Franco Pastore
Ipazia
A.I.T.W.
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Monografia in versi Di FRANCO PASTORE
« Molte sono le cose straordinarie, eppure nulla vi è di più straordinariodella donna » – Sofocle, dal coro dell‟Antigone
© 2006 by Franco Pastore Ed. Antropos in the world Da “Le stelle della Storia” ISBN IT\ICCU\MO1\0035683
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INTRODUCTIO Poche donne hanno avuto la possibilità di distinguersi nelle scienze, considerate, fino a non molto tempo fa, di esclusiva pertinenza del mondo maschile. È, quindi, un fatto eccezionale che IPAZIA, vissuta ad Alessandria d„ Egitto, tra il IV e V secolo d.C., si sia avvicinata agli studi scientifici dal padre Teone, come egli stesso ci tramanda, nell„ intestazione del III libro del suo commento al Sistema matematico di Tolomeo:“ Commento di Teone di Alessandria al terzo libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia". L’HISTORIA Ipazia, studiosa di matematica, secondo Filostorgio, introdusse molti a questa scienza, sia con la parola,che con opere autografe,purtroppo scomparse. Pare che una delle discipline, in cui Ipazia seppe più distinguersi, fosse l„astronomia. Suda, ci informa di interessanti scoperte compiute dalla donna a proposito del moto degli astri, scoperte che trasmise ai suoi contemporanei con un testo, dal titolo Canone astronomico. Ma Ipazia fu anche filosofa: Socrate Scolatico parla di lei, come della terza caposcuola del Platonismo, subito dopo Platone e Plotino. Mentre Damascio ci spiega come la nostra filosofa seppe passare dalla semplice erudizione alla sapienza filosofica, Pallada, in un epigramma,tesse uno degli elogi più belli di Ipazia: "Quando ti vedo mi prostro, davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa astrale della Vergine, infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura". Ella diviene, così, guida spirituale, nonché maestra di filosofia neoplatonica, una disciplina dove convergevano sia studi di matematica, che di geometria. Uno dei suoi più affezionati discepoli, Sinesio, così le scrisse, ormai vinto dalla malattia: “ Detto questa lettera dal letto nel quale giaccio. Possa tu riceverla stando in buona
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salute, o madre, sorella e maestra, mia benefattrice in tutto e per tutto, essere e nome quant„ altrimai onorato!". Ipazia aveva scelto l‟amore per le scienze e non si interessava minimamente alle passioni della carne. A tal proposito, Damascio tramanda che un suo giovine allievo si era follemente innamorato di lei. Accortasi di questa sua passione, la donna gli presentò una delle pezzuole usate per il mestruo e gli disse: "Questo, dunque, ami o giovane? Niente di bello! ". All‟ apice del suo successo culturale, perseguitata da-gli ignoranti invidiosi, capeggiati da quel suo alunno Cirillo, che nel contempo era diventato Vescovo di Alessandria, avver-sata dai cristiani e da coloro che non trovavano riscontro, nella loro limitatezza, nelle grandi verità cui era giunta Ipazia, organizzarono vilmente il suo assassinio. Nella primavera del 415 una banda di monaci cristiani catturò Ipazia per strada, la colpì e trascinò il suo corpo fino in una chiesa dove il suo corpo fu fatta a pezzi con tegole acute e i suoi resti bruciati. Era allora Imperatore il minorenne Teodosio II, e reggente era sua sorella Pulcheria. Cirillo (375444) venne fatto santo e nel 1882 fu dichiarato dottore della chiesa cattolica. Dopo l'assassinio di Ipazia, i suoi allievi abban-donarono la città. Così Socrate Scolastico racconta la sua morte: “… la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario:“qui, strappatale la veste, la uccisero colpendola con i cocci. Dopo che l„ebbero fatta a pezzi, cancellarono ogni traccia di lei nel fuoco del Cinerone …”Ed Alessandria,un grande centro cul-
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turale fin dal tempo dei Tolomei, ove avevano studiato e insegnato Eratostene, Archimede, Euclide, Tolomeo, e Plotino, perse definiti-vamente il suo ruolo di centro culturale. CETERA Oltre a Damascio, Filostorgio, Socrate e Suda, si sono interessati alla vita, all‟opera ed alla personalità di Ipazia: Silvia Roncheey, Peter Brown ed Eveline Patlagen. Anche Voltaire parla di Ipazia nelle “ Question sur l‟ Encyclopédie “ ( 1772), sottolineandone soprattutto l„ ingiusta condanna. In altri suoi scritti, poi,definirà la sua morte "excès du fanatism". Da Voltaire, l'eco di Ipazia rimbalzerà fino a Vincenzo Monti ed a Diodata Saluzzo Roero, membro dell„Accademia Torinese delle Scienze e dell„Arcadia, che, nel suo “Ipazia, ossia delle filosofe “ ( 1827 ) presentò la filosofa, come martire cristiana e non pagana: “Languida rosa sul reciso stelo…”
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PROLOGO
O figlia della luna, vergine Ipazia, che nella notte bruna nel cielo spazi, tu vivi di polvere di stelle, di luce di sapienza, di forme belle tradotte in armonia, quale supporto alla tua filosofia.(1) Pagano o cristiano, che importa, se veritĂ e fulcro di ogni fede! O nobile vestale delle scienze, che ti formasti al verbo di Teone, con te, Euclide non ebbe mai tenzone. Aprivi, giovinetta, Il tuo mattino leggendo Tolomeo, e poi Plotino. Ma con Teodosio Cristo salĂŹ in onore,(2) ed i cristiani -
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seminarono dolore perseguitando i pagani all‟incontrario, e quei valori nati con Silla e Mario. (3) Il sacco d‟Alarico stese Roma, (4) e trionfò sapienza nell‟impero, ma quando si negò il grande ed il vero iniziò il buio, quello nero. (5) Ipazia era donna, colta e pagana, maestra di Sinesius e di Cirillo, (6) vendicator delle lontane offese, e del periglio di certe dottrine, che sono il seme d‟ogni libertà. EPILOGO In questo clima, nacquero bande armate di monaci, giustizieri d‟ogni torto, ed ogni valore giacque morto. Ipazia fu presa e fatta a pezzi, con cocci di tegole taglienti;
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la carne sua bruciata con le opre, da cristiani empi e malviventi. E corse il sangue con le urla atroci, quanti Cristo moriron sulle Croci. Ed il terrore, unico monarca, fu sparso per l‟onor del Patriarca. Si spense l‟eco, allor, della sua voce, l‟unica vestale d‟ogni vero e s‟affrettò la fine dell‟impero. (7) Ma quando torna il cielo dell‟estate e guardi su, in alto, il firmamento tu vedi ancor brillar nella sua luce Ipazia, virgo, tra Castore e Pollùce. (8)
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Note 1) IPAZIA nacque ad Alessandria nel 370 d.C. avvicinata agli studi scientifici dal padre Teone , come lui stesso ci tramanda; nell'intestazione del III libro del suo commento al Sistema maTematico di Tolomeo: “ Commento di Teone di Alessandria al terzo libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione con-trollata dalla filosofa Ipazia, mia figlia". Ipazia, per 15 secoli,è stata l‟unica scienziata della storia ed è tutt‟oggi la più famosa dopo Marie Curie.Visse in un periodo in cui l‟Impero Romano si stava convertendo al Cristianesimo e le scienze erano considerate eresie. Ad Alessandria insegnò matematica, filoso-fia,astronomia e meccanica e la sua casa diventò un centro intellettuale. La parte più importante del suo lavoro è nei 13 VOLUMI DI COMMENTO ALL‟ ‟‟ARITMETICA‟‟ di Diofanto (il cosiddetto padre della algebra). Scrisse anche un trattato in 8 volumi sulle ‟‟Coniche di Apollonio ‟‟ 2) Nel 392, con Teodosio, il cristianesimo divenne religione di stato e la reli-gione romana venne proibita con la pena di morte. In ottant'anni i cristiani riuscirono ad impadronirsi dei vertici dell'Impero e si trasforma-in accaniti persecutore dei paganesimo,e di quei cui valori avevano dato vita alla grandezza di Roma e dell'Impero. 3) Mario e Silla, vissuti intorno al 110 a.C., per le loro imprese nella guerra ante Giugurta, divennero rispettivamente console e questore di Roma. 4) Nell‟aprile del 410,Alarico giunge nei pressi di Roma. Conosce ormai alla perfezione ogni porta della capitale. Blocca il Tevere e i rifornimenti di grano provenienti giornalieri da Ostia. vuole farla capitolare per fame. Si accampa davanti alle mura per 5 mesi. Si arriva nell'afosa estate. I Romani mangiano ormai i gatti, i topi, i cani, e le malattie infettive seminano la morte. Nella notte del 24 Agosto, qualcuno apre la porta Salaria e i goti vi entrano a valanghe. Inizia il saccheggio, che durò 3 giorni. 5) Morta Ipazia, Alessandria non fu più il centro culturale dello impero. 6) Nel 412 Cirillo prese il posto dello zio, il vescovo Teofilo,colui che aveva guidato i cristiani contro il tempio di Serapide (Zeus e Osiride), causando nell‟operazione la distruzione della biblioteca di Alessandria, e divenne patriarca di Alessandria. 7) Nel 410, appena 18 anni dopo la proibizione della religione romana,Alarico e i visigoti mettevano a sacco Roma. Pochi decenni ancora e l'Impero sarebbe giunto alla fine. 8) Figli di Zeus (dioscuri), erano mitici eroi greci: Castore, figlio di Zeus e Leda, era domatore di cavalli, Polluce, invece, figlio di Tindaro e Leda, era pugile. Essi parteciparono a molte imprese, di cui la celebre spedizione degli Argonauti, gui-dati da Giasone, alla conquista del Vello d'oro. Alla loro morte, furono assunti in cielo,dando vita alla costellazione dei Gemelli.
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L’autore Franco Pastore nasce a San Valentino Torio, frequenta il ginnasio ed il Liceo nella vicina Sarno, il paese dei nonni materni, e completa gli studi presso l’Ateneo salernitano. Fin da giovanissimo, inizia a scrivere racconti, poesie ed articoli su periodici e giornali locali. Dopo il servizio militare, si trasferisce con la famiglia a Salerno, dove, nel 1971, inizia a collaborare con lo scrittore Arnaldo Di Matteo, scrivendo sul periodico “Verso il 2000”. Di poi, entra a far parte dell’equipe del Varo, la galleria d’arte di Vito Giocoli, sostenuta dal giornalista napoletano Saverio Natale, che lo veicola verso la critica d’arte. Intanto diviene un punto di riferimento nella famiglia di “Verso il 2000”, collaborando con il Prof. Zazo dell’Ateneo napoletano, il preside Marino Serini, il pittore Luigi Grieco, Achille Cardasco, Nicola Napolitano, Renato Ungaro, Luigi Fiorentino ed altre personalità della cultura, come Franco Angrisano Domenico Rea e Gaetano Rispoli. Fu appunto Rispoli a presentarlo a Carlo Levi, a Roma, nel dicembre del 1971. Alla metà degli anni settanta, sarà Domenico Rea, presso la Camera di Com-mercio di Salerno, a presentare alla stampa il libro di estetica morale Il Vangelo di Matteo (Roma - n. 136 del 12/6/1980), che il Pastore scriveva, nel 1979 (Il Giorno - 23 marzo 1980), con Liana Annarumma. Intanto, Franco Angrisano lo presentava ad Eduardo De Filippo, nel periodo in cui l’attore recitava nella sua compagnia. Fu allora che in Franco Pastore si rafforzò l’amore per il teatro. Frattanto, grazie al Grieco, conosceva Lucia Apicella di Cava (Mamma Lucia), per la quale pubblicava su Verso il 2000 una serie di racconti, raccolti poi nel libro “Mamma Lucia ed altre novelle” (L’Eco della stampa - gennaio 1980 / Il Faro del 13/2/1980), con le illustrazioni del Grieco. Seguiva, sempre sull’eroina cavese,“Mutter der Toten”, un radiodramma, pubblicato dalla Palladio, che Angrisano drammatizzò nel salone dei marmi del Comune di Salerno (la Voce del Sud - 12/7/1980 - Roma 11 giugno 1980 52 n.135), il giorno in cui Mamma Lucia fu Premiata con medaglia d’oro del Presidente della Repubblica nel luglio del 1980 (Il Secolo d'Italia - Anno XXIX - dell'11/07/1980). Dopo il suo primo romanzo “L’ira del Sud” (verso il 2000 - anno XXIII - n.82 del 1983, con nota autografa di Nilde Iotti) scrisse per Franco Angrisano “La moglie dell’oste”, ispirata alla XII novella de Il Novellino, di Masuccio Salernitano; seguì “Terra amara”, sul problema del caporalato nel sud. Negli anni novanta, viene trasferito al Liceo di Piaggine. Fu in quegli anni che scrisse “All’ombra del Cervati” una raccolta di liriche e “Fabellae”, un testo di drammatizzazione per la scuola elementare.
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Sono gli anni in cui si accosta all’informatica, è docente di sociologia e psicologia di gruppo nell’Ospedale Tortora di Pagani. Inizia un dialogo stretto con il teatro, grazie alla disponibilità dell’auditorium del Centro Sociale paganese ed all’incontro con la compagnia teatrale “02”, diretta da Enzo Fabbricatore. Nascono così le commedie: “Un giorno come un altro”, “Un maledetto amore”, “Una strana Famiglia” ( Le Figaro / Education, samedi 4 juin 2005). Tra il 1995 ed il 2000, è direttore di Corsi di alfabetizzazione informatica per il M.I. e tiene, al Centro sociale di Pagani, Corsi di Pedagogia speciale (metodi: Decroly e Froebel). Alla fine degli anni novanta, si abilita per l'insegnamento delle lettere negli istituti superiori e, nel 2000, il commediografo passa dalla pedagogia (didattica e metodologia), all’insegnamento di italiano e storia nell’Istituto “G. Fortunato” di Angri. Nello stesso anno, ritorna nella sua Salerno, in via Posidonia. Oramai ha perso tutti gli amici di un tempo. Intensifica il suo interesse per il teatro, entra in rapporto con alcune compagnie salernitane e conosce Gaetano Stella e Matteo Salsano della compagnia di Luca De Filippo. Con questi ultimi, ripropone “La moglie dell’oste” che viene rappresentata nel 2006, al teatro dei Barbuti, nel Centro storico. Il successo dell’opera lo spinge a scrivere altre tre commedie, ispirate al Novellino del Masuccio: Le brache di San Griffone , “Un vescovo una monaca ed una badessa” e “Lo papa a Roma”. Oramai l’insegnamento non lo interessa più e dà le dimissioni, nel settem-bre del 2005, chiudendo innanzi tempo il suo impegno con la scuola, per dedicarsi completamente al Teatro. Come European journalist (GNS Press Association), fonda, con il patroci-nio del Comune e della Provincia di Salerno, la rivista virtuale di lettere ed arti “ Antropos in the world”, alla quale collaborano l’on.Michele Rallo da Trapani, Anna Burdua da Erice, Maria imparato da Bergamo e Gaetano Rispoli, l’ulti-mo maestro di pittura, amico di Carlo levi e di Domenico Rea. Intanto, inizia il ciclo de’ “I Signori della guerra”, ovvero “La Saga dei Longobardi”, un insieme di cinque drammi storici, sulla Salerno longobarda e normanna, che completa il 29 gennaio del 2011. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti “Il gusto della vita” (ed. Palladio) e di “Ciomma” (edito dalla Ed. Antitesi di Roma), va in scena, a Pagani, il primo dei drammi storici “L’Adelchi”, replicato il 25 febbraio 2011 al Diana di Nocera Inf., con il patrocinio della Provincia di Salerno (Dentro Salerno, 25 febbr. 2011). Dunque, nelle sue opere, traviamo profonde tracce delle sue radici: le figure ed i personaggi delle sue commedie e dei racconti ci riportano all’agro nocerino-sarnese, ricco di caratteristiche peculiari, artisticamente incasto-nati in situazioni socio antropologiche sui generis. E’ il caso di “Peppe Trac-chia”, così come di “Ciomma” o
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“Luciano Valosta”, per non citare tante altre figure, prese dai campi o dalle fabbriche di pomodori. Nemmeno l’agro si dimentica di lui, con la consegna dell’Award dell’Agro, per la letteratura. (Cronache del Salernitano, del 27 agosto 2013) e la pubblicazione di “Oltre le stelle”, presentata al palazzo formosa, il 12 febbraio del 2014 (Dentro Salerno, 13.02.2014) Nel settembre del 2014, ha bisogno di una pausa e rallenta le fatiche letterarie, ritornando alla scuola come preside (coordinatore didattico) di un istituto superiore parificato, ma continua a dirigere “Antropos in the world”, la rivista letteraria da lui fondata nel 2004, con il patrocinio del Comuni di Salerno, Pagani, San Valentino Torio, nonché della Provincia di Avellino. Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Pastore, pur avendo acquisito una formazione classica (Euripide, i lirici greci, Aristofane e la commedia antica, Omero, Esopo e Fedro), si trova ad essere rivolto verso il presente del nostro tempo. La sua narrativa si può ritenere, in alcune sfumature, neorealista, con testimonianze forti sulle difficoltà di una Italia degli anni della ricostruzione. Così, nel teatro, nel mentre delinea il dramma di antiche dominazioni, passa alla commedia di denuncia ed alla farsa. Dello stesso autore AMORE E MITO, favole della lett. lat. in versi - Ediz. Penne Pazze e- book 2006 - II ed. luglio del 2013. Cod. IT\ICCU\MO1\0035687 Il NAZARENO, lauda sulla morte di Cristo, A.I.T.W. ed. - Sa, 2009 Cod, SBN IT\ICCU\NAP\0563067 LE STELLE DELLA STORIA, Sidera Historiae, donne che hanno fatto storia, Salerno 2006, rist.pa 2013 cod. IT\ICCU\MO1\0035683 UN UNICO GRANDE SOGNO, poesia d’amore in odi dedicate ai personaggi femminili celebri, da Isotta a Giulietta, alla Lupa, a Nedda e alla Peppa del Gramigna - Ediz. Poetilandia ebook 2006 cd. Sbn IT\ICCU\MO1\0035686 EL CID CAMPEADOR, un’ode al cid di Spagna - A.I.T.W. Edizioni, Salerno 2014
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INDICE Historia Prologo Epilogo Lâ€&#x;autore
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Stampato in ebook il 25.04.2015 Da “Le stelle della Storia” ISBN IT\ICCU\MO1\0035683
La copia cartacea è reperibile presso le biblioteche universitarie Di Modena, Padova, Napoli, Urbino e presso la biblioteca provinciale di Campobasso e la biblioteca dell‟archivio storico del Comune di Salerno.
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