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Anno XXV- no 5 Settembre/Ottobre 2011
Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano
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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)
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RIVISTA UFFICIALE DELLʼASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI
Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale P.I. Fabio MARANGONI
Comitato di Direzione Cav di Gran Croce Gino GRONCHI (Pres. Naz. Ass. Naz. VV.F.VV.) Carlo Alberto COCCHI, Roberto MUGAVERO, Mauro COLOMBINI, Francesco BIANCALANI, Erminio CAPPARONI, Claudio DI MAIO, Rolando FAGIOLI, Luca GERARDI, Gian Carlo NICOLI, Gianluca RONDI, Massimiliano TOLOMEI, Domenico VOLONTERIO, Marco ZUCCATO (Consiglieri Naz. Ass. Naz. VV.F.VV)
Inviato di Redazione Francesco MAZZILLI
Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it
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LʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari è estranea alla gestione economica della rivista. Gli articoli firmati corrispondono al pensiero dellʼarticolista e non impegnano né la Rivista né lʼAssociazione. La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e correzioni di quegli articoli che a sua discrezione riterrà opportuno modificare. Eʼ vietata la riproduzione anche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pubblicati, Il personale addetto alla raccolta di abbonamenti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F.
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Aut. Trib. Milano n. 855/89
www.vfv.it FOTO DI COPERTINA DI SERGIO SALEMI, DPI PER AVVICINAMENTO AL FUOCO.
ADDESTRAMENTO CON
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EDITORIALE [A LATO]
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DAI DISTACCAMENTI
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IPOMPIERIVOLONTARIPRINCIPALIATTORIDELSISTEMA DI P.C.PIEMONTESE INTERVISTA ALL’INGEGNER RAFFAELE DE COL
LA NUOVA LEGGE CHE REGOLA LA P. C. TRENTINA
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ILDISASTROAEREODILINATEDIVENTAUNDOCU-FILM
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APERTURA DI TETTI
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LʼALFA STORICA DELLA MILLEMIGLIA NON È DEI POMPIERI CORSI FTAV
CORSO PATENTI CON SOLI DOCENTI VOLONTARI
CROCEROSSINE, ESERCIZIO ABUSIVO MASCHERATO?
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NON LEVATECI LʼUNICEF
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ALLIEVI VVF
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MANCANO VIGILI DEL FUOCO? NOI VOLONTARI SIAMO PRONTI INTERVENTO ALLA STAZIONE TIBURTINA
SUCCEDE IN LUSSEMBURGO
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Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano
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Un plauso particolare è da tributare a tutti i vigili del fuoco volontari che con il loro fondamentale impegno hanno contribuito ad assicurare il successo del
Raduno dei vigili del fuoco a Torino nel mese di settembre in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Ancora una volta ha vinto la buona volontà e la caparbietà tipica di colleghi che già dedicano al volontariato parte della loro vita.
Li abbiamo visti prepararsi in decine di riunioni per il saggio dimostrativo,
nelle esibizioni in interventi ambientati ai tempi dei civici pompieri, nella mar-
cia con i plotoni di onore (da essi interamente costituiti) e nella sfilata della giornata conclusiva. Sin dalle prime fasi organizzative essi hanno costituito
l’ossatura della “due giorni” torinese, forti anche delle esperienze maturate
in decenni di servizio di soccorso e addestramento. Ora che la festa è passata, gli stessi organizzatori hanno deputato ai “nostri” vigili un sentito ringraziamento con attestati di stima e riconoscenza.
E’ anche la tradizione che ci tiene uniti come testimoniamo le recenti manifestazioni di Giaveno, S. Angelo Lodigiano, Inveruno, Cortina, Longarone, Condove, Rivoli, Merate, Caselle Torinese e tante altre non meno impor-
tanti; tutti avvenimenti che inevitabilmente ci legano alla nostra gente come ci hanno insegnato i nostri avi fin dagli albori del 19° secolo.
In questo particolare anniversario dell’unificazione d’Italia, quello dei vigili del fuoco è stato l’ultimo dei grandi raduni delle Associazioni d’Arma e dei Corpi di soccorso dello Stato.
Nei vari raduni susseguitisi in questi ultimi mesi ho avuto occasione di parlare del nostro volontariato con personalità dell’economia e della politica italiana. In particolare ricordo l’interesse destato nel presidente John Elkann
e nell’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne con i quali in un incontro ebbi l’occasione di parlare dei vigili del fuoco volontari; dal nostro colloquio trassi importanti indicazioni e inediti suggerimenti meritevoli di essere messi al servizio del futuro del nostro volontariato.
Quanto sopra viene a riprova e a conforto di quanto consiglio sempre ai nostri capi distaccamento per non smet-
tere mai di frequentare i rappresentanti della Società civile italiana. Se il vigile del fuoco vuole continuare ad esistere con efficacia e dignità esso deve farlo assieme alla propria gente e la presenza alle varie manifestazioni,
anche di natura diversa da quella tipica del nostro servizio, contribuiscono a mettere luce sulle difficoltà da noi incontrate ogni giorno innescando così un dibattito e aprendo spiragli verso positive e talvolta inedite soluzioni.
w w w. a n v v f v. o r g Alla contentezza per l’assegnazione della medaglia di argento al merito civile da parte del Presidente della
Repubblica al collega Massimo La Scala deceduto in un incidente stradale nell’ambito di un servizio di soccorso, subentra in me un pensiero: pur a digiuno delle modalità di assegnazione delle onorificenze mi viene spontaneo pensare che forse la perdita di una vita umana poteva essere ricordata almeno con un riconoscimento di più alto grado.
Gino Gronchi VFV
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Staremo a vedere cos’ha in mente per “noi” il Sottosegretario, visti anche i tagli annunciati che prevedono, tra l’altro, la riduzione della spesa (quasi 58 milioni di euro in meno solo per il 2012) per la retribuzione del personale volontario del CNVVF. Qualche collega s’è allarmato ma non credo (potrei sbagliarmi) si vogliano segare i compensi al personale in servizio nei distaccamenti volontari. Sembrerebbe una sfoltita ai “ventigiornisti” che vengono richiamati per esigenze (non sempre esigenze operative) dei comandi provinciali. Non è tuttavia escluso che, un domani, ci verrà chiesto di rinunciare agli emolumenti e - dal momento che in diverse caserme vige la “nobile usanza” di lasciare i propri guadagni “al distaccamento” (o meglio alle Onlus ivi costituite) - in linea di massima si potrebbe accordare, a condizione che vengano garantiti mezzi, attrezzature, dotazioni, D.P.I, assicurazioni previdenza e infortuni. Anche nella nuova “Bozza di riforma del DPR 76/2004” (allo studio da parte di una commissione ANVVFV) si propone che, sempre un domani, ci potranno venir rimborsate le sole ore di lavoro effettivamente perdute (l’ipotesi è quella di retribuire solamente gli interventi svolti nei giorni feriali in orario diurno). E’ pur vero che i nostri equivalenti di regioni e provincie autonome, non vedono il becco d’un quattrino neppure se costretti ad assentarsi dal lavoro per un’intera giornata. Bisogna però ammettere che sono pochi i Corpi con elevata attività operativa, dal momento che ogni comune ha la sua brava casermetta. Già (lo state pensando, lo so) lì sono su un altro pianeta, ma non è un sistema irraggiungibile. Così la pensa anche Raffaele De Col - Dirigente Generale della Protezione Civile Trentina – lo intervisto nelle prossime pagine, ed è molto più ottimista di me in merito al nostro futuro. Buona lettura e buona fortuna, Ascanio direttorevfv@me.com
h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i Hanno firmato quest’edizione di VFV:
Federica Evangelisti, Paolo Cerci, Fabio Marangoni, Donatello Torrioli, Federico Cecchetti, Peter Zbinden, Clara Rüsi, Gemma Bava, Leonardo Bonanomi, Stefano Mazzola, Gianluca Rondi, Greta Nova, Francesca Arosio.
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EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ]
Cari lettori e Cari pompieri, mentre andavo a scrivere l’editoriale “laterale” di quest’edizione autunnale, è giunta la notizia: “Abbiamo un nuovo sottosegretario con delega ai VVF!”. La scrivania al Viminale è ora occupata dal senatore Guido Viceconte: medico di formazione, in politica dal 1994, è stato per diverse legislature sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Eletto al Senato nel 2006 - e poi nuovamente due anni più tardi - ha anche ricoperto la carica di vicepresidente della Commissione parlamentare per la tutela dei diritti umani.
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ORGANICI ha visto impegnati più di 100 relatori giunti da tutto il mondo per parlare e sentire parlare di temi diversi e ugualmente importanti, dalle mutazioni del clima al terremoto de LʼAquila, dal soccorso speleosubacqueo allo studio e alla gestione dei rischi glaciali. Grazie alla sessione Ucom, Urgent & Critical Communication Technology un occhio di riguardo è stato riservato alle tecnologie informatiche, telematiche e di infomobilità utili per la comunicazione in situazione di crisi, e agli strumenti previsionali basati sui sistemi di monitoraggio Gis e osservazione satellitare. A questi convegni specialistici si sono aggiunte mostre interattive e simulazioni operative dal vivo di ricerca e soccorso, così che anche il pubblico non specializzato si è potuto rendeOMPIERI OLONTARI TRA I re conto delle nuove tecniche tese a una protezione civile “diversa”, PRINCIPALI ATTORI DEL SISTEMA capace di concentrarsi sullʼintera “filiera”, dalla previsione al ripristino IVILE IEMONTESE DI ROTEZIONE passando per la prevenzione e il soccorso. Al Salone di tecnologie e servizi per la protezione civile e In questo mondo di tecnologie avanambientale tenutosi nel capoluogo piemontese, la sezione zate e di operatori preparati, prezioprovinciale dell’ANVVFV ha riscosso un buon successo di si partner sono stati i rappresentanti pubblico e suscitato l’interesse e l’apprezzamento degli provinciali dellʼAssociazione addetti ai lavori. Nazionale Vigili del Fuoco Volontari, presenti nello stand A22 con mezzi A CURA DELLA SEZIONE PROVINCIALE DI TORINO di soccorso, fotografie e planimetrie capaci di raccontare ai visitatori non UARANTAQUATTRO distaccamenti per una solo la loro variegata attività ma anche la storia e le aziomostra al servizio del pianeta. A Lingotto Fiere a ni degli uomini dei 44 distaccamenti della provincia. Torino, dal 30 giugno al 2 luglio, fra gli espositoPassando di griglia in griglia, di immagine in immagine e ri del Salone Protec di tecnologie e servizi per la proteleggendo numeri e cifre, come quelli della tabella zione civile e ambientale era presente anche riportata a lato è stato perciò facile capire quanta parte lʼAssociazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari, abbiano i volontari nella gestione e nella risoluzione di rappresentata dalla sua sezione provinciale torinese. calamità, incidenti e disastri. . Per una maggiore comDel resto, se obiettivo di Protec era creare un evento prensione ugualmente importante è stata, nello spazio scientifico e divulgativo, unico in Italia, sulla previsione, attiguo e comune, la presenza del Nucleo Soccorso prevenzione, valutazione e mitigazione dei rischi sia Acquatico della Direzione Regionale Piemonte, con il industriali che ambientali, nel suo organico non poteva quale i distaccamenti della provincia di Torino hanno mancare la componente pompieristica volontaria, che sempre agito in perfetta intesa e con il più grande spiritanta parte ha anche nellʼattività nazionale di protezione to di collaborazione. civile. Sempre presenti sul territorio e perciò facilitati nel tesIl Salone, rivolto agli operatori del settore con momenti sere rapporti di buon vicinato con la popolazione, i pome percorsi didattici per studenti e visitatori, si è articolapieri volontari hanno rappresentato e rappresentano un to in tre giornate, animate da 25 tra convegni, seminari punto fermo, un riferimento sicuro a cui i cittadini sanno e workshop di approfondimento con un programma che di poter guardare con fiducia.
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POMPIERI VOLONTARI
RIVALTESI
PRIMI IN
ITALIA
AD ADOTTARE UNA ROTATORIA
Con lungimiranza e sensibilità, il distaccamento di Rivalta di Torino ha saputo coniugare generosità di intenti e capacità di comunicazione per un “esperimento” che non conta precedenti sul territorio nazionale. La manutenzione ed il restyling a tema pompieristico di una rotatoria stradale.
A CURA DI
na rotonda da adottare per la delegazione di Rivalta di Torino che, molto probabilmente prima Italia, ha recepito le indicazioni della propria amministrazione comunale. Il Comune, per avere aiuto nella manutenzione di alcune rotatorie, si era infatti rivolto a privati, enti e associazioni perché mantenessero le aree pulite, tagliando lʼerba e curando eventuali piante e arbusti presenti: «Con questo progetto ci proponiamo di raggiungere più obiettivi contemporaneamente, a cominciare dalle riduzione delle spese per le casse comunali.- aveva spiegato lʼassessore allʼambiente del paese - Inoltre, in questo modo si promuovono aziende e attività del territorio e si aumenta il senso civico e di responsabilità dei cittadini verso il patrimonio comunale. Se poi si riuscisse a migliorare la condizione delle nostre rotonde, potremmo essere davvero soddisfatti». Così, sulla rotatoria allʼincrocio di via Einaudi con via san Luigi, per due settimane hanno lavorato gli uomini del distaccamento di via Einaudi, collaborando allʼinizia-
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GEMMA BAVA
tiva della Delegazione dellʼAssociazione nazionale e con lʼaiuto di simpatizzanti associati. Adesso, eliminate le erbe infestanti e livellato il terreno, sui ciottoli bianchi sistemati ad arco sono comparsi un vecchio estintore a polvere su rimorchio e due cannoncini a schiuma, uno carrellato e uno fisso di rete antincendio di un vecchio stabilimento locale. Sulla torre faro centrale, invece, fanno bella mostra di sé quattro fiamme del Corpo, una prospiciente ogni strada affluente alla rotonda mentre tre cartelli a terra porgono il benvenuto ai visitatori e ai passanti. «Eʼ stata unʼottima occasione per noi, che abbiamo scoperto di soffrire di crisi di identità, perché spesso ci capita di dover spiegare la nostra esistenza a tanti cittadini degli otto comuni che assistiamo. - ha spiegato Claudio Di Maio, capo del distaccamento di via Einaudi - Grazie a questa originale iniziativa della nostra Delegazione, abbiamo a disposizione un mezzo per dare una permanente testimonianza della nostra presenza, proprio in un luogo che è una delle porte di ingresso del paese».
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A GARBAGNATE
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MERATE
343 FIREFIGHTERS TRADE CENTER
SI RICORDANO QUEI
RIMASTI SEPOLTI SOTTO LE TORRI DEL
WORLD
I volontari Garbagnatesi hanno approfittato dʼuno spazio per eventi, sito nel capoluogo, per illustrare la realtà dei VVF volontari ai Cittadini di Milano. A Merate, in occasione dellʼabituale Fireparty, è stata organizzata una sfilata per le vie cittadine. In entrambe le occasioni è stato celebrato il ricordo dei pompieri morti tra le macerie delle torri gemelle: sia a Milano che a Merate - a rendere più solenne il momento - cʼerano le cornamuse scozzesi “Orobian Pipe Band”. A CURA DI LEONARDO BONANOMI E STEFANO MAZZOLA
na mostra benefica quella allestita in via Forcella a Milano e intitolata “Da grande farò il pompiere”, una tre giorni a favore di A.V.A.P.G. ONLUS (Associazione di Volontariato Amici dei Pompieri di Garbagnate). Lʼevento aveva lʼintento, da un lato di sensibilizzare la cittadinanza al lavoro ed alla passione con cui i vigili del fuoco mettono in gioco la loro vita per la salvaguardia delle persone in pericolo, dallʼaltro lato si poneva lʼobiettivo di raccogliere fondi per lʼacquisto di mezzi e materiali occorrenti per lo svolgimento delle attività della Caserma dei Vigili del Fuoco Volontari in Via Principessa Mafalda a Garbagnate. Una mostra dʼarte pittorica, una fotografica e la proiezione di documentari, poi salvataggi simulati ed un percorso ludicoricreativo per i più piccoli. Per ricordare insieme tutti quei Vigili del fuoco che sacrificarono la loro vita durante il crollo delle Torri Gemelle di New York, si è esibita lʼ Orobian Pipe Band (www.orobianpipeband.it), cornamuse e percussioni della tradizione scozzese per ricordare e celebrare il decimo anniversario dellʼ 11 settembre. Il suono delle cornamuse ha fatto da sottofondo per lʼintera mattinata di domenica 11 settembre anche alla commemorazione voluta dai vigili del fuoco volontari di Merate per ricordare le vittime delle Torri Gemelle, in particolare i 343 pompieri morti salvando vite umane dal crollo degli edifici. Alle 10.30 in Piazza Prinetti si sono radunati i volontari dellʼassociazione “Amis di Pumpier”, tanti simpatizzanti e gli Orobian pipe band con le cornamuse. Un complesso molto noto e la cui presenza a Merate rappresenta un caso più unico che raro. Si tratta infatti di una delle poche formazioni italiane, in stile scozzese, che ripropone nello stile delle divise, nelle musiche e nella formazione della parata, gli “originali”. Dopo aver proposto alcuni brani in piazza, il gruppo si è compattato unitamente ai vigili del fuoco, ai rappresentanti delle associazioni di soccorso e alle istituzioni, con il sindaco Andrea Robbiani e lʼassessore Massimo Panzeri, e si è diretto verso la sede del 115 di via degli alpini. Ad aprire la parata unʼenorme bandiera a stelle e strisce, sorretta da quattro bambini e poi il capo distaccamento della caserma meratese con tra le mani, appoggiato su un cuscino, un elmetto dei vigili del fuoco newyorkesi. Il serpentone, accompagnato sempre dalle note delle cornamuse, si è diretto fino al distaccamento e qui, dopo lʼinquadramento delle squadre nel cortile, si è proceduto allʼalzabandiera. Terminato lʼomaggio ai caduti il casco dei vigili del fuoco americani è stato deposto accanto ad un cumulo di macerie proveniente direttamente da Ground Zero. E a sormontare quei detriti impregnati di sangue, la scritta “343. Never forget”.
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A.V.A.P.G. ONLUS, nasce il 28 aprile 2007, da un piccolo gruppo di volontari, come distaccamento dei vigili del fuoco volontari della piccola caserma di via Principessa Mafalda a Garbagnate, allʼangolo con via Bonetti. In questi quattro anni di attività il numero di vigili del fuoco volontari impegnati a Garbagnate è cresciuto, aumentando di anno in anno gli interventi della caserma sul territorio come primo mezzo di soccorso tecnico dʼemergenza. A.V.A.P.G. ONLUS si pone come obiettivo primario quello di far sentire la propria presenza alla popolazione con attività didattiche e di formazione dedicate in primo luogo a bambini e ragazzi.
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Intervista allʼIngegner Raffaele De Col Dirigente Generale Dipartimento Protezione Civile della Provincia Autonoma di Trento
PROTEZIONE CIVILE TRENTINA un modello ancora troppo difficile da esportare
.... ma c’è chi ci crede ancora
Allʼindomani dellʼapprovazione
della nuova legge che disciplina
le attività di protezione civile in Trentino, abbiamo intervistato Raffaele De Col, dirigente
generale del Dipartimento Protezione Civile ed
infrastrutture.
La Provincia Autonoma di Trento ha, tra lʼaltro, di
recente assunto il coordinamento (quale ente capofila) della
commissione speciale,
competente in materia di PC, allʼinterno della Conferenza delle Regioni. Una maniera per mettere a disposizione
di tutto il Paese lʼesperienza maturata nel creare una
struttura (ed una cultura) di respiro Europeo.
a cura di Antonio Ascanio Mangano
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A n lungo e, a tratti, acceso dibattito in Consiglio Provinciale ma infine il DDL 169 è stato approvato, seppur con lʼinserimento di qualche emendamento che non ne va modificare la sostanza. Un testo unico allʼinsegna della semplificazione che innova molto e introduce nuovi principi di efficienza. Valori di fondo, soprattutto di volontariato, ed efficienza organizzativa: un mix che fa della protezione civile del Trentino un laboratorio di avanguardia e di livello europeo. Anche i vigili del fuoco volontari e le articolazioni locali della protezione civile agiscono sotto lʼindirizzo unitario ed il coordinamento della protezione civile provinciale, nonostante siano strutturalmente e funzionalmente incardinati negli enti locali e supportino il sindaco. Si tratta di un ordinamento istituzionale unitario, che permette di evitare la ridondanza degli interventi e gli eccessi del corporativismo, pur nel rispetto della diversa genesi storica, istituzionale, organizzativa ed operativa delle componenti.
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1) Ingegnere - dopo qualche giornata calda in Consiglio Provinciale – la legge sulla PC è stata finalmente approvata. Eʼ il testo che sʼaspettava? Nella sostanza le modifiche non sono dʼimpianto ma di “Chiarimento politico”. La legge puntava ad unʼunicità del sistema di protezione civile non distinto dal soccorso tecnico, sotto una regia unica; nel testo approvato questi capi sono rimasti saldi.
2) Ho letto la legge, il suo nome (inteso come Dirigente del DPC) compare più e più volte, una responsabilità enorme? Come riuscirà a dormire sonni tranquilli? Già oggi il ruolo di coordinamento di vigili del fuoco e protezione civile, recupera e istituzionalizza i medesimi ruoli dei “Dirigenti dei volontari”, secondo il principio di sussidiarietà. Sono proprio i volontari locali i principali attori nella tutela del territorio. Proprio per via di questa capillarità e del sistema di comando improntato, dormirò meglio.
3) Questa legge pare restituire ai Comandanti dei Corpi Volontari VF quellʼautonomia/responsabilità che spetterebbe loro. Crede sia più semplice ora individuare il responsabile delle operazioni di soccorso? È necessario distinguere comando da coordinamento; la legge fa maggiore chiarezza sulla catena di comando. I comandanti dei locali Corpi Volontari VVF non perderanno la propria autonomia, ma il coordinamento varierà in base alla complessità dellʼevento. Già ora è prevista la figura dellʼispettore distrettuale dei volontari per andare a coordinare più corpi intervenuti sullo stesso inter-
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vento. Quando lo scenario è vasto/complesso subentrano gli specialisti ed i professionisti (Corpo Permanente); il comando resta inalterato, le responsabilità sono conseguenti, è una catena.
4) Quando verranno emanati i “Piani dʼAllertamento” e la nuova “Centrale Unica” diverrà operativa, lʼautobotte del Corpo Permanente macinerà ancora chilometri per giungere in montagna (passando a sirene spiegate davanti ad una decina di Corpi Volontari) per andare a “Supervisionare” un intervento magari concluso? Non dovrebbe più succedere (sorride) se non altro per una razionalizzazione dei costi. Certo, qualora la gravità dellʼintervento lo richieda, lʼautobotte di Trento potrà macinare tutti i chilometri che sono necessari. Il Corpo Permanente ha un ruolo importante e fondamentale ma non deve essere utilizzato quale inutile raddoppio di forze.
5) Insieme allʼAlto Adige avete il sistema PC e VVF migliore della Penisola (un “Modello per tuttʼ Europa” ha dichiarato di recente il Capo del DPC Nazionale Gabrielli). Crede sia un modello esportabile nel resto dʼItalia? Rispondere con un si, sarebbe troppo semplice. La nostra tradizione pluricentenaria fondata sui VVF volontari non trova parallelismo in Italia (se non in Valle dʼAosta ed in Friuli, anche se in questʼultima regione non si tratta di VVF a tutti gli effetti come i nostri). Eʼ un modello del tutto Europeo quello dove il 99% della Protezione Civile corrisponda ai Corpi Volontari dei vigili del fuoco. Proporre lʼesportazione tout court del “Sistema Trentino” sarebbe sminuire il “Volontariato Nazionale” (Gruppi Comunali di Protezione Civile NdR). Le porto un esempio: settimana scorsa sono stato in un comune di 500 abitanti, nel locale Corpo Volontario sono in servizio 22 vigili del fuoco e 12 allievi, anche se utilizzano un garage come caserma. Resto ancora meravigliato quando visito certe realtà, certo sarebbe splendido riuscire ad esportare un simile sistema. In Trentino abbiamo una struttura organizzativa che ha distinto le funzioni: i vigili del fuoco volontari, i volontari sanitari (CRI, Croce Bianca, altre), quelli del Soccorso Alpino (CNSAS). Poi abbiamo previsto i volontari dallʼimpegno più “leggero”: la logistica, il supporto, attività che reputo fondamentale e che da noi è garantita dai NUVOLA (costola dellʼANA – Associazione Nazionale Alpini), questi volontari fanno da base logistica unitaria per tutti i nostri “Soccorritori”. Guai se non ci fossero, sarebbe come andare in guerra senza le cucine da campo. 6) Perché è così difficile applicare un sistema – in
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TU Italia si punta, da anni, ai 20ʼ ma tuttora 11 milioni di persone attendono di più, con punte dʼattesa che arrivano sino a due ore). Tre minuti e cinquanta; dopo 3/5 minuti dallʼallarme il Corpo Volontario di vigili del fuoco (239 Corpi per 217 comuni NdR) è già sul luogo per effettuare un primo intervento di soccorso. Se necessario, in breve tempo possono confluire le squadre dei corpi limitrofi, in ausilio ai pompieri locali. Evito di parlare dei costi ma, le assicuro che è molto più semplice mantenere un presidio di VVF permanenti piuttosto che motivare e stimolare un Corpo di pompieri volontari. Questo sistema lo dobbiamo ai nostri padri, i nostri legislatori, persone fortemente legate al territorio.
De Col
Bertolaso
fondo semplice - basato su sussidiarietà e prossimità, fuori dal Trentino? Saprà che la sua Provincia conta lo stesso numero di VVF volontari di tutto il resto della Penisola… Perché la struttura Nazionale è basata sulla distinzione tra “Soccorso Tecnico” (Stato) e “Protezione Civile” (volontari comunali). I nostri VVF volontari non dipendono funzionalmente dai “Professionisti”, semplicemente: dove non arrivano i volontari, arrivano i permanenti. Già, non viceversa. Sono nato e ho vissuto ad Agordo (BL): nel Bellunese e in Friuli negli anni ʼ60 si forzò la chiusura dei Corpi Comunali dei pompieri. Se si fosse stati meno miopi, oggi vi sarebbero forse VVF volontari ben distribuiti (regolati da norme chiare ispirate a principi dʼautonomia e sussidiarietà). Ritengo che, sul “Soccorso Tecnico Urgente”, il ricorso al volontariato pompieristico sarà una tappa obbligata. Questo il CNVVF lo ben sa (ho avuto modo di parlare con persone preparate e lungimiranti); il Corpo Nazionale sarà di gran supporto per sviluppare il volontariato, una risorsa per il futuro. 7) Sa dirci il tempo medio di risposta alle richieste di Soccorso Tecnico Urgente nella sua Provincia? (In
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8) Saprà che la consistenza numerica dei VVF volontari in Italia (Provincie e Regioni Autonome escluse) è inferiore Dellai anche a paesi come lo Zambia e il Mozambico? Crede che il Trentino potrebbe farsi promotore presso il Governo, o meglio, presso i sindaci tramite lʼANCI, al fine di “Ritornare ai Corpi Comunali dei Pompieri” (organizzati come in PAT) come Zamberletti ripete ormai da quasi quarantʼanni? Non ho avuto il piacere di conoscere il Ministro Zamberletti ma, più dʼuna volta, mi sono posto una domanda: strano che in Italia la Sanità sia regionale (vi saranno più ricoveri che incendi no?). Eʼ veramente strano che, col tempo, si sia regionalizzato persino il Sistema Sanitario (che mi pare abbastanza complesso) e non i vigili del fuoco. Condivido il principio di Zamberletti e una riflessione va fatta: il modello mitteleuropeo si basa sui “Vigili del Fuoco del Sindaco”. I volontari ripagano ampiamente gli investimenti fatti ed i nostri sindaci, quando parlano dei pompieri, dicono: “I miei vigili del fuoco”, le risulta sia frequente nel resto dʼItalia? Inoltre le dirò, sa chi monitora i dissesti in Trentino? Proprio i volontari dei Corpi VVF, perché sono dappertutto sul territorio. Certo non ci tireremo indietro e promuoveremo il nostro sistema nelle sedi più appropriate, anche presso la Conferenza Stato Regioni, dal momento che siamo “Ente Capofila” di turno in materia di Protezione Civile. Resta un problema di fondo, è il quadro normativo “Nazionale” che è diverso: la nostra legge non fa distin-
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A zione tra PC e Servizi Antincendio; le leggi dello Stato Italiano si.
9) LʼArticolo 81 bis è uno dei compromessi con le opposizioni e prevede che nella città di Rovereto il servizio, nei turni diurni feriali, venga svolto ancora dalla squadra del Corpo Permanente sinché il corpo dei volontari non abbia raggiunto le 140 unità. Sʼè parlato di sette anni, non è un poʼ troppo? Quella di Rovereto è unʼanomalia: negli anni era stato istituito un “Corpo” (non di vigili del fuoco) formato da dipendenti comunali, pagati per svolgere i servizi antincendi. Questo ha portato, negli anni, ad un arresto della crescita dei VVF volontari locali. Rovereto è una cittadina di 30mila abitanti e, secondo i nostri standard, per un bacino del genere occorrono 140 vigili. Credo che potrebbero bastare ¾ anni ma dipenderà dalla capacità di sensibilizzazione. Occorrerà trovare cittadini Roveretani che intendano convertire il proprio tempo
TU
PER
TU
libero in “Dono alla società”. Sono fiducioso, sa quel paese di 500 anime di cui le dicevo? Dista soli tre km da Rovereto, se di quei cinquecento in 34 hanno deciso di dedicarsi ai VVF, beh ci sono buone possibilità anche per Rovereto di rifondare il proprio Corpo di Volontari.
Unʼultima domanda affatto pompieristica: so che è un “Melofilo” anche Lei, ha già aggiornato il suo computer Macintosh col nuovo sistema operativo Lion? (io lʼho già fatto) Si, è vero, sono un MAC user anchʼio ma semplicemente perché i computer Apple creano molti meno problemi dei PC (o forse non ne creano affatto?). Sono solito eseguire gli aggiornamenti ma preferisco attendere i primi tre mesi e lʼho suggerito anche ai miei collaboratori che usano il MAC. Dopo circa novanta giorni Apple rilascia sempre un upgrade sostanzioso che risolve tutti quei piccoli errori. Si, comunque farò lʼaggiornamento, può star certo.
RAFFAELE DE COL
47 anni, laureato in Ingegneria Forestale (civile ambientale) e specializzato in Ingegneria Geotecnica.
• Dal 27 febbraio 2009, nominato alla dirigenza generale del Dipartimento Protezione Civile ed infrastrutture, assumendo di conseguenza le competenze in materia di protezione civile ed antincendi, geologico, prevenzione rischi, infrastrutture e viabilità. Dal 29 maggio 2011 ha assunto inoltre lʼincarico di Coordinatore tecnico nazionale della Commissione speciale di protezione civile.
• Dal 6 aprile 2009 nel campo della Protezione civile ha svolto il ruolo di coordinatore delle attività logistiche e tecniche di supporto agli interventi di ricostruzione nelle zone terremotate dellʼAbruzzo. • Dal 1 gennaio 2004 , nominato alla dirigenza generale del Dipartimento Lavori Pubblici, Trasporti e Reti, con lʼincarico assume anche il ruolo di Presidente del Comitato tecnico dei Lavori Pubblici e della Protezione Civile.
• 1998/2000 responsabile della gestione della pianificazione della protezione civile dei comuni e provinciale. Nel corso di questo periodo, ha coordinato il progetto per la realizzazione del sistema informatico della Protezione Civile, integrato della gestione degli scenari di prevenzione e degli interventi.
• Nel 1999 responsabile della missione umanitaria in Albania condotta dalla PAT, con il coordinamento tecnico ed amministrativo che ha portato alla realizzazione e gestione di un campo per 8000 profughi nella località di KUKES.
• Come dirigente del Servizio Prevenzione Pubbliche Calamità della Provincia Autonoma di Trento ha svolto il ruolo di Responsabile e coordinatore tecnico dellʼintervento di aiuto e costruzione delle abitazioni di emergenza per le popolazioni dellʼUmbria, colpite dal terremoto del settembre 1997.
• Dal 1997 nel campo della Protezione civile ha svolto il ruolo di coordinatore delle attività logistiche e tecniche di supporto agli interventi di ricostruzione post-evento alluvionale del giugno 1997 nel Trentino occidentale. V F V S E T T E M B R E / O T TO B R E 2 0 11
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N O R M AT I V E
LA NUOVA LEGGE CHE REGOLA LA PROTEZIONE CIVILE TRENTINA IN
BREVE COSA C’È DI NUOVO PER I
LEGGE PROVINCIALE 1 COMANDANTI
VIGILI
LUGLIO
DEL
FUOCO
2011, N. 9
STRETTI COLLABORATORI DEI SINDACI
Riconfermata lʼautonomia e la professionalità dei comandanti dei Corpi VF Volontari, infatti, per lʼorganizzazione degli interventi tecnici urgenti (e per la predisposizione dei piani di PC), il comandante del corpo volontario competente per territorio supporta il sindaco, anche al di fuori della fase di gestione dellʼemergenza. Stessa collaborazione vale per le valutazioni tecniche relative allʼimpatto degli eventi calamitosi e degli eventi eccezionali sul contesto locale, allʼentità dei pericoli e dei rischi e alle necessità dei presidi territoriali, nonché per lʼorganizzazione dei servizi di soccorso pubblico, compreso lo spegnimento degli incendi. (si veda art. 8/5). I comandanti dei Corpi VVF Volontari fanno parte di diritto delle commissioni edilizie dei rispettivi comuni. E DIRETTORI DEI SOCCORSI
Il comandante, o un altro soggetto appartenente al corpo volontario territorialmente competente, al quale sono attribuiti, ai sensi dellʼarticolo 56, comma 3, i compiti di direzione dei soccorsi tecnici urgenti, dirige le operazioni di soccorso pubblico urgente. (…) (art. 58/3) ISPETTORI
CON PIÙ POTERI,
(PG) Insieme al presidente della federazione, gli ispettori delle unioni distrettuali entrano a far parte (di diritto) del Comitato Provinciale di Prevenzione degli Incendi (gli ispettori partecipano al tavolo soltanto se il proprio territorio è interessato dalle opere e dalle attività trattate). Nei servizi di vigilanza gli ispettori (e i vice) – appositamente formati – esercitano le funzioni dellʼufficiale di polizia giudiziaria in conformità a quanto previsto dalla normativa statale per il personale di corrispondente grado o qualifica del CNVVF (art. 18/1). Resta da capire chi sarebbero i “pari grado” permanenti degli ispettori RESPONSABILITÀ E QUALIFICHE
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N O R M AT I V E volontari, dal momento che nel Corpo Nazionale sono UPG anche i capi squadra. PREVENZIONE INCENDI Lʼesercizio delle funzioni di prevenzioni degli incendi spetta alla Provincia: lʼiter per il rilascio del CPI, la vigilanza sullʼapplicazione di disposizioni, lʼattività di consulenza, la sperimentazione e le prove sui materiali spettano al Comitato Provinciale di prevenzione incendi e al Corpo Permanente VF provinciale. I Corpi Volontari subentrano soltanto per lo svolgimento dei servizi di vigilanza nei locali di pubblico spettacolo o strutture con notevole presenza di pubblico. (art. 17) (I certificati di prevenzione incendi e tutti i documenti inerenti NON vengono più trasmessi ai comandanti dei Corpi VF volontari ma solamente ai sindaci – questa una delle voci emendate nella seduta dʼapprovazione del 20 giugno 2011). PUBBLICI UFFICIALI E POLIZIA GIUDIZIARIA La legge fa un poʼ di chiarezza (finalmente) sulle qualifiche di PG rivestite (o meno) dai VVF volontari del Trentino.
Lʼarticolo 8 della legge (della Repubblica Italiana) 1570/1941 recita infatti: “…nellʼesercizio delle loro funzioni gli appartenenti ai corpi dei vigili del fuoco, sia permanenti che volontari, sono agenti di pubblica sicurezza e godono, nei viaggi per servizio, degli stessi benefizi concessi agli agenti della forza pubblica circa lʼuso dei pubblici trasporti statali, provinciali e comunali. Gli ufficiali ed i sottufficiali sono ufficiali di polizia giudiziaria, i vigili scelti ed i vigili sono agenti di polizia giudiziaria.”
Lʼarticolo 39 della Legge Regionale 24/1954 (legge che fino a ieri regolava i servizi antincendi in Trentino) recita: “Il Presidente della Giunta regionale chiederà al Governo lʼestensione al personale del servizio regionale antincendi delle qualifiche contemplate allʼart. 8, primo e secondo comma, della legge 27 dicembre 1941, n. 1570.”.
Parrebbe infatti che, a quasi sessantʼanni dallʼemanazione, non sia mai stata fatta esplicita richiesta al governo per “estendere” dette qualifiche al personale VF(V) Trentino. (per il personale permanente invece rimediò la Delibera n° 816 del 7 Aprile 2000 volta allʼapprovazione del “Regolamento di organizzazione del Corpo permanente dei vigili del fuoco della Provincia Autonoma di Trento” (Art. 2/4. Nellʼesercizio delle funzioni di cui al presente articolo, il Corpo permanente dei vigili del
fuoco svolge altresì funzioni di polizia giudiziaria.); in detto Regolamento, tuttavia, non sono contemplate le funzioni di PS (Pubblica Sicurezza) che il CNVVF (al momento) possiede ancora. La nuova legge individua chi sono le figure (volontarie) dotate delle qualifiche di PG e proprie del PU:
Lʼispettore distrettuale o il vice-ispettore dirige le operazioni di soccorso pubblico urgente quando è chiamato a intervenire dalla centrale unica di emergenza per la direzione del soccorso, sulla base dei protocolli di allertamento previsti dallʼarticolo 23, comma 3, oppure quando è richiesto il suo intervento da parte dei corpi volontari, e comunque previo avviso alla centrale unica; in tali casi, in applicazione della normativa statale relativa alle funzioni di polizia giudiziaria, lʼispettore distrettuale o il vice-ispettore esercita le funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria spettanti al personale del corpo nazionale dei vigili del fuoco di corrispondente grado o qualifica. (art. 58/6) Pare chiaro quindi che gli unici a poter esercitare le qualifiche di UPG siano gli ispettori ed i vice. Non è prevista la presenza di APG (agenti) che invece, nel CNVVF (e per i soli VP di TN e BZ) possiede tutto il personale col grado di vigile (anche volontario). Per i comandanti dei corpi volontari VVF non sembrerebbero previste qualifiche in merito. Forse sʼè voluto evitare di immettere “in ruolo” circa 6.000 agenti di PG in un sol colpo e sʼè preferito affidare dette qualifiche solo ad alcune “figure di coordinamento” distrettuali.
In caso di assoluta necessità e urgenza, che rende impossibile lʼadozione con la necessaria immediatezza di qualsiasi provvedimento, e quando ogni indugio potrebbe arrecare pericolo per la salvezza delle persone o aggravarlo, i soggetti ai quali sono attribuiti, ai sensi
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N O R M AT I V E dellʼarticolo 56, comma 3, i compiti di direzione dei soccorsi pubblici urgenti possono disporre immediatamente, con i poteri del pubblico ufficiale (art. 58/1)
Da questo passo (e solo da questo in tutta la legge) si dedurrebbe che anche i comandanti dei Corpi VVF Volontari – oltre agli ispettori delle unioni distrettuali sono considerati dei “Pubblici Ufficiali” da non confondersi con gli agenti di PS (Pubblica Sicurezza) qualifica invece che tutto il personale del CNVVF (permanente e volontario) possiede almeno dal 1941. I comandanti possono infatti: attuare misure urgenti ed indifferibili atte a fronteggiare situazioni di pericolo (incluse demolizioni); regolare il transito e traffico e di accesso alle proprietà pubbliche; CHI COMANDA QUANDO ARRIVANO I PERMANENTI Sul territorio della Città di Trento, non si scappa, la direzione delle operazioni spetta ai permanenti; infatti il comma 4 dellʼar. 58 recita:
Quando il corpo permanente provinciale interviene sul territorio della città di Trento individuato nel piano di protezione civile provinciale, la direzione delle operazioni di soccorso pubblico urgente spetta al suo comandante o ad un altro soggetto appartenente al corpo stesso, al quale sono attribuiti, ai sensi dellʼarticolo 56, comma 3, i compiti di direzione dei soccorsi tecnici urgenti.
Quando lʼevento (e/o lʼintervento) avviene in Provincia, le cose cambiano (forse soltanto un poʼ) - ma molto dipenderà dal contenuto dei “Protocolli dʼAllertamento” sempre lʼarticolo 57 recita: Il corpo permanente provinciale svolge i compiti di soccorso pubblico urgente sui territori della città di Trento individuati nel piano di protezione civile provinciale. Il corpo permanente provinciale cura inoltre, con riferimento alle attività di soccorso pubblico sullʼintero territorio provinciale, i seguenti interventi e attività:
b) il soccorso pubblico, compreso lo spegnimento degli incendi, per interventi classificati dalla centrale di emergenza, sulla base dei protocolli di allertamento previsti dallʼarticolo 23, comma 3, come interventi tecnicamente o organizzativamente complessi, estesi o gravi, fino al permanere dei suddetti presupposti di complessità, di estensione e di gravità;
Quando il corpo permanente provinciale interviene per i soccorsi tecnici urgenti tecnicamente o organizzativamente complessi, estesi o gravi previsti dallʼarticolo 57,
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comma 3, lettera b), la direzione delle operazioni di soccorso pubblico urgente spetta al comandante del corpo permanente provinciale, al comandante del corpo volontario territorialmente competente o ad un altro soggetto appartenente allo stesso corpo permanente provinciale presente sul luogo dellʼintervento, avente qualifica non inferiore a quella richiesta, secondo lʻordinamento professionale del personale del corpo permanente dei vigili del fuoco, per lo svolgimento di compiti di coordinamento di più unità operative dei vigili del fuoco nelle attività di soccorso, con lʼassunzione delle relative responsabilità. In caso di assenza sul luogo dellʼintervento del comandante del corpo permanente provinciale o del personale avente la qualifica indicata nel primo periodo di questo comma dirige le operazioni di soccorso pubblico il comandante del corpo dei vigili del fuoco volontari territorialmente competente o un altro soggetto appartenente al corpo stesso, al quale sono attribuiti i compiti di direzione ai sensi dellʼarticolo 56, comma 3, oppure, se è richiesto lʼintervento dellʼispettore distrettuale, si applica il comma 6. (art. 58/5)
Con questo comma si centra (o almeno questo dovrebbe essere lʼintento) il “problema” del coordinamento quando lʼintervento è classificato come complesso, esteso o grave ed è quindi previsto il concorso del Corpo Permanente. Ora, si legge, si legge che la direzione spetta (nellʼordine?) al C.te del Corpo Permanente, al C.te del locale Corpo Volontario o ad altro soggetto avente la qualifica per poter COORDINARE PIUʼ UNITAʼ OPERATIVE. Resta da capire cosa sʼintenda per unità perché se, come sarebbe normale, unʼunità è rappresentata dal singolo vigile, questa figura di coordinamento potrebbe benissimo essere il CS della partenza permanente. Se invece per “Unità” si dovessero intendere le squadre di VVF dei vari Corpi, allora le cose cambierebbero, forse. Cʼè un altro comma emendato nella seduta del 20 giu-
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N O R M AT I V E gno ed è il comma 3 bis dellʼart. 56:
3 bis. I ruoli e le qualifiche dei vigili del fuoco permanenti cui spettano i compiti di direzione dei soccorsi tecnici urgenti sono previsti dallʼordinamento del corpo disciplinato secondo quanto previsto dallʼarticolo 67 bis della legge provinciale n. 7 del 1997 sul personale della Provincia. Ora, il 67 bis della legge provinciale di cui qui sopra NON specifica quali siano queste “figure” ai quali spetterebbe la direzione dei soccorsi ed il Regolamento emanato nel 2000 (Delibera n° 816) fa un elenco delle qualifiche e dei profili professionali ma non chiarisce a chi si debba occupare della “Direzione dei soccorsi tecnici urgenti”.
Tornando alla legge di recente emanazione, il comma 7 dello stesso articolo 58 va a rafforzare le responsabilità attribuite ai Comandanti dei Corpi Volontari, la “Figura di Coordinamento” non potrà quindi disporre degli uomini del locale Corpo se non passando attraverso il Comandante Volontario.
In ogni caso il corpo dei vigili del fuoco territorialmente competente concorre allʼattuazione delle misure prescritte dal soggetto che ha la direzione delle operazioni di soccorso pubblico urgente. A tal fine rimangono ferme le funzioni e le responsabilità attribuite al comandante del corpo territorialmente competente riguardo al comando operativo del personale appartenente al corpo cui egli è preposto e alla verifica del suo operato, anche durante lo svolgimento degli interventi, con lʼobbligo di impartire al personale tutte le informazioni, le indicazioni, le prescrizioni e gli ordini necessari a dare la migliore attuazione alle misure prescritte dallʼincaricato della direzione delle operazioni di soccorso pubblico urgente. CENTRALE UNICA D’EMERGENZA (NUE 112) (lʼunificazione di tutte le centrali di emergenza sotto un
numero unico di emergenza europeo, in attuazione della decisione 91/396/CEE del Consiglio, del 29 luglio 1991)
È istituita lʼagenzia denominata “centrale unica di emergenza“, per lʼespletamento del servizio continuato di ricezione degli allarmi e delle richieste di soccorso tecnico e sanitario urgenti al numero unico di emergenza, nonché per lʼallertamento delle strutture operative della protezione civile competenti in relazione alla tipologia, alla localizzazione, allʼestensione, allʼintensità e alla complessità dellʼevento. Lʼagenzia è incardinata nel dipartimento competente in materia di protezione civile e di servizi antincendi ed è disciplinata con apposito atto organizzativo della Giunta provinciale (estratto dallʼart. 32/2)
Il dirigente generale della protezione civile, su proposta del responsabile della centrale unica di emergenza, adotta uno o più protocolli riguardanti le procedure di allertamento, predisposti in collaborazione tra la centrale unica, il corpo permanente provinciale e la federazione dei corpi volontari. (estratto dallʼArt.. 32/3)
Tuttavia, il Corpo Permanente dei VVF di Trento (attuale risponditore al 115 e diramatore degli allarmi per tutti i Corpi Volontari), continuerà a ricevere gli allarmi ma allʼinterno della stessa Centrale Unica.
Art. 57/3 Il corpo permanente provinciale cura inoltre, con riferimento alle attività di soccorso pubblico sullʼintero territorio provinciale, i seguenti interventi e attività: a) la ricezione degli allarmi e lʼallertamento delle strutture operative della protezione civile, nellʼambito della centrale unica di emergenza, in collaborazione con le strutture competenti della Provincia e degli enti che aderiscono alla centrale. SCUOLA ANTINCENDI DEI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI Alla SPA (Scuola Provinciale Antincendi) di Trento, si affiancherà la scuola Antincendi della Federazione dei Corpi VVF Volontari.
La Giunta provinciale è autorizzata a incaricare della formazione e dellʼaddestramento in materia di servizi antincendi dei vigili del fuoco volontari, compresi gli allievi dei gruppi giovanili, la federazione dei corpi volontari che, a tale scopo e per lo svolgimento degli altri compiti previsti da questʼarticolo, può costituire la scuola antincendi dei vigili del fuoco volontari. La federazione può svolgere la propria attività mediante società cooperative tra tutte o parte delle unioni, che agiscono con il coordinamento della federazione stessa. (Art. 28/1)
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RECENSIONI
IL
LINATE DOCU-FILM
DISASTRO AEREO DI DIVENTA UN
A dieci anni dalla strage, il più grave incidente aereo mai avvenuto in Italia diventerà un film-documentario. Il regista è messicano (ha già prodotto “Voyager” per RAI 2) stavolta lavorerà per Mediaset: una serie TV che ripercorrerà gli incidenti più emblematici della storia Italiana.
Fotografie di Antonio Ascanio Mangano
UN FILM-DOCUMENTO per ricordare. Dieci anni dopo. A dieci anni dalla tragedia di Linate, da quella mattinata brumosa nellʼaeroporto quando bruciano 118 vite. Lunedì 8 ottobre 2001. Le 8.10. Cʼè nebbia, la visibilità è di 50-100 metri. In quel momento a Linate manca il radar di terra. Un Cessna Citation privato diretto a Parigi invade la pista «Romeo 6» dove il boeing MD87 della linee scandinave Sas si appresta al decollo con destinazione Copenaghen. Lʼurto. Lʼaereo prosegue la sua corsa ormai senza controllo, si schianta contro un hangar del deposito bagagli. E fuoco, tanto fuoco.
IL DOCUMENTARIO viene prodotto per le reti Mediaset da GA&GA Productions per una serie che ripercorrerà alcuni degli incidenti più emblematici della storia italiana: Superga nel 1949, il Gran Premio dʼImola nel 1994, Crevalcore nel 2005. Le riprese avranno luogo fra il 21 e il 23 settembre. Jesus Garcés Lambert è un regista
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messicano che dal 1996 vive a Roma. Ha girato il mondo lavorando per molte reti televisive. Ha curato alcune trasmissioni di «Voyager» fra cui quella, in onda in ottobre su RaiDue, sugli «italo-apocalittici», un gruppo di italiani che nella giungla dello Yucatan vive in una cittadella fortificata a prova di calamità naturale attendendo la fine del mondo.
In questi giorni si raccolgono le testimonianze. Uscite dalla cronaca, oggi le storie di Linate sono icone. Le vite al rogo e quelle di chi è rimasto, ha visto scorrere il tempo, ha ascoltato la lettura delle blande condanne uscite dalle aule di giustizia, ha mescolato ogni giorno rabbia e dolore. I due giovani, sposi da due giorni, morti nel viaggio di nozze. Il manager imbarcato per quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio di lavoro. La giovane moglie che perde il suo compagno e ancora non sa di essere madre. Pasquale Padovano lavorava nellʼhangar: è lʼunico sopravvissuto, orribilmente mutilato, segnato dal fuoco, dalle cicatrici di 47 operazioni.
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Centodiciotto esistenze sono un mondo. Centodiciotto esseri umani potrebbero colonizzare un mondo, dare vita a un nuovo pianeta. Non ci stanno centodiciotto persone in un articolo di giornale. Nemmeno in una pagina.
A lottare con le righe, con lo spazio disponibile, qualcosa restava sempre fuori. Mandato dal mio giornale a seguire le udienze del processo per la strage di Linate, a parlare con i componenti del Comitato 8 Ottobre 2001, con i familiari, tornavo in redazione e mi rendevo conto che quanto avrei lasciato fuori (le sensazioni, la rabbia, la solitudine delle vedove, il vuoto in cui tutta questa vicenda sembra eternamente precipitare da quella mattina maledetta) sarebbe stato più di quanto avrei cercato di raccontare. Non ci stanno centodiciotto esistenze nella cronaca di un processo. Era necessario un altro linguaggio per raccontare questa storia, per cercare di darle la stessa forma di quella stretta allo stomaco che prende quando una moglie (o una madre, o una figlia) di Linate ti racconta di quellʼalba di lunedì: la colazione consumata in fretta, lui che si fa la barba di corsa, che esce per prendere un aereo preso tante volte quante si prende un autobus, come unʼabitudine, senza che ci sia il tempo di dargli un bacio. Lʼultimo, questa volta. «Se avessi saputo che stava per morire lʼavrei salutato» mi ha detto una di queste donne. Dio mio. Non ha detto “lʼavrei fermato”. Ha detto: «lʼavrei salutato». Come si fa a mettere queste cose in un articolo di giornale?
Lʼincontro con Giulio, avvenuto grazie ad Andrea Ferrari, assessore comunale di Lodi e amico comune, ha messo in moto la voglia di raccontare tutto questo con altri linguaggi, altre parole. Sapevo che assieme a Giulio, nella sua bottega quella sera di fine agosto, sarebbe nato qualcosa. Ne ero sicuro. Linate ci chiamava. Entrambi. Noi ci abbiamo messo il nostro sgomento, la nostra incredulità di fronte alle carenze, al menefreghismo, al nulla in cui sono state ingoiate quelle vite trascinandosi dietro molto delle esistenze dei loro cari e qualcosa, in fondo, anche delle nostre. Di quelle di tutti noi, intendo, anche di quelle di voi che state leggendo. Pensateci. (prefazione del libro “Linate – 8 Ottobre 2001: la strage” di Giulio Cavalli e Fabrizio Tummolillo)
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L’ALFA MILLEMIGLIA QUANDO
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STORICA DELLA NON È DEI POMPIERI
SPIRITO DI CORPO E PASSIONE FANNO I CONTI CON LA BUROCRAZIA
Quellʼautovettura - uguale a quelle in servizio nel Corpo Nazionale nel 1950 - alla Millemiglia era stata più che applaudita ed aveva persino vinto un premio per lʼeleganza e la correttezza dei piloti. Sʼè purtroppo scoperto che lʼautovettura non è dellʼAmministrazione, e cʼè addirittura un esposto alla Procura della Repubblica, perché sarebbero stati spesi soldi pubblici per restaurare lʼauto dʼun privato. Ma cʼè anche una versione diversa dei fatti raccontata dallʼingegner Nicola Colangelo, storico comandante Mantovano e fondatore della locale Galleria Storica, nonché una disposizione Ministeriale che autorizza la partecipazione dellʼautomezzo. avevamo scritto anche su questa rivista (VFV n°3/2011 pag.10) del premio “Gentleman Drivers” ricevuto dallʼequipaggio dei Vigili del Fuoco per correttezza ed eleganza, ma la partecipazione di quella storica automobile alla Millemiglia del 2011 sta creando non pochi problemi dʼimmagine al Comando Milanese e allʼintero Corpo Nazionale dei vigili del fuoco. Lʼautovettura è unʼAlfa Romeo 2.500-S degli anni ʻ50
L’ 18
con tanto di targa VF e contrassegno dellʼAsi (Registro delle Auto e Moto Storiche Italiano). La targa ASI è la numero 1661. La vettura risulta appartenere a una società con sede a Bergamo. Non ai pompieri. Da qui lʼesposto dei sindacati dei vigili del fuoco (Cgil, Cisl, Uil e Usb) contro il presunto “sperpero di soldi” avvenuto con la partecipazione alla ʻ1000 migliaʼ. Le associazioni di categoria hanno spiegato che “a maggio
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di questʼanno, una nutrita compagine di uomini e mezzi VVF, ha partecipato alla prestigiosa gara con una vettura spacciata per un mezzo in dotazione al Corpo, mentre in realtà si è scoperto di proprietà di una società privata, quindi abilmente camuffata. Lʼiniziativa - hanno proseguito i rappresentati sindacali lanciata con enfasi dai vertici dellʼamministrazione, ha trovato nel dirigente del comando di Milano un fervido sostenitore che anzi si é prodigato oltremodo nellʼospitare nellʼofficina del comando la vettura per la necessaria preparazione tecnica ed estetica, preoccupandosi di reperire personale e mezzi che seguissero anche tutte le fasi pre e post gara”. “Indignazione” é stata quindi espressa tra il personale anche per lʼinvestimento richiesto, che i sindacati stimano in decine di migliaia di euro e che “avrebbe potuto essere impiegato per riparare i mezzi di soccorso e saldare i creditori che bussano alla porta della sede del comando”. Le Organizzazioni sindacali in questione hanno quindi deciso di inviare un esposto alla Procura di Milano, affinché venga fatta luce sui fatti; un secondo esposto è stato inviato alla Corte dei Conti. Nel corso della Mille Miglia sono state raggiunte diverse tappe. Brescia, Verona, Rieti, Roma, Firenze, Cremona. Un lungo giro. La disposizione di servizio numero 271 dellʼ8 aprile scorso diceva: «Con ministeriale prot. n. 1675/SG1164/41 è stata comunicata la partecipazione del dipartimento dei Vigili del fuoco alla competizione “Mille Miglia 2011” che si svolgerà dallʼ11 al 15 maggio 2011. La prestigiosa vettura è unʼAlfa Romeo 2500, acquistata nel 1950 dallʼallora direttore generale, gen. Giuseppe Pieche, e attualmente custodita presso il Museo storico di Mantova». Lʼingegner Nicola Colangelo - già dirigente del CNVVF, per anni Comandante a Mantova e creatore del locale Museo Storico - amareggiato per il risalto mediatico (negativo) dato allʼoperazione, ha raccontato in una missiva, la propria versione dei fatti.
“Le altre organizzazioni (Carabinieri, Polizia, Esercito, Croce Rossa) non hanno mai perso lʼoccasione per partecipare alla Millemiglia. Solo noi non cʼeravamo mai. ha detto lʼingegnere che ha poi proseguito - Eppure la nostra cultura tecnica e la particolare specializzazione motoristica dei nostri uomini davvero avrebbero imposto la presenza del Corpo.”.
Colangelo va avanti: “Lʼanno scorso venne presentata lʼIsotta Fraschini di Milano, un evento dimezzato dal fatto che detta vettura non poteva essere iscritta per regolamento. Ai vertici del Corpo lʼanno scorso mi avevano chiesto se
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si sarebbe potuto partecipare alla manifestazione: io dissi subito di si. Ho vissuto troppo a lungo per non ricordare che negli anni ʻ50, fino ai primi ʻ70, nei comandi più importanti cʼerano le Alfa 2.500. A Milano nel 1973 cʼera ancora e la chiamavano impropriamente “Vetturetta” (tuttora al Comando Milanese lʼautovettura del funzionario di servizio viene chiamata così NdR) ma era potente e veloce e i milanesi la conoscevano bene. Nel 1986, grazie alla segnalazione di un amico ne trovai una identica, di un privato. Con un grosso sacrificio, anche se ancora non era apprezzata sul mercato, la comprai. Lʼanno scorso, con i miei compagni di ventura di Mantova lʼabbiamo rimessa in funzione dopo dieci anni di inattività. Lʼabbiamo frettolosamente fatta divenire rossa e lʼabbiamo presentata al raduno di Cortina. Eʼ stata verificata la sua autenticità dalla commissione tecnica della FIVA (Federation International Voiture Anciennes). Poi è stata messa in condizione di percorrere i 1.600 Km della imminente manifestazione (omissis). Tutto il lavoro è stato fatto da me e dagli altri anziani vigili del fuoco di Mantova, con quello spirito che ha consentito la realizzazione della galleria, che, come tutti sanno, è stata allestita a costo zero per il Corpo e senza lʼimbarazzo umiliante di chiedere contributi. Poi lʼimpresa, la gente entusiasta, le divise degli anni ʻ50 ottenute adattando vecchie tute da incendio. Certo avrei fatto molto meglio a non essere così intraprendente con le mie rievocazioni. In questo modo ho provocato disagio ed incomprensioni, conflitti che davvero non avrei mai voluto. E se poi davvero un Procuratore della Repubblica vorrà sentirmi come persona informata sui fatti, mi permetterò di chiedergli di distaccare presso la nostra galleria qualche persona da destinare alla rieducazione mediante i servizi sociali, visto che oramai tutti abbiamo un bel poʼ di anni sulla schiena e con i vigili del fuoco cʼè molto di positivo da apprendere.”
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INTERVENTI
A PERTURA SONO DI
DI TETTI
FATTI PER RESPINGERLA
PETER ZBINDEN
E
.... L’ACQUA
CLARA RÜSI
Durante lo spegnimento di un incendio, lo scoperchiamento del tetto di un edificio può costituire una misura tattica di importanza decisiva. Spesso tuttavia il tetto viene aperto unicamente nel corso dei lavori di spegnimento finali. Sembra in effetti che le forze dʼintervento continuino ad avere una certa reticenza a praticare unʼapertura in un tetto intatto. tetto di una casa fa parte degli elementi importanti della costruzione in quanto protegge lʼedificio dalle influenze esterne. Non è raro vedere delle foto nelle quali le forze dʼintervento combattono un incendio che divampa nel solaio con lʼausilio di più lance a getto cavo dirette sul tetto. In questo modo «lavano» semplicemente il tetto intatto, poiché una delle caratteristiche della copertura di una casa, è proprio quella di essere impermeabile!
IL
Lʼapertura del tetto di un edificio può influire in modo positivo sullo svolgimento di un intervento e prevenire i danni susseguenti. Tuttavia, lʼutilizzo inadeguato di questa misura comporta ovviamente anchʼessa dei pericoli. Ne riparleremo. Bisogna anche pensare che, praticando unʼapertura in un tetto eventualmente intatto, i pompieri causano volontariamente un danno in una parte sana della costruzione. Questo non dovrebbe tuttavia costituire un problema in quando questʼoperazione viene effettuata appunto allo scopo di ridurre i danni. In alcuni paesi esteri, come per esempio negli Stati Uniti e in Scandinavia, la regola è appunto quella di fare in modo di praticare immediatamente unʼapertura nel tetto della casa per permettere ai gas di combustione di fuoriuscire. Questa misura viene applicata con successo da decenni.
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INTERVENTI Perché praticare unʼapertura nel tetto? Lʼapertura di un tetto, effettuata in tempo utile, può in tutti i casi migliorare in maniera considerevole le condizioni dʼintervento per un attacco interno, così come la situazione degli abitanti dellʼedificio che vi si trovano magari prigionieri. Può essere dunque indicato praticare unʼapertura nel tetto per i seguenti motivi:
• creare unʼapertura che permette ai gas di combustione di fuoriuscire; • creare un accesso per la lotta contro il fuoco (accesso al focolaio dellʼincendio); • creare una linea di difesa sicura in caso di incendio della carpenteria; • creare la possibilità di procedere allo spegnimento finale della carpenteria; • creare unʼalternativa per la via di attacco o di salvataggio (piuttosto raro).
Creare unʼapertura che permette ai gas di combustione di fuoriuscire Obbedendo alle leggi incontestabili della fisica, i gas di combustione salgono sotto lʼeffetto del calore. Di conseguenza, unʼapertura effettuata nel tetto permette ai gas di fuoriuscire rapidamente, riducendo in questo modo fortemente il rischio di incendio generalizzato (flashover). Un incendio che scoppia in un locale chiuso crea sempre un aumento di pressione. Questʼultima causa la famosa nuvola di fumo a forma di fungo, dovuta al fatto che la propagazione verticale del fumo è più rapida della sua propagazione orizzontale. Il fumo si estende in seguito negli altri locali attraverso gli spazi vuoti delle pareti e delle porte non del tutto ermetiche.
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Lʼapertura giudiziosa del tetto, ha per effetto la riduzione di questa pressione offrendo ai fumi una via dʼuscita verso lʼalto, situazione che previene anche la diminuzione orizzontale della pressione, per esempio nel momento in cui le forze dʼintervento aprono una porta per entrare. Una tale apertura diminuisce inoltre il pericolo legato allʼaccumulo del calore e diminuisce la possibilità che il fumo si propaghi anche ai livelli inferiori dal momento che non può fuoriuscire dallʼalto. Tuttavia, una via dʼuscita non deve essere necessariamente praticata nel tetto. Se esistono dei lucernari o degli abbaini nel tetto, le loro aperture si prestano altrettanto bene alla riduzione della pressione. La fuoriuscita dei gas di combustione caldi migliora quasi istantaneamente la visibilità delle forze dʼintervento durante lʼattacco interno e anche il calore diminuisce senza che ci sia bisogno di utilizzare la ventilazione a sovrappressione. Questi due risultati positivi sono ottenuti dalla semplice creazione di unʼapertura che serve da via di uscita ai fumi utilizzando lʼeffetto ascensionale del calore dei gas di combustione. Più grande è lʼapertura, meglio lʼaria fresca proveniente dallʼesterno potrà penetrare nei locali e contribuire quindi al raffreddamento dei gas di combustione. La ventilazione a pressione positiva può migliorare in modo davvero notevole questo scambio dʼaria naturale, migliorando quindi ulteriormente la visibilità e le condizioni termiche allʼinterno.
Gettare acqua su di un tetto integro - senza scoperchiarlo serve solo a "lavare" le tegole;
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Creare un accesso per la lotta contro il fuoco (accesso al focolaio dellʼincendio) Lʼattacco esterno di un incendio sotto un tetto è (quasi) sempre condannato allʼinsuccesso poiché con questo tipo di attacco non è possibile raggiungere il focolaio con unʼefficacia sufficiente. Lʼattacco esterno diventa veramente efficace solo a partire dal momento in cui il tetto è sufficientemente bruciato da perdere la sua impermeabilità. Ma in questo caso è già troppo tardi! Se viene invece praticata unʼapertura nel tetto, la squadra dʼintervento ha la possibilità di combattere efficacemente il fuoco utilizzando la lancia a getto cavo oppure spegnendo a partire dallʼautoscala o da una piattaforma di salvataggio, erogando giudiziosamente lʼacqua, la schiuma CAFS (Compressed Air Foam System) o lʼadditivo bagnante – un attacco certamente più efficace di quello nel corso del quale si «spruzza» alla cieca in mezzo al fumo. Anche in questo caso bisogna tener conto di alcuni punti strategici del tetto: togliendo le tegole è possibile vederli. Si tratta per esempio dei punti di congiunzione delle travi, che possono essere preservati riducendo in questo modo il rischio di crollo del tetto.
Creare una linea di difesa sicura in caso di incendio della carpenteria Durante lʼincendio di una carpenteria, bisogna, nella
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L’apertura giudiziosa del tetto, offrendo ai fumi una via d’uscita verso l’alto, previene anche la diminuzione orizzontale della pressione.
misura del possibile, far di tutto per creare una linea di difesa a partire dallʼinterno, in modo che le forze dʼintervento abbiano la vista libera sullʼincendio e possano meglio valutare la situazione. È possibile, in parallelo, togliere le tegole nel settore della linea di difesa per evitare che il fuoco si propaghi allʼinsaputa delle forze dʼintervento. Inoltre questo tipo di apertura permette la fuoriuscita dei gas di combustione che influenza positivamente la visibilità e la temperatura al livello del solaio.
Creare la possibilità di procedere allo spegnimento finale della carpenteria Durante lo spegnimento finale, dopo lʼincendio di una carpenteria, bisogna generalmente smontare delle parti intatte della copertura per essere certi di poter scoprire eventuali focolai residui. Attualmente lʼutilizzo di una camera a immagini termiche è assolutamente indispensabile per questo genere di lavoro, ma attenzione, la camera termica non può vedere sempre tutto: è quindi meglio scoprire una superficie un poʼ più grande per essere certi che nessun focolaio sfugga al controllo. È del tutto pertinente smontare anche delle parti del tetto non danneggiate per procedere ai controlli anche se questa misura espone il resto dellʼedificio agli effetti delle intemperie. Se necessario, lʼapertura può in seguito essere coperta con un telone poiché una simile soluzione è sempre meglio che una ripresa del fuoco e un altro incendio. Creare unʼalternativa per la via di attacco o di salvataggio (piuttosto raro) È piuttosto raro praticare unʼapertura nel tetto per creare una via di attacco o di salvataggio, in quanto un salvataggio verticale è sempre più difficile da effettuare di un salvataggio orizzontale. Nel caso di una lunga via di attacco dallʼalto, esiste il rischio che le forze dʼinterven-
to vengano a trovarsi sopra al fuoco, situazione che deve prodursi solo in casi assolutamente eccezionali. Si tratta generalmente di situazioni dʼurgenza, come per esempio quando il normale accesso del solaio dal vano scale e dalle scale non è più possibile o se non esiste nessunʼaltra possibilità di procedere a un salvataggio.
Non solo lʼacqua! Negli ultimi tempi sono state fatte delle esperienze positive utilizzando la schiuma CAFS o un prodotto bagnante durante gli incendi a livello del tetto. La schiuma CAFS e il prodotto bagnante si sono rivelati efficaci nelle situazioni in cui le fiamme sono difficilmente raggiungibili, come è per esempio il caso quando lʼincendio divampa nel sottotetto o le fiamme si trovano allʼinterno dellʼisolamento.
Pericoli e rischi Durante un incendio, praticare unʼapertura nel tetto significa sempre creare una via dʼuscita che comporta anche dei pericoli e per questo deve essere sorvegliata. Una condotta sotto pressione deve sempre e in tutti i casi essere spiegata prima di praticare lʼapertura. La fuoriuscita improvvisa di gas di scarico può rapidamente modificare le condizioni di temperatura e di visibilità anche allʼesterno, motivo per cui, in caso di apertura a partire da una autoscala, bisogna essere pronti a utilizzare senza tardare dellʼacqua, della schiuma CAFS o del prodotto bagnante. La ritirata immediata della scala deve inoltre essere possibile. Non è poi escluso che i gas di combustione caldi si infiammino al momento in cui fuoriescono allʼaria aperta. Se del personale dʼintervento si trova sul tetto senza che ci sia a disposizione unʼautoscala o una piattaforma di salvataggio, gli uomini devono comunque avere la possibilità
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di una ritirata immediata. Una condotta sotto pressione deve sempre essere pronta allʼuso.
I tetti scoscesi devono sempre essere aperti dallʼalto verso il basso in modo che il cestello dellʼautoscala si trovi sempre al di sopra della parte del tetto non scoperta. Se possibile le tegole vengono tolte utilizzando un attrezzo. La situazione diventa delicata se sotto le tegole si trova uno strato dʼisolante di diversi centimetri. In questo caso non resta altra soluzione che continuare il lavoro sul tetto a mano. La lana di vetro dellʼisolamento può anche essere tagliata utilizzando una motosega dʼintervento, ma anche in questo caso la sicurezza personale è prioritaria. Per questo la protezione respiratoria, il materiale di protezione per lʼutilizzo della motosega e il set anticadute sono indispensabili. Le immagini di pompieri che lavorano sui tetti senza essere assicurati, o essendo insufficientemente assicurati, sono ancora troppo frequenti nei media. Alcuni comportamenti sono veramente suicidi. Le misure anticaduta, come tutte le altre precauzioni, sono sempre molto importanti, ma lo sono ancora di più se non si conosce la stabilità del tetto (carpenteria in cattivo stato, danni dovuti allʼincendio, ecc.).
Nonostante le misure di messa in sicurezza, un tetto danneggiato può cedere rapidamente sotto il proprio peso e il pompiere si troverà preso in trappola. Cosa fare se in più cʼè anche il fuoco? La stabilità e la portata del tetto devono essere sempre verificate, sia che si tratti di un tetto piano o a più spioventi. Il personale dʼintervento si posiziona quindi sulla parte intatta del tetto. Se diventa necessario sezionare delle travi o altre parti della carpenteria con la motosega, bisogna stare attenti a non toccare gli elementi portanti. Attenzione se la copertura è in fibrocemento! Le piastre possono scoppiare sotto lʼeffetto del calore e le schegge possono essere proiettate a vari metri di distanza, diventando dei veri e propri proiettili che possono ferire le persone che si trovano nelle vicinanze. Non appena si inizia lʼapertura di un tetto spiovente, le persone che si trovano nelle vicinanze e che rischierebbero di essere minacciate dalle tegole o da altre macerie che cadono, devono essere evacuate. Bisogna dunque prevedere uno spazio di sicurezza abbastanza grande e sbarrarlo adeguatamente. È indispensabile avere la possibilità di comunicare con il personale dʼintervento che si trova allʼinterno dellʼedificio, sul tetto o sotto questʼultimo. Senza contare che non è davvero divertente per il personale dʼintervento che si trova sotto il tetto essere innaffiato o investito dal gettito della lancia utilizzata dal lanciere in posizione sullʼautoscala. È ovviamente la stessa cosa per la
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situazione contraria. Il coordinamento dellʼattacco interno ed esterno è molto importante. Lʼattacco esterno genera sempre unʼimportante quantità di vapore allʼinterno così come un forte aumento della temperatura. Se una squadra si trova ancora allʼinterno dellʼedificio, la sua situazione può rapidamente diventare insostenibile, e perfino pericolosa, ragion per cui in questo caso spetta alla squadra che effettua lʼattacco interno ordinare dove e quando lʼattacco esterno può essere lanciato. Anche in questo caso la comunicazione è indispensabile.
Unʼaltra caratteristica dellʼapertura volontaria del tetto e che è irreversibile. Una volta aperta una breccia, non è più possibile chiuderla in caso di pericolo, contrariamente a una porta. Quindi la decisione di praticare una tale apertura deve sempre essere presa in modo ponderato e di comune accordo. Per terminare, è importante ricordare che lʼubicazione dellʼincendio dovrebbe essere nota se si intende praticare unʼapertura nel tetto per la fuoriuscita del fumo e del calore, altrimenti la sorpresa può essere molto spiacevole come nel caso in cui, per esempio, si dovesse creare unʼapertura direttamente sopra le fiamme. Caso particolare: tetti con collettori solari o installazione fotovoltaica In caso di incendio di tetti sopra i quali sono montate delle installazioni simili, vi sono dei rischi supplementari. Questo tema è già stato trattato in maniera dettagliata nel numero di Gennaio/Febbraio 2011 di VFV. Ricordiamo tuttavia in questo articolo alcuni principi fondamentali: • rispettare le distanze di sicurezza durante le azioni di spegnimento (1 metro per il getto diffuso, 5 metri per il getto pieno); • mai avventurarsi sui pannelli fotovoltaici! • lʼazione di spegnimento dovrebbe essere condotta fondamentalmente a partire dal basso o dalla parte interna del tetto; • attenzione al perimetro di proiezione delle schegge! • mai praticare aperture attraverso i moduli ma solamente a partire dalla parte sottostante.
Conclusione In caso di incendio, la creazione di unʼapertura nel tetto riduce il rischio di accumulo del calore allʼinterno dellʼedificio e migliora le condizioni delle forze dʼintervento durante lʼattacco interno. La creazione di una tale apertura è perfettamente indicata ed è certamente più valida dellʼinnaffiamento di un tetto intatto, a condizione tuttavia di tener conto della sicurezza personale e di aver proceduto alla valutazione dei pericoli.
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ASSICURARSI
Oggigiorno assicurarsi con una corda per il salvataggio non è più la soluzione ideale. Una tale corda statica è del tutto inadatta per la sicurezza anticadute, lʼideale in questo caso è una corda dinamica. Per questo è sempre necessario utilizzare il set speciale anticadute completo di imbracatura e di corda dinamica (Sacco Pompiere - SAF 1A). Nella misura del possibile utilizzare sempre delle autoscale per assicurare i pompieri. Importante! I pompieri che partecipano a questo tipo di intervento devono assolutamente essere stati formati alla sicurezza anticadute. In generale Tutti i pompieri che intervengono su un tetto indossano lʼequipaggiamento di protezione personale di sicurezza anticadute e sono assicurati a mezzo di una corda dinamica (sistema anticadute).
CONTENUTO SACCO SAF 1A
Assicurare a partire da una piattaforma di salvataggio o di unʼautoscala • La piattaforma/la navicella deve trovarsi al disopra del pompiere in intervento • Idealmente il pompiere dovrebbe trovarsi in posizione perpendicolare rispetto alla piattaforma o alla navicella • Assicurare direttamente a partire dalla piattaforma o dalla navicella • Nessun pompiere deve trovarsi sopra al vuoto
Assicurare sui tetti: tetti inclinati a più di 3 metri • Fissare la scala • Scoprire il tetto, assicurare le persone unicamente a partire da punti fissi idonei • Assicurare a mezzo di corde conformemente allʼistruzione di base concernente la sicurezza anticadute Assicurare sui tetti tetti piani a più di 5 metri • Assicurare utilizzando la corda (ritenuta) • Rispettare una distanza di 2 metri dal bordo della zona che costituisce un rischio di caduta • Le cupole in vetro sono pericolose Sicurezza sui tetti ricoperti da piastre ondulate (fibrocemento) • Sistemare una passerella di almeno 10 cm di larghezza, il più vicino possibile di una trave Lavoro con la motosega su un tetto • Utilizzare un punto di ancoraggio dorsale • Il pompiere è collegato alla corda dinamica a mezzo di un filo dʼacciaio • Assicurare con corde tese (niente corde molli)
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DI CONTROLLO PER L’APERTURA DI TETTI
Generalità: • Tipo di incendio • Ubicazione dellʼincendio allʼinterno della struttura
1. Constatare/procedere alla valutazione: • Tipo di tetto e di costruzione (tetto piano, tetto a più spioventi, ecc.) • Materiale di copertura (tegole, carta catramata, lamiera, ecc.) • Stato del tetto (età, conseguenze dellʼincendio, ecc.) • Aperture esistenti? Lucernari, abbaini, ecc. • Accesso alle aperture (per esempio autoscala, piattaforma di salvataggio, scala meccanica, ecc.) 2. Decidere: • È tatticamente indicato praticare unʼapertura? • I rischi sono accettabili? • Utilizzare le aperture esistenti • Creare unʼapertura nel tetto
3. Agire: • Sbarrare la strada, la zona pericolosa • Informare le forze impegnate nellʼattacco interno • Garantire la comunicazione • Assicurare lʼapertura creata a mezzo di una condotta • In caso di rischio di cadute: equipaggiamento dei pompieri completo di set anticadute • Equipaggiamento di protezione personale in caso di utilizzo di una motosega • Garantire una via di fuga
VALUTAZIONE
DEI TETTI
Valutazione della praticabilità Debole rischio di cedimento del tetto in presenza di: • copertura in tegole o in fibrocemento fissato sulla listellatura del tetto distante da 15 a 36 cm, secondo il tipo di tegole e di copertura • copertura in lamiera posata su un tavolato continuo Forte rischio di cedimento del tetto in presenza di: • copertura di piastre ondulate (fibrocemento) con distanza tra le piastre da 50 a 110 cm Impraticabile: • Tetti in vetro
Valutazione della natura della superficie • Invecchiamento (formazione di muschio) • Umidità (bagnato, sdrucciolevole/falda esposta al sole o dal lato ombreggiato) Comportamento durante lʼesposizione al calore • Pericolo di rottura delle tegole, delle ardesie e delle piastre ondulate • Deformazione dei tetti metallici
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La FSP organizza corsi per la sicurezza durante i lavori sui tetti, conformemente alle disposizioni della SUVA. (Nel CNVVF sarebbe opportuno che tutto il personale – incluso quello volontario – venga abilitato alle tecniche SAF 1A)
CORSI
DI SICUREZZA ANTICADUTE
LEGENDA
•
Lʼattacco esterno su un tetto intatto non serve
•
Lʼaumento della pressione causa una nuvola di
in quanto la caratteristica di un tetto è appunto quella di essere impermeabile.
fumo a forma di fungo visto che la propagazione verticale del fumo è più rapida della propagazione orizzonta-
le. Il fumo si propaga in seguito negli altri locali attraver-
so gli spazi vuoti delle pareti e delle porte non del tutto ermetiche. •
I gas dei fumi possono fuoriuscire dallʼapertura
creata nel tetto. Si produce in questo modo un effetto di
ventilazione naturale che può essere ulteriormente rinforzato dalla ventilazione a pressione positiva. •
Il tetto viene tagliato utilizzando una motosega
•
Spesso i tetti vengono aperti solo nel corso dei
•
Apertura di un tetto di lamiera con sicurezza
•
Durante lo spegnimento finale della carpenteria,
dʼintervento per mettere a nudo i focolai di brace o per permettere al calore e al fumo di fuoriuscire.
lavori di spegnimento finali allo scopo di non lasciarsi
sfuggire nessun eventuale focolaio residuo.
anticadute a partire dalla piattaforma di salvataggio.
bisogna generalmente smontare le parti intatte del tetto
per essere certi di scoprire gli eventuali focolai di brace.
CON LA COLLABORAZIONE DI: 118 SWISSFIRE.CH “GIORNALE DEI POMPIERI SVIZZERI”
Non è sempre necessario aprire il tetto, lucernari ed abbaini possono anche servire da via dʼuscita per il fumo, ma a poco servono lanci d'acqua dall'esterno.
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LETTERE
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IN REDAZIONE
CORSI FTAV Gentile Redazione VFV, mi chiamo David Rugeri e sono un vigile discontinuo. Circa un paio dʼanni fa ho inviato la domanda per passare funzionario visto che tra lʼaltro sono ingegnere e mi occupo da anni di problematiche legate alla sicurezza e allʼantincendio. Leggendo la rivista ho, con piacere, visto che è stata sanata la precedente situazione dei FTAV. Sarebbe possibile avere qualche recapito dei colleghi che hanno curato la loro questione per capire quando il Ministero pensa di regolarizzare anche la nostra?
Vi ringrazio per la disponibilità. David Rugeri Terni (TR)
LʼISTITUTO SUPERIORE ANTINCENDI
DI
ROMA
Risponde Fabio Marangoni
Buon giorno David, la nostra vicenda di FTAV è iniziata nel 2001 (si, hai capito bene 10 anni fa !!) e lʼabbiamo conclusa questʼanno anche a seguito di unʼazione legale per far fronte allʼostruzionismo di alcune Organizzazioni Sindacali della componente permanente del Corpo nazionale VVF che per 10 anni ci hanno impedito in tutti i modi di conseguire lʼagognata qualifica di FTAV.
Pertanto non è così facile come sembra anche perché dallʼanno 2004 è vigente, con il DPR 76/2004, il nuovo Regolamento dei VVF volontari che per conseguire la qualifica di FTAV prevede: • Lʼassegnazione di un decreto di nomina da parte del Ministero dellʼInterno (e dopo due anni lʼavresti già dovuto conseguire) • Ricevuto il decreto di nomina dovrai prendere parte, alla pari degli altri aspiranti VVF volontari, ad un corso di formazione istituito presso il Comando provinciale della tua provincia di residenza (Terni ?) • Una volta passato il corso dovrai effettuare un periodo di tirocinio di 5 anni presso un distaccamento volontario. • Infine dovrai partecipare ad un corso di abilitazione, secondo le modalità stabilite dal Dipartimento dei VVF, presso lʼIstituto Superiore Antincendi di Roma. Per quanto sopra a che punto sei?
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Cordiali saluti Fabio Marangoni
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NELL’ARETINO UN CORSO PATENTI CON SOLI DOCENTI VOLONTARI corso, ha preso spunto addirittura da una circolare di chiarimento del 1995 (a firma dellʼallora direttore generale Corbo) che faceva riferimento ad altra disposizione (nr. 6847 del 25/07/94) andandola in parte a modificare.
(omissis) “Al peronale volontario di cui trattasi, lʼinsegnamento teorico e le esercitazioni di guida, formanti programma di specifico corso per il conseguimento delle patenti di 2° e 3° categoria, possono essere impartiti direttamente da personale appartenente al distaccamento stesso o ad altro distaccamento volontario, purché abbia la qualifica minima di Capo Squadra e sia in possesso di patente di guida VV.F. non inferiore alla terza categoria da almeno cinque anni;”
Lezioni di guida per i volontari di Pratovecchio e Sansepolcro per lʼavanzamento dalla patente di prima categoria alla seconda. Gli unici “istruttori” 2 C.Sq. volontari designati dal comando di Arezzo.
Gli anni dʼanzianità di patente necessari sono stati di recente raddoppiati, si veda il T.U. patenti terrestri (art.8.6) diramato il 1 giugno 2010 a firma del capo dipartimento Tronca. (ne abbiamo parlato su VFV n°6/2010 a pag. 32).
a cura di Donatello Torrioli
ono dodici i vigili del fuoco volontari che hanno ottenuto il “secondo grado” e potranno condurre i mezzi con massa complessiva a pieno carico superiore alle 3 tonnellate e mezzo (non in servizio di soccorso). I neopatentati potranno invece già guidare “in sirena” furgoni, fuoristrada e autovetture.
S
Il comandante provinciale (Ing. Settimio Simonetti) ha riservato a se stesso la presidenza del corso, affidato la direzione ad uno SDAC, ma lasciato la docenza a Massimo Mercati e Sergio Ligi, entrambi CSV (capi squadra volontari) di provata esperienza e con diversi anni di “camion” sulle spalle. Il capo reparto esperto Farini ha codiuvato i due docenti soltanto nellʼaffrontare alcuni argomenti specifici. Il dirigente (Simonetti) al fine dʼorganizzare questo
IL COMANDANTE ING. SETTIMIO SIMONETTI
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Armate e la Croce Rossa Italiana”. La norma ha suscitato da più parti perplessità, contrastando con il decreto ministeriale 739/1994 che allʼart. 1 definisce la figura professionale dellʼinfermiere come colui “ in possesso del diploma universitario abilitante (Laurea di I° livello, n.d.r.) e dellʼiscrizione allʼalbo professionale”.
INFERMIERE VOLONTARIE DELLA C.R.I. ESERCIZIO ABUSIVO MASCHERATO? Grazie a recenti provvedimenti del Governo, con un corso biennale il personale in possesso del diploma di “Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana” viene abilitato a prestare assistenza sanitaria propria della professione infermieristica. Attività che gli infermieri italiani svolgono dopo aver conseguito una laurea triennale. Tra lʼaltro, per paradosso, gli infermieri (anche specialisti clinici) che prestano servizio nellʼEsercito Italiano, sono inquadrati come sottufficiali, le infermiere sono invece ufficiali, quindi gerarchicamente superiori. A CURA DELLA REDAZIONE
n data 13 Gennaio 2011, sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il D.M. 9 novembre 2010: è il profilo delle infermiere volontarie della C.R.I. Lʼinfermiera volontaria della C.R.I non è un infermiera abilitata ai concorsi del Servizio Sanitario Nazionale ed il termine infermiera è utilizzato impropriamente.
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La formazione delle Crocerossine prevede la frequenza di un corso teorico-pratico, non universitario, biennale di 800 ore, che presume tirocini professionalizzanti allʼinterno degli ospedali militari, ma anche in quelli civili, in ambulatori e centri assistenziali, prestati volontariamente. In ambito civile il diploma di “Infermiera Volontaria” corrisponde alla qualifica di operatore socio-sanitario specializzato. LʼO.S.S.S. è una figura di supporto allʼinfermiere e non una figura che sostituisce lʼinfermiere stesso. Con la pubblicazione della legge 108/2009, le Crocerossine sono state abilitate a svolgere le funzioni “proprie della professione infermieristica”, limitatamente però ai servizi svolti “per le Forze
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ARTICOLO 3,
Il Tar del Lazio (al quale la Federazione Nazionale IPASVI* ha fatto ricorso) ha ravvisato che: “lʼart. 3, comma 10, L. 3 agosto 2009 n. 108 prevede la possibilità, per i volontari della Croce Rossa che hanno il diploma di infermiere volontario, di prestare servizio di emergenza e assistenza sanitaria con le funzioni proprie della professione infermieristica in un contesto emergenziale. Considerato pertanto che lo studio oggetto del corso mira a preparare dette infermiere della Croce Rossa a fronteggiare anche le situazioni di emergenza, senza per nulla modificare, nelle situazioni ordinarie, il rapporto che intercorre con il personale infermieristico”.
In altre, parole secondo il TAR Lazio, lʼavversato decreto ministeriale non ha il potere di innovare le funzioni delle Infermiere volontarie C.R.I. che sono e restano esperibili solo in casi emergenziali e non “in situazioni ordinarie”.
COMMA
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DELLA
LEGGE 108/2009
“Il personale in possesso del diploma di infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana, di cui allʼarticolo 31 del regolamento di cui al regio decreto 12 maggio 1942, n. 918, equivalente allʼattestato di qualifica di operatore socio-sanitario specializzato, esclusivamente nellʼambito dei servizi resi, nellʼassolvimento dei compiti propri, per le Forze armate e la Croce Rossa Italiana, è abilitato a prestare servizio di emergenza e assistenza sanitaria con le funzioni e attività proprie della professione infermieristica” «Questo articolo riconosce che la formazione dellʼinfermiera volontaria della Croce Rossa Italiana non possa portare che allʼacquisizione di una professionalità nellʼambito socio-sanitario, dove il “socio” sta a dimostrare la non esclusiva finalità sanitaria, associata invece a una pre-
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gnante finalità sociale. Tuttavia, poco oltre, si consente alla stessa volontaria di operare nel diverso e più complesso ambito delle professioni sanitarie.» Ha dichiarato Giovanni Muttillo, presidente del Collegio di Milano e Lodi dellʼIPASVI (LʼAlbo degli Infermieri N.d.R.). Muttillo ha poi proseguito: «I punti critici sono parecchi. Il primo riguarda il citato socio-sanitario: già a suo tempo il giudice amministrativo si è pronunciato in merito, stabilendo che “lʼattività infermieristica non può essere fatta rientrare nella locuzione servizio socio-sanitario, ché questʼultimo si differenzia dalla prima, spiccatamente sanitaria, proprio per quel “socio” (...). In definitiva lʼattività infermieristica, vale a dire sanitaria, può essere svolta unicamente da soggetto abilitato e iscritto al relativo albo. Già su questo punto, le incongruenze sono evidenti. Il secondo, perfettamente integrato con il primo, riguarda lʼabilitazione e lʼiscrizione allʼAlbo. Lʼesercizio della professione infermieristica richiede due requisiti minimi inderogabili: un percorso formativo universitario (laurea) e lʼiscrizione allʼAlbo professionale. Entrambi questi requisiti non sono previsti per le infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana. Quanto detto espone le crocerossine a cadere inequivocabilmente nellʼesercizio abusivo di professione (art. 348 Codice Penale). Il terzo è lʼaspetto con maggiori ricadute sul cittadino: con lʼarticolo in oggetto viene infatti ufficializzata e autorizzata una deroga ai requisiti minimi per figure che sono destinate a operare in contesti di emergenza. Bene, non è proprio in questi contesti che le esigenze di alta professionalità e competenza sono maggiori? Un paradosso, quindi, che può avere effetti profondi sulla qualità dellʼassistenza erogata. Il quarto e ultimo punto, poi, va a monte, allʼorigine della faccenda: solo in Italia le volontarie della Croce Rossa vengono chiamate “infermiere”.» CONSIDERAZIONI GENERALI SUL DM 9/11/2010 (DEL DR. INF. CARMELO RINNONE):
- la formazione è decisamente limitata, tranne alcune particolarità della Croce Rossa, come le maxiemergenze, lʼintervento in zone di guerra o il diritto internazionale, è il programma di un corso OSS con formazione complementare;
- infermiere laureato è sempre scritto in minuscolo, Infermiera Volontaria invece è sempre scritto in maiuscolo (e non è solo “forma”);
- la presenza dellʼinfermiere laureato non è mai obbligatoria (ove presente), lasciando ampi spazi di autonomia alle
volontarie C.R.I.;
- viene citato solo lʼinfermiere laureato, senza alcun rimando alla norma sullʼequiparazione dei titoli (sembra che, nonostante lʼequipollenza dei titoli, il decreto voglia far passare le infermiere volontarie come superiori agli infermieri con titoli equipollenti; - non vi è nessuna norma riguardo la responsabilità civile e/o penale; - vengono definite “operatori sanitari”;
- si mortifica la libera professione e si colpiscono indebitamente gli infermieri liberi professionisti, consentendo alle Delegazioni C.R.I. di fornire prestazioni infermieristiche complesse in modo gratuito, tramite le Infermiere Volontarie;
- si ghettizza il sesso maschile, essendo impossibile agli uomini accedere ai corsi per Infermiere Volontarie della C.R.I.;
- per paradosso gli infermieri, anche Specialisti Clinici, che prestano servizio nellʼEsercito Italiano sono inquadrati come Sottufficiali, mentre le Infermiere Volontarie sono Ufficiali. In caso di collaborazione quindi, gerarchicamente, sono superiori.
- Si va ad intaccare lʼart. 32 della costituzione Italiana e non si rende unʼassistenza sanitaria infermieristica corretta e uniforme, creando un grave danno alla tutela della salute dei cittadini. (*) IPASVI – Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari, Vigilatrici dʼInfanzia
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LEVATECI L’UNICEF
Il legame CNVVF/UNICEF è palesato da quel piccolo rettangolo di plastica o stoffa applicato sul lato sinistro delle giacche delle nostre divise. Negli scorsi mesi ha preso a girare una “voce” che voleva si togliesse quel distintivo blu dalle uniformi, per via dʼuna presunta convenzione scaduta. Abbiamo interpellato la presidente del Comitato Provinciale UNICEF di Milano, la quale (oltre a cascare dal pero) ci ha rassicurati: siamo ancora ambasciatori, e quel rettangolo potrà (dovrà) rimanere al suo posto. Corpo
Nazionale
dei Vigili del Fuoco,
IL
è impegnato a fian-
co dei bambini dal 1989, da
quando cioè ha ricevuto la
nomina di “ambasciatore di buona volontà“ da parte del
Comitato Italiano per lʼUnicef.
Infatti, nel 1989 il Corpo è stato nominato Goodwill Ambassador
dellʼUNICEF Italia con questa importante motivazione: “La
presenza
nelle
emergenze,
caratterizzata dallʼimparzialità e
votata esclusivamente a rispon-
dere ai bisogni dellʼessere
umano, accomuna i Vigili del
Fuoco e lʼUNICEF e crea i presupposti
per
una
naturale
alleanza tra loro in favore del-
lʼinfanzia; (...) ad essi affidiamo
lʼimpegno ideale di rappresen-
tare, ovunque intervengano, lo
spirito di solidarietà che deve animare lʼazione di coloro
che hanno a cuore le sorti dei bambini e delle bambine“.
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Il pensiero di Angelo Zanola (da VFV n°6/2009)
Spesso capita che, per i moti-
vi più disparati e misteriosi, tale “patch” venga sostituito da spille, ricami, onorificenze e nuovi gradi (?) dai più
variegati colori e reconditi
significati noti solo agli orgo-
gliosi proprietari delle divise così alterate, come se la
necessità di far spazio a nuove insegne possa essere sufficiente
a
mettere
in
secondo piano il ruolo che,
riconosciuto a livello naziona-
le, ci è stato attribuito a favore dellʼinfanzia.
Gentile signor Mangano, sinceramente non so quale sia la ragione per cui sia stato deciso di rimuovere il logo dellʼUNICEF dalle divise dei Vigili del Fuoco e devo dire che anche a me la cosa dispiace un pò. Tutti i vigili che ho incontrato in questi anni e che sono stati e continuano a essere preziosissimi per la nostra attività, si sono sempre dichiarati orgogliosi di avere lʼUNICEF sulla loro divisa. Per quanto riguarda il resto le posso assicurare che I Vigili del Fuoco mantengono la carica di Goodwill Ambassador dellʼUNICEF, come può facilmente verificare sul nostro sito (www.unicef.it) e che, anche questʼanno, saranno al nostro fianco per lʼiniziativa delle Orchidee. Può chiedere ulteriori precisazioni alle due persone in indirizzo per conoscenza che lavorano a Roma nel Comitato Nazionale. Cordiali saluti Fiammetta Casali Presidente Comitato Provinciale UNICEF Milano
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MANCANO VIGILI DEL FUOCO? NOI VOLONTARI SIAMO PRONTI Un funzionario scrive alla STAMPA: «In un momento di assoluta crisi, dove ci chiedono di tirare la cinghia perché il debito pubblico è alle stelle, leggo, a dir poco basito, della protesta sindacale dei vigili del fuoco di Torino che lamentano la carenza di personale dei ruoli di direttivo e funzionario del corpo. Sono un funzionario volontario del comando di Torino. Insieme ad altri tredici colleghi sto attendendo da aprile che il comando emani una disposizione e ci impieghi per quello che ci hanno fatto studiare e preparare a spese dei contribuenti in 10 anni di corso su un complessivo di minimo 20 di carriera e attività operativa, andando anche a Roma a sostenere lʼesame finale presso il Dipartimento, quando tutti gli altri colleghi dʼItalia vengono impiegati ormai da tempo. Specchio di unʼItalia che si riempie la bocca con la parola volontariato, citando a sproposito anche lʼEuropa, dove siamo il fanalino di coda. In Svizzera gli effettivi sono lʼ1% della forza totale, i volontari sono centomila e in Germania due milioni. In Italia siamo poco più di 15 mila, ma i professionisti sono il 90% della forza totale». Luca Bonello
LA PROTESTA DELLE OOSS
Carenze di organico dei Funzionari e dei Dirigenti dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco del Piemonte
Solo pochi giorni fa, mercoledì 27 luglio, si è svolta una vertenza regionale tra parti sindacali e Amministrazione del Dipartimento dei Vigili del Fuoco nellʼintento di dirimere la questione inerente la carenza di funzionari direttivi che colpisce gravemente la nostra Regione rispetto alle carenze medie nazionali, e che trova la sua massima criticità al Comando VV.F. di Alessandria (come da nota allegata del 23/06/2011). Quasi contemporaneamente lʼAmministrazione Centrale ha disposto il piano di mobilità su base nazionale del personale Dirigente che, per la parte inerente la nostra Regione, ha comportato ad oggi, con la dicitura “da definire”, la vacanza dei Comandi VV.F. di Vercelli e Verbania.
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GLI FTAV
Sfugge alle scriventi il motivo della mancata adozione di provvedimenti di reggenza in capo a Funzionari direttivi, al fine di garantire la continuità delle funzioni di Comando, riproponendo nientʼaltro che logiche consolidate in passato e che hanno dato risposte positive e soprattutto senza costi aggiuntivi per lʼAmministrazione. Altra riflessione che si vuole porre, anche secondo le valutazioni poste dal Sig. Direttore Centrale per lʼEmergenza che ha presieduto la suddetta vertenza regionale, è il ruolo fin qui svolto dalla Direzione Regionale VV.F. per il Piemonte, passibile di maggiore incisività, appunto per risolvere, o comunque rappresentare al livello centrale dellʼAmministrazione, le gravi problematiche territoriali. La gestione dellʼintera vicenda, oltre a generare forti perplessità e preoccupazioni nelle scriventi, comporta criticità severe per i compiti istituzionali dei Comandi VV.F. della Regione, anche riguardo il soccorso tecnico urgente, con inevitabili conseguenti carenze di risposte alla comunità, in un territorio come quello del Piemonte caratterizzato da elevati indici di popolazione, rilevanti rischi antropici e naturali e con presenza di considerevoli infrastrutture collettive. Per tali argomentazioni, precisando che le scriventi mantengono lo stato di agitazione sindacale per la tematica, si pregano le SS.LL di potere avviare ogni utile iniziativa atta a risolvere la situazione di grave sofferenza degli organici dei Funzionari, e adesso anche dei Dirigenti, in cui versano i Comandi VV.F. del Piemonte. LA STAMPA – Specchio dei tempi del 17 agosto 2011
TORINESI
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A LLIEVI VVF IN
T RENTINO A LISSONE E
A CURA DI
700, CI SONO I PRIMI 7 PRECURSORI, QUALCOSA SI MUOVE (LENTAMENTE) ANCHE NEL CORPO NAZIONALE SE NE SONO RADUNATI
GIANLUCA RONDI (*), GRETA NOVA, FRANCESCA AROSIO (**) E DELLʼUFFICIO STAMPA DELLA PAT
Al Campeggio Provinciale di Molveno, tra ragazzini, ragazzi, istruttori e logistica erano quasi un migliaio. Una realtà ormai consolidata che vede i giovani apprendere lʼarte di fare il pompiere, ma è anche un momento di crescita che porta allʼinserimento responsabile nella Comunità. Si pensi che il primo gruppo allievi, sorto in Inghilterra nei primi anni ottanta, nacque principalmente per togliere gli adolescenti dalle strade di Birmingham sconvolte da cruenti disordini popolari. Sul “Modello Trentino, a Lissone (MB), la locale ONLUS “Civici Pompieri Volontari” ha reclutato i primi allievi presso le scuole superiori. Un progetto “Allievi” per il Corpo Nazionale (messo in piedi dal Consigliere Rondi dellʼANVVFV) è stato addirittura approvato dallʼallora capo dipartimento nel 2008, ma problemi e “ignoti ostacoli” ne hanno rallentato lʼoperatività. Quello Nazionale dovrebbe chiamarsi “GRUPPO DI CONTATTO GIOVANI E VIGILI DEL FUOCO”, quasi a voler chiarire che i ragazzini coi pompieri non cʼentrano (quasi) nulla.
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G I O VA N I V V F a ormai consueta cerimonia dellʼalzabandiera ha dato il via ufficiale a Molveno allʼ11° campeggio provinciale dei Vigili del Fuoco Volontari Allievi. Quasi 700 ragazze e ragazzi provenienti da tutti i Corpi del Trentino, seguiti da oltre 200 tra istruttori e addetti alla logistica sono stati impegnati in manovre ed esercitazioni fino a domenica 3 luglio. Per gli allievi unʼesperienza formativa e divertente, per questa fondamentale componente della Protezione civile trentina unʼaltra bella prova di organizzazione ed efficienza e probabilmente una curiosità da ammirare per gli abitanti e gli ospiti del paese incastonato ai piedi del Brenta. Come sempre, a colpire sono lʼordine delle grandi tende del campo base, che per qualche giorno hanno fatto da casa agli allievi, e lo straordinario brulicare di attività allʼinterno e intorno al campo, piazzato sui grandi prati di fronte al lago. Davanti a questo vero e proprio “vivaio”, dove si formano i vigili del fuoco volontari del futuro, sventola il vessillo della Provincia autonoma di Trento accanto a quelli italiano ed europeo. Con lo schieramento dei giovani Vigili del Fuoco Volontari e il saluto delle autorità si è aperta dunque lʼedizione 2011 di questa manifestazione che si ripete ogni anno in un luogo diverso e che questʼanno è stata organizzata con lʼimpegno in prima fila dellʼUnione Distrettuale di Mezzolombardo e del Corpo dei Vigili del Fuoco volontari di Molveno. Allʼapertura hanno partecipato il sindaco di Molveno Ruggero Franchi, il suo collega di Rovereto Miorandi, la presidente della Comunità della Paganella Donata Sartori, il presidente della Federazione provinciale dei Vigili del Fuoco Volontari Alberto Flaim, lʼIspettore del distretto di Mezzolombardo Matteo Cattani, il comandante dei vigili del Fuoco di Molveno Tullio Franchi. Erano presenti anche il dirigente del Servizio Antincendi e protezione civile della Provincia Silvio Zanetti, il dirigente del Servizio Prevenzione rischi Gianfranco Cesarini Sforza e il dirigente generale del Dipartimento Protezione civile e infrastrutture Raffaele De Col che ha portato il saluto del presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai. “Il territorio del nostro Trentino - ha detto De Col rivolgendosi ai ragazzi - vive anche del vostro volontariato”. I numeri di questa edizione: sono quasi 700 gli allievi, ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, più istruttori e accompagnatori addetti alla logistica per un totale di quasi 950 persone. La prima giornata del campeggio termina con una serata informativa a cura della Guardia di Finanza. Venerdì 1 luglio, i ragazzi di buon mattino sono partiti per le varie escursioni programmate per rientrare poi nel tardo pomeriggio. Alla sera tutti insieme per un momento di amicizia. Sabato 2 luglio al mattino i volontari dellʼADMO hanno illustrato ai ragazzi lʼattività dellʼassociazione che si occupa delle donazioni del midollo osseo, al pomeriggio sʼè svolta una dimostrazione di soccorso al lago, quindi alle 18.00 la Santa Messa Presieduta dallʼArcivescovo, monsignor Luigi Bressan. Il campeggio sʼè poi concluso domenica 3 luglio con un altro momento ufficiale nella mattinata: la sfilata e le manovre.
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G I O VA N I V V F EHI,
CI
SIAMO
ANCHE NOI…!
(Gli Allievi Vigili del Fuoco di Lissone)
Lʼidea di organizzare un gruppo allievi in Brianza nasce dalla ONLUS “Associazione Civici Pompieri Volontari di Lissone”, i cui componenti si sono prefissati lʼobbiettivo di “reclutare” i ragazzi delle scuole superiori e proporre loro un addestramento fisico e uno pompieristico sul modello dei vigili del fuoco volontari del Trentino che già da anni svolgono questa attività. I risultati che gli allenatori vogliono raggiungere con questo progetto è far si che tramite la partecipazione a un gruppo sportivo “diverso”, i ragazzi possano ricevere dei valori quali lʼaltruismo, la solidarietà e lo spirito di volontariato che permetta loro, in futuro, di entrare a far parte di unʼorganizzazione di volontariato. LISSONE (MB) - Se doveste vedere un gruppo di giovani ragazzi tanto coraggiosi da cimentarsi in salti, posizioni dʼequilibrio, immersioni oppure appesi su una scala, in divisa, non meravigliatevi e non pensate di essere immersi in un sogno, questa è la realtà, questo è il gruppo “ALLIEVI vigili del fuoco”!
ne è stata la dimostrazione), nonostante i nostri iniziali dubbi sulle capacità di cimentarci in questi esercizi. Il nostro allenamento ci ha visto impegnati tutte le settimane tra le varie attività che ci sono state proposte; oltre alla scala controventata, infatti, nella prima parte dellʼanno, ci siamo cimentati in altri esercizi pompieristici come lo stendimento dei tubi, la scala al castello, un percorso in previsione di unʼeventuale gara in Trentino e i complicati nodi con la fune! Alla base di tutti questi allenamenti cʼè stata unʼattività in palestra perché, si sa, una buona preparazione fisica è alla base della formazione di un buon allievo. Fare lʼallievo è diventato così per noi un nuovo sport: lʼallenamento, infatti, è finalizzato a un gioco di squadra e tra salti al trampolino, ruote, posizioni di equilibrio, corsa e lanci il nostro gruppo ha cominciato a unirsi non solo come forza fisica, ma anche come amicizia. Nonostante lʼimpegno per tutte queste attività - la fatica per alcuni esercizi e la concentrazione per altri - siamo riusciti a tenere duro, anche grazie al fatto che questi esercizi si sono rivelati non solo istruttivi, ma anche in un certo senso affascinanti e divertenti! Il programma prevedeva anche il corso in piscina di salvataggio grazie al quale abbiamo perfezionato le 3 nuotate fonda-
Siamo un gruppo di sette ragazzi tra i 16 e i 19 anni: Francesca Arosio, Greta Nova, Davide Missaglia, Beatrice Tognetto, Lorenzo Cascione, Jacopo Sciolti e Christian Esposito. Inizialmente eravamo un gruppo più numeroso, ma, purtroppo, qualcuno si è “perso”.
Era una calda domenica di giugno quando abbiamo avuto lʼopportunità di mostrare con entusiasmo ciò che abbiamo imparato durante il corso che ci ha visto impegnati da settembre. Domenica 12 giugno, infatti, durante la manifestazione di Beach Volley organizzata dal distaccamento dei Vigili del fuoco Volontari di Lissone, ci siamo esibiti nella manifestazione del montaggio della scala italiana controventata. Eravamo un poʼ timorosi, ma, superata in parte la paura di sbagliare e in parte la tensione di decine di sguardi tutti lì per noi, ci siamo fatti coraggio e...indossata la divisa, protetti dal caschetto e preparate scale e funi, ci siamo schierati pronti per dare prova delle nostre abilità. Possiamo dire che la dimostrazione è riuscita con successo dai numerosi applausi non solo dei nostri amici, ma anche dei numerosi spettatori rimasti stupiti. Siamo soddisfatti di noi stessi e dei risultati che siamo riusciti a raggiungere durante tutto lʼanno (questa manifestazione
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LORENZO, FRANCESCA, CHRISTIAN, BEATRICE, JACOPO, GRETA, DAVIDE
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G I O VA N I V V F mentali (stile libero, rana, dorso), ma in particolare i principi del nuoto di salvamento che ha permesso, a chi era interessato, di conseguire il brevetto. A questa iniziativa hanno partecipato anche alcuni vigili del fuoco del distaccamento. Abbiamo seguito, inoltre, alcune lezioni in piscina con lʼutilizzo degli autorespiratori ad aria; inizialmente era presente da parte di tutti un poʼ di paura, principalmente perché per molti era la prima volta, ma con coraggio abbiamo provato questa nuova esperienza che si è svelata molto interessante e piacevole. Il corso, infatti, si è concluso con grande soddisfazione da parte di tutti! La nostra curiosità, tuttavia, non finisce qui: abbiamo seguito, infatti, delle lezioni di pronto soccorso e orienteering in caserma, con manichini un poʼ insoliti perché talvolta eravamo noi stessi a far da cavia. Il mese di luglio, invece, ci ha visti impegnati in alcune lezioni di arrampicata che, tra lʼaltro, hanno messo a frutto lʼesperienza dei nodi. I nostri obiettivi per il prossimo anno? Sicuramente far crescere numericamente il nostro gruppo, imparare altri esercizi, conoscere meglio il mondo dei pompieri e riuscire a partecipare alle gare in Trentino per poterci confrontare con i nostri coetanei di quella regione. Per ora siamo soddisfatti del corso di questʼanno che si è concluso nel migliore dei modi con una “vacanzina” a Marina di Pietrasanta ; qui ci siamo conosciuti meglio perché abbiamo avuto la possibilità di stare insieme 24 ore su 24 senza essere accompagnati. Noi, quelli che tra la spiaggia, il mare, il divertimento e il relax abbiamo scoperto altri interessi comuni... • quelli che hanno un sacco di progetti... • quelli che hanno entusiasmo da vendere… • quelli che non li ferma nessuno... • quelli che sono anche su fb... • quelli che sono stati contagiati da una passione unica: fare lʼAllievo vigile del fuoco! P.S. Tenete dʼocchio YouTube, tra un poʼ ci sarà il nostro video.
Il progetto “Gruppo Allievi” del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco LʼAssociazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari, nel 2007 ha incaricato lo scrivente di verificare e attuare unʼindagine mirata a esplorare le realtà nazionali e internazionali esistenti in materia di: “Gruppi allievi vigili del fuoco”. Nel 2008 il Capo Dipartimento prefetto Pecoraro approvava il “Progetto Pilota” senza costi per lʼAmministrazione, interamente a carico degli enti locali. Ora dovremmo essere in dirittura dʼarrivo (quantomeno per lʼinizio della sperimentazione prevista a Palazzolo SullʼOglio), sappiamo per certo che non si chiamerà “Gruppo Allievi” ma “Gruppo di Contatto Giovani e Vigili del Fuoco”. Dalla raccolta di specifici atti, dalle idee ed esperienze acqui-
site in tali ambiti dalle varie realtà esistenti sul territorio nazionale e dai molti contatti avuti con la vicina Federazione dei Vigili del Fuoco Volontari del Trentino, è stato possibile organizzare un insieme di documenti in grado di illustrare sommariamente lʼargomento in esame alla luce di auspicate simili iniziative da intraprendere nel contesto del nostro Corpo Nazionale. Per questo motivo e per le esigenze esposte da alcuni Distaccamenti della provincia di Brescia grazie allʼinteressamento dellʼallora Comandante provinciale Salvatore Buffo, da ormai tre anni si è ottenuto il consenso dal Ministero dellʼInterno, Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, per gettare le basi per la costituzione dei gruppi allievi dei Vigili del Fuoco. Con lettera datata 10 aprile 2008, protocollo 593-81635 il Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, Prefetto Pecoraro comunicava al Comando di Brescia e alla Direzione Regionale VVF della Lombardia lʼadesione del predetto Dipartimento al progetto “allievi vigili del fuoco”. Il progetto pilota, unico nel territorio nazionale, e per il quale furono incaricati i Distaccamenti Volontari bresciani di Desenzano del Garda e Palazzolo sullʼOglio, si propone di ricreare quindi la positiva esperienza già in essere da parecchi anni nel Trentino Alto Adige sfruttandone la consolidata esperienza. A ulteriore riprova dellʼimportanza che detta regione assume nello scenario nazionale nellʼambito pompieristico il 23 luglio 2009 ad Ostrava, nella Repubblica Ceca, il Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco Ing. Antonio Gambardella partecipò allʼAssemblea dei delegati del CTIF, concomitante con la 14sima Olimpiade dei Vigili del fuoco, e durante i lavori dellʼAssemblea è stato deliberato, tra lʼaltro, lo svolgimento della 15sima Olimpiade in Italia, a Trento. Il CTIF è composto come noto da 49 Paesi a cui si sono aggiunti di recente Giappone ed Iran. Il progetto “allievi vigili del fuoco” è caratterizzato e si fonda su alcuni concetti e propositi ritenuti fondamentali:
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G I O VA N I V V F NON SOLO STORIA E TRADIZIONE: i gruppi allievi, dalla storia secolare, nascono, si diffondono ed operano, infatti, non solo come momento formativo volto allʼarruolamento di futuri Vigili del Fuoco Volontari. Essi, qualsiasi sia la loro nazione o collocazione geografica, devono rivestire una funzione sociale importantissima quella cioè di coinvolgere ed investire sui giovani per trasmettere a loro ideali e valori che fin dalle origini costituiscono la struttura del pensiero dei Vigili del Fuoco Volontari. Basti pensare, per esempio, che il primo gruppo allievi sorto in Inghilterra nei primi anni ottanta ha avuto come input lʼesigenza di togliere gli adolescenti dalle strade di Birmingham sconvolte da cruenti disordini popolari dellʼepoca. NON SOLO FORMAZIONE: i gruppi allievi non devono rappresentare solo momenti di apprendimento tecnico ma dovranno proporsi come vere e proprie scuole di vita che coinvolgono varie figure ed enti istituzionali. Alla stessa stregua di quanto avviene nel Trentino, per esempio, i coordinatori dei Gruppi Allievi organizzeranno incontri con la polizia di stato, carabinieri, corpo forestale, personale addetto al primo soccorso sanitario, soccorso alpino, ecc.. con un sapiente utilizzo di momenti ludici e senza dimenticare lʼimportantissimo ruolo svolto dai genitori e, quindi, dalla famiglia. Particolare attenzione deve essere altresì attribuita al rispetto dellʼambiente (argomento molto sentito dalla popolazione e dalle stesse organizzazioni di volontariato presenti sul territorio nazionale) con veri e propri soggiorni in campeggi, gite mirate e parecchia attività svolta allʼaria aperta; INTEGRAZIONE E RISPETTO: i piccoli possono aderire allʼesperienza dei gruppi allievi già alla tenera età di 10 anni a prescindere dal sesso (come nella stragrande maggioranza degli altri paesi europei), senza nessun problema per ciò che concerne lʼintegrazione razziale e, dati i tempi che stiamo vivendo, questa opportunità non è per niente da sottovalutare;
COMPETIZIONE E SPIRITO DI CORPO: specifico interesse deve essere riservato alla formazione dello spirito di corpo, al rispetto dei compagni, alla disciplina, ma anche alla competizione, mediante lʼorganizzazione di vere e proprie sfide allʼinterno dello stesso gruppo o con altri gruppi Allievi. In realtà queste competizioni esistono da tempo, sono definite “Concorsi” e sono specifiche per i ragazzi dai 12 ai 16 anni seguendo un regolamento internazionale stabilito dal C.T.I.F.. Per meglio accrescere gli stimoli personali ed il senso di appartenenza alla propria squadra i passaggi di fascia dʼetà degli allievi e quindi il loro progredire nel percorso formativo
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saranno altresì sottolineati dal superamento di specifici test a cui faranno seguito cerimonie di consegna di attestati o, in certi casi, di veri e propri premi. Durante queste feste auspicato deve essere il coinvolgimento e la partecipazione dellʼintera comunità civile e politica ad ulteriore beneficio per quanto concerne il senso civico dei piccoli allievi.
COMPETENZA: a sottolineare ulteriormente lʼestrema importanza da attribuire ai gruppi allievi dei vigili del fuoco vi dovrà essere lʼaccurata e specifica preparazione a cui si sottoporranno i vigili che aspirano a svolgere mansioni di istruttore. Con modalità e regole di approccio alle materie da valutare i canditati vigili istruttori dovranno infatti dimostrare particolari e comprovate doti di spiccata capacità organizzativa, di intrattenimento dei giovani allievi che verranno perfezionate mediante il superamento di uno specifico corso da organizzare periodicamente. Durante detto corso gli aspiranti istruttori acquisiranno nozioni che spaziano dalla psicologia alla pedagogia, dalla capacità di orientamento ai fondamenti di primo soccorso, dal diritto agli specifici aspetti giuridici, dalla preparazione ginnica alle conoscenze storiche, ecc. A tale proposito è stata appurata la concreta fattibilità di aggregare alcuni colleghi dei predetti Distaccamenti pilota ai corsi approntati dalla Federazione Trentina resasi disponibile per questo.
VIGILI DEL FUOCO A TUTTI I COSTI ?: come accennato alcune realtà esistenti non perorano la perentorietà dellʼingresso a tutti i costi nel servizio operativo dei vigili del fuoco. In talune di queste, infatti, gli allievi giunti alla soglia della maggiore età vengono addirittura esclusi dalle attività dei Gruppi al fine di favorire in loro un momento di libera riflessione propedeutica alla scelta finale che resta libera indipendentemente dallʼesito del periodo di appartenenza al Gruppo. Nel progetto pilota di cui alla presente si prevede di lasciare la massima libertà agli allievi di decidere, a compimento della maggiore età, se procedere allʼinoltro dellʼistanza volta allʼiscrizione nei quadri del Corpo Nazionale. Lʼeventuale iscrizione dovrà seguire comunque le disposizioni di legge vigenti per tale procedura con auspicata maggiore celerità rispetto ai tempi attuali. Si è provveduto a redigere specifico regolamento di formazione e funzionamento dei gruppi allievi pilota basandosi su quanto già in essere nel Trentino a cui sono state apportate le necessarie modifiche per renderlo consono alla realtà locale. In analogia a quanto sopra menzionato è stato altresì approntato e definito, in collaborazione con lʼallora Comandante Bresciano Buffo, un programma didattico capace di uniformare il più possibile le attività previste, lʼuso delle attrezzature oltre che fornire ulteriori fondamentali indicazioni (assicurazione infortuni per esempio). Ulteriore aspetto di fondamentale importanza per lʼavvio di
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detta importantissima esperienza è quello economico – finanziario. Partendo dal presupposto di non dover gravare sulle già esigue disponibilità economiche dellʼAmministrazione, grazie al diretto interessamento del Comandante provinciale di Brescia, sono stati organizzati e svolti incontri sul territorio presso le sedi municipali dei Comuni ove sorgono i Distaccamenti volontari oggetto del progetto pilota alla presenza dei rispettivi primi cittadini e dei rappresentanti delle altre amministrazioni dei comuni vicini appartenenti al territorio di competenza delle sedi volontarie.
La positiva esperienza degli ultimi anni in merito alla fattiva collaborazione degli Enti locali nellʼacquisto ed assegnazione di attrezzature dʼintervento o di costruzione di nuove strutture da destinare ai vigili del fuoco volontari con sede nel proprio comune ha infatti spinto il Comandante ed i relativi collaboratori dei citati Distaccamenti a chiedere ulteriore sostegno nel concretizzare sul territorio il progetto dei gruppi allievi. Dagli incontri è emersa la piena condivisione di intenti e la disponibilità degli Amministratori locali ad appoggiare, anche economicamente, lʼiniziativa pilota. Sono state ipotizzate somme necessarie per sostenere il progetto ma soprattutto è stata approntata una bozza di convenzione da sottoscrivere al momento dellʼeffettivo inizio del percorso. Da questo, dai pareri acquisiti in sede di incontro si può evincere quindi la totale assenza di costi a carico del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Tuttavia, a fronte di un lavoro così intenso svolto dal Comando provinciale di Brescia, dai Distaccamenti pilota e dallʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari e per gli accordi formulati con le amministrazioni locali, a quasi due anni dallʼavvenuta approvazione del progetto non ben specificati problemi venivano anteposti allʼeffettivo avvio del progetto del gruppo allievi. La disponibilità di tutti, gli sforzi profusi ma soprattutto lʼindiscussa importanza di quanto organizzato sembrava svanire di fronte ad ignoti ostacoli che, ancora una volta, portarono ad allontanare il nostro CNVVF dallʼopportunità di avvicinarsi alle realtà operative delle restanti nazioni europee e mondiali.
Lʼautorizzazione a procedere ad una successiva fase di sperimentazione comunicata al Comando di Brescia dal Capo Dipartimento con la lettera sopra indicata restò di fatto inapplicata per ragioni ignote; è come se la sintonia di intenti e le condivise prospettive del progetto “allievi vigili del fuoco” espressi dallo stesso Dipartimento siano stati sacrificati in onore di non si sa bene quale motivo. Lʼesigenza di avvicinare i giovani agli ideali propri dei Vigili del Fuoco e della protezione civile in senso lato, la concreta possibilità di allargare e diffondere questi concetti a tutta la popolazione attraverso le giovani generazioni nellʼobbiettivo di garantire lʼincolumità della vita umana e la tutela dei beni e dellʼambiente stanno fortunatamente nascendo, in modo del tutto spontaneo, tra le variegate realtà esistenti nel mondo del volontariato nei modi e nelle forme più disparate. Il cogliere tale opportunità e lʼinterpretare lʼesigenza della nostra comunità non può prescindere da un intervento diretto e coordinato del Dipartimento dei Vigili del Fuoco che rappresenta, fino a prova contraria, lʼorgano nazionale istituzionalmente responsabile e competente per quanto concerne il soccorso pubblico e la difesa civile. A ciò si deve aggiungere la non meno importante occasione di diffondere nella popolazione, a tutti i livelli ed attraverso lʼopera dei piccoli, lʼimmagine ed il ruolo che per natura il Vigile del Fuoco riveste in tutto il mondo.
Sarebbe bello, e francamente non impossibile, riuscire a formare un gruppo di “nostri” allievi in grado di rappresentare il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco alle prossime olimpiadi CTIF organizzate, come detto, in Trentino (TRENTO 2013). Giova infatti ricordare che nelle precedenti edizioni il tricolore è stato affidato esclusivamente - anche se con estremo nostro onore ed orgoglio - alla sola rappresentanza della Federazione Trentina che ha, di fatto, rappresentato la Nazione intera in sede Internazionale. (*) consigliere ANVVFV incaricato Sviluppo e gestione attività “Gruppo Contatto Giovani” (**) allieve VVF “Associazione Civici Pompieri Volontari Lissone”(MB)
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R IFORMA DEL DPR 76? N ON FACCIAMOCI DEL MALE ! e proposte di riforma del D.P.R. 76/2004, quella elaborata in ambito A.N.VV.F.VV. e quella della Federazione Nazionale Coordinamenti VV.F. mi hanno lasciato alquanto perplesso e forse anche tristemente meravigliato. Capisco quella della F.N.C. che fin troppo “svelatamente” ha il chiaro obiettivo di dirottare risorse economiche a proprio vantaggio e portare così allʼassunzione in ruolo del maggior numero dei suoi iscritti, ma Noi Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari - che non abbiamo questo impellente interesse - perché, accettando di parlare di riforma di un regolamento, (peraltro ancora giovane: 2004), spianiamo la strada a quelli che in buona sostanza potrebbero finire ad ”Occupare le Nostre caserme” trasformandole in Distaccamenti Permanenti? Ho avuto modo di poterlo scrivere già lo scorso anno in occasione del 1° Raduno Nazionale a Cortina DʼAmpezzo in risposta al Segretario Nazionale del CONAPO e vorrei poterlo ripetere di nuovo: IL D.P.R. 76/2004 non si tocca!
L
Appena qualche giorno dopo quel bellissimo raduno, con altre parole e di ben altra levatura, il Consiglio di Stato, che vorrei ricordarlo è il più alto organo di tutela della Giustizia nella Pubblica Amministrazione, accogliendo le osservazioni della nostra Associazione ha ribadito quello che è un concetto troppo spesso trascurato: ” IL D.P.R. 76/2004 si rispetta!”
Ed è proprio sulla base di questo riconoscimento che mi chiedo: Siamo sicuri di aver compreso bene la portata, potrei dire storica, di quella che è una gran vittoria sul pressappochismo di certa ”Discrezionalità Amministrativa“? Siamo davvero convinti di aver esplorato e colto ogni opportunità che da quella autorevole pronuncia può ancora scaturire ?
Quanto poi alla proposta di riforma, pubblicata anche in versione integrale sul sito ufficiale della F.N.C.VV.F., ci sarebbe molto e dettagliatamente da ribattere, e tuttavia la sua lunga, complessa ed apparentemente ben argo-
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mentata articolazione svela in realtà un diverso intento: Non mira a convincere, ed infatti non convince affatto! Sembra piuttosto voler costringere chi volesse leggerla ad approvarla in toto, pena, ahimè, doverla respingere nella sua interezza! E fedele a questo intento, infila pretesti a raffica, davvero ben congegnati, per ottenere un effetto deflagrante su tutto il complesso normativo che riguarda la Componente Volontaria del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Due pretesti fra i tanti, così, tanto per gradire: 1) - A sentir loro una enorme quantità di problemi deriverebbero da tutti quegli iscritti negli elenchi dei Comandi Provinciali che, o non sono mai stati richiamati in servizio, o comunque non partecipano in maniera attiva alla vita del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Ma quando mai i problemi nascono da chi non esiste? Scherzano vero quelli della F.N.C.? Ditemi di sì, Vi prego ditemi di sì!
Ma perché poi non proviamo a re-interessarli ed a ri-coinvolgerli tutti questi assenti? No?! Saranno dʼaccordo quelli della F.N.C. ?
2) – Altra grande questione sembra essere lʼinsuperabile e devastante criticità normativa che, a sentir loro, non permetterebbe la buona e rigorosa stesura della lista dei richiamabili e la corretta applicazione del criterio di rotazione tra i “richiamandi”. Mentre leggevo ho pensato: Forse avrei molte probabilità di azzeccarci se dovessi per ipotesi immaginare che, chi scrive queste cose, sia ai piani alti nelle ”graduatorie residuali “ delle ultime stabilizzazioni. Però magari mi sbaglio, eh!?
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Poi ho continuato a leggere, ma son crollato, ed ho fatto un sogno: Ho sognato che il mezzo utilizzato per i richiami fosse quel vecchio telefono a disco rotante, quello dʼun bel colore grigio chiaro. Una telefonata semplice semplice al cosiddetto discontinuo. Se rispondeva bene, e sennò pazienza, si passava allʼaltro. Sempre nel sogno poi, cʼera un tipo che però protestava e che chiedeva che si usasse una modalità oggettivamente più riscontrabile, trasparente, e soprattutto controllabile da chi non fosse mai, o quasi mai, stato chiamato …ed a quel punto però mʼhanno svegliato. Peccato non aver potuto vederne la fine! Magari quel tipo aveva proprio ragione, e magari aveva trovato anche la soluzione. Quella che magari sgonfiava un grattacielo di problemi, in qualche nano secondo! Oh, dico magari, eh!?
Ma lasciamo stare i sogni e torniamo a Noi, a Noi che spesso fatichiamo a stare al posto nostro, sempre lì a mordere il freno. Noi che facciamo pure gli indiani quando leggiamo lʼOrdine del Giorno n° 13 del Comando Provinciale di Milano del 18/04/2011, che va detto chiaramente, tanto è in tema con lʼuniforme, NON FA UNA PIEGA! Cerchiamo piuttosto di capire lo spirito dellʼIngegner Silvano Barbèri, quando, in un certo qual modo, vuol forzarci a riflettere sul significato delle parole Ingenuità e Vanità, e Noi invece lì a prenderla a male. Averne di OO.d.G. a diradar le nebbie! Averne! Pretendiamo piuttosto lʼapplicazione chiara ed uguale da parte di ciascun Comando Provinciale di tutta quanta la normativa che ci riguarda, in quanto Volontari sì, ma pure appartenenti a pieno titolo al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. E pretendiamolo con tutte le iniziative e le azioni più idonee ed in tutte, e ribadisco tutte, le sedi più opportune. Senza timori di sorta, giorno dopo giorno, serenamente e trasparentemente martellanti, senza chiedere né favori né elemosine.
Pretendiamo la effettiva possibilità di averne, e di bastevoli, di Capo Squadra Volontari per garantire meglio quella che pare diventerà ufficialmente la ”Squadra Tipo“, e prepariamoci con impegno a svolgere quel ruolo con disciplina ed onore. Con tutto quello che cʼè da fare non avremo neanche il tempo per pensarle, almeno nel breve, le riforme, ed eviteremo anche di avventurarci verso la Luna mentre intanto qualcun altro ci porta via la nostra terra! Federico Cecchetti V.F.V. nellʼElenco del Comando Prov. VV.F. di Roma
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INTERVENTO ALLA STAZIONE TIBURTINA Nelle operazioni di estinzione dell’incendio (visto da tutti in TV) alla Stazione FS Tiburtina, hanno partecipato le Squadre dei Vigili del Fuoco Volontari di Montelanico e Nemi. Coloro che hanno preso parte ai soccorsi hanno documentato l’intervento e hanno fatto avere a VFV questa breve nota. DI FEDERICA EVANGELISTI E PAOLO CERCI DISTACCAMENTO DI MONTELANICO (RM) – 33A
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INTERVENTI giorno 24 luglio sembrava un giorno tranquillo come tanti altri anche se, dalle notizie della radio, già sapevamo dellʼincendio scoppiato ala Stazione Tiburtina. Improvvisamente, come spesso accade, squilla il telefono del Distaccamento e la giornata che immaginavi già scandita dal controllo del mezzo, dalle chiacchiere e dalla routine di qualche piccolo intervento, si trasforma in una corsa verso lʼincendio di una stazione ferroviaria. Il tragitto verso lʼintervento è scandito dai preparativi e dalle raccomandazioni che ci facciamo lʼun lʼaltro e su quello che troveremo, la nostra mente è proiettata già su un unico pensiero, dare il nostro contributo nel modo migliore e con la massima professionalità. Giunti sul posto è subito evidente la serietà dellʼevento accaduto, molte le partenze ed i mezzi presenti, Polizia, Carabinieri, 118 e mezzi della Protezione Civile 1C BC1 1A 3A AB6 AB7 AB32 21A Carro Schiuma TA6 (sigle delle squadre intervenute) oltre alle autobotti del Servizio Giardini e Acea. Tutto avvolto in una nube di fumo denso e acre, che esce dalla vecchia struttura posta a lato della stazione ferroviaria, e caratterizzato da una febbrile attività tesa principalmente al controllo dell’incendio. Solo dopo diverse ore di lavoro all’esterno si riuscirà ad entrare all’interno della struttura, per iniziare lo spegnimento vero e proprio. Il coordinatore delle operazioni è il Funzionario di Turno UTS Graniero, ci posiziona alle spalle della struttura principale, vicino ai binari della metropolitana dove è un correre continuo di uomini e tubazioni che si intrecciano. Indossiamo gli autoprotettori in quanto lʼaria è irrespirabile e diamo il cambio ai colleghi che già stanno lavorando. Per svolgere lʼopera di controllo prima e di spegnimento dellʼincendio ci posizioniamo sul pianale rialzato di un carro merci per il trasporto di autovetture e da lì iniziamo la nostra attività che continuerà per ore. Rientreremo solo in serata in sede stanchi, avvolti ancora dal fumo e pieni di ricordi dellʼintervento...
IL
LE
DICHIARAZIONI DELL’ADDETTO STAMPA
DIPARTIMENTO VVF (LUCA CARI): “Siamo riusciti a confinare lʼincendio allʼinterno della vecchia struttura, le fiamme non sono arrivate in quella che è la nuova stazione. Lʼincendio è ancora in atto e non siamo entrati allʼinterno perché le fiamme e la temperatura ancora non ce lo consentono. Al momento stiamo lavorando dallʼesterno” “Le fiamme sono ore che stanno interessando la struttura e quindi può esserci il pericolo” di crollo che è “quello che stiamo cercando di evitare” ha spiegato inoltre Cari. “Il lavoro è ancora lungo -ha aggiunto- abbiamo sul posto 10 squadre”. A chi gli chiedeva se ci fossero difficoltà a raggiungere con i mezzi il luogo dellʼincendio e se fosse pericoloso usare delle scale, Cari ha risposto: DEL
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“abbiamo tubazioni che sono sufficienti e adeguate per arrivare là, il pericolo è quello consueto per qualsiasi incendio”. ROMA ALEMANNO A “REPUBBLICA” STRETTOIE E IDRANTI SENZ’ACQUA Due impianti idrici dʼemergenza rotti. Il camion dei soccorsi bloccato dalla strettoia che impedisce lʼaccesso ai mezzi di grandi dimensioni e i vigili del fuoco costretti a correre da un lato allʼaltro della stazione portando a spalla delle scale di legno. Per trenta lunghissimi minuti i pompieri arrivati per primi alla stazione Tiburtina in fiamme hanno cercato di raggiungere la zona del rogo, operazione resa complicata dalla stessa struttura del cantiere. «Se fosse accaduto di giorno sarebbe stata una strage, meno male che è successo nella notte tra sabato e domenica» quando a lavoro non cʼera nessuno, ha ammesso il sindaco Gianni Alemanno in serata. Per spegnere lʼincendio, i vigili del fuoco hanno dovuto, inizialmente, collegarsi con i tubi alle pompe idriche di emergenza disposte allʼesterno della stazione Tiburtina, sotto al cavalcavia della Tangenziale est. Due di questi, però, non erano comunque funzionanti, con gli sportelli distrutti e senza acqua. IL
SINDACO DI
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ELOGIO
DEL
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DI
mitt/te Granato Giovanni volontario V.V.F Magenta (MI)
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CATANIA
A
PARRINELLO
GRANATO
RINGRAZIA IL
COMANDANTE BARBERI AL DIRIGENTE SUPERIORE EGR. SIG COMANDANTE DEI VIGILI DEL FUOCO MILANO DOTT. ING. SILVANO BARBERI VIA MESSINA 20100 MILANO
SIGNOR COMANDANTE, sono un volontario v.v.f, con la presente volevo ringraziarla in modo particolare per il suo intervento decisivo che ha portato alla risoluzione di un mio problema riguardante la patente di guida VVF di III categoria. Volevo dirle che, senza il suo interessamento, ad oggi non ne sarei venuto a capo, visto che lʼufficio addetto alle patenti non voleva evadere la mia pratica. Vedendo lʼinteressamento di un alto dirigente per cercare di risolvere il problema di un vigile volontario (complicazione che, paragonata ad altre, sicuramente è banale), ho capito dʼesser stato fortunato ad averla conosciuta ed averla avuta come comandante. Per motivi di famiglia ora sono in carico al comando di Pavia (distaccamento volontario di Mortara), colgo lʼoccasione per salutarla insieme a tutti i componenti del mio nuovo distaccamento, e per ringraziarla personalmente per il lavoro che sta svolgendo presso il COMANDO VVF MILANO. CON GRATITUDINE GIOVANNI GRANATO V F V S E T T E M B R E / O T TO B R E 2 0 11
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S U C C E D E O LT R E C O N F I N E
I SERVIZI DI SOCCORSO IN LUSSEMBURGO PER VOI, CON VOI! LʼAdministration des service de secours distribuisce un volantino (fronte-retro) per il reclutamento di nuovi volontari DALLA
PREVENZIONE ALL’INTERVENTO,
METTERE LA PROPRIA VITA AL SERVIZIO DELLA VITA.
Viviamo in un ambiente che ci fa correre quotidianamente una moltitudine di rischi che potrebbero mettere a rischio la nostra salute, la nostra vita. I problemi legati allʼaumento della circolazione (stradale, ferroviaria e aerea), le conseguenze dellʼinquinamento o ancora la manipolazione di sostanze o utensili pericolosi, sono fonti di pericolo per lʼuomo e per lʼambiente. Dobbiamo inoltre confrontarci con i rischi naturali come le inondazioni, i terremoti, i nubifragi, gli incendi boschivi, ma anche le trombe dʼaria, le eruzioni vulcaniche, i maremoti, le invasioni dʼinsetti dannosi, le ondate di calore o la siccità prolungata… Tutto ciò richiede requisiti professionali sempre maggiori per i soccorritori, desiderosi dʼaiutare al meglio la popolazione che si ritrova a far fronte a queste situazioni dʼemergenza. Dunque intervenire con efficacia e rapidità in tutti quegli avvenimenti che mettono in pericolo la salute o la vita delle persone e dei loro beni.
Servizi di emergenza In Lussemburgo, lʼintervento dei servizi di emergenza non può essere garantito senza la partecipazione attiva di oltre 8.000 volontari dei servizi di emergenza che si offrono volontariamente per lo svolgimento di un compito primario per la nostra società; le motivazioni di base, lʼaltruismo e il desiderio di servire gli altri. Dallʼaiuto ai feriti fino allʼattuazione dei piani di emergenza in caso di catastrofi, i professionisti e i volontari dei servizi di emergenza sono presenti per affrontare le situazioni di pericolo di ogni tipo.
COOPERAZIONE IN AZIONE DONNE E UOMINI AL VOSTRO SERVIZIO Dal 2004, tutti i servizi di emergenza Lussemburgo sono raggruppati sotto lʼamministrazione dei servizi di emergenza. Il coordinamento operativo è fornito dalla Centrale Soccorsi dʼUrgenza (CSU) meglio conosciuta dal grande pubblico con il nome di 112, che è anche il numero unico europeo che unisce tutti i servizi di
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emergenza. Vengono poi i “soccorritori ambulanzieri” e gli addetti al salvataggio che sono raggruppati in seno ai Centri di Soccorso della Protezione Civile, ed i vigili del fuoco (Sapeurs Pompiers) dei Servizi dʼIncendio e Salvataggio che costituiscono la base dei servizi di soccorso lussemburghesi. Inoltre, le unità speciali pronte a rispondere in caso di incidenti o missioni di gruppo più specifiche: i gruppi dʼallarme, i sommozzatori, le unità cinofile e quelli della protezione radiologica. I gruppi di supporto logistico, di rifornimento, il gruppo di lotta contro lʼinquinamento da prodotti chimici, gruppo di sostegno psicologico e il gruppo di intervento umani-
tario allʼestero. Se queste diverse unità di terra sono state istituite e poste al servizio della popolazione, è soprattutto perché sono costituite principalmente da volontari. Donne e uomini che hanno scelto di servire gli altri, mosse da senso civico e di cittadinanza responsabile. CIFRE ELOQUENTI: • operativo 24 ore su 24 il servizio di ambulanza; 24 centri di soccorso della Protezione civile che coprono lʼintero territorio con più di 50 ambulanze che, ogni anno, esegue circa 32.000 interventi di soccorso. • Il servizio di salvataggio Statale è diviso equamente in 24 centri di soccorso. Ogni anno i volontari effettuano quasi 6.000 interventi di salvataggio a persone. • Se solo la capitale del Lussemburgo possiede un corpo di vigili del fuoco professionisti, il paese ha non meno di 170 corpi di vigili del fuoco volontari con circa 6.000 volontari attivi e disponibili 24 ore su 24 tutto lʼanno. Ogni anno i Servizi di Soccorso e Salvataggio Volontari eseguono 14.000 interventi in tutto il paese. DIVENTARE VOLONTRAIO E’ AGIRE COME CITTADINO RESPONSABILE Una verità è evidente: senza i soccorritori volontari e sapeurs pompiers, il corretto funzionamento dei servizi di emergenza non può essere garantita nel Granducato del Lussemburgo. Gli ambulanzieri, gli addetti al servizio di salvataggio, le squadre speciali, come i corpi dei vigili del fuoco, sono costituiti principalmente da volontari provenienti da tutti gli strati sociali della popolazione. Cittadini che scelgono liberamente di dedicare una parte del proprio tempo libero al soccorso di coloro che sono sofferenti e angosciati. Comʼè giusto che sia, a tutti i volontari è assicurata una formazione adeguata e sono equipaggiati in maniera da poter soccorrere al meglio la popolazione in pericolo, per svolgere il proprio compito ed eseguire le funzioni per le quali sono stati reclutati oltre che portare a termine le attività di soccorso loro assegnate.
(la ragazza della foto col testo in Francese si chiama Malvina ed è la nipote della custode della caserma di Inveruno in Provincia di Milano. Malvina vive, da sempre, con la famiglia in Lussemburgo, lo zio Pino invece è un pompiere volontario a Inveruno già da una ventina dʼanni)
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