I Misteri dei Falò dell’Avvento
di Alessandra Pignotti
La celebrazione della festa dell’8 Dicembre, nella liturgia cattolica dell’Avvento, è considerata la più importante festa del calendario. Per i cattolici è la data dell’Immacolata Concezione di Maria, una festa che ribadisce il dogma stabilito nel 1854 da Papa Pio IX sulla Verginità e la Purezza di Maria Madre di Dio.
Il rito dei falò in Italia
In diverse località della Toscana, così come in Molise, in Abruzzo, in Basilicata, Puglia e Calabria si rievoca il giorno 8 dicembre attraverso un rito antichissimo, l’accensione del falò. Si tratta presumibilmente di un rito dei primi secoli dell’Era Cristiana (I -IV secolo d.C.) parallela alla dominante Cultura Pagana, politeista e legata ai cicli stagionali e alle attività economiche e
quotidiane. Durante la festa, si compivano rituali legati al tema della purificazione, per questo il protagonista assoluto di questo giorno è il fuoco, simbolo di rigenerazione periodica della natura.
Il fuoco nelle feste pagane La funzione purificatrice del fuoco, ricollegabile alle antiche feste pagane che si svolgevano in coincidenza di determinati lavori agricoli stagionali, era finalizzata all’eliminazione del male. Inoltre in queste occasioni si usufruiva, almeno per una sera, del fuoco della comunità. Nel calendario Pagano prima della cristianizzazione era costume ricorrere a rituali di purificazione del Fuoco, sacro al dio Fauno. Il rito del Dio Fauno è noto come “fauni ignis“, letteralmente Fuoco di Fauno. Faunalia Rustica: Dal 5 all’8 dicembre nell’antica religione viene celebrata la Festa dei Faunalia Rustica che ha radici culturali pastorali, agricole e dell’allevamento del bestiame in generale. Nelle celebrazioni erano previsti il sacrificio del capretto e spettacolari fuochi propiziatori. La cronologia della festa si perde nelle nebbie del tempo ma viene attribuita, dalla tradizione storico-religiosa pervenuta, a Re Numa Pompilio che organizzò il Pantheon e la materia religiosa della Roma Arcaica. La festa, in cui erano previsti il sacrificio sacro, le offerte e gli spettacolari fuochi propiziatori, si teneva di notte. La simbologia del fuoco luminoso nelle ore della notte, con danze propiziatorie eseguite anche dai sacerdoti Salii, era utile per chiedere ed invocare la protezione del dio Fauno per la successiva primavera. La location dei festeggiamenti era naturalmente adibita all’aperto, nei campi dove sarebbero avvenute le attività agricole per le quali ci si auspicava il responso benevolo del dio Fauno.
I falò Cristiani Verso l’VIII secolo, si ha notizia che in Oriente intorno all’8 dicembre di ogni anno, si celebra una particolare festività chiamata la “Concezione di Sant’Anna”, ispirata ad un vangelo chiamato il “Protovangelo di Giacomo”. Questa grande festa, con tradizione dei fuochi, è poi passata in Occidente trasformandosi in quella in onore della Vergine. Nel medioevo Anna, madre di Maria, legittimò le doti di Verginità e Purezza della figlia, con la propria gravidanza miracolosa. Essendo sterile, in seguito ad un asessuato incontro con il marito Gioacchino, alla “Porta Dorata” di Gerusalemme, l’arcangelo Gabriele annuncia alla coppia la futura nascita di Maria. I riti politeisti Nella religione politeista antica, la Grande Dea della fertilità era vergine, pura e Madre del dio della Luce, stessi attributi conferiti, in seguito, ad Anna e Maria. Il primo nome ha un’assonanza peraltro con Anna Perenna la dea-ninfa della femminilità sacra e naturale. Sia le dee, sia Anna e Maria sono ritualmente calendarizzate nelle medesime date 7/8 dicembre. Un caso? No, il mondo ebraico prima e poi quello cristiano si influenzarono e sovrapposero nelle ritualità, spesso volutamente, come nel caso delle conversioni di pagani, alle due realtà monoteiste. Sul piano monoteista avvenne il medesimo fenomeno di influsso, sovrapposizione, sincretismo e inglobamento delle precedenti tradizioni, come su quello politico territoriale, della Storia dell’Impero Romano. In comune con il paganesimo, queste feste prevedevano riti con l’uso del Fuoco che assumeva un atto sociale, sacro e purificatore. Il significato e la simbologia del rito del Falò Il rito era un esorcismo contro l’inverno e aveva il compito di rigenerare la fertilità della terra, intesa come “potenza vivificatrice”. Il calore invitava la gente a stare insieme e mettere in fuga il gelo della solitudine. I falò nell’antichità erano considerati, oltre che usanze propiziatorie, anche riti purificatori. I contadini accendevano grandi fuochi per ottenere la benevolenza degli dei e per auspicarsi un buon raccolto. Ai tempi dei nostri nonni, i giovani raccoglievano rami e sterpi, paglia e fascine o legna da ardere, chiedendone di casa in casa o trasportandole personalmente dalle campagne vicine. Al calar del sole si dava fuoco alla catasta e tutti si divertivano cantando e ballando intorno alle fiamme. In alcuni paesi il fuoco veniva interpretato guardandone le faville, il fumo e il crepitio. Le fiamme con vento verso nord rappresentavano un buon presagio, così come lo scoppiettio del falò. Questi riti servivano a scacciare male, malocchio, streghe e presenze del demonio. Il fuoco, il fumo e le faville non sono altro che un passaggio propiziatorio tra le stagioni e per questo venivano accesi nella sera del 7 o dell’8 dicembre e in altre ricorrenze importanti. Il fuoco nella stagione invernale L’elemento naturale associato alla stagione invernale con funzione purificatrice e di futura rinascita è il Fuoco. Il suo opposto, dal punto di vista climatico, è l’Aria, che nell’alchimia delle tradizioni sovrapposte è una variante del Fuoco intesa come versione rarefatta della Luce.
A livello filosofico il fuoco diviene sapienza, cultura e focolare, non a caso le antiche credenze pagane avevano creato il culto della Dea del Focolare domestico, Hestia o Vesta e il mito di Prometeo e il fuoco.
Le antiche culture legate al Solstizio celebrano la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino. Il solstizio di dicembre onora la vittoria dell’oscurità ma, proprio quando la notte raggiunge la sua massima estensione, cede al ritorno della luce. Il simbolo del Sole Il legame tra la luce del sole con il solstizio si ritrova nella notte, dove la luce ritorna nella totale oscurità. Come? Sul piano naturale è il giorno e la notte su quello rituale, la sera del 7 o dell’8 Dicembre celebra, tramite l’uso del fuoco, la venuta della successiva luce. Nella sfera simbolica il fuoco e questo solstizio sono la vittoria della luce dell’anima, del bene e del logos, sull’oscurità, sul male e sull’ignoranza. Possiamo definire il fuoco di queste feste come il sole della notte. Nel Cristianesimo il fuoco rappresenta lo Spirito Santo e l’Amore, la capacità di trasformare le cose e di unificarle, come un falò in un campo. In conclusione, le varie tradizioni che comprendono l’utilizzo del fuoco, nel periodo dell’Immacolata/Avvento, sono le celebrazioni di apertura della festa della rinascita della Luce, della Natura e della Vita nel Solstizio che in chiave cristiana si celebrano il 24 e 25 Dicembre.
Testo edito per la prima volta su https://bloggingart.it/i-misteri-dei-falo-dell-avvento/