Quaderno v

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Quaderno V

Sogno ed esistenza L'analisi esistenziale di Ludwig Binswanger


Biografia

Nato a Kreuzlingen in Svizzera nel 1881, nel 1906 conclude gli studi universitari e inizia a lavorare come assistente medico nella clinica psichiatrica universitaria di Zurigo; qui consegue il dottorato sotto la guida di Carl Gustav Jung e grazie a lui intraprende una duratura amicizia con Freud, rafforzata da scambi epistolari di durata trentennale, ricchi di intimità ma anche di attriti critici dati da prospettive diverse sullo statuto scientifico della psicologia. Nel 1911 inizia a dirigere il sanatorio fondato dal padre: il “Bellevue Sanatorium”, che sotto la sua guida divenne uno dei centri di maggior fama in Europa per gli stimoli culturali e il dibattito che stimolò tra i vari studiosi del tempo: Husserl, Scheler, Heiddeger, Buber e Freud. Negli anni Venti inizia ad approfondire la fenomenologia di Husserl e la filosofia esistenziale di Heidegger che applicò allo studio e alla cura della malattia mentale. Le sue idee hanno tentato un nuovo approccio alla sofferenza psichica e proposto una forma di psicoterapia basata sulla comunicazione e l’incontro con il paziente schizofrenico osservato e curato con amorevole sensibilità durante lunghi anni di esercizio terapeutico. Morì nel suo luogo natale nel 1966. Dal sito web della casa editrice Quodlibet: http://www.quodlibet.it/catalogo.php?A=Binswanger Ludwig


Da Sogno ed esistenza Quando ci troviamo in uno stato di abbandono oppure di attesa appassionata, e d'un tratto quel che ci aspettavamo ci delude, il mondo "cambia" così improvvisamente che noi, come sradicati, perdiamo qualsiasi punto d'appoggio su di esso. ...perchè è il linguaggio che "scrive e pensa" per tutti noi, prima ancora che il singolo sia giunto a scrivere e a pensare in proprio. Anche lo sprofondare, il cadere rappresentano dunque una direzione significativa generale dall'alto verso il basso, che assume un particolare significato per la nostra presenza in base...all'essere-gettato proprio dello stato emotivo o all'interpretazione del comprendere...Il linguaggio con questa apparente similitudine, scopre invece autonomamente un tratto essenziale tipico della più profonda struttura ontologica dell'uomo, il poter-essere-orientato dall'alto verso il basso, e perciò lo denomina un "cadere"...Il linguaggio attinge a questa struttura ontologica essenziale, ma essa attinge anche,... l'immaginazione del poeta e, soprattutto, il sogno. ...chi e che cosa siamo "noi" uomini...Anche qui la poesia, il mito, il sogno hanno dato risposte più soddisfacenti che non la scienza e la filosofia. Hanno infati capito...prima di tutto che questo "noi"...non sta affatto lì, aperto di fronte a noi, bensì ama celarsi in "mille forme"; secondariamente che questo soggetto non può assolutamente venire identificato con il corpo individuale e la sua figura esteriore. E' noto che nei sogni il volare o il cadere ci si presentano spesso come un librarsi o un precipitare della nostra stessa forma corporea...il tema che la presenza si dà nel sonno, cioè il "contenuto" del dramma, è l'elemento fondamentale e decisivo, mentre la distribuzione dei ruoli è l'elemento secondario aggiuntivo...In fondo, però l'immagine felice e la felicità, l'immagine triste e la conseguente tristezza sono un'unica cosa.


Proprio l'approfondimento del contenuto manifesto del sogno, al quale, a partire dal fondamentale postulato freudiano della ricostruzione dei pensieri onirici latenti, si è rivolta in epoca recente un'attenzione sempre minore, ci insegna a valutare correttamente la stretta connessione originaria di sentimento e di immagine, di disposizione e di realizzazione raffigurativa. Altre volte il rovesciamento di un flusso di vita felice e trionfante in un altro, di disagio e di timore, si esprime attraverso lo scomparire dei colori che prima risplendenvano alla luce del sole...come mostra in modo particolarmente evidente il sogno dei fagiani nel Viaggio in Italia di Goethe Nella dissoluzione del soggettivo in soggettivismo estremo, nel contenuto emotivo puro e semplice, il paziente perde il senso della vita... Vogliamo soltanto riconoscere, con il moderno umanesimo, come la storia del pensiero greco sia la storia dell'edificazione di un mondo di forme "in cui le leggi naturali dell'uomo si dispiegano in tutte le direzioni"...Quando nell'Odissea, nel sogno di Penelope, un'aquila piomba improvvisa sulle oche e ne fa strage, nè il poeta nè i lettori pensavano a processi soggettivi nella mente di Penelope che sogna; qui il sogno allude a un evento esterno, all'uccisione dei Proci da parte di Ulisse...Anche qui dunque l'immagine allude a un evento esteriore futuro,...presso i greci il confine tra lo spazio interiore del vissuto personale, lo spazio esterno degli eventi e lo spazio attinente al culto sono assai sfumati. Come si potrebbe parlare di un soggetto individuale...Chi può decidere se la verità vada cercata in questo caso nell'interiorità della soggettività oppure nell'esteriorità dell'oggettività? Qualsiasi "interiorità" è qui "esterna", e ogni esteriorità è interiore. In tutti questi casi (nella poesia greca, nda) non si può dunque ancora parlare di vita ascendente e di caduta riferendosi al flusso di vita del singolo individuo, piuttosto ciò che nella felicità sale e che nell'infelicità cade è la stirpe, ossia la famiglia, unita da un destino comune e predeterminato. Il singolo, la stirpe, il destino e la divinità si intrecciano all'interno di un unico spazio...In luogo del nostro "interno" ed "esterno", contrapposizione neoplatonica, cristiana, romantica, presso i primi greci compare quella del giorno e della notte, dell'oscurità e della luce, della terra e del sole. I sogni soggiacciono alla notte e alla terra; sono a loro volta démoni, hanno un asede propria (Demos in Omero), formano una propria stirpe (Filone in Esiodo). Loro madre è la Notte (Esiodo), che è anche madre della morte e del sonno.


Sappiamo però che tra i greci, accanto a questa grandiosa e unitaria concezione religiosa del mondo, esistevano anche una sobria osservazione empirica e una teoria scientifica che si reggeva su essa, e soprattutto un'interpretazione filosofico-metafisica del mondo quale connessione di tutto ciò che avveniva nel mondo,...Tutto questo ha influito sulla concezione che i greci e i romani avevano del sogno fino al crollo del mondo antico, fino al momento in cui...Petronio, l'acuto e imparziale confidente di Nerone, non affermò sarcasticamente che...i sogni ciascuno se li faceva per conto suo...Qui l'antichità si differenza dall'epoca moderna...:rinasce la hybris dell'individualità, dell'onnipotenza e dell'uguaglianza dell'individuo-uomo agli dei. La generalità di cui eravamo alla ricerca, il contenuto sovraindividuale dell'immagine, non viene costituita da ogni singolo, ma ogni singolo la possiede nel sogno...Già Eraclito si era reso conto di quanto ciò fosse fondamentale per caratterizzare la vita psichica nel sogno e per differenziarla da quella dello stato di veglia. Egli dice che "coloro che sono desti" (al plurale!) hanno un mondo, un mondo comune...; tra i dormienti invece ciascuno...si volge al proprio (mondo)...Comune a tutti è l'intelletto...tuttavia,...anche se c'è qualcosa in cui tutti possono ritrovarsi e intendersi, ossia il logos, i più vivono come se avessero e potessero avere un intelletto del tutto personale, un proprio pensiero privato....Ma questo che avvenga nello stato di veglia o durante il sonno equivale a sognare.... Hegel, nell'esporre questa dottrina di Eraclito conclude che,..."Se non siamo in connessione con il tutto stiamo solo sognando... Così come l'oggetto cessa di essere un oggetto immaginario, creato da me, soltanto quando io lo riconosco come qualcosa di libero e di separabile da me, come un che di universale in sè, anche il sentimento è "nella verità" soltanto quando io, per usare i termini di Spinoza, lo riconosco nella forma dell'eternità. In quanto psicoterapeuti, tuttavia, non possiamo fermarci a Hegel; infatti non abbiamo a che fare con la verità oggettiva...bensì con la "verità soggettiva"...cioè con la "passione dell'interiorità"...Nella dottrina freudiana del transfert...sono contenuti implicitamente tutti questi problemi; ma non sono ancora esplicitati, pechè nessuno è ancora riuscito nè riuscirà mai a far derivare lo spirito dagli istinti... ...Ma per quanto profonde siano le scoperte di Jung...anche in lui il problema fondamentale dell'individuazione rimane celato...Ciò vale in particolare per il concetto di "inconscio collettivo"...(in cui) continua a sussistere, irrisolta, la nostra contrapposizione...Questo vale anche per il concetto


junghiano di Sè, in cui il conscio e l'inconscio si "integrano" in un tutto...ma...non è comunque sufficiente, per risolvere un problema, scinderlo nei suoi elementi. Questo è il tratto ontologico fondamentale di qualsiasi sogno, e ciò che definisce la parentela con l'angoscia. Sognare significa: non so che cosa mi succede nè come mi succede. Nell'Io, nel "Mi" ricompare la singolarità...ma non come colui che fa il sogno, bensì come colui al quale esso succede e "egli non sa come". Questo singolo non è altri che se stesso nel senso dell' "identità numerica della persona" (Kant), un indice puramente formale senza alcuna sostanza... Riprendendo una mia vecchia distinzione, potrei dire che quando sogna l'uomo è "funzione di vita", quando è desto egli fa "storia di vita"....E' impossibile ricondurre sotto un denominatore comune i due membri della disgiunzione, funzione della vita e storia della vita interiore...Eppure entrambe hanno un fondamento comune: l'esistenza.

Ludwig Binswanger, Sogno ed esistenza. Introduzione di Michel Foucault, Se, Milano, 1993


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