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Protocolli scientifici antivarroa esperienze regionali

PROTOCOLLI SCIENTIFICI ANTIVARROA: ESPERIENZE REGIONALI

Pier Antonio Belletti

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Apicoltore professionista Sono passati più di trent’anni dal primo ritrovamento di Varroa jacobsoni oudemas in Italia, oggi Varroa destructor, e la situazione attuale presenta ancora molti lati “oscuri”. Parlare di un piano di lotta regionale da trasporre poi a livello nazionale non ha alcun senso. In questa relazione si vuole porre l’attenzione di come la profilassi e il controllo dell’acaro sia mutata nel corso di questi decenni, un unico trattamento negli anni ’80 contro gli attuali due o forse tre. Al momento, dunque, i prodotti acaricidi autorizzati per il controllo di Varroa destructor sono: Apistan®, Apivar®, Apitraz®, Polyvar®, Apiguard®, ApiLife Var®, Thymovar®, Api-Bioxal® (in polvere solubile o già in soluzione), Oxybee®, Oxuvar®, MAQS®, VARTERMINATOR®, APIFOR60® e VarroMed. Sulla reale efficacia di questi prodotti quando utilizzati in condizioni di stress alimentare e su alveari già fortemente debilitati non esprimiamo alcun giudizio seppur il pensiero mio personale su alcuni dei prodotti acaricidi è ben chiaro: essi sono semplicemente inutili! Non si può dire altrettanto dell’esperienza dal 2008 al 2017 con l’utilizzo dell’abbinata timoli con fluvalinate (Apistan®) e amitraz (Apivar®) che ha permesso di salvare l’apicoltura in diverse regioni d’Italia. Oggi questo metodo è stato sostituito al fine di rispettare “il corretto uso del farmaco” nella combinata e non più abbinata cioè i prodotti NON possono essere inseriti insieme ma SOLO separatamente, quindi in successione. Chapeau! Ecco quali sono le azioni tecniche da considerare nella gestione di un apiario per una corretta profilassi e controllo della varroa:: a) Monitorare la ripresa primaverile nella deposizione della regina. b) Interventi di contenimento biomeccanico da fine marzo a tutto aprile. c) Intervento con acido ossalico sgocciolato post acacia. d) Controllo della reinfestazione. e) Evitare ogni forma di stress alimentare prima e post trattamento.

I riferimenti a determinati prodotti piuttosto che ad altri presenti sul mercato derivano da circa vent’anni di collaborazioni su prove di mo-

Figura 1. Alveare su 9 favi (Foto Andrea Chicco).

Figura 2. Produzione di nuclei da più famiglie (Foto Mauro D’Agaro).

nitoraggio in apiari con le aziende Vita Europe Ltd e Chemicals Laif, sempre liberi nel gestire i dati e proporre le soluzioni migliori.

a) Monitorare la ripresa della deposizione

In funzione della latitudine vi può essere assenza di blocco della covata o continuità nella deposizione. Nel primo caso è necessario prestare particolare attenzione alla ripresa della deposizione da parte della regina in quanto questo aspetto risulta essere il punto debole per ogni tipologia di piano di lotta soprattutto al centro e nord Italia anche se negli ultimi anni anche il periodo di blocco della covata si sta sempre più riducendo. Nel mese di gennaio la regina può iniziare la deposizione ed in questo caso è fondamentale un contenimento già all’inizio della primavera, pena una infestazione troppo elevata ad inizio estate (fine giugno).

b) Interventi di contenimento biomeccanico dell’acaro da fine marzo ad aprile attraverso la produzione di nuclei

In molti allevamenti zootecnici la rimonta interna, cioè l’allevamento di nuovi capi, è finalizzata a mantenere inalterato il patrimonio animale; nei bovini da latte ogni anno l’allevatore produce il 16% di nuove manze che andranno a sostituire le vacche lattifere a fine carriera (è un termine tecnico che indica gli animali che hanno terminato il ciclo produttivo). Nell’allevamento apistico la rimonta è diventata sempre più importante negli ultimi anni a causa delle perdite che superano la soglia fisiologica dell’8-10% e che in questo caso possono attribuirsi a normali scompensi fisiologici dell’alveare. Se prendiamo come esempio la regione Friuli Venezia Giulia, il patrimonio apistico ogni anno nel periodo invernale si riduce di più del 20% e le motivazioni sono essenzialmente riconducibili alla scarsa tecnica apistica nelle operazioni di controllo della varroasi, alla bassa efficacia di alcuni piani di lotta, al fenomeno della reinfestazione di fine estate e alle errate operazioni di invernamento, oltre che a patologie quali nosemiasi e virosi. Costituire nuove famiglie è come mettere da parte una riserva utilizzabile in caso di necessità. Si possono formare già con cella reale, con regina oppure semplicemente facendo allevare loro le celle reali ed è proprio questo metodo che andremo ad esaminare. La produzione primaverile di nuclei rientra inoltre a pieno titolo nella profilassi alla varroa e riveste un ruolo ancora più importante quando la stagione di deposizione della regina inizia con anticipo e quindi poten-

zialmente l’infestazione a luglio sarà più elevata. Si possono individuare 3 fasi: • Svernamento con restringimento delle famiglie fino al cambio di generazione delle api (es. primi di marzo al Nord Italia) e nutrizione con candito e successivamente con sciroppo glucidico. • Pareggiamento, se necessario, togliendo un favo di covata e api dalle famiglie più forti per portare un giusto equilibrio a quelle meno sviluppate. • Da fine marzo (in concomitanza con le fioriture di tarassaco e colza o altre fioriture importanti) iniziano le operazioni di salasso e la produzione di nuclei. Prima si stringe, poi si pareggia e alla fine si toglie! Il salasso può essere effettuato fino al momento della fioritura dell’acacia. Un esempio aiuterà meglio a capire la metodologia. Dalle famiglie più forti, ben strutturate e con melario si preleva un favo di covate e api (Figure 1 e 2) e questa operazione consente di mitigare il fenomeno della sciamatura, la stessa sarà influenzata da altri fattori per cui è necessario comunque un controllo costante. I nuclei formati nel mese di aprile e fecondi entro la prima decade di maggio possono venir impiegati con successo nelle produzioni tardive di miele (miele millefiori di montagna, melate, millefiori di barena, santoreggia) in quanto il trattamento contro la varroa può essere ritardato, importante che gli apiari siano omogenei cioè non vi siano famiglie trattate insieme a quelle non trattate.

Nuclei formati da alveari non destinati alla produzione (sempre nel mese di aprile).

Dagli alveari che hanno stentato la ripresa e non sono pronti per la produzione ad esempio di acacia è possibile una divisione netta in più unità, una con regina e due orfane (Figura 4). La procedura nella successiva “lavorazione” delle famiglie senza regina è la medesima sin qui descritta, tranne che per la famiglia madre con regina che se lasciata solo su favi di covata aperta e favi di miele può beneficiare subito del trattamento con Apibioxal®. Nel caso descritto si può inserire nelle famiglie appena orfanizzato un favo - in ognuna - di covata con prevalenza di uova proveniente da alveari che hanno dato buoni risultati nell’invernamento, nello svernamento e nella produzione di miele e da questo si selezioneranno successivamente le celle reali.

Figura 3. Nucleo costituito a fine marzo e pronto a fine maggio per essere trasferito in arnia e successivamente portato a fine giugno sulle fioriture tardive (Foto Belletti, 2020).

Il cambio dei favi incide sulla sanità dell’alveare. Lavorando su 9 favi con diaframma sarebbe opportuno un cambio di almeno 2-3 favi ogni anno in modo da ottenere in 3 anni un rinnovo del corpo nido. Il cambio periodico della cera è un’ottima profilassi su patologie batteriche (peste americana) e consente di evitare che le la riduzione di volume delle cellette con conseguenza di avere api più piccoline.

c) Intervento con acido ossalico sgocciolato post acacia

A fine maggio - inizi di giugno è importante capire l’entità dell’infestazione, si raccomanda questa operazione soprattutto in apiari dove la deposizione è iniziata prima del previsto. L’analisi della caduta naturale nel cassetto sottostante è un metodo attendibile, pratico e immediato (Figura 5). Per ogni unità - Varroa che cade naturalmente in un giorno - si ipotizza che vi siano dalle 120-150 varroe nell’alveare (il coefficiente verosimil-

Figura 4. Formazione di nuclei da alveari non performanti.

mente può essere ridotto a 80 - 90, prove di monitoraggio 2015 - 2018 Belletti - San Martino del Carso). Una caduta di 30 acari in tre giorni va suddivisa per tre per essere rapportata alla caduta giornaliera; 10 acari corrispondono pertanto ad una infestazione di circa 800 - 900 acari. Se questo dato lo si trova a fine maggio è necessario intervenire! Una possibilità è quella di un trattamento con ossalico sgocciolato ApiBioxal® in polvere o con glicerolo secondo le prescrizioni previste, cioè comunque in “assenza di melario”. In questo periodo si consiglia l’ossalico con glicerolo (Figura 6); il glicerolo migliora le performance dell’acido ossalico prolungando la presenza della soluzione all’interno dell’alveare aumentando il tempo di contatto con le api, questo si traduce con una maggiore persistenza.

d) Controllo della reinfestazione degli alveari

La reinfestazione rappresenta uno dei maggiori pericoli per gli alveari, tanto da vanificare, in alcuni casi, l’efficacia dei trattamenti eseguiti; essa è risultata nettamente più elevata quando il flusso nettarifero era più scarso; tale picco è stato attribuito a fenomeni di saccheggio di colonie infestate (Sakofski e Koeniger, 1988). Il controllo di questo fenomeno appare pertanto un elemento importante e nello stesso tempo difficile; per ogni territorio e per ogni fascia climatica si devono individuare i tempi e le modalità del piano di lotta alla varroa, sapendo che ogni anno è una storia a sé e molte sono le variabili che influenzano il successo del trattamento. Imndorf (1992) studiando il fenomeno della reinfestazione era riuscito a determinare come un alveare in un solo giorno può “importare” fino

Figura 5. Cassetto di arnia D.B da 10 favi.

Figura 6. Api-Bioxal® in soluzione con glicerolo. Figura 7. Apiherb® integratore alimentare utile nel mantenere un corretto equilibrio intestinale.

a 100 varroe. Alla fine del mese di novembre 2013, in un apiario in provincia di Udine, dopo il trattamento con Api-Bioxal® in assenza di covata, è stata registrata una caduta superiore a 1200 acari (Figura 1). Nel mese di settembre è necessario intervenire con un ulteriore trattamento. Quali le possibili soluzioni? Si può optare per un trattamento con Apivar® lasciando le strisce (una se il numero di favi è inferiore a 5) per 8 - 10 settimane fino al momento del trattamento invernale (se il trattamento estivo è stato fatto con Apivar® è possibile prolungare la presenza delle strisce fino a fine settembre - primi di ottobre, poi alla rimozione è consigliabile effettuare un trattamento con ossalico e glicerolo in quanto siamo ancora lontani dal blocco invernale della covata).

In alternativa è consigliabile un trattamento con ossalico sgocciolato in polvere o in soluzione con glicerolo entro la seconda decade di settembre(Api-Bioxal®); tale intervento mi consente di capire la situazione, una caduta inferiore alle 50 unità non è preoccupante, sopra tale soglia potrebbe diventare un problema se all’interno c’e ancora molta covata.

e) Evitare fenomeni di stress alimentare

La regola aulica è quella di evitare ogni forma di stress alimentare soprattutto nella fase prima del tampone estivo e soprattutto in preinvernamento (da fine agosto e tutto settembre). Focalizzando l’attenzione alle operazioni di preparazione delle famiglie all’invernamento è importante iniziare a valutare l’entità delle scorte già a fine agosto ed intervenire se non c’è importazione (esempio polline e nettare di edera). L’obiettivo è quello di migliorare la formazione del corpo grasso dell’ape, un tessuto di riserva che permette di immagazzinare prodotti alimentari elaborati (digeriti) e renderli disponibili all’organismo in momenti difficili (avversità climatiche - invernamento), garantendo così una maggiore longevità dell’ape. È molto importante nella fase larvale; una larva sottoalimentata non dà origine ad un’ape matura normale. Con l’utilizzo di Apiherb® a fine agosto si riscontrano ottimi risultati nelle famiglie al momento dello svernamento. Oltre che nella modalità sgocciolato come indicato in etichetta è possibile miscelare Apiherb® nello sciroppo nella dose di 2 g per litro, questa tipologia di somministrazione non sostituisce il trattamento sgocciolato

Figura 8. Vitafeed Power.

ma rende lo sciroppo un prodotto nutraceutico. Quando iniziare il trattamento? Nella terza decade di agosto e proseguire fino a metà settembre. La parte amminoacidica nell’alimentazione di fine agosto deve essere integrata soprattutto in assenza di importazione pollinica. Allo sciroppo oltre all’aggiunta di Apiherb® è consigliabile l’inserimento di un integratore come Vitafeed Power® (Figura 8) nelle dosi di 5 ml per litro (il trattamento con i due integratori non supera i 2 euro per alveare nelle tre somministrazioni). Quanto sciroppo dare? Si va da 1,5 litri (nutritore Baravalle) fino a 6 litri (nutritore Miller) ogni 7 giorni, l’obiettivo è quello di ricostituire le scorte. In presenza di importazione non si alimenta, l’alimentazione deve sempre essere concepita come una operazione di tecnica apistica che se necessaria si effettua altrimenti diventa superflua e dispendiosa. Sappiamo molto bene che l’alimentazione è alla base sempre di una buona profilassi, importante sapere come, quando e che cosa dare.

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