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La fata della neve C’

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era una volta una vedova che aveva due figlie. Una era bella e laboriosa e l’altra brutta e pigra.

La vedova prediligeva la seconda poiché era sua figlia, mentre non sopportava proprio l’altra, che veniva trattata come serva sia dalla matrigna che dalla sorellastra. La poverina lavorava in casa e filava dall’alba al tramonto all’ombra di un albero.

La povera fanciulla ritornava a sera con le dita che le sanguinavano, perché se rincasava senza la grossa matassa di filato erano guai.

Una sera, la fanciulla si recò al pozzo a sciacquare la spola che si era macchiata di sangue, ma le cadde di mano.

Quando tornò a casa, la matrigna guardandola di sbieco disse:

– Andrai a riprendere la spola laddove l’hai gettata.

– Non è possibile, l’acqua è alta e il pozzo è profondo. Annegherei di sicuro – mormorò la piccola tra le lacrime e i singhiozzi.

– O mi porti la spola o ti mando io all’altro mondo – strepitò con un terribile sogghigno la matrigna, sperando in cuor suo di liberarsi per sempre della giovane fanciulla.

La fanciulla sperando di vedere galleggiare la spola, si affacciò sul pozzo, ma indietreggiò spaventata quando vide solo acqua e buio profondo. Presa dalla disperazione, vi si buttò a capofitto.

Quando toccò il fondo, svenne.

Quando rinvenne, rimase senza parole nel vedere un bellissimo prato con fiori meravigliosi.

Si mise a correre e, passando vicino ad un forno, sentì una voce che diceva:

Sono già cotto. Tirami fuori, ti prego!

La giovane fanciulla prese la pala e tolse il pane dal forno e dispose ogni pezzo in bell’ordine.

Riprese il cammino e, giunta presso un melo, sentì gridare:

Siamo mature. Coglici presto, bella fanciulla. E così scosse con forza l’albero e i frutti caddero fino all’ultima mela. La fanciulla dispose per bene le mele e si incamminò. Dopo un tratto di strada, vide una vecchia casa, in cui c’era una vecchia bruttissima dai denti lunghi e affilati. La fanciulla stava per scappar via, ma la vecchia le fece cenno di fermarsi.

– Non aver paura – disse, – io ti voglio bene perché sei tanto laboriosa. Se sbrigherai tutte le faccende che ti ordinerò, potrai vivere felice nella mia casa. La fanciulla si rincuorò e sorrise. Senza perder tempo si mise al lavoro, portando a termine ogni cosa che le veniva richiesto.

Devi battere con forza i materassi e allora vedrai uscire tante piccole piume: sono i fiocchi di neve che piacciono molto ai bambini e che cadranno sulla Terra.

La Fata della neve guardava con ammirazione la fanciulla al lavoro e non finiva mai di lodarla.

– Sei molto brava e precisa – le ripeteva accarezzandola con le sue dolci parole.

La fanciulla era felice e sorrideva di cuore.

Dopo qualche anno, però, le venne un gran desiderio di ritornare a casa a vedere le sue cose e anche la matrigna e la sorellastra.

La Fata della neve disse che l’avrebbe accompagnata volentieri e, prendendola per mano, la condusse davanti ad una grande porta.

Quando questa si aprì successe un fatto straordinario: la fanciulla si sentì piovere addosso tante gocce d’oro, che la ricoprirono e non si staccarono più.

– Questo è il premio per il tuo diligente lavoro – disse la Fata della neve e, restituendole la spola, svanì.

La porta si chiuse e la fanciulla si ritrovò a poca distanza dalla sua casa. In quel momento provò una gioia incontenibile.

Appena entrata nel cortile, il galletto le balzò sulla spalla e incominciò a cantare:

Chicchirichì!

Padroncina tutta d’oro finalmente eccoti qui.

La matrigna e la sorellastra, che la credevano ormai morta, quando la videro ricoperta di oro diventarono verdi per la rabbia, ma, fingendo di essere felici, le andarono incontro e le chiesero come erano andate le cose. La fanciulla raccontò tutto senza dimenticare nessun particolare.

La matrigna, allora, rivolgendosi alla figlia disse:

– Domani ti butterai nel pozzo: è giusto che anche a te tocchi la stessa fortuna.

L’indomani la figlia, pur a malincuore, filò finché le uscì il sangue dalle dita; poi lasciò cadere la spola nel pozzo e vi si buttò a capofitto. Laggiù trovò lo stesso prato pieno di fiori e di luce e si incamminò per lo stesso sentiero.

Strada facendo, passò davanti al forno e sentì gridare dal pane che stava cuocendo:

Sono già cotto. Tirami fuori, ti prego!

Ma la pigrona rispose:

Non ci penso proprio! Non voglio scottarmi le mani!

Proseguendo il cammino giunse nei pressi del melo:

Siamo mature. Coglici presto, cara fanciulla – dissero i frutti.

Fossi matta! – esclamò. – Se una di voi mi cadesse in testa mi verrebbe un bernoccolo grosso così.

Proseguì il cammino e finalmente giunse alla casetta dove vide l’orribile vecchia, ma la pigrona non si spaventò perché aveva saputo dalla sorella quanto grande fosse il suo cuore.

Sulle prime la giovane cercò di accontentarla, ma poi si stancò: i materassi non li batteva affatto e, così, quell’anno non cadde neppure un fiocco di neve sulla Terra. La Fata si stancò di lei e la mandò via.

Tutta contenta la ragazza pensava che le sarebbe caduta addosso la pioggia d’oro, invece, rabbrividì quando si accorse che il vestito e il suo corpo erano avvolti da una colla di pece nera che non le si staccò mai più di dosso. Non potete immaginare la sua delusione e la sua rabbia.

Quando ritornò a casa, il gallo che la vide entrare si mise a cantare:

Chicchirichì!

Accadde che la fanciulla brutta e pigrona non poté più uscire di casa perché tutti si spaventavano nel vederla, mentre la sorella buona e laboriosa sposò un giovane re e, quando passava per le vie del paese, tutti l’applaudivano e si complimentavano per la sua bontà e per la sua bellezza.

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