarebbe evidentemente di poter attribuire immediatamente e simultaneamente tutte le postazioni, ma la prima ricognizione da parte del capo intervento richiede purtroppo del tempo, soprattutto se è necessaria una ricognizione dettagliata della situazione. Per poter essere a disposizione delle forze d’intervento al momento del loro arrivo, il capo intervento può affidare la ricognizione approfondita a uno

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ORGANIZZAZIONE

dei suoi ufficiali. Una cosa è certa: i pompieri, la polizia e il servizio sanitario devono fissare di comune accordo le varie zone e gli elementi che vi si trovano. Devono essere fissate le seguenti postazioni: La postazione della direzione dell’intervento Una postazione della direzione dell’intervento, che raggruppa i rappresenti di tutte le forze d’intervento (pompieri, polizia, servizio di soccorso sanitario, ecc.), facilita la comunicazione e la coordinazione e permette dei contatti diretti. Più le vie di comunicazione sono corte, più sarà facile incontrarsi per mettersi d’accordo. Capita in effetti spesso che, nel caso di eventi di una certa gravità, questi tre partner sistemano i loro veicoli di comando per esempio in cerchio. La possibilità di discutere faccia a faccia contribuisce in una certa misura a liberare i canali radio che restano in questo modo a disposizione delle persone

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obbligate a farvi capo per via della distanza. Al momento della decisione concernente la postazione della direzione dell’intervento, bisogna stare attenti a mantenere una distanza sufficiente rispetto all’evento in modo che sia possibile avere una vista d’assieme di quest’ultimo. Se un evento dovesse prendere proporzioni maggiori, la direzione dell’intervento potrà continuare a disporre di spazio sufficiente. Una regola semplice e utile a questo proposito: per ogni pompiere in intervento, il capo intervento mantiene al minimo 1 metro di distanza dal sinistro. Questo significa che bisogna mantenere una distanza di 20 metri se 20 pompieri sono ingaggiati, di 100 metri per 100 pompieri e così di seguito. Inoltre, per la scelta della postazione della direzione dell’intervento, bisogna anche tener conto di fattori quali possibili fuoriuscite di liquidi ed emanazioni di gas, la direzione del vento e la pendenza del terreno (e

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questo non solo in caso di difesa chimica). Nella misura del possibile, la postazione della direzione dell’intervento non dovrebbe essere troppo esposta al rumore. L’ubicazione del posto raccolta dei pazienti La postazione del posto raccolta dei pazienti si trova nella zona sbarrata, al limite della zona di pericolo a distanza di sicurezza dall’evento. Devono essere rispettate alcune condizioni per l’installazione di un posto raccolta dei pazienti ottimale. Tuttavia, a volte, queste condizioni non possono essere riunite poiché bisogna agire molto in fretta al momento dell’arrivo sul luogo del sinistro. Il posto raccolta dei pazienti dovrebbe trovarsi in una zona nella quale le persone sono protette dalle intemperie e da altre condizioni atmosferiche (caldo, freddo, ecc.) così come dagli sguardi dei curiosi. Questa postazione deve essere inoltre ben illuminata e dovrebbe ovviamente essere facilmente accessibile alle ambulanze. I servizi di soccorso sanitario danno una grande importanza al fatto che nessun paziente venga evacuato da privati e che il triage venga effettuato sul posto dal personale medico. In effetti, una persona sprovvista di formazione non sarà necessariamente in grado di fare la differenza tra uno stato di choc e la presenza di serie lesioni interne, con il rischio, in certi casi, che dei problemi gravi possano sopraggiungere durante il tragitto verso lo studio medico più vicino. Se si è consci di quanto detto sopra, la necessità di lasciar fare ai professionisti sarà capita facilmente. L’ubicazione del posto di soccorso sanitario Per la postazione del posto di soccorso sanitario bisogna disporre di una superficie di circa 1500 m2. In caso di eventi correnti, basta naturalmente un posto più piccolo e la sua installazione non è prioritaria; in caso di eventi di una certa importanza, con un gran numero di pazienti, bisogna invece installarla in tempo e prevedere una superficie sufficiente. L’ubicazione del posto di soccorso sanitario nella zona sbarrata definisce allo stesso tempo il tracciato dell’asse del salvataggio che seguiranno i veicoli in

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arrivo e in partenza. Questo dispositivo è necessario per garantire i trasporti ininterrotti dei pazienti dal fronte in direzione dell’ospedale. L’ubicazione del posto di soccorso sanitario deve inoltre essere scelta in modo tale da restare sicura anche nel caso in cui l’evento dovesse prendere proporzioni maggiori. Gli assi del salvataggio È molto importante che i veicoli d’intervento possano circolare nei due sensi. I servizi di soccorso sanitario in modo particolare devono avere via libera poiché dalla loro mobilità dipende la vita delle persone. Un altro aspetto importante è l’accoglienza e lo smistamento delle ambulanze affinché la presa a carico dei pazienti possa incominciare il più rapidamente possibile. Abbiamo già menzionato precedentemente che, al loro arrivo, i veicoli d’intervento non devono giungere fino all’altezza dell’evento. Bisogna dapprima contattare il capo intervento per radio oppure inviare una persona che prenderà nota della missione e delle indicazioni concernenti la postazione. Il veicolo resta nel settore d’attesa fino a quando l’autista non conosce la sua postazione e la missione. Il posto collettore dei non-feriti Le persone coinvolte in un evento possono essere raggruppate in una postazione centralizzata per poter essere prese a carico anche se non sono ferite. La soluzione migliore consiste nel raggrupparle in una zona protetta, lontana dal luogo del sinistro. Queste persone potrebbero a volte anche fornire informazioni utili supplementari concernenti le persone date per disperse, sugli oggetti, sul contenuto di un edificio, su quello che è successo, ecc. Inoltre, queste persone potrebbero aver subito uno choc senza che se ne siano rese conto e aver bisogno di aiuto in un secondo tempo. Anche per il personale della polizia incaricato della preservazione delle prove, le indicazioni dei testimoni o di altre persone sono estremamente preziose.

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ORGANIZZAZIONE Il fatto di poter discutere di quello che è successo aiuta inoltre ad elaborare il vissuto. Le persone si trovano difatti in uno spazio protetto nel quale possono essere prese a carico individualmente. È anche da notare che il fatto di fornire regolarmente informazioni alle persone non ferite permette di evitare il diffondersi di dicerie e di critiche ingiustificate. Il settore d’attesa Nella misura del possibile, tutti i mezzi d’intervento che non sono ingaggiati immediatamente saranno stazionati o incolonnati al di fuori della zona sbarrata. Poiché ogni veicolo deve poter partire in ogni momento in caso di necessità, non bisogna parcheggiare i veicoli troppo vicini l’uno dell’altro. I mezzi delle imprese di rimozione, così come il personale dei servizi pubblici (servizi stradali, imprese elettriche, servizio del gas e dell’acqua) e

quello della protezione civile che intervengono in caso di grande evento, possono anche prepararsi all’intervento nel settore di attesa. In caso di grande evento, una persona di contatto dovrebbe assolutamente essere incaricata di occuparsi del settore di attesa. Questa persona vi accoglie le forze supplementari che arrivano, tiene aggiornata la lista dei mezzi d’intervento e del personale disponibile, assicurando il contatto tra il settore d’attesa e la direzione dell’intervento. Senza questo elemento di collegamento, è generalmente difficile per la direzione dell’intervento conoscere costantemente quali forze sono disponibili e dove.

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Non dimenticate i media! Al giorno d’oggi, le prime foto e le prime informazioni sono spesso pubblicate su Internet pochi minuti dopo l’inizio dell’evento. Per questo, i media hanno ancora più bisogno di dichiarazioni affidabili e di materiale fotografico di qualità. I giornalisti dovrebbero essere considerati come dei partner e conviene offrire loro la possibilità di scattare delle foto e di ottenere delle informazioni. Questo non significa tuttavia che bisogna lasciar fare tutto: il loro lavoro deve essere accompagnato da un portaparola della polizia o dei pompieri. Solamente il comandante o il responsabile delle relazioni con i media dovrebbe dare delle informazioni e concedere interviste a questi ultimi. Fornendo informazioni rapide e complete, si evita che i soliti curiosi presenti sul luogo «occupano il terreno» diffondendo ipotesi e dicerie.

DSC, come «Decidere – Segnalare – Comunicare» Decidere l’ubicazione delle varie zone e dei vari mezzi d’intervento non basta. La migliore organizzazione della piazza sinistrata resta del tutto inutile se le proprie forze d’intervento e le organizzazioni partner non la conoscono. È per questo che la comunicazione e la segnalizzazione di questa organizzazione sono molto importanti. L’applicazione della regola DSC è garanzia di efficacia nell’organizzazione del luogo del sinistro. Questa abbreviazione significa semplicemente «Decidere – Segnalare – Comunicare».

Il punto di contatto dei mass media

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Lista di controllo per l’organizzazione della piazza sinistrata Principi DSC: Decidere – Segnalare – Comunicare Provvedere alla sicurezza personale: autoprotezione/securizzazione 1. Ritorno d’informazioni alla centrale di condotta dell’intervento Breve descrizione della situazione sul posto: cosa vedo? 2. Avere una vista d’assieme Il capo intervento dei pompieri porta un gilet con l’indicazione «Capo intervento»: può in questo modo essere identificato immediatamente Effettuare la valutazione e l’apprezzamento della situazione e dei pericoli Prendere le prime misure 3. Annuncio supplementare alla centrale della condotta dell’intervento Descrizione dettagliata della situazione sul posto, eventualmente mobilitare forze supplementari

4. Coordinazione con le organizzazioni partner: polizia e servizio sanitario Distribuire i compiti: chi fa cosa? Definire le postazioni dei primi veicoli d’intervento Definire la postazione della direzione dell’intervento (pompieri, polizia e servizio sanitario) Definire gli assi del salvataggio Definire il settore di attesa dei mezzi di salvataggio Definire il posto collettore dei non-feriti Definire l’ubicazione del posto di raccolta dei pazienti Definire l’ubicazione del posto di soccorso sanitario Definire il punto di contatto dei mass media Decidere e garantire la comunicazione tra i partner: come comunichiamo? 5. Altre misure Identificare i principali titolari di funzioni (responsabile di settore, responsabile di squadra, aiuto alla condotta) Preparare il passaggio al livello superiore di condotta

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VALLE D’AOSTA / VALLEE D’AOSTE

ALESSANDRO GIROD CEDE IL COMANDO DEL DISTACCAMENTO VOLONTARIO DI GRESSONEY-LA-TRINITÉ

Alessandro Girod riceve un presente dal presidente dei VVFV valdostani Valerio Cappelletti.

«Dopo 15 anni alla guida del distaccamento VVFV di Gressoney La Trinité e di un favoloso gruppo di Vigili del Fuoco Volontari sono felice di lasciare la "poltrona" in buonissime mani! Un grande augurio di buon lavoro e in bocca al lupo al nuovo capo Jose Modina e il nuovo vice capo Daniele Squindo. Un grazie particolare a tutti gli altri per questi anni di lavoro fianco a fianco! Sempre molto orgoglioso del "mio" distaccamento! Infine un ringraziamento a chi in questi anni ha collaborato e lavorato con noi! Ultimo ma non ultimo Grazie al comando VVF Aosta e alle segretarie dell’ufficio volontari/formazione e a tutto il Corpo Valdostano dei Vigili del Fuoco Professionisti e volontari!» Alessandro Girod, 35 anni, è vigile del fuoco volontario dal 1998; capo squadra volontario dal 2001 (qualifica che manterrà ora lasciando l’incarico di CD).

È attualmente sindaco del Comune di GressoneyLa-Trinité, è stato vicepresidente della Comunità Montana Walser (Alta Valle del Lys), consigliere e vicepresidente del direttivo della componente volontaria del Corpo Valdostano Vigili del Fuoco. Ha fatto parte del Consiglio direttivo di Monterosa SpA. Jose Modina, il nuovo capodistaccamento, ricevendo il testimone ha così ringraziato il collega: «Grazie Ale di averci insegnato e fatto appassionare al mondo dei vigili del fuoco volontari. Io cercherò di portare avanti il tuo lavoro il meglio possibile.». Ad entrambi vanno le nostre congratulazioni ed un grosso in bocca al lupo!

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Due caserme VVF meglio che una sola? A cura della redazione

la nuova caserma permanente di Ispra (CNVVF)

Dopo l’apertura della doppia caserma VF a Gallarate, il Varesotto ripete con Ispra: una caserma dentro il Centro JRC della Commissione EU (EX Euratom) e l’altra – del Corpo Nazionale – attaccata. Della sede di Tradate (già decretata da anni) fanno pessima mostra solo alcuni pilastri. Riviste anche le zone di “impiego” dei distaccamenti volontari che – quando non in presidio in almeno 5 unità – dovranno venir allertati con ritardo, in maniera da giungere contestualmente (o dopo) alle squadre permanenti.

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VF) la caserma preesistente dei pompieri EU del centro JRC di Ispra.

maggio 2011, proprio sulle pagine di questa rivista, titolavamo “Pompieri Volontari a Gallarate anche se c’è già un’altra caserma”. Oggi potremmo riciclare quel titolo e sempre per parlare di VVF della Provincia di Varese: doppia caserma, infatti, anche a Ispra dal febbraio scorso. Ma “permanente” era la prima (pur non ministeriale) e “permanente” è la seconda, dipendente stavolta da Roma; a separare le due sedi soltanto un cancello.

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Intanto (scrivemmo anche questo quattro anni fa) diver-

si comuni del Varesotto – per ovvi motivi dovuti alla distanza dalle sedi VVF – ricevono soccorso anche dopo mezz’ora dalla chiamata… proprio con le parole di questo corsivo, il nostro direttore Ascanio Mangano, punzecchiò l’allora comandante provinciale Lotito, e gli fece presente che la caserma volontari di Gallarate sarebbe sorta a 4 km (di Superstrada) da quella permanente di Busto Arsizio/Gallarate. Il Comandante rispose che, anche a causa della densità abitativa, e per via degli insediamenti industriali, Gallarate di caserme ne meritava due, non si sarebbe affatto trattato d’un dop-

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pione. In merito alle “zone sguarnite” rispose che le amministrazioni comunali che desiderassero dotarsi d’un presidio VF (mettendoci locali e fondi NdR) avrebbero potuto farsi avanti; «Gallarate ha un’amministrazione sensibile» ci disse Lotito. Ora il dirigente è stato trasferito a comandare altrove e ci resta il dubbio che aprire un presidio VF non fosse (anche/solo) qualcosa da aggiungere al curriculum. Intanto, a distanza di quattro anni, il distaccamento volontario di Gallarate non è poi così tenuto in considerazione: viene più utilizzato per il ricovero di automezzi, spesso viene impiegato per solo rifornimento idrico – anche perché raramente viene dotato di APS – e ha ben 2 comuni di competenza (Besnate e Cavaria con Premezzo) oltre a Gallarate. Ma torniamo a Ispra dove da oltre mezzo secolo è operativa una caserma di POMPIERI (così recita l’insegna sulle autorimesse) all’interno del Joint Research Centre (JRC – EX Euratom). Il presidio H24 è retto da 23 vigili del fuoco reclutati tra VVF dei vari Stati EU (Italia inclusa) con apposito concorso. Sono altresì impiegati VVF volontari “ministeriali” selezionati dal Centro dopo aver frequentato un corso “alto rischio” c/o il Comando Provinciale di Varese. Essendo la caserma interna del JRC una caserma a tutti gli effetti, sia sotto l’aspetto qualitativo che operativo, all’interno di essa vi sono ben 2 autopompe, 1 carro polvere con 1000 kg polvere e 500 di CO2, un carro NBCR, 2 ambulanze in servizio per il personale (1850 dipendenti, circa 600 visitatori e operatori di aziende esterne presenti ogni giorno sul Sito di Ispra). Impiegati inoltre vari fuoristrada per raggiungere ogni punto del sito che copre un’area di circa 167 ettari e più di 130 edifici tra laboratori all’avanguardia e uffici amministrativi. Tali mezzi vengono quotidianamente impiegati dalle squadre, altamente qualificate, che garantiscono la sicurezza dell’intero personale (sia interno che esterno), degli edifici e dei laboratori. La Caserma dei pompieri interna del JRC di Ispra è un elemento fondamentale (per la tutela del sito stesso e del suo personale) ed obbligatorio (previsto dalla Legge Nazionale che regolamenta la materia nucleare). Il personale della “caserma ministeriale” è composto da 16 unità (ne sono previsti 26 per questo distaccamento, non ancora inviati dal Ministero) con tre mezzi per un bacino di utenza di 24 comuni coperti per tutto il giorno; l’area della caserma è di 4.500 mq di cui 620 coperti e 3.900 scoperti. La caserma vede l’impiego di tecnologie all’avanguardia sia in termini di funzionalità che di impatto ambientale. I mezzi in servizio presso la nuova sede sono un’auto-

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pompa serbatoio, un fuoristrada, un fuoristrada con modulo antincendio e un’autovettura mentre di prossima assegnazione vi sarà un gommone per potenziare il soccorso acquatico, vista la vicinanza del Lago Maggiore. Ma la vera novità consisterebbe – da ciò che hanno dichiarato i dirigenti VVF - nel dotare il territorio provinciale della prima realtà nazionale di interfaccia diretta tra il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ed il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea: l’obiettivo, infatti, è quello creare un “Centro di Eccellenza” per la gestione delle emergenze e per attuare degli interscambi formativi e tecnici, utili sia alla ricerca che al soccorso. Fare e studiare, insomma, in un ambito, quello dell’emergenza, che per muoversi ha bisogno di modelli, conoscenza e competenza. Tutti ingredienti garantiti dalla concretezza del corpo nazionale e dalla competenza scientifica caratteristica del Centro comune di ricerca. Alla cerimonia d’inaugurazione erano difatti presenti i vertici delle due organizzazioni. Il direttore del sito Dan Claudiu Chirondojan ha parlato «dell’importanza per il territorio in termini di sicurezza, ma anche per la creazione di un centro di eccellenza europeo per le emergenze». Dello stesso avviso anche Paolo Maurizi, neoComandante provinciale dei VVF di Varese che ha illustrato la situazione operativa «che alleggerisce il lavoro dei distaccamenti di Luino e di Somma Lombardo, oggi chiamati a operare su questo territorio, oltre a quello di Laveno Mombello dotato di personale volontario. Per questo abbiamo rivisto le aree di competenza, con l’impiego di Laveno Mombello tendenzialmente rivolto più verso Nord. Avremo una collaborazione diretta con le squadre antincendio del CCR: li separa dal Centro comune un solo cancello. La sede, non da ultimo, rappresenta, vista l’ampiezza del piazzale, anche un utile punto di raccolta per uomini e mezzi in caso di calamità, o di colonna mobile». Del tutto soddisfatto il sindaco di Ispra, Melissa De Santis, felice di vedere aperta una realtà di cui si parla dal 2001: «L’esempio di come la volontà dell’uomo vinca sulla burocrazia». Da oggi il mosaico provinciale delle caserme dei vigili del fuoco si arricchisce di un’importante tessera che va ad operare in uno dei territori che col turismo estivo vede crescere nei mesi caldi la richiesta di sicurezza da parte di residenti e non. Una sfida raccolta da Giuseppe Montemurro, il responsabile del distaccamento: «Noi siamo pronti».

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l’autorimessa dei Pompieri EU di Ispra, effettuano anche soccorso sanitario all’interno del Centro JRC.

Pronti lo sarebbero anche i volontari di Gallarate e Laveno ma un Ordine di Servizio dell’Ing. Maurizi, ridefinendo le aree di competenza dei distaccamenti provinciali, stabilisce – di fatto – che i presidi volontari non abbiano “municipi esclusivi” ma che – se presenti in sede in numero non inferiore a 5 – i volontari possano intervenire (congiuntamente ai permanenti) su comuni stabiliti. Qualora la squadra di volontari fosse, in presidio fisso, in numero inferiore a 5, dovrà essere attivata DOPO l’invio delle squadre ordinarie, in modo tale che l’intervento dei volontari possa essere contestuale o successivo a quello dei colleghi permanenti. Simile stravaganza fu scritta anche dall’Ing. Carraresi – già comandante a Livorno - (VFV n° 1/2010 pag. 39) in merito all’impiego dei VVF volontari di Collesalvetti. Era necessario che quest’ultimi venissero attivati in modo da consentire l’arrivo simultaneo ai permanenti (giungevano da Livorno, 21Km), alla faccia del criterio di prossimità e del principio di sussidiarietà, sconosciuti a questi due dirigenti a quanto pare. Di seguito i comuni che rientrano nel territorio di competenza del distaccamento di Ispra: Angera, Bardello, Besozzo, Biandronno, Brebbia, Bregano, Brenta, Cadrezzate, Caravate, Cittiglio, Cocquio Trevisago, Comabbio, Gemonio, Ispra, Laveno Mombello,

Leggiuno, Malgesso, Monvalle, Osmate, Ranco, Sangiano, Taino, Ternate, Travedona Monate. Nel territorio di primo impiego rientra, tra gli altri, il municipio di Laveno Mombello dove ha sede un distaccamento VVF (però volontario). Indiscrezioni ci dicono che, quando dirigenti VVF e dirigenti CCR, studiarono a tavolino la fattibilità d’un presidio permanente a Ispra, ci si scordò di dire/scrivere che a Laveno (10,5 Km) una caserma di VVF c’era già e che la zona “scoperta” non era in realtà così vasta; a pensar male a volte… Di certo per il Corpo Nazionale si tratta d’un bel colpo, sempre voci di corridoio dicono che da 600.000 € la nuova caserma – ministeriale – di Ispra sia arrivata a costare 2,8 milioni e pare sarà un presidio a costo zero per l’amministrazione, mantenuta in tutto e per tutto dalla Commissione Europea anche se a Bruxelles pare non sapessero proprio tutto tutto. Intanto, il distaccamento volontario di Laveno compie 7 anni (si veda box nella pagina) ed i famosi Pompieri di Viggiù sono invece stati aboliti (per volere di Roma) già dal 1964, restano poche fotografie, una bandiera – la famosa canzone – ed una taverna che ha sfruttato il brand per farci anche dei liquori.

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IL DISTACCAMENTO DI LAVENO MOMBELLO COMPIE SETTE ANNI Nella primavera del 2008, dopo oltre sessant’anni, riapriva il Distaccamento dei Vigili Del Fuoco Volontari a Laveno Mombello. Dopo due anni trascorsi nella sede provvisoria di Via Pradaccio il Comune di Laveno Mombello metteva a disposizione gli attuali locali presso il Magazzino dei Servizi Tecnici , con i quali viene condiviso lo stabile sito presso la zona industriale a confine con il Comune di Cittiglio. Il Distaccamento VV.F. di Laveno M. dopo una iniziale copertura dei servizi nei giorni festivi ha progressivamente ampliato il servizio garantendo oggi un copertura 24/24 tutti i giorni, generalmente con squadra completa da 5 persone, ed in ogni caso con almeno 3 persone in funzione di supporto. Ad oggi sono assegnati al Distaccamento 15 comuni di competenza nell’area del Verbano e della Valcuvia : Laveno Mombello , Azzio, Brenta, Caravate, Casalzuigno, Castelveccana, Cocquio Trevisago, Cittiglio, Cuveglio, Cuvio, Duno, Gemonio, Leggiuno, Orino e Sangiano Attualmente sono in dotazione una autopompa ed un poli-soccorso con modulo antincendio 4x4 (molto utile per interventi in zone impervie ed in caso di nevicate). Dall’inizio dell’anno 2015 gli interventi effettuati sono stati un centinaio e dalla data apertura sono stati effettuati 1.700 interventi di soccorso tecnico urgente di cui circa 450 effettuati nel Comune di Laveno Mombello (alcuni in collaborazione con la locale Protezione Civile). Questi numeri indicano chiaramente come sia elevata la richiesta di soccorso anche a causa dei frequenti dissesti idrogeologici causati dal maltempo; proprio a causa di questi dissesti la comunità di Laveno Mombello lo scorso anno ha pagato un prezzo molto elevato con le frana in località Cerro dove il Distaccamento è intervento con due squadre. Al fine di sostenere le necessità del Distaccamento VV.F. di Laveno Mombello è recentemente sorta una Associazione ONLUSS ( A.VV.F.Vol. Laveno Mombello) attualmente impegnata in una raccolta fondi per l’acquisto di un ulteriore automezzo finalizzato a migliorare la funzionalità e l’operatività del Distaccamento stesso a favore dei cittadini dei Comuni di competenza.

l’APS in dotazione al distaccamento volontario di Laveno Monbello.

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EXPO E DISPOSITIVO DI SOCCORSO VVF Già da qualche mese il Comando dei VVF milanesi ha istituito delle partenze aggiuntive a presidio del sito di EXPO 2015. Con l’apertura dell’Esposizione Universale i servizi – anche quelli di prossimità, urbano e di coordinamento – subiranno ulteriori modifiche ed implemento. Verrà “precettato” personale permanente anche da fuori regione ma non è, al momento, previsto l’impiego di vigili del fuoco volontari se non in caso di malaugurata emergenza. Circa 3 unità per ciascun distaccamento volontario hanno partecipato a visite notturne alle stazioni di metropolitana e passante ferroviario. A 15 giorni dall’inizio il Dipartimento ha trasmesso alle OO.SS., intanto, una bozza sul potenziamento del dispositivo nel periodo maggio/ottobre 2015. dipvvf.STAFFCADIP.REGISTRO UFFICIALE.I.0003243.14-04-2015

Mentre in merito al potenziamento del parco automezzi, sono al momento stati consegnati soltanto alcuni furgoni/navetta e le 5 Toyota Auris delle quali abbiamo scritto nello scorso numero, è previsto un irrobustimento del personale con turni straordinari e ricorso anche a trasferte. Il presidio del sito EXPO H24 è garantito da 1 capo squadra e 4 vigili permanenti che avranno base presso la stazione fissa VVF all’interno del sito espositivo. Presso detta nuova caserma saranno dislocati anche quattro mezzi pesanti di soccorso, oltre ad alcuni leggeri di trasporto e antincendio. V’è poi un “rinforzo diur-

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l’ispezione delle grate d’accesso alla MM di Piazza del Duomo.

no” (2 CSQ e 4VVF) che svolge servizio all’interno dei quartieri espositivi con orario 10/23. Una squadra di prossimità è aggiunta a quella normalmente operante presso il distaccamento permanente di

stazione di ricarica autorespiratori presso MM3 Duomo.

Rho: integra all’occorrenza il presidio di sito ed effettua controlli saltuari ed interventi presso il Campo Base, pur

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restando inserita nel dispositivo provinciale di soccorso. Sono previste 3 squadre appiedate per il presidio alla rete metropolitana e FS (Stazioni di Cadorna, Centrale, Garibaldi, Lambrate e Rogoredo). Tre unità formeranno poi una squadra di presidio all’interno dell’aerostazione di Linate (in aggiunta al corposo presidio aeroportuale ordinario) e le squadre NBCR della sede centrale sono “rinforzate” da 5 unità. Sono poi previste squadre di rinforzo serale (1 CSQ+4VVF) da utilizzarsi in caso d’eventi a presidio delle zone metropolitane. Presso la “sala situazioni” allestita in via Drago operano poi: 1 funzionario EXPO H24; 1 CR e 1 operatore. A quindici giorni dall’inizio della manifestazione mondiale, il Dipartimento VVF-SPDC ha inviato alle organizzazioni sindacali una bozza per la “Ottimizzazione del Dispositivo di Soccorso” che recita così: A seguito di una attenta valutazione delle problematiche connesse con la manifestazione EXPO 2015 che vedrà confluire nell'area un elevatissimo numero di visitatori e, conseguentemente, vedrà aumentare, in termini di numero di passeggeri, il traffico aereo, ferroviario, auto-

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EXPO 2015 stradale e metropolitana nonché il numero di presenze medie su gran parte del tenitorio regionale della Lombardia, è stata pianificata l'organizzazione del dispositivo di soccorso e vigilanza da impiegare nel periodo di svolgimento della Esposizione universale. Tale dispositivo prevede il dispiegamento giornaliero su tutto il territorio regionale di 140 unità operative, con impiego prevalente nelle ore diurne, nei seguenti settori di competenza e attività: • Sicurezza dei trasporti aerei, stradali, ferroviari, metropolitani; • Vigilanza del sito e manifestazioni "fuori EXPO"; • Soccorso pubblico- effetto dei maggiori flussi e insediamenti; • Difesa civile- rischio NBCR;

• Affidabilità dei sistemi informatici e di radio telecomunicazioni. Nelle aree di maggiore afflusso dei visitatori, sarà aumentata lapresenza e la prossimità di squadre di intervento comprendenti anche unità specialistiche per la difesa NBCR, con l'eventuale concorso di personale e mezzi tecnici provenienti da fuori regione. È previsto il rafforzamento delle sedi aeroportuali di Linate (MI), Malpensa (V A), Orio al serio (BG) e Montichiari (BS). Il Nucleo elicotteri di Malpensa, dove è schierato ordinariamente un elicottero A109, sarà potenziato in operatività con un ulteriore velivolo AB412. Gli elicotteri opereranno con l'impiego a bordo di sommozzatori e di personale SAF. Per fronteggiare le straordinarie esigenze connesse alla

la galleria RFI “Mirabello” presso la stazione di Milano Porta Garibaldi.

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centrale “Sprinkler” presso passante ferroviario Milano Porta Garibaldi.

realizzazione de li 'EXPO 2015, la legge distabilità per il 2014 ha disposto a favore del C.N.VV.F. uno stanziamento di spesa di 9 milioni dieuro per l'anno 2014 e di 12 milioni di euro per l'anno 2015. OTTIMIZZAZIONE DEL DISPOSITIVO DI SOCCORSO Il dispositivo di soccorso e vigilanza messo in essere si basa per la quasi totalità sulle risorse umane disponibili nella regione Lombardia con ricorso a prestazione di orario straordinario del personale in servizio presso i Comandi provinciali della regione. Una siffatta organizzazione comporta una gestione del personale molta attenta e in base a numeri non sempre certi (vedasi problematiche connesse al godimento del congedo ordinario del periodo estivo, campagna AIB, eventuali micro emergenze locali che porterebbe ad un impegno prolungato del personale). Inoltre, il personale VV.F. che presta servizio presso i Comandi provinciali lombardi ha una distribuzione disuniforme in termini di qualifiche professionali. Da qui la

necessità di prevedere interventi necessari ad ottimizzare il dispositivo di soccorso e vigilanza. Si ritiene necessario garantire al Comando di Milano e agli altri Comandi della regione un incremento della figura di Capo squadra in grado di garantire, unitamente alla dotazione organica attuale di detti Comandi, sia il soccorso ordinario sia l'efficacia del dispositivo di soccorso pianificato per la manifestazione EXPO. Un incremento di 10 unità di personale con la qualifica di Sostituto Direttore o Ispettore Antincendio si rende necessario per il coordinamento del personale operativo. Fermo restando che in caso di eventi calamitosi o di scenari incidentali particolarmente gravosi si farà ricorso alla vigente organizzazione (possibilità di raddoppio dei turni, richiamo di personale libero dal servizio, invio di sezione di CC.MM.RR. provenienti da altre regioni), si ritiene che occorra, su conforme indicazione della Direzione Regionale VV.F. Lombardia inviare 148 unità di personale qualificato. Il predetto personale, per l'intero periodo di apertura della Manifestazione, parteciperà sia alla attività ordinaria di

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EXPO 2015 soccorso tecnico urgente, sia al dispositivo di soccorso e vigilanza per la manifestazione EXPO e sia agli ordinari servizi incentivati che si effettuano nei Comandi interessati. Per fare fronte a questa necessità si procederà come segue: 1. si individuano su tutto il territorio nazionale i Comandi provinciali che presentano una carenza di organico della figura professionale inferiore all'attuale media nazionale del 18,70%; 2. si avvia un processo di mobilità volontaria di personale Capo squadra, attualmente in servizio presso i Comandi di cui al punto l, verso i Comandi della Lombardia. Al suddetto personale sarà garantita la sistemazione logistica presso i Comandi di temporanea assegnazione e godrà del trattamento di missione. In caso di disponibilità eccedenti le necessità sopra evidenziate verrà data precedenza ai richiedenti che hanno già prestato servizio nella regione Lombardia. 3. in caso di mancata copertura delle necessità con il riscorso al provvedimento di cui al punto 2, il personale che completerà il corso attualmente in essere e che acquisirà al tem1ine dello stesso la qualifica di Capo squadra e che ha scelto come sede uno dei Comandi di cui al precedente punto l, sarà temporaneamente assegnato ai Comandi della Lombardia sopra indicati. Ai fini dell'assegnazione temporanea si terrà conto della carenza dell'organico in senso crescente, cioè si attingerà in prima battuta dai Comandi che presentano carenze inferiori. Si terrà conto dell'incremento di organico dei Capi squadra in entrata presso i Comandi della Lombardia per effetto della mobilità e delle assegnazioni dei neo Capi squadra. calata” per VVF presso passante ferroviario Porta Garibaldi (il “piano del ferro” si trova a ca. 25 metri di profondità rispetto a quello stradale.

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4. qualora con provvedimenti di cui ai precedenti punti 2 e 3 non si raggiunga un numero sufficiente di Capi squadra si procederà, ai sensi ed in applicazione del-

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l'art. 42 del Regolamento di servizio, ad una assegnazione temporanea di ufficio con mobilità dai comandi di cui al precedente punto l. Anche al personale assegnato di ufficio sarà garantita la sistemazione logistica presso i Comandi di temporanea assegnazione e godrà del trattamento di missione Per fare fronte alle necessità relative alle figure di Sostituti Direttori e Ispettori Antincendio si procederà ad una mobilità volontaria e, in assenza di disponibilità, ad una assegnazione temporanea di ufficio ai sensi dell'art. 42 del Regolamento di servizio; sempre prendendo a riferimento il personale dei Comandi che presentano per tali figure un organico caratterizzato da carenza assente o ridotta. Non è previsto, al momento, l’impiego di personale volontario anche se le OO.SS. pensano – dal momento

che verranno implementate le sole figure di CS e ispettore – che vi sia l’intenzione di far ricorso ai richiami in servizio. A poche settimane dall’arrivo in Città di milioni di visitatori è stato permesso ad un ridotto numero di VVFV per ciascun distaccamento volontario di provincia, di partecipare ad alcune “visite antincendio” notturne guidate da personale ATM (Azienda Trasporti Milanesi) e RFI, presso le stazioni MM di Duomo e Garibaldi nonché visita al passante ferroviario. Questo al fine di conoscere i punti “sensibili” in caso d’emergenza grave nella metropoli con ricorso alle squadre di soccorso dei distaccamenti volontari VVF.

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REGOLAMENTO VVF VOLONTARI: PERCHÉ CAMBIARLO? Se l’esigenza dell’Amministrazione è quella di tornare a liste separate (discontinui richiamabili e volontari dei distaccamenti) perché non operare quella sola modifica e lasciare invariato il resto? In fondo l’attuale è un regolamento mai veramente applicato, se non i rarissimi casi, e dopo pressioni della nostra ANVVFV presso il Dipartimento VVF. Se, invece, s’è data la possibilità alle OO.SS. di metter mano alle bozze con conseguente “confezionamento” di articoli mortificanti per la nostra componente, pare ovvio che l’intento sia quello d’affossarci. a cura di Giuseppe Parrinello - vicepresidente nazionale ANVVFV

opo anni di discussione, onestamente non ho ancora capito perché si sta modificando il Regolamento che organizza le attività della componente volontaria del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ovvero il “nostro Regolamento”.

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Un regolamento si cambia, normalmente, quando emergono elementi che non consentono di poter ben gestire l’attività che si vuole organizzare. E’ possibile pure cambiare una norma per esigenze politiche. Un determinato programma di sviluppo, posto in essere da un Governo, necessita della revisione di norme regolamentari fino al momento in vigore. Ma nel caso in specie qual è la ragione del tanto agognato “cambiamento”. Partiamo da un presupposto, ovvero quello di capire cos’è un Regolamento: Definizione: “insieme coerente di norme giuridiche emanate da un organo amministrativo nel quadro della legislazione vigente per regolare determinati settori di attività, o anche serie di norme autonome per disciplinare il

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REGOLAMENTO funzionamento di un organo ( r. interni,parlamentari ); in base all'autorità che ha il potere di emanarle: r. governativi, ministeriali; r. regionale, comunale; in base alla destinazione o alla materia: r. scolastico, r. militare; r. edilizio, r. di igiene”. Quindi un regolamento va a disciplinare qualcosa di previsto nella norma generale, non dettagliato negli aspetti particolari, relativamente alla gestione operativa di un organo, di un settore economico, di un condominio ecc. Volendo entrare nel dettaglio, le norme di carattere generale, per quello che ci riguarda sono: la Costituzione, il Decreto Legislativo 8 marzo 2006, n. 139, "Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell'articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229". Proprio quest’ultima norma prevede in modo imprescindibile l’esistenza della componente volontaria del CNVVF. In particolare, la sezione II del Decreto specifica alcune attività e detta l’indirizzo di un Regolamento da emanarsi ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, cha vada a disciplinare i

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requisiti, le modalità di reclutamento e d'impiego, l'addestramento iniziale, il rapporto di servizio e la progressione del personale volontario. La summenzionata sezione II dispone inoltre che fino all'emanazione di tale regolamento continua a trovare applicazione il decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 2004, n. 76. Il “nostro Regolamento”, ovvero quello attualmente in vigore, il citato D.P.R. 76/2004, diciamo che ben specifica quanto richiesto dalla norma principale, il D.Lgs. 139/06. Il vero dramma è che non è stato mai veramente applicato, salvo sporadici casi e dietro fortissime pressioni dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari. Ora, come si possono avere dubbi sulla bontà di una norma che non è mai stata applicata? Qual è la linea politica che il Governo vuole seguire per dare un degno soccorso a tutta la popolazione italiana, alla pari di quelle di nazioni, facenti parte dell’unione europea e non, che già applicano con ottimi risultati la politica del soccorso capillare, del cittadino soccorritore integrato ed educato nelle Istituzioni pubbliche? La vera ragione del “voluto” cambiamento sta nella volontà dichiarata di separare il personale volontario, con motivazioni diverse, in due elenchi distinti, da gestire in modi diversi. Il primo, da impiegare per le esigenze dirette dei Comandi Provinciali VV.F., proveniente dai ruoli degli ex vigili ausiliari di leva, molto rimpinguato da personale arruolato con le modalità del DPR 76/2004 e che oggi si definisce “precario”. Il secondo, da impiegare per le esigenze dei distaccamenti volontari del CNVVF; quei distaccamenti, nati originariamente come corpi comunali volontari, che da centinaia anni servono il Paese prestando soccorso alle comunità locali. Ma se le reali esigenze dell’Amministrazione sono queste, perché non modificare il Regolamento dei volontari con un articolo unico che separi i due elenchi e dia piena applicazione alle norme previste nel DPR 76/2004? Perché dobbiamo abbozzare necessariamente articoli, di dubbia legittimità, che vanno a modificare l’assetto di una delle due componenti del Corpo, a mio parere in peggio, mortificando il personale volontario qualificato che ha seguito un iter concorsuale e formativo dettato dalla norma?

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Dopo diversi incontri tra i Dirigenti della nostra Associazione e Dirigenti del Corpo, mai formalizzati nella convocazione dell’apposita Commissione mista per lo studio delle problematiche del personale volontario, siamo di nuovo al punto zero. Ci viene propinata una bozza concordata con le organizzazioni sindacali che certamente non risponde alle esigenze delle sedi volontarie; sedi della quali non tutti hanno contezza delle difficoltà di gestione ed operative. Di una cosa siamo certi e lo dimostreremo anche all’Amministrazione con un chiaro quadro comparativo delle norme in vigore e quelle in previsione, dettagliando anche le presunte conseguenze di una norma poco attenta. Il minimo errore potrebbe portare al declino di anni di duro lavoro sul territorio, allo scoraggiamento del personale volontario dei distaccamenti, alla demotivazione dei giovani con ripercussioni sui nuovi arruolamenti. In poche parole, alla fine dei vigili del fuoco volontari.

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BREVE

Lettera aperta al Ministro dell’Interno #occasionedanonperdere #saveVVFV Verso il nuovo regolamento dei vigili del fuoco volontari On.le Ministro, efficacia ed efficienza nel soccorso e continuità operativa dei Distaccamenti Volontari devono essere le direttrici della riforma del DPR 76/2004, asse portante della normativa che disciplina il volontariato pompieristico nel nostro Paese. La sua riforma costituisce, in questo momento storico, un’occasione importante per dare un efficace spinta propulsiva a quella “realtà invisibile” costituita dagli oltre 250 distaccamenti volontari che concorrono ad assicurare, spesso nelle zone più isolate e disagiate, un’efficace risposta alle richieste di soccorso provenienti dai territori loro affidati. Una forza di circa 6.000 volontari, 6.000 servitori dello Stato. La potenzialità del volontariato nei Vigili del Fuoco non ha avuto modo di esprimersi e crescere negli ultimi anni a differenza della crescita esponenziale del volontariato di protezione civile nelle diverse regioni d’Italia. Alla grande vocazione solidaristica del Paese non è corrisposto un adeguamento normativo della disciplina di settore tale da far sì che per le comunità locali i distaccamenti VF volontari fossero la “soluzione naturale” ai problemi di sicurezza e soccorso, non certo per la indiscussa ed apprezzata capacità operativa del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ma per i gravosi oneri burocratici per l’apertura ed il mantenimento dell’operatività dei Distaccamenti volontari, in particolar modo per quanto attiene gli aspetti relativi ai corsi di ingresso ed alla formazione del personale. Necessita un’azione organica e complessiva di revisione dell’impianto normativo che disciplina la componente volontaria a livello legislativo e regolamentare, che proponga alle comunità locali i distaccamenti volontari dei vigili del fuoco come reale e concreta opportunità di organizzazione locale del sistema di soccorso. Questa è la sfida

da raccogliere in occasione della emanazione del un nuovo regolamento riguardante la componente volontaria del Corpo Nazionale. Questo è quello che dobbiamo proporci e che deve vedere nell’emanazione del nuovo regolamento non un traguardo, ma un punto di partenza. Una partecipazione attiva degli oltre 250 distaccamenti volontari ha consentito all’Associazione Nazionale di migliorare ulteriormente la proposta redatta dal Dipartimento, redigendo un testo organico tale da dare risposte concrete alle esigenze operative della componente volontaria ed alle esigenze di soccorso delle comunità locali servite. Separazione degli elenchi tra personale destinato ai distaccamenti volontari e personale disponibile per il solo servizio discontinuo, presenza della componente volontaria, con specifiche sezioni operative, nelle colonne mobili regionali, disciplina della composizione e delle possibilità d’impiego delle squadre vigilfuoco dei distaccamenti volontari, ma soprattutto certezze per assicurare la regolarità degli ingressi di nuovi vigili volontari in seno ai distaccamenti intervenendo successivamente in via legislativa la fine di consentire le spese mediche relative alla visita medica per verificare i requisiti di incorporazione sia a carico del Ministero dell’Interno; questi i punti salienti emersi dalle realtà dei diversi comandi d’Italia. Questo per consentirci di continuare a proteggere la nostra gente ed i nostri territori, per continuare ad essere silenziosi e invisibili servitori dello Stato, utili là dove serve. Vigile Volontario Avv. Christian Salutari * (*) 37enne legale amministrativista, fondatore e capo distaccamento VVF volontari Popoli (PE); ha partecipato alla redazione/revisione della bozza di riforma del DPR 76/2004 per conto della ANVVFV.

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A questo link il regolamento secondo ANVVFV: http://issuu.com/antonioascaniomangano/docs/riforma_dpr_76_secondo_anvvfv_/1

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Addio a Mario Martinelli, il pompiere antifascista All’età di 92 anni è deceduto il vigile del fuoco più vecchio d’Italia, ne aveva parlato anche Vivian Lamarque sul Corriere della Sera quando, alla vigilia del bicentenario dei pompieri milanesi, si ruppe un femore e non poté partecipare ai festeggiamenti ufficiali. Lo ricordiamo con uno scritto del CSE Claudio Di Francesco, uno dei promotori del Museo Storico VVF. Penisola.

Mario Martinelli classe 1922, lo conosco quasi per caso nel 2002 dopo una ricerca sui vigili del fuoco partigiani. In alcuni documenti ci imbattiamo in quel nome e scopriamo che è venuto in caserma da noi proprio di recente a causa di un intervento, per una fuga di gas, effettuato nella sua abitazione da alcuni nostri colleghi. Lo invitiamo in caserma per un’intervista e per farci avere qualche informazione sul periodo bellico attraversato dal 52° Corpo dei Vigili del Fuoco di Milano. Da quel momento Mario ritorna a essere uno di noi; tuttora “Marietto” viene spesso a trovarci in caserma e s’intrattiene piacevolmente con tutti, partecipa a tutte le nostre feste e cerimonie ed è una presenza discreta e rassicurante. Sovente ricorda la sua vita di allora come pompiere e spesso i suoi ricordi ritornano a quegli anni tristi della guerra: “Sono entrato nel corpo nel 1940 a soli diciotto anni, indossando quella splendida divisa marroncina in panno. Ero assegnato alla caserma di via Ansperto, sede centrale di allora. Ho subito iniziato a effettuare interventi correndo per tutta la città in autopompa sotto i fischi delle bombe, spegnendo di continuo incendi appiccati dagli spezzoni incendiari lanciati dagli aerei anglo-americani e recuperando corpi travolti dalle macerie o dilaniati dalle bombe. Il lavoro del pompiere era allora molto duro e particolare, soprattutto dal punto di vista psicologico. Volevo però aiutare a tutti i costi coloro che avevano bisogno: per lo più donne sole con figli e marito al fronte o in Africa, o ancora anziani”. Ma il nostro Mario si è dato da fare anche con l’attività anti-fascista all’interno del comando: aiutando, nascondendo e facendo fuggire diversi soldati alleati in Svizzera. Mario ricorda spesso che si serviva delle Ferrovie Nord Milano per trasportare i soldati alleati travestiti da pompieri oltre confine, anche rischiando in prima persona la sua vita. “Dopo un primo periodo di occultamento i soldati erano accompagnati oltre confine nel momento propizio: approfittando di un allentamento della sorveglianza e dei controlli in città. Spesso viaggiavamo sulle carrozze delle Ferrovie Nord Milano. Il mio amico era vestito da pompiere come me, ma non poteva parlare perché non conosceva la lingua ed io dovevo evitare ci fosse l’occasione per farlo. Credo che moltissime volte i controllori delle ferrovie si siano accorti di qualcosa che non andava, ma che ci abbiano

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aiutati facendo finta di nulla: con dentoni bianchi, le mascelle quadrate e con capelli spesso tendenti al rossiccio i “fuggiaschi” non erano propriamente lo stereotipo dell’italiano medio”. Diversi pompieri come Mario in quel periodo facevano attività anti-fascista in un clima non facile: in caserma si doveva stare attenti a cosa si diceva, a come e con chi si parlava. Esistevano anche colleghi fedeli al regime (ulteriori problemi), spie e delatori, poi, non si contavano. Dalla sua parte però Mario aveva l’appoggio e l’aiuto dell’allora comandante Antonio Tosi. “Il Comandante Tosi era una persona eccezionale e per tutti i vigili del fuoco ha avuto un ruolo determinante durante il periodo bellico: ha aiutato tanti colleghi che, per un verso o per l’altro, erano nei pasticci a causa della loro attività anti-fascista. Con lui ho attraversato momenti terribili. Ricordo che il suo più grosso rammarico fu di non essere riuscito a salvare dalla morte, nel gennaio del ’45, l’ingegner Moschettini detenuto nel campo di concentramento di Mauthausen”. Un’altra persona importante nella vita di Martinelli è stato un sacerdote, il cappellano del 52° Corpo di Milano “Don Armando Lazzaroni”, con il quale ha collaborato aiutando moltissimi ebrei oltre che vari soldati alleati (spesso paracadutisti) a nascondersi e poi fuggire. “Con Don Armando Lazzaroni si era deciso di utilizzare come base di appoggio e nascondiglio per i fuggiaschi la chiesa di mattoni rossi di viale Sarca, all’angolo con via Giuseppe La Farina. Lì venivano portati e nascosti i nostri ospiti in attesa di poterli trasferire in Svizzera con la collaborazione dei colleghi di Como. In quel rifugio, a giorni alterni, portavo i pasti per tutte quelle persone; razioni che, insieme con altri colleghi e compagni, recuperavamo dalle varie mense con stratagemmi sempre più fantasiosi. Insieme a noi collaborava per la riuscita delle varie missioni anche una donna: Anna, la figlia del Comandante Tosi. Poco più che ventenne Anna conosceva perfettamente l’inglese. Si accordava e dava istruzioni ai soldati inglesi che dovevano fuggire, spiegando nei dettagli quale fosse il piano e come muoversi, quindi m’informava sulle richieste di questi ultimi, facendomi da traduttrice. Spesso, fingendoci fidanzati, ci muovevamo insieme in bicicletta a Milano per portare messaggi o procurare i pasti, sfidando la stretta sorveglianza delle varie bande fasciste che si erano formate in città. Ricordo ancora con terrore i brividi che mi correvano lungo la schiena quando incrociavamo i fascisti della Banda Muti, quelli della Banda Koch o dell’ Aldo Resega, erano i gruppi più feroci che militavano a Milano.” E proprio nelle mani di uno di questi gruppi, la famigerata banda capitanata da Pietro Koch, Mario finisce un giorno, forse tradito da qualche collega, li conosce la brutalità e la bestialità che si consumava nella famosa e temuta Villa Triste. “Quel

Mario Martinelli col nostro direttore Ascanio Mangano.

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E M E R G E N Z A N E PA L giorno ero insieme ad alcuni compagni e all’ingegner Moschettini. Non ricordo cosa stessimo facendo, ma a un tratto si avvicinarono delle persone che afferrarono Moschettini trascinandolo via. Immediatamente io e il mio compagno Roveda Osvaldo interveniamo per cercare di fermare quelle persone, ma uno di loro mi punta una pistola alla tempia e mi fa salire in auto insieme a Roveda. Durante il tragitto sono picchiato duramente, non posso dire nulla e anche loro non dicono nulla “picchiano e basta”. Dopo questo trattamento vengo fatto scendere dall’auto e mi rendo immediatamente conto di essere in via Paolo Uccello davanti a Vitta Triste”. Lì siamo trascinati dentro e chiusi in una stanza nel seminterrato, pieni di sangue per le percosse ricevute, insieme ad altre persone. Eravamo circa una ventina, tutti impauriti soprattutto perché da quella cella udivamo perfettamente cosa accadeva sopra le nostre teste, nelle camere degli interrogatori: urla, colpi, pianti. Naturalmente arriva anche il mio momento e quello di Roveda. Prendono per primo me, mi portano in una camera buia, scorgo almeno tre persone sul fondo, poi viene accesa una potente lampada che mi puntano in faccia. Senza farmi alcuna domanda incominciano nuovamente a picchiarmi: sono pugni in viso e calci nei fianchi. Dapprima sono seduto su di una sedia ma ben presto cado a terra sotto quei colpi. Incominciano a chiedermi nomi e informazioni sui miei complici in caserma. Io naturalmente non dico nulla e loro rincarano la dose. Non ricordo quanto sia durato l’interrogatorio, so solo che l’ho vissuto come lunghissimo. Vengo anche afferrato per mani e piedi e lanciato in aria, poi ricado rovinosamente su una sedia messa prontamente sotto il mio corpo. Seguono poi ancora schiaffi, pugni, calci e grida nelle orecchie con domande sempre più incalzanti. Rimango prigioniero di Villa Triste e dei suoi aguzzini per una settimana, chiuso in quella stanza con altre persone doloranti, uomini e donne, alle quali erano riservati tipi di trattamenti… forse anche più dolorosi dei miei. Il tempo non passa mai, siamo tutti ammassati sulle pareti, nessuno dice niente per paura di spie e per non tradirsi. Trascorsa una settimana, nella quale si susseguono altri interrogatori, sono rilasciato e mi restituiscono i documenti sequestrati all’ingresso. Ma prima di congedarmi mi prendono le mani, me le bloccano su un tavolaccio e con un martello o qualcosa di simile mi pestano con violenza le dita, facendomi in seguito perdere tutte le unghie. Non mi considero partigiano ma solo una persona che ha aiutato il prossimo, perché non mi sono mai interessato di politica, anche se quella non era politica, ma sola guerra e crudeltà”. Per me invece Mario è stato un vero partigiano e un eroe. Persone come lui non esistono più. Mi spiace che di quel periodo sia l’unico pompiere milanese ancora in vita. A volte, nei suoi racconti, ricorda tutti i suoi compagni per nome e cognome e sempre, dopo averne nominato uno, con gli occhi lucidi conclude… “anche lui è morto…” Naturalmente il nostro vigile scelto vive anche il dopoguerra in caserma e ricorda diversi momenti spensierati. Mi racconta d’interventi effettuati con autopompe e mezzi a me sconosciuti come il leggendario Barbarigo, che doveva essere un automezzo con un particolare verricello da recupero. “Eravamo una grande famiglia allora e si passava insieme un sacco di tempo. I turni erano di ventiquattr’ore e nelle altre ventiquattro, di tempo libero, in parte eri assegnato ai servizi di vigilanza. Le ferie erano poche e anche quando c’erano, non avevi le possibilità per godertele, e perciò dico che eravamo una grande famiglia: perché passando davvero tanto tempo insieme, crescevamo insieme e ognuno di noi viveva le gioie e i drammi dell’altro. Ci si aiutava comunque e sempre come veri amici e anche con i nostri superiori il rapporto era confidenziale”. Mario si congeda dal Corpo nel 1965 a seguito di problemi alla spina dorsale dovuti a un incidente sul lavoro; racconta, infatti, che durante un addestramento gli cadde addosso un pezzo della scala italiana che lo colpì in modo violento compromettendo per sempre la sua salute e la sua carriera. A volte il nostro Mario fatica a ricordare alcuni eventi, non tanto perché lontani ma probabilmente perché talmente tristi che preferisce non parlarne; infatti, regolarmente mi liquida con un garbato “non ricordo” e devia su argomenti più leggeri. Ripenso ai miei capireparto e capisquadra che si sono succeduti negli anni di lavoro, ai

tanti colleghi “di fuori” che sono passati da Milano. In vent’anni di carriera ho conosciuto tante persone che mi hanno lasciato piacevoli ricordi, insegnamenti, lezioni di vita, dimostrazioni di amicizia… ma Mario, con il quale non sono mai uscito insieme sull’autopompa per spegnere incendi, è il pompiere più “speciale” che abbia mai incontrato tra noi. Tessera di Riconoscimento N° 7621 rilasciato 8/8/ 1947 Posizione militare leva 1922 distretto di Milano Arma aeronautica, grado Primo Aviere Dal 1943 in possesso della patente di abilitazione per condurre caldaie a vapore Dal 1943 autista per servizio d’Istituto Stato di servizio Ammesso alla scuola allievi Vigili del Fuoco per frequentare il corso biennale 15/04/1940 Levato di forza perche richiamato alle armi per effetti di leva 16/01/1942 Di ritorno dal servizio militare di leva e riassunto quale vigile volontario 08/11/1943 Dislocato presso la D.G.S.A. 07/03/1945 Rientra dalla D.G.S.A. 03/04/1945 Gia allievo della scuola biennale vigili permanenti del 52° Corpo VV.F. e stato inquadrato con effetto al 16/01/1946 fra il personale permanente del corpo. Delibera commissione prefettizia in data 01/02/1946 approvata dal Prefetto con visto N° 10632 Div. Rag. In data 01/03/1946 Collocato in aspettativa per motivi di famiglia per mesi 6 con decorrenza 16/06/1947 con sospensione degli assegni durante tale periodo da non computarsi agli effetti di pensione. 04/09/1947 Scaduta l’aspettativa di mesi 6 concessa per motivi di famiglia riprende regolare servizio il 15/02/1947 Inviato presso il 36° Corpo per collaborare all’opera di soccorso della popolazione colpita da un nubifragio che ha interessato la citta di Genova. Promosso al grado di Vigile Scelto con decorrenza 25/10/1957 Premi, encomi, ricompense, decorazioni civili e militari, partecipazione a concorsi, convegni, congressi, etc. Specie: Vivo compiacimento collettivo del Sottocapo di S.M. per la difesa del territorio e dell’Eccelenza il Prefetto di Milano Motivo: Per la brillante prova dell’addestramento e della piena efficienza del corpo data alla presenza della sottocommissione ItaloTedesca collaborazione I.G. 15/01/1941 Specie: Encomio individuale dell ’Eccellenza il Prefetto di Milano ed encomio collettivo del Min. dell’ Interno Motivo: Per essersi particolarmente prodigato per circa 8 ore con generosita e bravura nelle opere di estrazione dal groviglio di rottami di numerose feriti e parecchie salme in occasione dell ’incidente ferroviario in Como 20/07/1941 Specie: Elogio collettivo del Ministro dell’interno dell ’Ispettore Superiore del Comandante del corpo. Motivo: ai componenti delle squadre partecipanti alle esercitazioni estive di mobilitazione svoltasi a Sarnico nei giorni 16, 17 e 18 settembre 1951 per la dimostrazione di elevata preparazione tecnica e di perfetto addestramento professionale. Specie: Elogio collettivo di sua Eccellenza il Direttore Generale S.A. dell’arcivescovo Castrense, del Sindaco di Milano e del Comandante del Corpo Motivo: Per l’opera di soccorso prestata durante le alluvioni verificatesi nel territorio della citta di Milano e provincia nel mese di novembre 1951. Specie: Elogio collettivo del Comandante del 52° Corpo e del Comandante del 36° Corpo e del sindaco di Genova Motivo: Per l’opera di fattiva collaborazione prestata quale componente di squadra del 52° Corpo in favore delle popolazioni di Genova colpite dal nubifragio del 16/09/1959 Tratto dal libro matricolare pagine 66 e 67 del 52° Corpo Vigili del Fuoco di Milano

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PER IL TERREMOTO IN NEPAL DAL CNVVF INVIATI SOLTANTO “STRUTTURISTI” Lo scorso 25 aprile, com’è noto, un terremoto devastante ha colpito il Nepal, da 22 nazioni sono stati inviati 54 squadre di soccorso USAR (Urban Search And Rescue), in totale 1.719 uomini e 147 cani da ricerca in macerie. Gli unici VVF inviati dall’Italia – che fanno parte di un team di valutazione del Dipartimento della Protezione Civile - sono degli “strutturisti” per la valutazione dei danni agli edifici. Il violento terremoto ha anche fatto distaccare una valanga sulle pendici dell’Himalaya, a 3.500 metri di quota, tra le vittime anche 3 alpinisti trentini, uno era un tecnico esperto del CNSAS. partita nella serata del 29 aprile – proprio mentre stavamo per chiudere la rivista - a bordo di un velivolo da trasporto KC767 dell'Aeronautica Militare, la task force di assistenza sanitaria e di supporto tecnico-operativo inviata dal Governo italiano per assistere la popolazione del Nepal colpita dal drammatico terremoto del 25 aprile. Il team, coordinato dal Dipartimento della Protezione civile nell'ambito del Meccanismo europeo di protezione civile, era composto da 36 persone tra personale medico del Gruppo Chirurgia d'Urgenza di Pisa, vigili del fuoco specialisti nella valutazione e messa in sicurezza degli edifici e funzionari del Dipartimento stesso. A bordo del velivolo anche personale sanitario dell'ospedale militare Celio,

È

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funzionari dell'Unita di Crisi della Farnesina destinati ad integrare il team già operante in Nepal dal 27 aprile per l'organizzazione del rimpatrio dei nostri connazionali, e militari del Comando Interforze. Il boeing dell'Aeronautica Militare partito da Pratica di Mare e atterrato a Kathmandu trasporta un Posto Medico Avanzato (PMA) composto da cinque tende, un gazebo per il triage e le aree di servizio per il personale, materiale tecnico d'intervento e un container contenente dodici tende autostabili. In particolare, il PMA comprende un'area per la stabilizzazione dei feriti e il pronto soccorso, barelle per l'attesa, attrezzature per radiografie ed ecografie, consulenza trattamento ortopedico, sala operatoria e una zona di attesa per il trasferimento dei

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E M E R G E N Z A N E PA L degenti in altri ospedali. Il team sanitario appartenente al Gruppo Chirurgia d'Urgenza di Pisa è composto da medici di pronto soccorso, chirurghi, anestesisti, ortopedici e pediatri. La task force si ricongiungerà con gli esperti italiani arrivati in Nepal lunedì 27 aprile che in questi giorni hanno proprio lavorato con le Nazioni Unite e le autorità locali per preparare l'arrivo di team tecnici e sanitari e fornire il miglior supporto possibile alle popolazioni. A Kathmandu, inoltre, e arrivato anche un team di esperti europei, tra i quali anche un ingegnere strutturista del Dipartimento della protezione civile, inviato dalla Direzione generale per gli Aiuti umanitari e la protezione civile della Commissione europea per dare supporto alle autorità locali nelle attività di valutazione dei danni e delle strutture pesantemente compromesse dal sisma. Il Trentino Alto Adige piange tre persone rimaste intrappolate sotto la valanga provocata dal terremoto in Nepal a 3500 metri di quota sul sentiero del Langtang Trek, a nord di Kathmandu: si tratta del famosissimo alpinista trentino Renzo Benedetti di Segonzano, di Marco Pojer, cuoco di Grumes e di Oskar Piazza, tecnico del Soccorso alpino. Nell'incidente sono morti anche tre nepalesi che li accompagnavano: lo sherpa Sangha, 26 anni, padre di una bambina; il cuoco Prem, 48 anni e quattro figli, e l'aiuto cuoco Dawa, anche lui padre di alcuni bambini. Renzo Benedetti era molto conosciuto a Cortina d'Ampezzo: legato al gruppo degli Scoiattoli aveva partecipato nel 2004 alla scalata del K2 in occasione dei 50 anni della storica impresa di Lacedelli e Compagnoni. Nato a Segonzano in val di Cembra, era direttore della scuola di alpinismo della Sat di Cavalese. Sposato con un figlio. Negli anni 2011-2013 è stato anche socio della ristretta cerchia elitaria del Caai (Club alpino accademico). Renzo era direttore della scuola di scialpinismo “Franco Dezulian”, costola della Sezione che venne fondata da Beppe Bertagnolli. Oskar Piazza era speleologo, membro e istruttore della Scuola nazionale tecnici alpini del Cnsas e anche vicedirettore della Scuola nazionale Forre. Marco Pojer, appassionato alpinista, era il cuoco della scuola materna di Grumes (Trento).

NEPAL

7.8M

EARTHQUAKE 11:56 local time - 25 April 2015

Epicenter: Lamjung District (north-west) of Kathmandu FLASH APPEAL

MILLION

April - July 2015 (US$)

needed for vital humanitarian relief

130,033

24,000

130,033 houses destroyed and 85,856 damaged. Government estimates.

24,000 internally displaced people (IDPs) hosted in 13 camps in Kathmandu.

5,582

400,000

The death toll increased to 5,582 people with 11,175 injured, according to NEOC.

400,000 families require early recovery assistance. Estimated numbers.

3 million Based on preliminary data and assessment of damage, over 3 million people estimated to be in need of food assistance with 1.4 million needing priority assistance.

Temporary health services provided in makeshift tents outside district HQs in the worst affected areas.

Four mobile storage units currently operational at the humanitarian staging area (HSA) at Kathmandu Airport storing health, shelter and other relief items.

20

20 national disaster response teams deployed for tracing and reunification of separated children.

Mobile companies donated SIM cards and are providing free voice call services to those affected.

362,000

Vitamin A, micronutrient supplements and deworming needed for 362,000 children (6-59 months) and 185,000 women ( incl. pregnant and breastfeeding).

The Water, Sanitation and Hygiene (WASH) Cluster aims to respond to the needs of an estimated 4.2 million people.

Information Source: Nepal Earthquake 2015: Situation Report No. 07 (as of 30 April 2015) #NepalQuake Follow us on Twitter for the latest updates - @OCHAAsiaPac www.unocha.org/nepal www.reliefweb.int www.humanitarianresponse.info/operations/nepal

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Nepal: Earthquake - Member State initial relief efforts (as of 30 Apr 2015) Many Member States are offering support to the Nepal Earthquake response. Below is a snapshot of some of the operational and in-kind support provided based on initial information received, reflecting part of the tremendous effort of the entire international community in support of the Government and people of Nepal.

AUSTRALIA

CANADA

Two C17 aircraft carrying relief supplies and additional personnel

BELGIUM

CHINA

Assessment team and Disaster Assistance Response Team (DART) deployed

62 member USAR team including 6 dogs A 58 personnel medical team

DENMARK

Deployed Medium SAR team

8 experts and equipment to set up comms/coordination centers

FRANCE

IL-76 planes with two teams of PLA soldiers carrying four sniffer dogs, five recovery vehicles and rescue equipment, including life detection equipment and entry tool

Tents, generators, medical supplies and water purification equipment

INDONESIA

INDIA

Three planes with humanitarian and civilian protection personnel

Launched an extensive humanitarian relief and rescue operation: OPERATION MAITRI

Emergency kits, tents, food, medical supplies and sanitation kits

50 tonnes of in-kind aid (mainly medical aid, WASH and nutritional aid) Several aircraft, carrying medical supplies, and a mobile hospital

GERMANY Water purification module

10 NDRF teams (450 people including 90 NDRF personnel internationally trained in search and rescue) and six more on their way

Engineering task force, 18 medical units, and six medical teams

ISRAEL Deployed a large Israel Defence Force (IDF) delegation including 240 medical and logistics officers as well as a field hospital

One Unmanned Aerial Vehicle (UAV)

10 Inmarsat systems for satellite communications and 250 high frequency wireless sets

Emergency relief goods (tents, blankets, etc.)

87 member USAR team

SRI LANKA

2,000 meals, 200 tents and 600 blankets 21 professionals and volunteers to distribute emergency relief materials including food packages, hygiene kits, sheltering materials, tarpaulin sheets and medical supplies 'Kit 5' water and sanitation system

40 bed field hospital that can provide a full range of medical services to more than 30,000 individuals for 30 to 120 days

SWITZERLAND 13 experts

Korean Disaster Relief Team, composed of 40 persons, mainly SAR and medical staff

UAE

42 member SAR Team 69 member Operation Lionheart disaster relief contingent

88 member SAR team Five Boeing 747 airlifts

TURKEY

Singapore Armed Forces (SAF) medical team

Personnel from the HADR Coordination Centre

Two Republic of Singapore Air Force C-130 aircraft

USA

AFAD cargo flight with medicine, food & hygiene kits

128 person Disaster Assistance Response Team (DART)

UNITED KINGDOM

Relief items and emergency supplies

Creation date: 30 Apr 2015 Glide no.: EQ-2015-000048-NPL

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REPUBLIC OF KOREA

240 metric tonnes relief items, including foodstuffs, medicines, power generators and tents

SWEDEN

62 member USAR team

Urban search-and-rescue teams equipped with radars and SAR dogs

QATAR

SINGAPORE

NETHERLANDS

Four C-130 aircraft carrying a 30-bed field hospital and army doctors and specialists

22 tonnes of food, two tonnes of medical supplies, 50 tonnes of water,10 tonnes of blankets and other relief material

Medicines, dressing items, medical equip, water bottles, NFIs

70 member, SAR dogs & equipment

PAKISTAN

Communication and power infrastructure experts

Heavy USAR and 81 experts including doctors

RUSSIA

Telecoms support

90 buses and 40 trucks full of relief material

Japan Disaster Relief (JDR) Rescue Team, with 70 members, assessment team of 4

and paramedics

Foreign medical team

LUXEMBOURG

Trucks with medical supplies and a team of 41 medical and paramedical staff

JAPAN

POLAND

ITALY

60 member SAR and medical experts, 4 SAR dogs

Source: OCHA Feedback: ochavisual@un.org, marasco@un.org www.unocha.org www.reliefweb.int

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www.lila.it

LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO L’AIDS

YES WE CONDOM


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