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PRIMO PIANO
DOMENICA 20 FEBBRAIO 2011
PROFESSIONALITÀ
A SIRENE SPIEGATE
FRA LE CASERME DI PUNTA C’È QUELLA DI INVERUNO IL CUI CORPO PUÒ AVVALERSI DI MEZZI DI ULTIMA GENERAZIONE OLTRE AD AUTOPOMPE E AUTOSCALE
Già nel 1861 la campana suonava Al via i festeggiamenti per i primi 150 anni di storia dei volontari del FOCUS Meteorologia Drasticamente diminuiti nel corso del 2010 gli interventi dei vigili del fuoco volontari a causa di nubifragi o vento richiesti al 115 da privati cittadini
ORGOGLIO I primi pompieri volontari di Inveruno mossero i primi passi nell’anno in cui si sanciva l’Unificazione del Paese
Boscaglia In calo anche le uscite nei mesi estivi per incendi di sterpaglie o all’interno di campi sterrati. Magenta ha registrato una diminuzione del 6% degli interventi, Bià del 5% CAMBIO Il vigile del fuoco Aurelio Legnani in congedo con i due figli
IL PERSONAGGIO
Stefano Tonella, ingegnere elettronico Il suo hobby: spegnere gli incendi non si fa fatica?
— CORBETTA —
APPRESTANDOCI a incontrare il “primo ufficiale” dei pompieri volontari di Corbetta, ci aspettavamo un appuntamento ben più formale. Stefano Tonella - al comando dei vigili di via Repubblica dal 1996 - giunge all’incontro a cavallo della sua inseparabile motocicletta. Un omone, seppur quasi quarantacinquenne, con un’aria da giovanotto. Ci fa accomodare nel suo piccolo ufficio e, attraversando la casermetta corbettese, ci imbattiamo nelle attrezzature e nelle uniformi che hanno fatto la storia dei locali vigili del fuoco volontari. La presenza di questo gruppo risale al periodo del regno Austro-Ungarico. Appena Tonella smonta dalla moto, facciamo la prima scoperta: le caserme dei pompieri della zona sono operative soltanto grazie a volontari, funzionari inclusi. Stefano arriva direttamente dal lavoro, è un ingegnere elettronico e si occupa di progettazione alla Thales Alenia Space. Quando non disegna satelliti da mandare in orbita, fa il pompiere per hobby e ha la responsabilità di 48 uomini. Tonella è l’ufficiale dell’Altomilanese con il grado più alto previsto per un volontario, quello di “funzionario direttivo. Ingegnere, come arriva a comandare un gruppo di vigili del fuoco?
«È un bell’impegno ma il merito è tutto dei miei uomini, disposti a sacrificare tempo libero e attività lavorativa per accorrere quando suona l’allarme. Colui che organizza le turnazioni, per far si che tutte le ore della giornata siano coperte almeno da una “partenza base”, è il caposquadra Maurizio Beretta. Prima di lui se ne occupava Ernestino Calati e, prima ancora, Aurelio Legnani; quest’ultimo ha trasmesso la passione ai figli che sono entrambi in forza al distaccamento». Ci sono ancora tanti giovani che si avvicinano alla caserma per dedicarsi a questo particolare volontariato?
L’APOCALISSE In attività dal 1996 ricorda ancora come se fosse ieri il disastro di Bubbiano «Il pallino del pompiere l’ho sempre avuto e, avendo prestato il servizio militare come ufficiale di complemento e possedendo l’adeguato titolo di studio, sono potuto entrare nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, direttamente come funzionario». Deve essere una bella responsabilità quella di riuscire a garantire un servizio continuativo soltanto con dei volontari,
di IULO NASI — INVERUNO —
NEL 2010 i volontari delle quattro caserme di casa nostra, sono stati chiamati ben 1.639 volte nei paesi assegnati alla loro custodia, l’anno precedente le richieste di soccorso erano state ben 372 in più. Tanto di guadagnato per la cittadinanza, verrebbe da dirsi, ma non si può parlare di una vera e propria, fortunata, diminuzione dei soccorsi anche se un paio di tipologie sono calate
«Ho notato un calo, da tre anni a questa parte, prima più ragazzi bazzicavano la caserma, s’informavano e poi intraprendevano il percorso formativo. Ora sono più quelli che vengono a chiedermi come fare a diventare effettivi, io rispondo che qui il pompiere si fa solo per passione, nient’altro». Un intervento che ricorda più degli altri?
«Senza dubbio il devastante incendio di Bubbiano, nell’Abbiatense, fu il mio vero e proprio battesimo del fuoco. S’era incendiato un deposito di olio minerale, i fusti saltavano per aria come mine, c’erano fiamme altissime, uno scenario apocalittico». I. N.
INTERVENTO La professionalità dei vigili volontari è apprezzata anche quando si verificano gravi incidenti stradali
drasticamente. Dimezzati, infatti, gli interventi “stagionali” come quelli legati al vento e ai nubifragi, e gli incendi di sterpaglie estivi. La restante casistica non ha subito sostanziali variazioni e le uscite che hanno a che fare con il fuoco coprono sempre lo spicchio più grande del grafico a torta (circa 40%). I volontari di Abbiategrasso - che intervengono in altri 14 Comuni oltre al proprio e si spostano a sud sino a Motta Visconti - sono quelli che
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BILANCIO
COMPETENZE
RIFERIMENTO
I POMPIERI VOLONTARI DELL’ALTOMILANESE HANNO EFFETTUATO LO SCORSO ANNO 1.639 INTERVENTI CONTRO I 2.011 DEL 2009
I COMUNI SERVITI DAI QUATTRO DISTACCAMENTI SONO 39. INVERUNO NE GESTISCE IN PRIMA CHIAMATA 13, CORBETTA 7, MAGENTA 4, BIÀ 15
IL COMANDO PROVINCIALE DI VIA MESSINA COORDINA L’ATTIVITÀ SUL TUTTO IL TERRITORIO DELL’OVEST MILANESE
a martello
distaccamento di Inveruno
All’opera
2009
Numero interventi
% del calo
739
Inveruno
Corbetta
Magenta
Abbiategrasso
2010
652 476 311 281 216 515 460
-8%
-16%
-6%
-5% D’ARCO
IL PROBLEMA IN VIGORE SUDDIVISIONI TERRITORIALI ORMAI ANACRONISTICHE
Non sempre sul posto arriva la squadra che è più vicina — INVERUNO —
hanno avuto un calo meno significativo dell’interventistica, appena il 5%, effettuando ben 460 interventi di soccorso con una sola autopompa in dotazione (automezzo acquistato anche grazie al contributo delle municipalità). I magentini hanno registrato un calo del 6% nei quattro Comuni in cui intervengono in caso di sinistro. I volontari Inverunesi, che oggi daranno il via ai festeggiamenti del 150˚ di attività, sono quelli che
effettuano il maggior numero di soccorsi, questo perché, oltre al mezzo base (l’autopompa) hanno in dotazione mezzi per il soccorso specifico (utensili speciali per le vetture accartocciate e un materasso gonfiabile per le cadute dall’alto). I volontari corbettesi sono quelli che hanno registrato il calo maggiore (16%) perché la “gestione Pellicano” (il vecchio comandante provinciale) gli aveva scippato i sei Comuni di competenza per regalarli ai permanenti di Rho.
LE CASERMETTE di pompieri volontari dell’Altomilanese nacquero, all’incirca a metà Ottocento, quale aggregazione di “uomini validi” posti dalle municipalità a protezione di abitazioni, stalle e fienili, dal rischio d’incendi. In zona, i vigili d’Inveruno quest’anno si apprestano a festeggiare il 150˚ anniversario mentre dei magentini vi sarebbero documenti che datano l’inizio dell’attività ben duecento anni fa. Nel 1939, i pompieri di casa nostra sopravvissero alla riorganizzazione dei servizi antincendi nella penisola e vennero posti alle dipendenze dei comandi provinciali dei Vvf, pur mantenendo la volontarietà del servizio (in realtà percepiscono un rimborso orario al trillare dell’allarme; è proprio questo sussidio che li equipara al personale di ruolo, una volta sul campo). UN TEMPO, quando si verificava un incendio, il sacrestano avvisava i pompieri dei paesi suonando la campana “a martello”, gli uomini mollavano i propri impegni e correvano a prendere la “macchina idraulica” che serviva a pompare l’acqua. In caso di fuoco grande, i volontari di diversi paesi vicini, convergevano sul luogo del rogo e si davano manforte. L’applicazione spicciola del “criterio di prossimità”: utilizzare tutte le risorse disponibili più vicine. Ai giorni nostri, a dispetto del principio di cui sopra,
non sempre in caso di sinistro vengono utilizzate le risorse locali. O meglio, la centrale operativa del soccorso sanitario 118 applica alla lettera questa regola, il centralino del 115 un po’ meno. Infatti, la Coeu 118 (Centrale operativa emergenza urgenza), in caso di malore o infortunio, invia il mezzo sanitario più vicino al luogo del sinistro (indipendentemente dal paese scritto sulle fiancate dell’ambulanza o dal fatto che i soccorritori siano o meno stipendiati). I vigili, invece – probabilmente decine d’anni fa – s’erano distribuiti i Comuni di competenza a tavolino, certo con un occhio alla distanza. Da qualche tempo, si verificavano strane sovrapposizioni. Capitava infatti che squadre di professionisti venissero inviate al posto dei volontari di zona, a dispetto dell’ovvio criterio che prevedrebbe l’intervento dei pompieri più vicini. I volontari con caserme in Comuni contigui, avevano persino dovuto smettere di aiutarsi a vicenda in caso di soccorso importante, perché un’altra strana regola prevedeva che la squadra di ausilio dovesse necessariamente essere composta da personale stipendiato. Ora al comando provinciale milanese dicono sia arrivato uno tosto, si chiama Silvano Barbéri: coordinò le operazioni di spegnimento dell’incendio al teatro La Fenice a Venezia. Uno che va in ufficio con gli scarponi e pare abbia già messo mano alla riorganizzazione del “dispositivo di soccorso”. Iulo Nasi
QUANDO LA BUROCRAZIA SOFFOCA LA PASSIONE IL PROCESSO DI SELEZIONE CENTRALIZZATO È GESTITO DA ROMA
In lista d’attesa anche cinque anni prima di prendere in mano la lancia — LEGNANO —
AL DI LÀ del calo vocazionale - dovuto forse alla perdita di valori nei nostri giovani – quei pochi che ancora aspirano a fare i pompiere volontario non hanno vita facile. Infatti, le liste d’attesa sono lunghissime, di per se una stranezza, ma è presto spiegato il motivo. Negli “elenchi del personale volontario VF” del Ministero degli Interni, non chiedono di accedere solo quei cittadini volenterosi di aiutare il prossimo. La
maggior parte dei candidati sono infatti disoccupati (o presunti tali) che s’iscrivono per poi venir richiamati (e pagati) di volta in volta per completare le squadre dei professionisti. A causa poi di un “errore” legislativo, questi pompieri part-time, possono dichiararsi lavoratori precari e sperare in un tot di posti riservati in caso di concorso pubblico. Quest’aspettativa d’assunzione da parte della pubblica amministrazione, tuttavia, è spesso soltanto una chimera. Grazie a questo complesso sistema, per ave-
re un nuovo vigile volontario che vada a sostituire uno andato in “pensione”, trascorrono a volte quattro o addirittura cinque anni e alcuni giovani di buona volontà si perdono per strada. Un altro punto critico è quello relativo alle attrezzature e agli automezzi, ma ad essere datati spesso sono anche quelli in dotazione al personale permanente e quindi i volontari devono accontentarsi di camion più vecchiotti. Associazioni Onlus appositamente costituite, spesso contribuiscono
all’acquisto di beni mobili e strumentali che vengono poi ceduti in comodato d’uso allo Stato. Ad Inveruno, ad esempio, su cinque “macchine”, quattro sono state acquistate grazie a lotterie e sagre paesane ma – per assurdo – se i volontari si trovassero a dover soccorrere un malcapitato scivolato nel naviglio grande, pur avendo ricevuto adeguata formazione, essendo sprovvisti delle apposite “mute”, non potrebbero neppure avvicinarsi alla sponda del canale. I. N.