Franco Pastore
Fiabe per i pi첫 piccoli
Una produzione A.I.T.W. Collana fiabe
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Cinque fiabe Di Franco Pastore
Disegni di Paolo Liguori
Š Gennaio 2015 by Franco Pastore Una realizzazione A. I. T. W.
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PREMESSA Con la fiaba, il bambino percepisce e s’incontra con le norme sociali fondamentali: ad esempio, la differenziazione tra i ruoli, l'ideale di cortesia e di disponibilità verso gli altri ed un "saper fare", che lo veicola alla realizzazione si sé nel micro-universo che socialmente lo contiene . Per il bambino, la fiaba è una specie di gioco, che gli illumina il mondo reale: è come entrare in un mondo parallelo, fantastico, in cui vengono messi in luce gli aspetti più oscuri ed i concetti più complessi. La fiaba arriva là dove non può arrivare il pensiero, dove la razionalità potrebbe fallire e reca il vessillo della sicurezza. Se, poi, è un genitore a narrarla, essa rassicura il bambino che, nel suo mondo, “va tutto bene ed ogni cosa è a posto”. Il bambino sa bene che la fiaba appartiene ad un mondo diverso da quello reale, ma non li confonde come a volte si può pensare; anzi, il vivere nel mondo fantastico lo aiuta a capire meglio le sue emozioni ed i suoi stati d’animo. Le fiabe si armonizzano con la mente del bambino, ma, al tempo stesso, lo aiutano a mettere ordine, ad individuare la possibilità di superare gli ostacoli per raggiungere la felicità. In ultima analisi, il fantastico ed il reale consentono osservazioni e processi che conducono alla realizzazione di un solo progetto: la crescita del bambino. L’autore
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Aniello, un pappagallo un po’ pienotto e bello, cresciuto da pulcino in pensione, aveva proprio tanta presunzione.
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Delle le scuole primarie, insoddisfatto, si mise a frequentare, di soppiatto, una finestra aperta all’Ateneo, dove spiegava legge uno scarabeo
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Avendo seguito alquanto i corsi, si convinse, allor, da sciagurato, d’essere diventato un avvocato. Senza pensarci su, il neodottore affisse sulla gabbia un gran cartello, dove s’offriva come difensore. 10
Vestitosi di nero, col cappello, andava or da questo, or da quello, a dire d’esser pronto alla difesa e vendicare questa o quell’offesa.
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Un giorno, un corvaccio, suo amico, un certo Prenditutto Federico, accusato del furto d’un turchese, fu arrestato dallo sceriffo del paese, un aquilotto rigido e scortese: - Fermati delinquente, sei in arresto!- Avrai un bel processo ed il capestro!- Ma come, senza processo, son condannato?- Il giudice è cosa mia, tu sei fregato!-
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Lo trascinò, con forza, per la via, come un ladro, o una grande spia, mentre il corvo gridava alla gente: - Di quella colpa, io sono innocente! -.
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Sentendo la voce dell’amico, Aniello andò in aiuto a Federico. - Stai tranquillo! – disse a lui, pacato, - Ti difendo io, se mi dai mandato…-
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- Certamente! – gli rispose Aniello, - Mi sei amico ed or anche fratello! Giunti che furono, dunque, in Tribunale, cominciò, dell’udienza, il gran finale, il leone, presidente, era dritto e intransigente; su panchetti con schienali la giuria degli animali ed al centro dell’anello, c’era il reo con Aniello.
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Nel bel mezzo degli eventi, quando tutti erano [attenti, parte in quarta l’avvocato con la storia di un [soldato, piccolino e un po’ pitocco, ch’era stato riformato; d’ una serpe velenosa ch’or faceva la sciantosa, di un parente suo, mandrillo, ammalato di morbillo e continua, via via, con la sua filosofia.
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L’uditorio era scioccato, quando il celebre [ avvocato, dopo esempi e citazioni, giunse a queste [conclusioni: - Miei signori, maestà, ve lo giuro sul babà, che innocente è l’ìmputato e va all’ istante [ liberato!-
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Il leone, di comando: - Ed a casa lo rimando, ma trattengo l’avvocato, per oltraggio sia arrestato!- Per oltraggio, vostro onore?- Per oltraggio, lo confemo, mamma mia che coraggio! Sei un dottor della follia, con la tua filosofia!- Son pentito vostro onore … mio cugino l’assessore cura il callo dal dottore … -
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- Basta, via, per carita! Trascinatelo di qua, o lo mangio a colazione questo ridicolo buffone!-
Lo sceriffo, a denti stretti, disse: – Forza, andiamo in fretta! Se lo ordina il leone finirai nella prigione! – - Povero me, me sventurato, sono stato svergognato! – La giuria rispose in coro:- Tu sei solo un pappagallo, non un principe del Foro! 19
Ma c’è gente un po’ duretta che non usa la ragione ed Aniello come tanti, non ha appreso la lezione,ed insiste per la via con la sua filosofia. ...Stretta la foglia, lunga la scia, dite la vostra che ho detto la mia!
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In una bella casa verso il mare, dove tutti erano allegri con la voglia di cantare, viveva un bel gatto persiano, di nome Orfeo, e molto marameo. Aveva il pazzerello due passioni: l’amore per il cibo e le canzoni, che dedicava ad Ania, la compagna, una gattina molto timorosa, un po-co timida ed alquanto dispettosa.
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Orfeo s’innamorò di quella gatta e non avendo da lei alcun riscontro, sparò tutte quante le sue pose, sperando che cambiassero le cose: si stiracchiava in modo impertinente, poi la lecca-va miagolando dolcemente, faceva il buffoncello sul divano, mordendola sul collo piano piano.Ma Ania rimaneva indifferente, senza dimostrargli proprio niente.
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Vivevano in casa separati, senza contatti né giochi sospirati. Ania passeggiava da sola nel salotto, Orfeo dal terrazzo alla cucina, mangiando a crepapelle dalla mattina. Col cibo si volea suicidare, ma rimpinzan-dosi non riusciva a miagolare e s’era fatto come un porcello, un po’ paffuto, ma era ancor più bello.
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Una mattina di maggio profumato, nel mentre passeggiava sul terrazzo, sentì lo sguardo della sua morosa, che gli diceva tutta un’altra cosa: - Son qua…micione mio bello! Son qua mio dolce pazzerello! - Come, mi parli? – balbettò l’Orfeo. - Ti parlo e ti adoro, cuore mio, mangiamo insieme?-
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Ma certo! – le rispose il marameo. Allora andiamo, caro il mioOrfeo!Ma che ci faccio io alle gatte?Sono proprio fico!- dicea tra sé, mentre gli sorrideva pure l’ombelico.
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Da quel momento furono sempre insieme: mangiavano e guardavano la luna, vivendo d’amore nella notte bruna. Quante canzoni sopra quel terrazzo, orfeo le cantava come un pazzo ed Ania tutta innamorata mangiava croccantini all’impazzata.
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Passarono i giorni, che poi furono mesi ed Ania si vide trasformata, molto più lenta perché era ingrassata. Ma il suo amore il caro e dolce Orfeo le andava sempre dietro come un cicisbeo, la sbaciucchiava e le mordea l’orecchio, poi si nascondeva, giocando, dentro al secchio ed alla fine, tra sospiri e miagolii, s’addormentavano insieme sul cuscino, ubriachi d’amore e non di vino.
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Un lunedÏ mattina di gennaio, tornando dal terrazzo sul cornicione, rimase esterrefatto il bel micione: La sua micetta, Ania, detta la bella, aveva due gattini sotto di lei, uno con i colori della mamma e l’altro, un altro Orfeo, coi suoi colori e pure marameo.
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Sentì allora una stretta al cuore, un sentimento nuovo lo travolse, un doppio amore il cuore gli sconvolse, poi avvicinandosi al gruppo sul sofà, disse miagolando: - Sono papa!-
Stretta la foglia, larga è la via anche questa favola è andata via!
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Nel paese di Cincillà , in un pollaio di periferia, viveva in forzata compagnia, una bianca gallinella da uova. Col becco ben disegnato e la coda non comune, era decisamente convinta di essere nata per altri destini e che presto si sarebbe trovata in un’altra condizione.
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Nonostante fosse un’ignorante, interveniva sempre in ogni discussione ed anche nel torto, pretendeva aver ragione. Le povere galline, dopo un lungo periodo di comprensione, iniziarono a trovarla deprimente e passandosi la voce, iniziarono ad ignorarla per non esser messe in croce:
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- Mia zia, la tacchina, ha il diploma ed è postina!- Mia cugina Chicchinella, al liceo, fa la bidella! - Mio cugino Salvatore, in America, fa il dottore!- Ohhh!- Io mi chiamo Concettina, sono fine e sono bellina -. Il gallo del pollaio che, fino a quel momento era stato l’unico parolaio,in ogni situazione iniziò a tacere, per evitare confusione.
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Una bella mattina, vestita da contessina, prende la valigia e s’incammina la gallina. Cammina, cammina e raggiunge la città, entra in un istituto di bellezza e si rimette a nuovo: un’aria un po’ fatale, sigaretta con bocchino e cappello rosso cardinale. La gente corse a vederla per la via e pian piano dietro a lei diventarono mille e sei: sette gatti, un pipistrello, un ramarro con l’ombrello, una scimmia, un barracuda, cinque cani senza
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coda, una pecora smarrita e un una pecora smarrita e un bellissimo pavone. Giunti tutti nella piazza, la gallina in un momento salta sopra un monumento e gridando come pazza disse: - Senti popolo ignorante Io mi chiamo Concettina E non sono una gallina Sono nata principessa Faccio danza e vado a messa Inchinatevi miei cari alla mia nobiltĂ ! -. A questo punto, le scappa un uovo, che cadendo sul marmo si aprĂŹ e gocce di albume finirono sulla testa di un cane che stava in prima fila.
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Allora tutti si sentirono imbrogliati e le gridarono adirati: - Torna nel pollaio a far le uova, sulla paglia del solaio la mia gallina sciocca ed anche un po’ pitocca -.
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La poveretta capì di avere esagerato e ritornò nel pollaio a testa bassa, iniziò a far le uova puntualmente né si mosse più da quel momento. Ognuno è quello che è, ma nel suo campo può pure diventare un re. Stretta la foglia, larga la via, anche questa favola è andata via.
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Un papero vecchiotto e spelacchiato incominciò a pensare alla sua vita inutile, senza piÚ affetti e, camminando tristemente per la via, diceva a se stesso questa litania: - Povero me! Son solo e senza affetti, pure i paperi sciocchi mi fan dispetti, avessi avuto almen una bella paperotto, con la quale dividere granone e frutta cotta -.
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E parlottando giunse fino al fiume, dove all’istante decise di annegar la piume. Prese una palla dimenticata da un bambino e con la corda la lega al collicino.
Un grande tuffo e patapuff nell’acqua, pensando di annegare in un momento, ma … la palla non lo portò a fondo e galleggiò saltellando in tondo.
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Fallito il tentativo di morire, prima s’asciugò le piume al sole e poi trotterellando in sintonia, si mise alla ricerca di una adeguata compagnia.
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Camminando piÚ avanti in una contrada, incontra una papera sciancata ed un pulcino mezzo rimbambito, tutto sporco e pieno di prurito. - Sentite cari! - Disse l’animale, - vado lontano a cercar la sorte. Tu miserella mi sarai compagna e tu che sei piccino, farai da segretario o mio pulcino! -
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E s’avviò l’allegra compagnia, cantando a squarciagola per la via: Batti il passo Fino a due Lì nei campi C’è un bue, una capra, tre galline, e una vecchia contadina. Batti il passo fino a tre, io sono come un re voi sareste la mia corte poche piume e gambe storte.
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Sentendo cantare cosÏ forte, tutti gli animali accorsero e vedendoli, incominciarono a ridere a crepapelle. Un merlo che stava sul ramo di un albero, beccando gustosamente un fico, gridò: - Canta pure ,o grande allocco tu sei re, ma degli sciocchi d’una papera sciancata ed un pulcino malandato -.
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A questo punto, i tre smisero di cantare e si allontanarono in fretta tra gli scherni di tutti gli animali.
Cammina, cammina, giunsero in un bel paesino, dove tutti erano floridi e ben vestiti. Il sindaco un aquilotto distinto ed istruito, vedendoli arrivare cosÏ malandati ne ebbe pena e cercò di aiutarli.
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Il sindaco un aquilotto distinto ed istruito, veden-doli arrivare cosÏ malandati ne ebbe pena e cercò di aiutarli. Li fece ripulire e vestire decentemente e li sfamò con cibi squisiti ed abbondanti. Dopo qualche giorno di buona vita, il papero decise di conquistare tutto il paese e con sciocca
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furbizia e la parola facile iniziò a millantarsi di questa e quell’impresa, di qualche dottorato e che avrebbe fatto la fortuna di chiunque a lui si fisse legato. Ma dopo numerosi tentativi di produrre miracoli e ricchezze, furono note a tutti le sue prodezze sciocche e le assurde pretese di essere un capitano di mille imprese.
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Invece di scusarsi e vivere tranquillo, incominciò a sparlare della gente, che era stato offeso dall’aquilotto e che si sarebbe vendicato immantinente.
Allora tutta la comunitĂ comprese che era un papero sciocco ed ingrato e lo allontanarono ed il papero ritorno nuovamente sulla via , a cantare la sua triste litania: - Povero me! Son solo e senza affetti, pure i paperi sciocchi mi fan dei dispetti avessi avuto almeno
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una bella paperotta con la quale dividere granone e frutta cotta. Cammino per la via in brutta compagnia una bestia malandata e un pulcino sventurato - .
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- Addio, mio caro, sarò pure sventurato, ma non sono né sciocco, né un ingrato -. A questo punto, anche la papera sciancata lo abbandonò, mentre il pulcino rimbambito gli fece uno sberleffo e scappò via, lasciandolo solo solo per la via.
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Stretta la foglia, larga è la grata, pure questa favola è terminata.
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In una bella mattina di maggio, in un campo di papaveri rossi, spuntò come per magia una splendida e tenera margheritina bianca.
Fu un miracolo per tutti, come se quel tenero fiore fosse un dono per tutti.
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I papaveri, come la scorsero, le gridarono con gioia: - Come sei bella margheritina, sei la nostra sorellina, stai all’ombra per favore, a noi piace il tuo candore! -
La margherita, troppo giovane per comprendere ed un po’ sciocchina, non volle ascoltare l’affettuoso consiglio dei papaveri e cercò di superarli in altezza, allungandosi sempre di più sullo stelo.
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I papaveri, allora, le gridarono ancora: Come sei bella sorellina, stai all’ombra, per favore, Sole brilla troppo forte, ti verranno le gambe storte!-
Ma la sciocca margherita rifiutò ogni consiglio, prese fiato dentro al petto e gridò con gran dispetto:- Sono bella e son carina, se son alta son regina, è l’invidia che vi rode, siete brutti e senza dote, siete rossi sotto il sole e nessuno che vi vuole!-
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A questo punto, i papaveri tacquero dispiaciuti.
Quando venne mezzodÏ, Sole cominciò a brillare, sempre piÚ forte, nel cielo azzurro. Le cicale corsero a ripararsi all’ombra delle foglie dei vecchi ulivi, mentre i passeri andarono al fresco nel bosco, dove un limpido laghetto dava conforto a tutti gli animali: ochette, cigni, falchi, anatre e fringuelli.
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Intanto Sole, nel bel mezzo del cielo, splendeva tutto intorno, per gli uomini e le montagne, che facevano da contorno. Brillava per la gente, sia quella buona, che quella che non valeva niente.
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La margherita, che non poteva muoversi di lì, da principio sfidò il sole, guardandolo fisso negli occhi, poi, lentamente, si sentì svenire e si piegò in due sullo stelo.
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Invano, piÚ tardi, Sera cercò col fresco di riportarla in vita, la margherita era morta stecchita. I grilli formarono un gran coro e diedero spettacolo alla luna, mentre i papaveri lÏ, nell’aria bruna, raccontarono al vento tutta la storia:
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- La bella margherita, un poco dispettosa, decise in un momento d’esser presuntuosa: crescendo a dismisura, più alta dei fratelli, volle essere regina, più bella delle belle. Ma quando brillò Sole,di giorno, a mezzodì, si chiuse la corolla e sul suo stelo finì. Tutti i consigli buoni, dettati dall’ amore, vanno presi in animo e realizzati col cuore -.
Stretta è la foglia, larga è la strada, pur questa favola è terminata.
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L’autore Franco Pastore nasce a San Valentino Torio, frequenta il ginnasio ed il Liceo nella vicina Sarno, il paese dei nonni materni, e completa gli studi presso l’Ateneo salernitano. La sua sensibilità lo porta, fin da giovanissimo, a scrivere racconti, poesie ed articoli che vengono pubblicati su giornali locali. Dopo il servizio militare, si trasferisce con la famiglia a Salerno, in via Camillo Sorgente, 21, dove, nel 1972, inizia la sua collaborazione con lo scrittore Arnaldo Di Matteo, scrivendo racconti ed articoli sul periodico “Verso il 2000”. L’anno successivo, entra a far parte dell’equipe del Varo, una galleria d’arte di Vito Giocoli e sostenuta dal giornalista napoletano Saverio Natale, che lo veicolano verso la critica d’arte. Intanto diviene un punto di riferimento nella famiglia di “Verso il 2000”, collaborando con il Prof. Zazo dell’Ateneo napoletano, il preside Marino Serini, il pittore Luigi Grieco, Achille Cardasco ed altre personalità della cultura campana, come Franco Angrisano, Gaetano Rispoli, amico di Carlo Levi, che aveva personalmente conosciuto a Roma nel dicembre del 1971, e Domenico Rea. Alla metà degli anni settanta, sarà proprio Rea, presso la Camera di Com-mercio di Salerno, a presentare alla stampa il libro di estetica morale Il Vangelo di Matteo (Roma - n. 136 del 12/6/1980), che il Pastore scriveva, nel 1979 (Il Giorno - 23 marzo 1980), con Liana Annarumma. Intanto, Franco Angrisano lo presentava ad Eduardo De Filippo, nel periodo in cui l’attore recitava nella sua compagnia. Fu allora che in Franco Pastore si rafforzò l’amore per il teatro. Frattanto, conosceva Lucia Apicella di Cava (Mamma Lucia), per la quale pubblicava su Verso il 2000 una serie di racconti, raccolti poi nel libro “Mamma Lucia ed altre novelle” (L’Eco della stampa - gennaio 1980 / Il Faro del 13/2/1980), con le illustrazioni del Grieco. Seguiva, sempre sull’eroina cavese,“Mutter der Toten”, un radiodramma, pubblicato dalla Palladio, che Angrisano dramma-tizzò nel salone dei marmi del Comune di Salerno (la Voce del Sud - 12/7/1980 - Roma 11 giugno 1980 52 n.135), il giorno in cui Mamma Lucia fu Premiata con medaglia d’oro del Presidente della Repubblica nel luglio del 1980 (Il Secolo d'Italia - Anno XXIX - dell'11/07/1980).
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Dopo il suo primo romanzo “L’ira del Sud” (verso il 2000 - anno XXIII - n.82 del 1983, con nota autografa di Nilde Iotti) scrisse per Franco Angrisano “La moglie dell’oste”, ispirata alla XII novella de Il Novellino, di Masuccio Salernitano; seguì “Terra amara”, sul problema del caporalato nel sud. Negli anni novanta, viene trasferito al Liceo di Piaggine. Fu in quegli anni che scrisse “All’ombra del Cervati” una raccolta di liriche e “Fabellae”, un testo di drammatizzazione per la scuola elementare. Sono gli anni in cui si accosta all’informatica, è docente di sociologia e psicologia di gruppo nell’Ospedale Tortora di Pagani. Inizia un dialogo stretto con il teatro, grazie alla disponibilità dell’auditorium del Centro Sociale paganese ed all’incontro con la compagnia teatrale “02”, diretta da Enzo Fabbricatore. Nascono così le commedie: “Un giorno come un altro”, “Un maledetto amore”, “Una strana Famiglia” ( Le Figaro / Education, samedi 4 juin 2005). Tra il 1995 ed il 2000, è direttore di Corsi di alfabetizzazione informatica per il M.I. e tiene, al Centro sociale di Pagani, Corsi di Pedagogia speciale (metodi: Decroly e Froebel). Alla fine degli anni novanta, si abilita per l'insegnamento delle lettere negli istituti superiori e, nel 2000, il commediografo passa dalla pedagogia (didattica e metodologia), all’insegnamento di italiano e storia nell’Istituto “G. Fortunato” di Angri. Nello stesso anno, ritorna nella sua Salerno, in via Posidonia. Oramai ha perso tutti gli amici di un tempo. Intensifica il suo interesse per il teatro, entra in rapporto con alcune compagnie salernitane e conosce Gaetano Stella e Matteo Salsano della compagnia di Luca De Filippo. Con questi ultimi, ripropone “La moglie dell’oste” che viene rappresentata nel 2006, al teatro dei Barbuti, nel Centro storico. Il successo dell’opera lo spinge a scrivere altre tre commedie, ispirate al Novellino del Masuccio: Le brache di San Griffone , “Un vescovo una monaca ed una badessa” e “Lo papa a Roma”. Oramai l’insegnamento non lo interessa più e dà le dimissioni, nel settembre del 2005, chiudendo innanzi tempo il suo impegno con la scuola, per dedicarsi completamente al Teatro. Come European journalist (GNS Press Association), fonda, con il patroci-nio del Comune e della Provincia di Salerno, la rivista virtuale di lettere ed arti “ Antropos in the world”, alla quale collaborano l’on.Michele Rallo da Trapani, Anna Burdua da Erice, Maria imparato
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da Bergamo e Gaetano Rispoli, l’ultimo maestro di pittura, amico di Carlo levi e di Domenico Rea. Intanto, inizia il ciclo de’ “I Signori della guerra”, ovvero “La Saga dei Longobardi”, un insieme di cinque drammi storici, sulla Salerno longobarda e normanna, che completa il 29 gennaio del 2011. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti “Il gusto della vita” (ed. Palladio) e di “Ciomma” (edito dalla Ed. Antitesi di Roma), va in scena, a Pagani, il primo dei drammi storici “L’Adelchi”, replicato il 25 febbraio 2011 al Diana di Nocera Inf., con il patrocinio della Provincia di Salerno (Dentro Salerno, 25 febbr. 2011). Dunque, nelle sue opere, traviamo profonde tracce delle sue radici e figure, personaggi delle sue commedie e dei racconti ci riportano all’agro nocerino-sarnese, ricco di caratteristiche peculiari, artisticamente incastonati in situazioni socio antropologiche sui generis. E’ il caso di “Peppe Tracchia”, così come di “Ciomma” o “Luciano Valosta”, per non citare tante altre figure, prese dai campi o dalle fabbriche di pomodori. Nemmeno l’agro si dimentica di lui, con la consegna dell’Award dell’Agro, per la letteratura. (Cronache del Salernitano, del 27 agosto 2013) e la pubblicazione di “Oltre le stelle”, presentata al palazzo formosa, il 12 febbraio del 2014 (Dentro Salerno, 13.02.2014) Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Pastore, pur avendo acquisito una formazione classica (Euripide, i lirici greci, Aristofane e la commedia antica, Omero, Esopo e Fedro), si trova ad essere rivolto verso il presente del nostro tempo. La sua narrativa si può ritenere, in alcune sfumature, neorealista, con testimonianze forti, sulle difficoltà di una Italia degli anni della ricostruzione. Così, nel teatro, nel mentre delinea il dramma di antiche dominazioni, passa alla commedia di denuncia ed alla farsa.
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Altre opere di Letteratura per l’infanzia
FABELLAE - antologia di drammatizzazione per la scuola primaria‚ Paes, 1988. Cod. SBN IT\ICCU\CFI\0154255 . Pinocchio in Tribunale – 1987 – drammatizzazione per la scuola primaria LA MARGHERITA SCIOCCA - S.W. anno 2004 – filmato IL PAPERO INGRATO - S.W. anno 2006 – filmato ORFEO GATTO MARAMEO - S.W. anno 2006 – filmato IL VERME ED IL CALABRONE – S.W. anno 206 – filmato IL PAPPAGALLO FILOSOFO - Sul Web anno 2006 /7 – filmato LA LEPRE E LA TARTARUGA - Sul Web anno 2006 /7 – filmato IL BRUCO ED IL CALABRONE - Sul Web anno 2006 /7– filmato IL PAPPAGALLO FILOSOFO - Sul Web anno 2006 /7 – filmato LA GALLINA SCIOCCA - Sul Web anno 2006 /7 – filmato CANIS PARTURIENS – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano CAMELUS QUI PETEBAT CORNUA – filmato 2005/6 – in napoletano PISCATOR QUI AQUAM PERCUTEBAT – filmato2005/6 – in napoletano VOLPES ET CORVUS – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano VULPES LEO ET SIMIO – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano RANAE AD SOLEM – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano RANAE PETUNT REGEM – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano FRATER ET SOROR – filmato 2005/6– Riduz. in napoletano CALIMERO E LE SETTE NANE, UNA STORIA ALL’INCONTRARIOA.I.T.W. Edizioni - Salerno genn. 2014 - ISBN: 9788891133052 IL PRINCIPE FIORITO, UNA STORIA ALL’INCONTRARIO - A.I.T.W . Edizioni - Salerno, nov. 2014 – SBN IT\ICCU\MO1\0038493
Documentari didattici
VERSO LA RELIGIONE EGIZIA – Documentario LA RELIGIONE GRECA - Documentario ROMA PAGANA – Documentario IL MIRACOLO DI BETLEMME – Documentario ABRAMO - Documentario IL CANTICO DEI CANTICI – Documentario IL SS. CORPO DI CRISTO – Documentario LA CRIPTA DEL SS. Corpo di Cristo - Documentario
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INDICE
Premessa ……………………………………………………. Pag.5 Il pappagallo filosofo
………………………………… pag.6
Orfeo gatto marameo ……………………………….. pag.21 La gallina sciocca ……………………………………….. pag.33 Il papero ingrato …………………………………………. Pag.43 La margherita presuntuosa …………………………. Pag.56 L’autore ………………………………………………………. Pag.68
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Pubblicazione E-book Gennaio 2015
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