7 minute read
A tu per tu con Roberto Vitali
Cultore del turismo accessibile
Con 28 anni di esperienza nazionale e internazionale, dal 2008 Roberto Vitali è CEO di Village For All - V4A, azienda di innovazione turistica, specializzata in ospitalità accessibile. Sostiene che le persone disabili che fanno turismo sono semplicemente turisti. Lo abbiamo incontrato al Salone del Camper di Parma
Testo di Elisabetta Croce
Viaggiare in libertà è un sogno per molti, che spesso diventa realtà acquistando un camper. Per una persona con disabilità fisiche questo sogno rimane quasi sempre tale. Per almeno due motivi: i veicoli ricreazionali non sono pensati per chi ha difficoltà motorie e, al contrario delle automobili, non ci sono agevolazioni per l’acquisto. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Roberto Vitali, personaggio di spicco che si definisce “Cultore del Turismo Accessibile”. In pratica, aiuta le imprese e le destinazioni turistiche a incrementare i loro profitti, migliorando l’accessibilità delle loro strutture per le persone con disabilità, ai senior e alle famiglie con bambini piccoli, senza dimenticare chi ha intolleranze alimentari. Con 28 anni di esperienza nazionale e internazionale nel Turismo Accessibile, dal 2008 è CEO di Village For All - V4A, azienda di innovazione turistica, specializzata in ospitalità accessibile. Definito “formatore, trasformatore, inventore, innovatore, rivoluzionario, imprenditore coraggioso”, ha una specifica visione: “Le persone disabili che fanno turismo sono turisti!”.
Roberto Vitali alla conferenza di Assocamp “Camper e disabilità: liberi di viaggiare”. Alla sua sinistra Vittorio Dall’Aglio, Presidente onorario di Assocamp, e Ludovica Sanpaolesi, Direttore Generale dell’Associazione Produttori Caravan e Camper (APC)
Ci spiega come nasce questa affermazione?
Roberto Vitali: Le persone disabili che fanno turismo sono turisti in quanto tali. Ognuno ha diritto ad avere le proprie passioni e dato che le persone con disabilità vivono insieme a chi che non ne ha, gli stimoli che vengono recepiti sono quelli di tutti. Se il turismo en plein air in camper rappresenta una certa percentuale del turismo complessivo, sui milioni di persone con disabilità che ci sono in Italia la stessa percentuale ha un interesse per questo mercato. Poi, dal mio punto di vista, ci sono delle persone che hanno esigenze diverse, da quelli che lo vivono con passione fino a chi lo vede come una soluzione alle loro difficoltà. Parlo di famiglie che hanno ragazzini con autismo o figli con sindrome di Down, persone che hanno disabilità particolari e che non hanno capacità di adattamento a ciò che trovano quando vanno in vacanza in una struttura. Il camper, quindi, è una soluzione straordinaria, che purtroppo è molto sottovalutata dal mondo delle imprese. Lo sostengo già da tempi non sospetti, oltre 20 anni fa. Nel mondo dei produttori di camper non c’è una mentalità che abbia sviluppato un prodotto, mi passi il termine, “adattabile”. C’è invece il concetto del camper per disabili fatto su misura, con gli specialisti che te lo adattano. Quindi bisogna spendere decine di migliaia di euro per comprare un camper e poi investirne altri 50 per modificare cose che nella maggior parte dei casi potrebbero essere prevedibili già in fase di progetto. Eppure, già nel 2003 ho partecipato con un gruppo di progettisti al concorso Campera-
bile organizzato da Plein Air, segnalando una serie di possibili soluzioni. C’erano delle proposte che erano veramente innovative, applicabili con sforzi contenuti, che potevano essere una risposta a questo problema. Nonostante ciò, ancora oggi manca da parte dei produttori un’attenzione verso questo mercato. I motivi sono diversi, ma soprattutto si è purtroppo partiti andando a cercare una soluzione specialistica senza avere una visione più da “universal design”, per esempio pensando a sistemi che possano facilitare l’adattamento, a delle predisposizioni che poi consentano determinate cose. L’altro problema sta nel fatto che il veicolo ricreazionale è sempre pensato per portare una persona con disabilità e non perché questa possa guidarlo. In Italia, fino a qualche tempo fa, c’era un solo camper, noleggiato da un’azienda di Schio, con i comandi speciali per persone disabili. Oggi chi è in carrozzina e ha la patente deve andare fino in Germania per trovare un veicolo a noleggio con i comandi specifici.
La sfida è quindi trovare il modo di adattarlo alle varie disabilità, a seconda delle esigenze…
Roberto Vitali: Nei ragionamenti che avevamo fatto allora con lo studio degli architetti con cui avevamo seguito il progetto erano emerse due proposte, una “small” e una “large”, con due diverse tipologie di utilizzatore: la coppia e la famiglia. L’idea partiva dal presupposto che le cose fossero allargabili, adattabili e modificabili in base alle necessità, avendo però cura che tutto fosse previsto sin dall’origine sul telaio di destinazione. Oggi spesso si è costretti a fare complesse modifiche strutturali.
C’è poi il tema dell’IVA agevolata, che per un disabile (o accompagnatore) che acquista un’autovettura è ridotta al 4%. Per i veicoli ricreazionali questo non è previsto…
Roberto Vitali: Il camper non è una spesa alla portata di tutti, ma l’IVA ridotta potrebbe essere una prima risposta per renderlo più accessibile, almeno a una fetta di mercato. Soprattutto perché per determinate patologie questa è una soluzione che permette semplicemente di viaggiare. Oggi ci sono famiglie o persone che non si spostano oppure che lo fanno passando le pene dell’inferno. Alla fine, è più facile rinunciare che pensare di vedere il proprio figlio stare male quando ci si trova in un luogo non adatto. Credo anche che possa essere un innesco economico per aprire un mercato che ancora non è partito.
Lei usa il camper?
Roberto Vitali: Magari! Non lo posso usare perché non esistono veicoli adattati per il noleggio e un acquisto non me lo posso permettere. L’ho preso un paio di volte a noleggio a Schio, con i comandi speciali, facendo un viaggio in Friuli e uno in Piemonte, andando alla Sacra di San Michele e al Salone del Gusto di Slow Food. Purtroppo, quel veicolo è stato coinvolto in un incidente e oggi in Italia non ce ne sono altri. Penso che per far partire un mercato di questo genere ci vorrebbero almeno tre o quattro camper. Se ce n’è solo uno disponibile, in luglio e agosto sarà sempre occupato e riuscire ad averlo sarebbe come vincere una lotteria. Ci vorrebbe un prodotto versatile, utilizzabile da chiunque e non vincolato a una persona con disabilità, un mezzo fatto in modo intelligente, con soluzioni non invasive, capace addirittura di migliorare quel comfort che lo farebbe diventare genere di lusso per chi non ha determinate esigenze. Credo che sarebbe un percorso interessante.
E dal punto di vista dei campeggi, il camperista che dovesse affittare il veicolo o comprarlo troverebbe situazioni idonee?
Roberto Vitali: Abbiamo ampi margini di miglioramento. Conosce il Principio di Pareto? Noi abbiamo un 20% di eccellenza e un 80% che non lo è. Credo che siamo destinati a migliorare l’accessibilità se non altro perché la popolazione invecchia. L’invecchiamento non è una disabilità, però si diventa un po’ ipovedenti, ipoudenti, ipocamminanti, bisogna seguire una dieta… Oggi un quarto della popolazione italiana ha più di 65 anni: non ha disabilità conclamate, ma ha esigenze di una migliore accessibilità. E bisogna che se ne accorga il mondo del turismo, che se ne accorgano le imprese, che se ne accorgano le destinazioni turistiche. Quello che ha fatto Bibione negli ultimi quattro anni è un esempio di come si possano migliorare la propria accessibilità e la qualità dell’offerta facendole diventare punti di forza. È anche una leva di marketing.
All’estero com’è la situazione?
Roberto Vitali: C’è una sensibilità diversa, soprattutto a livello istituzionale. Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna e Portogallo già da anni investono sull’accessibilità, creando prodotti dedicati. L’Italia è al 16° posto su 27 paesi europei per la qualità della vita degli anziani.
In che modo lei prova a sviluppare e a far crescere questa sensibilità?
Roberto Vitali: Un esempio è il progetto Bibione 4 All, un marchio che abbiamo sviluppato nel network 4A per il quale cerchiamo strutture ricettive tra Italia e Croazia. Adesso stiamo lavorando anche sulle destinazioni. Già in passato abbiamo operato per promuovere il turismo accessibile dello stato di San Marino e di Pordenone. Oggi siamo ultimando questo progetto con Bibione, che è stata la prima a lavorare su un’idea strategica e articolata: Destination 4 All per ora è solo Bibione. Il nostro marchio non è una certificazione, ma è da intendere come una garanzia di avere informazioni affidabili sull’accessibilità. Non esistono strutture completamente inaccessibili e non c’è quindi un livello minimo di accessibilità che devono avere per potersene fregiare. Noi visitiamo tutte le strutture personalmente, raccogliamo le informazioni e le inseriamo sul nostro portale, dove offriamo un primo set informativo di base. Abbiamo anche un punteggio che aiuta le persone a selezionare la struttura, a capire se è adeguata alle sue esigenze. Un camping, per esempio, potrebbe avere un punteggio elevato per la disabilità motoria e basso per i non vedenti. Sul portale c’è anche un modulo da usare per inoltrare richieste specifiche. Se si vuole sapere che pendenza hanno le rampe, se il ristorante ha dei gradini o c’è lo scivolo basta scriverci: noi siamo in grado di rispondere a tutte queste domande. Non offriamo servizi di prenotazione, ma diamo informazioni e facciamo attività di comunicazione, marketing e promozione, realizzando le nostre guide. Siamo gli unici a offrire guide digitali scaricabili completamente gratuite e accessibili anche alle persone non vedenti. Oggi non se ne parla, ma entro il giugno 2025 tutti i siti e i documenti digitali dovranno essere accessibili e rispondere alle norme europee.