Global
Spedizione in a.p. - 70% - Filiale di Bergamo
L’Europa dopo l’euro Europe after the euro L’Europa nella Rete Europe in the Net Una chiave per lo sviluppo A Key to Growth
Projects Materia Matter Trasparenza Transparency Tecnologia Technology Virtuale Virtual
News Italcementi Group e il progetto Spiral Italcementi Group and the Spiral Project La presenza su Internet Information for Surfers Cantieri in terra di Francia Building Work on French Territory
www.italcementi-group.com
Rivista semestrale pubblicata da Six Monthly Magazine published by Italcementi Group via Camozzi 14, Bergamo, Italia Direttore responsabile Editor Sergio Crippa Comitato di redazione Editorial Committee Silvestro Capitanio, Antonio Carretta, Marielle Desmarais, Alberto Ghisalberti, Gérard Gosset, Jean-Pierre Naud Realizzazione editoriale Publishing House l’Arca Edizioni spa Redazione Editorial Staff Elena Cardani, Carlo Paganelli, Elena Tomei Autorizzazione del Tribunale di Bergamo n° 35 del 2 settembre 1997 Court Order n° 35 of 2nd September 1997, Bergamo Low Court
■ Global ■
■
■
■
■ Projects ■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
Perché arcVision?
Giampiero Pesenti Cesare M. Casati ■
■
■
■
■
■
■
■
Materia Matter
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
L’Europa dopo l’euro
Europe after the euro
aV
L’Europa nella Rete
Europe in the Net
Intervista a Neil Kinnock
Interview with Neil Kinnock
aV
Una chiave per lo sviluppo
A Key to Growth
Intervista a Eneko Landàburu
Interview with Eneko Landàburu
■
■
■
■
■
■
■
■
Maurizio Vitta
Tecnologia Technology
■
2
Sergio Romano
Aldo Castellano
Trasparenza Transparency
■
Why arcVision?
Guido Nardi
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
Matter and Invention
Nel segno del Giubileo
In the Name of the Jubilee
Progetto di Richard Meier
Project by Richard Meier
Meditazione orientale al Symphony Garden
Oriental Meditation at the Symphony Garden
Progetto di Shin Takamatsu
Project by Shin Takamatsu
Attraverso lo spazio
Through Space
Quattro torri come libri aperti
Four Towers like Open Books
Progetto di Dominique Perrault
Project by Dominique Perrault
Studiare in un’atmosfera mistica
Studying in a Mystic Atmosphere
Progetto di Massimiliano Fuksas
Project by Massimiliano Fuksas
Prove tecniche di costruzione
Technical Tests in Construction
Nuova poetica della nostalgia
A New Poetics of Nostalgia
Progetto di Richard Meier
Project by Richard Meier
Sotto gli archi dal treno all’aereo
Under the Arches from Trains to Planes
■
■
■
■ News ■
■
■
■
■
■
■
www.italcementi-group.com
■
■
■
Mario Antonio Arnaboldi
■
■
■
■
■
■
■
■
■
In copertina, Symphony Garden a Sakai-Minato, progettato da Shin Takamatsu. Cover, Symphony Garden in Sakai-Minato, designed by Shin Takamatsu.
■
Da Euclide al CAD
From Euclide to CAD
Riconversione a Fleet Street
A Conversion Project in Fleet Street
Progetto di YRM Partnership Ltd
Project by YRM Partnership Ltd
Gioco d’incastri
Interplay of Joints
Progetto di Franco Audrito, Studio 65
Project by Franco Audrito, Studio 65
Spazi maestosi in riva al mare
Majestic Spaces along the Seaside
Progetto di H. Notari, F. Notari, F. Genin
Project by H. Notari, F. Notari, F. Genin
Architettura “pensante”
“Brainy” Building
Progetto di Boris Weliachew
Project by Boris Weliachew
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
■
16 18 24 32 34 42 50 52 60 68 70 72 76 84
Project by Calatrava, Duthilleul, Tricaud
Virtuale Virtual
■
4 8 11
La materia e l’invenzione
Progetto di Calatrava, Duthilleul, Tricaud
■
■
Italcementi Group e il progetto Spiral
Italcementi Group and the Spiral Project
La presenza su Internet al servizio dei naviganti
Information for Surfers
Grattacieli a Casablanca
Skyscrapers in Casablanca
Cemento e acciaio per il Guggenheim a Bilbao
Cement and Steel for the Guggenheim Museum of Bilbao
Una direttiva europea per l’architetto del 2000
A European Directive for the Architect of the Year 2000
Festival pianistico “Il Novecento storico”
The Piano Festival “The Greatness of the XXth Century”
Cantieri in terra di Francia
Building Work on French Territory
■
■
■
■
88 90 91 91 92 95 96
Chiuso in tipografia il 14 marzo 1999. Printed 14 March 1999.
Perché arcVision? Why arcVision?
A 2
lle soglie del Nuovo Millennio il panorama culturale in cui le costruzioni affondano le proprie radici appare profondamente mutato. Nuovi materiali e nuove tecnologie hanno infatti aperto frontiere fino a pochi anni fa impensabili sia nel settore dei processi costruttivi sia in quello della gestione di spazi e servizi. Il rapporto fra interno ed esterno si è modificato in vista di una diversa considerazione dell'ambiente, inteso come natura e come territorio urbano. Nuovi materiali consentono la realizzazione di strutture allo stesso tempo ardite e funzionali. Ecco il perché della nascita di arcVision, un mezzo dedicato a questi temi e al loro rapporto con la materia di costruzione più ricca di tradizioni: il cemento che, utilizzato nelle sue diverse e innovative potenzialità, si è dimostrato in passato e si dimostra oggi il materiale più capace di interpretare le esigenze di una progettazione sempre più tesa alla creazione di nuove forme della sensibilità culturale contemporanea. Per meglio affrontare questi argomenti arcVision ha deciso di strutturarsi su quattro temi di grande respiro nell'ambito della ricerca architettonica: la materia, la trasparenza, la tecnologia e il virtuale. Oggi occorre infatti, da parte di chi ha l'alta responsabilità del “costruire”, accettare la sfida che i nuovi modelli progettuali ci propongono e, da parte di chi il cemento lo produce, dimostrare nei fatti che questo materiale è tuttora all'altezza della più avanzata tecnologia contemporanea. Italcementi Group vuole anche, attraverso arcVision, approfondire i grandi temi dell’economia e delle imprese, coscienti che il ruolo di un gruppo leader debba essere anche quello di promuovere una costante riflessione sui temi che all’interno e all’esterno delle aziende rappresentano cambiamenti strutturali della nostra cultura economica. Non a caso questa nuova esperienza inizia dall’euro e dall’Europa alle soglie del Terzo Millennio con il contributo di importanti osservatori e protagonisti. Anche per questo arcVision sarà uno strumento periodico, diretto ai clienti, ai progettisti, ai committenti, agli studiosi (e agli studenti) i quali, tutti, potranno trovarvi informazioni puntuali, spunti di riflessione e, soprattutto, un quadro aggiornato delle evoluzioni dell’impresa, dell’economia e dell'architettura mondiale. Giampiero Pesenti Presidente del Comitato esecutivo di Italcementi Group
N
ow on the threshold of the New Millennium, the cultural landscape in which the world of construction has put down roots seems to have undergone a profound change. In fact, the new materials and new technologies and have opened frontiers unimaginable only a few years ago, not only in the sector of construction processes but also in our way of thinking about spaces and services. The relationship between interior and exterior has been modified, owing to the different view we have of the environment, in the sense of the urban scene and of nature. New materials have made it possible for us to create structures that are at once bold and functional. These are the premises that have given birth to arcVision, a medium dedicated to these themes and to their relationship with the construction material richest in tradition: cement. Utilized in all its diverse and innovative potentialities, cement has demonstrated, both in the past and in our day, that it is the most ductile of materials in interpreting the requirements of planning increasingly aimed at the creation of new forms of contemporary cultural sensibility. To deal effectively with these subjects arcVision has decided to focus on four extensive themes in architectural research: matter, transparency, technology and virtual. Today, in fact, those who have the great responsibility of "building" will
have to take up the challenge laid down by the new planning models and those who produce cement will have to demonstrate with facts that this material is still in every way equal to the task of meeting the needs of advanced contemporary technology. The Italcementi Group, also through the review arcVision, wishes to explore in greater depth the themes of economy and industry, in the knowledge that the role of a leading Group should also be that of promoting constant reflection on the themes that both inside and outside the company represent changes in the structure of our economic culture. It is by no mere chance that this new experience is beginning with the Euro and Europe on the threshold of the Third Millennium with the contribution of important innovators and leaders. Also for this reason, arcVision is to be made into a regular magazine designed for planners, clients, scholars (and students), all of whom will find food for thought and, above all, an up-to-date picture of the evolution of industry, economy and world architecture. Giampiero Pesenti
3
President of the Executive Committee of the Italcementi Group Giampiero Pesenti
I
l progetto di architettura sta subendo, in questo ultimo decennio, una vera e propria mutazione genetica, sia nelle tecniche costruttive, che nelle tecnologie sempre più sofisticate, dovuta al loro impiego sin dalla sua formulazione. Il sistema compositivo che fino a pochi anni fa omologava razionalmente la concezione progettuale dei volumi costruibili, ora grazie alla possibilità di rappresentare virtualmente e tridimensionalmente le idee progettuali, liberandole anche dai vincoli strumentali di graficizzazione dei progetti, ha liberato completamente la creatività del progettista lasciandogli enormi spazi di immaginazione prima bloccati. Comunque queste grandi mutazioni in atto non possono prescindere dai valori fondativi che hanno sempre regolato e sempre informeranno l’architettura come: la materia, il virtuale, la trasparenza e la tecnologia. Su questi valori arcVision inizia le sue pubblicazioni ripromettendosi, di numero in numero, di scandagliare, esaminare e rappresentare al meglio l’ambito internazionale in cui operano oggi i grandi progettisti che con le loro sperimentazioni concettuali e strutturali di grande valore artistico e scientifico contribuiscono a costruire i reperti culturali e formali che la civiltà della nostra epoca sta realizzando. Cesare M. Casati Direttore de l’Arca
O
ver the last decade architectural design has undergone a sort of genetic mutation in its building methods and increasingly advanced technology, now incorporated right from the original design phase. Architectural design, which until a few years ago was rationally confined to buildable structures, can now draw on virtual or three-dimensional representations of project ideas to open up wide new horizons for the creative artistry of architects, whose style is no longer cramped by graphic constraints. But these major changes under way cannot afford to ignore the grounding principles of architecture, such as: matter, virtual, transparency, and technology. These are the underlying values on which arcVision is grounded, as it sets out in each new issue to probe, examine, and represent as effectively as possible the international design scene, whose leading exponents draw on cutting-edge conceptual-structural experimentation of great artistic and scientific value to help build the stylistic-cultural heritage of the age in which we live. Cesare M. Casati Editor of l’Arca
Global
4
Decolla l’Europa della moneta unica, con le sue promesse, ma anche con le sue incognite. Tre grandi esperti - Sergio Romano, Neil Kinnock ed Eneko Landàburu - affrontano per arcVision alcuni temi cruciali per il nostro avvenire: il rafforzamento istituzionale dell’Unione economicomonetaria, il necessario miglioramento delle infrastrutture europee, il ruolo cruciale delle politiche regionali di sviluppo. Single-currency Europe is taking off, with all the great expectations and potential pitfalls it entails. Three leading experts - Sergio Romano, Neil Kinnock and Eneko Landàburu express their views on some crucial issues for our future in arcVision: the institutional bolstering of economicmonetary Union, the need to improve European infrastructures, and the crucial role of regional growth policies.
L’Europa dopo l’euro Europe after the euro Sergio Romano*
L’Unione monetaria è diventata realtà, ma resta ancora molta strada da fare per dare al Continente una vera integrazione Monetary Union is now a reality, but there is still a long way to go before the Continent will be truly integrated
L’
euro è il risultato di una scelta che risale agli anni Cinquanta. Il fallimento della Comunità europea di difesa un progetto per l’integrazione politico-militare di una parte dell’Europa occidentale costrinse i sei Paesi ad abbandonare la strada maestra e a imboccare una lunga deviazione economica. Nacquero così, nella speranza che l’unificazione delle economie avrebbe prodotto l’unità delle politiche, il Mercato comune, la Politica agricola comune, il Sistema monetario europeo, il Mercato unico e, con la firma del trattato di Maastricht, l’Unione economico-monetaria. Questo processo è stato in gran parte sottratto ai meccanismi della politica rappresentativa. Negli anni Settanta fu decisa, è vero, l’elezione diretta del Parlamento europeo, ma gli sono stati affidati poteri limitati. Ciò non significa, tuttavia, che i governi nazionali si siano tratti in disparte e abbiano delegato ad altri il processo unitario. Hanno negoziato trattati, li hanno firmati, li hanno sottoposti alla ratifica dei loro parlamenti e, in alcuni casi, hanno fatto ricorso ai referendum popolari. Ma hanno trasferito una parte considerevole dei loro poteri alla tecnocrazia di Bruxelles. Lo hanno fatto per non dovere portare la quotidiana, diretta responsabilità di un processo che avrebbe inevitabilmente suscitato, lungo la strada, opposizioni e resistenze. Proviamo a immaginare cosa accadrebbe se i governi dell’Unione non potessero nascondersi, ogni qualvolta la logica europea offende qualche interesse corporativo nazionale, dietro le spalle della Commissione. Naturalmente
questo è stato più semplice per i Paesi sconfitti della seconda guerra mondiale (fra cui includo, in questa prospettiva, la Francia) che non per i Paesi vincitori come la Gran Bretagna, neutrali come la Svezia o usciti dalla guerra con il sentimento di una dignità nazionale fortemente difesa e preservata, come la Danimarca. Il processo unitario è stato quindi, in gran parte, tecnocratico e “ademocratico”. L’Europa è una rivoluzione dall’alto. Tutto ciò che si è detto e scritto sull’Europa dei popoli e l’Europa dei cittadini è soltanto un paravento retorico dietro il quale si è nascosta una straordinaria operazione tecnocratica. Questa scelta ha finito per incidere sull’architettura istituzionale dell’Europa. Ogni decisione economica ha creato la necessità della decisione successiva e ogni tappa raggiunta ha inevitabilmente rafforzato la scelta tecnocratica delle origini. La nascita dell’euro ne è una clamorosa conferma. Lungo la strada della sua unità, l’Europa ha fatto esattamente il contrario degli Stati Uniti. In America la Banca centrale è arrivata per ultima, nel 1913, quando il Paese aveva già un governo, un parlamento, una diplomazia, un esercito, un ordine giudiziario. La Federal Reserve è indipendente perché le buone regole della economia e della moneta lo esigono. Ma esercita la sua indipendenza in una situazione in cui il suo presidente e il suo board sanno ogni giorno quali siano L’ambasciatore Sergio Romano. Ambassador Sergio Romano.
gli umori del Paese e come essi siano interpretati dalla sua classe politica. Non accettano ordini da nessuno, ma non possono, al modo di Ulisse, farsi legare all’albero maestro, tappare le orecchie della ciurma e navigare impassibili, come se non dovessero rendere conto a nessuno, in una maniera o nell’altra, delle loro decisioni. In Europa invece abbiamo creato la Banca centrale quando ancora mancano il Governo, la diplomazia, le forze armate. Esiste un Parlamento, ma fortemente limitato nelle sue competenze, ed esiste una sola Corte di giustizia con una giurisdizione alquanto ristretta. Non basta. La Banca nasce al termine di una fase segnata dalla necessità di una difficile convergenza verso i parametri del trattato di Maastricht. Poco interpellata e poco sensibile ai temi trattati dagli specialisti, l’opinione pubblica di alcuni Paesi - penso in particolare alla Germania e all’Olanda - ha concentrato tutta la sua attenzione su una questione: il cambio di una moneta sicura contro un
punto interrogativo. Ecco quindi che l’unica direttiva forte di cui la Banca centrale europea sarà certamente consapevole è quella di non deludere i risparmiatori europei, in particolare tedeschi. Per maggiore sicurezza, inoltre, gli Stati più rigorosi hanno voluto un patto di stabilità che penalizza fortemente qualsiasi Paese si azzardi a discostarsi dai criteri di convergenza. La strada tecnocratica ha partorito un curioso animale politico senza Governo, senza diplomazia, senza Parlamento, senza magistratura, ma dotato di una potente Banca centrale: insomma un alieno con un busto esile, gambe gracili, braccia sottili e un’enorme moneta al posto della testa. E’ stata costruita una barca con un timone inchiodato. Può andare solo dritta di fronte a sé, qualsiasi ostacolo sorga sulla propria rotta. La logica economica del mercato integrato e della moneta unica continua, nel frattempo, a macinare i propri progetti e le proprie soluzioni. Mentre la Banca centrale difenderà fermamente la stabilità dell’euro, la Commissione di Bruxelles sostiene la necessità di una certa armonizzazione delle politiche fiscali dei Paesi membri e propone, in altre parole, che il potere impositivo dei singoli Stati venga fortemente limitato. L’obiettivo, nelle intenzioni di Mario Monti, commissario per il Mercato unico, è di evitare che la concorrenza fra i sistemi fiscali privi i membri delle risorse necessarie a garantire una certa ridistribuzione del reddito. La motivazione è “sociale”, ma il risultato sarebbe pur sempre una ulteriore limitazione delle prerogative dello Stato
5
nazionale. Dopo avere perduto il potere monetario e gran parte del potere economico, gli Stati nazionali dovrebbero rinunciare a una parte considerevole del loro potere fiscale. Non vorrei essere frainteso. Non vorrei che qualcuno interpretasse questa descrizione come una manifestazione di pessimismo. Ma occorre realisticamente constatare che il processo unitario si è drammaticamente avvicinato, dopo la nascita dell’euro, al momento delle grandi decisioni. Il sistema che si è formato col passare del tempo presenta alcune vistose anomalie. Gli Stati nazionali hanno perduto buona parte dei loro poteri originari e sono ormai ridotti a trattare questioni potenzialmente
sgradevoli e politicamente poco redditizie: ordine pubblico, lotta alla criminalità, difesa del territorio e, nei limiti del possibile, una certa assistenza alle fasce sociali meno favorite. Il Parlamento ha una evidente legittimità democratica, ma competenze limitate. La Commissione ha un forte potere regolamentare, ma un piccolo bilancio (1,7 per cento del Pil europeo), in buona parte impegnato dalla politica agricola comune e del tutto insufficiente a intervenire nel caso di una crisi regionale. La Banca centrale, infine, è una cittadella solitaria, costruita per la difesa della moneta. È difficile immaginare che una tale architettura permetta all’Europa di assicurare il proprio sviluppo e
di navigare nel grande mare dell’economia internazionale. Come tutto ciò che è accaduto in Europa negli ultimi quarantacinque anni, l’euro è al tempo stesso un punto di arrivo e un punto di partenza. Sarà un successo, in ultima analisi, soltanto se avrà costretto gli europei a fare un passo decisivo verso la loro unità politica. *Sergio Romano è un noto opinionista e studioso di problemi di politica internazionale. Attualmente è editorialista del Corriere della Sera. Ha percorso la carriera diplomatica ed è stato, fra l’altro, ambasciatore italiano in Unione Sovietica.
Dal 2002 l’euro sostituirà tutte le monete degli 11 Paesi oggi aderenti all’Unione economica e monetaria. After the year 2002, the euro will substitute all the currencies of the 11 Countries of the European Economic-Monetary Union.
6
T
he euro is the result of a choice that harks back to the fifties. The failure of the European Defence Communitya plan for the political and military integration of part of Western Europe - compelled the six countries to abandon the high road and to make a long economic detour. In the hope that the unification of their economies would lead to political union, this gave rise to the Common Market, a common agricultural Policy, the European Monetary Union, the Single Market and, with the signing of the Maastricht treaty, the economic-monetary Union. For the most part this process has been independent of the mechanisms of political representation. While it is true that in the seventies it was decided that the European Parliament should be elected directly, it was granted only limited powers; but this does not mean that the national governments stepped aside
and delegated the unitary process to others. They negotiated treaties, signed them, submitted them to their parliaments for ratification and in a few cases resorted to referendums. But they also transferred a considerable part of their powers to the technocrats of Brussels. They did so in order to avoid having to bear the daily and direct responsibility for a process that inevitably would have aroused opposition and resistance on its way. Just try to imagine what would happen if the governments of the Union could not hide themselves behind the Commission every time that the logic of the European Union conflicted with some corporate national interest. Of course, all this was much simpler for the countries defeated in the Second World War (among which countries, in this perspective, I would include France) than for such victorious countries as Great Britain, or neutral ones like
Sweden, or those that came out of the war with the feeling of a strongly defended and preserved national dignity, like Denmark. The unitary process, then, has been largely technocratic and “ademocratic”. Europe’s revolution has been from above. Everything said and written about a Europe of peoples and a Europe of citizens is only a rhetorical screen concealing a remarkable technocratic operation. This choice has had its effect on the institutional architecture of Europe. Every economic decision has created the need for a successive decision, and every stage reached has inevitably strengthened the original technocratic choice. The birth of the euro is a resounding confirmation of this. Along the way to its unification Europe has done exactly the opposite of the United States. In America the Central Bank came last, in 1913, when the country already had a government, a parliament, a diplomatic corps, an army and a judicial order. The Federal Reserve is independent because sound economic and monetary rules require it. But it exercises its independence in a situation in which its Chairman and his Board know what the mood of the country is every day and how that mood is being interpreted by the political class. They don’t take orders from anybody, but they cannot, like Ulysses, have themselves tied to the mast, plug the ears of the crew, and sail along quietly, as if they did not have to answer to anybody, in one way or another, for their decisions. In Europe, instead, we have created the Central Bank while there is still no government, diplomatic corps, or armed forces. There is a parliament, but it is very limited in its authority, and there is only one Court of Justice, with a considerably reduced jurisdiction. But that is not all. The Bank came into being at the end of a phase marked by the need for a convergence, however difficult, on the parameters of the Maastricht Treaty. Hardly ever consulted and not particularly responsive to the treaties elaborated by the specialists, public opinion in some countries, particularly in Germany and in Holland,
has concentrated on only one question: the exchange of a sound currency for a question mark. It follows that the only strong directive that the Central European Bank will certainly keep in mind is that it must not disappoint European savers, particularly the Germans. Moreover, for safety’s sake, the States with the strictest policies have insisted on a stability pact that severely punishes any country that dares to diverge from the parameters of the agreement. The technocratic way has given birth to a curious political animal without a government, without a diplomatic corps, without a parliament, and without a judiciary, but with a powerful Central Bank; in other words, an alien creature with a frail trunk, weak legs, thin arms and an enormous currency in the place of its head. The technocrats have built a sort of boat with its helm nailed down. It can only sail straight ahead, no matter what obstacle it finds in its way. The economic logic of an integrated market and a single currency, meanwhile, goes on grinding out its plans and solutions. While the Central Bank stoutly defends the stability of the euro, the Brussels Commission argues the need for some harmonization of the fiscal policies of the member Countries and, in other words, proposes that the decisional power of the single States should be sharply limited. The objective, as Mario Monti, the commissioner of the Single Market sees it, is to prevent competition among the various fiscal systems from depriving its members of the resources necessary to guarantee a certain redistribution of income. The motivation is “social”, but the result would in any case be a further limitation of the prerogatives of the national State. After losing their monetary power and a great deal of their economic power, national States would have to give up a considerable part of their fiscal power. I hope no one misunderstands me. I wouldn’t want anyone to take this description as a sign of pessimism. But it must be realistically acknowledged that since the birth of the euro the unitary process is drawing dramatically near the time for
7
great decisions. The system that has come about with the passing of time has revealed a number of faults. National States have lost a good part of their original powers and are now reduced to dealing with potentially unpleasant questions that are politically unprofitable: public order, fighting crime, defence and, as far as is possible, some assistance for the less fortunate social categories. The parliament is patently legitimate democratically, but it is rather limited in its authority. The Commission has strong regulatory powers, but a small budget (1.7 per cent of the European GDP), most of which is committed to the common agricultural policy and which is nowhere near sufficient for intervening in the event of a regional crisis. Lastly, the Central Bank is a solitary fortress built for the defence of the currency. It is hard to imagine that such a structure would allow Europe to take
care of its development by itself and to sail out on the great sea of the international economy. Like everything that has happened in Europe in the last forty-five years, the euro is at once a point of arrival and a point of departure. In the ultimate analysis, it will be a success only if it has compelled Europeans to take a decisive step towards political unification. * Sergio Romano is a leading opinionmaker and expert on problems concerning international politics. He is currently a leader-writer with the Corriere della Sera. During his diplomatic career he was also the Italian Ambassador to the Soviet Union.
L’Europa nella Rete Europe in the Net Intervista a Neil Kinnock* Interview with Neil Kinnock*
Programmi e obiettivi per lo sviluppo delle infrastrutture comunitarie dei trasporti Programmes and objectives for developing EC transport infrastructures
Neil Kinnock, Commissario europeo ai Trasporti. Neil Kinnock, European Commissioner responsable for Transport.
8
R
ealizzato l’obiettivo della moneta unica, il grande lavoro dell’integrazione europea non è certamente terminato. Anzi, per molti versi è solo all’inizio. Uno dei progetti fondamentali, che viene considerato assolutamente cruciale per rafforzare la competitività delle imprese europee e per sostenere lo sviluppo e la creazione di nuovi posti di lavoro, è quello del miglioramento delle grandi infrastrutture europee. arcVision ha intervistato il Commissario europeo ai Trasporti, Neil Kinnock, sullo stato di avanzamento dei progetti infrastrutturali, con particolare riguardo alla rete dei trasporti Trans-Europea. La rete Trans-Europea dei trasporti. In breve, di che si tratta e quali ragioni hanno portato all’adozione di un tale programma? Guardando l’attuale sistema dei trasporti in Europa, si capisce che lo sviluppo delle infrastrutture per il trasporto non ha tenuto il passo con il progresso dell’integrazione europea. In passato, le vie per il trasporto in Europa erano principalmente progettate con una prospettiva nazionale e
modale. Per un mercato europeo unico questo approccio era destinato a dar vita a numerosi problemi, come la frequente mancanza di connessioni adeguate tra le reti di nazioni diverse, la carenza di collegamenti e restrizioni di varia natura a un utilizzo reciproco e intermodale delle infrastrutture. Questo è vero per l’Unione europea così com’è oggi; ma vale anche per i Paesi candidati all’ingresso. Inoltre, il traffico è cresciuto costantemente e ci si aspetta che continui a crescere. In questo scenario, è diventato sempre più chiaro che le infrastrutture di trasporto nella Comunità non erano in grado di svolgere il compito di assicurare una mobilità socialmente ed ecologicamente sostenibile. Come risultato, il trattato sull’Unione europea (Maastricht), entrato in vigore nel 1993, ha incaricato la Comunità di contribuire all’istituzione di reti TransEuropee (Trans-European Networks, TEN) nelle aree delle infrastrutture dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia. I suoi due maggiori obiettivi sono di valorizzare il funzionamento del mercato interno e di
promuovere la coesione sociale ed economica. E ciò è coerente con l’obiettivo della creazione di nuovi posti di lavoro. Le reti svolgono un ruolo importante nelle strategie occupazionali sia nel medio periodo, attraverso un aumento dell’efficienza e servizi di migliore qualità, sia nel breve termine, nella fase di costruzione. I Consigli europei seguenti hanno confermato l’importanza delle TEN in termini di competitività, posti di lavoro e crescita. Il Consiglio europeo di Essen (9 - 10 dicembre 1994) ha identificato 14 progetti prioritari nel settore dei trasporti. Nel 1996, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno adottato le Linee Guida per la rete TransEuropea dei trasporti che definiscono la rete in forma di progetti di massima di cui si prevede il completamento per il 2010. Riguardo all’allargamento dell’Unione europea all’Europa centrale, la Commissione ha avviato un processo denominato TINA (Transport Infrastructure Needs Assessment - Valutazione dei bisogni di infrastrutture di trasporto) che è sfociato di recente in una prima definizione delle possibili estensioni che le TEN richiederanno allo scopo di coprire le esigenze degli 11 Paesi candidati, quando saranno divenuti membri. In che modo queste iniziative entrano in relazione con i progetti infrastrutturali degli Stati membri? Significa assicurare una coerenza o una ricollocazione delle risorse tra progetti che, per la maggior parte, verrebbero in ogni caso portati avanti? La responsabilità per la realizzazione delle reti di
trasporto rimane prevalentemente a carico degli Stati membri, in linea col principio della sussidiarietà. Uno degli obiettivi principali delle attività dell’Unione nel campo delle reti Trans-Europee è la promozione dell’interconnessione delle reti nazionali e della loro interoperatività. A tale scopo, la Comunità ha adottato delle linee guida per lo sviluppo della rete Trans-Europea dei trasporti che definiscono a grandi linee la direzione dello sviluppo delle infrastrutture. Si presuppone che gli Stati membri tengano in considerazione tali indicazioni nei loro progetti e programmi nazionali. Questo, e il processo decisionale in cui tali indicazioni sono state definite, garantisce la massima coerenza tra progettazione comunitaria e nazionale. Inoltre, le linee guida verranno regolarmente adattate per tenere conto dei nuovi sviluppi economici, politici e tecnici. Il processo di preparazione della prima revisione sta per incominciare, con il lancio di un vasto processo di consultazione sulle modifiche necessarie. Alcuni Paesi europei, o alcune regioni europee, avranno più benefici di altri da questi progetti? In particolare, cosa accadrà nel sud dell’Unione europea, dove Italcementi Group è particolarmente attivo? Secondo il Trattato, le reti Trans-Europee saranno definite in modo che i cittadini, gli operatori economici e le comunità regionali e locali siano in grado di trarre il massimo profitto dalla creazione di un’area senza frontiere interne; comunque sia, si terrà particolarmente conto della necessità di
collegare le regioni periferiche con quelle centrali della Comunità. Le direttrici proposte attraversano, dunque, l’intera Unione, con l’obiettivo di diffondere in modo omogeneo i benefici del mercato unico interno. Oltre al budget di 1,8 miliardi di Ecu per la Rete Trans-Europea, le TEN sono finanziate da una serie di altri strumenti comunitari, tra cui il Fondo per la coesione e il Fondo Europeo, per lo sviluppo regionale per il quale molte delle regioni finanziabili sono nel sud. Quale calendario si può prevedere per l’adempimento di questo programma? Questo calendario dipende probabilmente dai finanziamenti: come sarà finanziato? C’è il rischio di rallentare a causa delle politiche di aggiustamento ai parametri di Maastricht degli Stati membri? Secondo le linee-guida TEN, la rete Trans-Europea dei trasporti dovrà essere stabilita gradualmente entro il 2010. È chiaro che l’adempimento dipende molto dalla disponibilità di risorse finanziarie. Una prima stima aggiornata degli investimenti necessari per il completamento delle reti ammonta a circa 450/500 miliardi di Ecu da qui al 2010, la gran parte dei quali dovrà pervenire dagli Stati membri. La maggior parte dei 14 progetti prioritari identificati a Essen sta procedendo bene: secondo il rapporto presentato dalla Commissione al Consiglio di Cardiff, tre progetti sono vicini alla conclusione, otto sono in fase di costruzione o a uno stadio avanzato di preparazione, e la maggior parte verrà completata per il 2005. Un certo numero, peraltro, si trova davanti a difficoltà che riflettono problemi nazionali di bilancio, ma gli Stati membri hanno ribadito il loro impegno a completarli. La Commissione ha proposto, nell’ambito delle proposte per l’Agenda 2000, un finanziamento-quadro di 5 miliardi di Ecu per la rete dei trasporti dal 2000 al 2006. A ciò si aggiungeranno stanziamenti dal Fondo di Coesione e dal Fondo Regionale. L’attuale clima di rigore finanziario ha determinato un interesse crescente per forme di partnership pubblico-private
(PPPs). Ho perciò disposto nel 1996 un gruppo di alto livello per le PPPs, per valutare se tale collaborazione può aiutare ad accelerare questi progetti, o altre parti importanti della rete di trasporti europea. Il gruppo ha confermato che queste PPPs hanno un ruolo realmente importante in questo settore. Ma esse non possono essere semplicemente viste come fonte di finanziamento alternativo; coinvolgendo il settore privato con il suo tipico approccio business oriented, è possibile sviluppare progetti migliori che richiedano minori contributi pubblici. Occorre, però, tenere presenti due punti importanti in questo approccio di partnership: primo, i finanziamenti del settore privato sono disponibili solo per progetti profittevoli; secondo, queste collaborazioni possono sì dare migliori progetti e ridurre i contributi pubblici, però in molti casi significativi i sostegni pubblici continueranno a essere necessari e saranno giustificati da più ampi benefici alla società in termini di competitività, lavoro, minore congestione e minori problemi ambientali. Dato che questi progetti vengono finanziati dai contribuenti europei, ci sarà una preferenza comunitaria per i fornitori e l’origine dei materiali? I contributi a carico del bilancio comunitario per ciascuno di questi progetti è limitato al 10% del costo totale di ogni singolo progetto. Qualunque possa essere l’origine del project financing, i promotori del progetto devono rispettare l’intera legislazione comunitaria in materia, compresa quella relativa alla concorrenza e agli appalti pubblici. Il gruppo di alto livello aveva rilevato che l’applicazione dell’attuale legislazione comunitaria sulla concorrenza e sugli appalti pubblici era poco chiara e ha raccomandato alla Commissione l’emanazione di nuove linee guida per entrambe. La Commissione ha di conseguenza emanato nel settembre 1997 una Comunicazione sull’applicazione della normativa sulla concorrenza alle PPPs e sta lavorando attivamente per la definizione di ulteriori
indicazioni relative alla normativa sugli appalti pubblici. *Neil Kinnock, membro della Commissione europea dal gennaio 1993. Tra le sue responsabilità rientrano le politiche dei Trasporti e le Reti TransEuropee. Prima di assumere l’incarico europeo, è stato a lungo leader del Labour Party in Gran Bretagna. ■ ■ ■ ■ ■ ■
D
espite having successfully created the single currency, the European integration process certainly is not finished. Indeed, in many respects, it is only just beginning. One of the most important projects of absolutely crucial importance for boosting competition between European firms and for developing or creating new jobs is the general improvement of major European infrastructures. arcVision interviewed the European Transport Commissioner, Neil Kinnock, about the current state of infrastructural projects, particularly as regards the Trans-European Transport Networks. The Trans-European Transport Networks (TENs). Briefly, what is it about and what reasons led to the adoption of this programme? Looking at Europe’s transport system today, it is clear that the development of transport infrastructure has not kept pace with progressing European integration. In the past, transport routes in Europe were chiefly designed from a national and modal perspective. For a single EU Market this approach was bound to result in a number of serious problems: the frequent lack of adequate connections between the networks of different countries, missing links and bottlenecks and various obstacles to reciprocal or intermodal use of infrastructure. This is true for the present European Union; it is also true for the candidate countries for accession. In addition, traffic has been growing constantly and the increase is expected to continue. Against this background, it became increasingly clear that transport infrastructure in the Community and the rest of the Continent was not up to the task of ensuring socially and ecologically sustainable mobility. As a result, the Treaty
on European Union (Maastricht) which came into effect in 1993 committed the Community to contribute to the establishment of TransEuropean networks in the areas of transport, telecommunications and energy infrastructures. Its two main objectives are to enhance the functioning of the internal market and to promote social and economic cohesion. This goes along with the objective to create new jobs. TEN have an important role in the employment strategy both in the medium term through an increase of efficiency and better services as well as in the short term during the construction phase. Subsequent European Councils have confirmed the importance of TENs for competitiveness, jobs and growth. The Essen European Council (9-10 December 1994) identified 14 priority projects in the Transport sector. In 1996, the Council and the European Parliament adopted the TEN transports guidelines that set out the network in the form of outline plans, and envisaged completion by 2010. For the enlargement of the European Union to Central Europe the Commission initiated the Transport Infrastructure Needs Assessment (TINA) process which recently resulted in a first outline of the possible extensions, which the TENs will require in order to cover the 11 applicant countries when they become members. How does this relate to Member States’ plans for infrastructure projects? Does it mean assuring consistency or relocating resources among projects, which for the main part would be carried out in any case? The responsibility for creating the transport networks lies mainly with the Member States, in line with the principle of subsidiarity. One of the main objectives of the Union’s activities in the field of TransEuropean networks is the promotion of the interconnection of the national networks and their interoperability. For that purpose, the Community has adopted guidelines for the development of the Trans-European transport network, which outline the broad direction of
9
Schema della rete Trans-Europea di trasporto (per il 2010) sezione strade. Diagram of the Trans-European Transport Network (for the year 2010) roads section.
partnerships (PPPs). I therefore set up in 1996 a High Level Group on PPPs, in order to see if such partnerships could help accelerate the priority projects, or other important parts of the transport TENs. The High Level Group confirmed that PPPs do have an important role to play in this respect. But they should not be seen simply as an alternative source of financing; by bringing in the private sector with its commerciallyorientated approach, it is possible to achieve better projects, requiring less public subsidy. There are however two important caveats to the PPPs approach. First, private sector finance is only available for profitable projects. Second, PPPs can make better projects, and reduce public subsidy, but in most cases significant public subsidy will still be needed, though it will be justified by the broader benefits to society, in terms of competitiveness, jobs, less congestion and fewer environmental problems.
Esistente Existing Pianificata Planned Collegamenti con Paesi terzi Links with non-EC Countries
10
infrastructure development. Member States are supposed to take account of these guidelines in their national plans and programmes. This and the decision making process in which the guidelines have been established guarantees a maximum of consistency between community and national planning. Moreover, the guidelines shall be adapted regularly to take account of new economic, political and technical developments. The process of preparing a first revision of the guidelines is about to begin, with the launching of a broad consultation process on necessary changes. Will certain countries or regions in Europe benefit more from these projects than others? In particular, what will happen in the southern part of the European Union (where the Italcementi Group operates)? According to the Treaty, the Trans-European networks shall be established in such a way that citizens, economic operators and regional and local communities in the European Union are enabled
to derive full benefit from the setting up of an area without internal frontiers. However, account is to be taken in particular of the need to link peripheral regions with the central regions of the Community. The proposed routes therefore cross the whole of the Union, aiming to spread evenly the benefits of the single internal market. As well as the Trans-European Network budget of 1.8 billion ECU 1993-99, the TENs are financed from a range of other Community instruments, including the Cohesion Fund and the European Regional Development Fund, for which most of the eligible areas are in the south. What is the foreseeable calendar for the implementation of this programme? This calendar probably depends on financing: how will it be financed? Is there a risk of it slowing down due to adjustment policies of Member States to Maastricht? According to the TENs guidelines, the Trans-European transport network is to be established gradually by 2010.
Clearly its implementation depends largely on the availability of financial resources. A rough estimate of the investment needed for the completion of the networks at current prices amounts to some 450 to 500 billion ECU until 2010, the bulk of which will have to come from Member States. Most of the 14 priority projects identified by the Essen Council are proceeding well: according to the Commission’s progress report to the Cardiff Council, three are near completion, eight are under construction or at an advanced stage of preparation, and most will be completed by 2005. A number of others are facing difficulties, reflecting national budgetary constraints, but Member States have reiterated their commitment to completing them. The Commission has, as part of the Agenda 2000 proposals, proposed a financial envelope of 5 billion ECU for TEN Transport for the period 2000-6. This will be complemented by spending from the Cohesion Fund and the Regional Fund. The current environment of public budgetary rigour has caused more interest in public-private
These projects, being financed by the European taxpayer, will there be a Community preference for contractors or the origin of materials? The Community budget’s contribution to each of these projects is limited to 10% of the individual project’s costs. Whatever the source of the project’s financing, the project promoters have to comply with all relevant Community legislation, including that on competition and public procurement. The High Level Group on PPPs noted that the application of current EC competition and public procurement legislation to PPPs was unclear, and recommended that the Commission issue further guidelines on both. The Commission consequently issued a Communication on the application of competition legislation to PPPs in September 1997, and is in the process of drawing up further guidance on public procurement legislation. *Neil Kinnock, member of the European Commission since January 1993. He is in charge of Transport policies and Trans-European Networks. Before taking on this office, he was the leader of the Labour Party in Great Britain for a number of years.
Una chiave per lo sviluppo A Key to Growth Intervista a Eneko Landàburu* Interview with Eneko Landàburu*
Strumenti e incentivi previsti dalla politica regionale comunitaria per ridurre le disparità esistenti Tools and benefits provided for in EC regional policy to reduce existing disparities and divergences
Eneko Landàburu, Direttore Generale della DG XVI della Commissione europea per le politiche regionali di sviluppo. Eneko Landàburu, General Director of the DG XVI of the European Commission, in charge of regional policies and growth.
F
ondi Regionali, Fondi Strutturali, Fondi di Coesione e altro ancora. Per i non addetti ai lavori si tratta spesso di definizioni prive di significato. Per contro, un significato ce l’hanno, eccome. Sono le politiche regionali che sono finalizzate ad assicurare uno sviluppo armonico dell’Unione europea, facendo in modo che non si creino troppe tensioni tra aree più avanzate e aree più arretrate. Eneko Landàburu, Direttore generale per la politica regionale alla Commissione europea, ha spiegato in dettaglio ad arcVision lo scopo e gli strumenti di queste politiche. Potrebbe spiegarci in cosa consiste la politica regionale dell’Unione europea, le sue ragioni e i risultati che da essa si attendono? La politica regionale è intesa a ridurre le disparità tra gli Stati membri, le regioni e i gruppi sociali nell’ambito dell’Unione europea. Chiaramente, l’efficienza economica dell’Unione dipende dalla riduzione di tali disparità. La politica regionale deriva dalla volontà politica degli Stati membri, che aderiscono al concetto di solidarietà tra le
regioni ricche e quelle più povere, di sviluppare un modello di società europea dove l’economia di libero mercato non sia vista come fine a se stessa, ma come un mezzo per vivere insieme per il benessere di tutti. Le conseguenze degli squilibri non si limitano solo a una qualità di vita mediocre nelle regioni meno favorite; rivelano anche un uso insufficiente del potenziale umano e un’incapacità a sfruttare le potenzialità economiche che possono essere trovate in queste regioni dell’Unione europea. La necessità imperativa di solidarietà era stata già espressa nel Trattato di Roma, che pose le basi del Mercato comune nel 1957. Ma è soprattutto dal 1989 che le risorse finanziarie sono state rese disponibili per sostenere lo sviluppo nelle regioni europee meno favorite. La coesione economica e sociale, custodita gelosamente nel Trattato di Maastricht come una priorità per l’Unione europea, insieme all’Unione monetaria e al Mercato unico, è stabilita dal Trattato di Amsterdam come uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione. Un terzo del budget comunitario è
oggi destinato a tale scopo, vale a dire che 30 miliardi di Ecu all’anno sono distribuiti attraverso quattro Fondi Strutturali: Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FERS), Fondo Sociale Europeo (FSE), Fondo Europeo di Orientamento Agricolo e di Garanzia (FEOGIA - Orientamento), Orientamento per gli Strumenti Finanziari per la Pesca (OSTFP). Quali sono i principali settori cui viene concesso aiuto? I settori di intervento mirano ad accrescere la competitività e a promuovere la crescita economica nelle regioni, mantenendo e creando posti di lavoro duraturi. Perciò, le politiche strutturali sono fondate su una logica di sviluppo o ristrutturazione e non di redistribuzione. In generale, la Politica Regionale segue tre priorità maggiori: • creazione di nuove infrastrutture (strade, ferrovie, vie d’acqua, reti di telecomunicazione); • sviluppo del settore produttivo; • sviluppo delle risorse umane. Queste tre priorità incorporano gli orientamenti stabiliti dalla Commissione quali lo sviluppo e l’avanzamento delle piccole e medie imprese, la protezione ambientale, l’innovazione tecnologica, combinati con un generale miglioramento delle capacità del personale, della ricerca e dello sviluppo e pari opportunità per uomini e donne. Inoltre, attraverso le iniziative comunitarie e i progetti pilota, l’Unione sta cercando di rinnovare e arricchire il concetto di coesione fornendo supporto nei settori di interesse comunitario, quali la cooperazione interregionale
e transfrontaliera e, nei settori relativi al futuro, quali la società informatica, la ristrutturazione delle aree urbane, nuovi approcci allo sviluppo rurale e cooperazione sovranazionale relativa allo sviluppo del territorio. Quali sono le regioni aventi diritto? La determinazione delle regioni aventi diritto è fatta sulla base di criteri stabiliti da uno specifico regolamento del Consiglio. Tali criteri sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee e sono divisi in quattro categorie legate all’Obiettivo regionale prioritario al quale corrispondono. Nel caso dell’Obiettivo 1 (regioni a sviluppo ritardato), il criterio di selezione principale è il Prodotto interno lordo pro capite della regione interessata, che deve essere inferiore al 75% della media comunitaria. Anche alcune regioni il cui Pil sia di poco superiore possono tuttavia avere diritto se esistono ragioni particolari che le ricongiungono a questo Obiettivo e se necessitano quindi di vedersi accordato un aiuto più consistente. Le regioni dell’Obiettivo 2 (zone industriali in declino) sono caratterizzate principalmente da un tasso di disoccupazione e da un tasso di occupazione industriale superiori alla media dell’Unione e da un declino di questo genere di occupazione. Alcune di queste zone (soprattutto le zone urbane) hanno diritto in ragione della loro contiguità a una regione dell’Obiettivo 1 o 2, o in ragione d’altri criteri secondari, come la minaccia di un serio aggravamento della disoccupazione, di un degrado delle aree industriali o degli effetti negativi della
11
12
ristrutturazione della pesca. Per l’Obiettivo 5b (zone rurali vulnerabili, situate fuori dalle regioni dell’Obiettivo 1), il criterio comune è un basso livello di sviluppo socioeconomico, al quale si devono aggiungere due dei tre criteri principali seguenti: tasso elevato di occupazione agricola, basso livello dei redditi agricoli, bassa densità di popolazione o forte tendenza allo spopolamento. O ancora, uno o più criteri secondari come la situazione periferica, alcuni problemi strutturali dell’agricoltura, gli effetti della ristrutturazione della pesca, i problemi ambientali o le particolarità geografiche (per esempio, zone di montagna). Infine, le zone dell’Obiettivo 6 (zone scarsamente popolate) sono quelle zone di grande estensione, o zone più piccole attigue alle precedenti, caratterizzate da una densità di popolazione uguale o inferiore agli 8 abitanti per chilometro quadrato (questo Obiettivo è stato creato in occasione dell’ultimo ampliamento della Comunità e interessa solamente Svezia e Finlandia). L’Obiettivo 3 (lotta contro la disoccupazione e l’esclusione) e l’Obiettivo 4 (adeguamento della forza-lavoro ai cambiamenti dell’industria) sono orizzontali, cioè sono applicati in tutto il territorio della Comunità. Questa è infatti una delle più rilevanti politiche dell’Unione europea. Può fornirci qualche cifra che rifletta l’impatto relativo di questa politica? L’ammontare delle risorse attribuite ai quattro Fondi Strutturali per il periodo di programmazione 1994-99 è stato deciso dal Consiglio europeo di Edimburgo nel dicembre 1992. Ammonta a 154,5 miliardi di Ecu (a prezzi 1994), contro 64 miliardi (a prezzi 1989) per il periodo 1989-93; l’aumento è dunque considerevole. I quattro Obiettivi a carattere specificamente regionale dei Fondi Strutturali assorbono l’85% dei finanziamenti e il 68% di questi vanno al solo Obiettivo 1 (regioni a sviluppo ritardato) con un budget di 104,4 miliardi di Ecu. Gli aiuti corrispondono, poi, per l’11% all’Obiettivo 2 (zone industriali in declino), per il 5% all’ Obiettivo 5b (zone rurali a rischio) e per lo 0,5%
all’Obiettivo 6 (zone a bassa densità di popolazione nei nuovi Stati membri). Se si considerano le spese legate allo sviluppo nelle regioni dell’Obiettivo 1, per il periodo di programmazione compreso tra il 1994 e il 1999, l’intervento Comunitario in rapporto al totale dell’investimento pubblico (nazionale e Comunitario) raggiunge il 30,5% in Grecia (completamente avente diritto per l’Obiettivo 1), il 23% in Spagna (i 3/4 del territorio rientrano nell’Obiettivo 1), il 12,5 % in Italia (tutto il Sud d’Italia ha diritto all’Obiettivo 1), il 40% nelle regioni francesi aiutate (i dipartimenti d’oltremare: Guyana, Guadalupe, Martinica, Réunion; l’Hainaut francese e la Corsica), e l’11,5% in Belgio dove solo l’Hainaut riceve un aiuto strutturale sulla base dell’Obiettivo 1. Ai mezzi finanziari dei Fondi Strutturali si aggiungono quelli del Fondo di Coesione istituito dal trattato di Maastricht e destinato a facilitare la preparazione dell’Unione economica e monetaria dei quattro paesi il cui Pil per abitante non raggiungeva il 90% della media comunitaria nel 1992: Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda. Questo Fondo interviene sull’insieme del loro territorio per sostenere alcuni progetti nel settore dell’ambiente e nel settore delle reti Trans-Europee per le infrastrutture di trasporto. La dotazione di questo Fondo ammonta a 15,5 miliardi di Ecu per il periodo 1993-1999. I Fondi Strutturali hanno avuto un impatto innegabile: tra il 1989 e il 1993 hanno permesso di aumentare la crescita dello 0,5% nei quattro Paesi che beneficiano del Fondo di Coesione (Portogallo, Spagna, Grecia e Irlanda), ossia una crescita dall’1,7% al 2,2%. Poiché l’aiuto strutturale è stato aumentato per il periodo di programmazione attuale, l’aumento della crescita potrebbe ben oltrepassare lo 0,5% in media per anno. Questi quattro Paesi sono riusciti ad aumentare il loro reddito per abitante dal 66% al 74% della media comunitaria. Se questo successo effettivo fosse anche il frutto del dinamismo e delle politiche economiche dei singoli Paesi interessati, l’intervento della politica
regionale europea rimane comunque importante dal momento che i Fondi Strutturali giocano un ruolo molto importante perché concentrano i loro interventi su attività economiche produttive, e dunque sull’impiego. Italcementi Group ha impianti soprattutto nella parte meridionale dell’Unione europea (Grecia, Italia, Francia, Spagna, Belgio). Possiamo pensare che la politica regionale possa apportare benefici a quella parte d’Europa? L’insieme di aiuti conferiti a Grecia, Italia, Spagna e Belgio dalle politiche strutturali ammonta a circa 100 miliardi di Ecu per il periodo 19941999. E’ evidentemente una grossa cifra. Ma non bisogna dimenticare che il secondo più grande Paese beneficiario dei Fondi Strutturali dopo la Spagna è la Germania che, nel corso dello stesso periodo, avrà beneficiato di 21,7 miliardi di Ecu, principalmente per i suoi nuovi Länder. Ma la domanda di beni e di servizi che deriva dagli aiuti comunitari ha anche delle conseguenze positive per le imprese delle regioni e dei Paesi più prosperi, poiché questi ultimi beneficiano di nuove opportunità di affari. Le stime disponibili indicano che per 100 Ecu trasferiti ai Paesi beneficiari attraverso i Fondi Strutturali, dai 30 ai 40 Ecu ritornano ai Paesi contributori sotto diverse forme di contratti (apporto di know-how, fornitura di materiali). Può farci qualche esempio di realizzazioni attuate in Paesi in cui Italcementi Group opera, e che abbiano beneficiato di qualche aiuto fondamentale da parte dell’Unione europea (e che probabilmente, altrimenti, non sarebbero state avviate)? L’aiuto dei Fondi Strutturali alla Grecia per il periodo 19941999 ammonta a 13,9 miliardi di Ecu. Questo supporto finanziario ha permesso alla Grecia di lanciarsi in importanti progetti di infrastrutture quali l’ammodernamento della rete di telecomunicazioni, la costruzione dell’aeroporto internazionale di Atene e la realizzazione di grandi reti stradali. La metropolitana di
Atene è stata largamente finanziata dall’Unione europea. Il budget di 2 miliardi di Ecu previsti per la sua costruzione è stato finanziato al 90% dal budget comunitario sotto forma di sovvenzioni e dalla Banca Europea degli Investimenti sotto forma di prestiti. Nel nord Italia, sulla riva occidentale del lago Maggiore, è attualmente in costruzione un parco tecnologico interamente dedicato all’innovazione. La costruzione dei 14 edifici che costituiscono questo parco è costata complessivamente 31,9 miliardi di Ecu e il contributo comunitario si è aggirato sui 24,1 milioni di Ecu. Una decina di imprese è attualmente installata nel Tecnoparco, alcune orientate verso l’automazione in genere, altre verso biotecnologie applicate all’orticoltura e all’ecologia. La Spagna voleva sviluppare la sua rete autostradale. Il costo complessivo era stimato superiore a 7 miliardi di Ecu e lo Stato non era in grado di affrontare da solo questo sforzo. Ha fatto dunque appello all’Unione europea per alcuni tratti considerati di interesse comunitario, come alcuni tronchi delle autostrade Madrid-Burgos, MadridSaragozza, Madrid-Siviglia. I lavori avevano lo scopo di migliorare l’accessibilità ad alcune regioni non adeguatamente servite dalle infrastrutture di trasporto. Questo immenso cantiere ha permesso la creazione di 45 mila posti di lavoro temporanei. L’aiuto comunitario raggiunge 427 milioni di Ecu. Progetto di minore entità, ma essenziale per la regione che ne ha beneficiato, è la costruzione nell’Isola della Réunion di una pista d’atterraggio in grado di accogliere aerei di grandi dimensioni. Costo totale: 62 milioni di Ecu. Aiuto comunitario: 31 milioni di Ecu. Grazie a questa nuova infrastruttura, Réunion ha potuto rinforzare i suoi legami con l’Europa, ma anche la sua apertura verso l’Asia e l’Africa. In Belgio, sebbene l’impianto di Gaurain Ramecroix non abbia ricevuto un supporto finanziario diretto, sono stati finanziati in tutto l’Hainaut molti grandi progetti di investimento per i quali vi è un consumo di cemento: per esempio, il progetto
Transhennuyère per la fornitura d’acqua all’Hainaut occidentale (costo totale: 47 milioni di Ecu); una tratta dell’autostrada Bruxelles-Lille (110 milioni di Ecu), una piattaforma multimodale (8 milioni di Ecu) e l’aeroporto di Charleroi (13 milioni di Ecu), e un centro di ricerca specializzato nell’analisi delle emissioni solide e gassose (4,2 milioni di Ecu). Senza l’aiuto dei Fondi Strutturali, gli Stati membri beneficiari sarebbero stati obbligati a ridurre le loro ambizioni e la maggior parte dei grandi progetti realizzati in questi ultimi anni, grazie alla partecipazione finanziaria dell’Unione, non sarebbero mai esistiti. Quali sono le modalità per ottenere aiuti regionali? Le attività industriali di Italcementi Group ne sono direttamente interessate attraverso le collettività locali e gli enti pubblici beneficiari? La Commissione decide la ripartizione indicativa dei sostegni finanziari per Stato membro e per Obiettivo. Nella maggioranza dei casi (99% del totale dei finanziamenti dei Fondi Strutturali), la selezione dei progetti è di competenza delle autorità nazionali e regionali incaricate della realizzazione dei programmi. Da un punto di vista pratico, significa che coloro che desiderano che un progetto ottenga il finanziamento dai Fondi Strutturali devono prima esaminare il documento di programmazione della regione in questione, il Docup (Documento unico di programmazione) o il Qca (Quadro comunitario di appoggio). Le domande di finanziamento per i progetti compatibili con le priorità e le linee di sviluppo adottate devono in seguito essere indirizzate alle autorità competenti di ciascun Paese. Rimane l’1% del totale dei finanziamenti comunitari che è destinato ai progetti pilota, selezionati direttamente dalla Commissione con l’assistenza di un Comitato di consulenti indipendenti. Per queste “azioni innovatrici” (progetti pilota, studi, reti di cooperazione) che svolgono un ruolo di sperimentazione e di diffusione del know-how, la Commissione pubblica dei bandi sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee.
Quali sono le prospettive future della Politica di Coesione? In seguito alla pubblicazione, dell’“Agenda 2000: per un’Unione più ampia e più forte”, che ha stabilito le linee guida per le varie politiche comunitarie nel periodo 20002006, la Comunità ha approvato il 18 marzo 1998 le proposte per un quadro di futuri interventi dei Fondi Strutturali e dei Fondi di Coesione. Queste proposte riaffermano l’alta priorità della solidarietà comunitaria alle regioni e ai gruppi sociali in difficoltà. In vista delle restrizioni di stanziamenti degli Stati membri, la Commissione propone che l’ammontare delle risorse finanziarie destinate alla politica comunitaria di coesione debba essere mantenuto al livello di quello ottenuto nel 1999, cioè lo 0,46% del Pil dell’Unione. Le destinazione finanziaria per le politiche strutturali nel periodo 2000-2006 sarà così di 286,3 miliardi di euro (a prezzi 1999) e sarà divisa in due tranche: da una parte, 218,4 miliardi di euro per i Fondi Strutturali e 21,0 miliardi di euro per i Fondi di Coesione da destinare agli attuali 15 Stati membri; dall’altra parte, 46,9 miliardi di euro per i Paesi che hanno fatto domanda di ammissione. Per rendere più efficace la politica di coesione, la Commissione ha inoltre proposto che l’intervento dei Fondi Strutturali debba essere concentrato nelle aree che affrontano le maggiori difficoltà: mentre attualmente il 51% della popolazione dell’Unione abita in regioni che ricadono nel diritto degli Obiettivi regionali dei Fondi Strutturali, nel 2006 questa percentuale dovrebbe scendere al 40%. Le categorie di regioni aventi diritto saranno ridotte a due: regioni a sviluppo ritardato che possono avere diritto secondo l’Obiettivo 1; regioni industriali, rurali, urbane e dipendenti dalla pesca che stanno attuando una riorganizzazione economica, che ricadranno nel rinnovato Obiettivo 2. Infine, la Commissione ha proposto nuove forme di attuazione dei programmi comunitari, organizzate in quattro punti principali: semplificazione delle procedure, decentramento dell’attuazione, chiara
distinzione tra le responsabilità della Commissione e degli Stati membri e rafforzamento della partnership. Tutte queste proposte sono attualmente all’esame delle varie istituzioni dell’Unione e si spera che le nuove regole possano essere adottate durante la presidenza della Germania nella prima metà del 1999. Ciò dovrebbe favorire l’avvio delle negoziazioni sui programmi futuri con ogni regione o Stato membro avente diritto, in modo da iniziare le operazioni l’1 gennaio 2000. * Eneko Landàburu, Direttore generale della DG XVI-Politica regionale e di Coesione della Commissione Europea. ■ ■ ■ ■ ■ ■
R
egional Funds, Structural Funds, Cohesive Funds and so forth. These definitions are often quite meaningless to the uninitiated. But they are in fact quite meaningful to say the least. These regional policies are designed to guarantee harmonious growth in the European Union, making sure the gap between the most advanced and backward areas is not too great. Eneko Landàburu, General Director in charge of regional policies at the European Commission, gave arcVision a detailed account of the scope of these policies and the tools used to implement them. Could you briefly explain to us what the regional policy of the European Union consists of, the reasons for the policy and the results it is expected to achieve? The regional policy is intended to reduce disparities between Member States, regions and social groups within the European Union. Clearly the economic effectiveness of the Union depends on these disparities being reduced. The regional policy stems from the political will of all the Member States, which support the concept of solidarity between the rich regions and the poorest regions, to develop a model of European society in which the free market economy is not seen as an end in itself, but as a means of living together for the wellbeing of all. The consequences of the imbalances are not only a mediocre quality of life in the least favoured regions; the imbalances also reveal an insufficient use of the human potential and a failure to take
advantage of the economic possibilities to be found in these parts of the European Union. The imperative need for solidarity was already expressed in the Treaty of Rome, which laid down the basis for the Common Market in 1957. But it is mainly since 1989 that financial resources have been made available to support development in less favoured regions of Europe. Economic and social cohesion, which was enshrined in the Treaty of Maastricht as a priority for the European Union, along with Monetary Union and the Single Market, is established by the Treaty of Amsterdam as one of the Union’s fundamental objectives. One-third of the Community’s budget is today devoted to this purpose, that is some 30bn ECUs a year, distributed through four Structural Funds: the European Regional Development Fund (ERDF), the European Social Fund (ESF), the European Agricultural Guidance and Guarantee Fund, “Guidance Section” (EAGGF Guidance), and the Guidance Financial Instrument for Fisheries (GFIF). In which main fields is aid granted? The fields of intervention aim at increasing competitiveness and at fostering economic growth in the regions, while maintaining and creating sustainable jobs. Therefore, the structural policies are based on a logic of development or restructuring, and not of redistribution. Broadly speaking, the Regional Policy follows three major priorities: • creation of new infrastructures (roads, railways, waterways, telecommunications networks); • development of the productive sector; • development of human resources. These three priorities incorporate the orientations set out by the Commission such as the development and advancement of small and medium enterprises (SME), environmental protection, technological innovation, combined with a general improvement in skill levels of personnel, research and development, and equal opportunities for men and women. Furthermore, through Community Initiatives and Pilot Projects, the Union is
13
14
Il settore delle nuove tecnologie rappresenta un’area di interesse primario nel quadro delle politiche regionali. Technological innovation is one of the priorities of the regional policies.
endeavouring to innovate and to enrich the concept of cohesion by providing support in fields of Community interest, such as inter-regional and cross-border co-operation, and in fields of the future, such as the information society, the restructuring of urban areas, new approaches to rural development and transnational co-operation concerning land development. Which are the eligible regions? The determination of the eligibility of regions is based on criteria set out in a specific Council regulation. The criteria are published in the official Journal of the European Communities, and are divided into four categories depending on the Priority Regional Objective to which they correspond. In the case of Objective 1 (underdeveloped regions), the main selection criterion is the per capita GDP in the region concerned, which must be below 75% of the Community average. Certain regions with a slightly higher GDP may however be eligible if there are particular reasons why they should be tied up to this Objective, and why they should therefore be granted a more substantial aid. The regions covered by Objective 2 (declining industrial areas) are mainly characterised by an unemployment rate and a
percentage of jobs in industry which are higher than the Union average, and by a decline in industrial jobs. Some of these areas (urban areas in particular) are eligible because they are situated next to an Objective 1 or 2 region, or on the basis of complementary criteria such as the threat of a serious worsening of unemployment, the deterioration of industrial sites or the negative impact of the restructuring of fisheries. For Objective 5b (vulnerable rural areas located outside Objective 1 regions), the common criterion is a low level of socio-economic development, together with two of the following three main criteria: high percentage of jobs in agriculture, low level of agricultural revenue, low population density, or a strong tendency towards depopulation. Or alternatively, one or more secondary criteria such as a peripheral situation, certain structural problems in agriculture, the effects of restructuring fisheries, environmental problems or geographical specifics (mountainous areas for example). Finally, regions eligible on the basis of Objective 6 (very low population density areas) are extensive areas, or smaller areas close to these extensive areas, with a population density of 8 inhabitants per
square kilometre or less (this objective was created when the Community was last enlarged, and concerns only Sweden and Finland). Objective 3 (fight against unemployment and exclusion) and Objective 4 (adaptation of the workforce to changes in industry) are horizontal, which means that they are applied over the whole territory of the Community. This is, in fact, one of the major policies of the European Union. Can you give us some figures to reflect the relative impact of this policy? The resources allocated to the four Structural Funds for the programme period 1994-99 were set by the European Council at Edinburgh in December 1992. The amount is 154.5bn ECUs (1994 prices), compared with 64bn ECUs (1989 prices) for the period 1989-93: the increase is therefore considerable. In the Structural Funds, the four specifically regional Objectives take up 85% of the funding, with 68% for Objective 1 alone (underdeveloped regions), which has a budget of 104.4bn ECUs. 11% of aid is granted in connection with Objective 2 (declining industrial areas), 5% with Objective 5b (vulnerable rural areas) and 0.5% with Objective 6 (very low population density areas in new Member States).
If we look at developmentrelated spending in Objective 1 regions, for the programme period 1994-99, the Community’s intervention as a percentage of total public investment (national and Community) amounts to 30.5% in Greece (the whole territory is eligible under Objective 1), 23% in Spain (3/4 of the territory is eligible under Objective 1), 12.5% in Italy (all southern Italy is covered by Objective 1), 40% in the supported French regions (the Overseas Departments Guyana, Guadeloupe, Reunion - together with Corsica and French Hainaut), and 11.5% in Belgium, where Hainaut receives structural aid under Objective 1. In addition to the financial resources of the Structural Funds, we find those of the Cohesion Funds, instituted by the Treaty of Maastricht to prepare the Economic and Monetary Union in the four countries whose per capita GDP was less than 90% of the Community average in 1992: Greece, Portugal, Spain and Ireland. This fund supports, in the whole territory of these countries, projects associated with environment and with Trans-European Transport infrastructure networks. The allocation to this Fund amounts to 15.5bn ECUs for the period 1993-99. The Structural Funds have an undeniable impact. Between 1989 and 1993, they enabled a 0.5% increase in growth in the four countries supported by the Cohesion Fund (Portugal, Spain, Greece and Ireland), which thus rose on average from 1.7% to 2.2%. As a structural aid has been revised upwards for the current programme period, the increase in growth for the period 1994-99 could well exceed this 0.5% differential. These four countries have succeeded in increasing their per capita income from 66% to 74% of the Community average. Although this genuine success story is primarily the result of the dynamism and of economic policies of the countries concerned, the intervention of the European regional policy remains crucial, as the Structural Funds play a basic role by focusing their interventions on production economic activities, and thus ultimately on sustainable employment.
Italcementi Group is mainly located in the southern half of the European Union (Greece, Italy, France, Spain, Belgium). Is it true that the regional policy tends to benefit this part of Europe in particular? The total aid granted to Greece, Italy, Spain and Belgium through the structural policies amounts to about 100bn ECUs for the period 1994-99. This is obviously quite significant. But it should not be forgotten that the second largest beneficiary of the Structural Funds after Spain is in fact Germany which, during the same period, was granted 21.7bn ECUs, mainly for the new Länder. But demand for goods and services generated as a result of Community aid also has positive consequences for companies in more prosperous regions and countries, since they are thus provided with new business opportunities. Available estimates indicate that for every 100 ECUs transferred through the Structural Funds to beneficiary countries, 30 to 40 ECUs come back to the contributor countries in the form of various contracts (supply of know-how and equipment). Can you give a few examples of projects carried out in the countries in which Italcementi Group operates, and which have been granted a significant EU aid (and which otherwise would probably not have been launched)? Structural funds aid to Greece for the period 1994-99 amounts to 13.9bn ECUs. This financial support has enabled Greece to undertake vast infrastructure projects such as the modernisation of the telecommunications network, the construction of the Athens international airport and the building of major road schemes. The Athens metro system has also been largely subsidised by the European Union. 90% of the 2bn ECUs budget for the construction of the metro has been funded by the Community budget in the form of subsidies and by the European Investment Bank in the form of loans. In Northern Italy, on the west bank of Lake Maggiore, a technology park entirely devoted to innovation is today being built. The
construction of the 14 buildings of the park has costed 31.9m ECUs and the Community contribution amounts to 24.1m ECUs. Some ten companies are currently installed in the Technoparco, some operating in the fields of automation, and others in the horticultural and ecological applications of biotechnologies. Spain wanted to develop its motorway network. The total cost was estimated at over 7bn ECUs and the state was not capable of making this effort alone. It therefore called on the European Union for parts of the project considered to be of interest for the whole Community, such as sections of the Madrid-Burgos, MadridSaragossa and Madrid-Seville motorways. The works were particularly aimed at improving accessibility of certain regions not properly served by transport infrastructures. This immense project has led to the creation of 45,000 temporary jobs. Community aid amounts to 427m ECUs. A smaller-scale project, which was nevertheless of essential importance for the beneficiary region, was the construction on Reunion Island of a landing strip capable of handling large transport aircrafts. Total cost: 62 million ECUs. Community aid: 31 million ECUs. Using this new infrastructure, Reunion has been able to strengthen its links with Europe, but also to open itself up to Asia and Africa. In Belgium, although the Gaurain Ramecroix plant received no direct financial support, many large investment projects generating cement consumption have been financed throughout Hainaut: for example, the Transhennuyère project for water supply in Western Hainaut (total cost: 47m ECUs); a section of the Bruxelles-Lille motorway (110m ECUs), a multimodal platform (8m ECUs) and airport of Charleroi (13m ECUs), and a research centre specialising in the analysis of solids and of gaseous effluents (4.2m ECUs). Without the aid of the Structural Funds, the beneficiary Member States would have had to lower their expectations, and most of the
major projects carried out over the last few years with the financial participation of the Union would undoubtedly not yet have come into being. How is regional aid set up in practice? Are Italcementi Group’s industrial activities directly or indirectly affected through the beneficiary local authorities or public entities? The Commission decides on an indicative allocation of the aid by Member State and by objective. In the great majority of cases (99% of the total funding by Structural Funds), project selection is a matter for the national and regional authorities responsible for implementing the programmes. In practice, this means that those presenting projects who wish to obtain funding through the Structural Funds must first examine the programming document for the region in question, that is the Single Programming Document (SPD) or the Community Support Framework (CSF). Funding applications for projects compatible with the priorities and lines of development adopted must then be sent to the competent bodies of the country concerned. There remains 1% of total Community funding which is allocated to pilot projects, selected directly by the Commission with the help of a committee of independent experts. For these “innovative actions” (pilot projects, studies, co-operation networks), whose purposes are experimentation and know-how dissemination, the Commission publishes calls for proposals in the Official Journal of the European Communities. What are the future prospects for the Cohesion Policy? Following its publication entitled “Agenda 2000: For a stronger and broader Union”, which set guidelines for the various Community policies over the period 2000-2006 the Commission approved on the 18 March 1998 proposals for a future intervention framework for Structural Funds and Cohesion Funds. These proposals reassert the high priority given to Community solidarity with regions and social groups facing difficulties. In view of the budgetary
restrictions facing Member States, the Commission proposes that the amount of financial resources allocated to the Community cohesion policy should be maintained at the level to be attained in 1999, that is 0.46% of the GDP of the Union. The financial allocation for structural policies over the period 2000-2006 will thus be 286.3bn euros (1999 prices) and will be divided into two parts: on one hand, 218.4bn euros for the Structural Funds and 21.0bn euros for the Cohesion Funds, to be granted to the 15 existing Member States; on the other hand, 46.9bn euros for countries having applied for membership. To make the cohesion policy more effective, the Commission has also proposed that the intervention of the Structural Funds should be focused on the areas facing the most serious difficulties: whereas at present 51% of the Union’s population is located in regions eligible under the regional objectives of the Structural Funds, by 2006 this percentage should be cut to 40%. The categories of eligible regions will also be limited to two: underdeveloped regions which can apply under Objective 1; industrial, rural, urban and fishery-dependent regions now undergoing socio-economic reorganisation will be covered by the new Objective 2. Finally, new forms of implementation of Community programmes have been proposed by the Commission. They are organised around four key points: simplification of procedures, decentralisation of implementation, clear distinction between the responsibilities of the Commission and of the Member States, and strengthening of partnership. All these proposals are currently being examined by the various institutions of the Union, and it is hoped that the new regulations will be adopted during the German presidency in the first half of 1999. This should then enable negotiations to take place about future programming with each eligible region or Member State, in order to start up operations on 1st January 2000. * Eneko Landàburu, General Director of the DG XVI in charge of Regional/Cohesive Policies of the European Commission.
15
Projects
16
Materia, Trasparenza, Tecnologia e Virtuale: quattro temi di grande respiro per una ricerca architettonica tra presente e futuro. Progetti e realizzazioni di alcuni protagonisti della scena architettonica internazionale. Matter, Transparency, Technology and Virtual: four wide-ranging issues for an architectural research between present and future. Projects and realized works by some of the protagonists of the international architectural scene.
La materia e l’invenzione Matter and Invention Ogni scelta, anche la più ardita, può essere accettabile A patto che rispetti il superiore interesse della ricerca Even the boldest of choices are acceptable Provided they are in the higher interests of research Aldo Castellano*
“L
’acciaio, il cemento, i mattoni e gli altri materiali hanno ciascuno una propria natura, un proprio ordine. Se io potessi chiedergli ‘Che cosa ti piace mattone?’, il mattone mi risponderebbe ‘Mi piace un arco’. E se domando al mattone perché non posso impiegare al di sopra di un’apertura in una parete di mattoni un elemento di acciaio oppure una trave di cemento armato, il mattone mi risponderebbe ‘Sì, tu puoi impiegarlo, ma facendo ciò non mi valorizzi, non mi rendi onore. Tu mi valorizzi solamente se mi dai le piene simboliche possibilità del mio materiale. Se mi dai un arco, io mi comporto con la massima gloria’. Una trave di acciaio è una soluzione di ripiego; una trave di cemento armato è troppo imponente. Entrambe le soluzioni umiliano i mattoni; e avendo a che fare con i mattoni si cerca di farli vivere o morire, ma non si cerca di umiliarli”. Così nel 1971 rispondeva Louis Kahn in un’intervista di Carlo Farina per la “Rivista Finsider”, riferendosi non tanto al rispetto di imperativi tecnologici quali norme prescrittive per progettisti e costruttori e al dover impiegare i materiali solo in base alle rispettive proprietà meccaniche, quanto piuttosto all’umiliazione che si infligge loro quando li si usa come semplice materia intercambiabile, nell’indifferenza. Abraham Darby III non umiliò la ghisa nel ponte di Coalbrookdale, sebbene l’avesse impiegata impropriamente sotto forma di lunghe aste immorsate con incastri a coda di rondine, quasi fosse un materiale ligneo e flessibile, perché seppe esaltarla anche nell’errore, dimostrando le sue grandi potenzialità per il futuro della costruzione. In questo caso si può affermare che anche l’ignoranza o la superficialità è accettabile, se nel superiore interesse della ricerca. Il problema sollevato da Kahn non è dunque una questione di rispetto moralistico della natura dei materiali, se non altro perché la ricerca non sopporta neppure i vincoli posti dall’evidenza della realtà, ma si riferisce all’arroganza, insipienza e superficialità, che porta i progettisti a umiliare i materiali gratuitamente, senza una ragione. L’osservazione è interessante. Il rispetto è un
libero riconoscimento di dignità e dei diritti dell’altro, e come tale non può essere imposto normativamente. Per di più esso nasce dalla cultura prima ancora che dalla sola conoscenza. Il tema sembra di grande attualità, soprattutto ora che i materiali edilizi stanno subendo una trasformazione tecnologica ancora più dirompente di quella occorsa nel XIX secolo. I progettisti e i costruttori sono ancora una volta chiamati ad assumersi importanti responsabilità culturali: da loro, infatti, dipenderà il non deprimere la ricerca in corso e le aspettative da molti nutrite verso le nuove forme di habitat che quei materiali sembrano profetizzare. Certo, nei progettisti e costruttori sarà anche necessaria una profonda rivoluzione culturale, che all’arroganza e alla pusillanimità intellettuale, fonte di umiliazione per i materiali, sostituisca la curiosità e il desiderio di ricerca, premessa indispensabile per il loro rispetto, oltreché stimolo per ulteriori progressi tecnologici. *Docente di storia dell’architettura alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. È autore di saggi e pubblicazioni sull’architettura medievale e contemporanea. Dal 1986 al 1991 è stato vicedirettore de l’Arca. Pubblicazioni principali: La macchina arrugginita - materiali per un’archeologia dell’industria, Feltrinelli, Milano 1982; La casa rurale in Italia, Electa, Milano 1986; La costruzione moderna, l’Arca Edizioni, Milano 1988.
“S
teel, cement, bricks and other materials each have a nature of their own, an order of their own. If I could ask `What do you like, brick?’, the brick would answer `I like arches’. And if I asked the brick why I cannot use a steel element or a beam of reinforced concrete above the opening of a brick wall, the brick would reply `Yes, you can use it, but doing so you do not bring out my good qualities and you do not honour me. You show me off best only when you give me the full symbolic possibilities of my material. If you give me an arch, I shall be seen in my full glory’. A steel girder is only an expedient and a reinforced concrete beam is far too imposing. Both these solutions mortify bricks; and if you are dealing with bricks you try either to bring them to life or to kill them, but you don’t try to humiliate them”. These were Louis Kahn’s remarks given in
MATERIA MATTER
17
1971 in an interview by Carlo Farina for the “Rivista Finsider”, in which Kahn refers not so much to respect for technological imperatives as prescriptive norms for designers and builders, or to the duty to employ materials only on the basis of their respective mechanical properties, as to the humiliation inflicted when they are used indifferently only as simple interchangeable materials. Abraham Darby III did not humiliate the cast iron of Coalbrookdale bridge, although he had used it improperly in the form of long bars with dovetailed scarfs, almost as if were a flexible wooden material. He did not humiliate it, because he knew how to enhance it despite his error, thereby demonstrating its great potentiality for the future of construction work. In this case one can say that even ignorance or superficiality is acceptable, if it is in the higher interests of research. The problem raised by Kahn, therefore, is not a matter of moralistic respect for the nature of materials, if for no other reason than that research will not tolerate even the limits set by the evidence of reality; instead, the problem is the arrogance, ignorance and superficiality that cause designers to humiliate their materials gratuitously, without any reason.This is an interesting observation. Respect is a free acknowledgement of the dignity and the rights of another, and as such it cannot be imposed by any rules. Moreover, it springs from one’s culture rather than from one’s knowledge alone. The theme is quite timely, especially now that building materials are undergoing an even more explosive technological transfor-
mation than that of the nineteenth century. Designers and builders are once again being called on to take on important cultural responsibilities. It is they, in fact, who will be relied on to prevent the suffocation of the experimentation now going on and of the expectations held by so many regarding the new forms of dwellings that these materials seem to promise. Certainly, designers and builders will have to undergo a profound cultural revolution that will replace arrogance and intellectual timidity - the source of this humiliation of materials - with curiosity and a desire to experiment, the indispensable premise for their respectful use, as well as a stimulant for further technological progress. *A full professor in the History of Architecture at Milan Polytechnic. He has written books and essays on Medieval and Contemporary Architecture. From 1986 through 1991 he has been assistant editor of l’Arca magazine. His main works include La macchina arrugginita - materiali per un’archeologia dell’industria, Feltrinelli, Milano 1982; La casa rurale in Italia, Electa, Milano 1986; La costruzione moderna, l’Arca Edizioni, Milano 1988.
Modello della chiesa parrocchiale del Giubileo nel quartiere di Tor Tre Teste a Roma. Model of the parish Church of the Jubilee in the Tor Tre Teste area in Rome.
Nel segno del Giubileo In the Name of the Jubilee Il progetto vincitore del concorso internazionale per la “Chiesa del 2000” a Roma The Winning Project in the International Competition for the “Church of the Year 2000” in Rome Progetto di Richard Meier Project by Richard Meier
18
L’obiettivo di questa chiesa è di riconnettere un isolato quartiere al tessuto urbano di Roma. Simbolicamente, questo progetto verrà portato a termine in occasione dell’Anno santo del 2000, quando questa chiesa si unirà a tutte le altre del mondo nelle celebrazioni. L’elemento più caratterizzante dell’edificio è la sua apertura. Vista dalla piazza di ingresso, la facciata est si presenta come una parete verticale di vetro; la copertura della chiesa è un lucernario di vetro che attraversa l’intera lunghezza dell’edificio. A protezione e supporto di questo volume vetrato sono realizzate quattro pareti a guscio, ciascuna sostenuta indipendentemente e realizzata in cemento armato posato in opera. Le pareti curve articolano diversi spazi all’interno dell’edificio: il santuario centrale, la cappella per i giorni feriali, il battistero. Richard Meier
L
a dialettica tra storia ed eternità è stata la cifra fondamentale di questa iniziativa concorsuale, articolata secondo le norme UIC e approvata dall’UIA. Si trattava di celebrare il Giubileo del 2000, ma anche di venire incontro al bisogno di nuove chiese parrocchiali. Si doveva inoltre rispondere al tempo stesso alle esigenze della storia presente e alla carica simbolica che riveste un Anno Santo millenario. Il progetto di Meier è risultato vincitore del concorso internazionale a inviti per la Chiesa del 2000, bandito dall’Opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di nuove Chiese in Roma. Gli altri progettisti in gara erano Tadao Ando, Günter Behnisch, Santiago Calatrava, Peter Eisenman e Frank O. Gehry. La giuria, presieduta da monsignor Luigi Moretti, delegato del Cardinale Vicario, e composta da monsignor Gino Amicarelli, direttore dell’ente banditore, George Baird, Pasquale Culotta, Giacomo Grasso, Glauco Gresleri, Nicola Pagliara, Piero Sartogo, Pierre Vago, oltre a Romuald Loegler e
MATERIA MATTER Plastico della chiesa parrocchiale del Giubileo. Il progetto è risultato vincitore nel concorso internazionale a inviti per la “Chiesa del 2000”, bandito dall’Opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di nuove Chiese in Roma.
Plastic model of the parish Church of the Jubilee. The project won the international invitational competition for “The Church of the Year 2000”, announced by the Roman Institution for the Preservation of Faith and the Building of new Churches in Rome.
19
Stefan Westrych, rappresentanti dell’UIA, ha voluto sottolineare la volontà della Chiesa di riappropriarsi del ruolo di promotore delle arti, affievolitosi negli ultimi due secoli dopo una tradizione millenaria, indicando un percorso di ricerca capace di coniugare il presente con i valori senza tempo dell’uomo e della religiosità. L’area del progetto è posta in un cuneo tra alte e lunghe aste edilizie, rettilinee o spezzate, che si aprono a ventaglio attorno a una strada semicircolare e uno slargo, sul diametro, che poi prosegue la sua corsa fiancheggiando un lato di quel cuneo e fuoriuscendo dal quartiere. Per la nuova chiesa parrocchiale era necessario un forte segno architettonico, riconoscibile sotto il profilo tipologico e capace di aggregare e riordinare visivamente un intorno disperso e, insieme, molto costruito. Il progetto che più si avvicinava alle richieste implicite ed esplicite dell’iniziativa, era senza dubbio quello di Richard Meier. Il suo progetto proponeva un’architettura forte e misurata per poter diventare
un nucleo di riqualificazione del quartiere. E’ un’architettura con una forte carica simbolica, immediatamente percepibile: la vela, la luce, l’apertura all’intorno, il candore. Muralità e trasparenza, protezione e permeabilità, isolamento e coralità caratterizzano quest’opera. L’esterno è suggestivo come l’interno: tre vele isolate, parallele e gradonate, gonfie di vento, racchiudono uno spazio longitudinale definito da un lungo muro cieco. La luce entra abbondate dalle estremità interamente vetrate e dagli interstizi superiori tra le vele e il muro. Internamente, lo spazio è definito dall’alternanza di ampie superfici cieche e traslucide. Le vele, affiancate, sono squarciate all’interno da grandi portali decrescenti verso l’esterno che dilatano lo spazio dell’aula, conferendo profondità e luoghi di isolamento.
20
It is our intention that this church will weave an isolated residential district back into the communal fabric of Rome. Symbolically, this project will accomplish this mission by its dedication in the Holy Year 2000, when this church will join in celebration with all the other churches around the world. The most striking feature of the design of the church is its openness. Seen from the entrance plaza, the east facade is a vertical wall of glass; the roof of the church is a glass skylight, running the length of the building. Shielding and supporting this glassed-in volume are four shell walls, each of them independently supported and made of reinforced cement cast on site. The curved walls articulate differernt spaces within the building: the main sanctuary, the weekday chapel, and the baptistery. Richard Meier
T
he dialectical relations between history and eternity are the key to this competition entry designed in accordance with UIC regulations and approved by the UIA. The idea was to celebrate the Jubilee in the year 2000 and, at the same time, to create new parish churches. The demands of contemporary history had to comply with the symbolic importance of this Holy Year marking the start of a new millennium. Meier’s design was the winning entry in an international invitational competition for the Church of the Year 2000, organised by the Roman Institution for the Preservation Faith and Providing new Churches in Rome. Other designers invited to take part were: Tadao Ando, Gßnter Behnisch, Santiago Calatrava, Peter Eisenman, and Frank O. Gehry. The jury, chaired by Monsignor Luigi Moretti, the Delegate of the Vicar Cardinal, and composed of Monsignor Gino Amicarelli, Director of the Commissioning Body, George Baird, Pasquale Culotta, Giacomo Grasso, Glauco Gresleri, Nicola
Nella pagina a fianco, in alto, da sinistra a destra, diagrammi per lo studio dell’ambiente circostante, della struttura e della disposizione liturgica dello spazio e dell’acqua; in basso, da sinistra a destra, diagrammi per lo studio del rapporto figura/terreno, della geometria, e pianta di riferimento. In questa pagina, planimetria generale, prospetto e sezioni.
Opposite page, above, from left to right, diagrams for the study of the surrounding environment, the structure and liturgic distribution of space and water; below, from left to right, diagram for the study of the relationship figure/ground, the geometry and the key plan.This page, site plan, elevation and sections.
Pagliara, Piero Sartogo, and Pierre Vago, as well as Romuald Loegler and Stefan Westrych, UIA delegates, wanted to emphasise the Church’s intention to regain that role as a promoter of the arts it had gradually lost over the last two centuries after a thousand years of busy enterprise. It also alluded to a process of experimentation capable of combining the present with those timeless values of mankind and religion. The project area is wedged in-between tall, long building blocks (in straight or broken lines), which fan out around a semi-circular road and opening, continuing on along one side of the wedge and moving out of the neighbourhood. The new parish church needed to be a powerful architectural landmark of great stylistic impact, capable of drawing in and visually reorganising a densely built-up, yet scattered environment. The design coming closest to both the implicit and explicit project specifications was certainly Richard Meier’s. His design constituted a powerful, carefully gauged work of architecture designed to enhan-
ce the local neighbourhood. It is charged with symbolic force and instantly identifiable: sails and light opening up to embrace the surroundings with great candour. Walling and transparency, protection and permeability, isolation and union, all these features characterise his project. The outside is just as striking as the inside: three carefully separated, staggered, parallel sails, filled with wind, enclose a longitudinal space marked by a long blank wall. Light floods in through the all-glass ends and the upper cavities between the sails and wall. On the inside, the space is marked by wide alternating blank and translucent surfaces. The row of sails is cut through, on the inside, by large portals (decreasing in height towards the outside) that dilate the hall space, adding a greater sense of depth and providing isolated spaces.
21
Simulazione al CAD dell’interno della chiesa con l’aula vista dall’ingresso. CAD simulation of the interior of the church with the hall seen from the entrance.
22
Simulazione al CAD dell’interno della chiesa con l’aula vista dall’altare. CAD simulation of the interior of the church with the hall seen from the altar.
23
Meditazione orientale al Symphony Garden Oriental Meditation at the Symphony Garden L’auditorium di Sakai-Minato Sakai-Minato Auditorium Progetto di Shin Takamatsu Project by Shin Takamatsu 24
I
l Symphony Garden è una struttura destinata a manifestazioni di carattere culturale e ludico. Realizzata qualche anno fa nella città portuale giapponese di Sakai-Minato, rappresenta una nuova tendenza nel corso professionale del maestro giapponese. In passato, infatti, Takamatsu è stato prevalentemente impegnato con committenze private, soprattutto del settore commerciale. Il Symphony Garden è invece una struttura pubblica, destinata quindi a durare nel tempo anziché nascere e morire nell’arco temporale di un allestimento fieristico. In questo caso, il progetto ha richiesto più approfondite riflessioni progettuali, maggiori equilibrismi di budget onde restare entro limiti di spesa contenuti. Il centro in questione può ospitare concerti, incontri, rappresentazioni teatrali ma anche convegni. Il tutto all’interno di un grande corpo di forma cilindrica, un auditorium in grado di accogliere circa quattrocento posti. Particolare attenzione è stata dedicata alla definizione della resa acustica. L’auditorium è un grande invaso circolare, uno spazio concavo, in grado di assicurare la miglior resa acustica in caso di concerti con strumenti tradizionali, per loro natura poco adatti a essere amplificati elettronicamente. Quest’opera, definita dal suo stesso autore un progetto di suolo, un luogo orizzontale, si presta alla contemplazione, alla riflessione interiore, proprio come da sempre insegna la tradizione orientale in generale e giapponese in particolare. L’edificio si sostanzia attraverso spazi dilatati, rarefatti che rimandano a quel senso di fluidità e circolarità proprio della musica. Il luogo è soprattutto un’oasi di socialità in cui confrontarsi con eventi legati alla cultura, all’arte. I grandi invasi cilindrici, le figure geometriche sezionate e le grandi superfici tormentate da graffiti ritrovano l’antico equilibrio presente nei giardini della tradizione nipponica.
T
he Symphony Garden is a structure designed for entertainments or cultural occasions. Created some years ago in the Japanese seaport of Sakai-Minato, it represents a new tendency in the professional career of this Japanese master. In fact, in the past Takamatsu was mainly occupied with private commissions, especially in the commercial sector. The Symphony Garden, however, being a public structure, was built to last instead of coming to life and dying in the period of time allotted for the décor of a fair. In this case, the plan called for careful thinking and much more balancing of the budget so as to keep expenses within reasonable limits. This centre can host concerts, meetings, theatrical performances, and even conventions, all of them within a large cylindrical body, the auditorium, with a seating capacity of four hundred. Special attention was given to defining the acoustics. The auditorium is a large circular basin, a concave space, guaranteeing excellent acoustics in the case of concerts with standard instruments unsuited to electronic amplification. This work, called by its author a ground project, a horizontal place, invites contemplation and interior reflection, as is always the case in the oriental tradition, particularly the Japanese. The building grows through dilated and rarified spaces that suggest the feeling of fluidity and circularity typical of music. Above all, the place is an oasis of sociality in which people exchange views on events connected with culture and art. The large cylindrical concavities, the sectioned geometrical figures and the large rough graffitti surfaces recover the ancient equilibrium found in traditional Japanese gardens.
Il Symphony Garden, realizzato nella città portuale giapponese di Sakai-Minato. Il corpo cilindrico dell’auditorium può ospitare convegni e rappresentazioni teatrali.
The Symphony Garden, designed for the Japanese seaport of Sakai-Minato. The auditorium’s cylindrical structure for holding concerts, conferences and theatrical performances.
MATERIA MATTER
25
Lo specchio d’acqua artificiale di 7.000 mq, con giochi d’acqua e illuminazione subacquea, che circonda la sala dell’auditorium.
26
The 7,000 square-metre artificial pool, featuring water games and underwater lighting, surrounding the audutorium hall.
Particolare dell’esterno del complesso; pianta del piano terra e planimetria generale.
Detail of the exterior of the building; groundfloor plan and site plan.
27
La sala dell’auditorium con 400 posti a sedere. Le pareti curve e il soffitto definiscono uno spazio concavo che consente una diffusione del suono uniforme in tutte le direzioni.
28
The 400-seat auditorium hall. The curved walls and ceiling create an introverted space allowing uniform sound emission in all directions.
Particolare della sala dell’auditorium. Detail of auditorium hall.
Nelle pagine seguenti, dettaglio dello specchio d’acqua artificiale. Following pages, detail of the artificial water basin.
29
30
31
Attraverso lo spazio Through Space Nuovi valori per un concetto antico e per riaffermare il primato del “vuoto” sul “pieno” New values for an old idea and to decree the supremacy of “open space” over “solid structure” Maurizio Vitta*
L’
architettura del XX secolo ha consegnato al Terzo Millennio un nuovo concetto progettuale - quello della trasparenza. Il rapporto tra interno ed esterno ne è risultato radicalmente modificato: alla tradizionale concezione dell’edificio come contenitore chiuso e protettivo si è sostituita quella della continuità dello spazio, della fluidità, del movimento, della visione libera e illimitata. Questo sviluppo è stato reso possibile, soprattutto negli ultimi decenni, grazie alla presenza di nuovi materiali che hanno assottigliato la sostanza materica dell’architettura fin quasi ad azzerare il tradizionale concetto di “parete” e di “muro”. Tuttavia esso è presente fin dal momento in cui il razionalismo novecentesco ha teorizzato la natura “aperta” dello spazio architettonico, la sua permeabilità alla luce, all’aria, alla visione. Negli ultimi esiti dell’architettura europea, giapponese e americana la trasparenza si è però arricchita di nuovi valori. I progettisti più avveduti non si sono più limitati ad affermare, nei loro edifici, il primato del “vuoto” sul “pieno”, che restava in fondo di carattere quantitativo, nonostante fosse stato assunto dal Movimento Moderno, come contenuto di carattere etico e simbolico. In effetti, essi sono andati più oltre, fino a fare della trasparenza un elemento capace di condizionare la forma stessa delle costruzioni, ovvero la cifra della loro presenza in un territorio sempre più marcatamente urbano, tra l’individualità della singola costruzione e l’ambiente collettivo che si estende attorno a esso. Non è difficile, con queste premesse, ipotizzare una architettura della trasparenza come autentica protagonista del XXI secolo. In essa, oltrettutto, è lecito attendersi la realizzazione di quell’equilibrio tra forma e tecnica, fra senso e funzione, che il Novecento ha vanamente inseguito per lasciarlo infine, come problema irrisolto, in eredità al progetto futuro.
32
Nella pagina a destra, la Bibliothèque Nationale de France, realizzata a Parigi. Opposite page, the Bibliothèque Nationale de France, built in Paris.
*Laureato in filosofia, è docente di teoria del disegno industriale e della comunicazione visiva presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. È vicedirettore della rivista l’Arca e autore di articoli, saggi e libri sul design, l’architettura, l’arte e la letteratura contemporanee. Pubblicazioni principali: Guida all’arte contemporanea (con A. Pansera, 1986); Il disegno delle cose. Storia degli oggetti e teoria del design (1996).
T
he architecture of the twentieth century has passed on a new planning concept to the Third Millennium - that of transparency. The result is a radical modification of the relation between interior and exterior: substituting the traditional conception of a building as a closed and protective container for the idea of the continuity of space, of fluidity, of movement, and of free and unlimited vision. This development has been made possible, especially in the last few decades, thanks to the presence of new materials which have thinned down the material substance of architecture almost to the point of reducing the traditional concept of “wall” (inside and outside) to zero. However, the idea was present from the very moment when twentieth century functionalism proposed its theories of the “open” nature of architectonic space, and its permeability to light, air, and vision. In the latest results of European, Japanese, and American architecture, however, transparency has been enriched by new values. The shrewdest designers have not limited themselves to asserting the primacy of “empty” over “full” in their buildings, a view which remained at bottom a matter of quantity, despite the fact that it had been taken up by the Modern Movement, as a content of an ethical and symbolic character. In fact, they have moved further ahead, to the point of making transparency an element capable of conditioning the very form of constructions, or the character of their presence in an increasingly urban territory, marked by the individuality of single constructions and by the collective areas extending around them. Given these premises, it is not difficult to imagine transparent architecture as the authentic architectonic protagonist of the twenty-first century. In it, moreover, one can quite legitimately expect the achievement of that balance between form and technique, sense and function, that the twentieth century has vainly pursued and finally given up as an unresolved problem to hand down to future design.
*Took his degree in philosophy. He now teaches the Theory of Industrial Design and visual communication at the School of Architecture of Milan Polytechnic. He is assistant editor of the review l'Arca and is the author of articles, essays and books on contemporary design, architecture, art and literature. His main publications are: Guida all'arte contemporanea (with A. Pansera, 1986); Il disegno delle cose. Storia degli oggetti e teoria del design (1996).
TRASPARENZA TRANSPARENCY
33
Quattro torri come libri aperti Four Towers like Open Books Parigi, la più grande biblioteca del mondo Paris, the biggest library in the world Progetto di Dominique Perrault Project by Dominique Perrault
34
U
n luogo di iniziazione e non una sorta di edificio-mostro in parte tempio e in parte supermercato. Un punto di riferimento per la parte orientale di Parigi. Un luogo che si inscrive nella continuità della successione dei grandi spazi vuoti lungo la Senna, come Place de la Concorde, Champ de Mars, Les Invalides. In tal modo la collocazione ai bordi della Senna diventa un elemento primario per l’attivazione di questo luogo: la collina nel XIII arrondissement si affaccia sul fiume e volge il dorso alle tristi emergenze di Porte de Choisy e Porte d’Ivry. In un’operazione progettata per salvare e redimere l’area, l’istituzione offre la propria generosità, mentre la Bibliothèque de France contribuisce con la sua influenza e radiosità. Con la combinazione di uno spazio libero e aperto, costruita a scala della capitale, e l’orizzontalità, la Bibliothèque de France dispiega tutta la propria ampiezza e spaziosità attraverso i suoi quattro poli simili a fari, i tiranti e i giunti che li collegano all’area piana centrale, offrendo una verticalità che
definisce un volume virtuale, il quale, in cambio, cristallizza tutta la magia, l’espressività e la poesia del complesso. Con le sue quattro torri d’angolo che sembrano quattro libri aperti uno di fronte all’altro e che delimitano un luogo simbolico, la Bibliothèque de France - luogo mitico - impone la propria presenza e identità su scala urbana proprio grazie alla regolazione delle quattro torri. Questi quattro segnali urbani sviluppano e rinforzano l’idea del “libro” con un sistema casuale di occultamento delle torri, la cui occupazione è simile a un accumulo di conoscenza, mai completato, e a un lento ma inesorabile processo di sedimentazione. Vengono in mente altre metafore complementari, siano esse torri-libro, silos, enormi scaffalature, labirinti verticali, tutte queste immagini non ambigue danno il senso della forte identità di questi oggetti architettonici. La realizzazione di una piazza consolida la nozione di disponibilità, applicata a un tesoro. Sono le torri che aiutano a collocare e identificare tale tesoro come
TRASPARENZA TRANSPARENCY La Bibliothèque Nationale de France, realizzata a Tolbiac (Parigi). Inaugurata nel 1995, è considerata la più grande biblioteca del mondo. Il complesso occupa una superficie di oltre 7,5 ettari.
culturale. Il fatto di essere pubblico offre a questo luogo un contatto fisico, diretto e naturale, tra l’istituzione sacra e l’uomo della strada. L’inclusione del giardino, incastonato al centro, completa la collocazione simbolica del progetto, offrendo un’area di quiete lontana dalla frenesia cittadina. Come un chiostro, questo spazio tranquillo invita alla contemplazione e alla cura delle facoltà intellettuali. Questo grande progetto ha originato problemi di forma: ci ha spinto ai limiti della nostra estetica, più vicino al concetto essenziale e fondamentale dell’anti-forma. Questa idea si potrebbe anche definire come una mutazione dell’architettura-design in direzione dell’architettura-paesaggio. Una cosa simile si differenzia da tutte le regole e i principi che ci hanno insegnato. Temi quali lo stile di una facciata, l’interno di un edificio, l’esterno, le parti superiori, quelle inferiori, il portico di ingresso, i muri perimetrali, l’articolazione delle forme, la continuità degli spazi... tutte queste cose sono nozioni arcaiche, o meglio, sono ampiamente insufficienti
a riflettere la complessità del mondo in cui viviamo. L’architettura deve scendere dal suo piedistallo; se lo fa, troverà la sua libertà. L’architettura non è arte d’avanguardia; è la retroguardia dell’arte. E’ sempre stata circa venti anni indietro rispetto ai grandi movimenti d’avanguardia, sempre timorosa di esserne contaminata troppo velocemente. Gli artisti hanno proclamato la morte dell’arte; è tempo che gli architetti rendano manifesta la morte, la dissoluzione, l’obliterazione dell’architettura, e la rimpiazzino con un approccio che mescoli le nostre città col mondo della natura. Un simile approccio consentirebbe di introdurre un paesaggio innocente di esclusioni, fatto di tutto, per tutti. Sarebbe una cosa totalmente positiva. Dominique Perrault
The Bibliothèque Nationale de France built in Tolbiac (Paris). Opened in 1995, the BNF is considered to be the biggest library in the world. The entire complex covers a surface area of over 7.5 hectares.
35
Pianta a livello del giardino interrato. Plan at the underground garden level.
36
A
n initiatory place and not some monster of a building, part temple and part supermarket. A place of reference for the East End of Paris. A place that is part and parcel of the continuity of the sequence of large empty spaces along the Seine, like the place de Ia Concorde, the Champ de Mars, and the Invalides. In this way the site beside the Seine becomes one of major importance with the activation of this place; the hill in the 13th arrondissement gives on to the Seine, and turns its back on the disgrace of the sari Porte de Choisy and Porte d’lvry high rise towerblocks. In an operation designed to save and redeem the place, the institution introduces its generosity, while the Bibliothèque de France contributes its influence and radiance. With this combination of a free and open space, built to the scale of the capital, and horizontality, the Bibliothèque de France unfurls its breadth and volume by way of its four “beacon”like markers, akin to tension-rode or braces for the flat area between them. Offering a verticality that defines a virtual volume, which, in turn, crystallizes all the magic, presence and poetry of the complex. With its four corner towers resembling four open books all facing one another and delimiting a symbolic place, the Bibliothèque de France - a mythical place - imposes its presence and identity on the scale of the city by the adjustment of its four corners. These urban landmarks develop and enhance the idea of the “book”, with a random system of occultation of the towers, the occupation of which is like an accumulation of learning, of knowledge that is never complete, and of a slow but on-going process of sedimentation. Other complementary metaphors spring to mind, be it book-towers, or silos, or vast racks with countless shelves, or vertical labyrinths, and all these unambiguous images converge on a powerful identity of these architectural objects. The installation of a square underpins the notion of availability, as applied to treasure. It is the towers which have helped to situate and identify this treasure as cultural. The public place will offer a direct and natural physical contact between the sacred
institution and the man in the street. The inclusion of an “inlaid”, sunken garden rounds off the symbolic siting of the project,offering a quiet spot away from the fuss and bother of the city. Like a cloister, this tranquil, unruffled space will invite contemplation and a flow of intellectual endeavour. This great project raised the question of form: it pushed us to our outer aesthetic limits, nearer to the essential and fundamental concept of antiform. One might even call this idea a mutation of architecture-design in the direction of architecturelandscaping. Such a thing is out of step with all the rules and principles we have been taught. Concerns such as the style of a facade, a building’s inside, outside, upper parts, lower parts, entry porch, perimeter wall, articulation of forms and continuity of spaces... all these things are archaic notions, or rather they are broadly insufficient to reflect the complexity of the world we live in. Architecture must get down off its pedestal; when it does, it will find freedom. Archilecture is not avant-garde art; it is arrière-garde art. It has always been about twenty years behind the great avant-garde movements, always fearful that it will be too quickly contaminated by them. Artists have proclaimed the death of art; it is time that architects made manifest the death, dissolution and obliteration of architecture, and replaced it with an approach that blends our cities with the world ot nature. Such an approach would introduce a landscape innocent of exclusions, made of everything, for everyone. That would be an entirely positive thing. Dominique Perrault
Nella pagina a destra, particolare del sistema di illuminazione. Opposite page, detail of the lighting system.
37
Particolare della maglia metallica; particolare del rivestimento in filo d’acciaio tessuto da cui si intravvedono le fenditure di un pannello acustico; particolare di un pannello rivestito in legno doussié; particolare degli agganci delle maglie d’acciaio sospese al soffitto delle sale di lettura dei ricercatori.
38
Sotto, lampade di lettura a fibre ottiche e a luce variabile.
Below, the optic-fiber adjustable reading lamps.
Detail of the metal web; detail of the woven steel coating showing the slits in an acoustic panel; detail of a panel coated in doussié wood; detail of the hinges of the steel sections hanging from the ceiling of the researcher’s reading rooms.
Nella pagina a destra, la sala di lettura: gli arredi sono stati realizzati con legno doussié. Opposite page, the reading room: the furnishings are made of doussié wood.
39
Sezione sull’edificio costruito sull’esplanade, destinato agli spazi di consultazione e lettura. In basso, sezione relativa agli spazi destinati alle sale di lettura. Section of the building constructed on the esplanade, specially designed for housing the reference and reading areas. Below, section of the spaces used as reading rooms.
40
41
Studiare in un’atmosfera mistica Studying in a Mystic Atmosphere Rouen, l’Institut Européen d’Aménagement et d’Architecture Rouen, the Institut Européen d’Aménagement et d’Architecture Progetto di Massimiliano Fuksas Project by Massimiliano Fuksas
42
L
’obiettivo della committenza era recuperare un edificio seicentesco a Rouen, in Francia, per adibirlo a sede dell’Institut Européen d’Aménagement et d’Architecture, senza però snaturarne completamente il ruolo. In questo caso la continuità è stata garantita: una comunità di studiosi e di studenti non ha difficoltà a situarsi in una costruzione destinata ai monaci. La scelta progettuale è stata di riportare il vecchio fabbricato alla sua conformazione originaria, demolendo l’aggiunta posteriore. Liberato il complesso da inutili superfetazioni si è intervenuti sul lato del chiostro, trasformandolo in una galleria aperta. La nuova situazione prevedeva un riassetto strutturale, risolto con una serie di travi d’acciaio che riprendono la scansione del colonnato. Chiudendo l’edificio si è nuovamente ritrovata l’atmosfera mistica dell’antico monastero. È stato così realizzato un luogo particolare, quello di più forte caratterizzazione formale, raggruppando l’ingresso principale dell’Istituto, lo spazio di accoglienza e le varie distribuzioni. La nuova ala si prolunga fin sulla strada, creando così una facciata fortemente segnaletica, che dà al sito una dinamica e un’attrattiva inedite. Riportare l’edificio al suo stato originario e proiettarlo poi nella contemporaneità è stata dunque l’idea-guida che ha permesso al progettista di instaurare il giusto rapporto con la storia. Una volta garantita la sopravvivenza della memoria, resa attiva dal riuso, l’architettura contemporanea guarda qui al passato senza tracotanza ma anche senza soggezione. In questo caso il monumento storico non è un’entità statica poiché il suo riuso gli restituisce tutta la dinamicità di un’esistenza che continua a pulsare fra le sue mura. Quantunque sempre difficile, l’incontro tra architettura antica e quella contemporanea può dare risultati eclatanti e suggestivi. È il caso della soluzione di collegamento dei tre piani dell’edificio realizzata attraverso una scala metallica, affiancata da un ascensore trasparente, visibile dall’esterno: un invito a ripensare in termini contemporanei la vetusta verticalità di un tetto seicentesco molto inclinato, rappresentandone la memoria nella sua forma moderna.
T
he client’s objective was to reclaim a seventeenth century building in Rouen, France, and to use it as the main office of the Institut Européen d’Aménagement et d’Archi-tecture, without however completely altering its role. In this case the continuity is guaranteed: a community of scholars and students would have no difficulty about working in a construction planned for monks. The choice made in the plan was to restore the old building to its original conformation by demolishing the rear annexe. With the complex of superfluous additions out of the way, it was possible to operate on the side of the cloister, transforming it into an open gallery. This new situation was followed by a structural reorganization carried out with a series of steel girders which follow the pattern of the colonnade. By closing the building the mystical atmosphere of the ancient monastery was recovered. In this way a very particular place was created, one more strongly characterized formally, by grouping together the main entrance, the reception area and the various points of distribution. The new wing stretches as far as the street, thereby creating a vividly characteristic facade, which confers an unusually dynamic and attractive appearance on the site. To restore the building to its original state and then project it towards contemporaneity, then, was the leading idea which enabled the designer to establish a correct relationship with history. Once the survival of the past was ensured and made active by the reuse of the structure, contemporary architecture could look back on the past without arrogance and without being overawed. In this case the historical monument is not a static entity, because its reuse restores all the dynamic force of an existence that is still pulsating within its walls. Though always difficult, the meeting of ancient and contemporary architecture can produce striking and suggestive results. A case in point is the solution of connecting the three storeys of the building by means of a metal staircase, flanked by a transparent lift visible from the outside: which is an invitation to reconsider in contemporary terms the ancient verticality of the steeply sloping seventeenth century roof, and to represent its memory in a modern form.
TRASPARENZA TRANSPARENCY
43
Particolare del chiostro. Detail of the cloister.
44
Planimetria generale e, sotto, particolare del nuovo edificio. Site plan and, below, detail of the new building.
45
Pianta del terzo piano e, sotto, del piano terra. Third floor plan and, below, ground floor plan.
46
Particolari del portico in acciaio e, sotto, dettaglio della nuova copertura. Detail of the steel porch and, below, detail of the new roof.
47
Sezione nord-sud sulla corte. Sotto, particolare del chiostro, luogo centrale del complesso e punto d’inconto tra studenti, professori e studiosi.
48
North-south section of the courtyard. Below, detail of the cloister, focal point of the complex where students, professors and scholars can meet together.
Sezione sui vani scala e, sotto, una delle sale per seminari. Section through stair shafts, and, below, one of the seminar rooms.
49
Prove tecniche di costruzione Technical Tests in Construction L’evoluzione avviene secondo ritmi fortemente rallentati e disomogenei, mantenendosi sempre in bilico tra innovazione e modalità tradizionali The evolution takes place slowly and unevenly, constantly hesitating between innovation and tradition Guido Nardi*
50
a tecnologia dell’architettura è lo studio delle tecniche edilizie, le quali sono a loro volta, insieme alla forma e ai materiali, uno degli elementi che consentono di raggiungere il fine dell’architettura. La tecnica interagisce dunque, con pari dignità rispetto alla forma e ai materiali, all’attuazione dell’architettura. Il contributo della tecnologia all’attività di progetto è anzi riconosciuto oggi come primario, e ciò spinge verso un interesse sempre più marcato rispetto a questo settore operativo e a una rinnovata considerazione dei fondamenti anche teorici di questa disciplina. Le tecniche edilizie sono, tra le numerose attuate, quelle che presentano una particolare modalità di sviluppo. Mentre tutte le altre tecniche testimoniano una tendenza alla evoluzione assai rapida, in accelerazione costante e dotata di una grande capacità di “consumare” la propria materialità in un continuo aggiornamento, le tecniche edilizie avanzano secondo ritmi fortemente rallentati e disomogenei, come è riscontrabile dalla osservazione dello spazio costruito che ci circonda, mantenendosi sempre in bilico tra innovazione e attaccamento a modalità realizzative tradizionali. Questa particolarità è in gran parte dovuta al fatto che le tecniche costruttive costituiscono l’espressione materiale di molteplici istanze, che in esse si
L
esplicitano e si realizzano, che non possono linearmente sopravanzarsi a vicenda, e che devono tenere conto ognuna dell’altra, con relativa capacità di autonomia. In altre parole, nella definizione dello spazio costruito, e quindi nell’impiego di tecnologie edilizie, rientrano tutti i bisogni relativi all’abitare, che cercano espressione in singole tecniche e nell’uso di specifici materiali, a seconda della regione geografica e della cultura sociale di riferimento. A loro volta tale uso e tale espressione tecnica saranno condizionati dalla situazione economica del contesto, dalla capacità organizzativa e realizzativa della popolazione coinvolta, da mutamenti di varia natura: da quelli storici e demografici, alle impostazioni politiche e culturali, alla presenza di professionalità specifiche. Tale congerie eterogenea di variabili influenza volta a volta, con pressioni mutevoli e differenziate, l’agire tecnico relativo alla progettazione architettonica, per la quale si devono fare ulteriori distinzioni, a seconda che ci si riferisca alla realizzazione di un singolo edificio, o alla definizione di uno spazio urbano, o ancora si ampli il quadro al rapporto tra spazio antropizzato e ambiente naturale, ai diversi livelli in cui la tecnologia trova applicazione, che si esprime comunque in termini di lunga durata. La
T
observing the built-up space surrounding us, which is forever suspended between innovation and an attachment to traditional modalities of construction. This particularity is to a large extent due to the fact that constructional techniques are the material expression of multiple requirements, which become explicit and are realized in them, which cannot linearly surpass one another, and in which each one must take account of the others, with their relative capacity for autonomy. In other words, in the definition of built up space, and therefore in the employment of building technologies, one finds all the relative needs of a dwelling, which all seek expression in single techniques and in the use of specific materials, depending on the geographical region and on the social culture of reference. In turn, this use and this technical expression will be conditioned by the economic situation of the context, by the capacity for organizing and realizing projects shown by the population involved, and by changes of various kinds. These changes range
he technology of architecture is the study of building techniques, which are, in turn, together with their form and materials, one of the elements that make it possible to achieve the purposes of architecture. Technology, therefore, interacts with as much importance as form and materials in the realization of architecture. The contribution of technology to planning is in fact now considered of primary importance, and this creates a growing interest in this operational sector and also a renewed consideration of the theoretical bases of this discipline. Among the many that have been carried out, building techniques are the ones that present the most particular modalities of development. While all the other technologies reveal a tendency to a rather rapid evolution, accelerating constantly and provided with a great capacity for “using up” its own material substance in a continuous process of updating, building technology moves ahead at a very slow and irregular pace. This can be seen by
TECNOLOGIA TECHNOLOGY
difficoltà di controllare efficacemente l’ampio spettro di saperi scientifici, tecnici e culturali convergenti nelle tecnologie edilizie obbliga a ripercorrere i fondamenti stessi di questa attività, nei quali sono già indicati percorsi interpretativi ed epistemologici di grande valore. Fin dalle riflessioni aristoteliche infatti, risalendo verso le preziose se pur rare considerazioni che il pensiero europeo ha dedicato alla tecnologia dell’architettura, è possibile rilevare come il fare tecnico in questione sia sempre stato collegato ad atti mentali complessivi. Vale a dire: l’atto tecnico costruttivo non è limitato all’applicazione di una conoscenza meramente tecnica, ma richiede il supporto ben più vasto di capacità scientifiche, culturali e teoriche, che modernamente possono essere definite dalla cultura materiale. Riconoscere valore culturale alla tecnologia dell’architettura può costituire un utile avvio per una riqualificazione non solo della disciplina, ma soprattutto degli esiti che da essa concretamente discendono.
51
*Ordinario di Tecnologia dell’architettura alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Ha diretto le collane Ricerche di tecnologie dell’architettura e Laboratorio di ricerca sui sistemi costruttivi per Franco Angeli. Per la stessa casa editrice ha pubblicato Progettazione architettonica per sistemi e componenti (1976); Tecnologie dell’architettura e industrializzazione nell’edilizia (1982); Le nuove radici antiche (1994); Aspettando il progetto (1997).
from historical and demographic to political and cultural impositions to the presence of specific professional skills. These heterogeneous congeries of variables, from time to time and with shifting and differentiated pressures, influence technological factors in architectonic planning. And in this work even further distinctions must be made, depending on whether the plan regards the construction of a single building, or the definition of an urban space, or again, whether the plan is to be enlarged to include the relationship between populated space and a natural environment, and also the various levels on which this technology can be applied, a technology which is in any case expressed in longterm periods. The difficulty of effectively controlling the wide range of scientific, technical and cultural knowledge converging in building technology obliges one to review the very foundations of this actvity, in which one finds indications of interpretative and epistemological directions of great value. Since Aristotle’s
observations, in fact, up to the precious albeit rare considerations dedicated by European thought to the technology of architecture, one can sense that the technological activity involved has always been connected with comprehensive mental acts. That is to say: the technical-constructive act is not limited to the application of a merely technological knowledge, but requires the support of much more extensive scientific, cultural, and theoretical capacities, which in modern times can be defined by the material culture. To recognize the cultural value of the technology of architecture may be a useful starting point for an upgrading not only of the discipline itself, but also of the concrete results that follow from it. *Professor of The Technology of Architecture at the School of Architecture of the Polytechnic of Milan. He has edited the collections Ricerche di tecnologie dell'architettura and Laboratorio di ricerca sui sistemi construttivi for Franco Angeli. For the same publishing house he has published Progettazione architettonica per sistemi e componenti (1976); Tecnologie dell’architettura e industrializzazione nell’edilizia (1982); Le nuove radici antiche (1994); Aspettando il progetto (1997).
Particolare di una fronte del Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona. Detail of a facade of the Museum of Contemporary Art in Barcelona.
Nuova poetica della nostalgia A New Poetics of Nostalgia Barcellona, il Museo d’Arte Contemporanea Barcelona, the Museum of Contemporary Art Progetto di Richard Meier Project by Richard Meier
52
V
oluto dal Consorci Museu d’Art Contemporani, il Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona è una delle più recenti realizzazioni “europee” dell’architetto newyorkese, già autore di un’altra importante opera museale come il Museo di Arti Decorative, costruito qualche anno fa a Francoforte sul Meno. Il Museo di Barcellona si inserisce nell’articolato tessuto storico dell’area dell’ex complesso conventuale della Casa de la Caritad. Il complesso museale, inserito in un contesto urbano complesso e stratificato, è partecipe del suo intorno, in modo specifico con la Plaça dels Angels e con la rete delle strade circostanti. La particolare configurazione di questa architettura, giocata sul contrasto tra storia e contemporaneità si pone allo stesso tempo come contenitore d’arte e contenuto d’arte. L’ingresso principale prospetta su un passaggio, il tipico “paseo” del centro storico di Barcellona, che mette in comunicazione la piazza con il giardino all’interno dell’isolato. La natura labirintica del luogo si riflette nell’organizzazione spaziale del complesso, caratterizzando il volume edilizio secondo un sistema gerarchico di pieni e vuoti. Da come appare quest’opera vale forse la pena di approfondire le logiche progettuali alla base del lavoro di Meier, riconducibili alla matrice corbusieriana. Il riferimento è soprattutto riferito alla ricerca purista di Le Corbusier e Ozenfant, nella Parigi degli anni Venti, quando la forma dell’edificio nasceva come astrazione geometrica delle logiche urbane presenti nel sito. L’architettura di Meier si oppone decisamente al vitalismo dei giovani architetti californiani, alle esasperazioni venturiane e ai vari “survival” presenti da tempo negli Stati Uniti. Meier esprime nelle sue candide composizioni un’offerta fatta a un pubblico di élite, capace di apprezzare la “nuova poetica della nostalgia” da lui perseguita. Una nostalgia per le avanguardie storiche della vecchia Europa.
C
ommissioned by the Consorci Museu d’Art Contemporani, the Barcelona Museum of Contemporary Art is one of this New Yorkbased architect’s most recent “European” works. Meier has already designed an important museum, the Museum of Decorative Arts built in Frankfurt on Main a few years ago. Barcelona Museum stitches into the intricate historical fabric of the area where the Casa de la Caritad Convent used to stand. Incorporated in this deeply layered, elaborate urban context, the museum complex interacts with its surroundings, particularly Plaça dels Angels and the surrounding road network. This peculiar architectural design, playing on the contrast between history and contemporary society, is both a receptacle for art and a work of art in its own right. The main entrance faces onto a passage-way, a typical “paseo” in downtown Barcelona, that connects the square to the garden inside the block. The maze-like nature of this location is reflected in the spatial layout of the complex, in which the main building structure is hierarchically arranged in a sequence of solids and spaces. This particular work calls for a careful analysis of Meier’s underlying design philosophy, which clearly draws on certain principles laid down by Le Corbusier. The influence of Le Corbusier and Ozenfant’s purist experimentation in Paris in the 1920s, when buildings were designed as abstract geometric representations of the urban connotations of their site location, is particularly evident. Meier’s architecture stands in stark contrast to the vitalism of young Californian architects, the exaggerated forms of Venturi, and all those “survival movements” so in vogue in the United States at the moment. Meier’s candid designs are directed towards a small elite, capable of appreciating this “new poetics of nostalgia” he has been striving after. Nostalgia for the historical avant-gardes of old Europe.
TECNOLOGIA TECHNOLOGY
53
Particolari dei rivestimenti esterni realizzati con una combinazione di blocchi di granito, stucco, pannelli metallici e vetrate. Nella pagina a sinistra, sezione trasversale.
Details of exterior cladding made of a combination of blocks of granite, plaster and glass/metal panels. Opposite page, cross section.
54
Planimetria generale, pianta del piano terra e diagrammi concettuali.
Nella pagina a destra, dettaglio dei rivestimenti esterni.
Site plan, plan of the ground floor and conceptual diagrams.
Opposite page, detail of exterior cladding.
55
56
In queste pagine, il corridoio che corre parallelo alla facciata principale con una grande vetrata che mette in collegamento visuale l’interno del museo con l’antistante piazza storica. These pages, the corridor running alongside the main facade showing a large glass window visually connecting the inside of the museum to the old square in front of it.
57
Sotto gli archi dal treno all’aereo Under the Arches from Trains to Planes La stazione ferroviaria dell’aeroporto di Satolas The railway station in Satolas Airport Progetto di S. Calatrava, J. M. Duthilleul, E. Tricaud Project by S. Calatrava, J. M. Duthilleul, E. Tricaud
60
TECNOLOGIA TECHNOLOGY Nella pagina a sinistra, la struttura ad archi in acciaio, calcestruzzo e vetro che individua la stazione ferroviaria dell’aeroporto di Satolas, vicino Lione. Opposite page, the structure made of steel, concrete and glass arches belonging to the railway station at Satolas airport, near Lyon.
D
rammatica e organicistica, la struttura ad archi in acciaio, cemento e vetro della stazione ferroviaria dell’aeroporto di Satolas è un segno forte nel territorio, un segnale inequivocabile che conferma quanto Calatrava si inquadri nella tradizione della scuola strutturalista iberica, ma anche in quel solco “visionario” che ne fa uno degli eredi di Gaudì. La stazione è ubicata su un importante nodo della nuova linea TGV Parigi-Lille-Chambéry-GrenobleValencia, il cui percorso verrà in seguito ampliato sino a collegare Torino. La stazione rappresenta dunque un fondamentale punto d’interscambio nella rete ferroviaria francese, con diramazioni in Svizzera e in Italia. L’infrastruttura è inoltre destinata a diventare fulcro di un nuovo insediamento caratterizzato da un grande centro di affari di circa ventimila metri quadrati. L’incarico del progetto viene assegnato a Calatrava, Duthilleul e Tricaud in base a un concorso internazionale, indetto nel 1988 dalle ferrovie francesi. La proposta dell’architetto spagnolo è segnata da un forte simbolismo riferito al volo, la struttura in pianta richiama infatti la sagoma di un grande uccello. La nuova stazione è sostanzialmente composta da una grande copertura in acciaio in forma di arco spezzato della lunghezza di 120 metri e largo 100. Il tutto poggia su due grandi archi in calcestruzzo originati da un’unica spalla posta sul terreno. La soluzione strutturale a “scheletro” raggiunge il suo apice antropomorfico soprattutto lungo le banchine dei treni e nella passerella vicino la stazione, il cui progetto è stato sviluppato in un secondo tempo per dare continuità d’immagine al complesso, che appare simile a una grande cassa toracica svuotata ritmata dalla fuga di montanti inclinati piatti come costole. Esecuzione impeccabile e sapienza architettonica non mitigano l’inquietante atmosfera che aleggia nei grandi spazi sotto la copertura. Le suggestioni psicologiche rimandano a fantastici scenari apocalittici, costellati di immense carcasse umanoidi provenienti da mondi extraterrestri.
D
ramatic and organicistic, this arched structure of steel, cement and glass defining the railway station of the Satolas Airport is a powerful sign in the territory, an unmistakable signal of the extent to which Calatrava fits into the tradition of the Iberian structuralist school, but also into that visionary trail that links him with Gaudì's heirs. The station is situated at an important road junction on the new Paris-Lille-Chambéry-Grenoble-Valencia TGV line, whose route is to be extended to include Turin. Consequently, the station represents a fundamental interchange point in the French railway, with branches in Switzerland and Italy. Moreover, this infrastructure is destined to become the hub of a new town characterized by a large office district of about twenty thousand square metres. The commission for the project was assigned to Calatrava, Dutthilleul and Tricaud on the basis of an international competition announced in 1988 by the French railway system. The Spanish architect's proposal is marked by strong symbolism alluding to flight, for the plan of the structure suggests the shape of a large bird. The new station is substantially composed of a large steel roofing shaped like a broken bow 120 m long and 100 m wide. All this rests on two huge concrete arches rising from a single abutment placed on the ground. This "skeleton-like framework" structural solution reaches its highest anthropomorphic point particularly along the railway platforms and in the footbridge near the station, the plan of which was developed later in order to give continuity to the image of the complex. This image suggests a large empty chest cavity punctuated by a sequence of sloping stanchions as flat as ribs. The flawless execution and architectonic skill do little to mitigate the disquieting atmosphere that hovers over the huge spaces under the roofing. Its psychological suggestions evoke fantastic apocalyptic scenery studded with immense humanoid carcasses from extraterrestial worlds.
61
Planimetria generale e, in basso, la struttura ad archi. Nella pagina a destra, sezione longitudinale, prospetto est, prospetto ovest. Site plan, and below, the arched structure. Opposite page, longitudinal section, east elevation, west elevation.
62
63
L’interno della hall che ospita i servizi di biglietteria e d’attesa. Sotto, la struttura ad archi in acciaio, calcestruzzo e vetro. The interior of the hall housing the ticket offices and waiting areas. Below, the arched structure made of steel, concrete and glass.
64
La copertura in acciaio alta 40 metri che si sviluppa da entrambe le parti delle linee ferroviarie con due grandi ali vetrate. The 40-metre high steel roof riding up from both sides of the railways lines in the form of two large glass wings.
65
Sezione trasversale e pianta della copertura. Cross section and plan of the roof.
66
Particolare della struttura ad archi che ingloba le linee ferroviarie. Detail of the arched structure enveloping the railway lines.
67
Da Euclide al CAD
From Euclide to CAD L’uso di tecniche matematiche diverse e di simultanea tridimensionalità consente di affrontare logiche progettuali più attente e più complesse The use of different mathematical techniques and simultaneous three-dimensionality opens up the way to more precise and intricate approaches to design Mario Antonio Arnaboldi*
L
a biologia è oggi in grado di clonare gli individui e questo risultato delle tecniche avanzate, intese in senso lato, ci appare come un “giocattolo” meraviglioso e, nello stesso tempo, infernale. La scienza, la tecnica e il “diritto” non riescono però, da soli, a tenere insieme il progetto contemporaneo, che tende sempre più verso un’architettura più umana e qualitativamente più vivibile. In questo difficile contesto di tecnica e di arte del costruire si osserva come il calcolatore, cioè il computer con i suoi nuovi programmi di CAD, la virtualità sempre più sofisticata, con i plotter dalle alte tecnologie di scrittura, permette di intravedere nuovi modi di “fare architettura”. Ci viene consentito, infatti, l’uso di tecniche matematiche diverse, basate su scale logaritmiche e di simultanea tridimensionalità e, quindi, di logiche di indagine progettuali più attente e più complesse. E’ un nuovo metodo di progetto che si confronta con una nuova matematica. Euclide, con i suoi piani, i suoi angoli, le sue linee rette e curve ha dettato le regole, nella storia passata, per la formazione e la modellazione della materia, legata all’uso di quegli strumenti che hanno generato, in passato, lo spazio per l’uomo. Le forme che ne sono scaturite, però, non hanno mai avuto a che vedere con la geometria e la forma del corpo umano. Questo è il primo aspetto curioso che si sta prospettando con le nuove forme di calcolo dello spazio e con i nuovi strumenti di progettazione. Nasce così, con i nuovi mezzi di progetto computerizzati, una nuova geometria in grado di formare un nuovo elemento artificiale nella natura e al servizio dell’uomo. Speriamo di non dare l’avvio, in futuro, a un’architettura clonata tecnicamente e computerizzata. Questa nuova rivista, che ci avvierà verso queste prospettive, nasce con l’intento di fornire le informazioni più aggiornate nel settore della disciplina architettonica.
68
Nella pagina a destra, particolare del piano terreno del Whitefriars; in basso, pianta degli impianti. Opposite page, detail of the ground floor of Whitefriars; below, mechanical plant.
*E’ docente al Dipartimento di Progettazione dell’architettura al Politecnico di Milano. È vicedirettore della rivista l’Arca. Opera con lo Studio Architetti Associati Mario Antonio Arnaboldi & Partners. Tra i progetti più recenti: Cargo City (aeroporto Malpensa 2000); calcoli strutturali sede NatoAfsouth 2000. Pubblicazioni principali: La città visibile, l’Arca Edizioni, Milano 1992; Progettare oggi, l’Arca Edizioni, Milano 1992.
B
iology is now able to clone individuals and this result of advanced techniques, in the broadest sense, seems to us like some sort of “toy”, at once wonderful and infernal. But science, technology, and “rights” alone have not succeeded in keeping together contemporary design, which increasingly tends towards a more human and qualitatively more livable architecture. In this difficult context of technology and the art of building one notes, however, that the calculator - that is, the computer - with its new CAD programs, its increasingly sophisticated virtuality, and its high-tech plotter writing techniques makes possible new ways of “creating architecture”. In fact, it enables us to make use of different mathematical techniques based on logarithmic scales, and of simultaneous three-dimensionality and, therefore, of much more thorough and complex forms of design research logic. It is a new method of design which addresses the new mathematics. In past history Euclide, with his planes, angles, straight and curved lines, dictated the rules for the formation and shaping of materials, all connected with the use of the instruments which, in the past, created space for man. The forms that derived from this, however, had nothing to do with the geometry and form of the human body. This is the first curious aspect that seems to be taking shape with the new ways of calculating space and with the new instruments of design. With the new means of computerized design a new geometry has come into being which is able to form a new artificial element in nature and at the service of man. We hope that in the future we shall not be launching some sort of technically cloned and computerized architecture. This new review, which will be showing us the way to these prospects, was conceived for the purpose of providing the most up-to-date information in this particular sector of architecture.
*Teacher at the Department of Architectural Planning at the Polytechnic of Milan. He is assistant editor of the review l'Arca. He works with the Studio Architetti Associati Mario Antonio Arnaboldi & Partners. Among his most recent projects are: Cargo City (the Malpensa 2000 Airport); structural calculations for the Nato-Afsouth 2000 offices. His main publications are: La città visibile, l'Arca Edizioni, Milan 1992; and Progettare oggi, l’Arca Edizioni, Milan 1992.
VIRTUALE VIRTUAL
69
Riconversione a Fleet Street
A Conversion Project in Fleet Street Londra, il progetto “Whitefriars” London, “Whitefriars” project Progetto di YRM Partnership Ltd Project by YRM Partnership Ltd
70
L
’intero progetto di questo complesso per uffici è stato gestito attraverso un sofisticato sistema computerizzato. Nella fase iniziale, il ricorso a modelli tridimensionali ha permesso la visura di una gran varietà di proposte progettuali definite in tutti gli aspetti. Il progetto “Whitefriars” si inquadra in una vicenda di trasformazione urbana. Si trattava di convertire in edificio per uffici lo “storico” stabile londinese che accoglieva le redazioni e le tipografie del News of the World e del Sun. Una delle scelte progettuali di fondo è stata di mantenere integra la facciata del vecchio edificio prospettante verso i palazzetti medievali su Fleet Street, realizzando circa trentamila metri quadrati di uffici e di servizi. Il nuovo edificio è caratterizzato da un grande atrio affacciato su otto piani che funge da fulcro di tutto l’insieme architettonico, consentendo l’illuminazione naturale degli uffici, compresi quelli dei tre piani interrati. Questa concezione ha dato vita a una struttura essenziale, rapidamente assemblabile. Sulla platea di fondazione - scelta per limitare il carico in vista dell’apertura di una galleria stradale sottostante - si eleva una sovrastruttura composta di elementi d’acciaio collegata con travi metalliche. Dei cinque edifici che sorgevano sul lato anteriore del nuovo complesso, uno è stato conservato e riattato; di due edifici sono state recuperate soltanto le facciate mentre i restanti sono stati completamente demoliti. L’esterno del nuovo complesso è caratterizzato dal rivestimento in pannelli metallici, e, in alcuni casi, anche in granito. Nella configurazione volumetrica e nell’andamento planimetrico, l’edificio si presenta come un sobrio contenitore di spazi destinati a un’utenza particolare, interessata soprattutto al luogo urbano più che al prestigio della sede. Ciò ha convinto i progettisti a puntare su un complesso rigorosamente funzionale, la cui definizione spaziale è stata ben gestita dal programma computerizzato.
T
he whole design for this office complex was elaborated with the assistance of a sophisticated computerized system. In the initial phase, the use of three-dimensional models made it possible to examine a great variety of design proposals defined in all their aspects. The “Whitefriars” plan is part of a project for urban transformation. The idea was to convert into an office building the “historical” London structure that housed the editorial offices and printing works of the News of the World and of The Sun. One of the fundamental planning choices was to keep intact the facade of the old building looking towards the small medieval buildings on Fleet Street, while creating about thirty thousand square metres of offices and services. The new building is characterized by a large entrance-hall overlooking eight floors and acting as the fulcrum of the whole architectonic mass, a solution which makes it possible for the offices to enjoy natural illumination, including the three floors underground. This design led to an essential structure which could be quickly assembled. Rising from the foundation plane - chosen in order to limit the load in view of the opening of a tunnel below it is a superstructure made of steel elements and connected by metal girders. Of the five buildings that were on the front side of the new complex, one was kept and put back into use; of two others only the facades were retained, while the remaining ones were completely demolished. The exterior of the new complex is characterized by metal panel walling and, in a few cases, also granite. In its volumetrical configuration and in its planimetric movement, the building appears to be a sober container of spaces designed for a particular use which is concerned more with the urban scene than the prestige of the offices. This persuaded the designers to aim at a rigorously functional complex, whose spatial definition was well worked out by the computerized program.
VIRTUALE VIRTUAL Spaccato assonometrico con le strutture e le finiture esterne della fronte verso Fleet Street e della corte prospiciente. Axonometric cut-away showing the exterior structure and finishings of the side facing Fleet Street and the courtyard in front.
71
Gioco d’incastri
Interplay of Joints Torino, progetto di villa unifamiliare Turin, project for a single-family villa Progetto di Franco Audrito, Studio 65 Project by Franco Audrito, Studio 65
72
Restituzione al CAD della villa unifamiliare di Pecetto Torinese. CAD rendering in Pecetto Torinese’s single-family villa.
VIRTUALE VIRTUAL
I
l progetto riguarda la villa che l’architetto Franco Audrito, uno dei componenti lo Studio 65, ha progettato per sé, da realizzare a Pecetto, località su una collina nei pressi di Torino. Il progetto ha il suo fondamento in un gioco di incastri e accostamenti tra volumi geometrici puri, scelti attraverso un suggestivo simbolismo personalizzato. Insomma, la casa dell’architetto come autoritratto, un’autoriflessione critica generale fatta in pubblico, mettendo a nudo tensioni culturali, desideri, sentimenti. L’impostazione planimetrica si basa su tre geometrie fondamentali: il cerchio (magico), il triangolo (sacro) e il quadrato (logico). Il progetto segue una sua strada “trasgressiva” attraverso una disposizione dei solidi geometrici del tutto casuale. Il cono si inclina, adagiandosi sull’uovo di Salvador Dalì. Il cubo si immerge nel terreno, aprendosi secondo spicchi irregolari come la zucca di Halloween. Il cilindro si moltiplica e diventa flessuoso. La sfera si cinge dei dischi di Giove come fossero una visiera per ripararsi dai raggi solari. L’ingresso è riservato alla piramide che funge da puntuto guardiano della casa. La composizione di solidi è racchiusa in un ampio spazio libero, fluido, delimitato da pareti vetrate che prospettano sulla campagna circostante, in cui solo convenzionalmente si distingue l’esterno dall’interno. Un grande albero, al centro della villa, simboleggia l’ideale continuità tra abitazione e natura. Gli spazi abitativi, racchiusi ognuno nei solidi geometrici, propongono un’atmosfera insolita attraverso una sorta di messinscena di scatole misteriose in uno spazio teatrale dove si recita una particolare pièce: l’autoritratto dell’architetto e i suoi desideri di abitatore di se stesso. La sfera (il letto) rimanda alla volta celeste. La piramide (il bagno) invita a entrare in un caleidoscopio sferico. Il cubo (il pranzo) rasserena l’animo attraverso l’evocazione di calde atmosfere mediterranee. Il cono (lo studio) - in omaggio a Mel’nikov - propone un complesso gioco di spazi compenetrati tra loro.
73
74
T
he project described here concerns the villa that architect Franco Audrito, a member of the Studio 65 group, elaborated for a villa of his own in Pecetto, a locality situated on a hill not far from Turin. The plan is based on a play of joints and combinations among pure geometrical volumes, chosen through the medium of a suggestive personalized symbolism. All in all, the house of an architect as a self-portrait, a general critical self-examination carried out in public, laying bare his cultural tensions, desires, and feelings. The layout of the plan is based on three fundamental geometries: the circle (magic), the triangle (sacred) and the square (logic). The plan goes its “transgressive” way through a completely random arrangement of geomtrical solids. The inclined cone settles on the Salvador Dalì egg. The cube is immersed in the earth and opens like the irregular cloves of a Halloween pumpkin. The cylinder multiplies and becomes sinuous. The sphere girds itself with Jupiter’s rings, as if they were a visor to protect it from the sun’s rays. The only entrance is by way of the pyramid, which acts as the pointed guardian of the house. The composition of solids is enclosed in an
ample space which is free, fluid, and delimited by glass walls looking on the ambient countryside, in which one can distinguish the exterior from the interior only in a conventional way. A large tree, in the very centre of the villa, symbolizes the ideal continuity between the dwelling and nature. The living spaces, each enclosed in its own solid geometrical form, offer an unusual atmosphere through a sort of setting of mysterious boxes in a theatrical space where a particular play is being performed: the architect’s self-portrait and his desires as the resident in himself. The sphere (the bed) refers to the celestial vault. The pyramid (the bath) invites one to enter a spherical kaleidoscope. The cube (the dinner) calms the spirit through the evocation of warm Mediterranean atmospheres. The cone (the study) - in homage to Mel’nikov - offers a complex play of interpenetrating spaces.
Fronte sud con le ampie vetrate aperte sulla campagna.
South facade showing the large glazed windows opening onto the surrounding countryside.
75
Piante del piano terra e del sottotetto.
Plans of the ground floor and the attic.
Spazi maestosi in riva al mare
Majestic Spaces along the Seaside Montecarlo, il ”Forum Grimaldi” Montecarlo, the “Forum Grimaldi” Progetto di Henry Notari, Fabrice Notari e Frédéric Genin Project by Henry Notari, Fabrice Notari and Frédéric Genin
76
R
ivolto verso il mare, affacciato sull’avenue Princesse Grace, il Forum Grimaldi una volta realizzato (l’inaugurazione è prevista nel giugno del 2000) occuperà circa 40mila metri quadrati di superficie. Il progetto è frutto di un travagliato percorso iniziato nel 1984 quando venne bandito il concorso internazionale per la realizzazione del grande complesso che, inizialmente, comprendeva centri per il turismo d’affari e strutture culturali. In seguito, opzioni e varianti hanno ritardato il normale processo di definizione del progetto. Il cantiere si è aperto nel 1992, con una battuta di arresto due anni dopo, a causa della morte di Henry Notari. Coerentemente ai limiti di altezza stabiliti per gli edifici costruiti lungo il litorale, il complesso si sviluppa soprattutto in profondità, a circa 20 metri sul livello del mare, elevandosi dalla quota di terra di soli 14 metri. L’esterno è caratterizzato da un rivestimento in rame che riprende le tonalità degli edifici storici del Principato. Tra gli aspetti di maggior rilievo, l’organizzazione degli spazi interni che permette fruizione simultanea degli eventi e facilita l’adeguamento alle diverse manifestazioni. Espressione di una concezione architettonica innovativa, il Forum Grimaldi è caratterizzato dalla maestosità degli spazi che accolgono tre auditorium, rispettivamente di 1900, 800 e 400 posti, due sale esposizioni da 4mila metri quadrati ciascuna, due ristoranti, tre foyer, di cui uno attrezzato a bar, e circa 30mila metri quadrati di spazi destinati all’impiantistica e ad attrezzature tecnologiche. Giocato sulla coesistenza di due attività - congressuale e culturale -, il complesso supera questa ambivalenza attraverso un’organizzazione chiara e leggibile dei sistemi di circolazione interna e nella diversa caratterizzazione cromatica dei vari ambienti (porpora e grigio individuano, per esempio, la natura congressuale e culturale delle diverse manifestazioni), facilitando così la circolazione dei vari tipi di pubblico, evitando lo smarrimento e la confusione che normalmente caratterizzano queste strutture.
F
acing the sea and overlooking Princesse Grace Avenue, the Grimaldi Forum, once it is built (the inauguration is scheduled for June 2000), will cover about 40,000 sq.m. of surface. The project is the fruit of a troubled development begun in 1984, when the international competition was announced for the construction of a large complex which, initially, was to include business-tour centres and cultural structures. Following this, options and variants slowed down the normal process of elaborating the definitive plan. The building yard was opened in 1992, but in two years work was temporarily suspended, owing to the death of Henry Notari. In keeping with the limits set for the height of buildings constructed along the coast, the development of the complex was mainly in depth, at about 20 metres above sea level, rising only 14 metres above ground level. The exterior is distinguished by its copper plating, which echoes the hues of the historic buildings of the Principality. Among the most important aspects of the structure is the arrangement of the interior spaces, which makes possible the simultaneous enjoyment of different events and facilitates the adaptation of these spaces to those events. Being the expression of an innovative architectonic concept, the Grimaldi Forum is marked by the stateliness of spaces that house three auditoriums with respectively 1900, 800, and 400 seats, two exhibition halls of 4,000 sq.m. each, two restaurants, three foyers, one of which with a bar, and about 30,000 sq.m. of space used for installations and technological equipment. Based on the co-existence of two activities - congressional and cultural - the complex deals with this ambivalence through its clear and comprehensible systems of interior traffic and through the different chromatic character of various rooms (purple and grey, for example, signal the congressional and cultural nature of the various events), thereby facilitating the traffic of various kinds of visitors and avoiding the bewilderment and confusion so often found in such structures.
VIRTUALE VIRTUAL
77
Vista zenitale del modello del Forum Grimaldi, la nuova struttura congressuale ed espositiva che verrĂ inaugurata a Montecarlo nel 2000.
Zenith view of the model of Forum Grimaldi, the new conference-exhibition facility planned to open in Montecarlo in the year 2000.
78
Nella pagina a sinistra, dall’alto in basso, pianta del mezzanino, pianta del piano terreno, pianta del secondo sottosuolo. Sotto, rendering del complesso.
Opposite page, from top down, plan of the mezzanine, plan of the ground floor, plan of the second basement. Below, rendering of the complex.
79
Dall’alto in basso, pianta del secondo piano, pianta del primo piano, pianta del piano terreno.
80
From top down, plan of the second floor, plan of the first floor, plan of the ground floor.
81
Rendering dell’atrio d’ingresso e, sotto, un particolare delle scale.
Rendering of the entrance lobby and, below,detail of the stairs.
82
Sopra, sezione longitudinale e sezione trasversale; a sinistra e sotto, rendering di alcuni spazi del complesso. Above, longitudinal section and cross section; left and below, renderings of some spaces of the complex.
Architettura “pensante”
“Brainy” Building Progetto-ricerca Research Project Progetto di Boris Weliachew Project by Boris Weliachew
84
Un possibile scenario virtuale risultante dall’applicazione della teoria progettuale del Building Brain di Boris Weliachew in cui si prevede la realizzazione di una “mente” tecnologica in grado di controllare tutti i sistemi che concorrono al funzionamento di un dato edificio.
The kind of virtual state that could be created by applying Boris Weliachew’s Building Brain technique involving the construction of a technological “mind” capable of controlling all the systems combining to operate a building.
VIRTUALE VIRTUAL Schema del sistema di protezione multi-livello dei dati in una tipologia residenziale.
Diagram of the multilevel data protection system for a housing project.
85
C
ervelli pensanti come elementi architettonici autonomi, ovvero: passare dall’architettura passiva all’architettura attiva, “pensante”. L’innovativa ipotesi formulata da Boris Weliachew prevede la realizzazione di una “mente” tecnologica capace di controllare i sistemi di funzionamento di un edificio totalmente informatizzato. Non si tratta dell’ennesima variante alla “domotica”, la cui applicazione rimane nell’ambito dei gadget, ma di un rivoluzionario metodo con cui concepire l’edificio come fosse un organo neurale. La complessità della messa a punto di questa ricerca ha richiesto l’intervento di contributi interdisciplinari, e la ricerca non sarebbe approdata a risultati eclatanti senza la collaborazione del Dipartimento di Scienze Informatiche dell’Università di Tohoku a Sendai, in Giappone, e della consulenza di Ahamed Ashir, ingegnere informatico e grande esperto di multimedia, realtà virtuale e intelligenza artificiale. La ricerca si è sviluppata in diverse tappe. Inizialmente, è stato necessario definire l’insieme delle funzioni che i “cervelli” doveva-
no assolvere. In seguito, lo studio si è orientato verso le strutture interne, in modo da rendere i “cervelli” operativi. Infine, si è definita l’interfaccia con l’architettura e i sistemi delle connessioni. L’aspetto fondamentale di questa ricerca sta nel fatto che i cosiddetti “cervelli” vanno considerati come veri e propri elementi architettonici a se stanti, alla maniera di una copertura, di una parete, di una porta o di un impianto elettrico. Insomma, il progettista dovrà assimilare il concetto e concepire queste strutture non più in tre dimensioni ma in quattro. In tal senso, l’architettura non dovrà essere più considerata come creazione o modellazione di forme e spazi. Il concetto fondamentale è che comunque questo tipo di approccio progettuale non vuole in nessun caso paragonare l’architettura all’intelligenza umana ma solo sfruttare aspetti legati ad alcuni processi cerebrali.
Schema di una casa i cui vari elementi devono rispondere alla legge della scienza dei computer detta KISS. Devono cioè essere accessibili a qualsiasi utente, anche il meno esperto in materia di tecnologie avanzate; nella pagina a destra, la ragnatela di possibili connessioni tra i vari livelli e i diversi elementi costituenti la Building Brain.
86
Diagram of a house whose various features must comply with the so-called KISS. Laws of computer science. In other words, they must be user-friendly even minded; opposite page, the web of possible interconnections between the various levels and elements forming the Building Brain.
B
rains conceived of as autonomous architectonic elements, or, the passing from passive to active "thinking" architecture. This innovative hypothesis formulated by Boris Weliachew foresees the creation of a technological "mind" capable of controlling the operational systems of a totally computerized building. This is not the nth variation on the "computerized home", for this prospect is still seen as a matter of gadgetry; instead this is a revolutionary conception of a building as if it were a neural organ. The work involved in completing this research was so complex that it required interdisciplinary contributions, and it would never have achieved such brilliant results without the collaboration of the Department of Information Sciences of the University of Tohoku at Sendai in Japan, and the assistance of Ahamed Ashir, an informatics engineer and a great expert in multimedia, virtual reality and artificial intelligence. The research work was developed in various sta-
ges. Initially, it was necessary to define the total number of functions that the "brains" were supposed to carry out. Later, the study was directed towards interior structures, so as to make the "brains" operational. Last of all came the definition of the interface with the architecture and connection systems. The fundamental aspect of this research lies in the fact that the so-called "brains" are to be considered as true and independent architectonic elements, in the same way as roofing, walls, a door or an electrical system. In sum, the planner has to assimilate the concept and conceive of these structures no longer as being in three dimensions but in four. In this sense, a work of architecture is no longer to be considered a creation or modelling of forms and spaces. The fundamental concept is that this kind of planning approach is not meant to compare architecture with human intelligence, but only to exploit certain aspects connected with cerebral processes.
87
News
88
Italcementi Group e il progetto Spiral: il futuro del verbo gestire Italcementi Group and the Spiral Project: the Future of the Word Management La presenza su Internet al servizio dei naviganti Information for Surfers Grattacieli a Casablanca Skyscrapers in Casablanca Cemento e acciaio per il Guggenheim a Bilbao Cement and Steel for the Guggenheim Museum of Bilbao Una direttiva europea per l’architetto del 2000 European Directive for the Architect of the Year 2000 “Il Novecento storico” Festival per ricordare Arturo Benedetti Michelangeli “The Greatness of the XXth Century” Festival in Memory of Arturo Benedetti Michelangeli Cantieri in terra di Francia Building Work on French Territory
Italcementi Group e il progetto Spiral: il futuro del verbo gestire Italcementi Group and the Spiral Project: the Future of the Word Management
L
a rivoluzione informatica ha trasformato, in meno di un decennio, i programmi e le strategie delle aziende. Lo sviluppo dei sistemi informativi, il moltiplicarsi delle connessioni Intranet e Internet, l'affermazione di software applicativi sempre più efficienti e onnicomprensivi hanno profondamente mutato le prospettive di fine millennio. Italcementi Group, leader europeo nella produzione di cemento con centri direzionali e impianti produttivi distribuiti in tutto il mondo, ha immediatamente recepito l'importanza strategica di una profonda riorganizzazione del "sistema nervoso" aziendale. Ed è proprio sulla base di questa premessa che è nato il progetto Spiral, che accompagnerà l'azienda oltre la soglia del 2000. La competizione internazionale - afferma Carlo Pesenti, Condirettore generale di Italcementi - richiede risposte rapide, l’uso intelligente e flessibile delle risorse, un controllo in tempo reale dei risultati del nostro lavoro. La nostra dimensione sovranazionale impone, inoltre, un costante dialogo tra consociate e filiali, e una disponibilità immediata e condivisa delle informazioni. È necessaria pertanto una ristrutturazione radicale di tutti i sistemi informativi. Ma non si tratta solo di un semplice adeguamento tecnologico: l'intera realtà aziendale deve essere completamente ripensata. Una delle principali caratteristiche del progetto, cioè l'adozione di un sistema ERP (Enterprise Resource Planning) integrato, richiede per esempio un deciso cambio di prospettiva. Alla logica decisionale per "Aree" o "Funzioni", indubbiamente
efficace ma rigida, si deve sostituire progressivamente una visione centrata sui "Processi" che attraversano trasversalmente ogni attività aziendale. Crescono in questo modo i coefficienti di integrazione e coerenza, così come acquisiscono maggiore efficacia gli strumenti di analisi e di controllo. Un progetto con queste caratteristiche richiede indubbiamente il possesso di una serie di specifiche competenze tecnicooperative, in una materia che si evolve con una rapidità impressionante. Come avete risolto il problema del costante aggiornamento tecnologico e della formazione del personale? Attualmente - risponde Carlo Pesenti, che coordina il progetto Spiral con Michel Lefebvre, direttore finanziario di Ciments Français - le aziende tendono a collocare all'esterno tutte le attività non essenziali, oppure onerose in termini di investimenti e risorse umane. L'outsourcing ci consente di dedicarci, con la massima concentrazione, al nostro core business, aumentando l'efficienza globale e, di conseguenza, la capacità competitiva. Naturalmente, il partner informatico deve rispondere a parametri molto rigorosi. Esperienza internazionale e affidabilità totale sono condizioni necessarie. IBM ed EDS, le aziende scelte da Italcementi Group, sono leader mondiali del settore, e rappresentano quindi una sostanziale garanzia. Le funzioni di controllo e coordinamento sono assicurate da società miste appositamente costituite, come in Italia ITSI, Italsistemi Sistemi Informatici.
La complessità di questo progetto ha richiesto la creazione di strutture particolari? In tutte le fasi del progetto Spiral l'organizzazione è fondamentale. Tuttavia la struttura preposta allo sviluppo dei diversi programmi deve essere snella, dinamica, capace di evolversi insieme al progetto stesso. Dopo aver definito l'insieme di regole, processi e informazioni di interesse comune - il cosiddetto "Kernel" - la direzione e il management, insieme al "Reference Group" e all'"Integration Team" hanno seguito, giorno dopo giorno, anche l'effettiva implementazione a livello locale, con un controllo e una supervisione costante dell'attività dei gruppi di lavoro nazionali. Definite le procedure, le potenzialità del sistema sono state calibrate sulle effettive esigenze di aziende diverse, senza violare le regole stabilite in precedenza, ma con un certo grado di flessibilità. In quella fase, denominata roll-out, si è in sostanza realizzato l'adattamento del sistema informativo alle esigenze del singolo Paese. Un mutamento di rotta così marcato richiede inevitabilmente anche lunghi tempi di realizzazione. In quale fase di attuazione si trova il progetto Spiral? La tempestività rivestiva un ruolo cruciale per la piena affermazione del progetto Spiral, e per questo i tempi di attuazione dell'intero progetto sono stati incredibilmente rapidi. Grazie allo sforzo congiunto di tutti i gruppi di lavoro coinvolti in Italia, Grecia e Spagna alcuni moduli di "SAP R/3" sono già
Carlo Pesenti, Condirettore generale Italcementi. Carlo Pesenti, Co-general Manager of Italcementi.
pienamente operativi, e sottolineiamo che questo risultato è stato ottenuto nel tempo record di soli due anni. ■ ■ ■ ■ ■ ■
I
n less than ten years the cybernetics revolution has transformed both the programmes and strategies of companies. The development of information systems, the burgeoning connections between Intranet and Internet, and the success of increasingly efficient and all-embracing systems of applied software have profoundly changed the prospects of entrepreneurs at the end of the millennium. As a European leader in cement production, with offices and production plants throughout the world, the Italcementi Group immediately grasped the strategic importance of effecting a profound reorganization of the company’s nerve centre. This led to the Spiral project, which will take the company well beyond the threshold of the year 2000. As Carlo Pesenti, Co-general Manager of Italcementi, puts it, "International competition requires quick responses, an intelligent and flexible use of resources, and real-time control of the results of our work. Our international standing, moreover, imposes constant contact with associated companies and affiliates, and an immediate and shared availability of information. Consequently, all information systems have to be radically restructured. But this is not simply a matter of technological upgrading: it involves a complete rethinking of the entire company organization. One of the main characteristics of the project,
for example, the adoption of an ERP (Enterprise Resource Planning) integrated system, calls for a radical change of perspective. The decisional logic of "Areas" or "Functions", which, though undoubtedly effective, is much too rigid and neglectful of dialogue, must be progressively replaced by a vision centred on the "Processes" that run through all the company’s activities. In this way the coefficients of integration and coherence grow, just as the instruments of analysis and control acquire greater effectiveness." A project with these characteristics undoubtedly requires the possession of a series of specific technical-operational skills in a field that is developing with great rapidity. How have you dealt with the problem of the constant technological updating and training of the personnel? At present - says Carlo Pesenti, who coordinates the Spiral project with Michel Lefebvre, the financial manager of Ciments Français the tendency of companies is to locate elsewhere all nonessential activities, or at least those most onerous in terms of investment and human resources. This "outsourcing" allows us to give the greatest possible attention to our "core business", by increasing overall efficiency and, consequently, our competitive ability. Of course, our cybernetics partner must meet the most demanding standards. International experience and complete reliability are necessary conditions. IBM and
89
EDS, the companies chosen by Italcementi Group are world leaders in the sector, and therefore represent a substantial guarantee. The functions of control and coordination are ensured by specially constituted joint companies like ITSI, Italsistemi Sistemi Informatici, in Italy. Did the complexity of the project make it necessary to create special structures? Organization is fundamental in all phases of the Spiral project. But the structure underpinning the development of the various programmes must also be lean, dynamic, and capable of evolving along with the project itself. The General Direction and the Management, together with the Reference Group and the Integration Team, once they defined the set of rules, processes and information of common interest (the socalled "Kernel"), followed day by day their actual implementation on the local level, with a constant control and supervision of the activities of the national work groups. Having decided on the procedures, the system’s potential was gauged to the actual needs of different
companies, without breaking the previously established rules, but with a certain degree of flexibility. During this so-called "roll-out" phase, the information system was basically adapted to the needs of individual countries. Such a sharp change of course will inevitably take a long time to carry out. What is the situation of the operational phase of the Spiral project now? Keeping to schedule was a key aspect in the successful implementation of the Spiral project, meaning that everything had to be done in double-quick time. Thanks to the combined efforts of all the work groups involved in Italy, Greece and Spain, some “SAP R/3” modules are already in operation in the record time of just two years.
La presenza su Internet al servizio dei naviganti Information for Surfers
90
Sono una decina i siti attraverso i quali si concretizza la presenza di Italcementi Group su Internet. Oltre al sito "Corporate" è possibile navigare all'interno della grande rete, nei siti italiani di Italcementi, Calcestruzzi, Società del Gres; oppure in quello spagnolo di Financiera y Minera; in quelli francesi di Ciments Français e di Ciments Calcia; in quello belga di CCB; in quello turco di Set; oppure ancora nel sito americano di Essroc. Uno dei punti di forza è la struttura grafica di ogni sito, che risulta omogenea e in linea con l'identità corporate di gruppo. L'obiettivo è dare uniformità e immediato riconoscimento alla presenza in Internet di Italcementi Group. Ciascun sito offre, con le sue specificità locali, un'utile e preziosa guida per orientare nel migliore dei modi l'acquisto dei prodotti che portano il marchio Italcementi Group. Non solo. Grazie a un dialogo interattivo
il cliente viene guidato negli utilizzi e nelle scelte dei vari prodotti con riferimento alle applicazioni più diffuse. Per esempio, nel sito italiano di Italcementi si va dalle prescrizioni di capitolato, alle classi di esposizione dei calcestruzzi in relazione alle condizioni ambientali; dalle eventuali valenze estetiche dell'opera da realizzare, a tutta la gamma di prodotti Italcementi; dalla descrizione dei cementi conformi alle normative e di quelli speciali, fino ai leganti e alle calci idrauliche e aeree.
Siti web Web sites Italcementi Group www.italcementi-group.com Italcementi www.italcementi.it Calcestruzzi www.calcestruzzi.it Società del Gres www.gres.it Ciments Français www.cimfra.fr Ciments Calcia www.ciments-calcia.fr Financiera y Minera www.fym.es Essroc www.essroc.com Set www.setitc.com
Homepage di alcuni “siti” Italcementi Group. The homepages of some of the web sites of Italcementi Group.
The Italcementi Group has about ten Web sites on the Internet. In addition to its “Corporate” site, it is also possible to surf through on the Italian sites of Italcementi, Calcestruzzi, Società del Gres, or the Spanish site of Financiera y Minera, the French sites of Ciments Français and Ciments Calcia, the Belgian site of CCB, and the Turkish site of Set, as well as the American site of Essroc. Each site has its own special graphic layout that fits in nicely with the group’s corporate identity. The idea is to make the Italcementi Group’s presence on the Internet easily and immediately recognisable. Each of these web sites, through its specifically local characteristics, offers a guide that will help the client in making his orders with the
Italcementi Group. Through an interactive exchange one can find guidance in the uses and choices of the various products for any number of applications. For example, Italcementi’s Italian site ranges from lists of products and their specifications, to the kinds of exposure of the various concretes according to environmental conditions, from the possible aesthetic qualities of the work to be realized, to the full range of Italcementi products, from a description of special cements and cements in conformity with the norms, to the hydraulic binders and common or water limes.
Grattacieli a Casablanca Skyscrapers in Casablanca Si chiama “Twin Center” ed è uno dei maggiori cantieri attualmente in corso a Casablanca, i cui lavori sono stati avviati nel luglio 1995. Situato su uno dei principali viali della città, è destinato a diventare un moderno centro d’affari: due grattacieli gemelli, ciascuno di 30 piani, ospiteranno uffici e attività commerciali. Betomar, filiale di Ciments du Maroc (Italcementi Group) specializzata nel calcestruzzo preconfezionato, ha fornito per questa costruzione 52mila metri cubi di calcestruzzo, tra cui una parte consistente di calcestruzzo ad alte prestazioni che ha consentito, grazie alle sue elevate caratteristiche di resistenza, di realizzare montanti più sottili. E’ la prima volta che Betomar commercializza questo tipo di calcestruzzo, ed è la seconda in assoluto per il Marocco: precedentemente questo materiale era stato utilizzato durante la costruzione della moschea Hassan II.
The “Twin Center” is the name of one of the largest construction sites in Casablanca, where work began in July 1995. This future business center located on one of the city’s main boulevards comprises twin towers with 30 floors each and will be used for offices and stores. Betomar, the Ciments du Maroc (Italcementi Group) subsidiary specialized in readymix concrete, provided 52,000 cubic metres of concrete for the construction, and included a notable quantity of highstrength concrete whose exceptional strength makes it ideal for erecting fine pillars. This is the first time Betomar has marketed this type of concrete, and the second time the material has been used in Morocco: Bouygues was actually the first to use this material to build the Hassan II mosque.
91
Il “Twin Center” di Casablanca. The “Twin Center” of Casablanca.
Cemento e acciaio per il Guggenheim a Bilbao Cement and Steel for the Guggenheim Museum of Bilbao E’ stato inaugurato il 18 ottobre 1997 a Bilbao il Museo Guggenheim. Simbolo del rinnovamento culturale ed economico della città basca, è stato realizzato nell’antica zona portuale, tra il 1995 e il 1997 su progetto dell’architetto statunitense Frank Gehry. Tecnicamente ambizioso, il nuovo museo presenta soluzioni costruttive dove calcestruzzo e acciaio trovano la più adeguata applicazione realizzativa. Basti pensare che la sua messa in opera ha richiesto l’impiego di circa 30mila metri cubi di calcestruzzo (soprattutto del tipo B-20), miscelato con cemento III-2/35 SR-MR, prodotto da Cementos Rezola d’Arrigoriaga (Italcementi Group). Il costo complessivo dell’opera è stato di 24 miliardi di pesetas (oltre 144 milioni di euro).
Inaugurated on October 18, 1997, the Guggenheim Museum of Bilbao is the symbol of the cultural an economic renewal of this Basque town.Built between 1995 and 1997 after a plan by the U. S. architect Frank Gehry, the Museum rises in the old port zone of the town. Technically ambitious, the museum complex presents construction solutions in which concrete and steel are applied in the best possible ways. Carrying out the plan required the use of about 30,000 cubic metres of concrete (especially B-20), mixed with III-2/35 SR-MR cement produced by Cementos Rezola d’Arrigoriaga (Italcementi Group). The construction of the Museum required an investment of 24 billion pesetas (over 144 million of euro).
Il Museo Guggenheim a Bilbao. The Guggenheim Museum of Bilbao.
Grattacieli a Casablanca Skyscrapers in Casablanca Si chiama “Twin Center” ed è uno dei maggiori cantieri attualmente in corso a Casablanca, i cui lavori sono stati avviati nel luglio 1995. Situato su uno dei principali viali della città, è destinato a diventare un moderno centro d’affari: due grattacieli gemelli, ciascuno di 30 piani, ospiteranno uffici e attività commerciali. Betomar, filiale di Ciments du Maroc (Italcementi Group) specializzata nel calcestruzzo preconfezionato, ha fornito per questa costruzione 52mila metri cubi di calcestruzzo, tra cui una parte consistente di calcestruzzo ad alte prestazioni che ha consentito, grazie alle sue elevate caratteristiche di resistenza, di realizzare montanti più sottili. E’ la prima volta che Betomar commercializza questo tipo di calcestruzzo, ed è la seconda in assoluto per il Marocco: precedentemente questo materiale era stato utilizzato durante la costruzione della moschea Hassan II.
The “Twin Center” is the name of one of the largest construction sites in Casablanca, where work began in July 1995. This future business center located on one of the city’s main boulevards comprises twin towers with 30 floors each and will be used for offices and stores. Betomar, the Ciments du Maroc (Italcementi Group) subsidiary specialized in readymix concrete, provided 52,000 cubic metres of concrete for the construction, and included a notable quantity of highstrength concrete whose exceptional strength makes it ideal for erecting fine pillars. This is the first time Betomar has marketed this type of concrete, and the second time the material has been used in Morocco: Bouygues was actually the first to use this material to build the Hassan II mosque.
91
Il “Twin Center” di Casablanca. The “Twin Center” of Casablanca.
Cemento e acciaio per il Guggenheim a Bilbao Cement and Steel for the Guggenheim Museum of Bilbao E’ stato inaugurato il 18 ottobre 1997 a Bilbao il Museo Guggenheim. Simbolo del rinnovamento culturale ed economico della città basca, è stato realizzato nell’antica zona portuale, tra il 1995 e il 1997 su progetto dell’architetto statunitense Frank Gehry. Tecnicamente ambizioso, il nuovo museo presenta soluzioni costruttive dove calcestruzzo e acciaio trovano la più adeguata applicazione realizzativa. Basti pensare che la sua messa in opera ha richiesto l’impiego di circa 30mila metri cubi di calcestruzzo (soprattutto del tipo B-20), miscelato con cemento III-2/35 SR-MR, prodotto da Cementos Rezola d’Arrigoriaga (Italcementi Group). Il costo complessivo dell’opera è stato di 24 miliardi di pesetas (oltre 144 milioni di euro).
Inaugurated on October 18, 1997, the Guggenheim Museum of Bilbao is the symbol of the cultural an economic renewal of this Basque town.Built between 1995 and 1997 after a plan by the U. S. architect Frank Gehry, the Museum rises in the old port zone of the town. Technically ambitious, the museum complex presents construction solutions in which concrete and steel are applied in the best possible ways. Carrying out the plan required the use of about 30,000 cubic metres of concrete (especially B-20), mixed with III-2/35 SR-MR cement produced by Cementos Rezola d’Arrigoriaga (Italcementi Group). The construction of the Museum required an investment of 24 billion pesetas (over 144 million of euro).
Il Museo Guggenheim a Bilbao. The Guggenheim Museum of Bilbao.
Una direttiva europea per l’architetto del 2000 A European Directive for the Architect of the Year 2000
92
L
a “Direttiva europea sull’architettura e l’ambiente di vita”, attualmente in fase di approvazione, si preannuncia come un ulteriore tassello del grande mosaico delle buone intenzioni di un’Europa che vuole sentirsi unita, oltre che da una moneta comune, anche dalla consapevolezza che una migliore qualità della vita è inattuabile senza un’architettura di qualità. Di “Tavole della Legge” si sente il bisogno, soprattutto per l’Italia, dove non è mai esistita una seria politica in tal senso. Nuovi orizzonti potrebbero dunque aprirsi, creando così una chiusura netta con un passato tutto da dimenticare, soprattutto quello degli ultimi trent’anni. Fondamentalmente, la Direttiva mira a organizzare i rapporti fra architetto e committente pubblico, garantendo all’utente finale, il cittadino, almeno il minimo di qualità dell’ambiente costruito. Progetto Direttiva europea sull’architettura e l’ambiente di vita Ecco il testo adottato nell’assemblea dell’O.I.A. (Observatoire International de l’Architecture) del 7-8 novembre 1997, tenuta a Parigi presso l’Istituto finlandese di cultura. arcVision pubblica questo documento con l’obiettivo di facilitarne la rapida adozione come codice di autoregolamentazione da
parte di Enti e Amministrazioni pubbliche. Premessa Se l’architettura è di interesse pubblico, debbono crearsi le condizioni affinché si eserciti il diritto dei cittadini alla qualità architettonica. Si tratta di fare in modo che gli specialisti competenti possano adempiere al loro ruolo in maniera soddisfacente nell’interesse di tutti i cittadini. Queste modalità e garanzie di esercizio della professione di architetto - il rispetto di regole per l’assegnazione di incarichi, la definizione di contratti per la progettazione e la costruzione degli edifici o per gli studi e le sistemazioni urbanistiche appaiono condizioni necessarie, anche se non sufficienti, per il miglioramento della qualità dell’ambiente costruito in Europa. A. Interesse pubblico dell’architettura 1. L’architettura è un’espressione particolare della cultura che coinvolge contemporaneamente aspetti estetici, storici, economici e produttivi. La qualità della concezione architettonica, l’inserimento nel paesaggio dei nuovi interventi, il rispetto e la valorizzazione del paesaggio naturale e delle qualità urbane, l’utilizzazione del patrimonio esistente, la rigenerazione della città rispondono a un interesse pubblico e rappresentano un diritto di tutti i cittadini.
Logo di IN/ARCH (Istituto Nazionale di Architettura) ente divulgatore della Direttiva europea. IN/ARCH logo (National Institute of Architecture) EC Directive-issuing Institution.
I pubblici poteri sono responsabili del rispetto dell’interesse pubblico dell’architettura. 2. Conseguentemente, sono assunti i seguenti principi: • l’architettura è una prestazione intellettuale (e non un servizio); • il progetto deve fornire la migliore soluzione alle esigenze del committente e alle intenzioni riportate nel suo programma; • interventi di qualità si ottengono anche favorendo la trasparenza nella selezione degli architetti o l’assegnazione dei progetti come esito di un concorso che esprima un elevato livello di esigenze; • deve essere garantita la consultazione del committente reale, cioè dell’utente dell’edificio; • le Amministrazioni pubbliche debbono favorire l’innovazione, il miglioramento della qualità architettonica e la qualificazione professionale, organizzando concorsi di progettazione rendendone pubblici i risultati; • i soggetti privati che ricercano la qualità architettonica attraverso concorsi possono beneficiare di agevolazioni finanziarie o fiscali; • per poter essere alla base del progetto, le richieste del committente all’architetto devono essere esplicite, chiare ed esaustive, soprattutto per quel che riguarda gli aspetti funzionali ed economici. • il progetto ha carattere unitario e deve essere sviluppato in tutte le sue fasi secondo un processo continuo dallo stesso professionista o con la sua approvazione; è di pubblico interesse che venga garantita una realizzazione conforme al progetto; • va incoraggiato lo sviluppo sostenibile della città e dell’insieme degli spazi
destinati alla vita dei cittadini; • va promossa la creazione di luoghi di incontro e di dibattito tra i cittadini, gli esperti e le amministrazioni sulle questioni della trasformazione della città e dell’insieme degli spazi destinati alla vita dei cittadini. B. Il ruolo del committente 3. Si intende per “committente” qualsiasi persona fisica o giuridica che affida un mandato a un architetto (nel senso espresso al punto 7). 4. Chiunque desideri intraprendere lavori di costruzione di un edificio o di trasformazione del territorio che necessitano di un progetto deve far ricorso a un architetto (nel senso espresso al punto 7) con o senza il contributo di specialisti di altre discipline. 5. I rischi economici attribuibili all’architetto non possono oltrepassare i rischi derivanti direttamente dall’incarico che gli è stato affidato. Il committente è obbligato a disporre di un contratto di assicurazione per ogni opera intrapresa. 6. Le amministrazioni non possono affidare simultaneamente o successivamente lo stesso progetto ad architetti diversi senza un motivo valido. Eventuali progetti di modifica o di ampliamento dell’opera, successivi alla sua costruzione, devono essere proposti con priorità all’autore del progetto iniziale. C. Il ruolo dell’architetto 7. Si intende per “architetto” la persona fisica o giuridica autorizzata a esercitare la professione del fare architettura. L’opera di architettura è un’opera intellettuale, un prodotto dell’intelligenza a carattere creativo. L’architetto (come
Un cantiere edile. Una migliore qualità della vita è inattuabile senza un’architettura di qualità. A worksite. A better quality of living is unattaible without a better quality of architecture.
prima definito) firma il progetto e ne è responsabile; la sua prestazione deve essere assicurata in rapporto a possibili danni al cliente. Ogni progetto deve essere firmato da tutti i professionisti che hanno contribuito alla sua elaborazione e che ne sono responsabili. 8. Al fine di promuovere e proteggere la qualità della propria prestazione e del prodotto, l’architetto ha diritto a una remunerazione equa, in considerazione del fatto che si tratta di una prestazione intellettuale (e non di un servizio). L’ammontare degli onorari deve tener conto dell’assicurazione obbligatoria. Le clausole di contratti, che prevedono che il pagamento degli onorari sia condizionato da decisioni o avvenimenti indipendenti dai poteri o dalle volontà del cliente e del professionista, non sono valide. I termini di tempo accordati all’architetto per le diverse fasi di studio del progetto devono essere ragionevoli (complessivamente, nell’ordine della metà del tempo di esecuzione) e proporzionati alla complessità dell’opera. Le eventuali modifiche del programma durante il corso degli studi di progetto comportano una modificazione del contratto e degli onorari complementari. 9. L’architetto può essere incaricato dell’onere di certificare la regolarità del proprio progetto o di alcune parti di esso, quando l’organo di controllo abbia definito il quadro regolamentare di riferimento. D. L’incarico di progettazione 10. Per l’attribuzione degli incarichi pubblici va favorita la procedura del concorso. I concorsi sono aperti di diritto a
tutti gli architetti, indipendentemente dal loro fatturato. I concorsi basati, anche parzialmente, sul ribasso degli onorari o dei rimborsi professionali sono vietati. Sono altresì vietati i concorsi basati, anche parzialmente, sulla riduzione dei tempi di consegna del progetto. 11. Le modalità di organizzazione dei concorsi sono fondate sui seguenti principi: • menzione di tutte le disposizioni organizzative nel bando di concorso (rimborsi spese ai partecipanti, modalità di formazione delle commissioni, criteri di valutazione e composizione della giuria); • trasparenza delle modalità di selezione dei partecipanti e di scelta del vincitore; • giustificazione delle scelte a mezzo di resoconti dettagliati che prendano in considerazione tutti i progetti; in caso di abbandono di un intervento dopo un concorso, i partecipanti e il vincitore debbono essere opportunamente indennizzati. Deve esistere una procedura di appello per i partecipanti al concorso o per i cittadini interessati. L’organizzazione di un concorso può essere affidata a esperti o a organismi culturali. E. Il programma e il progetto 12. L’attività di progetto mira a definire i caratteri dell’intervento al fine di garantire la migliore esecuzione della volontà del committente secondo l’interpretazione dell’architetto. Il committente, con l’apporto di esperti di differenti discipline, elabora un documento scritto che definisce gli obiettivi dell’intervento e i bisogni che
questo deve soddisfare insieme ai vincoli e alle esigenze di qualità sociale, urbanistica, architettonica, funzionale, tecnica ed economica, di inserimento nel paesaggio e di protezione dell’ambiente relative alla realizzazione e all’uso dell’opera. 13. Gli organi consiliari incaricati di esaminare il progetto devono esprimersi sulle qualità strutturali, funzionali e figurative dell’opera e sulla sua relazione con l’ambiente circostante; ciò sulla base di un esame da parte delle commissioni tecniche che verificano la corrispondenza del progetto ai regolamenti. A tal fine, i progetti devono essere accompagnati da raffigurazioni prospettiche, fotomontaggi o altro che indichino chiaramente l’inserimento nel contesto e il loro rapporto con gli elementi circostanti a differenti scale di lettura. I risultati di tale procedimento devono essere facilmente accessibili al pubblico. ■ ■ ■ ■ ■ ■
T
he “European directive on architecture and the living environment”, currently being passed, will be another piece to be added to the great jigsaw of fine intentions expressed by a Europe that wishes to be united not only by a common currency but also by the knowledge that a better quality of living is unattainable without a better quality of architecture. A need is felt for such “Tables of the Law”, especially in Italy, where a serious policy of this kind has never existed. New horizons, therefore, might be opening, and might even bring about a break with a past that were best forgotten, especially that of the last thirty years.
Fundamentally, the Directive aims to organize the relationship between the architect and the public body commissioning him, thereby guaranteeing if not the very best, at least a minimum of quality in structures designed for the town-dweller. Project A European Directive on Architecture and living Environment Here is the text adopted at the assembly of the I.O.A. (International Observatory of Architecture) held in Paris at the Finnish Institute of Culture on the 7-8 November 1997. arcVision publishes this document for the purpose of facilitating its rapid adoption as a self-regulating code for Public Bodies and Administrations. Introduction If architecture is a subject of public interest, conditions must be created so that the right of citizens to architecture of quality can be exercised. This means that competent specialists should be given the possibility of fulfilling their role satisfactorily in the interest of all citizens. Such procedures and guarantees in the exercise of the architectural profession conformity with the rules governing the assignment of commissions, the drawing up of contracts for the planning and construction of buildings or for urban development would seem to be necessary conditions, albeit insufficient, for improving the quality of built-up areas in Europe.
93
94
A. Architecture in the public interest 1. Architecture is a particular expression of culture that at the same time involves aesthetic, historical, economic and productive aspects. The quality of the architectonic conception, the integration of new structures with the landscape, respect for and the enhancement of the natural surroundings and the qualities of the urban scene, the utilisation of the existing patrimony, and the regeneration of the city are all in the public interest and represent a right of all citizens. Public authorities should see to it that architecture is respected as a matter of public interest. 2. Consequently, the following principles have been adopted: • architecture is a professional not a public service • a plan should provide the best solution for the requirements of the client and for the intentions stated in his programme; • quality in an operation can also be obtained by favouring transparency in the selection of the architects, or by assigning projects according to the results of a demanding and highly selective competition; • consultation with the real client - that is, the user of building, must be guaranteed; • public administrations must favour innovation and improvements in the quality of architecture and professional qualifications by organizing planning competitions and making the results public; • private subjects seeking architectural quality through competitions may benefit from financial and fiscal facilitations; • to be basic to the project the client’s requirements must be stated to the architect explicitly, clearly, and exhaustively, especially as regards functional and economic matters. • the project is of a unified character and, in all its phases, it must be developed according to a continuous process by the same architect or with his approval; it is in the public interest that the operation should be in conformity with the plans; • a sustainable development of the city and of all the spaces reserved for the life of the townspeople should be encouraged; • the authorities should promote the setting up of
places for meetings and discussions among the townspeople, the experts and the municipal administration regarding such questions as the transformation of the city and of all the spaces reserved for the townspeople. B. The Client’s Role 3. The “Client” is to be understood as any physical or juridical person who gives a mandate to an architect (in the sense expressed in point 7). 4. Whoever wishes to undertake work on the construction of a building or on the transformation of the territory (work that requires a plan) must request the services of an architect (in the sense of point 7) with or without the collaboration of specialists in other disciplines. 5. The economic risks that can be attributed to an architect should not exceed those directly deriving from the commission that he has been assigned. The client is obliged to have an insurance policy for every undertaking. 6. The administrations involved cannot commission the same project, simultaneously or subsequently, from different architects without a valid reason. Eventual plans for the modification or enlarging of a work after its construction, must be first offered to the author of the initial project. C. The Architect’s Role 7. The term “Architect” is to be construed as the physical or juridical person authorized to practise the profession of creating works of architecture. A work of architecture is an intellectual work, a product of intelligence of a creative kind. The architect (as defined above) puts his signature on a work and is responsible for it; his services must be insured in the event of any possible damage to the client. Each project must be signed by all the professional men who have contributed to drawing it up and who are responsible for it. 8. In order to promote and protect the quality of his own contribution and of his product, the Architect has the right to a fair remuneration, considering the fact that his is an intellectual contribution (and not a service).The amount of his fee must take into account the obligatory insurance. Any clauses of
contracts that provide that the payment of fees shall be conditioned by decisions or events independent of the power or will of the client and the architect, are not valid. The limits of time granted to the Architect for the various phases in the study of the project must be reasonable (on the whole, about half the time required for carrying it out) and in proportion to the complexity of the work. Eventual modifications of the programme during the course of studying the plan shall require a modification of the contract and of the complementary fees. 9. The Architect can be given the responsibility of checking the regularity of his own project or of parts of it, when the controlling body has defined the regulatory terms of reference. D. Commissioning the project 10. In assigning commissions for public works the competition procedure should be preferred. By law the competition must be open to all architects, regardless of their earnings. Competitions even partially based on the lowering of fees or on professional reimbursements are prohibited. Also prohibited are competitions even partially based on the reduction of the time of consignment of the project. 11. The ways in which the competitions are organized are based on the following principles: • mention of all organizational arrangements in the publication of the competition (reimbursement of expenses for the participants, the procedure followed in the formation of commissions, standards of judgement and the composition of the jury); • transparency in the procedure for selecting the participants and in the choice of the winner; • the justification of choices in detailed reports which take into consideration all the projects. In the event of the abandonment of an operation after a competition, the participants and the winner shall be duly compensated. There should be a procedure of appeals for those participating in the
competition or for the townspeople involved. The organization of the competition may be entrusted to cultural experts or bodies. E. The programme and the project 12. In drawing up a project the aim is to define the characteristics of the operation in order to guarantee the best possible execution of the will of the client as the Architect interprets it. The client, with the assistance of experts in various disciplines, draws up a written statement defining the objectives of the operation and the requirements that they must satisfy, together with the obligations and demands of a social, urbanistic, architectonic, functional, technical and economic nature calling for integration with the landscape and protection of the environment in the realization and use of the work. 13. The consultative bodies charged with examining the project must express their opinion of the structural, functional, and figurative qualities of the work and of its relation to its immediate environment; that is, on the basis of an examination by the technical commissions verifying the correspondence of the project to the regulations. To this end, the projects must be accompanied by representations of the perspectives, photomontages or anything else that clearly indicates their integration with the context and their relation to surrounding elements on a different scale. The results of this procedure must be easily accessible to the public.
"Il Novecento storico", Festival per ricordare Arturo Benedetti Michelangeli “The Greatness of the XXth Century”, Festival in Memory of Arturo Benedetti Michelangeli
I
l Festival pianistico internazionale intitolato ad Arturo Benedetti Michelangeli giunge quest'anno alla 36° edizione. La rassegna, sotto la direzione artistica di Agostino Orizio, si svolge tra il 25 aprile e l'8 giugno 1999 al Teatro Grande di Brescia e al Teatro Donizetti di Bergamo. La presenza di Riccardo Muti che dirigerà la Filarmonica della Scala in una prima esecuzione mondiale del Concerto per pianoforte e orchestra di Nino Rota dedicato ad Arturo Benedetti Michelangeli, conferma ancora una volta come il Festival sia un evento di grande richiamo e tra i più importanti della stagione musicale, sia per il livello degli artisti coinvolti sia per il numero di appassionati che sa attirare. Il tema “Il Novecento storico”, accompagnato dall'omaggio a Chopin nel 150° anniversario della morte, sarà sviluppato da alcune tra le più prestigiose orchestre del
Il pianista Arturo Benedetti Michelangeli. The piano player Arturo Benedetti Michelangeli.
T
he International Piano Festival, named after Arturo Benedetti Michelangeli, celebrated its 36th edition this year. This year’s event, under the artistic direction of Agostino Orizio, will be held from 25th April to 8th June 1999 at the Teatro Grande in Brescia, and the Teatro Donizetti in Bergamo. The great conductor Riccardo Muti will be conducting the Scala’s Philharmonic Orchestra in a world première of Nino Rota’s Concerto for a piano and orchestra dedicated to Arturo Benedetti Michelangeli, proving once again that this is one of the most popular and important events of the music season in terms of both the artists involved and fans it attracts. The theme “The Greatness of the XXth Century”, accompanied by a homage to the 150th anniversary of Chopin’s death, will feature some of the world’s most famous
orchestras, conductors and soloists. The programme includes the Berlin Rundfunk Symphonieorchester conducted by Frühbeck de Burgos, the Bayerischer Rundfunk Symphonieorchester conducted by Lorin Maazel, and the Orchestre National de France conducted by Dutoit accompanied on the piano by Martha Argerich: each of whom would be a real attraction to the Festival in their own right. They will be accompanied by artists of the calibre of Pogorelich, Goode, Ballista, Aimard, Petrushansky, Amoyal, Vakarelis, Ranki and Ciccolini. Finally, it is worth mentioning that this musical event is made possible also thanks to the support of numerous sponsors, including the Italcementi Group, in keeping with a tradition which for years now has linked the name of this company with that of the Festival.
Il Teatro Donizetti di Bergamo in una immagine del 1897. The Donizetti Theatre in Bergamo in a picture from 1897.
mondo, con direttori e solisti di assoluta fama internazionale. In programma, la Rundfunk Symphonieorchester di Berlino, diretta da Frühbeck de Burgos, la Bayerischer Rundfunk Symphonieorchester, diretta da Lorin Maazel, l'Orchestre National de France, diretta da Dutoit e accompagnata al pianoforte da Martha Argerich: partecipazioni che anche prese singolarmente qualificherebbero ampiamente il cartellone di un festival. Al loro fianco si esibiranno artisti del calibro di Pogorelich, Goode, Ballista, Aimard, Petrushansky, Amoyal, Vakarelis, Ranki e Ciccolini. Va infine ricordato che questa importante manifestazione musicale è resa possibile anche grazie al contributo di numerosi sponsor, tra cui Italcementi Group che, secondo una tradizione ormai pluriennale, ha deciso di legare il proprio nome a quello del Festival.
95
Cantieri in terra di Francia Building Work on French Territory
96
E’ già stato soprannominato “subtil viaduc”, viadotto sottile, per le sue particolari caratteristiche che contribuiscono a inserirlo armonicamente nel paesaggio circostante. Si tratta del viadotto di Vernègues, un ponte ferroviario lungo 1.210 metri, che con i suoi 15 metri di larghezza e un impalcato che poggia su 25 piloni (alcuni dei quali alti fino a 35 metri) ha richiesto l’utilizzo di 50mila metri cubi di calcestruzzo. Progettata dall’architetto Alain Amédèo, questa gigantesca opera è stata concepita tenendo conto anche del fatto che la zona in cui è stata realizzata è sismica. Un’altra significativa realizzazione, sempre in terra francese, riguarda il cantiere “Prost Gran Prix” (Unibéton, Ile de France/ Italcementi Group, 2mila metri cubi di calcestruzzo) nel dipartimento di Yvelines. Le sue dimensioni sono contenute, ma sta già richiamando su di sé l’attenzione che si riserva alle opere di prestigio: ospiterà infatti il centro ricerche e sviluppo (7mila metri quadrati di superficie) delle scuderie Prost, un nome di fama internazionale nel mondo dell’automobilismo sportivo e della Formula 1 in particolare. L’edificio è stato costruito su fondazioni tradizionali: travi, pilastri, lastre alveolari; l’insieme è colato in calcestruzzo conforme alla normativa P18-305. L’opera è inoltre caratterizzata da frontoni decorativi in cemento armato chiaro. Nel quadro del progetto del Grand Louvre si inserisce un’altra realizzazione in cui è tuttora coinvolta Unibéton Ile de France: “la passerella Solferino”, che consentirà di attraversare la Senna tra il Museo d’Orsay e i Giardini
delle Tuileries. Dall’apertura del cantiere, avvenuta nel mese di ottobre ’97, sono stati utilizzati 7.500 metri cubi di calcestruzzo. La realizzazione della parte metallica, lunga 160 metri, per completare questo trait d’union fra le due rive della Senna, è stata affidata al Groupe Eiffel. Si tratta di un perfetto esempio di sinergie fra le società di Italcementi Group, dal momento che Ciments Calcia ha fornito il cemento bianco per le parti chiare, Axim per gli additivi e soprattutto GSM per il materiale inerte non reattivo. T he Vernègues Viaduct has already been nicknamed “le subtil viaduc”, the slender viaduct, owing to the way its stylistic features blend in smoothly with the surrounding landscape. The viaduct is actually a railway bridge which is 1,210 m long and 15 m wide, resting on 25 piers (some of which even reach a height of 35m) that required 50 thousand cubic metres of concrete. Designed by the architect Alain Amédèo, this huge work of engineering has been constructed bearing in mind that this is an earthquake zone. Another significative
Sopra, la passerella Solferino. Sotto, il cantiere “Prost Grand Prix” e il viadotto di Vernègues. Upper, Solferino walkway. Below, the “Prost Grand Prix” worksite and Vernègues viaduct.
realization in France is the “Prost Grand Prix” project (Unibéton Ile de France/ Italcementi Group, 2,000 cubic metres of concrete), in the French Department of Yvelines. Despite being a relatively small-scale project, it has attracted the kind of attention associated with a prestigious work of engineering: it will house a research and development centre (covering a surface area of 7,000 square metres) belonging to the Prost racing team, a famous name in motor racing and Formula 1 in particular. The building is constructed on normal foundations: girders, pillars, and honeycombed slabs; all of this cast in concrete in conformity with P18-305 norms. The decorative pediments are in a lightcoloured reinforced cement.
Another important project in the Grand Louvre programme is the Solferino footbridge (again involving Unibéton Ile de France). The footbridge will make it possible to cross the Seine from the Museum d’Orsay to the Tuileries Gardens. 7,500 cubic metres of concrete have been used since October ‘97, the date marking the beginning of the building work. The Groupe Eiffel was commissioned to build the 160-metre-long metal section joining together the two banks of the Seine. This is a perfect example of the close collaboration among the companies of the Italcementi Group, for Ciments Calcia provided the white cement for the light-coloured parts, Axim the additives, and above all, GSM, the inert, nonreactive aggregates.