Catalogo arcvision prize 2014

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2014 edition ARCVISION PRIZE – WOMEN AND ARCHITECTURE www.arcvision.org www.italcementigroup.com

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Edition 2014 31/03/14 02:35


arcVision Prize – Women and Architecture intende essere un riconoscimento del lavoro delle donne architetto volto a premiare idee e progetti innovativi sostenibili e sociali, orientati al miglioramento, alla bellezza e alla funzionalità del costruire e dell’abitare. Il premio vuole offrire uno sguardo e una visione ‘femminile’ che sappia coniugare tecnologia e ambiente, materiali e forma, stile ed efficienza nei modelli di trasformazione della realtà urbana e del territorio. Il 2014 ha visto un’edizione di grandi contenuti, degna del 150° anniversario della nascita di Italcementi, un traguardo importante che testimonia il lavoro, la dedizione e la passione di tutti coloro che hanno contribuito a fare di questa azienda uno dei leader mondiali nel settore dei materiali da costruzione.

We instituted the arcVision Prize – Women and Architecture to recognize the work of female architects who create sustainable and social innovative projects and ideas aspiring to improvement, beauty and functionality in construction and housing. Architects whose ‘feminine’ approach and vision combine technology and environment, materials and form, style and efficiency to create models that transform the city and the community. The 2014 prize has attracted important projects, worthy of Italcementi’s 150th anniversary, an important milestone that bears witness to the work, commitment and passion of everyone who has helped make our company a world leader in construction materials. Carlo Pesenti CEO Italcementi Group

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EDITORIAL

Dopo l’interesse suscitato dalla prima edizione, vinta dalla progettista brasiliana Carla Juaçaba, torna arcVision Prize – Women and Architecture, il premio internazionale d’architettura istituito da Italcementi Group e rivolto a progettiste distintesi per una proposta professionale capace di coniugare e armonizzare, da un punto di vista funzionale/stilistico, innovazione tecnologica, sostenibilità e cultura. Obiettivo del premio è la valorizzazione della figura femminile nell’attuale scenario dell’architettura mondiale, con particolare attenzione per quelle qualità che una progettista moderna deve avere per affrontare la professione con originalità, alla ricerca di soluzioni avanzate e non convenzionali, e con una sensibilità più forte e più matura per il contesto umano e sociale. L’arcVision Prize – in sintonia con la vision imprenditoriale di Italcementi – punta a sostenere l’innovazione e la sostenibilità dei progetti e delle realizzazioni presentate, con un focus su innovazione tecnologica, qualità ambientale, economia delle risorse, responsabilità civile, ricerca funzionale ed estetica. After the success of the first edition, won by Brazilian architect Carla Juaçaba, arcVision Prize – Women and Architecture, the Italcementi Group’s international architecture award, is returning for the second year. The prize recognizes female designers whose work incorporates technological innovation, sustainability and culture in a harmonious combination of function and style. The prize highlights women’s achievements in contemporary world architecture by focusing on the qualities a modern designer needs for an original approach in developing advanced, nonconventional solutions, and a sharper, more mature sensitivity to the human and social context. The arcVision Prize – an initiative inspired by the Italcementi entrepreneurial vision – recognizes the innovation and sustainability of the projects and constructions presented, with a special focus on the standards of technological innovation, environmental quality, cost-effective use of resources, social responsibility, functional and aesthetic research. Sergio Crippa Direttore / Editor arcVision Giunto alla sua seconda edizione, arcVision Prize premia ancora una progettista, come la portoghese Ines Lobo, che dimostra nella sua attività forte considerazione per le questioni centrali della costruzione – qualità di vita degli utenti, relazione con il contesto, uso di tecnologie sostenibili, intelligenza dei materiali – ma che nelle sue opere intensamente emotive sa anche esprimere, con indipendenza e originalità, nuovi valori estetici e culturali dell’architettura. L’unicità e l’assoluta originalità dell’arcVision Prize escono rafforzate da questa scelta, compiuta dalla Giuria dopo una profonda discussione sul valore dell’esperienza delle donne, ovunque oggi nel mondo sempre più presenti e autorevoli nei processi di progettazione e di creazione degli edifici. L’omaggio speciale che arcVision Prize in questa edizione rende all’italo-brasiliana Lina Bo Bardi – personalità indomita di progettista e intellettuale, autrice di opere d’avanguardia eppure profondamente inserita nel territorio fisico, sociale e culturale del Brasile moderno – avviene in una singolare coincidenza: nel 2014 ricorrono sia il centenario della sua nascita che i 150 anni dalla fondazione di Italcementi. Coincidenza singolare anche perché la stessa Lina Bo Bardi è stata grande sperimentatrice di quelle possibilità inventive ed espressive del cemento su cui Italcementi Group fonda positivamente la sua identità passata, presente e futura. At its second edition, the arcVision prize has been awarded once again to a designer, Portugal’s Ines Lobo, whose work pays close attention to the core issues of construction – quality of life for users, relations with the surroundings, use of sustainable technologies and smart materials – but whose intensely emotional creations are also independent, original realizations that convey new aesthetic and cultural values in architecture. The singularity and absolute originality of the arcVision prize are heightened by the Jury’s choice of winner, selected after lengthy discussion about the value of the experience of women, who, in growing numbers everywhere in the world today, are playing an increasingly authoritative role in building design and construction. This year’s special arcVision Prize tribute to Italo-Brazilian Lina Bo Bardi – an indomitable designer and intellectual, creator of pioneering works, yet fully attuned to the physical, social and cultural fabric of modern Brazil – comes in a year of particular significance: 2014 is the centenary of Bo Bardi’s birth and the 150th anniversary of the foundation of the Italcementi company. A notable coincidence, heightened by the fact that Lina Bo Bardi experimented extensively with the inventive and expressive possibilities offered by cement, the material on which the Italcementi Group has so successfully based its identity, past, present and future. Stefano Casciani Direttore Scientifico / Scientific Director arcVision Prize

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arcVision Prize Women and Architecture 2014 Edition Ines Lobo – The Winner Menzioni d’Onore per Anna Heringer, Shimul Jhaveri Kadri e Cecilia Puga Honorable Mentions for Anna Heringer, Shimul Jhaveri Kadri and Cecilia Puga

L’assegnazione del Premio si è tenuta il 7 marzo 2014 a Bergamo nella cornice di i.lab, il centro ricerca e innovazione di Italcementi, progettato da Richard Meier, un’architettura che rappresenta, essa stessa, una sintesi delle migliori soluzioni, tecnologie e materiali nel campo delle costruzioni. Le candidate all’arcVision Prize 2014 dovevano: • aver progettato almeno un’opera costruita (o in fase di progettazione esecutiva) in cui emergano soluzioni e valori sostanzialmente innovativi sotto il profilo funzionale e tecnologico, con particolare attenzione ai temi della sostenibilità; • avere, possibilmente, realizzato esperienze di ricerca – sul campo o in ambito didattico/accademico – sullo sviluppo di soluzioni innovative nei sistemi di costruzione; • essere firmatarie/co-firmatarie (con eventuali altri progettisti/e) dei progetti presentati. In questo senso, arcVision Prize intende far emergere tutte le personalità di architetto donna oggi attive nella professione, indipendentemente dalla loro collocazione all’interno di studi o come indipendenti, da sole o in collaborazione con altri partner – sempre che sia possibile individuare chiaramente il loro apporto al progetto e all’attività dello studio più in generale; • non essere state candidate all’edizione dell’anno precedente. La short-list 2014 ha visto 21 progettiste provenienti da 15 paesi: Austria, Cile, Egitto, Francia, Germania, Giappone, India, Irlanda, Italia, Marocco, Portogallo, Spagna, Svizzera, Thailandia, USA. Il Premio consisterà in un workshop di ricerca della durata di due settimane presso i.lab e in un riconoscimento di natura economica (50.000 €), con l’auspicio di destinarne una parte a iniziative progettuali con finalità sociale. La vincitrice racconterà il suo lavoro di architetto nel corso di una lecture, presso i.lab, durante la Milano Design Week, nell’ambito della serie di Incontri “Millennium”, gli appuntamenti di Italcementi Group con l’Architettura.

The Prize winner was announced on March 7, 2014 in Bergamo at i.lab, the Italcementi research and innovation center designed by Richard Meier, a building which itself integrates leading construction solutions and technologies. The candidates for the 2014 arcVision Prize were required to: • have designed at least one building (either built or in the final planning stage) presenting essentially innovative functional and technological solutions and values, with particular attention to sustainability issues; • ideally, have conducted research—in the field or in a teaching/academic sphere—on the development of innovative building system solutions; • have designed alone or jointly with other architects the projects presented. In this sense, the purpose of the arcVision Prize is to highlight all the women architects active in the profession today, irrespective of whether they work in a firm of architects, independently, alone or with other partners, provided that their contribution to the project and, more generally, to the work of the practice, can be clearly identified; • not have been a candidate for last year’s award. The 2014 short-list consisted of 21 designers from 15 countries: Austria, Chile, Egypt, France, Germany, Japan, India, Ireland, Italy, Morocco, Portugal, Spain, Switzerland, Thailand, USA. The Prize is a two-week research workshop at i.lab and an amount of € 50,000, part of which may be devolved to social projects, at the discretion of the winner. The winner will recount her professional experience in a lecture delivered at i.lab, during Milan Design Week, as part of the series of Italcementi Group “Millennium” meetings with the world of Architecture.

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La Vincitrice The Winner

INES LOBO

LISBON, PORTUGAL Ines Lobo, laureata all’Università Tecnica di Lisbona, è la vincitrice della seconda edizione dell’arcVision Prize – Women and Architecture. Ha fondato il proprio studio di architettura nel 2002 e insegna all’Università Autonoma di Lisbona. La giuria l’ha scelta all’unanimità quale ”architetto versatile riconosciuta per la sua capacità di lavorare su diverse scale, integrando nuovi edifici nell’esistente tessuto urbano e risolvendo in modo creativo problemi architettonici complessi”. Molti dei suoi lavori riguardano aggiunte e riconversioni di vecchi edifici. Tra i suoi progetti d’eccezione, gran parte dei quali svolti nel settore pubblico in Portogallo, spicca la Facoltà di Arte e Architettura di Evora, dove i corpi annessi sono stati ricostruiti ex novo e il cortile riprogettato. Ispirandosi all’esistente architettura industriale e ai suoi sistemi, ha definito delle strategie da utilizzare nella nuova costruzione. Tuttavia il suo lavoro è chiaramente contemporaneo, basato sul passato, ma proiettato nel futuro. Per l’edificio che ospita la sede delle Costruzioni Ferreira, Ines Lobo è riuscita a realizzare un perfetto connubio tra l’esistente, il verde circostante e il nuovo fabbricato. L’impiego di materiale traslucido che permette alla luce di entrare nel nuovo edificio ha dato vita ad una facciata singolare, il cui aspetto muta a seconda delle ore del giorno e della notte. Ines Lobo è una professionista precisa, molto competente nell’uso dei materiali e nelle loro combinazioni. I suoi edifici sono sobri, estremamente vigorosi in termini di geometria e radicali nel loro approccio. La giuria, che ha citato il ricco contrappunto che Ines Lobo ha saputo comporre tra edifici esistenti e nuove aggiunte, ha inoltre sottolineato l’integrità e l’autenticità delle sue opere. Gli edifici realizzati riflettono il suo approccio libero e indipendente all’architettura e, in egual misura, le sue opere esprimono un rigore senza compromessi.

Ines Lobo, a graduate of the Technical University of Lisbon is the winner of the second edition of the arcVision Prize – Women and Architecture. She established her own architecture office in 2002 and she combines professional practice with teaching at the Autonoma University in Lisbon. The jury unanimously selected Ines Lobo as the 2014 winner of the arcVision Prize – Women and Architecture as “a versatile architect who was recognized for the ability to work at different scales, integrating new buildings within existing urban fabric and creatively attacking complex architectural problems.” Much of her work involves additions to and conversion of old buildings. Among her outstanding projects, many of which are in the public realm and located in Portugal, is the Art and Architecture Faculty in Evora, where annexes were substituted with new construction and the courtyard newly configured. Taking inspiration from the existing industrial architecture and its systems, she defined strategies to employ in the new construction, yet her work is clearly contemporary—informed by the past, but looking toward the future. In the office building for the headquarters of Ferreira Construction, she balanced the existing building, green space and the new construction. Using translucent material to manage the light entering the new building, she creates an interesting facade that changes throughout the hours of day and night. She is precise, very skilled in terms of use and combination of materials. Although her buildings may seem understated, they are extremely powerful in terms of geometry and radical in their approach. The jury spoke of the rich counterpoint that she establishes between existing buildings and the new additions she creates. The jury highlighted the integrity and authenticity of her works. Her buildings reflect her independent and free approach to architecture, and at the same time her works are rigorous and uncompromising.

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MenzionI d’Onore HONORABLE MENTIONS ANNA HERINGER LAUFEN,GERMANY “Dal suo studio di Laufen, Germania, la vision di Anna Heringer si concentra sulla responsabilità sociale e culturale dell’architettura, considerata come strumento per incrementare la consapevolezza dell’utente riguardo al diritto ad una vita di qualità attraverso edifici di qualità. Il suo progetto più importante è il Centro di Formazione di Rudrapur, in Bangladesh, dove la sua sperimentazione combina semplici tecniche costruttive locali a soluzioni smart per una sostenibilità integrata”. “From her studio in Laufen, Germany, Anna Heringer’s vision focuses on the social and cultural responsibility of architecture, which she also sees as a tool to raise users’ awareness of their right to quality of life through the quality of buildings. Her most significant project is the Training Center in Rudrapur, Bangladesh, where she experiments with local, simple building techniques and intelligent solutions for integrated sustainability.”

SHIMUL JHAVERI KADRI MUMBAI, INDIA “Con il suo studio SJK Architects, Shimul Kadri è particolarmente interessata a conciliare una forma egualitaria e democratica di architettura con la necessità di espressione individuale. Il risultato è un linguaggio eclettico, che spazia dalle citazioni della tradizione indiana all’elegante modernismo degli uffici della Nirvana Film, uno dei suoi progetti più noti. Questa ‘ispirazione flessibile‘ permette a Shimul Kadri di sviluppare ambienti di lavoro che sono al tempo stesso innovativi e confortevoli, raggiungendo un equilibrio tra le esigenze dell’azienda e di chi vi lavora”. “Shimul Kadri with her firm, SJK Architects, is particularly interested in reconciling an egalitarian and democratic form of architecture with the need for individual expression. The result is an eclectic language, ranging from citations from the Indian tradition, to the elegant modernism of the offices for Nirvana Film, one of her best-known projects. This ‘flexible inspiration’ enables Shimul Kadri to develop work environments that are both innovative and comfortable, balancing the needs of the company with those of the workers.”

CECILIA PUGA SANTIAGO, CHILE “Con uno studio a Santiago del Cile attivo dal 1995, Cecilia Puga è un architetto maggiormente interessato alla ricerca di soluzioni strutturali piuttosto che ad un’estetica di superficie. Ha mostrato una grande sensibilità nel mettere in relazione gli spazi esterni ed interni degli edifici, e grande sensibilità, quindi , anche per le attività che avranno luogo nella sua architettura. La Biblioteca della Facoltà di Architettura, che sorge su un sito dalla conformazione esigua e complessa, ‘dona’ nuova vita al paesaggio circostante e svela scorci meravigliosi. Senza dimenticare la capacità di Cecilia Puga di creare edifici forti, al tempo stesso aperti e invitanti”. “With her own practice in Santiago de Chile since 1995, Cecilia Puga is an architect who is more interested in structural solutions than in surface aesthetics. She has shown sensitively in relating the exterior and interior of buildings, and therefore sensitivity to the activities that will take place in her architecture. The Library at the Faculty of Architecture, located on a difficult and constricted site, enables the landscape to be restored and unveils wonderful views. She is able to create strong buildings that are at the same time open and inviting.”

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LA GIURIA THE JURY

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Shaikha Al Maskari

Samia Nkrumah

Vera Baboun

Kazuyo Sejima

Odile Decq

Benedetta Tagliabue

Louisa Hutton

Martha Thorne

Suhasini Maniratnam

Elena Zambon


LA GIURIA THE JURY Shaikha Al Maskari è un’affermata imprenditrice, che ha saputo mettere la propria esperienza e il proprio talento al servizio della promozione della figura femminile nei Paesi arabi. Shaikha siede nei consigli direttivi di numerose istituzioni no-profit, tra cui Women for Sustainable Growth (W4SG), Arab International Women’s Forum, (AIWF), Abu Dhabi Arts and Music Foundation e le scuole gestite dalla Mosaica Education. Nel 2003, Shaikha è stata co-fondatrice del progetto di micro-credito Diyarbakir Micro-Credit Project (Grameen Bank) in Turchia, che può contare oggi su una rete di 65.000 imprenditori di successo. È sostenitrice del dialogo inter-religioso e interculturale e di svariate iniziative nel campo della sostenibilità ambientale. Nel 1993 ha fondato la United Mercy Foundation (UMF), associazione impegnata in operazioni di primo soccorso e assistenza agli orfani in Africa, Asia e nei Paesi dell’area MENA. Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, il “2013 Falcon Award” dell’AmCham Abu Dhabi per la promozione delle relazioni commerciali tra Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, il premio “2012 Best Woman in the Entrepreneur Sector” dell’AmCham MENA e il “TIWA World of Difference 2012 Award” per “il suo straordinario impegno a livello internazionale per l’emancipazione economica delle donne”, assegnatole dall’International Alliance for Women. Nella sua attività professionale è Presidente di Al Maskari Holding (AMH), società di famiglia con attività in tutto il mondo nei settori petrolchimico, gas, energie rinnovabili, minerario e sanitario, e di Johnson Controls and Global Communications (JCGC). Vera Baboun è stata eletta sindaco di Betlemme nell’ottobre 2012, prima donna in assoluto a ricoprire tale incarico. È segretariogenerale dell’Associazione degli Enti Locali Palestinesi (APLA), vice presidente del CIELM (Coordinamento Internazionale degli Enti Locali del Mediterraneo) e membro del Consiglio Congiunto per le Relazioni Arabo-Sudamericane. Ha conseguito una laurea magistrale in Letteratura Etnica Americana, disciplina in cui continua a svolgere attività di ricerca. Vera Baboun è ricercatrice del GRACE (Gender Research Africa and Middle East) per gli studi sull’uguaglianza dei sessi e l’empowerment femminile in Medio Oriente attraverso l’uso della tecnologie informatiche. Ha presentato diversi saggi sul tema dell’uguaglianza di genere presso molte organizzazioni civili e sociali, sia nazionali che internazionali. Prima della nomina a sindaco, Vera Baboun ha insegnato Lingue e Letteratura Inglese all’Università di Betlemme, dove per molti anni è stata responsabile dell’ufficio relazioni con gli studenti. È presidente del consiglio direttivo del Centro per la Guida e la Formazione delle Famiglie e dei Bambini a Betlemme e membro di numerose associazioni no-profit in Palestina. Odile Decq ha cominciato a esercitare l’attività di architetto nel 1978, subito dopo la laurea all’Ecole d’Architecture de Paris La Villette e mentre frequentava l’Institut d’Etudes Politiques de Paris, dove nel 1979 completava gli studi post-laurea in Pianificazione Urbanistica. La fama internazionale non si è fatta attendere; già nel 1990 ha ottenuto infatti il suo primo incarico importante con la Banque Populaire de l’Ouest a Rennes, oggetto di numerosi riconoscimenti e pubblicazioni. Mettendo in discussione l’opera stessa, l’uso, il materiale, il corpo, le tecniche e il gusto personale, l’architettura di Odile Decq offre una visione paradossale del mondo di oggi, delicato e severo allo stesso tempo. Nel 1996, ha ricevuto il Leone d’Oro a Venezia e da allora ha sempre mantenuto la grinta che la contraddistingue, cercando nel contempo di diversificare e radicalizzare la sua ricerca. Tra le sue più recenti realizzazioni, il MACRO di Roma (Museo di arte contemporanea) nel 2010, il ristorante dell’Opera Garnier di Parigi nel 2011, il museo FRAC (Museum of Contemporary Art) di Rennes nel 2012 e il Padiglione 8, sede di GL Events, a Lione, completato recentemente. L’opera di Odile Decq va oltre lo Studio Odile Decq e rappresenta molto più di uno stile, o un atteggiamento o un processo di produzione: è di fatto un universo completo, che comprende urbanistica, architettura, prodotti di design e arte. Una versatilità che le è valsa nel 2013 il titolo di “Designer dell’anno” conferito da Maison&Objet, e il premio “Prix Femme Architecte” come miglior donna architetto.

Shaikha Al Maskari is a powerful and successful businesswoman who uses her influence to champion greater roles for women throughout the Arab countries. Shaikha’s sits on the boards of several non-profit institutions including Women for Sustainable Growth (W4SG), the Arab International Women’s Forum, (AIWF), Abu Dhabi Arts and Music Foundation, and Mosaica schools. In 2003 Shaikha co-founded the Diyarbakir Micro-Credit Project (Grameen Bank) in Turkey, which now has 65,000 successful entrepreneurs. She advocates inter-faith, cross-cultural understanding and environmental conservation. In 1993, she founded the United Mercy Foundation, UMF, which sponsors orphans and emergency relief in Africa, Asia and MENA. She was awarded the 2013 Falcon Award for promoting UAE-US trade relations by AmCham Abu Dhabi, the 2012 Best Woman in the Entrepreneur Sector by AmCham MENA, and the TIWA World of Difference 2012 Award for outstanding contribution in “making all the difference in the world to the economic empowerment of women” by The International Alliance for Women. In her professional life, she is Chairperson of Al Maskari Holding (AMH), the family company with global operation in oil, gas, renewable energy, mining, healthcare and of Johnson Controls and Global Communications (JCGC). Vera Baboun was elected President of the Bethlehem Municipal Council in October 2012, to be the first woman to occupy the post of Mayor of Bethlehem since its inception. She is Secretary-General of the Association of the Palestinian Local Authorities APLA, Vice President of the CIELM (Global Coordination of Local Authorities in the Mediterranean) and member of the Joint Council for Arab-South American Relations. She holds a master degree in American Ethnic Literature, and is a candidate for a doctorate degree in the same faculty. Mayor Baboun is an authorized researcher in the GRACE network for gender research for women’s empowerment in the Middle East through the use of information technology. She has submitted several papers on issues of gender equality in a large number of civil and social organizations both local and international. Prior to her election, Mayor Baboun worked as a lecturer at Bethlehem University—Department of English Language and Literature, and was Dean of Student Affairs at the university for many years. In addition, she is the Chairperson of the Board of the Guidance and Training Center for Children and Families in Bethlehem. She is also a member of a number of non-profit associations in Palestine. Odile Decq set up her own office just after graduating from l’Ecole d’Architecture de Paris La Villette in 1978 while studying from Sciences Politiques Paris where she completed a postgraduate diploma in Urban Planning in 1979. International renown came quickly; as early as 1990 she won her first major commission: the Banque Populaire de l’Ouest in Rennes recognized by numerous prizes and publications. By questioning the commission, the use, the matter, the body, the technique and the taste Odile Decq’s architecture offers a paradoxical look, both tender and severe on today’s world. She was awarded with a Golden Lion in Venice in 1996. Since then, Odile Decq has been faithful to her fighting attitude while diversifying and radicalizing her research. She completed the MACRO (Museum for Contemporary Art in Rome) in 2010, the Opera Garnier’s restaurant in Paris in 2011, the FRAC (Museum of Contemporary Art in Rennes) in 2012 and just completed the Pavillon 8, GL Events headquarters in Lyon. But more than the realization of the Studio Odile Decq, more than a style, an attitude or a process of production, Odile Decq’s work is a complete universe, including urban planning, architecture, design products and art. A versatility that is awarded in 2013 with the title of Designer of the Year Maison&Objet. Odile Decq was also awarded the Woman in Architecture prize “Prix Femme Architecte” in 2013.

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Louisa Hutton ha conseguito la laurea presso l’Università di Bristol nel 1980 e presso l’Architectural Association di Londra nel 1985. Dopo aver lavorato per Alison e Peter Smithson dal 1985 al 1988, nel 1989 ha fondato lo studio LHMS Architects con Matthias Sauerbruch. Il loro secondo studio, Sauerbruch Hutton Architects, è stato aperto nel 1993 a Berlino. Oltre al lavoro di architetto, Louisa Hutton insegna in numerosi atenei e istituti in tutto il mondo, e dal 1995 al 2009 ha fatto parte delle commissioni esterne di esame presso diverse università britanniche. Dal 2003 al 2007 è stata membro della Commission for Architecture and the Built Environment del Regno Unito. Ha insegnato all’Architectural Association dal 1987 al 1990, è stata Visiting Professor presso l’Università della Virginia e dal 2008 è Visiting Professor all’Harvard Graduate Design School. È inoltre membro del Curatorial Board della Schelling Architecture Foundation. Insieme a Matthias Sauerbruch ha vinto il Premio Erich Schelling per l’Architettura nel 1998 e il Premio Fritz Schumacher nel 2003. Suhasini Maniratnam, meglio nota come Suhasini, è una pluripremiata attrice originaria dell’India meridionale. Nata a Chennai, nello stato federato del Tamil Nadu, Suhasini è stata la prima donna a laurearsi presso il Madras Film Institute. Persona dai molti talenti, estremamente versatile nell’arena cinematografica, Suhasini può vantare una carriera di attrice, regista, produttrice e scrittrice. “Voglio essere un leader, ma non un leader politico. Voglio essere un leader di movimenti che coinvolgano la società, la tutela dell’ambiente, le donne e l’arte”, ha dichiarato l’attrice, ormai parte integrante dell’industria cinematografica da oltre 33 anni. Dopo il suo debutto nelle sale nel 1980, ha vinto prestigiosi premi come “Miglior Attrice”, sia a livello nazionale che locale. Da molti anni, Suhasini Maniratnam è impegnata in attività di sostenibilità sociale attraverso il sostegno di associazioni come Action Aid, per cui ha realizzato un film sull’emancipazione delle donne, Health Trust fondato da Srinidhi Chidambaram, Ability Foundation e Mukti NGO, organizzazione no profit per la distribuzione di arti artificiali. Nel 2010, insieme al marito Mani Ratnam, famoso regista, sceneggiatore e produttore indiano, Suhasini ha fondato la NAAM Foundation a favore dell’emancipazione delle donne single più svantaggiate di Chennai attraverso forme di patrocinio e supporto olistico. Samia Nkrumah, presidente del Centro Panafricano Kwame Nkrumah, è un politico ghanese e presidente del Convention People’s Party, ed è la prima donna a presiedere un partito politico del Ghana. In un articolo dal titolo “Il nuovo Mandela è una donna”, il prestigioso quotidiano Huffington Post analizza l’impatto di Samia Nkrumah sulla politica ghanese e africana. Figlia del primo presidente della Repubblica del Ghana, Kwame Nkrumah, e dell’egiziana Fathia Rizk, Samia Nkrumah è tra i fondatori di Africa Must Unite, il movimento che promuove la visione e la cultura politica del padre. Fa parte inoltre del Consiglio internazionale del Comitato “Women in Diplomacy”, istituito nel maggio 2013 presso il Ministero per gli Affari Esteri e presieduto da Emma Bonino, per promuovere il ruolo delle donne a livello internazionale. Samia Nkrumah è sposata con Michele Melega, uomo di origini italo-danesi. Samia e Michele hanno un figlio: Kwame Thomas Melega. Kazuyo Sejima, con l’assegnazione del Pritzker Prize nel 2010 e la direzione della Biennale di Architettura di Venezia nello stesso anno, ha portato alla fama internazionale una carriera iniziata nella prima metà degli anni Ottanta. Dopo aver lavorato con Toyo Ito (il “maestro” citato durante la cerimonia di attribuzione del Pritzker Prize) Kazuyo apre il suo studio a Tokyo nel 1987, lavorando alla realizzazione di edifici pubblici con un approccio fortemente innovativo capace di coniugare i materiali della tradizione modernista con sofisticate variazioni sulle superfici (Pachinko Parlor, Ibaraki 1993/96; Stazione di Polizia di Choju 1994), un approccio originale che la porterà in breve tempo all’attenzione della critica internazionale. Nel 1995 si associa con Ryue Nishizawa (Kanagawa, 1996) per fondare lo studio SANAA, resosi ben presto famoso come affidatario di importanti incarichi per opere poi divenute icone dell’architettura contemporanea, come il New Museum di New York (2007) e il Rolex Learning Center del Politecnico di Losanna (2010). Nel 2012 SANAA ha vinto il concorso internazionale per il Nuovo Campus dell’Università Bocconi a Milano, che sarà la prima realizzazione di Kazuyo Sejima in Italia.

Louisa Hutton graduated from Bristol University in 1980 and from the Architectural Association, London, in 1985. She worked for Alison and Peter Smithson (1985-1988) prior to founding LHMS Architects with Matthias Sauerbruch in 1989. Their second office Sauerbruch Hutton Architects was opened in Berlin in 1993. Further to her work as architect she has been lecturing at numerous universities and institutions worldwide, and has acted as External Examiner for various UK universities (1995-2009). Louisa Hutton was a Commissioner for CABE, UK’s Commission for Architecture and the Built Environment (2003-2007). Louisa taught at the Architectural Association (1987-1990), she was a Visiting Professor at the University of Virginia and since 2008 is visiting Professor at Harvard Graduate Design School. Since 2008 she is a member of the Curatorial Board of the Schelling Architecture Foundation. Together with Matthias Sauerbruch she has been awarded the Erich Schelling Prize for Architecture in 1998 and the Fritz Schumacher Prize in 2003. Suhasini Mani Ratnam, commonly known as Suhasini, is an award winning south Indian actress. Born in Chennai city of Tamil Nadu, Suhasini graduated from the Madras Film Institute, being the first girl ever to do so. A multi-talented person and an allrounder in the film arena, Suhasini proudly dons the cap of an ace actor, director, producer as well as writer. “I will be a leader, not in politics but movements that involve society, conservation, women and arts” says the actress, who has been part of the film industry for over 33 years. She made her film debut in 1980 and since then she has won the most important State and national awards as Best Actress. Suhasini Mani Ratnam has been involved in community service for decades: Action Aid, for which she has done a film on the empowerment of women; the Health Trust started by Srinidhi Chidambaram; the Ability Foundation; the Mukti NGO, which distributes artificial limbs. In 2010 together with her husband Mani Ratnam, a best-known Indian film director, screenwriter and producer, Suhasini formed the NAAM Foundation to empower single underprivileged women in Chennai through mentorship and holistic support. Samia Nkrumah, President of the Kwame Nkrumah Panafrican Center, is a Ghanaian politician and Chairwoman of the Convention People’s Party, the first female to chair a political party in Ghana. She is the daughter of Ghana’s first president, Kwame Nkrumah, and his Egyptian wife Fathia Rizk. In an article entitled “The new Mandela is a woman”, the prestigious Huffington Post analyzes her impact on Ghanaian and African politics. She is one of the founders of Africa Must Unite, which aims to promote Kwame Nkrumah’s vision and political culture. She is a member of the International Board of the “Women in Diplomacy” Committee, established in May 2013 at the Italian Ministry for Foreign Affairs and Chaired by Emma Bonino, to further promote the role of women at international level. Samia Nkrumah is married to Michele Melega, an Italian-Danish man. Samia and Michele have a son, Kwame Thomas Melega. Kazuyo Sejima, winner of the Pritzker Prize in 2010 and director of the Venice Architecture Biennale the same year, has achieved global fame in a career that began in the mid-1980s. After working with Toyo Ito (the “master” she named during the Pritzker Prize presentation ceremony), she opened a studio in Tokyo in 1987, working on public buildings with a highly innovative approach that combines traditional modernist materials with sophisticated variations on surfaces (Pachinko Parlor, Ibaraki 1993/96; Choju Police Station, 1994), which brought her to the attention of international critics. In 1995 she joined Ryue Nishizawa to found the studio SANAA, engaging in projects that have since become icons of contemporary architecture, like the New Museum of New York (2007) and the Rolex Learning Center at Lausanne Polytechnic (2010). In 2012 SANAA won the international competition for the New Campus for the Bocconi University in Milan, which will be its first project in Italy .

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Benedetta Tagliabue, laurea in architettura allo IUAV di Venezia, è titolare dello studio di architettura internazionale EMBT Miralles Tagliabue, fondato nel 1994 in collaborazione con Enric Miralles con sede a Barcellona e, dal 2010, a Shanghai. Tra i suoi progetti di maggiore fama: il Parlamento di Edimburgo, il Diagonal Mar Park, il mercato di Santa Caterina a Barcellona, il Campus Universitario di Vigo e il Padiglione Spagnolo per l’Expo di Shanghai, vincitore del prestigioso premio internazionale RIBA come “Miglior edificio internazionale del 2011”. Attualmente lo studio è impegnato nella realizzazione della Business School dell’Università di Fudan a Shanghai, le torri per uffici a Taiwan e Taichung, gli spazi pubblici del quartiere HafenCity ad Amburgo e un complesso di case popolari a Madrid. Lo studio EMBT si occupa di progettazione architettonica e di spazi pubblici, recupero, disegno industriale e di interni. La poetica architettonica di Benedetta Tagliabue, sempre attenta al contesto, ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali nella categoria del disegno di spazi pubblici e della progettazione. Nell’ambito dell’attività accademica, è stata Visiting Professor presso l’Harvard University, la Columbia University e la Scuola di Architettura di Barcellona (ETSAB); ha tenuto regolarmente lezioni presso forum di architettura e università ed è stata membro di giurie internazionali (tra cui la giuria per il premio “Príncipe de Asturias”). Nel 2004, ha ricevuto la laurea ad honorem dalla Facoltà di Lettere e Scienze Sociali dell’Università Napier di Edimburgo e recentemente le è stato conferito il premio “2013 RIBA Jencks Award”, assegnato ogni anno a un progettista o studio che abbia fornito un contributo importante all’architettura a livello internazionale in termini teorici e pratici. Benedetta Tagliabue è direttore della Enric Miralles Foundation, istituita per promuovere l’architettura sperimentale seguendo l’esempio di suo marito e partner, Enric Miralles, scomparso nel 2000. Martha Thorne è direttore esecutivo del Premio Pritzker per l’Architettura dal 2005. Attualmente è anche vice-preside dell’area Relazioni Esterne presso la Scuola di Architettura IE di Madrid ed è stata vice-curatore del Dipartimento di Architettura dell’Art Institute of Chicago dal 1996 al 2005. È editore e autore di diverse pubblicazioni, tra cui “The Pritzker Architecture Prize: The First Twenty Years”, ed è autore di numerosi articoli per riviste ed enciclopedie di architettura. Come consulente indipendente, Martha Thorne firma progetti e partecipa alla selezione di architetti per la realizzazione di importanti edifici, tra i quali ad esempio la Barnes Foundation di Filadelfia. Ha conseguito una Laurea magistrale in Pianificazione Urbanistica presso la University of Pennsylvania e una Laurea in Urbanistica presso la State University of New York a Buffalo. Ha svolto inoltre svariate attività di studio e ricerca presso la London School of Economics. Elena Zambon è presidente di Zambon S.p.A., multinazionale farmaceutica fondata a Vicenza nel 1906, vicepresidente di ZaCh – Zambon Chemicals, che opera nella chimica fine – e consigliere di Zambon Company, holding industriale del Gruppo, oltre ad essere Presidente della Fondazione Zoé, Zambon Open Education. È presidente di Secofind SIM S.p.A., il Multi Family Office che fonda nel 2000 per estendere ad altre famiglie di imprenditori l’esperienza svolta nel wealth management dal 1994 nella selezione e nel controllo dei gestori patrimoniali. Dal 2010 fa parte del Consiglio di amministrazione di Italcementi S.p.A. e dall’agosto del 2011 è membro del Consiglio di amministrazione di Fondo Strategico Italiano. In precedenza è stata consigliere di Akros Finanziaria e di Salvagnini S.p.A. Dal 2007 Elena Zambon è membro del Consiglio Generale di Aspen Italia e dal 2013 è membro del Comitato Esecutivo dello stesso istituto. È inoltre presidente di AIdAF, l’Associazione Italiana delle Aziende Familiari.

Benedetta Tagliabue studied architecture at the Istituto di Architettura di Venezia (IUAV) and currently acts as director of the international architecture firm EMBT Miralles Tagliabue, founded in 1994 in collaboration with Enric Miralles, based in Barcelona and, since 2010, in Shanghai. Among her most notable projects built are the Edinburgh Parliament, Diagonal Mar Park, the Santa Caterina market in Barcelona, Campus Universitario de Vigo, and the Spanish Pavilion at the 2010 Shanghai World Expo which was awarded the prestigious RIBA International “Best International Building of 2011” award. Current studio projects include The Business School of Fudan University in Shanghai, office towers in Taiwan and Taichung, public spaces of HafenCity in Hamburg Germany, and official protection dwellings in Madrid. Her studio works in the fields of architecture, design of public spaces, rehabilitation, interior and industrial design. Her poetic architecture, always attentive to its context, has won international awards in the fields of public space and design. In the teaching field, she has been a visiting professor at Harvard University, Columbia University and Barcelona ETSAB, lecturing regularly at architecture forums and universities, and is part of jurors around the world, e.g. the Príncipe de Asturias awards. In 2004 she received an honorary doctorate from the Faculty of Arts and Social Sciences, Edinburgh Napier University, Scotland. She recently won the 2013 RIBA Jencks Award, which is given annually to an individual or practice that has recently made a major contribution internationally to both the theory and practice of architecture. She is also the director of the Enric Miralles Foundation, whose goal is to promote experimental architecture in the spirit of her late husband and partner Enric Miralles. Martha Thorne has been Executive Director of the Pritzker Architecture Prize since 2005. Currently she is also Associate Dean for External Relations at IE School of Architecture in Madrid, Spain. She served as Associate Curator of the Department of Architecture at The Art Institute of Chicago from 1996 to 2005. She is the editor and author of several books, including “The Pritzker Architecture Prize: The First Twenty Years”, and author of numerous articles for architectural journals and encyclopedias. As an independent consultant, Martha Thorne designs and facilitates the architect selection processes for important buildings, such as the Barnes Foundation, Philadelphia, USA. She received a Master of City Planning degree from the University of Pennsylvania and a Bachelor of Arts degree in Urban Affairs from the State University of New York at Buffalo. She undertook additional studies at the London School of Economics. Elena Zambon is Chair of Zambon S.p.A., a pharmaceuticals multinational established in Vicenza in 1906, Deputy Chair of ZaCh—Zambon Chemicals, the fine-chemical manufacturer— and a Director of Zambon Company, the industrial holding of the Group; she is also President of the Zoé, Zambon Open Education Foundation. She is Chair of Secofind SIM S.p.A., the Multi Family Office she founded in 2000 to extend to other business families the experience built up since 1994 in family wealth management and in the selection and management of asset managers. She has been a director of Italcementi S.p.A. since 2010 and a director of Fondo Strategico Italiano since August 2011. Previously she was a director of Akros Finanziaria and Salvagnini S.p.A. Since 2007 Elena Zambon has been a member of the General Council of Aspen Italia and in 2013 was appointed to its Executive Committee. She is also President of the AIdAF, the Italian association of family firms.

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NOMINEES

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Sandy ATTIA – Italy

p. 11

Jenan AZMI – Egypt

p. 18

Lucía CANO – Spain

p. 25

Alessandra CIANCHETTA – Switzerland

p. 32

Maria Claudia CLEMENTE – Italy

p. 39

Sharon DAVIS – USA

p. 46

Anne DEMIANS – France

p. 53

Laura FOGARASI LUDLOFF – Germany

p. 60

Roisin HENEGHAN – Irland

p. 67

Anna HERINGER – Austria

p. 74

Margarita JOVER BIBOUM – Spain

p. 81

Shimul Jhaveri KADRI – India

p. 88

Momoyo KAIJIMA – Japan

p. 95

Aitzpea LAZKANO ORBEGOZO – Spain

p. 102

Ines LOBO – Portugal

p. 109

Salima NAJI – Morocco

p. 116

Françoise N’THÉPÉ – France

p. 123

Cecilia PUGA – Chile

p. 130

Kanika RATANAPRIDAKUL – Thailand

p. 137

Brinda SOMAYA – India

p. 144

Ada TOLLA – USA

p. 151


SANDY FARAG ATTIA BRESSANONE, ITALY

Egiziana di origine, spinta dalla formazione in ambito internazionale Attia approda professionalmente nella Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige, Regio Felix dell’architettura pubblica italiana. Qui si stabilisce a Bressanone dove è co-fondatrice dello studio MoDus Architects (con Matteo Scagnol). Cosciente di una fase storica dove casualità e circostanze diverse fanno parte della condizione del progettista, adatta il suo linguaggio architettonico alle particolari situazioni di lavoro. In questa ricerca è guidata dalle diverse possibilità dei materiali in evoluzione, e dall’interesse per funzioni multiple. Così per una centrale termica realizza una copertura utilizzabile dai ragazzi per le evoluzioni con gli skateboard, mentre nell’edificio per un’azienda produttrice di legno, coniuga l’uso del materiale come componente di regolazione climatica, qualificazione sostenibile dell’edificio, interessante esercizio formale e compositivo.

After an international education, Egyptian-born Attia began working professionally in the Autonomous Province of Bolzano-Alto Adige, Regio Felix of Italian public architecture. She settled in Bressanone, where she co-founded the MoDus Architects firm (with Matteo Scagnol). Conscious of living in a period in which the designer needs to take into account a variety of causes and circumstances, she adapts her architectural idiom to suit the specific situation. In her research, she is guided by the possibilities offered by the materials under development, and by her interest in multiple functions. For a thermal power station, she developed a roof for kids to practice skateboarding, while in a building for a timber company, she used the material as a component in ambient regulation, as sustainable characteristic of the building and an interesting formal and compositional exercise. Stefano Casciani

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SANDY FARAG ATTIA SCUOLA DELL’INFANZIA PRE-SCHOOL

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Bolzano, Italia

Bolzano, Italy

Destinazione d’uso

Use of the Building

Scuola dell’infanzia e Centro per la famiglia

Kindergarten and Family Center

Periodo di costruzione

Construction Period

2009 – 2012

2009 – 2012

Risultato di un appalto per la costruzione di due nuovi edifici scolastici e di una piazza pubblica situati nel centro di un nuovo quartiere residenziale, il progetto riguarda la prima delle due scuole a essere completata. Prendendo spunto dal piano regolatore generale, l’edificio a due piani è stato adattato per accogliere le tre funzioni previste in un’unica struttura, che si apre al suo interno per rivelare tre cortili all’aperto. Questi ultimi bilanciano un interno trasparente e pieno di luce, fornendo, al contempo, uno spazio comune che separa i vari programmi, a ognuno dei quali è assegnata un’area distinta. La sinergia di queste tre strutture è stimolata da una trasparenza che si riscontra nei cortili e che crea una comunità incentrata sui più piccoli. La funzione pedagogica e il progetto architettonico si fondono al fine di promuovere la compenetrazione degli spazi della scuola e degli approcci didattici. I collegamenti visivi sono progettati per favorire la partecipazione ai tre programmi e sono pensati per supportare la continuità negli anni formativi, quando i bambini, crescendo, passano da un programma scolastico a un altro. Il progetto offre inoltre una diversità di configurazioni spaziali in modo da stimolare l’incredibile senso dello spazio caratteristico dei più piccoli. Le superfici all’interno delle aule di attività si trasformano esse stesse in possibilità di esplorazione per i bambini, offrendo modi diversi per scoprire il senso del tatto, della vista e dell’udito. Result of a competition for two new school buildings and a public square located at the center of a new residential neighborhood, the project is the first of the two schools to be completed. Taking its cue from the master plan, the twostory building bends and sways to accommodate the three programmatic functions into one structure, opening up on the inside to reveal three outdoor courts. These courts make for a transparent, light-filled interior while, at the same time, providing a common buffer space between the constituent programs, each with its own distinct areas. The synergy of these three structures is stimulated by a transparency across the courts to create a community dedicated to small children. Particular attention was paid to the intersection between pedagogical and architectural considerations, whereby the design proposes a number of strategies to stimulate the interchange between the spaces of the school and the various didactic approaches. Visual connections are designed to promote participation between the three programs and are conceived to sustain continuity across the formative years as the children move from one school program to another as they grow older. The project also offers a diversity of spatial configurations in an effort to stimulate a child’s incredible sense of space. Many surfaces within the activity rooms are themselves sites of exploration for the children, offering different ways in which to engage the senses of touch, sight, and sound.

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SANDY FARAG ATTIA

SCUOLA DELL’INFANZIA / PRE-SCHOOL

Vista del primo piano lungo il corridoio sul lato del cortile First floor view down the hallway with flanking open courtyard

Affaccio della scuola sulla piazza centrale del nuovo quartiere “Resia” School fronting the central plaza of the new neighborhood “Resia”

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SANDY FARAG ATTIA

Area d’ingresso del Kindergarten Kindergarten entry area

Il cortile interno delimitato dai bambù che ospita le diverse attività Bamboo lined inner court shared by the various programs

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SCUOLA DELL’INFANZIA / PRE-SCHOOL


SANDY FARAG ATTIA AMPLIAMENTO UFFICI OFFICE ADDITION

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Bressanone, Bolzano, Italia

Bressanone, Bolzano, Italy

Destinazione d’uso

Use of the Building

Sede centrale di una società del settore legno

Headquarters for a wood-industry company

Periodo di costruzione

Construction Period

2010 – 2012

2010 – 2012

Il progetto è il risultato di una gara di appalto nella quale si richiedeva di riarredare e ingrandire gli uffici amministrativi e logistici centrali della società del settore del legno Damiani Holz&Ko, situata nella zona industriale di Bressanone. La società progetta e sviluppa sistemi edili in legno e si impegna a utilizzare legno ecosostenibile per prodotti e tecniche. A seguito di ciò, diversi sistemi costruttivi in legno mostrano l’impiego di un legname “grezzo”, industriale, come materiale per le finiture più diverse. Il progetto ha ottenuto la categoria più alta per l’efficienza energetica dal comitato locale per l’edilizia ecosostenibile, compreso il marchio CasaClima Oro, con la severa certificazione di CasaClima Nature per l’impiego di materiali ecologici e risorse energetiche rinnovabili. Inoltre l’edificio ha ricevuto la certificazione CasaClima Work&Life per i luoghi di lavoro sostenibili. La struttura è un compatto monolite in legno appoggiato su una base nera, in calcestruzzo. La facciata è orientata verticalmente, con brise-soleil in legno, e punteggiata da tre ampie aperture. I profili irregolari e frastagliati delle lamelle in legno compongono una sorta di seconda pelle che conferisce alla struttura un ritmo ondulatorio che oscilla dalla costruzione solida e impenetrabile per poi smaterializzarsi in un volume leggero e arioso in base al punto di osservazione. Questa duplice lettura e il doppio uso del legno, pesante e leggero, robusto e delicato, statico e dinamico, hanno accompagnato la fase progettuale nella sua concezione architettonica e tecnica. The project is the result of an invited competition that called for the refurbishing of, and addition to the administrative and logistical headquarters of the wood-building company Damiani Holz&Ko located in the industrial zone of Bressanone. The company designs and develops building systems in wood and pursues the use of environmentally conscientious wood building products and techniques; as a result, multiple construction systems in wood showcase the use of “raw”, industrygrade wood as a finished material in many different forms. The project obtained the highest category of energy efficiency awarded by the local green building council with the CasaClima Gold title along with the stringent certification of CasaClima Nature for the use of ecological materials and renewable energy sources. The building has also been awarded the CasaClima Work&Life certification for sustainable workplaces. The building is a compact, wooden monolith resting upon a black concrete base. The facade is a vertically oriented wooden brise-soleil that is punctuated by three large apertures. The irregular, jagged outlines of the wooden slats pull together the draping second skin in an undulating rhythm that wavers between an impenetrable, solid construction to then dematerialize into a light and airy volume depending on one’s vantage point. This double reading and binary use of wood as heavy and light, robust and delicate, static and dynamic accompanied the design process in both its architectural and technical conception.

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SANDY FARAG ATTIA

Vista dell’ingresso lungo la via d’accesso principale View of main entry along the main access street

Prospetto sul lato del magazzino Stockpile yard elevation

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AMPLIAMENTO UFFICI / OFFICE ADDITION


SANDY FARAG ATTIA

AMPLIAMENTO UFFICI / OFFICE ADDITION

Area reception dell’ingresso principale Main entry reception area

Una composizione dei sistemi di legno orizzontali A composition of horizontal wood systems

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JENAN AZMI CAIRO, EGYPT

Nell’ultima generazione di progettiste che perseguono un’idea di architettura adeguata alla cultura e all’evoluzione della società egiziana, Jenan Azmi è una delle più giovani: dopo un’esperienza formativa in studi professionali importanti, ha fondato il suo studio Tasmimat nel 2009. Qui cerca di sviluppare per gli edifici un’identità autonoma dal comune immaginario dell’architettura nord-africana. Tra le sue prime prove in corso di realizzazione, il complesso residenziale e turistico Portal to the Sea a Quseir, sul Mar Rosso, riutilizza materiali da costruzione sia per le unità abitative che per le residenze degli impiegati, che dispongono così di migliori condizioni di vita e di lavoro.

Jenan Azmi is one of the youngest representatives of the latest generation of designers who pursue an idea of architecture aligned with the culture and evolution of Egyptian society: after training with a number of important practices, she set up her own firm, Tasmimat, in 2009. Her objective is that the identity of her buildings should be separate from the common places about North African architecture. One of her first projects currently under construction is the Portal to the Sea residential and tourist complex in Quseir, on the Red Sea, re-using construction materials both for the houses and for the homes of the employees, to offer them better living and working conditions. Stefano Casciani

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JENAN AZMI SEIL – design hotel sostenibile SEIL – sustainable design hotel

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Marsa Alam

Marsa Alam

Destinazione d’uso

Use of the Building

Turistico

Tourism

Periodo di costruzione

Construction Period

2013 – in corso

2013 – ongoing

Il Seil è un design hotel situato su un lotto di terreno di 500.000 metri quadrati. Nella medesima area, a sud, si trova un altro albergo. Il nostro compito è stato quello di progettare 68 unità e un edificio principale adiacenti alle 32 unità già esistenti sul lato nord del lotto al fine di creare un hotel da 100 camere. Seil in arabo significa inondazione e il design generale, quindi, è ispirato alle strutture di drenaggio create proprio per contrastare le inondazioni, assai comuni nella topografia del territorio. La direzionalità delle inondazioni e l’orizzontalità della natura intorno al sito hanno ispirato un design molto rigido nel suo orientamento e che lotta per restare ben visibile. Per otto mesi all’anno, soffia un forte vento da nord-est e il suo fischio, che si aggiunge al rumore dei generatori e delle pompe dell’aria condizionata del vicino hotel, ci hanno spinto a cercare riparo in collina, costruendo al suo interno e non al di sopra del pendio. Il carattere architettonico delle nostre unità è ispirato alle formazioni rocciose della zona. Le molte linee verticali sottolineano l’orizzontalità generale. Queste strette aperture verticali in pareti di pietra spesse 50 cm consentono alla luce di entrare senza raggi di sole diretti. I boiler a energia solare saranno collocati nello spazio fra ogni unità e la collina, lontani dalla vista degli ospiti. Seil is a design hotel. It is located on a half a million sqm plot of land. The land contains an existing hotel on the southern edge of the site. Our task was to design 68 units and a main building adjacent to 32 existing units on the north side of the site to create a hotel of 100 rooms. Seil means flash flood in Arabic. Its design was inspired by the drainage patterns created by the flash floods that form the topography of the land. The directionality of the flash floods and the horizontality of the nature around the site inspired a design that is very rigid in its directionality and strives to keep very visible. A strong prevalent north-east wind, present 8 months of the year, paired with noise from the generators and chillers of the neighboring hotel led us to take shelter in the hill and build into it as opposed to above it. The architectural character of our units is inspired by the rock formation in the site. Many vertical lines emphasize an overall horizontality. These narrow vertical openings in 50 cm thick stone walls allow light to enter without direct sunlight. Solar water heaters will be placed in the gap between each unit and the hill, unseen by users.

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JENAN AZMI

Rendering 3D del blocco centrale dell’edificio 3D render showing hotel central building

Vista notturna del corpo centrale dell’hotel e della piscina Night view showing hotel central building and pool

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SEIL – DESIGN HOTEL SOSTENIBILE / SEIL – SUSTAINABLE DESIGN HOTEL


JENAN AZMI

SEIL – DESIGN HOTEL SOSTENIBILE / SEIL – SUSTAINABLE DESIGN HOTEL

Particolare dei diversi corpi Shot of units

L’ispirazione per lo stile architettonico dei prospetti Inspiration for architectural character of elevations

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JENAN AZMI porta SUL mare PORTAL TO THE SEA

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Nei pressi di Quseir, Costa del Mar Rosso, Egitto

Near town of Quseir, Red Sea Coast, Egypt

Destinazione d’uso

Use of the Building

Alloggi per il personale

Staff Housing

Periodo di costruzione

Construction Period

2010

2010

Descrizione: edificio ecocompatibile per il personale amministrativo dell’Hotel Oasis. Costruito in pietra di scarto locale proveniente da scavi poco distanti, il carattere architettonico si ispira alla vicina città di Quseir. Inizialmente era stato studiato per ospitare i dipendenti, che al momento dormono in otto in una stanza di 16 metri in condizioni inaccettabili. Il portale doveva essere il primo edificio di una serie di unità residenziali e commerciali che avrebbero costituito un villaggio a disposizione della popolazione locale ed estera che intendeva abitare lungo le coste del Mar Rosso per lavorare nel settore turistico. Il concetto alla base di Portal to the Sea è stato invece quello di progettare ogni edificio del villaggio separatamente, al fine di ottenere un sistema di blocchi di costruzioni modulari collegati fra loro come mattoncini Lego, per creare ogni volta qualcosa di nuovo e diverso. Dopo aver raggruppato le varie unità, sono stati quindi aggiunti agli edifici i quattro elementi ispirati a Quseir per conferire unicità (protezioni in legno, scale esterne nello stesso materiale, terrazze al piano terra e staccionate). Le unità sono progettate in modo da offrire una facciata dall’aspetto monumentale, che dà sulla strada, e una più riservata, a misura d’uomo, che dà sul mare. Description: environmentally conscious staff housing for Oasis hotel administration. Built in local discarded stone from nearby excavations. Architectural character inspired by the nearby city of Quseir. Initially, it was planned to house staff that at the moment sleep 8 persons in a 16 sqm room, the conditions of which are shocking. The portal was commissioned to be the first building of a series of residential and retail units that would constitute a village catering to the locals and expats that take residence along the Red Sea coast for tourism related job. The concept behind Portal to the Sea is instead of designing each building in the village separately to design a system of modular building blocks that fit together like Lego to create a new and different building each time. After these units are grouped together, 4 design elements inspired by Quseir (wooden projections, external wood staircases, outdoor ground floor terraces and enclosures) are then added to the building to give each unit a unitary style. The units are designed in such a way as to have a monumental gateway appearance from the road side and a softer more human scale from the side facing the sea.

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JENAN AZMI

PORTA SUL MARE / PORTAL TO THE SEA

Rendering in 3D 3D render

Prospetti Elevations

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JENAN AZMI

Passaggio dal non-costruito al costruito Transition from unbuilt to built

Rendering in 3D 3D render

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PORTA SUL MARE / PORTAL TO THE SEA


LUCIA CANO MADRID, SPAIN

Figlia d’arte, dopo un periodo di collaborazione con Julio Cano Lasso, uno dei principali architetti modernisti spagnoli, Lucia Cano si fa conoscere nel 2009 con l’iconico edificio per il suo studio Selgascano (con Josè Selgas): una singola unità completamente trasparente all’interno di un bosco. Dichiara esplicitamente di non voler ampliare la dimensione dell’ufficio, rimanere concentrata sul tema dell’architettura costruita, dove porta però elementi di riflessione anche filosofica uniti alla forte attenzione all’uso dei materiali, in funzione scenografica oltre che strutturale. La gamma degli edifici realizzati comprende diversi centri congressi e spazi per la cultura e il divertimento: in particolare a Badajoz, dove il sito originale della Plaza de Toros viene reinterpretato con una struttura semitrasparente e luminosa, a Plasencia si ripete il gioco delle trasparenze con un contenitore translucido che contiene le funzioni per l’incontro e la discussione, a Merida un playground per adolescenti diventa un segno urbano multicolore.

Born in a family of architects, after working with Julio Cano Lasso, a leading Spanish modernist architect, Lucia Cano made her name in 2009 with the iconic building for her firm, Selgascano (founded with Josè Selgas): a single, completely transparent unit in a wood. She has said explicitly that she does not want to extend the office, but wants to remain focused on constructed architecture, with close attention to the material she uses, for visual impact as well as for structural purposes. Buildings designed by Lucia Cano include a number of conference centers and locations for culture and entertainment: examples can be seen in Badajoz, where the original site of the Plaza de Toros is re-interpreted with a semi-transparent luminous structure, in Plasencia, where the play of transparencies is repeated with a translucent container providing spaces for meetings and discussions, and in Merida, where a playground for adolescents becomes a multicolored urban space. Stefano Casciani

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LUCIA CANO CENTRO CONGRESSI E AUDITORIUM A BADAJOZ BADAJOZ CONGRESS CENTER AND AUDITORIUM

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Badajoz, Spagna

Badajoz, Spain

Destinazione d’uso

Use of the Building

Centro Congressi e Auditorium

Congress Center and Auditorium

Periodo di costruzione

Construction Period

1999 – 2006

1999 – 2006

La base sulla quale lavoriamo è decisamente unica: l’antica “plaza de toros” della città, circolare, inserita in un bastione pentagonale delle mura Vauban del Settecento. L’edificio è stato costruito per la città di Badajoz nella caratteristica enclave del Baluardo di San Roque, sopra i resti delle arene che si erano susseguite nei secoli. La difficoltà di posizionare il Centro Congressi in uno spazio vuoto, che doveva rimanere tale, ha imposto l’utilizzo di un espediente piuttosto semplice: è stata quindi invertita l’area degli spettatori e portata all’interno dell’arena, verso il centro, e spostata l’area centrale vuota verso gli spettatori, dove erano originariamente gli spalti. In seguito abbiamo aggiunto le luci al cilindro che si è creato al centro, proiettandole sui cerchi esterni di poliestere che marcano i limiti incerti di un vuoto. Dall’esterno si potrebbe pensare che la copertura dell’entrata principale sia l’unica costruzione esistente, una bizzarra struttura che compare, si impone e si apre sulla scalinata, coprendo l’intero edificio. Dall’interno, la sala principale segue la medesima idea dell’esterno del cilindro, con pareti colorate dello stesso materiale acrilico, soffitti traslucidi a griglia dove si susseguono le ombre dell’oculo e un pavimento del medesimo colore scuro della piazza e del patio esterno. The base on which we work is rather unrepeatable: the old bullring of the city, circular, inserted in a pentagonal bastion of the Vauban XVII century wall. The bullring was created for the city of Badajoz in the specific enclave of the Baluard of San Roque over the remains of the old bullrings that have existed there throughout the centuries. The complexity of placing a Conference Center in an empty space and maintaining it empty is resolved by means of a simple trick, consisting of inverting the spectator area and taking it to the ring, to the center, and taking the empty central area to the spectators, to where the old stands used to be. Then we dress the cylinder that is produced in the center with light, projected upon the outer polyester rings that mark the uncertain limits of a void. From the outside we might think that the shelter of the main entrance is the only existing construction or crank that appears, represents and opens, down the staircase it covers, the whole building. From the inside, the main room corresponds to the same exterior idea of the cylinder with luminous walls of the same acrylic material, translucid ceiling in the shape of a grid on which the shadow of the oculus moves, and a floor of the same dark color as the plaza and the external patio.

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LUCIA CANO

CENTRO CONGRESSI E AUDITORIUM A BADAJOZ / BADAJOZ CONGRESS CENTER AND AUDITORIUM

Veduta della corte interna Courtyard view

Veduta aerea notturna del complesso Exterior aerial night view

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LUCIA CANO

Veduta della porta di ingresso Entrance door view

Veduta dell’atrio di ingresso Entrance lobby view

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CENTRO CONGRESSI E AUDITORIUM A BADAJOZ / BADAJOZ CONGRESS CENTER AND AUDITORIUM


LUCIA CANO CENTRO CONGRESSI E AUDITORIUM A PLASENCIA PLASENCIA CONGRESS CENTER AND AUDITORIUM

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Location

Location

Plasencia, Spagna

Plasencia, Spain

Destinazione d’uso

Use of the Building

Centro Congressi e Auditorium

Congress Center and Auditorium

Periodo di costruzione

Construction Period

2005 – 2014

2005 – 2014

Il Centro Congressi è al confine tra la città di Plasencia e la campagna, il confine tra ciò che è stato toccato dall’umanità e ciò che è stato toccato da millenni di clima. Ciò che è stato toccato dall’umanità ha coperto i millenni con un colpo di spatola in pochi anni. Così, fin dall’inizio, dalla fase di concorso, abbiamo visto chiaramente che il lavoro consisteva nello scegliere uno dei due lati del confine: appartenenza alla città, a quanto è stato toccato dalla nostra generazione, o appartenenza alla lentezza. In quelle condizioni era impossibile appartenere ad entrambi. Avendo scelto la seconda opzione, ci siamo trovati costretti a posare gli edifici su un livello molto più basso rispetto alla strada a causa della notevole differenza di piano tra i due mondi. Il mondo artificiale aveva creato un terrapieno di 17 m di altezza che copriva i contorni naturali, rimasti sepolti sotto. Come reazione a questa inarrestabile sottomissione della natura, abbiamo deciso che la nostra soluzione avrebbe avuto il massimo rispetto per la terra, appoggiandoci sopra l’edificio e coprendo la minore superficie possibile, così preservando un’isola di terra naturale nella futura zona di espansione. L’autostrada di Salamanca, l’ex Silver Route, e anche la futura Silver Motorway, tutto corre oltre il lato occidentale dell’area di intervento, che ha anche le migliori viste sulla Sierra de Gata. L’edificio sarà visibile in lontananza da tutto il lato ovest, da nord a sud. Si vedrà passando in auto ad alta velocità, ed è per questo che lo abbiamo progettato come un’istantanea o una forma luminosa, che agisce come un segno per gli automobilisti di giorno e di notte. The Congress Center is on the boundary between the town of Plasencia and the country, on the edge between what has been touched by a less artificial humanity and what has been touched by millennia of climate. What has been touched by humanity has covered up those millennia with the sweep of a trowel in a few years. Thus, from the outset, from the competition design, we saw quite clearly that the work consisted of choosing between one of the boundary´s two sides: belonging to the city, to what has been touched by our generation, or belonging to slowness. Under these conditions it was impossible to belong to both. Having been chosen by the second option, we found ourselves forced to rest the buildings on a much lower level than the street due to the considerable height difference between the two worlds. The artificial world had created a 17 m high embankment that covered the natural contours, now buried below. In reaction to this unstoppable submission, we decided that our solution would have a maximum respect for the land, resting on and covering the least possible area of the allotment, thus preserving an island of natural earth in the future expansion zone, even if it meant being a small puddle in the sea. The Salamanca highway, the former Silver Route and the future Silver Motorway as well, all run past the western side of the allotment, which also has the best views of the Gata Range. The building will be visible in the distance from an entire western perspective, from north to south. It will be seen when passing by at high speed in a car, which is why we have planned it as a snapshot or a luminous form, acting as a sign for passengers by day and by night.

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LUCIA CANO

Veduta ravvicinata del prospetto nord-ovest Closer north-west elevation view

Veduta della rampa d’accesso Ramp access view

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CENTRO CONGRESSI E AUDITORIUM A PLASENCIA / PLASENCIA CONGRESS CENTER AND AUDITORIUM


LUCIA CANO

CENTRO CONGRESSI E AUDITORIUM A PLASENCIA / PLASENCIA CONGRESS CENTER AND AUDITORIUM

Veduta della rampa Ramp view

Veduta del prospetto ovest West elevation view

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ALESSANDRA CIANCHETTA PARIS, FRANCE

Inizia l’attività di architetto collaborando con diversi studi in Italia e Spagna: con AWP – Office for Territorial Configuration fondata nel 2003 (insieme a Marc e Matthias Armengaud) sviluppa numerosi progetti legati alla riconfigurazione del territorio su diverse scale: dalla più piccola di interventi di rivitalizzazione di centri storici (Norwegian Wood a Sandnes, Norvegia) alla più vasta come nel master plan per l’area antistante la Grande Arche a La Défense di Parigi. La quantità di edifici realizzati è ancora limitata, ma in progetti come Poissy Galore (centro multifunzionale nell’area di Possy, Ile de France) si intravede la ricerca di un linguaggio architettonico innovativo, basato sulla libera composizione di forme e archetipi della modernità, adeguatamente rivisti.

Alessandra Cianchetta began her architectural career working with studios in Italy and Spain: with AWP—Office for Territorial Configuration established in 2003 (with Marc and Matthias Armengaud), she developed many territorial re-development projects, on different scales: from the smallest initiatives to revitalize old town centers (Norwegian Wood in Sandnes, Norway) to the largest, a master plan for the area facing the Grande Arche at La Défense in Paris. The number of buildings she has constructed is still small, but projects such as Poissy Galore (a multifunctional center in the Poissy area on the Ile de France) reflect a search for an innovative architectural approach, based on a free composition of appropriately revised modern forms and archetypes. Stefano Casciani

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ALESSANDRA CIANCHETTA LA DEFENSE – masterplan e riprogettazione LA DEFENSE – masterplan and redesign

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Parigi, Francia

Paris, France

Destinazione d’uso

Use of the Building

Uso misto, essenzialmente edifici e spazi pubblici

Mixed-use, essentialy public buildings and public spaces

Periodo di costruzione

Construction Period

Inizio nel 2014

Starting in 2014

Progettazione di spazi pubblici e stravaganti edifici ai piedi del Grande Arche, nel CBD La Défense di Parigi. Scopo del progetto è supportare i cambiamenti del futuro piano urbanistico del quartiere: le “Terrasses” di Nanaterre, lo stadio Arena 92, edifici residenziali e hotel. Ogni elemento del progetto, dichiarato di interesse nazionale, che copre 70.000 metri quadrati e comprende una rampa lunga circa 750 metri, contribuisce a migliorare l’esperienza urbana. I nuovi, eccentrici edifici, gli spazi multifunzionali e le unità più piccole “attivano” i possibili usi del sito. Obiettivo principale è creare una continuità architettonica, urbana e paesaggistica fra gli spazi di nuova costruzione e quelli già esistenti. Si tratta di una delle aree pubbliche urbane più importanti di “Le Grand Paris”. Il progetto comprende lo studio di una specifica pavimentazione in calcestruzzo e una gamma di arredi urbani nello stesso materiale. Questo progetto di design è parte di un nuovo piano urbanistico generale strategico per l’intero sito (161 acri), le cui linee guida creano un nuovo quadro di riferimenti in base al quale il CBD di Parigi potrà costruire nuove torri, rimodellare le proprietà commerciali esistenti, progettare spazi per eventi culturali, riutilizzare la struttura multistrato da 30 ha e i suoi 6 piani interrati, creare una rete di spazi aperti, espandere infrastrutture e far evolvere le strutture già pianificate per i prossimi venti anni. Design of public spaces and follies situated at the foot of the Grande Arche in Paris’ CBD La Défense. The aim is for the scheme to support the upcoming urban planning changes to the neighborhood: Terrasses de Nanterre, the Arena 92 stadium, residences and hotels. Each element of the project, declared of national interest, covering 70,000 sqm and including a ramp nearly 750 m long, contributes to an improved urban experience. New follies, multi-purpose spaces and small-scale buildings “activate” the possible uses of the site. The principal objective is to create an architectural, urban and landscaping continuity between the newly developed and existing urban spaces. This is one of Le Grand Paris’s major public urban spaces. The project includes the design of specific concrete pavings and a range of concrete urban furniture. This design project is part of our new strategic master plan for the entire (161 hectares) site whose guidelines create a framework under which Paris’ CBD can build new towers, remodel existent commercial properties, design spaces for cultural events, re-uses the multi-layered 30 ha slab and its 6 underground stories, install a network of open spaces, expand infrastructure, and evolve planning structures over the next 20 years.

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ALESSANDRA CIANCHETTA

Disegno progettuale del nuovo masterplan strategico The design project of the new strategic masterplan

Veduta aerea dei 70.000 m2 dell’area di intervento e della più ampia area di studio di 160 ettari Aerial view on the 70 000 sqm site and the broader 160 ha area of study

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LA DEFENSE – MASTERPLAN E RIPROGETTAZIONE / LA DEFENSE – MASTERPLAN AND REDESIGN


ALESSANDRA CIANCHETTA

LA DEFENSE – MASTERPLAN E RIPROGETTAZIONE / LA DEFENSE – MASTERPLAN AND REDESIGN

Tra le due estremità, per ristabilire e re-interpretare l’asse che va dal Louvre a La Défense Among the stakes, to re-establish and re-interpreter the axis spanning from the Louvre to La Défense

Sotto la rampa è stata ricavata una piscina pubblica per sfruttare le differenze di livello A public pool is obtained below the ramp, making good use of the differences in levels

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ALESSANDRA CIANCHETTA IMPIANTO DI DEPURAZIONE DELL’ACQUA WATER-TREATMENT PLANT

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Evrì, Parigi

Evrì, Paris

Destinazione d’uso

Use of the Building

Impianto industriale

Industrial plant

Periodo di costruzione

Construction Period

Inizio nel 2012

Starting in 2012

Situato sulla riva della Senna, accanto a un’importante tangenziale (la Francilienne), l’impianto di depurazione idrica di Evrì è un elemento infrastrutturale di rilievo, al contempo simbolico ed estremamente funzionale, che rispecchia considerazioni ambientali, tecniche e urbane. Il primo impianto fu costruito negli anni Settanta e lo scopo di questa ristrutturazione è aumentarne e ottimizzarne la capacità. La dimensione urbana della struttura ci ha condotti verso una strategia di apertura e ospitalità. Prima rifiutata e nascosta, l’infrastruttura ora è ricollocata nella scena urbana, acquistando un ruolo pubblico e diventando un vero simbolo. Periodicamente aperto al pubblico, l’impianto si trasformerà in un punto di riferimento e in un parco sperimentale per il filtraggio dell’acqua. La strategia formale si basa su un asse principale lungo il fiume dove si trovano giardini, nuovi edifici e cisterne. Gli edifici saranno ristrutturati e le facciate completamente ridisegnate, per diventare filtri su scala urbana. Located on the Seine river front, close to a key metropolitan route (the Francilienne), Evrì water depuration plant is a major infrastructural element that is at once symbolic and highly functional, reflecting environmental, technical and urban considerations. The first plant was built in the 70s and the aim of this renovation is to increase and optimize its capacity. The urban dimension of the equipment has guided us towards a strategy of opening-up and hospitality. Previously rejected and hidden, this infrastructure is now relocated on the urban scene, so as to have a public role and to become symbolic. Regularly open to visitors, this equipment will become both a landmark and an experiential water filtering park. The formal strategy consists of a main axis along the river where gardens, new buildings and tanks are located. Buildings will be renovated and their facades completely redesigned as urban scale filters.

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IMPIANTO DI DEPURAZIONE DELL’ACQUA / WATER-TREATMENT PLANT

Veduta della facciata laterale View of the lateral facade

Veduta dell’impianto di depurazione dell’acqua View of the industrial Water Plant

Photographer © AWP, Anna Positano

Photographer © AWP, Anna Positano

ALESSANDRA CIANCHETTA

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ALESSANDRA CIANCHETTA

IMPIANTO DI DEPURAZIONE DELL’ACQUA / WATER-TREATMENT PLANT

Phototographer © AWP, Anna Positano

Veduta generale dell’impianto di trattamento dell’acqua General view of the water plant

Phototographer © AWP, Anna Positano

Veduta interna Internal view

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MARIA CLAUDIA CLEMENTE ROME, ITALY

Tra i progettisti delle ultime generazioni che stanno ricostruendo una nuova identità dell’architettura italiana, Maria Claudia Clemente con lo studio LABICS (insieme a Francesco Isidori) si distingue – oltre che come una delle pochissime architetto donna – per essere riuscita nella realizzazione di una importante macrostruttura di interesse pubblico, con funzioni integrate per i servizi e la cultura. Il MAST di Bologna, completato nel 2013, è interamente realizzato da un privato (gruppo Coesia) che ha voluto però dare alla città un centro aperto a tutti. Qui Maria Claudia Clemente realizza anche un’integrazione tra disegno di elementi costruttivi prodotti in serie e composizione architettonica complessiva: il risultato è una combinazione di rigore neomoderno e forte espressività geometrica. Lo stesso impegno a combinare leggerezza e solidità della costruzione viene applicato al tema dell’abitazione, nel complesso Città del Sole, uno dei pochi insediamenti di alta qualità architettonica nel difficile contesto edilizio romano.

Among the designers of the new generation who are establishing a new identity for Italian architecture, Maria Claudia Clemente of the LABICS firm (together with Francesco Isidori) has made her name not only as one of the very few female architects, but also for her success in creating an important macrostructure of public interest, integrating services and culture. The MAST in Bologna, completed in 2013, was commissioned privately (by the Coesia group) to provide the city with a center open to the public. Here Maria Claudia Clemente also integrates the design of mass produced construction elements and overall architectural composition: the result is a combination of neomodern rigor and strong geometric expressiveness. She applies the same approach of combining lightness and construction solidity to housing, in the Città del Sole complex, one of the few highquality architectural achievements in Rome’s complex building industry. Stefano Casciani

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MARIA CLAUDIA CLEMENTE MAST – GD, EDIFICIO POLIFUNZIONALE MAST – GD, MULTIFUNCTIONAL BUILDING

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Bologna, Italia

Bologna, Italy

Destinazione d’uso

Use of the Building

Pubblica e privata: scuola per l’infanzia, mensa,

Public and Private: Creche, Canteen, Wellness center,

centro benessere, spazio espositivo, centro di formazione,

Exhibition space, Academy, Auditorium, Caffè, Parking

auditorium, bar, parcheggio

Construction Period

Periodo di costruzione

2009 – 2013

2009 – 2013 L’edificio polifunzionale per la società bolognese GD, leader mondiale nella produzione di macchine confezionatrici, si trova all’interno del campus aziendale e ospita diversi spazi pubblici e della società. Il bando di gara originale richiedeva lo sviluppo di una serie di edifici all’interno del campus di GD per fornire al personale una scuola per l’infanzia, una mensa, un’area di incontro e una palestra, oltre a spazi pubblici come un centro di formazione, un auditorium e un museo aziendale. Il progetto di Labics ha proposto di riunire queste diverse tipologie di spazi in un unico edificio multifunzionale, che rafforzi l’identità della società, migliori il benessere del personale e fornisca spazi flessibili e interattivi. Il complesso si differenzia dal tessuto urbano circostante, molto frammentato, grazie al suo giusto equilibrio tra la solidità degli edifici preesistenti all’interno del campus e gli spazi aperti del vicino parco del Reno. Ecco il motivo delle due “entrate”: una privata, lineare, che si mette in correlazione con gli edifici GD esistenti e una seconda, pubblica, che si apre sulla città e il parco. Quest’ultima si compone di lunghe rampe che arrivano direttamente al parco, invitando il pubblico nel cuore dell’edificio. Il layout della struttura è studiato per incoraggiare l’interazione fra gli utilizzatori, mentre si muovono fra i vari spazi e le loro funzioni, creando nuovi rapporti e collegamenti incoraggianti fra l’organizzazione e la comunità locale. L’apertura dell’edificio è ulteriormente rafforzata da un doppio rivestimento in vetro che copre l’intera facciata e ne migliora l’isolamento. A multifunctional building for the Bologna firm GD, a world leader in the production of packaging machines, located on a corporate campus and containing a variety of corporate and public spaces. The original competition brief was to develop a series of buildings across GD’s campus providing staff facilities—kindergarten, canteen, staff club and gym—as well as public spaces such as a training center, auditorium, and a company museum. Labics’ design proposed to bring together these different space types in a single, multifunctional building, reinforcing the identity of the company, improving staff welfare and providing flexible and interactive spaces. The complex differs from the surrounding fragmented urban fabric for its mediating between the solidity of the existing buildings on the GD campus and the open spaces of the nearby River Reno park. This is the reason why it has two “fronts”: a private, linear one which relates to the existing GD buildings, and a second, public front that opens toward the city and the park. This entrance consists of long ramps which directly address the park, inviting the public into the heart of the building. The building’s diagram is structured to encourage interaction among users as they move between the various functions within, creating encouraging new relationships and connections between the organization and its local community. The openness of the building is further reinforced by a double-skin glass envelope that covers the entire facade and helps provide insulation.

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MAST – GD, EDIFICIO POLIFUNZIONALE / MAST – GD, MULTIFUNCTIONAL BUILDING

Sezione e facciata Section and facade

Veduta generale dal lato della città General view from the city side

Phototographer Christian Richter

MARIA CLAUDIA CLEMENTE

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MARIA CLAUDIA CLEMENTE

MAST – GD, EDIFICIO POLIFUNZIONALE / MAST – GD, MULTIFUNCTIONAL BUILDING

Phototographer Christian Richter

Dettaglio del volume dell’auditorium Detail of the auditorium volume

Phototographer Christian Richter

Dettaglio della sala mensa posata sul’acqua Detail of the canteen on the water

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MARIA CLAUDIA CLEMENTE CITTÀ DEL SOLE – RIQUALIFICAZIONE URBANA CITTÀ DEL SOLE – URBAN REDEVELOPMENT

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Roma, Italia

Rome, Italy

Destinazione d’uso

Use of the Building

Pubblica e privata: abitazioni, uffici, biblioteca e spazi pubblici

Public and Private: Residential, Offices, Library and Public Spaces

Periodo di costruzione

Construction Period

2010 – In costruzione

2010 – Under Construction

Progetto vincitore del concorso per la riqualificazione di un’area urbana, compresa la trasformazione di un vecchio deposito di autobus, per integrare destinazioni d’uso diverse come uffici, spazi commerciali e unità residenziali, non è semplice. Si deve partire dalla riqualificazione di un quartiere con un’identità debole, ma con un buon potenziale di crescita grazie alla sua posizione in prossimità del centro cittadino. L’obiettivo di Labics, quindi, era creare un nuovo centro per la comunità locale, ma anche accrescere il suo profilo come luogo di passaggio con un accesso privilegiato al centro città. Il sito è stato progettato per risultare poroso, consentendo un buon accesso in entrata e uscita, incoraggiando il flusso di persone e dimostrando la filosofia di Labics, secondo cui le città dovrebbero essere composte da sistemi e non da oggetti. Gli spazi pubblici non sono considerati residuali, ma pienamente integrati con gli elementi strutturali. Ecco che, per esempio, lo spazio interrato si trasforma in una struttura che sorregge il peso dei camminamenti sopraelevati ed è essa stessa un’area pedonale. Tutto ciò crea uno spazio pubblico complesso, ricco di esperienze. Il progetto si articola su diversi livelli, con attività commerciali e una biblioteca pubblica al piano terra, uffici al primo piano e spazi pubblici all’ultimo. Tre edifici sono sospesi sopra l’area pubblica; uno è dedicato a uffici, gli altri due sono ad uso residenziale. Gli edifici residenziali contrastano in termini di tipologia e trattamento esterno. Winning competition entry for the redevelopment of an urban area, including the transformation of an existing bus depot to integrate a mixture of uses including office, retail space and residential units. It involves the regeneration of a neighborhood with a weak identity but with good growth potential due to its location at the edge of the city center. Labics’ aim therefore was to create a new center for the local community, but also to increase its profile as a place of transition with privileged access to the city center. The development of the site has been designed to be porous, allowing good access to and from the site, encouraging the flow of people and demonstrating Labics’ philosophy that cities should be built by systems rather than objects. Public realm space is not seen as residual but is fully integrated with the built elements—so, for example, the basement space becomes the load-bearing structure for high level walkways as well as a pathway in itself. This creates a complex public space, rich in experience. The project is articulated over different levels, with commercial activities and the public library at ground level, offices on the first floor and public spaces on top of those. Three buildings are suspended above this public area—one containing more offices and the other two for residential use. The residential buildings contrast in terms of their typology and external treatment.

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MARIA CLAUDIA CLEMENTE

CITTÀ DEL SOLE – RIQUALIFICAZIONE URBANA / CITTÀ DEL SOLE – URBAN REDEVELOPMENT

Photographer Fernando Guerra

Veduta generale del cantiere dalla torre General view of the construction site from the tower

Photographer Fernando Guerra

Veduta dell’alto edificio residenziale View of the high residential building

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CITTÀ DEL SOLE – RIQUALIFICAZIONE URBANA / CITTÀ DEL SOLE – URBAN REDEVELOPMENT

Photographer Fernando Guerra

Dettaglio della facciata Detail of the facade

Particolare della scala dell’edificio residenziale Detail of the residential building staircase

Photographer Luigi Filetici

MARIA CLAUDIA CLEMENTE

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SHARON DAVIS NEW YORK, USA

La pratica professionale di Sharon Davis sarebbe quella comune a molte donne architetto (edifici residenziali, interior design) se non fosse per l’incontro con l’associazione Women for Women International, un’organizzazione non profit per l’aiuto alle donne in condizioni difficili, fondata da una rifugiata dall’Iraq di Saddam Hussein. La sua più recente e conosciuta realizzazione, il Women Opportunities Center a Kayonzo (Ruanda, 2013) contrasta infatti nel linguaggio con la “normalità” delle altre sue costruzioni, a cui contrappone nel WOC ricerca dell’essenzialità e soluzioni tecniche molto semplici per risolvere problemi fondamentali (ombreggiamento, recupero delle acque, risparmio energetico). In un altro centro realizzato in Kosovo qualche anno prima, sempre in collaborazione con WfW, l’architettura è ridotta a un semplice e funzionale volume geometrico.

Sharon Davis’ professional activities would be similar to that of many female architects (residential buildings, interior design), were it not for her association with Women for Women International, a non-profit organization set up to help women in difficulties by a refugee who fled from Saddam Hussein’s Iraq. Sharon Davis’ most recent work, the highly regarded Women Opportunities Center in Kayonzo (Ruanda, 2013) contrasts idiomatically with the “normality” of her other buildings, using an approach that focuses on essentiality and extremely simple technical solutions to resolve fundamental problems (shade, water recovery, energy saving). In another center built a few years ago in Kosovo, also in cooperation with WfW, Sharon Davis’ architecture is condensed into a simple and functional geometric volume. Stefano Casciani

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SHARON DAVIS WOC WOMEN’S OPPORTUNITY CENTER

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Kayonza, Rwanda

Kayonza, Rwanda

Destinazione d’uso

Use of the Building

Scopo sociale

Social Purposes

Periodo di costruzione

Construction Period

2011 – 2013

2011 – 2013

A un’ora dalla capitale del Rwanda, Kayonza è un luogo con pochi mezzi ma grandi potenzialità. In un ambiente semi rurale, le donne trascorrono i loro giorni dedicandosi a un’agricoltura di sussistenza, andando a prendere l’acqua o tagliando la legna per il fuoco. La nostra location, un incrocio di strade su una fertile valle, è ideale per un’architettura che si apre a un nuovo mondo di opportunità. Come ispirazione principale, abbiamo scelto un villaggio: gruppi di padiglioni a scala umana regalano ogni giorno a oltre trecento donne un senso di sicurezza e comunità. Dall’entrata del centro, da una strada piuttosto trafficata, il nostro programma educativo si svolge all’interno dell’intero sito, scendendo fino alla vallata sottostante: uffici amministrativi, un mercato, aule, un’area di accoglienza ospiti e un’impresa agricola sostenibile che sia di esempio per la popolazione. Nel preparare i 450.000 mattoni in creta necessari per la costruzione, utilizzando materiale trovato sul posto e un metodo di pressatura manuale più duraturo adattato dalle tecniche costruttive locali, le donne che utilizzeranno il centro hanno appreso capacità spendibili sul mercato e che potranno garantire loro un reddito. Grazie all’impiego di collaborazioni locali, abbiamo potuto costruire impianti di purificazione dell’acqua, biogas e altri sistemi sostenibili che possono essere gestiti direttamente dagli abitanti del posto. Il WOC consente alle donne di superare un’eredità di conflitti e, come designer, ha permesso a noi di adottare un’etica di collaborazione globale. One hour from the Rwandan capital, Kayonza is a place with few means but great promise. In this semi-rural setting, women dedicate their days to subsistence farms, fetching water and scavenging wood for fuel. Our site, a crossroads above a fertile valley, is ideal for architecture that opens a new world of opportunity. We chose a village as our organizing principal: human-scaled pavilions clustered to create security and community for up to 300 women every day. From the center’s entry along a well-traveled road, our educational program unfolds across the site, stepping down toward the valley below: administration areas, market, classrooms, guest lodging, and a sustainable demonstration farm. In crafting the 450,000 clay bricks needed for construction—using materials found on site and a more durable manual press method we adapted from local building techniques—the women who will use the center have learned marketable, income-generating skills. Utilizing local partnerships, we created water purification, biogas, and other sustainable systems that can be maintained by the site’s inhabitants. The WOC empowers women to transcend a legacy of conflict; as designers, it has empowered us to create an ethic of global collaboration.

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SHARON DAVIS

WOC WOMEN’S OPPORTUNITY CENTER

Photographer Elisabeth Felicella

Veduta esterna delle aule Exterior view of the classrooms

Photographer Bruce Engel

Veduta dei tetti delle aule studiati per la raccolta dell’acqua View of the rainwater collecting roofs of the classrooms

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WOC WOMEN’S OPPORTUNITY CENTER

Veduta degli edifici amministrativi View of the administration buildings

Photographer Bruce Engel

SHARON DAVIS

Diagramma degli elementi di frangisole e raffreddamento passivo Diagram of the solar shading and passive cooling elements

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SHARON DAVIS CASA SULL’ALBERO TREEHOUSE

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Garrison, New York

Garrison, New York

Destinazione d’uso

Use of the Building

Spazio di gioco per bambini

Children’s play space

Periodo di costruzione

Construction Period

2012 – 2013

2012 – 2013

Questo spazio di gioco polifunzionale di poco meno di 19 metri quadrati nella valle del fiume Hudson, chiamato “Casa sull’albero” per la sua posizione sopraelevata accanto ad alcuni alberi, rappresenta un contrappunto al nostro lavoro in Africa, all’estremo opposto della nostra offerta architettonica. Quando lavoriamo unicamente in veste di designer, sostenuti da un budget generoso, dalle conoscenze e dalle infrastrutture del mondo sviluppato, celebriamo dettagli strutturali e l’arte della costruzione come modo per avere un impatto sugli utilizzatori di queste architetture. Il programma, in particolare la sua densità e giustapposizione, per noi è ugualmente importante, sia che si tratti di qualcosa di estroso, sia di un complesso progetto pubblico. Abbiamo riempito questo piccolo spazio con diversi giochi ed elementi di svago prodotti su misura come reti per arrampicarsi, pali da pompiere, uno scivolo e un piccolo scrittoio. Per completare la costruzione, abbiamo cercato un mobiliere, più che un semplice fornitore, che, con la sua artigianalità, potesse elevare il livello di questo lavoro su piccola scala. This 200 square foot multipurpose play space in the Hudson Valley, called a ‘Treehouse’ for its elevated position adjacent to a stand of trees, represents a counterpoint to our work in Africa at the other end of our architectural range. When practicing purely as designers, supported by a generous budget and the knowledge-base and infrastructure of the developed world, we celebrate tectonic detail and the craft of construction as a way to impact architecture’s users. Program—particularly its density and juxtaposition—is no less important to us on a ‘program-less’ folly than on a complex public project. Here we have packed the small space with various custom-fabricated play and leisure elements such as climbing nets, firemen’s poles, a slide, and writing desk. To lead construction, we sought out a furniture-maker, rather than a general contractor, whose craftsmanship would elevate this small-scale work.

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SHARON DAVIS

CASA SULL’ALBERO / TREEHOUSE

Veduta esterna con porte aperte Exterior view with open doors

Photographer Elisabeth Felicella

Photographer Elisabeth Felicella

Piano principale Main floor

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SHARON DAVIS

CASA SULL’ALBERO / TREEHOUSE

Photographer Elisabeth Felicella

Veduta esterna in inverno Exterior view in winter

Photographer PhotographerElizabeth ElisabethFelicella Felicella

Veduta dello scivolo View of the descending slide

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ANNE DEMIANS PARIS, FRANCE

Nella tradizione pubblica francese da sempre attenta allo sviluppo dell’architettura, Anne Démians ha avuto l’opportunità, in dieci anni di attività con un suo studio, di sviluppare l’idea di edifici “su misura” per condizioni urbane difficili. Sono nati così il CCXX – l’unità che fornisce i pasti alle scuole del XX Arrondissement di Parigi – che con un linguaggio scarno ma efficace rappresenta anche un segnale di riqualificazione per il quartiere. Anche per nuove idee e soluzioni sul tema della sostenibilità il tema di intervento è quello dell’edilizia sociale: la forma architettonica del progetto Basic Carbon si rifà all’immagine del diamante, considerato un simbolo della purezza del carbonio nella sua forma solida, materiale che in forma gassosa (CO2) è invece l’agente principale dell’inquinamento globale. Anne Démians dimostra così la sua attenzione alla concretezza delle esigenze sociali, combinata alla ricerca di una dimensione ancora estetica per l’architettura.

In keeping with the French tradition of great attention to developments in public architecture, through her practice in the last ten years Anne Démians has had the opportunity to develop the idea of “made to measure” architecture for difficult urban conditions. The result is buildings like the CCXX—which supplies school meals in Paris’ XX Arrondissement—whose spare but effective idiom also reflects the re-qualification of the district. With a view to testing new ideas and solutions relating to sustainability issues, Anne Démians’ preference is for social building: the architectural form of the Basic Carbon project draws on the image of the diamond, a symbol of the purity of the solid state of carbon, a material that, in its gaseous state (CO2), is the main cause of global pollution. Anne Démians reveals an attention to the concrete nature of social needs while retaining an aesthetic dimension for contemporary architecture. Stefano Casciani

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ANNE DEMIANS CCXX – CUCINA CENTRALE PER LE SCUOLE DEL 20° ARRONDISSEMENT CCXX – CENTRAL KITCHEN FOR SCHOOLS OF THE 20TH ARRONDISSEMENT

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Parigi, Francia

Paris, France

Destinazione d’uso

Use of the Building

Cucina centrale per scuole

Central kitchen for schools

Periodo di costruzione

Construction Period

2006 – 2012

2006 – 2012

La collocazione delle nuove cucine per le scuole del ventesimo arrondissement di Porte des Lilas rappresenta un esercizio ardito che richiedeva l’integrazione di un’unità industriale in grado di preparare 13.500 pasti al giorno in un quartiere residenziale e piuttosto sensibile. Inaugurata nell’ottobre 2012, questa struttura crea una presenza inusuale nel cuore del quartiere, rispecchiando la volontà delle autorità parigine e del Dipartimento Architettura e Patrimonio. Ricoperto in calcestruzzo con tocchi di nero e finestre serigrafate, questo “nucleo culinario”, com’è stato soprannominato con affetto da Anne Démians, è un edificio cubico con aperture che creano sfumature di colore. Una griglia lavorata in Corian funge da cancellata lungo Rue Paul Meurice, oltre che da entrata principale per i veicoli che accedono al cortile. Quest’ultimo concentra tutte le sfumature, uditive e olfattive, e consente agli edifici vicini di godere di un ambiente di pace sotto forma di un giardino e di una terrazza dalla vegetazione accuratamente selezionata. The location of the new kitchens for the schools of the 20th arrondissement in Porte des Lilas represents a bold exercise requiring the integration of an industrial unit preparing 13,500 meals a day in a residential and sensitive district. Inaugurated in October 2012, this facility creates an unusual presence in the heart of the block, reflecting the will of the Paris city authorities and the Architecture and Heritage Department. Clad in concrete with black highlights and screenprinted windows, this “culinary core” as affectionately nicknamed by Anne Démians is a cubic building with hollowed openings that create colored shading. A wrought grille made from Corian provides fencing along Rue Paul Meurice as well as the main entrance for vans entering the courtyard. This patio concentrates all the nuisances—be they noise or smell—and allows the neighboring buildings to profit from a peaceful landscape in the form of a garden and a carefully planted terrace.

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ANNE DEMIANS

CCXX – CUCINA CENTRALE PER LE SCUOLE / CCXX – CENTRAL KITCHEN FOR SCHOOLS

La terrazza piantumata Planted terrace

Particolare della terrazza Detail of the terrace

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ANNE DEMIANS

CCXX – CUCINA CENTRALE PER LE SCUOLE / CCXX – CENTRAL KITCHEN FOR SCHOOLS

La cucina Kitchen

Piano terra e piano -1 Ground floor and underground level

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ANNE DEMIANS BASIC CARBON 48 alloggi in locazione e 18 abitazioni sociali

BASIC CARBON 48 rental apartments and 18 social apartments

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Montpellier

Montpellier

Destinazione d’uso

Use of the Building

Alloggi e commercio

Housing and commerce

Periodo di costruzione

Construction Period

Progetto

Project

La forma più evoluta e ottimista del carbonio è solida: il diamante. La forma più fluida e pessimista è il biossido di carbonio. Basic Carbon risolve il problema dell’aumento delle emissioni di carbonio nell’atmosfera. Prende in considerazione l’intero ciclo di vita di un edificio per costruirne la densità, fermare la configurazione dei suoi componenti e ridurre l’energia necessaria a realizzarlo, offrendo un particolare tipicamente ispirato alla coesistenza potenziale di un corpo puro e solido (diamante o carbonio) e la natura fluida e dinamica dell’aria in movimento (ossigeno), senza che si creino per questo composti dannosi. Basic Carbon è un modo diverso di costruire e vivere in spazi urbani responsabili, mettendo le strutture in condizione di assorbire biossido di carbonio, invece di convivere con emissioni in eccesso. Studi recenti dell’Università di Kyoto hanno consentito di sviluppare una fotosintesi artificiale a partire dal biossido di manganese. Un’applicazione di questa scoperta nell’edilizia cambierebbe radicalmente l’approccio ai rivestimenti degli edifici. Questa fotosintesi, infatti, assorbirebbe trecento volte più anidride carbonica delle piante. The most developed and optimistic form of carbon is solid: it’s the diamond. The most fluid and pessimistic form is that of carbon dioxide. Basic Carbon solves the problem of the increasing rate of carbon emissions into the atmosphere. It takes the entire life cycle of a building into consideration to construct its density, stop the configuration of its components and reduce the energy to produce it, offering a particular typicality inspired by the potential coexistence of a pure, solid body (diamond or carbon) with the fluid and dynamic nature of moving air (oxygen), without harmful assembly. Basic Carbon is a different way of building and living in urban spaces responsibly, putting structures on the path of absorbing carbon dioxide, rather than maintaining them with excess emissions. Recent studies at Kyoto University have helped develop artificial photosynthesis from manganese dioxide. An application of this discovery in construction would radically change the questioning of the epidermis of buildings. This photosynthesis would absorb 300 times more CO2 than plants.

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ANNE DEMIANS

Rendering 3D del complesso nell’ambiente naturale 3D render of the complex in the natural environment

Sezione sui materiali e le funzioni tecniche Section showing materials and techniques

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BASIC CARBON


ANNE DEMIANS

BASIC CARBON

Configurazione planimetrica Layout

Sezioni che mostrano il bilanciamento termico dell’edificio Sections showing the thermal balance of the building

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LAURA FOGARASI-LUDLOFF BERLIN, GERMANY

Dopo un periodo di formazione presso importanti studi di architettura berlinesi (Ortner & Ortner, J. P. Kleihues, D. Chipperfield) Laura Fogarasi-Ludloff fonda nel 2007 lo studio Ludloff Ludloff (insieme a Jens Ludloff). Il suo lavoro si caratterizza per un uso consapevole di forma e colore, precisione esecutiva e attenzione scrupolosa al miglior uso possibile delle risorse energetiche. Tra gli edifici più rappresentativi di questa posizione, il Centro Ricerche Sedus si distingue per come riesce a evocare una dimensione “narrativa” dell’edificio, caratterizzato da un rivestimento che con lo scorrere della luce nei diversi momenti della giornata “trasforma” l’architettura stessa, da opaca a trasparente. Nel 2010 Fogarasi-Ludloff hanno formato con altri piccoli studi l’associazione Team 11, per realizzare nell’area berlinese progetti a più ampia scala urbana.

After training with important architectural firms in Berlin (Ortner & Ortner, J. P. Kleihues, D. Chipperfield), Laura Fogarasi-Ludloff founded the Ludloff Ludloff practice in 2007 (with Jens Ludloff). Her work presents mindful use of shape and color, precision in execution and scrupulous attention to the best possible use of energy resources. Among the buildings that best typify her approach, the Sedus Research Center stands out for its successful evocation of a “narrative” for the building, with a facade that “transforms” the architecture itself from opaque to transparent as the light changes over the course of the day. In 2010 Fogarasi-Ludloff and a number of other small firms set up the Team 11 association, for projects on a broader urban scale in the Berlin area. Stefano Casciani

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LAURA FOGARASI-LUDLOFF CENTRO SPORTIVO NEL CAMPO DI TEMPELHOF SPORTS HALL IN THE TEMPELHOF FIELD

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Berlino Tempelhof, Germania

Berlin Tempelhof, Germany

Destinazione d’uso

Use of the Building

Palestra: ristrutturazione e ampliamento a efficienza

Gym: energy-efficient renovation

energetica

and extension

Periodo di costruzione

Use of the Building

2010 – 2011

2010 – 2011

Il quantitativo di energia grigia dei materiali, ovvero l’energia richiesta per ottenere un prodotto e usarlo fino allo smaltimento, dovrebbe generalmente essere inclusa nella valutazione energetica. Il centro sportivo del Campo di Tempelhof è stato ristrutturato con questa premessa, mentre tutti gli edifici sono stati progettati ricordando la fine del ciclo di vita. A quel punto doveva essere possibile una semplice separazione dei componenti e lo smaltimento o il riciclo secondo le conoscenze e le pratiche comuni. Questa strategia di progettazione, che prende in considerazione il fattore “energia grigia”, ha portato necessariamente a una nuova tipologia di costruzione. La ricostruzione e il rinnovamento della palestra hanno consentito la ristrutturazione di qualità originarie in parte celate, rinforzandole grazie alla moderna comprensione della percezione spaziale. L’educazione fisica e l’esercizio possono essere nuovamente svolti in un’entusiasmante armonia fra corpo, mente e spazio. The gray energy bound in the building materials, i.e. the energy that is required for manufacturing a product and its total usage period until disposal of the product, should generally be integrated into the energy assessment. The sports hall at the Tempelhof Field was renovated on this base, whereby all constructions were planned keeping in mind the end of the life cycle. At this point a simple separation of the components and the disposal or recycling according to current knowledge and practice, had to be possible. This design strategy, taking into account the “gray energy” factor, necessarily led to a new building typology. The reconstruction and renovation of the gym helped to restore the partly concealed original qualities and to reinforce them by using the current understanding of spatial perception. Physical education and exercise can again be experienced as an uplifting harmonization of body, mind and space.

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LAURA FOGARASI-LUDLOFF

Gli schermi in legno colorati che rivestono l’originario sistema di isolamento termico Wooden screen with colored lining on the original heat insulation composite system

Veduta della palestra dopo i lavori di rinnovamento dal cortile della scuola View from schoolyard to renovated gym

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CENTRO SPORTIVO / SPORTS HALL


LAURA FOGARASI-LUDLOFF

CENTRO SPORTIVO / SPORTS HALL

Veduta dell’interno del palazzetto dello sport verso la facciata ovest completamente vetrata View of the sports hall towards fully glazed west facade

Facciata ovest al crepuscolo West facade in the twilight

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LAURA FOGARASI-LUDLOFF SEDUS STOLL – CENTRO DI RICERCA E SVILUPPO SEDUS STOLL – RESEARCH AND DEVELOPMENT Center

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Dogern, Germania

Dogern, Germany

Destinazione d’uso

Use of the Building

Ricerca, workshop, laboratori, uffici,

Research, workshop, laboratories, offices,

presentazione di prototipi di sedie

presentation of chair prototypes

Periodo di costruzione

Use of the Building

2008 – 2010

2008 – 2010

Il Centro di Sviluppo rappresenta un collegamento fra l’area residenziale nella periferia occidentale di Dogern e le strutture di Sedus Stoll AG. Il design della facciata come forma scultorea “nascosta” eppure apparentemente “semplice” è un’esperienza spaziale in un contesto definito dalla presenza di un magazzino a campata alta. La base dell’edificio, con workshop, laboratori, ecc. è costruita in calcestruzzo per motivi acustici; la parte superiore è in legno leggero, mentre la membrana tessile del rivestimento della facciata è di vetro armaturato. La programmazione del progetto ha preso in considerazione ogni aspetto della produzione degli arredi, dal legno ai tessuti, dalla plastica all’acciaio, e ogni spazio delle attività dell’azienda, dai test di laboratorio alle aree espositive fino agli uffici. All’ingresso, una scalinata porta al primo piano. La parte inferiore del colmo del tetto ripiegato si estende come una parete raggrumata fino a una serie ininterrotta di finestre a triplo vetro. Un luogo di lavoro emozionale per lavoratori contemporanei: sono stati specificati elementi essenziali, come l’acustica perfetta, l’eccellente illuminazione e il controllo della temperatura intelligente. Nell’edificio è stata applicata una filosofia a basso consumo energetico, il raffrescamento viene dall’acqua di falda, il calore inutilizzato dell’unità di idropulsione è impiegato per il riscaldamento, così come sono riutilizzate le acque grigie ed è ottimizzata la luce naturale. Il concept design integra innovazione tecnica e strategie da diverse discipline ingegneristiche, come costruzioni “frame-and-body”, design leggero, utilizzo di membrane e strategie di riduzione al minimo dell’anidride carbonica. The Development Center represents a link between the residential area on the western outskirts of Dogern and the premises of the Sedus Stoll AG. The design of the facade as a “hidden” and yet apparently “simple” sculptural form is a spatial experience in a context defined by the presence of the high-bay warehouse. The building base, with workshops, laboratories etc., is built in concrete for acoustical reasons, the upper part is built in a light timber construction, while the textile facade membrane claddings consist of woven glass. The planning program took into account every aspect of furniture production, ranging from wood to upholstery, from plastic to steel, and every space of the company’s activities from test labs to conference and exhibition areas, to office spaces. From the foyer a staircase leads to the plateau of the first floor. The underside of the folded roof ridge extends as a kinked wall surface to the continuous triple-glazed window strip. It is an emotional workplace for contemporary workers: essential elements have been specified here, such as subtle acoustics, optimal lighting conditions and intelligent climate control. A low energy concept is implemented in the building, the cooling is driven by ground water, waste heat of the hydropulse unit is used for heating, gray water using is implemented, as well as the optimization of natural lighting. The design concept integrates technical innovation, strategies from different engineering disciplines as frame-andbody-construction, lightweight design, membrane design and CO2-minimizing strategies.

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LAURA FOGARASI-LUDLOFF

SEDUS STOLL

Veduta della membrana tessile della facciata nord Northern view with textile facade

Gli interni brillano nel buio attraverso la membrana tessile Interior glowing through the textile membrane in the dark

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LAURA FOGARASI-LUDLOFF

La scalinata in cemento che conduce al primo piano Concrete staircase leading to the plateau of the first floor

Il nucleo dell’area conferenze con il rivestimento tessile Conference area core with textile cladding

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SEDUS STOLL


Roisin Heneghan DUBLIN, IRELAND

Nata e formatasi professionalmente in Irlanda, inizia la sua attività a New York in uno studio con Shih-Fu-Peng, che si trasferisce poi a Dublino. Interessata alla progettazione infrastrutturale oltre che architettonica, Roisin Heneghan pone l’accento sulla dimensione territoriale della costruzione, grazie anche ad occasioni come il progetto per il Centro Turistico del Giant’s Causeway, una serie di grandi formazioni geologiche che rappresentano l’unico sito in Irlanda eletto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Il suo più importante progetto in costruzione è il Museo Egizio nell’area delle Piramidi di Giza, un imponente complesso che una volta realizzato metterà in dialogo visivo e infrastrutturale i reperti archeologici e le Piramidi originali.

Born and professionally trained in Ireland, Roisin Heneghan began working in a firm in New York with Shih-Fu-Peng, which later moved to Dublin. Interested in infrastructure as well as architectural design, Roisin Heneghan focuses on the territorial dimension of construction, assisted by opportunities such as the Visitor Center project for the Giant’s Causeway, a series of large geological formations and the only site in Northern Ireland named by UNESCO as a World Heritage Site. Her most important project under construction is the Egyptian Museum in the area of the Giza Pyramids, an imposing complex that will create a visual and infrastructural link between the archaeological findings and the Pyramids themselves. Stefano Casciani

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Roisin Heneghan CENTRO TURISTICO DEL SELCIATO DEL GIGANTE THE GIANT’S CAUSEWAY VISITOR Center

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Co. Antrim, Irlanda del Nord

Co. Antrim, Northern Ireland

Destinazione d’uso

Use of the Building

Centro visitatori

Visitor’s Center

Periodo di costruzione

Use of the Building

2007 – 2008

2010 – 2012

Il Selciato del Gigante è l’unica località in Irlanda del Nord a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Situato all’interno di quest’area, il nuovo Centro Turistico è stato progettato per accogliere un flusso annuale di 800.000 visitatori. Il Selciato del Gigante si trova sul sito Patrimonio dell’Umanità della costa di Causeway, in Irlanda del Nord, immerso in un paesaggio di scogliere formato da pietre in basalto esagonali, aree agricole e passeggiate a picco sul mare. Da sempre meta turistica, questo settore continua a essere una parte essenziale dell’economia locale. Il sito per il Centro Turistico presso il Selciato del Gigante si trova al di sotto del crinale della scogliera nell’area rivolta verso l’interno. Sfruttando la notevole differenza di livello in tutta l’area, nel paesaggio sono stati aperti due solchi. Uno che estende la linea del crinale e ospita l’edificio, il secondo che amplia il livello della strada per un parcheggio, coprendolo alla vista. I due solchi creano delle linee evidenti nel paesaggio, unendo gli interventi umani e organizzando le più diverse necessità del Centro Visitatori con un unico intervento sul paesaggio. Non esistono più un edificio e un paesaggio, ma l’edificio diventa paesaggio e quest’ultimo mantiene la sua spettacolarità e il suo simbolismo. The Giant’s Causeway is the only UNESCO World Heritage Site in Northern Ireland. The new Visitor Center is in the WHS and is designed to manage the 800,000 annual visitors and traffic. The Giant’s Causeway lies on the Causeway Coast World Heritage Site in Northern Ireland in a landscape of cliffs formed by hexagonal basalt stones, agricultural landscapes and cliffside walks. Historically a tourist site, tourism continues to be an essential part of the local economy. The site for the Visitors’ Center at the Giant’s Causeway is located below the ridgeline on the landward side of the cliff. By utilizing the large difference in level across the site, two folds are created in the landscape. One, extending the line of the ridge, accommodates the building. The second, extending the level of the road, accommodates the car park screening it from view. The two folds create strong lines in the landscaping, drawing all the man-made interventions together and organizing the disparate requirements of the Visitors’ Center into a singular intervention in the landscape. There is no longer a building and landscape but building becomes landscape and the landscape itself remains spectacular and iconic.

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ROISIN HENEGHAN

CENTRO TURISTICO DEL SELCIATO DEL GIGANTE / THE GIANT’S CAUSEWAY VISITOR Center

Veduta interna dell’edificio con l’area espositiva di ingresso Internal view of the building with entrance exhibition area

Veduta dell’ingresso principale View towards main entrance

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ROISIN HENEGHAN

Veduta sulla rampa e i tetti al crepuscolo Evening view across the ramp and the roofs

I bordi delle pieghe sono precisi e geometrici Edges of folds are precise and geometrical

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CENTRO TURISTICO DEL SELCIATO DEL GIGANTE / THE GIANT’S CAUSEWAY VISITOR Center


Roisin Heneghan GRANDE MUSEO EGIZIO Grand Egyptian Museum

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Giza, Egitto

Giza, Egypt

Destinazione d’uso

Use of the Building

Museo pubblico

Public Museum

Periodo di costruzione

Use of the Building

2003 – In corso, completamento progetto 2015

2003 – Ongoing, project completion 2015

Il sito del Grande Museo Egizio, situato sulle sponde del primo altopiano desertico fra le Piramidi e il Cairo, è definito da un dislivello di 50 metri, creato dal Nilo che si apre la strada nel deserto fino al Mediterraneo, una condizione geologica che dà forma all’Egitto da oltre 3.000 anni. Il progetto del museo sfrutta questa differenza di livello per costruire un nuovo “profilo” dell’altopiano, una superficie definita da un velo di pietra traslucida che si trasforma di giorno e di notte. Il museo si colloca fra il livello della Valle del Nilo e l’altopiano, senza mai sconfinare in esso. Una struttura tridimensionale, attraversata da una serie di assi visivi che congiungono il sito alle tre Piramidi, definisce la cornice dalla quale emerge il complesso espositivo, dalla scala generale del sito fino al più piccolo dettaglio. L’approccio al museo è a strati successivi, che consentono al visitatore di muoversi attraverso un’area monumentale, un ingresso in ombra e una grande scalinata che porta a livello dell’altopiano, dove si trovano le gallerie, dalle quali il visitatore vede per la prima volta le Piramidi dall’interno del museo. The site for the Grand Egyptian Museum, located at the edge of the first desert plateau between the Pyramids and Cairo, is defined by a 50 meters level difference, created as the Nile carves its way through the desert to the Mediterranean, a geological condition that has shaped Egypt for over 3000 years. The design of the Museum utilizes the level difference to construct a new “edge” to the plateau, a surface defined by a veil of translucent stone that transforms from day to night. The Museum exists between the level of the Nile Valley and the plateau, never extending above the plateau. A 3-dimensional structure inscribed by a set of visual axes from the site to the three Pyramids defines the framework within which the museum emerges, from the overall scale of the site to the smallest of details. The approach to the museum is a series of layers, whereby the visitor moves through a monumental forecourt, a shaded entrance area and a grand staircase that ascends to plateau level, the level at which the galleries are located where for the first time the visitor sees the Pyramids from within the museum.

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ROISIN HENEGHAN

Veduta della galleria Gallery View

La grande scalinata The Grand Stair

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GRANDE MUSEO EGIZIO / GRAND EGYPTIAN MUSEUM


ROISIN HENEGHAN

GRANDE MUSEO EGIZIO / GRAND EGYPTIAN MUSEUM

Modello dell’intervento Site Model

La facciata come una sorta di scogliera di pietra traslucida verso l’altopiano desertico Facade – Forming a translucent stone cliff face to the desert plateau

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ANNA HERINGER LAUFEN, GERMANY

Dal suo studio di Laufen in Germania, Heringer cerca di realizzare la visione di una responsabilità sociale e culturale dell’architettura, considerata anche come strumento per sensibilizzare il pubblico degli utilizzatori ai propri diritti alla qualità di vita attraverso la qualità degli edifici. Le realizzazioni più emblematiche di questa visione sono in Bangladesh il Training Center di Rudrapur, dove sperimenta l’utilizzo di tecniche “povere” e intelligenti soluzioni per una sostenibilità integrata, e in Cina un piccolo progetto per l’ospitalità: due ostelli per giovani uomini e donne e una casa per gli ospiti, che rielaborano tecniche costruttive locali (pietra e mattoni di terra cruda) in forme ispirate alla tradizione, reinterpretata con l’uso del colore e della luce.

From her studio in Laufen, Germany, Anne Heringer’s vision focuses on the social and cultural responsibility of architecture, which she also sees as a tool to raise users’ awareness of their right to quality of life through the quality of buildings. Her most significant projects in this sense are the Training Center in Rudrapur, Bangladesh, where she experiments with “poor” techniques and intelligent solutions for integrated sustainability, and a small hospitality project in China: two hostels for young men and women and a guest-house, where she re-formulates local construction techniques (stone and earth bricks) in traditional shapes, re-interpreted through her use of color and light.

Stefano Casciani

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ANNA HERINGER DESI

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Rudrapur, Bangladesh

Rudrapur, Bangladesh

Destinazione d’uso

Use of the Building

Centro di formazione

Training Center

Periodo di costruzione

Use of the Building

2007 – 2008

2007 – 2008

Questo progetto ha come obiettivo una strategia globale a favore della sostenibilità, ma non una sostenibilità unicamente basata su soluzioni high-tech alla portata di una ristretta minoranza di persone nel mondo. Combinare soluzioni ad alto e basso contenuto tecnologico in un equilibrio ragionevole è l’obiettivo del progetto DESI, una scuola professionale per elettricisti (due aule, due uffici e due strutture residenziali). Tecniche costruttive di base si combinano con sistemi energetici moderni e alternativi. Dato che l’edificio è riscaldato e raffrescato passivamente e ottimizza la luce naturale e la ventilazione, il pannello solare di dimensioni relativamente contenute e il sistema a batteria sono in grado di fornire il 100% dell’energia necessaria. Un sistema di riscaldamento solare garantisce acqua calda. I pannelli solari alimentano inoltre direttamente un motore che pompa acqua da un pozzo fino alle cisterne. Le toilette ne hanno una propria a doppia camera settica. Durante la costruzione, sono state necessarie solo quattro perforatrici, mentre tutto il resto è stato fatto grazie alla forza lavoro umana e animale, e i materiali sono stati reperiti sul posto. Alla fine del suo ciclo vitale, l’edificio sarà quasi completamente smaltibile e riciclabile. This project aims to a global strategy for sustainability, not a sustainability merely based on high-tech solutions that can be afforded only by a minority of the world’s population. To combine high-tech and low-tech in a reasonable balance is the aim of the project DESI, a vocational school for electrical training (two classrooms, two offices, and two residences). Basic building methods are combined with modern, alternative energy power systems. Because the building is passively heated and cooled and optimizes natural light and ventilation, the relatively small solar panel and battery system provides 100% of the building’s energy needs. A solar thermal heating system provides warm water. Solar panels also directly power a motor which pumps water from a well into the water tank. The toilets have their own two chamber septic tank. During construction, only 4 drilling machines were needed—anything else was animal or man power—materials were locally sourced. In its decay the building is almost entirely compostable or recyclable.

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ANNA HERINGER

DESI

Photographer © Naquib Hossain

Facciata est con intrecci di bambù East facade with bamboo weaving

Photographer © B.K.S. Inan

Ingresso Entrance

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ANNA HERINGER

DESI

Photographer Š Naquib Hossain

Veranda e area di lavoro all’aperto destinata agli studenti Veranda and outdoor working space for students

Facciata ovest West facade

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ANNA HERINGER TRE OSTELLI A BAOXI Three Hostels in Baoxi

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Baoxi, Cina

Baoxi, China

Destinazione d’uso

Use of the Building

Ostello della gioventù e Casa per gli Ospiti

Youth hostel and Guest House

Periodo di costruzione

Use of the Building

In costruzione

Under Construction

I tre ostelli di Baoxi, nella Cina rurale, vogliono essere un esempio di un’edilizia semplice, eppure poetica e umana. Il progetto si avvale delle capacità degli artigiani locali in modo totalmente nuovo e lascia buona parte dei proventi alla comunità. Scopo del progetto è dimostrare che un’architettura sicura, bella e umana è possibile anche con materiali edili naturali, come il bambù o il fango. Considerando le limitate risorse del nostro pianeta, è impensabile costruire case per sette miliardi di persone solo ricorrendo all’acciaio e al cemento. L’uso di materiali naturali è fondamentale per consentire uno sviluppo sostenibile ed equo. I materiali come il bambù e il fango hanno spesso una pessima fama, per questo servono progetti pilota che ne dimostrino l’eccellente qualità strutturale, la bellezza e l’unicità, per ancorarli definitivamente all’architettura contemporanea. Utilizzando materiali non standard, naturali e locali, otterremo una maggiore diversità nelle regioni urbane e rurali, arricchendo la cultura dell’architettura cinese contemporanea e preservando l’ecosistema del nostro pianeta. The 3 hostels in Baoxi, rural China, want to be an example of building simple yet poetic and humane. The project pushes the skills of local craftsmen onto a new level and leaves the biggest part of the profit with the community. The aim is to proof that safe, beautiful and humane architecture can be created with basic natural building materials, such as bamboo and mud. With our planet’s limited resources it is impossible to build for 7 billion people in steel and concrete only. The use of natural materials is vital in order to enable a sustainable and fair development. Materials such as bamboo and mud often have a bad image. We need pilot projects to proof the excellent structural quality as well as their beauty and uniqueness in order to anchor them in contemporary architecture. Using non standardized, natural, local materials will lead to more diversity in urban and rural regions, enrich the culture of China’s contemporary architecture and preserve our planet’s ecosystem.

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ANNA HERINGER

TRE OSTELLI A BAOXI / THREE HOSTELS IN BAOXI

Piante degli ostelli maschile e femminile Plans of the Male and Female Youth Hostels

© Studio Anna Heringer

Prospetti dei tre ostelli Elevations of the three hostels

© Studio Anna Heringer

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ANNA HERINGER

TRE OSTELLI A BAOXI / THREE HOSTELS IN BAOXI

Š Studio Anna Heringer

Rendering notturno Nighttime rendering

Photographer Ji Jenny

Muri di pietra Stone Walls

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MARGARITA JOVER BIBOUM ZARAGOZA, SPAIN

Gli ambiti di intervento di Margarita Jover Biboum sono ampi, si estendono dall’architettura del paesaggio alle infrastrutture e agli edifici pubblici. In tutti la “bellezza” del costruito è progettata attraverso la rinuncia alla ridondanza e all’opulenza, nella ricerca di un delicato equilibrio tra artificio, natura e necessità degli utenti. L’apparente “leggerezza” di questo metodo si traduce in costruzioni anche massicce, come il Centro Culturale Mill di Utebo o la Centrale Termica DHC di Zaragoza, che però a una visione più attenta risultano “smaterializzati” con soluzioni inventive, come le pareti/schermo della centrale DHC che proiettano immagini d’arte notturne, in un tentativo di riconciliazione tra la difficile questione dell’energia e il senso di appartenenza a un territorio che solo l’architettura può creare nelle persone.

Margarita Jover Biboum works in a broad range of fields, from landscape architecture to infrastructures and public buildings. In all her projects, her constructions achieve “beauty” by eschewing redundancy and opulence in the pursuit of a delicate balance between artifice, nature and user needs. This apparently “soft” method can produce imposing constructions like the Mill Cultural Center in Utebo or the DHC Thermal Power Station in Zaragoza, which, on closer inspection, prove to be “dematerialized” with inventive solutions, such as the screen walls of the DHC power station, which project nocturnal art images, an attempt to reconcile the difficult issue of energy and the sense of belonging to a territory that can only come from architecture. Stefano Casciani

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MARGARITA JOVER BIBOUM CENTRALE TERMICA DHC DHC THERMAL POWER STATION

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Saragozza, Spagna

Zaragoza, Spain

Destinazione d’uso

Use of the Building

Impianto energetico per produrre riscaldamento

Energy plant to produce heat and cool with river

e raffrescamento con scambio con il fiume

interchange

Periodo di costruzione

Use of the Building

2007 – 2008

2007 – 2008

Il DHC (Sistema di Riscaldamento e Raffrescamento Distrettuale) è un impianto trigenerativo che fornisce riscaldamento e raffrescamento a tutti i nuovi edifici lungo il fiume e del quartiere, e cogenera elettricità. Si tratta di un impianto che solitamente è situato nella periferia delle città o in zone industriali, mentre, in aree più delicate, come per il Forum di Barcellona del 2004, si adottano strategie di mascheramento. In questo caso, nascondere la struttura non era possibile e, a causa delle inondazioni, la stessa non poteva nemmeno essere interrata. Abbiamo quindi scelto di rendere l’infrastruttura visibile e urbana, parte della città e del paesaggio. L’edificio si compone di pareti in calcestruzzo, grigio scuro all’interno e all’esterno, con una struttura di supporto spessa 25 cm, ed è rivestito da diversi metalli industriali. La sala dei riscaldatori ha un tetto leggero e a prova di esplosione, coperto da lastre in policarbonato corrugato sulle quali, in corrispondenza di ogni onda, è collocato un binario di LED RGB gestito singolarmente da un “controllo luci” che consente di formare delle immagini. Questo ampio schermo per la proiezione di 20x20 metri è completato da un altro strato di terreno alto 1,22 metri e lungo 30 con le stesse caratteristiche. Di notte, quando l’edificio è chiuso al pubblico, la luce e le immagini all’esterno, sui pannelli in policarbonato, ci raccontano i vari tipi di energia prodotti e quale intensità è generata. The DHC (District Heating and Cooling) is a trigeneration station which provides heating and cooling to all the new buildings of the meander and neighborhood and co-generates electricity. This is a facility that would usually be placed in the outskirts of the city or in industrial environments, while in more delicate areas such as the Barcelona Forum 2004 adopts concealment strategies. In this case, hiding is not considered an option, and due to the flood it cannot be buried in the ground. We choose to make the infrastructure visible and urban, a piece of the city and the landscape. The building is solved with concrete walls, dark gray inside and outside, with 25 cm thick supporting skin structure, casted in a pattern of different industrial metal sheets. The heaters room has a light and explosionable roof covered by corrugated polycarbonate sheets where, in each wave, is placed a RGB LED rail individually controlled by a “lighting control” that allows to generate images. This large screen for projecting images of 20x20 meters is completed with another coat of soil 4 feet high and 30 meters long of the same characteristics. At night when the building is closed to the public, light and outdoor images on polycarbonate panels tell us what kind of energy and with which intensity it is being generated.

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MARGARITA JOVER BIBOUM

CENTRALE TERMICA DHC / DHC THERMAL POWER STATION

Veduta dal Parco Acquatico attraverso il grande serbatoio View from the Water Park across the grand reservoir

Veduta diurna dell’edificio con gli “schermi” in policarbonato rivolto verso la città The building facing the city, with polycarbonate “screens” during the day

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MARGARITA JOVER BIBOUM

CENTRALE TERMICA DHC / DHC THERMAL POWER STATION

Veduta notturna dalla città Night view from the city

Veduta notturna dalla città, immagini in movimento tra il traffico Night view from the city, images moving among traffic

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ITC Prize 2014 interno 31 03 14.indd 84

01/04/14 11:16


MARGARITA JOVER BIBOUM CENTRO CULTURALE “IL MULINO” THE MILL CULTURAL CENTER

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Utebo, Spagna

Utebo, Spain

Destinazione d’uso

Use of the Building

Centro culturale, biblioteca, museo delle antiche rovine

Cultural Center, library, exhibition of old ruins of the mill

del mulino

Construction Period

Periodo di costruzione

2002 – 2004

2002 – 2004

Un mitico rudere ora al centro della città accanto a un enorme fossato, che per secoli ha tritato il grano e, in seguito, si è trasformato in un generatore di elettricità per l’intera popolazione. Il recupero comprende l’aggiunta di un’area didattica e museale come parte del nuovo centro culturale. Le idee fondamentali del progetto sono cinque: 1. L’identità dello spazio del mulino. 2. La compattezza del Centro Culturale che si trova in un secondo edificio collocato nella parte meridionale del lotto. 3. Il volume astratto e con elementi di riferimento minimamente visibili per risolvere il problema della scala e avere al contempo la presenza di una struttura pubblica in piazza Aragona, nonostante gli alti edifici residenziali circostanti. 4. Uno spazio esterno come parte del Centro Culturale; l’area fra il mulino e la piazza è trattata come una grande stanza esterna, una sorta di platea. 5. Il carattere materico dell’edificio e dell’ambiente circostante nell’accettare le imperfezioni e il trascorrere del tempo. Il nuovo volume si ispira alla tradizionale architettura locale e, al contempo, al mulino, con pareti dal carattere deciso arricchite da elementi in calcestruzzo dipinti in color ocra, l’evoluzione costruttiva delle tipiche pareti in pietra e malta. Questo senso di massa, specifico del luogo, risulta quindi predominante. Le pareti sono rivestite di calcestruzzo con una struttura di canne, materiale caratteristico dei fossati che crea una vibrazione speciale e continue variazioni cromatiche durante il giorno. A mythical ruin now in the center of town, next to a big ditch, that milled the grain for centuries and later generated electricity for the entire population. Recovery is requested with didactic and museum nature, as a part of the new cultural center. It’s carried out in five basic ideas: 1. The identity of the mill space. 2. The compactness of the Cultural Center located in a second body placed on the south side of the plot. 3. The abstract volume and with minimum visible scale reference elements to face the problem of scale and achieve a presence of public building in the Aragon square, despite the residential environment of greater height. 4. Outer space as part of the Cultural Center, the area between the mill and square volume is treated as a large outdoor room, a stall. 5. Material character of the building and its surroundings, in accepting the imperfection and the passage of time. The new volume refers to the local traditional architecture and at the same time to the mill, with a clearly wall character with concrete elements stained in ocher, the constructive evolution of the traditional walls of stone and mortar. The sense of mass, typical of the place, predominates, therefore. Its texture finished in reed cased concrete, a characteristic material of the ditches, creates a special vibration and color variation at daylight.

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MARGARITA JOVER BIBOUM

Angolo posteriore sud 1 Rear west corner 1

Facciata anteriore est rivolta verso la tribuna all’aperto (montata sull’acqua) Front east facade towards the outdoor stage (stage mounted over the water)

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CENTRO CULTURALE “IL MULINO” / THE MILL CULTURAL CENTER


MARGARITA JOVER BIBOUM

CENTRO CULTURALE “IL MULINO” / THE MILL CULTURAL CENTER

Dettaglio della facciata anteriore est con la tribuna montata sull’acqua Front east facade detail with stage set over the water

Facciata ovest sul retro verso il parco Rear west facade towards the park

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SHIMUL JHAVERI KADRI MUMBAI, INDIA

Shimul Kadri è particolarmente interessata a conciliare una condizione egualitaria e democratica dell’architettura con le necessità dell’espressione individuale. Ha così sviluppato un linguaggio eclettico, che va dalla citazione di elementi della tradizione indiana (come la terracotta impiegata per la copertura di una fabbrica a Karur) all’elegante declinazione del linguaggio modernista negli uffici per la Nirvana Film, una delle sue realizzazioni più conosciute. Questa “ispirazione flessibile” le permette di sviluppare ambienti di lavoro innovativi e allo stesso tempo confortevoli, per conciliare esigenze dell’impresa e bisogni dei lavoratori. Nella tipologia della residenza individuale riesce a sperimentare soluzioni strutturali più libere per creare spazi fluidi tra interno ed esterno come nella casa unifamiliare a Alibaug, Maharashtra.

Shimul Kadri is particularly interested in reconciling an egalitarian and democratic form of architecture with the need for individual expression. The result is an eclectic language, ranging from citations from the Indian tradition (such as the terracotta used on the roof of a factory in Karur) to the elegant modernism of the offices for Nirvana Film, one of her best-known projects. This “flexible inspiration” enables her to develop work environments that are both innovative and comfortable, balancing the needs of the company with those of the workers. In private homes, she experiments with freer structural solutions to create spaces that flow between outside and inside (single-family house in Alibaug, Maharashtra). Stefano Casciani

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SHIMUL JHAVERI KADRI NIRVANA FILM STUDIO

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Indiranagar, Bangalore

Indiranagar, Bangalore

Destinazione d’uso

Use of the Building

Spazio uffici per casa di produzione pubblicità

Working Studio for Ad Film Production House

Periodo di costruzione

Construction Period

2010 – 2011

2010 – 2011

Nirvana è lo spazio uffici per una vitale e creativa (out of the box, in inglese) casa di produzione di spot pubblicitari. Lo spazio di lavoro si fonda sul principio che le idee nascono dalle connessione delle sinapsi, non dalla riservatezza o dall’isolamento. La “box” per Nirvana nasce, come spesso avviene negli edifici urbani, in un piccolo lotto d’angolo nel cuore del movimentato quartiere di Indiranagar, a Bangalore. Nonostante i vincoli imposti dal fabbricato, il progetto esplora le potenzialità intrinseche di un edificio commerciale. La tipologia urbana che ne risulta sovverte ogni norma, e praticamente non utilizza elettricità per l’illuminazione e l’aerazione. Il cuore della “box” è la scalinata di connessione nord/sud che taglia l’intero fabbricato e, grazie all’enorme lucernario sovrastante, lo soffonde di luce naturale creando una ventilazione spontanea, un po’ come fanno i cortili in altri tipi di costruzione. Ogni divisione tra lavoro e non lavoro, esterno e interno, è annullata dalla presenza della scalinata centrale. La facciata facilita ulteriormente le connessioni con l’esterno, grazie ai mattoni in vetro pieno e ai pannelli apribili in acrilico. La studiata leggerezza della struttura e dei materiali – niente travi e tre materiali, legno, cemento e vetro – crea un edificio in cui luce e ombra, pensiero e interazione diventano protagonisti. Un edificio contemporaneo che ignora ogni “ismo” e spicca per innovazione, sostenibilità e varietà (convivenza di una diversità di tratti stilistici; sedute classiche, elementi grafici di ispirazione kitsch, finestre stile Old World). Nirvana is an office space for an ad film production company that thinks out of the box. Their workspace is based on the thought that the connection of synapses creates ideas—not privacy or isolation. The “box” for Nirvana emerged, as with all urban buildings, out of a small corner plot in the heart of the busy neighborhood of Indiranagar in Bangalore. However, this project explores the possibilities inherent in a commercial building despite the constraints of real estate. The resulting urban typology overturns all norms—using almost no electricity—for light or ventilation. The core of this box is the N-S connector staircase that slices through the building with a huge skylight above, suffusing it with sunlight and natural ventilation much like a courtyard would in another typology. The divisions of work and non-work, outside and inside are obliterated by the presence of the staircase core. The facade further facilitates the connections to the outside with the solid glass and open able acrylic louvers. The studied lightness of structure and material—no beams and three materials, wood, concrete and glass—produces a building where light and shadow, thought and interaction become the protagonists. A contemporary building that ignores any “isms” and stands for innovation, sustainability and variety (all stylistic features co-exist—classical chairs, kitschy graphics, old world windows).

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SHIMUL JHAVERI KADRI

Veduta anteriore dell’edificio “una scatola che esce dalla scatola” “A box out of the box” front view of the building

La facciata facilita il collegamento con lo spazio esterno The facade facilitates the connection to the outside

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NIRVANA FILM STUDIO


SHIMUL JHAVERI KADRI

NIRVANA FILM STUDIO

Le corti aprono lo spazio interno sullo spazio esterno Internal “courtyards� open the interior space to the external

Le divisioni tra aree di lavoro e non, esterni e interni sono cancellati dalla presenza del nucleo della scala The divisions of work and non-work, outside and inside are obliterated by the presence of the staircase core

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SHIMUL JHAVERI KADRI FABBRICA A KARUR FACTORY AT KARUR

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Karur, Tamil Nadu

Karur, Tamil Nadu

Destinazione d’uso

Use of the Building

Locali di produzione di un mobilificio

Production Space for home furnishings

Periodo di costruzione

Construction Period

2010 – 2011

2010 – 2011

Il cliente voleva realizzare un ambiente confortevole per gli operai della fabbrica, situata in una calda e secca città del Tamil Nadu che si è affermata come principale polo indiano dell’industria del tessuto per arredamenti. Dalla città e dalla sua storia abbiamo attinto a piene mani, le facciate a spioventi, la pietra della cava locale e molte altre tradizioni, come le porte artigianali in legno, o ancora le serrature e i cardini provenienti dal villaggio vicino, specializzato nella lavorazione di minuterie metallliche. Dopo aver studiato l’architettura e il clima locali abbiamo sviluppato un fabbricato collegato da una serie di corti, piccole e grandi, dotato di tecnologie passive di risparmio energetico; il tutto incastonato in murature in pietra spesse circa 45 cm. Per il tetto sono stati utilizzati blocchi in terracotta vuoti, montati in una griglia di nervature prefabbricate in carbonio-carbonio (RCC) rifinita con una sottile cappa di cemento, per un risultato economico, leggero e capace di attenuare di diversi gradi il guadagno termico. Riuscire a realizzare un ambiente fresco per il personale della fabbrica, usando materiali, manodopera e tecnologie locali per creare un edificio ben inserito nel mercato globale, sia dal punto di vista funzionale sia da quello estetico, è stato un successo. Ma la più grande ricompensa è stata la risposta degli utenti finali che lo vivono: la produzione è cresciuta del doppio. The client wanted to build a comfortable environment for the factory workers in a hot dry town in Tamil Nadu that has gained its repute as the hub of export oriented home textile industry in India. We drew extensively from this little town—its history of gable walls, the local quarry stone and many other traditions of country-wood joinery for doors, even an entire village near by that specialized in metal hardware for locks and hinges. The local architecture and climate was studied, and we developed a building that is linked with courtyards, small and big, and passive energy saving building technologies; cocooned in 18” thick stone masonry walls. The roof was built using hollow terracotta blocks which were fitted within a grid of precast RCC ribs and finished with a thin cement screed, making it economical, light-weight, and cutting out several degrees of heat gain. The success has been to create a cool humane environment for the factory staff, using local materials, labor and technology, to create a building that is very much part of a global market, functionally and aesthetically. Our ultimate payback, however, has been the end user’s response wherein: the production has risen twofold.

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SHIMUL JHAVERI KADRI

FABBRICA A KARUR / FACTORY AT KARUR

L’ingresso Entrance

Una fase del cantiere Part of the construction site

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SHIMUL JHAVERI KADRI

Uso di mattonelle di cemento e legno locali Use of local cement tiles, local and indigenous wood

La facciata interna dalle linee pi첫 dolci Softer inner facade

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FABBRICA A KARUR / FACTORY AT KARUR


MOMOYO KAIJIMA TOKYO, JAPAN

Dietro la sigla Atelier Bow-Wow, uno studio ormai conosciuto tra gli addetti ai lavori per le sue sperimentazioni, opera Momoyo Kaijima (insieme al cofondatore Yoshiharu Tsukamoto) con una speciale attenzione all’idea di architettura come performance: diversi suoi edifici hanno o sembrano avere carattere temporaneo, legato alle attività diverse che ospiteranno, sempre legate al contesto sociale dove sono collocate. Così è per il Guggenheim/BMW Mobile Lab installato per la prima volta a New York, il Global Center di Aichi o il Myashita Park di Shibuya (Tokio): quest’ultimo è un piccolo giardino dove il verde, seppure limitato, riesce a creare uno spazio di alleggerimento dell’affollatissimo contesto urbano giapponese. Il linguaggio complessivo di Momoyo Kaijima, sicuramente non ortodosso o standardizzato, è aperto alle più diverse possibilità formali.

Atelier Bow-Wow, an architecture firm known in the trade for its experimental work, is the creation of Momoyo Kaijima (together with co-founder Yoshiharu Tsukamoto), whose focus is the idea of architecture as a performance: many of her buildings are or seem to be of a temporary nature, related to the various activities they are to house, which are always connected with the local social context. Examples include the BMW Guggenheim Mobile Lab installed for the first time in New York, the Global Center in Aichi or the Myashita Park in Shibuya (Tokyo): this third project is a small garden, whose greenery, despite the limited space, successfully provides a release from Japan’s highly crowded urban environment. Momoyo Kaijima’s language is by no means orthodox or standardized, as a whole it is open to accommodating the most diverse formal possibilities. Stefano Casciani

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MOMOYO KAIJIMA BMW GUGGENHEIM MOBILE LAB

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

New York, Berlino, Mumbai

New York, Berlin, Mumbai

Destinazione d’uso

Use of the Building

Centro culturale

Lab (lecture, exhibition, workshop)

(conferenze, esposizioni, workshop)

Construction Period

Periodo di costruzione

2011 – 2012

2011 – 2012

BMW Guggenheim Lab (New York) è uno spazio pubblico sperimentale che offre programmi gratuiti attentamente studiati dai curatori dell’Istituto Guggenheim, allestito in una struttura temporanea progettata da Atelier Bow-Wow. L’edificio è considerato una sorta di tendone da teatro adattabile a diverse modalità d’uso – workshop, conferenze, mostre, proiezioni cinematografiche, ricevimenti e così via. Arredi, schermi, illuminazione e palchi sono sospesi nella parte alta della struttura e attivati in base alle attività al piano terra. Più che la struttura estremamente leggera e minimale realizzata in fibra di carbonio, a definire lo spazio del Lab sono piuttosto il ritmo dei programmi che si susseguono continuamente e il comportamento umano, ragion per cui gli spazi pubblici possono apparire di volta in volta estremamente diversi. Il Lab viaggia fra tre città diverse, da New York a Berlino, e poi in India. BMW Guggenheim Lab (New York) is an experimental public space with free programs well considered by Guggenheim’s curators in a temporary structure, which is designed by Atelier Bow-Wow. The building is considered to be a pop-up fly loft theater in the city that allows various modes of activities such as workshops, lectures, exhibitions, film screenings, receptions etc. to happen. Furniture, screens, lighting and stages are suspended in the loft space and provided according to the activities on the ground level. It is less the very light and minimum structure made of carbon fiber which is defining Lab space, but rather the rhythm of the ongoing programs and the human behavior which is why the public spaces might appear quite different in different places. The Lab travels through three different cities from New York to Berlin and afterwards to India.

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MOMOYO KAIJIMA

BMW GUGGENHEIM MOBILE LAB

Veduta aerea del laboratorio Aeral view of the lab

Veduta della struttura sospesa dalla strada View of the suspended structure from the street

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MOMOYO KAIJIMA

Gioco interattivo sotto al “baldacchino” Interactive game under the “canopy”

Una veduta degli interni (teatro) Interior view (theater)

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BMW GUGGENHEIM MOBILE LAB


MOMOYO KAIJIMA AICHI GLOBAL CENTER

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Nagakute-cho, Aichi

Nagakute-cho, Aichi

Destinazione d’uso

Use of the Building

Centro culturale e parco

Cultural Center and Park

Periodo di costruzione

Construction Period

2010

2010

Il Global Center è un’opera architettonica coperta a corpo unico realizzata là dove sorgeva uno degli accessi principali dell’Expo 2005 di Aichi. La delicata forma organica del grande tetto prosegue visivamente la catena montuosa circostante. Una membrana di erba verde ricopre l’ampia struttura ovale, come uno strato di terreno sbucciato via dalla terra. Per mantenere il verde tutto l’anno, sono state impiegate varietà di erba resistenti, stratificate con specie parzialmente striscianti, così da ottenere uno spazio calpestabile con alcuni punti a mo’ di belvedere. Poiché il vento trasporta anche specie erbacee a stelo lungo, il progetto voleva rappresentare la nostalgica sensazione e il rilassamento di un prato, un tipo di paesaggio ormai raro nelle zone urbanizzate del Giappone. Il Global Center dà modo ai giovani di usufruire di un campo erboso all’aria aperta, dove condividere le loro esperienze. The Global Center is one-piece roofed architecture built at the former site of a main entrance of Expo 2005 in Aichi. A gentle and organic form of the large roof is visually sequential to the surrounding mountain range. A green grass membrane was designed to cover up the oval spacey structure as like a ground surface pealed out from earth. In order to keep the place green all year around, basically hardy grass species sheeted with partially creeping grass species to ensure the space to be stepped on so that some view points could be as belvedere. As evergreen tall grass species were blown in the wind, the planting design intended to represent the nostalgic comfort a meadow and lawn yard recalling a landscape that turned to be rare to find in any urban area in Japan. The Global Center offers great occasion for the youth to enjoy the open grass field to share their experiences.

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MOMOYO KAIJIMA

AICHI GLOBAL CENTER

Veduta interna della cupola Internal view of the Dome

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Photographer Š Tomofoto

La cupola centrale The central Dome


AICHI GLOBAL CENTER

Le aree verdi che circondano le cupole The green areas surrounding the Domes

Gli ingressi al complesso The entrance to the complex

Photographer Š Tomofoto

MOMOYO KAIJIMA

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AITZPEA LAZKANO ORBEGOZO SAN SEBASTIAN, SPAIN

In pochi anni di professione (apre il suo primo studio nel 2002), Aitzpea Lazkano Orbegozo è riuscita ad affrontare diverse tipologie di edifici, quasi tutti in piccola scala, ma che presentano un approccio originale a temi ricorrenti dell’architettura contemporanea. Nell’intervento di rivitalizzazione di un edificio storico – Casa della Cultura ad Aiete – crea un nuovo trasparente nucleo di attrazione con un linguaggio spettacolare, contrapposto alla normalità della preesistenza “borghese”: mentre in un complesso per imprese del settore audiovisuale a San Sebastian utilizza liberamente superfici ed elementi costruttivi, a sottolineare lo spirito creativo che anima le attività svolte nel complesso.

In her short career (she opened her first practice in 2002), Aitzpea Lazkano Obergozo has worked on different types of building, almost all on a small scale, but with an original approach to recurring themes in contemporary architecture. In the renovation of an historic building—the House of Culture in Aiete—she creates a new transparent nucleus of attraction through a spectacular idiom as opposed to the normality of the existing “bourgeois” structure; in a complex for audiovisual companies in San Sebastian, she makes free use of surfaces and construction elements to emphasize the creative spirit that animates the activities in the building. Stefano Casciani

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AITZPEA LAZKANO ORBEGOZO UBA HOUSE

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Ametzagaña Park, San Sebastian, Spagna

Ametzagaña Park, San Sebastian, Spain

Destinazione d’uso

Use of the Building

Ostello, ristorante

Hostel, restaurant

Periodo di costruzione

Construction Period

2011 – 2012

2011 – 2012

La casa UBA sorge dove un tempo c’era un sanatorio, e cerca di ricordarne l’aspetto con una terrazza di analoga volumetria, e la nervatura leggera che ricorda il traliccio bianco del vecchio ospedale. Il progetto si sviluppa in un unico blocco di quattro piani fuori terra, distribuendo le aree comuni ai piani terra e quarto e le camere ai piani primo e secondo. L’ultimo piano sovrasta le cime degli alberi e offre ampie vedute sul paesaggio circostante. L’edificio si adatta perfettamente all’ambiente e piante rampicanti che richiedono poche cure manutentive ornano la nervatura esterna trasformando le facciate in una continuazione del giardino. Per la sua progettazione e costruzione sono stati adottati avanzati criteri bioclimatici. La casa UBA è un edificio di elevata qualità ambientale, con bassi consumi e un sistema di efficienza energetica, tra cui un impianto di condizionamento che utilizza biomasse per la produzione di energia termica (pellet). The UBA House stands where once was an anti-tuberculosis hospital, and tries to recall its looks by a terrace shaped proposal with similar volumetric, and a light framework which brings memories from the white truss that the old hospital had. The Project is developed in a single block of four floors above ground, distributing the common use areas through the ground and fourth floors and the bedrooms in the first and second floors. The top floor is above the treetops and has wide views of the surroundings. The building fully fits in the environment and low maintenance climbing-plants grow up the light framework, transforming the facades in a continuation of the garden. Bioclimatic criteria were taken into account for its design and construction. The UBA House is a high environmental quality building, with a low energy demand and energy-efficient system. Among them we can emphasize the building air conditioning by means of a biomass foiler system (pellets).

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AITZPEA LAZKANO ORBEGOZO

L’edificio è collocato vicino a un corso d’acqua naturale The building sits close to the natural river

Veduta verso il prato centrale View towards the central grass field

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UBA HOUSE


AITZPEA LAZKANO ORBEGOZO

UBA HOUSE

Veduta dalla terrazza sul tetto View from the terrace on the top floor

L’ostello visto attraverso gli alberi The hostel seen through the trees

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AITZPEA LAZKANO ORBEGOZO CASA della cultura e istituto DEI DIRITTI UMANI AL PALAZZO DI AIETE HOUSE OF CULTURE AND HUMAN RIGHTS INSTITUTE IN AIETE PALACE

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Ametzagaña Park, San Sebastian, Spagna

Ametzagaña Park, San Sebastian, Spain

Destinazione d’uso

Use of the Building

Centro culturale nel nuovo edificio

Cultural Center in the new building

(biblioteca, auditorium, sala esposizioni,

(library, auditorium, exhibition room,

sala giochi, sala nuove tecnologie)

games room, room for new technologies)

Periodo di costruzione

Construction Period

2008 – 2010

2008 – 2010

Situato all’interno di un parco monumentale, questo complesso programma comprendeva un centro culturale e una casa della pace e dei diritti umani. Il progetto prevedeva il restauro del Palazzo di Aiete e la costruzione di un nuovo edificio, parzialmente interrato, nel giardino. La proposta unisce la volontà di azionare il patrimonio con l’attrattiva esercitata dal collegamento di due utilizzi molto diversi: una struttura di carattere locale, come appunto il centro culturale del quartiere di Aiete e un’istituzione dalla chiara proiezione internazionale, quale la Casa della Pace e dei Diritti Umani. Il progetto doveva armonizzare le moderne esigenze del programma con le possibilità offerte dalla struttura preesistente del palazzo e ha puntato a creare un equilibrio capace di mantenere la “natura essenziale” della costruzione, che ne sottolineasse il valore più importante: l’evidenza della sua struttura spaziale. Il Palazzo originale mostrava una chiara distinzione tra piani principali e aree di servizio, e il progetto ha dovuto adattarsi a questo impianto. Il nuovo edificio è concepito come un intervento nel paesaggio che estende la trama romantica del parco fino al lato nord del Palazzo. Abbiamo studiato visuali, vegetazione e strade, e integrato la facciata vetrata con i pendii del parco conservando tutti gli alberi esistenti. Located in a monumental park, the complex program included a Cultural Center, and a House of Peace and Human Rights. The project required the restoration of the Palace of Aiete and the construction of a new building partially underground in the garden. The proposal joins the interest of acting on heritage, with the appeal of linking two very different uses: an endowment with local character—as it is a cultural center for the neighborhood of Aiete—and an institution like the House of Peace and Human Rights, with a clear international scope. The project had to accommodate the new program needs with the possibilities of the preexisting Palace’s structure, and focused on providing a balance that would keep the “essential nature” of the pre-existent construction underlying its most important value: the clarity of its spatial structure. The original Palace made a distinction between the main floors and the service areas, and the project had to adapt to that structure. The new building is conceived as an intervention in the landscape that extends the park’s romantic plot to the north side of the Palace. We have studied the views, vegetation, routes, integrating the glass facade as another slope in the park preserving all existing trees.

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AITZPEA LAZKANO ORBEGOZO CASA DELLA CULTURA E ISTITUTO DEI DIRITTI UMANI / HOUSE OF CULTURE AND HUMAN RIGHTS INSTITUTE

Piano terra. Il Centro Culturale e il collegamento con il Palazzo Ground floor. Cultural Center and Palace connection

Veduta esterna notturna del Centro Culturale Exterior night view of the Cultural Center

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AITZPEA LAZKANO ORBEGOZO CASA DELLA CULTURA E ISTITUTO DEI DIRITTI UMANI / HOUSE OF CULTURE AND HUMAN RIGHTS INSTITUTE

Veduta interna del Centro Culturale: la biblioteca Cultural Center interior view: Library

Veduta esterna del Centro Culturale Exterior view of the Cultural Center

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INES LOBO LISBON, PORTUGAL

Come molte delle progettiste nominate per quest’edizione, anche Ines Lobo inizia a lavorare con un proprio studio all’inizio degli anni Duemila: nella sua produzione ha un ruolo importante il tema della riconversione edilizia, che è occasione per liberarsi dagli schemi precostituiti della recente “Scuola Portoghese” (Alvaro Siza, Eduardo Souto de Moura). In questo scenario Ines Lobo apporta una particolare attenzione a creare, anche nella dimensione relativamente ridotta dei suoi interventi, edifici con un particolare valore simbolico. Così nella scuola Avelar Brotero di Coimbra combina trasparenza dei materiali e solidità delle strutture, nella Facoltà Universitaria di Arte e Architettura di Évora si rifà all’immagine archetipica della casa per sviluppare una struttura lineare, mentre nel riadattamento della sede di un’impresa di costruzioni (Uffici Ferreira a Porto) crea un interessante contrappunto tra la nuova addizione e l’edificio storico.

Like many of this year’s nominees, Ines Lobo opened her own practice in the early 2000s: in her architecture, building conversion plays an important role, giving her an opportunity to free herself from the pre-constituted models of the recent “Portuguese School” (Alvaro Siza, Eduardo Souto de Moura). In this scenario, Ines Lobo attaches importance, even within the relatively limited dimensions of her projects, to creating buildings with a particular symbolic value. In the Avelar Brotero school in Coimbra, she combines the transparency of materials with the solidity of the structure; in the Art and Architecture Faculty of Évora University, she reprises the archetypical image of a house to create a linear structure; in the renovation of the headquarters of a construction firm (Ferreira offices in Porto), she creates an interesting counterpoint between the new extension and the old building. Stefano Casciani

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INES LOBO SCUOLA SUPERIORE AVELAR BROTERO AVELAR BROTERO SECONDARY SCHOOL

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Coimbra, Portogallo

Coimbra, Portugal

Destinazione d’uso

Use of the Building

Scuola superiore

Secondary School

Periodo di costruzione

Construction Period

2007 – 2010

2007 – 2010

Fondata nel 1884, la scuola superiore Avelar Brotero è un complesso costituito essenzialmente da tre blocchi strutturati attorno a uno spazio centrale aperto. Nel primo blocco, che si estende per tutta la lunghezza della Rua General Humberto Delgado, sono situati aule, laboratori, spazi amministrativi e biblioteca. Collegato a questo, il blocco centrale ospita, in due ali separate del corpo principale, la palestra e gli spogliatoi, la mensa e il bar, e a parte un piccolo gruppo di aule. L’ultimo blocco contiene gli spazi attrezzati a laboratori, che completano il complesso. Gli spazi esterni sono per lo più occupati da campi sportivi. Dopo aver identificato vantaggi e svantaggi dell’edificio nel suo stato attuale, abbiamo definito una strategia di azione articolata lungo quattro vettori di base: definizione di nuove aree per la didattica; ridefinizione dell’accessibilità; ridistribuzione del programma; definizione chiara della circolazione. Le nuove aree per la didattica riprendono quelle già presenti nell’istituto. Le aree costruite ex novo sono: un centro sportivo con palestra al chiuso, seminterrato sull’estremità ovest del cortile centrale; un’area di lavoro e supporto per il corpo docente, integrato a mezza quota nel dislivello che attualmente fiancheggia il cortile centrale verso sud; due spazi generali di supporto, nella categoria spazi di incontro, in due volumi stabiliti sulle terrazze delle due ali del corpo centrale: il bar e la sala multifunzione. La ridistribuzione dell’area didattica mira soprattutto a correggere la discrepanza esistente nell’intensità d’uso delle diverse parti della scuola, e insieme a produrre un’efficace integrazione tra i due principali indirizzi formativi offerti dalla scuola: istruzione standard e istruzione tecnologica. Avelar Brotero Secondary School was founded in 1884. It is a building complex essentially made up of three blocks, sets of spaces structured together around a central open space. A first block accupies the length of the Rua General Humberto Delgado were the classrooms, laboratories, administrative areas and library are the found. Linked to this block, a central block houses the gymnasium and the changing rooms, as well as the canteen and bar, and a small group of classrooms, in two separate arms of the main body. A final large block is made up of the workshop areas, which complete the building complex. The outer spaces are the most part occupied by sports fields. Having identified the advantages and disadvantages that the building offers in the current state been, we now move on to define an action strategy according to four basic vectors: defining new teaching areas; redefining accessibility; redistributing the program; clarifying circulation. The new teaching areas contemplated in this intervention are those already identified in the situation and it stands. Thus, the areas to be build are: an indoor sports center and a gymnasium, to be established semi-interred at the western end to the central yard; a teacher working and support area, to be established at mid height, embedded in the current slope, which flanks the central yard to the south; two general support spaces, in the category of meeting spaces, in two volumes established on the terraces of the two arms of the central body: the bar and the multipurpose room. The teaching area redistribution aims above all to correct the current discrepancy in intensity of use of the different parts of the school, as well as to promote an effective integration between the two main educational options that the school house: standard and technological education.

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SCUOLA SUPERIORE AVELAR BROTERO / AVELAR BROTERO SECONDARY SCHOOL

Particolare della scalinata di ingresso Detail of the entrance staircase

Particolare del cortile interno Detail of the inner courtyard

Photographer Leonardo Finotti

Photographer Leonardo Finotti

INES LOBO

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INES LOBO

SCUOLA SUPERIORE AVELAR BROTERO / AVELAR BROTERO SECONDARY SCHOOL

Photographer Leonardo Finotti

Veduta generale General view

Photographer Leonardo Finotti

La palestra The gym

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INES LOBO FACOLTÀ DI ARTE E ARCHITETTURA ART AND ARCHITECTURE FACULTY

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Évora, Portogallo

Évora, Portugal

Destinazione d’uso

Use of the Building

Facoltà universitaria

Faculty

Periodo di costruzione

Construction Period

2006 – 2009

2006 – 2009

1916 – 1970 Programma originario. Costruito nel 1916, la fabbrica di macinazione Alentejo divenne il pastificio Leões nel 1970. Visto da una certa distanza, muovendosi dal centro storico verso la vecchia fabbrica Leões, si capisce che, stranamente, il valore principale dell’edificio consiste nel suo volume eccessivo che si impone bruscamente sull’area pianeggiante che lo circonda. Un edificio progettato intorno alle macchine che avrebbe ospitato, e non intorno alla persone, in termini fisici o spirituali, ridotti a meri operatori, lavoratori, semplici ingranaggi nella macchina. 2006 – 2009 Nuovo programma. Università dei Beni Artistici, dipartimento di arti visive e dipartimento di architettura. Un edificio parzialmente occupato ma senza macchinari di cui si appropria l’uomo. Spazi che, grazie alla loro versatilità e alla relazione con il territorio, diventano luoghi dell’insegnamento. [-]sottrazione. Gli annessi che non facevano parte della costruzione originario sono stati rimossi, insieme a tutte le strutture provvisorie all’interno dell’edificio. In questo modo la natura spaziale del complesso è risultata chiara. [-]addizione. Aggiunta di un nuovo edificio in sostituzione dei vecchi annessi, con conseguente rinnovamento della configurazione del piazzale, con i laboratori, la caffetteria e la tettoia associati allo stesso. Agli spazi esistenti sono state aggiunte altre infrastrutture, che offrono gli spazi necessari per la didattica, e altri arredi. [ri]utilizzo. Facendo leva sulla sempre maggiore conoscenza dei vecchi spazi e sistemi industriali, abbiamo individuato alcune strategie da riutilizzare nell’ambito dell’edilizia scolastica e universitaria; in primo luogo, le grandi pensiline che proteggevano le banchine ferroviarie e altre zone di carico e scarico, paradossalmente contrastanti nella loro delicata leggerezza con l’incombente massa delle costruzioni. La nuova pensilina, ora reintrodotta, protegge insegnanti e studenti invece di merci e materie prime, creando il punto di incontro del complesso universitario, e delinea il patio principale stabilendo una relazione visiva tra tutti gli spazi del complesso, al centro del quale si trova un inatteso campo verde, reminiscenza dei campus universitari, finora totalmente distanti da questo contesto. Questo corpo connette i diversi elementi e allo stesso tempo crea l’unitarietà della struttura, creando un ampio atrio di forma allungata, una sorta di colonna vertebrale che consente a entità prima isolate di riprendere funzionalità configurandosi come vere e proprie parti di una struttura organica. 1916 – 1970 Original program. Built in 1916, the Alentejo Milling Society became the Leões pasta factory in the 1970s. Seen from a distance from the historic center and the approach in direction of the old Leões factory allows one to understand that, oddly enough, its principle value consists of its excessive volume that is imposed abruptly on the plateau. Buildings designed around the machines they would house, and not around people, in physical or transcendental terms, who are reduced to mere operators, workers, simple cogs in the machine. 2006 – 2009 New program. University of the arts, department of visual arts and department of architecture. A partially occupied but machine-less building, appropriated by man. Spaces that, due to their versatility and relationship with the territory, became places for teaching. [-]subtraction. The annexes that were not part of the original construction were removed, as were all provisional construction inside the building. The spatial nature of the buildings became clear. [+]addition. A building is added that substitutes the annexes, thus configuring the courtyard afresh, with associated workshops, a cafeteria and a lean-to. Other infrastructures were added to the existing spaces, which provide the necessary facilities for teaching, and extra furniture. [re]utilize. With increasing knowledge of old industrial spaces and systems we find some of the strategies to reuse in the construction of the schools. First are the large coverings that protected the railway platform and other loading and unloading areas, which could hardly contrast more in their delicate lightness with the enormous mass of the constructions. Now re-introduced, it shelters teachers and students instead of products and raw materials, constructing the meeting place of the school ensemble, it outlines the main patio establishing a visual relationship between all the spaces of the ensemble, whose central open space is an unexpected green field which is reminiscent of university campuses, until then so distant from this context. This body connects the different elements at the same time as it constructs the School space, a large and elongated atrium, a kind of backbone that allows bodies that were previously isolated to function once more, becoming part of a single structure.

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INES LOBO

FACOLTÀ DI ARTE E ARCHITETTURA / ART AND ARCHITECTURE FACULTY

Photographer Leonardo Finotti

Il dialogo tra il vecchio e il nuovo edificio The dialogue between the old and the new building

Photographer Leonardo Finotti

Particolare dell’ingresso Details of the entrance

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FACOLTÀ DI ARTE E ARCHITETTURA / ART AND ARCHITECTURE FACULTY

Un corridoio A corridor

Particolare dell’ingresso Details of the entrance

Photographer Leonardo Finotti

Photographer Leonardo Finotti

INES LOBO

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SALIMA NAJI KÉNITRA, MOROCCO

Con una formazione mista di architetto e di antropologa, la giovane Selima Naji (si è laureata in Francia nel 2002) lavora principalmente sul recupero del patrimonio storico monumentale del Marocco, che comprende numerose insolite tipologie: come i granai della regione montagnosa dell’Anti-Atlante. Particolarmente importante è il lavoro che viene effettuato con le maestranze locali, di cui viene recuperato il sapere di una tradizione antica, rinnovata nella ricostruzione – il più possibile filologica – degli edifici “com’erano, dov’erano”. Nel progetto per il Museo di Tiznit, realizzato a partire da una fortezza del XIX secolo, il materiale principale è la terra battuta, che si rivela avere interessanti proprietà per il risparmio energetico e l’equilibrio termico.

Having studied as both an architect and an anthropologist, the young Salima Naji (she graduated in France in 2002) works mainly on the restoration of historic monuments in Morocco, which include many unusual categories, such as the granaries in the Anti-Atlas mountains. She has completed particularly important work with local artisans, renewing the expertise of an ancient tradition through the reconstruction—as philological as possible—of the buildings “as they were, where they were”. In her project for Tiznit Museum, beginning from a XIX century fortress, the main material is clay, which has interesting properties in terms of energy saving and thermal equilibrium. Stefano Casciani

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SALIMA NAJI RESTAURO DEI GRANAI AGUELLOUY E ID ISSA AGUELLOUY AND ID ISSA GRANARIES RESTORATION

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Valle di Amtoudi, Marocco, regione di Sud Ovest,

Amtoudi vallee, Morocco, South West,

area di Guelmim-Smara

Guelmim-Smara area

Destinazione d’uso

Use of the Building

Turismo

Tourism

Periodo di costruzione

Construction Period

2007 – 2008

2007 – 2008

La parola in lingua locale “agadir“ indica i granai collettivi. Dall’Alto Atlante alle oasi sahariane, il Marocco conserva ancora un’antica istituzione: la cittadella che ospita i granai collettivi. Questi edifici destinati a immagazzinare il grano erano sacri per il popolo ed erano governati da un codice scritto e da un consiglio locale. Grazie a una ricerca a lungo termine sulla tribù Ayt Herbil condotta nell’ambito di un programma universitario di dottorato, sono iniziati i primi lavori di restauro per salvare il granaio di Aguellouy. Al termine del progetto, l’Agenzia per la regione Sud ha proposto di finanziare il restauro dell’altro granaio della tribù, Id Issa. Nel 2007-08 abbiamo eseguito il restauro dei due siti e i fondi a disposizione hanno consentito un intervento totale. All’opera hanno lavorato maestranze e artigiani locali, il progetto è diventato un modello per altri interventi nell’area di Guelmim-Smara. The institution of community granary, “agadir“ in original language. From High Atlas to saharian oasis, an ancient institution survives: Moroccan collectives granaries citadel. Community buildings used to store grain, they are sacred to the people. They were ruled by a written codex and a local council. In favor of long-term field research in the tribe of Ayt Herbil, through a PhD, first restoration to save granary of Aguellouy was developed. After this work, South’s Agency proposed to finance restoration of the other granary of the tribe, Id Issa. In 2007-08, the two sites were restored and the funds available allowed a total restoration. Workers and artisans were local villagers, and this work became a model for other interventions in the area of Guelmim-Smara.

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SALIMA NAJI

Aguelloy prima del restauro, 2008 Aguelloy before restauration, 2008

Il granaio Id Issa prima del restauro, 2000 Id Issa Granary before restauration, 2000

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RESTAURO DEI GRANAI AGUELLOUY E ID ISSA / AGUELLOUY AND ID ISSA GRANARIES RESTORATION


SALIMA NAJI

RESTAURO DEI GRANAI AGUELLOUY E ID ISSA / AGUELLOUY AND ID ISSA GRANARIES RESTORATION

Il granaio Id Issa dopo il restauro, 2010 Id Issa Granary after restauration, 2010

Aguellouy dopo il restauro, 2008 Aguellouy after restauration, 2008

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SALIMA NAJI MUSEO TIZNIT TIZNIT MUSEUM

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Tiznit, Souss-Massa-Draa, Marocco

Tiznit, Souss-Massa-Draa, Morocco

Destinazione d’uso

Use of the Building

Museo di storia

History Museum

Periodo di costruzione

Construction Period

2013 – 2015, in costruzione

2013 – 2015, under construction

Il progetto riguarda il restauro della Kasbah (fortezza) Alawita eretta a inizio Ottocento, con una superficie di 4.568 m2. Per il rivestimento delle facciate sono state sviluppate malte di calce idraulica, con una serie di test per trovare i dosaggi giusti per un pisé estremamente deteriorato (questo rivestimento è stato esteso a tutte le mura della città vecchia). Il progetto è suddiviso in due fasi. La parte nord è stata rinnovata nel 2010 con il restauro del monumento fondante della città di Tiznit, che include un teatro all’aperto destinato alle creazioni musicali locali. Questo elemento ha permesso di associare una maggiore apertura culturale con gli spazi di vita quotidiana della cittadinanza. In seguito si è deciso di costruire un museo nella parte sud, i cui lavori sono iniziati nel 2013. All’esterno della Kasbah è prevista anche la costruzione di un archivio e di uno spazio associativo per la promozione delle attività regionali. Il programma è stato deciso di concerto con l’amministrazione cittadina e le associazioni locali. Gli edifici sono essenzialmente realizzati con la tecnica del pisé in terra battuta (60%). Il condizionamento dell’aria è fornito da un pozzo canadese. Il tetto è ricoperto da una membrana bituminosa fotovoltaica. The project refers to the restoration of the Alawite Kasbah (fortress) built in the early 19th century (4,568 m2). Hydraulic lime mortars have been developed for facade coatings after a series of tests to find the right dosages on a very damaged rammed earth (this coating has been extended to all the walls of the old city).The project is divided into two phases. The northern part is renovated in 2010 to revive the founder monument of Tiznit city, incorporating an outdoor theater for all local musical creations. This allowed to associate cultural openness with the everyday spaces of the inhabitants. Then it was decided to build a museum in the southern portion whose construction began in 2013. Outside the Kasbah there will also be an archive center and an associative space to promote regional activities. This program was determined with city councilors and local associations.The buildings are essentially realized in rammed earth (60%). Air conditioning is provided by a Canadian well. The roof is covered by a bituminous membrane to produce solar electricity.

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SALIMA NAJI

MUSEO TIZNIT / TIZNIT MUSEUM

Planimetria generale General Plan

Facciate Facades

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SALIMA NAJI

Veduta aerea del Museo Tiznit Aerial view of the Tiznit Museum

Il Museo prima e dopo l’intervento The Museum before and after restoration

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MUSEO TIZNIT / TIZNIT MUSEUM


FRANÇOISE N’THÉPÉ PARIS, FRANCE

Fondato nel 2001 (con Aldric Beckmann) lo studio Beckmann-N’Thépé è attivo in campi diversi, dalla scenografia all’architettura. Quest’ultima rimane il focus principale d’interesse di Françoise N’Thépé, che con alcuni edifici pubblici ha avuto modo di esprimere la sua capacità di controllare masse e volumi dell’architettura, con composizioni tra pesante e leggero, declinate in materiali e cromatismi originali. Più riuscita nel risultato finale sembra la Biblioteca Universitaria alla Cité Descartes di Champe sur Marne, un blocco massiccio che poggia su una base vetrata trasparente, mentre le residenze sociali Zac Massena di Parigi risultano molto massicce, quasi incombenti – forse per lo schema iniziale che aderisce alle rigide linee guida indicate da Christian De Portzamparc.

Formed in 2001 (with Aldric Beckmann), the Beckmann-N’Thépé practice works in a range of areas, from stage design to architecture. The latter is Françoise N’Thépé’s main field of interest, where, in a number of public buildings, she has expressed her ability to control architectural masses and volumes with compositions that are both light and solid, using original materials and colors. One of her most successful results is the Cité Descartes University Library in Champe sur Marne, a solid block standing on a transparent glass base, while the Zac Massena social housing in Paris conveys a very heavy, almost oppressive sensation—due perhaps to the initial design based on the rigid guidelines provided by Christian De Portzamparc. Stefano Casciani

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FRANÇOISE N’THÉPÉ BIBLIOTECA CENTRALE DELL’UNIVERSITÀ DI MARNE-LA-VALLEE MARNE-LA-VALLEE UNIVERSITY CENTRAL LIBRARY

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Cité Descartes, Champs sur Marne, Francia

Cité Descartes, Champs sur Marne, France

Destinazione d’uso

Use of the Building

Biblioteca, paesaggio e fossato, sale di lettura,

Library, landscape and moat, reading rooms,

auditorium, caffetteria, uffici, logistica, parcheggio

auditorium, cafeteria, offices, logistics, car park

Periodo di costruzione

Construction Period

2009 – 2012

2009 – 2012

Futuro cuore e area sociale del campus universitario di Marne-la-Vallée, la nuova biblioteca centrale ha il significativo vantaggio di trovarsi in un sito eccezionale: la Ferme de la Haute Maison. Risalente al XVII secolo, questo sito “storico” articolato attorno a un’antica fattoria conferisce all’edificio un ruolo strategico. La sua identità non nasce solo dalla qualità delle costruzioni: il fossato circostante, che si prolunga formando un giardino acquatico, e la corte centrale, che diventa la principale area all’aperto, sono due componenti catalizzanti del luogo che generano un’emozione particolare. Situate lungo la linea orizzontale dei canali esistenti, le due parti dell’edificio sono nitidamente caratterizzate e differenziate. La parte inferiore (reception) ricrea una frontalità con l’antica fattoria. Semplice e rettilinea, questa parte dell’edificio si abbassa verso il canale e diventa il supporto della parte superiore (sale di lettura). Il volume sospeso, come strappato via dal suo elemento naturale, si estende sul lato del giardino, traforato da inserti in vetro dorato e patii che convogliano l’illuminazione naturale dal basso. All’interno prevalgono il bianco e il senso di quiete. Particolare attenzione è data anche alla qualità ambientale (norma HEQ), in particolare a livello di gestione energetica. Future heart and social area of the Marne-la-Vallée university campus, the new central library has the significant advantage of being located on an outstanding site: the Ferme de la Haute Maison. Dating from the 17th century, this “historic” site endows the building with a strategic role. Its identity does not just stem from the quality of the constructions: the surrounding moat, which extends into a water garden, and the central courtyard which becomes the main parvis, are two federating components of this site, generating a special emotion. Positioned along the horizontal line of the existing gutters, the two parts of the building are marked and differentiated. The lower part (reception) recreates a frontality with the other part of the preserved Farm. Simple and rectilinear, it drops down towards the moat and becomes the support of the upper part (reading rooms). The suspended volume, as though torn out of its natural element, extends out on the garden side, pierced by projecting golden glass inclusions and patios which bring natural lighting from underneath. Inside, calm and whiteness prevail. Special attention is also paid to the environmental quality (HEQ approach), mainly regarding energy management.

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BIBLIOTECA UNIVERSITÀ MARNE-LA-VALLEE / MARNE-LA-VALLEE UNIVERSITY LIBRARY

Facciata nord – Blocco degli uffici amministrativi e fossato Northern facade – Administrative volume and moat

Piano terra – Sala lettura e vista sul fossato Ground floor – Reading room and view towards moat

Photographer © Contextes 3244

Photographer © s.Lucas 0461

FRANÇOISE N’THÉPÉ

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FRANÇOISE N’THÉPÉ

BIBLIOTECA UNIVERSITÀ MARNE-LA-VALLEE / MARNE-LA-VALLEE UNIVERSITY LIBRARY

Photographer © s.Lucas 0456

Piano superiore – Sala lettura verso il patio Upper floor – Reading room towards patio

Photographer © s.Lucas 0461

Facciata nord – Accesso secondario North facade – Secondary access

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FRANÇOISE N’THÉPÉ EDIFICIO DI EDILIZIA SOCIALE ZAC MASSENA ZAC MASSENA SOCIAL HOUSING BUILDING

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Parigi, Francia

Paris, France

Destinazione d’uso

Use of the Building

Edificio tipo 48 PLUS per edilizia sociale, attività e negozi,

48 PLUS type social housing dwellings, activities and

parcheggio

shops, car park

Periodo di costruzione

Construction Period

2005 – 2007

2005 – 2007

Basato sui principi elaborati da Christian de Portzamparc, il progetto è nato, si è sviluppato e ha preso forma per esaltare la sua semplicità e la sua eleganza specifica. La facciata sovrastante la strada si estende in perfetto allineamento con il resto. Le sporgenze, le rientranze, le composizioni delle terrazze e una struttura a “crepacci”, espressione dei blocchi che formano questo complesso architettonico, consentono agli edifici vicini di beneficiare del cuore del “complesso a cielo aperto” previsto nel piano di sviluppo. Con la sua massa cupa e profonda, questa struttura minimale impone all’ambiente la propria inerzia. Il calcestruzzo autocompattante colorato aggiunge un tocco rifinito agli angoli, esalta la bellezza della tessitura formata dalle finestre, la maestà del design e la purezza delle sue linee. Le grandi facciate vetrate al piano terra conferiscono un senso di immaterialità, la struttura resta assente da questa composizione e un grande elemento di giunzione cavo che alloggia la protezione solare per i futuri occupanti conferisce un senso di levitazione ai vari volumi. La facciata si dispiega come una grande composizione grafica, generosa e priva di scala. La nozione dei piani è mascherata, i ritmi delle aperture sono sistematici e sorprendenti. L’interno è echeggiato da telai delle finestre regolari, vicini o molto distanti, affacciati sui panorami della parte orientale di Parigi. Based on the principles designed by Christian de Portzamparc, the project emerges, develops, and takes shape to enhance its simplicity with its own specific elegance. The facade overlooking the street extends in strict alignment like a cheesewire. The overhangs, the recesses, the compositions of terraces and a “crevasse” structure are the expression of the blocks forming this architectural complex, allowing the neighboring buildings to benefit from the “open island hub” of the development plan. This minimal structure imposes its inertia through its deep and sombre bulk. Self-compacting colored concrete adds a finishing touch to the corners, enhances the beauty of the canvas formed by the windows, the majesty of the design and its pure lines. The large glazed facades of the ground floor confer an impression of immateriality, the structure remains absent from this composition and a large hollow joint which accommodates the solar protection of the future occupants bestows a certain sense of levitation on the various volumes. The facades unfold like a large graphic composition, generous and scaleless. The notion of floor levels is concealed, the rhythms of the openings are systematic and surprising. The inside is echoed by precise, nearby or far-off frames, profiting from the panoramas offered by eastern Paris.

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FRANÇOISE N’THÉPÉ

EDIFICIO DI EDILIZIA SOCIALE ZAC MASSENA / ZAC MASSENA SOCIAL HOUSING BUILDING

Photographer © Olivier Amsellem

Dettaglio della facciata Facade detail

Photographer © Olivier Amsellem 184

Veduta in lontananza dalla Senna Distant view from the Seine river

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EDIFICIO DI EDILIZIA SOCIALE ZAC MASSENA / ZAC MASSENA SOCIAL HOUSING BUILDING

Photographer © Olivier Amsellem 259

Facciata sud-ovest – Veduta generale frontale South-west facade – General front view

Piano superiore – Vista sull’edificio e il terrazzo piantumato comune Upper floor – View over collective planted terrace and building

Photographer © Olivier Amsellem

FRANÇOISE N’THÉPÉ

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CECILIA PUGA SANTIAGO, CHILE

La progettista sudamericana Cecilia Puga rappresenta il Cile, una delle aree geopolitiche con il più interessante sviluppo di una nuova generazione di architetti autonomi dal mainstream internazionale. Più che all’estetica di superficie, Cecilia Puga è interessata a soluzioni strutturali che diano maggiore libertà e flessibilità agli edifici. Poetica e ironica l’ispirazione di una delle sue prime opere, la Casa di Vacanze a Baia Azul composta in un gioco di coperture invertite. Nella Biblioteca SLGM per Providencia è forte l’impronta neobrutalista delle strutture in cemento a vista, alleggerite da grandi spazi vetrati verso l’esterno. Uno schema ripreso con maggiore leggerezza nel Palacio Pereira a Santiago del Cile, un edificio storico riconvertito a Facoltà Universitaria, dove gli spazi di relazione funzionale fanno anche da elegante connessione tra antico e moderno.

The South American designer Cecilia Puga represents Chile, one of the geopolitical areas of greatest interest with its new generation of architects who have developed independently from the international mainstream. Cecilia Puga is more interested in structural solutions that give buildings greater freedom and flexibility, than in surface aesthetics. One of her first works, the Bahia Azul holiday home, draws on a poetic and humorous inspiration with its play of inverted volumes. On the Providencia SLGM Library, the strong neobrutalist impact of the bare cement walls is relieved by broad glazed spaces looking outwards. Cecilia Puga reprises this approach, to lighter effect, in the Palacio Pereira in Santiago, an historic building converted into a University Faculty, where the public areas create an elegant link between old and new. Stefano Casciani

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CECILIA PUGA BIBLIOTECA E CENTRO DOCUMENTAZIONE SERGIO LARRAIN GARCÍA-MORENO SERGIO LARRAIN GARCÍA-MORENO LIBRARY AND DOCUMENTATION CENTER

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Providencia, Cile

Providencia, Chile

Destinazione d’uso

Use of the Building

Usi accademici per la facoltà di architettura

Academic uses for the Architecture Faculty

dell’Università Cattolica

of the Catholic University

Periodo di costruzione

Construction Period

2003 – 2006

2003 – 2006

Nel 1994 la facoltà di architettura dell’Università Cattolica del Cile ha bandito un concorso per progetti preliminari relativi al centro di documentazione SLGM, vinto da Teodoro Fernández, Smiljan Radic e Cecilia Puga. In termini generali il progetto proponeva uno spazio generoso e senza ostruzioni, con la costruzione di una passeggiata all’aria aperta e di un tetto sospeso tra casa Lo Contador (edificio storico) e gli altri edifici, che in tal modo sarebbero risultati uniti con il giardino all’interno del complesso. La soluzione ha permesso di ripristinare il paesaggio della collina di San Cristóbal e di ampliare la visuale a est e a ovest. A questo si collega la proposta di creare un secondo piano principale, fluido e anch’esso senza ostruzioni, con il ruolo funzionale di seconda fondazione del campus a livello sotterraneo, in cui collocare l’atrio del Centro di Documentazione (superficie di 20 x 54 m). Dieci anni dopo è stato commissionato un altro progetto che innanzitutto avrebbe completato l’opera e, in secondo luogo, avrebbe risolto le nuove esigenze del campus che nel frattempo erano cambiate notevolmente. Il secondo stadio di intervento ha mantenuto e difeso la coerenza di quello iniziale, con il rilevamento delle caratteristiche non negoziabili della prima proposta: da una parte, una struttura spaziale che facilita il processo di espansione e occupazione del campus (necessariamente dinamico e dilatato nel tempo), e dall’altra, la costruzione di spazi e dimensioni tali da garantire la massima flessibilità d’uso, presupponendo che anche i requisiti attuali col tempo si evolveranno.

In 1994 the Architecture Faculty of the Universidad Católica de Chile held a competition of preliminary designs for the SLGM Documentation Center. The competition was won by Teodoro Fernández, Smiljan Radic and Cecilia Puga. In general terms, the project proposed a generous and unobstructed space by constructing an open esplanade and a roof that floats between the Lo Contador House (historic building) and the remaining buildings, all of which would be united with the interior garden of the block. This solution enabled the landscape of San Cristóbal Hill to be restored and the views to east and west to be expanded. Linked to this, it was also proposed to create a second main floor, unobstructed and fluid, that would do duty as a second foundation of the campus on the subterranean level, where the main hall of the Documentation Center (with a surface area of 20 x 54 m) was to be located. Ten years later another project was commissioned that would firstly complete the work and secondly resolve the needs of a campus that had changed a great deal. The second stage intervention is characterized by maintaining and defending the consistency of the original intervention, recognizing the non-negotiable features of the first proposal: on the one hand, a spatial structure that facilitates a process of growth and occupation for the campus (a necessarily dynamic process that unfolds in time) and on the other, the construction of spaces and scales that assure maximum flexibility of use by assuming that the current requirements will change.

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CECILIA PUGA

BIBLIOTECA E CENTRO DOCUMENTAZIONE SLGM / SLGM LIBRARY AND DOCUMENTATION CENTER

Photographer © Cristobal Palma

La rampa d’accesso Access ramp

Photographer © Cristobal Palma

Particolare dell’area d’ingresso Detail of the entrance area

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BIBLIOTECA E CENTRO DOCUMENTAZIONE SLGM / SLGM LIBRARY AND DOCUMENTATION CENTER

Particolare degli interni A detail of the interiors

L’edificio illuminato nelle ore notturne The building at night

Photographer © Cristobal Palma

Photographer © Cristobal Palma

CECILIA PUGA

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CECILIA PUGA restauro PALACIO PEREIRA PALACIO PEREIRA RESTORATION

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Santiago, Cile

Santiago, Chile

Destinazione d’uso

Use of the Building

Uso pubblico e uffici

Public uses and office

Periodo di costruzione

Construction Period

2015 – 2016

2015 – 2016

Il bando per Palacio Pereira ha rappresentato il punto di partenza per il tentativo di riconciliare due posizioni potenzialmente antitetiche: conservazione e frequentazione viva. Il carattere dell’assieme è stato fondamentale per comunicare la vitalità dell’edificio, nel senso che la rovina appare inglobata e non semplicemente giustapposta alla sua occupazione continuata. Le due posizioni – moderna e tradizionale – inevitabilmente si incontrano a un crocevia fisico: aspetto, questo, che ha richiesto la massima attenzione. L’intervento su un edificio storico è una continua lotta per rivelare e scoprire, trattenendo l’impulso di disturbare o distruggere. Eppure senza rivelare e scoprire, senza accettare il cambiamento radicale che la scoperta comporta, non vi sarebbe interpretazione. La fusione di entrambi i tipi di materialità, attraverso la minuziosa attenzione per i dettagli richiesta per il Palacio, mette in discussione la polarizzazione di storico e moderno. I materiali da costruzione possono anche fissare, incrociare e accumulare vari gradi di protezione, ma richiedono l’abilità di cui parlava Morris perché ciò avvenga in modo da ristabilire un’architettura che rechi “vivo lo spirito delle imprese realizzate nel corso delle epoche che l’hanno plasmata”. The Palacio Pereira competition provided a starting point from which to attempt the reconciliation of two potentially antithetical positions—conservation and inhabitation. The character of assembly became crucial in communicating the life of the building where its ruination becomes wrapped up in, not an adjunct to its continued occupation. The two positions—modern and traditional—inevitably meet at a physical junction, and this aspect required the greatest care. Historic building work is a constant struggle to reveal and discover whilst refraining from disturbing or destroying. Yet without revealing and discovering, without accepting the radical change that discovery brings, there would be no interpretation. The fusion of both kinds of materiality through painstaking attention to detail required at the Palacio questions the polarizing of historic and modern—manufactured materials can key, interlock, and accumulate degrees of protection too, but require the craft that Morris demanded to do so in a manner that re-establishes an architecture “alive with the spirit of the deeds done midst its fashioning”.

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RESTAURO PALACIO PEREIRA / PALACIO PEREIRA RESTORATION

Passaggio tra il nuovo e il preesistente Transition between new and pre-existent areas

La nuova corte interna come “luogo di respiro” sociale e ambientale The new courtyard as a social and environmental “breathing space”

Photographer Felipe Fontecilla

Photographer Felipe Fontecilla

CECILIA PUGA

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CECILIA PUGA

RESTAURO PALACIO PEREIRA / PALACIO PEREIRA RESTORATION

Sezione della fase di concorso Section of the competition stage

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Photographer Felipe Fontecilla

Il corridoio cruciforme che funge da giardino d’inverno The cross-shaped corridor as a winter garden


KANIKA RATANAPRIDAKUL BANGKOK, THAILAND

Titolare dal 2004 dello studio Present Spacetime di Bangkok, Kanika Ratanapridakul cerca una strada culturale alternativa all’influenza fuorviante esercitata dall’enorme quantità d’informazione oggi disponibile sulla produzione globale d’architettura. Concentra quindi la sua attenzione sui temi della sostenibilità, con l’uso di materiali ecocompatibili e di soluzioni costruttive ingegnose. Così il suo design concept per Baan Oun Rak (un centro sperimentale per la riabilitazione di bambini) si fonda sull’ottimizzazione del rapporto con la natura, privilegiata per il comfort rispetto a quello che possono dare macchine e impianti. Ovviamente favorito dal clima, il progetto per una casa unifamiliare a Surin, crea con la stessa semplicità di materiali grandi spazi di pacificazione con la natura thailandese.

Owner of the Present Spacetime firm in Bangkok since 2004, Kanika Ratanapridakul takes an alternative cultural route, away from the misleading influence exerted by the huge quantity of information available today on global architecture production. Her attention focuses on sustainability issues, with use of eco-compatible materials and resourceful construction solutions. Her design concept for Baan Oun Rak (an experimental children’s rehabilitation center) optimizes the relationship with nature, given priority for the comfort it provides compared with machinery and equipment. Helped of course by the climate, Ratanapridakul’s project for a family home in Surin, designed with same simple materials, creates ample spaces for the occupants to enjoy a peaceable relationship with Thailand’s nature. Stefano Casciani

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KANIKA RATANAPRIDAKUL ASA CENTER – SIAM DISCOVERY CENTER

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Siam Discovery Center, Bangkok

Siam Discovery Center, Bangkok

Area (m2): 460 m2

Area (m2): 460 m2

Destinazione d’uso

Use of the Building

Activity Center for a Professional Organization

Activity Center for a Professional Organization

Interior Design

Interior Design

Periodo di costruzione

Construction Period

2008 – 2009

2008 – 2009

Il progetto è risultato vincitore del concorso indetto da The Association of Siamese Architects under Royal Patronage (ASA). L’obiettivo era farne un esemplare di “architettura d’interni verde”. I nostri criteri per la “progettazione verde”: Pianificazione spaziale. Minimizzare l’utilizzo di elementi di progettazione non necessari tramite una pianificazione efficiente e utilizzare una pianta il più possibile aperta, senza compromessi a livello funzionale. Materiali ecologici. Il “Vetiver Grass Board” è stato il materiale principale utilizzato per le pareti, i soffitti e gli arredi incassati. Il vetiver è una pianta ampiamente coltivata a livello locale, che solitamente viene tagliata e bruciata tra i rifiuti. Il fatto che possa essere pressata in “pannelli”, non solo belli da vedere, ma anche di qualità sufficiente a sostituire il compensato e l’MDF, riveste per noi un grande interesse. Questo materiale non è ancora largamente impiegato nel design d’interni, per cui ci piacerebbe promuoverlo. Il “Greenboard” rappresenta un tentativo locale di riciclare il materiale delle confezioni di latte e yogurt UHT da bere, trasformandolo in materiale da costruzione. È disponibile in vari colori, a seconda del design delle confezioni. In questo caso abbiamo optato per il verde, utilizzando i pannelli per la controsoffittatura del Coffee Corner, per riprodurre l’idea di alberi astratti, in linea con la nostra volontà di affermare che il design ecologico è divertente. Per la tappezzeria delle sedute nella biblioteca è stato usato tessuto di cotone “100% Organic”, con l’obiettivo di comunicare ai professionisti del design che questo prodotto è disponibile in Tailandia. Sebbene sia per lo più impiegato per scarpe di tela e borse di importazione, a nostro avviso è valido anche per l’arredamento d’interni. The project was a winning entry of a competition by The Association of Siamese Architects under Royal Patronage (ASA). The goal was to make it an exemplary of a “green interior architecture”. Our criteria in making it a “green design” are, as follow: Space Planning. Minimize the use of unnecessary design elements, by planning efficiently and using open plan as much as possible without compromising the functions. Green Construction Materials. “Vetiver Grass Board” was the main material use for walls, ceilings and built-in furniture. Vetiver grass is widely grown locally and typically would get cut and burn to waste. The fact that it can be pressed into “boards” which is not only beautiful but also have sufficient quality to replace plywood and MDF is of great interest to us. The material has not yet been widely use in interior design and we therefore would like to promote it. “Greenboard” is a local effort to recycle material from used UHT milk and yoghurt drink boxes into a construction material. It comes in a variety of colors depending on the design of the flavored drinks. In this case, we opted for green and use the board as ceiling panels over the Coffee Corner area mimicking the idea of abstract trees as we would like to make the statement that green design is fun. “100% Organic Cotton Fabric” is used as upholstery for seating in the library. We want to introduce to the design profession that such product(s) exist in Thailand. Though it’s mostly used for imported canvas shoes and hand bags but we find it also usable for interior furniture.

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KANIKA RATANAPRIDAKUL

ASA CENTER

Ingresso Entrance

Photo by art4d

Photo by art4d

Veduta lungo il muro della biblioteca verso il banco della reception View along the library wall toward reception station

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KANIKA RATANAPRIDAKUL

ASA CENTER

Pianta del soffitto Ceiling Plan

Photo by art4d

Sala d’attesa 1 Seating area 1

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KANIKA RATANAPRIDAKUL BAAN OUN RAK – CASA ACCOGLIENZA RIABILITAZIONE INFANTILE BAAN OUN RAK – CHILDREN REHABILITATION SHELTER

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Nonthanuri Province, Tailandia

Nonthanuri Province, Thailand

Destinazione d’uso

Use of the Building

Casa di accoglienza per la riabilitazione infantile,

Pilot Children Rehabilitation Shelter

progetto pilota

Construction Period

Periodo di costruzione

2008 – 2009

2008 – 2009

Gli obiettivi del progetto sono: 1. Creare un’atmosfera da “casa nel giardino”: una piccola scala, edifici configurati come case, alberi in quantità per l’ombra e per dare vita a un’atmosfera rilassante, uso di vari materiali da costruzione derivati dagli alberi a fini di calore, morbidezza e comfort per il corpo e la mente. 2. Il comfort della natura prima del confort delle macchine: uso di edifici tipo “Thai Sala” per le attività che non richiedono uno spazio chiuso, per consentire il raffrescamento dell’ambiente grazie all’apertura e alla ventilazione incrociata; gli edifici per le attività che richiedono spazi chiusi in muratura, per motivi di riservatezza e sicurezza, possono essere progettati con abbondanti finestre a fini di ventilazione incrociata, visuale e illuminazione naturale. 3. Massimo utilizzo di tutte le risorse fornite dal terreno: mantenimento di tutti gli alberi di grossa taglia, mantenimento ed eventuale ampliamento della recinzione in alberi di Kratin per l’utilizzo futuro; altri alberi di Kratin che devono essere abbattuti per costruire non saranno sprecati ma utilizzati come combustibile o fertilizzante. 4. Utilizzo di opzioni energetiche alternative ed ecosostenibili: energia solare per la produzione di elettricità, gas da cucina da rifiuti organici, alberi per produzione di carbonella o produzione di elettricità dalla carbonella, conversione dell’energia di gioco in energia utile. 5. Riciclo fino al raggiungimento del livello rifiuti zero: trattamento delle acque reflue e riciclo come acque grigie per l’irrigazione di piante e orti, trasformazione dei rifiuti organici di cucina e giardino in fertilizzanti, trasformazione dei rifiuti organici in acqua EM utilizzabile per accelerare il processo fertilizzante o come liquido detergente per ridurre gli odori. The aims of the project are: 1. Create a “Home in the Garden” atmosphere: small scale, home-like buildings, lots of trees for shade and relaxing atmosphere, utilize various materials from trees for construction as appropriate for warmth, softness and comfort to body and mind. 2. Nature Comfort before Machine Comfort: using “Thai Sala” type building for activities which do not require enclosure in order to cool the space through openness and cross-ventilation, activities that require building with walls due to privacy and security reasons can be designed with lots of windows for cross ventilation, view and natural light. 3. Maximize the Use of All Resources on the Land: keep all the large trees, keep existing Kratin trees fence for future use and add on as necessary, other Kratin trees on the land that need to be cut down for buildings will not be uselessly discarded but instead will be used for firewood or fertilizer. 4. Use Alternative Environmental-Friendly Energy Choices: solar energy to produce electricity, cooking gas from bio-garbage, trees to charcoal or from charcoal to electricity, play energy to useful energy. 5. Recycle to achieve zero waste: treat waste water and recycle for use as gray water for plants and vegetable gardens, turn biowaste from kitchen and garden into fertilizer, turn bio-waste into EM water that can be used to speed up the fertilizer process or use as cleaning liquid to reduce smell.

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KANIKA RATANAPRIDAKUL

BAAN OUN RAK

© Spacetime

Veduta del cortile centrale View of the central courtyard

© Spacetime

Veduta degli uffici amministrativi dall’area di ingresso View of administration building from the entrance

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KANIKA RATANAPRIDAKUL

BAAN OUN RAK

Veduta della corte centrale verso la casa dei bambini con i due gazebo a forma di foglia View of the central courtyard with two leaf-shaped gazebo toward the children home

Š Spacetime

Š Spacetime

Veduta della corte centrale dalla casa dei bambini con i due gazebo a forma di foglia View of the central courtyard with two leaf-shaped gazebo from the children home

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BRINDA SOMAYA MUMBAI, INDIA

Con 35 anni di esperienza, Brinda Somaya è una “veterana” dell’architettura indiana contemporanea. Eppure il suo approccio progettuale rimane sempre originale, rafforzato dalla nuova stagione di sviluppo economico dell’India e del suo patrimonio artificiale e naturale, di cui Brinda Somaya si dichiara “guardian” con la sua professione. Controllo delle masse costruite, ricerca sul colore, relazione tra spazio interno e spazio verde sono elementi ben miscelati nei suoi progetti, principalmente di interesse pubblico: come l’edificio per servizi della Tata, la più grande corporation indiana, o il Goa Institute of Management (a Sanquelim) dove viene ricreato un armonico rapporto tra i volumi dei diversi edifici del complesso e il paesaggio naturale circostante.

With 35 years of experience, Brinda Somaya is a “veteran” of contemporary Indian architecture, yet she retains an original design approach, assisted by India’s new economic prosperity and the country’s natural and artificial heritage of which she considers herself a “guardian” through her profession. Somaya’s projects, most of which are in the public sector, present a skilful combination of careful control of the building volumes, detailed color research, and the relationship between indoors and outdoors. Examples include the services building for Tata, India’s largest business corporation, or the Goa Institute of Management (in Sanquelim), where she creates a harmonious relationship between the volumes of the various buildings and the surrounding parkland. Stefano Casciani

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BRINDA SOMAYA TATA CONSULTANCY SERVICES – BANYAN PARK

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Mumbai, Maharashtra, India

Mumbai, Maharashtra, India

Destinazione d’uso

Use of the Building

Campus universitario IT

Information Technology Global Campus

Periodo di costruzione

Construction Period

2005 – presente (in costruzione)

2005 – Present (Under Construction)

Tata Consultancy Services (TCS) ha scelto Banyan Park, una lussureggiante area alberata di circa 90,000 m2 nel cuore di Mumbai, come sede del suo quartier generale a livello mondiale. Con 52 specie di alberi, 49 di farfalle e 42 di uccelli (e una grande colonia di pipistrelli), il sito offre una tregua inattesa dalla frenesia e dal caos della città. Il progetto ci ha visti collaborare in veste di Associate Architects con lo studio statunitense Tod Williams and Billie Tsien Architects (TWBTA). Grazie alla conoscenza della città da parte di Brinda Somaya e alla sua familiarità con il sito, lo studio ha potuto assistere lo sviluppo del masterplan, offrendo supporto e consigli informati rispetto alle condizioni, ai codici e ai regolamenti locali. Brinda ha svolto un ruolo da consulente durante lo sviluppo del progetto e ha collaborato con il cliente e con TWBTA allo sviluppo degli spazi interni. Brinda stessa è stata personalmente coinvolta nel processo di selezione dei materiali, nel corso del quale ha presentato esaurienti ricerche finalizzate a identificare abilità e artigiani locali da coinvolgere nella realizzazione del progetto. Lo studio di Brinda è stato altresì responsabile del coordinamento generale e di dettaglio tra i vari consulenti locali. A questo scopo sono state esplorate varie tecniche di costruzione, con la realizzazione di modelli e studi approfonditi per garantire una resa accurata del progetto originale e il rispetto degli standard internazionali. Tata Consultancy Services (TCS) chose Banyan Park, a lush, wood­ed 22 acre site in the heart of Mumbai city to be its Global Headquarters. With its 52 spe­cies of trees, 49 species of butterflies and 42 species of birds (including a large bat colony) the site is an unexpected respite from the dense and fast paced Mumbai bustle. This project involved working as Associate Architects with the US design firm Tod Williams and Billie Tsien Architects (TWBTA). With Brinda Somaya’s knowledge of the city and familiarity with the site her studio was able to assist in the development of the masterplan providing valuable support and recommendations on local conditions, codes and regulations. Brinda played an advisory role during the development of the design and worked with the client and TWBTA to develop the interior spaces. She was personally involved in the material selection process, provid­ing extensive research to identify various indigenous artisans and their crafts that would seamlessly blend with the design intent. Brinda’s Studio has also been responsible for exhaustive de­tailed coordination amongst the various local consultants. This included exploring various construction techniques through mock-ups and comprehensive studies to accu­rately deliver the original design intent and meet international standards.

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BRINDA SOMAYA

Gli spazi di collegamento garantiscono la ventilazione e offrono pittoriche vedute sulla natura circostante Connecting spaces enable cross ventilation and frame views of nature

Gli alberi esistenti protetti e incorporati nei muri inclinati Existing trees protected and incorporated in battered walls

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TCS – BANYAN PARK


BRINDA SOMAYA

TCS – BANYAN PARK

Oculi e cortili-lucernari portano la luce naturale negli spazi interni Oculi and skylight courtyards bring natural light into spaces

Il moderno schermo a rete abbellisce il corridoio e al tempo stesso favorisce la ventilazione Modern jali screen adorning corridor enables air circulation

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BRINDA SOMAYA GIM – ISTITUTO DI MANAGEMENT A GOA GIM – GOA INSTITUTE OF MANAGEMENT

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Sanquelim, Goa, India

Sanquelim, Goa, India

Destinazione d’uso

Use of the Building

Istituto di formazione

Educational Intitution

Periodo di costruzione

Construction Period

2009 – presente (fase 2 in corso)

2009 – Present (Phase 2 ongoing)

Il Goa Institute of Management (GIM) è stato concepito come una struttura accademica e architettonica “avanzata”. Il sito è costituito da un appezzamento di 50 acri, circondato da colline ondulate con scorci sulle valli. Gli aggregati di forme costruiti sul sito rispondono all’organizzazione prevista dal masterplan e dall’assetto del terreno. Gli edifici sono strutture contemporanee caratterizzate da finestrature e aperture che incorniciano i panorami. Il complesso è stato progettato lungo due assi puntati nelle direzioni cardinali, all’incrocio dei quali è situato il corpo accademico principale. La piazza centrale tra questi blocchi conduce alla biblioteca e al caffè a ovest, agli alloggi a nord e alla sala polifunzionale a est. Gli alloggi della facoltà sono situati a nord della sala polifunzionale, su una collinetta. Gli spazi sono caratterizzati da differenze di livello e cambi delle texture, mentre a definirli sono i piani verticali e i relativi vuoti. I singoli edifici sono stati progettati con murature a intercapedine e profondi aggetti, per ridurre il guadagno termico e fornire protezione durante i monsoni. La laterite, pietra naturalmente presente in questa regione e abbondante nel sito stesso, è servita per realizzare il riempimento e il rivestimento dei muri e le pavimentazioni. The Goa Institute of Management (GIM) was conceived as a “state of the art” facility for Management students. The site is a 50 acre contoured plot surrounded by undulating hills and valley views. The clusters of built forms on the site respond to the organization in the masterplan and the lay of the land. The buildings are contemporary structures that are detailed with fenestrations and punctures that frame vistas. The complex was planned along two axes pointing to the cardinal directions at the crossing of which is located the main academic block. The central plaza within this block leads to the library and café in the west, the hostels in the north and the multi-purpose hall in the east. The faculty housing is located to the north of the multi-purpose hall on a hillock. Differences of levels and changes in textures distinguish spaces, while vertical planes with voids define them. The individual buildings have been designed with cavity walls and deep overhangs to reduce the heat gain and also provide protection during the heavy monsoon. Laterite, the naturally occurring stone in this region and abundant on the site itself, was used extensively as wall fillers, soling and cladding.

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BRINDA SOMAYA

GIM – ISTITUTO DI MANAGEMENT A GOA / GIM – GOA INSTITUTE OF MANAGEMENT

La passerella di collegamento tra l’edificio che ospita la Facoltà e le Aule Connecting walkway between Faculty Block and Classrooms

Una passerella coperta attraversa il cortile collegando i due blocchi principali A covered walkway through courtyard connects the two main blocks

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BRINDA SOMAYA

Le passerelle di collegamento a più livelli e l’anfiteatro lungo il perimetro del sito Connecting walkways at multiple levels and amphitheater along site contours

Configurazione paesaggistica naturale e artificiale Natural and artificial landscaping

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GIM – ISTITUTO DI MANAGEMENT A GOA / GIM – GOA INSTITUTE OF MANAGEMENT


ADA TOLLA NEW YORK, USA

Con lo studio LOT-EK (fondato insieme a Giuseppe Lignano) Ada Tolla cerca di creare architetture parlanti un nuovo linguaggio della tecnologia, fondato sul recupero di manufatti tecnologici contemporanei. Tra questi manufatti ricorrono nel lavoro di Tolla i container per spedizioni, considerati archetipi di abitacolo e simbolo stessi del sistema delle merci, recuperati in positivo: così nella Apap OpenSchool di Anyang (Corea) le forme originali dei container vengono tagliate ad arte per creare una vivace struttura colorata, mentre nella più conosciuta Puma City i container sono agganciati tra loro e trasformati in un negozio itinerante per l’azienda di articoli sportivi. Per le aree colpite dall’Uragano Sandy, Ada Tolla e LOT-EK hanno progettato un sistema integrato naturale/artificiale, dove unità abitative prefabbricate sono protette da aree verdi allagabili per resistere alle inondazioni.

Through the LOT-EK architectural practice (set up with Giuseppe Lignano), Ada Tolla aims to design buildings that express a new hi-tech language by converting contemporary technological products. She makes frequent use of shipping containers, regarded as archetypal shelters and symbols of the goods system, which she turns to positive effect in her work. At the Apap OpenSchool in Anyang (Korea) the original container shapes are adapted to create a lively colorful structure, whereas in the better known Puma City, the containers are linked together and transformed into a mobile shop for the sportswear manufacturer. For the areas hit by Hurricane Sandy, Ada Tolla and LOT-EK have designed an integrated natural/artificial system, where prefabricated residential units are protected from flooding by floodable landscaping. Stefano Casciani

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ADA TOLLA APAP OPENSCHOOL

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Anyang, Corea

Anyang, Korea

Destinazione d’uso

Use of the Building

Mostre, Spazio di incontro, Atelier d’arte

Exhibition, Meeting Space, Artists Studio

Periodo di costruzione

Construction Period

2010

2010

OpenSchool è un progetto sviluppato nell’ambito dell’importante quadro di riferimento APAP 2010 per mettere in discussione le pratiche di sviluppo urbano comunemente adottate in Corea. L’edificio costituisce uno spazio comunitario per la ricerca, le esposizioni e i dibattiti sul futuro delle città coreane. Situato lungo il fiume per attivare lo spazio ricreativo offerto dal contesto, l’edificio contrassegna il territorio come uno spazio di incontro focale della vita urbana. L’edificio utilizza otto container, tagliati lungo un angolo di 45 gradi, uniti insieme per creare un volume simile a una freccia, sollevato rispetto al paesaggio. A terra la pianta della struttura crea un anfiteatro pubblico sulla topografia in pendenza: uno spazio sociale per incoraggiare lo scambio comunitario in connessione con la città e la natura. Un container si china verso il basso invitando ad accedere ai livelli superiori. All’interno, un grande spazio ricavato dai container, funge da sala di incontro/riunioni e spazio espositivo. I due muri lungo l’aggetto sono traforati da file di spioncini (posizionati a diverse altezze, per bambini e adulti) che incorniciano i paesaggi naturali e urbani circostanti. I lati corti dei container sono finestrati, per consentire l’illuminazione naturale e la ventilazione incrociata. Da un container, una scala conduce al livello superiore, dove una lunga area con tavolato in legno si sporge sopra il fiume, come un grande trampolino. OpenSchool was developed within the critical framework of APAP 2010 to question current practices of urban development in Korea. The building serves as a community space for research, exhibitions and discussion on the future of Korean cities. Sited along to activate the riverfront recreational space, it marks the territory as a focal place of urban gathering. The building upcycles eight shipping containers, cut along a 45-degree angle, combined to generate an arrow-like volume, and lifted over the landscape. At ground, the footprint of the container structure becomes a public amphitheater on the sloping topography: a social space to entice community exchange in connection to city and nature. A container bends to invite access to the upper levels. Carved out of the containers’ interior, a large space functions as a meeting/assembly room and exhibition space. The two walls along the overhang are pierced by lines of peepholes that frame views within the surrounding natural and urban landscape (placed at different heights for children and adults). The containers’ short sides are glazed for natural light and cross ventilation. A stairway within a container directs to the top level where a long decked area stretches over the river—resembling a diving board.

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ADA TOLLA

APAP OPENSCHOOL

L’anfiteatro al piano terra che interseca la passerella pedonale lungo il fiume The ground floor amphitheather intersects the public path along the river

Photographer Sergio Pirrone

Photographer Sergio Pirrone

Veduta aerea dell’area di intervento lungo il fiume Aerial view showing the setting along the river

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ADA TOLLA

APAP OPENSCHOOL

Photographer Sergio Pirrone

Il container pieghettato e il ponte superiore The folded container and the upper deck

Photographer Sergio Pirrone

Veduta del retro dell’edificio con le ampie vetrate Rear view showing the large glazed windows

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ADA TOLLA DUNE CO-HABITAT

DATI DEL PROGETTO

PROJECT DATA

Località

Location

Far Rockaways, Brooklyn, New York, USA

Far Rockaways, Brooklyn, New York, USA

Destinazione d’uso

Use of the Building

Mista: residenziale, commerciale, hotel, habitat naturale

Mixed Use: Residential, Commercial, Hotel, Nature Habitat

Periodo di costruzione

Construction Period

Design 2013

Design 2013

Dune Co-habitat è una risposta alla vulnerabilità della costa sviluppata a seguito dell’uragano Sandy. Lo scopo è integrare le strategie di protezione costiera con una rete di spazi pubblici e residenziali, al fine di creare un habitat comune per le persone e le creature marine. A fini di contenimento e protezione delle infrastrutture e dei servizi fondamentali del sito, il progetto presenta una serie di aree allagabili rialzate che fungono anche da parcheggio. Le alte dune artificiali offrono nuovi spazi aperti adatti a un uso residenziale e a ospitare programmi pubblici/di comunità. Inserita tra le dune, una serie di giardini arbustivi dinamici e allagabili, progettati per assorbire l’eccesso d’acqua, offrono altri spazi pubblici e piacevoli visuali sulla spiaggia fruibili da tutte le unità residenziali. L’attuale tipologia di bungalow Far Rockaway è stata rivisitata per garantire resilienza a livello costruttivo, diventando un’unità prefabbricata in acciaio con intelaiature e rifiniture inserite in un guscio rigido privo di discontinuità. I bungalow sono riuniti a gruppetti a formare delle corti condivise semipubbliche, così da creare spazi di socializzazione più piccoli e mantenere il carattere della zona. Le principali stazioni di trasporto del sito sono legate a una varietà di attività di produzione di reddito: un complesso alberghiero con centro conferenze e un viale commerciale costeggiato da una varietà di negozi, centri culturali e centri ricreativi per sport acquatici. Dune Co-habitat is a response to coastal vulnerability after Hurricane Sandy. The aim is to integrate coastal protection strategies with a network of public and residential spaces to create a co-habitat for people and marine life.A series of floodable raised areas are designed to contain and protect key site infrastructure and utilities, while also providing parking. The elevated manmade dunes offer new open spaces fit for residential and community/public programs. In between the dunes, a series of dynamic, floodable scrub gardens—designed to absorb overtopping—provide additional public space and desirable beach views for all residential units. The existing Far Rockaway bungalow typology is re-visited to become resilient in its construction: a prefabricated steel unit where framing and finishes are built within a continuous hard shell. The bungalows cluster to form semi-public shared courtyards, creating smaller scale social spaces and retaining the local neighborhood character. Revenue generating programs anchor the site’s main transportation stations: a hotel conference center complex and a commercial promenade lined with a mix of retail, culture and water-related recreational activities.

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ADA TOLLA

DUNE CO-HABITAT

La Duna Costruita con il cluster delle unità abitative come nuova tipologia di “bungalow” multifunzione The Constructed Dune with the residential unit cluster as the new, resilient “bungalow” typology

Photographer Felipe Fontecilla

L’albergo e l’accesso alla riserva naturale The Hotel and the access to the nature preserve

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ADA TOLLA

DUNE CO-HABITAT

Photographer Felipe Fontecilla

Il profilo morbido della Duna Naturale The Natural Slack Dune

Veduta aerea dell’Asse Commerciale Aerial view of the Commercial Axis

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arcVision Prize Women and Architecture 2014 Edition Book Published by Italcementi Group Editor in Chief Sergio Crippa Editorial Coordinator Ofelia Palma Special Contributors Stefano Casciani, SCMD Media & Design Serafino Ruperto, Seci1981 Editing & Graphics Valeria Corbetta, YOG Marilena Magnoni, publishing graphics Printing Aziende Grafiche Printing Srl

Cover Escola Secundåria Francisco Rodrigues Leiria, Portugal Ines Lobo Arquitectos Lda Photo by Š Leonardo Finotti Courtesy Ines Lobo Arquitectos Lda

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Italcementi - Via Camozzi, 124 - 24121 Bergamo, Italia PRINTED April 2014


2014 edition ARCVISION PRIZE – WOMEN AND ARCHITECTURE www.arcvision.org www.italcementigroup.com

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