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Anno XXVI - no 4 Luglio/Agosto 2012
Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano
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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)
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RIVISTA UFFICIALE DELLʼASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI
Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale P.I. Fabio MARANGONI
Comitato di Direzione Cav di Gran Croce Gino GRONCHI (Pres. Naz. Ass. Naz. VV.F.VV.) Carlo Alberto COCCHI, Roberto MUGAVERO, Mauro COLOMBINI, Francesco BIANCALANI, Erminio CAPPARONI, Claudio DI MAIO, Rolando FAGIOLI, Luca GERARDI, Gian Carlo NICOLI, Gianluca RONDI, Massimiliano TOLOMEI, Domenico VOLONTERIO, Marco ZUCCATO (Consiglieri Naz. Ass. Naz. VV.F.VV)
Inviato di Redazione Francesco MAZZILLI
Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it
Editore incaricato, ufficio abbonamenti Sede centrale Sicurezza Aziendale s.r.l. Via Palmieri, 47 - 20141 Milano tel. 02/89.500.256 - fax 02/89.500261 Agenzie per lʼItalia CEAT tel. 02/89.500.256 CENTRO DIFFUSIONI TECNICHE tel. 02 204.79.80
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LʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari è estranea alla gestione economica della rivista. Gli articoli firmati corrispondono al pensiero dellʼarticolista e non impegnano né la Rivista né lʼAssociazione. La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e correzioni di quegli articoli che a sua discrezione riterrà opportuno modificare. Eʼ vietata la riproduzione anche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pubblicati, Il personale addetto alla raccolta di abbonamenti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F.
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Aut. Trib. Milano n. 855/89
w w w. a n v v f v. o r g LA FOTO DI COPERTINA E DI WALTER TODARO (PUBBLIFOTO): "INCENDIO NEL VARESOTTO, ALL'ALBA DOPO UNA NOTTE DI FIAMME".
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OCCHIALI PER POMPIERI IN ARRIVO
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VOLONTARIATO DI P.C. OTTO PILASTRI DI UNA NUOVA LEGGE
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MILANO NEW EXTRICATION TECNOLOGY VV.F. DEL TRENTINO PARALLELI ALLA SOCIETÀ CHE SI EVOLVE
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2012, IN FUMO IL DOPPIO DEI BOSCHI
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EUFEMINO DʼARGENTO PER I POMPIERI VOLONTARI DI ERBA
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A OTTOBRE L’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DELLE CARICHE
LʼINCENDIO NELLE STRUTTURE DI PREGIO STORICO E ARTISTICO
CASTEL THUN, SCRIGNO PREZIOSO DʼARTE E DI STORIA VIGILI IN CORNICE
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Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano
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Per nessuno è una novità se a quasi quarant’anni anni dal mio primo ingresso in Associazione e dopo 26 come Presidente nazionale, senza scordare i 43 anni trascorsi nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ritengo sia giunto il momento di lasciare ai pompieri solo il mio cuore e i miei ricordi anche perché nell’attività associativa è bene concedere spazio a colleghi più freschi e con le qualità necessarie per affrontare le future sfide complesse e difficili che da sempre hanno coinvolto i vigili del fuoco volontari.
In questi quarant’anni ho vissuto momenti interessanti e talvolta tristi, dalla gioia per aver conseguito molti risultati a qualche delusione per non essere riuscito a portare a casa quanto legittimamente ci spettava, ma questa è la vita.
Il mio primo grande impegno come soccorritore fu nel 1963 come geniere alpino nella tragedia del Vajont mentre il battesimo del fuoco come pompiere fu durante il terremoto del Friuli nel 1976. Nel 1980 seguì l’altro terremoto della Campania, l’alluvione in Liguria del 1992 e quelle in Piemonte del 1994 e 2000, mentre nel 1999 ci fu la prima spedizione organizzata dall’Associazione in terra straniera per portare soccorso alle popolazioni kosovare ed albanesi.
Una grande scuola di vita merito anche di quei colleghi che mi hanno insegnato, affiancato ed aiutato ad affrontare condizioni sempre irte di incognite, esperienze che mi auguro di essere riuscito a trasmettere negli anni ai colleghi più giovani nella convinzione che non vi è alternativa se veramente aspiriamo a voler far del bene alla collettività che dai vigili del fuoco molto si aspetta.
Un grazie a tutti quei colleghi che dagli anni ’80 ad oggi mi hanno offerto la loro collaborazione nei vari Consigli nazionali e provinciali e a coloro che appartenenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e alle Istituzioni si sono fattivamente prodigati per rendere migliore la condizione del nostro volontariato. Negli anni della mia presidenza l’Associazione ha contribuito all’apertura di circa 170 nuove sedi volontarie, non poche se pensiamo la fatica che abbiamo dovuto sopportare.
Un commosso tributo lo dedico agli amici che hanno perso la vita per ideali di solidarietà, abnegazione ed altruismo il cui ricordo ha alleviato le nostre difficoltà nei momenti più critici.
A mia moglie Augusta e a mio figlio Mario, oltre a mia sorella Anita che nel 2010 ci ha lasciati dopo trent’anni di instancabile collaborazione associativa, voglio dedicare un profondo pensiero di gratitudine per aver sopportato questa mia passione che ha rubato molto tempo ai miei affetti famigliari.
Consapevole che solo conoscendo il passato possiamo capire il presente e progettare il futuro, termino con un pensiero rivolto al nuovo Consiglio nazionale che emergerà dopo le elezioni di ottobre al quale auguro un proficuo lavoro per proseguire e migliorare quanto svolto sinora. Gino Gronchi
w w w. a n v v f v. o r g Ai sensi dell’art. 9 dello Statuto dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari,
viste le decisioni formulate dal Consiglio nazionale, si convoca l’Assemblea Generale in via ordinaria in prima convocazione per venerdì 05 ottobre 2012 alle ore 07.00
ed in seconda convocazione SABATO 06 OTTOBRE 2012 – ALLE ORE 9,00 Presso SALA “BRUT E BON” PIAZZA FORO BOARIO, 21 – FOSSANO (CN)
1.
CON IL SEGUENTE ORDINE DEL GIORNO
Presentazione del Bilancio economico anno 2010 all’Assemblea e relativa approvazione
2.
Elezione dei componenti del Consiglio nazionale, del Collegio dei Revisori dei Conti
3.
Varie ed eventuali
e del Collegio dei Probiviri, ai sensi degli articoli 14, 18 e 18 bis dello Statuto
Il seggio elettorale resterà aperto per quattro ore (ore 9.00-13.00), dopo di che si procederà alle operazioni di spoglio. V F V L U G L I O / A G O S TO 2 0 1 2
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In effetti – dalla relazione del Corpo Forestale dello Stato (pag. 24) – risulta un raddoppio della superficie boscata incenerita, rispetto al 2011. Sarà per questo che possiamo permetterci la più grande flotta di Canadair pubblici (sono 19 ma, per via delle manutenzioni, operativi soltanto 14 NdR) del mondo? Il prefetto Gabrielli – capo del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, in un intervista al Corriere della Sera – ritiene si tratti di «un dispendio di denaro pubblico impressionante e non si può immaginare che la strada sia solo quella di implementare le risorse delle flotte. Gli investimenti servono anche ad altro, per esempio per le squadre a terra. Meglio lavorano le squadre a terra meno servono quelle in volo.». Gabrielli ritiene i Canadair quale «medicina ultima, l’extrema ratio, peraltro costosissima» (130/150 milioni all’anno che l’anno prossimo diverranno soltanto 42 per via dei tagli alla spesa). Devono far riflettere i 50 ettari di terreno compromesso di Trentino e Alto Adige, rispetto ai 4.263 della Calabria. Ma non è certo solo merito di un sistema antincendi all’avanguardia (basato sui VVF volontari con caserme in tutti i comuni e, in Provincia di BZ, anche nelle frazioni). Vi sarà una diversa attenzione al territorio, un’estate meno torrida, poca gente col vizio dei fiammiferi e della “Diavolina” e – diciamolo – pressoché nessuno che campa di solo “lavoro stagional/forestale”. Ma se in Trentino, i pompieri volontari, nel proprio armadietto in caserma hanno due tipi di DPI (uno per gli incendi civili e l’altro per i boschivi); nel resto della Penisola gli incendi di bosco non sono più di competenza del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco dal lontano 1975…riflettiamo. A presto, Ascanio twitter@pompieri direttorevfv@me.com facebook.com/pompieri.vfv
h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i Hanno firmato questa quarta edizione del 2012 di VFV: Marco Buda; Luigi Manfredi e Glauco Bartesaghi.
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EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ]
Cari lettori/pompieri, l’estate è arrivata (per la verità, quando leggerete la rivista, sarà forse solo un ricordo) e ha portato con sé i problemi di sempre. Il caldo torrido (in effetti è una delle estati più calde dell’ultimo decennio, e questo ce l’hanno detto in tutte le salse), la siccità, e gli immancabili incendi boschivi, tanto che il 2012 sarà l’annus horribilis per gli incendi di bosco (come fu già il 2007 e via dicendo).
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FORMAZIONE
Milano New Extrication Tecnology Sempre più spesso i vigili del fuoco si trovano ad operare su complessi scenari d’incidente stradale. Per liberare i feriti rimasti intrappolati s’utilizzano i così detti “utensili di forza” ma, per operare professionalmente, occorrono delicatezza, conoscenza e aggiornamento continuo. a cura di Marco Buda (*)
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Un tecnico specializzato mentre illustra l’attrezzatura utilizzata e la corretta manutenzione da eseguire.
condizioni, la verifica degli occupanti rimasti intrappolati allʼinterno degli abitacoli, nelle cabine o al di sotto dei mezzi stessi. Va considerato che gli automezzi coinvolti potrebbero trasportare sostanze pericolose, tossiche o infiammabili e che, a seguito dellʼurto, potrebbero essersi riversate sul luogo dellʼincidente.
Saper riconoscere gli autoveicoli ed i pericoli Bisogna inoltre saper riconoscere le varie tipologie dʼautoveicoli: oggi giorno, infatti, possiamo trovarci di fronte ad auto che hanno una propulsione alternativa (mi riferisco alle autovetture con alimentazione a GPL, a metano – se non addirittura ad idrogeno anche se per ora si tratta solo di prototipi – ma anche alla vasta gamma delle autovetture ibride con motori elettrici ecc.); tutti impianti complessi che devono essere conosciuti per gestire in sicurezza le emergenze. Non ultimo vanno esaminate le condizioni delle strutture della viabilità che possono essere state danneggiate e che, divenute pericolanti, potrebbero costituire un ulteriore problema. Preparazione, integrazione e aiuti “salvavita” Come si può vedere, tanti sono i fattori in gioco e il servizio di soccorso reso dai VVF deve essere determinante e svolto in sinergia con gli altri Enti Istituzionali pre-
ra i compiti istituzionali svolti dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, gli incidenti stradali sono tra le tipologie dei servizi tecnici urgenti per i quali siamo chiamati ad intervenire con una certa frequenza. Sono purtroppo, sempre più numerosi i casi in cui ci troviamo ad operare per portare soccorso a persone infortunate e intrappolate nei veicoli.
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Stabilizzazione e "scoperchiamento" d'autovettura ribaltata su un fianco.
Su 27.150 interventi di soccorso - svolti dal Comando Provinciale milanese nellʼarco del 2011 - 672 sono state le uscite per incidenti stradali generici accaduti nei centri urbani, nelle strade extra urbane e nelle autostrade; solitamente quando intervengono i Vigili del Fuoco è perché lʼincidente è complesso.
Decisioni da prendere in fretta Semplificando al massimo e generalizzando, possiamo dire che ogni incidente si differenzia per tipologia, tecnica dʼintervento e attrezzatura da utilizzare. Le decisioni sulle modalità delle procedure, oltre ad essere prese il più velocemente possibile, devono tenere conto delle numerose varianti che ogni scenario presenta. Va considerato, per esempio, il numero dei mezzi coinvolti e la loro posizione, il numero dei feriti e le loro
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senti sul posto (SSUEm 118, Polizia Stradale, Carabinieri, Polizia Locale, ecc).
La preparazione tecnica dei VVF devʼessere la più completa possibile e sempre in aggiornamento, per poter far fronte ad ogni aspetto e comprendente, per esempio, anche la parte di primo soccorso sanitario per poter praticare le tecniche salvavita. Eʼ indubbio però che, se sul luogo dellʼincidente è presente anche il 118, questo compito, sarà di sua esclusiva competenza.
Lo scopo comune primario, nel caso di incidente stradale, è quello di salvare le vite umane coinvolte. Lʼobiettivo, quindi, è quello di far sì che i feriti possano essere assistiti il più velocemente possibile. Si può facilmente immaginare quanto sia importante il trattamento sanitario diretto che ha inizio sul luogo dellʼincidente dove, fin da subito, si prestano cure specialistiche pre-ospedaliere. E si può altrettanto facilmente comprendere, nelle varie fasi di qualsiasi intervento, lʼimportanza e il ruolo determinante dei Vigili del Fuoco che, con varie tecniche, tra cui quelle di “estricazione” rendono possibili gli aiuti salvavita. Le tecniche, lʼaggiornamento ed i nuovi rischi Le tecniche di estrazione da un automezzo, leggero o
Il "sollevamento del cruscotto" ed il taglio dei pedali.
pesante che sia, sono molteplici e richiedono un addestramento specifico, unʼattenta preparazione e un aggiornamento continuo che vada di pari passo al progresso tecnologico. Di conseguenza anche le attrezzature e gli utensili di soccorso impiegati devono essere molto specifici e devono avere una potenza notevole. Le aziende di settore, in tal senso, costruiscono per gli addetti ai lavori, attrezzature adeguate (regolamentate da normative specifiche) sempre più allʼavanguardia.
Paradossalmente, invece, le nuove tecnologie utilizzate dalle case automobilistiche per realizzare i sistemi di sicurezza, che garantiscono sempre di più lʼincolumità di chi si trova a bordo di un automezzo, possono diventare alquanto pericolose per i soccorritori. Così, i Vigili del Fuoco che intervengono per liberare persone intrappolate tra le lamiere si trovano di fronte ad alcuni nuovi rischi e a dover contemplare, nelle loro procedure dʼintervento, i nuovi materiali e i nuovi sistemi di sicurezza. Gli elementi di sicurezza nei veicoli variano di anno in anno e di conseguenza variano anche le caratteristiche di progettazione e i loro modelli: un processo sempre in evoluzione.
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FORMAZIONE te complessa sia per le fasi pratiche che di studio vero e proprio ed è un piacere poter ringraziare su queste pagine i collaboratori permanenti, i volontari e i professionisti esterni che, grazie al loro impegno e alla loro presenza fattiva, oltretutto durante il loro tempo libero, hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto. Nelle date stabilite, nel campo di Bovisio Masciago, gentilmente concesso in uso ai VVF dal Comune omonimo, si allestisce uno scenario utile per affrontare la parte pratica con lʼutilizzo di automezzi, leggeri e pesanti, donati da ditte esterne. I contenuti teorico-pratici comprendono argomenti quali la NCT (New Car Technology), lʼevoluzione delle tecniche costruttive degli autoveicoli leggeri e pesanti. Inoltre normative e Crash tests, i sistemi di sicurezza, gli airbag, i pretensionatori, i Limitatori di Forza G, i sistemi automatici di protezione in caso di Ribaltamento (ROPS), lo studio di nuovi materiali e progettazioni.
Durante la giornata formativa si simula anche un incidente con ribaltamento d'un autobus di linea.
Utilizzo degli utensili di forza per "creare spazio" intorno al passeggero d'un autobus. Un medico dell'AREU 118 darà indicazioni sulla "estricazione" atraumatica.
Un corso che non cʼera Da queste premesse è nata lʼesigenza di far partire il “Corso di Aggiornamento Professionale sulle Tecniche di Estricazione” e grazie al consenso e alla volontà del Comandante Provinciale milanese, Silvano Barberi, è divenuto realtà. Il Corso - rivolto al personale Permanente e Volontario del Comando di Milano – ha una durata di 8 ore, tra teoria e pratica, e sono state programmate 6 sessioni. Inserito nella pianificazione didattica per lʼanno 2012 - a cura dello Staff Amministrativo dellʼUfficio Formazione, coadiuvato dal personale discontinuo - è un Corso di recente concezione e molto innovativo e prevede di dare priorità di partecipazione al personale qualificato; è iniziato quindi lʼaggiornamento con i Capi Squadra. La collaborazione tra Enti preposti al soccorso La preparazione di questo Corso è stata particolarmen-
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Durante la giornata formativa - dopo aver trattato i recenti sviluppi relativi alle nuove tecnologie automobilistiche – è un medico anestesista rianimatore (in servizio su una delle auto mediche del 118 Milano) ad affrontare la parte sanitaria riguardante i possibili traumi alle persone coinvolte in incidente stradale e il loro trattamento sul luogo del sinistro. Vengono poi date delle informazioni sugli automezzi particolari come i blindati, le microcar e gli autoveicoli dotati di propulsore ad alimentazione alternativa come il GPL, il metano, lʼidrogeno (anche se per ora è solo sperimentale) nonché gli ibridi con motore elettrico.
La parte inerente ai rilievi e al codice della strada relativo agli incidenti, viene trattata dal personale della Polizia Locale di Milano che offre la sua preziosa collaborazione volontariamente . La parte teorica si conclude trattando le caratteristiche tecniche degli utensili di soccorso: un tecnico specializzato spiega le più recenti innovazioni in materia facendo conoscere tutta lʼattrezzatura utilizzata e la corretta manutenzione di questʼultima.
Creare il maggior spazio possibile intorno allʼinfortunato da estrarre La parte pratica sulle tecniche di estrazione da autovei-
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FORMAZIONE colo inizia con la dimostrazione di una simulazione dʼintervento per un automezzo ribaltato su di un fianco: stabilizzazione, rimozione dei cristalli e taglio del tetto. Si prosegue con lʼapplicazione congiunta delle tecniche per liberare le persone dalle lamiere e le tecniche di primo soccorso sanitario con lʼutilizzo di tavole spinali ed “estricatori” (tipo KED Kendrick Extrication Device) per immobilizzare sul posto i feriti garantendone la corretta estrazione. Gli esercizi continuano utilizzando nuove tecniche per liberare gli occupanti di un autoveicolo rimasti blocSi provano diversi metodi per il sollevamento/allontanamento del cruscotto. cati allʼinterno dellʼabitacolo tra le lamiere con lʼimpiego di cesoie, divaricatori e martinetti idraulici (tagliare, divaricare e spingere le parti della struttura incidentata dellʼautomezzo.) Il concetto fondamentale è quello di creare il maggior spazio possibile intorno al ferito creando dei veri e propri varchi per poterlo estrarre in sicurezza e senza provocare ulteriori traumi. Lʼaddestramento prevede anche lʼapplicazione delle tecniche di estricazione sui mezzi pesanti con simulazione di incidente e lʼutilizzo di pedane per lavorare a quote differenti. Si effettuano manovre su autobus e motrici di autoarticolati: tutta una serie di operazioni che necessitano di attenzioni particolari per la complessità legata alle strutture e al peso di questi veicoli.
Innovazione e sicurezza stradale Le innovazioni tecnologiche sono una vera e propria sfida per i VVF che cercano di addestrarsi al meglio nelle loro caserme ma è unʼimpresa molto impegnativa e questo Corso vuole essere unʼopportunità in più per trattare in modo specifico alcuni tipi di interventi.
Ma è lʼimportanza della sicurezza stradale a rimanere alla base di questo delicato argomento: gli incidenti stradali provocano nel nostro paese ogni anno un numero altissimo di decessi e di ricoveri ospedalieri, determinando feriti con lesioni più o meno gravi, che necessitano poi di cure riabilitative anche molto lunghe, e questo è un preoccupante fenomeno in aumento. Le tipologie di incidente sono molteplici: molte tra queste, sono riconducibili ad un comportamento scorretto dellʼuomo (dati ISTAT), lʼeccesso di velocità, rimane la
L'autore dell'articolo-durante una delle giornate formative spiega come operare nel caso d'una automobile schiacciata da un mezzo pesante.
causa degli incidenti più pericolosi con il più alto numero di morti, segue lʼaumento degli automezzi in circolazione, sia leggeri che pesanti, per la richiesta crescente del trasporto su gomma.
Ponendosi alla guida dʼun veicolo occorre osservare il pieno rispetto delle regole del codice della strada per poter ridurre il più possibile un fenomeno sociale così grande e così grave di questi tempi. (*) Capo Squadra Esperto - Istruttore professionale del Comando Provinciale Vigili del Fuoco Milano
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OCCHIALI (ANCHE
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PER POMPIERI IN ARRIVO
ALLA GUIDA) MA IL
“PROPRIO”
CERTIFICATO MEDICO NON BASTA PIÙ
Più dʼun anno fa, la ditta selezionata dal Ministero aveva smesso di produrre la speciale resina. Vigili (permanenti) con acuità visiva non eccellente furono messi dietro le scrivanie, e quelli volontari lasciati a casa in attesa (ne avevamo parlato in aprile dello scorso anno - VFV n°2/2011). Dopo diverse peripezie lʼazienda è tornata a fabbricare il prezioso materiale e le lenti sono arrivate per tutti, anche per i volontari. a cura della redazione
DM 3 Novembre 2003, a firma Ministro Pisanu, era abbastanza chiaro e recitava – riassumendo - Al personale di ruolo, nonché al personale volontario, appartenente al settore tecnicooperativo del CNVVF, che rientri nelle condizioni di limitazione dellʼacutezza visiva stabilite da apposita tabella, è consentito restare “operativi” purché indossino occhiali di protezione con lenti correttive fornite dal Corpo quali DPI. Eppure un vigile del fuoco volontario ha dovuto districarsi tra mille cavilli (e interpretazioni varie) prima di poter far valere i propri diritti, risultato? Eʼ rimasto NON OPERATIVO per ben quattro anni.
IL
Infatti, nonostante la chiarezza estrema della Normativa riguardo allʼoggetto, delle Circolari applicative sulla medesima e delle Note emesse in varie occasioni dal Dipartimento sulla questione (ad esempio Prot. 998/S132 dellʼ Ufficio I del Gabinetto del Capo Dipartimento dei VV.F.) alcuni tra i Responsabili Sanitari ritenevano di non dover applicare tale Normativa al Personale Volontario del C.N.VV.F. Ciò in base ad una fuorviante interpretazione, che non distingue i requisiti stabiliti per la permanenza nei Ruoli del Personale Volontario da quelli stabiliti invece per lʼAccesso ai Ruoli medesimi. I Sanitari non diedero seguito alle Richieste loro pervenute e finalizzate allʼottenimento degli occhiali da vista, impedendo con ciò di fatto il recupero in servizio di soccorso di tale Personale Volontario. Nuove disposizioni (prot. 9078 24/07/2012 a firma Pini – prot. 9219 27/07/2012 a firma Agresta) inerenti il rila-
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scio/rinnovo delle patenti terrestri e nautiche VF, regolamentano invece le modalità di rilascio dei certificati medici e la guida con lenti. Gli unici Enti abilitati al rilascio del Certificato medico dʼidoneità psico-fisica alla conduzione di mezzi terrestri e natanti VF saranno: i medici del “Ruolo professionale dei Direttivi e dei Dirigenti
medici del CNVVF” e quelli dalla “Direzione Sanità di Rete Ferroviaria Italiana S.p.A.” (in relazione alla convenzione stipulata col dipartimento VVF, SPDC. Non saranno quindi più validi (ai fini dellʼottenimento delle patenti VF) i certificati rilasciati dalle ASL e dalle autoscuole.
Cambia qualcosa anche per lʼottenimento della patente VF di prima categoria; non basterà più infatti presentare la propria patente di categoria “B” civile, dal momento che i nuovi requisiti psicofisici sono maggiormente restrittivi. Dovrà quindi essere necessariamente allegato il Certificato Medico, anche alla richiesta di patente di prima categoria. Sono previste, dʼora in avanti, anche le lenti (propri occhiali personali, non di sicurezza) alla guida dei mezzi di soccorso ma escluse quelle a contatto.
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Oggetto: Direttiva tecnico-amministrativa concernente la revisione delle disposizioni inerenti il rilascio/rinnovo delle patenti terrestri e nautiche VF di cui alle circolari n. 3 del 01106/2010 e MI.SA. n. 8 del 23/03/2006. nota DCFORM prot. n 16152 del 15/O5/2012.Con riferimento alla nota prot. n. 17088 del 23/05/2012 della Direzione Centrale,per la Fonnazione - Arca Pianificazione e controllo. si trasmette in allegato la direttiva esplicativa degli aspetti tecnicoamministrativi concernenti le recenti disposizioni sul rilascio/rinnovo delle patenti terrestri e nautiche di cui alla circolare DCFORM prot. n. 16152 del 15/05/2012. che entrerà in vigore a partire dal prossimo 1° agosto. IL CAPO DEL CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO PINI DIRETTIVA TECNlCO-AMMINISTRATIVA concernente modifiche alla Circolare n.3 del 01/06/2010 e MI.SA. n. 8 del 23/03/2006 e chiarimenti note DCFORM prot. N. 16152 del 15/05/l011 e prot. n. 17088 del 23/05/2011 1) Guida con lenti degli automezzi e natanti VF Le montature oftalmiche per vigili del fuoco (costituite da: montatura, lenti correttive incolori ed elastico per il fissaggio dietro la nuca), altresì dette “occhiali di sicurezza”, sono dispositivi di protezione e correzione individuale, obbligatori per il personale impegnato in attività operative diverse dalla conduzione dei mezzi di soccorso. Ferme restando specifiche necessità che dovessero emergere dalla valutazione del rischio in situazioni particolari, al personale con patente VF rilasciata con prescrizione di lenti è consentita la guida degli automezzi e la conduzione di natanti, anche in soccorso, con l’utilizzo di occhiali correttivi da vista personali. Il personale conduttore impegnato in attività operative diverse dalla conduzione dei mezzi di soccorso è tenuto all’ utilizzo degli occhiali di sicurezza. In ogni caso gli occhiali di sicurezza fomiti dall’ Amministrazione presentano caratteristiche tecniche che li rendono idonei all’utilizzo anche durante la conduzione dei mezzi di soccorso. Resta inteso che quando il vigile del fuoco, cessa di svolgere l’incarico di conducente in maniera esclusiva. per effettuare altre attività operative sul luogo dell’intervento (quali ad es. l’azionamento della pompa idraulica. la preparazione all’uso del materiale di caricamento, operazioni che richiedono l’uso dell’elmo di protezione e/o dell’autoprotettore, o azioni che possono dar luogo a proiezione di piccoli frammenti di materiale anche con l’uso di apparecchiature ad aria compressa. etc.) l’uso degli occhiali di sicurezza diventa invece obbligatorio.
2) Palenti Nautiche Limitate A parziale modifica del punto 2.7.9 della MI.SA. n. 8 viene istituita la patente nautica L “limitata al soccorso”. In analogia a quanto previsto dal testo unico patenti terrestri la patente L consente la condotta di mezzi nautici non in servizio di soccorso.
3) Palenti Terrestri Prima Categoria Per il rilascio/rinnovo delle patenti terrestri di prima categoria. a parliale modifica dei punti 4.1.3 - 4.1.6 - 13.1 - 13.2 - 13.3 - 18.5 - 18.6 e del punto “c” della Premessa della Circolare n. 3, dovrà necessariamente essere allegato il Certificato Medico. I requisiti di idoneità non potranno più essere riconosciuti con la semplice esibizione della patente civile, dal momento che i nuovi requisiti psicofisici sono maggiormente restrittivi rispetto a quelli richiesti per il rilascio della patente civile. Per il solo personale operativo in regola con il libretto sanitario. in caso di richiesta di rilascio/rinnovo della patente di guida VF di prima categoria, il certificato medico potrà essere sostituito dalla dichiarazione del Comando (come fac-simile allegato) che attesti la regolarità del libretto sanitario.
4) Scadenza Certificato Medico A parziale modifica del punto 7.6 della Circolare n. 3 e s.m.i. e del punto 2.7.7 della MI.SA. n. 8, il Certificato Medico sarà valido sei mesi dalla data di rilascio, pertanto le richieste di rilascio/rinnovo di patente non saranno accettate dopo tale termine
5) comunicato Medico “D” e Comunicazione Esito Accertamento Sanitario “E” A parziale modifica della nota prot. n. 16152 del 15/05/2012 si allega alla presente il modello di Certificato Medico (Allegato D) ed il nuovo modello di Comunicazione Esito Accertamento Sanitario (Allegato E), che dovranno essere trasmessi rispettivamente al Comando di appartenenza in forma riservata e all’ufficio preposto al rilascio/rinnovo della patente (D.C.F. - Areu III Pianificazione e Controllo della Formazione o Direzione Regionale).
6) Prescrizione “ Obbligo di Lenti con esclusione lenti a contatto Si precisa che in caso di rinnovo/rilascio di patente con “obbligo di lenti”, l’operatore in fase di inserimento dati dovrà inserire esclusivamente la prescrizione ‘“MO - Obbligo di usare le lenti con esclusione di lenti a contatto”, come indicato nella Direttiva tecnico-sanitaria elabomta dall’Ufficio Sanitario.
7) Patente Limitata “L” con esclusione della guida in servizio di soccorso eprescrizione “obbligo lenti” In considerazione dell’aggiornamento dei requisiti attuato con le nuove disposizioni, il personale attualmente in possesso di patente limitata “L” con prescrizione “obbligo di lenti”, potrà essere sottoposto a nuovo accertamento medico per la verifica del possesso dei requisiti psico-fisici al fine dell’ottenimento dell’abilitazione senza limitazione. A discrezione del Dirigente, l’accertamento medico può essere effettuato anche prima della naturale scadenza della patente. IL DIRETTORE CENTRALE AGRESTA
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POMPIERI DEL TRENTINO PARALLELI ALLA SOCIETĂ€ CHE SI EVOLVE Alberto Flaim, presidente della Federazione dei Corpi Vigili del Fuoco Volontari della Provincia di Trento, ha rilasciato una breve intervista al nostro direttore che si trovava in Trentino per un convegno.
a cura della redazione
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INTERVISTE ta aerea antincendio dal Dipartimento della Protezione Civile, a quello dei Vigili del Fuoco, sa molto di ennesimo tentativo di centralizzazione.
Chissà, forse i miei figli, se non i nipoti, riusciranno a vedere un Corpo dei Pompieri “decentrato” con presidi volontari distribuiti seguendo criteri di “prossimità”…ma parliamo di calamità: quando ci fu il terremoto de LʼAquila, interveniste subito in forze, come mai stavolta il vostro intervento si limita al “salvataggio” delle forme di Parmigiano Reggiano?
Presidente, ogni qualvolta vengo invitato ad una vostra manifestazione, torno a casa ricaricato di positività ma, nel contempo, me ne vado con lʼamaro in bocca. Crede sia possibile esportare il vostro capillare sistema di soccorso, basato sul volontariato puro e locale, nel resto della penisola?
Guarda direttore, il sistema che vedi - con le casermette in tutti i comuni della provincia - è una realtà che ci siamo ritrovati, non abbiamo inventato nulla di nuovo. Bene hanno fatto i nostri padri e noi facciamo “solo” in modo di non disperdere questo patrimonio. Sulla “esportabilità” sono scettico, non puoi cambiare il modo di pensare della gente dalla sera alla mattina; quantomeno non lo vedo come un progetto a breve termine, la strada è tutta in salita. Anche se, nellʼottica dʼuno sviluppo del volontariato VVF, “pescherei” dagli A.I.B. (Volontari Antincendio Boschivo), in diversi casi ragazzi molto preparati che, in fondo, sono dei “pompieri mancati” (cioè, se nel proprio paese ci fossero stati i VVF volontari si sarebbero aggregati a questi gruppi fin da subito). Restando in tema dʼincendi di bosco, anche il passaggio della flot-
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Il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha ragionato così: “Finché ce la faccio, mi arrangio con le mie risorse, se non dovessi riuscirci, chiederò aiuto alle altre regioni.”. Se ci rifletti, direttore, non è un discorso sbagliato. In merito al Parmigiano, noi ci siamo assunti questa piccola fetta di lavoro in aiuto ai produttori locali di Rolo e Reggio Emilia: nelle prime due settimane di trasferta avevamo già movimentato 105.000 forme. Eʼ un lavoro difficile, pesante? In cosa consiste con esattezza?
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INTERVISTE Si avvicendano una media di 70 uomini a contingente e lavorano nei magazzini per una settimana, ma stiamo pensando di ridurre i turni, i nostri ragazzi cenano e vanno a letto esausti. Ogni forma pesa 40 Kg, il caldo ha fatto trasudare il formaggio e lʼha reso particolarmente viscido, è un lavoro faticoso e scomodo. Abbiamo inviato la “cassa crolli”, alcuni autocarri con braccio meccanico e carrelli elevatori muniti di piattaforme. Con le pinze idrauliche vengono tranciate le strutture delle scaffalature crollate e poi, una volta in sicurezza, si portano fuori le forme ancora salvabili; tra lʼaltro bisogna fare in fretta perché cʼè molto caldo e gli impianti di refrigerazione sono saltati.
Vi siete appoggiati alla logistica della ProCiv locale? Vi occuperete solo di formaggi questa volta? In Abruzzo avevate fatto un lavoro di carpenteria in legno (per i puntellamenti) da far invidia a qualunque professionista del settore. Questʼanno siamo andati in Emilia con una gestione totalmente nostra, anche dal punto di vista logistico. Tendopoli e cucine sono state allestite dai nostri bravi Nu.Vol.A. (Nuclei Volontari Alpini – costola trentina dellʼA.N.A.). Non solo formaggi, il Comune di San Felice Sul Panaro ha richiesto il nostro supporto per la messa in sicurezza dʼuna pubblica via (rimozione tegolato pericolante e puntellamenti in legno). A coordinare il lavoro dei nostri VVF volontari in loco sono gli ispettori distrettuali che turnano insieme ai ragazzi.
Con lʼistituzione della “Scuola Antincendi” della “Federazione dei Corpi VVF Volontari”, vi siete appoggiati alla S.F.O. di Montelibretti (Corpo Nazionale, Ministero) per istruire i futuri istruttori del “Corso Base”. Come mai non la Scuola Provinciale Antincendi di Vilpiano (BZ) – valida e già utilizzata in altre occasioni – che, tra lʼaltro è più vicina a Trento di quanto non sia Roma? Comunque ho saputo che i suoi pompieri, presidente, hanno fatto un figurone in capitale!
Vedi direttore, se non si fanno passi importanti, è difficile crescere; e noi desideriamo migliorare. Siamo andati a Montelibretti perché era giusto guardarsi intorno, conoscere la “tecnica formativa” oltre che la “tecnica
pompieristica”. Vero è che i nostri aspiranti istruttori, a Roma, avevano un tutor dʼeccezione come Valentino Graiff (già CR permanente/istruttore prof.le c/o Corpo Permanente di TN, ora formatore e VF volontario nel Corpo di Tassullo) che ha saputo trarre il meglio e dalle strutture romane e dagli stessi istruttori della S.F.O. Poi, sinceramente, credo sia corretto anche per noi che siamo “autonomi” mantenere dei buoni rapporti col Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, se non altro perché lʼobiettivo è comune: soccorso alle persone, salvaguardia dei beni, tutela dellʼambiente.
In Trentino avete un “sistema di soccorso tecnico antincendi” che sfiora la perfezione, è ancora migliorabile? Quali sono i prossimi passi?
- Formazione e ancora formazione, questo è lʼobiettivo futuro, bisogna lavorare ancora sullʼistruzione dei nostri pompieri volontari: la ventilazione e le tecniche per aggredire lʼincendio con tutte le forze disponibili per esempio, al fine di salvare le persone e salvaguardare i nostri centri abitati.
- Poi i piani dʼallertamento (quali risorse inviare su una determinata tipologia dʼintervento, fin dalla richiesta telefonica di soccorso NdR), sta lavorandovi con grande impegno Matteo (lʼispettore Distrettuale di Mezzolombardo, Cattani NdR). Non siamo più il Trentino di 50 anni fa: cambia la società, cambiano le esigenze e bisogna muovere passi per far si dʼessere paralleli alla società che si evolve.
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VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE
OTTO PILASTRI DI UNA NUOVA LEGGE (REPETITA
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IUVANT) a cura del Generale Luigi Manfredi (*)
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Una legge che vada a disciplinare le caratteristiche e le capacità specifiche individuali e collettive che sono richieste nei settori tipici della protezione civile. La creazione di unʼAutorità unica, che impartisca le necessarie disposizioni sullʼintervento, ma anche un Impiego strettamente connesso con le capacità in relazione alle esigenze. Una formazione che sia “assistita e aiutata” e non lasciata soltanto a cura delle stesse associazioni. Andrebbero poi censite le “specializzazioni” (e le attrezzature) dei gruppi – anche in base alla morfologia del territorio e quindi al tipo di rischio – onde evitare ridondanze e carenze. V F V L U G L I O / A G O S TO 2 0 1 2
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volontariato di protezione civile continua ad essere uno degli argomenti di importanza determinante nel sistema nazionale di protezione civile. Eʼ convinzione ormai universalmente condivisa che il volontariato di Protezione civile, così come quello sociale, sia una componente indispensabile per affrontare i piccoli e grandi eventi calamitosi. A causa della loro indeterminatezza e della loro possibile estensione temporale e spaziale, non possono essere affrontati con le sole forze istituzionali permanenti specifiche (i vigili del fuoco) e quelle istituzionali con compiti complementari di Protezione civile. Le Forze armate, ormai ridotte allʼessenziale per compiti di difesa e di peace keeping, non sono più in grado di contribuire come un tempo alle grandi emergenze di protezione civile e, tanto meno, ad attività di previsione e prevenzione.
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Oggi, nel 2012, abbiamo raggiunto un livello di preparazione e di organizzazione ottimale del volontariato di protezione civile? Ho riletto quanto scrissi in merito sul portale di ISPRO nel 2008. A distanza di 4 anni è cambiato qualcosa? Sono stati eliminati i difetti che riscontrai allora? Usando un termine prudenziale ed eufemistico, mi pare che ci siano ancora margini di miglioramento.
ISPRO lavorò anni orsono ad un lodevole censimento del volontariato di protezione civile in Italia e i primi risultati, noti nel 2008, furono perlomeno sconcertanti: non cʼerano ruolini ufficiali in molte regioni, esistevano aggregazioni con specializzazioni le più disparate e talvolta senza attinenza alla protezione civile, esisteva una sovrabbondanza di talune specializzazioni e scarseggiavano o mancavano altre assolutamente necessarie, molte associazioni non erano raggiungibili in tempi brevi (telefono, fax o posta elettronica), ecc. Il volontariato di protezione civile si muove e opera tuttora tra enormi difficoltà, fortunatamente non in tutte le regioni, ricco di buona volontà e di professionalità ma senza un inquadramento normativo adeguato e, troppo spesso, senza aiuti da parte di quelle pubbliche Amministrazioni che non ne apprezzano il contributo determinante, se non in occasione di un evento calamitoso, e se ne dimenticano quando cessa lʼemergenza.
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Non nascondiamoci che è necessario fare finalmente un salto di qualità generalizzato nella formazione e nellʼutilizzazione del volontariato di protezione civile. Sʼimpone, però, per perseguire questo obiettivo, un approccio al problema sistematico e scientifico, che muova da unʼindagine sotto il profilo sociale e psicologico del volontariato stesso. Occorre, con uno studio pragmatico della fenomenologia delle grandi e piccole calamità e una valutazione concreta delle esigenze e delle risorse disponibili, giungere a mettere in evidenza che cosa si deve ancora fare per aiutare il volontariato che ha dato molto, ma finora ha avuto poco. Non mi è apparso, pertanto, superfluo riproporre ai lettori della rivista “VFV Tecnica Antincendio e
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no la loro attività gratuitamente a favore del prossimo, spesso con una passione superiore a quella con la quale affrontano il proprio lavoro e che non creano problemi di luogo e di tempo quando scatta lʼallarme? Quali sono le motivazioni che le animano?
Protezione Civile” le argomentazioni che pubblicai allora. I romani sostenevano, infatti, saggiamente che repetita iuvant. Partiamo con il piede giusto e domandiamoci, prima di tutto, che cosʼè il volontariato. In una collettività come quella occidentale, tesa al profitto e a unʼalta qualità della vita, quindi sostanzialmente egoistica, dove il senso dello Stato lascia a desiderare e dove lʼambito della solidarietà non va in genere oltre i confini della fami glia, il volontariato sociale e di protezione civile è una ricchezza che merita prima di tutto un approfondimento sociologico e psicologico.
Perché in una società che vuole abolire tutto ciò che è obbligatorio e che aspira a ogni possibile agevolazione personale, esistono persone che dedica-
Non si può impiegare al meglio il volontariato se non se ne conoscono pregi e difetti, se non se ne valutano le similitudini, ma anche le differenze, rispetto allʼoperatore di professione e, prima di tutto, se non se ne comprende lo spirito e la psicologia. Per apprezzare la funzione del volontariato nella protezione civile dovremmo inoltre conoscere meglio la teoria e la pratica del complesso sistema della Protezione civile stessa, che sono ancora mal conosciute non solo dal grande pubblico ma, purtroppo, anche da molti responsabili istituzionali nelle Amministrazioni regionali e locali.
Che cosa ci attendiamo dal volontariato? Una migliore conoscenza degli aspetti caratteristici del volontariato consentirebbe di valorizzarlo e utilizzarlo meglio. In altri termini, è necessario preventivamente capire la vera essenza psicologica e sociale del volontario. Unʼindagine approfondita del genere, fino ad ora, non è stata ancora condotta, perché ci si è prevalentemente interessati degli aspetti organizzativi e logistici del volontariato. Lʼanalisi non è, infatti, fine a se stessa. Essa è indispensabile per capire quali sono le soluzioni migliori dei problemi connessi con la promozione, il reclutamento, lʼequipaggiamento, lʼaddestramento, lʼimpiego, le garanzie e il rimborso spese dei volontari. Sono i quesiti principali, ma sicuramente non gli unici, che ci dobbiamo porre e ai quali è necessario dare una risposta, con il contributo di tutti coloro che hanno a cuore il volontariato, per meglio capire e utilizzare lʼenorme potenziale umano che, con grande generosità, ma spesso solo con quella, desidera essere dʼaiuto a chi è in difficoltà o soffre. Ci sono ancora troppe lacune che possono e devono essere colmate.
In tema di organizzazione generale, esiste il (1) “Regolamento per il volontariato di protezione civile” che disciplina i rapporti tra le associazioni e lo Stato ma non i rapporti tra le stesse e le Regioni o Amministrazioni locali. Ciò è corretto trattandosi di un
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regolamento a livello nazionale, ma è indubbio che sarebbe auspicabile una legge quadro che disciplini compiutamente diritti e doveri dei volontari di protezione civile, a tutti i livelli. Eʼ necessario, infatti, favorire lʼassociazionismo, il reclutamento, la formazione, lʼimpiego e le garanzie giuridiche e assicurative. Del resto, in molti settori le procedure adottate sono state già modificate rispetto a quanto prescrive il regolamento.
Sono ad esempio ancora marcate le differenze tra Regione e Regione, particolarmente fastidiose per le associazioni che hanno diffusione nazionale. Eʼ altresì fuorviante e motivo di confusione il permanere di norme che sono talvolta in contrasto tra di loro (2). Dʼaltro canto lʼesigenza di leggi e regolamenti onnicomprensivi, semplici, senza rimandi o riferimenti ad altre norme in parte abrogate, in parte valide, è un sogno comune per tutte le materie. Essa è particolarmente sentita nel campo della protezione civile, ove dovrebbero fare premio la semplicità e la concretezza delle disposizioni, perché si opera in condizioni di emergenza. Entrando più approfonditamente in argomento, quali sono dunque gli aspetti del volontariato di protezione civile, che dovrebbero essere meglio definiti e disciplinati? Credo che possano essere individuati come otto pilastri di una auspicabile futura legge.
Il primo pilastro dovrebbe essere un quadro di riferimento chiaro e inequivocabile che definisca non solo che cosa sia il volontario di protezione civile, ma anche semplifichi le varie possibili forme di aggregazione e conseguentemente lʼAmministrazione di riferimento. La legge dovrebbe, inoltre, disciplinare le caratteristiche e
le capacità specifiche individuali e collettive che sono richieste nei settori tipici della protezione civile, sotto i profili della previsione e programmazione, della pianificazione e dellʼorganizzazione sia delle attività di prevenzione sia dei soccorsi in emergenza.
Sempre sotto il punto di vista di una corretta definizione del volontario e della formazione nellʼambito della quale opera, appare necessario uno specifico riferimento alle varie possibili specializzazioni che sono richieste nelle attività di protezione civile. Tra di esse si possono citare, a titolo dʼesempio, sanità, servizio antincendio, speleologica, recupero e salvataggio in acqua, comunicazioni, logistica generale, sicurezza antisismica, direzione del traffico, ecc.
Eʼ perciò indispensabile che in ogni regione sia predisposta unʼindagine conoscitiva per individuare quali siano i rischi sul territorio e, conseguentemente, quali siano le specializzazioni volontarie di cui la regione ha bisogno. Una siffatta classificazione consentirà non solo una corretta registrazione delle formazioni volontarie a livello locale, regionale e nazionale, ma soprattutto un impiego delle stesse con caratteristiche di professionalità ed efficienza. Va da sé che lʼiscrizione nei “registri” o “elenchi” o “ruolini”, ai vari livelli, debba essere semplificata al massimo. Resta ovviamente ferma la necessità di controllo da parte dellʼAutorità competente di protezione civile con lʼeventuale coraggiosa radiazione nei confronti delle formazioni inadempienti. Per inciso, anche il proliferare della terminologia non aiuta certo chi si vuol muovere nelle giungle burocratiche delle varie Amministrazioni.
1 Regolamento di attuazione dellʼart. 18 della Legge 225/24.02.1992, emanato con DPR 613 del 21.09.1994 e successivamente abrogato con DPR n. 194 dellʼ8 febbraio 2001, che contiene il regolamento tuttora valido per il volontariato di protezione civile.
2 Il decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 1981, n. 66 che prevede i i ruolini prefettizi, oppure la legge 11 agosto 1991, n. 266, recan-
te norme quadro sul volontariato, oppure la legge 25 settembre 1996, n. 496, recante norme in merito alla partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile.
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Il secondo pilastro riguarda lʼutilizzazione stessa del volontariato. Non è infrequente, infatti, che i volontari non sappiano a chi riferirsi, siano costretti a scegliersi gli obiettivi dʼintervento, siano sovrabbondanti o carenti per difetto di direttive. Lʼimpiego
specializzazione. Conseguentemente la sua formazione, senza peraltro intaccare il principio base del libero e volontario associazionismo, deve essere assistita e aiutata e non lasciata a cura delle associazioni stesse cui sono semplicemente concessi qualche contributo e la gentile presenza del-
lʼassessore di turno alle manifestazioni, come troppo spesso succede.
delle formazioni volontarie dovrebbe quindi essere disciplinato secondo due criteri principali, quello dellʼ Autorità unica, che impartisca le necessarie disposizioni per lʼintervento, e quello dellʼImpiego strettamente connesso con le capacità in relazione alle esigenze. Sempre sotto questo profilo, il regolamento dovrebbe inoltre valorizzare maggiormente le capacità delle formazioni di volontariato per quelle attività, come la programmazione nel campo della prevenzione o la pianificazione nel settore dellʼintervento oppure la formazione nelle scuole. Ancor oggi marginalmente impiegati, mentre potrebbero essere utilissime per coprire le lacune soprattutto delle Amministrazioni locali in quei settori.
Il terzo pilastro della futura legge dovrebbe essere una radicale revisione migliorativa delle garanzie per il volontario. Il volontariato è, infatti, una delle espressioni più qualificanti della società moderna, ma la pubblica Amministrazione non sempre ha affrontato con la dovuta convinzione e sollecitudine lʼesigenza per il volontario, che interviene gratuitamente, di avere adeguate garanzie giuridiche, assicurative, occupazionali e di sollecito rimborso delle spese sostenute. Sul piano normativo non siamo allʼanno zero, ma ci sono ampi spazi di miglioramento in tutti questi settori, affinché non siano frustrate e demotivate le grandi potenzialità del volontariato. Un quarto pilastro riguarda la formazione del volontario, che dovrebbe essere posta allʼattenzione dello Stato e delle Regioni con unʼelevata priorità. Non ci sono ormai più dubbi che il volontariato di protezione civile sia indispensabile per la gestione delle emergenze e da esso si richiedono sempre maggiore professionalità e
Un quinto pilastro importante riguarda le dotazioni tecniche. Oggi si ottengono risultati soddisfacenti nellʼorganizzazione dei soccorsi soltanto se si dispone di idoneo equipaggiamento e di valide e moderne attrezzature, che non solo sono scarse ma altresì lasciate alla discrezione delle singole associazioni. Attualmente lo Stato e le Regioni possono concedere contributi a tali scopi, ma le risorse a disposizione sono esigue, se confrontate con le esigenze di quasi un milione e mezzo di operatori attivi. Si aggiunga, inoltre, che è previsto un criterio selettivo che premia chi è stato in grado di presentare le richieste in modo burocraticamente corretto e in tempo utile. Non esiste il criterio di prediligere quelle associazioni che ne hanno più bisogno o sono più meritevoli. Al tema delle modalità di concessione di contributi alle associazioni di volontariato di protezione civile il Regolamento (D.P.R. 8 febbraio 2001, n. 194) dedica ben sette articoli su diciassette e ciò starebbe a significare la grande importanza che la norma gli attribuisce. Il risultato è abbastanza deludente, perché i contributi sono assegnati sulla base di una disponibilità annuale assolutamente insufficiente, con criteri eccessivamente burocratici e in percentuale ridotta al di sotto del cinquanta percento rispetto alle esigenze prospettate. I criteri in tema di concessione di contributi che si auspicano per ottimizzare lʼaiuto dello Stato e delle Regioni, dovrebbero essere basati, invece, su unʼindagine di merito, di specializzazione delle singole formazioni volontarie e di validità delle attrezzature richieste. In altri e più chiari termini, unʼassociazione è utile solo se è addestrata e se ha anche le attrezzature idonee per lʼintervento richiesto, altrimenti è soltanto di peso. Anche sotto lʼaspetto burocratico, la concessione dei contributi potrebbe essere semplificata e snellita, peraltro contestualmente alla predisposizione di accertamenti preventivi e controlli successivi che la Pubblica
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Amministrazione dovrebbe obbligatoriamente fare.
Un sesto pilastro riguarda i rimborsi delle spese sostenute nelle attività di protezione civile e i rimborsi ai datori di lavoro degli emolumenti versati ai lavoratori. Anche in questo campo spesso i ritardi sono eccessivi e le procedure defatiganti.
Il settimo pilastro dovrebbe riguardare la rivalutazione della rappresentatività delle associazioni nellʼambito delle strutture istituzionali di protezione civile. Il problema si pone a livello centrale, ove opera il Comitato nazionale del volontariato di protezione civile, ma anche a livello regionale. Pluralità, diffusione, esigenze multiformi e professionalità raggiunte dalle associazioni di volontariato sono ormai così elevate che sarebbe veramente un errore non avvalersi di un organismo di coordinamento sia a livello centrale sia regionale, pur salvaguardando le competenze istituzionali di chi ha la responsabilità politica e tecnica in tema di protezione civile ai vari livelli. Le competenze dei predetti Comitati, del resto elettivi, non possono essere limitate alla sola consulenza generica nei confronti delle Autorità istituzionali, ma a loro si può e si deve chiedere di essere anche i portatori degli interessi delle associazioni che rappresentano e, inoltre, i portavoce degli intendimenti dellʼAutorità nei confronti delle stesse associazioni.
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Infine un ultimo pilastro, lʼottavo, della nuova legge che immagino. Eʼ assolutamente necessario ridisegnare il rapporto stesso tra Pubblica Amministrazione e Volontariato, che non può continuare a essere attivato soltanto in occasione delle emergenze. La costante conoscenza reciproca, lʼattenzione continua, non solo da parte delle Associazioni stesse ma, altresì, da parte delle Autorità di protezione civile, alle condizioni logistiche, di addestramento, di specializzazione e di efficienza in previsione dellʼimpiego dei volontari, sono presupposti essenziali ai fini di un coordinato ed efficace impiego del Volontariato. Lʼattenzione della Pubblica Amministrazione, se si vuole efficienza ed efficacia, deve essere senza soluzione di continuità nel tempo, così come avviene nei Corpi armati dello Stato anche in tempo di pace e non solo in tempo di guerra.
Ho toccato sinteticamente i problemi e le esigenze essenziali del volontariato di protezione civile. La materia non è esaurita in queste note che desidero concludere ribadendo lʼesigenza di un nuovo rapporto tra Pubblica Amministrazione e Volontariato. Si riuscirà in questo intento? Chi ha responsabilità di governo o parlamentare e ha a cuore la protezione civile dovrebbe considerarlo un compito prioritario.
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(*) Luigi Manfredi (79 anni) è torinese d’origine, coniugato, due figli.
Risiede a IMPERIA.
Generale di Corpo d’Armata degli Alpini in congedo
.
Laureato in scienze strategiche, ha compiuto i suoi studi presso l’Accademia militare di Modena ed ha frequentato la Scuola di Guerra in Italia ed in Germania.
E’ stato Addetto Militare presso L’Ambasciata d’Italia a Bonn e Comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino.
Già responsabile del Dipartimento per la Protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha condotto studi per la salvaguardia ecologica della Liguria di Ponente, per il recupero e la valorizzazione delle antiche mura e fortificazioni di Genova, per la semplificazione dei rapporti tra la Pubblica Amministrazione e i cittadini, per l’organizzazione delle attività di soccorso e la lotta antincendio boschivo, per il riordinamento delle Truppe alpine e la migliore utilizzazione del personale militare. E’ stato Senatore eletto nella XIII e XIV legislatura.
E’ vicepresidente dell’ISPRO, l’Istituto di Studi e Ricerche sulla Protezione Civile e Difesa Civile presieduto da Giuseppe Zamberletti.
Due parole col nostro direttore Gentile Generale, La ringrazio per il Suo scritto che dimostra, innanzitutto, onestà intellettuale. I volontari non vanno solo lodati quando, sporchi di fango o di polvere, si sono “ritrovati“ sullʼennesima emergenza. Le chiedo una cosa, secondo Lei si potrà mai arrivare ai “pompieri comunali” (volontari, come in Francia, Germania ma anche Trentino e Alto Adige) che, oltre a intervenire - nellʼimmediato - in caso di micro/macro calamità, possano occuparsi anche del “soccorso tecnico urgente” (quanto meno in prima istanza e, ovviamente, formati a dovere)? In Italia i tempi di risposta della macchina VVF superano ancora abbondantemente i 20ʼ...con punte che toccano le 2 ore. In quanto a numero di VVF volontari rispetto a quelli di ruolo, lʼItalia è fanalino di coda dʼEuropa, superata persino dal Mozambico. A. A. Mangano Caro direttore, per rispondere alla sua importante domanda, sono assolutamente convinto che sia possibile realizzare quanto lei auspica. Sarebbe, però, necessario avere una classe politica che non pensi soltanto al proprio orticello elettorale ma abbia il coraggio di imporla. Ce lʼabbiamo? Penso proprio di no!
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ATTIVITÀ DI PREVENZIONE E CONTRASTO AGLI INCENDI BOSCHIVI
DATI PROVVISORI
In termini provvisori e di stima, il confronto dei dati statistici relativi al fenomeno degli incendi boschivi, relativamente al periodo 1 gennaio – 12 agosto, con riferimento allʼanno precedente, evidenzia un marcato aumento del numero degli eventi (circa il 79% in più di incendi rispetto allʼanno precedente) associato ad un consistente aumento delle superfici colpite (circa il 104% in più di superficie totale rispetto allʼanno precedente. Rispetto allʼanno 2011 si registra in particolare un maggiore incremento (+146%) delle superfici boscate rispetto a quelle non boscate (+61%).
Durante il periodo di attenzione invernale e in primavera, a causa delle particolari condizioni climatiche e dei conseguenti fattori predisponenti sfavorevoli che hanno interessato alcune Regioni settentrionali (Lombardia, Liguria, Piemonte, Friuli VG) e centro-meridionali (Toscana, Campania, Calabria, Lazio, Basilicata) si sono verificati numerosi incendi in più rispetto alla media del periodo (+130%): questo dà ragione di un
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dato provvisorio al di sopra della media per queste Regioni in relazione al periodo.
Complessivamente, con riferimento alla data del 12 agosto 2012 e ferme restando le gravi situazioni registrate in Sicilia i cui dati non sono ancora quantificabili, le maggiori criticità si riscontrano in Sardegna (805), Campania (677), Calabria (635), Puglia (560), Toscana (504) e Lazio (467): in queste Regioni si sono concentrati ad oggi quasi il 70% del totale degli eventi e delle superfici totali percorse dal fuoco.
Si registra rispetto allʼanno 2011 un lieve aumento della superficie media (+14%) percorsa dal fuoco per incendio: in valore assoluto essa si attesta a 6,2 ha, un dato comunque ben al di sotto della media di lungo periodo quarantennale, pari a 12 ha. Questa tendenza, oltre che ricollegarsi a fattori ambientali e climatici, è un indicatore del progressivo miglioramento dellʼefficienza dellʼorganizzazione di contrasto.
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ATTIVITÀ DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO NEL SETTORE A.I.B.
Il Corpo forestale dello Stato collabora con le Regioni, che hanno competenza primaria nel campo degli incendi, attraverso Convenzioni e Accordi di Programma che prevedono lʼimpiego del Corpo in attività di previsione, prevenzione, coordinamento, lotta attiva, partecipazione nelle SOUP (Sale Operative Unificate Permanenti), rilievo delle superfici percorse dal fuoco.
Il monitoraggio e lʼanalisi del fenomeno è realizzato dal Corpo forestale dello Stato mediante specifiche procedure informatiche in seno al Sistema Informativo della
Montagna e che consentono lʼaggiornamento del “Fascicolo Territoriale” costituito per la gestione di tutte le specifiche informazioni territoriali, funzionali sia alle attività di polizia che di protezione civile. Attraverso il fascicolo territoriale viene reso disponibile il sistematico rilievo delle superfici percorse dal fuoco, che può essere utilizzato dai Comuni per la realizzazione del catasto delle aree incendiate.
Di fondamentale importanza è lʼattività preventiva attuata con il controllo del territorio e lʼattività investigativa e repressiva che viene portata avanti in autonomia con personale altamente specializzato e che consente di individuare le cause di innesco.
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predette strutture sono assegnate idonee risorse strumentali e personale specializzato del Corpo che può allʼoccorrenza agire autonomamente ovvero in collaborazione con le altre componenti della protezione civile a livello locale e nazionale. Complessivamente a livello nazionale, il CFS dispone sul territorio di 214 autobotti per le attività AIB.
In quasi tutte le Regioni ad eccezione di quelle a Statuto speciale e nelle Province autonome, il personale del CFS è impegnato altresì nelle attività di Direzione delle Operazioni di Spegnimento (DOS), compito che richiede specifica professionalità ed esperienza anche per il coordinamento delle operazioni antincendio boschivo di aerocooperazione.
Per la segnalazione di emergenze ambientali (tra cui gli incendi boschivi) è sempre attivo 24 ore al giorno il numero telefonico di pubblica utilità 1515, che coordina lʼattività sul territorio di pattuglie specifiche di pronto intervento. Fino al 10 agosto sono giunte al numero 1515 oltre 52.000 chiamate che hanno portato a circa 13.000 segnalazioni di emergenza, la maggior parte delle quali (oltre il 65%) sono relative ad incendi boschivi e altre richieste di soccorso.
Il CFS dispone sul territorio nazionale di 15 Centri Operativi Antincendi Boschivi (COAB), nonché di una rete di Nuclei operativi speciali e di protezione civile (NOS), distribuiti in 20 presidi permanenti nelle 15 regioni a statuto ordinario. Eʼ prevista inoltre la possibilità per i Comandi Regionali di istituire nei periodi a maggior rischio ulteriori presidi temporanei allʼuopo attivabili in caso di necessità. Nel corso della Campagna AIB estate 2012 ne sono stati individuati in totale 25, distribuiti in 8 Regioni, portando così a 45 il numero complessivo dei NOS presenti a livello nazionale. Alle
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Il Corpo forestale dello Stato è anche costantemente impegnato per mettere a punto lʼorganizzazione,le azioni, le tecniche e le metodologie più innovative ed efficaci per contrastare e controllare il fenomeno ed agire in maniera coordinata e sistemica nei vari livelli, da quello centrale a quelli territoriali e locali, in sinergia fra i numerosi soggetti istituzionali coinvolti. In questo contesto, al fine di offrire una risposta immediata alle istanze delle aree che ogni anno vengono flagellate dal fenomeno degli incendi boschivi, con particolare riguardo al Mezzogiorno dʼItalia, il Corpo forestale dello Stato ha messo in campo strumenti tecnologicamente avanzati, in grado di elaborare, in tempi celeri, una notevole quantità di informazioni per il supporto alle decisioni. Dallʼanno 2010 nelle Regioni Campania, Basilicata, Calabria e Puglia, sono entrati permanentemente in esercizio i 19 mezzi speciali (Centrali Operative Mobili, Comandi Stazione Mobili, Laboratori Mobili) assegnati agli Uffici territoriali del CFS e realizzati con i fondi europei dellʼObiettivo/1 – PON Sicurezza. Per lʼimpiego dei mezzi speciali sono state formate 256 unità di personale dellʼAmministrazione nelle quattro Regioni PONObiettivo1. Nella Direttiva Operativa 2012 è quindi previsto un pieno utilizzo delle attrezzature e del personale così formato, anche per le attività di presidio del territorio e di monitoraggio durante il periodo critico della corrente campagna AIB estiva.
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ATTIVITÀ DEL CENTRO OPERATIVO AEREO DEL CFS
Il Centro Operativo Aereo del CFS, ha in dotazione 35 elicotteri utilizzabili per attività AIB. In particolare, i 4 elicotteri pesanti Erikson S-64F, capaci di scaricare sulle fiamme fino a 10.000 litri di liquido estinguente, sono gestiti dal 2009 in convenzione con il DPC/COAU, utilizzando anche piloti e tecnici del Corpo forestale dello Stato. In base alle Convenzioni e agli Accordi di Programma vigenti con le Regioni a Statuto ordinario, è stato inoltre
definito, a partire dal 2009, lʼimpiego degli elicotteri del Corpo forestale dello Stato nellʼambito delle flotte aeree regionali, con il contributo finanziario delle Regioni medesime per circa 2,5 mln di euro.
I velivoli impiegati in regime di Convenzione nel 2012 sono in totale 12, distribuiti in 7 Regioni. Grazie a questa sinergia istituzionale tra Enti di Stato e Regioni si realizza un virtuoso incremento di efficienza ed economicità dellʼintero sistema, consentendo da un lato di dislocare i velivoli nelle aree regionali più a rischio e dallʼaltro di realizzare un migliore impiego delle risorse finanziarie pubbliche.
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ATTIVITÀ INVESTIGATIVA DEL CFS DATI PROVVISORI
Nel corso degli ultimi mesi lʼazione del CFS, attraverso la competente Divisione 3^, si è concentrata sia nel campo delle attività di prevenzione che di repressione del fenomeno degli incendi boschivi.
Considerati gli ottimi risultati conseguiti dallʼattività di analisi del NIAB, per lʼindividuazione delle aree del Paese in cui è particolarmente ripetitivo il fenomeno degli incendi boschivi e dal conseguente supporto operativo messo in atto a partire dalla campagna AIB 2010, si è ritenuto utile concentrare lo sforzo anche in sede prevenzione del fenomeno, garantendo nelle regioni del mezzogiorno dʼItalia, un presidio particolarmente attento nei periodi di pericolosità degli incendi boschivi dal 15 luglio al 15 settembre. Nel settore della repressione del fenomeno, i Comandi Regionali hanno provveduto per lʼanno 2012, come delineato nella Direttiva Operativa di II livello, ad assicurare che siano impiegate almeno 2 unità di repertatori e di investigatori per provincia, coordinati dai nuovi 113 funzionari, recentemente entrati in ruolo il primo luglio, che sono stati appositamente formati nel
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corso del biennio addestrativo, con uno speciale modulo di “Esperto in investigazioni AIB” al fine di aumentare la capacità di coordinamento info-investigativa dei reparti territoriali, dedicati alle attività di repressione del reato dʼincendio boschivo.
Il compito di queste pattuglie specializzate è quello di intervenire su indicazione del personale N.I.A.B. a livello centrale, su richiesta della Centrale Operativa Regionale o dʼiniziativa, in ausilio ai Comandi Stazione, per quanto concerne lʼindividuazione dellʼarea dʼinsorgenza dellʼincendio e la conseguente attività di repertazione tecnica e successiva richiesta di accertamenti sul materiale sottoposto a sequestro penale. Questa potenziata organizzazione ha consentito, dallʼinizio del corrente anno, con riferimento alla data del 10 agosto, di denunciare a piede libero per il reato di incendio boschivo, 295 persone e di trarne in arresto 7 in flagranza di reato, con un aumento di oltre il 40% nel numero degli autori identificati del reato in parola, sempre rispetto al stesso periodo dello scorso anno. Sul totale delle comunicazioni di notizie di reato emesse finora nel 2012, il 10% è relativo ad eventi dolosi mentre il 90% si riferisce ad eventi colposi.
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e istruzioni per la votazione, la convocazione formale e lʼatto di delega per chi non potrà partecipare, come già avvenuto in passato, saranno oggetto di una apposita comunicazione. Vi anticipiamo alcune informazioni di carattere pratico.
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RAGGIUNGERE FOSSANO Per chi arriva in autostrada è consigliabile la A6 Torino-Savona con uscita al casello di Marene o di Fossano. Uscendo a Fossano percorrere lʼintero raccordo autostradale (circa 6 km) che termina alla grande rotonda posizionata allʼingresso della città. La sala è ubicata nelle immediate vicinanze.
FOSSANO (CN)
A OTTOBRE LʼASSEMBLEA PER IL RINNOVO DELLE
CARICHE ASSOCIATIVE NAZIONALI La provincia di Cuneo avrà lʼonore di ospitare la prossima Assemblea della nostra Associazione,
prevista a Fossano per la giornata di sabato 6 ottobre. Si tratta di un appuntamento importante in quanto si
terranno le elezioni per la formazione del nuovo Consiglio nazionale nonché le votazioni per lʼapprovazione del bilancio economico associativo.
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LA SALA PER LʼASSEMBLEA Il Comune di Fossano, da sempre vicino alla nostra realtà di volontariato, ha messo a disposizione per lʼintera giornata (dalle h. 08.00 alle h. 20.00) la Sala Congressi “Brut e Bon”, un ampio salone dedicato alla memoria di un noto artista fossanese, autore tra lʼaltro di una bellissima poesia dialettale - la “Cioca del feu” – dedicata ai VVF volontari fossanesi. S i trova nella parte bassa della città (piazza Dompè/Foro Boario) e dispone di un ampio parcheggio, utilizzabile anche dai camper. Presidio ecologico camper Area Servizio AGIP, in Via Regina Elena, allʼuscita del paese sulla statale per Bra Cervere
CENA E PERNOTTAMENTO Chi desidera pernottare in città la notte precedente o successiva allʼAssemblea può usufruire dellʼapposita convenzione stipulata con il Dama Hotel (Via Circonvallazione, 10 – 12045 Fossano – tel. 0172/69.18.60 – fax 0172/65.73.43 – info@damahotelfossano.com – www.damahotelfossano.com) che prevede le seguenti tariffe preferenziali per lʼANVVFV in pernottamento e prima colazione:
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338/852.13.32) che offrirà anche la possibilità di pranzare a buffet alla tariffa particolare di 15 euro (piatti in plastica, posto a sedere). Per motivi organizzativi del gestore è richiesta la prenotazione. Il menù preparato per lʼoccasione prevede:
- antipasti alla piemontese (vitello tonnato, fettina allʼalbese, verdure con bagna caoda, salciccia e funghi, insalata del contadino) - ravioli al ragù - bis di dolci
- sono inclusi vino, acqua e caffè
- camera doppia uso singola = 45 euro
- camera doppia/matrimoniale = 65 euro - camera tripla = euro 85
Visto il numero delle camere legate alla tariffa promozionale riservataci è importante far pervenire allʼhotel la propria adesione preferibilmente entro il 20 settembre. Sono garantite queste tariffe anche in altre strutture alberghiere presenti in Fossano ma – importante - la prenotazione andrà sempre e comunque fatta presso il Dama Hotel che si occuperà della gestione delle camere.
ATTRAZIONI TURISTICHE La città di Fossano e i dintorni sono ricchi di attrazioni turistiche. Citiamo ad esempio il castello dei Principi di Acaja, le fortificazioni cinquecentesche e le numerose chiese (la Cattedrale, le chiese della S.S. Trinità e di S.Filippo) oppure la vicina Bene Vagienna, bandiera arancione del Touring Club, conosciuta per gli scavi romani in frazione Roncaglia.
Chi desiderasse maggiori informazioni può contattare il locale ufficio turistico consultando i siti www.iatfossanese.com, www.touristlab.it, www.comune.fossano.cn.it
LʼHotel è a Vs disposizione per suggerirVi eventuali locali per la cena. Vi segnaliamo comunque il vicino ristorante/pizzeria Salfood (via Torquato Tasso 9 – tel. 0172/69.53.49 – www.salfood.it – aperto dalle h.19.00 alle h.24.00) che offre sempre un trattamento particolare ai tesserati dellʼANVVFV. Si consiglia la prenotazione.
PRANZO DURANTE I LAVORI A fianco della citata Sala “Brut e Bon” per lʼintera giornata dei lavori funzionerà il Bar Ristorante “Da Lory” (Piazza Dompè, 13 – tel.
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EUFEMINO D’ARGENTO PER I POMPIERI VOLONTARI DI ERBA Alla presenza di autorità civili, militari e a una numerosa rappresentanza della città è stata conferita ai Vigili del Fuoco Volontari di Erba, la massima benemerenza rilasciata dallʼamministrazione comunale erbese: lʼEufemino dʼargento. A cura di Glauco Bartesaghi
uestʼanno, oltre ai pompieri erbesi, hanno ricevuto la benemerenza 4 associazioni di volontariato e un frate dellʼospedale Fatebenefratelli di Erba; la serata è stata allietata da brani musicali cantati dal coro dellʼUniversità della Terza Età di Erba. Presente alla cerimonia S.E. il Prefetto di Como Dott. Michele Tortora che è intervenuto compiacendosi per questo riconoscimento conferito a organizzazioni di volontariato e ne ha rimarcato la fondamentale opera che svolgono a favore della comunità. Erano presenti anche il Commissario Capo della Polizia di Stato Marco Grimaldi in rappresentanza del Questore di Como; il Sottotenente dei Carabinieri Sabina Ferraris in rappresentanza del Comando di Como e il Luogotenente Luciano Gallorini della Stazione Carabinieri di Erba. Poi il Marescialo Capo Domenico Montenegro della Guardia di Finanza in rappresentanza del Comando GdF di Como e il Comandante della Polizia Locale di Erba Marco Giglio. Venuto a conoscenza dellʼevento il Direttore Regionale dei Vigili del Fuoco della regione Lombardia, Antonio Monaco, si è complimentato per lʼambito riconoscimento e ha fatto i suoi personali auguri a tutto il personale in servizio e a riposo. Profondo rammarico ha destato lʼassenza alla serata del Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Como e o di un suo delegato.
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D I S TA C C A M E N T I deceduti per cause di servizio. Negli anni ʻ50 la sede si trasferì in via Turati, dove i custodi, che ricevevano le chiamate, azionavano la sirena posta sul campanile della chiesa di S. Eufemia. Con i mezzi Fiat 1100 ELR e una Isotta Fraschini affrontavano interventi sempre più impegnativi, lʼacqua era prelevata dagli idranti e dai fontanili. Il comando da Antonio Buzzi passò nel 1964 a Luigi Frigerio. Dal 1965 inizia il lungo comando del geom. Buzzi Gerolamo figlio di Antonio, trentun anni per la precisione. Fu questo un periodo ricco di vicende e avvenimenti, a partire dalla consegna, finalmente, di una autopompa, grazie alla protesta dei pompieri e allʼinteressamento del Sindaco Bartesaghi. Nel corso di questi 112 anni gli interventi sono stati innumerevoli, per avere un dato:la media di questi anni si avvicina a 500 interventi annuali. Attualmente il distaccamento di Erba è guidato da Ferruccio Miotto, funzionario tecnico antincendi volontario, supportato da 7 capi squadra e 25 vigili del fuoco con competenza su 17 Comuni per unʼarea di circa 97 km2. Ogni giorno, ogni notte i Vigili del Fuoco Volontari sono pronti ad intervenire a soccorso di persone, a salvaguardia di beni, a tutela dellʼambiente. La rapidità dʼintervento, la competenza e lʼesperienza acquisita in attività di protezione civile, si sono dimostrate fondamentali nellʼopera di soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali o in occasione di grandi eventi disastrosi. I Vigili del Fuoco di Erba sono impegnati a fianco dei bambini dal 1989, da quando cioè Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha ricevuto la nomina di “Ambasciatore di Buona Volontà” da parte del Comitato Italiano per lʼUnicef. Una squadra pronta a rispondere alle chiamate di soccorso e a prendere decisioni importanti anche in pochi secondi, così che ogni intervento sia portato a termine nel modo migliore. Di certo ognuno di loro porterà nel proprio cuore la felicità di aver salvato qualcuno e nei propri occhi le immagini di scene che rivivranno per tutta la vita.
PROFILO VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI DI ERBA Vigili del Fuoco Volontari di Erba fanno parte del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, e sono coordinati direttamente dal Comando Provinciale di Como. Operano sul territorio da 112 anni. I primi documenti a disposizione portano la data del 22 luglio 1901. Nellʼanno successivo il Sindaco di Erba Zappa, lʼassessore Gaffuri per Incino e il Sindaco di Crevenna Ballabio nominano i primi undici pompieri. A Erba Alta la prima sede, le chiamate dʼintervento avvenivano con il suono delle campane a martello. Negli anni ʻ30 la direzione fu affidata al colonnello Monti e al Signor Dino Guida. Alla fine degli anni ʻ30 il “Corpo dei Civici Pompieri” si trasferisce in via Dante. Alle soglie della seconda guerra mondiale, il comando del Corpo passa allʼing. Pozzoli, il quale mise a disposizione una parte del capannone dove sorgeva la ditta paterna che fabbricava le famose stufe “brianzole”. Nel 1946, fra i pompieri di Erba si costituì la cooperativa del “Mutuo Soccorso”. La società per statuto durò dieci anni e attuava numerose iniziative a favore dei soci in condizioni di bisogno, nonché ai famigliari dei pompieri
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D I S TA C C A M E N T I nche la sezione di Pavia della ANVVFV è stata insignita dʼuna prestigiosa benemerenza provinciale “...movendo da sentimenti di solidarietà, opera in tutto il territorio provinciale con efficienza e spirito di abnegazione, dedicandosi alla salvaguardia della sicurezza e dellʼincolumità dellʼintera comunità.”.
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L’INCENDIO
NELLE STRUTTURE
DI PREGIO STORICO E ARTISTICO La Federazione dei Corpi Vigili del Fuoco volontari della Provincia di Trento in collaborazione con il Corpo Nazionale dei Vigli del Fuoco, Il Servizio Antincendi della P.A.T., lʼOrdine professionale degli Ingegneri, il Castello del Buonconsiglio, i Vigili del fuoco volontari dellʼUnione di Mezzolombardo e del Corpo VV.F.VV. di Ton, ha organizzato un seminario sullʼincendio nelle “strutture tutelate”. Convegno e particolari manovre antincendio, si sono svolte nella caratteristica cornice di Castel Thun, maniero visitato da 141mila persone nel 2010, anno in cui fu riaperto dopo un delicato restauro. a cura di Antonio Ascanio Mangano
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Quando la salvaguardia dei beni raggiunge un’importanza notevole, occorre asportare e conservare le opere d’arte contenute nei fabbricati storici. L'approvvigionamento idrico: Castel Thun non è raggiungibile con mezzi antincendio "pesanti". (nella foto sopra un "vascone" di rimando).
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ono vivi in tutti noi i concitati momenti del “salvataggio” della Sacra Sindone dal Duomo di Torino avvolto dalle fiamme, mentre dal soffitto piovevano ettolitri dʼacqua, era la notte tra lʼundici e il dodici aprile del 1987. Nove anni più tardi le fiamme avevano, invece, interamente distrutto il Gran Teatro della Fenice e, nel 2010, era stata lʼacqua di spegnimento a danneggiare una tela del Tiziano che si trovava fissata sul soffitto della Basilica della Salute di Venezia (ne avevamo parlato su VFV n°6/2010). Come intervenire quindi in un edificio tutelato, nella malaugurata ipotesi si sviluppi un incendio, quando la salvaguardia dei beni raggiunge unʼimportanza notevole? Come limitare al massimo i danni da acqua e come asportare e conservare le opere dʼarte contenute nei fabbricati storici.
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Lʼingegner Bosetti (Direttore dellʼUfficio Prevenzione Incendi del Corpo Permanente VVF di Trento) ha rimarcato quanto sia notevole lʼimportanza della salvaguardia dei beni durante lʼintervento in un edificio “tutelato” dalla Sovrintendenza.
Silvano Zamboni (Castello di Buonconsiglio) ha sottolineato lʼimportanza di formare i vigili del fuoco al trattamento e allʼevacuazione dei beni culturali, dopo il fatto calamitoso. «I volontari vanno coinvolti e motivati – ha detto – quando un bene culturale va distrutto, è come aver perduto uno di famiglia.» (portando lʼesempio de La Fenice per i veneziani).
Dal maggio 2007, tra lʼaltro, anche in Italia è stata introdotta la possibilità di impiegare lʼapproccio ingegneristico (Fire Safety Engineering) per la progettazione della sicurezza antincendio degli edifici e delle attività produttive. Questo nuovo approccio risulta particolarmente efficace nella progettazione delle costruzioni prive di norme tecniche specifiche, nellʼottenimento delle deroghe di prevenzione incendi, negli interventi sui beni culturali e sugli edifici complessi. Su questi aspetti hanno relazionato Emanuele Gissi (vicecomandante Comando Prov.le VVF di Genova), e Giovanni Longobardo (Direzione Centrale Prevenzione e Sicurezza Tecnica del CNVVF), questʼultimo ha fatto un apposito studio sullʼesodo in caso dʼincendio proprio da Castel Thun.
«Castel Thun rappresenta sicuramente unʼinteressante opportunità per lʼapplicazione di quanto previsto nel DM
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Interno 9 maggio 2007 - Direttive per lʼattuazione dellʼapproccio ingegneristico alla sicurezza antincendio.» ha detto Longobardo durante il suo intervento. «Infatti il campo applicativo del Decreto Ministeriale comprende sia Insediamenti di tipo complesso o a tecnologia avanzata, sia Edifici di particolare rilevanza architettonica e/o costruttiva, ivi compresi quelli pregevoli per arte o storia o ubicati in ambiti urbanistici di particolare specificità.». In una prima fase occorre valutare vincoli progettuali derivanti, in questo particolare caso, da esigenze peculiari dellʼattività, vanno altresì studiate le caratteristiche degli occupanti in relazione alla tipologia dʼedificio e alla destinazione dʼuso prevista. Vanno identificati gli “obiettivi di sicurezza antincendio” va garantita la sicurezza
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D’INTERVENTO sicurezza delle squadre di soccorso.
Questi obiettivi coincidono con la sicurezza antincendio che è orientata alla salvaguardia dellʼincolumità delle persone ed alla tutela dei beni e dellʼambiente. Questa dʼaltronde è la mission del CNVVF e anche dei Corpi VVF Volontari.
Nel processo dʼindividuazione degli scenari dʼincendio di progetto, devono essere valutati tutti gli incendi realisticamente ipotizzabili, scegliendo i più gravosi per lo sviluppo e la propagazione del fuoco, la conseguente sollecitazione strutturale, la salvaguardia degli occupanti e la sicurezza delle squadre di soccorso.
La norma tecnica statunitense NFPA 101 fornisce utili indicazioni sugli scenari dʼincendio. ANCHE GLI OCCUPANTI, CON LE LORO CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI DOVUTE AD ETAʼ, GENERE, RAZZA, PERSONALITAʼ INDIVIDUALI, EVENTUALI DISABILITAʼ, FANNO PARTE INTEGRANTE DELLO SCENARIO DI RIFERIMENTO .
degli occupanti e dei soccorritori, occorre inoltre valutare il danno accettabile e le condizioni limite dʼincendio.
Ma quali sono gli obiettivi indicati nella direttiva CE/89/106:
La capacità portante dellʼopera deve essere garantita per un periodo di tempo determinato; La propagazione del fuoco alle opere vicine deve essere limitata;
Gli occupanti devono essere in grado di lasciare lʼopera o di essere soccorsi altrimenti;
Deve essere presa in considerazione la
Lʼincendio di progetto Lʼincendio di progetto è la descrizione quantitativa di un focolaio previsto allʼinterno di uno scenario di incendio. Il termine scenario di incendio di progetto indica la descrizione qualitativa dellʼevoluzione di un incendio che individua gli eventi chiave che lo caratterizzano e che lo differenziano dagli altri incendi. Di solito può comprendere le seguenti fasi: innesco, crescita, incendio pienamente sviluppato, decadimento. In questa fase si deve anche definire lʼambiente nel quale si sviluppa lʼincendio di progetto ed i sistemi che possono avere impatto sulla sua evoluzione, come ad esempio eventuali impianti di protezione attiva.
Nella seconda fase occorre dapprima scegliere il modello di calcolo: Lʼadozione di metodi calcolo sofisticati presuppone ovviamente una particolare competenza nel loro utilizzo, nonché una approfondita conoscenza dei fondamenti teorici che ne sono alla base sia della fluidodinamica dellʼincendio che delle teorie sullʼesodo delle persone da ambienti confinati ed in presenza di incendio.
I modelli di calcolo nellʼingegneria antincendio I modelli di fluidodinamica computazionale costituiscono lʼasse portante dellʼapproccio prestazionale ma occorre
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D’INTERVENTO Inoltre è necessario ricordare che anche altre “voci” dellʼingegneria antincendio sono descritte da modelli matematici:
• la resistenza al fuoco delle strutture; • la reazione al fuoco dei materiali;
• i rivelatori di fumo e calore e le testine sprinklers ;
• gli impianti sprinkler e water mist; •
•
in alto:in primo piano l'Ing. Giovanni Longobardo (Direzione Centrale Prevenzione e Sicurezza Tecnica del CNVVF). In uniforme, al microfono, Emanuele Gissi (Direttore Vicedirigente C.do Prov.le VVF Genova) Sopra:’ingegner Bosetti (Direttore dell’Ufficio Prevenzione Incendi del Corpo Permanente VVF di Trento). Pagina a fianco: E' importante formare i vigili del fuoco al trattamento e allʼevacuazione dei beni culturali, dopo il fatto calamitoso.
precisare che si può anche progettare mediante lʼausilio degli algoritmi di Fire Dynamics che possono essere reperiti nella letteratura internazionale. Anzi è consigliabile, sia in fase pre-progettuale che in fase di verifica, lʼuso di tali algoritmi, di cui è però necessario conoscere le ipotesi che stanno alla loro base ed i limiti di utilizzo.
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il comportamento dei vetri; lʼesodo delle persone.
Nei modelli di simulazione di esodo è necessario caratterizzare la popolazione di individui presenti in termini di dimensioni medie normalizzate, velocità, lunghezze e larghezze delle vie di esodo, descrizione dei percorsi orizzontali e sub-orizzontali (scale), coefficienti di handicap da applicare ad eventuali persone con disabilità , definizione degli intervalli di tempo che concorrono a definire il tempo di evacuazione (tempo di rilevazione, tempo di allarme, tempo di pre-movimento e tempo di percorrenza). «A titolo dʼesempio – ha proseguito Longobardo nel suo intervento - le persone in movimento, mantengono una determinata distanza dalle pareti durante lʼesodo (forza di repulsione). Inoltre, molto influisce la larghezza delle porte (parrà paradossale ma vi sono “modelli” dove porte con larghezza inferiore a 70mm non danno luogo a esodo. Va detto anche che la “densità” gioca un ruolo importantissimo: 4/5 persone per mq comportano intollerabilità e panico (3,8 sarebbe il limite da non valicare).» .
Ulteriori informazioni importanti riguardano la stima del tempo di evacuazione totale; in particolare, devono essere fornite apposite indicazioni per permettere di stimare la valutazione di: • il tempo di rilevazione e segnalazione di allarme incendio che dipende da vari fattori: presenza di un impianto di rivelazione automatica dʼincendio, criterio di allarme utilizzato nella centrale di controllo e segnalazione dellʼimpianto, nonché eventuale presenza di ritardo introdotta prima che venga diramata la segnalazione di allarme, ecc; • il tempo di inizio evacuazione e i valori che possono ritenersi accettabili nelle varie circostanze;
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• il tempo per raggiungere un luogo sicuro e le sue modalità di calcolo, considerando anche gli eventuali algoritmi che possono utilizzarsi qualora si voglia procedere con una semplice determinazione manuale.
Nella verifica di un sistema di evacuazione la variabile che interessa è il tempo, in particolare quello necessario per raggiungere un luogo sicuro dove le persone possano fermarsi, tutelate dagli effetti dellʼincendio; tempo che deve risultare notevolmente inferiore a quello in cui si sviluppano le condizioni di incompatibilità ambientale.
Questi valori vengono identificati nei riferimenti internazionali con i termini di RSET (Required Safe Escape Time) il primo, e di ASET (Available Safe Escape Time) il secondo. La modellizzazione dellʼesodo di Castel Thun Per le simulazioni di esodo si è usato il software PathFinder della ThunderHead Engineering che è ben rappresentativo dei modelli basati sul movimento e che nellʼultima versione prevede anche una caratterizzazione di ciascuna persona che lo avvicina ai modelli comportamentali. PathFinder dispone di due opzioni per la descrizione del movimento delle persone (agents):
Il modo SFPE che implementa i concetti di Nelson e Mowrer riportati nel SFPE Handbook of Fire Protection Engineering: è un modello di flusso dove le velocità di percorrenza sono determinate dalla densità degli occupanti dentro ciascuna stanza ed il flusso attraverso le porte è controllato dalla larghezza delle stesse; Il modo Steering che è basato sullʼidea di comportamento di guida invertita tratto da un lavoro presentato da Craig Reynolds nel 1999.
Il modello informatico elaborato da Reynolds è basato su i ʻboidsʼ ed è un modo per simulare i movimenti coordinati visti in stormi di uccelli o pesci. Il nome “boid” identifica un esempio delle creature simulate. Il modello originale si basa su tre comportamenti distinti:
1- Il comportamento della separazione che è stato utilizzato per prevenire situazioni in cui i membri del gruppo che si accalcavano uno sullʼaltro. 2 - Il comportamento dellʼAllineamento che è stato utilizzato per guidare tutti gli elementi del gruppo in una direzione comune.
Infine il terzo comportamento, di coesione, serve al singolo ʻboidʼ per ricavare la sua posizione media in relazione ad altri “boids” ed ad ostacoli naturali. Per le simulazioni del castello di Thun è stato usato il modo Steering. In PathFinder possono essere creati dei profili ad hoc per gli occupanti e tali profili possono essere assegnati a tutti oppure solo ad alcuni, avendo gli altri occupanti assegnati eventuali altri profili.
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Nel caso in esame si è creato un ProfileThun che è così caratterizzato:
Velocità degli occupanti descritto da una funzione di distribuzione del tipo normale standard con:
V media= 1,0 m/s
Limite inferiore = 0,75 m/s
Dev. Standard = 0,25 m/s
Limite superiore=1,25 m/s
Larghezza del dorso descritta da una funzione di tipo uniforme con: Limite inferiore = 42 cm
Limite superiore= 54 cm
Inoltre è stato creato un comportamento Thun caratterizzato da:
un tempo di pre-movimento descritto da una funzione di distribuzione di tipo uniforme con: Limite inferiore = 30 s
Limite superiore = 60 s
Si sono adottati tali valori in quanto il Castello di Thun è dotato di un tipo di gestione di livello elevato classificato M1 secondo BS PD 7974-6 ed un sistema di allarme anchʼesso di tipo diffuso e riportato ad una centrale operativa allocata allʼinterno della struttura stessa.
Infine si sono distribuiti i visitatori ai vari piani del castello, tenendo presente le prescrizioni procedurali che limitano i visitatori totali a 240 unità, distribuiti in non più di 90 persone per piano. Nella simulazione ThunFull si ha la seguente distribuzione: Piano 3° - 87 persone
Piano 2° - 58 persone
Piano 1° - 35 persone
Piano T - 50 persone
Con queste ipotesi di progetto la simulazione ha evidenziato un tempo totale di evacuazione pari a 4 minuti e 46 secondi. Il terzo piano è stato lasciato dallʼultima persona dopo 207 secondi. . Nella simulazione ThunPT si è invece ipotizzato un affollamento notevole solo al Piano Terra ed al 1° Piano, per un totale di 103 persone.
Con queste ipotesi di progetto la simulazione ha evidenziato un tempo totale di evacuazione pari a 116 secondi che però devono essere ben correlati con la simulazione dʼincendio che prevede il focolaio dʼinnesco al piano seminterrato. Infatti, poiché si sono evidenziate delle criticità in questo scenario, occorrerà indagare meglio sullʼinterazione con i prodotti gassosi dellʼincendio.
Ma se Pathfinder è un software “proprietario”, esistono applicativi “opensource” molto validi ai fini della progettazione FSE (Fire Safety Engineering). FDS, versione 5 – ad esempio - è un modello di “fluidodinamica computazionale” di un flusso alimentato col fuoco. Il modello
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In occasione del seminario, è stata anche proposta una manovra d'incendio con attrezzature ed equipaggiamenti d'epoca.
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TIPOLOGIE risolve numericamente una serie di equazioni Navier-stokes adatte per un flusso a velocità bassa, alimentato termicamente, mettendo in evidenza fumo e calore prodotti dallʼincendio. Nella soluzione parziale delle equazioni di conservazione di massa, tempo ed energia sono approssimate come differenze finite e la soluzione è aggiornata nel tempo su una griglia a 3 dimensioni lineari. La radiazione termica è calcolata usando una tecnica a volume definito sulla stessa griglia del flusso solutore.
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Utilizzati "mini-sistemi" ad acqua/schiuma compresse, in dotazione ai Corpi VVF Volontari della Val di Non, e testato un sistema per la protezione della respirazione a lunga autonomia.
Le particelle “lagrangiane”(1) sono utilizzate per simulare il movimento del fumo, lo scarico degli “splinkler” e gli “spruzzi” di combustibile.
Smokeview, invece, è un programma associato a FDS che produce immagini e “animazioni Smokeviewed” dei risultati. Smokeview è capace di visualizzare fuoco e fumo in maniera corretta e realistica. Per via dei suoi “renderings” tridimensionali, Smokeview è una parte integrale del modello fisico poiché permette di valutare la visibilità allʼinterno dʼun compartimento incendiato in modi che i tradizionali software non riescono a fare.
Sebbene nessuna parte del kit FDS/Smokeview sia stata adottata dal NIST (National Institute of Standards and Technology) ci sono molte componenti aggiuntive al FDS – sviluppate da terze parti - sia disponibili commercialmente sia detenute da privati. La prima versione del FDS è stata rilasciata nel 2000.
[1] In matematica e fisica, ed in generale nel calcolo delle variazioni, l'equazione di Eulero-Lagrange, anche detta equazione di Eulero o equazione di Lagrange, è un'equazione differenziale la cui soluzione è tale da essere un punto stazionario per un dato funzionale. L'equazione è stata formulata da Leonhard Euler e Joseph Louis Lagrange nel XVIII secolo. (fonte: Wikipedia)
Tra le fonti: “Materiali del seminario” elaborati da Ing. Giovanni Longobardo (Direzione Centrale Prevenzione e Sicurezza Tecnica del CNVVF Area V – Protezione passiva) “An introduction to Fire Simulation with FDS and Smokeview” autore Ing. Emanuele Gissi (Direttore Vicedirigente C.do Prov.le VVF Genova)
Si ringraziano: i relatori per il materiale fornito e per la disponibilità; il Corpo Vigili del Fuoco Volontari di Ton, lʼUnione Distrettuale di Mezzolombardo e la Federazione dei Corpi VVF Volontari della Provincia Autonoma di Trento, per il supporto fornito e per la cordiale ospitalità.
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CASTEL THUN SCRIGNO
PREZIOSO D ’ ARTE E DI STORIA
Un lungo e peculiare lavoro di restauri ha reso possibile la sua visione attuale, rendendo questo imponente castello unʼopera corale. dal nostro inviato
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ANTICHE DIMORE La vista, all'imbrunire, da dentro le mura.
Il cantinone
La vecchia cucina
La stanza del Vescovo
Il castello si poggia su un colle boscato
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piano primo fuori terra: nel 2001 si diede quindi inizio ai lavori di “deumidificazione” delle murature e risanamento degli intonaci degradati dallʼumidità. Venne creato un cunicolo aerato perimetrale ed installato un impianto funzionante per elettroosmosi.
el 1992 la Provincia Autonoma di Trento acquisì Castel Thun, inclusi arredi e una parte importante dellʼarchivio della famiglia Thun. Il castello fu affidato alla direzione del Museo del Castello del Buonconsiglio, di cui divenne quarta sede e fu quindi oggetto dʼuna serie dʼinterventi: la conservazione della costruzione, lʼindividuazione e la valorizzazione di mobilie e suppellettili, nonché la reintegrazione delle dotazioni disperse. Ovviamente occorse adeguare la struttura alle norme vigenti, al fine dʼagevolarne la visita. Il Castello del Buonconsiglio lavorò in piena sinergia con le Soprintendenze provinciali (storico/artistiche; archivistiche; architettoniche). Un cantiere straordinario dove ogni scelta poneva a confronto esigenze, conoscenze e sensibilità diverse, unʼopera corale.
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travi e riparazioni.
Il Castello è raggiungibile a piedi attraverso un breve sentiero nel bosco, questʼanno sono previsti il restauro del “cantinone” (spazio freschissimo dove sʼè tenuto il seminario antincendi) ed il restauro delle facciate. Il colonnato ed il cortile interno. con il pozzo
Lʼapertura al pubblico segnò un importante traguardo: il visitatore si ritrova a percorrere un viaggio nel tempo, nellʼevoluzione dei modi e dei gusti dellʼabitare. Giungere al castello nelle diverse stagioni dellʼanno, offre uno spettacolo affascinante; in molte tele sono infatti riprodotti i paesaggi osservabili dalle finestre del castello. Le porte fortificate ed i percorsi obbligati che permettono ai visitatori, dapprima di salire, per poi discendere nel giardino allʼitaliana (costruito tra le cinte castellari) e, infine, il prato con la fontana ottagonale che pare tuttʼun paesaggio sino alla Rocchetta. Il castello si poggia su un colle boscato e ha come sfondo le montagne, innevate dʼinverno.
Per restaurare Castel Thun, occorse unʼarticolata campagna di diagnostica preliminare, al fine di puntare ad un restauro specialistico. Una criticità riguardava il tasso elevatissimo dʼumidità presente dallʼinterrato sino al
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Nel 2007 sʼavviarono i progetti per lʼimpiantistica e per lʼilluminazione e si cominciarono le opere di restauro di secondo e terzo piano, lavori terminati nel 2009. Le nevicate dello stesso anno costrinsero a lavori di solidificazione delle coperture e restauro della carpenteria in legno del tetto. Fu lʼoccasione per accorgersi di rimaneggiamenti eseguiti nei secoli: tasselli e rappezzi sulle
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(La cronologia del restauro è tratta da: LE TRE VENEZIE testata giornalistica multimediale di cultura, storia, arte e turismo)
Castel Thun è un esempio raro e prezioso di dimora principesca, il più importante per la Provincia autonoma di Trento e, in particolar modo, per la Val di Non. Scrigno prezioso dʼarte e di storia, il castello è da sempre un luogo di meraviglie, un richiamo costante di quello che dovettero significare, per le genti trentine di un passato ormai lontano, il peso del potere, la forza dellʼautorità, il fasto della ricchezza tradotto in edifici imponenti, in mura possenti. Unʼautentica miniera di arredi originali, quadri e dipinti dʼaltissimo pregio ma anche di emozioni e rievocazioni al suo interno.
La storia della nostra Provincia si riappropria di un testimone silenzioso di quel che fu il potere di principi-vescovi nelle sue diverse stagioni e scrive una pagina impor tante su una delle famiglie nobiliari che – assieme ai
Lodron, agli Spaur e a poche altre – influirono in modo significativo sulle vicende di questa terra. Un viaggio a ritroso nella memoria, una piacevole “lezione di storia” che dà lʼemozione di attraversare otto secoli del nostro passato.
a cura di Franco Panizza Assessore alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento
L'antica dimora protetta dalle mura.
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ne tra famiglie, single, amici, personaggi famosi e persone comuni, gente che scherza con il fuoco e gente che il fuoco lo spegne, scienziati e creativi, pupazzi e burlesque, ballerine e rugbisti, musicisti, scrittori, gli oggetti di ieri e i progetti di domani. Mauro Turatti e Mattia Giani li hanno semplicemente messi i cornice per raccontare le storie di chi, ogni giorno, cerca di fare della propria vita un piccolo capolavoro.
ONE One life, one frame, one picture: 111 stories Famiglie, single, amici, personaggi famosi e persone comuni, gente che scherza con il fuoco e gente che il fuoco lo spegne, scienziati e creativi, pupazzi e burlesque, ballerine e rugbisti, musicisti, scrittori, gli oggetti di ieri e i progetti di domani. Uno spaccato della società, dentro e intorno ad una cornice, per curiosare dentro e intorno alla vita di oggi.
VIGILI
IN CORNICE
Anche i vigili Urbani di Milano hanno posato per la cornice di Hiyperactive Studio, e non potevano essere da meno neppure i cuginetti del Fuoco. Il progetto ONE nasce intorno e dentro una grande cornice. Di quelle preziose di una volta, di quelle destinate a contenere ritratti importanti e storie da raccontare.
quale storia merita di essere raccontata più di quella della nostra vita? Anche quelle apparentemente più ordinarie, nascondono pennellate originali e colori inaspettati. Lo stesso punto di vista uguale per ogni fotografia, dove a rendere unico lo scatto sono le cose che ci rappresentano, gli oggetti e le persone che amiamo, che ci raccontano, che ci definiscono. In meno di 6 mesi la cornice ha ospitato 356 persone , 2 cani, 1 gatto, uno Zoo, 5 neonati, 1.354 lattine di birra, 23 valigie, 2 frustini, 3 biciclette, 12 dischi dʼepoca, 45 pupazzi, qualche pagliaccio, gente non meno folle ma anche seri professionisti. 111 scatti per 111 diverse storie. Affidandosi solo a facebook in poco tempo la pagina di Hyperactive Studio ha registrato oltre 2000 contatti, con una crescente richiesta di finire immortalati e finire immortalati e “appesi al muro”. Un progetto che si è sviluppato solo grazie al passaparola: chi ci ha visto un luogo per esprimersi, chi uno spazio per raccontarsi, chi voleva semplicemente esserci. E la sfida di scegliere quei pochi oggetti capaci di riassumere se stessi e la propria vita. Un lavoro di sintesi affascinante, una caccia alle priorità e la possibilità di scegliere quello per cui si vuole essere ricordati. Unʼoperazione che, senza pretese sociologiche, ci regala un piccolo spaccato della società di oggi e ci permette di osservare un poʼ il quadro della situazio-
Lo stesso punto di vista, uguale per ogni scatto, dove a rendere tutto unico e originale sono le cose che ci rappresentano, gli oggetti e le persone che amiamo, che ci raccontano, che ci definiscono.
Noi li abbiamo semplicemente messi in una cornice. Per raccontare le storie di chi, ogni giorno, cerca di fare della propria vita un piccolo capolavoro.
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