Roma Regina Aquarum

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Roma “Regina Aquarum” a cura della dott.ssa Alessandra Pignotti

Nel dipinto la veduta degli Acquedotti Romani

Il Titolo Regina Aquarum L’antica Roma vide affluire, nella capitale, una quantità di acqua potabile che nessun’altra città del mondo antico, e forse di ogni epoca, vide mai nella storia e che valse alla città il titolo di “Regina Aquarum”, ossia “Regina delle Acque”

Acquedotto Vergine – Tratto sottostante il Pincio

Così a proposito della ricchezza idrica di Roma scrisse Plinio il Vecchio: “Chi vorrà considerare con attenzione la quantità delle acque di uso pubblico per le terme, le piscine, le fontane, le case, i giardini suburbani, le ville; la distanza da cui l’acqua viene, i condotti che sono stati costruiti, i monti che sono stati perforati, le valli che sono state superate, dovrà riconoscere che nulla in tutto il mondo è mai esistito di più meraviglioso”


Tracciato dell’acquedotto romano dalla sorgente alla città

Come dargli torto? La realizzazione degli acquedotti romani rappresentò la mastodontica creazione di una struttura capillare per l’approvvigionamento idrico che ancora oggi si conserva, stupisce ed è oggetto di ricerche tecniche. Le città che potevano vantare come Roma dell'Acqua avevano ostentazione di benessere ,igiene e lusso che le altre non avevano che le altre città non possedevano. L’acqua, che è una risorsa importantissima, divenne strumento di propaganda antica e papale.

Il cantiere dell’acquedotto romano in 3D

Roma poteva “sprecare” per giochi e per decorazioni pubbliche, oltre che per l’uso quotidiano dei cittadini, questo bene prezioso; fino a meno di quaranta anni fa, dalle mille fontane, fontanelle e nasoni dell’urbe, l’acqua fluiva attraverso cannelle e punti di distribuzione per disperdersi, pulita e inutilizzata, direttamente nelle fognature. Oggi fontane e nasoni sono stati restaurati aggiungendo cannelle e bottoni per il risparmio idrico, nonostante siano ancora molte le attrazioni d’acqua che conservano la struttura a dispersione totale priva di sistema di riciclo, tra queste Fontana di Trevi.

Acquedotto Vergine di Fontana di Trevi e Arcata di via del Nazareno

Roma “Città dell’Acqua” Il termine Regina Aquarum, usato correntemente per definire l’area archeologica del Vicus Caprarius, è dovuto alla presenza dell’elemento che senza dubbio caratterizza maggiormente il sito: 1)In primo luogo l’acqua che sgorga da Fontana di Trevi. Gli scavi archeologici del complesso di Fontana di Trevi hanno riportato in luce un grande serbatoio di distribuzione dell’antico acquedotto che alimentava, attraverso tubazioni in piombo ancora conservate in loco, dette fistulae, le vasche di una lussuosa residenza signorile posta nelle adiacenze. Potrebbe


trattarsi quasi certamente di un serbatoio secondario creato per l’ampliamento di questo durante l’età Adrianea (II secolo d.C.).

Tubazione (Fistula)

2) In secondo luogo l’acqua sorgiva proveniente da una potente falda idrica che sgorga nel sottosuolo filtrando attraverso le antiche murature in opera laterizia dell’area archeologica. Gli studi idrogeologici di Roma Sotterranea mostrano una città che ha diverse falde, o “fosse”, disposte sotto i colli della città e che, contenendo acqua non potabile, venivano utilizzate dai romani a scopo agricolo. Questi fiumiciattoli sotterranei in passato erano imbrigliati dal sistema di smaltimento delle acque chiare della fogna antica, la famosa Cloaca Massima, per confluire nel Tevere. I continui lavori del sottosuolo, oltre al riuso bimillenario dei siti, hanno condotto ad un cambio di rotta di queste acque che spesso scorrono nei sotterranei di palazzi e di chiese. Il complesso delle strutture e delle componenti legate all’acqua comprende: -Arcate di acquedotti Romani o Papali -Fontane -Fontanelle -Nasoni -Cloaca Massima e sistema fognario -Cannelle e bocchette -Tubazioni antiche, come le fistulae -Sifoni classici e inversi -Idranti.


Le sorprese dei lavori di restauro del Palazzo della Rinascente

Acquedotto della Rinascente Gli scavi per la riqualificazione della Rinascente iniziati nel 2010 e terminati solo nel 2017 hanno lasciato a bocca aperta anche i più scettici. Sono stati riportati alla luce: 1. l’Acquedotto del 19 a.C. di Agrippa 2. resti di domus con balnea (bagni privati) 3. Tombe Repubblicane.

Mappa dell’Aqua Virgo – Trevi e Pincio

La cronologia degli scavi archeologici sotto il palazzo di via del Tritone è compresa nell’arco temporale che va dall’epoca Repubblicana al XIX secolo e denota il progressivo abbandono della parte ipogea ma anche il degrado dell’unità abitativa dell’edificio della Rinascente. La mappa dell’acquedotto Aqua Virgo mostra la zona che ha inglobato l’arcata: è la parte del Rione Trevi e dell’area del Pincio dove si conservano i resti dell’Aqua Virgo. Gli studi di numerosi speleologi hanno ricostruito il tracciato dell’acquedotto dal 19 a.C. fino alla modifiche Papali e moderne che ne hanno visto la quinta scenica finale con l’attuale mostra monumentale. Testo in variante per “lettura veloce” edito anche su https://bloggingart.it/roma-reginaaquarum/


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