Tesi in Grafica Editoriale di Arianna Capra

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ESSERE e CONOSCERE STO R I A D I U N V I AG G I O

ARIANNA CAPRA 1


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Diploma d

i Laurea 2 016 Dipartime nto Proge ttazione e Scuola di Progetttaz Arti Appli cate ione Artist ica per l’Im presa Corso Trie nnale di G rafica Edit oria Candidata : Arianna C le apra Relatore: Enrico Pus ceddu

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A Luca che da questo viaggio non è mai tornato

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ABSTRACT Questa tesi parla del viaggio. Spiegare, in qualche modo, le delicate fisiche che stanno alla base dei rapporti umani e che, in tanti casi, impediscono di capirci. Un viaggio fuori e dentro che viene raccontato attraverso Sunnose, un personaggio bloccato in una realtĂ di esseri tutti uguali, piena di pregiudizi e puramente fine a se stessa. Completando il percorso evolutivo dalla sua piccola realtĂ domestica verso il mondo.

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SOMMARIO 16

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L’EVOLUZIONE CI HA VOLUTO

introduzione

VIAGGIATORI

25 lo stereotipo

la società e il comportamento degli individui che la compongono

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IL PREGIUDIZIO E LE SUE BARRIERE

21 il richiamo di casa: la nostalgia

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30

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la curiosità che porta al viaggio

40 l’animazione e i suoi principi

sceneggiatura e storyboard

- i dialoghi

che cos’è lo storytelling?

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character design

52

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“C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un’esistenza non convenzionale”. (Into the Wild)

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INTRODUZIONE 12

I

n questo cortometraggio animato parlerò di me, dei miei disagi e di quello che ho fatto per combatterli, ma anche di come è stato difficile. Purtroppo, nessuno mai spiega come

si possono combattere certi malumori o certe sofferenze. Per me un’ottima panacea è stata l’accademia o, in generale, la vita da studente fuori sede. Mi sono dovuta trasferire da un paese piccolo e lontano alla vastità del mondo come quella di una grande città come Roma. Nonostante abbia passato un’infanzia felice e stretto legami indissolubili con splendide persone che tuttora mi sono affianco, certe volte sentivo in me che mancava qualcosa, spesso cercavo di dirmi che non era niente e che sarebbe passato tutto come dicevano i miei genitori. Altre volte somigliavano molto più ad un senso di nostalgia per posti in cui non ero mai stata, questo sembrava spingermi lontano. Devo anche dire che questa cosa mi condizionava molto e spesso finivo per obbligare le persone intorno a me a seguirmi in assurde avventure al di là della normalità paesana. Mi piace pensare di aver avuto un’adolescenza non convenzionale. Le persone che mi hanno appoggiato in questi anni hanno avuto un’importanza fondamentale nella mia crescita, mi hanno sopportato, mi hanno fatto credere in me stessa, per questo ho voluto dedicargli un cortometraggio. Volevo anche parlare delle difficoltà di comunicazione


che c’erano, delle volte in cui mi sentivo incom-

suo metabolismo. Io volevo raccontare questo,

presa. Avrei voluto parlare del mio paese in un

lo sforzo di andarmene, della paura, della forza

modo diverso, perché, per necessità, ho dovuto

che si deve inventare e la fatica di tornare cam-

trasformarlo in un ammasso stereotipato di pre-

biati. Ritornare mi creava delle strane sensazioni

giudizi e disagi per presentare al meglio quello

ambivalenti, il contrario di quello che succedeva

che sentivo, senza mostrarne il lato più caldo e

ai miei amici che facevano la stessa esperienza.

amichevole. In queste piccole comunità è anche

Un sera, realizzai che non erano gli altri ad essere

normale che ci si senta sempre sotto giudizio,

strani, ma io, ero già cambiata e sapevo che mi

perché sei la figlia di quello, perché hai fatto

sarei scontrata con le idee altrui su questo. Non

questo, io cercavo di rimanere il più lontano

passò molto tempo che i ritorni, diventarono

possibile da certe dicerie e ipocrisie, perché

sempre più radi. Non mi capivano, faticavo molto

sapevo che a lungo andare, per la persona che

a spiegargli cosa mi facesse restare tanto fuori

sono, mi avrebbero corroso l’anima. Crescendo

e a lungo andare diventava sempre più noioso.

ho dovuto prendere la decisione se continuare a

Non c’era comunicazione, loro fossilizzati nelle

studiare o fermarmi, ho scelto l’accademia perché

loro convinzioni, io perduta nell’aere più libero.

era la cosa che si avvicinava di più alle mie corde.

Mi arresi subito quando mi accorsi che comin-

Vorrei parlare di com’è stato il mio viaggio, il

ciavano a diventare accascianti e sospettosi,

disagio e la paura che si mischiava alla voglia

mi scansavano e mi facevano sentire a disagio.

di andare a casa. Non è stato facile affrontare il

Questo alimentò il fatto di tenermi lontano, e

mondo, perché nessuno ti prepara a quello che

adesso, con il senno di poi, credo di aver fatto

c’è fuori, si dà tutto per scontato. Mi ricordo di

bene. Ho visto realtà che là non esistono, che

quanto fosse grande la città, primi autobus, tem-

mi hanno fatto crescere e cambiare.

pi morti, caos e la confusione. Mi ricordo quanto

Vorrei, con questo cortometraggio, spiegare

soffrivo di nostalgia, mi sentivo abbandonata,

anche a chi non l’ha vissuto di cosa parlo, cosa

ma per fortuna tenevo sempre a mente lo scopo

significa dubitare di se stessi. Affrontare da soli

di tutto, chiudevo gli occhi e mi ricordavo di ri-

la realtà e sognare sotto altri cieli.

lassarmi. Il mio passaggio da un paese piccolo e

O Forse volevo descrivere, semplicemente, la

sperduto alla grande capitale, che ti coccola nei

parte del crescere brusco e violento di chi si

suoi vicoli come un turista qualsiasi era iniziato.

ritrova perduto nel mondo, con una valigia di

Ma la città fa paura quando cominci a entrare nel

sogni e pochissimo coraggio.

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LA SOCIETÀ E IL COMPORTAMENTO DEGLI INDIVIDUI CHE LA COMPONGONO

L

o studio sociologico è stato uno dei pi-

Neil Postman: “ Le persone che per qualche

lastri per costruire la storia.

motivo sono angosciate, a volte preferiscono

Partendo proprio da quello che è il nu-

un problema che è loro familiare piuttosto di

cleo più piccolo, ossia quello familiare,

una soluzione che non lo è per nulla.” Questo è

fino ad arrivare alle grandi società. Il principio

un circolo vizioso, dove le novità che vengono

del funzionamento della famiglia è lo stesso:

da fuori devono piegarsi e devono abbassare la

“Massimizzare unicamente i vantaggi materiali

testa per entrarci. Devono assumere una forma

di breve termine della propria famiglia nucleare,

nota e sicura, che non spaventi e non abbia lo

supponendo che tutti gli altri si comportino allo

scopo segreto di cambiare le cose, solo così

stesso modo” (tratto da “familismo amorale” C.

potrà essere metabolizzata e accolta nella co-

Banfield). L’autore la denominò “familismo amo-

munità. Bisogna essere consapevoli che:

rale”. Familismo perché l’individuo perseguirebbe solo l’interesse della propria famiglia nucleare, e mai quello della comunità che richiede cooperazione tra non consanguinei. A-morale perché seguendo la regola, si applicano le categorie di bene e di male solo tra famigliari, e non verso gli altri individui della comunità. Sarebbe questa particolare etica dei rapporti familiari la causa dell’arretratezza sia mentale sia culturale. Questo concetto viene esteso dentro un’altra macrostruttura che è la tribù,

“Nessuno perseguirà l’interesse comune, salvo quando ne trarrà un vantaggio proprio” & “Chiunque, persona o istituzione, affermerà di agire nell’interesse pubblico sarà ritenuto un truffatore”

cioè il “paese”. Ovviamente le regole che gestiscono un paese sono la somma di quelle di più gruppi familiari. Queste piccole comunità sono rappresentate da concetti e valori comuni,

Come viene affermato nel libro “familismo amo-

che si cristallizzano e impediscono, certe volte,

rale” di Edward C. Banfield.

lo sviluppo di nuove idee per la crescita della

Questo cosa significa, spesso finiamo per avere

società. Spesso le “nuove idee” vengono viste

paura dei cambiamenti e il pregiudizio ci porta

come turbatori della quotidianità e sicurezza

a pensare che qualcuno ne trarrà profitto. Nel

dei nuclei, si ha paura delle novità e come dice

linguaggio della psicologia, quando si parla di

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pregiudizi ci si riferisce a un tipo particolare di atteggiamenti. Propriamente, sono posizioni di favore o sfavore su un concetto base. Il pregiudizio può essere analizzato da un punto di vista antropologico perché nasce dal comune modo di

non

approcciarsi verso la realtà. Fa parte quindi del

s o l o

senso comune, che è quella forma di pensie-

nelle picco-

ro e di ragionamento che appartiene a una

le comunità, ma

cultura e ne plasma la produzione culturale

estenderlo alle macro-

in modo inconsapevole.

strutture, come le nazioni, e

Un paese e i suoi bigottismi, che un po’ lo proteg-

poi, geograficamente, i continenti.

gono, un po’ lo tagliano fuori dal resto. Questa

Infatti se volessimo espandere questo

mentalità che può sembrare sbagliata, a vol-

concetto su larga scala, ci accorgeremo che

te, protegge preziosi tesori culturali. Tuttavia,

la storia ha già vissuto esperienze simili. Lo di-

dobbiamo ben guardarci dal giudicare troppo

mostrano le grandi dittature e tutti i fatti del

velocemente un paese, poiché la sua energia sta

novecento, dove qualcuno, ha voluto cavalca-

nella compattezza dei suoi cittadini, nei valori

re quello che era lo smarrimento popolare e il

che custodiscono gelosamente, nell’amore del

malcontento generale, unendoli tutti, tramite il

territorio e delle sue tradizioni che spesso sono

pregiudizio, dandogli qualcuno da odiare.

bellissime e secolari, in una parola, i risultati.

Forse per l’indole umana, siamo portati a for-

Proprio basandosi su un patrimonio unico e per-

mare dei gruppi, anche piccoli ma che possano

sonale che cresce la forza di un paese. Tuttavia,

essere compatti e uniti contro gli altri.

non sempre è un bene; la chiusura intellettuale

Il film “l’onda” di Dennis Gansel ci insegna che pro-

e culturale è sinonimo di paura e ignoranza che

prio su certe sofferenze si può ricreare la dittatura.

sfocia spesso in un odio irragionevole.

Attraverso la pellicola, originale e brillante, il

Spesso, una chiusura ermetica dal mondo ester-

regista, ci spiega che gli studenti emarginati si

no, porta a generare un’ostilità verso il diverso,

uniscono ai bulli sotto il comando dittatoriale

sia esso straniero, omosessuale, disabile o in

del professore, i più disadattati si sentono final-

generale dello sconosciuto.

mente parte di un gruppo che diventa sempre

Questo tipo di fenomeno possiamo notarlo

più una sorta di squadrismo. Come sottolinea il 15


film, la dittatura trova terreno su cui crescere tra

hanno le discriminazioni, le dittature, le diffe-

le insoddisfazioni, paure, disagi. L’esperimento

renziazioni e, perché no, le religioni. Ogni tipo

creato con lo scopo di dimostrare ad una classe

di leader diventa l’icona di un movimento che

tedesca la possibilità di ricreare una dittatura in

fa leva su queste tendenze umane.

Germania, ha funzionato perché molti di quei

Questo ci fa rendere conto di quanto è sottile

ragazzi erano smarriti, non avevano una fami-

la differenza tra l’esclusione e il disagio per-

glia, non avevano una comunità e non avevano

sonale legato alla società.

un senso di appartenenza. E a un certo punto è

Non è facile spiegare a chi vive in paese che non

arrivato un insegnante a dirgli:

si “scapperebbe” da una mentalità per arrogarsi

”IO POSSO DARVI TUTTO QUESTO”.

il diritto di giudicare ciò che di negativo c’è in

Tendenzialmente, l’essere umano, tende a rap-

quella chiusa e bigotta provincia. Chi sceglie

portarsi agli altri in funzione di un nemico co-

altri approdi lo fa semplicemente perché non

mune. La sindrome del Beduino ci spiega

si è mai sentito integrato in quel tipo di vita,

esattamente questo:

ma si è solo adattato. Il problema non sta nella singola persona, ma il suo ruolo nella società. Il cortometraggio sottolinea il disagio del personaggio e il suo comportamento, che, come

- IO CONTRO MIO FRATELLO;

moltissimi adolescenti, si sente tagliato fuori,

- IO E MIO FRATELLO CONTRO NOSTRO

diverso. Spesso quest’esclusione diventa disagio

CUGINO;

e, nei casi più estremi, vera e propria emargi-

- IO, MIO FRATELLO E MIO CUGINO CONTRO

nazione. Quindi emerge un altro tema fonda-

IL RESTO DELLA TRIBÙ;

mentale, quello del coraggio. Lasciare le proprie

- LA MIA TRIBÙ CONTRO LE ALTRE TRIBÙ;

sicurezze, e tutte le certezze, che poi può esse-

TUTTE LE TRIBÙ CONTRO TUTTI QUELLI CHE

re anche necessità di lasciare una quotidianità

NON SONO BEDUINI.

che soffoca. L’abbandono qui è visto come lo sforzo, non indifferente, che il protagonista farà per tornare a casa, perché la paura di rimanere fuori, diventerà morbosa. Si parla del momento, accentuato in maniera cinematografica, in cui

Possiamo semplificarlo pensando a quanti pro-

si è costretti ad andarsene di casa, sia pure per

blemi ci sono all’interno di un gruppo. Prendiamo

lavoro, per studio o per semplice curiosità.

per esempio la popolazione italiana, con tutti i suoi problemi e le sue difficoltà, con i pregiudizi, che si scontrano e si danno addosso gli uni con gli altri. Ma se un gruppo esterno parlasse male degli italiani, questi si coalizzerebbero contro questo gruppo, anche se erano in disaccordo fino a cinque minuti prima. Quando si riesce a strumentalizzare, attraverso la comunicazione, questo comportamento umano, ecco che si

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17


L’EVOLUZION

E CI

Gli psicologi dicono correttamente che «quando si è davvero pronti per una cosa, se ne assume l’aspetto».

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HA VOLUTO VIAGGIATOR I Nella storia, il personaggio cambia forma. L’esperienza plasma un corpo che è ancora

chi invece non

acerbo per il vero e proprio cambiamento, per

riesce a stare fermo e ha sempre una

questo c’è l’evoluzione dalla forma base, a pal-

nuova meta in testa: il responsabile sarebbe un

la e monocromatica, a quella più umanoide e

gene, il recettore della dopamina D4(DRD4 7r),

dettagliata. La trasformazione doveva essere

che regolerebbe la curiosità e la nostra sensibilità

palese, e facilmente capibile, perché si tratta di

nei confronti degli stimoli esterni. Secondo David

eventi anche molto rapidi che devono cambiarti

Dobbs, un ricercatore del National Geographic,

in fretta per renderti capace di affrontarli. Alcune

“il DRD4 risulta in persone che sono più propen-

delle esperienze che farà il protagonista saran-

se a prendere rischi, ad esplorare posti nuovi, a

no metaforizzate attraverso degli oggetti che

provare nuovi cibi, nuove relazioni,”. Non tutti

porterà con se affinché si ricordi sempre cosa

però avrebbero in dotazione il DRD4 nel loro

ha imparato e vissuto. Bruce Charles Chatwin,

patrimonio genetico: secondo gli studi sarebbe

scrittore e viaggiatore britannico, spiega che

presente solo nel 20% delle persone. Tuttavia

“l’uomo, umanizzandosi, ha acquisito, insieme

L’impulso a viaggiare è irrefrenabile, fa parte

alle gambe dritte e al passo aitante, un istinto

della natura umana, è una passione che divora e

migratorio, l’impulso a varcare lunghe distanze

arricchisce allo stesso tempo, come il desiderio

nel corso delle stagioni”. Ora ci sono persino

della felicità. Gli innumerevoli scopi del viaggiare

degli studi scientifici che sembrano supportare

si intrecciano e non sempre sono chiari per chi

queste teorie: secondo una ricerca pubblicata

resta, ma spesso neppure per chi parte.

sulla rivista scientifica “Evolution and Human

L’archetipo del viaggio è alla base di ogni mo-

Behaviour” la voglia di viaggiare sarebbe scritta

vimento umano, ogni tensione verso l’esterno,

in un gene. C’è chi non ha voglia di viaggiare e

verso il futuro o verso un obiettivo, ogni ricerca 19


di altro da se’ e ogni immersione dentro di se’. Il

Fin dall’antichità l’uomo ha avvertito questo bi-

viaggio viene riassunto nel percorso che porta

sogno del viaggio, simbolo della ricerca di verità,

in avanti l’individuo, in un continuo procedere

di spiritualità, di immortalità, di avventura, di

che è parte integrante dell’evoluzione umana. In

benessere e pace.

ogni ciclo del percorso umano, la spinta evolutiva

Da Ulisse ad Enea, ai fantastici viaggi di Gulliver,

del viaggiare si scontra con le spinte regressi-

alle peregrinazioni del popolo Ebreo, molti sono

ve dell’ archetipo del nemico: ostacoli, paura,

gli esempi in letteratura, nella storia, ma anche

abbandono che si manifestano in ogni fase di

nella vita di ogni giorno.

passaggio. L’ineluttabilità del viaggio del corpo

Tutto ciò, può partire da un’insoddisfazione che

nella vita, va di pari passo con la propensione

è la spinta primaria verso la ricerca di nuovi

di viaggiare verso la scoperta e l’ignoto.

orizzonti, o di nuove esperienze, oppure da

La vera scintilla dell’intelligenza spinge l’uomo

un senso di disagio. In ogni caso tutto questo

ad uscire dalle sicurezze, acquisite per amore

cambierà l’individuo, agirà sul suo corpo e sul

della conoscenza, alla ricerca di qualcosa che

suo spirito trascinandolo come un’onda lungo

manca, la necessità di mettersi alla prova con

l’unico vero viaggio di cui ogni altro è simbolo:

altri modi di essere o in situazioni estreme.

il percorso di individuazione.

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L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso. (Anne Carson) 21


IL PREGIUDIZIO E LE SUE BARRIERE Il termine pregiudizio indica, da un punto di vista etimologico, un giudizio precedente all’esperienza. E’ infatti un’opinione che precede la diretta conoscenza dei fatti e delle persone.

22


B

acone è indubbiamente il filosofo che meglio lo affrontò come elemento di ostacolo alla conoscenza della realtà. Nella sua analisi, anticipando di gran

lunga le teorie psicologiche più moderne, fornì un “catalogo” di errori o illusioni dello spirito, i quattro “idola mentis” che impedivano all’individuo un percorso conoscitivo certo, per cui, il liberarsi da essi, diventava fattore di conoscenza. Bacon, divide la sua teoria in due: LA PARS DESTRUENS E LA PARS COSTRUENS. La prima, ovvero la “parte che distrugge”, consiste nell’eliminare le antiche conoscenze errate, le quali non sono altro che illusioni. Bacone definisce questi errori idola, cioè idoli, e ne distingue quattro tipi: Gli Idola Tribus, sono i pregiudizi della “tribù”(inteso come società), radicati nella mente di tutta la specie, li possiede ogni uomo. Il più noto degli “Idola Tribus” è quello della fallibilità dei sensi: L’uomo dà troppa importanza all’esperienza sensibile, ed è convinto che questa non possa ingannarlo. Un altro noto “Idola Tribus” è la tendenza nel vedere un principio d’ordine, ossia di voler vedere un finalismo nella natura, “La natura non ha fini, solo l’uomo ne ha.” Gli Idola Specus ossia “della caverna” (con un fortissimo richiamo a Platone e al suo “Mito della caverna” ma in tono negativo), qui per Bacone la caverna, è la mente di ciascuno di noi, questi infatti sono pregiudizi che appartengono al nostro inconscio, propri di ciascun individuo, dipendenti dalla sua educazione, dal suo stato sociale, dalle sue abitudini e dal caso. Tutti siamo portati a proiettare all’interno e negli altri noi stessi, e forzare la realtà in una direzione. Gli Idola Fori ossia “della piazza”, dovuti al linguaggio e alla sua fallacità, ai suoi equivoci;

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molte parole non hanno significato, non corri-

è inconsueto e quindi vissuto come rischioso,

spondono a nulla di reale (quasi tutte quelle

negativo. Evidenzia come alcune culture sia-

usate dai filosofi), altre ne hanno molteplici,

no maggiormente predisposte al pregiudizio,

corrispondono a molte cose.

individuando l’estrema facilità nella nascita di

Gli Idola Theatri, pregiudizi che derivano dal-

credenze laddove prevale l’ignoranza, intesa

le dottrine filosofiche del passato (paragonate

come non conoscenza, e di come siano fun-

a mondi fittizi o a scene teatrali), simbolo della

zionali al mantenimento del

forte critica che Bacone fa alle differenti scuole

gruppo o di un individuo.

filosofiche assimilandole a favole o sceneggiate.

Evidenzia come alcune culture siano maggior-

potere di un

mente predisposte al pregiudizio, individuando Il pregiudizio è stato affrontato anche a livello

l’estrema facilità nella nascita di credenze lad-

antropologico. In particolare, in Italia, abbiamo

dove prevale l’ignoranza, intesa come non co-

gli studi dell’antropologo Tullio Tentori, secondo

noscenza e di come siano funzionali al manteni-

il quale, il pregiudizio è funzionale a semplificare

mento del potere di un gruppo o di un individuo.

visione del mondo, dividendolo tra

Particolarmente interessanti furono, nel

ciò che è consueto e quindi positivo e ciò che

1954, gli studi di John Dollard sulla teoria di

la

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frustrazione-aggressività, seconda la quale il

facilmente il realizzarsi dell’aggressione: il capro

pregiudizio è una risposta aggressiva ad una

espiatorio. Questa teoria, con il contributo di

situazione di frustrazione. La novità di questi

Berkowitz è volta a spiegare come, nel processo

studi risiede nell’inserimento di aspetti psicoana-

di definizione del “bersaglio” del pregiudizio,

litici in schemi interpretativi di origine compor-

intervengano sia fattori emotivi che cognitivi.

tamentista: un comportamento viene spiegato

Sebbene il pregiudizio venga riconosciuto

seguendo da un lato interpretazioni psicoana-

come atteggiamento mentale, esso non si

litiche, ma alla luce di una risposta provocata

limita alla sfera cognitiva, ma trascina con

in modo condizionato.

sé azioni e modi

Alla base ci sarebbe uno “spostamento” della

Le diversi fonti ci fanno però constatare inequi-

propria frustrazione che, non scaricata, si tramuta

vocabilmente come il fidarsi, l’ancorarsi al pre-

in aggressività verso l’altro, un altro inteso come

giudizio possa portare gli individui a non volere

soggetto sociale debole e quindi facilmente “ber-

“conoscere” e quanto questo sia funzionale al

saglio”. Avviene così quello che in psicoanalisi

mantenimento di

viene chiamato “dislocazione dell’aggressività”,

potere, consenso del gruppo.

di agire.

sicurezze acquisite,

diretta verso la persona debole che permette più

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26


LO STREOTIPO

P

ossiamo dire che la globalizzazione ha

nella percezione degli eventi sociali e delle altre

contribuito in parte ad indebolire alcuni

persone: “la stereotipizzazione viene conside-

pregiudizi, attraverso lo stereotipo. Altro

rata qui come un processo di pensiero distorto

fenomeno molto comune, dove tutte le caratteri-

e tendenzioso, un modo parziale e inadeguato

stiche culturali e intrinseche di una civiltà tendono

di rappresentare il mondo”.

ad amalgamarsi in un’unica grande moda.

La psicologia sociale ha definito alcune funzioni

Il termine stereotipo, di origine greca, è co-

fondamentali dello stereotipo:

stituito dall’unione delle parole stereòs (rigi-

La funzione cognitiva: l’utilizzo di stereotipi per-

do) e tupos (impronta) e venne usato, per la

mette di accentuare, selezionare e interpretare

prima volta nell’ambiente tipografico alla fine

l’informazione ottenuta dall’ambiente circostante;

del Settecento, per indicare la riproduzione a

La funzione di costanza dei valori sociali;

stampa per mezzo di forme fisse. La parola

La funzione di causalità sociale: gli stereotipi ven-

stessa già rende l’idea di qualcosa che ha

gono utilizzati come schemi interpretativi in caso

una forma prestabilita e immodificabile.

di situazioni complesse o ambigue;

Si tratta quindi di due forme: una figurativa,

La funzione di giustificazione: gli stereotipi per-

relativa a ciò che è fissato e ripetuto in una

mettono di valutare positivamente ogni azione

forma stabile, inerte, priva di apporti innovativi,

collettiva del nostro gruppo di appartenenza;

convenzionale e precostituita, e una linguisti-

La funzione di differenziazione: gli stereotipi

ca relativa a quelle parole o locuzioni entrate

adempiono al bisogno di operare una distinzione

nell’uso e fissatesi in una data forma ripetuta in

fraNoi (ingroup) e Loro (outgroup).

modo meccanico fino a banalizzarla.

L’approccio della social cognition allo studio

Il termine stereotipo viene proposto nel 1922 dal

dello stereotipo, inaugurato dalle concettualiz-

giornalista Walter Lippmann, il quale, nel suo

zazioni di H. Tajfel, ha segnato una profonda

libro Public Opinion , evidenziò il ruolo fonda-

innovazione, spostando l’asse delle indagini dal

mentale delle “piccole immagini” che si formano

contenuto dello stereotipo al processo cognitivo

“IL LIBRO È SEMPRE MEGLIO DEL FILM” 27


di “stereotipizzazione”. In particolare, secondo H.

ad ostacolare questi processi.

Tajfel, i processi fondamentali da cui provengo-

L’autoriproduzione degli stereotipi, trova una

no le rappresentazioni stereotipiche sono quat-

sua forte esplicazione in tutto ciò che tende a

tro: la categorizzazione, l’accentuazione delle

confermare ipotesi preconcette.

somiglianze intracategoriali e delle differenze

Ma la strategia d’intervento più diffusa, usata

intercategoriali, l’assimilazione delle norme e dei

anche a livello puramente intuitivo, risulta essere

valori sociali che contribuiscono alla formazio-

quella del “contatto”, cioè il favorire l’incontro

ne del contenuto degli stereotipi, la ricerca di

tra “diversi”. Tale strategia parte dal presupposto

coerenza, che produce la tendenza a spiegare

che proprio l’effettiva mancanza di conoscen-

il comportamento di gruppo in termini di carat-

za della realtà dell’altro porta alla conferma di

teristiche inerenti al gruppo stesso.

pregiudizi e stereotipi nei suoi confronti, per cui

Molte sono le strade che portano al pregiudizio

favorire la conoscenza può portare a rivedere

e tutte possono essere imboccate facilmente.

posizioni e a rimuovere errori di valutazione.

Alcuni pregiudizi sono probabilmente inevi-

Ma, ovviamente, il contatto da solo non è suf-

tabili in una società eterogenea e competi-

ficiente: vanno creati i presupposti ideali per

tiva, ma riconoscere la loro universalità non

far sì che il contatto avvenga in una situazione

significa tuttavia accettarli.

che ne garantisca l’efficacia.

Alcuni pregiudizi rappresentano dei reali pericoli sociali, alimentando conflitti tra popoli, gruppi economici, sessi e religioni. Di conseguenza, gli studiosi sociali si sono preoccupati di trovare i mezzi per ridurne l’azione e favorire la convivenza tra i gruppi. Tra i vari studi affrontati emerge l’esigenza di partire dalle conoscenze per strutturare una risposta sociale, che non si basi su considerazioni acritiche e passive, ma che riconosca, nella realtà dei fatti in cui gli stereotipi e i pregiudizi si realizzano, la sua efficacia, delineandosi quindi come strategia complementare e non necessariamente alternativa. Vale a dire che, in situazioni pregiudiziali, non è tanto con la negazione delle varie cause interagenti che si affronta il fenomeno, quanto con l’integrazione di prospettive diverse, ognuna volta a migliorare gli aspetti in questione. Una strategia valida è quella di riconoscere i meccanismi che sottendono l’autoreplicarsi degli stereotipi, proprio perché più efficace sarebbe favorire una serie di interventi volti

28

Ma allora perchè perdere tanto tempo a pensare quando ho gli stereotipi?


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IL RICHIAMO DI CASA:

LA NOSTALGIA Hofer, è lo studente di medicina, che quel ter-

le sue tesi di filosofia della storia, infilò anche

mine, “nostalgia”, lo inventò per descrivere una

questa meraviglia:

patologia che affliggeva i soldati svizzeri, i quali,

“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus

portati a combattere lontano dalle valli, si am-

Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di

malavano di tristezza, languivano, piangevano,

allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo.

si disperavano, erano colti da un senso di op-

Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali

pressione e di soffocamento, e dovevano essere

distese. L’angelo della storia deve avere questo

rimpatriati. Così come è teorizzata dal giovane

aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci

Hofer, la nostalgia è una forza potentissima,

appare una catena di eventi, egli vede una sola

un legame che trascende lo spazio e il tempo.

catastrofe, che accumula senza tregua rovine su

Anche nel libro V dell’Odissea c’è una scena, de-

rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe

scritta intorno al verso 190, in cui Ulisse piange.

ben trattenersi, destare i morti e ricomporre

Non è l’ultima volta nel poema, ma è importante.

l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso,

Ulisse si trova seduto sulla sponda del mare

che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte

con le guance rigate di lacrime, consumato dal

che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo

pensiero del ritorno. In quel momento Ulisse

spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge

è sull’Isola di Ogigia da sette anni e anche se

le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale

accanto a sé ha Calipso, una ragazza incredi-

davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il

bilmente bella, se ne vuole andare.

progresso, è questa tempesta.”

Lo sguardo della nostalgia è anche quello del

Lo sguardo rivolto all’indietro dell’angelo che

Baudelaire della “Poesia a una passante”, uno

Klee regalò a Benjamin, che fissava le macerie

sguardo fisso negli occhi della Passante, quel

del passato incapace di ricomporle; quello di

«cielo livido dove nasce l’uragano», occhi che si

Baudelaire, fisso negli occhi portentosi di una bella

vedono una volta sola, poi passano, e sfuggono

sconosciuta che sa di amare ma che non vedrà

verso l’eternità, verso l’oblio.

mai più; quello di Ulisse, rivolto a un orizzonte la

La nostalgia è lo sguardo rivolto all’indietro

cui fine si chiama Itaca: a questo ci ha portati la

dell’Angelus Novus dipinto da Paul Klee e

nostalgia, all’arte, l’unico gesto umano in grado

raccontato poi da Walter Benjamin, che tra

di superare il tempo e lo spazio, da sempre.”

30


È evidente che, quanto più forte è il legame che ci lega alla persona attesa, o al luogo di nascita, tanto maggiore è la forza della nostalgia. Nel corto è volutamente sottolineato l’impulso del tornare che si contrapporrà a quello del rimanere, associati dalla curiosità di verificare il proprio cambiamento. Tornare, per il protagonista, si rivelerà un’arma a doppio taglio, perché lo costringerà a negarsi delle esperienze per la voglia di andare, e quando sarà di nuovo al punto di partenza, queste stesse esperienze lo faranno rifiutare dagli altri cittadini. Volutamente improntato sull’eccessiva diversità, il corto si impone come denuncia sociale della chiusura culturale verso l’ignoto. Attraverso la stereotipizzazione del pensiero, che si traduce anche in senso fisiologico, diventa strumento contro quello che è il pregiudizio.

31


LA CURIOSITÀ CHE PORTA AL VIAGGIO N

ella storia, nella letteratura e nella fi-

stabilisce la distinzione tra conoscenza sensi-

losofia, troviamo spesso la curiosità,

bile e conoscenza intellettuale. La prima ha per

o curiositas, che spinge gli uomini al

oggetto il fenomeno, cioè la realtà come essa

viaggio. Questo, tuttavia, è diverso, perché la fina-

appare tramite le forme a priori che sono proprie

lità ultima è quella della conoscenza, intesa anche

della nostra struttura conoscitiva. La seconda

come superamento dei limiti e delle nuove scoperte.

ha per oggetto il noumeno, ossia la realtà consi-

Molti intellettuali, si sono interrogati da dove

derata indipendentemente da noi e dalle forme

venisse questa tendenza all’ignoto, quale fosse

a priori mediante cui la conosciamo.

il senso del proprio essere ed hanno cercato di

Il pensiero di Kant è detto “criticismo”, perché

capire e decodificare il mondo che li circonda-

fa della critica lo strumento per eccellenza della

va, guidati da un’arma infallibile e con l’essere

nostra. “Criticare” significa interrogarsi circa il

umano connaturata: il desiderio di conoscenza.

fondamento che determina l’esperienza umana,

Il primo che espresse per la prima volta lo stret-

ai fini di chiarirne la possibilità, la validità e i limiti.

tissimo nesso tra essere e conoscere fu Immanuel

Se da un lato Kant si oppone al dogmatismo, cioè

Kant, che, con la sua gnoseologia fece della

l’accettazione della validità delle nostre facol-

natura umana la base della conoscenza, ed al-

tà conoscitive, e allo scetticismo, negazione di

lo stesso tempo mise in risalto quanto l’uomo

questa stessa validità, sposa invece il criticismo,

cerchi sempre di spingersi al di là delle proprie

indagine esauriente dalla quale possa risulta-

possibilità, desiderio che è insito nel suo stesso

re criticamente giustificata la validità o meno.

intelletto. Egli ipotizzò la presenza di struttu-

Dall’altro lato, invece, si connette all’empirismo

re innate nell’uomo che rendono possibile la

e all’Illuminismo perché continuando l’indirizzo

conoscenza stessa, oltreché il giudizio morale

critico, seguito da Locke, riconosce e segna i

ed estetico: le forme a priori. Nel suo pensiero

limiti della ragione e del mondo umano, e risulta

32


figlio dell’Illuminismo perché ritiene che i confini

da Tiresia, ma in Dante invece la prospettiva mu-

della ragione possono essere tracciati soltanto

ta: egli, influenzato pure dalla lettura di Orazio,

dalla ragione stessa.

e da alcuni testi letterari che circolavano nella

Il personaggio della letteratura universale a cui

cultura medievale, giunge a trascurare l’aspetto

l’uomo ha affidato questa sua brama della cono-

più umano dell’eroe, che nel XXVI canto dell’In-

scenza è stato Ulisse. Sin dalle origini della lette-

ferno diventa vero simbolo di quell’avarizia di

ratura, questo personaggio ha assunto, pur con

sapere che è insita in ogni uomo e che ci porta

sfumature diverse in relazione ai tempi, il ruolo

a sfidare tutto e tutti pur di placare la nostra

di portavoce di questa istanza fondamentale.

sete. La differenza maggiore è che in Omero il

La sua figura diventa emblema della passione

desiderio di Ulisse non è qualcosa di speculati-

travolgente per la conoscenza, che porta l’uomo

vo: egli ama conoscere ma in un certo senso è

a sacrificare anche ciò che ha di più caro. La

costretto a farlo, viste le sue peregrinazioni ed

trasformazione di quella virtù in vizio si deve a

i tanti pericoli, in Dante invece nulla lo obbliga

Dante. Ma nella storia, ci viene presentato co-

a spingersi oltre le colonne d’Ercole.

me uomo poliedrico, capace di piegare il fato

La necessità di andare oltre è quindi propria

avverso, dal multiforme ingegno. Omero fa sì

dell’uomo, è un fattore intrinseco alla sua natura,

che il suo eroe possa baciare la sua petrosa

e non deve essere interpretata in senso roman-

Itaca alla fine del racconto, e morire dopo una

tico. Per il poeta, in Ulisse non vi è violazione

“splendente vecchiezza” come profetizzatogli

consapevole del divieto e quindi ribellione aperta.

33


La sua avventura finirà in tragedia, ma egli non

tanto cara agli antichi, per cui egli diventa il

capirà il perché se non una volta giunto all’In-

coronamento dell’ideale della sua epoca ma,

ferno, ed infatti definisce Dio “altrui” e, poiché

allo stesso tempo, è per questo, esponente di

non crede di essersi macchiato di presunzione,

una cultura e di una visione del tutto laica, una

non comprende il senso di quella assurda ne-

visione che trascende il problema del divino

mesis: nella sua ottica schiettamente pagana,

anteponendogli la dimensione umana: è proprio

Dio viene assimilato al Fato. In realtà le colon-

questo l’esser esperti del mondo, dei vizi e delle

ne d’Ercole nell’antichità classica non avevano

virtù, perciò egli lo assolve e si adopera per

quella connotazione inibitiva che assunsero nel

non privarlo della sua patina di classicità. Ma il

Medioevo cristiano, non erano sugellate dal veto

poeta esprime pure la consapevolezza che nulla

divino. Erano solo un ammonimento rivolto da

può mai dirsi completo senza la luce di Dio, ed

un uomo agli altri uomini, come ad indicare che,

infatti egli nell’exordium al Canto I del Paradiso,

siccome non c’erano terre abitate fuori da esse,

pur consapevole del suo valore poetico, invoca

non aveva senso avventurarsi in quel mondo.

l’ispirazione divina per non cadere nella hybris

Anche quando giunge dinanzi alla montagna,

alla maniera di Marsia o dello stesso Ulisse. “Si

Ulisse, cerca di compararla a ciò che ha già visto,

può quindi affermare che nell’impresa di Ulisse

non assegnandole alcun connotato divino. Dante

vi sia il segno della grandezza e dell’insufficienza

non ci dà una connotazione negativa di Ulisse,

dell’umanità pagana, priva della rivelazione. Egli

come quella degli altri dannati: come Francesca,

ci appare come il prototipo di questa umanità

che non è una semplice incarnazione del suo

che confidando nelle sue proprie forze è giunta a

peccato, ma è un carattere “figurale”, ossia una

intravedere il monte del Paradiso terreste, quasi

sorta di archetipo umano. Dante rispetta il suo

simbolo del limite estremo a cui può giungere

anelito alla conoscenza: è infatti Dio a porre quel

l’umanità per sua intrinseca natura” afferma a

desiderio nel cuore dell’uomo, ma siccome Dio

ragione il Fubini. Ulisse fu punito con l’Inferno

è l’unione della molteplicità, per cui solo in Lui

proprio perché vide il purgatorio: in questo egli

l’uomo trova pace al suo desiderio. C’è ammira-

fu molto più ardimentoso degli antichi filosofi.

zione, perché incarna quella “sapientia mundi”

Aristotele si avvicinò parecchio alla dottrina

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze” 34


cristiana, e pure Platone, ma essi riuscirono

ed incoscienza. L’opera si svolge nell’arco di

soltanto a scorgere singoli aspetti della realtà

un giorno, in ventiquattro ore, e narra le storie

divina, per cui non si macchiarono delle sue

parallele di Molly, Leopold Bloom e Stephen

colpe: per loro il Limbo fu sufficiente. Dante e

Dedalous, questi ultimi in balia del complesso

Ulisse sono caratteri complementari soltanto

edipico figlio-padre. Il riferimento all’Odissea è

che Dante è un viaggiatore, come ogni uomo

palese pure nella suddivisione del racconto in

sulla terra e Ulisse è un esploratore, che quindi

24 unità narrative, ma quest’opera narra l’odis-

ha solo le sue forze a disposizione.

sea giornaliera dell’uomo moderno, che sen-

L’esempio di Dante sarà seguito da Lord Alfred

te il dubbio insinuarsi sin nei meandri del suo

Tennyson nel XIX secolo, che descrive un Ulisse

animo. Rilevante è pure la tecnica dello steam

che riprende il mare disgustato dalla vita medio-

of consciousness, volto a riprodurre su carta il

cre e priva di attrattive che la sua isola e il suo

pensiero nel suo crearsi.

ruolo di sovrano gli offrono, convince un gruppo di vecchi compagni a seguirlo per oltrepassare con lui le Colonne d’Ercole, in cerca di nuove esperienze e di conoscenza: più viaggia, più vorrebbe viaggiare per sempre, perché smettere la sua ricerca della conoscenza significherebbe smettere di essere un essere umano, cosa che è per lui peggiore della morte, ed affida il regno al figlio Telemaco, che rappresenta la società. Anche James Joyce tratta il tema di Ulisse quale esploratore del proibito: ma stavolta il viaggio non è proiettato verso l’esterno, giacché si svolge nella dimensione interiore dell’uomo, ed i confini non sono più le colonne d’Ercole ma i limiti tra conscio ed inconscio, tra coscienza

35


O L è ’ S CHE CO ? G N I L L E T Y R O T S

Il termine Storytelling è formato da due parole inglesi: story e telling; letteralmente in italiano può essere tradotto con “raccontare una storia”.

36


S

i parla di comunicazione narrativa e

È una storia capace di suscitare emozioni, spie-

creativa, ma anche l’arte di trasmet-

gare i perché, illustrare i come, invogliare l’ascol-

tere attraverso le parole, la gestualità,

tatore a cercare la cosa, è quindi una raccolta di

la modulazione della voce e i movimenti del

informazioni su una base narrativa. È uno stru-

corpo, le immagini di una storia davanti ad un

mento veramente potente poiché, attraverso

pubblico specifico. Una tipologia di storytelling

questo modo di esporre, si possono mandare

tratta la capacità di raccontare storie secondo

messaggi per stimolare un certo tipo di pen-

i canoni della tradizione orale e cioè a braccio,

siero e incoraggiare un determinato target a

senza imparare il testo a memoria o leggerlo,

compiere determinate azioni, in modo molto

ma restituendo la trama improvvisando ogni

coinvolgente.

volta parole diverse, quindi un contatto con il

Potremmo partire per spiegare cos’è lo

pubblico è sempre diretto e spesso interattivo.

Storytelling da sei PUNTI FONDAMENTALI:

Contiene delle emozioni l e g ate a l l a sto r i a d e l prodotto e/o dell’azienda più che dei fatti

Usa i sensi per descrivere il prodotto

Mette al centro della storia “il perché“

Crea nella mente dell’ascoltatore un nuovo mondo o una nuova concezione del prodotto e/o dell’azienda

E’ legata ai valori identitari. Lo storytelling non si basa su una serie di elementi immateriali intrinsechi del prodotto/servizio

Non ha l’obiettivo di convincere ma di coinvolgere

37


Si ottiene la massima efficacia se i fatti raccontati sono veri.

ed esperienze, facendo conoscere le proprie abilità professionali a una specifica nicchia ecc. I grandi brand hanno intuito da tempo le potenzialità dello Storytelling e lo usano per comunicare con i loro clienti, con lo scopo di fidelizzarli. Permette di mettere a fuoco le strategie del prodotto, identità e funzione, un’affidabilità, per il cliente, duratura nel tempo. Tuttavia non bisogna dare l’impressione di esser lì banalmente

L’uso che se ne fa la società moderna, tocca gli

per raccontare una storiella con l’unico obiettivo,

aspetti più separati. Lo scopo varia a seconda

nemmeno poco nascosto, di vendere qualco-

degli obiettivi da raggiungere, che possono essere:

sa a qualcuno. Il rischio più grande che corre lo storyteller è quello di perdere il senso della

COMMERCIALI, quando si propone di persua-

misura, cioè di inventare storie spacciandole

dere, vendere, differenziare chi narra la storia

per vere con l’unico obbiettivo di manipolare

(lo storyteller) dalla concorrenza ecc.

il pubblico e forzare le vendite. Questo è un

POLITICI quando si ripropone di trovare nuovi

atteggiamento spregiudicato: mentire è sempre

sostenitori di un partito politico che diventino

sbagliato. Poi, a lungo andare, lo storytelling

poi nuovi elettori.

scorretto può essere smascherato, con un dan-

MARKETING quando vuole catturare l’atten-

no d’immagine che è difficilmente calcolabile e

zione del pubblico a cui si rivolge, stimolare

altrettanto difficilmente rimediabile.

un bisogno, creare una relazione basata sulla

Oltre alla sfumatura commerciale e venditrice di

fiducia, fidelizzare i lettori ecc.

queste regole, bisogna ricordare che è anche un

PUBBLICITARI quando si attiva per promuo-

modo per raccontare vere e proprio avventure

vere la marca, aumentare la visibilità del

personali. Fare storytelling significa far parlare

brand o dell’azienda, far ricordare la marca

una voce, cioè dar vita a un personaggio. Questo

ai consumatori

deve essere interessante agli occhi dei lettori,

personal branding quando la persona che ne

con i suoi pregi e i suoi difetti. Il pubblico deve

fa uso vuole vendere le proprie competenze

essere condotto a identificarsi totalmente con

In generale non è solamente raccontare storie ma un vero e proprio metodo e skill life.

38


per scrivere una storia usare entrambe le estremità

il narratore, non bisogna creare un personaggio

qualcun altro avrà avuto esperienze simili, e

troppo perfetto, altrimenti sarà complicato coin-

queste sono storie che la gente ama e che ama

volgere chi ci segue. In effetti, se il protagonista

sentire, perché sono di vita vissuta e il pubbli-

delle storie è un soggetto perfetto e asettico, il

co è chiamato a partecipare.Ma quali sono gli

pubblico non lo amerà.

aspetti più importanti che lo storytelling può

Si deve creare un eroe capace di parlare del-

raccontare?

le sue emozioni, delle sue ambizioni, dei suoi

Potendo essere applicato anche a forme d’in-

progetti, delle cose che adora e di quelle che

trattenimento, può avere scopi educativi, pe-

detesta. In generale si deve poter apprezzare

dagogici e morali.

la voglia di mettersi in gioco del personaggio.

Si può parlare di vicende su come superare gli

Anche questo spingerà le persone a sentirlo

ostacoli dove abbiamo vissuto momenti difficili e

vicino e a sostenerlo. Insomma: lo storyteller ha

pieni di impicci, e quando condividiamo queste

l’obbligo di animare un personaggio che susciti

disavventure è più facile relazionarsi con gente.

emozioni nel pubblico di nicchia.

Oppure avvicinarsi alle fiabe, con personificazioni e metafore, ma anche a storie ispiratrici

LA NARRAZIONE DEVE MANDARE UN MES-

come quelle dei super eroi o delle movie star.

SAGGIO, IN CUI LO STORYTELLER RIVELA

Le persone vogliono essere ispirate, voglio-

CHIARAMENTE IL SUO PUNTO DI VISTA.

no credere che l’impossibile possa diventare possibile. Altre volte, queste storie, semplice-

Quindi non si comunica tanto per fare, ma con

mente, sono avvertimenti; una delle più potenti

uno scopo ben preciso, si parla ad un pubblico

armi dello storytelling è quella di spiegare

per trasferirgli qualcosa di preciso. Notoriamente

come evitare il dolore.

si parla di storie vissute in prima persona, che

Nel 2012 Emma Coats, storyboard artist della

trasmettono maggiormente impressioni di essere

pixar, pubblicò le 22 regole per uno storytelling

genuine, affidabile e sicure. Avventure perso-

efficace e perfetto. Attualmente sono ricono-

nali, decisioni da prendere, risolvere problemi,

sciute come vere e proprie basi di partenza:

39


1

8

Ammira un personaggio perché continua a pro-

Finisci la tua storia, anche se non è perfetta. (…)

varci sempre di più, non per i suoi successi.

La prossima volta andrà meglio.

2

9

Concentrati su quello che ti interessa in quan-

Quanto ti senti bloccato, fai una lista di cose che

to spettatore, non su quello che ti piace come

non dovrebbero succedere la prossima volta.

autore. Sono due cose diverse.

3

10

Smonta le storie che ti piacciono. Quel che ti

La trama è importante ma non ti renderai conto

piace di loro è una parte di te stesso: la devi

di cosa parla la tua storia finché non sarai arri-

riconoscere prima di utilizzarla.

vato alla fine. E a quel punto la devi riscrivere.

4

11

Scrivere le tue storie ti aiutano a metterle ap-

C’era una volta ___. Ogni giorno ___. Un giorno

posto. Se ti limiti a tenerle in mente, rimarranno

però ___. A causa di questo, ___. E alla fine ___.

un’idea perfetta e non le condividerai mai con nessuno.

5

12

Semplifica. Concentrati. Gioca con i personaggi.

Scarta la prima idea che ti viene in mente. E

Evita gli inconvenienti nel tragitto. Crederai di

anche la seconda, la terza, la quarta, la quinta

perdere cose importanti ma in realtà ti renderai

– togli di mezzo le ovvietà. Sorprenditi.

libero.

6

13

Con che cosa si sente a suo agio il tuo perso-

Dai delle opinioni ai tuoi personaggi. Personaggi

naggio? Costringilo a fare il contrario. Sfidalo.

passivi potranno piacerti quando scrivi, ma sono

Come reagisce?

veleno per gli spettatori.

7

14

Pensa al finale prima della parte centrare.

Perché devi raccontare proprio questa storia?

Davvero. I finali sono difficili da fare, pensaci

Cosa ti fa pensare che se lo meriti così tanto?

sin da subito.

Questo è il punto del discorso.

40


15

22

Come ti sentiresti in quella situazione, se fossi

Qual è l’essenza della tua storia? Come si può

uno dei tuoi personaggi? L’onestà dà credibilità

riassumere? Se lo sai, puoi cominciare da lì.

alle situazioni più improbabili.

16

#

gi. Cosa succede se falliscono? Valuta le varie

A parere della Coats, lo storytelling va proget-

possibilità.

tato a ritroso. Bisogna inventarsi il finale prima

Dacci un motivo per tifare per i tuoi personag-

17

di essere arrivato a metà. Va finito sempre,

Nessun lavoro è mai tempo sprecato. Se una

“nessun lavoro va sprecato” , dato che prima

cosa non funziona, passa ad altro e vai avanti:

o poi tornerà utile. Più è facile conoscere l’es-

ti tornerà utile più avanti.

senza della tua storia più sarà facile trovare

anche se è incompleto o imperfetto poichè

modo semplice di raccontarla.

18

questo ai consigli sulla gestione dei blocchi cre-

Devi conoscere te stesso: la differenza tra impe-

cosa che ti viene in mente, sorprenditi… eser-

gnarti al massimo e l’agitarsi per nulla. La storia

citati pure sul tema della storia, ma non saprai

serve a metterci alla prova, non a raffinarci.

mai di che cosa tratta finché non sarai arrivato

ativi delle idee e degli spunti (scarta la prima

alla fine. Perciò:

19

Fare andare nei guai un personaggio a causa di una coincidenza va bene; farli uscire dai guai per una coincidenza è un imbroglio.

20

Esercizio: fai a pezzi un film che non ti piace. Prendi questi blocchi narrativi e rimettili in un altro ordine fino a fare una storia che ti piaccia.

21

Ti devi identificare con il tuo personaggio, non puoi limitarti a scriverlo. Cosa ti spingerebbe a comportarti in un certo modo?

RISCRIVILA 41


La data che segna l’inizio della storia dell’animazione italiana è il 1914, anno di Cabiria, nel quale viene inserita una sequenza di pupazzi animati per realizzare un effetto speciale. Si può dire che l’animazione classica ovvero quello in 2D è un’estensione del disegno mentre quella digitale o 3D è un’estensione del teatro di figura, delle marionette. Negli anni venti si ebbe un periodo di crisi della cinematografia che toccò anche l’animazione; in seguito il successo di Walt Disney condizionò la produzione, favorendo il disegno animato a quello dell’animazione di pupazzi. In seguito, la

L’animazione, in tutte le sue forme, è figlia del cinema.

42


scuola disneyana ha influenzato tutto il mondo.

Biancaneve e poi Pinocchio, Dumbo, e Bambi.

Dai primi anni Dieci, si vede l’esordio di vari per-

Con l’arrivo della seconda guerra mondiale la

sonaggi sullo schermo del cinema. Alcuni, come

televisione monopolizzata e, ormai, di propa-

Popeye, provengono direttamente dal mondo

ganda, i nuovi studi di animazione partorirono

delle daily strips. Betty Boop fa il suo esordio

brutti film. La grande rinascita sarà pochi anni

nel 1931, dando origine a una serie di film che

dopo grazie alla TV che la farà diventare una for-

durarono fino al 1939. In questo periodo entrano

ma di intrattenimento di massa grazie anche allo

nel mondo dei cartoni Warner Bros. (Bugs Bunny,

sviluppo dei computer e dei videogiochi.

Duffy Duck, Wile E. Coyote) e Metro-Goldwyn-

Qualcuno ha definito l’animazione: prendere

Mayer/Hanna e Barbera.

posto nel tempo. Essenzialmente sono disegni

Queste produzioni sono per lo più caratterizzate

che camminano, sono immagini in movimento

da un approccio ironico alle leggi della fisica e

che prendono vita e cominciano a camminare

da una ricercata particolare del sonoro, perfet-

intorno. Camminano e parlano, acquistano un

tamente sincronizzata con gli stati d’animo e le

linguaggio nuovo di parlare e una caratterizza-

azioni dei personaggi, spesso senza dialogo.

zione. Per finire, questi personaggi, camminano

Nel 1987 appare per la prima volta sullo scher-

e parlano diventano anche pensanti, affascinanti

mo un cartoon destinato a diventare la più

esseri creativi e unici.

lunga commedia americana mai trasmessa negli USA: I Simpson.

Per creare un cartone animato bisogna tener

La prima scuola occuparsi di animazione è si-

conto di 12 regole base. Già dai tempi dei primi

curamente quella disneiana. Disney fa uscire il

cortometraggi agli inizi del secolo si sentiva il

primo cartone a colori nel 1932. L’anno dopo,

bisogno di seguire una certa linea di conduzione

usciranno altri film come i tre porcellini, che

in modo che tutti gli animatori di uno stesso

saranno i primi personaggi caratterizzati. Nel

studio avessero le stesse basi e seguissero gli

1937 ci sarà la svolta che porterà i cartoni ad

stessi metodi di lavorazione.

essere innalzati al livello di arte con film come 43


1. Squash &stretch (compressione e dilatazione) enfatizza: - la velocità - l’impulso - il peso - la massa

E’ probabilmente la più importante scoperta nel campo dell’animazione, fatta negli anni trenta dagli animatori della Walt Disney. Non c’è modo di animare correttamente e

stretch

squash and stretch

squash

verosimilmente un

no squash and no stretch

mantenere il volume è importante

personaggio affinché sembri ”vivo”

enfatizza: - la velocità bio nel volume dello stesso. Questo principio si può riassumere nello schiacciamento o - l’impulso stiramento di un pallone: la forma può cambiare ma il volume rimane lo stesso. Queste - il peso distorsioni sono accettate dal pubblico come normali ma un cambio d volume assoluta- la massa mente no. Questo perché in realtà il corpo umano (e anche altre forme di vita e oggetti quando c’è un cam-

nella nostra realtà) mostrano un’elasticità notevolissima.

l’azione secondaria aiuta il pubblico a prepararsi all’azione successiva

stretch 2. Anticipazione

and no squash Le persone del pubblico che osservano una scena animatasquash non saranno in grado di

stretch pianificata dinoazioni stretch capire gli eventisquash sullo schermo a meno che non ci sia una sequenza cha li conduca chiaramente da un’attività alla successiva. Devono essere preparati al lo sguardo dell’osservatore è indeciso su

movimento successivo e aspettarselo prima che realmente accada. Questo viene ricosa guardare e non si concentra azione pulita e facilmente capibile

mantenere il volume è importante sull’azione principale

solto in animazione precedendo ogni azione principale con uno specifico movimento che anticipi ciò che sta per accadere. Quest’anticipazione può essere sia piccola come un cambio di espressione sia grande come la più ampia azione fisica. L’esatto contrario dell’anticipazione è la “gag a sorpresa”: essa, infatti, funziona solamente quando il pubblico sta aspettando che accada una cosa e invece, improvvisamente e senza alcun preavviso, ne accade un’altra.

l’azione secondaria aiuta il pubblico a prepararsi all’azione successiva

44

and


l’azione secondaria aiuta il pubblico a prepararsi all’azione successiva

3. Staging (messa in scena)

Lo “staging” è il più generale dei principi perché copre un’area vastissima e proviene essenzialmente dal teatro. II suo significato, comunque, è molto preciso: esso è la presentazione di un’idea cosicché essa sia completamente e inconfondibilmente chiara. Un’azione viene messa in scena affinché sia capita, una personalità perché sia riconoscibile, un’espressione perché possa essere vista, un sentimento perché influenzi il pubblico.

lo sguardo dell’osservatore è indeciso su cosa guardare e non si concentra sull’azione principale

azione pulita e facilmente capibile

4. Azione diretta e azione da posa a posa Ci sono due approcci principali nell’animazione. Il primo è conosciuto come “Azione Diretta” perché l’artista lavora letteralmente in modo diretto, linearmente, dal suo primo disegno nella scena. Egli semplicemente “decolla”, facendo un disegno dietro l’altro, arrivando a nuove idee a mano a mano che procede, finché raggiunge la fine della scena. Conosce il punto della storia e tutto ciò che va incluso in essa. Ma, nel momento in cui inizia a lavorare, non ha un piano ben preciso di come il tutto sarà realizzato. Sia i disegni che l’azione hanno un look fresco e semplice e l’intero processo si mantiene su un alto livello di creatività. Il secondo approccio è conosciuto come “Da Posa a Posa”. Qui l’animatore pianifica la sua azione, calcola esattamente quanti e quali disegni saranno necessari per animare la scena, li realizza collegandoli tra loro in proporzioni e movimento. Con il metodo “da posa a posa” c’è chiarezza e forza. Con il metodo dell’azione diretta c’è spontaneità.

posa per posa

andare dritti

le pose sono utili per vedere l’inizio e la fine dell’azione e andare ad intervenire nelle pose in mezzo

l’azione diretta è ottima per le esplosioni, i movimenti delle nuvole, le goccie d’acqua o il fuoco. azioni che hanno molte fisiche e sono molto spontanei

azione sovrapposta

45


andare dritti

l’azione diretta è ottima per le esplosioni, i movimenti delle nuvole, le goccie d’acqua o il fuoco. azioni che hanno molte fisiche e sono molto spontanei

5. Susseguenza ed arrivo oltre il punto di stop

Quando un personaggio entra in scena

azione sovrapposta

arrivo oltre il punto di stop e raggiunge il punto

susseguenza

della sua successiva azione, spesso arriva ad un improvviso e completo stop. Ciò, ai primi animatori della Walt Disney Feature

Animation sembrava utile per personaggi che hanno appendici o molto rigido e innaturale. Furono allora adottati due metodi, tra i quali non si può realmente parti del corpo molto grandi lineare fare una distinzione. Se il personaggio ha qualche appendice, tipo lunghe orecchie, una coda o un ampio cappotto, queste parti continuano a muoversi anche quando il resto della figura si è completamente fermato. Bisogna ovviamente fare molta attenzione al “peso” reale dell’oggetto pose sono utiliai per suoi vedere l’inizio e la fine dell’azione posae per posadirezione di moto,le oltreché in questione la sua vincoli. Il corpo stesso non si muove e andare ad intervenire nelle pose in mezzo tutto contemporaneamente, ma è composto di più parti che interagiscono, si allungano, si accorciano, ruotano mano a mano che procedono nell’azione. Quando una di queste parti si ferma,

più lento agli estremi

altre possono essere ancora in movimento: un braccio o una mano possono continuare la loro azione persino dopo che il corpo ha raggiunto la posa finale. Per fare in modo che si capisca un determinato atteggiamento, la testa, il petto e le spalle dovrebbero raggiungere la posizione di stop assieme, poiché queste sono le parti più “voluminose” e mostrano più chiaramente qual è il sentimento del personaggio. Poi, qualche l’azione fotogramma piùpertardi, dovrebbero raggiungere la diretta è ottima le esplosioni, i

andare dritti

movimentinon delle nuvole, gocciestesso d’acqua o tempo. il loro posizione finale le altre parti, possibilmente tutteleallo Quando l’intera fuoco. azioni che hanno molte fisiche e sono figura è arrivata ad un completo stop, in un atteggiamento definitivo, questa posa viene chiamolto spontanei mata “disegno tenuto”.

azione sovrapposta

6. Rallentamento susseguenza in entrata ed uscita

arrivo oltre il punto di stop

Una volta che l’animatore ha realizzato le sue animazioni (i disegni chiave, gli estremi) vuole ovviamente che il pubblico possa vederli. Temporizzando le intercalazioni in modo da porne in maggior numero vicino alle animazioni e uno solo nella parte centrale ottiene un risultato molto “spiritato”, con il personaggio che parte lento, accelera e infine termina di nuovo lento. Non bisogna esagerare con questa metodologia per evitare di appesantire la visione d’insieme della scena. Combinando però questo trucco con utile per personaggi che hanno appendici o parti del corpo molto grandi

altri metodi di temporiz-

lineare

zazione, si ottengono i migliori risultati, più vicini che mai all’azione reale.

46

più lento agli estremi


7. Archi Pochissimi organismi viventi sono capaci di movimenti meccanici verso l’alto o verso il basso, verso destra o verso sinistra, seguendo una perfetta linea retta. I movimenti della maggior parte delle creature viventi seguono un percorso leggermente circolare. Questa caratteristica va tenuta in considerazione sia nel momento in cui si disegnano le animazioni, sia quando si intercala. Quando una scena viene “pianificata” in fase di layout, spesso si tracciano sul foglio delle linee di movimento tra una posa chiave e l’altra in modo da determinare con chiarezza il fluire dell’azione, seguendo delle linee leggermente curve. E’ forse uno dei più grandi problemi degli intercalatori quello di disegnare l’intermedio non esattamente in centro ma leggermente spostato lungo un arco di cerchio in modo da rendere l’azione più reale. Intermedi realizzati come disegni “in linea retta” uccidono completamente l’essenza dell’azione.

il movimento segue un arco è più naturale e bello

il movimento che non segue un arco risulta strano e meccanico

8. Azione secondaria l’azione secondaria caratterizzare il personaggio modo diversorafforzata da un’azione sussidiaria all’interno Spesso un’azione messapuòin una scena può inessere

del corpo. Ad esempio una figura triste si asciuga una lacrima con una mano, un personaggio

il movimento che n

un arco è turbata più sorpreso scuote la testa quando tocca di nuovoil ilmovimento terreno,segue una persona si mette gli oc-

naturale e bello chiali mentre cerca di riguadagnare la sua compostezza. Quando queste cose accadono, esse supportano l’azione principale e sono chiamate: azioni secondarie, rimanendo SEMPRE subordinate all’azione principale. Se quest’azione secondaria va in conflitto o diventa più interessante o dominante, significa che è la scelta sbagliata al momento sbagliato o è stata messa in scena in modo scorretto. La difficoltà principale sta nel rendere unificato qualcosa che viene disegnato e temporizzato separatamente. Un gesto ampio

l’azione secondaria può caratterizzare il personaggio in modo diverso

con il pugno che copre mezzo viso non sarà assolutamente accettabile; al contrario, se l’azione è visibile a stento o troppo rapida, non sarà resa

tanti keyframe e un movimento molto lento

l’idea. Se l’azione secondaria sarà fatta “lavorare” con i lineamenti del volto cosicché sia enfatizzata l’espressione, allora la scena sarà eccezionale. 47

pochi keyframe e un movimento molto veloce


l’azione secondaria può caratterizzare il personaggio in modo diverso

9.

Temporizzazione

Il numero di disegni usato in qualsiasi movimento determina l’ammontare di tempo totale dell’azione sullo schermo. Se i disegni sono semplici, chiari ed espressivi, la scena può fluire velocemente. Ma la personalità vera si capisce non tanto dall’aspetto quanto dai movimenti. Né il modo di agire né l’attitudine e la personalità possono essere ritratte correttamente senza prendere in considerazione la temporizzazione

tanti keyframe e un movimento molto lento

pochi keyframe e un movimento molto veloce

10. Esagerazione Il termine “esagerazione” fu adottato nei primi anni da Walt Disney nella direzione del suo studio. All’inizio ci fu un po’ di confusione su questo termine poiché Walt diceva di volere un’animazione realistica ma poi criticava il lavoro dei suoi animatori affermando che non c’era abbastanza esagerazione nei movimenti. Probabilmente intendeva esattamente la stessa cosa: voleva arrivare al cuore di qualsiasi cosa e sviluppare l’essenza di tutto ciò che scopriva. Se un personaggio doveva essere triste per vederlo tale sullo schermo bisognava disegnarlo più triste ; per vederlo allegro, più allegro ; preoccupato, più preoccupato ; selvaggio, più selvaggio e così via. Quando Walt chiedeva realismo egli voleva una caricatura del realismo cioè qualcosa di più convincente del realismo puro, che portasse ad un contatto più vero con il pubblico.

esagerare non significa distorcere ma essere più convinti dell’emozione

triste

48

più triste

felice

più felice


11. Disegno solido

esagerare non significa distorcere ma essere più convinti dell’emozione

Ciò che bisogna assolutamente tenere a mente quando si disegna qualcosa, sia essa animazione, fumetto o qualsiasi altra forma d’arte, è ll volume dell’oggetto. Il disegno deve avere peso, solidità, profondità e bilanciamento. Un’altra caratteristica da tenere a mente è la cosiddetta “sindrome dei gemelli”: questa è la sfortunata situazione in cui entrambe le braccia o le gambe del personaggio non solo sono parallele ma eseguono contemporaneamente la stessa azione. Nessuno

più felice esegue disegni proposito e spesso non si èfelice neanche consci di averli fatti. Bisogna triste del genere di più triste quindi rianalizzare l’animazione al termine di una scena per scoprire eventuali errori di questo tipo. La ricerca principale che ciascun disegnatore deve fare è trovare una forma “animabile” che cioè abbia volume ma sia allo stesso tempo flessibile, possegga forza senza rigidezza e dia l’opportunità di movimenti che espongano chiaramente le nostre idee.

- volume - peso equilibrio esagerare non significa -distorcere ma essere più convinti dell’emozione

piatto

12.

volumetrico, più interessante

Appeal (attrattiva) triste

più triste

felice

più felice

L’attrattiva di un personaggio è molto importante. La parola è spesso interpretata male in modo

alcune differenti caratterizzazioni

da suggerire coniglietti con la pelliccia morbida e soffici gattini. Significa invece qualsiasi cosa che una persona ama vedere, una qualità di bellezza, fascino, bei lineamenti, semplicità, comunicazione, magnetismo. I vostri occhi sono attirati da una persona che ha attrattiva e, una volta - volume lì, restano fissi per apprezzare ciò che stanno vedendo.

- peso - equilibrio

Una figura imponente, eroica, può avere attrattiva. Una persona crudele, anche se terribile e drammatica, dovrebbe avere attrattiva, altrimenti non vorrete osservare ciò che sta facendo. Il piatto

volumetrico, più interessante

personaggio brutto e repulsivo magari catturerà il vostro sguardo ma non riuscirà bene a costruirsi e a identificarsi con la situazione se non ha attrattiva. Crea uno shock, ma non la forza narrativa necessaria in qualsiasi storia.

alcune differenti caratterizzazioni

ognuno è interessante a modo suo, nello stile

ognuno è interessante a modo suo, nello stile

49


Ci sono molte scuole di pensiero su come ani-

personaggio, così possiamo vedere per intero

mare. Una volta conosciute tutte le regole, orga-

l’atto e passare da una collocazione all’altra.

nizzate le idee e appoggiata la penna sul foglio,

In questo modo abbiamo una maggiore chia-

si può procedere in circa tre modi:

rezza, tutto è calcolato, strutturato e logico. I movimenti sono puliti, leggibili, in perfetto

1) andare dritti

tempismo. La caratterista che rende migliore

Questa soluzione consiste nel disegnare spediti

si accorciano, permettendo all’animatore di con-

e vedere cosa succede. L’animatore Disneiano

segnare un lavoro molto buono e in breve tempo,

Woolie Reithrman disse:” quando non so co-

purtroppo nessuno paga la parte artistica del

me dovrebbe andare un’azione, vado sempre

primo modo.

dritto. Parto dal primo frame. È divertente per

Tuttavia si perde un po’ la spontaneità del movi-

me, scopri delle cose che non avresti pensato

mento, che può risultare un po’ meno naturale.

altrimenti”

Spesso, sovrapporre pose e pose porta ad azione

I vantaggi di questo metodo sono i movimenti

gommose e prive di sorpresa, quindi innaturali.

questo sviluppo sono i tempi di consegna, che

spontanei e la vitalità dell’improvvisazione. È molto creativo, si disegnano (o animano) tutte le azioni come vengono, si produce una sorta di

3)

gestire questo procedimento poiché è facile che

Combinazione delle due formule precedenti

i gesti inizio a vagare e che si abbiano parecchie

Combinare i due metodi non presenta svantaggi,

deformazione del personaggio sia in fisicità che

assorbe il meglio di entrambi per un buon risul-

nel tempo. È molto difficile immaginare l’intera

tato. Inizialmente si fanno le piccole miniature

azione e il lavoro di fino che si deve fare per pu-

schizzate. Poi si passa ai fotogrammi chiave con

lire l’azione e renderla naturale diventa enorme,

le pose principali e si aggiungo quei disegni che

per questo non è particolarmente amato dai

fanno l’animazione realistica, come le anticipa-

direttori di produzione.

zioni. Una volta completata questa struttura,

sorpresa, una “magia”. Tuttavia bisogna saper

si procede con il disegnare una cosa per volta,

2) Posa per posa

fino ai fotogrammi chiave che guidano l’azione

Questo procedimento è particolarmente famo-

Per prima cosa si devono animare tutti i mo-

so e molto usato. Consiste, per prima cosa, nel

vimenti principali, poi i secondari, i terziari e

decidere quali sono i più importanti fotogrammi

infine i capelli o la coda. Questa è la perfetta

dell’azione, i fotogrammi chiave. Si associano,

combinazione tra equilibrio e spontaneità.

a questi, le pose estreme del movimento del

50

posa per posa.


La prima cosa da imparare quando si anima è il ciclo di camminata. Ogni personaggio che si

2)

Dovete far camminare il personaggio alla stessa velocità con cui si muove, certa-

rispetti ha una sua andatura personale, infatti,

mente vi sarà capitato di vedere questa

nel mondo, non ci sono due persone che cammi-

scarsa qualità nei vecchi videogiochi dove i

nano allo stesso modo. Camminare è il processo

personaggi sembrano scivolare sul pavimento

che più rende vero il movimento, mettere un

perché camminano a una velocità diversa da

piede sul pavimento, spingere, sollevare la testa,

quella in cui si muovono.

torcere il bacino, riequilibrarsi con le braccia e

Ovviamente alle regole base della camminata,

ripetere. Tutto questo nel tempo.

vanno aggiunte quelle della caratterizzazione

Ci sono due problemi da affrontare quando si

del personaggio e il suo stato d’animo. Un sog-

deve creare un ciclo di camminata realistico:

getto arrabbiato avanzerà sbilanciando il cor-

1)

po in avanti e pestando i piedi violentemente, non camminiamo solo con le gambe, la

creando un arco piuttosto acuto. Dall’altra par-

testa si alza e le braccia accompagnano

te uno spensierato, getterà la testa indietro, o

il movimento dei fianchi. A meno che non riu-

semplicemente farà dei piccoli saltelli.

sciate a riprodurre tutto questo nell’animazione il personaggio sembrerà camminare indossando gli abiti rigidi e innaturali.

51


I DIALOGHI La rappresentazione grafica dei dialoghi trova la massima espressione nei movimenti della bocca. Basta provare a elencare le varie lettere dell’alfabeto e ricordare che curve crea la bocca o la lingua. Ovviamente tutte le nostre bocche, benché così diverse, si aprono per le vocali (A, E, I, O, U), sono chiuse per le consonanti: B, M, P, F, T, V e appoggiano la lingua sui denti per N, D, L, TH, T. Indubbiamente ogni posizione, nella vita reale, è individuale. Ogni lettera ha il suo tempo preciso, così come il suo spazio, solitamente 1 fotogramma circa. Le consonati che fanno chiudere la bocca, invece, occupano un tempo maggiore, proprio perché, anatomicamente, compiono movimenti più articolati e mettono in moto più muscoli, quindi circa 2 o 3. La chiave per un buon Lips sync è scandire le parole, non tanto le lettere. Si devono accentuare le vocali con l’apertura della bocca e attenuare subito dopo, per non allungare l’azione. Spesso l’apertura della bocca è sostituita dal movimento, esclusivo, delle labbra e della lingue che ne simulano l’effetto. L’espressione del corpo e della faccia sono importanti quanto il movimento stesso, ma se componiamo una buona azione realistica, possiamo quasi fare a meno della bocca, un esempio è la pantomima.

52

Il Lip Sync è il processo di corrispondenza tra i movimenti della bocca del personaggio e l’audio.


53


character design Creare un personaggio non è così semplice co-

alcune modifiche e generalizzazioni.

me si pensa. Ci sono vere e proprie scuole che

Questo propose l’esistenza di due coppie dico-

formano professionisti in grado di fare questo

tomiche di funzioni cognitive:

mestiere. Quello che è il mondo del character

- la coppia di giudizio o razionale:

design, ospita tantissime scuole di pensiero, da

ragionamento e sentimento

quella disneiana a quella orientale.

- la coppia di percezione o irrazionale:

Prima ancora di disegnare il personaggio, si

intuizione e sensazione

struttura la sua psicologia. Un metodo molto

Ogni persona esprimerebbe queste funzioni

efficace è “L’Indicatore di personalità di Myers-

prevalentemente o “verso gli altri”, cioè in ma-

Briggs”. Questo metodo individua una serie di

niera estro-versa oppure “verso la sfera interiore”

caratteristiche psicologiche identificate attraver-

quindi intro-versa.

so appositi questionari psicometrici, nasce con

Dunque, date le dicotomie estroverso/intro-

l’idea di comprendere e schematizzare il modo

verso, ragionamento/sentimento, sensazione/

in cui una persona si rapporta e si confronta nel

intuizione, la teoria di Jung individua 8 possibili

mondo e nella vita in generale.

tipi di personalità.

Basato sui principi della teoria dei tipi psicologici

L’indicatore di Myers-Briggs prevede un’altra

di Car Gustav Jung, L’indicatore distingue tra 16

dicotomia, queste caratteristiche sono così

possibili tipologie di personalità, individuati da

schematizzate:

quattro differenti caratteristiche. Le due creatrici di questo tipo di ricerche furono Katharine

Come una persona si relaziona con gli altri:

Cook Briggs e sua figlia Isabel Briggs Myers, che

Estroversione (E) - Introversione (I)

lo inventarono, nella seconda guerra mondiale,

Come una persona acquisisce le informazioni:

per aiutare le donne che entravano nel mondo

Senso (S) - Intuizione (N)

dell’industria per sopperire alla mancanza di uomini.

Come una persona prende le decisioni: Pensare

Come dice il Manuale scritto dalle due ricerca-

(T) - Provare (F)

trici: “l’indicatore è costruito come espressione

Come una persona ordina la propria vita:

di una teoria, dunque bisogna capire la teoria

Giudicare (J) - Percepire (P)

per comprendere l’indicatore”.Si parla della già

Il primo indice è EI ed evidenzia se l’indivi-

citata teoria dei tipi psicologici di Jung, con

duo è una persona estroversa o un introversa.

Espressione derivata dall’inglese che letteralmente significa “progettazione dei personaggi” 54


L’estroverso è volto verso il mondo esterno e

prima ad agire e poi a riflettere in un secondo

inquadra la sua percezione sulle persone e sul-

momento. L’inattività tende a spegnerli, tendono

le cose; l’introverso è principalmente orientato

infatti a prendere forze dalla socialità e dall’a-

verso il mondo interno e proietta la percezione

zione e a spenderle nella riflessione interiore.

ed il giudizio sulle idee.

Al contrario le persone introverse si ricaricano

L’’indice SN ha lo scopo di evidenziare la prefe-

rimanendo con se stessi, e spendono energie

renza tra due modi opposti di percepire; affidarsi

nei rapporti sociali e nell’azione: preferiscono

alle sensazioni, attraverso i 5 sensi, o all’intui-

riflettere e poi agire.

zione, basata sull’inconscio.

Il flusso estroverso è diretto verso gli individui e

L’indice TF ha l’obiettivo di indicare la preferen-

gli oggetti, quello introverso verso idee e con-

za tra i due modi opposti di giudicare: basarsi

cetti. Volendo identificare alcune caratteristiche

sul pensiero, che definisce il vero e il falso, o al

tipiche (ed opposte) di persone con attitudine

sentimento, che diversifica tra ciò che ha valore

diversa, si possono elencare le seguenti

e ciò che non ne ha.

- gli estroversi sono per l’azione, gli introversi

L’indice JP ha lo scopo di sottolineare se l’indi-

per la riflessione;

viduo nel rapportarsi con l’ambiente esterno si

- gli estroversi cercano conoscenze di ampio

affida fondamentalmente sul giudizio (T o F) o

respiro, gli introversi ricercano profondità;

sulla percezione (S o N).

- gli estroversi spesso preferiscono frequenti interazioni, gli introversi poche ma “di sostanza”;

Le persone che tendono a preferire l’estroversio-

- gli estroversi si ricaricano passando il tempo

ne, prendono energia dall’esterno: sono più spinti

in mezzo alla gente, gli introversi stando soli; 55


Invece le funzioni di percezione (sensitività/in-

il nome influenzi la personalità. Gli studi hanno

tuizione), descrivono come l’individuo, prende

dimostrato che avere un nome poco comune

informazioni dal mondo che lo circonda, quelle

può portare ad essere prepotente e a problemi

di giudizio (ragionamento/sentimento), descri-

legati al bullismo. Per delineare ulteriormente il

vono il modo in cui si prendono le decisioni.

profilo psicologico si può seguire un percorso

Coloro che preferiscono il giudizio, tendono a

logico a ritroso; per esempio se questo eroe deve

mostrare agli altri, come propria caratteristi-

imparare ad apprezzare gli altri, sarà opportuno

ca principale, la propria funzione di giudizio.

delineare un personaggio che, agli inizi, non si

Dunque le tipologie TJ (ragionamento e deci-

preoccupa della gente che lo circonda o che si

sione) appaiono agli altri come logici, mentre

prende cura di lui. Deve essere opportuno anche

le FJ (sentimento e decisione) appaiono empa-

spiegare il motivo di questo suo comportamento.

tici. Secondo le parole di Myers, alle persone di

Il passo successivo è il disegno, si deve cre-

giudizio piace “tenere in ordine le situazioni”.

are un modello di partenza che possa essere

Coloro che invece hanno la percezione come

deformato in base alla personalità, in modo

preferenza cognitiva, appaiono agli altri secondo

che, fisicamente, si assomigli il più possibile.

la loro funzione percettiva: le tipologie SP sono

L’aspetto fisico è fondamentale per visualizzarlo:

considerate concrete e pratiche; le NP risultano

età, altezza, peso, colore di occhi, capelli, stile

più astratte. Le persone percettive preferiscono

di vestiario, segni particolari. Una cicatrice è più

“lasciare aperte le decisioni”.

che sufficiente a raccontare una storia oppure

Secondo la teoria di Myers e Briggs, ogni in-

un tatuaggio può indicare un’appartenenza, una

dividuo usa in maniera dominante una sola di

passione o dire qualcosa di più intimo. In più, ci

queste funzioni. Questo, evidentemente, non

sono particolari come il timbro di voce, un odore

significa che le altre tre non siano comunque

particolare, o persino se le mani sono curate o

utilizzate: ogni individuo possiede la capacità

callose che definiranno un profilo ancora più

di fare uso di tutte e quattro le funzioni, ma

nitido del personaggio.

alcune (ed una in particolare) riescono più

Tutto questo si basa anche sulla storia, poiché

facili e naturali delle altre.

questo eroe parteciperà e crescerà in essa. Subirà

Una volta scelto e strutturato il carattere di un

quindi, dei mutamenti che bisogna tenere a men-

personaggio, che avrà tratti positivi e negativi, si

te per stabilire come era e per quali motivi ha

sceglie il nome. Molte persone sono convinte che

dovuto cambiare.

TESTA LA TUA PERSONALITà 56


57


SCENEGGIATURA & STORYBOARD La sceneggiatura è il testo con storie d’opera.

ta, sceneggiatura. L’idea è la grande struttura

All’interno vengono spiegati i dialoghi dei perso-

della storia, che compone le fisiche e la morale,

naggi con alcune indicazioni sulle loro intenzioni,

il soggetto è un’esposizione chiara e piuttosto

e vengono descritte le azioni e gli ambienti in

breve della vicenda, il trattamento è invece una

cui si svolgono. Talvolta è possibile trovare nel-

narrazione più ampia che può assomigliare ad

le sceneggiature anche alcune indicazioni sui

un racconto letterario, con descrizioni di luo-

movimenti che la camera dovrebbe fare, come

ghi, motivazioni psicologiche dei personaggi e

ad esempio riprendere l’attore in primo piano

qualche indicazione di dialogo. La scaletta è la

o in campo lungo. Costituisce il primo e fon-

sequenza tecnica delle scene, con una brevissi-

damentale passo nella realizzazione di tutte le

ma descrizione di quanto accade in ognuna di

opere cinematografiche e di fiction televisive.

esse, serve a mettere in evidenza il ritmo e la

Non bisogna però confondere le figure di regista

progressione della storia e gli eventuali errori

e sceneggiatore tra loro, nel corso della storia

da correggere. Il prodotto finale, ovvero la sce-

del cinema abbiamo iniziato a dare molta più

neggiatura completa il prodotto.

importanza alla figura del primo a scapito di

Per esporla esistono tre diversi modelli di for-

quella del secondo. Molti pensano che registi

mattazione del testo.

come Alfred Hitchcock e Frank Capra abbia-

Nel primo modello, chiamato all’italiana, il testo

no scritto di loro pugno ogni sceneggiatura ma

è diviso in due parti disposte longitudinalmente.

non è affatto così. Attualmente è nata anche la

Nella porzione sinistra c’è la parte descrittiva,

figura del regista-sceneggiatore, come Quentin

ovvero le didascalie, a destra compaiono i dia-

Tarantino, Woody Allen e Christopher Nolan.

loghi dei personaggi. Quindi la pagina è come

La scrittura della sceneggiatura segue delle tappe

divisa in due colonne. Inoltre si cambia pagina

che sono: idea, soggetto, trattamento, scalet-

ad ogni cambio scena, questo permette di ag-

58


gregare varie scene e di ottimizzare le riprese.

Disney intorno al 1920 per pre-visualizzare un

In quello all’americana, invece, dispone sia le

filmato prima della sua realizzazione. Si dimo-

didascalie che i dialoghi nella parte centrale

strò così efficace da divenire uno strumento

del foglio; le didascalie ne occupano tutta la

essenziale in tutte le produzioni multimediali,

larghezza, mentre i dialoghi vengono disposti al

cinematografiche e non.

centro, incorporati in un margine ridotto. Il font

Si tratta di una sequenza di schede illustrate,

obbligatorio è il Courier corpo 12 e tutti i nomi

ciascuna dedicata a una inquadratura del film

dei personaggi e le intestazioni delle scene

o animazione, il termine tecnico è “shot”. È,

vengono scritti tutti in maiuscolo. In questo

dunque, la “traduzione” il un documento visuale

tipo di layout, nell’intestazione, bisogna scri-

statico della sceneggiatura. In essa si precisano

vere il luogo nel quale la scena è ambientata,

le scelte di inquadratura, le scelte di movimenti

se si svolge in esterni o in interni e alla luce di

di camera, le scelte di cosa si vede e cosa non

giorno oppure di notte.

si vede. È uno strumento pratico che serve al

Nell’ultimo, quello francese, si sintetizza in una

regista e alla produzione per lavorare meglio,

via di mezzo tra gli altri due: disponendo in

preparando solo quello che effettivamente

alto al centro una parte descrittiva e in basso

verrà inquadrato, specialmente nelle scene

a destra la parte coi dialoghi. È comunque il

molto complesse. Serve a dare un’idea univo-

meno usato dei tre.

ca a tutti i componenti della troupe di come

Nei film, talvolta, alla sceneggiatura viene affian-

dovrà venire la scena.

cato uno storyboard, ovvero una serie di disegni

Un foglio di storyboard contiene: la numerazio-

che anticipano le inquadrature. Ancora una volta,

ne della scena, la durata, il disegno, uno spazio

il grande padre dell’animazione ci insegna come

per il dialogo, le note, le indicazioni di regia e

fare, infatti questa tecnica fu inventata da Walt

di effetti speciali.

Un aneddoto rilevante e curioso è quello di Robert Riskin che, stanco di sentir parlare del famoso “capra’s touch”, inviò a Capra 120 pagine bianche con scritto “Metti il tuo famoso tocco su questo!”. 59


Sempre nuovo. Sempre importante.

sario, per non dire obbligatorio. Cerca di capire non

Da questa esperienza ho imparato che non si smette

solo chi torna, ma anche chi scappa, chi arriva, chi

di cresce o imparare. Bisogna essere giusti, soprat-

passa e se ne va. Dovremmo accettare che ci sono

tutto con se stessi. Dobbiamo essere consapevoli del

tanti modi di vivere, molto diversi e incomprensibili,

male che facciamo, a noi e agli altri, in tanti piccoli

ma che, finchè non intervengono nella nostra libertà ,

modi, che neanche conosciamo. Credo fermamente

hanno diritto di esistere.

che aprirci e cercare di capire sia un passo neces-

Io sono stata fortunata, nel mio viaggio ho visto e

60


CONCLUSIONI La fine di questo percorso è l’inizio di un altro.

fatto cose meravigliose. Mi sono sentita libera e vera,

insegnare. Bisognerebbe viverle, prendere e provare

orogogliosa dei miei traguardi. Ma chi non l’ha vissuto?

a viaggiare, a cambiare.

Chi si è perso tutto questo perchè qualcuno non ha voluto? o meglio, chi non può farlo?

Tuttuvia, quello che può fare è farti riconoscere in

Questo cortometraggio, purtroppo, non cambierà

quel personaggio un pò semplice che sei stato per

niente. Ma non perchè non può. Semplicemente le

farti provare un senso di orgoglio e nostalgia tipico

convinzioni umane vanno molto oltre quello che può

di chi parte e cambia per sempre.

61


62


LA FINE DEL MIO VIAGGIO ...

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64


È L’INIZIO DEL VOSTRO

65


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA - Leader di te stesso., Roberto Re - Pensa e arricchisci te stesso., Napoleon Hill - Chi ha spostato il mio formaggio., Spencer Johnson - Come Smettere di Fare la Vittima, E non diventare carnefice., Giulio Cesare Giacobbe - Familismo Amorale., Edward C. Banfield - Il gattopardo., Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Il pregiudizio sociale, Studium., Tentori T., - Frustrazione e aggressività., Dollard J. e coll - Handicap e pregiudizio, le radici culturali., FrancoAngeli, - Gruppi umani e categorie sociali., trad. it. Tajfel H - Educare nelle diversità. Percorsi nella gestione dell’handicap nella scuola dell’autonomia., Pavone M http://leaderditestesso.com/Cometrattareglialtri http://www.baruemme.it/wp-content/uploads/2012/05/Chi_ha_spostato_il_mio_formaggio. pdf http://consulenzelancellotti.yolasite.com/resources/NapoleonHill-Pensaearricchiscitestesso. pdf http://www.filosofico.net/conoscenzaiaria.htm http://www.ninjamarketing.it/2013/10/17/storytelling-pixar-22-regole-da-manuale/

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FERNWEH Š tutti i diritti riservati 68


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